BS 1900s|1909|Bollettino Salesiano Maggio 1909

ANNO XXXIII - N. 5.   Torino, Via Cottolengo 32.   MAGGIO 1909.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: Il linguaggio della Chiesa nella Solennità di Maria Ausiliatrice    129 Tre preghiere proposte dal Ven. D. Bosco . . . 131 Giovanna d'Arco

Il Sistema educativo di D. Bosco: IV) Esempio memorando dell'efficacia del Sistema preventivo . 135 Tesoro spirituale    137 TRA I FIGLI DEL POPOLO: Cronaca degli Oratori Festivi : Messina, Trieste, Torino - Altre notizie 137 DALLE MISSIONI: Mozambico: Profitto e buon cuore dei nostri moretti - Terre Magellaniche: Attraverso l'Isola Dawson - Repubblica Argentina: La Missione della Pampa Centrale - Equatore: Da Guayaquil a Gualaquiza - Matto Grosso La Tribù dei Bororos -- In fascio .   . 140

IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Pel 24 corrente - Grazie e graziati   .   . . 151

NOTIZIE VARIE: Un nuovo Vescovo Salesiano - A Valdocco - In Italia: Chioggia, Randazzo - In Europa: Gorizia, Barcellona - In Oriente: Betlemme - Nelle Americhe : Buenos Aires, Messico 156

Necrologio e Cooperatori defunti    159

IL LINGUAGGIO DELLA CHIESA nella Solennità di Maria Ausiliatrice

UNA delle soavissime invocazioni con cui la Chiesa nelle Litanie Lauretane si volge a Maria (la più tenera anzi, la più espressiva e la più acconcia per noi cristiani, massime finche siamo in terra) è questa: Auxilium Christianorum, ora pro nobis ! Ogni anima pia la ripete ogni giorno con sentita riconoscenza, ed anche Maria, con elargire continuamente grazie e favori, dimostra ogni giorno quanto le piaccia il gloriosissimo titolo. Nè potrebbe, o buoni Cooperatori e pie Cooperatrici, essere altrimenti.

« Un uomo e una donna recarono gravissimo danno al genere umano; ma, per divina bontà, un altro Uomo ed un'altra Donna riparavano la nostra rovina, e non senza nostro guadagno. Gesù Cristo avrebbe potuto compiere un tal riscatto da sè; ma volle la Divina Bontà che, come nella nostra rovina, così nella nostra redenzione, fosse rappresentato l'uno e l'altro sesso, tanto più che noi avremmo sentito il bisogno di chi intercedesse per noi presso il Divin Mediatore Gesù. Ed ecco che a mediatrice ci fu data Maria!... Quindi se gemiamo sotto le conseguenze dell'umana fragilità, tergiamo le lacrime e senza timore appressiamoci a Maria; in Lei non v'ha nulla d'austero, nulla di terribile, tutto è soavità ed amore... E perchè è davvero piena di clemenza, di dolcezza, di grazia, e di misericordia, rendiamone tutti grazie a Dio, che nella pietosa sua provvidenza ci ha dato una tal mediatrice, che attira a sè tutti i cuori. A tutti infatti Ella apre i tesori della sua pietà , per arricchirne tutti, donando allo schiavo la redenzione, all'infermo la sanità, a chi piange il conforto, al peccatore il perdono, al giusto la grazia, all'Angelo la celeste esultanza. Buona, Ella non guarda ciò che uno ha fatto nel passato, ma ascolta tutti, accoglie tutti con clemenza, e di tutti, con una compassione quasi infinita, ascolta e solleva ogni dolore.... Gettiamoci adunque con devotissime preci ai suoi piedi, abbracciamoci a Lei, e non lasciamola finchè non ci abbia benedetto, poichè Ella è potente! ... (1) »

Queste pie e magnifiche parole di S. Bernardo sono l'espressione più bella dell'insegnamento della Chiesa e dei sentimenti dei fedeli di tutti i secoli per la Beatissima Vergine. In ogni tempo i .cristiani hanno creduto alla sua potenza ed alla sua misericordia, in ogni tempo han riposto la più viva confidenza nella sua protezione, e giammai questa fiducia è andata fallita. Nè soltanto i devoti di Maria in particolare han provato l'efficacia del suo soccorso; ma le stesse nazioni cristiane e tutta la Chiesa hanno avuto da Lei, in ogni dolorosa circostanza, il suo santo, pronto, e potente aiuto.

E tale è precisamente il linguaggio della liturgia negli inni, nelle lezioni del secondo e del terzo notturno, nelle antifone del Benedictus e del Magnificat e nelle orazioni della solennità del 24 Maggio.

Gli inni son consacrati a celebrare la potenza di Maria e l'efficacia dell'aiuto che Ella dà alla Chiesa e a tutto il popolo cristiano.

Le antifone sono l'espressione riconoscente della illimitata confidenza riposta in ogni tempo in Lei.

Le due prime lezioni del secondo notturno sono di S. Bernardo, e recano tutto intero quel tratto di cui abbiam riportato poc'anzi la miglior parte; la terza è la storia compendiosa della vittoria di Lepanto, delle persecuzioni che ebbe a soffrire l'immortale Pontefice Pio VII, e dell'istituzione della solennità, con cui, Egli, Vicario di Gesù Cristo, ufficialmente riconobbe in Maria la potentissima Patrona, cui la Chiesa in ogni tempestosa procella è debitrice delle sue vittorie.

Le lezioni del terzo notturno son anche esse di San Bernardo e tratte da un discorso sulla Natività di Maria Santissima. Il Santo Dottore ammira la saggezza e la bontà di Dio nella sua condotta verso di noi, il quale volendo consolarci colla rugiada della sua grazia, dapprima ne depositò in Maria la sorgente, affinchè avessimo ogni grazia da Lei e venissimo tutti ad essere arricchiti dalla sua pienezza. Qual amore, qual venerazione, qual confidenza non dobbìamo quindi alla Vergine! Se temiamo la suprema maestà di Gesù, che è sempre Dio sebbene simile a noi per l'umanità, noi abbiamo presso Lui un'avvocata in ogni nostro bisogno, cioè Maria! Il Figlio non rifiuta mai nulla alla Madre, nè il Padre al Figlio. Ella è perciò la scala offerta ai peccatori per uscire dall'abisso più profondo ed elevarsi fino al cielo; e in Lei si fonda ogni nostra speranza. Amiamola, onoriamola, invochiamola con tutto il cuore. Tale è la volontà di Dio, il quale ha disposto che ogni bene a noi venisse per le mani di Maria! Tutti infatti abbian bisogno della Grazia, come quella che opera la nostra salute... e Maria ha trovato la grazìa: cerchiamo Maria e con lei troveremo la grazia! Chi può fare assegnamento sui meriti propri? Noi sian debitori di tutto alla grazia, non possiam nulla senza di essa, e

Maria ce la procura!    

Questa è la dottrina di S. Bernardo, che la chìesa offre in cibo alla nostra pietà nella festa di Maria Ausiliatrice. La conclusione pratìca di tale insegnamento è nell'antifona del Benedictus: « Noi ci siam rivolti a Te, o Santa Madre di Dio, e per te ci fu dato l'aiuto del Signore ! (1) »

Le orazioni non son meno stupende. La prima proclama che la Beatissima Vergine Maria è stata costituita da Dio perpetuo nostro aiuto e chiede che, sostenuti da Lei nei combattimenti della vita, possiamo trionfare del nostro crudele nemico nell'ora della morte ! La seconda impetra il trionfo della Chiesa militante, rievocando, a titolo di riconoscenza e di supplica, le passate vittorie. La terza implora con tenera pietà che tutti i popoli, i quali si nutrono del santo corpo di Gesù e del suo preziosissimo sangue, mercè l'aiuto della Beatissima Madre sua, siano liberi da ogni pericolo e da ogni male, e custoditi nella santità e nella pace!

Ecco l'ammirabile linguaggio della Chiesa nella cara solennità del 24 maggio!

Cooperatori e Cooperatrici nostre, il giorno santo si avvicina! Apriamo il cuore alla gioia ed alla confidenza; è la Chiesa che ce lo insegna e lo vuole. E noi, prostrandoci con essa ai piedi della dolcissima e potente nostra Avvocata, facciamo nostri i sentimenti e le suppliche dell'ecclesiastica liturgia, a nostro vantaggio, pei bisogni della Chiesa. e pel bene di tutta la società cristiana.

(1) S. Bernardo; ex serm. de 12 stellis.

(1) Ad Te, o Sancta Dei genitrix, clamavimus et per te venit Domini auxilium nobis.

TRE PREGHIERE PROPOSTE DAL VENERABILE D. Bosco.

CONOSCENDO quanto sia tenero il culto dei nostri lettori per Maria Ausiliatrice e la venerazione in cui essi tengono ogni frase di D. Bosco, vogliamo fare ad essi un regalo trascrivendo per intero tre affettuosissime preghiere, pubblicate da D. Bosco nel maggio del 1877 in calce all'opuscolo: « La Nuvoletta del Carmelo, ossia la Devozione a Maria Ausiliatrice premiata di nuove grazie»; preghiere nelle quali ci pare mirabilmente espresso l'accennato linguaggio della Chiesa (1).

I.

O Maria Ausiliatrice, Figlia prediletta del Divin Padre, voi foste da Dio stesso costituita quale aiuto potente dei Cristiani in ogni pubblica e privata necessità. Quindi a voi ricorrono continuamente gli inferni nelle loro malattie, i poveri nelle loro strettezze, i tribolati nelle loro afflizioni, i nocchieri nelle procelle, i combattenti nelle battaglie, i viaggiatori nei pericoli, i moribondi nei travagli dell'agonia, e tutti ricevono da voi soccorso e conforto. Accogliete dunque benigna anche le nie preghiere, o Madre pietosissima, e raccogliendotisi all'ombra del vostro patrocinio, assistetemi sempre amorosa in tutti i miei bisogni, liberatemi da tutti i mali, impetratemi tutti i beni in vita ed in morte.

II.

O Maria Ausiliatrice, Madre Augusta del Divin Salvatore, validissimo è il vostro aiuto a pro' dei Cristiani. Per voi si dispersero le eresie e dalle battaglie più pericolose uscì trionfante la Chiesa. Per voi le persone, le famiglie, furono non solo liberate,_ ma tante volte ancor preservate dalle più gravi calamità; imperocchè i nemici si disperdono, i morbi si mettono in fuga, e la morte è costretta a cedere la sua preda, appena s'invoca il vostro aiuto. Deh! sia sempre viva la tuia fiducia in Voi, o Maria, affinchè in ogni ratio bisogno possa sperimentare ancor io che Voi siete veramente il soccorso degli indigenti, la difesa dei perseguitati, la salute degli infermi, la consolazione degli afflitti, il rifugio dei peccatori e la perseveranza dei giusti.

III.

O Maria Ausiliatrice, Sposa amabilissima dello Spirito Santo, madre amorosissima dei Cristiani; eccomi ad implorare il vostro aiuto. Deh! liberatemi dal peccato e dalle insidie dei miei nemici spirituali e temporali; allontanate da me i castighi, che mi sono meritato colle mie colpe; fatemi in ogni mio bisogno provare gli effetti del vostro amore e del vostro potere. O cara Madre! quanto desidero di andare a contemplare la vostra faccia nel beato soggiorno del Paradiso! Se non che un funesto pensiero mi dice che per causa dei miei peccati forse io non mi merito più sorte sì bella! Ah! non permettetemi una sì grande sventura, o dolcissima Madre. Pregate per me, intercedete per me, ottenetemi dal vostro Gesù un gran pentimento delle mie iniquità, e la grazia di fare una buona confessione, affinchè io possa vivere in pace tutti i giorni di mia vita, terminarli con una santa morte, e così giungere in Cielo a godere con voi le eterne delizie del mio Dio.

(1) Le preghiere vennero offerte da D. Bosco come un pio esercizio da praticarsi per la novena e festa di Maria Ausiliatrice Il buon Padre inculcava di premettere ad esse il Deus in adiutorium col Gloria Patri e di aggiungere a ciascuna orazione tre Ave e la giaculatoria Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis.

GIOVANNA D'ARCO

LA domenica in Albis, presenti oltre sessanta vescovi e quarantamila cattolici francesi, con molti altri pastori e fedeli accorsi da ogni punto della Cristianità, nella monumentale Basilica di S. Pietro in Roma venivano solennemente resi gli onori dei beati ad una delle più grandi eroine che vanti la storia.

Al sorgere del secolo XV la Francia pareva avesse a perdere l'indipendenza e divenir soggetta all'Inghilterra. Sulle torri di Parigi già sventolava la bandiera inglese e il legittimo erede del trono di Clodoveo stava per abbandonar lo scettro ad Enrico VI re d'Inghilterra, figlio di quell'Enrico V che in Rouen aveva fatto batter moneta colla propria effige e il titolo di re di Francia. In vero omai non restava che la città di Orléans che tenesse testa agli Inglesi ; caduta anch'essa, la Francia sarebbe divenuta tributaria e scancellata dal numero delle nazioni indipendenti.

Iddio però vegliava sulla figlia primogenita della Chiesa. Nella tranquilla valle di Domrémy, presso le sponde solitarie della Mosa, pura come un giglio, semplice e di un'angelica pietà, fra le cure del gregge e i lavori del canapo o dell'umile casa paterna cresceva una contadinella. Iddio, che è pure il signore degli esercìti e delle vittorie, pose gli occhi sopra di lei, e cominciò a disporla all'alta missione.

Quella fanciulla si chiamava Giovanna d'Arc. « Io (dichiarò essa il 22 febbraio del 1431 nell'interrogatorio di Rouen) era nel mio tredicesimo anno di età quando Dio mi inviò una voce per aiutarmi a governare me stessa: la prima volta io ne ebbi un gran timore. La voce venne d'estate, sul mezzogiorno, nell'orto di mio padre; io era allora digiuna, ma il giorno precedente non aveva digiunato. Intesi la voce dal lato destro verso la Chiesa; raro l'intendo senza uno splendore e lo splendore è della parte medesima d'onde si fa udire: di là ordinariamente sfavilla una gran luce.. La voce era veneranda, e dopo averla sentita tre volte, conobbi che era la voce di un angelo. Questa voce mi ha sempre ben custodita ed io l'ho sempre ben compresa. Essa mi insegnò a condurmi rettamente e a frequentare la chiesa: essa dicevami che m'era necessario di venire in Francia (dai confini della Lorena)... Ciò mi andò ripetendo due o tre volte per settimana, asserendo anche che non avrei potuto più rimanermi dove io era; e mi ordinò di andar a levare l'assedio onde la città di Orléans era stretta, e a tale effetto di portarmi a Vaucouleurs, dal comandante di quella fortezza Roberto di Baudrìcourt, il quale mi darebbe gente per condurmi ».

Il 6 marzo 1429, dopo quattr'anni di questa scuola celeste, l'umile contadinella diciassettenne, docile messaggera di Dio, era difatti in Chinon dinanzi il Castello reale, aspettando di essere ricevuta in udienza dal Re. A lungo si discute se convenga o no di accoglierla; ma alla fine, nella gran sala delle udienze rischiarata dalle fiamme di cinquanta torcie, alla presenza di trecento cavalìeri sfarzosamente abbigliati, tra i quali in abito dìmesso si era confuso a bella posta il Re, la figlia dei campi della Lorena s'avanza sicura in tutta la purezza della bellissima anima sua e, guidata dall'alto, come se fosse vissuta non nei prati della Mosa, tra rozzi contadìni ed armenti, ma continuamente nelle corti, va diritta al Re che non aveva mai visto, gli fa con somma grazia l'inchìno di rito e: « Sire - esclama - mi manda il Re del cielo ad annunziarvi che sarete incoronato a Reims legittimo luogotenente di Cristo, che è il Re della Francia ! »

La sua ambasciata è alfin creduta ; vestita di corazza, coll'elmo in testa e squassando il suo bianco stendardo, recante coi nomi di Gesù e di Maria l'effigie del Re dei Re benedicente i gigli a Lui presentati dagli angeli, eccola ai primi di maggio ritta sul suo cavallo come provetta guerriera, giungere sotto le mura di Orléans, che era in sì grande necessità che più non poteva durarla per mancanza di viveri; e là, per opera sua, in tre giorni sono distrutte le opere che il genio dell'Inghilterra aveva rizzate in sette mesi, ed Orleans è libera ! Ma la sua meta è Reims, dove il Signore del Cielo le ha imposto di guidare il gentile Delfino (il figlio di Carlo VI) a ricevere l'unzione e la corona reale. Centocinquanta leghe attraverso un paese irto di fortezze possedute dagli inglesi, non la spaventano; infatti esse spontaneamente si arrendono o sono espugnate sul cammino e Reims apre le sue porte senza colpo ferire, e nella sua storica Cattedrale, il 17 luglio, in un trionfo indescrivibile le mani pontificali fanno scorrere sulla fronte di Carlo VII l'olio della Sacra Ampolla per cui è consacrato legittimo successore di Clodoveo e di S. Luigi. Giovanna è al colmo della gioia, il voto più caldo del suo cuore è compito. Nella memoranda cerimonia ella è accanto al Re, tenendo in mano, ritta sulla testa incoronata di lui, la bianca bandiera, venuta giustamente al trionfo, Poichè era stata alla lotta, e piange di fede, di carità serafica, di sublime patriottismo!

Compiuta fedelmente la sua missione, chiede di far ritorno alla quiete della valle nativa, ma il re e i capitani la costringono a prender parte ad altre battaglie per cacciar glì Inglesi dalla Francia. Ma presto comincia per l'eroina una carriera di dolori e di umilìazioni, che terminano tra le fiamme del rogo. All'assedio di Compiégne caduta prìgioniera forse pel tradimento di alcuni invidiosi della sua gloria, è venduta vilmente agli Inglesi, calunniata in tutti i modi, processata e finalmente arsa viva! Ma nella carcere, tra gli atroci trattamenti dei custodi, tra le sevizie dei giudici che furono con lei veri carnefici, e dinanzi alle fiamme del rogo, ella fu sempre grande, sempre eroica, perdonando generosamente ai suoi nemici, e tollerando tutto per amor di Colui che innocente spirò sulle vette del Calvario, attaccato ad una croce a guisa di malfattore. La divina giustizia non tardò a punire severamente gli autori della sua morte ; il processo iniquo, riveduto, fu dichiarato nullo; e l'innocenza della Pulcella di Orléans tosto rifulse in tutto il suo splendore, al pari della sua rassegnazione sublime e della invitta sua pazienza e grandezza di animo.

