ANNO XXV - N. 8. Esce una volta al mese. AGOSTO 1901
SOMMARIO - TESTO: Lettera del Papa ai Superiori degli Ordini ed Istituti religiosi pag. 205
Importantissimo pei genitori 210 A Leone XIII i Salesiani . 211 La posa della 1a pietra alla Chiesa del Sacro Cuore in Bologna 212 Il giubileo sacerdotale di Mons. Bertagna . 215 Il Rappresentante del Successore di D. Bosco in America . 216 Cronaca dei movimento Salesiano : - Torino - Bertolla Pontestura - Lanzo Torinese - Alessandria -Torrione Bordighera - Alì Marina - Vizzini - Chioggia - Catania - Napoli -Jesi - Mantova - Stella S. Martino - Mogliano Veneto - Borgo S. Martino - Chieri - Montemagno -- Cuorgnè - Riva di Chieri . 218
L'erigendo monumento di Gesù che benedice i bambini 228 Missioni - Nella valle del Neuquen - In Fascio : Cuyabà - Assunzione 229
Grazie di Maria Ausiliatrice . 233
NECROLOGIA: D. Carlo Mighetti - Noli Clotilde n. Rebora Oneto Giuseppe - Mons. Giuseppe Manunta . . - 235
ILLUSTRAZIONI - Statua di S. Giovanni Battista, pag. 208 - S. Pietro in Cattedra del Cima, 213 - Veduta di Cuyabà, 221 - Inaugurazione dell'Osservatorio del Collegio, 225- Compagnia di S. Luigi, 230 - Kuruzú Isabel: Banda del Collegio di Asuncion, 232.
Il prezioso documento pontificio che pubblichiamo, mostra una volta più che Leone XIII è veramente padre e maestro delle famiglie religiose, benemerite non pure della fede e della morale presso tutte le genti, ma del progresso eziandio civile, scientifico, letterario di quei popoli, fra i quali essi ebbero, sinora, maggiore e migliore incremento. Questa venerata lettera non ha bisogno di commento; piuttosto conviene, come dice l'Osservatore Romano, popolarizzarla, affinchè quei che sono al mondo di buona fede conoscano quanto debba tornare dì danno alla civiltà cristiana l'ostracismo inflitto ad uomini ed a donne superiori, i quali non hanno alcun demerito da quello infuori di non esser accetti allo spirito del male. Popolarizzando questa lettera- si diffonde anche il senso di Gesù Cristo, il quale perpetua nel suo Vicario il paterno magistero, la mitezza cioè e l'autorità verso i chiamati a parte del ministero divino sulla terra. Questo ministero, sebbene destinato a trionfare di tutti gli ostacoli , di tutte le persecuzioni e le tirannie, di quando in quando, temporaneamente cioè e agli uomini di poca fede, apparisce sottomesso e vinto e quasi soprafatto dalla nequizia dei tristi, come a Pietro noli ancor confermato invincibilmente, parve di correre pericolo, camminando sulle onde verso il Maestro, che voleva accoglierlo nella nave miracolosa. Quanti leggeranno con rettitudine la lettera pontificia, si sentiranno, nella presente tristezza di cose e di persone, rianimati in quella fede contro la cui base le porte dell'inferno non prevarranno giammai.
Leone Papa XIII DILETTI FIGLI
SALUTE ED APOSTOLICA BENEDIZIONE
LE religiose Famiglie ebbero in ogni tempo da questa Sede Apostolica particolari testimonianze di amorevole e provvidente sollecitudine, sia nei giorni di ubertosa pace e sia molto più in quelli di aspra contraddizione, quali corrono al presente per voi. La gravità delle offese che in alcune nazioni furono recentemente fatte agli Ordini ed Istituti da voi diretti, sommamente Ci addolora. E ne geme la santa Chiesa ; perchè oltre ad essere vulnerata al vivo ne' suoi diritti, risente gran detrimento nella sua azione, la quale si esplica con l'opera concorde dell'uno e dell'altro Clero ; in verità chi le tocca i sacerdoti e i religiosi, tocca la pupilla degli occhi suoi; riprovazione delle leggi contro gli Ordini religiosi.
Quanto era da Noi, voi lo sapete, non lasciammo intentato alcun mezzo che valesse a cessare da voi una persecuzione cotanto indegna, non meno che a salvare quelle nazioni da si acerba ed immeritata sciagura. A tal fine già in più occasioni abbiamo caldeggiata a tutto potere la vostra causa in nome della religione, della giustizia e della civiltà : ma sperammo invano che le Nostre rimostranze fossero ascoltate. Appunto in questi giorni in una nazione singolarmente feconda di vocazioni religiose, alla quale usammo sempre peculiarissime cure, furono dai pubblici poteri approvate e promulgate leggi di eccezione, a scongiurar le quali avevamo, son pochi mesi , levata la Nostra voce. Noi, memori dei sacrosanti Nostri doveri, sull'esempio di illustri Nostri Predecessori, riproviamo altamente cotali leggi, contrarie al diritto naturale ed evangelico e alla costante tradizione, di associarsi liberamente ad un genere di vita non pure onesto in sè stesso, ma santo ; contrarie egualmente al diritto assoluto della Chiesa di fondare Istituti religiosi esclusivamente dipendenti da essa, i quali la coadiuvano nel compimento della sua missione divina, arrecando grandi benefici nell'ordine religioso e civile e questi ridondano a particolare vantaggio di quella nobilissima nazione.
Vera causa della guerra.
Ora secondando un intimo impulso, Ci piace aprire a voi il Nostro cuore paterno, nel desiderio di darvi e riceverne santa consolazione ; e col proposito di porgervi insieme opportuni documenti, acciocchè duriate ognor più saldi alle prove, e ne raccogliate copioso merito innanzi a Dio e agli uomini. Tra le molti ragioni di conforto che scaturiscono dalla fede , rammemorate , diletti figli, quella parola solenne di Gesù Cristo : Beati estis quum maledixerint vobis, et persecuti vos fuerint et dixerint omne malum adversum vos mentientes, propter me (Math. v. 11) : improperii, calunnie, vessazioni v'incoglieranno, per causa mia ; allora beati voi. Per quanto infatti si vogliano moltiplicare pretesti di accusa a deprimervi, emerge di per sè la deplorevole realtà. Vera cagione è l'odio capitale del mondo contro la città di Dio, che è la Chiesa cattolica ; e l'intento mira ad espellere, se possibile fosse, dal seno della società l'azione restauratrice di Cristo, sì salutarmente e universalmente benefica.
Non è chi non sappia che una porzione eletta della città di Dio sono i religiosi dell'uno e dell'altro sesso : giacchè sono essi che più particolarmente rappresentano in sé lo spirito e la mortificazione di Gesù Cristo ; essi che con la osservanza dei consigli evangelici tendono a portare le virtù cristiane ai fastigi della perfezione ; essi che in molteplici modi recano assai valido aiuto alla Chiesa. Epperò non è meraviglia che contro di essi, come in altri tempi e con altre inique arti, imperversi ora la città del mondo, massime quella parte che con sacrileghi patti è più strettamente avvinta al principe stesso di questo mondo, e più servilmente gli ubbidisce. Purtroppo nei loro disegni lo sbandeggiamento e l'estinzione degli Ordini religiosi è un'abile mossa a condurre innanzi il meditato proposito dell'apostasia delle nazioni cattoliche da Gesù Cristo.
Ma se è così, di voi con tutta verità può dirsi Beati estis giacchè non per altro siete invisi e perseguitati, se non pel genere di vita che in ossequio a Cristo liberamente vi eleggeste. Se voi seguiste i dettami e le voglie del mondo, non vi darebbe egli alcun travaglio; anzi vi colmerebbe dei suoi favori Si de mondo fuissetis, mundus quod suum erat diligeret; ma perchè camminate opposti a lui totalmente, eccovi affronti e guerra Quia de mondo non estis.... propterea odii vos mundus (Ioan. XV. 19). Così vi prenunziò Cristo medesimo : ond'è che egli tanto pizi si compiace in voi e vi predilige, quanto vi ravvisa più a sè conformi in patire per la giustizia. E voi , communicantes Christi passionibus, gaudete (I. Petr. IV. 13,) ; aspirate alle virtù di quei grandi i quali ibant gaudentes a conspectu concilii, quoniam digni habiti sunt pro nomine Jesu contumeliam pati (Act. v. 41).
Il bene che fanno gli Ordini religiosi.
A quella gloria che proviene dal testimonio della coscienza (II Cor. I, 12), s'aggiungono, ancorchè da voi non cercate, le benedizioni di tutti i buoni. Questi veracemente solleciti della comune pace e prosperità, stimano non esservi tanto onesti cittadini, devoti e utili alla patria, quanto gli ascritti alle Congregazioni religiose ; e stanno trepidanti al pericolo di perdere in voi tanta copia di vantaggi oltremodo preziosi. È una moltitudine di indigenti, di derelitti, di infelici a cui benefizio sono da voi promosse e sostenute svariate istituzioni, con intelletto e carità ammirabile. Sono padrifamiglia, i quali per lo innanzi vivevano sì tranquilli sull'educazione religiosa e morale dei figli; affidandoli a voi : chè mai forse in veruna altra età fu così necessaria un'educazione sana, vigorosa, feconda di virtù forti. Sono sacerdoti, i quali hanno in voi ottimi ausiliari nei loro gravi e laboriosi ministeri. Sono uomini d' ogni ordine , i quali ' in tempi di tanto pervertimento cercano guida e stimolo a ben fare dal consiglio vostro, avvalorato dall'autorità dell'esempio. Sono principalmente Sacri Pastori , i quali vi onorano della loro fiducia ; vi reputano esperti istitutori del clero adolescente ; e riconoscono in voi i veri amici dei fratelli e del popolo (II Machab. XV, 14 ), che offrono per essi alla clemenza divina preghiere ed espiazioni incessanti. Ma niuno più di Noi, che dall'alto di questa Sede dobbiamo vegliare sulle necessità della Chiesa universa, può giustamente apprezzare le insigni benemerenze delle Famiglie religiose. Già in altri atti ne facemmo peculiare menzione. Ci basti ora encomiare il singolare ardore che li fa sì alacri, non chè ai cenni, ai desideri del Vicario di Gesù Cristo ; qualunque opera di cristiana e civile utilità sia da intraprendere in qualsivoglia benchè inospita plaga a costo pure d'infiniti patimenti, e ancora della vita ; come parecchi gloriosamente lo comprovarono negli ultimi rivolgimenti di Cina. E se Noi serbiamo tra i più cari ricordi del Nostro lungo pontificato, d'avere con la Nostra autorità elevati all'onore degli altari non pochi Servi di Dio, ricordiamo altresì con gaudio che la maggior parte di quelli furono appunto fondatori od alunni di regolari Istituti.
Per i figli del popolo.
Nè, a maggiore conforto, possiamo tacervi come tra gli uomini stessi del secolo, per grado e civile prudenza cospicui, non mancano animi retti e imparziali che si levino a commendazione delle opere vostre, e a difesa del vostro diritto inviolabile di cittadini e della vostra libertà anche più inviolabile di cattolici. Certo è che ad occhio scevro di passioni non può sfuggire quanto sia improvvido ed ignobile atto fare ingiuria a persone, le quali, nulla sperando, nulla cercando per se, si spendono tutte a curare ogni maniera di bene nelle classi sociali. Si consideri l'opera dei religiosi anche solo nella solerte industria di crescere nei figli del popolo i germi buoni di natura, che altrimenti intristirebbero a proprio ed altrui danno. Li prevengono essi con la fede e la grazia, li guardano, li coltivano pazienti, indefessi ; e così ne maturano il discernimento del vero, l'amore dell'onesto, il sentimento del dovere, la fermezza del carattere, la generosità del sacrificio frutti, come ognun vede, inestimabili per l'ordine pubblico e per la floridezza degli Stati.
Fine e provvidenza di Dio nella persecuzione.
Ma intanto, poichè la malignità del mondo vi osteggia a tal segno, che pur conculcando in voi le ragioni più sacre, s'argomenta di fare opera degna ed utile, arbitretur obsequium se praestare Deo (Ioann. XVI, 2), adorate, diletti figli, in umiltà confidente i consigli di Dio. Se talora ei lascia soccombere alla violenza il diritto, non lo fa che ad alti intendimenti di bene ; e di più suole per inopinate vie soccorrere potentemente a chi soffre per lui e in lui si affida.
Dispone egli traversie e contraddizioni a quelli segnatamente che per particolare istituto professano la perfezione cristiana ; al fine, come vi è ben noto, non solo di cementare e rassodare la loro virtù, ma di ritemprarne altresì e rinvigorirne gli spiriti che non di rado si affievoliscono nella calma diuturna. Vogliate pertanto corrispondere degnamente alle sue mire paterne. Datevi con raddoppiato ardore a una vita di fede, di preghiera, di sante opere ; vigoreggino in mezzo di voi la disciplina regolare, l'unione fraterna dei cuori, l'alacrità dell'umile ubbidienza, la rigidezza dello spropriamento terreno, la pietà delle divine laudi ; alti siano i vostri pensieri, generosi i propositi, infatigabile lo zelo per la gloria di Dio e l'ampliamento del suo regno.
E se si aggiunga che voi ora per nequizia dei tempi vi trovate o già soprafatti da esose leggi o in somiglianti pericoli di dispersione, riconoscerete quanto si accresca in voi il bisogno di custodire con ogni maggiore studio l'interezza dello spirito religioso dal contagio dissipante del secolo, e di tenervi pronti e agguerriti a qualunque più ardua prova. Su di che giova ricordare che varie Istruzioni ai Regolari furono opportunamente emanate da questa Sede Apostolica, e che altre prescrizioni furono similmente fatte dai Superiori degli Ordini stessi ; queste e quelle restino nel loro pieno vigore e siano coscienziosamente osservate.
Imitate i vostri Fondatori.
Tutti poi, giovani e provetti, tenete gli Occhi ai vostri incliti Fondatori. Vi parlano essi con le loro massime, vi guidano con gli statuti, vi precedono coll'esempio ; sia per voi sacra e amorosa cura ascoltarli, seguirli, imitarli. Così fecero, in condizioni di tempi anche tristissime, tanti vostri maggiori, e così vi tramandarono una ricca eredità di invitta costanza e d'ogni altra virtù più eletta. Di tali padri e fratelli addimostratevi degni : tutti possiate dire con giusta gloria : Finii sumus et fratres Sanctorum ! Da ciò potete ripromettervi a buon diritto segnalati vantaggi per voi stessi, per la Chiesa, per la società. Voi invero studiandovi di toccare il grado di santificazione a cui vi chiamò Iddio, compirete i disegni della sua speciale provvidenza, e vi meriterete la ben ampia mercede che vi ha promessa. La Chiesa, che madre caritatevolissima profuse le sue grazie alle varie vostre Famiglie, riporterà da voi quasi in ricambio una cooperazione più che mai fedele e di singolare efficacia nella sua missione di pace e salute. E appunto di pace e salute ha estremo bisogno la società odierna, miseramente quale è infiacchita e depravata. Ma per riscuoterla, sollevarla, ricondurla pentita ai piedi del pietosissimo suo Redentore, occorrono uomini di virtù eccellente, di parola viva, di cuore apostolico, e che siano a un tempo dinanzi a lui accetti mediatori di grazia. E tali, non dubitiamo, sarete voi; nè potrete recare alla società più opportuno e nobile benefizio.
Fermezza e dolcezza.
Un'ultima parola, diletti figli, Ci inspira la carità di Cristo, per raffermare in voi i sensi onde siete animati verso quanti avversano comechessia i vostri Istituti e ne inceppano l'opera. Il contegno vostro quanto per coscienza dev'essere fermo e dignitoso, altrettanto per professione sia sempre mite e indulgente : giacchè nel religioso deve singolarmente risplendere la perfezione di quella carità vera che muovesi a commiserazione, non cede all'indignazione. Il vedersi ripagati di sconoscenza, il vedersi reietti non può al certo non rattristare la natura ma la voce autorevole vi richiama l'ammonimento sublime : Vince in bono malum (Rom. XII, 21) vi mette innanzi quella splendida magnanimità dell'Apostolo stesso : Maledicimur, et benedicimus: persecutionem patimur, et sustinemus : blasphemamur et obsecramus (I Cor. IV, 12-13) sopratutto v'invita a ripetere supplichevoli con Gesù, il sommo benefattore dell'uman genere, sospeso in croce : Pater, dimitte illis.
Confortatevi nel Signore.
Adunque : Confortatevi nel Signore (Eph. VI, 10). Il Vicario di Cristo è con voi ; con voi è tutto il mondo cattolico, che vi mira con riverente affetto e gratitudine. Dal cielo v'incuorano i gloriosi vostri padri e fratelli il vostro supremo Duce Gesù Cristo vi circonda e ricopre della sua virtù. A lui prediletti, insistete presso il suo Cuore divino con fervorosa preghiera, certissimi di ritrarne ringagliardimento di fiducia e di forza a vincere in lui le ire tutte del mondo. Risuona ognor vivo e consolantissimo quel suo Confidite; ego vici mundum (Ioann., XVI, 33 ).
Vi consoli altresì e vi sorregga la Nostra Benedizione, che in questo giorno sacro alla trionfale memoria dei Principi degli Apostoli, siamo lieti d'impartirvi copiosa, sì a ciascuno di voi, come a tutte e singole le vostre famiglie, a Noi carissime nel Signore.
Dato a Roma presso San Pietro, il 29 giugno dell'anno 1901, vigesimo quarto del Nostro Pontificato.
LEO PP. XIII.
Per comodità di quanti desiderassero affidare a noi i loro figli per la carriera degli studi elementari, ginnasiali e liceali diamo qui l'elenco degli Oratori, Ospizi e Collegi Salesiani e degli Educatori diretti dalle Suore di Maria Ausiliatrice, assicurandoli di tutta la nostra sollecitudine per quanto riguarda religione, morale, sanità e profitto negli studi così scientifici come letterari.
Collegi ed Ospizi Salesiani per i ragazzi.
Oltre l'Oratorio di S. Francesco di Sales, l'Ospizio di S. Giovanni Evangelista e le Scuole Apostoliche in Torino, l'Ospizio di San Vincenzo de' Paoli in Sampierdarena, l'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma, le Scuole di S. Paolo alla Spezia, l'Oratorio di Maria Immacolata a Firenze, l'Oratorio del Sacro Cuore di Gesù a Trino Vercellese, di N. S. della Misericordia a Savona, di San Filippo e San Francesco di Sales a Catania,, di San Luigi Gonzaga a Messina, di S. Michele a Castellamare di Stabia, l'Istituto di S. Francesco di Sales a Faenza, e di S. Giuseppe a Macerata, l'Istituto Leonino ad Orvieto, D. Bosco in Verona, S. Giuseppe a Modena, S. Ambrogio in Milano, S. Lorenzo Prete Martire in Novara, della Madonna di S. Luca in Bologna, di S. Giuseppe in Alessandria, S. Davide in Legnago, San Rocco a Sondrio, e l'Istituto Paterno D. Bosco a Castelnuovo d'Asti ; vi sono i Collegi di Borgo S. Martino, Lanzo Torinese, Varazze, Alassio, Mogliano Veneto, Este, Parma, Fossano, Loreto, Treviglio, Trevi, Colle Salvetti, Ferrara, Cuorgnè, Intra, Frascati, Caserta, Randazzo, Bronte e Terranova in Sicilia, Lanusei in Sardegna, Balerna ed Ascona nel Canton Ticino, nonchè l'Istituto Salesiano di Trento nel Tirolo e il Convitto italiano di S. Luigi nella Gorizia.
