Periodico della Pía Unione dei Cooperatori Salesiani dí Don Bosco
ANNO XXIX - N. 6. Esce una volta al mese GIUGNO 1905.
SOMMARIO -- Omaggio al Cuor di Gesù nel 25° dell'Opera Salesiana in Roma 159
Indulgenze pel mese di Giugno 161 L'Insegnamento del Catechismo . . . 162 L'Opera di D. Bosco nella Spagna e nel Portogallo 163 I prodigi della Carità- VI) Sampierdarena: Ospizio San Vincenzo de' Paoli 168 Della visita del Rev.mo D. Albera alle Case di America: nel Messico 170 MISSIONI: Perù : Una nuova fondazione al Cuzco - Colombia : Commoventi dimostrazioni di affetto dei lebbrosi di Agua de Dios 174
IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE : La festa titolare nel Santuario di Valdocco - Grazie e graziati . 179
NOTIZIE COMPENDIATE: A Valdocco: Gara Catechistica - Dall'Italia : Cento (Bologna), Roma . . 184
Necrologia: Zeffirino Namuncurà . . . 184
Il Manuale di pietà pei Cooperatori Salesiani-Avviso importante 185
UN mese circa fa l'Opera delle Dame adoratrici del Cuor di Gesù teneva a Montmartre, in quella splendida Basilica della metropoli francese, il suo primo Congresso Nazionale, benedetto da tutti i Vescovi della Francia. Colà adunavasi, nell'ora della prova e del dolore, il fiore della cattolicità francese a ritemprarsi, a rinvigorirsi al fuoco del Cuor di Gesù, a proclamare solennemente in faccia a tutto il mondo come non sia punto morta la Francia di Clodoveo, di Carlomagno e di S. Luigi. Eloquente manifestazione di fede che offriva la Gallia poenitens et devota al Cuor di Gesù.
Un altro fatto non meno solenne e grandioso avveniva a Roma, nel centro del Cattolicismo, Domenica p. p. 28 maggio, attestante la fede dell'Italia, la divozione della patria nostra al S. Cuore di Gesù. Intendiamo parlare delle grandi feste per la ricorrenza del 25° anno di vita dell'Opera salesiana nella Città Eterna, a cui abbiamo accennato nel Bollettino di maggio, or ora decorso, e che colà si svolsero con grande splendore in questi giorni. Beate òasi della vita, che rialzano, rinfrancano, consolano!
Benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, sono, fino ad oggi, 25 le Case o Istituti, che i figli di D. Bosco, con l'aiuto di Dio e la carità vostra, aprirono in meno di 25 anni e dedicarono al Cuor di Gesù, delle quali quattordici nell'antico continente, undici nel nuovo. Ma fra tutti questi Istituti primeggia, per ordine di tempo e per merito d'importanza, l'Ospizio del S. Cuore di Gesù al Castro Pretorio. Ed era doveroso, era cioè doveroso che Roma, sede e stanza del Vicario di Gesù Cristo, precedesse ogni altra nell'amore e nell'ossequio al Cuor di Gesù. Quanto furono soavi. Come furono santamente belle le feste, celebratesi a Roma 18 anni or sono, dal 14 al 20 maggio del 1887! Caro il nostro Don Bosco! Ci par ancor di vederlo cadente della persona e pur sempre fiorente nella vivacità amabile dello sguardo ; accasciato da malori e pur sempre ilare e sereno ; affranto d'agli anni e dagli strapazzi, ma giovane ognora nell'operosità della vita e nell'energia della fede, trascinarsi a stento a Roma e colà bearsi nel compimento di un voto, nel raggiungimento di un ideale, splendido sì e solenne, ma che a lui aveva costato tante fatiche, tante pene, tanti dolori. Certo è verità l'affermare che, umanamente parlando, la sua vita fu abbreviata dal lavoro enorme, dagl'incredibili patimenti, che ebbe a sostenere per quest'opera affidatagli dal Vicario di Gesù Cristo, opera ad un tempo di ubbidienza, di amore, di fede. Ma il nostro carissimo D. Bosco fu pur allietato dalla grande fortuna di veder compiute, prima di morire, due grandi sue opere, la Chiesa cioè a Maria Ausiliatrice in Torino, culla dell'istituzione salesiana, e il tempio al S. Cuore di Gesù nella capitale del mondo cattolico; grandi opere, che nel loro muto, ma eloquente linguaggio ci ritraggono e ci ritrarranno sempre potentemente le due grandi e particolari divozioni da lui lasciate in retaggio ai figli del suo cuore, vale a dire la divozione a Maria Ausiliatrice e la divozione al S. Cuore di Gesù.
Ogni secolo, scriveva Mons. Bougaud, ha le proprie divozioni, determinate da' propri bisogni o dai propri pericoli. Il secolo XX è il secolo del Cuor di Gesù, perchè questa divozione è quella appunto che maggiormente ci si porge qual particolare rimedio agli odierni malori sociali.
Un rombo cupo, come di vicino terremoto, va di anno in anno più rumoreggiando intenso e pauroso, e minaccia di scoppiare e far rottami di tutto quanto l'edificio sociale. Sono le passioni de' nullatenenti, che bollono; son le aspirazioni de' diseredati dalla fortuna, che gonfiano smodatamente ; è in una parola la guerra del povero, che freme contro il ricco che gode, o, come suol dirsi, del proletario contro il capitalista.
Ne a questa dolorosa condizione di cose son rimedio efficace le leggi civili. Noi vediamo pur troppo che esse da sole finiscono, nel fatto, col rendere più forti nei loro possessi i doviziosi e più esasperati per la loro impotenza quei che non posseggono, aumentando così ogni giorno più ed in modo viemaggiormente feroce l'inimicizia, la gelosia, l'odio fra l'una classe e l'altra. Non si decreta la pace, come non si decreta l'aurora, scriveva già giustamente Victor Ugo. Il giorno sorge pel levar del sole, la pace si forma, per l'elevazione del diritto. Una pace; separata dalla giustizia, non sarà mai pace. Ma la giustizia è inseparabile dalla carità ; son esse due sorelle germane, l'una delle quali, la giustizia, costituisce l' essenza del Cristianesimo, l'altra, la carità, ne forma il coronamento e la bellezza.
E sulla carità giova sopratutto insistere a' giorni nostri, in cui molto sentiamo parlare di diritti, poco o nulla di doveri. E dessa la carità, scriveva un giorno Pio IX di venerata memoria « la sola carità, che apre la via a quella libertà, a quella fraternità, a quel progresso, che tanto fortemente han del loro desiderio infiammato i cuori ». Solenni e memorande parole, le quali ci provano come la Chiesa sia ben lungi dal combattere pur uno di quei nobili amori, onde si abbella il nostro secolo, ma si studii invece di santificarli tutti in Cristo.
Or dove mai più che nel Cuor di Gesù ha sede, anima e vita la carità? Dove più che in Esso Cuore vediamo compiersi il bacio dello giustizia e della pace? E poichè l'azione salesiana in Roma si attua sopratutto nelle Chiesa del Cuor di Gesù e nell'Ospizio per la gioventù più bisognosa, che le è annesso, concorrete, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, concorrete, in quest'anno sopratutto, con la beneficenza e con l'elemosina a sollievo dell'una e a sostentamento dell'altro, chè grandi, troppo grandi sono i bisogni. Sarà questo il modo migliore per attirar su di voi le benedizioni del Cuor di Gesù; sarà il mezzo più efficace perchè quel supremo dei beni, che è la pace, abbia a posarsi perpetuamente su di voi, sulle vostre famiglie, sull'Italia, sull'umanità tutta quanta.
Più avanti riportiamo integralmente il Programma della Pia Opera del S. Cuore di Gesù, che è appunto l'Opera che torniamo a vivamente raccomandarvi, o benemeriti Cooperatori e benemeriti Cooperatrici, quale Omaggio al Cuor di Gesù nel 250 dell'Opera Salesiana in Roma. - Delle accennate feste giubilari daremo un' ampia relazione il prossimo mese.
I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati, visiteranno divotamente qualche Chiesa o pubblica Cappella o, se viventi in comunità, la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo la intenzione del Sommo Pontefice, in giugno lucreranno l'indulgenza plenaria:
1° il 1, festa dell'Ascensione di N. S. G. Cristo ;
2° l' 11, domenica di Pentecoste ;
3° il 18, festa della SS. Trinità ;
4° il 22, solennità del Corpus Domini;
5° il 24, Natività di S. Giov. Battista ;
6° il 30, Commemorazione di S. Paolo Apostolo.
7° in un giorno scelto ad arbitrio da ciascuno ;
8° nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona morte.
9° nel giorno in cui si raduneranno a conferenza.
Inoltre (e su questo richiamiamo vivamente l'attenzione di tutti i Cooperatori) ogni volta che essi reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità, ed un altro Pater, Ave e Gloria secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucrano tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo in Compostella. E queste indulgenze che sono moltissime e tutte applicabili alle anime del Purgatorio, le possono acquistare tutte le volte, che pei fini indicati reciteranno i suddetti 6 Pater, Ave e Gloria, in qualunque luogo, senza bisogno di confessione e di comunione o di visita, purchè siano in grazia di Dio.
IL Sommo Pontefice Pio X gloriosamente regnante, in data 15 aprile u. s. pubblicò un'importantissima Lettera Enciclica sull'insegnamento del Catechismo, diretta a tutti i Vescovi della Cristianità. In questo solenne documento, l'Augusto Vicario di N. S. G. C. anzitutto innalza un grido di dolore alla vista dell'estrema ignoranza religiosa di tanti cristiani nell'età presente e ne addìta i disastrosi effetti ; quindi si volge a tutti i sacerdoti, specialmente a quelli insigniti del titolo e dell'ufficio di parroci, ricordando la strettissima obbligazione che essi hanno d'impartire l'istruzione religiosa ; e conchiude con alcune pratìche sanzioni in proposito, le quali, se riguardano direttamente il clero, richiedono pure la cooperazione di ogni buon cristiano.
Siccome il nostro Bollettino si è sempre occupato con interesse di tutto ciò che può favorire l'insegnamento del Catechismo (essendo questa una delle opere più particolarmente raccommandata all'attività e allo zelo dei Cooperatori Salesiani) siamo lietissimi, in questa circostanza, di tornarne a parlare riportando alcune gravi rìflessioni desunte dall'Enciclica papale, e indicando in fine la parte che spetta ai nostri zelanti cooperatori nel desiderato salutare risveglio d'istruzione religiosa.
I DANNI PROVENIENTI DALL'IGNORANZA RELIGIOSA.
« Che fra i cristiani dei nostri gìorni, scrive il Papa, sieno moltissimi quelli i quali vivono in un'estrema ignoranza delle cose necessarie a sapersi per la eterna salute, è lamento oggimai comune, e purtroppo ! lamento giustissimo. E quando diciamo fra i cristiani, non intendiam solamente della plebe o di persone di ceto inferiore, scusabili talvolta, perchè, soggetti al comando d'inumani padroni, appena è che abbiano agio di pensare a sè ed ai proprii vantaggi : ma altresì e soprattutto di coloro, che pur non mancando d'ingegno e di coltura, mentre delle profane cose sono conoscentissimi, vivono spensierati e come a caso in ordine alla religione. Può dirsi appena di quali profonde tenebre questi tali sien circondati ; e ciò che più accuora, tranquillamente vi si mantengono ! Niun pensiero quasi sorge loro di Dio, autore e moderatore dell'universo e di quanto insegna la Fede Cristiana. E conseguentemente, sono cose affatto ignote per essi e l'Incarnazione del Verbo di Dio, e l'opera di Redenzione dell'uman genere da lui compiuta, e la Grazia che è pur il mezzo precipuo pel conseguimento dei beni eterni, e il Santo Sacrificio e i Sacramenti, pei quali la detta Grazia si acquista e conserva. Nulla poi apprezzano la malizia e turpitudine del peccato, e quindi non hanno affatto pensiero di evitarlo o di liberarsene ; e così si giunge al giorno supremo, talchè il ministro di Dio, acciò non manchi una qualche speranza di salute, è costretto ad usare dei momenti estremi, che dovrebbero tutti impiegarsi nel fomentare la carità verso Dio, nel dare una sommaria istruzione delle cose indispensabili a salute ; se pure, ciò che sovente interviene, l'ìnfermo non sia talmente schiavo di colpevole ignoranza da credere superflua l'opera del sacerdote, e senza riconciliarsi con Dio, affronti tranquillo il viaggio tremendo dell'eternità. Onde è che ìl Nostro Predecessore Benedetto XIV giustamente scrisse : Questo asseveriamo, che la maggior parte di coloro, che son dannati agli eterni supplizi, incontrano quella perpetua sventura per ignoranza dei misteri della fede che necessariamente si debbono sapere e credere per essere ascritti fra gli eletti (Inst. XXVI, 18.). »
Fin qui il Maestro della Chiesa Universale. Ma più innanzi, tornando l'Augusto Pontefice a parlare delle funeste conseguenze dell'ignoranza religiosa, esclama ancora
« Troppi sono adesso coloro, ed ogni dì ne cresce il numero, i quali ignorano affatto le verità religiose ; o di Dio e della fede cristiana hanno soltanto quella scienza le quale permette loro di vivere a mo' d'idolatrì in mezzo alla luce stessa del cristianesimo. Quanti sono, nè gìà soli giovanetti, ma adulti ancora e vecchi cadenti, i quali ignorano affatto i principali misteri della fede ; i quali udito il nome di Cristo rispondono : Chi è... perchè debba credere in lui? (Joann. IX, 36). In conseguenza di ciò non si recano punto a coscienza eccitare e nutrire odi contro del prossimo, fare ingiustissimi contratti, darsi a disoneste speculazioni, ìmpossessarsi dell' altrui con ingenti usure, e simili malvagità. Di più ignorano come la legge di Cristo, non solo proscriva le turpi azioni, ma condanni altresì il pensarle avvertentemente e desiderarle ; e rattenuti forse da un motivo qualsiasi dall'abbandonarsi ai sensuali diletti, si pascono, senza scrupolo di sorta, di pessime cogitazioni; moltiplicando i peccati più che i capelli del capo. Nè di questo genere, torniamo anche a dirlo, si trovano solamente tra i poveri figli del popolo, o nelle campagne, ma altresì e forse in numero maggiore, fra le persone di ceti più elevati e pur fra coloro cui gonfia la scienza, e che poggiati su d'una vana erudizione, credono di poter prendere in ridicolo la religione e bestemmiano quello che ignorano (Iud. 10). »
I FRUTTI CONSOLANTI DELLA DOTTRINA DI GESÙ CRISTO.
Ma il rimedio a tanti mali, o buoni Cooperatori, è nella conoscenza della Dottrina di Gesù Cristo.
« La dottrina di Gesù Cristo, dice il Papa, ci disvela Iddio e le infinite perfezioni di lui, con assai maggior chiarezza che non lo manifesti il lume naturale dell'umano intelletto....
«La stessa dottrina ci impone di onorare Dio con la fede, che è ossequio della mente ; colla speranza, che è ossequio della volontà ; colla carità, che è ossequio del cuore ; e per tal guisa lega tutto l'uomo e lo assoggetta al suo supremo Fattore e Moderatore.
« Parimente la dottrina di Cristo è la sola che ci manifesti la vera ed altissima dignità dell'uomo, additandocelo come figlio del Padre celeste che è nei cieli, fatto ad immagine di lui e destinato a vivere con lui eternamente beato. Ma da questa stessa dignità e dalla cognizione della medesima, Cristo deduce l'obbligo per gli uomini di amor vicendevole; come fratelli ch'ei sono, prescrive loro di vivere quaggiù come si avviene a figli della luce, non in bagordi ed ubbriachezze, non in mollezze ed impudicizie, non in risse ed invidie (Rom. XIII, 13); li obbliga inoltre a riporre in Dio ogni sollecitudine, giacché Egli ha cura di noi ; comanda di stendere la mano soccorritrice al povero, di far bene a quei che ci fan male, di anteporre i vantaggi dell'anima ai beni fugaci del tempo. E per non discendere in tutto al parcolare, non è la dottrina di Gesù Cristo che all'uomo, il quale vive di orgoglio, ispira ed impone l'umiltà, origine di gloria verace ? Chiunque si umilierà.... questi è il più grande nel regno dei cieli (Matth. XVIII).