Ecco, a rapide pennellate, il ritratto della venerabile donzella, annoverata dopo cinque secoli dalla sua morte nell'elenco glorioso dei Beati dalla Suprema Autorità della Chiesa.

« L'ora dell'apoteosi di Giovanna d'Arco - scriveva in antecedenza il più autorevole dei periodici cattolici d'Italia (1) - è stata sapientemente prescelta dalla Divina Provvidenza. Leone XIII iniziava gli atti della beatificazione di lei, quando in Francia nelle logge massoniche e nelle alte sfere governative preparavasi l'apostasia ufficiale della nazione cristianissima dalla Chiesa e da Dio (2): Pio X sta per celebrare quella beatificazione quando l'apostasia stessa è consumata. La coincidenza non è certo fortuita da parte dello spirito di verità, che noi crediamo assistere senza posa alla Cattedra di Pietro. Giovanna nel secolo XV apparve manifestamente inviata da Dio per salvare, con uno dei più meravigliosi portenti che la storia registri, così la nazione francese in procinto di perdersi, come il suo carattere sociale di scolta armata del cattolicismo, che ebbe impresso fin dalla nascita a Reims, nella consacrazione di Clodoveo per le mani di S. Remigio. Nel secolo XX Giovanna d'Arco, innalzata all'onore degli altari, riceve dall'oracolo del Vaticano la conferma irrefragabile di quella dìvina missione, compiendo la quale passò rapidamente sulla terra quasi astro fulgidissimo e si spense a dìciannove anni martire gloriosa (1). Ella torna ora dal Cielo alla sua patria ammonimento e conforto; torna l'ammirabile Pulcella non più sul suo cavallo di battaglìa, sventolando la bianca bandiera, d'innanzi a cuì fuggivano attoniti gli eserciti ìnglesi e si aprivano per incanto le fortezze; ma assorta in una gloria, la quale non ha altra in terra che la pareggi, cìrcondata dalle schiere degli Angioli e dei Santi comprensori, risplendente in alto fra mille fiaccole accese per lei, nel primo Tempio della cristianità gremito di adoratori di ogni favella. E di là grida alla sua Patria: «Iddio mi manda un'altra volta per la tua salvezza!...»

Ma dall'alto della gloria l'umile contadinella della Lorena appare segnacolo di vìttoria e sprone di santità non pur alla Francia, ma al mondo intero.

« Abbiamo proprio bisogno della valida intercessione dei Santi - dichiarava il 24 gennaio il Santo Padre Pio X in occasione della lettura del decreto di Beatificazìone di Giovanna d'Arco - perchè la lebbrosa e paralitica società presente riconosca il male che fa e ricorra a Dio, onde la salvi dalla roviria. Ingrata ai benefici su di essa largamente profusi, sorda agli invìti amorosi di chi la vorrebbe sulla via del bene, è arrivata a tal punto da misconoscere Iddio non solo nelle grazie, colle quali la benefica, ma anche nei castighi con cui la flagella; castighi riguardadati come fenomeni inesorabili della natura. Quindi non più Dio nelle assemblee e nei parlamenti, perchè si ha vergogna di nomìnarlo; non più Dio nelle scuole, se non che per deriderlo o bestemmiarlo; non più Dio nelle famiglie laicizzate; non più Dio insomma nella società, che uscìta di pupillo non ha bisogno di pedagogo. Quindi la gioventù nella così detta lìbertà di pensiero e di coscienza educata all'ateismo, la stampa invereconda che mena stragi e rovine, le stesse arti belle fatte strumento di corruzione. Quindi derisi i buoni osservanti delle leggi divine, riguardate ormai come rimasugli di superstizione e d'ignoranza; scherniti i Ministri di Dio e impediti perfino nelle opere di umanìtà e di beneficenza; perseguitata finalmente dalla settaria prepotenza dominante la Religione anche negli asìli, che ancora le restavano, le Chiese.

»...Oh ! venerabile Giovanna, pregate Dio perchè questa misera lebbrosa che è la società presente, coperta da capo a piedi di piaghe fetide e cancrenose, questa paralitica, che in continui tremiti e sussulti non può fare un passo nella via del bene, riconosca i suoi torti, e faccia ricorso a Dio, che solo può guarirla! Entri Dìo nelle menti, e le illumini: entri nei cuori , e li purifichì; entri nelle famiglie, nelle scuole, nelle officine, e le santìfichi. Entri nella società, che è sua di diritto, e vi entri trionfante, chiamato dalla fede e dall'amore....»

E voi specialmente, o pie figlie del popolo, e voi, o zelanti cooperatrici nostre, implorate dalla nuova Beata parte di quel coraggio e di quello zelo che essa dispiegò pel trionfo della religione e della patria.

Sì, o buone figlie del popolo dell'età nostra, spesso insultate e dileggiate e nelle vie e nelle fabbriche, fissate lo sguardo in Giovanna d'Arco, e pensate. D'in mezzo alla turpe marea, che sale minacciosa di avvolgere la società nel fango, non si è spenta una voce, la voce che chiama anche voi alla salvezza dell'onestà, del pudore e di ogni gentile virtù! Deh! corrispondete al dolce invito con quella generosità con cui lo seguì Giovanna; ed anche oggi per voi la società sarà salva. Oh! la santa missione che è riserbata ad ogni donna cristiana nell'età presente!

(1) Ved. la Civiltà Cattolica, quaderno 1409 (6 marzo u. s.) da cui abbiam tolto altri particolari.
Chi desidera ampie notizie sulla nuova Beata, legga la splendida monografia popolare . Giovanna d'Arco » del compianto sac. salesiano D. Andrea Beltrami.

(2) Leone XIII ordinò il 27 gennaio 1894 che fosse segnata l'introduzione della Causa; nel 1898 la Sacra Congregazione dei Riti approvò i processi apostolici istruiti in Francia e negli anni 1901 e 1903, sempre sotto Papa Leone, furono discusse le virtù di Giovanna, che Pio X, nel principio del 1904, dichiarava eroiche.

(1) Giusta gli esatti computi del P. Ayroles, nella sua grande opera : La vraie Jeanne d'Arc, ella nacque il 6 di gennaio 1412. Aveva dunque, quando morì (il 30 maggio 1431) diciannove anni e cinque mesi non intieri.

Nuove postille al decreto della S. Congregazione dei Riti per l'introduzione della Causa di D. Bosco.

Il Sistema educativo di D. Bosco

Nell'educare la gioventù GIOVANNI Bosco tenendo presente la divina sentenza : Il principio della sapienza è il santo timor di Dio, seguì un sistema di preveniente industria, vigilanza e carità,

IV (1). Esempio memorando dell'efficacia del sistema preventivo.

Il Governo Piemontese nel marzo del 1845 aveva aperto a mezzodì di Torino una casa correzionale per minorenni, o consegnativi dai parenti per indocilità, od anche condannati dai consigli di polizia, o dai Tribunali per qualche delitto più o meno grave, cioè lo stabilimento detto La Generala. Don Bosco, finchè i regolamenti carcerari e le sue occupazioni glielo permisero, ottenne di potersi recare a quando a quando in mezzo a quei poveri giovani, degni della più alta compassione. Col permesso del Direttore delle carceri egli li istruiva nel catechismo, faceva loro delle prediche, li confessava, e molte volte s'intratteneva con essi amichevolmente, come praticava co' suoi figliuoli dell'Oratorio. Non occorre dire che i giovani prigionieri, vedendosi trattati con sì bel garbo, riguardavano D. Bosco come un padre, e gli davano ogni volta le più sincere prove di stima e di affetto, e per non disgustarlo si sforzavano di menare una vita, per quanto sapevano, irreprensibile. Ma una volta operarono, per così dire, un miracolo, e dimostrarono luminosamente quale potere abbia il sistema preventivo per ammansare gli animi, anche i più ostinati e ribelli. Il fatto venne già pubblicato da varii scrittori ; fra gli altri ne parlarono l'abate Luigi Mendre, il dottor Carlo d'Espiney, e il Conte Carlo Conestabile.

Poco dopo la Pasqua del 1855 D. Bosco aveva dato a que' giovani gli esercizii spirituali, che furono fecondi di benedizioni per le loro anime. La dolcezza e la carità del suo cuore avea guadagnati anche i più discoli ed era riuscito a farli accostare tutti ai santi Sacramenti, un solo eccettuato. Nei suoi uditori, ne' suoi penitenti aveva riconosciuto una sincera conversione al bene, e nel tempo stesso una affezione profonda ed una riconoscente simpatia per la sua persona. Il buon Prete ne fu commosso, e risolvette di ottenere per essi un qualche allievamento alla loro prigionia. Il primo pensiero che gli venne fu di una bella passeggiata, persuaso che la privazione di moto e di libertà era la più dura e insopportabile punizione. Si recò pertanto dal Direttore delle carceri della città, e:

- Vengo, gli disse, a farle una proposta; vi è probabilità che sia accettata?

- Faremo tutto quello che potremo, signor Abate, per compiacerla, rispose l'ufficiale, perchè la sua influenza sui nostri carcerati ci è stata di grande aiuto.

-- Ebbene! la mi permetta, Signor Direttore, che io implori una grazia per questi poveri giovani, la cui esemplare condotta da parecchio tempo non dà motivo ad alcuna lagnanza; la mi permetta di farli uscir tutti per un giorno: li condurrò a fare una gita a piedi a Stupinigi; si parte di buon'ora e si torna a notte: questa passeggiata farà loro del bene per l'anima e pel corpo.

Il Direttore sbalordito aveva fatto un salto sulla seggiola: - Ma lei non parla sul serio, signor Abate, esclamòl

- Parlo colla maggior serietà del mondo, ripigliò D. Bosco e la supplico di prendere in considerazione la mia domanda.

- E non sa Ella che io son responsabile di ogni fuga?

- Stia sicuro che di fughe non ve ne sarà nessuna; io, se vuole affidarmeli questi giovani, mi impegno di ricondurglieli tutti, fino ad uno.

Lunga fu la discussione: D. Bosco insisteva: il Direttore trinceravasi dietro la inflessibilità del regolamento; finalmente, non potendo prendere la responsabilità sopra di sè, acconsentì di parlarne al Ministro.

D. Bosco intanto recavasi a visitare il Cav. Carlo Farcito di Vinca, che era in quel tempo intendente generale, ossia Prefetto della Provincia, al quale spettava dare il permesso. Ma l'Intendente ascoltata la domanda fu inesorabile nella negativa.

Il Direttore delle Carceri però manteneva la data parola, ed era sempre al ministero Urbano Rattazzi, uomo che, se difettava di qualche qualità, aveva però molto ingegno. Riflettè un istante sulla proposta che il Direttore delle prigioni gli presentò a nome di D. Bosco; poi fece sapere a questi che desiderava di vederlo.

D. Bosco si presentò al Ministro con quell'aria semplice ed aperta, che gli era naturale e che conservava sempre anche alla presenza dei più alti personaggi. Il Ministro lo ricevette con isquisita gentilezza

- Voglio, signor Abate, acconsentire, diss'egli, alla proposta, che in nome della S. V. mi è stata fatta uno di questi giorni. Lei potrà mettere in esecuzione il suo disegno di passeggiata, la quale farà molto bene a questi giovani prigionieri sì dal lato morale come dal lato fisico: darò gli ordini necessari: da lontano la seguiranno carabinieri travestiti per aiutarla in caso di bisogno a mantenere l'ordine, e per far uso della forza se alcuni recalcitranti rifiutassero la sera di rientrare in prigione.

Il Ministro aveva pronunciato queste parole con accento fermo, e credeva di aver soddisfatto a tutti i desiderii di D. Bosco. Ma questi aveva sorriso udendo parlare di carabinieri, e:

- Eccellenza, rispose con dolcezza, io Le sono riconoscentissimo della sua cortesia, ma non metterò in atto il mio disegno che ad una sola condizione: che Ella mi permetta cioè di essere tutto solo coi miei giovani, e mi dia la sua parola di onore di non mandare la forza pubblica sulle mie tracce. Prendo la cosa tutta a mio rischio; e Vostra Eccellenza mi farà mettere in prigione se avverrà qualche disordine.

Il Ministro fu stupefatto:

- Ma, esclamò, Lei alla sera non ne ricondurrà nemmeno più uno di quei tristi arnesi.

- La si fidi di me ! rispose D. Bosco; e il suo contegno mostrava chiaramente che non avrebbe ceduto.

Dunque? o prendere o lasciare. D'altra parte Rattazzi era curioso di fare la prova, e per altro avrà detto a se stesso : - Qualora taluno avesse l'ardimento di prendere la fuga non sarà difficile ai gendarmi di rinvenirlo tra pochi giorni e ricondurlo in gabbia. - Oltre ciò, quel prete gli ispirava fiducia e perciò permise a D. Bosco di fare quel che voleva.

D. Bosco non tardò a ritornare alla Generala per disporre i trecento prigionieri a godere degnamente del singolarissimo favore loro accordato. La sera innanzi a quel giorno memorando, egli li raccolse tutti e tenne loro un discorso, presso a poco in questi termini:

- Giovani cari, ci disse, vi ho da dare una notizia, la quale vi farà molto piacere. In premio della benevolenza che mi avete finora dimostrata; in premio della buona condotta che da qualche tempo menate; in premio sopratutto della vostra corrispondenza alle povere mie fatiche nel corso degli Esercizi spirituali, mi sono recato dal signor Intendente generale, indi dal signor Ministro, ed ho ottenuto la licenza di condurvi domani a fare una passeggiata sino a Stupinigi.

Udite queste parole, quei poveri giovani alzarono un grido colossale di maraviglia e di gioia, impossibile a descriversi. Ricondotto dopo alcuni momenti il silenzio e la calma, D. Bosco continuò:

- Voi vedete quanto sia grande questo favore; è questa una grazia più unica che rara; e fino ad oggi non fu concessa ancora.

- Viva il Ministro! Viva D. Bosco! esclamarono con gran voce i giovani pieni di entusiasmo.

- Sì, viva il Ministro! proseguì D. Bosco; ma ora ascoltate, o miei cari, il più necessario. Io ho impegnata la mia parola che voi dal primo all'ultimo vi sareste regolati sì bene, da non aver bisogno nè di guardie, nè di gendarmi presso di noi; ho impegnata la mia parola che domani sera dal primo all'ultimo voi sareste rientrati in questa dimora. Potrò io vivere tranquillo sulla vostra condotta?

Potrò io stare sicuro che niuno di voi cercherà di fuggire ?

- Sì, sì, stia sicuro; saremo buoni, saremo buoni; - gridarono tutti.

Ed uno dei più adulti prese a dire: - Corpo di mille bombe, se mai qualcuno cercasse di fuggire gli correrò dietro e lo squarterò come un pollo; - ed io, soggiunse un altro non meno violento, con una pietra spaccherò la testa a chiunque le desse un dispiacere; - non verrà più di certo a casa vivo, gridò alla sua volta un ercolaccio sui 18 anni, quel furfante che disonorasse la nostra partita.

- Basta, basta, disse Don Bosco; questo parlare non istà bene e mi fa pena. Io mi fido di voi tutti, so che mi volete bene, e non mi darete disgusti. Intanto, così per dire, vi noto solo che la città di Torino domani avrà gli occhi sopra di noi. Se mai qualcuno si regolasse male, ne scapiteremo tutti e ne scapiterei io pel primo, che ho domandato e vi ho ottenuto questo favore, e il pubblico avrà ragione di dire che io fui imprudente e che mi sono lasciato gabbare; ne scapitereste voi pure e passereste per giovani di cui niuno abbia più a fidarsi. E poi che cosa varrebbe il fuggire? A meno che uno mettesse le ali, del resto dopo qualche ora, o tutto al più dopo un giorno o due, sarebbe nuovamente arrestato, e messo in più dura prigione. Invece se tutti vi diporterete bene, ed alla sera rientrerete in casa senza alcuna difficoltà, chi sa che non vi sia in appresso riconcesso questo favore medesimo, e così di quando in quando possiate godere di consimili passeggiate !... Ma tutte queste sono considerazioni umane; una ve ne ha ancora, miei cari giovani, molto più importante. Voi ultimamente avete fatto le più belle promesse a Dio di essere buoni e di non più offenderlo. Orbene egli vi guarda dal Cielo, pronto a benedirvi adesso e in avvenire, se gli sarete fedeli. Date adunque domani una prova luminosa della sincerità e fermezza delle vostre risoluzioni. Tutti all'ordine; bando alle disobbedienze, agli alterchi, alle risse. Lo promettete?

- Sì, sì, lo promettiamo; parola d'onore; vedrà, vedrà.

Ed uno di loro aggiunse: - Lei sarà nostro generale in capo, e a nome di tutti i miei compagni l'assicuro, che giammai generale alcuno avrà avuto soldati più docili e disciplinati.

D. Bosco così assicurato passò ad annunziare l'ora dell'uscita, l'ordine dell'andata, della fermata e del ritorno, e in fine licenziandosi per ritornare in Valdocco disse: - A rivederci domattina! - Quei poveri giovani non capivano più in sè per la gioia, e fin da quella sera si mostrarono coi loro custodi così quieti ed ubbidienti quali non erano stati mai.

Al domani guidati da D. Bosco prendevano per tempo la strada di Stupinigi, villaggio di circa mille anime, situato presso il Sangone, a quattro miglia da Torino, dov'è un regio parco. Quivi lì aspettava il rev. D. Emanuele Amaretti, amico cordiale di D. Bosco.

Usciti dalla loro prigione, godevano con riconoscente gioia una giornata di sole e di libertà, preceduti da un somiere carico di provvigioni. L'af fettuosa tenerezza loro verso D. Bosco fu commovente. Quando lo videro un po' affaticato pel cammino, in un batter d'occhio tolsero sulle loro spalle le provvigioni di cui era carico il giumento. e lo costrinsero a salire a cavallo di quell'animale; due di essi tenevano la briglia. A Stupinigi Don Bosco li condusse in chiesa, celebrò la santa Messa, li trattò allegramente a pranzo e a merenda, e durante tutta la giornata li occupò in svariati divertimenti. Descrivere la contentezza che rifioriva su tutti quei volti è cosa impossibile)

La loro condotta fu inappuntabile; nessuna contesa venne a turbare la pace di quel giorno, e D. Bosco non ebbe bisogno nè di avvertimenti nè di rimproveri pere mantenere la disciplina. La sera rientrarono tutti nella loro triste dimora, più rassegnati alla loro sorte e più docili di prima.

Il Ministro aspettava con impazienza il risultato della spedizione; non ostante la fiducia che gli ispirava D. Bosco, egli non si sentiva del tutto tranquillo. Ma D. Bosco senza perdere tempo andò in persona dal Ministro, il quale fu attonito al racconto di lui.

