Periodico della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani dí Don Bosco
ANNO XXIX - N. 5. Esce una volta al mese MAGGIO 1905.
SOMMARIO -- Viva Maria Ausiliatrice . . . . 131 Ai Cooperatori Salesiani 132 Soccorriamo i nostri emigrati
L'anno XXV dell'opera di D. Bosco in Roma . 136 Indulgenze plenarie concesse ai Cooperatori pel mese di Maggio 136 Della visita del Rev.mo D. Albera alle Case di America: nel Messico .
I prodigi della Carità - V) Alassio: Collegio Municipale
MISSIONI : Le vie della Provvidenza - Perù : Dall'Argentina alla Bolivia - Colombia: Feste al Lazaretto di Agua de Dios 143 IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE: V) La caratteristica del Santuario - Grazie e graziati . . . 149 NOTIZIE COMPENDIATE: In Italia - All'estero - Dalle Americhe 153
Necrologia 157;
Cooperatori defunti 158
ALL'APPRESSARSi della sospirata solennità del 24 corrente, le nostre umili colonne cercarono sempre di trasfondere nell'animo dei lettori un'onda nuova di affetti per Maria SS. Ausiliatrice : ma non furono mai felici come questa volta.
Quest'anno è l'autorevole parola d'uno dei più illustri Principi della Chiesa, dell'Em.m° sig. Card. Domenico Svampa, che tradotta nelle nove lingue in cui si stampa il « Bollettino », risuonerà grata e solenne a tutti i Cooperatori.
All'Em.m° Arcivescovo di Bologna i nostri migliori ringraziamenti ; a molti dei nostri lettori l'augurio di rivederci il 24 corrente ai piedi della nostra Incoronata Regina; a tutti l'invito di celebrare nel miglior modo possibile la festa di Maria SS. Ausiliatrice.
A comodità dei molti che desiderano di pellegrinare a Torino, diamo nelle precedenti due pagine interne di questo numero le indicazioni necessarie per godere dei ribassi ferroviari concessi ai pellegrini del PIEMONTE e della LIGURIA con partenza libera nei giorni 23 e 24 dalle stazioni indicate ; e nell'ultima pagina interna eguali indicazioni pei pellegrini della LOMBARDIA - VENETO - EMILIA, pei quali la partenza dalle stazioni indicate è fissata ai giorni 22 e 23.
J. M. J.
Maria Ausiliatrice ! Oh! come suona dolce e soave questa invocazione al cuore dei Cooperatori Salesiani
Don Bosco ce la proponeva come segnale di speranza, ed arra sicura di riuscita nelle difficili imprese. Io rammento ancora, e rammenterò sempre, la santa emozione che provai, quando giovane convittore, appena trilustre, nel Seminario di Fermo, ebbi la sorte di vedere per la prima volta il grande apostolo della pedagogia cristiana, che aveva già iniziato in Italia l'opera sua educatrice a salvezza dei poveri figli del popolo. Don Bosco non era oratore di parata, ma incatenava i cuori colla sua parola semplice, familiare, e tutta avvivata dallo spirito di Gesù Cristo. Dopo aver celebrato la S. Messa nella cappella del nostro Seminario, e dopo averci dispensato la S. Comunione, egli ci tenne un discorso deliziosissimo. Ci parlò come parla un padre a' suoi figliuoli, non in sublimitate sermonis, ma in ostensione spiritus, e noi succhiavamo avidamente le sue parole, che sgorgavano limpide dalla vena del cuore sacerdotale. Due cose ci raccomandò specialmente, la devozione a Gesù Sacramentato e la devozione alla nostra cara Madre celeste. Ed affinchè rimanesse in noi scolpito il ricordo di quella visita tanto cara, venne nelle sei camerate in cui eravamo divisi, per intrattenersi più da vicino con noi, esortandoci a crescere virtuosi e buoni, sotto il manto materno di Maria Ausiliatrice. Prima di accomiatarsi, consegnò ad ognuno la medaglia della Madonna, e noi con vivace affetto stampavamo dolci baci e sulla medaglia e sulla mano di chi ce la offriva. Inginocchiati per terra, domandammo infine ed ottenemmo la sua benedizione.
La medaglia di Don Bosco io tenni sempre carissima, e la riguardai come una protezione ed un ammaestramento. Son passati quasi quarant'anni, ed io ho sperimentato in questo periodo non breve della mia vita, che l'assistenza materna di Maria Ausiliatrice non mi è venuta mai meno, e tanto più mi ha sostenuto e confortato, quanto più gravi e difficili erano le vicende in cui per avventura io mi sono incontrato. Intesi anche e profondamente mi stampai nell'animo una grande lezione, che cioè dopo Gesù Cristo, non abbiamo miglior appoggio su questa terra ne consolazione più gioconda, che affidarci al patrocinio di Lei che è la dispensatrice delle celesti grazie.