In questi Collegi l'insegnamento comprende il corso elementare e ginnasiale, eccetto quello di Sondrio, dove vi sono soltanto le classi elementari; è impartito da maestri e professori patentati ed a norma dei programmi governativi. Nel Collegio di Alassio e Terranova vi è di più il Liceo. Nell'Ospizio di San Giovanni Evangelista in Torino si accettano eziandio esterni alla semplice scuola. In quello di Ancona vi sono classi preparatorie per giovani stranieri che desiderano imparare la lingua italiana ; è raccomandabile anche per l'insegnamento del francese e del tedesco. Nel Convitto Civico di Fossano vi sono eziandio i regi corsi tecnici con le regie scuole ginnasiali.
Per gli adutti che desiderassero abbracciare lo stato ecclesiastico.
Per sopperire al bisogno sempre crescente di operai evangelici, il nostro caro Don Bosco di v. m., oltre ai varii Ospizi e Collegi ha pure istituita l'Opera così detta di Maria Ausiliatrice, che ha per iscopo di raccogliere giovani adulti (dai 16 ai 30 anni) che abbiano decisa volontà di abbracciare lo stato ecclesiastico, facendo gli studi letterarii per mezzo di corsi appropriati.
Noi quindi anche in quest'anno, raccomandiamo l'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico, e facciamo caldo appello ai nostri ottimi Cooperatori e specialmente ai RR. Parroci, perchè ci vogliano indirizzare molti di tali giovani.
Per norma degli allievi e di coloro che se ne dovessero incaricare e che desiderano più ampie notizie dell'Opera di Maria Ausiliatrice, si è stampato apposito programma, che si può facilmente ottenere rivolgendosi alla nostra Direzione, oppure ai Direttori dell'Ospizio S. Vincenzo in Sampierdarena presso Genova; delle Scuole Apostoliche (Casa primaria pei Figli di Maria dell'Alta Italia), in Torino (via Carlo Vidua, 18); dell'Oratorio S. Giuseppe in Lugo nelle Romagne, che ha pure annesso il corso elementare per fanciulli; dell'Oratorio di S. Luigi in Chieri, eccellente per posizione topografica e salubrità d'aria; dell'Istituto S. Giuseppe in Pedara (Sicilia), che sono tutte Case Salesiane, destinate appunto per gli adulti che desiderassero abbracciare lo stato ecclesiastico.
Educatorii per giovinette.
Come i Salesiani per i ragazzi, così le Suore di Maria Ausiliatrice s'incaricano di dare un'ottima educazione alle fanciulle in ben quindici Educatorii, che sono: il primo in Nizza Monferrato, sotto il nome della Madonna delle Grazie; il secondo nella città di Chieri, sotto il titolo di S. Teresa; il terzo al Torrione di Bordighera ; il quarto a Novara; il quinto a Lugo; il sesto a Casale Monferrato; il settimo a Varazze; l'ottavo a Cannara nell'Umbria; il nono a Giaveno; l'undecimo, dodicesimo, tredicesimo, quattordicesimo e quindicesimo nelle ridenti e saluberrime colline circostanti l'Etna, a Bronte, Mascali, Trecastagni, Alì Marina presso Messina ed a Catania. Tutti questi Educatorii sono diretti dalle Suore di Maria Ausiliatrice.
Scopo di queste Case di Educazione si è di dare l'insegnamentp scientifico e morale in modo che non lasci nulla a desiderare per una giovinetta di onesta famiglia, cioè arricchirne la mente di utili cognizioni, educarne il cuore a sode e cristiane virtù, addestrarla ai lavori femminili ed informarla a quei principii di civiltà che sono richiesti dalla sua condizione.
Per avere i relativi programmi e per le domande di accettazione bisogna dirigersi ai direttori e alle direttrici dei singoli Istituti ed Educatorii,
RE E PADRE DEI POPOLI
DAI POTENTI ACCLAMATO
PACIFICATORE SAPIENTE
APPLAUDITO DALLE PLEBI
LEGISLATORE IMPARZIALE
NEL VENTESIMO QUARTO ANNO DA CHE VICARIO DI CRISTO IN TERRA
FIGLI INVINCIBILMENTE FEDELI E NEMICI SATANICAMENTE OSTILI CON IMMORTAL FACE DI SAPIENZA E D'AMORE ILLUMINA E SOGGIOGA
A LUI EFFICACEMENTE COOPERATORE CONSIGLIERO E PADRE
NELL'ORMAI CENTENARIA OPEROSA LONGEVITÀ I RELIGIOSI SALESIANI E DA VICINE E DA LONTANE TERRE DEL MOLTO LACRIMATO FONDATORE E PADRE COMPIENDO L'ARDENTE VOTO CON AFFETTO DI FIGLI E CON UMILTÀ DI PROTETTI APPLAUDONO ESULTANO
L'area fuori porta Galliera in Bologna, fra la strada omonima e il fianco occidentale dell'Istituto Salesiano, è stata destinata come quella sopra cui dovrà sorgere il tempio da consacrarsi al Sacro Cuore di Gesù quale atto di omaggio al Redentore sull'aprirsi del secolo vigesimo. Di esso tempio la mattina del 14 scorso giugno si pose la prima pietra. La funzione era annunziata per le ore 9,30. Sul lato dell'area verso l'Istituto era stato posto un assito, e in fondo un altare portatile con alcune candele, una croce in mezzo e una piccola statua del S. Cuore di Gesù. In alto stendevasi un ampio telone, che copriva il posto degl'invitati. Grande fu il concorso degli intervenuti. Vi notammo al completo il. Comitato per l'erezione della Chiesa suddetta, il fior fiore dell'aristocrazia cittadina, le rappresentanze di tutte le società cattoliche bolognesi e le bandiere dell'Istituto salesiano, della Società operaia cattolica di M. S. di Medicina, della Sezione Giovani e del Comitato parrocchiale della SS. Trinità, del Comitato parrocchiale di Casadio, della Sezione Giovani dei SS. Vitale ed Agricola, dei Comitati parrocchiali di Corticella, di S. Giorgio in Varignana, di S. Bartolomeo, di Garzaniga, di S. Maria di Castelfranco dell'Emilia con la compagnia del SS. Sacramento. Dietro all'assito e alle siepi di cinta sono parecchi popolani; molte persone stanno alle finestre delle case attorno, dalle quali pendono damaschi e tappeti. Numerosi sono pure i parroci e le rappresentanze delle società cattoliche della diocesi.
Alle 10 incomincia la cerimonia; suona la banda dei Salesiani. Celebra Sua Eminenza in persona con ai lati i Rev.mi Canonici Marchi e Mattioli. Assistono in appositi sgabelli le Eccellenze Loro, Mons. Nicola Zoccoli, Vescovo di Sebaste e Mons. Federico Foschi, Vescovo di Cervia, nonchè il R.m° Don Rua, successore di Don Bosco. Recitansi le prime preci di rito. Cantassi le litanie dei Santi e risponde devoto il popolo. Funge da cerimoniere il Rev. Don Franchi. Presentasi la pergamena in cui è steso l'atto della solenne cerimonia, dettato dal Rev.mo Canonico Guermandi e firmato sul posto da Sua Em.za Mons. Cardinale Arcivescovo, dalle EE. LL. mons. Zoccoli e Mons. Foschi, dal R.mo D. Rua, dai Rev.mi Mons. Carpanelli, Mons. Tabellini, dai Canonici Marchi e Mattioli, prof. Gaiani, prof. Nardi, sac. Viglietti , D. Canetoli, e dai signori barone Manno, marchese Achille SassoliTomba, prof. Acri, avv. Manaresi, marchese Tomaso Crispolti , ing. Luigi Reggiani, nonchè dalla signora Irene Masetti, vice-presidentessa del Comitato femminile e dalla signorina RicciCurbatro, segretaria ; ultimo firma il cerimoniere D. Franchi.
Tale documento insieme al Breve del Santo Padre, che riferiamo più sotto, e a monete e medaglie, è chiuso entro una cassetta di piombo. Poi Sua Eminenza, seguito dalle LL. EE. Mons. Zoccoli e Foschi, da Don Rua e da parte di clero, discende nella fossa appositamente scavata e lì, deposta la suindicata cassetta entro un eretto tronco di colonna, colla cazzuola, cementa la sovrapposta pietra con calce ; il resto del lavoro è compiuto da due operai muratori. Intanto suona la banda dei Salesiani e Sua Eminenza, col seguito degli assistenti va a benedire l'intero tracciato della nuova Chiesa. Al ritorno, sul limitare della fossa della prima pietra, cantasi il Veni, Creator Spiritus, cui rispondono all'unissono i fedeli. Poi Sua Eminenza, seduta sul faldistorio, legge il seguente discorso
Quando s'imprende un'opera malagevole e ardita, il cuore ondeggia tra la speranza e il timore: la speranza che nasce. dal convincimento ed anela alla felice riuscita: il timore che sorge dalle difficoltà e si preoccupa del modo di superarle. Egregi signori, e figli dilettissimi, voi forse mi domanderete se sia questa la disposizione dell'animo mio in quest'ora solenne nella quale ho benedetto e collocato la prima pietra del nuovo tempio, che dovrà qui elevarsi in onore del Cuore Sacratissimo di Gesù Cristo. Ed io ho la consolazione di rispondervi che in me non è l'agitazione affannosa, la tenzone inquieta dell'incertezza; ogni senso di timore tace nell'animo mio, prevale in esso e trionfa la fiducia viva, serena, e, quasi dissi, sicura che l'opera grandiosa a cui oggi ho messo mano avrà il suo felice compimento.
A lungo tempo che io vo' meditando l'edificazione d'una Chiesa votiva al Divin Cuore di Gesù Cristo, che sia il piccolo Montmartre della mia Diocesi. Questo pensiero si fece in me più vivo quando destavasi in Bologna la prima favilla dell'universale omaggio a Gesù Redentore. E qual migliore omaggio, dissi fra me medesimo, potrebbe rendere la mia diocesi al Figliuolo di Dio, Re supremo de' secoli, che dedicare al Suo Cuore un novello tempio, monumento perenne di riparazione, di ringraziamento, di venerazione, di culto ? Onde moveva nel mio spirito tale pensiero, che facevasi ogni dì più insistente, più imperioso? Io non dubito punto che Iddio stesso in me lo destasse: ed ora che sto per incarnarlo, la persuasione di esser io istrumento e ministro del divino volere m'infonde coraggio, mi franca da ogni ansietà, mi riempie il cuore della più forte e della più soave fiducia. Il Cuore di Gesù Cristo che ha in Bologna tante anime sinceramente devote: il Cuore di Gesù Cristo al cui onore sono qui eretti tanti pii sodalizii: il Cuore di Gesù Cristo che da questa città, nel secolo testi decorso, diffuse nell'Italia i luminosi raggi di sua luce ineffabile: il Cuore di Gesù Cristo vuol essere tra noi solennemente glorificato: e come a Parigi, a Londra, a Lisbona, a Nuova York, a Pernambuco, a Montevideo, a La Plata, alla Terra del Fuoco, a Roma, domanda il suo tempio, che esprima il dominio della sua carità sopra tutto il popolo Bolognese, e sia il centro diocesano che a Lui attragga gli affetti, le preghiere, le aspirazioni di tutti. Questo è il mio convincimento, o dilettissimi figli, convincimento che io veggo riflettersi in tutti voi che qua conveniste in tanto numero, non tanto per farmi animo colla vostra presenza, quanto per unirvi col vostro pastore nel presentare oggi al Cuore di Gesù Cristo l'omaggio della vostra pietà, la promessa di collaborare con me nella santa impresa.
Sì, voi, o egregi signori, o figli dilettissimi, congiungerete alacremente co' miei i vostri sforzi, i vostri sacrifizi: voi, che non mi veniste mai meno nelle opere del pastorale ministero, reggerete le mie braccia, e coadiuvandomi, avrete il vanto di santificare l'alba del secolo ventesimo, consacrandola all'onore e alla gloria del Cuore di Dio fatto carne. Mentre la funesta eredità del secolo tramontato mette in agitazione il civile consorzio, e la lotta di classe si fa più minacciosa e terribile per ogni dove, non è egli forse salutare consiglio ricorrere con fiducia a quel Cuore che solo può darci la pace, a quel Cuore onde si diffusero i tesori della carità, a quel Cuore, che ci abbracciò tutti nel dolce nodo di fratellanza, e tutti ci fece partecipi dei benefici della redenzione? Orsù, o dilettissimi, alle passioni furiose che incalzano, al turpe egoismo che vuol prevalere e all'avida sete di guadagno e di piacere che allontana tanti dalle vie della giustizia e dell'onore opponiamo unanimi il Cuore di Gesù, Cuore benefico, mansueto, umile, misericordioso, divino: e nelle vive fiamme di quel Cuore cerchiamo di ritemprare lo spirito, e di ridestare in mezzo a noi un nuovo alito di vita sinceramente cristiana. A questo mira la costruzione del tempio novello, l'edifizio materiale simboleggia e promuove l'edifizio spirituale dei cuori, che si cementano nella carità, sopra l'unico fondamento, fuor del quale non vi è salute, Nostro Signor Gesù Cristo.
Il clero ed il popolo, i nobili e i facoltosi, gli uomini del commercio, dell'industria e del lavoro, le divote signore, le pie donne, gli stessi fanciulli e le fanciulle, tutti gareggino di zelo nel portare la loro pietra al compimento del sacro edifizio. Il luogo che ho preferito per la erezione del nuovo tempio è tale che reclama in modo speciale la nostra sollecitudine. In questa contrada si aduna un popolo numerosissimo che ha bisogno e vivo desiderio di spirituale assistenza. In mezzo ad esso ferve l'attivo lavoro delle locomotive, e di molte officine onde ha ricevuto novella vita e svariato sviluppo l'odierna civiltà. Qui si può dire già nata la Bologna nuova, che nelle molteplici e ingegnose invenzioni della meccanica, e nelle feconde applicazioni del vapore e dell'elettrico, vuol continuata la tradizione gloriosa dell'Alma Madre degli studi, che fu maestra di sapienza all'Italia ed al mondo.
E non è egli giusto che su queste turbe, sempre crescenti e tanto insidiate di lavoratori, e sopra questo movimento di febbrile operosità aleggi lo spirito di Gesù Cristo? Non è egli giusto che qui in mezzo alle grandiose fabbriche che si ammirano d'appresso e d'intorno, torreggi maestosa la Casa di Dio, si elevi splendido e attraente il tempio dei Sacro Cuore di Gesù Redentore? Quel tempio nell'arcano linguaggio dell'arte architettonica cristianamente intesa, ripeterà le parole di vita che sgorgarono dal Cuore di Cristo: Venite a me tutti voi che lavorate e sentite la stanchezza e il disagio, venite a me ed io vi ristorerò.
Alla nuova reggia che sarà costruita in omaggio del gran Re de' secoli, è già preparata la corte vicina, ed è la fiorente famiglia dei figli del popolo che qui si educa alla virtù, al sapere, al lavoro sotto la vigile e amorosa assistenza de' seguaci dell'immortale Don Bosco. Questi cari fanciulli porgeranno incessantemente al Divin Cuore di Gesù il gradito tributo de' loro candidi affetti, ed emulando gli angeli del cielo, offriranno l'odoroso incenso della più sincera pietà. E quel Cuore Sacratissimo si compiacerà della loro fede e della loro innocenza, e verrà maturando in essi i germi eletti di una generazione novella.
L'Istituto Salesiano, ed il Tempio del Sacro Cuore realizzano nel mio pensiero un passo avanzato nel progresso del bene: son quasi il segnale di nuova alleanza tra il cielo e la terra nella diocesi Bolognese. Noi consacriamo a Gesù Cristo le nostre primizie più care, i fanciulli: e Gesù Cristo ci offre nel suo Cuore il pegno più attraente della sua carità.
Oh ! venga presto quel giorno nel quale sorgano in alto le mura, si elevino le colonne, s'incurvino gli archi, si slancino le cuspidi, si elevi verso il cielo l'ardita cupola, disegnata dal valente e cristiano architetto prof. Colamarini, ed incoroni il sacro edilizio, del quale oggi affidammo al suolo, colla benedizione di rito, la pietra fondamentale! Venga quel giorno nel quale qui si raccolga come oggi un'onda di popolo devoto, per ringraziare Iddio dell'opera compita e per offrire al Cuore di Gesù Cristo un inno giocondo di tripudio e di festa!
Io lo vagheggio quel giorno felice, come visione di cielo: spero di vederlo: spero che non sarà troppo lontano. Me ne assicura la gran Vergine di S. Luca, che dal suo Santuario del Monte della Guardia dolcemente a noi sorride, e benedice l'opera nostra che è diretta alla glorificazione del suo divino Figliuolo: me ne assicura dal Vaticano il supremo Gerarca che in ispirito è qui presente in mezzo a noi.
Son pochi giorni che Egli mi mandava pel nuovo tempio del Sacro Cuore la cospicua offerta di cinque mila lire; ed accompagnava il dono con venerata sua lettera, dove trasfonde la vena di quella carità di Supremo Padre e Pastore onde consacrava testè al Cuore di Gesù tutto il mondo cattolico. La lettura del documento Pontificio vale meglio di qualunque discorso per animare in tutti noi la fiducia, e per infiammarci di attivo zelo al compimento dell'opera incominciata.
O Cuore amabilissimo di Gesù, voi fate gustare a me le vostre dolcezze fin da questo giorno che dovrebbe essere giorno di ansietà e di timore. Io vi ringrazio e vi adoro. La mia energia è a voi consacrata. Coi salutari influssi della vostra grazia io, il mio clero, il mio popolo lavoreremo per innalzare un tempio che non. potendo essere degno della vostra grandezza, sia almeno proporzionato al nostro potere.
E voi sostenete la nostra pochezza, benedite gli inizii, confortate i progressi, affrettate il compimento dell'opera per amor vostro intrapresa. Degnatevi, o Gesù, di scrivere nel vostro Cuore i nomi di tutti coloro che contribuiranno a questo sacro edifizio, date loro, come io ho implorato nella prece liturgica, la sanità del corpo e la salvezza dell'anima, mantenete la pace nelle loro famiglie, fate prosperare le loro industrie ed i loro interessi; guidateli felicemente con provvidenza d'amore, negli incerti sentieri di questa misera vita. Concedeteci, o Gesù, la grazia che dopo avervi onorato secondo le nostre forze, siamo ricevuti un giorno nel tempio glorioso della celeste Sionne, e fatti partecipi della carità beatifica che emana dal Vostro Sacratissimo Cuore.
Al termine, il Rev.mo Canonico Marchi legge il Breve pontificio, che noi diamo tradotto in italiano
LEONE PP. XIII
Diletto Figlio Nostro, Salute e Apostolica Benedizione.
Pienamente con forme ai Nostri voti è il disegno che tu Ci hai comunicato di erigere costì un tempio che da tutta la tua Diocesi sia consacrato al Cuore augusto di Gesù Cristo Redentore, quale monumento comune di pietà sul principio del secolo. Disegno veramente ottimo e santo! Fosse pure che ogni giorno più apparisse alle menti e si addimostrasse coi fatti il debito di ossequio, di onore, di gratitudine che tutti ne stringe al Redentore, il ricambio d'amore che esigono le meraviglie dell'amor suo, e lo zelo necessario per riparare innanzi a lui le ingiurie dei fratelli traviati.
Inoltre, oppressi coane siamo universalmente da sventure, ben si vede per ogni dove coree tutti si agitano ansiosi di sollievo e sitibondi di pace, ma pochi sono quelli che si curano di ricercare tali beni alla vera e copiosa loro sorgente, cioè nel Cuore Divino del misericordioso Gesù. A questo Cuore Noi più e più volte abbiamo caldamente esortato le genti cattoliche a ricorrere supplichevoli, pentite, fiduciose: e al Medesimo con solenne rito volemmo consacrata tutta l'umana famiglia, nella speranza di migliori eventi. A buon diritto adunque, o diletto Figlio Nostro, encomiamo il tuo proposito, e volentieri ti eccitiamo a metterti animosamente all'opera.