- Le sono riconoscente, signor Abate, diss'egli di quanto ha fatto pei nostri giovani prigionieri, ma vorrei sapere dalla S. V. il motivo, per cui lo Stato non ha sopra quei giovani l'influenza che Lei ha esercitato i

- Eccellenza, rispose D. Bosco, la forza che noi abbiamo è una forza morale; a differenza dello Stato, il quale non sa che comandare e punire, noi parliamo principalmente al cuore della gioventù, e la nostra parola è la parola di Dio.

Ed il Ministro dovette comprendere che la Chiesa possiede una forza misteriosa che non attinge quaggiù e che le persecuzioni degli uomini non fiaccheranno giammai. E disse a D. Bosco: - Voi potete regnare sopra il cuore della gioventù, noi non lo possiamo punto; questo è dominio a voi riservato. - E così potè, diremmo, toccare con mano la efficacia del sistema preventivo nella educazione dei giovani, anche i più discoli.

Questo fatto che noi abbiamo tolto dalle pagine del Lemoyne, è pure ricordato dal Bollettino Ufficiale della direzione generale delle Carceri, anno XVIII, 1888, fase. 1-2, pag. 85.

TESORO SPIRITUALE

INDULGENZA PLENARIA:

dal 10 maggio al 10 giugno:

1) il 2o maggio, Ascensione di N. S. Gesù Cristo; 2) il 24 maggio, solennità di Maria SS. Ausiliatrice (visitando però , ove esiste , una chiesa salesiana, in mancanza di questa la parrocchiale ; ad eccezione delle persone viventi in comunità, per cui la visita è sempre nella propria cappella)

3) il 30 maggio, solennità di Pentecoste ; 4) il 6 giuguo, festa della SS. Trinità

5) il 10 giugno, solennità del Corpus Domini.

TRA I FIGLI DEL POPOLO

Cronaca degli Oratori festivi. MESSINA - li vessillo del Circolo D. Bosco.

Il Presidente del « Circolo D. Bosco » dell'Oratorio Salesiano di Messina, sig. Alfredo Letterio Marzacchì, in data 5 aprile scriveva al sig. D. Rua

« I superstiti del Circolo « D. Bosco » ieri domenica 4 corrente procedettero agli scavi nella sala del Circolo pel ricupero della bandiera. Bisognava vederli lavorare, tutti d'un sol pensiero, per estrarre dalle macerie l'amato vessillo coll'idea risoluta di far rivivere il Circolo d'una vita ancor più attiva e gloriosa. Difficile era l'impresa; ma non ci sgomentammo. Verso le 11 1/2 si scorse una traccia del desiderato vessillo, lo slancio crebbe; e finalmente dopo altre ore di lavoro diligentissimo, alle 14 1/2 esso era in salvo. L'asta era intatta, l'alabarda anche, la bandiera pure; era solo macchiata in più luoghi; ma non importa, ricordandoci la triste prova subita, per noi sarà anzi più gloriosa e ci darà animo a non indietreggiare dinanzi a nessun sacrifizio!

Se avesse veduto, amatissimo sig. D. Rua, che momento fu quello in cui il ricuperato vessillo sventolò su gli avanzi della sala del Circolo! Fu un grido di tutti: Viva la bandiera! Viva D. Bosco! Viva la bandiera di D. Bosco! Viva D. Rua!... E tutti ci scoprimmo, versando lacrime di tenerezza.

Come vede, è desiderio nostro di riprendere le nostre adunanze, le nostre pratiche di pietà, la nostra vita, di continuare insomma a far del bene. Il vessillo l'abbiamo consegnato a D. Farina; e noi siamo in attesa di un suo consiglio, di una parola che ci diriga

E il sig. D. Rua, applaudendo alla buona volontà ed all'entusiasmo dei cari giovani, ha benedetto di cuore alle loro riunioni, fiducioso che saranno di aiuto per far nuovamente fiorire, adattato alle eccezionali circostanze, l'Oratorio Salesiano di Messina.

TRIESTE - L'incremento dell'Oratorio.

L'Oratorio di Trieste va prendendo di giorno in giorno sempre maggior sviluppo, e ciò si deve alle cure indefesse di quell'Ecc.mo Mons. Vescovo, delle nobili signore Patronesse, del Comitato femminile e di tutto lo stuolo dei Cooperatori e Cooperatrici Salesiane.

Infatti, in pochi mesi, sorsero un nuovo, vasto ed elegante teatro, un salone per la palestra e per la ricreazione nei giorni piovosi, il teatrino delle marionette, la nuova scuola di banda ed una vasta camera per i filodrammatici; e furono ridotte a cappelle le due grandi sale a pianterreno del principale corpo di fabbrica, aspettando la nuova chiesa, i cui lavori sono già incominciati. Anche il cortile fu ampiato e portato fino alla ferrovia sottostante con un interramento colossale.

Ebbene tutti questi vasti locali sono già diventati angusti per il numero straordinario di giovani che vi accorre non solo nei giorni festivi, ma altresì nei feriali, specie il mercoledì e sabato. Anche la scuola di banda è aumentata al punto che il Direttore, per accontentare i nuovi allievi, ha dovuto provvedere 22 nuovi strumenti ed ha aggiunto alla banda una fanfara, che sarà poi la fanfara della sezione ginnastica, la quale conta già circa 100 inscritti.

Anche l'istruzione religiosa è sommamente in fiore. Ogni sera, cosa degnissima di lode e d'imitazione, tutti i giovani, prima di dividersi per le varie sezioni di canto, banda, ginnastica e drammatica, si recano in chiesa, ove recitano le preghiere della sera e sentono due parole d'istruzione religiosa. Così alla domenica hanno due messe: l'una alle 7.30 per dare comodità a tutti di accostarsi ai SS. Sacramenti, l'altra alle 9.30 con la spiegazione del. S. Vangelo; e nel pomeriggio, catechismo, breve istruzione religiosa e benedizione. Un apposito corso di Esercizi preparò 200 giovanotti alla Santa Pasqua, e le Comunioni distribuite in quel giorno superarono la cifra di 500.

Ma non mancano nemmeno svariati ed opportuni divertimenti. I mercoledì e i sabati i giovani son tutti accompagnati al cinematografo di Via d'Istria, ove il cortese proprietario dà rappresentazioni per i giovani dell'Oratorio, i quali da soli gremiscono la sala. Alle domeniche poi e tutti i giorni festivi assistono nell'Oratorio a rappresentazioni amene ed istruttive, date dalle tre sezioni filodrammatiche coll'intervento della brava banda. Nè mancano, di quando in quando, belle rappresentazioni di marionette, che piacciono tanto ai più piccoli. Insomma l'incremento è, sotto ogni punto di vista, considerevole.

La domenica 21 marzo, ad esempio, l'Oratorio contava più di 70o giovani. Alla rappresentazione data dalla sezione adulti il teatro era stipato. Erano presenti anche Mons. Vescovo, la baronessa de Seppi benefattrice dell'opera, e l'on. Spadaro, che furono accolti dalle note festose della banda e dagli evviva e battimani dei giovanetti.

Mons. Vescovo, felice e commosso di trovarsi in mezzo a tanti figli del popolo, a quei figli ch'egli ama tanto, non potè fare a meno di alzarsi e rivolgere loro affettuose parole. Si congratulò con loro, disse che toccava a lui a gridare evviva e batter le mani, e finì coll'esclamare: « Siate sempre così numerosi e docili: se i locali divengono angusti ne faremo dei più grandi, purchè voi mostriate di ricavare profitto dell'educazione che vi si imparte e diate speranza di diventare onesti e bravi cittadini.

Mons. Vescovo e i pochi invitati partivano veramente felici d'aver passato due ore in mezzo a tanti giovani avviati pel sentiero della virtù, che non cessavano di applaudire e gridare evviva ai loro benefattori.

TORINO - A Valdocco..

Solito a vedere i prodigi della carità e dello zelo che un ottimo figlio di D. Bosco coadiuvato da altri Salesiani compie in Valdocco, e ad ammirare la corrispondenza di un migliaio di giovani alle loro cure multiformi tutte intente allo stesso nobilissimo scopo, lascio talvolta alcuni fatti, i quali, se avvenuti altrove, sarebbero coperti di lodi e giudicati degni di particolar menzione, mentre qui non risaltano unicamente per la loro frequenza.

Questa volta però, pur tacendo dell'assiduità ottenuta ai catechismi quaresimali, della pietà e pompa solenne con cui si celebrò il giorno sacro a San Giuseppe, dello slancio con cui tutti i giovani in corpo, preceduti dalla musica istrumentale, la domenica 21 marzo pellegrinavano con tenero affetto alla tomba di D. Bosco, non posso in niun modo passar sotto silenzio la pietà da essi mostrata il giorno di Pasqua.

Secondo il consueto, la sera del mercoledì santo cominciò frequentatissimo un triduo di preparazione, e fin dalle prime ore pomeridiane del sabato s'intrapresero le confessioni, le quali si protrassero fino a tarda ora da ben 12 confessori. Ripresesi per tempo il mattino seguente, ebbero per effetto più di ottocento Comunioni! Parte si ebbero alla prima messa celebrata per i giovani più grandicelli verso le 6; le altre alla seconda messa, verso le 8, celebrata con grande consolazione dell'anima sua dallo stesso rev.mo sig. D. Rua. E inutile soggiungere che a tutti, quasi a compimento della comune letizia, fu distribuita abbondante colazione.

Nel pomeriggio poi, quest'anno vi fu una cerimonia speciale, cioè la premiazione di quei giovani (circa un'ottantina) che durante la quaresima, più non intervenendo al solito catechismo, presero parte assiduamente, tre volte la settimana, ad un Corso di Conferenze morali, sociali e religiose, adattate alla loro capacità ed ai loro bisogni, in forma popolare, non. escluse le opportune interrogazioni ad ottenere la piena intelligenza dell'argomento e dissipare i dubbi più gravi. I vari premi, consistenti in denaro, vennero sorteggiati fra tutti gli intervenuti, divisi in gruppi secondo la maggiore frequenza; nè potevano tornare di maggiore eccitamento e soddisfazione, come era avvenuto di alcune regalie d'incoraggiamento, sorteggiate collo stesso criterio al termine di ogni settimana. Il buon esito ottenuto da questo Corso di Conferenze va ricordato per gli anni seguenti, perchè si è toccato con mano che tien luogo del miglior quaresimale, certo il più opportuno e il più pratico, per tutti quei giovani che, attesa la loro età, non vanno più a sedersi sui banchi dei catechismi e, per le occupazioni laboriose e continue della giornata non hanno non dirò il pensiero, ma la possibilità di avere in altra guisa un po' d'istruzione religiosa.

Quanto prima non mancherò di dire di un'altra utile iniziativa, che, intrapresa al cader dell'inverno, raccolse tanto favore fino a queste sere nello stesso Oratorio.

*

Durante la settimana santa, anche nell'Oratorio femminile diretto dalle Figlie di Maria. Ausiliatrice in Valdocco, si procurò di dare comodità alle giovani, specialmente operaie, di prepararsi convenientemente alla S. Pasqua, mediante un Corso di esercizi spirituali. A cominciare dalla domenica delle Palme, ogni sera nell'ampia cappella dell'Oratorio si tenne verso le 8 a parecchie centinaie di giovani superiori ai 14 anni un sermone sulle verità eterne, seguito dalla recita in comune delle orazioni della sera e coronato da un brevissimo sermoncino per ribadire la predica udita o proporre qualche altra massima importante. E poichè, qui pure, frequentatissimi furono i catechismi quaresimali, anche le Figlie di Maria Ausiliatrice ebbero il conforto di vedere ammesse alla prima comunione più di cento ragazze ed accostarsi nel bel giorno di Pasqua più di 5oo giovani alla S. Mensa.

La predica dei ricordi si volle opportunamente tramandata alla domenica in Albis, anche per partecipare in ispirito alle feste solenni della Beatificazione della Venerabile Pulcella d'Orléans, della cui immagine si vollero fregiati i propositi distribuiti a ricordo dei santi Spirituali Esercizi. La chiesa, durante la commovente cerimonia, era strettamente gremita, e c'è veramente a sperare che il frutto abbia ad essere duraturo in molte anime. Dopo la funzione vi fu un bel trattenimento drani matico, riproducente i passi più salienti della vita della Beata Giovanna d'Arco, fra la più schietta universale esultanza.

Altre notizie.

- A Borgomasino (Ivrea) il 4 aprile si tenne dalle fanciulle dell'Oratorio, nel cortile dell'Asilo, la prima gara catechistica. Fu uno splendido saggio', reso più imponente. dalla presenza dei parenti delle gareggianti e di molte altre distinte persone, fra cui il rev.mo sig. Arciprete che consegnò alla Regina della gara il serto d'alloro, e pose fine al riuscito trattenimento con parole di vivissimo encomio.

- Nell'Oratorio S. Carlo di Ferrara, che raccoglie ogni festa da centocinquanta a duecento giovanetti, si è costituita da qualche tempo una Società Filodrammatica, collo scopo di aumentare anche più la frequenza all'Oratorio, mediante l'attrattiva di qualche piccola recita nelle domeniche. E un fascio di baldi giovanotti, studenti e operai, che merita ogni incoraggiamento.

- Il 21 marzo si distribuirono i premi ai giovani dell'Oratorio festivo di S. Domenico di Randazzo che durante l'anno scorso si erano distinti per studio, buona condotta e diligenza. La bella funzione quest'anno si svolse in forma modesta; v'intervennero solo il rev.mo sig. Arciprete, il Canonico Germenà in rappresentanza del Vicario, e il Direttore del Collegio S. Basilio con una rappresentanza dei superiori e giovani del Collegio; ma i premi non potevano essere più belli ed abbondanti; tra cui un magnifico orologio da tavolo, dono di S. E. Mons. Arista, Vescovo di Acireale, ed uno splendido orologio da parete, dono del rev.mo D. Rua.

D. SIMPLICIO.

DALLE MISSIONI

Mozambico

Profitto e buon cuore dei nostri moretti.

(Lettera del Sac. Giovanni Barilari).

Mozambico, 14 febbraio 19o9. REV.MO SIG. D. RUA,

È da un po' di tempo che non le mandiamo notizie, e penso che omai devono esserne desiderosi anche i lettori del Bollettino per cui, volendo colmar la lacuna, le invio queste linee che le faranno piacere.

Prima di tutto le accenno la festa del nostro patrono S. Francesco di Sales, che per noi ebbe una importanza davvero speciale, sia per la parte religiosa, come per la pompa esteriore, coincidendo colla distribuzione dei premii di Condotta, studio e lavoro ai nostri giovanetti. Nè se ne maravigli, chè qui l'anno scolastico finisce in novembre e le scuole si riaprono i primi di febbraio per motivo dei forti calori dei mesi di dicembre e gennaio.

Il 31 gennaio pertanto, anniversario della morte del nostro Venerabile D. Bosco, fu il giorno scelto per la festa.

Premesso un triduo di preparazione, predicato dal caro D. Recalcati, i nostri moretti giunsero pieni di santo entusiasmo al giorno solenne. Alle 6 1/2 del mattino vi fu messa della comunità con comunione proprio generale; ed alle nove messa solenne, cantata dal nostro buon amico, il Canonico Sebastiano Giuseppe Alves, segretario della Prelatura di Mozambico. Intra missam tessè l'elogio del Santo il missionario portoghese Sac. Antonio Mattia, parroco di S. Sebastiano in Mozambico, il quale colla sua calda parola c'intrattenne amabilmente per più di tre quarti d'ora lasciando in tutti vivo desiderio di imitare le virtù e gli esempi di S. Francesco di Sales. La nostra scuola di canto fece, vorrei dire, prodigi di valore eseguendo con perfezione scelta musica.

Alla sera si tenne il trattenimento musico-letterario per la distribuzione dei premi, al quale presero parte molte distinte persone della città. Ricevuto al suono dell'inno nazionale, giunse Sua Eccellenza il Governatore accompagnato dal suo Aiutante, dal Comandante della piazza forte, dal Comandante della Capitaneria del porto e da altri funzionari dello Stato, compreso il Sindaco della città. Monsignor Vescovo, trovandosi attualmente nella città di Lourenço Marques, venne rappresentato dal suo segretario il Canonico Sebastiano Giuseppe Alves. Il programma del trattenimento, assai vario ed attraente, fu eseguito con molto brio e tenne desta per circa due ore l'attenzione del pubblico, riscuotendo calorosi applausi. Fra la prima e seconda parte si fece la distribuzione dei premi, consistenti in libri, medaglie e strumenti di lavoro, i quali vennero distribuiti per mano del sig. Governatore, che dispensò ai premiati, insieme col premio, ambite e paterne parole di congratulazione e di incoraggiamento.

Quest'anno per la prima volta si diedero nella città di Mozambico pubblici esami, da apposita Commissione esaminatrice eletta dal Governatore Generale del Regno portoghese. Dei nostri artigianelli 22 si presentarono all'esame di 1° grado e ne rimasero promossi 19, tra cui 6 con distinzione. Altri 6 subirono l'esame di 2° grado rimanendone promossi 5, e di essi due con distinzione. Come vede, l'esito fu assai lusinghiero e infatti la Commissione Esaminatrice ebbe parole di gran lode per il buon esito riportato.

La notizia della terribile catastrofe che colpì la desolata Sicilia e l'Italia intera ci giunse rulle ali del telegrafo con fulminea rapidità. Non so dirle, amatissimo Padre, l'impressione dolorosa che ne provammo. Da principio la credemmo una delle solite esagerazioni, ma, disgraziatamente, col giungere dei primi numeri dei giornali ci accertammo che il disastro era ancor più grande e anche il numero delle vittime maggiore di quello che avevamo appreso. Il nostro pensiero volò subito ai cari confratelli e giovanetti del nostro fiorente Istituto di Messina e il triste sospetto che la disgrazia li avesse colpiti pur troppo lo vedemmo mutato in realtà. Poveri superiori, poveri giovanetti....

Pensammo al suo strazio di padre e mescolammo le nostre lagrime alle sue. Dato sfogo al primo dolore, anche questi buoni moretti spontaneamente fecero a gara per raccogliere elemosine. Che spettacolo commovente! molti si privarono di cinque, altri di dieci centesimi, altri di più, tutti conforme le proprie forze e cordialmente, nella brama di concorrere a lenire i dolori e la fame di tanti poveri orfanelli ; e così tutti insieme potemmo raggranellare la somma di lire 100 che m'affretto a inviarle. E poca cosa in vista delle ingenti necessità, ma è un esempio molto eloquente di carità e fratellanza che i figli del continente nero dànno ai figli della bella ma infelice Italia.