Maria Ausiliatrice inaugurò il suo ufficio salutare a favore della Chiesa ed a vantaggio de' cristiani, nel Cenacolo ove gli Apostoli ed i primi fedeli erano radunati, dopo l'Ascensione di Gesù al Cielo. Colla parola, coll'esempio, coll'effluvio delle sue virtù, Ella confortò quelle anime timorose, e le preparò a ricevere la communicazione dello Spirito Santo. Il dolce ministero di Ausiliatrice, da quel tempo non venne mai meno sulla figliolanza di Cristo. In mezzo alle persecuzioni ed alle molteplici difficoltà, nel fremito delle guerre spietate che si accesero contro la Chiesa, ora per la fellonia dei potenti, ora per le ambizioni di falsi maestri, ora per l' intemperanze d'ipocriti novatori, apparve sempre sollecito e provvido l'ausilio potente della gran Madre di Dio. Nel benedetto nome di Lei prosperò l'ecclesiastica gerarchia, fiorirono per numero e per santità le schiere delle sacre Vergini, ebbero incremento le religiose Congregazioni, e si toccò con rasano come Ella sia per le anime, per le famiglie, per le nazioni, per la società, la Madre del bello amore, del filiale timore, dell'illuminata sapienza e della santa speranza.
L'opera di D. Bosco nacque piccola, come il granellino di senapa; ma ebbe la bella sorte di crescere sotto gl'influssi auspicali di un astro propizio, di Maria Ausiliatrice: ed ecco il piccolo granellino svilupparsi e ingrandire in pianta vigorosa, che in pochi lustri ha esteso i suoi rami su tutta la faccia della terra. Nelle cento, nelle mille case che i figli e le figlie di Don Bosco hanno eretto nelle varie parti, civili e barbare del mondo, a salute della gioventù, a sostegno degli operai, a difesa degli emigrati, ad ammaestramento degli infedeli, ad assistenza dei lebbrosi, ad incremento delle arti, delle lettere, e delle scienze, si leva di continuo un inno di preghiera e di lode a Maria Ausiliatrice: l'Immagine di Lei è il centro in cui si raccolgono i voti d'ogni cuore: ed Ella apre sopra la diletta progenie di Don Bosco le grandi ali della sua amorosissima provvidenza.
Orsù, o Cooperatori e Cooperatrici della famiglia Salesiana: leviamo in alto gli occhi dello spirito. Don Bosco ci guarda dal Cielo, ed animandoci a lavorare coi suoi figli nella grande impresa d'instaurare ogni cosa in Cristo, ci addita in Maria Ausiliatrice la nostra dolce speranza, la Regina, la Madre che benedice i nostri piccoli sacrifizii, e ci darà il premio della sua protezione in vita ed in morte.
Maria Ausiliatrice, pregate per noi, che ricorriamo a Voi.
Aprile 19o5.
+ D. Card. Svampa.
Ai Direttori, Decurioni, Zelatori e Zelatrici dei nostri Cooperatori raccomandiamo vivamente la Conferenza prescritta dal Regolamento anche in occasione della solennità di Maria Ausiliatrice.
Si inviti all' uopo qualche illustre conferenziere; e dove ciò non fosse possibile, si preghi l'oratore del Mese Mariano od il predicatore domenicale della chiesa principale del luogo a voler consacrale qualche loro discorso alle glorie della nostra buona Madre Maria SS. Ausiliatrice. E poichè siamo certi che lo zelo industre dei nostri benemeriti Direttori, Decurioni, Zelatori e Zelatrici, ed il loro amore per la nostra buona Madre saprà trovar modo di realizzare dovunque solenni onoranze alla potente Ausiliatrice dei Cristiani per l'incremento della nostra Pia Unione e pel maggior bene delle anime, fin d'ora preghiamo quelli di loro che desiderano d'inviarci un cenno delle feste compiute perchè si pubblichi nel Bollettino, a voler essere solleciti nell'invio per non costrincerci a tornare più volte sul medesimo argomento.
A tutti poi vivamente raccomandiamo di ascriversi all'Associazione dei Divoti di di Maria SS. Ausiliatrice. Agli ascritti si consigliano due cose : - promuovere la gloria della Madre del Salvatore, per meritarsi la protezione di Lei in vita e particolarmente in punto di morte; - e promuovere e dilatare la venerazione a Gesù Sacramentato. E non debbono esser queste le aspirazioni d'ogni buon cristiano 2 Nè per quest'Associazione è prescritta alcuna annualità pecuniaria : ciascuno tuttavia, se vuole, può fare qualche annuale oblazione per sostenere le spese necessarie pel culto e bel mantenimento del Santuario.