Ci è ben nota la pietà del tuo popolo e il suo slancio per le nobili imprese: sopratutto poi in questa gara mondiale di memori omaggi al Redentore è ben giusto che l'opera ivi appunto rifulga più splendida, donde uscì la prima scintilla di sì bella fiamma. A raggiungere il desiderato effetto giovi altresì il contributo di certa Nostra somma, e, quel che è più, la Benedizione Apostolica che tu chiedesti ad auspicio, e che Noi anche a tutto il clero e popolo tuo impartiamo larghissima.
Dato in Roma presso San Pietro, il 1° giugno dell'anno 1901, vigesimo quarto del Nostro Pontificato.
LEONE PP. XIII.
Prende la parola Mons. Carpanelli, che facendosi, interprete di tutta la diocesi, umilia ringraziamenti a Sua Eminenza, che mantiene un amore paterno pei Salesiani, speranze della Chiesa e della Patria, e che, oltre ad avere unito qui il Congresso mondiale Salesiano, aggiunge ora questo nuovo ardimento. Tutti qui i convenuti si dichiarano di un cuor solo e di un'anima sola coll'Eminentissimo Pastore (Applausi).
Dopo di ciò il Cardinale Arcivescovo si para per la Messa e intanto i bravi coristi salesiani diretti dal Rev. Don Tassi, cantano ammiratissimi l'inno Salve, o Diva Regina del Cielo, del M.° Cappocci, accompagnato dalla banda, pure dei Salesiani, diretta dal maestro Martinelli.
Cantansi in seguito durante la Messa : Benedicta del Pozzetti, O Salutaris Hostia del Giordanì, e in fine si suona dalla banda una marcia religiosa del Frosali.
Così ha fine la cerimonia che è riuscita veramente solenne , e a degnissimo complemento viene spedito il seguente telegramma
MoNs. TAROZZI - Vaticano.
Beatissimo Padre,
Clero, Patriziato, Popolo della Diocesi di Bologna, convenuti dietro invito del Cardinale Arcivescovo alla posa della prima pietra del tempio in onore del Sacro Cuore di Gesù, presenti Mons. Vescovo di Cervia e il signor Don Rua, dopo aver ascoltata con religiosa commozione la lettura del vostro Breve affettuoso, dopo avere accolta con animo grato la vostra benedizione, vi ringraziano umilmente dell'offerta generosa: e mentre vi rinnovano le proteste di una figliale devozione inalterabile, si gloriano che in mezzo alle sollecitudini del mondo cattolico, abbiate rivolto uno sguardo di speciale , tenerezza all'antica Bologna, la quale a compimento dell'opera oggi iniziata, invoca dal vostro cuore di Padre una nuova Benedizione.
NICOLA, Vescovo di Sebaste, Vicario generale.
Tra le funzioni che ebbero luogo in questi ultimi mesi nel Santuario della Consolata in Torino la più solenne e commovente fu certo quella del 16 giugno, in cui l'Ecc.mo Monsignor Bertagna celebrava all'altare della Vergine il 50° anniversario della sua prima Messa. All'imponente plebiscito d'affetto e di ammirazione, con cui furono festeggiate le nozze d'oro di questa gemma fulgidissima del clero subalpino, volle in certo modo presiedere lo stesso Santo Padre Leone XIII, che per la fausta ricorrenza elevò Mons. Bertagna dalla vescovile all'arcivescovile dignità; ed al Sommo Pontefice si unirono, nelle onoranze all'umile e dotto Prelato, tutti i Vescovi subalpini con a capo l'Em.mo° nostro Cardinale Arcivescovo, il Capitolo Metropolitano, le Collegiate ed un numero sterminato di eminenti personaggi del clero e laicato picmontese.
Queste splendide onoranze furono coronate da una commovente accademia, nella quale si rinnovarono dai superiori e colleghi riuniti gli omaggi e i voti di lungo e prospero avvenire al venerando Prelato. Egli rispose con parola commossa evocando la memoria del suo impareggiabile Maestro, Don Cafasso, esortando ad imitarne l'amore allo studio, l'esemplarità della vita e l'operosissimo zelo sacerdotale.
Degnisi il Signore, esaudire il voto ardente e la preghiera comune conservando e prosperando ancora ad multos annos l'amatissimo Monsignor Bertagna, decoro e gloria del clero subalpino e nostro insigne Cooperatore.
(Dalle corrispondenze del Sac. Calogero Gusmano *)
Buenos Aires, 23 dicembre 1901
LE scrivo ancora da Buenos Aires, ove siamo tornati dopo una breve escursione fino a Rosario e a S. Nicolas de los Arroyos, fatta quasi immediatamente dopo il Congresso Salesiano.
I Salesiani a Rosario di S. Fè.
Rosario, capitale della provincia di S. Fè è ricca di colonie italiane, composte in gran parte di contadini piemontesi. Fu per lunghi anni un villaggio povero e negletto ; ora è città non trascurabile, con un commercio assai attivo dovuto alle lotte eterne che agitano questi paesi, in cui la discordia sembra una necessità. Quando infatti il dittatore Urquiza macchìnava di separare la città di Buenos Aires dalle altre provincie confederate aiutò e protesse un nuovo centro sulle sponde del Paranà, favorito dalle vie fluviali pei commerci di esportazione, al quale fu dato il nome della súa origine, perchè, secondo narrano, la pietra fondamentale fu solennemente inaugurata la 1a domenica di ottobre, sacra alla Vergine del Rosario.
La città è gaia ed elegante, le vie non molto larghe, ma lunghe e si tagliano ad angolo retto l'una coll'altra a distanze scrupolosamente uniformi ; il posto è frequentatissimo ed i ricchi negozianti di ogni nazione vi abbondano : in una parola Rosario è la seconda piazza della Confederazione, è l'emporio di tutti i prodotti che vi scendono dalla Bolivia e dalle provincie nordiche e vi prendono le strade marittime per essere poi trasportate fino agli scali remoti del nostro vecchio continente.
L'importanza di questo centro non poteva sfuggire allo zelo dei nostri confratelli d'America vogliosi di aiutare i numerosissimi commercianti e agricoltori italiani di colà che desideravano per i loro figli un'educazione sanamente religiosa, ma invano perchè la città di circa 100,000 abitanti non aveva che due Parrocchie, e le Suore dell'Orto. pur tanto zelanti, non potevano da sole neutralizzare il male che facevano le varie sette moderne e le chiese e i collegi protestanti frequentati pur troppo anche da giovani della nostra religione. Si intavolarono tosto delle pratiche e nel 1884 sembrava già tutto conchiuso, quando il demonio con un colpo ben assestato mandò ogni cosa a monte. Si fecero nuovi tentativi e pochi anni appresso si cominciò con una casa a pigione, il cui affitto venne pagato per diversi anni dal Governo Provinciale. Ora si ha un Collegio fiorente di giovani studenti con accanto i laboratorii dei sarti, calzolai, fabri, falegnami, compositori, stampatori, legatori, librai, ecc. Mi ricordavano quei buoni confratelli come nei primi tempi difettassero di tutto. Non c'erano letti, non sedie, non armadi ; scarsissima la biancheria; un desiderio gli utensili indispensabili della cucina ; mancava persino la tavola per mangiare. A questo inconveniente si ovviò collocando sopra due banchi la vecchia lavagna della scuola. Alcune brande prestate graziosamente da qualche persona benefattrice sostituivano i letti in ferro : di pagliericci e di materassi non se ne parlava neppure. I nostri Salesiani però erano pieni di fiducia nella Provvidenza ; l'essersi aperta la casa il 19 febbraio, primo giorno del mese consacrato a S. Giuseppe, l'aver trovato per tutto mobile un quadro di questo gran santo fu per loro il miglior pronostico. Venne infatti a notizia dei caritatevoli Rosariani la loro miseria e tosto fn una nobile gara per provvederli di ogni cosa_ Affluirono letti, materassi, biancherie, stoviglie, arnesi di cucina ed elemosine in danaro. Una buona persona diede 100 pesos per comperare utensili da falegname ; un'altra mandò del vino. L'Ispettore delle scuole comunali dott. Pietro Alcacer offrì una sessantina dì banchi e varii altri oggetti scolastici.
Per mezzo di una sottoscrizione si raccolsero 500 pesos , che si destinarono a procurare un toldo da coprire il cortile in cui non v'era un palmo di ombra. La vicina Casa salesiana di San Nicolas venne generosamente in soccorso a quella di Rosario nelle prime e più necessarie spese dell'impianto; e persino dalla campagna giunsero doni di commestibili in abbondanza. Di più varie buone persone vollero sottoscriversi per pagare una quota mensile di carità al novello istìtuto, mentre le buone Suore dell'Orto provvedevano la cappella di un altare e di vari arredi sacri. Per dir breve ogni ceto di persone caritatevoli di Rosario vedeva di buon occhio la casa nascente e la soccorreva più che poteva.
A tanta carità i nostri si posero al lavoro in modo da tentare la divina Provvidenza: scuole, catechismi, laboratorii , oratorii festivi, predicazioni, confessioni furono il loro pane quotidiano. Percorsero principalmente e più volte in occasione delle feste patronali le parrocchie vicine. Furono a Montes de Oca-Paz, Marcos Juarez, Santa Teresa, Trébol, S. Jorge, Serodino , Irigoyen e in molte altre colonie, predicando e confessando nel nostro dolce idioma. E fu appunto per i connazionali che i Salesiani hanno fondato il periodico settimanale Cristoforo Colombo, cotanto stimato e desiderato da cotesti buoni coloni molti dei quali, impossibilitati di udire la Messa. e la parola divina nelle feste, vi leggono la breve ed adattata spiegazione del Vangelo che si trova in principio ; e così mentre sono informati di quanto di più saliente avviene nella lontana patria e nella terra in cui vivono, sono anche istruiti nei loro doveri religiosi.
Questi buoni Rosariani hanno assai fiducia nell'opera nostra e moltì espressero il desiderio di radunarsi sotto la direzione dei Salesiani di Rosario e celebrare un Congresso. Non mancherebbe certo nè il numero dei congressisti, nè la varietà delle discussioni perchè questa colonia è numerosissima e ne fanno parte i facchini del molo, i barcaiuoli, i venditori di frutta e di ortaggi, merce ricercatissima, come gl' industriali ed i banchieri ricchissimi. Si può entrare impunemente in qualunque negozio parlando italiano, sicuri che il padrone o il commesso di bottega vi risponderanno nel più puro dialetto piemontese o in quello di Chiavari o di Camogli.
Inaugurazione del nuovo Collegio e Chiesa a S. Nicolàs.
Il giorno 8 dicembre lasciammo Rosario ed un'ora dopo eravamo a S. Nicolàs de los Arroyos, dove aspettavano D. Albera per far la processione e dire il panegirico della Vergine, e, s'intende, in italiano, perchè tutte quelle famiglie sono genovesi. Andando a Rosario ci eravamo fermati un giorno a S. Nicolàs, insieme con Monsignor Cagliero , D. Vespignani , D. Tomatis e la banda di Buenos Aires. Si volle dare tutta la solennità possibile al trasloco dal vecchio al nuovo Collegio. Da 25 anni, chiamativi dai buoni Quinteros e da Mons. Ceccarelli, allora parroco, i Salesiani si trovavano nel vecchio Collegio ; però da qualche tempo erano molestati a torto. Si fu pro bonò pacis che si rinunziò amichevolmente a quanto giustamente avrebbero potuto pretendere e la Divina Provvidenza , sempre grande, inspirò ai buoni quinteros di venirci generosamente in aiuto e così si potè in poco tempo non solo costruire un nuovo e più comodo Collegio , ma innalzarvi accanto una bellissima Chiesa, un vero gioiello, raccolta, devota.
In quel giorno era più che giusto che vi prendessero parte tutti quanti i benefattori per festeggiare il fausto avvenimento. Avesse visto quanti barboni! erano i capi famiglia che con volto sorridente , con aspetto tranquillo assistevano compiacenti a contemplare il frutto delle loro limosine; sembravano gli antichi patriarchi, e patriarchi con ragione si possono chiamare per la semplicità dei loro costumi, per la bontà del loro cuore. Si contano delle famiglie di cento e più persone, tutte imparentate l'una coll' altra, che lavorano e vivono nella massima concordia, senza conoscere che cosa sia mormorazione e con una pietà e laboriosità, quasi ereditaria.
Gli antichi allievi, ora decoro della società, chi nella magistratura, chi nel foro, chi nelle armi, non dovevano mancare. Tutti ricordavano con entusiasmo D. Fagnano, arrivato quella stessa mattina, Don Tomatis , i loro primi superiori. Commosse quando si alzò il dottor Emmanuele Garcia Reynoso, giudice di tribunale e con voce velata per la commozione rievocò quei primi tempi, disse che se non aveva a rimproverarsi nessuna cattiva azione nella sua vita, di tutto era debitore ai suoi superiori e maestri che seppero instillargli, insieme colla scienza, il timor di Dio.
Quel giorno certo rimarrà memorabile tra i fasti del nuovo Collegio.
Le funzioni religiose furono frequentatissime la Chiesa era completamente piena. Dal terrazzo che stava vicino alla mia camera ho passato lungo tempo a contemplare uno spettacolo nuovo per noi. Si vedevano venire verso la Chiesa di corsa carri dietro carri, a quattro, a sei, a otto in fila, carichi di gente, famiglie intere, nonni, nonne , fanciulle , madri coi loro pargoletti al collo ; a distanza contadini a cavallo, tutti vestìti a festa. In poco tempo il grande piazzale, che sta avanti la nostra Chiesa , si riempì di carri, di volante (carrozze leggiere , svelte), di cavalli che si posero a pascolare. Ed intanto la processione non terminava : le carrozze, le volanti continuavano a venire traendo un numero senza fine di quei buoni campagnuoli, molti dei quali avevano fatte leghe e leghe per giungere ad udire la Messa. La Chiesa era gremita ; siamo andati anche noi sopra l'orchestra ad edificarci del contegno devoto di quei bravi genovesi, che lungì dalla loro patria non hanno per nulla diminuita la loro proverbiale devozione alla Vergine SS. L'uscita dalla Chiesa non fu meno spettacolosa, non l'abbiamo voluta perdere. In poco tempo quel vasto piazzale si riempì ; per qualche minuto fu un continuo scambio di saluti, di domande e risposte. Il sig. D. Albera godeva all'udire il dialetto genovese: gli sembrava di esser ritornato a San Pier d'Arena, di aver attraversato di nuovo l'oceano ; ma la nostra, per quanto dolce, non era altro che una momentanea illusione. Cinque mila miglia ci separavano dall'Italia.
Visita ai quinteros e prezioso documento.
D. Albera volle andare a fare una visita a questi primi e grandi benefattori dell' Opera Salesiana in America, ai buoni quinteros. Siamo andati a trovarli nella loro stessa quinta (così chiamano la loro proprietà) : un vero paradiso terrestre. In mezzo sorge una modesta ma comoda casetta e tutto attorno vi sono vigneti, pergolati, superbi seminati , frutta la più squisita. - Prima che venissimo noi - ci dicevano - questi terreni servivano di pascolo, non si vedeva un albero - e si asciugavano i sudori, lamentandosi che gli anni non permettevan più di accudire alla campagna come avrebbero desiderato. Che esempio per quei del paese ! ma pur troppo pare destinato a rimanere nell'oblio, come finora s'è avverato: questi americani son negati a qualunque lavoro di campagna. L'accoglienza al sig. D. Albera non poteva essere più cordiale, tutti gli offrivano le primizie dei loro prodotti ed avrebbero voluto che si fosse fermato lungamente con loro. Si ricordavano tante cose della Liguria, della Madonna della Guardia : són quasi tutti di S. Stefano di Larvego presso Genova. Varii avevano conosciuto personalmente D. Bosco, o prima di partire per l'America, o ritornando a rivedere la patria, ed era la cosa di cui più si gloriavano e che ci ricordavano al porre piede nelle loro abitazioni. Colui però che sopra ogni altro è oggetto di santa invidia, si è il signor Giovanni Montaldo, padre a parecchi nostri confratelli. Egli restò possessore di un prezioso manoscritto. di D. Bosco , scritto nel 1886 , il 25 luglio, ai buoni quinteros, in occasione che questi, raccolti 12,000 pesos, glieli avevano mandati per concorrere all'erezione del monumento al Sacro Cuore di' Gesù in Roma. L'ho copiato e credo farle cosa assai gradita trascrivendoglielo per intiero.
Ai miei benemeriti e caritatevoli Cooperatori e Cooperatrici, a tutti i loro parenti ed amici abitanti nella città e nei paesi vicini di S. Nicolàs de los Arroyos in America.
La vostra religione e la vostra carità, miei benevoli Cooperatori e Cooperatrici , è assai nota in America ed in Europa, specialmente la continua protezione che prestate ai nostri cari figli che abitano tra voi. Essi lasciarono, questi nostri paesi assai volontieri per recarsi ad occupare il sacro loro ministero a gloria di Dio e a vantaggio spirituale delle anime vostre ed in modo particolare della gioventù. Questo fu assai loro raccomandato prima di partire da chi tanto li amò e tanto li ama in Nostro Signor Gesù Cristo. So che voi li aiutate e quel poco che hanno già è tutto dovuto alla vostra carità. Continuate l'opera vostra ed io continuerò a pregare per voi il Signore, affinchè le sue grazie si moltiplichino sopra tutti i vostri affari e sopra le vostre famiglie. Le vostre buone opere furono narrate al nostro Santo Padre Leone XIII , che provò grande consolazione a tale racconto. - Voi, egli mi disse, comunicherete loro la mia speciale benevolenza, direte che io li benedico tutti di cuore, concedendo una particolare indulgenza, ma plenaria, che si ottenga da tutti i Cooperatori; dalle loro famiglie, dai loro parenti defunti che avrebbero bisogno di suffragio nelle pene del purgatorio. - Voi sapete che questi miei Salesiani non possiedono sostanze temporali ; il loro patrimonio è la vostra pietà e carità. Monsignor Aneyros, vostro veneratissimo Arcivescovo, Mons. Ceccarelli Pietro, Curato e Vicario di S. Nicolàs, sono quelli che ci animarono a recarci tra voi , e la nostra confidenza è tutta in loro ed in voi.
Se Dio mi conserva in vita spero di scrivervi altra mia lettera, ma non è cosa sicura, perchè essendo di molto invecchiato, a stento posso scrivere e più difficilmente posso essere inteso. Ho però grande speranza nelle vostre preghiere e nelle buone notizie che spero ricevere di voi che amo in Gesù Cristo e per cui ogni giorno fo speciale memoria all'altare del Signore.
Dio vi benedica e la Santa Vergine Ausiliatrice guidi tutti sicuri per la via del Cielo.
Torino, 25 luglio 1886.
Aff.mo amico Sac. Gio. Bosco.
Avremmo voluto fermarci ancora molto tempo in S. Nicolàs, ma la funzione d' apertura della nuova Casa in Palermo richiedeva la presenza del Rappresentante del sig. D. Rua in Buenos Aires.
Apertura d'una nuova Casa in Buenos Aires.