» Dalla stessa dottrina apprendiamo la prudenza dello spirito, per cui fuggiamo la prudenza della carne ; la giustizia, per cui rendiamo il suo diritto ad ognuno ; la fortezza, che ci fa pronti a patir tutto, e colla quale, con animo generoso, patiamo di fatto ogni cosa per Iddio e per l'eternità felice ; e finalmente la temperanza, con cui giungiamo ad amare financo la povertà, ci gloriamo anzi della croce, non curando il disprezzo. Sta insomma che la scienza del cristianesimo non è solo fonte di luce all'intelletto per la consecuzione del vero, ma fonte eziandio di calore alla volontà, con cui ci solleviamo a Dio e con lui ci uniamo per la pratica delle virtù. »
ECCELLENZA DELL' INSEGNAMENTO DEL CATECHISMO.
Ciò posto, si comprende di leggeri l'eccellenza dell'ufficìo di chi insegna la Dottrina Cristiana.
« Certo, scrive il Vicario di Gesù Cristo, l'elemosìna, con cui solleviamo le angustie dei poverelli, è dal Signore altamente encomiata. Ma chi vorrà negare che encomio di gran lunga maggiore si debba allo zelo ed alla fatica, onde si procacciano, non già passeggeri vantaggi ai corpi, ma, coll'insegnare ed ammonire, eterni beni alle anime ? Nulla per verità è più desiderato e caro a Gesù Cristo salvatore delle anime ; il quale, per bocca di Isaia, volle di sè affermare : Io sono stato mandato per evangelizzare i poveri (Luc. IV, 18). »
E, più avanti, prosegue il Papa
« Sappiamo che l'officio di catechista da molti non è ben visto, perchè comunemente non è stimato gran fatto ed è poco acconcio ad accattarsi plauso. Ma questo, a Nostro avviso, è un giudizio nato da leggerezza e non da verità. Noi senza dubbio ammettiamo che siano degni di lode quei sacri oratori, che si dedicano con sincero zelo della gloria di Dio sia alla difesa ed al mantenimento della fede; sia all'encomio degli eroi del cristianesimo. Ma la fatica di costoro ne suppone un'altra, quella cioè dei catechisti ; la quale ove manchi, mancano i fondamenti, e faticano indarno coloro che edificano la casa. Troppo spesso i fioriti sermoni, che riscuotono il plauso degli affollati uditori, riescono semplicemente ad accarezzar gli orecchi ; non commuovono affatto gli animi. Per lo contrario l'istruzione catechistica, benchè piana e semplice, è quella parola di cui Dio stesso dice in Isaia : Come scende la pioggia e la neve dal cielo, e là più non torna, ma inebbria la terra, e la penetra, e la la germogliare, e dà semenza al seminatore e pane al famelico, così sarà la mia parola che uscirà dalla mia bocca: non tornerà a me vuota, ma opererà quanto io volli, e sarà prosperata nelle cose per le quali io l'ho mandata (Is. LX, 10, 11).
« Similmente pensiamo doversi dire di quei sacerdoti, i quali ad illustrare le verità religiose, compongono libri di gran fatica ; degni perciò di esser assai commendati. Ma quanti sono poi coloro che leggono siffatti volumi e ne traggono frutto rispondente ai sudori ed alla brama di chi li scrisse ? Laddove l'insegnamento del catechismo, se si faccia a dovere, non è mai che non rechi vantaggio a chi ascolti
LE PRESCRIZIONI PONTIFICIE.
Mosso da queste considerazioni, il Padre comune dei fedeli, dopo avere ricordato a tutti i sacerdoti l'obbligo gravissimo d'impartire relarmente l'istruzione religiosa, volendo intro durre da per tutto uniformità in questa rilevantissima materia, colla sua suprema autorità ha stabilito ed ordinato che in tutte le diocesi si osservi ed adempia quanto segue
« I. Tutti i parroci, ed in generale tutti coloro che hanno cura d'anime, in tutte le domeniche e feste dell'anno, senza eccezione alcuna, col testo del Catechismo ammaestrino, per lo spazio di un'ora, i fanciulli e le fanciulle in ciò che ognuno dee credere ed operare per salvarsi.
« II. I medesimi, in determinati tempi dell'anno, con una istruzione continuata di più giorni, preparino i fanciulli e le fanciulle a ricevere i Sacramenti della Penitenza e della Confermazione.
« III. Similmente e con cura speciale, in tutti i giorni feriali della Quaresima e, se fosse necessario, in altri giorni dopo le feste Pasquali, preparino, con opportune istruzioni e riflessioni, i giovanetti e le giovanette a fare santamente la prima Comunione.
« IV. In tutte e singole le parrocchie si eriga canonicamente la Congregazione della Dottrina Cristiana. Colla quale i parroci, specialmente nei luoghi ove sia scarsezza di sacerdoti, avranno per l'insegnamento del Catechismo validi coadiutori nelle pie persone secolari, che contribuiranno a questa opera salutare e santa sì per zelo della gloria di Dio e sì per lucrare le moltissime indulgenze concesse dai Sommi Pontefici.
V. Nelle città maggiori, specialmente in quelle ove sono Università, Licei, Ginnasi, si istituiscano Scuole di Religione, destinate ad istruire nelle verità della fede e nella pratica della vita cristiana la gioventù che frequenta le pubbliche scuole, dalle quali è bandito ogni insegnamento religioso.
» VI. Considerando poi, che, segnatamente in questi tempi, anche gli adulti non meno dei fanciulli hanno bisogno della istruzione religiosa ; tutti i Parroci ed ogni altro avente cura di anime, oltre la consueta omelia sul Vangelo, che deve esser fatta nella Messa parrocchiale in tutti i giorni festivi, spiegheranno il catechismo ai fedeli in modo facile ed acconcio alla intelligenza degli uditori, in quell'ora che ciascuno stimerà più opportuna per la frequenza del popolo, fuori però del tempo in cui si ammaestrano i fanciulli. Nel che dovranno fare uso del Catechismo Tridentino ; e procederanno con tale ordine che nello spazio di un quadriennio o quinquennio trattino tutta la materia del Simbolo, dei Sacramenti, del Decalogo, dell'Orazione domenicale e dei Precetti della Chiesa. »
LE NOSTRE RACCOMANDAZIONI AI COOPERATORI.
Esposti i chiari propositi dell'Augusto Vicario di G. C. noi volgiamo ai benemeriti nostri cooperatori queste vive raccomandazioni
Cari Cooperatori e Cooperatrici Salesiane, ecco un vasto campo aperto al vostro zelo, cooperare in ogni modo col parroco nell'attirare la gioventù alla Chiesa e nell'insegnare il Catechismo a questa porzione eletta della società.
Noi ricordiamo come D. Bosco, nell'istituire i Cooperatori Salesiani, avesse pure di mira che ogni membro di questa provvidenziale Associazione aiutasse il proprio parroco a salvare la gioventù pericolante, e specialmente per mezzo dell'insegnamento del catechismo. « I Cooperatori sono legati alla Pia Società Salesiana, egli diceva, ma lo scopo primario si è che lavorino nella diocesi e nelle parrocchie sotto la guida ed in aiuto dei loro pastori. » Noi vorremmo pertanto che ogni Cooperatore fosse un catechista, il quale o per mezzo suo, o per mezzo di altri cercasse di esercitare questo nobilissimo ufficio, così inerente al carattere di Cristiano.
O cari Cooperatori ! O amici di D. Bosco, osservate il bene che potete fare. Moltissimi di voi sono padri e madri di famiglia, maestri e maestre di scuola. E il catechismo che i bambini imparano dalle vostre labbra non si dimentica più. E qual difficoltà vi sarebbe far ripetere loro in famiglia, tutti i giorni, per qualche minuto, una risposta di quel piccolo libro che contiene parole di vita, con alcuna breve esortazione di amar Dio, esser divotì alla Madonna, fuggire il peccato? Così facendo, chi non vede il bene immenso che si otterrebbe ?
Aggiungete : se tutti quelli che possono, mandassero i loro figli alla domenica ai catechismi parrocchiali ; se presso i parenti, gli amici si usasse della propria influenza, perchè essi pure sorvegliassero che i loro fanciulli fossero puntuali all'adempimento del dovere d'istruirsi, quanti sarebbero messi sulla via del Paradiso coll'amore e la pratica della Religione !
Se tutti i Cooperatori e le Cooperatrici, o facendo il Catechismo ad una classe in parrocchia, o provvedendo premi per i giovanetti più assidui e diligenti, o soccorsi alle loro famiglie, anche largheggiando, specialmente nelle città, del superfluo che loro ha dato la divina Provvidenza, per concorrere a fondate Oratorii festivi, in aiuto del proprio parroco, credete voi che sarebbero pochi quelli che giungerebbero al porto dell'eterna salute per mezzo vostro ? Se ogni Cooperatore o Cooperatrice zelasse l'insegnamento del catechismo secondo le proprie forze, e s'inspirasse alle virtù dei ferventi cristiani degli antichi tempi, affin di propagare nel mondo la Religione Cattolica ; sarebbero migliaia e migliaia le anime che con questo mezzo si condurrebbero o si conserverebbero a Dio.
COME già annunziammo, nei mesi di marzo, aprile e nella prima metà di maggio, i rev.mi Don Filippo M. Rinaldi, Prefetto Generale della nostra Pia Società e Don Luigi Rocca, Economo Generale, compirono una visita agli istituti salesiani della Spagna e del Portogallo.
L'Opera di D. Bosco in queste due cattoliche nazioni è davvero fiorente. Son già 46 gli istituti che vi hanno i Salesiani e le Suore di Maria Ausiliatrice, e ricevonsi continuamente nuove e insistenti domande. Alcune di queste saranno soddisfatte prima della fine dell'anno. La Colonia portoghese del Macao, ad esempio, aspettava una fondazione Salesiana fin dal principio di quest'anno 1905 ; ma, per gravi difficoltà insorte, non si potrà effettuare che in ottobre o novembre.
I sigg. D. Rinaldi e D. Rocca adunque, seguendo l'itinerario da noi accennato nei numeri antecedenti, visitarono tutte le 46 fondazioni, ad eccezione di due troppo lontane : cioè l' Orfanatrofio B. Giovanni Battista Machado di Angra do Heroismo nelle isole Azzorre e l' Oratorio Salesiano di Ciudadela nelle Baleari. Il viaggio nondimeno fu rapidissimo, non più di un giorno in ciascuna casa, e quasi in incognito; perchè mancava proprio il tempo di raccogliere a conferenza i benemeriti e zelanti Cooperatori affine di ringraziarli, come pur si voleva, di tanto appoggio dato all'Opera di D. Bosco, ed animarli a non arrestarsi nella splendida via. Contuttociò le attenzioni affettuose dei principali benefattori non vollero privare l'antico ispettore D. Rinaldi del piacere di rivederli, sebbene egli fosse costretto a ripetere ad ognuno che non poteva in alcun modo restituire la visita. Così si potè guadagnare molto tempo e sostare qualche giorno almeno nelle case principali.
Al nord e al centro di Spagna.
Ed ora, pochi e rapidi cenni sulla visita compiuta, e sulle cose degne maggiormente di nota. La visita cominciò dalle case del nord, e precisamente da Bilbao.
A Salamanca, per generosità dell'Ecc.mo Vescovo, le Figlie di Maria Ausiliatrice poterono aprir una nuova casa ; e anche il collegio salesiano, mercè la carità dei benefattori, avrà quanto prima nuovi ed ampi locali, ove potrà meglio attuare il suo vasto programma.
Eguale sviluppo si riscontrò nella casa di Santander, ove l'opera del sig. D. Rocca fu quanto mai opportuna.
La stima poi in cui a Madrid è tenuta l'Opera Salesiana, è grande, e pari è l'appoggio che le danno molte benemerite persone.
Il sig. D. Rinaldi tenne una conferenza alle Dame Patronesse, e fu edificato della loro pietà e del loro zelo operoso. Di questi giorni, a Madrid, s'inaugurerà una nuova bella chiesa, dedicata a Maria SS. Ausiliatrice. Mercè poi lo zelo e l'influenza di alcuni cooperatori venne pur fatta ai nostri superiori la proposta di un superbo asilo nella capitale, ma non sappiamo ancora se sarà possibile annuire alla gentile e insistente profferta.
In generale tutte le nostre case del centro e del nord di Spagna non solo continuano operosamente la missione per la quale vennero fondate, ma sono pur debitrici alla generosità dei Cooperatori di un vero progressivo sviluppo. A Villaverde de Pontones ad esempio, si riconobbe la necessità di ampliare i locali o trasferire altrove l'istituto ivi fondato per l' Opera di Maria Ausiliatrice, per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico, e si fecero in proposito felici trattative.
In questi rapidi cenni, non diciamo delle festose accoglienze fatte ovunque agli illustri visitatori, è facile immaginarle; ovunque solenni ricevimenti, accademie, luminarie e splendide, funzioni religiose. Ma non taceremo la bella interpretazione del dramma latino ad Golgotham del nostro Don Francesia, messo in scena con rara perfezione dai bravi chierici dello studentato di Carabanchel, ove tutte le autorità fecero atto di omaggio ai Visitatori. Così pure dobbiamo accennare il grazioso ricevimento nella parrocchia di Vigo, con solenne sacra funzione. Nell'altra casa di Vigo si stanno attuando importanti ampliamenti.
Per le Feste Giubilari del 1906.
A Madrid si tenne pure un'adunanza coi primari superiori per concretare il programma dei solenni festeggiamenti, coi quali, nel prossimo anno, sarà ricordato il 25° dell'Opera Salesiana nella Spagna. Per questo si stabilì di tenere tre grandi assemblee di Cooperatori Salesiani.
La prima assemblea sarà convocata a Siviglia pel mese di aprile, in cui da tutta la Spagna sono concessi per Siviglia specialissimi ribassi ferroviari, in occasione delle funzioni della Settimana Santa e delle feste delle Ferie. Ivi, contemporaneamente, si terrà un'Esposizione professionale nazionale, cioè invieranno alcuni saggi tutte le scuole professionali salesiane del reguo, affine di avere consigli ed ammonimenti a migliorare, e nel tempo stesso per animare sempre più i giovanetti artigiani ed incoraggiare lo zelo dei benefattori.
La seconda delle dette assemblee sarà tenuta a Madrid, nel mese di maggio.
La terza avrà luogo a Barcellona nel mese di giugno, il mese del S. Cuore. Per quell'occasione, sperasi di poter inaugurare la cripta del monumentale Santuario che si sta innalzando in onore del Sacro Cuore, sul monte Tibi Dabo soprastante a Barcellona. Qui pure, in occasione dell'accennata assemblea, si terrà un'esposizione generale delle scuole salesiane professionali del regno.
Nel Portogallo.
Dal nord della Spagna i nostri Superiori passarono al Portogallo: ove l'Opera Salesiana nonostante particolari difficoltà locali, ha già fatto molto progresso. Le fondazioni in questo regno, compresa quella delle Azzorre, sono cinque. Il governo dà loro il suo appoggio; e da privati ci venne pur proposta la direzione di alcune importanti colonie.
La casa più importante è quella di Lisbona. La nuova fabbrica, vicina ad essere portata compimento, ne è la più splendida prova. Anzi se l'ultimazione di parte dell' importantissima casa di Lisbona può dirsi vicina, il merito è tutto di alcuni benefattori, che di questi giorni le vennero generosamente in aiuto.
A Lisbona la stessa famiglia reale ci dimostra una speciale benevolenza. La nostra Schola cantorum fa servizio nella cappella reale, e Sua Maestà la Regina Amelia si degna d'invitare talvolta al R. Castello di Cascaes i nostri giovanetti, cui fa distribuire una abbondante colazione.