Pongo termine a questa mia, domandando una speciale benedizione per questa casa, particolarmente per il suo

Aff.mo figlio in G. C.

Sac. BARILARI GIOVANNI.

Terre Magellaniche

Attraverso l'Isola Dawson.

(Lettera del Sac. Maggiorino Borgatello)

Puntarenas, 2o febbraio 1909.

REV.MO SIG. D. RUA,

Sono di ritorno dall'Isola Dawson, dove passai alcuni giorni pei santi spirituali esercizi e quindi feci un'escursione in compagnia di alcuni Confratelli coadiutori, passando per la Baía Lomas, fino alla Punta San Valentín, alla missione succursale che colà abbiamo, chiamata del «Buon Pastore.»

Ella ricorderà che Baia Lomas era l'incanto dell'Indio Daniele. Quando questi nel 1892 ritornò dal suo viaggio in Italia ricordo mi diceva con enfasi: Oh! molto meglio Baía Lomas! Roma molto caldo! Difatti pochi giorni dopo preferiva alla vita civilizzata i monti deserti di Baía Lomas, internandosi un'altra volta nella fitta foresta, vivendo di caccia, di foche, di pesci, ed anche di balene che spesso vengono ad incagliare nella spiaggia fra le pietre. Nella gita compiuta ne vidi io stesso tre, arenate sulla spiaggia, una delle quali misurava 23 metri di lunghezza. Due anni sono vi restò pure un del.fino Orca gladiator, di oltre 8 metri di lunghezza il cui scheletro ora fa bella vista nel nostro museo di Punta Arenas. È il pesce che fa guerra alla balena ; quando sono in quattro o cinque, facilmente riescono ad ucciderla e divorarsela, essendo l'Orca gladiator il più ghiotto e famelico di tutti i cetacei.

La vegetazione di Baia Lomas è molto ubertosa. Vi sono parecchie piante che non si vedono in nessun'altra parte dell'Isola. Una di esse, chiamata Veronica Eliptica, pare il mirto perchè conserva sempre verdi le foglie, e dà un fiore bianco, molto odoroso, simile al fior di arancio. Vi son anche piante di alto fusto, ma tanto singolari, per la loro forma, che si direbbe aver la natura scherzato con esse. Ciò è effetto del vento quasi continuo che vi domina, il quale impedisce che si elevino diritte e le torce in mille giri e rigiri, sicchè i rami sembrano serpenti.

La nostra visita, inaspettata, rallegrò gli indii ma sopratutto i Confratelli, i quali, in realtà, colà sono ancor più appartati dal mondo civilizzato di quelli della Missione « S. Raffaele. » Le accludo una fotografia della Missione, che le tornerà gradita, poichè è la prima volta che Ella potrà vederne il panorama, che è veramente incantevole, sopratutto verso l'ovest. Il bravo fotografo è il nostro confratello Guglielmo Duran, che le invia un'altra fotografia, rappresentante parte dei giovani dell'Oratorio festivo di Puntarenas. Da essa comprenderà sempre meglio lo sviluppo che va prendendo questa città.

Termino questa mia brevissima, chiedendole una benedizione per tutte le nostre missioni, e pregandola a raccomandarci al Signore che ci faccia felici nel tempo e nell'eternità. Mons. Fagnano si trova tuttora in Dawson, ma sarà presto di ritorno. Con particolare stima ed affetto di lei, rev.mo Padre,

Umilissimo Servo e Figlia

Sac. MAGGIORINO BORGATELLO.

Repubblica Argentina

La Missione della Pampa Centrale (Lettera del Missionario D. Pietro Orsi).

General Acha, 15 gennaio 19o9. REV.MO SIG. D. RUA,

SICURO di far cosa grata al suo cuore di padre, Le invio un breve resoconto dello stato della nostra Missione durante l'anno passato.

Sebben poco conosciuta, questa Missione della Pampa Centrale è una delle principali che abbiamo nella Republica Argentina, attesa l'immensa sua estensione e l'aumento staordinario degli abitanti, i quali oggi ascendono a circa settanta mila. Nel 1896, allorché venne affidata ai Salesiani essa contava appena quattro o cinque centri popolati, mentre ora ne ha una quarantina, tra cui più linee ferroviarie cominciano ad ìntrécciarsi, facilitando il commercio, specie l'agricolo che è il principale, essendo il terreno in gran parte assai fertile.

Collegio e Cappelle della Missione - Giusti conforti - Un generoso benefattore.

Il centro della Missione è General Acha, dove, come a lei è noto, abbiam potuto costrurre un collegio che forma l'ammirazione di quanti lo visitano. Abbiam anche una cappella in Santa Rosa di Toay, che è tuttora la capitale provvisoria del Territorio, ed un'altra in Victorica, l'una e l'altra con residenza pel missionario. Una terza cappella è in costruzione a Toay, paese a dieci chilometri da S.ta Rosa, che speriamo sarà presto anch'essa condotta a termine ed aperta al pubblico. Si è pur benedetta la pietra fondamentale di una quarta cappella in Telen, a pochi chilometri da Victorica, e in varii altri paesi si sono organizzati speciali comitati per raccogliere i fondi necessari alla costruzione delle proprie chiese. Ma chi fornirà i sacerdoti per ciascuna di esse? Anche qui è il caso di rivolgere le suppliche più ferventi al Padrone della messe, affinché non permetta che, per mancanza di operai, vada perduto un così ubertoso raccolto.

Venendo ora al particolare, debbo dirle, reverendissimo sig. D. Rua, che se il nostro collegio, coll'aiuto del Signore, è andato ogni anno di bene in meglio, nel 19o8 dobbiam dire che è proprio stato benedetto in modo speciale. Nessuna malattia venne ad interrompere il corso degli studi, sebbene vari casi di vaiuolo, di scarlattina e di tifo serpeggiassero nei dintorni; nè avemmo a lamentare nessun inconveniente per parte degli allievi che oltrepassarono il centinaio. Chiunque visitò l'istituto ebbe per questi e per i superiori parole di incoraggiamento e di lode. Lo stesso sig. Dott. Giuseppe Zubiaur, membro del Consiglio Superiore di Eucazione, ebbe per noi parole di vivo encomio. Parlando ai giovani, disse che si rallegrava di vederli così ben disciplinati sotto la guida dei superiori, i quali dietro l'esempio del più grande fra tutti i maestri, Gesù Cristo, insegnavano loro a rispettare ed amare tutto ciò che è bello e virtuoso. Anche nelle relazioni della sua visita, pubblicata dai principali giornali della Capitale Federale : « ...Le distinte scuole dello Stato ed altre particolari - egli scrisse - funzionano con molta regolarità, notandosi specialmente un'eccellente organizzazione nei collegi che sostengono i Salesiani, i quali possono servire di modello a stabilimenti consimili.»

Nè posso passare sotto silenzio le visite delle autorità civili e dei rappresentanti di varii importanti giornali, come La Argentina, La Pampa Moderna, La Capitale, La Patria degli Italiani ecc. ecc. i quali inserirono tutti nelle loro colonne ampi elogi dell'Opera Salesiana, in questo vasto Territorio.

Anche nel materiale il collegio ha progredito notevolmente, poichè fra breve misurerà 1oo metri di fronte per 5o di fianco, divenendo capace di più centinaia di giovanetti: Abbiam anche ordinato un piccolo museo scolastico, che faciliterà l'istruzione scientifica dei nostri allievi.

E qui gratitudine vuole che le comunichi un atto generoso di un fervente cristiano. Il 15 dicembre u. s. moriva in Buenos Aires il Generale Emmanuele Giuseppe Campo, fondatore di questo paese, il quale in vista del bene che arreca a queste popolazioni il nostro collegio, volle darci un pegno di speciale incoraggiamento, lasciando al medesimo una bella possessione che si era scelta per luogo di villeggiatura, dirimpetto alla chiesa nostra a 5oo metri di distanza. Il compianto Generale, ogni qual volta veniva a General Acha, una delle prime visite la faceva sempre alla chiesa, dov'è in venerazione una immagine di Maria Immacolata, donata da lui stesso al paese, perchè ne divenisse la protettrice, e più d'una volta il giorno della festa venne espressamente da Buenos Aires per assistere alla processione. La sua morte fu sommamente edificante. La mattina che ricevette gli ultimi sacramenti, pregò Mons. Romero, Vescovo Ausiliare di Buenos Aires, che celebrasse nella sua stanza e volle che l'altare sorgesse di fronte al suo letto e sopra vi campeggiasse un quadro di S. Luigi : « Mettetelo lì dove lo possa veder bene - disse. - E il quadro-ricordo della mia Prima Comunione; mi ha accompagnato in tutte le campagne, e voglio che mi sorregga anche in questa. » Anche la detta Immagine dell'Immacolata, donata alla chiesa di General Acha, seguì alcun tempo il valoroso generale in molte battaglie. Sia pace all'anima sua !

Tra le popolazioni - Frutti consolanti - Associazioni e buona stampa.

Colla benedizione del Sacro Cuore di Gesù e di Maria Santissima Ausiliatrice è pur molto il bene che si ottiene nelle popolazioni ove esiste una cappella ed ha residenza il missionario. Qui, in Generai Acha, tutti i giorni di festa per ben tre volte si dispensa la parola di Dio e si porge ai fedeli ogni, comodità di accostarsi ai Santi Sacramenti. Inoltre con tutto lo splendore possibile si celebrano i mesi di Maria, del Sacro Cuore di Gesù, del Rosario e di S. Giuseppe, nonchè le novene precedenti le principali solennità, specie quelle dei Fedeli Defunti e dell'Immacolata.

Frutto di tali pratiche furono nell'anno passato 24.000 comunioni. che si distribuirono in questa sola chiesa, 1333 nella Cappella di Santa Rosa di Toay e 1170 in quella di Victorica, senza contare le amministrate nelle varie missioni alla campagna; 1031 Battesimi, 572 Cresime e 104 Matrimoni.

Il numero delle Comunioni, se si paragona al numero degli abitanti, è ancor piccolo, ma confrontato con quello raggiunto il primo anno della missione, che ascese in tutto a sole 430 comunioni, è già un bel conforto al cuore del povero missionario, che vede colla benedizione di Dio divenire sempre più fruttuose le sue fatiche.

Piene di vita sono anche le pie Associazioni dell'Apostolato della Preghiera, delle Figlie di Maria, dell'Angelo Custode, e di S. Luigi. Quest'ultima nelle feste dell'Immacolata inaugurò un bello stendardo del suo Protettore.

Superando gravi difficoltà si è pur dato principio ad una società operaia cattolica, che conta ornai un'ottantina di socii; e sebbene siano ancor pochi quelli che si dànno un conto esatto dello scopo della società, tuttavia c'è a sperare che poco alla volta, sia per la vicinanza che più spesso avranno col sacerdote, sia per mezzo di feste organizzate a questo fine, si penetreranno dello spirito cristiano che deve animarli, riuscendo in fine di una grande utilità alle famiglie, alla società ed alla religione. Intanto per noi fu consolante il vederne più di cinquanta serrati in due file compatte, col consiglio direttivo alla testa e la loro bianca bandiera nel centro, prender parte alla processione dell'Immacolata, dando colla loro presenza alla processione uno splendore non visto negli altri anni.

Conoscendo quanto sia efficace la diffusione della buona stampa per propagare il bene, non abbiamo risparmiato alcun sacrifizio nemmeno per far circolare più che ci fu possibile il maggior numero di buoni giornali e periodici. Così, oltre le 400 e più copie del nostro settimanale La Brujulilla de la Pampa, per mezzo dei giovani interni ed esterni abbiam distribuito durante tutto un anno, nel paese e per la campagna, cinque copie del principale dei giornali cattolici della Repubblica, El Pueblo, e varie copie del Bollettino Salesiano, facendole passare da una casa all'altra. Lo stesso abbiam fatto col Descanso Dominical, Flores del Campo, El Mensajero del Corazón de Jésus, El Semanario, La Verdad, El Nuevo Tempio, La Paz, El Mensajero, Il Cristoforo Colombo, ed altri.

Nelle carceri e negli ospedali - Missioni nel campo.

La nostra azione si estese anche alle carceri del Territorio ove son rinchiusi più di 16o detenuti. Qui in General Acha li visitiamo una volta per settimana, distribuendo loro buoni libri e, quando ci è possibile, anche qualche soccorso materiale ai più bisognosi. In occasione delle principali solennità, grazie la squisita attenzione del Direttore e di tutto il personale addetto allo stabilimento, procuriamo loro la comodità di ricevere i Santi Sacramenti e si può dire che ogni volta che ci siam recati a celebrare a loro la Santa Messa, facendo a tutti una breve esortazione il giorno innanzi, abbiamo sempre ottenuto una comunione quasi generale. In queste circostanze procuriamo altresì che la festa sia sempre completa, ammanendo loro una buona tazza di cioccolatte od una bella fetta di salame, con qualche pacco di tabacco e di sigari. Ho sentito più volte vari di quei poverelli render grazie a Dio di aver permesso che fossero ridotti in quello stato, perchè altrimenti non avrebbero mai avuto occasione di conoscerlo e di mostrargli la loro gratitudine per tanti benefizii ricevuti.

E qui non posso tacer che la maggior parte di essi hanno fatto, solamente in carcere, la loro prima comunione e ricevuto la cresima e, alcuni, anche il battesimo ! Non deve quindi far maraviglia se aggiungo che quasi tutti, quando escono in libertà, la prima visita la riservano pel nostro istituto.

In S.ta Rosa anche D. Hellesterns visita assai speso i detenuti, ma, essendo solo, è dolente di non potere attendere ad essi coli quella sollecitudine che desidererebbe.

Dalla parte opposta alle carceri, ma di rimpetto al collegio e a soli 1oo metri di distanza, è l'ospedale. Sembra che il Signore ci abbia posti nel mezzo perchè potessimo portare a tutti, con maggior comodità, i dolci conforti che solo la Religione riserva pel cuore umano quando è oppresso dai disinganni e dai dolori della vita.

Attualmente addetta alla cura degli ammalati è una buona famiglia di italiani, che adempie l'ufficio suo con grande carità e pazienza. Noi li visitiamo più volte la settimana e nei casi più urgenti non manchiamo di farlo anche due o tre volte al giorno. Finora son contati quelli che passarono all'eternità, senza essersi prima muniti dei Santi Sacramenti. E quanta gratitudine dimostrano pel missionario tanti infelici che solo sul letto di morte fanno la loro prima ed ultima comunione! Come brilla anche qui la misericordia del Signore !

Vengo ora a darle un cenno delle missioni che che diamo nel campo. Ma perchè, amatissimo Padre, possa formarsi un'idea esatta della posizione, le faccio notare che essendo il personale troppo ridotto ed il campo d'azione enormemente esteso, per poter in qualche modo attendere a tutto, prima di ogni uscita del missionario si fa correre la voce per varie leghe nei dintorni dei punti da visitarsi, annunziando il giorno in cui arriverà in ogni luogo ed il tempo che il Missionario. vi si fermerà secondo l'itinerario prestabilito. Cosi quella buona gente si fa un impegno, se ha bambini da battezzare e da cresimare, non solo di provvedere ai piccini il vestito nuovo, ma cerca anche i padrini, i quali nel giorno fissato si trovano pronti al luogo stabilito, e ovunque il ministro del Signore è oggetto delle più cordiali accoglienze.

Contuttociò non è a credere che sia una gita di piacere. Tutt'altro. Per lo più è un lungo e penoso viaggio, che si deve fare in diligenza, in mezzo a sacchi e cassoni di merci, per strade poco praticabili. Spesso si deve alloggiare in una stanzetta o capannuccia che ha per porta due o tre sacchi cuciti insieme e la finestra aperta a tutte le intemperie della stagione. E lì, di fronte a ciò che gli serve di letto, il Missionario alza l'altare e passa otto o dieci giorni in sacrifizii più facili ad immaginarsi che a descriversi, giacchè in molti posti, all'infuori di un po' di carne, scarseggia o manca tutto, compreso il pane e l'acqua. Tuttavia non indietreggia di fronte a nessun sacrifizio, purchè la visita sia di profitto a quelle anime; e tutte le mattine, all'ora più conveniente celebra il Santo Sacrifizio della Messa, prende ogni circostanza per spargere nei cuori il seme della divina parola, e dà a tutti comodità di ricevere i Sacramenti.

Ma a questo proposito devo dirle, venerato sig. D. Rua, che il cuore del Missionario qui pure si trova talvolta, anzi spesso, in preda a grave angoscia nel contemplare l'indifferenza, o, dirò meglio, la generale noncuranza per quelle pratiche di pietà che sono l'anima della vita cristiana. Alcuni, perchè nati e cresciuti lontani da ogni centro di popolazione, non ebbero mai agio d'istruirsi nelle verità della Fede; altri, specialmente gli europei che, si può dire, hanno succhiato col latte le sublimi e consolanti verità della nostra Religione, dopo anni ed anni che vivono in queste lontane regioni le hanno completamente dimenticate; cosicchè se il Ministro del Signore, dopo aver messo in opera tutto il suo zelo, ottiene coll'aiuto di Dio che si rompa il ghiaccio dell'indifferenza e che un cuore si apra ad accogliere la grazia, può a ragione farne festa.

Se si potesse visitarli più spesso, senza dubbio coll'aiuto di Dio si riuscirebbe a risvegliare in tanti altri cuori quella fede che v'è omai addormentata e si raccoglierebbero più copiosi frutti. Ma essendo così pochi, pel momento siamo proprio nell'impossibilità di fare di più.

Estrema necessità di personale - Un plauso di riconoscenza e preghiera.

Siamo appena tre sacerdoti ed un coadiutore e dobbiamo attendere alla Missione, al paese, al collegio con alunni interni ed esterni divisi nelle cinque classi elementari, e pensare alle carceri, all'ospedale, all'assistenza spirituale del Collegio delle Suore di Maria Ausiliatrice ed alla stampa.

Quante volte, capita alle domeniche che ci vediamo nella dura necessità di lasciare i nostri giovani interni, soli nello studio, per attendere alla chiesa! Fortunatamente, col sistema insegnatoci dal nostro caro Padre D. Bosco, basta. che ricordiamo loro la presenza di Dio e l'ubbidienza che devono ai superiori che fanno le veci dei loro parenti, perchè possiamo star sicuri che nessuno si permetta di dir una parola in nostra assenza. Tuttavia è sempre doloroso. E a quante altre opere di più potremmo attendere, e quindi quanto maggior bene si potrebbe fare, se non fossimo così pochi!