Per non essere troppo lungo dirò poche parole di questa bellissima cerimonia, compiutasi la domenica 16 dicembre. Lo zelantissimo Monsignor Espinoza venne a benedirla e nel discendere dalla sua vettura consegnò al sig. D. Albera un involto dicendo : prenda, desidero che la Madonna si metta in possesso di questa Casa fin dal suo principio. Era la Vergine di Lujan che insieme ad una statua di S. Giuseppe, fu collocata al lato del simulacro del Sacro Cuore di Gesù, cui questa casa è dedicata, quale memoria della Consacrazione della nostra Pia Società, dei suoi alunni e Coooperatori a questo Divin Cuore; come ricordo perenne ai fratelli che verranno, del grande sviluppo ed incremento che il primo Successore di D. Bosco ha dato a questa divozione cotanto cara al cuore del nostro compianto Padre.
Mandato dai superiori , fui di buon mattino alla nuova Casa di Palermo e la trovai sprovvista di tutto: non si potè trovare neanco una sedia per l'Arcivescovo. Verso le 9 però, quali Mons. Espinoza si presentò per benedire l'altar la cappella aveva tutt'altro aspetto. Io non trovo parole per lodare lo zelo di queste nobili e generose matrone di Buenos Aires : quasi tutte le componenti la commissione si trovarono presenti e chi portò le tovaglie dell' altare, chi le paramenta, chi i fiori chi i vasi dove porli, chì i candelieri e chi altro. Esse stesse prepararono e misero a posto ogni cosa. La signora Enrichetta Allais de Vivot , Presidente della Commissione delle Dame , volle dare davanti all'altare del S. Cuore la lieta notizia che si erano trovati i due mila pesos mancanti a formare i 25,000 che si richiedono pel pagamento della Casa. S'erano presentate al Presidente della Repubblica e questi generosamente supplì a quanto mancava. Il Sindaco della città, fu il padrino nella benedizione del nuovo Istituto. Ecco il primo frutto del Congresso dei Cooperatori in Buenos Aires. Mentre scrivo due PP. Gesuiti dettano una muta di esercizii spirituali nella nostra Cappella in Palermo e prima ancora vi predicò Monsignor Espinoza. I nostri confratelli in questo tempo di vacanze si occupano nel dare tutto il giorno catechismo ed hanno già 150 ragazzi e 120 giovanette che istruiscono nelle verità di nostra santa religione.
RIMEDIO contro l'afta epizootica nei bovini, ovini e suini e contro il colera nelle galline.
Consistente nell' infuso-timo selvatico, che si fa col riempire generosamente, senza economia, una botte di fieno-timo, coprirlo d'acqua bollente alla sera, per darlo a bere a digiuno per una volta come preservativo, al mattino.
Come curativo poi : prima si lava la piaga coll'acqua pura in pressione, indi la si bagna coll'infuso-timo. - Basta una volta.
Il cav. dottor Morandi di Milano, 21, corso V. E., si presta per qualsiasi dubbio e difficoltà, anche sopra luogo, a proprie spese.
TORINO. - La festa del Padre. - Si aspetta sempre con piacere il giorno di San Giovanni Battista tra i figli dell'Oratorio di S. Francesco. Se in altri tempi l'allegria regna sovrana, in questo giorno è una vita novella che si trasfonde in mezzo a questo mondo di movimento e di agitazione. È la festa del Padre che, arriva. Sono omai anni ed anni che si fa, noi dovremmo essere assuefatti; e la nausea dovrebbe portar la morte o sedar di molto il fuoco dell'entusiasmo. Invece ogni anno che passa, è un nuovo e vero trionfo di amore che si palesa tra i giovanetti del nostro Oratorio.
Questa festa, che con raro linguaggio di amore si vuol continuare a chiamare di D. Bosco, come ai fortunati tempi in cui al soave grido di Viva D. Bosco! i nostri cuori si commovevano e si elevavano a più spirabil aére, ha preso ora un aspetto di Lui vivo e di Lui morto. Si fa quindi la festa di S. Giovanni, e si coglie questa occasione per dire tutta la nostra gratitudine ed ammirazione verso colui che la divina Provvidenza ha voluto concedere a noi ed alla nostra Pia Società. Egli si suol chiamare successore di D. Bosco, ma un fortunato nostro amico ci corresse , dicendo - Perchè successore? Non è invece continuatore di Lui con quel doppio spirito di carità e di prudenza, che resero così caro il venerando nome di D. Bosco? E poi questa concordia di affetti, di pareri, più unica che rara, come quando era fra noi D. Bosco, non è segno ch'Egli vive e continua nell'opera sua ? - S'ammira la sottigliezza del nostro amico, e si approva. Quindi alla vigilia, cioè nella sera del 23 giugno, la commemorazione è tutta per D. Rua. È la festa del Padre : è una gara di ammirazione e di allegria che, come la corrente elettrica, passa di cuore in cuore e si esplode benefica e forte in lieti Evviva ! Nulla è cambiato. Da anni ed anni, noi la vediamo questa festa , sempre uguale nel suo concetto, varia mirabilmente nella sua estrinsecazione, fervida negli affetti e di una fisionomia tutta propria.
All'ora stabilita il vasto recinto del nostro teatrino, tramutato con arte amorosa in elegante padiglione, si popola come per incanto, rimanendo solo libero il palco destinato pei re della festa e per la sua nobile corte nonchè il centro della platea , dove si ammira un vasto tavolato tutto ricoperto di doni e regali assai preziosi. Che varietà! Che splendore! Non sono solamente i giovani dell'Oratorio che col piccolo loro borsellino o coi loro risparmi vogliono mostrare in qualche maniera la loro riconoscenza; ma molti ammiratori e Cooperatori si son voluti 'ricordare del nostro Superiore. Fra tutti meritano un elogio e ringraziamento speciale le dame del Sacro Cuore, che stanno là presso la tomba di D. Bosco, e pare che ne sentano più vivo l'affetto per l'Opera del venerato nostro Padre, le quali quest'anno regalarono pianete ed altri arredi di chiesa; e le Suore di Maria Ausiliatrice di Nizza Monferrato per la splendida tovaglia a ricamo d'oro.
Dopo la marcia d'introduzione, la lettura ed il canto dell'inno sempre nuovo ogni anno, uno alla volta, vengono fuori dialoghi, poesie, stornelli, sinfonie, da farti passare in un momento un lungo spazio di tempo. Là si vede ciò che è l'Opera di D. Bosco, ciò che deve fare D. Rua, coadiuvato da' suoi Cooperatori. Come in un quadro si vede con una sola occhiata i numerosi battaglioni schierati per varie evoluzioni, così noi abbiamo veduto con arte sapiente le varie nazioni unirsi ai Torinesi per dir grazie a Dio d' averci dato D. Bosco, d'averci dato D. Rua. E questi sentimenti vengono espressi dai giovinetti delle varie Case rappresentate. Eppure quanta varietà di forma, di concetti, di espressione! Don Rua infine si alza e ringrazia i giovani, i Cooperatori , i suoi aiutanti, e con tanta umiltà che quasi quasi si crederebbe che egli sia qui d'inciampo e non ne sia la mano e la mente che tutto fa, tutto muove e tutto pensa. Una parola l'ha commosso. I suoi figli han promesso che alla diinani avrebbero fatta per lui la santa Comunione, e quest'idea gli ha toccate le fibre più delicate del cuore, ed ha bisogno di dire a tutti clle questo è sicuramente fra tutti il più caro e ricco dei regali.
- L'annuale omaggio degli antichi allievi.Il giorno di S. Giovanni nell'Oratorio di Valdocco alle nove e mezzo si suol vedere un movimento speciale. Chi c'è ? La musica si raccoglie verso la portieria, e pare che aspetti un qualche personaggio. Sono invece molti e molti. Gli antichi allievi, sotto la guida del simpatico Gastini, vengono a fare la loro annuale e solenne comparsa in quest'Oratorio, ed a ringraziare D. Bosco in D. Rua dei benefizi a loro compartiti. I nostri giovanetti sospendono per un momento la loro allegra e briosa ricreazione, si distendono in due ali, e stanno là ad aspettare. Comincia la musica, e passano gli antichi allievi. Cercano di tornar fanciulli anch'essi, si atteggiano ad arzilli e sorridenti, ma omai sono veramente antichi. I nostri giovani li guardano meravigliati, e pare che vorrebbero dire : Come sono avanti negli anni ! Alcuni li conoscono , alcuni hanno già i loro figli in queste file, e adesso tornano, od almeno cercano di tornare col pensiero a tanti anni fa, quando ancora inconsci d'un avvenire più o meno torbido, attendevano qui alla propria istruzione ed educazione. Son qui tutte le età : molti si riconoscono ed altri non sono più riconosciuti che da pochi. La musica va, e gli antichi allievi, sempre tra due fitte schiere di artigiani prima e poi di studenti, vanno dove li aspetta. D. Rua. Essi vengono ad offerirgli il loro dono annuale. La sua vista li esilara, li richiama a festa. Egli li riconosce ancor tutti, e sebbene inoltrati negli anni, coperti di barba, e coi capelli brizzolati o bianchi, egli li chiama ancora per nome, si consola nel rivederli, si informa della loro condizione, e sorridente comunica in tutti un nuovo sorriso, una gioia sempre nuova ed insolita.
Tace la musica, si allineano tutti d' attorno a D. Rua, e si fa la presentazione del dono. Incaricato a manifestare la comune idea è il Rev.mo D. Reviglio , il quale in quel dì passando sotto a quel gelso che ricorda tacite memorie di sua giovinezza. e lo richiama indietro indietro a più di cinquant'anni, come avrà sentito il cuore più concitato ! qual cumulo di memorie ! D. Bosco, Mamma Margherita, le persecuzioni di casa, il porto di salute, la vocazione, i primi studii, le prime note e quella pietà che poi sempre lo accompagnò nella lunga sua carriera!... Doveva egli sentire tutte queste cose, perche ha scritto uno di quei discorsi che non istrappano gli applausi, ma li fanno soffocare in cuore e fan pensare alla bontà dì Dio che volle fare a noi un segnalato benefizio con l'aver incontrato nella nostra gioventù D. Bosco... Forse il buon Curato di S. Agostino non fu mai così felice come in questa scrittura. Noi siamo certi che le sue parole saranno sentite con riconoscenza dai giovani , e lette con piacere dagli antichi, che rivedranno in tutta la sua veracità ed esattezza di sembianze e di modi e di parole il grand'Apostolo della gioventù.
Il regalo di quest'anno consistette in un ritratto ad olio della madre di D. Rua, che ora fa bella simmetria al ritratto della mamma di D. Bosco, ed in un bel contraltare, di cui la sacristia sentiva urgente bisogno, avendo già su tale disegno il paramento completo. Inutile dire che il signor D. Rua accettò con vero piacere tanto l'uno che l'altro dono, lodando il delicato pensiero di ritrarre le fattezze della sua cara madre, di cui tessè subito un bell' elogio. Dopo cordialissime parole dello stesso sig. Don Rua, molti antichi allievi, accompagnati dai Rev.mi Don Nespoli,
D. Bona , D. Montefameglio e dal predetto Teologo Reviglio, si recarono a Valsalice, e quivi, fatta una breve preghiera per l'anima del defunto Padre ed espressi i loro vivi sentimenti per bocca dell'illustre sullodato Oratore, deposero su quella tomba una corona di fiori che rimarrà come simbolo di quell'ardente affetto che informa sempre la loro annua dimostrazione.
- La commemorazione di D. Bosco. - Secondo l'uso alla sera di S. Giovanni si fa un'accademia commemorativa di D. Bosco. Ma che vi sarà ancora da inventare , che l'amore verso questo infaticabile amico della gioventù, non l'abbia ancor espresso ? Eppure anche in quest' anno l' incaricato dell'accademia ha saputo nella varietà trovare l'unità e la novità, e farci comparire vivo e vero Don Bosco. Immaginò diversi quadri che rappresentavano Don Bosco amico della gioventù : era Don Bosco che corre in cerca del traviato, e che come il gran Padre Evangelico l'aspetta, lo cerca e lo accoglie pentito. Quando poi ci pose là sotto gli occhi D. Bosco missionario, e che la spedizione in Patagonia, non era più una speranza, ma una fortunata realtà, noi pensavamo ai sacrifizi fatti dal suo cuore, e da quello dei suoi figli, e ricordando in modo speciale Mons. Cagliero, ci sentivamo portati a piangere di ammirazione e di contento. Quante pietose vicende in così breve spazio di tempo! I quadri del Figliuol Prodigo, del Colpa e Perdono e specialmente della Patagonia, incatenarono i nostri occhi, conquistarono affatto i nostri cuori, e tolsero noi da noi medesimi, ed avremmo voluto rifare col pensiero tutta la vita di D. Bosco.
La parte musicale ebbe pure nobilissima e principalissima parte nell'esecuzione inappuntabile della bella cantata in tre parti intitolata : l'Arte musicale, omaggio della musica a D. Bosco, del nostro eccellente musicista americano D. Achille Pedrolini, che è non solo cultore appassionato della musica sacra, ma ancora geniale compositore di canti educativi morali. Il M° Dogliani, appena ritornato dall'America, dove si era recato per le feste giubilari delle nostre Missioni, con sentimento nobile e delicato, senza manifestare nulla a nessuno, dopo aver fatte le feste grandiose di Maria Ausiliatrice, si diede tutto ad insegnare ai nostri cantori quest' omaggio musicale per l' occorrenza della festa di Don Bosco. Questa musica di ritmo facile e chiaro, semplice ed elegante, qua e là anche grandioso, ha prodotto nei numerosi uditori un vero e trionfale effetto. Pareva che fosse il genio della musica che dall'America ritornasse in Italia a pagare il suo tributo di ossequio a D. Bosco, che aveva colà mandati i suoi figli ad insegnare le note, non solo nelle grandi città, ma anche in mezzo alle vaste solitudini dei deserti ai poveri loro abitanti. Mai forse le note musicali si rivelarono così padrone degli affetti del nostro cuore, come in quella sera. Noi che ricordavamo anche le più lontane epoche dell'Oratorio, e che abbiamo assistito ai primi tentativi di un'arte nuova e cristiana, ci sentivamo come estasiati, e ci pareva di veder Don Bosco sorriderci paternamente e dirci : Ecco il compimento de' miei voti!... I nostri giovani non finivano di applaudire, e quando il signor D. Rua presentò l'autore, venuto testè dall'America per vivere un poco co' più vecchi superiori e respirare, siam per dire, l'aria di Don Bosco, gli applausi non avevano più termine. Era quello il primo tributo che l'arte americana rendeva all'arte d'Italia. Che il Signore conservi il M° Pedrolini per molti anni all'amore de' suoi confratelli, e lo ridoni alla diletta sua patria rifiorente di salute, che usa così bene in servizio di Dio e de' suoi fratelli.
- Il giubileo del primo Oratorio femminile di Valdocco. - Addì 12 maggio ultimo scorso si celebrava con una pompa religiosa il 25° anniversario dell'apertura del primo Oratorio per le fanciulle della regione di Valdocco. Che mondo di giovanette di quasi tutte le età si videro mai in quel giorno ! Preceduta quella festa da un po' di triduo, fu coronata da belle e consolanti funzioni. Quella mattina le Comunioni fatte nella grande cappella furono più di quattrocento. Molte figlie dei primi tempi ed ora già madri di famiglia e che vi mandano presentemente le loro figliuole, non vollero mancare di venire per rivivere almeno per un momento di quella vita così gioconda ed espansiva della loro prima età. Il nostro Superiore, che 25 anni fa era stato incaricato da D. Bosco di passare venendo da Genova presso la Casa Madre d'allora delle Suore di Maria Ausiliatrice in Mornese per accompagnarvele a Torino, andò anche a rendere più solenne la funzione. Erano quindi due generazioni che si riunivano insieme e facevano festa.
Dopo le funzioni di chiesa , indirizzate a Dio perche avesse voluto così largamente benedire la missione delle Suore di Maria, fu preparata una magnifica accademia. Le piccole di adesso comparivano a far la loro figura, e sovente facevano sorridere, quando dicevano che 25 anni prima si era cominciato l'Oratorio e ne facevano meraviglia. Le poesie loro infantili giocondavano la mente e ci facevano tuttavia un po' di timore per l'avvenire. Due o tre tuttavia ci fecero vedere che cosa è veramente l'Oratorio. Una. madre di famiglia, fuori programma, chiese di dire due parole. Ella era solita, quando frequentava l'Oratorio, a recitare ed a fare stupendamente la sua parte. Quindi si era certi che avrebbe riportati gli antichi trionfi. Quando comparve sul palco e cominciò a recitare, e si sentì accolta da numerosi applausi, la sua voce si commosse, e quasi si spegneva. Riprese subito forza, e richiamando a se stessa ed a tutti i giorni più difficili della. sua vita, dicendo che l'Oratorio l'aveva sempre salvata, inteneriva fino alle lacrime. Fu solenne poi quando, preso in mano il nastro rosso dell'Associazione al Sacro Cuore, disse che se lo era portato sempre con sé, e che con esso vuol vivere e morire.
Erano presenti quasi tutte le Suore state direttrici in questo nostro Oratorio, tra le quali ci piace ricordare la Madre Generale suor Catterina Daghero e suor Elisa Roncallo, una delle assistenti del Capitolo Superiore di Nizza, e che prima di essere la madre delle figlie di quella cittadina, era venuta a raccogliere le figlie qua e là sparpagliate per questi nostri paraggi, senza guida e senza educazione. Al vedere come il Signore benedisse, in un tempo relativamente corto, l'opera loro e da venti che erano nei primi giorni, ora montano su a cinque od a seicento ogni domenica, certamente dovettero provare un sentimento di ammirazione e di compiacenza. Chiuse la bella festa il signor D. Rua con alcune parole che andarono proprio al cuore, e lasciarono la più grataa impressione. Nella sera si fece una gran luminaria a diversi colori, si fecero scoppiare alcuni razzi, e solo tardi tardi e madri e figlie ritornarono nelle loro case, augurando a se stesse ed a tutte di conservare nel cuore la memoria di quel giorno fra tutti caro e soave.
- All'Oratorio di S. Agostino. - La ricorrenza del decimo anniversario della fondazione di quest'Oratorio venne celebrata il 3 giugno u. s. con grande entusiasmo da oltre 70 antichi allievi tutti appartenenti alla classe operaia. Al mattino Comunione generale edificantissima. All'agape sociale, a cui intervenne una larga rappresentanza degli antichi allievi dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, regnò piena concordia ed allegria. In fine non mancarono, nè applauditissimi brindisi in versi e prosa, nè utilissime proposte pratiche per l'incremento degli Oratori Festivi a pro della classe operaia. L'attuale direttore delle Scuole Apostoliche e primo direttore dell'Oratorio S. Agostino, D. Antonio Dones, dopo aver evocati i ricordi più cari della sua vita di apostolato in mezzo al popolo, dava lettura di una bellissima lettera di S. E. il Card. Arcivescovo, dove si chiama fortunato di poter rivolgere la sua parola di fratello e di padre agli operai del Borgo San Donato, che gli ricordano gli anni, in cui come condirettore delle Scuole Apostoliche, si dedicava al benessere di quel borgo operaio. S'augura che gli antichi allievi possano mantenersi fedeli agli insegnamenti amorosi del grande D. Bosco e in questa dolce speranza prega da Dio a tutti pace e letizia. Il prezioso documento venne accolto da frenetici applausi e dal grido : Evviva l'Arcivescovo ! Alla sera trattenimento drammatico a cui parteciparono le numerose famiglie degli antichi allievi. L'esito della festa non poteva essere più felice e più consolante, e mentre noi inviamo le nostre congratulazioni ai nostri confratelli del Martinetto ed ai promotori, facciamo voti che l'entusiasmo di quel giorno produca tutti quei frutti che essi si ripromisero.