Così pure la nuova fondazione di Vianna do Castello promette assai bene ed avrà quanto prima anche l'Oratorio festivo ; e lo studentato della Quinta do Pinheiro dà le più belle spesanze.
Di nuovo in Ispagna - Nel mezzogiorno.
Dal Portogallo i venerati Superiori vennero nell'Andalusia. Erano giorni di siccità estrema e di grande miseria: ed essi furono assai consolati dalla carità dei nostri confratelli d'Utrera, che gratuitamente apprestavano in collegio la refezione quotidiana a tutti i poveri fanciulli esterni che di quei giorni si presentavano assai numerosi alla porta; questi del resto, anche in tempi normali, superano sempre il centinaio.
Degna dei loro encomi fu pure un'impresa tutta speciale delle casa di Siviglia, cioè la Biblioteca agraria solariana, che si pubblica da quei nostri confratelli, per impulso dell'ispettore Don Pietro Ricaldone, con plauso ed utilità grande di quelle provincie. N'è uscito in maggio il volume XXIII-XXIV, appunto di D. Ricaldone, intitolato: Il problema del foraggio - dedicato al primer agricultor de España S. M. el Rey Don Alfonso XIII.
Alla casa è pure annessa una splendida Colonia agricola esperimentale. Un tempo quella colonia era tutta una piantagione d'aranci : le piante di aranci perirono per varie malattie e sorse il felice pensiero della colonia.
La chiesa che ufficiano i nostri a Siviglia, contiene la veneratissima cripta delle Sante Martiri Giusta e Rufina. Un tempo apparteneva ai Trinitari; oggi vi ha un culto speciale Maria SS. Ausiliatrice.
Anche le Suore di Maria Ausiliatrice hanno da benedire il Signore; di quei giorni appunto inauguravano delle nuove scuole a Valverde ed a Siviglia in via S. Vincenzo.
Anche la casa di Ronda merita un ricordo speciale : essa è stabilita nella proprietà dei didiscendenti di Montezuma, il celebre imperatore del Messico ai tempi della conquista. Fu ceduta ai Salesiani dall'ultimo rampollo di quella stirpe gloriosa.
La casa di Cadice, aperta solo in quest'anno, deve tutto alla carità di un'esimia cooperatrice ; la quale, nel giorno della visita dei nostri Superiori , era purtroppo inferma: il Signore le restituisca completa salute.
A Malaga poi un buon signore deponeva nelle mani del sig. D. Rinaldi la somma occorrente per riattare quelle scuole esterne: il buon Dio, anche a lui, dia la dovuta ricompensa.
Nè dobbiamo tacere del bene immenso che compie la casa di Cordoba, in mezzo ai giovanetti di povera e di civil condizione con scuole distinte e assai stimate. Così pure ricorderemo il
Collegio di Montilla, il cui edifizio si va felicemente completando per la carità di un'esimia benefattrice.
Nelle provincie del levante.
Venendo ora a parlare della visita alle fondazioni salesiane delle provincie tarragonesi, crederemmo di mancare al dovere, se non accennassimo, almeno di volo, al solenne ricevimento che ebbero a Barcellona i nostri Superiori.
Fin là essi erano riusciti, come abbiam detto, a viaggiare quasi in incognito ; ma non era possibile tener celata ai nostri Cooperatori di Barcellona l'ora dell'arrivo del sig. D. Rinaldi, che vi era stato superiore circa 12 anni , amato e stimato da ogni ceto di persone. La sua visita era aspettata come un avvenimento.
Difatti i giornali la preannunziarono con parole improntate a sincero rallegramento e viva riconoscenza; sicchè quando egli e il sig. Don Rocca alle ore 20 del 29 aprile calavano alla stazione, non ostante l'ora tarda erano ad attenderli non pure i nostri confratelli delle due case di Barcellona, ma anche un numero grande di Cooperatori, benefattori e antichi allievi.
Questi anzi, di propria iniziativa si diedero un appuntamento presso il loro antico Superiore. E difatti ve ne convennero oltre un centinaio ; e il sig. D. Rinaldi fu consolato ed ammirato di rivedere tanti cari figli, pieni tuttora di affettuosa riconoscenza per l'educazione ricevuta. Sappiamo che l'Unione degli Antichi Allievi di Barcellona, spontaneamente iniziata, avrà quanto prima i suoi statuti, e non solo sarà di onore all'Opera Salesiana, ma anche di aiuto efficace.
Delle feste solennissime, svoltesi a Barcellona, non diremo di più ; diciamo solo che furono i giorni della riconoscenza.
Il sig. D. Rinaldi, nel salone del Circolo Cattolico, tenne conferenza alle Signore dei tre Comitati Salesiani della città ; ed a Sarrià raccolse attorno a sè i Cooperatori.
Il sig. D. Rocca fu ammiratissimo dell'Opera del Tibi Dabo, di cui è promotore un attivo comitato di zelanti Cooperatori. Il tempio sarà davvero monumentale. Pel giugno del 1906 si spera di poterne inaugurare la cripta, la cui fondazione e parziale costruzione deve già costare circa centomila lire. Tutto il tempio, quando sia compiuto, verrà a costare più di un milione ; eppure, onore al merito! non si spaventa per questo il solerte comitato. Il desiderio che sul monte Tibi Dabo, il quale domina tutta la città, sorga un tempio al più buono e santo dei cuori, al Divin Cuore di Gesù, anima e sprona il loro zelo operoso.
Qui ricorderemo anche la casa di Valencia, presso la quale si sta innalzando un altro tempio dedicato a Maria SS. Ausiliatrice. Il sig. Don Rocca ne esaminò i disegni, e fu largo in proposito de' suoi consigli.
Delle altre fondazioni Tarragonesi ricorderemo la colonia agricola di Gerona, ove per lo straripamento di un fiume che la bagna, già si ebbero asportate le migliori piantagioni. Fu una vera disgrazia; i danni oltrepassarono le ventimila lire e perciò si dovette ridurre il numero dei giovanetti per assoluta mancanza di mezzi. Ma ora, mercè grandiosi lavori d'irrigazione, le sorti della colonia promettono di rialzarsi e quindi si ha la più lieta speranza di accogliere nuovamente un maggior numero di contadinelli.
Nuova fondazione.
A Mataró, graziosa città di circa 20.000 abitanti, molto industriale, con porto sul Mediterraneo a nord di Barcellona, non si era ancor spenta l'eco delle feste inaugurali di quel collegio salesiano, dovuto alla munificenza del compianto nobile signore Don Antonio Cuyzs y Sampera. La benedizione rituale al bel fabbricato fu impartita il 24 aprile da Sua Ecc. Rev.ma Monsignor Don Riccardo Cortés, Vescovo Ausiliare di Barcellona, che si degnò anche di assistere pontificalmente alla prima messa celebrata nella cappella del Collegio. Le centinaia di fedeli presenti all'augusta cerimonia non poterono entrare nel luogo santo, e rimasero silenziose al di fuori col più divoto contegno. Dopo la messa l'Ecc.mo Prelato intonò il Te Deum ed impartì la benedizione col SS. Sacramento. Fu una festa bella e solenne, resa più splendida da una giornata veramente primaverile ; e lasciò in tutti i cuori i più dolci ricordi e le migliori speranze.
I nostri Superiori facevano ritorno a Torino la sera del 12 maggio, sciogliendo un inno di riconoscenza al Signore, che nel breve periodo di cinque lustri ha tanto benedetto l'Opera di D. Bosco nella Spagna e nel Portogallo. E noi conchiudiamo questi semplici appunti ripetendo le loro espressioni riconoscenti: « Nella Spagna i figli di D. Bosco fanno un gran bene, ma dopo Dio, il merito principale è tutto della carità dei Cooperatori ».
L'anno prossimo, in occasione delle feste giubilari, daremo una più ampia illustrazione delle case di Spagna per ora, a nome del sig. Don Rinaldi e D. Rocca, mandiamo ai benefattori e salesiani ed alunni di Spagna e Portogallo il saluto più affettuoso e riconoscente.
Monografie.
VI) SAMPIERDARENA - Ospizio San Vincenzo de' Paoli.
IL 26 ottobre 1871, il Prof. Don Paolo Albera, colla benedizione di Don Bosco e col solo denaro pel viaggio, partiva con alcuni compagni alla volta di Genova, ove nei pressi del vicino sobborqo di Marassi, lo zelo di alcuni soci della Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli della Parrocchia dei Diecimila Crocifissi, aveva allestito un asilo pel nuovo drappello, in una villa del senatore Giuseppe Cataldi ; fu questa la culla della quinta fondazione Salesiana.
Il nuovo istituto, intitolato dall'apostolo della Carità S. Vincenzo de' Paoli, venne destinato all'educazione de' giovanetti operai; e fin dal primo anno ne accolse una quarantina, avviandoli ai mestieri dei sarti, falegnami e calzolai. Il locale non ne poteva contenere di più. Ma non era Marassi il luogo destinato dalla Provvidenza a stabile sede dell'Ospizio : e da fatti nel 1872, malgrado innumerevoli ostacoli, D. Bosco poteva acquistare l'ex-Convento dei Teatini coll'annessa Chiesa di S. Gaetano a Sampierdarena; ove, dello stesso anno, fu trasportato l'incipiente Ospizio.
Sampierdarena è una città delle più industriali d'Italia, situata alle porte occidentali di Genova, colla quale ha comune l'incantevole posizione, la moltiplicità dei traffici e la singolare attività dei cittadini. Le sue fabbriche ed i suoi cantieri sono assai rinomati. Nel 1872 non aveva che 26 mila abitanti, oggi ne conta più di quarantamila.
in questo centro eminentemente operaio l' Ospizio San Vincenzo potè prendere tale sviluppo, che essendo in breve divenuto insufficiente l'antico convento, e mancando un luogo atto alla ricreazione degli alunni, Don Bosco e D. Albera, senz'altra risorsa che la confidenza in Dio e nella carità dei benefattori, fecero acquisto d'una proprietà attigua, e si accinsero alla fabbrica di un nuovo edifizio. Ne fu benedetta la prima pietra il 14 febbraio 1875, per mano dell'eccellentissimo Arcivescovo di Genova Mons. Salvatore Ma gnasco, di sempre c. m. La carità dei benefattori non venne meno (*); e dopo due anni compiuto l'edifizio, il numero degli alunni saliva a circa trecento, mentre si erano aggiunte, alle qià esistenti, altre scuole professionali, man mano che l'opportunità ed i mezzi si presentavano.
Le scuole professionali dell'Ospizio San Vincenzo de' Paoli oggi comprendono le sezioni de' fabbri - ferrai, sarti, calzolai, falegnami-ebanisti, tipografi-compositori, tipografi stampatori, legatori e librai.
Inoltre, fin dai primi tempi, alcuni degli alunni ricoverati, degni o per ingegno o per esemplare condotta, di particolari riguardi, furono avviati agli studi classici; e così sorsero nell' Ospizio anche le scuole ginnasiali, tuttora fiorenti.
Una gloria poi tutta speciale della Casa Salesiana di Sampierdarena è l'essere stata la culla dell'Opera di Maria Ausiliatrice, istituita da Don Bosco nell'anno scolastico 1816-1871 per le vocazioni dei giovani adulti allo stato ecclesiastico : opera che ha già dato frutti consolantissirni, poichè uscirono dalle sue scuole parecchie migliaia di sacerdoti, tra cui molti valorosi apostoli delle Missioni estere. Fra questi sarà sempre ricordato con riverenza il Sac. Michele Unia, l'apostolo dei lebbrosi della Colombia.
D. Albera tenne la direzione dell'ospizio fino al I881 in cui fu chiamato da Don Bosco a più alto ufficio, e gli succedeva il compianto prof. D. Domenico Belmonte, poi Prefetto generale dei Salesiani. A Sampierdarena è pure ricordato con affetto il Dottor D. Giovanni Marenco che vi fu superiore per sei anni: a lui si deve l'iniziativa dell'artistica cappella di Maria Ausiliatrice nella Parrocchia di S. Gaetano; dove, mercè lo zelo dei singoli direttori, e specialmente
del Prevosto D. Luigi Bussi, già prefetto e direttore dell'Ospizio ed ora Ispettore delle Case Salesiane di Liquria e Toscana, si compirono altri importantissimi restauri ed abbellimenti. Ad esempio, per le memorande feste giubilari del 1897, s'inaugurò la nuova facciata e il pavimento marmoreo.
Presentemente l'Opera di D. Bosco a Sampierdarena esplica la sua benefica attività nelle sue scuole professionali e ginnasiali, nella vasta parrocchia di S. Gaetano (13.000 anime); e in due fiorentissimi oratori festivi, l'uno pei giovanetti, con circolo sportivo-ginnastico ripetutamente premiato, sito nella proprietà appartenente un tempo ai Marchesi DurazzoPallavicini ed ora dell' istituto, e l'altro per le fanciulle nella vicina Casa delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Possa l'ospizio S. Vincenzo de' Paoli, insieme con le benedizioni del cielo, continuare a godere delle simpatie e dell'aiuto di molli amici e benefattori dell'opera Salesiana, affinché della sua benefica influenza abbiano sempre ad allietarsi e l'industre Sampierdarena e molte centinaia di giovinetti.
(*) Nel verbale, che fu rìveduto da D. Bosco e chiuso nella pietra fondamentale dell'edifizio si leggevano queste parole: « I principali benefattori, sotto i cui auspizi è posta questa casa, sono : il Romano Pontefice Pio IX ; l'Arcivescovo di Genova Mons. Salvatore Magnasco, la signora Luigia Cataldi-Parodi; il signor Giuseppe Rolla, già da Dio chiamato a ricevere il premio di sua Carità; la signora Fanny Ghiglini-Polleri, vedova; il sig. Angelo Borgo; il sig. Giov. Batt. Conte di Lestri; il signor Varetti Domenico. Altri benefattori dovrebbero esser qui nominati; e se essi nol permisero per modestia, ben terrà conto di loro carità il Signore, che a suo tempo ne renderà loro la meritata ricompensa ». Erano tra questi il signor Giuseppe Prefumo , l'ingegnere Emmanuele Campanella, il Sac. D. Giovanni Antola, la Nobil Donna Maria Pavese nata Parodi , la baronessa Giuseppina Podestà nata Cataldi, il sig. Giacomo Cataldi, il Cav. Carlo Dufour, il Cav. Maurizio Dufour, il Can. Stefano Parodi arcìprete di Sampierdarena, il sindaco avv. cav. Nicolò Montano, il cav. dott. Giovanni Canevari, il sig. Urbano Pasquarelli , la signora Natalina Freccia nata Franchelli, ecc.
Nel Messico. (Relazione del Sac. Calogero Gusmano. Vedi Boll. di maggio u. s.)
Al nostro arrivo.
Quando il nostro vapore entrava nel porto di Vera Cruz eran le 10 ant.; ma prima che terminassero le consuete visite trascorsero più ore ; noi però quasi non ce ne accorgemmo ; avevamo visti i Confratelli venuti da Messico e da Puebla avvicinarsi al bastimento sventolando i fazzoletti e ci mettemmo a discorrere prima da coperta e poi sulla coperta comunicandoci mille notizie. Vedendoli travestiti più o meno alla nostra foggia, acquistammo un po' più di spigliatezza sotto quegli abiti secolari, ai quali non sapevamo dapprima adattarsi. Da alcuni di quei confratelli erano dieci anni dacchè eravamo separati ! tanti cioè, quanti ne conta l'opera Salesiana nel Messico.
La visita doganale al nostro bagaglio fu lunga, ma cortese. Terminata, raggiunsi il sig. D. Albera che s'era ritirato in un vicino albergo. Qui passammo la notte ; e l'indomani, celebrata la messa, alle 7 1/2 eravamo alla stazione. Furono otto ore di treno di una salita crescente, amena, fra continui magnifici panorami. Il clima andava sempre più mitigandosi eravamo finalmente a 2300 metri sul livello del mare, alla città di Messico.