Perciò nel chiudere la relazione, non posso trattenermi dal manifestare la sincera e profonda gratitudine che ci stringe verso l'Ecc.mo Vescovo Diocesano, Mons. Giovanni Nepomuceno Terrero, il quale ci porta e ci mostra un amore più che paterno, ed ogni mese si degna inviarci scrupolosamente una generosa limosina per il sostegno della Missione. Veneratissimo Padre, voglia anch'Ella implorare su noi le celesti benedizioni onde possiamo sempre meglio ricopiare le virtù e specialmente l'attività del nostro Venerabile Fondatore, persuasi che solo così risponderemo degnamente alla vocazione a cui fummo chiamati; ma non ci neghi un rinforzo, di personale. Dopo l'esposizione dei fatti, non mi par necessario aggiunger parola.

Nel presentarle gli affettuosi ossequii miei e di tutti i confratelli, le bacio rispettosamente la mano e godo ripetermi,

di Lei, Veneratissimo sig. D. Rua,

Umilissimo figlio in G. C.

Sac. PIETRO ORSI

Missionario Salesiano.

Equatore

Da Guayaquil a Gualaquiza..

(Lettera del Sac. M. Allioni).

Gualaquiza, 5 febbraio 19o9:. REV.MO SIG. D. RUA,

L'ultima volta che la vidi, e fu in Roma il 18 novembre, Ella mi fece l'augurio, di salvare molte anime e con quelle anche la mia. Ora questo augurio, coll'aiuto di. Dio e di Maria Santissima, sarà la mia norma costante per tutta la vita.

Son giunto sul campo del lavoro, sano e vo lonteroso, come il giorno che lasciai Torino e l'Italia. Il viaggio fu buono assai. A Panama, quanti eravamo diretti all'Equatore ci dividemmo in due squadre. Una s'imbarcò il 31 dicembre sul piroscafo della Compagnia inglese «Perù»; gli altri ci seguirono otto giorni dopo, restando ospiti dei nostri confratelli di Panamà i quali sperano, in un tempo non lontano, un felice sviluppo dell'opera loro.

L'ultima traversata non poteva esser migliore. Anche quelli che avevano sofferto sull'Atlantico, non soffersero proprio nulla nel Pacifico. L'unico inconveniente avuto fu la mancanza di comodità di celebrare, da cui fummo obbligati ad astenerci per 4 giorni. Erano con noi anche tre fratelli delle scuole Cristiane e un Padre Agostiniano.

Il passaggio dell'Azuay - A Cuenca.

La mattina del 4 gennaio si entrò nel Guayas e poco dopo ci ancorammo di fronte a Guayaquil, che oggi conta 8o.ooo abitanti ed è in continuo incremento; è la città più attiva e commerciale di tutto l'Equatore. Un telegramma, non giunto a tempo, ci costrinse ad attendere sulla costa per 10 giorni, ma intanto la seconda squadra ebbe agio di raggiungerci ; così il 13, sebben non fossimo tutti diretti alla stessa meta, partimmo tutti insieme alla volta di Chunchi, sulla linea di Quito, ove, a 2270 sul livello del mare, ospitammo nella casa parrocchiale. Se vedesse, amato Padre, l'amore e la devozione che si ha per Maria Ausiliatrice da Chunchi in tutto l'Azuay! Non v'è paese che non abbia un altare dedicato alla nostra buona Madre, nè una casa senza la sua immagine; così quasi tutti gli abitanti sono ascritti all'associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice, e molti son anche Cooperatori Salesiani. E una vera venerazione che ivi si ha per ogni iniziativa di D. Bosco !

Noleggiate le cavalcature per attraversare il passo dell'Azuay, che è a 3440 metri, partimmo. La salita è bella, varia, e dà l'aspetto di una delle nostre vallate alpine nel mese di maggio; poichè, sebbene si trovi presso la linea equatoriale, tuttavia a quell'altezza la temperatura è sempre fredda, anzi non di rado o nevica o soffia un vento così agghiacciato, che è assai pericoloso per gli uomini e per gli animali. Sulla vetta però regna solitudine e monotonia, e non v'ha inverno nè primavera nè estate, ma è sempre lo stesso clima e sempre la stessa steppa giallastra o lo stesso pajonal come dicono qui. Certo un deserto completo non farebbe al viaggiatore impressione tanto triste quanto l'ondeggiare della steppa al vento della montagna.

Varcata però la catena, si entra nel giardino dell'Ecuador. La prima delle valli che si presenta, quella di Cañar, è un giardino eterno, vario pei boschi, pei prati, pei campi, e per le case degli indii sparse in tutta la sua distesa. Il paese è ricco e si presterebbe assai per l'agricoltura e per l'industria, se avesse vie di comunicazione colla costa.

In Cañar sostammo presso la famiglia Arce, ammirando la fede di quel popolo, e, fra le varie associazioni cattoliche, un fiorente circolo giovanile colla sua biblioteca, forse l'unico della provincia. Colà da più anni son desiderati i Salesiani per le scuole, ma non si potè ancora appagare il vivo desiderio.

Un secondo giorno di cavalcatura ci portò da Cavar a Cuenca, ove ci aspettava D. Santinelli, che fu commosso nel vederci, in numero di sette, destinati per la Missione. Era il 17 gennaio ed eravamo, si può dire, al termine del viaggio, per cui da tutti si cantò ben di cuore il Te Deum.

A Sigsig - Entrando in Gualaquiza.

Dopo un giorno di riposo, quattro proseguimmo per Sigsig per poi continuare fino a Gualaquiza a sostituir quelli che vi erano, essendosi riconosciuto conveniente, anzi necessario, che i Missionari non si fermino nel clima di Gualaquiza più di cinque o sei mesi consecutivi.

Lo stesso giorno che partimmo per Sigsig, D. Santinelli andò a Gualaceo a concretare in quel luogo la fondazione di una nuova casa, che dovrà essere il centro della Missione ; ma il di seguente era già di ritorno per l'inaugurazione della residenza del Sigsig. Oh! che povera casetta, sig. D. Rua! Una sola camera era terminata e dovè servire per sala di ricevimento, per refettorio, per luogo di conferenze e per dormitorio. Eravamo sette, e tutti, per quattro giorni, dovemmo dormire su una panca.

In Sigsig ci fermammo quasì una settimana e finalmente il 25 gennaio, giorno della Conversione di S. Paolo, prendemmo la via di Gualaquiza. Il cammino era relativamente il migliore che si potesse desiderare, senza pioggia e quasi senza fango, per cui in tre giorni comodamente giungemmo a Gualaquiza. Io mi pensava di di trovare una conca stretta, silvestre, paludosa ed invece trovai una larga valle circondata di basse colline e senza stagni di sorta. Siamo a 730 m. sul livello del mare, ma la temperatura è sempre tra i 2o ed i 25 gradi, assai umida durante le pioggie da maggio ad ottobre, ma presentemente sana. Quelli che vi dimorano, ordinariamente vi stanno bene, purchè lavorino; l'inerzia o solo il non sudare è in questi climi ciò che v'ha di più adatto per rovinare qualunque organismo.

Giungendo ho trovato la Chiesa rifatta, più piccola, ma più solida e sicura. Provveduto alla casa del Signore si pensò alla nostra, che vien coperta di zinco, almeno pel tratto sufficiente alle persone che vi devono abitare. Or che tutti i ragazzi dell'altipiano furono trasferiti alla casa di Cuenca, pel momento qui bastano due sacerdoti e due coadiutori, unicamente consecrati all'asistenza spirituale dei Kivari e delle popolazioni civilizzate della valle.

I Kivari vengono assai frequentemente alla casa, si contentano di piccoli doni, domandano confidentemente rimedii e consigli per i loro infermi, portano ad aggiustare i loro fucili, alla domenica vengono in bel numero alla Messa e si comportano bene, pregano e non domandano più di essere pagati per pregare. A prima vista non sembrano nemmeno tanto indolenti; certo sono alteri e non vogliono lavorare per i bianchi, ma per sè coltivano assai bene i loro orti. Talora una sola Kivaria ne possiede cinque o sei ben tenuti, coltivati a banani, yucca, pelma, meliga, tabacco, cotone. Gli uomini fanno il lavoro più faticoso del disboscamento, fabbricano le Kivarie, veri modelli di architettura nel loro genere, filano e tessono il cotone, fabbricano le armi e vanno alla caccia e alla pesca, dimostrando in questo un'intelligenza ed una volontà tutt'altro che di popoli indolenti. Sono in gran parte cristiani, battezzati fin da fanciulli dai PP. Gesuiti che un tempo ebbero qui loro dimora, o istruiti o battezzati dai nostri; ma l'amore che hanno alla libertà li fa restii a prendere dimora fissa e ancor più a lavorare per chi vorrebbe pagarli con denaro e con oggetti necessari alla vita. Ma i loro guai peggiori sono lo spirito di vendetta e la poligamia, e il primo par più difficile a combattersi che il secondo.

I coltivatori civilizzati, che abitano queste terre, sono la più parte, buoni cristiani che trattano bene i selvaggi, li compatiscono, e non dànno loro cattivi esempi.

Ecco la prima impressione da me provata giungendo a Gualaquiza. Ed è certo, amatissimo Padre, che se per tre o quattro anni ella potesse inviarvi annualmente almeno, almeno, quanti eravamo quest'anno, qui pure si verificherebbe quel che avvenne nella Patagonia e che avviene attualmente nel Mattogrosso, cioè una rapida diffusione del Vangelo in tutte le valli.

Oggi abbiamo celebrato con solennità il 1° venerdì del mese ; che il Sacro Cuore di Gesù benedica alle nostre fatiche!... Ci benedica anche Lei, amato Padre, insieme con questi poveri Kivari, e mi creda il

Suo Dev.mo in G. C.

Sac. MICHELE ALLIONI Missionario Salesiano.

Matto Grosso (Brasile)

La tribù dei Bororos. (Studio del Sac. Antonio Malan).

PARTE IIIa. (Continuazione *).

Ancora della sepoltura.

Alla sepoltura tiene ancor dietro un rito speciale. Il baire sovrano, dopo di aver visto l'aroe si mette in comunicazione con Mareba recitando a voce dimessa una preghiera preparatoria. Come l'ha terminata entra gradatamente in gran collera, la quale aumenta sempre, finchè divenuta furore, egli cade a terra in potere d'una forza invisibile. Emette allora un grido orribile e si frega fortemente il viso e il petto colla saliva, non cessando di soffiare sopra se stesso. Gli occhi vitrei gli dànno un aspetto feroce, grosse goccie di sudore gli stillano d'ogni parte del corpo che si scuote come quello di un ossesso, mentre con grida ininterrotte ripete le voci di diversi animali a provare che Mareba è realmente entrato dentro di lui. Ciò fatto prende a discorrere con Mareba: chiede notizie dell'aroe e dell'animale in cui si è incarnato, o di qualche indio morto, o della fedeltà e lealtà dei civilizzati coi quali gli indii desiderano di aver rapporti, o dell'avvenire dell'aldea e di tutta la tribù.

Questi colloqui durano circa mezz'ora e durante tutto questo tempo il baire non parla, ma profetizza ispirato, per cui gli indii lo ascoltano con fede e timore. Se il baire dice che l'anima dell'aroe si è incarnata nella tigre, ordina un bacúrúrú per la caccia di questa; se si è incarnata in altro animale, basta una semplice preghiera a Mareba. Il rito ha termine con abluzioni fatte col resto dell'acqua lasciata dall'aroe, dopo di che il baire si ritira nella sua capanna.

Destino e pene delle anime.

L'anima di un selvaggio, allorchè si separa dal corpo, vaga in regioni solitarie, secondo che affermano anche le teorie platoniche. Il giorno in cui le ossa del defunto son deposte nel letto del fiume, essa si ritira nel cestello donde, come ho detto, esce per incarnarsi in una tigre, in un jaguaterica o in un'irara. Quando viene uccisa la belva dove si era incarnata, essa parte per le regioni degli aroes; ma di là si allontana ogni giorno per incarnarsi in pappagalli, sparvieri od altri animali risuscitati, perchè possa saziarsi di ciò che manca in quelle regioni; ed alla sera ritorna a prendere il necessario riposo.

Queste tenebrose credenze, sì profondamente radicate nello spirito di questi figli delle foreste, costituiscono una delle prove più luminose che la fede nell'immortalità dell'anima e in una vita futura (due dogmi fondamentali del Cattolicismo) è un sentimento naturale dell'umanità.

Tutte poi le anime, anche le privilegiate e gli eroi, fatta eccezione dei guerrieri aroes, soffrono un'orribile fame ed una sete inestinguibile, benchè possano mangiare a volontà, servite dai guerrieri. Questi poi, oltre la pena dei loro capi, soffrono i tormenti del freddo e del fuoco.

I piccoli sparvieri, vigili sentinelle della giustizia divina, abitano cogli aroes e sono numerosissimi. Di tanto in tanto uno di loro esce, varca lo spazio e slanciandosi alle più alte nubi canta l'inno della giustizia e della libertà; e le divinità, dimentiche di ogni misericordia, discendono, prendono un'anima e, trasportatala nel più alto de' cieli, le dànno fuoco lanciandola nelle tenebre dello spazio.

Arrivato l'aroe tutto acceso nella sua regione, gli si fanno incontro due anitre, che lo prendono e lo piombano subito nelle acque d'un dei fiumi che bagnano il mondo degli aroes. Spento il fuoco, lo sparviero canta una seconda volta ed una seconda anima è rapita al medesimo modo, e dopo essa, una terza; dopo di che il figlio di Mareba del primo cielo afferra lo sparviero e il supplizio cessa. Queste punizioni, è bene che si rilevi, sono visibili solo al baire.

Doveri delle anime.

Sotto la superficie del territorio occupato dalla tribù esiste un altro mondo, molto più vasto. Esso ha tante divisioni quante sono i villaggi delle foreste. Dopo morte i selvaggi vanno al loro proprio compartimento per ivi soffrire o godere in proporzione dei loro fatti d'arme e delle loro cognizioni e per servire Tupá, Bope e Mareba.

Allorchè sono in possesso dell'altra vita, gli aroes devono protegger gli indii in pace, in guerra ed alla caccia. Durante la pace devono aiutare la tribù a propagarsi e moltiplicarsi; in guerra devono combattere coi selvaggi aiutandoli a vincere e rivelando i nascondigli dei nemici; alla caccia devono aiutarli a scovare la preda. Devono pure far loro conoscere l'avvenire e, sopratutto, le imboscate che loro tendono i braides.

Un altro dovere. Essi castigano con pena capitale gli indii che si dimenticano d'invitarli alle loro feste e ai loro banchetti, o che vanno a sentire i loro discorsi coi baires; come li puniscono con punture di calabrone, se colpevolmente si lasciano sfuggire la preda.

Il soggiorno dette anime.

Il luogo abitato dalle anime dei Bororos si trova al centro della terra e, come dissi, sotto la zona abitata dalla tribù. Esso è artisticamente lavorato da mani fatate ; una luce vivissima lo rischiara come in pieno giorno, fiumi profondi lo solcano in tutti sensi e abbonda di ruscelli pescosissimi; di qua di là sorgono gigantesche foreste piene di miele selvatico e s'alzano superbi altissimi monti, sulle cui cime vanno a riposarsi gli sparvieri, le vigili sentinelle della giustizia divina, che talvolta percorrono lo spazio in compagnia delle anitre benefiche. Le foreste son di palmizi e frequentate da quattro specie di serpenti, che hanno origine da quattro indiani morti in tempi antichissimi, la cui vita fu assai cattiva.

La stessa sorte è riserbata a coloro che vissero male; morti, essi saranno cangiati in serpenti e diverranno servi di quel serpente del quale ricopiarono i vizi. I quattro capi sono: Bacororéu, Iche, Pogódo, Codegauroréu; essi non sono del numero degli eroi e, simili agli Hayges ribelli, sono il terrore dei selvaggi al punto che i vivi non possono scorgerli senza tosto morire.

Questa immensa regione, abitata anche dagli Hayges ribelli, dai loro figli e guerrieri, si divide in tre regni e numerosi villaggi, le cui frontiere sono determinate da tre grandi cortine di color rosso giallo e nero, su ciascuna delle quali è una iscrizione che dice il nome di ciascun regno Itubori, Acorubo, Bacúrúrú.

I limiti delle piccole città costituite in regni sono anch'essi determinati da cortine i cui colori corrispondono a quelli dei loro capi: i nomi di questi sono scritti al sommo di un'apertura in forma di porta. I nomi di questi capi sono: Bacororadeu, Bororoimugo, Bacúrúrú-poro e Bacuyé.

Il terzo regno costituisce l'entrata alla regione degli aroes ove una via mette in comunicazione tutti i regni che sono posti avanti a Bacúrúrú.

In fine altri trentotto villaggi si trovano ancora nella regione dei morti. Boróró, il padre della tribù, è il capo supremo dei regni: e a lui fanno corona gli eroi privilegiati e i non privilegiati costituiscono il suo stato maggiore.

Gli Hayges sono comandati dai due figli ribelli dell'Hayge del cielo: uno di essi sta sul margine della strada tra Bacúrúrú e Itubori, l'altro tra Itubori e Arorubo. Alla destra di questo Hayge si trova Hayge-Ivié, località ove i Bororos son trasformati in Hayges.

I tre regni principati.

Il regno di Bacúrúrú è posto ad occidente e così è detto dal nome del suo capo: è formato di otto grosse borgate, governate dai cacichi che furono suoi compagni di guerra nella spedizione contro i Parecis, ed abitate dai loro guerrieri e partigiani. Questi cacichi sono: Noburere, Jazudori, Troari, Cuidóri, Manori, Nareguedo, Kigurere, Atomaio, Cuhógóré, Hibaijare.

Bacúrúrú ha due corna, il capo adorno di penne di pappagallo e tutto il corpo macchiettato di punti neri, gialli e bianchi; porta l'ica come tutti i suoi sudditi, ha la faccia rossa e la fronte e l'orlo delle labbra tinte di kidogúro. E l'autore dei bacúrúrú e prende parte a quasi tutte le cerimonie che si compiono nei villaggi.

Il regno di Itubori é posto a oriente e consta di sedici grossi villaggi governati dai cacichi aderenti ad Itubori che s'illustrarono nella guerra contro i Parecis; con essi sono i loro guerrieri e partigiani; e i cacichi sono: Oroaribo, Joadieu, Kiyaio, Baru-baru, Mariduhiapo, Toi-toi, Etario, Apumoio, Uaguóre, Meri-buto, Meriruto, Ohó, Atomo, Cogue, Bacororo, Cugaro-Bororo e Boróro.

Sotto gli ordini di quest'ultimo, Bororo, si trovano i migliori guerrieri. Il capo di questo regno è uno dei padri della seconda generazione: ha due corna e penne sulla testa, il corpo dipinto in nero, rosso e bianco, la faccia rossa ecc. come Bacúrúrú; ha la pana come tutti i suoi e prende parte alle loro funzioni.