- Il Card. Arcivescovo alle Scuole Apostoliche. - Giunse festosissimo il mattino del 27 giugno per inaugurare colla maestà della sacra porpora la solennità di S. Luigi. S. E. il Cardinale disse la Messa della Comunione generale, dopo la quale amministrò la S. Cresima a quattro giovani del Collegio. Sotto l'ampio porticato venne improvvisata una breve accademia, in cui giovani e superiori andavano a gara nel tributare all'illustre porporato gli ossequii sinceri del loro cuore e i ringraziamenti più sentiti per l'aiuto e la benevolenza, di cui circonda questa Casa: in fine brevi parole di S. Em. ai figli di Maria, perchè avessero a continuare perseveranti nella via faticosa degli studi. per cui saranno un giorno compiuti i loro ideali di essere zelanti sacerdoti nella Chiesa Cattolica. Salutato dalle allegre note della banda e dagli evviva entusiastici dei giovani, S. E. verso le nove e mezzo partiva, lasciando a tutti la sua pastorale benedizione. La festa si svolse mirabilmente in tutto il resto della giornata e fu alla sera coronata da una splendida luminaria del palazzo e del vasto cortile.
BERTOLLA (TORINo). - Benedizione della statua di Maria Ausiliatrice ed inaugurazione dell'Oratorio Festivo femminile. - In questo popoloso sobborgo di Torino il 30 passato giugno compivasi una cara ed indimenticabile festicciuola. Le Suore di Maria Ausiliatrice - che da sette mesi avevano assunto la direzione dell'Asilo Infantile -videro fin da principio la necessità di iniziare l'Oratorio Festivo per le ragazze. Il loro apostolato in questo fecondissimo campo diede in pochi mesi consolanti frutti, e le fanciulle di quel sobborgo, affezionatesi all' Oratorio e alle loro superiore, stabilirono di provvedere colle loro offerte una bella statua di Maria Ausiliatrice. Le offerte raggiunsero presto la somma necessaria e la statua della Madonna di D. Bosco, entrata in Bertolla, fra il giubilo e le acclamazioni di tutti, venne solennemente benedetta il 30 giugno giorno scelto per festeggiare, per la prima volta in Bertolla, Maria Ausiliatrice. Al mattino furono numerose le sante Comunioni e piene di soave pietà le altre funzioni religiose. Alla sera, in sul far della notte, nel vasto cortile dell'Asilo - gaiamente trasformato in padiglione da zendadi ed arazzi con molteplici iscrizioni inneggianti a Maria - il M. E. D. Anzini delegato a ciò dai suoi Superiori, compila sacra funzione della benedizione della statua alla presenza del R.mo sig. Rettore D. Maurilio Mandillo, di vari signori e signore dell'amministrazione dell'Asilo e di numeroso popolo. Seguì poscia una ben indovinata accademia ad onore della Madonna di D. Bosco e per l'inaugurazione del nuovo Oratorio femminile. Meglio non poteva riuscire questo figliale tributo di pietà da parte delle giovinette e dei bambini dell'Asilo sia per la parte musicale come per la declamazione. Il rappresentante del nostro Superiore rivolse infine parole di eccitamento alla divozione viva verso Maria Ausiliatrice, facendo rilevare il fine duplice della solennità e le benedizioni che la Madonna Ausiliatrice diffonderà largamente sul paese. Terminò invitando il gentilissimo sig. Rettore - anima dell'Asilo, dell' Oratorio e della bella festa - a volerla coronare con la melliflua ed efficace sua parola. Ed egli parlò come un padre tra i suoi figliuoli, animandoli tutti a voler cooperare moralmente e materialmente all'opera cotanto salutare dell'Asilo e dell'Oratorio per le ragazze. Nè v'ha dubbio che la sua parola non abbia a produrre il desiderato effetto perchè lasciò in tutti salutare impressione. Quale ricordo dèlla festa venne distribuita una bella immagine di Maria Ausiliatrice, la quale d' ora innanzi continuerà a spargere le sue grazie anche in mezzo a quella semplice popolazione operaia.
PONTESTURA. - Nell'Asilo Infantile. - Il trattenimento dato al numeroso pubblico, il 23 giugno, nell'Asilo Infantile merita proprio due righe di cronaca. Quasi 75 bambini e bambine, davano saggio di tutto ciò che la impareggiabile pazienza, l'affetto materno e l'operosità delle Suore di Maria Ausiliatrice avevano loro insegnato. Al vederli comparire così ingenui, così ordinati pareva che un non so che di puro e di dolce ci facesse dimenticare un istante le lotte quotidiane, per inebriarci per alcuni istanti dell'inconscia, ma invidiabile gioia infantile. Il saggio d'istruzione catechistica ci fece pensare alle parole di un uomo incredulo si, ma sincero: « I bimbi analfabeta sanno donde vengono, perchè vivono e che cosa avverrà di loro dopo la morte , ed a questo proposito sanno dare per mezzo del catechismo risposte veramente sublimi. » Dopo i giuochi Froebelliani miranti a dimostrare il metodo d'insegnamento, dopo la ginnastica, ed i vari altri saggi , venne offerto, con parole di viva riconoscenza, un mazzo di fiori all'esimia sig.a Isabella Bruno, generosa sostenitrice dell'Asilo e protettrice dell' infanzia. Il grazioso trattenimento fu chiuso da un breve ma eloquente discorso del direttore dell' Oratorio del Sacro Cuore di Gesù di Trino , Sac. Prof. Stefano Febraro, il quale espose i vantaggi degli Asili per l'educazione fisica, intellettuale e morale dei bimbi, ed incoraggiò i genitori, le madri sopra tutto, nella tutela della fede, del sentimento cristiano nelle tenere anime dei loro piccini, assicurandole che questi, fatti uomini, trovando Dio nel loro cuore, vi troveranno pure parole buone, affettuose cure per chi soffrì e lavorò per essi, rispetto alle autorità, amore al lavoro e generosi sentimenti per la patria. Nel religioso silenzio e fra la generale commozione mi parve di sentire aleggiare intorno a quell'innocenza lo spirito del compianto D. G. Badano, che con infaticabile zelo promosse e affrettò nel nostro paese la fondazione d'un Asilo per l'infanzia ch'egli adorava.
LANZO TORINESE: - Onore al merito. - Alla fama di terra ospitale e saluberrima per la felicità dell'aria e dell'acqua, Lanzo Torinese aggiunge la fama di centro intellettuale per la gioventù, di primissimo ordine. Anche in quest'anno, come da molti, gli alunni del Collegio Salesiano presentatisi in Chieri per subire in quel R.° Ginnasio gli esami di licenza ginnasiale, in numero di 24 partirono dal Collegio ed in numero di 24 tornarono bellamente vittoriosi dal non facile arringo. Onore al merito e di chi insegna e di chi sì bene degli insegnamenti profitta!
ALESSANDRIA. - Festa del Sacro Cuore. - Questa festa si celebrò il 19 giugno e si può chiamare un fedele e glorioso riassunto della pietà cristiana, che in quel Collegio si va instillando nelle giovani menti insieme coll'amore agli studi classici ed elementarí. Mons. Vescovo celebrò la Messa della comunità amministrando in pari tempo la S. Cresima ad alcuni giovanetti dell'Istituto. Presero parte alla festa anche gli 80 giovanotti tedeschi educati allo spirito di Don Bosco nel nostro Collegio di Penango. Il pranzo venne preparato in un vasto salone dell'Istituto. Fu onorato dal gentile intervento di S. E. R.ma Monsignor Vescovo, da Mons. Villa Provicario della diocesi, dal conte di Castelnuovo, vecchio amico di Don Bosco, e da altre distinte personalità. In fine si lessero alcuni indirizzi a Monsignore, e i figli delle due giovani nazioni si scambiarono parole di fratellanza e di amicizia nel nome grande di Don Bosco e del Papa. Si cantarono, con fine gusto, dai giovani dell'Istituto, diversi pezzi di scelta musica. Il Vescovo salutò i giovani pionieri del cattolicismo germanico e terminò facendo voti che la Germania presto sia illuminata dalla luce del Cattolicismo e ricondotta tutta intera ai piedi del S. Padre.
L'interno dell'Istituto, che fin dal mattino era tutto parato a festa, alla sera venne rallegrato da una bella illuminazione a palloncini di carta colorata, elevati come per incanto in grandi festoni sopra il cortile del Collegio. Si accesero fuochi pirotecnici e la cara solennità lasciava in tutti un soave ricordo.
TORRIONE-BORDIGHERA. - Come chiusura del mese di maggio anche in questo anno, il 2 di giugno si celebrò con grande solennità la festa di Maria SS. Ausiliatrice, titolare della Parrocchia ufficiata dai Salesiani. È cosa consolante il vedere come quei buoni parrocchiani si siano accostati in gran numero ai SS. Sacramenti, dando così un tributo di culto e di amore a Colei, che ha omai tanta parte nella vita di questa popolazione. Celebrò la Messa della Comunione generale Mons. Fedele Abbati, Vescovo di Dioclezianopoli, il quale, prima di distribuire il Pane degli Angeli, con un discorso d'occasione infervorò il cuore di tutti, ma specialmente quello di un bel numero di fanciulli e fanciulle, che per la prima volta si accostavano a ricevere Gesù Sacramentato. Alle 10 Mons. Ambrogio Daffra, nostro veneratissimo Vescovo amministrava il Sacramento della Cresima ad una eletta schiera di giovanetti e giovanette, i quali col loro contegno così modesto e devoto, davano chiaramente a divedere quanto essi erano compresi dell'importanza del Sacramento, che stavano per ricevere. Il Divin Paracleto oh! con quanta abbondanza di doni e di grazie sarà disceso in quei cuori così ben preparati! Nè potè trattenersi lo zelantissimo nostro Vescovo dal rivolgere loro la sua calda ed efficace parola per animare quelle anime innocenti a conservare e far fruttificare in loro i doni dello Spirito Santo, affinchè possano in avvenire nelle vicende della vita dimostrarsi sempre ed in ogni luogo veri soldati di Gesù Cristo. Poscia vi fu la Messa solenne assistita pontificalmente da Mons. Abbati, e i giovanetti della Parrocchia, coadiuvati da cantori e dalla piccola orchestra della città di Bordighera, eseguirono in modo mirabile la Messa a due voci del Batmann. Dopo il canto del Vangelo saliva il pergamo S. E. Mons. Daffra, il quale per lungo tempo tenue pendente dal suo labbro il numeroso uditorio, tessendo l'elogio della Madonna di Don Bosco. Nel pomeriggio, prima dei Vespri solenni, aveva luogo un'altra simpatica funzione. Mons. Vescovo faceva l'accettazione di un nuovo drappello di Figlie di Maria, imponendo a ciascuna la medaglia, che ne è il loro distintivo, la loro divisa. Alle 17 incominciarono i Vespri solenni, dopo i quali ebbe luogo la processione, portando in trionfo la magnifica statua dell'Ausiliatrice. Questa dimostrazione di culto e di affetto a Maria riuscì più splendida e grandiosa degli altri anni, sia per il concorso maggiore del popolo devoto, sia per la presenza di due Eccellentissimi Vescovi, sia anche per il numeroso intervento di altri distinti personaggi del clero e del laicato. Aprivano il corteo le Figlie di Maria nel loro candido abito, facevano seguito i bambini dell'asilo, le educande colle loro Superiore e maestre; quindi la Compagnia delle Madri Cristiane, quella del SS. Sacramento, i giovani dell'Oratorio festivo, tutti con i loro stendardi e distintivi; poscia la banda istrumenta!e della città di Bordighera, che colle sue armonie alternava il devoto canto dei fedeli. Faceva seguito il clero cogli Eccell.mi Vescovi con mitra e pastorale. Dietro di loro veniva trionfalmente portata la grandiosa statua della Madonna; alla medesima seguiva il Comitato Parrocchiale con bandiera, quindi il popolo tutto, che devotamente rendeva a Maria quel tributo figliale di amore e di riconoscenza, che Ella ben si merita. Ritornata la processione in Chiesa, ebbe luogo la promessa conferenza salesiana detta dall'instancabile nostro Vescovo che animò tutti a venire in aiuto delle Opere di D. Bosco, che sono opere di Dio. La sua accalorata parola cadde su buon terreno, su cuori preparati, e produsse abbondante elemosina a bene di tanti infelici nostri fratelli, che giacciono nelle tenebre dell'ignoranza e nelle ombre di morte. Cantato il Tantum Ergo in musica, venne solennemente, impartita la trina benedizione da Mons. Vescovo di Dioclezianopoli, dopo la quale il numeroso popolo tornò alle proprie case benedicendo il Signore, di aver voluto con questa solennità ravvivare maggiormente la fede e distruggere in parte quel male morale, che gli eretici vicini non cessano d'insinuare nella popolazione. Alla sera vi fu lo spettacolo della generale illuminazione. Ogni famiglia volle salutare il bel giorno che moriva coll'illuminare con bicchierini e palloncini le finestre della propria casa.
ALÍ MARINA. - Benedizione della nuova Chiesa e festa di Maria Ausiliatrice. - Il giorno 15 maggio scorso segnerà per la casa di Alì ed anche per la nostra Pia Società una data memoranda e cara. Aveva luogo la solenne benedizione di una nuova Chiesa dedicata a Maria SS. Ausiliatrice ed eretta in poco più di un anno per generosa elargizione della munificentissima signora Maria Caterina Scoppa dei Baroni di Badolato, Marchesa di Cassibile, la quale così sciogliendo un suo voto alla Vergine, dava novella prova di sua benevolenza verso di noi. Compì la solenne cerimonia, per speciale delegazione avuta, il R.mo Sac. Teol. Giovanni Marenco, nostro Procuratore Generale presso la S. Sede.
Alle ore 10 la processione sfila intorno al sacro tempio per le cerimonie di rito, ed in brev'ora quello che fin allora era un semplice edifizio addiviene casa di Dio e di orazione. Il celebrante rivolge un breve ma affettuoso sermone a tutti gli astanti già raccolti nel sacro tempio novello. Ricorda il sig. D. Rua, presente in ispirito alla festa; la benemerita Marchesa di Cassibile, che sull'altare della carità cristiana sacrificando la più pura gioia a cui aveva tanto diritto, pochi giorni prima correva al letto di una sua sorella inferma per assisterla e confortarla, e invita tutti ad innalzare per essa una speciale preghiera alla Vergine Ausiliatrice. Celebra quindi per il primo la S. Messa, durante la quale vengono eseguiti con precisione dalla cantoria dell'Istituto scelti mottetti.
Nel pomeriggio ha luogo una bella accademia musico-letteraria d'occasione, cui prendono parte tutte le civili autorità del paese, quasi ad affermare con la presenza personale la loro piena soddisfazione ed approvazione pubblica delle benemerenze acquistate appo tutti nel giro di pochi anni dalle Suore di Maria Ausiliatrice. Presiede il nostro Procuratore Generale presso la Santa Sede , circondato da scelto pubblico , che riempie tutto il locale. Anzitutto sono letti due telegrammi : il primo di Sua E. Rev.rna Monsignor Letterio D'Arrigo Ramondini Arcivescovo ed Archimandrita di Messina, il quale da Francavilla di Sicilia manda ai convenuti il suo plauso e la pastorale benedizione; l'altro del nostro Superiore Generale, che unendosi in ispirito ai festanti di Alì, ringrazia e benedice. Accolti l'uno e l'altro con fragorosi applausi porgono occasione al Sacerdote Francesco Fisichella, prof. nella R. Univessità di Messina, di esprimere con parola elevata e cordiale la sua alta ammirazione per l'Opera di Don Bosco a favore della gioventù d'ambo i sessi, asserendo con sode ragioni che questo dovrebbe essere l'apprezzamento di tutti i bene pensanti. Indi viene svolto inappuntabilmente dallo
Educande dell'Istituto il programma in un mirabile intreccio di suoni e canti, di prose e poesie.
Chiude il simpatico trattenimento la calda parola di D. Marenco, ringraziando tutti e particolarmente la benemerita Marchesa di Cassibile, le civili autorità e l'ingegnere Cav. Leandro Caselli a nome di Don Rua. Ricorda pure, per segnare alla gratitudine della famiglia salesiana e del paese di Alì, la indelebile memoria dei coniugi Marini e comunica l'indulgenza plenaria benignamente concessa dal Santo Padre e da lucrarsi fino al 24 maggio inclusivo da tutti coloro che confessati e comunicati avrebbero visitato la nuova Chiesa. Una salve di prolungati e vivi applausi accoglie la sua parola al grido di : Viva Maria Ausiliatrice ! Viva Don Bosco ! La indimenticabile festa è coronata dal solenne canto del Te Deum con la benedizione del SS. Sacramento.
All' indomani e nei giorni successivi numerosissimi divoti di Maria, anche d'altri paesi, accorrono a visitare la nuova Chiesa, tutti approfittando della comodità di accostarsi ai SS. Sacramenti per lucrarvi l'indulgenza plenaria, e questo senza interruzione fino all' alba del 24 maggio, solennità di Maria SS. Ausiliatrice, S. E. Monsignor Arcivescovo di Messina, con paterna benignità, si degna soddisfare il comune desiderio e lo speciale invito di averlo fra noi in tal giorno. Egli celebra subito la Messa della Comunione generale, pronunziandovi uno di quei fervorini che sempre più fanno conoscere l'amor suo inesauribile per Maria e la speciale benevolenza sua per la nostra Istituzione. In seguito assiste pontificalmente alla Messa solenne e presiede a breve ma interessantissima e riuscitissima accademia, rivolgendo infine brevi parole, improntate a paterna bontà verso l'Opera Salesiana.
Con la solenne benedizione del SS. Sacramento - si chiude la giornata, coronata ancora da fantastica luminaria, il cui effetto entusiasma talmente i riguardanti , che ad una voce vanno osannando a Maria Ausiliatrice ed a Don Bosco.
Lode a Dio ed alla Vergine Ausiliatrice ! Dal tempio nuovo a Lei dedicato in Alì saliranno al Cielo più fervide le preci dei devoti e scenderanno più copiose le grazie sopra di essi, special mento sopra la benemerita signora Marchesa di Cassibile, che ben a ragione può vantarsi di aver acquistato nuovo e più imperioso diritto alla perenne gratitudine di tutti coloro che oggi si allietano e si allieteranno in avvenire di un tempio così bello, artistico e devoto.
VIZZINI (SICILIA). - Festa di Maria Ausiliatrice. - Il 24 maggio nella chiesa di S. Domenico, dove con plauso e piena soddisfazione degli ascoltanti predicò il mese di Maria il Canonico D. Giovanni Gandolfo, ebbe luogo la solenne festività dell'Ausiliatrice. Tutto riuscì a meraviglia. Alle 7 Messa e Comunione generale. Dell'instancabile sullodato Canonico, direttore dell'Oratorio femminile affidato alle Suore di Maria Ausiliatrice, ci piace notare, oltre il corso di 30 giorni di predicazione, toccando soggetti al tutto nuovi, ma pratici e adattati ai bisogni di queste oratoriane, il bel fervorino diretto a tutta la popolazione, e specialmente ad uno stuolo di fanciullette che, bianco vestite e con ceri accesi attendevano il momento fortunato di cibarsi per la prima volta del pane degli Angeli. Alle 11 il Rev.mo Arciprete, gentilmente aderendo all'invito ed assistito dai Rev.mi Canonici, cantò Messa solenne con accompagnamento d'organo. Alle 17 una semplice rappresentazione data dalle oratoriane intrattenne per più di un'ora le signore benefattrici di questa città, che generosamente colle loro offerte concorsero a celebrare con maggior pompa la festa dell'Ausiliatrice. Alle 18 1/2 un solenne Te Deum cantato dai Rev.mi Canonici e la benedizione col SS. Sacramento posero termine alla cara festa, che lasciò in tutti i cuori un soave ricordo.