I.
Parole di A. Conti. - Il lato buono dell'emigrazione - Le tristi condizioni degli emigrati per mancanza
di assistenza religiosa - Una pagina di Monsignor Lasagna - Ai Cooperatori Salesiani.
PER una solenne tornata accademica, promossa nel 1901 a favore degli Emigrati Italiani dall'Istituto Salesiano di Firenze, il compianto prof. Augusto Conti dettava queste semplici ma concettose parole :
« Oh ! quanto dolorosa la parola « Emigranti », e quanto più dolorosa per noi se vi si aggiunga « Italiani ! » Lasciano quei poveretti la Patria loro diletta, i luoghi dove nacquero e dove riposano le ossa de' loro padri, abbandonano tutto ciò che vi è di più caro al mondo, corrono allo straniero, per la necessità del pane quotidiano, in cerca di lavoro, mancante fra i loro concittadini. Ma neppur là dove si trasferiscono, largheggiano i guadagni, soprattutto scarseggiano gli aiutì alla moralità e alla religione. Anche fra gli animali vi sono l'emigrazioni, come le rondinelle ; ma quei grazìosi animaletti, trovano ovunque vadano la patria loro e i loro nidi consueti.
» Soccorriamo dunque di buon cuore i nostri cari fratellì. Nel sogno essi vedono le loro colline, i loro monti, i piani fecondi, odono le squille pie che invitano alla preghiera, gioiscono nel mirare i bei tramonti del cielo nativo, e le notti stellate ; ma oh ! come a queste gìoie del cuore sognate, succedono i tristi palpiti della realtà !....(1). »
E davvero il bisogno che si va maggiormente accentuando tra i nostri emigrati è quello della religione, poichè la maggior parte trovasi in gravi difficoltà o quasi nell'impossibilìtà di compiere ogni pratìca religiosa.
Oggi è comunemente ammesso, che « l'emigrazione non è tutta dolori e miseria, ma è anche indice d'una felice esuberanza di vita , è anche segno d'una provvidenziale fratellanza dei popoli.
» Certo, quando un regno, specialmente per la sua elevata moralità, sovvrabbonda di popolazione e slancia ordinatamente le sue genti a colonizzare terre incolte, od a compensare il difetto di mano d'opera d'altra nazione, noi dobbiamo allora ravvisare nell'emigrazione un utìle sfogo, aperto da Dìo all'espandersi d'un popolo, singolarmente da lui benedetto, e salutare questo pacifico incremento come un fatto più bello, più importante per la vita dell'umanìtà, che non una sanguinosa conquista. Del resto, questo alternarsi, che mette i popolì più intimamente a contatto e li avvia di pari passo sul cammino della cìviltà, è anche un frutto dei moderni progressi, per cui sono cadute barriere secolari, sono tolti ostacoli, che sembravano insuperabili, sono abbreviate e quasi soppresse le distanze (2). »
Ma bisogna pur ammettere che non è scevra dì angosciose preoccupazioni, quell'emigrazione, che se costituisce un vero benefizio economico per gli emigranti e quindi per la loro madre patria e per la terra ov'essi hanno trovato lavoro, contemporaneamente è causa dell'affievolirsi o dello spegnersi del sentimento religioso in molti emigranti. Anche in pieno secolo ventesimo, la parola di Gesù « Che giova all'uomo di guadagnare tutto il mondo, se poi perde l'anima? » non ha perduto un apice della sua verità solenne. È quindi oltremodo sconfortante il pensare alla triste condizione religiosa della maggior parte dei nostri connazionali all'estero. Nel SudAmerica, perdute nelle immensità delle campagne, vivono migliaia e migliaia di famiglie italiane, che più non rivedranno il nostro bel cielo, ma che italiane sempre, e di favella e di affetti, sognano le patrie colline, i loro monti, i piani fecondi, e che soltanto nel sogno, odono le squille pie che invitano alla preghiera
Mons. Lasagna, in una lettera scritta nel 1883 dalla città di S. Paolo nel Brasile che al zelante apostolo subito parve un ottimo punto per una fondazione salesiana perchè preferita dagli immigranti italiani, ci ha ritratto una tenerissima scena in proposito, che oggi interesserà indubbìamente anche i più antichi dei nostri lettori. Aggirandosi il valoroso Missionario nei dintorni della ricordata città dì S. Paolo in compagnia dì alcuni del luogo, per scegliere un luogo adatto all'ideata fondazione Salesiana, gli fu additato ancor da lungi « un vecchio e rustico edìfizio che sorgeva là sul declìve della collina, fiancheggiato da una Cappella, la quale era sormontata da un piccolo campanile. Intorno, intorno, scrive Don Lasagna, incominciammo a discernere delle capanne, e più in là sparse su per la collina delle casettine bianche e polìte, che brillavano al sole fra quei macchioni di bambù e di banani, come un branco di candide colombe