Alla stazione ci attendevano molte carrozze private, i migliori cooperatori, e tra essi colui che maggiormente contribuì all'opera salesiana in Messico, e fece sempre da padre ai figli di D. Bosco e fu a riceverli a Vera Cruz nel '92 quando per prima volta mettevano piede in terra messicana, voglio dire il sig. Angelo Lascurain. La nostra casa è posta a nord-ovest della città, in una vasta pianura, chiamata Colonia di S. Giulia, che va sempre più popolandosi. A poca distanza si notano varie linee ferroviarie e già i tramwais elettrici l'allacciano alla città.
Uno dei nostri confratelli sacerdoti, uscendo dalla stazione, affacendato nell'assegnare ai varii il posto nelle diverse vetture, lasciò cadere da sotto l'ascella l'estremità della veste talare che suole spesso celarsi sotto l'ampio mantello spagnuolo, ed una guardia gli fu subito dietro premurosa per dirgli e Padre, alzi la veste, alzi la veste ! » Povera guardia! voleva compiere il suo dovere per evitare una possibile punizione ; ma pareva che non sapesse trovar in quell'abito il delitto colpito dalla legge.
Al Collegio S. Giulia.
Al collegio si era impazienti : i musici appena udirono il rumore delle prime carrozze diedero fiato ai loro strumenti ; e i 200 e più convittori, schierati sotto i portici, gli ampii, spaziosi e lunghissimi portici, lo salutarono intrecciandovi le loro voci argentine. Si andò direttamente nella cappella a cantare volontieri l'inno della riconoscenza : eran 22 giorni di viaggio, penoso assai ed in modo tutto particolare pel sig. D. Albera.
Il Collegio S. Giulia è uno dei migliori che abbiamo visto ; l'edilizio è completamente terminato ad eccezione della chiesa tuttora in costruzione, la quale interrompe uno dei maggiori lati del Collegio, posto su una superficie perfettamente livellata , in forma di rettangolo, che misura duecento metri per cento. L'esterno lo trovai elegante nella semplicità delle sue linee. Nell'interno i portici attorniano tutto il fabbricato non solo al pianterreno, ma eziandio al primo piano. Spaziosi i saloni ; ben arieggiati i dormitori ed i laboratori.
Metà dell'isolato pel momento è occupato da 18o ragazze dirette dalle Suore di Maria Ausiliatrice che già comprarono altro terreno e pensano di fabbricare un più ampio educandato, poichè l'edifizio così diviso riesce insufficiente tanto per l'uno come per l'altro istituto, stante le molteplicità di domande che continuamente ricevono: eppure con tano ciascuno un'area di diecimila m. quadrati.
L'indomani il sig. D. Albera volle visitare ed osservare intenti al lavoro i giovanetti sarti, calzolai, falegnami, fabbri-ferrai, compositori, stampatori, legatori ecc. Interrogò i giovanetti delle varie scuole e di tutti rimase soddisfatto.
Nella capitale.
Messico non è la più popolosa delle città dell'America latina, neanco la meglio situata. Buenos Ayres e Rio Janeiro la superano pel numero l'una ed anche per l'incanto della natura l'altra, tuttavia come città pare tenga il primato. Le sue piazze, le sue vie, i corsi, i viali, la grandiosità e magnificenza dei suoi palazzi e negozi ne fanno una delle più belle capitali. Conta circa 350.000 mila abitanti e va sempre più aumentando, facendo sue le comodità delle migliori città europee. Quello però che formerà sempre la gloria maggiore di Messico è la sua cattedrale, l'opera più splendida degli Spagnuoli in America. Quando la visitammo non si potè a meno d'ammirare le superbe statue che ne adornano la facciata, la maestà delle colonne che ne sostengono le alte cupole, la ricchezza e la moltitudine degli ornati che fanno del tabernacolo una maraviglia. Segnali tutti questi non dubbi della fede del popolo messicano. Non potemmo vedere i tesori della chiesa essendo capitati là durante i divini uffici ; ma si sa quanto oro, argento e pietre preziose v'accumulò la fede viva di quei primi cristiani. Nel visitarla attentamente e nel trovarla assai frequentata dai fedeli non si potè a meno di ricordare ciò che scrisse il Moxó : « Mai mi è stato possibile passare avanti la cattedrale di Messico, senza sentirmi profondamente commosso. Qui, ho detto tra me, dentro queste sacre mura, dove ora incessantemente s'offre il sangue puro e senza macchia dell'Agnello divino, scorreva, tre secoli fa, tutti i giorni, il sangue impuro di migliaia di vittime. Qui dove oggi i Messicani, docili alle parole di alcuni zelanti sacerdoti, imparano a perdonare e a dimenticare le ingiurie, a compatire sinceramente il prossimo, a prender parte alle sue afflizioni ed a amarlo come se stessi, vedevano in altri tempi i loro barbari sacerdoti sacrificare gli infelici che avevàno avuto la disgrazia di cadere nelle loro mani e lungi dal riprovare la loro atroce barbarie, li applaudivano e magnificavano con immenso giubilo. Che differenza tra religione e religione ! »
A Nord-Est della città trovasi anche il celebrato santuario di N. S. di Guadalupe, assai noto non solo nelle due Americhe, ma in Europa eziandio. D. Albera potè dir messa all'altare stesso della Vergine taumaturga. D. Grandis, superiore delle Case Salesiane nel Messico, ed io celebrammo agli altari laterali. Là si provano le emozioni dei nostri maggiori e più devoti Santuarii, si sente il contatto col soprannaturale; i ricordi e le impressioni si precipitano fin dal momento che si entra in quelle sacre mura e le lagrime spuntano agli occhi senza saperne il perchè, nè darsi ragione di ciò che passa.
I devoti d'ogni condizione si succedono incessantemente e con un contegno tale che edifica. A noi fortunatamente toccò un giorno libero da pellegrinaggi e potemmo ammirare gran parte dei tesori del Santuario : desse, di quei d'America, è fuor d'ogni dubbio il più antico, rinomato e ricco da quattro secoli è meta di continui pellegrinaggi.
Puebla de los Angeles.
In Puebla fu aperta la seconda Casa Salesiana; quattro ore di treno la separano della Capitale ; è capoluogo dello Stato omonimo e sede arcivescovile. Conta 120.ooo abitanti ed è gloriosa nella storia del Messico, «Vien chiamata, dice il nostro, D. Lemoyne nel suo Fernando Cortez, la Città degli Angeli od Angelica, perchè si vuole che, mentre colà si costruiva la magnifica cattedrale, dedicata a Maria, gli Angeli portentosamente abbiano cooperato ad innalzare le mura. Al sorgere di ogni aurora, i materiali ammonticchiati nel recinto della fabbrica si vedevano collocati da mani misteriose al posto, pel quale erano stati preparati. » Anche questa cattedrale per architettura e per ricchezza è una delle opere più importanti della Repubblica.
Il nostro Collegio conta più di 15o giovanetti; i laboratori sono molto perfezionati e stimati assai nella stessa città. I suoi lavori tipografici sono stati più volte premiati. Il laboratorio dei litografi sopratutto è il miglior che esista nelle nostre Case, fornito di ogni macchinario necessario e più moderno. Peccato che il locale ov'è impiantato sia assai ristretto ; presto però sarà ultimato il nuovo braccio del grande fabbricato e potrà estendersi meglio. Notammo con piacere che nei diversi laboratori v'erano varii, anche di siti assai lontani che venivano a perfezionarsi nella propria arte, fermandosi alcuni mesi con quei nostri confratelli. La Chiesa, aperta al pubblico, è un vero gioiello, decorata da poco con grande squisitezza da un nostro italiano ; splendido l'altare maggiore tutto di onice, bel marmo nazionale che par cristallo ed è di un effetto sorprendente. Sarebbe insuperabile se' allo splendore accoppiasse la consistenza del nostro : mi si diceva che facilmente si sgretola.
Le figlie di Maria Ausiliatrice qui stanno a disagio. Il locale destinato è assai ristretto pel numero di ragazze che vi accorrono. D. Albera visitò e conchiuse il trasloco in luogo più ampio e rispondente alla loro attività e al bene delle loro educande. Son certo che presto si rinnoveranno a Puebla le maraviglie operate dalle loro consorelle nei Collegi di Messico e di Morelia.
Molte altre cose noi ammirammo a Puebla, che mi parebbero degne di nota, se lo spazio me lo consentisse.
A Morelia.
Da Puebla fummo di nuovo a Messico ed in 18 ore di treno a Morelia, ove i Salesiani hanno aperto un Collegio unicamente di arti e mestieri. Anche questa terza città è sede arcivescovile e capoluogo dello Stato di Michoacan ; conta però solo 30.000 abitanti. La città è graziosa e la grandiosa cattedrale, stracarica di argento, fu ultimamente decorata da un nostro italiano. L'accoglienza avuta qui fu una vera sorpresa. I Cooperatori di loro inaziativa ed a loro spese appena giunti offersero nel Collegio una refezione al Visitator Salesiano facendogli numerosa corona. V'era il meglio della cittadinanza ed alcuni a costo di gravi sacrifici non vollero mancare. Il programma dell'accademia lo svolsero essi stessi con magistrali discorsi che a me non è possibile riportare neanco in sunto. Inneggiarono all'Opera
Salesiana che in sì pochi anni tanti benefici aveva apportato a Messico e terminarono dicendo che gl'Istituti Salesiani meritavano tutta la protezione non solo dei particolari, ma degli stessi Governi, ai quali deve sommamente stare a cuore che nel corpo sociale, operaio sopratutto, siano instillati principi sani in luogo dei perversi che vi circolano con minaccia di morte : « Colla nostra influenza, diceva un d'essi, col nostro danaro, colla nostra presenza, col nostro plauso, con tutto quello di cui possiamo disporre, aiutiamo i Salesiani. No, non contentiamoci finchè non vediamo sorgere in ogni nostra città un Istituto Salesiano. Che i nostri indii ed i nostri operai siano educati nel santo timor di Dio, nell'amore ai proprii simili, nell'idea della santità del lavoro e del rispetto alle autorità ed allora gli splendori del secolo non serviranno ad offuscare la vista a questo nostro amato popolo, bensì ad illuminare i suoi passi e condurlo sano e salvo al porto del vero progresso. »
La tornata accademica, non occorre dirlo, riuscì splendida ; i nostri 7o artigianelli interni e gli esterni vi presero parte con qualche rappresentanza e con scelti pezzi di musica vocale ed istrumentale.
Il Collegio di Morelia, dissi che è esclusivamente per artigiani; ma vi fiorisce anche un'incipiente colonia agricola con istruzione teoretica e pratica che va ognor più acquistando importanza. Il terreno si presta ai vari esperimenti e si nutre fiducia che si riesca ad inspirarvene l'amore nei figli del paese. Il fabbricato però pei giovani artigiani è ornai assai ristretto per accogliere tutti coloro che domandano; e converrebbe ultimare quanto resta a completare il ben ideato disegno.
Pel locale sono assai più fortunate le suore di Maria Ausiliatrice che possono accogliere nelle loro scuole più di 400 ragazze ed attendere ad un numeroso asilo infantile che suscita la simpatia di tutti: la direttrice è una torinese. D. Albera fu più volte a visitarlo e si compiaceva di assistere ai diversi esercizi coi quali erano intrattenuti. Quando li regalò di una medaglia fu grazioso il grazie, imitativo e nella voce e nel gesto, che scoppiò al segno datone dalla suora !
Lo sviluppo dell'Opera Salesiana.
D. Albera aveva compiuto la visita alle sette Case Salesiane della Repubblica ed ovunque aveva dovuto ammirare la simpatia per l'Opera Salesiana. I Messicani però, bisogna dirlo, non si contentano semplicemente di far atti di ossequio, ma cooperano generosamente secondo le loro forze all'incremento e sviluppo dei nostri Collegi. E sorprende realmente il pensare quanto hanno fatto in meno di due lustri. La chiesa di Messico attualmente in costruzione, dedicata a Maria Ausiliatrice, di stile romantico puro del 1200, avrà tre arcate e la principale misura 63 m. per 8 ; sopra la facciata s'innalzerà una torre di m.45 di altezza. Ad opera compiuta senza dubbio la spesa supererà il milione ; ma i nostri cooperatori c'incoraggiano e non vengonó meno : la loro carità è veramente proverbiale. L'ispettore faceva vedere a D. Albera ben 22 domande di aperture di nuove Case, tutte in grandi centri, atti a dar sviluppo all'opera nostra ; fornite tutte del necessario per assicurarne l'esistenza. Alcuni Comitati anzi avevano financo provvisto ed ammobigliato il locale a noi destinato, eppure non si può prenderne possesso per mancanza di personale. Ricordo in particolare un nostro buon connazionale, assai ricco, che non nomino per non fargli dispiacere, il quale saputo che v'era il Visitatore salesiano, ripetutamente per lettera insistette perchè si passasse nel paese ov'egli è proprietario di varie fabbriche. e Venga, scriveva, venga a vedere quanto v'è da far qui ; come si moltiplichino le scuole ed i collegi protestanti , e noi cattolici non sappiamo ove mandare i nostri figli. Venga e scelga quel terreno che vuole; mi diano il disegno che meglio piacerà, io lo farò eseguire ; ma mi dicano che accetteranno. Qui siamo, continuava egli, limitrofi al gran colosso degli Stati Uniti, ove so che anche per loro sta un immenso campo di lavoro ; avranno comodità di studiar la lingua e studiare il carattere dei Nord-Americani. »
Grido d'apostolo - I benefizi dell'apostolato.
Leggere queste suppliche stando lontano, fanno impressione ; sentirle a ripetere dai nostri missionarii può sembrare effetto del loro ardente zelo, ma constatar la verità coi propri occhi, veder ciò che non capita ovunque e sempre, che non manchino i mezzi materiali e la buona volontà, ed essere tuttavia costretti a non poter venir in soccorso per deficienza assoluta di personale, è cosa troppo dolorosa e faceva ripetere a D. Albera quel grido d'apostolo che tante volte aveva forse udito da D. Bosco.
e Padri, madri, conoscenti ed amici, laici ed ecclesiastici, siate generosi sopratutto col promuovere o almeno col non impedire le vocazioni al sacro apostolato. Ricordatevi che la conservazione e la propagazione della fede è affidata ai sacerdoti, particolarmente agl'intrepidi Missionari. Ricordatevi che la Chiesa di Gesù Cristo non abbraccia solo le anime di una famiglia, di una parrocchia, di una diocesi, ma di tutto il mondo. Ricordatevi che di continuo risuona la divina voce di Gesù Cristo: Euntes in mundum universum, praedicate evangelium omni creaturae : Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a tutti gli uomini. Siate adunque generosi quando avete un figlio, un parente, un amico che mostra vocazione alla carriera ecclesiastica; sopratutto quando aspira alle missioni, a battere le orme gloriose dei Zaverii, dei Solani, dei Bertrandi, dei Las Casas, di cento, di mille altri apostoli passati e presenti, non dissuadetelo, infondetegli anzi coraggio e lena a correre il nobile arringo. Certo che privarci di un soggetto il quale sarebbe utile tra di noi, è cosa che costa ; ma l'apostolato costò sempre e costerà finchè vi sarà una tribù da evangelizzare in sulla terra ; all'eterno Padre ha costato il sacrificio dell'unigenito Figlio, sua delizia, sua compiacenza ; a Gesù Cristo ha costato la vita sopra un tronco di croce ; a Maria ha costato lo strazio del proprio cuore. E costasse anche qualche pena a noi non sarebbe ella una gloria di rassomigliare in questo a Dio, alla Vergine, al Salvator del mondo ? »
Oh non bisogna dimenticarlo che le nazioni americane furono una creazione dell'apostolato cristiano, sorsero per l'azione del missionario, più che per la bravura dei conquistatori. Questi in verità, passavano, spesso costretti dalla necessità, gettando al suolo, distruggendo, catturando, ma passavano... Il missionario al contrario edificava, riuniva i vinti, sollevava l'animo del selvaggio, lo induceva ad ubbidire colla persuasione, l'animava colla fede facendolo così amico e compagno nella vera conquista che edifica, colla pace, coll'ordine, colla speranza....