CHIOGGIA. - Festa di Maria Ausiliatrice. - Il 4 giugno si celebrò con pompa e concorso di popolo la festa di Maria Ausiliatrice, nella chiesa a Lei dedicata. Numerosissime furono le Comunioni, specie alla Messa delle ore sette, celebrata dal R. D. Francesco Zennaro, zelante ed attivo direttore dei Cooperatori Salesiani di Chioggia. Tutto il dì, la graziosa Chiesa fu visitata da fedeli : e la divota statua di Maria Ausiliatrice, dall'alto del suo trono , fra lo scintillio di cento luci, come di mezzo ad un giardino di fiori, a tutti pareva sorridere, a tutti benedire. Alla sera, poco prima di notte, la Chiesa era gremita di divoti, santamente desiderosi di ascoltare il racconto delle grandezze di Maria e delle opere, mercè di Lei , compiute da Don Giovanni Bosco. Saliva infatti il pergamo il direttore dell'Istituto, e, con parola facile ed accalorata, intratteneva attentissimo, per quasi un' ora l'affollato uditorio, mostrando che Maria è l'aiuto dei cristiani, l'ispiratrice e sostenitrice delle Opere Salesiane. Chiudeva la funzione il Rev.mo Mons. Vicario Generale impartendo la benedizione col Santissimo Sacramento. Questa cara, indimenticabile festività, fu felice coronamento delle pie pratiche, che, durante il mese di maggio, si compirono ad onor di Maria in questo suo tempio.
CATANIA. - Oratorio festivo Leone XIII alla Salette. - Ai giovani che risultarono con ottimi punti all'esame di Catechismo l'ottimo direttore preparò loro in premio una bella passeggiata da Catania ai Santuarii del S. Cuore di Gesù alla Barriera e di Maria SS. in Valverde. La passeggiata si effettuò il 6 giugno e fu riuscitissima sotto ogni aspetto ed influirà non poco sull'incremento dell'Oratorio stesso.
NAPOLI. - I Salesiani al Vomero. - Sulla ridente collina del Vomero (scrive la Settimana Religiosa di Napoli del 16 giugno) ebbe luogo una cara funzione. Invitati dal Rev.mo Sacerdote Don Angelo Piccono, qui mandato da D. Michele Rua, Superiore Generale dei Salesiani, convennero nella Chiesa provvisoria del S. Cuore i Cooperatori Salesiani di Napoli per assistere la prima volta alla conferenza prescritta dal Regolamento. La conferenza che rivelò la coltura e la soda pietà del conferenziere, fu ascoltata con religiosa attenzione da quanti Cooperatori e Cooperatrici erano presenti. In essa l'egregio sacerdote espose diffùsamente il programma salesiano, e fece voti che mercè i caritatevoli soccorsi dei cittadini napoletani presto diventi un fatto l'erezione ed il compimento del magnifico Santuario che coll'annesso collegio di arti e mestieri dovrà sorgere su quell'amena collina a compimento dei desiderii dell'illustre Baronessa de Rosis, che generosamente donava ai Salesiani un vasto suolo a questo scopo. In fine della conferenza il R.mo D. Piccono annunziò la prossima pubblicazione di un periodico che a somiglianza del Don Bosco di Milano sarà in Napoli l'organo dell' opera e del movimento salesiano (1).
In questa che fu come una festa di famiglia intervennero anche il direttore dell'Istituto Salesiano di Caserta e quello di Castellammare di Stabia colla banda dell'Istituto che eseguì sulla piazza scelti pezzi musicali e rese gaio e lieto quel giorno indimenticabile.
(1) È già uscito il 1° numero di questo periodico dal titolo : L'Opera Salesiana o D. Bosco al Vomero. Noi lo raccomandiamo a tutti i nostri lettori. -Esce una volta al mese: l'abbonamento costa una lira all'anno. - Dirigersi al Sac. Angelo G. Piccono. - Via Alessandro Scarlatti, 7, al Vomero - Napoli.
Jesi. - All'Oratorio Salesiano. - Due bellissime festicciuole meritano di esser ricordate nella Cronaca del movimento salesiano. Il giorno del Corpus Domini, dopo la Comunione generale del mattino, si ebbe la sera una edificantissima processione con accompagnamento di buon numero di fedeli tra cui la Sezione Giovani di San Settimo con bandiera; processione seguita da benedizione solenne impartita da Mons. Vicario Capitolare. Il concertino dell'Oratorio suonò durante le funzioni scelte melodie. La domenica successiva si celebrò la festa patronale dell'Oratorio, cioè di Maria Ausiliatrice.
Al mattino fu oltremodo consolante lo spettacolo di tutti i fanciulli e giovanetti interni ed esterni che presero parte alla Comunione generale, impartita da S. E. il Vescovo Cenci, Cappuccino, dopo la quale si cantò Messa solenne. La sera, dopo la processione , riuscita anche questa volta solenne, P. Luigi da Belforte, Cappuccino, tenne un opportunissimo discorso all'aria aperta, nel quale, dopo aver combattuto il presente materialismo filosofico, dimostrò che in ogni tempo l'aiuto di Maria fu continuo, universale, ed efficacissimo. Finite le funzioni religiose, elegante luminaria e fuochi d'artificio.
MANTOVA - Conferenza Salesiana. - La sera del 10 giugno per opera del R.mo Mons. Amos Marchesi nostro zelante direttore diocesano, nella Chiesa Parrocchiale di San Barnaba Apostolo, il prof. D. Roberto Marchi parlò di D. Bosco e delle sue Opere. Mise a raffronto con genialità di sintesi e con acutezza di applicazioni, le due splendide figure di S. Francesco di Sales e di Giovanni Bosco, così perfettamente rassomiglianti che quasi si identificano. e l'una non è che una irradiazione, una copia dell'altra. Fece egregiamente risaltare 'à adattabilità delle Opere di Don Bosco alle esigenze dei tempi nuovi, mettendo in chiara luce quella che forma la dote precipua delle dette Opere, dote, nella quale sta in gran parte il segreto delle larghe vittorie riportate, la dote cioè della modernità. Fece da ultimo un caldo appello agli astanti, pochi in verità, eccitandoli a cooperare con tutte le loro forze allo sviluppo ed all'incremento delle istituzioni di Don Bosco. Ci congratuliamo vivamente col D. Marchi, che si è rivelato apostolo fervente delle Opere Salesiane, che ha saputo dare un'idea così lucidamente comprensiva della missione prodigiosa assegnata dalla Provvidenza a Giovanni Bosco ed ai suoi figli; e facciano voti che la parola generosa e vibrata dell'egregio conferenziere sia caduta in terreno fertile e che abbia a produrre frutti copiosi di cooperazione.
STELLA S. MARTINO (LIGURIA). - Una bella sorpresa. - Il 30 maggio scorso un drappello di Cooperatori e Cooperatrici di Stella S. Martino, avendo saputo che da Varazze si sarebbe recato colà il nostro confratello D. Giovanni Paseri per celebrare la Messa in una cappella campestre, dedicata all'Ausiliatrice dei Cristiani, ebbero la felice idea di fargli una bella sorpresa. Andarono intesi tra loro di trovarsi in corpo sul luogo all'arrivo del celebrante per pregarlo d'una conferenza salesiana. Così fecero e quel nostro confratello, fidando in Maria, soddisfece ai comuni voti, parlando bellamente di D. Bosco e delle opere sue, ma senza neppur far menzione dei bisogni materiali della nostra Pia Società. Tuttavia quella buona gente volle versare nella mani del ministro di Dio l'obolo, abbastanza generoso , della loro carità. Stenda Maria il suo manto materno sopra il R.mo Arciprete e sui nostri Cooperatori di Stella S. Martino !
MOGLIANO VENETO.- Festa gìubilare.Nello scorso giugno il nostro Collegio di Mogliano Veneto e tutta l'Ispettoria S. Marco si allietò di un bello e caro avvenimento. Il nostro Ispettore D. Mosè Veronesi, l'undici di detto mese celebrò le sue prime nozze sacerdotali ed i suoi figli vollero preparargli una festa degna di lui. Vi presero parte tutte le Case dell' Ispettoria Veneta e nell'unione di tanti cuori la figliale dimostrazione non avrebbe potuto riuscire più imponente. Bellissima l'accademia musico-letteraria della vigilia, nella quale in nobile gara i direttori delle Case, i confratelli ed i giovani espressero i loro sentimenti di affetto e gratitudine verso il loro amato Superiore. Il giorno della festa il Collegio tutto era in giubilo : bandiere, arazzi, zendadi ecc. sventolavano da per tutto : la cappella trasformata in un piccolo paradiso attendeva che il festeggiato compisse il 25° anniversario della sua 1a santa Messa. E questi allo 10 1/2, fra l'olezzo dei fiori, tra il profumo dell'incenso, una luce di ceri, che facevano più bella la statua dell'Ausiliatrice, saliva all'altare, suffuso il volto di santo ardore, pieno il cuore di affetti santi. Venne cantata una Messa in canto gregoriano da tutti gli alunni del Collegio : pensiero delicato del maestro di musica, che cercò di appagare un vivo desiderio dei nostri venerati Superiori.
Numerosissimi telegrammi pervennero da tutte parti e durante la giornata regnò in tutti la più viva allegria. Alla sera in Collegio, illuminato da mille palloncini, la banda dell' Istituto diretta egregiamente e sostenuta dal M° Toffolo, anima della festa, tenne un riuscitissimo ed applauditìssimo concerto. Pu una vera festa del cuore che lasciò in tutti la più grata memoria e ricorderà eternamente la gratitudine dei figli verso il loro zelante Superiore.
BORGO S. MARTINO. - Festa di S. Luigi. - Il 26 giugno il vasto e magnifico nostro Collegio S. Carlo era tutto adorno di bandiere ed offriva un aspetto lieto e festante. Al mattino, Comunione generale col canto di alcuni mottetti sacri ; alle 10 il Rev.m° signor D. Rua, nostro Superiore, benedisse il nuovo organo liturgico della benemerita ditta Cavalli di Lodi. Indi celebrò la Messa solenne. Oltre ai giovani del Collegio erano presenti alla funzione molti parenti dei medesimi e molti sacerdoti ammiratori delle Opere di Don Bosco ed antichi allievi. Con un coro di circa 80 voci, venne eseguita in modo inappuntabile la Messa in si bemolle del Cherubini. Recitò il panegirico del Santo il Teol. Giulio Barberis, il quale con chiarezza e precisione ammirevole e con l'eloquenza del cuore fece rilevare tutte le virtù che rifulsero nel celeste protettore della gioventù.
Alla sera, dopo i Vespri, si fece la solenne processione con la statua del Santo, passando pel cortile e pel bosco del Collegio, ed offrendo così una scena emozionante e pittoresca. Alle 17 giunse Sua Eccellenza Mons. Paolo Maria Barone nostro venerato Vescovo, che fu accolto con entusiastici applausi dagli alunni del Collegio. Non avendo potuto venire al mattino per leggiera indisposizione, amministrava la cresima dopo le cinque, essendo padrino l'illustrissimo conte di Sanazaro di Giarole ed assistendovi l'egregia e benemerita contessa madre.
Circa le sette incominciò l'accademia musico letteraria in un vasto cortile elegantemente addobbato e preparato all'uopo. Al posto d'onore sedevano S. Ecc. Rev.ma Mons. nostro Vescovo, il Rev.m° D. Rua, i Rev. Canonici Don Riva e D. Cavallo e molti altri sacerdoti e tutte le autorità di Borgo. Una folla di parenti dei collegiali presenziava lieta e commossa alla bella festicciuola, che fu riuscitissima sotto ogni riguardo.
CHIERI. - All'Oratorio Festivo di S. Luigi Gonzaga. - Divota ed assai fruttuosa riuscì la festa di S. Luigi Gonzaga, celebratasi in questo nostro Oratorio la domenica 30 giugno. Al sabbato sera accademia ad onore di S. Luigi, ad eccitamento dei giovani, con solenne distribuzione di premi, in omaggio ai benefattori dell'Oratorio, e per festeggiare l'onomastico del direttore Don Modesto Davico. Nulla mancò all'esito felice di quest'accademia: non l'eleganza del locale, non l'intervento di numerosi e benemeriti invitati, non l' esattezza nello svolgimento del suo programma. L'ampio salone dell'Oratorio era pavesato ad arazzi e lampadari, con ricco padiglione a fiori e pendoli sotto l' arcata prospiciente il palco del teatrino, sul quale stavano in ordine i ragazzi dell'Oratorio. Presiedeva il R.mo Don G. B. Francesia, rappresentante di D. Rua, ed il signor Molino Vincenzo, Priore della festa, ai quali facevano bella corona numerosi ecclesiastici e signori. Lo svolgimento del trattenimento sia per la parte musicale come per la declamazione fu ben regolato e meritamente applaudito. Verso il fine il sig. Priore pronunziò un bel discorso di ringraziamento e dopo, di lui D. Francesia chiuse la geniale serata.
Le funzioni religiose della festa si compirono nella vasta ed elegante Chiesa di S. Filippo, gentilmente concessa per l' occasione dallo zelantissimo Rettore Can. Chiaffrino. Al mattino il direttore D. Davico celebrò la Messa della Comunità con canto di mottetti sacri, ai numerosi giovani dell'Oratorio, molti dei quali fecero pure la santa Comunione. Alle ore 9 Messa solenne, cantata da D. Francesia : i giovanetti dell'Oratorio eseguirono con precisione una bella Messa, che fu assai gustata dal pubblico. Nel pomeriggio all'ora stabilita, dopo la recita del Rosario ed il canto di una laude sacra, essendo la Chiesa di
S. Filippo per metà gremita di giovanetti e per l'altra di popolo, sali il pulpito il M. R. D. Anzini direttore dell'Oratorio di S. Teresa, il quale disse bellamente le lodi dell'Angelico Protettore della gioventù, traendo conclusioni pratiche per i numerosi giovani che pendevano dal suo labbro, ed eccitando quanti amano il benessere della patria a promuovere e sostenere l'Oratorio di S. Luigi perchè in esso si alleva la gioventù chierese alla tempra forte e magnanima di S. Luigi Gonzaga. Ebbe parole di ringraziamento per il Rev.mo Rettore della Chiesa, per i genitori che mandano i loro figli all' Oratorio, e per i benefattori che lo sostengono. Fu ascoltatissimo. Con la benedizione di Gesù Sacramentato, impartita solennemente dal Rev.mo direttore dell'Oratorio, dopo il canto di un bel Tantum Ergo in musica, terminavano queste divote funzioni, lasciando nei presenti una dolce memoria e, sopratutto, nuova energia per una piú efficace cooperazione all'opera di salvazione della gioventù chierese.
MONTEMAGNO - Per i nostri coscritti. - Per opera del M. R. D. Rubino, direttore dell'Oratorio salesiano locale, i coscritti del paese, che dovevano partire per l'estrazione del numero, si radunarono in Chiesa, udirono devotamente la S. Messa ed un vibrante discorso del degno sacerdote, e prima di uscire di Chiesa, tutti quanti invocarono l'aiuto della Vergine sopra di loro, per ottenere la grazia di conservarsi religiosi anche in mezzo ai pericoli delle armi e fedeli alla patria, quand'anche suonasse l'ora del pericolo ed il bisogno di difenderla. Usciti di chiesa colla gran folla dei parenti e degli amici che ve li avevano accompagnati, diedero sulla piazza il grazioso spettacolo di giuochi ginnastici, rallegrati da un canto patriottico composto e musicato appositamente per loro. Vi assisteva il degno sindaco del paese ed una moltitudine di accorsi che applaudirono commossi ed ammirati ; e vollero ripetuto per ben quattro volte l'inno brioso che la banda accompagnava. A mezzogiorno il promotore della riuscitissima festa si assise a pranzo coi bravi coscritti. Perchè venerdì, si mangiò di magro, ma ciò non impedì che una grande ilarità ed allegria invadesse tutti quei giovani. L'ammirabile esempio è degno di venir seguito ; e quanti sono uomini di buona volontà devono adoperarsi, perchè i giovani soggetti alla leva, che vanno incontro a pericoli e morali e materiali, portino seco ben profondo il sentimento della religione e della terra natia.
CUORGNÈ. - Festa di Maria Ausiliatrice.
La domenica 9 giugno il nostro Collegio era in gran festa. celebrando la solennità di Maria Ausiliatrice. Pontificò solennemente e recitò uno splendido panegirico di occasione Mons. E. Montagnini, conte di Mirabello e membro della più alta Prelatura Romana. Fu eseguita musica scelta e di grande effetto dagli allievi del Collegio, accompagnati dall'orchestrina del paese. Pure di mirabile effetto riuscì la processione che si svolse nei giardini e cortili dell'Istituto artisticamente pavesati.
RIVA DI CHIERI. - Saggio e distribuzione dei premi ai bambini dell'Asilo. - Questa gioconda festa dell'innocenza si compì il 4 luglio. Cento trenta quattro tra bimbi e bimbe dell'Asilo. diretto dalle Suore di Maria Ausiliatrice, in candido uniforme diedero con spigliatezza superiore alla loro età, ottimo saggio di quanto avevano imparato durante l'anno, alla presenza del R.mo sig. Priore D. Modesto Perotti , di vari membri dell'Amministrazione, signore e signori, venuti anche dalla vicina Chieri e dei parenti che, quantunque piovesse, affollavano la tettoia e buona parte del cortile. Compiuta la distribuzione dei premi un sacerdote salesiano rivolse poche parole di ringraziamento ai signori e ai parenti, animando tutti ad appoggiare, coll' acquisto di annuali azioni, la bella istituzione dell'Asilo. Il R.mo sig. Priore, con la sua paterna parola, pose termine alla simpatica festicciuola.
L'erigendo Monumento di Gesù che benedice i bambini a Loreto.
Il promotore di questo monumento ci scrive: Non si possono leggere senza emozione le lettere che accompagnano la domanda delle schede o la tenue offerta, la quale è sempre il frutto di qualche sacrificio il premio del lavoruccio, dello studio, della bontà. Ah quante lettere formano un poema soavissimo di divozione ed attaccamento a Gesù, amico dei fanciulli ! Al tenero appello diramato anche a mezzo del Bollettino Salesiano, risposero con sublime slancio i bimbi, fanciulli, famiglie private, Asili infantili, Convitti e parecchi Istituti d'Italia. Anche dall'estero ci giunsero domande di schede ed offerte ed abbiamo già le schede tradotte in francese, tedesco e spagnuolo. Parecchi fecero inscrivere anche nomi di bambini e fanciulli già volati al cielo, cosicche l'innocenza trionfante e l'innocenza vivente, intrecciano ghirlande di fiori a Gesù. Il monumento sarà grandioso, ma come raccogliere la somma allo scopo? Non paventate. Il piccolo fiocchetto di neve diventa una immensa valanga e l'offerta infantile di 10 cent. diventa una poderosa somma allo scopo. Un milione di fanciulli e fanciulle che diano il loro nome per il grandioso monumento e l'offerta di 10 cont., mettono nelle mie mani la bella somma di centomila lire. Mi pare di trasognare, eppure è realtà.
Orsù adunque ! L'ala del vento da vicino e da lontano, porti il mio grido a tutti i bambini e bambine, fanciulli e fanciulle sparsi in tutte le parti del mondo. I loro nomi, segnati con le piccole offerte, vengano per Voi, egregie suore, api ingegnose della vera civiltà e del vero progresso. Nessun nome dei bambini, delle bambine, dei fanciulli, delle fanciulle, affidati alle vostre cure, manchi in questa santa rivista dell'infanzia cristiana. Vengano per voi, o maestri e maestre cristiane , che avete eserciti di bambini e fanciulli affidati alla vostra cura. E vengano specialmente per voi, o sacerdoti, continuatori di Cristo. A voi torni cara la fatica di raccogliere e nomi ed offerte.