sparse tra i cespugli dei nostri verdi campi del Piemonte. - Che case sono quelle ? chiesi maraviglìato ai miei compagni : - Sono desse, mi risposero, le prìme casucce di una Colonia Italiana, che da sette anni fu condotta a queste terre da speculatori ingordi, e che lottando contro mille difficoltà comincia appena adesso a prosperare alquanto. La compongono alcune centinaia di famiglie tirolesi molto stimate, perchè laboriose e morigerate assai : sono la miglior gente che noi conosciamo. - Quando la vettura si avvicinò sufficientemente io saltai in terra e m'avviai diffilato verso la casa più vicina. I bambìni che si trastullavano sull'aia fuggirono impauriti, le donne fecero capolìno alle finestre della lor casuccia, e mi guatavano con stupore senza far motto. Vestito come era alla brasiliana, ed accompagnato da altri Sacerdoti americani esse neppur sognavano ch'io potessi essere loro compatriota ; ma quando mì udirono parlare pìù che l'italiano il loro dìaletto stesso ch'io mi sforzava d'imitare più che poteva, quelle poverine si gìttarono fuori della loro casa e ad alta voce e coi segni delle mani e dei fazzoletti chiamarono a tutta gola i loro mariti sparsi pei campicciuoli ; i fanciullini che erano fuggiti di paura tornarono ad affacciarsi sull'uscio, e poco a poco avanzandoci mi vidi in breve circondato da una folla di persone, che ingrossava ognora più e mi seguiva e mi chìudeva il passo, esclamando ad ogni tratto fra loro mentre si rasciugavano le lagrìme : Un prete del nostro paese ! Oh si fermi un poco con noi !... Frattanto un uomo corse ad aprir la Cappella di S. Anna e vi entrammo tutti. Dopo d'aver rinnovato i miei saluti amorevolissimi chiesi subìto loro se avevano conservata intatta la loro fede, se avevano creduto nulla alle imposture dei ministrì protestanti, che spesso vanno fra loro per insidiarli, se conservavano il costume della preghiera, se insegnavano la dottrina ai loro bimbi, e per assicurarmi delle affermazioni e proteste che mi facevano, incominciai senz'altro ad interrogarli tutti e grandi e piccoli, che mi rispondevano con una divozione e prontezza consolante. Fu allora che una povera donnicciuola per facilìtare quel catechismo improvvisato, corse a pigliar la sua vecchìa dottrina in italiano, della Diocesì di Vicenza, ed alle mie domande fatte alla lettera rispondevano tutti a coro con una esattezza che m'incantava ; persino i pargoletti di quattro o cinque anni, colle loro manine giunte e gli occhi fissi in me, cantavano le loro risposte senza errar una sillaba. E noti che queste meraviglie erano il frutto delle sollecìtudini e dello zelo di alcune rozze donnicciuole, che a mala pena sapevano leggere, ma che tutte si adoperavano per tener viva la fede in quelle buone famiglie. Da ben sette anni anni vivono senza preti, senza sacramenti e senza parola di Dìo. Appena alcuni più fortunati, che posseggono il carretto o la mula, possono recarsi qualche volta alla città per la santa Messa, ma non conoscendo la lingua portoghese non possono o non osano accostarsi al confessionale. Povera gente ! la loro vista, le loro esclamazioni, le loro confidenze, la loro pietà e commozione mi strappavano le lagrime. Li confortai tutti come meglio poteì a perseverare, diedi loro quante medaglie ed immagìnette io aveva meco, ripetei loro mille raccomandazioni, promisi che sarei ritornato un dì a dar loro una missione, e mi ritirai intenerito, perché tutti piangevano d'intorno a me, come figliuolìni, che vedono lacrimando il padre che s'allontana forse per sempre (1). »
Ma se dal desolante abbandono in cui vivono glì emigrati coloni, ci facessimo a considerare le più tristi condizioni in cui vanno a languire gli immigranti alle popolose città marittime e commerciali, ci sentiremmo propriamente schiantare il cuore.
Il prof. Don. Pietro Pisani, ricercando il pericolo, il vero pericolo della nostra emigrazione temporanea, dimostra efficacemente che esso « consiste in una deplorevole e non mai abbastanza deplorata ignoranza in materia di religìone. » Ora, se nell'emigrazione permanente soprattutto, che è anche la più copiosa, si aggiunge a questa impreparazione religiosa degli emigranti, anche la mancanza assoluta di ogni assistenza spirituale sul luogo d'immigrazione, chi non vede che saranno doppiamente benemeriti di questi poveri nostri fratelli, e insieme della religione e della patria nostra, coloro che coadiuvando il clero nella reclamata preparazione qui in patria, si daranno poi premura di accompagnarli fino agli ultimi confini della terra nella persona dei Missionari ?