Sorsero allora a centinaia le borgate cristiane nel campo e nelle foreste di America, cogli anni si trasformarono in città, prosperarono per mezzo delle miniere e dell'agricoltura, e, quando da tutte le parti si lanciò il grido dell'indipendenza come un soffio di libertà, le colonie di altri tempi si formarono nazioni. Ma se allora il lavoro del Missionario fu dimenticato ed anche disconosciuto, la verità è che il suo influsso non cessò mai nel seno delle giovani nazioni, molte delle quali non ancora ben costituite lottano in quel periodo incoerente e lungo che corre dall'adolescenza alla virilità.
Il lavoro dei figli di D. Bosco, ultimi arrivati, è quello stesso dei missionari di altri tempi ; è la stessa crociata del Vangelo, non mai interrotta che continuano. Essi cercano di apportare in mezzo ai popoli cui la Divina Provvidenza li manda la buona novella, la fede che santifica, la speranza che anima, rinvigorisce e forma quei caratteri di cui tanto abbisognano tutte le nazioni, massime quelle che vanno costituendosi.
Possano le nuove generazioni formarsi veramente alla scuola del dovere, del sapere, del carattere maschio, degne insomma di queste generose Repubbliche, in mezzo alle quali abbiamo passati due anni e mezzo studiandole con affetto fraterno, affetto che andò sempre crescendo man mano venivamo a conoscere la loro storia e che ora ci rende più che mai doloroso il distacco.
Partenza per gli Stati Uniti - Un saluto.
Il 9 febbraio partimmo alla volta degli Stati Uniti ; l'addio ai confratelli ed ai giovani schierati sul nostro passaggio non ci poteva lasciare insensibili. In quel momento però pensavamo anche ad un altro confratello non presente, strumento nelle mani della divina Provvidenza di quanto avevamo ammirato : al Messico lo ricordano con particolare affetto... dico il primo direttore, il fondatore ed ideatore del magnifico edificio, il salesiano D. Angelo Piccono, quell'uomo tutto attività e zelo che seppe tanto accattivarsi la simpatia dei generosi Messicani, destinato attualmente dall'ubbidienza ad altra importantissima opera. Dalla prima Casa del Messico, che a lui ed ai suoi compagni costò tanti sudori, come per lettera tornò accetto il nostro primo fraterno saluto, giunga ora gradito questo secondo, pieno di ammirazione.
(Continua).
Perù
Una nuova fondazione al Cuzco. Ricordi dell'antica capitale degli Incas e monumenti sacri. (Lettera del Sac. Ciriaco Santinelli)
Cuzco (Perù), 15 marzo 19o5.
REV.MO ED AMATISSIMO SIG. DON RUA,
Nell'ultima relazione le diceva, che secondo i suoi desideri, quanto prima si sarebbe fondata la nuova casa promessa alla città del Cuzco. Perciò ne scrissi all'ecc.mo Vescovo Mons. G. A. Falcón, dandogli avviso che nella prima quindicina di febbraio sarebbero partiti per la sua città residenziale i Salesiani destinati alla nuova fondazione. E il degno prelato rispose con una lettera piena di bontà e di entusiasmo, dicendo fra l'altro « Sieno grazie a Dio ed alla SS. Vergine Ausiliatrice che tanto favoriscono la nostra diocesi. Confidiamo che, per la bontà del Signore, si vinceranno tutte le difficoltà... I miei più sinceri ringraziamenti al rev.mo Superiore D. Rua. »
Pertanto il io febbraio, insieme coi nuovi rinforzi per Arequipa, si partiva in nomine Domini. Ad Arequipa sostammo una settimana. E qui debbo una lode speciale all'egregio Comitato delle Signore Cooperatrici di quella città, che negli ultimi mesi diedero un vero impulso all'ultimazione del bel Santuario di Maria Ausiliatrice ; il quale, sebbene non ancor compiuto, pure è già ufficiato e frequentato assai.
Alla volta del Cuzco.
Il 21 febbraio si partiva alla volta del Cuzco. Il viaggio è una mirabile e continua ascensione ma è inutile che mi perda in descrizionì, perchè i lettori del Bollettino ricordano senza dubbio le belle pagine scritte in proposito da Mons. Costamagna e da D. Gusmano. Quello che non debbo tacere, a titolo di riconoscenza, sono le festose accoglienze che ovunque ricevemmo al nostro passagggio.
Da Sicuani, ove quel buon Parroco ci colmò di attenzioni, assai più bello si fa l'aspetto della campagna ; la fertile vallata bagnata dalle acque del superbo Vilcanota, la rendono feconda di campi di grano, meliga, patate, fave, ecc., finchè il fiume si perde alla nostra diritta per irrigare la fiorente valle di Orobamba e congiungersi dipoi coll'Amazonas. Però a manca ci accompagna sempre il piccolo Guatanay (acqua limpida), che passa in mezzo alla città del Cuzco.
Lungo questo tragitto, notammo la varietà dei paraggi, le frequenti e belle villeggiature e la fertilità del suolo. E dire che gl'indigeni ancora lavorano la terra quasi alla primitiva, cioè non fanno che rivolgerla superficialmente per gettarvi un grano che in poco tempo, per la fertilità del terreno ancora ricchissimo di principi nutritivi e minerali e vegetali, dà un meraviglioso raccolto. Introducendo una coltura razionale, e importando altre piante, in, ispecie alberi da costruzione, qual frutto non ne avrà il paese!
La strada carozzabile che noi percorremmo è degna di stare a confronto con le migliori della nostra Italia.
In Hurcos, mentre si cambiavano le mule e prendevamo qualche boccone, venne il rev. Parroco di quella capìtale di provincia a pregarci di sostare alquanto e di recarci con lui, perchè aveva avuto ordine dall'ecc.mo Mons. Vescovo di riceverci con solennità. Infatti , benchè non potemmo annuire al pressante invito, la banda locale ci rallegrò con gaia musica e ci accompagnò colle sue note, finchè non scomparve dalla sua vista il nostro carrozzone.
Le medesime accoglienze ci attendevano a S. Sebastian, dove anche quel giovane parroco voleva e ci pregava che restassimo alquanto con lui : ma dopo averlo noi ringraziato, le mule s'incamminarono più velocì verso il Cuzco.
L'arrivo.
Di lontano stavamo mirando quella città che fu nei tempi passati così potente e famosa per la serie dei suoi imperatori, per meraviglie di arte e favolose ricchezze. La posizione è deliziosa. Sopra tutte le case grandeggiano le torri delle sue antiche e splendide chiese, trasformazioni alcune di templi pagani, mausolei della dinastia Incaica. Arrivati con questi pensieri alla stazione, si credeva di far umilmente il nostro pacifico ingresso, e invece un numero eletto di distinti ecclesiastici, di membri di varie comunità religiose, e di distinte persone della più alta società, ci viene incontro per salutare con entusiasmo i poveri figli di D. Bosco, accompagnandoci come in processione fino al palazzo episcopale, mentre una folla di popolo gridava evviva a D. Bosco, a D. Rua, a suoi figli, ed all'esimio Prelato che tanto aveva fatto per ottenere da Lei, amato Padre, questa fondazione ; e intanto una pioggia di fiori cadeva dalla strada e dalle finestre sul nostro passaggio.
Finalmente giungemmo in vista dell'Angelo della Diocesi. Il buon Pastore stava al balcone dell'Episcopio, e furono tali le feste che egli fece al nostro apparire, che debbo dire d'esserne rimasto profondamente intenerito.
In Episcopio convennero molti Rev.mi Canonici, ìl Decano del Capitolo, i Senatori Pacheco ed Orhinela, che tanto avevano fatto per aver i Salesiani al Cuzco ; una rappresentanza dell' Unione Cattolica, un'altra delle Dame della Propagazione della fede ; infine il fior fiore della città. Mons. Vescovo dette sfogo alla sua contentezza con dirigere parole d'affetto e di ringraziamento a Lei, sig. Don Rua, al sottoscritto ed a tutti i Salesiani presenti, mentre con accento paterno ci offriva il suo appoggio e la sua casa. E noi, pel momento, approfittammo dell'uno e dell'altra. Ospiti di Monsignore, ci ponemmo il Direttore ed io in cerca di una casa per poter incominciare la nostra missione, e ben presto la ritrovammo.
Ricordi storici.
La città del Cuzco, antica metropoli del famoso impero di Tahuantin-suyo, fu fondata dal primo Inca Manco-Capac, probabilmente nel tempo o principìo del secolo XI, sopra il margine del piccolo fiume Guatanay, in un esteso e fertile altipiano.
Questa storica città contava più di 25o 000 abìtanti, essendo la capitale del vastissimo Impero, che stendevasi da Pasto al regno degli Shiris, fino al fiume Maule nel Chili, ed abbracciava tutta quell'immensa estensione che oggi forma le repubbliche dell'Equatore, Perù, Bolivia e Chili. La ricchezza dei suoi templi, la robustezza dei suoi edifizi, la fiorita civiltà e i suoi progressi in tutti i rami delle arti e delle industrie produssero sì grande ammirazione nei valorosi spagnuoli, suoi conquistatori, che la onorarono col nome di Nuova Toledo, e più tardi, per le conquiste, le sue leggi, e le molteplici sue glorie militari e religiose, la vollero anche paragonare alla superba Roma.
De' suoi antichi monumenti sono celeberrimi il Sacsay-huaman e l'Ollantaitambo ; il tempio del Sole, chiamato Coricancha; i palazzi degl'Incas ; il magnifico Osservatorio astronomico di Pisac, chiamato volgarmente Intihuatana; il grande bagno dell'Inca, formato da una gran pietra colossale a fianco del lago Titicaca, nel luogo dove oggi sorge il celebre Santuario di Copacabana fra i confini del Perù e della Bolivia.
Il Sacsay-huamàn.
Il monumento di Sacsay-huaman, i cui resti parlano della sua straordinaria grandezza, era una vastissima fortezza che posta ìn una roccia un po' scarpata, si elevava sublime sopra tutti gli edifici della città. L'esimio cuzquegno, Dott. Can. Fernando Pacheco, ci assicura che questa fortezza era costrutta con pietre solidissime e di straordinaria grandezza, di forma poliangolare e di varie dimensioni, poste, le une sulle altre senza nessun'amalgama, per cui aveva tutto l'aspetto di un'opera ciclopica. La grandezza di alcune di quelle pietre sorpassa gli 8 metri di lunghezza, 3 di larghezza ed i di spessore. Ma quello che fa più meraviglia è la pulitezza delle facce eseguita con tanta perfezione, nonchè l' incastonamento delle pietre, condotto con tanta esattezza, che è impossibile porre la lama di un coltello o la punta dì uno spillo nella connettitura di una coll'altra.
I sentieri erano difesi da tre parapetti insuperabili per l'estensione di 400 metri, e ciascuno di essi aveva una porta con una pietra levatoia. Un baluardo di mezzo corpo d'altezza difendeva l'entrata di quei parapetti, e nella piazza oblunga sorgevano tre torri. La più grande, detta rotonda per la forma cilindrica, era destinata a ricevere i tesori della casa reale e del tempio del Sole, nel tempo calamitoso dì guerre intestine e d'invasioni straniere ; le altre due, poste all'estremità, si chiamavano quadrate ed avevano molti compartimenti destinati alla milizia dello Stato. Queste torri, per mezzo di vie sotterranee, comunicavano non solo fra loro, ma anche colla dimora reale e col tempio del sole.
A poca distanza della cittadella, v'è un grande ammasso di rocca abbastanza obliqua, con una cavità molto pronunziata, conosciuta col nome di pietra liscia del Rodadno; gli abitanti del luogo vi si recano a scivolare, come i Russi nei loro giardini ai giorni allegri della Pasqua principale. Dalla parte più alta della fortezza si scopriva un panorama incantevole, nel quale, il selvaggio aspetto della montagna, il fiorente verdeggiar della vallata e la splendida vista della città formavano un armonioso accordo sotto il nitido azzurro di questi cieli.
Il « Tempio del Sole ».
Noi abbiamo visitato con piacere queste gloriose vestigia, e, con particolar interesse, non mancammo di ammirare i resti del grandioso ed ammirabile tempio del Sole. Parte della superficie che occupava questo tempio oggi è occupata dal convento di S. Domenico di Guzman, i cui religiosi ci ricevettero con grande affetto e simpatia.
Il famoso Inti-huasi, casa del Sole, come scrive il lodato Pacheco, era l'orgoglio della metropoli e la maraviglia dell'Impero di Tahuantinsuyo.
Il superbo edificio occupava un'area considerevole di oltre 223 metri di circuito, circondato da una muraglia di pietra. Tanto all'esterno che all'interno, sotto il tetto o nella sommità delle pareti, aveva una fascia d'oro di un palmo e mezzo di larghezza.
L'interno era una vera miniera d'oro. Il tetto era coperto di un tessuto di cotone artisticamente lavorato, con ricami di vari colori, che davano l'aspetto di un tetto di paglia, ma tutti i muri erano tappezzati di lamine d'oro purissimo, di cui altre servivano da tabernacoli ed altre da finestre. Una scultura che riempiva la parete occidentale, rappresentante un viso d'uomo, circondato di raggi, com'è costume di dipingere il sole, era tutta una placca d'oro massiccio dì enormi dimensioni, profusamente adorna di smeraldi e di altre pietre preziose. Collocata dirimpetto all'ingresso orientale, ogni giorno ai primi raggi del sole, si accendeva in mille fulgidi bagliori, che illuminavano tutto il santuario con uno splendore, che pareva soprannaturale, mentre gradatamente si andavano vestendo di nuova luce tutti gli ornati in oro profusi copiosamente sulle pareti e sul tetto. L'oro nel linguaggio figurato del popolo, era la lagrima del sole! Ai lati dell'aurea immagine del sole stavano i cadaveri imbalsamati degl'Incas, ognuno assiso sopra il suo seggio o trono di oro.
Unito al tempio era un gran portico di pietra finamente lavorata, ornato in alto d'una cornice d'oro, che serviva di vestibolo ad alcune cappellette di più piccole dimensioni. La più grande, era dedicata alla Luna, la cui immagine scolpita sur una gran lamina d'argento, con faccia di donna, quale Madre degl' Incas, copriva quasi tutto lo sfondo del tempio : e tutti i bellissimi ornamenti erano di argento, perchè meglio rispondenti alla bianchiccia luce dell'astro notturno. Ai lati di questa seconda deità incaica stavano disposte le mummie delle legittime spose degli Incas.
Un'altra cappella, dedicata al numero infinito delle Stelle, che componevano il rifulgente corteggio della sorella del Sole, aveva la porta d'argento ed i tessuti del tetto azzurri, con rilievi bianchi, in forma di stelle rifulgenti.
Una terza, anch'essa assai ricca d'oro, era quella dei terribili ministri della vendetta celeste : il Fulmine, il Tuono, il Lampo, detti genericamente Illapa.
Una quarta cappella era dedicata all'Arcobaleno, la cui curva brillante abbelliva le pareti con colorì così vivi e naturali, che pareva un vero arcobaleno vivissimo
Finalmente, vicino a queste cappelle v'era una splendida sala, tutta ricoperta d'oro, che serviva di sacrestia per il Pontefice HuillacHuma, che quasi sempre era un membro della famiglia reale. Questa sala serviva anche per le adunanze dei ministri maggiori, che sotto la presidenza del medesimo pontefice , risolvevano tutti gli assunti rìferentisi ai sacrifici, vittime, feste e cerimonie religiose. Le abitazioni dei numerosi sacerdoti, e fin quelle de servi, erano riccamente ammobigliate e provviste di tutto il necessario per lo splendore del culto.
Nella grande navata del tempio stavano dodici grandi vasi d'argento, pieni di granturco ; e d'argento e d'oro erano anche gl'incensieri per i profumi ; le fontane d'acqua per lavare le vittime dei sacrifizi ; il condotto sotterraneo che trasmetteva l'acqua alle varie abitazioni dello stabilimento, il deposito delle offerte e ogni altra cosa che apparteneva al servizio religioso.