Il regno di Acorubo, flagellato da continue tempeste è posto tra i due sopradetti e consta di nove villaggi, i cui nomi sono i medesimi di quelli dei loro cacichi ed abitati dai guerrieri di questi, cioè: Pamajare, Pamaijary, Ituriapo, Huagumere, Jure, Maridoaijaya, Nanoaijaga, Coquére e Jaruruijo. Il capo di questo regno è il secondo ed ultimo padre della seconda generazione. Ha il corpo nero, sette corna, penne sul capo, la faccia rossa con due linee nere ai lati della bocca, i capelli neri, le mani e i piedi rossi, e porta fica. I suoi guerrieri sono interamente neri e portano anch'essi l'ica.

Regni secondari.

Il regno di Bacúrúrú-poro è composto di sette grandi villaggi ed ha i seguenti cacichi: Tamigue, Cágae-Cágae, 2 Burerodo, Rerua, Cugiague, e Paij-cu. Il primo ha il corpo bianco e sulla testa un partito e un corno; i due seguenti il corpo rosso e sulla testa un parico e due corna e in mano un bastone; i due Burerodo e Rerua il corpo rosso, un corno e un panico di penne rosse e gialle, e un arco in mano; e il primo Burerodo ha pur sulla fronte il kigoguro dal guale partono due corna, e il parico di penne nere e rosse.

Il regno di Bororo-radeu è un gran villaggio che ne contiene altri due governati da Buturoscoreu e Cujegureu, che sono assisi su due pietre dai loro colori.

Il regno di Bacuyè è una grossa borgata formata di guerrieri e di baires e comandata da Manori, Jure e Mariduhiapo,

Il regno di Bororo-imugorado è un gran villaggio formato da sei altri comandati da Guimagudo, Bocohugeba, Buracabio, Aere, Aeremigera e Barabara e da suo figlio Barabaranareguedo. Questi col vecchio Bororo sono gli assistenti.

Gli ultimi quattro regni non possono aumentare di abitanti; per cui tutti quelli che muoiono sono indirizzati ad uno dei tre regni che costituiscono la divisione principale della regione dei morti. Per entrare poi in qualunque regno, si deve passare per l'anticamera, che è una vasta divisione dalle pareti azzurre e dal pavimento coperto di zolle con due porte, una per l'entrata e un'altra che dà l'accesso a ciascuno dei regni rispettivi, nel cuì centro è una grande fontana d'acqua rossa termale, dove si bagnano le anime, prima d'entrare nel regno destinato

Sec. ANTONIO MALAN.

In fascio. Il viaggio dei piccoli Bororos.

SEMPRE in attesa di una relazione la quale completi le notizie da noi date a suo tempo, possiamo assicurare i lettori che anche lo zelante Don Malan ha fatto felicemente ritorno dalle Colonie a Cuyabà, accolto con feste imponenti dagli alunni del Collegio S. Gonzalo e da moltissimi ragguardevoli personaggi, anici ed ammiratori. La spontanea dimostrazione di stima e di affetto, data al missionario, dice qual simpatia abbia destato la comparsa del piccoli indii delle nostre Colonie all'Esposizione Nazionale e il vivo interessamento che hanno tutti per la civilizzazione dell'intera tribù dei Bororos.

Una conversione al cattolicismo.

Flores del Campo, il caro settimanale di Viedma nel suo numero del 12 febbraio u. s. pubblica una lunga dichiarazione della sig. Teresa Ernest, di nazionalità tedesca e di religione protestante, convertita al cattolicismo: «.... Salpata dal Chili il 15 settembre - togliamo dalla relazione - a bordo del vapore Lambert che fece naufragio il 7 ottobre vicino a Punta Rubia.... salva dal naufragio e condotta a Patagones per grazia della Divina Provvidenza incontrai una schiera di anime buone che vennero in trio aiuto e, ciò che più m'importa, mi condussero ad unirmi indissolubilmente e per sempre al mio Salvatore. Infatti, prima sufficientemente istruita, ricevetti il battesimo sotto condizione il 29 dicembre u. s. per mano del rev. D. Luigi Marchiori direttore del Collegio S. Giuseppe di Patagones, quindi dal rev. Parroco D. Matteo Valinotti ebbi la S. Cresima, e all'indomani fui ammessa alla Mensa divina, ricevendo nel mio petto Gesù, vero Dio e vero uomo, sotto le specie Eucaristiche ! Oh! giorno memorando, il più bello, il più felice di tutta la mia vita ...»

Il battesimo di 85 Onas.

In data 1 febbraio u. s., dal Rio Grande della Terra del Fuoco il Missionario D. Giovanni Zenone scriveva sommariamente: - « In quattro escursioni compiute negli anni 1907-o8 ho potuto amministrare il Santo Battesimo a più bambini, a grandicelli, ad un adulto malato e ad una vecchia decrepita; in tutto a ottantacinque indii Onas. Sono arrivato vicino al Capo di S. Paolo. Adesso mi preparo a visitarli nuovamente e spero di giungere fino ad Harberton (canale Beagle) via lago Fagnano. I fueghini da me incontrati in tali escursioni (una, compiuta l'anno scorso, durò 44 giorni) furono duecento otto ».

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

Pel 24 corrente nessuno dei Cooperatori manchi di pellegrinare in ispirito ai piedi dell'augusta Patrona: è il giorno della sua Festa, sacra al ricordo dei suoi Più segnalati trionfi e sempre ricca di nuovi meravigliosi favori per chi La prega. E noi, con un cuor solo, preghiamola pei nostri bisogni spirituali e temporali ! Raccomandiamo a Lei le intenzioni sante del Sommo Pontefice, e le suppliche che giungono al suo Trono di bontà e di misericordia da ogni punto della terra; e non manchiamo d'implorare con figliale confidenza i lumi e le benedizioni celesti sul Processo apostolico per la Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Venerabile D. Bosco, il quale, con ragione, può esser chiamato l' Apostolo della divozione a Maria Ausiliatrice ! »

Ai sigg. Direttori, Decurioni E A TUTTI I COPERATORI.

Ai sigg. Direttori, Decurioni, Zelatori e Zelatrici raccomandiamo vivamente la 2a Conferenza annuale prescritta dal Regolamento, appunto per la solennità di Maria Ausiliatrice.

All'uopo invitino qualche illustre conferenziere, o preghino l'oratore del Mese Mariano od il predicatore domenicale della chiesa principale del luogo, a voler consacrare un discorso alle glorie di Maria SS. Ausiliatrice.

Certi che lo zelo industre e fervente dei benemeriti Direttori, Decurioni, Zelatori e Zelatrici saprà realizzare solenni onoranze alla dolcissima Madre, aggiungiamo la preghiera di invìarci con sollecitudine un cenno brevissimo delle feste compiute , per non costringerci a tornare più volte sul medesimo argomento.

A tutti i Cooperatori poi raccomandiamo caldamente di ascriversi o di procurare nuove ascrizioni all'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice. Rammentiamo che agli ascritti si propongono due cose : « Promuovere_ la gloria della Madre del Salvatore, per meritarsi la protezione di Lei in vita e particolarmente in punto di morte ; e promuovere e dilatare la venerazione a Gesù Sacramentato. » suggerita dal Ven. Giovanni Bosco.

In questa solenne ricorrenza , ricordiamo anche la novena che era solito suggerire Don Bosco a quanti gli chiedevano che cosa dovessero fare per ottener grazie da Maria SS. Ausiliatrice.

Il Venerabile diceva

1.° Recitate per nove giorni 3 Pater, Ave e Gloria al SS. Sacramento con la giaculatoria Cor Jesu Sacratissimum, miserere nobis (Cuore Sacratissimo di Gesù, abbiate pietà di noi*) e tre Salve Regina a Maria SS. con la giaculatoria Maria Auxilium Christianorum , ora pro nobis (O Maria, Aiuto dei Cristiani , pregate per noi);

2.° Accostatevi ai SS. Sacramenti;

3°. Fate o promettete un'elemosina proporzionata alle vostre forze a vantaggio delle Opere Salesiane.

*) Oppure la giaculatoria : Sia lodato e ringraziato ogni momento il santissimo e divinissimo Sacramento.

GRAZIE E FAVORI

Salvo da meningite *).

Col cuore innondato di gioia, annunzio a tutti che la Madonna m'ha ottenuta la tanto sospirata grazia della guarigione perfetta del mio amato figlio, giovane di 22 anni, colpito da meningite fulminante. Il nome solo della malattia incute terrore e spavento , ed il suo stato era disperato al punto che temevamo perderlo da un momento all'altro. Fu allora che con tutta la fede e fiducia possibile ci rivolgemmo alla SS. Vergine Ausiliatrice pregandola di farsi nostra avvocata presso il buon Dio. E il Signore ci fu largo di misericordia e per intercessione della sua Santissima Madre ci restituì il caro infermo salvo e guarito perfettamente della terribile malattia. La nostra eterna riconoscenza a Dio ed a Maria SS. Ausiliatrice.

Annicco (Cremona), 1 aprile 1909.

CERVI BRUGNOLI ANGIOLINA.

La guarigione di un ottuagenario.

Dal maggio alla seconda metà di ottobre dell'anno scorso mio padre, ottuagenario, perdette la sua florida e quasi giovanile salute per causa di una malattia giudicata un'affezione cerebro-spinale per degenerazione senile, epperò inguaribile e susseguibile da progressiva imbecillità. Oltre ciò la vista gli si era alterata per emorragie retiniche. Dopo il primo periodo del male , e mentre si cominciarono apposite preghiere, consigliai al babbo di far anche, come fece, insieme con me promessa a Maria Ausiliatrice, da cui ho ricevuto altri favori, di un'offerta e di pubblicazione della grazia nel Bollettino Salesiano, se ottenuto avesse la guarigione. La quale da me attesa fiduciosamente, anche nel prolungarsi della malattia, fu poi una sorpresa non meno pei medici che per gli altri, quando nel giorno d'Ognissanti, dopo accelerato miglioramento, il malato cominciando dall'atto religioso di udir messa nella chiesa parrocchiale assai distante e in luoghi montani, ripigliò coll'usato vigore le precedenti abitudini, compreso l'accudimento agli affari domestici, libero dalle agitazioni, dalle idee fisse, dall'insonnia e inappetenza che ne controssegnarono la malattia.

Con questo pertanto e con l'acclusa offerta sciolta la promessa, prego Maria SS. Ausiliatrice di essere larga a me e alla mia famiglia del suo patrocinio anche per l'avvenire.

Casola Valsenio (Ravenna), 16 marzo 1909.

Don LASI G. BATTISTA

Arciprete dí Baffadi.

Rassinata (Arezzo). - Da più di 15 mesi mia moglie era affetta da una tosse forte ed ostinata, che l'aveva ridotta in fin di vita. Medici e medicine a nulla valevano. Stavo disperando della sua guarigione, quando mi capitò nelle mani il Bollettino Salesiano, dove lessi le grazie che Maria SS. Ausiliatrice si degna concedere a chi la invoca. Subito decisi di ricorrere a Lei in così grave frangente ed incominciai una novena a Maria Ausiliatrice promettendo anch'io, se avessi ottenuta la sospirata guarigione, di pubblicare la grazia. Non avevo terminata la novena che la tosse era sparita ! Tosto ringraziai in cuor mio la celeste Benefattrice, ma dimenticai di mantenere la promessa. Ed ecco che la tosse assalse di nuovo mia moglie. Ricordando allora la mia trascuratezza, feci di nuovo ricorso a Colei che volentieri perdona, ed ebbi la consolazione di veder la sofferente di nuovo guarita....

Ciò accadeva nel giugno u. s. in cui scrissi queste linee, ma non le spedii. Che avvenne? Mia moglie tornò nuovamente assalita dal suo male... Confuso feci di nuovo ricorso alla cara Madonna di D. Bosco, e poichè essa, anche questa volta, dimenticando la mia trascuraggine, me l'ha subito per la terza volta quasi del tutto guarita, mi affretto pieno di riconoscenza a renderle pubbliche grazie.

13 marzo 1908.

Il giorno della SS. Annunziata 1909.

CAROLINA CIPOLLA.

S. Stefano di Magra. - Il mattino del 18 agosto u. s. fui colpito da un'acutissima otite, la quale mi ridusse in tale depressione di forze da far dubitare della mia guarigione i più valenti medici di Genova. Per ben due volte dovetti subire una dolorosissima operazione senza miglioramento di sorta. Si trattava quindi di una terza e ciò impensieriva assai i Dottori i quali già mi trovavano sfinito. Visti inutili i mezzi umani, mi rivolsi a Maria Ausiliatrice mandando un'offerta per la celebrazione di una Messa al suo altare e promettendo, a grazia compiuta, di

DOMENICO SANTICCIOLI.

Firenze. - Mio marito, prof. Carlo Cipolla, venne colpito il 19 dicembre 19o8 da grave insulto apoplettico. In quell'ansia crudele mi rivolsi con fiducia a Maria SS. Ausiliatrice e al Ven. D. Bosco chiedendo il loro aiuto, e mio marito non solo guarì, ma anche in un tempo relativamente breve e senza conseguenze. Perciò colla più viva gratitudine ringrazio la Vergine SS. e il Ven. suo servo D. Bosco , che colla Loro intercessione mi ottennero tale favore.

pubblicare la grazia sul Bollettino. La Madonna Santissima mi esaudì, ed ora, completamente guarito, invito tutti a ricorrere a Lei in ogni bisogno della vita.

4 marzo 19o9.

Sac. Don MICHELE BOERI

Arciprete.

Faenza. - Povero Alberto! Era agli estremi, anzi la voce della sua morte si era sparsa in città e nei vicini paesi. Senonchè riuscite vane le assidue cure di primari chirurgi si era pensato di ricorrere con una novena alla potente Ausiliatrice dei Cristiani, che non volle privare noi del fratello carissimo e una giovane sposa e tre teneri figliuoletti dell'unico loro sostegno. Questa grazia, giudicata strepitosa da tanti amici e conoscenti, la si desidera inserita nel Bollettino Salesiano perchè sempre più si confidi in Colei che è in ogni nostro evento potente aiuto.

Febbraio 1909.

D. GAETANO E FERRANTE BOSCHI.

Dalla Lombardia. - Nel febbraio del 19o8 aveva chiesto una novena per una grazia che mi premeva tanto, la conversione di mio figlio. La Madonna, tanto buona, mi ha fatto la grazia, piena, grande, strepitosa, che desidero annunziata sul Bollettino.

2o marzo 1909.

C. C.

Bra. - Era il mattino del 14 novembre 29o8 allorquando la nostra vecchia mamma venne colpita da un insulto apoplettico. Il nostro distinto medico che l'aveva guarita un'altra volta tre anni or sono, esauriti i mezzi che la scienza gli consigliava, dovette dichiararsi impotente e prepararci alla perdita imminente della nostra cara ammalata. La mamma infatti continuava a peggiorare ; ma giunti al termine della novena ecco, proprio all'ultima ora, verificarsi un miglioramento che andò via via gradatamente crescendo fino al giorno d'oggi, in cui se non totalmente guarita, progredisce assai bene, avuto riguardo ai suoi ottantasei anni. A Maria SS. Ausiliatrice le più vive azioni di grazie.

5 aprile 19o9.

La famiglia MORINO fu MODESTO.

Bologna. - Cooperatrice Salesiana ho sempre amato di aiutare i figli di Don Bosco, e il Signore m'ha davvero ricompensato ad usura. Oggi mi recava all'Istituto Salesiano per portare del lavoro ai legatori, quando, passata appena di pochi passi la Porta Galliera, non so come un cavallo attaccato a un biroccino, che correva di gran trotto, assale me che mi tenevo in disparte sul marciapiede e mi avrebbe gettato a terra e travolta se, invocato l'aiuto di Maria SS. Ausiliatrice, non mi fossi potuta aggrappare alla bardatura del cavallo, tanto che andando a terra non mi feci alcun male e potei da me continuare la strada fino all'Istituto. Sia dunque ringraziata Colei che mi ha salvato.

2o gennaio 1909.

MARIA SERPIERI Ved. CASALINI.

Torino. - Ammalata da più di un mese di nefrite anticostale che mi aveva molto indebolita, dovetti assoggettarmi ad una operazione chirurgica, e d'urgenza fui portata all'ospedale S. Giovanni. Il pericolo era tanto che ebbi appena tempo di confessarmi; ma dietro consiglio di mia cognata mi rivolsi alla Madonna di D. Bosco, di cui altra volta aveva anch'io sperimentata la potenza, e contro l'aspettazione dei dottori sostenni l'operazione, nè avvennero le complicazioni che si temevano, e fui salva. Con infinita riconoscenza alla Vergine Santa di cui imploro oggi ancora la potente protezione, adempio alla promessa di pubblicare la grazia e di fare un'offerta, avendo già compiuto il ringraziamento ai piedi del suo altare in Valdocco.

19 marzo 1909.

E. REYCEND.

Carignano. - Quando l'arte aveva ormai esaurito ogni mezzo contro una gravissima peritonite, quando ogni speranza di guarigione era perduta, Tu, o Maria, divenisti la mia àncora di salvezza.

Notte memoranda fu quella, in cui, già alle prese con la morte, elevai a Te un'ardente invocazione di fede, di speranza e d'amore, e Tu, quasi miracolosamente mi ridonavi la vita. Grazie, o Madre Augusta dei Cristiani! Questa bella prova dell'amore tuo per chi soffre e in Te confida, conduca a Te altri figli che vivono nel dolore.

3 marzo 1909.

ROSINA CHIATELLINO.

Gorizia. - A due mesi, ammalato di bronchite, tenevamo il nostro caro bambino come morto, allorchè ci volgemmo alla Madonna Ausiliatrice, completamente rassegnati al volere di Dio. Oh potenza di Maria! Supplicata da innocenti giovanetti, che si unirono alle nostre preghiere, ci esaudì in un modo affatto sorprendente, degno del suo cuore materno. Riconoscenti mandiamo una piccola offerta per la celebrazione di una Santa Messa nel suo Santuario.

31 gennaio 19o9.

CAROLINA E FRANCESCO BORDUSCO.

Costa Imagna. -- Era in pericolo di vita per malattia di petto acuta, quando mia madre e i miei parenti si rivolsero con confidenza a Maria Ausiliatrice implorando la mia guarigione. La Madre Celeste cui mai nessuno si raccomanda invano, esaudì le loro preci ed io ebbi la pristina salute. Grato alla Vergine per l'insigne favore sento il dovere non solo di ringraziarla, ma di rendere pubblica anche la mia riconoscenza perchè s'accresca in tutti la fiducia nella sua materna bontà.