Fino a qual punto abbiano cooperato a questa nobilissìma impresa, e fin dove possano spingere la loro preziosa attività i benemeriti nostri Cooperatori, lo vedremo un'altra volta.
* *
Siamo costretti a rinviare varie interessanti notizie dell'opera dei Missionari Salesiani a favore dei nostri emigrati.
(1) Sveglie dell'anima, pag. 284.
(2) Ved, la Pastorale per la Quaresima del 1905 di Mons A. Fiore, Vescovo di Cuneo, intitolata appunto L'Emigrazione.
(1) Ved. Bollettino Salesiano, anno VII, pag. 191,
L'ULTIMA domenica di questo mese di maggio, cioè alla vigilia del mese del S. Cuore, l'Ospizio del S. Cuore di Gesù al Castro Pretorio in Roma, intonerà l'inno della gioia e del ringraziamento al Signore, per il bene compiuto nei suoi cinque lustri di vita. Per l'occasione si pubblicherà una splendida monografia, si terrà un'esposizione dei lavori di quelle scuole professionali e si raduneranno gli antichi allievi di quell'Ospizio.
Certi di far cosa gradita ai lettori, noi daremo un ampio resoconto di questi festeggiamenti ; e riserbandoci di nuovamente proporre nel prossimo giugno la Pia Opera del S. Cuore di Gesti canonicamente eretta appunto nella Chiesa Salesiana del S. Cuore di Gesù al Castro Pretorio in Roma, fin d'ora pubblichiamo ben volentieri queste linee che ci vennero inviate a proposito delle feste annunziate.
«Lo sviluppo enorme preso dai quartieri alti della città di Roma e quello specialmente del Castro Pretorio, si collega all'opera edilizia illuminata di Mgr. De Mérode cui si deve la parte iniziale della Via Cesarini detta poi Nazionale, e la benedizione della polla d'acqua pochi giorni prima del '7o fatta da Pio IX, ivi appunto ove fu poscia edificata la fontana delle Terme. Questo sviluppo fu precoce ed in breve fu inteso il bisogno d'un centro che coadiuvasse nell'opera d'assistenza spirituale le confinanti parrocchie di S. Maria degli Angioli, di S. Maria Maggiore, di S. Benedetto e di San Lorenzo fuori le mura.
« L'anima santa del P. Lodovico da Casoria., come narra il Card. Capecelatro nella vita del medesimo, ideò e si dedicò alla edificazione di questo centro spirituale, benedetto ed aiutato dalla paterna cura del Pontefice Pio IX. Ma difficoltà inattese arrestarono l'opera del santo uomo, al quale Iddio destinava per base d'azione un altro quartiere della eterna città, là ove attualmente corre il Viale Manzoni. Piacque allora all'Augusto Leone XIII di affidare a D. Bosco, che già tanto rumore di bella e degna fama aveva destato, l'opera interrotta della edificazione d'un tempio che fosse voto internazionale al S. Cuore, proprio nella città santa del cattolicismo ; e D. Bosco l'opera assunse con trepido animo, ma con ferma fiducia, con quella fiducia che nel cuor suo di apostolo infondeva la voce del Vicario di Cristo.
« Il tempio sorse e sorse degno di Roma per la benevolenza dei Pontefici Romani Pio IX e Leone XIII, per la carità inesauribile dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane, per lo zelo instancabile dei figli di D. Bosco. Il degno tempio fu parrocchia, centro ed asilo di cuori , benedizione e conforto di angoscie. Ma col tempo l'opera non sarebbe stata completa ; bisognava stabilire all'ombra del S. Cuore in Roma, ciò che a Torino all'ombra di Maria Ausiliatrice vigorosamente prosperava. E il connubio dell'agiatezza con l'indigenza, della penna con lo scalpello, della scuola con l'opificio, aveva la sua effettuazione nella Roma centro d'ogni sociale armonia, ed era fatto per molti aspetti nuovo e come tale osteggiato od amato.