I giardini, poi, cosidetti del Sole, non solo contenevano delle preziosissime ìmitazioni di piccoli alberi e fiori di grandezza naturale, ma eziandio di molti uccelli favoriti dagli Incas, i quali si dilettavano della raccolta degli animali conosciuti nel paese, rappresentati nello stesso stile, tra cui il più notevole era il Llama colla sua chioma dorata, fatta con destrezza tale che il valore del prezioso metallo non sorpassava quello dell'arte. Similmente gli utensili d'agricoltura per coltivare i giardini del Sole, e persino gli utensili di cucina, erano anche d'oro e d'argento.
Il ricordo di siffatte memorie e la vista dei resti di tali e tante meraviglie, ci richiamarono alla memoria le parole del colonello O'Leary che nel 1825 in una lettera scriveva : « Cuzco m'interessa assai... La sua storia, le sue favole e le sue rovine sono incantevoli. Detta città si può giustamente chiamare la Roma di America. La grandiosissima fortezza dalla parte Nord della città è il suo Campidoglio, il tempio del Sole il suo Colosseo. Manco-Kapac fu il suo Romolo, Viracocha il suo Augusto ; Pachacutec il suo Marco Aurelio ; Huayna-Capac il suo Cesare, Huascar il suo Pompeo, Tupac-Amara il suo Belisario e Puma-Kahua il suo Rienzi, ultimo patriotta, che le diede un giorno di speranza ».
(Continua).
Colombia
Commoventi dimostrazioni di affetto dei lebbrosi di Agua de Dios.
PUBBLICAMMO nel numero scorso una lettera del carissimo nostro Missionario D. Alessandro Garbari, sulle feste improvvisate dai lebbrosi di Agua de Dios pel ritorno del Sac. Don Luigi Variara Questo figlio di D. Bosco che da vari anni, ancor dal tempo di D. Unia, vive unicamente pei lebbrosi di Agua de Dios, essendo un po' malandato in salute, era stato chiamato dalla fiducia e dall'affetto dei Superiori e dei Confratelli ad un'altra mansione, nella quale, lontano dal lazzaretto, avrebbe potuto con maggior facilità e prestezza riacquistare la sanità primiera. Ed egli, però non senza dispiacere, si era allontanato dal lazzaretto alla voce dell'obbedienza.
Ma se dolse al Missionario l'abbandonare i suoi cari lebbrosi, questi all'improvviso distacco furono talmente sopraffatti dal dolore, che senza dar tregua al pianto, subito misero in opera ogni mezzo perchè venisse loro restituito il sacerdote perduto. A tal fine cori lettere e telegrammi si volsero tosto non solo all'ispettore D. Aime ed all'incaricato dell'Opera dei Lazzaretti D. Evasio Rabagliati, ma anche al Delegato Apostolico di Colombia affinchè questi, occorrendo, invocasse la mediazione del S. Padre, più all'Arcivescovo di Bogotà perchè scongiurasse il nostro Superiore D. Rua, e finalmente allo stesso Presidente della Repubblica.
A tante suppliche D. Aime credette bene di dover annuire, sicchè dopo pochi giorni d'assenza, D. Variara tornava ad Agua de Dios la sera del 27 gennaio, sospirato ma inatteso, Le feste improvvisate al suo ritorno ci furono descritte brevemente da D. Garbari, il quale scrisse anche, che tali dimostrazioni d'esultanza furono un nulla a confronto di quelle che si fecero sul finire dell'anno scorso, al ritorno del successore di D. Unia, l'amatissimo nostro confratello Don Crippa, dopo il suo viaggio in Europa.
Ciò posto, benedicendo il Signore che contorta con tanta corrispondenza di affetto la vita generosamente spesa dai nostri confratelli in quell'immensa casa del dolore, crediamo di far cosa gradita ai lettori, pubblicando alcuna delle molte suppliche pervenute nell'accennata circostanza al sig. D. Rua, al quale quasi contemporaneamente giunsero poi graditissime molte lettere di ringraziamento, tra cui una, firmata da più di quattrocento lebbrosi.
Ecco adunque una delle suppliche che ricevette il nostro venerato Superiore, dalla quale sarà facile comprendere il contenuto e l'affetto di tutte le altre.
(Colombia-Cundinamarca) Agua de Dios, 26 gen. 1905.
MOLTO REV. PADRE D. MICHELE RUA
Superiore della Pia Società Salesiana
Pregiatissimo ed amatissimo Padre,
L'ULTIMO dei vostri figli disgraziati di Agua de Dios, ma quegli che più vi ama e vi ammira, vi saluta con somara riverenza ed in pari tempo gode dell'onore di scrivervi queste linee, obbligato da una triste necessità, cui Voi solo potete rimediare. E il caso, amatissimo Padre, si è, che il molto Rev.do D. Aime, Ispettore delle case salesiane della Colombia, col fine di farlo direttore dei novizi della casa di Mosquera, ci ha tolto il nostro amatissimo Don Luigi Variara, la gioia più preziosa che ci legò il Reverendo D. Michele Unia, di felice e imperitura memoria.
Sono molte le suppliche bagnate di pianto, che ogni giorno noi poveri infermi inviamo a Don Aime affinchè ce lo restituisca, ma disgraziatamente finora sono inutili; noi mossi dal grande amore che professiamo al carissimo nostro Don Luigi, e per compimento d'un sacro dovere, siamo obbligati d'una maniera imprescindibile a non ommettere sacrifizio, nè sforzo alcuno per giungere a ricuperare quest'inestimabile gioia che ci fu tolta. Con la separazione dell'amatissimo nostro D. Luigi, il Lazzaretto non ha più la sua vita e gl'infermi hanno perduto la tranquillità, la calma, la pace, il cuore..
Con lui se ne andò la gioia delle nostre anime, il riposo dei nostri cuori, il contento dei nostri angosciati spiriti, il sostentamento delle nostre care illusioni, la più dolce speranza del nostro oscuro avvenire, e finalmente fuggì da noi la venturosa sorte che ci rendeva men triste l'enormità della nostra disgrazia.
A Voi s'aspetta ora, amatissimo Padre, darci una prova della vostra carità ridonando al Lazzaretto la vita e a noi il cuore, la pace, la tranquíllità, la canna e l'allegria delle anime nostre. Senza di ciò noi, non potremo nè vogliamo vivere, perchè ci mancano gli elementi principali.
Rammentate, amatissimo Padre, che uno dei ministeri più sublimi che onora la Pia e santa Congregazione, della quale Voi siete degno Superiore, è quello di alleggerire la triste sorte dei lebbrosi, tergendo le loro lagrime, condividendo le loro pene, prodigando loro tutta la tenerezza e compassione, somministrandoci il pane dell'anima e formando il nostro cuore alla pratica della virtù per condurci al cielo. Benedetta sia la Congregazione Salesiana! Tutti questi benefizi li abbiamo da essa ottenuti fin'ora per opera della divina Provvidenza; per questo le maggiori pene che porta con sè la nostra terribile infermità, si dileguano al giungere al Lazaretto, perchè quivi troviamo i RR. Salesiani che dell'infortunio fanno un pelago di consolazione e di felicità.
Sarebbe gravissima la perdita che soffrirebbe questo paese del dolore con la separazione del nostro amatissimo D. Luigi, come si toccherà con mano.
Le congregazioni del S. Cuore, di S. Giuseppe, della Guardia d'onore e dell'Ora santa, decadrebbero notabilmente e forse scomparirebbero completamente; poichè egli n'era l'anima e il direttore. L'Oratorio-Asilo, che è in costruzione, non si condurrebbe a termine se non chissà quando; la banda di musica che egli dirige si scioglierà pure senza dubbio; in una parola il Lazzaretto bruscamente perderà molto della sua vita.
Non dubito pertanto che l'ardente supplica che vi facciamo colle lagrime agli occhi e in nome di Maria Ausiliatrice, di D. Bosco, di Don Unia, e di tutti i lebbrosi della Colombia, sarà da Voi accolta con tutta la generosità e benevolenza che vi ha sempre animato a favore dei vostri poveri figli di Agua de Dios, ricevendo in cambio copiose benedizioni dal cielo, unite alla nostra stima e gratitudine.
Il vostro umilissimo figlio, che implora la vostra benedizione,
ANGEL D. FRANCESCO BERNAL.
Delle lettere di ringraziamento inviate al sig. D. Rua pel ritorno di D. Variara al lazzaretto, nel prossimo numero ne pubblicheremo una, che sarà una commovente rivelazione pei nostri lettori.
Perchè leggendo queste pagine, le quali pur non sono che l'indice delle meraviglie svoltesi recentemente nel Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino-Valdocco, niuno abbia a credere che la poesia o l'affetto le abbiano alquanto colorite, noi diciamo senz' altro ai lettori : Quello che diremo ha del prodigioso, è vero, perchè non si può umanamente spiegare ; ma ciò non toglie che i prodigi non siansi compiuti, e che insieme con noi, non ne sia stata testimone tutta la città di Torino.
E perchè chi legge abbia un'idea meno imperfetta della grandezza di questi trionfi, che tanto bene fanno al cuore e di tanto onore ridondano alla comune Ausiliatrice e quindi al popolo cristiano, noi ci rifaremo brevemente allo splendido mese premesso alle grandi solennità, che s'inaugurava appunto il 23 aprile, cioè lo stesso giorno di Pasqua.
Il mese di Maria Ausiliatrice è nient'altro che un Mese Mariano, poichè ha comune con esso il fervore, la frequenza e la dolcezza delle quotidiane funzioni, ma nel tempo stesso ha due cose speciali, cioè di prevenire d'una settimana il mese di maggio per conchiudersi colla beata solennità del giorno 24, e di rivestire negli ultimi nove giorni tale splendore e tale vivezza di devozione da commuovere potentemente ogni cuore cristiano.
Devoto e solenne trascorse adunque il mese benedetto di Maria Ausiliatrice, con immenso concorso di popolo al Santuario. Nè erano solo gli abitanti del quartiere di Valdocco, che insieme coi nostri giovanetti venivano a rendere omaggio alla loro Regina, ma di giorno in giorno andò pure meravigliosamente crescendo la schiera dei ferventi divoti disseminati in tutta la città ; mentre innanzi la Taumaturga Immagine, con lodevole gara e quasi stabiliti per turno, si succedevano varii collegi e molti educandati e comunità di religiose per accostarvisi alla S. Communione. Perciò, essendo l'uditorio composto in gran parte di anime pie il predicatore del mattino parlò costantemente di Maria SS.; la sera invece, in cui tra l'affollatissima udienza vedevansi persone di ogni ceto e condizione, il nostro confratello Dott. D. Tommaso Pentore seppe svolgere importantissimi argomenti d'indole apologetica religioso-morale.
E la frequenza alle prediche ebbe il più consolante riscontro nella frequenza ai SS. Sacramenti ; anzi se la caratteristica del mese e delle feste di Maria SS. Ausiliatrice fu una meravigliosa affluenza di popolo, la caratteristica di questo popolo fu la sua pietà. Infatti le Sante Comunioni distribuite nel mese furono quasi trenta mila; le quali, unite a più di diecimila dispensate nel giorno di Maria Ausiliatrice e nei due giorni seguenti, dànno anche quest'anno la cifra di oltre quarantamila comunioni !
In mezzo a tanto fervore spuntò benedetta e sospirata la grande e solenne Novena. Sembrava che non si potesse desiderar nulla di più ; invece aumentò così visibilmente la frequenza del popolo e la sua divozione, che umanamente non si sa spiegare tanto entusiasmo. Al mattino il Santuario non solo era gremito all'ora della funzione, ma fino a tarda ora vedeva succedersi le anime pie fameliche del Pane della Vita ; alla sera poi, in cui la parola colta del rev.mo can. Mons. Vincenzo Conte Stelluti-Scala, della Cattedrale di Fabriano, ci teneva incantati elevandoci colla sua eloquenza ai più sublimi pensieri della fede, il Santuario rigurgitante di fedeli, ammantato di luce, vestito dei suoi più sontuosi parati e risonante delle voci melodiche dei nostri piccoli cantori, dava a tutti una vera immagine della gloria celeste. Ed era proprio commovente vedere il fervore di quell'onda immensa di popolo, che pareva non si sapesse decidere a distaccare lo sguardo devoto dalla prodigiosa Immagine di Maria Ausiliatrice, che immersa in un mare di luce campeggiava in alto sorridente, Regina grande e gloriosa.
Di tale pietà e di sempre eguale splendore si ammantarono tutte le funzioni della novena. Ma poichè, col sorgere della vigilia, come già nel giorno 17 anniversario della Pontificia Incoronazione il quale fu onorato due volte dall'intervento di Sua Ecc. Rev.ma Mons. Luigi Spandre, il Santuario non poteva nonostante la sua ampiezza e le due vaste tribune appositamente innalzate, più contenere tutta la folla devota, cominciò allora quel costante succedersi di fedeli, che da cinque giorni, dalle prime ore del mattino fino a tarda sera, ci dà l'immagine d'una ininterrotta ed interminabile processione votiva al Santuario.
Quindi non farà meraviglia, se diremo che la vigilia, tanto alla conferenza tenuta dal Prof. D. Pietro Gallo, Salesiano, come ai primi vespri pontificati da Sua Ecc. Rev.ma Monsignor Costanzo Castrale, Vescovo tit. di Gaza, il Santuario e le adiacenze fossero costantemente gremite di fedeli.
Che dire poi dello spettacolo, che dopo le sacre funzioni, in quella sera e nella seguente, presentarono la piazza e il Santuario, splendidamente illuminati, fino a tarda ora ? Cantici di allegrezza, voci di preghiera e di lode si ripetevano senza posa innanzi alla Sacra Immagine, mentre-di fuori una turba commossa non si saziava di contemplare l'artistica illuminazione della facciata e della cupola, su cui torreggia la statua della Vergine benedicente.
Il giorno 24 il Santuario si riaperse alle 3. La celebrazione delle S. Messe cominciò alle 2, e poi si rese generale a tutti i 13 altari eretti nel Santuario, finchè verso le 11 non fu resa impossibile qualsiasi circolazione. Alle 5 1/2 celebrò la prima messa della Comunità il sig. D. Rua ; alle 7 l'Eminentissimo sig. Card. Agostino Richelmy, nostro venerato Pastore ; alle 10 uscì la Messa Pontificale di Mons. Vescovo tit. di Gaza, fra la quale disse l'orazione panegirica il prelodato Mons. StellutiScala ; all' 1 pom. uscì l'ultima messa; e dal mattino alla sera il Santuario rimase continuamente affollato. Il tempo piovviginoso e scuro impedì la solenne processione che si doveva compiere dopo i secondi vespri, pontificati da S. E. Mons. Costanzo Castrale, ma non potè impedire l'imponente processione che durava già da due giorni, e che mentre scriviamo (27 maggio) dura ancora, ed alla quale portarono largo contributo quasi tutte le parti d'Italia, specialmente quelle del settentrione, colle schiere numerosissime dei loro pellegrini.
In un altro numero diremo della chiusura di questi solenni festeggiamenti; per ora deponiamo commossi la penna, con la certezza che non senza altissimi fini la Divina Provvidenza va destando attorno al Santuario di Valdocco una venerazione così meravigliosamente crescente, dalla quale sono affascinati non pure i semplici fedeli, ma tanti e tanti sacerdoti, di cui la sera del giorno 24, dopo le solenni funzioni, noi vedemmo affollarsi il presbiterio con edificante pietà.