7 aprile 1909.

VANOLI GIUSEPPE fu SERAFINO.

Roverchiara (Verona). - Ai primi di febbraio testè decorso il nostro bimbo Giovanni Battista, di soli 8 mesi, cadeva gravemente ammalato di bronchite acuta che in seguito degenerava in polmonite doppia. Poche speranze rimanevano ancora della sua guarigione. Persuasi che solo una grazia di Maria Ausiliatrice lo avrebbe restituito alla primiera salute, spedimmo un piccolo obolo per la celebrazione di una Santa Messa al Suo altare, cominciando in pari di tempo una novena coi famigliari ed amici. Difatti eravamo appena alla metà della novena che il bambino cominciò a migliorare, e il miglioramento fu tale che passati i 9 giorni il bimbo fu fuori di pericolo ed oggi trovasi in perfetta salute, vispo e sorridente come se non fosse stato mai ammalato. Accludiamo un'altra piccola offerta in pegno della viva riconoscenza per la grazia ricevuta.

29 marzo 19o9.

Coniugi CHIAMPAN.

Frascati. - Passai giorni e settimane d'angoscia. Un'importantissima decisione pareva oggi in mio favore, e domani contraria. Un giorno finalmente, quando non speravo più, in modo quasi fulminea la soluzione venne e proprio in mio favore. Trattenuta parecchi giorni dai dolori morali sofferti, compio oggi il debito mio inviando al Santuario di Valdocco, come aveva di gran cuore promesso, una meschina offerta perchè sia celebrata una messa in rendimento di grazie.

13 marzo 19o9

PAOLINA DONADIO PIOVANO.

Cunevo (Trento). - Alletto da grave ulcere al ventricolo, per 16 mesi fui nei dolori e in serio pericolo. Feci promessa alla Madonna Ausiliatrice di farmi Cooperatore Salesiano, se mi accordava un miglioramento, e da quel punto mi trovai sollevato ed ora posso dirmi guarito. Pieno di riconoscenza adempio la promessa, pregando di spedirmi il Bollettino e di essere iscritto fra i Cooperatori.

9 marzo 19o9.

JOB FRANCESCO.

Chiusa S. Michele (Torino). - La sera del 4 febbraio u. s. mia moglie, essa pure Cooperatrice Salesiana, è stata improvvisamente colpita da una specie di colpo apoplettico, che in due giorni la ridusse agli estremi. Già aveva ricevuto tutti i conforti religiosi, compreso l'Olio Santo e la Benedizione Papale, e si pensava di raccomandarle l'anima, poichè aveva un rantolo che pareva annunziar imminente la fine. Quando la credemmo perduta, ci venne il pensiero di raccomandarla a Maria Ausiliatrice. Cominciammo subito una novena e subito notammo un visibile miglioramento che la portò in poche ore fuori di pericolo. Ora, sebben debole, è una settimana che s'alza dal letto da sè e va sempre di giorno in giorno sensibilmente migliorando. Riconoscendo di dover a Maria Ausiliatrice questa miracolosa guarigione, chiediamo la celebrazione d'una Messa di ringraziamento al suo altare nel Santuario di Valdocco.

21 marzo 19o9.

TABONE GABRIELE.

S. Benigno Canavese. - Avevo a Messina un fratello che compiva il servizio militare. Solito a raccomandarlo ogni giorno a Maria Ausiliatrice, non appena ebbi notizia della catastrofe ripetei la preghiera, pieno di dolore e di speranza. Ebbi a passare dieci giorni in angosciosa aspettativa, ma finalmente ricevetti la notizia che era stato salvo. Riconoscente, sciolgo alla gran Vergine, Madre di tutti i cristiani, l'inno della riconoscenza.

4 febbraio 19o9.

FORNI LORENZO.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti

A*) -- Acqui: Ida C. B. S. per nuova graziaAlba (Cuneo): Terzolo Francesco 10 - Albera Ligure: Sorelle Lovotti 5 - Alcamo S. Agostino (Trapani): Filippo Impellizzeri 5 - Ales (Cagliari): Can. Luigi Manias -- Aosta: En action de gràces - Asti: Miroglio Faustina i - id.: Clarice Donzelli 2 - Attimis (Udine): Giuseppe Ronchi 5.

B) - Bagnara (Reggio Calabria): Maria Arena 10 per essere stata scampata con la famiglia dal terremoto del 28 dicembre - Bedonia: Lusardi Giulia 10 - Bellinzago Novarese: Miglio Ersilia 3 - Belluno Veronese: Grizoli Catterina 5 - Bernezzo (Cuneo): Golè Giuseppe 10 -Berwich: Angela Serivani 10 - Bertassi (Torino): Maritano Albertina 10, per sè e pel figlio - Bologna: Maria Tabboni 2 - id.: due giovani studenti 6 - Bolzaneto (Genova): Luchini Elena 5 - Bonate Sotto (Bergamo): Ruggeri Eugenio 5 - Bordighera (Porto Maurizio): L. V. - Borgosesia (Novara): Adanu Agostino 2 - Borgo Vercelli (Novara): Gallo Caterina 5 - Bra Guellino Maria 4 - Brembate Sopra (Bergamo): Giacometti Enrico - Brisighella (Ravenna): Bosi Annunziata 5 - Brusasco: Testore Teresa 5.

C) - Cagliari: Sac. Luigi Ferralis 2 - Capriolo (Brescia): Oliva Zappini 10 - Caramagna Piemonte: Capello Elisabetta - Carmagnola: Antonino Chiavassa- Casabianca (Chivasso): Vaschetto Giustina rende grazie a Maria Ausiliatrice per insigni favori ricevuti e fa l'offerta promessa - Casale Monferrato: Ermelinda Sasso 2 - Castellinaldo (Cuneo): Isnardi Giacomo 30 - Cecchini (Udine) Rina Flora 3 - Chiavari: N. N. per g. r. e messa di ringraziamento - Cisterna d'Asti: Ardizzone Cat. -Claridgie (P. A. West Moreland): Carlo Bobbio 25 - Cologna (Salerno): Pesce Don Alfonso 5 - Confienza (Pavia): N. N. 3 - Crocefieschi (Genova): L. Daglio 2 - Cuorgnè Canavese: Morgando Teresa 5.

D) - Dogliani: N. N. - Dora Inferiore (Alessandria) Bava Agostino 5 - Dora Superiore: Guidobono D. Daniele 10 - Dovera (Cremona): Righini Andrea 10.

F) - Ferrere d'Asti: Annetta Giacone Zeppegno 2 - Foggia: Montesano Ciro 3 - Fontanelle d'Oderzo: Rosanna Marcello Del Magno 10 - Fossalla di Piave: E. R. 10 - Fossano: Bergese Maria 2 e A Te, o Maria, tributo onore e grazie infinite per la pronta guarigione ottenuta a mezzo della tua intercessione.

G) - Genova: Livia Cavasole Ghiara per prodigiosa guarigione della stia bambina 5 - id.: Tiberti Petronilla da Starla 4 - id.: Teresita, in ringraziamento e per ottenere altre grazie 5 - Glaro: P. Celestino Gilardi 10 - Gromo (Bergamo): N. N. 2.

I) - Ivrea: X. 3 -- Lesi (Ancona): A. A. per segnalatissima grazia, caldamente raccomandandosi a tutti i devoti dell'Ausiliatrice.

L) - Limbadi (Catanzaro): Sac. Antonio Broglio 5 - Livorno (Toscana): Anna Larco Pellerano 5 - Lu Monferrato: Rota Giuseppe - Lupia di Sandrigo (Vicenza): Gasparotto Giovanna 3 - id.: Battosti Maria n. Rizzato 4.

M) - Marcorengo (Torino): Vercelli Giulio, per grazie continuate 6 - Marsiglia: M. D. - Miane (Treviso): Antonio chierico Bortolotti 3 - Milano: Maria Marietti Radice - id.: Malingher Rosa 10 - id.: Innocente Zanetti 5 - Moncalieri (Torino): Moriondo Ernesta - Mondio: Ortolano Domenico ed Erminia Garessio - Montevideo: Suor Natalina Goyret - Montorso (Vicenza): Mezzano Giovanni Al aria 6 - Morgeux (Aosta): B. E. 4,90 - Mombercelli (Alessandria): Francisco Adele 5.

N) Napoli: Agostino Puiatti 5 - Negarine (Verona): Rossi Maria 2 - id.: Rosalia e Leonilda Righetti 4 - Negrar (Verona): Una pia persona 55

O) - Oglianico (Torino): Bongino Domenica 2 - Oneglia: D. Santo Dagnino 0,50.

P) - Padova: Emilia e Catterino De Pieri 5 - - Pancalieri (Torino): Maria Alessio - Pelugo sul Trentino: Prete D. Gregorio Franer Curato 13 - Peri (Verona): Grigoli Caterina 5 - Picco di Dronero (Cuneo): Elena Maria 7 - Piobesi Torinese Villanova Giovanni - Pollenzo (Cuneo): G. A. 3 -Pontecasale (Padova): Bottino Turri 40, per grazie ricevute, implorando da Maria SS. Ausiliatrice la sua santa Benedizione per sè, e per la famiglia. - Pontecurone (Alessandria): G. V. 5 - Porto Maurizio: Teresa Giribaldi.

R) - Racconigi: Caterina ved. Gastaldi - Ragusa Inferiore: Giuseppe Diquattro 20 - Randazzo (Catania): Paratore Scolastica fu Lodovico 10

- Ricaldone (Acqui): Maria Mantelli in Garbarine 5 - Rivera (Torino): Borino Francesco - Roma: Amalia Zatti - Romano Canavese: Bertone Maria - Rossiglione: Cairo Guglielmo.

S) - S. Cataldo (Caltanisetta): Giunta Cataldo 5 - S. Damiano d'Asti: Conta Francesco - Sandrigo: Doria Maria n. Filippi 1,5o - S. Marzano Oliveto: Cantamessa Giovanna - S. Maurizio Monferrato: G. M. 2 - S. Rocco di Monta ido Roero (Cuneo): Castellotto Tommaso 5 - S. Albano (Pavia): Schiavi Teresa 3 - Santià (Novara): Pessinis Giovanni 5-Santo Lussurgiu (Cagliari): C. Massiddu 5 - Sassello (Genova): Rossi Caterina in Dania - Savona: Sac. Giuseppe B. 10 - Scaldasole (Pavia): Poltreneri Innocenzo 2 - Soave (Verona): Busello Betteli Carolina 2,5 - id.: Nasetti Luigia 1 - Sondrio: Camilla Menatti ved. Tornasini 4 - Smirne: Anna Elena Zipcy 2 - Spezia: Bosco Carlo 5 - Strona (Novara): D. Oreste Fontanella, Vice-parroco 5.

T) - Tassarolo (Alessandria): Bianco Agostino 5 - Terranova (Alessandria): D. Ercole Nebbia 5 - Torino: A. A. - id.: Avv. Aschieri Demetrio - id.: G. D. - id.: Fiore Giovanni - id.: G. D. - id.: M. N. - id.: Vigliercino Fedele - Torrion Quartara (Novara): N. N. 27 - Tropea (Catanzaro) D. Mendoza Giovanni i.

V) - Valfenera d'Asti: Asso Maria - Varazze: Giordano Maria 10 - id.: Ferro Maria Viglino 9 - Varese (Corno): Pianezzi Maria - Venezia: N. N. - Venasca : (Torino) : Salvagno Maria - Vercelli: Abbiate Erminia 40 Vicenza: Peverelli Giuseppina 5 - Vigo Rendena (Trentino): Colomba Chiappani - Vignale Monf.: Ernesta Ferraris-Stefanino Villadeati (Alessandria): Prof. B. Olivezzo 10 - Villanova (Alessandria): Demichelis Domenica 5 - Villeneuve (Torino): P. P. 15 - Virginia Nona (Brasile): Colle Catterina, Costalunga Giuseppe, Altoè Giuseppe, Belli Nunziata, Altoè Andrea, Sostai Amalia, Bufel Anna e Legarmi Margherita, 20 - Voghera: Albani Cucchi Maria 2 - id.: G. V. 5.

W) - West Obochen (S. U. N. A.): Marelli Elisabetta, 25.

Z) - Zimarello: N. N. 2.

X) - Lidia Scarrone 5 - Albano Tomaso 26 -S. Michelina 5.

NB. - Delle relazioni anonime o firmate con sole iniziali (ancorchè pregati di pubblicazione per esteso) non facciamo che un semplice cenno nell'elenco dei graziati.

Santuarìo di Maria Ausìliatrice TORINO

Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per qualsiasi corrispondenza in proposito, rivolgersi al Direttore dell'Oratorio S. Francesco di Sales - Via Cottolengo, 32 - Torino.

Per celebrazione di S. Messe e per novene o tridui di Benedizioni col SS. .Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario.

Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

Dal 10 maggio al 10 giugno:

Fino al 23 maggio: Continua il mese di Maria SS. Ausiliatrice collo stesso orario:

Giorni feriali: Messe dalle 4,30 alle 10,30 - Ore 5,30 Messa, predica, benedizione - Ore 7,30, Seconda Messa della Comunità - Alle ore 20: lode, predica, benedizione. ,

Giorni festivi. desse dalle 4,30 alle 11,30 - Ore 5.30 e 7,30 Messe delle due Comunità - Ore 10 Messa solenne - Ore 15 e 17, Vespri, predica, litanie e benedizione solenne.

Oratore: Rev. D. Abbondio Anzini, Salesiano.

15 maggio - Comincia la solennissima Novena.Oratori: al mattino il Sac. D. Anuri predetto; alla sera il rev.mo Mons. Luigi Condio, di Torino.

17 maggio: Anniversario della Pontificia Incoronazione di Maria Ausiliatrice. Indulgenza plenaria a chi visita il Santuario dai primi Vespri del giorno 16 alla sera del 17. - Tutto come nei giorni festivi.

23 maggio: Vigilia della solennità di Maria Ausiliatrice e primo giorno della Corte di Maria.- Ore 5.3o: Messa, Predica, Benedizione solenne - Ore 7.30: Messa celebrata da S. Ecc. Rev.ma Mons. Costanzo Castrale, Vescovo Tit. di Gaza. - Ore 1o : messa solenne. - Alle ore 16: Conferenza ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane, seguita dal canto delle Litanie, Tantum Ergo e Benedizione solenne, - Ore 18.30. Primi Vespri Pontificali, Discorso e Benedizione solenne. - Illuminazione dell'esterno del Sautuario, concerto e canti corali.

NB. - Il Santuario rimane aperto : alle ore 1.30 incomincia la celebrazione delle S. Messe.

24 maggio: Solennità di Maria SS. Ausiliatrice e secondo giorno della Corte di Maria - Indulgenza plenaria. - Ore 5.30 : Messa celebrata dal rev.mo sig. D. Michele Rua. - Ore 7.15: Messa celebrata da Sua Eminenza rev.ma il sig. Cardinale

AGOSTINo RICHELMY, nostro Veneratissimo Arcivescovo -- Ore 1o: Messa Pontificale di Sua Ecc. Rev.ma Monsignor Pasquale Morganti, Arcivescovo di Ravenna. - Infra Missam panegirico detto dal Rev.mo Mons. Condio. - Alle ore 16: (per comodità dei Pellegrini): Litanie, Tantum ergo e Benedizione solenne - Ore 18: Vespri pontificati da Mons. Arcivescovo di Ravenna. Processione, Trina Benedizione col SS. Sacramento impartita dall'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo. - Illuminazione e concerto.

25 maggio, e terzo giorno della Corte di Maria - Dopo la messa delle 5.30 e alle 19.3o, Litanie e Benedizione.

30 maggio: Solennità di Pentecoste e chiusura delle feste titolari: Ore 5.30 e 7.15 Messa delle Comunità - Ore 9.30: Messa solenne. Alle 15.30 Vespri, Discorso, Te Deum e Benedizione solenne.

NOTIZIE VARIE

Un nuovo vescovo Salesiano.

L'Eminentissimo sig. Cardinale Gaetano De Lai, Segretario della Concistoriale, con biglietto in data 10 aprile u. s. annunziava al rev.mo nostro Superiore Don Michele Rua, che la Santità di Nostro Signore Papa Pio X si era degnato di eleggere Vescovo di Massa Carrara il rev.mo Dottor Don Giovanni Marenco, nostro Procuratore

Generale.

Mentre porgiamo l'espressione vivissima della più ossequiosa esultanza all'Eletto, per Lui chiediamo una fervida prece alla Vergine Ausiliatrice, nel cui mese dolcissimo riceverà la Consacrazione Episcopale.

A Valdocco.

Molti pellegrini francesi, nell'andata o nel ritorno da Roma in occasione delle feste per la Beatificazione di Giovanna d'Arco, facevano sosta in Torino e, pieni di affettuosa ammirazione, visitavano l'Oratorio e le camerette di D. Bosco, e si prostravano piamente innanzi l'altare di Maria Ausiliatrice. Molti di essi pellegrinavano anche a Valsalice, per visitare la tomba del nostro Venerabile Fondatore.

Anche i nostri alunni, tanto esterni, quanto interni, gli uni la domenica 21 marzo, gli altri in due gruppi nel mese di aprile, si recavano a visitare con affetto di figli la tomba di D. Bosco. E un pio pellegrinaggio elle si rinnova tutti gli anni ed è sempre in molti cuori fecondo di nuovi, generosi e forti proponimenti. Ordinariamente gli esterni vi si recano la domenica dopo la festa di S. Giuseppe, e gli interni al chiudersi del breve corso annuale dei loro Spirituali Esercizi.

In Italia.

CHIOGGIA. - Il 31 gennaio nella Cappella dell'Istitituto S. Giusto si celebrò la festa del Patrono dei Salesiani e dei loro Cooperatori. Al mattino molti furono i devoti che con edificante raccoglimento si accostarono alla Mensa Eucaristica. Alle 10 1/2 celebrò messa solenne il Can. Francesco Zennaro, direttore diocesano. La musica sacra fu eseguita assai bene dai giovani dell'Oratorio. Intervennero a tutte le funzioni i soci del Circolo San Giusto e una larga rappresentanza della locale Sezione Giovani.

La giocondissima festa terminò con un'opera di beneficenza, cioè con una rappresentazione cinematografica (la seconda del nuovo cinematografo Charitas dell'Istituto S. Giusto) data a favore della buona stampa.

RANDAZZO (Catania). - Merita un cenno speciale, per la larga parte che vi ebbero i nostri Cooperatori, la devota cerimonia compiutasi in suffragio dei Salesiani ed allievi periti nel disastro del Collegio di S. Luigi di Messina.