« Gli amatori furono i più, ed i più ebbero vittoria. In quest'anno. si vuole con degna esposizione, mostrare ai tenaci amatori dell'opera salesiana che non errarono, che anzi l'impulso loro favorì e fomentò un'opera che è di sociale rigenerazione per tutti, alti o bassi ; d'un'opera che, largamente diffusa, la più adatta sarebbe a togliere quelle sociali gelosie che tanto danno recarono e recano al civile consorzio ; d'un'operà che nata nella mente d'un figlio del popolo e da lui maturata fra il plauso e l'appoggio dei buoni ai tempi dette e darà frutto copioso di benedizione e di pace. »
I Cooperatori della Pia Società Salesiana che, confessati e comunicati, visiteranno divotamente qualche Chiesa o pubblica Cappella o, se viventi in comunità, la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo la intenzione del Sommo Pontefice, in maggio lucreranno l'indulgenza plenaria
1° il 3, festa dell'Invenzione della S. Croce ;
2° l' 8, Apparizione di S. Michele Arcangelo sul Gargano ;
3° il 24, Solennità di Maria SS. Ausiliatrice, celeste Patrona di tutte le Opere Salesiane ;
4° in un giorno scelto ad arbitrio da ciascuno ;
5° nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona morte.
6° nel giorno in cui si raduneranno a conferenza.
Inoltre (e su questo richiamiamo vivamente l'attenzione di tutti i Cooperatori) ogni volta che essi reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità, ed un altro Pater, Ave e Gloria secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucrano tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo in Compostella (Ved. l'Avvertenza nel Sommario pubblicato in gennaio). E queste indulgenze che sono moltissime, e tutte applicabili alle anime del Purgatorio, le possono acquistare tutte le volte, che pei fini indicati reciteranno i suddetti 6 Pater, Ave e Gloria, in qualunque luogo, senza bisogno di confessione e di comunione o di visita, purché siano in grazia di Dio.
nel Messico.
Un articolo della « Nouvelle France. »
MEssico ! ecco la Repubblica dell'Americalatina che possedeva maggior civiltà al tempo dalla scoperta, e che indubitatamente anche al presente tìene il primato tra le Repubbliche sorelle. Avendo la Divina Provvidenza disposto che i Salesiani in un lasso di tempo relativamente brevissimo, aprissero collegi ed ospizi per gìovani poveri in tutte le repubbliche ispano-americane, negli appunti di viaggio della visita compiutavi dal sig. D. Albera, più volte ho dovuto accennare alla disgrazia maggiore che travaglia quelle giovani nazioni, a ciò che paralìzza le loro forze, le distrugge ed impoverisce. Ora, in un recente articolo dell'Hadryen, comparso sulla Nouvelle France, trovo confermate e meglio dilucidate le idee da me espresse e credo che serviranno ai lettori del Bollettino per avere una cognizione più esatta dei luoghi che stiamo per abbandonare ed ai qualì la comunanza di origine, di religione e copiosa immigrazione, ci stringono di giorno in giorno ìn relazioni pìù vive.
Il tragitto da Vera Cruz alla capitale fu per noi di un incanto sorprendente ; si dovette ascendere colla ferrovia a 2300 m. per giungere all'altipiano dov'è collocata la città di Messico. Attraversammo campi di zucchero, di caffè, di bananìe, sorvolammo in mezzo a precipizi in fondo ai quali si vedevano graziosi paesaggi. Che magnificenza di vegetazione in questi paesì caldi ! La salita durò circa otto ore e noi le abbiamo trascorse, evocando il passato di Messico. Quando nell'86 giovanetto, leggevo il Fernandez Cortez e la Conquista del Messico non immaginavo certo che un gìorno avrei avuto la sorte di contemplare coi miei occhi quei luoghì che furono campo delle principali battaglie termìnate colla vittoria delle armi spagnuole. Furono tre secoli che il Messìco passò sotto il dominìo della Spagna ed oh quanto diversi i giudizi ! Spesso rispecchiano le idee di coloro che scrivevano e forse non la verità storica. Al leggere la storia delle Repubblìche ispano-americane nel secolo scorso si prova necessariamente un sentimento di disgusto e di compassione. Arricchite dalla Provvidenza più di ogni altro paese della terra, quelle nazioni hanno con incessanti rivoluzioni sciupato i loro tesorì, e decimato la loro popolazione. Ogni audace e cupido avventuriere vi trovò sempre degli sciocchi pronti ad impugnar le armi per sostenere la sua causa e portarlo al potere, dove poi l'unica sua preoccupazione era di farsi una fortuna personale. Non è al certo da disperare di quelle popolazioni. Le diverse nazioni, scrive l'Hadryen, sono ancora in formazione e quando saranno definitivamente costituite, esse ci meraviglieranno coi loro progressi, invaderanno i nostri mercati e le temeremo è lo spettacolo dell'attuale Messico, che suggerisce questo pensiero.
Uno sguardo alle vicende Messicane.
I suoi primi abitanti più inciviliti di quelli delle altre regioni del Nuovo Mondo, non esclusi i celebrati Jncas, acquistata ch'ebbero la loro indipendenza si assimilarono più presto le usanze europee; ed oggi la vasta Repubblica Messicana è una delle nazioni d'America più progredite nella via della civìltà. Ma pur ebbe la sua epoca d'infanzia impotente e di gioventù folle e turbolenta.