E se la Divina Provvidenza vuole, in questi nostri tempi e in tutto il mondo, glorificata Maria SS. particolarmente sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani, sia nostro impegno, o Cooperatori, di propagare questa divozione dolcissima, cominciando a radicarla nel nostro cuore per godere dell'esperienza dei suoi benefici effetti, e così sentir più vivo quel santo zelo che deve contraddistinguerci nel diffondere il Culto di Maria Ausiliatrice.
numerevoli lettere, da tutte le parti, ci recarono in questi giorni le voci dell'esultanza per grazie ricevute da Maria SS. Ausiliatrice ; ed altre moltissime, accompagnate da offerte, ci domandavano le particolari preghiere dei nostri giovanetti ai piedi di Maria SS. Ausiliatrice. Riserbandoci d'inviare a tutti, non appena potremo, un cenno particolare di ricevuta, vogliamo fin d'ora assicurarli che le loro intenzioni furono pienamente soddisfatte ; ed osiamo pure sperare che Maria SS. Ausiliatrice vorrà consolarli tutti pienamente.
A queste splendide feste recarono prezioso contributo le esecuzioni musicali conformi all'annunziato programma.
Notiamo di volo cinque messe dei Maestri Haller, Mitterer, Dumont, Palestrina, e per ultimo Capocci, con analoghe parti variabili in gregoriano, la cui esecuzione in complesso fu ottima e talvolta meravigliosa.
Il mal tempo nei giorni principali delle feste avrebbe potuto far dubitare sull'intonazione e freschezza delle voci, ma la Madonna, vorremmo dire, si compiacque di premiare le cure e le fatiche dei giovanetti cantori che cotanto avevano lavorato per prepararsi a cantare degnamente le sue lodi ; poichè i soprani e contralti coi loro celestiali slanci assecondati dalle voci virili dei tenori e bassi, mantennero sino alla fine tutta la freschezza della loro voce con mirabile intonazione.
Non potendo far passare ad una ad una le produzioni eseguite diremo solo della Messa « Virgo Clemens » del M.° Cav. Filippo Capocci, la quale fu pel nostro Santuario una cara ed ambita primizia.
È una composizione degna del nome dell'illustre Maestro della Cappella Lateranense di Roma, in istile moderno, alquanto cromatico e non facile, ma il genere liturgico unito al genere moderno vi domina da capo a fondo, ed è per questo che essa fu assai apprezzata dagli intelligenti dell'arte.
Tornando alle esecuzioni l'elogio alla massa corale viene spontaneo a simili audizioni ; ma queste non ci meravigliano più, se pensiamo alla preparazione curata dal M.° Cav. Dogliani, all'aiuto validissimo dato all'organo dal M.° D. G. Pagella, e a quello dato coll'accompagnamento del canto gregoriano dal M.° D. Giovanni Grosso, tre anime artistiche e buone che nell'unità della mente e del cuore e nell'affezione ed aiuto reciproco hanno potuto darci queste esecuzioni meravigliose.
Nè va dimenticato il simpatico coro delle voci bianche, che eseguiva il canto gregoriano dalla cupola, e che diede così bei saggi durante la novena: vogliam dire la scuola preparatoria di musica vocale, istruita dal giovane ed intelligente M.° Scarzanella.
Per mancanza di spazio, ci limitiamo a riferire il programma musicale degli ultimi giorni solenni.
17 MAGGIO. Mattino: Alla Messa della Comunione, Mottetti di classici autori. Ore 10,30: Missa Aeterna Christi munera di Pier Luigi Palestrina. Parti variabili in canto gregoriano. - Sera: Litanie del M.° D. G. Pagella. Tantum Ergo del Maestro Cav. G. Dogliani.
23 MAGGIO. Primi Vespri. Domine ad adiuvandum del M.° Giov. Pagella. Dixit del M. ° Cav. Luigi Bottazzo. Salmi in falsobordone ed Inno di classici autori. Magnificat del M.° Cav. Oreste Ravanello. Litanie del M. ° D. Giov. Pagella. Tantum ergo corale a voci sole del M.° Pietro Magri.
24 MAGGIO. Solennità di Maria SS. Ausiliatrice. Mattino: Alla Messa della Comunione, Mottetti di classici autori. Ore 10 Missa solemnis « Virgo clemens » del M.° Cav. Filippo Cappocci. Parti variabili in canto gregoriano. Sera: Secondi vespri: Domine ad adiuvandum del M.° Giov. Pagella. Dixit del M.° D. Pietro Magri. Salmi in falsobordone ed Inno di classici autori. Magnificat del M.° Cav. Oreste Ravanello. Tantum ergo del M. ° Cav. Giuseppe Dogliani.
Lo piangevano come morto.
Il giovane Antonio Eterovich cadde gravemente infermo di meningite, rosalia e pleurite nello stesso tempo. Il caso era disperato. Il padre e la madre lo piangevano come morto; la febbre era giunta a 42 gradi e il dottore curante lo aveva dato per. ispedito. Ricevette tutti i conforti di N. S. Religione e dispose le sue cose come se dovesse partire per l'altro mondo. Io lo esortai a confidare in Maria SS. Ausiliatrice, a fare una Novena in suo onore ed a pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano qualora avesse ottenuta la guarigione. Egli accettò con riconoscenza la mia esortazione e tosto incominciò la Novena insieme alla sua cara famiglia, promettendo di più di dare un'elemosina proporzionata alla sua condizione. La grazia non si fece troppo aspettare. Prima ancora che la novena fosse terminata, il giovane era appieno guarito. Riconoscente oggi manda la offerta promessa e desidera che io stesso scriva la relazione della grazia che egli ottenne da Maria Ausiliatrice, essendo io stato testimonio del fàtto. Sia ognora gloria ed onore alla nostra cara Madre, Maria SS. Ausiliatrice dei Cristiani.
Punta Arenas, 11 aprile 19o5.
Sac. MAGGIORINO BORGATELLO Parroco.
« Anch'io muoio cristiano! »
Da circa sei mesi giaceva in letto senza alcuna speranza di guarigione il Colonnello C... G... Per quanto si cercasse di farlo confessare, sempre rispondeva: « C... G... non si confessa! » Io di tratto in tratto gli faceva qualche visita, ed un giorno lo pregai ad accettare una medaglia di Maria Ausiliatrice, e l'accettò volentieri. Potenza di Maria! Alcuni giorni dopo, gli porsi un libro intitolato: - Due mesi con Don Bosco a Roma - del professor G. B. Francesia; e Maria si servì di questa lettura per far sì che conoscesse il padre dell'anima sua. Otto giorni dopo si confessava, ed all'Epifania fece la Santa Comunione. Fu tanta la sua contentezza, che per nove sabbati volle far ardere una lampada innanzi a Maria SS. Ausiliatrice. Giunto l'ultimo sabbato, ordinò pure un triduo di benedizioni e di preghiere. Otto giorni dopo spirava serenamente l'anima sua, munito ancora di tutti i conforti di nostra Santa Religione. Le ultime sue parole furono queste: « Quando sarò morto ponetemi sopra la bara un Crocifisso, perchè anch'io muoio cristiano ! »
O Maria, Aiuto dei Cristiani, pregate per noi. Torino, 25 aprile 1905.
MANCASOLA ADAMO.
È guarita senza operazione.
Bagini Maddalena già da sei mesi era affetta da un tumore interno che l'aveva ridotta in condizioni quasi disperate. Visitata da quattro medici, nessuno seppe indicarle un rimedio, e la consigliarono a recarsi all'ospedale di Como per tentare l'operazione. Era una settimana che colà si trovava, quando, dopo un'attenta visita, il professore dichiarò essere impossibile farle l'operazione, stante l'estrema sua debolezza; ed aggiunse che doveva rassegnarsi al Signore, che di rimedi per lei non ve n'era più nessuno. Triste ritornò l'ammalata a casa, e abbandonata dagli uomini, ricorse a Maria Ausiliatrice, non tanto per sè, quanto per cinque figli che avrebbe dovuto abbandonare, dei quali alcuni ancora in tenera età. E fatta la promessa, incominciò subito a migliorare, cosicchè ora, dopo quindici giorni, senza operazione alcuna, dichiara di non sentirsi più nulla e attende alla sua famiglia.
Devio (Como), aprile 19o5.
Sac. LUIGI PENATI. Torino. - Già da un mese era qui a Torino in aspettativa d'impiego e non aveva mai potuto impiegarmi anche con potenti appoggi di alti uomini di questa città. Non aveva più nessuna speranza e m'era deciso di ritornarmene al paese, quando mi venne il pensiero di rivolgermi a codesto Santuario per implorare l'aiuto potente di Maria Ausiliatrice, che imparai ad amare allorchè all'ombra del suo Santuario era alunno dell'Oratorio. Feci quindi voto dinanzi a Maria Ausiliatrice, di una messa annuale da celebrarsi nel giorno in cui avrei cominciato il lavoro, ed ora sono contento di poter cominciare a soddisfare il mio debito, perchè di già sono impiegato.
31 marzo 1905.
LUIGI BAGNATI.
- Con viva riconoscenza adempiamo la promessa di far pubblica la grazia della guarigione della nostra figlia Maria. Aveva 16 anni, quando un languore generale l'assalse ; cominciò ad impallidire, a dimagrire e nel breve giro di pochi mesi si ridusse ad una grande debolezza. A questo generale indebolimento s'aggiunse un tumore nella parte sinistra del collo, per cui furono necessarie due operazioni. Intanto una febbre violenta l'assalse e per più mesi ce la tenne inchiodata a letto. Chi può immaginare il dolore di chi vede lentamente consumare senza rimedio la propria figliuola ? Che fare? Ci raccomandammo a Colei che sempre aiuta chi a Lei con fiducia ricorre. Promettemmo di render pubblica la grazia e di far celebrare una Messa al suo altare, se la figlia guariva. E la Madonna Ausiliatrice accolse benignamente le nostre suppliche; la figlia cominciò a migliorare ed in breve si riebbe completamente.
ANGELO e MARIA GATTERO.
Ozzero (Milano). - Il 14 dello scorso marzo, essendo il mio figlio Pietro da otto giorni gravemente infermo di una bronco-polmonite, risolsi di rivolgermi alla cara Madonna di D. Bosco, e tosto Le cominciai una divota novena, facendo celebrare una messa al suo altare. All'indomani, venuto il medico, con mia grande gioia sentii che la febbre era scomparsa e che non c'era più timore di perderlo. Difatti mentre sto scrivendo queste linee, me lo veggo attorno sano ed allegro, intento a divertirsi. Sia ringraziata la Vergine SS. Ausiliatrice.
2o marzo 19o5.
GIOVANNINA MIGLIAVACCA.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:
A*) - Acqui (Alessandria) : Chiappero Cristina Timossi 5. - Alassio (Genova) : E. P. - Aldeno: Segato A. 4. - Ali Marina (Messina) : Ceccina Sanfilippo di Favara 5. - Arenzano (Genova) ; Robello Felicita 5.
B) - Bagnone (Massa Carrara) : Romiti Francesco 5. - Bagolino (Brescia) : Pelizzani Giorgio fu Faustino 5. - Barge (Cuneo) : Guerra Antonio 5 ; id.: Fanti Alfonso - Bernezzo (Cuneo) Ghibaudo Angelina. -- Borro S. Martino. M. M. - Borgomaro (Porto Maurizio) : Guglieri Paolo fu Luigi 2. - Rosa (Cagliari) : Massidda Catterina 5. - Brendola : N. N. 5. - Brivio (Corno): R. M. 5. - Bronte (Catania) : Sac. Meli Galvagno I). Giuseppe 25: Sac. Vincenzo Rizzo 5. - Barzesto (Schilpario) : Morandi Rosina 5. - Bussoleno (Torino) : Richetto Felicita -- Busto Garo fo (Milano) Butti Erminia 5.
C) - Calestano (Parma) : N. N. I pel fratello. - Cammarata : N. N. 5. - Canale d'Alba : Deltetto Sabina - Canelli: B. M. - Canonica (Bergamo) : Giuseppe Defendi 10. - Cappellazzo (Cherasco): Gerbaldo Maria 5. - Casano (Sessa Aurunca): Bonelli Maddalena 10. - Casella (Genova) : Reghitto Rosalia 3o. - Castano (Buscate) : Suor Borgarello Angiolina - Castelnuovo dei Monti: N. N. i. - Cavagnolo: M. V. riconoscente alla Madouna ed invocante il suo Patrocinio 10; id.: Sofia Antonietta - Cessole (Alessandria) : Cirio Natalina 2. - Champ de Praz (Aosta) : N. N. - Champorcher: B. B. 20. - Chiampo (Vicenza) : G. del Maistro 2. - Chieri: B. C. 5. - Cisterna d'Asti: V. G.; id.: Obero Catterina - Cotogna (Alessandria) : Porta Adele Zavattaro 2. - Conca della Campania : O. S. 15. - Cologna al Piano.- Teresa Nicolello 15. - Cordenons (Udine) : Fantin Teresa e Pasqualini Teresa 15. - Costigliole d'Asti: Borio Lucia. - Crescentino: G. B. per grazia ricevuta 10. - Crusinallo (Novara) : Piazza Serafina 6. - Cumiana: Gardois Maria.
*) L'ordine alfabetico qui segnato è quello della città e dei paesi cui appartengono i graziati da Maria Ausiliatrice.
E) - Envie (Cuneo) : Faire Maddalena 2.
F) - Fai (Trentino) : Tonidandel Albina vedova Giuseppe. - Farigliano: Mancardi Maria. - Fiume (Udine) : Mangon Ernesta 5. - Fevriere (Cattaragna) : D. Vincenzo Moglia io. - Fognano: Suor Teresa Molignoni. - Follina (Treviso) : Eleonora Buso ved. Bernardi - Fordongianus (Cagliari): Carta O. Sebastiano 5.
G) - Gavi (Alessandria) : Domenica Dellacha 5. - Garbagna: Gentile Valentina 5. - Genova: Regina Piccinino-Mantellero ; id.: N. N. 5. - Gerra Gambarogno (Ct. Ticino) ; Don Giovanni Bianchi 7. - Giaveno: Suor Angiolina Vallarino. - Gorlago (Bergamo) : Bassi Giovanni 5. - Gordona: De Agostini Domenica 5. - Grignasco (Novara) : Marietta De Dominici 10.
H) - Hollister (California) : Teresa Bessino.
I) - Intragna (Svizzera) : M. C. - Iglesias (Cagliari) : N. N. 5.
L) - Lanusei : Buccheddu Agostina 3 ; id.: Piroddi Piliu Rosa 5. - Langasco (Genova) : Maria Graffina ved. Vigo 20. -- Lavertezza (Canton Ticino): Decaroli Catterina 5. - Lutini: Alfio Sferrazzi Cicirata 3. - Leonessa: V. P. del Poggio, Pietrolucci Antonio 2. - Lombriasco: Ch. Vincenti Augusto, pieno di riconoscenza per la guarigione della mamma. - Lugagnano Vald'Arda: Giuseppina Bianchi.
M) - Magadino : G. C. 10. - Magliarino (Ticino) : Balzaretti Francesca. - Marano Vicentino: Brolatti D. Giuseppe 21,80 a nome di due persone ritornate in salute, dopo di essere state spedite dai medici. - Milano : Gina Ferrari, guarita da spaventoso malore. - Mondovì : N. N. - Montaldo Rovero (Cuneo) : Frea Alessandro. - Montanaro (Torino) : Bassino Nicolina 5. - Montenzagno Rinetti Adelaide 6,50. -- Mortllo: Colonna Gerolamo - Molguera (Colombia) : D. Rodolfo Fierro, salesiano, per la prodigiosa conversione di un moribondo.
N) - Netro : N. N. 5. - Nibbiola (Novara) Colli Margherita 5 per la guarigione della figlia. - Nova Trento: Costa Luigi 7,50.
O) - Oristano (Cagliari) ; Una divota di Maria SS. A. - Orsogna (Chieti) : De Iannuaria Elisa 5.
P) - Paesana (Cuneo) : Mariotta Antonio. - Palestro: Cardano Celestina ; id.: Ranoglio Pietro. - Parenzo (Austria-Istria) : Maria Cortese io. - Pescantina (Verona) : Giovanni Filomena 5. - Praznice (Dalmazio) : Matteo Kusanovic Daner 2. - Piazza Ar)nerina (Caltanissetta): Ciancia Carolina Capizzi 2; id.: C. Giorgio 1. - Ponte: Amalia Torri Maironi. - Protolorago : Imeglio Carmelina 5.