N. B. - Per avere schiarimenti, ritirare schede ed immagini o mandare offerte rivolgersi ai seguenti : P. Roberto di Santa Teresa Carm. Scal. Treviso. - P. Serapione di S. Gabriele Carm. Scal. Brescia. - Cari. Giuseppe Caff. Catania. - Per la Dalmazia ed. Austria : Rev. D. Pietro Nicolanzi direttore Sp. Semiti. Teol. Zara (Dalrnazia). - Per il Belgio e Francia: Rev. P. Servais Carm. Scalzo direttore delle « Chroniques du Carmel », Soagnies (Belgio).- Per la Spagna: Rev. V. Gomey Garcia, Santander.
Nella valle del Neuquen (Relazione di D. Giovanni Beraldi *)
Attraverso la travesìa - Vista incantevole - Cammino pessimo - La fogala degli Indi! - Sull'orlo d'un precipizio - Salvi per miracolo.
Romantico fu il passaggio della travesía. Dalla cima del suo esteso altipiano (60 chilometri quadrati) si vedevano i magnifici e pittoreschi panorami della valle del Rio Negro: immense ed amene pianure, fertilissime isolette verdeggianti di pascoli e di piante. All'una pomeridiana avevamo finito di attraversare l'arido altipiano e ci fermammo un poco a riposare.
Ma tristi avventure ci stavano aspettando. Alle due ci mettemmo di nuovo in cammino e fu quello il cammino del Calvario. Il temporale della notte antecedente si era scatenato in quel punto e le strade sembravano canali. Le zampe dei cavalli e le ruote del biroccino si sprofondavano dentro nel fango. Si andava avanti, ma con grandissima difficoltà ed i cavalli sfiniti di forze, ricusavano ubbidienza: si fermavano ogni momento e bisognava far uso della sferza. Ma che fare? Dormire in mezzo all'acqua era cosa pericolosa, tanto più che il cielo ora coperto di neri nuvoloni e la pressione dell' atmosfera annunziava prossima un'altra pioggia. Inoltre mancavano solo tre o quattro leghe per arrivare a Choele-Choel, dove avremmo potuto riposare prima di continuare il viaggio sino a Roca, Bahia-Blanca e Pampa Centrale.
Ma, ohimè!... già le tenebre della notte si avanzavano e l'incertezza dell'arrivo alla desiderata meta si aumentava... le strade erano sempre peggiori... lagune, canali, fango, arena e da una parte e dall'altra della strada i cespugli spinosi formavano barriere insormontabili. Era proprio quella una selva selvaggia ed aspra, e forte - che nel pensier rinnova la paura!
Dopo lungo penare vedemmo in lontananza un gran lume e contenti credevamo di essere vicini a Choele-Choel: ma fu un inganno. Non era quello un lume d'abitazione, ma un fuoco acceso dagli Indi nomadi, che venivano dalle Cordigliere ; lo avevano acceso per riscaldarsi ed asciugarsi le vestimenta. Ci avvicinammo ad essi... Povera gente!... Sdraiati sopra un terreno umido e sabbioso, intirizziti dal freddo e bagnati come pulcini, faceano arrostire al fuoco un pezzo di carne per satollar la fame che li divorava. Monsignore li salutò cordialmente e domandò loro se il cammino era buono e se mancava ancora molto per arrivare a Choele-Choel. - Camino no bueno... Choele-Choel legua y màs... paso mulo, - che vuol dire: - Il cammino è cattivo, vi resta a fare più di una lega per arrivare a Choele-Choel; inoltre troverete un passo pericoloso. - Vedendo che le cose andavano di male in peggio Monsignore mi fa incominciare il S. Rosario... Poco dopo però, i cavalli si fermano nè vogliono più fare un passo e la furia di sferzate che l'impazientito vetturale dà a destra ed a sinistra non vale a niente. Scendiamo e ci sforziamo di smuovere ed alzar le ruote che si erano sprofondate nel fango: tutti i nostri sforzi sono inutili... Vi era proprio bisogno dell'aiuto del Cielo. Montiamo di nuovo sul carro e con viva fede recitiamo un Pater Ave e Gloria a S. Antonio di Padova. Dire il Pater noster e sentire i cavalli a smuovere le ruote e proseguire il cammino fu una stessa cosa.
Non è a dire la nostra contentezza, ma Monsignore, presentendo qualche disgrazia, - recitiamo, disse, un De profundis per le Anime Sante del Purgatorio perchè ci liberino da ogni pericolo. - La notte si faceva ognor più oscura e le furie dell'Averno volevansi vendicare contro di noi per le anime che si sarebbero salvate in quella missione. Ma i figli di D. Bosco, posta ogni speranza in Colei, che è tenerissima Madre e potente Aiuto dei Cristiani, andavano sicuri per quel cammino irto di pericoli!... Ed ecco tutto ad un tratto la luna manda benefica un raggio di luce ed a pochi metri (mi pare ancora un sogno) vediamo in mezzo alla strada una grande macchia nera... era un profondo ed orribile precipizio, formato dalle piogge della notte precedente... A quella vista sento agghiacciarmi il sangue nelle vene e mando un grido di spavento. Monsignore si alza subito ed osserva... Il vetturale che non si avvedeva dell'imminente catastrofe sferza i cavalli e vuol andare avanti. - Fermati per amor di Dio, esclama Monsignore, io non vado più avanti. Sarebbe questa una colpevole temerità. Ferma... chè io discendo. - Mancavano solamente tre o quattro passi per precipitare in quel profondo burrone ed essere sepelliti nelle acque e nel fango. Il transito era impossibile. Cercammo pel bosco un altro sentiero e lontano lontano lo trovammo ma si perdeva per la selva. Che fare?... Monsignore fa staccare i cavalli e passare uno ad uno per lo stretto margine di strada che ancora rimaneva di buono. Eravamo come rinchiusi: alla nostra sinistra vi era il precipizio ed alla destra i cespugli alti e spinosi. Il più difficile era far passare il biroccio, ma il Vescovo non si scoraggiò per questo. Bacis davanti, Monsignore ed io di dietro a forza di braccia lo possiamo alzare. Ma essendo io sfinito poteva aiutar poco e Monsignore dovette fare uno sforzo straordinario, che lo prostrò orribilmente.
Veda, amatissimo Signor D. Rua, quanto deve soffrire in queste regioni il carissimo nostro Monsignor Cagliero!... Voglia il cielo benedire le sue fatiche e non permettere che i malvagi distruggano questa novella cristianità.
Tutti dormono , meno i cani - In una spelonca - In casa del Governatore - Pioggia e missione - Nelle carceri - Felice incontro.
Già eravamo vicini a Choele-Choel e si vedevano i lumi delle case ; distava solo due o tre chilometri. Trovammo ancora vari gruppi di Indii che si scaldavano intorno al fuoco e finalmente dopo tanto sospirare giungemmo, grazie a Dio, alla nostra Casa di Missione, che si trova nel centro del paese. Tarda era l'ora e la notte avanzata e noi non eravamo aspettati se non al domani: i cani abbaiano e svegliano il nostro D. Domenico Anselmo, unico missionario in quel deserto, che già si era messo a dormire. E pensare che noi eravamo in viaggio dalle sei del mattino, non avevamo mangiato che un pezzo di pane al mezzodì, il che lasciava campo ad un appetito, che ben si poteva chiamar fame!... Abbraciammo il caro confratello, che stupiva del viaggio, dell'ora e della fame. Entrammo in casa... Ma in quale stato la vedemmo!... Sembrava una spelonca!.. Mancava perfino la porta. Il povero missionario nei pochi mesi di sua residenza in quella casa appena aveva potuto aggiustarsi una stanza per dormire ; gli mancavano i mezzi per fare le altre riparazioni. Non si lamenta però della sua triste condizione, ma è tutto lieto di soffrir qualche cosa per le anime. Dovemmo ricoverarci nella casa provvisoria del Governatore ed ancorchè egli non fosse presente, fummo ricevuti cordialmente da chi lo rappresentava. Monsignore fu messo nella stessa camera del Governatore, e svegliato il cuoco ci venne preparata in breve una buona zuppa, che ci ristorò un poco lo stomaco.
Il giorno seguente, sabbato 12 maggio, una pioggia dirotta ci rinchiuse in casa e ci occupammo in pulire ed adornare la Cappella. Si trovava questa in uno stato così deplorabile che non era decente celebrare in essa i divini Misteri. Negli altri giorni continuò la pioggia; tuttavia la gente poco a poco incominciò a frequentare i SS. Sacrame assistere alla S. Messa ed ascoltare la parola di Dio. Volevano vedere il loro buon
Pastore, parlare con lui e ricevere la sua benedizione. Egli poi facevasi tutto a tutti per guadagnarli tutti a Dio. Si benedissero varii matrimonii e vi fu un bel numero di prime Comunioni.
Il suo zelo si estese anche ai poveri carcerati... li andò a visitare, li animò a ricevere i SS. Sacramenti ed a raccomandarsi al Signore ed alla SS. Vergine coll'orazione umile, devota e perseverante. Per tre giorni andai io a prepararli con apposite conferenze ed il giorno designato Monsignore li confessò, celebrò la S. Messa e diede loro la S. Comunione. Essendo poi suo costume di non fare nessuna funzione senza predicare, parlò allora con tanta unzione che i prigionieri ne rimasero profondamente commossi.
La sera del martedì, 15 maggio e primo giorno della novena di Maria Ausiliatrice, gli abitanti di Choele-Choel videro con tristezza partire l'amato Pastore, ma egli li consolò dicendo che sarebbe presto ritornato e avrebbe passato ancora qualche giorno con loro. Il sig. Romolo Sarmiento, segretario del Governatore, ed altri distinti signori lo accompagnarono in vettura fino alla stazione, lontana 15 chilometri. Quivi Monsignore cenò con loro e poi si ritirò in una cameretta apprestatagli da un buon Guascone, formata di semplici tavole di legno, coperta di lastre di ferro, in modo però che dalle fessure entravano liberamente il freddo e l'aria. Per chi è stanco tutte le stanze sono buone e la notte è sempre corta. Alla mattina di buon'ora giungeva il treno che doveva portarci a Roca.
La Divina Provvidenza aveva disposte le cose in modo che nello stesso treno arrivasse da Bahia Bianca il sig. Governatore Eugenio Tello, l'intrepido propagandista cattolico, il benefattore dei poveri, il difensore della giustizia e della verità.
I due illustri personaggi si abbracciarono come buoni amici che sono, ma dovettero subito separarsi per andare a Choele-Choel il Governatore ed a Roca il Vescovo. All'avvicinarci alla meta mi affacciai parecchie volte al finestrino del vagone e con vivo interesse domandai a Monsignore dove si trovava l'antico paese... io non vedeva altro che rovine e capanne e qualche casuccia. Una sola ne vidi grande e bella... era la Casa della Missione tutta imbandierata in segno di allegria per l'arrivo del Vescovq.
(Continua).
CUYABÀ (BRASILE). - Due feste degne di memoria. - Nel nostro Collegio di S. Gonzalo lo scorso novembre si celebrò solennemente il 25° anniversario delle Missioni salesiane e la distribuzione dei premi tanto agli studenti che agli artigiani. Il ben ideato programma delle feste venne eseguito a puntino ed il Collegio artisticaniente pavesato presentò per ben due sere un incantevole panorama colla sua riuscitissima illuminazione alla veneziana. La funzione religiosa fu solenne in tutte le sue parti, durante la quale fece una splendida conferenza il direttore Don Malan. L'Esposizione scolastica però divenne l'oggetto della meraviglia e degli encomi del numeroso pubblico che intervenne alle feste. Nella sezione grafico-scientifica figuravano quadri e mappe fatte con tutta accuratezza ; in quella fotografica gruppi di Salesiani e vedute di città e paesaggi„ ed in quella di arti e mestieri. che si attirava le simpatie generali, figuravano i molteplici e perfetti lavori usciti dai vari laboratori della Casa. Nelle accademie si lessero entusiastici discorsi e poesie alternati con scelti pezzi di musica, interpretati con ottimo gusto dalle bande del Collegio di marina e dell'ottavo battaglione di fanteria. Gli esercizi ginnastici ed acrobatici eseguiti dagli alunni piacquero un mondo. Si chiusero queste feste col canto solenne del Te Deum, coll'intervento di Mons. Vescovo, del Presidente dello Stato e di tutte le principali autorità e personalità del paese.
Assunzione (PARAGUAY). - Pellegrinaggio a Curuzù Isabel. - Da una lunga relazione di Don Turriccia spigoliamo quanto segue : « Ad una lega da Villa Concezione esiste un luogo chiamato Curuzù Isabel (Croce Isabella), dove sogliono fermarsi i viaggiatori e molte persone vi si recano appositamente per impetrare favori o per sciogliere promesse dinanzi alla tomba di una donna che tutti credono santa.
» Molte volte aveva udito parlare di questa Croce ed aveva gran desiderio di conoscere quel luogo. Lo scorso mese uno dei nostri benefattori di Villa Concezione il sig. Carlo Quevedo, venne ad invitarmi perche mi degnassi di andar con la banda ad una passeggiata fino a Curuzù Isabel, che si era indetta per soddisfare alla divozione degli abitanti di Villa Concezione. Accettai ben volentieri, ed il 27 ottobre c'imbarcammo sul vapore Aurora che ci portò a Concezione. Non ostante la pioggia che ci accompagnò quasi tutto il viaggio, esso fu assai allegro e la sera del 28 giungemmo alla città dove fummo ricevuti con grande entusiasmo dagli abitanti. Ci recammo tosto al nostro Collegio dove passammo tranquillamente la notte. Al mattino, fatte le nostre divozioni, ci recammo al luogo dove ci attendevano i carri ed i veicoli destinati per condurci alla meta prefissa, insieme a tutti gli altri pellegrini. Non parlo del viaggio che fu al sommo dilettevole sia per la varietà e lo splendore della natura come per i continui incerti che interrompevano la nostra marcia, e per cui ci fu giuocoforza fermarci alquanto in una capanna a riposare coi carri e coi giumenti. Da quella capanna si prospetta, a piccola distanza, una spessa selva di alberi corpulenti che con i loro rami frondosi pare vogliano occultare agli occhi dei mortali il sacro arcano che vi si rinserra perchè neppur un raggio di sole può penetrarvi. Havvi solo un sentiero per il quale il viandante può inoltrarsi colà dentro, ed è così fatto che pare una galleria, tanto spesso è l'intreccio dei rami degli alberi che lo circondano da tutte parti. Stormi di papagalli vi passeggiano ostentando i vivi colori delle loro penne, e rompe talora il silenzio della notte il ruggito terribile della tigre. Quindici minuti bastano, una volta entrati nel folto di quella selva selvaggia, aspra e buia, per giungere a Curuzù Isabel. Mando una fotografia del luogo e varie altre che devo alla generosità del fotografo S. Martin che ci accompagnava. Alla destra di chi guarda si vede una povera capanna, la prima che colà fu innalzata, formata da tronchi intonacati con fango e che non riparano nè il vento nè la pioggia. Un umile tetto collocatovi da uno che aveva fatto un voto, serviva di difesa alla croce dentro riposta. La bianca capanna che si distingue alla sinistra è la casuccia fatta alzare da un nostro benefattore, il medesimo che per soddisfare ad una promessa fatta tempo addietro, ci aveva invitati al pellegrinaggio. Si entra per una porticina che è pure finestra; il tetto è assai basso ed al mettervi piede colà una profonda impressione ferisce il cuore. Sopra un mucchio di mattoni elevasi una negra e rustica croce di legno, la cui grandezza e antichità la fa distinguere da molte altre di ferro e di legno sparse d'intorno, portatevi ad perpetuam rei memoriam, da famiglie venute a piedi da lontani villaggi. Per terra si vedono monete lasciate in limosina, e molte candele ammonticchiate, mentre una cinquantina ardono giorno e notte, È da notarsi che il luogo non potrebbe essere più isolato perchè nessuno abita nelle vicinanze e nessuno è incaricato d'invigilarvi, mentre che ogni persona che passa per di là non tralascia di visitare e deporre a piè di quella croce l'obolo della carità. Uomini increduli, indifferenti e viziosi li vidi io stesso entrar là dentro e spargere grosse lagrime. La povertà dell'ambiente, il silenzio del bosco, l'oscurità di quel tugurio, quelle candele accese e sparse al suolo, quella croce rustica e quasi distrutta che attira tante anime e tanti cuori col suo silenzio, commuove intimaniente e invita a pregare.
» Ma lasciamo il sentimento ed il cuore e veniamo alla storia o meglio alla tradizione del fatto, perchè nulla v'è di scritto. Morto che fu il tiranno Francesco López, in Cerro-Corà, il 1° marzo del 1870, una pia e giovane donna che con altre moltissime era stata esiliata da quel despota inumano, dopo dodici o quattordici anni di duro patire, rivolgeva i suoi passi, Dio sa con qual ansia, alla cara patria, accompagnata da una sua figliuoletta. Era un giorno di estate paraguayo in cui il caldo soffocante toglie la respirazione al viandante benchè cammini all'ombra degli alberi frondosi. Giovanna, che così chiamavasi la donna, stremata di forze per le passate sofferenze e specialmente per una malattia che l'aveva colpita durante la guerra fatale, camminava stentatamente, avvolta in un leggero manto di tessuto brasilero, unica ricchezza rimastale nella sua miseria. Uno scialle, secondo il costume paraguayo, però tutto brandelli, copriva la figliuoletta. Camminavano entrambi taciturne per il sentiero che mena all'interno della boscaglia, quand'ecco l'infelice donna divorata più che mai dalla sete non può più reggersi in piedi e cade al suolo sotto l'ombra di quelle piante, mentre supplica la figlia di cercarle per amor di Dio un sorso d'acqua. S'allontana frettolosa la piccina in cerca d'acqua e per non perdersi nel labirinto della selva, va scortecciando un poco col taglio di una pietra il tronco degli alberi presso cui passa. Frattanto passano più ore, ma la fanciulla non riappare. La languidezza di Giovanna non le permette di allontanarsi dal luogo. Accresce la sventura il timore della vipera multiforme che abbonda nella zona torrida e della tigre che in sul far della notte incomincia a mandare il suo terribile ruggito. Derelitta da tutti la miserabile rivolge il suo pensiero a Dio, s'inginocchia e prega più con il cuore che con le labbra il Padre che sta nei cieli, di non lasciarla morire di sete, nè di rimaner vittima di qualche belva feroce. Il sonno e la stanchezza la vinsero ed essa s'addormenta profondamente e solo la svegliano i primi albori del giorno. - Acqua!... ho sete, mio Dio, esclama, appena aperti gli occhi ; - quindi lanciando un grido di allegrezza si trascina come può attraverso il sentiero... Aveva veduto alcune pianticelle di caraguatà che sogliono portare nel loro calice qualche stilla d'acqua. Ne strappa qualcuna, assorbe avidamente quelle stille e le pare di rivivere. Sforzasi allora di sostenersi in piedi e barcollando può dare pochi passi ; ma la spossatezza è tale che la costringe a ricadere al suolo dove rimane assopita in letargo. Quando riaperse gli occhi stavano al suo fianco varie persone accorse per prestarle soccorso. Erano povere infelici che tornavano pur esse dall'esilio in uno stato deplorevole di miseria. - Acqua, acqua, - ricomincia a gridare non appena s'accorge della presenza di quella gente; ma possedendo solo alcuni aranci si potè calmare appena per pochi istanti la sete di Giovanna, la quale non potendo più rialzarsi passa varii giorni in una continua agonia chiamando la sua piccina con le preghiere e con le lagrime; ma invano. La fanciulla più non ricomparve. Morta Giovanna fu sepolta nello stesso luogo e sulla sua tomba si piantò la rustica croce a cui accennai prima, e che si chiama Curuzù Isabel. Narra la tradizione che la morìbonda prima di spirare abbia fatta una promessa ed un miracolo : la promessa di pregare nel cielo il giorno che il Signore l'avrebbe creduta degna di entrarvi, per tutti quelli che abbisognassero qualche grazia speciale, ed il miracolo fu di far scaturire una sorgente d'acqua in mezzo dell'immensa boscaglia. La promessa, attestano i devoti, la compie continuamente la defunta, e perciò quanti abbisognano di favori speciali ricorrono a lei. Bevetti anch'io dell'acqua della prodigiosa sorgente, ed è pura e cristallina.