Libero dal dominio spagnuolo nel 1822, il Messico, in un sogno di grandezza, suggerito dalla sua storia antica, volle darsi per capo un imperatore, ed Iturbide, il Napoleone deì suoi eserciti trionfanti e liberatori, ricevette lo scettro ed il diadema. Ma egli pure trovò il suo Blücher : Santa Anna, un soldato d'avventura, che fattolo prigioniero, ordìnò fosse fucilato per proclamare la Repubblica.
Questo fu il prìncipio di disordini politici che durarono circa mezzo secolo. Gl'Imperialisti ed i Repubblicani prima, i Conservatori ed i Libe rali poi, si combatterono senza tregua. Il potere supremo, con rare brevìssime eccezionì, s'alternò tra dittature e repubbliche ora unitarie, ora federative ; tutto fu alla mercè della più vituperosa ambizione, che, soprarrivando sempre nuova e sempre più cupida e più feroce si valse dello stesso potere sovrano per dìlapidare il pubblico danaro, per vessare, spogliare, proscrivere, incarcerare ed eziandio uccidere quanto vi aveva nel Messico di morigerato e di cristiano. Il paese sì cavava sangue dall'arterie. Gli Stati Uniti approfittarono di questi disordini ed invasero il Messico; ì Liberali si unirono a loro e contribuirono così allo smembramento della propria patrìa, che in un decennio, con poco o nessun contrasto, venne più di metà usurpata. Un altro decennio dì simìle indipendenza e Messico sarebbe scomparsa dal novero delle nazioni. A Washington tuttavia non pare si sia perduta la speranza ; e sì aspetta solo l'ora propizia per l'annessione completa del vasto territorio messicano : il primo boccone fu succolento, esso ha raddoppiato l'appetito del Yankee.
Del resto essi stessi non ne fanno un mistero il Console Americano nel Venezuela, mentre noi ci trovavamo là, pubblicava nel « Harper's Magazine » di cui tutti conoscono l'importanza, che dal Polo all'Equatore dovrebbe esistere una sola nazione, gli Stati Uniti dell'America del Nord, il cui capo dovrebbe risiedere alla Casa Bianca.
Questa poco invidiabile indipendenza richiama alla mente ciò che Aristotele insegnò nei suoi Politici e fu ripetuto da Macchiavelli, che cioè le istituzìoni sì conservano coi principi dai quali ebbero origine e si rìstorano col rivocarli a quelli. Ora, se vi è al mondo nazione che nacque cattolica ed ogni sua dignità ed ogni sua prosperità ed ognì sua grandezza deve al cattolicismo, è per fermo l'America spagnuola ed in modo speciale il Messico, la cui metropoli era detta « la città santa al di là dell'Oceano ».
Il Messico sotto il dominio spagnuolo.
Il dominio spagnuolo però omai è completamente cessato non solo in Messico, ma in tutte le Amerìche ; ma a rettamente giudicarlo non bisogna dimenticare che la Spagna in queste remote contrade non s'era impadronita di nazioni già costìtuite ; bensì aveva, tra popolazioni universalmente pagane ed in parte selvagge, create nazìonì cristìanamente civilì, ìnspirandovi un cattolicismo così profondamente sentito da parer più amato e più puro che nelle stesse contrade europee. Ecco come gli stessi Messicani, dopo mezzo secolo d'ìndipendenza, separati dai loro antichi sovrani da immense distanze, parlano del dominio spagnuolo.
Allorchè le armi francesi, sconfitto il terribile Juarez ed i suoi satelliti, uscirono vittoriose, costituirono un'assemblea di notabili, eletti dal popolo, la quale doveva decìdere quale, pel bene della patria, sarebbe stata la più conveniente forma di governo. L'assemblea parve non sapesse compiere il mandato senza rievocare, con ricordo pieno di mesta compiacenza e di desiderio, i Cattolici di Spagna, che li governarono per più secoli, e tornarono col pensiero a quei tempi, come l'infermo a morte ricorda il tempo della sanità vigorosa, e il decrepito gli anni fortunosi della sua gioventù, ricca di rigoglio e di speranze.