La messa fu celebrata dal Direttore del Collegio San Basilio e accompagnata dal canto dei giovani convittori e di quelli dell'Oratorio festivo, ai quali si associarono affettuosamente alcuni antichi allievi, ed assistettero i rev.mi Canonici delle tre Collegiate locali, i quali, prima della messa, cantarono essi stessi l'ufficio dei morti. Una vera folla di amici ed ammiratori si associò con mesto e devoto slancio al solenne tributo, per cui ci sentiamo in dovere di porgere a tutti uno speciale ringraziamento.

In Europa.

GORIZIA - Conferenza Salesiana. - Il 31 gennaio numerosi Cooperatori e numerose Cooperatrici convenivano nel teatrino del Convitto S. Luigi per ascoltare l'eloquente parola del chiarissimo dottore D. Ugo Mioni di Trieste. Il zelante e facondo sacerdote trattò della Carità in modo eminentemente chiaro ed efficace. Dopo averne mostrato i frutti nell'opera ammirabile della Redenzione, passò a tratteggiarne per sommi capi gli effetti e le benemerenze nello svolgimento incessante della cristiana rigenerazione sociale, col produrre sempre ed ovunque i frutti più consolanti. Quindi dopo aver rilevato come la carità di Gesù Cristo trovò sempre un sollievo od un aiuto per tutti i bisogni dell'umanità sofferente, aggiunse che il Venerabile D. Bosco, ispirato e sorretto dalla stessa carità, diede anch'egli vita ed incremento ad un'opera altamente caritatevole, quale occorreva ai giorni nostri, per gli urgenti bisogni di tanta povera gioventù, barbaramente insidiata.

La banda dell'Oratorio e la piccola orchestra del Convitto, in unione ad alcuni signori della città, esegui scelti pezzi di musica, e la scuola drammatica pose fine alla gentile adunanza con la rappresentazione di un delicato bozzetto.

BARCELLONA (Spagna) - li 7 marzo u. s. in una cappella provvisoria nella cripta del Santuario del S. Cuore di Gesù in costruzione sulla vetta del Tibi Dabo, venue inaugurata l'Opera Espiatoria a suffragio delle anime dei defunti. Benchè la giornata fosse poco propizia, buon numero di fedeli convenne alla cerimonia. V'intervenne anche lo stesso fondatore dell'Opera, Mons. Buguet di Montigeon (Francia) , il suo aiutante rev. D. Ptel, il can. dott. Brugueras, gli Scolopi PP. Serra e Muntaner e vari nostri confratelli, con la Schola cantorum del Santo Angel e la banda musicale di Sarrià. La parte muraria delle pareti dell'imponentissima cripta è vicina al compimento; mancano però le vòlte ed ogni opera di adattamento.

- La Scuola professionale di scultura dei Salesiani di Sarrià, nella recente Esposizione Ispano-Francese tenutasi a Saragozza, ha riportato una medaglia d'oro per una magnifica statua di Maria Ausiliatrice. Non ci sorprende la bella onorificenza, conoscendo ed apprezzando da molti anni le artistiche tradizioni della scuola.

Nell'Oriente.

BETLEMME. - L'omonimo periodico mensile che si stampò fitto all'anno scorso in Torino a cura di una zelante cooperatrice, vogliam dire il Betlemme, entrando nel decimo anno di vita ha raddoppiato le pagine ed ha trapiantato le tende nella patria del Salvatore e precisamente in quell'Orfanotrofio fondato dal Can. Belloni, ove continuano a crescere alla virtù, sotto la bandiera di D. Bosco, più di cento orfanelli, a vantaggio dei quali il caro periodico è destinato. Il primo numero, disgraziatamente, naufragò col magnifico piroscafo Venezuela presso gli scogli del Carmelo e Caifa. Lo seppero con tristezza i piccoli operai, ma non si perdettero d'animo e ripresero il lavoro da capo; tornarono a stamparlo, e lo spedirono di nuovo ai loro benefattori.

Ispirato com'è anche ad illustrare i paesi e i costumi dei cari orfanelli, stampandosi in buon italiano, e proprio nel paese di Gesù, esso non può non tornare gradito a molti dei nostri lettori (1). Noi, ricevendone i primi tre numeri, abbiamo provato ogni volta un gentil senso di pietà dolcissima: Ecco, abbiamo esclamato, un caro ricordo della patria del Divin Salvatore! E poichè vogliamo efficacemente raccomandarlo e la raccomandazione migliore è quella di darne a gustare qualche saggio, abbiam pensato di togliere, dal secondo numero, questo tratto che descrive, come è oggi, la patria di Gesù Cristo.

La piccola città di Davide si adagia sulla china di due colli. Non ha fasto e siede oggi modesta, come colui che schivo di gloria sa di essere stato un tempo nobile e grande.

Betlemme vive tra le memorie ! Molte ne rinserra e molte la circondano. Un giorno era paese ridente delle grazie della natura, circondata da boschi e da giardini. Qui Davide, giovane, misurava le forze colle belve della foresta, e Salomone ricercava tra le valli dell'Hortus Conclusus le delizie della campagna. Primavera trascorsa! Ora udresti sol il ringhio della iena che s'aggira tra le tombe sparse pei campi; e di giardini ed orti rimane lo strano contrasto di pendici brulle, irte di macigni, di piccoli campi disseminati di sassi, che un sole inesorabile brucia senza posa. Non manca là vite, l'olivo, il grano, son però miseri avanzi che in casa di un ricco decaduto ricordano l'abbondanza che fu ! Quelle fontane che Davide tra le fatiche del campo bramava, si disseccarono, e Betlemme oggi scarseggia di acqua; chiede a Dio che mandi alle cisterne quel poco che può bastare, e saran beati coloro che potranno in tempi migliori contar sicuri sul canale che tenta di scendere dalle famose vasche di Salomone.

Più nessun avanzo che ricordi la grandezza dei re di Giuda, l'esistenza dei monasteri dell'epoca cristiana. Le sue case col tetto piatto, umili, si addos sano l'una all'altra conte una turba di meschini che nel mucchio cercano il conforto e la forza. Eppure Betlemme avrebbe potuto ancora essere bella , fors'anche ricca ; ma il soffio distruttore dell'agiatezza passò su di essa come su tutti i paesi della Palestina.

Dinnanzi a lei l'orizzonte si limita coi monti di Moab, dove sospesa su inaccessibili picchi discerni Carac, l'inespugnabile. Ai piedi di essi si estendono il misterioso lago Asfaltide, il Mar Morto, il piano di Gerico, chiuso d i un lato dai monti e dall'altro da una serie di colline che senza tregua si rincorrono sino ai pressi di Betlemme. Colà la triste memoria del vizio, l'impronta dell'ira di Dio ; e qui i tralci della divina Provvidenza, le scene delle più elette virtù.

Quel monte che elevasi a cono è quello dei Franchi, che vuolsi fosse un tempo lieto castello di Erode. Forza e gioia trascorse anche colà ; compagne di sventure. Poco distante giace il paesello di Betsaur, il piano dove vegliavano i pastori che primi ebbero l'annunzio del neonato Messia; poi il colle sul quale sorgeva il monastero di S. Eustochia, vergine romana. Dappertutto ricordi miti, pieni di calma e di pace, ricordi che fin corona alla mite città che si chiama del pane! Luoghi tutti rassegnali alla sventura che li ha colpiti, privi dell'antica loro bellezza, in attesa del conforto di chi, evocando il passato, li consoli....

All'estremo lembo della città giace il Santuario che racchiude la grotta dove nacque il Divin Redentore. Betlemme si stende quasi in semicerchio partendo da essa, conce se ogni casa volesse contemplare quel luogo che è la sua gloria, come se essa fosse la sua difesa.

E di rimpetto alla Grotta , dall'altra parte del semicerchio, sulla cima di una collina, si posa l'Orfanotrofio, pacifico asilo di cento orfanelli. Guarda la Santa Grotta: ove attinge da mane a sera lo spirito di carità che nutre il povero , cioè impara la carità cristiana, là dove ebbe principio... Così Betlemme, col suo Ospizio per gli orfani che non hanno pane, rimane anche oggi la « casa del pane. »

(1) Il periodico esce in 16 pagine nel formato del nostro Bollettino e si spedisce gratis ai benefattori dell'Orfanotrofio cattolico di Betlemme - Gerusalemme-Palestina; o a chi spedisce a detto indirizzo l'annua offerta di L. 3.

Nelle Americhe.

BUENOS AIRES - I lavori del nuovo Tempio di San Carlo, di cui presentiamo ai lettori la veduta esterna, continuano con alacrità mirabile. In questi mesi si è messa a posto la veste marmorea della base delle colonne, lesene e pareti della chiesa superiore ; ora si sta collocando il pavimento, ed allestendo il materiale per la costruzione dei ponti, allo scopo di intraprendere la decorazione completa del sacro edifizio. L'opera si vuol inaugurare compiuta: tanto più dopo che venne da quell'Ecc.mo Arcivescovo dichiarata monumento del prossimo Centenario Patrio dall'Argentina, per cui, a dir vero, un anno è ben poco per riuscire nell'intento. Non manchino quei benemeriti Cooperatori con le loro offerte e limosine di assicurare il compimento dell'impresa, imitando quei cuori generosi che anche ultimamente si son assenta la spesa di opere speciali. La signora Elena Tarragona de Sagasta, ad esempio, ha tolto a suo carico l'importo della porta di bronzo della Cripta, che verrà modellata dal bravo scultore Quintino Piana.

GUAYAQUIL (Equatore). - L'esito degli esami, dati dagli alunni del Collegio Salesiano agli ultimi di dicembre u. s. non poteva essere più consolante.

I padri di famiglia - scrive El Ecuadoriano - e le altre persone che li presenziarono per lo spazio di cinque giorni, ne rimasero altamente soddisfatti rilevando un notevole avanzamento in tutte le classi.»

Gli esami furono coronati da una bell'accademia musico-letteraria per la distribuzione dei premi, la quale, ebbe luogo col concorso di molte ragguardevoli persone il 3 p. p. gennaio, nell'aula maggiore del Collegio Vicente Rocafuerte.

MESSICO - li 21 marzo u. s. il Collegio Salesiano ebbe il conforto di dare un pegno di riverente affetto e di viva riconoscenza all'Ecc.mo Mons. Giuseppe Ridolfi, Delegato Apostolico, col festeggiarne, trasferito, l'onomastico.

L'amabilissimo Prelato assisteva alla messa solenne; dopo la quale, alla sua presenza, i Circoli Robur e Virtus, sorti or è un anno fra gli studenti e gli artigiani dell'istituto, diedero in suo onore un saggio ginnastico. La banda rallegrò il simpatico trattenimento, al quale assistettero numerosi invitati. I due circoli eseguirono con maestria vari esercizii di marcia, e a mano libera , alla sbarra fissa, alle parallele, ecc., nonchè vari quadri simbolici che, a ricordo, si vollero fotografati. All'agape, svoltasi tra la più grande cordialità , si raccolsero attorno l'Ecc.mo Delegato non solo i superiori e gli alunni del Collegio, ma anche molti ex-alunni e vari invitali, i quali in forbiti discorsi rilevarono il grande e profondo amore che ha saputo cattivarsi in quella repubblica il Rappresentante della Santa Sede; il quale, alla fine, con commosse parole brindò ai Salesiani di tutto il mondo, ricordando con particolare alletto, un per uno, D. Rua e tutti i nostri Superiori Maggiori. Sul levar delle mense la banda svolse un attraentissimo programma in onore del festeggiato.

A ricordo pure della gioconda dimostrazione di di riconoscente affetto, Sua Eccellenza ebbe la bontà di posare in gruppo fotografico con gli alunni e tutti i presenti, i quali non dimenticheranno mai nè le sembianze né i santi ricordi del Rappresentante del Papa.

- Solennissima fu pure la festa religiosa del 19 marzo, chiusasi con solenne processione. Seguiva la statua del Santo una numerosa schiera di fedeli della Colonia, mentre la banda alternava le sue marcie agli inni dei devoto corteo. Dopo le funzioni religiose si svolse una bella accademia. L'elegante programma, stampato dalla tipografia dell'istituto, recava numerose composizioni in latino e in italiano, spagnuolo. francese e inglese ; le quali furono assai ben declamate, con vero sentimento. Così pure le scuole di suono e di canto fecero gustare sceltissimi pezzi dei nostri migliori autori, e ciò che commosse molti dei presenti fino alle lagrime fu il coro grandioso del « Nabucco » Va', pensiero, sull'ali dorate, cantato da tutti gli alunni studenti, con accompagnamento di banda.

- In preparazione alla Santa Pasqua si tenne un corso di spirituali esercizi pei fedeli della Colonia Santa Giulia, da due sacerdoti salesiani. Per gli uomini si svolsero nella cappella dell'oratorio festivo maschile della Colonia; per le donne nella cappella del collegio femminile delle Suore di Maria Ausiliatrice. Atteso anche lo stato di quasi abbandono morale e religioso in cui giace parte della numerosa colonia, lontana dalla città, con una popolazione di circa sedicimila anime, senza una chiesa che risponda alle sue esigenze, e con un solo parroco, l'uno e l'altro corso furono allietati di copiosissimi frutti.

NECROLOGIO

Cav. Giovanni Gilardi DIRETTORE DIDATTICO.

MoRI quasi improvvisamente nell'età di 72 anni a Castelnuovo d'Asti, sua patria. Cattolico e padre esemplare, consacrò due figli a Dio nel Sacerdozio ; insegnante modello educò cristianamente la gioventù per 35 anni ; cooperatore fervente, amò di grande affetto i Salesiani e D. Bosco, di cui ebbe la sorte di essere stato uno dei primi allievi.

Alla desolata famiglia l'espressione delle più vive condoglianze e ai lettori la preghiera di un devoto suffragio per l'estinto.

Contessa Gabriella Olivieri di Vernier nata Reviglio della Veneria.

IL giorno 11 marzo, dopo lunga malattia sopportata con esemplare rassegnazione cristiana, in Torino improvvisamente rendeva la sua bell'anima a Dio questa virtuosa ed illustre Cooperatrice.

Spirito aperto ad ogni senso gentile, e di pietà convinta, albergò costantemente in cuore una tenera carità. Affezionata alle opere di D. Bosco predilesse l'Istituto di Cavaglià nel Biellese, ove la sua salma venne strasportata e, fra un plebiscito di affettuoso compianto, tumulata nel sepolcro di famiglia.

Sia pace e riposo eterno all'anima elettissima!

Dolores Romero Ramos Ved. Lobillo.

IL 15 marzo da Utrera, nella Spagna, volava a ricevere il premio dei giusti quest'ottima cooperatrice.

Donna di fede, trovò nella sua vedovanza il conforto nella pietà, come dalla pietà apprese a consacrare a Dio le quattro figlie, e a sacrificare le sue sostanze e tutta la sua esistenza a vantaggio dei nostri giovanetti.

Allorquando, com'è uso nella cattolica Spagna, sentì squillare le trombe alla porta della sua casa in omaggio al SS. Viatico, la piissima signora sorrise di santa letizia, e da quell'istante rimase assorta in un raccoglimento, che parve il preludio della gloria celeste. Una prece per la piissima cooperatrice, la cui memoria rimarrà in benedizione.

Teresa Astrua Dalmasso di Garzegna.

DONNA di esimia carità, amò teneramente tutte le opere buone, prediligendo tutte quelle rivolte a vantaggio della gioventù. Ebbe quindi speciale affetto anche per l'Opera di D. Bosco, mostrandosi in ogni tempo zelante cooperatrice. Un suffragio per l'anima sua.

Conte Paolo Parravicini e nobile Alberto de Moiana.

IL « Don Bosco » di Milano annunzia con parole di compianto la perdita del Conte Paolo Parravicini e del nob. Alberto De Moiana, morti l'uno il 6 marzo, l'altro il 17 dello stesso mese. Associandoci alle affettuose espressioni, imploriamo per le anime dei due illustri cooperatori un devoto suffragio.

FACCIAMO anche particolari suffragi pei seguenti defunti dal 10 febbraio al 10 aprile 1909.

Alduio Cav. Prof. D. Cosimo - Abripalda.

Amoretti Luisa - Oneglia. Andreani Luigi - Apiro. Andreis ing. Pio V. - Torino. Belicchi Laura - Parma. Bellingeri Irene - Torino.

Bellonotto Caterina n. Fea - Torino.

Benini Carolina V. Appolloni - Cremona. Bianquin Rosalia - Charvensod. Boeris cav. G. B. - Torino. Boissónet Giuseppina - Alassio. Bonacina Angela - Pandino.

Bongiovanni Prando Maria - S. Vittoria d'Alba. Bosio Savina - Novi Ligure. Botto V.a Teresa - Chivasso. Boziotti Annunziata ved. Bernasconi - Milano. Bravo Michelangelo - Torino. Bucci Anna - Rieti.

Borg Vincenzo - Valletta, Ilralfa. Cantù cav. not. Alberto - Torino. Capitanio Eugenio - Ceva. Cappella ved. Giulia - Chivasso. Carapelli D Carlo - Siena. Carbonara Antonio - Friggiano. Canotti D Carlo - Imola. Casassa Secondo - Torino.

Castagna Bernardo - Lanzo Torinese. Castiglione Luigi - Sacconago, Milano.

Chiavassa D. Giovanni - Sommariva del Bosco. Cinato Alessandro - Novaretto, Torino. Cioffi D. Gaetano, Parroco - Scicli. Cipriani Abram Maria - Mee, Sondrio. Colli Lanzi Cecilia - Borgo Vercelli. Colombo Anna ved. Falciola - Pinerolo. Comelli D. Pietro - Nimis, Conti Bartolomeo - Maggiora. Costa Preiswerg Teresa - Milano. Curletto Bartolomeo - S_ Fè, America.

Cutris Carlotta ved. Tricerri - Trino Vercellese, Dall'Ora Susanna - Parona di Valpolicella. Dalla Pegorara Carlo - S. Pietro Incariano. Dalla Pozza D. Biagio - Costa Lunga, Verona. Darau Giovanni - Vico. De Bernardi Antonietta - Torino. Degli Oddi - Perugia.

Delfino Giuseppe fu Domenico - Reggio Calabria. Dematteis Mons. Giuseppe - Saluzzo.

Domeneghini Maria n Sandrini - Malegno, Brescia. Fael Giovanni - Cordignano. Ferandi Chiaffredo - Bibbiana Casale. Fichera Giuseppe -- Pedara. Franchi dei Cavalieri Conte G. - Roma. Fra Alessandro, Converso O. C. - Molina,