R) - R(rcconigi (Cuneo): N. N. 20 ; id.: Becchio Andrea. - Remedello Sopra: Elide Bellotti 5. - Rivarolo Canavese : Leone. Filippo. - Roma: Can. G. B. Menghini 5.
S) - .Sabbio Chiese (Brescia) : Giovanni Zerneri 3. - Salerno: De Giovanni Cristoforo 3. - Saluggia (Vercelli) : Vallino Brigida 2. - Saluzzo: N. N. - Sampevre.Rostagno Pietro maestro. - S. Benedetto Belbo: Pesce Giov. Battista riconoscente a Maria Ausiliatrice per segnalatissima grazia. - Sissi (Torino) : Una famiglia riconoscente. - Savona: Campa Gaetano 20, a nome di Catterina Piazza Schiappapietra. - Sestri Ponente: Bassini Fortunato 5. - Schiaffusa (Svizzera) ; Monti Aristide io. - Stresa: Barale Candida 2; id.: Primi Margherita ved. Tadini 5.
T) - Torino: La famiglia Capra per la guarigione di Capra Lodovico ; id.: Silvio Francon ; id. Coniugi Figliuzzi 25 per grazia ricevuta, aspettandone altre ; id.: N. N. 10; id.: Coppa Anna ; id.: Angiolina Galli 5 ; id.: Roncaroli Lucia, dopo otto mesi di continuo mal di capo, ricorse con novena a Maria Ausiliatrice e n'è stata guarita; id.: Costantino Giovanni; id.: N. N. per un'operazione felicemente eseguita ; id.: la famiglia della bambina Domenica Monti ; id.: F. S. ; id.: F. G. - Torri del Benaco (Verona) : Moscolo Nazzareno 25. - Tramonte di Teolo (Padova) : D. Giovanni Pedrazza per la guarigione della sorella Suora di S. Dorotea.
V) - Varzi: Noli Catterina 5. - Venezia: Z. G. 5. - Verolengo (Torino) : V. G. C. i. - id.: Capra Pierina ; id.: Francesco Giovannini. - Verres: Barney C. 5. - Vicoforte (Mondovì) : Polaccini Pietro. - Vicenza: D. Silvio dal Pra 2 ; id.: Anna Ferrari ved. Gallo 2,50. - Villanova d'Asti Ignazio Gamba. - Villarosa: Dell'Aria Angelo 1,50. - Villasimius (Cagliari) : Pitzalis Pasquale, insegnante 2. - Volpeglino (Alessandria) : Ch. Giulio Pelazza 3. - Volvera (Torino) : Balbiano Domenica.
Z) - Zigadelli (Bergamo) : Michele e Maria Trombetti 1. - Zuccarello (Genova) : Croce Biagio, in ringraziamento ed invocando nuove grazie.
A comodità dei Cooperatori e delle Cooperatrici torinesi, pubblichiamo l'orario delle sacre funzioni mensili del Santuario di Valdocco
I giugno - Ascensione di N. S. Gesù Cristo - Comincia il mese del S. Cuore di Gesù - alle 5,30 e 7,30 messa della comunità - alle 10 messa solenne, alle 16 vespri, discorso e benedizione.
2 giugno - Primo venerdì del mese - alle 5,30 messa con esposizione del SS. Sacramento e benedizione - alle 19,30 prima della benedizione Coroncina del S. Cuore di Gesù.
9 giugno - 37° Anniversario della solenne consacrazione del Santuario (9 giugno 1888).
11 giugno - Domenica di Pentecoste - Messa solenne alle 9,30 - il resto come il 1° giugno.
22 giugno - Solennità del Corpus Dominj, e primo giorno del triduo di S. Luigi - Alle 16, esposizione del SS. Sacramento, vespri solenni, discorso e benedizione.
24 giugno - Solennità di S. Giovanni Battista e Commemorazione di Maria SS. Ausiliatrice: - Alle 5,30 e 7,15 messa della comunione gen. - alle 10 messa solenne - alle 16 vespri solenni, discorso e benedizione col SS. Sacramento.
25 giugno - Festa di S. Luigi Gonzaga, Compatrono dell'Oratorio - Indulgenza plenaria - alle 5,30, e 7,15 messa della comunione generale - alle 10, messa solenne - alle 15,30 vespri solenni, discorso, processione nell'interno dell'Oratorio e benedizione col SS. Sacramento.
29 Giugno - Solennità dei SS. Apostoli Pietro e Paolo - Al mattino come nella festa di S. Giovanni - alla sera, alle 16 vespri, discorso e benedizione.
A Valdocco.
Gara Catechistica. - La domenica in Albis, ultimo giorno di aprile, alle ore 17, nel teatrino dell'Oratorio festivo di S. Francesco di Sales in Valdocco. ebbe luogo l'annuale solenne Gara catechistica tra i migliori giovanetti che frequentarono il Catechismo quaresimale.
Il Direttore D. Pavia, invitando al gradito trattenimento i benemeriti dell'oratorio, scriveva: « Chiunque, conscio degli attuali mali che profondamente travagliano la Società, avvisa primo fra i rimedi l'insegnamento religioso, inculcato e promosso con sapientissime norme nella sua ultima Enciclica dal regnante Sommo Pontefice Pio X, il Papa della Ristorazione Sociale in Cristo, non potrà negare il suo appoggio a quest'opera, nè disconoscere il pregio morale di queste lotte pacifiche che tanto destano l'emulazione dei giovanetti nel bene. »
E molti furono gli accorsi alla simpatica festa. I gareggianti, circa una cinquantina, si mostrarono proprio valenti ; gli ultimi dieci o dodici non accennevano a niun costo a darsi per vinti.
Principe o primo della gara fu il giovanetto Tommaso Ferrando, e suoi consoli i giovanetti Domenico Giustetto e Valerio Domenico. Questi si ebbero in premio un bell'orologio ; ad altri nove si distribuirono oggetti di vestiario.
Insieme coll'Ispettore Teol. Giulio Barberis, assisteva all'esperimento il rev.mo Monsignor Panciera di Schio, che ebbe vive parole di elogio per un'opera tanto vantaggiosa ai giovanetti.
Dall' Italia.
CENTO (BOLOGNA) - Un nuovo Oratorio festivo. - Il giorno 7 maggio, a Cento, archidiocesi di Bologna, ebbe luogo l'inaugurazione dell'Oratorio festivo affidato ai Salesiani di Bologna. Alle ore 10,45 i giovanetti dell'Oratorio, in numero di circa 300, si recarono in corteo, preceduti dalla banda comunale, dalla Chiesa di S. Filippo alla Collegiata di S. Biagio, mentre le campane suonavano a festa. Quivi fu celebrata la Messa, terminata la quale il nostro D. Stefano Trione tenne dal pergamo una conferenza di circostanza.
Assistevano Mons. Carpanelli, direttore diocesano dei cooperatori. l'Ispettore salesiano D. Carlo Farina, il clero della città, molte signore, distinti cittadini, e numeroso pubblico.
Il conferenziere incominciò con il saluto cristiano: comunicò che Sua Em. il Cardinale Arcivescovo di Bologna benediceva di gran cuore la novella istituzione, e che il signor Don Rua mandava il suo saluto ed il suo plauso cordiale e sincero. Passò quindi a parlare in modo facile ed elegante dell'opera di D. Bosco, ed invitò tutti i Centesi a dare il loro appoggio morale e materiale alla novella istituzione, assicurandoli di larga ricompensa dal Signore.
ROMA - Ai piedi del S. Padre. - Anche quest'anno, nei tre primi giorni della settimana santa, oltre cento signorine del R. Istituto Superiore di Magistero frequentarono, con commovente pietà, un Corso di Esercizi spirituali, dettati nell'Istituto delle Figlie di M. Ausiliatrice in Via Marghera, in preparazione alla S. Pasqua. Ed anche in quest'anno si ottenne che queste buone giovanette potessero, in particolare udienza, essere benedette dal S. Padre. Non ostante l'affluenza grandissima dei pellegrini, recatisi a Roma per le feste Pasquali, esse furono ricevute benevolmente da S. Santità, che qual Padre buono e amorevole si degnò stare in mezzo a loro, ammetterle tutte al bacio della destra, e rivolgere con somma bontà queste brevi, ma preziose parole.
« Mi rallegro tanto con voi, disse il S. Padre, che per apparecchiarvi a far bene la S. Pasqua vi siate raccolte qualche giorno in devoto ritiro. Io vi raccomando una sola cosa : - che conserviate sempre in cuore il frutto pietoso della vostra unione con Gesù Cristo! Non dimenticate mai le belle spiegazioni che avete udito, e mantenete i santi propositi che avete fatti negli Esercizi Spirituali ; sopra tutto vi raccomando di frequentare i S. Sacramenti per ricavarne la forza di fuggire i pericoli numerosi del mondo ; perchè, ricordatevelo bene, mie care figliuole, perfin l'aria che oggi si respira è mortifera!... Ravvivate adunque in voi lo spirito di Cristo, conservate Gesù nel cuore; ed in Lui, nel suo spirito divino, vivrete calme, rassegnate, e perciò ancora felici, per quanto si può esserlo quaggiù nella terra, regno di dolore e di pianto. Il Signore vi benedica , benedica le vostre famiglie e i vostri studii , affinchè possiate con l'opera vostra, con l'insegnamento al quale siete avviate, propagare e dilatare il regno di G. Cristo per sulla terra ».
Indi le benediceva tutte, e quelle buone giovanette, felici e commosse, inneggiavano al Padre della Cristianità, che sa rendersi umile coi piccoli ad imitazione di Gesù Redentore.
Per mancanza di spazio rimandiamo altre importanti notizie dall'Italia e dall'Estero; e intanto preghiamo i sigg. Corrispondenti ad inviarci con sollecitudine ogni ragguaglio sulle feste di Maria SS. Ausiliatrice.
Il giov. patagone Zeffirino Namuncurà.
I LETTORI ricorderanno due care letterine di Zeffirino Namuncurà pubblicate l'anno scorso nel mese di aprile, ove il giovane figlio del primo Cacico della Patagonia svelava ingenuamente tanta parte del candore e della pietà dell'anima sua. Il buon Zeffirino si veniva preparando al sacerdozio; era questo il voto più grande del suo cuore , divenire ministro del Signore a benefizio dei popoli della Patagonia.
A meglio assecondare questa sua vocazione, Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Cagliero, tornando l'anno scorso in Italia, conduceva con sè il pio giovanetto, affinchè potesse attendere tranquillamente agli studi ecclesiastici prima in qualche nostro collegio e poi a Roma.
I primi mesi della sua dimora in Italia, Zeffirino con grande contento dell'anima sua restò all'ombra del Santuario di Maria SS. Ausiliatrice e presso la tomba del nostro buon Padre D. Bosco. Nel settembre fu ricevuto in udienza dal S. Padre ; e in quella circostanza rinnovò chiaramente il suo proposito, con visibile commozione e compiacimento del Romano Pontefice. Cominciato poi l'anno scolastico, venne inviato al Collegio Sora di Frascati, ove con impegno aveva ripreso i suoi studi.
Ma se di giorno in giorno l'anima sua si accendeva vieppiù nei santi propositi, il suo stato di salute andò sempre deperendo; ed una malattia lenta ma inesorabile, lo rapiva a tante belle speranze, la mattina dell'11 maggio, nel bel mese di Maria.
Siamo sicuri che la notizia della sua morte desterà, specialmente in America, un largo rimpianto, ma osiamo pur credere, che il buono e virtuoso giovanetto abbia già cominciato un potente apostolato di preghiera e d'intercessione innanzi ai trono di Dio, per tutti i suoi cari corregionali.
Ai giovanetti che leggono questo mesto annunzio, raccomandiamo di non dimenticare nelle loro preghiere questo giovane figlio del deserto, e d'imitarne la soave e generosa corrispondenza alla grazia di Dio.
Zeffirino Namuncurà rimarrà sempre un modello di pietà e di candore, un esempio splendido della potenza delle verità rivelate in un'anima semplice e generosa, un frutto prezioso delle fatiche dei nostri Missionari. Era nel ventesimo anno di età, e ornai compiva il corso ginnasiale.
La sìg.ra Archìerì Margherìta di Torino.
ERA una virtuosa cristiana ed un'insigne nostra benefattrice. Amò in particolar maniera l'Istituto di S. Giovanni Evangelista. Quei figli di D. Bosco non solo non ricorsero mai inutilmente al suo buon cuore, ma ne provarono più volte la tenerezza anche quando non osavano farle conoscere i loro bisogni.
Sia quindi nostro impegno, o buoni Cooperatori, di suffragarne l'anima benedetta. Alla famiglia, erede delle virtù dell'estinta, le più vive condoglianze.
È finalmente esaudito l'antico ed universale voto dei Cooperatori. Il tanto sospirato Manuale di pietà per loro è uscito testè in economica ed elegante edizione dalla Tip. Salesiana di Milano. Don Bosco stesso riconobbe la convenienza della pubbligazione di un somigliante Manuale e ne lasciò un abbozzo, che purtroppo non arrivò a sviluppare egli medesimo. Ripetutamente, anche nei Congressi Salesiani, si emisero voti in proposito, ed il sig. D. Rua non cessò dall'insistere finchè li vide appagati.
L'esimio autore lo ha diviso in tre parti.
Nella I.a con Considerazioni appropriatissime illustra e svolge, con certa ampiezza e ad uno ad uno, i multiformi impegni del Cooperatore Salesiano, appoggiandosi a dottrine attinte tutte alle Scritture e nei S. Padri, che conferma non di rado con qualche esempio o detto di Don Bosco.
Nella II.a parte si esibiscono al Cooperatore tante Orazioni, tutte rispecchianti i suoi bisogni come tale, e in tal numero e con sì ben delineata distinzione, che colla massima facilità il lettore troverà la formola opportuna per qualsiasi contingenza.
Nella III.a sotto il titolo Documenti, sono riportati i passi più importanti del Regolamento dei Cooperatori, e la lettera-testamento che morendo lasciò per loro D. Bosco.
Ora a voi, o buoni Cooperatori, il procurarvi il caro libretto, nel quale la vostra fede e carità, già sì pura ed ardente, troverà lumi e stimoli nuovi a maggior gloria a Dio, a maggior bene dei prossimi ed a santificar maggiormente voi stessi.
Il volumetto, nel quale sono state inserite le pratiche comuni ad ogni buon cristiano (in formato 24°, di pag. 352, legato in tela con fregi in oro) si può avere al prezzo di L. 1.30 (D), presso le Librerie Salesiane.
Mons. Ilario Maurizio Vigo, Parroco di S. Giulia in Torino, autore dell'Anno di Maria (12 volumetti corispondenti ai mesi dell'anno, di complessive pagine 4372 in 16° piccolo, contenenti 866 Immagini della Madonna e le notizie di ben 1269 dei suoi Santuari) cerca altre notizie in proposito.
Le notizie possono essere o storiche, o tradizionali, o leggendarie, riguardanti il motivo e l'epoca della fondazione del Santuario, della benedizione o consacrazione della chiesa, dell'Incoronazione dell'immagine o statua, le grazie ricevute, ma (per quanto si può) colla data precisa dell'anno, mese e giorno.
Le immagini siano belle e in nero, o delle ancone, o delle statue venerate, o anche solo della facciata del Santuario.
Corrispondere direttamente coll'autore Mons. Ilario Vigo, Parroco di S. Giulia, Torino; il quale, a chi lo desidera, rifarà le spese occorrenti, a volta di corriere.
AVVISO IMPORTANTE
ABBIAMo ristampato, in veste elegante, il Regolamento della Pia Unione, col nuovo Sommario delle Indulgenze, la Lettera-testamento di D. Bosco, ecc. ecc.
Ogni Cooperatore , desiderandolo, potrà averlo dalla nostra Direzione, inviando un'offerta di 50 cent. per le spese di stampa e di spedizione.