Non potendosi preparare l'altar portatile nella stanzuccia, lo preparai all'aria libera. Dissi la S. Messa e rivolsi alcune parole ai pellegrini facendo risaltare che per noi cristiani la croce deve essere nostra compagna inseparabile in questa vita e sicuro segno di felicità per la vita futura. Noi ed i nostri giovani, terminato il S. Sacrificio e pregato alquanto, ci recammo a rifocillarsi in una casa alla distanza di 5 Km. per far poi ritorno la sera stessa in Concezione. Il dì seguente ripartimmo per Assunzione. »
SALVE, Vergine purissima, eccelsa. Madre di Dio Consolatrice degli afflitti, Ancora di chi prega, Inspiratrice dei saggi consigli, Maestra misericordiosissima dell'ignorante, Fortezza di chi nobilmente resiste all'impeto del male, Fonte di bontà, di bellezza e di celeste amore, Tutrice dell'orfano, Custode dell'intelligenza e del cuore della gioventù; placida e dolcissima Amica della vecchiaia, Scudo al soldato contro i nemici della patria, Guida e pietosa Avvocata del marinaio, Rifugio nell'avversità, Porto di salute nei naufragi della vita, soavissimo Raggio il cui calore asciuga tutte le lagrime e Cuore Immacolato la cui tenerezza trasforma in rapimenti di mistica unione Ae espansioni dell'anima prostrata dinanzi a Dio; Salve !
Umile a te si elevi questo nostro saluto, pallida espressione della nostra figliale tenerezza ; gradiscilo, o Madre, e quale pegno di questo tuo materno gradimento, continua a versar su di noi le onde della tua beneficenza e la piena dei tuoi celesti favori. Segui a compiere in vantaggio di noi e di quanti sono schierati sotto il glorioso vessillo che tu donasti all'inclito nostro Padre D. Bosco, quei prodigi nell'ordine della natura e della grazia, ond'è ricca la storia dei tuo Santuario di Valdocco. Deh ! ten preghiamo, non s'infranga mai la misteriosa catena d'amore che per mezzo di D. Bosco distendesti sopra tutta la faccia della terra. Noi non mancheremo mai di venir sempre dinanzi al tuo altare nel tuo bel Santuario per offrirti i nostri cantici di ringraziamento e le nostre suppliche per nuove grazie e favori. E tu ci ascolterai benignamente, farai paghi i nostri voti e così continuerai a dimostrare che invano non si ricorre a te, che sei Regina di misericordia, vita e sostegno del popolo cristiano.
La Madonna dà la salute per il compimento della vocazione.
Educanda in un Istituto diretto dalle Suore di Maria Ausiliatrice, ed edificata dalla loro bontà e, più di tutto, attirata dalla grazia di Dio, sentii nascermi in cuore la vocazione alla vita religiosa, e non tardai a bramarne l'entrata... Ma era malferma la mia salute e ne ebbi qualche difficoltà. Allora con slancio e fede mi rivolsi a Maria SS. Ausiliatrice pregandola ad ottenermi di poter entrare tra le sue figlie... Le porte dell'Istituto mi furono aperte, e con immensa gioia del mio cuore vi entrai. Ma ahimè ! nel tempo del postulato, mentre incominciavo a gustare le delizie della vita religiosa, sempre per la salute, già dovevo decidermi a ripartire per casa.
Rivoltami di bel nuovo, e con maggior fervore alla Potente Vergine Ausiliatrice, La supplicai ardentemente ad aiutarmi, promettendole di render pubblica la grazia a sua maggior gloria. E Maria Ausiliatrice ascoltò le mie deboli preghiere, e mi aiutò tanto che da circa, un mese vesto la santa divisa delle Sue figlie, con tale un interno contento che la penna non vale ad esprimere. Grazie, o Maria, di tanto favore e a corona di esso, benedici la mia famiglia, e quanti mi fecero del bene, e ottieni a me la santa perseveranza, e la grazia di farti sempre ed ovunque conoscere ed amare.
Nizza Monferrato, 19 maggio 1901.
Suor MARIA ScovEro.
Viva Maria Ausiliatrice !
Lieta innalzo l'inno di mia gratitudine alla celeste Madre. Da ben cinque anni m'affidai alle cure materne di Lei, e le chiesi la grazia di mia guarigione. Non fui mai obbligata a letto, non soffrii dolori, ma si temeva una malattia incurabile. Io pregai e feci pregare, e promisi di far pubblicare la grazia. All'incominciar del nuovo secolo mi sentii perfettamente guarita. Tu adunque, Madre cara, che degnasti piegare lo sguardo su me misera, degnati anche gradire i miei più vivi ringraziamenti, e quelli di mia famiglia. Fa, o Vergine benedetta, che memori ancora noi di altri favori da te ricevuti, consacriamo a Te ed al Tuo Figlio Divino il resto del viver nostro. Prega per noi e salva le anime nostre.
Udine, 15 Giugno 1901.
TERESINA ZUCCATO di Bannia.
Sampierdarena. - Da parecchio tempo ero privo di lavoro, e non sapendo a qual mezzo appigliarmi, risolsi di far ricorso a Maria SS. Ausiliatrice, che imparai ad amare nelle Case Salesiane, promettendo una piccola offerta per l'Opera di D. Bosco, qualora fosse a Lei piaciuto ottenermi la tanto sospirata grazia. Oh ! quanto è buona Maria inverso chi con fiducia a Lei ricorre... Erano trascorsi pochi giorni dalla promessa fatta, che già il segnalato favore mi era concesso, e potei così per mezzo di pia persona ottenere un impiego che mi dà il pane per me e per la mia famiglia. Riconoscente di tanta grazia, rendo infinito lodi alla Madonna SS. Ausiliatrice, invitando tutti a ricorrere al suo potente patrocinio, sicuri d'essere da Lei pienamente esauditi.
12 maggio 1901.
A. ULDERICO.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Torino, o per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di D. Bosco, i seguenti
A*) - Alcamo: Guarassi Vincenzina, L. 10 per grazia - Alice Belcolle (Alessandria): Tardito Cristina, 2 per grazia- Aquila: De Marchis Vincenzo, 12 per tre Messe di ringraziamento avendo ottenuto assoluta guarigione da una lunga malattia - Asti Ferrini Filippo, 2.
B) - Bagnara : Zanardi Emilia, 3 - Bagnatica Lorenzi Emilia, 8 per grazia - Belforte: Gallo Rosa n. Gastaldi, 2 per strepitosa grazia ottenuta a mezzo della medaglia di Maria Ausiliatrice - Bocenago (Austria Tirolo) : Franzelli Giovanni, 10 per due Messe di ringraziamento all'altare di Maria Ausiliatrice - Bologna: N. N., 1: Rosso Giulia V.a Caprara, 20 per la riacquistata salute dopo un anno di tremenda malattia : Paolucci Sofia per favori ottenuti - Bolzanetto : Boccardo Boccalardo Elide, 5 per grazia - Borgotaro: Suor Arato, 4,50 per grazia ricevuta e per domanda di altra grazia - Bosconero: Martino Giuseppa e Crida Agata, 10 per straordinaria grazia ricevuta - Brà: Famiglia Testa, 2 - Brescia : Bonometti Maria, 10 per tre Messe di ringraziamento - Breguzzo (Trentino): Manfredini Marietta, 5 per guarigione da malattia cerebrale - Buggerru (Cagliari) Murroni Marietta, 5 - Buttigliera: Peira Luigia, 20 per Messa di ringraziamento.
C) - Camogli: A. De Gregori, 1 - Campiglia dei Berici : Nicola Giustina, 5 per grazia ricevuta - Cantalupo : Fracchia Luigi, 10 per grazia ricevuta - Cardano al Campo : Senaldi Maria, 5 con Messa di ringraziamento - Carignano : Gianinetto Antonio e Lucia per favori ottenuti da Maria Ausiliatrice - Carme- : Abrate Giovanni, 5 - CasalSorgone : Zucco Angelo, 1 per grazia ricevuta - Castello d'Annone Orecchia I„uigi, 5 - Cavagnolo: M. N., 2 - Cavalotta di Saviglia o : Gallino Maria, 6 per due Messe : Gallino Margherita, 5 per segnalati favori ottenuti - Cerami (Catania) : Mongio Sac. Costantino, 5 per grazia ricevuta- Chambare : Favre Giuseppe Parroco, 1 per grazia ottenuta - Chiusa S. Michele : S. F. per ottenuta guarigione da ostinata nevralgia ribelle ad ogni cura - Chivasso : Bagnasacco Emilia, 2 - Cloz (Trentino) : 15 fiorini per se e per altra persona in ringraziamento di avute grazie - Cagna : Capponi Aurora, rende pubbliche grazie per ottenuti favori - Cangiu (Cagliari): Galfrè Catterina, 5 - Costigliole Saluzzo : Toselli Giovanni compie la promessa fatta di pubblicare la quasi completa guarigione da un flemma pericolosissimo al braccio - Cozzo : Arrigoni Francesco, 5.
D) - Desenzano : B. B. C., 5 per grazia - Dogliani: Abbona Giuseppe falegname, 10 per grazia ricevuta.
E) - Este (Padova): G. Z., 25 per grazia ricevuta. F) - Fordongianus : Carta Obino Sebastiano, 5.
(*) L'ordine alfabetico qui segnato è quello delle città e dei paesi, cui appartengono i graziati da Maria Ausiliatrice.
G) - Gambarana: Strada D. Giovanni Battista, 5 per grazia - Gazzo (Padova) : Lucarda D. Francesco, 5 con Messa di ringraziamento - Genova : Sibilla Luigi, 2 per esser stato assolto dalla imputazione di bancarotta dolosa : Aprosio B. e Catterina, 10 per Messa di ringraziamento - Giardini : Corvaia Elena, 10 per grazia insigne.
I) - Isolaccia: Martinelli Rocco, 2 per grazia.
M) - Majerato : Ceravolo Francesco, 2 - Mirassi: Marini Suor Candida, 10 per Messa di ringraziamento - Mazzolara: Cavatorta Esterina, 2 per grazia ricevuta - Mattie: Polliotto D. Leopoldo, 1,50 - Merlino : N. N. manda offerte per grazio ricevute - Milano: Binda Maria, 2 per Messa: B. Angela colpita nel fior degli anni da disperata malattia quando i tristi pensieri del presente e dell'avvenire le acca sciavano l'animo, ripeteva come estremo conforto a se stessa: confidenza! confidenza in Maria Ausiliatrice, e con tale slancio di amore fece due novene, prima però che terminasse la seconda si trovò completamente guarita. I medici le dissero: in lei abbiamo constatato il miracolo. Rende pubbliche grazie alla sua celeste Ausiliatrice, tutti invitando a ricorrere al suo patrocinio - Mombarcaro : Prato Giovanni, 2 - Montaldo Roero: Pavinale D. Giovanni Vice Curato, 10 per grazia ricevuta - Montebeniechi : Piccardi Lisandro, 2 - Montecopiolo : Giovanni Ciro, 10 con Messa di ringraziamento - Montelupone: Pierini Vincenzo, 10 per ottenuta guarigione - Mortese : Castagnoli Silvio, 20 con Messa per segnalatissima grazia or ora ottenuta - Moretta : Banchio Giuseppina - Moriondo: Andreana Caterina - Mornese: Mazzarello Stefana, 6 per grazia.
N) - Napoli: Persico Sac. Giuseppe Maria, 5 per grazia ricevuta: Lahal Teresa, Ved. Nicolini. 10 - Negarine : Rossi Giuseppe, 2 - Nus : Traves Battista, 2,50 per Messa di ringraziamento.
O) - Occimiano : Sillano Felicita - Orcenico di Sopra: De Giusti Fabbro Teresa. 3,50 per Messa - Ovada: C. G. F.
P) - Padova : Elisa Ostani Andreetta, 2 - Pesariis : Solari Lino fu Giacomo, 2 per una Messa di ringraziamento - Peschiera: Cacciatori Rosa, 25 per desideratissima grazia ottenuta - Pezzaze: Mileri Filippo, 3 - Piano d'Isola d'Asti: Bianco Giuseppe infierendo la malattia nelle bovine ricorse a Maria Ausiliatrice e fu consolato. Manda offerta di grazie - Piasco : Barale Bartolomeo, 2 - Pinerolo : Bertalmio Alessina, ringrazia - Ponte Caffaro : N. N., 7,10 per grazie segnalatissime ricevute - Pozzo lo Fermigaro: Palenzone Maria in Scotti, 2 - Pradaniano (Udine) : Menossi Nicolò, 1.
R) - Bettorgole (Vicenza) : Casarotto Valentino, 5 per grazie - Riva di Chieri : Fasano Margherita, 5 - Rovello : Dronco D. Angelo, 3 per grazia - Rovigno : Ghirardelli Gio. Batta, 10 per desiderata grazia ottenuta.
S) - Saluzzo: N. N., si portò al santuario dell'Ausiliatrice e sciolse il suo voto facendo celebrare una santa Messa. Una tosse maligna lo disturbava talmente che temeva assai di poter continuare i suoi studi: ricorse a Maria ed in breve si trovò completamente libero e ristabilito in salute - S. Bartolomeo Pasino Catterina, 30 per grazia ottenuta - S. Damiano d'Asti : Baiotto Luigi, 20 per segnalata grazia ottenuta - S. Leo (Pesaro Urbino): Rossi Regolo, 10 - S. Sebastiano: G. Marianna, 1 - S. Vittoria : Provana Francesco - Savona : Ch. Giulio Musso, 2 per grazia - Schierano d'Asti : Ferrero Emilia, 2,50 per una Messa di ringraziamento per la ottenuta guarigione del figlio da due pericolose malattie - Somma Lombarda : Peruzzotti Enrico, 5 per grazia - Stellanello (Genova) A. M., 7 per una Messa di ringraziamento avendo ottenuto pienamente giustizia in un affare di gravissime conseguenze.
T) - Torino: Bianciardi Amedeo, 5 : Coriasso Maddalena, un cuore d'argento: Valeria Della Chiesa Della Torre, Messa di ringraziamento per miracoloso favore ottenuto : Famiglia Borla, un cuore d'oro per grazia : Raviolo Caterina, uno stolone magnificamente ricamato implorando la protezione della Madonna di D. Bosco: Rabbino Domenichina, per segnalato favore: P. M., per ottenuti miglioramenti della sua scossa salute - Trinità: Viglietta Biagia, Messa di ringraziamento.
U) - Ugento: Contini D. Amedeo, 25 per grazia ottenuta - Urbana: Parisato Lucia, 3 con Messa.
V) - Vandagno : Garbin Luigia ed Anna, 25 per gli affari completamente assestati di cara persona - Varazze: Piccone Maria, 10 - Varzo: N. N., 20 per grazia ricevuta - Verona Vallese: Tronco Giovanna, 2 - Vimercate: Seion : Michelina, 1 - Vicenza: De Lucchi D. Giorgio, 5 per grazia - Vinago : P. C., 15 per grave affare completamente liquidato con intiero pagamento di capitale e spese.
Z) - Zena: Gasparini D. Federico, per ottenuti favori - Zoagli : N. N., 2.
X) - E. M., per miracolosa guarigione - Tagliaferro Florinda, 2,50 per Messa di ringraziamento - Tonelli Paolina, 5 per Messa - D. G. B. Albera, 10 per una Messa - N. N., 1 -Amelia Barbano Bassani - N. N., 2 per grazia.
D. Carlo Mighettì
Sacerdote in ritiro a Gorizia.
QUESTO pio e zelante sacerdote nel dicembre dell'anno decorso veniva chiamato, dopo lunghe e penose sofferenze, a ricevere il premio delle numerose sue buone opere. Zelantissimo della salvezza delle anime e particolarmente della gioventù, egli, che era membro attivo d'un comitato per l'educazione dei fanciulli, salutò con gioia il giorno in cui i Salesiani si stabilirono a Gorizia, ed anzi, nonostante la sua grave età, mosse loro incontro fino a Mogliano Veneto. Coi suoi saggi consigli, col raccomandare l'opera nostra e con generose elargizioni colle quali si compiaceva di festeggiare le date per lui memor'a'nde, veniva sovente in aiuto ai nostri confratelli ed anche morendo volle ricordarsi dell'Opera nostra e legava una cospicua somma per l'incremento del Convitto Salesiano. Noi gli preghiamo il riposo dei giusti, e benchè in ritardo per motivi indipendenti dalla nostra buona volontà, gli tributiamo questo tenue attestato di nostra sincera gratitudine.
Noli Clotilde n. Rebora
Sampierdarena.
LA mattina del 13 maggio lasciava la terra per volare al Paradiso questa ottima signora di Sampierdarena, alla quale noi andiamo debitori di tanta riconoscenza per l'affetto grande che ci portava e per il valido aiuto che in varie circostanze ha prestato alle opere salesiane.
Fu donna di elevatissimi sensi, di pietà a tutta prova, sicchè ben possiamo dire che passò la sua vita nel beneficare il prossimo e nell'esercizio delle più elette virtù. Sia pace all'anima sua nel gaudio dei giusti.
il Cav. Oneto Giuseppe di Genova.
CoN vivo dolore apprendemmo l'annunzio della morte di questo nostro benefattore avvenuta il 6 giugno in Genova. La vita sua fu esemplarissima come cittadino e come marito e padre di famiglia. Dopo una lunga malattia, sopportata con rassegnazione veramente cristiana, munito dei conforti religiosi, spirava nel bacio dei giusti. Dotato di non comune senso artistico e amante del decoro della natia città, copri per vari anni con onore la carica di Consigliere Comunale, prestandosi lodevolmente in varie circostanze difficili, tra l'altre alla buona riuscita delle feste colombiane.
Si occupò pure della amministrazione di parecchie opere di beneficenza cittadine, tra le quali non dimenticò mai le Opere Salesiane e l'Ospizio di D. Bosco in Sampierdarena. Lo raccomandiamo vivamente alle preghiere dei nostri cooperatori e cooperatrici. Voglia il Dio di tutte le consolazioni concedere alla superstite sua madre, moglie, suocera sig.a Luigia Ved.a Dufour ed ai desolati suoi figli la rassegnazione necessaria in sì dolorosa circostanza ed a lui il riposo eterno.
Mons. Giuseppe Manunta Par. dì Lanuseì (Sardegna) e Cameriere d'Onore dì S. S.
AI 26 febbraio a. s. spirava nel bacio del Signore, dopo brevissima malattia e nella ancor giovine età di anni 41, questo zelante ed ottimo nostro cooperatore. Era un santo sacerdote di alti meriti e di elette virtù, ammirabile sopratutto nella cura delle anime e nel disimpegno de' suoi doveri. Grande ammiratore di D. Bosco e delle sue opere, quanto si adoperò per avere i Salesiani e quanto si rallegrò allorchè vide compiuti i suoi voti ! I nostri confratelli di Lanusei hanno perduto in lui un insigne benefattore, un tenero padre e ne piangono amaramente la grave perdita. Lo raccomandiamo quindi di tutto cuore alle preghiere dei nostri buoni cooperatori.