« Se noi , dicono essi nel rapporto ufficiale, sappiamo schernirci dalle esagerazioni e da una severità che sarebbe ingratitudine, noi dovremmo ammirare le tracce luminose lasciate alla patria nostra da questa serie di monarchi, che hanno steso, attraverso l'immensità dei marì, il loro scettro proteggitore sopra del Messìco. Una legislazione speciale, piena di prudenza e di sapìenza , aveva messo gl'indigeni al coperto delle persecuzìoni, che non mancherebbero di pesare sopra una nazione umiliata dalla conquista, debole, ìgnorante e superstiziosa. La potenza di un principe non bastava, ci voleva e vi fu la tenera sollecitudine di un padre, per appropriare le leggi alle esigenze dei costumi e dei vizi abituali degli Indiani, affine di addolcire i primi e correggere i secondì, attenuando tutto ciò che la giustizia ordinaria poteva avere di troppo severo. L'individuo, la famìglia, il cocomune, la borgata dei naturali del paese, tutto fu oggetto di zelo per quei monarchi, i quali si riguardavano come i tutori delle persone ed i difensori dei beni di una razza, degna ai loro occhi di una benevola protezione. Ricoveri, ospedali, collegi, esclusivamente eretti all'intento di provvedere ai bisogni materiali ed alla coltura intellettuale deì nuovi soggetti : questi non furono i minori benefizi profusi sopra il Messico dal Governo Spagnuolo.
» Se noi volgìamo, continua la relazione, gli occhi alla immensa estensione del nostro paese, se noi percorriamo le strade, se penetriamo nel più profondo delle nostre miniere, se esaminiamo le nostre popolazioni, se esploriamo le città nostre, dappertutto noi scopriamo impresse le vestigia di un'autorità, la quale non si mostrava, se non per migliorare sotto tutti i rispetti la condizione delle sue colonie... I ponti e le grandì strade, le tante agevolate vie di comunicazione, la fondazione dì città magnifiche, i superbi acquedotti, le basilìche maestose, i ricchi palagi, i collegi innumerevoli, nei quali s'insegnavano tutti i rami dello scibile, i grandiosi ìstìtuti di beneficenza ordinati a alleggerire tutte le umane sofferenze... La Commissione non finirebbe più se volesse continuare a noverare tutti i gloriosi monumenti della sapienza, della pietà, della munificenza dei sovrani spagnuoli. »
Da ultimo concludono questa parte del rapporto affermando non esservi Messicano il quale non possa notare il giorno e l'ora, in cui il Messico, abbandonando la dolcezza di cuì godeva al sommo della prosperìtà e dell'abbondanza, è entrato nella via della decadenza, per la quale ha camminato pìù di 5o annì.
Governando i popoli a questa maniera, cioè cristianamente, l'assolutismo non farà paura, la dipendenza sarà benedetta, e sedici milioni di sudditi saranno mantenuti in fede ad un principe, straniero e lontanissimo, da solo otto mila soldati : se pur sì piccolo numero sarà sempre necessario.
Don Porfirio Diaz.
L'assemblea dei notabili decise di offrire lo scettro di Messico a chi proponeva la Francia ; venne Massimiliano d'Austria, vi fu proclamato Imperatore ; ma abbandonato codardamente da Napoleone III ebbe ben presto la sorte del primo imperatore, ed il Messico sulla tomba di Massimiliano fucilato il 19 giugno 1867, stringendosi sempre più al capo che si è dato, a D. Porfirio Diaz, l'artefice del suo risorgìmento, pare ch'entrì nell'età virile.
Don Porfirìo Diaz sono omai 26 anni ch'è presidente della Repubblica Messicana ; ogni quattro anni viene rieletto senza opposizione, e malgrado la sua età avanzata acconsente a ripresentarsi qual candidato pel 1904-1908. Egli è ancora vegeto e robusto, e si spera che la sua carriera politica abbia a prolungarsì molti anni ancora. Dico si spera, perchè è forse l'unico capo di Stato, in cui s'accordano mirabilmente tutti gli anìmi, benchè divìsi in opposti partiti, chè D. Porfirio è ugualmente amato e temuto dai conservatori e dai lìberali, e riceve il suffragio unanime dell'uno e dell'altro partito. Non è col dispotismo, no, ch'egli s'impone alla libera scelta dei suoi concittadini, bensì col suo valore, col successo delle sue opere, coll'accortezza e praticità di sue vedute. Si considererebbe come una calamità nazionale ìl suo rifiuto di governare il paese, come si teme lo sarà il giorno della sua scomparsa dalla scena di questo mondo.
Quando D. Porfirio andò per la prima volta in carica, il paese trovavasi infestato da bande, il cui mestiere era l'insurrezione. Il governo, qualunque esso fosse, le aveva sempre nemiche. Esse imponevano taglie alle città ed il bottìno serviva ad alimentare le loro orgie ed i loro banchettì. Il nuovo presidente, abile soldato, che aveva strappato Puebla e la città di Messico alle truppe di Massimiliano, inseguì quelle bande e malgrado le difficoltà del paese montuoso, riuscì a catturarne parecchie ; le trattò con clemenza ed offrì ai loro capi, secondo i diversi gustì e capacìtà, impieghi onorevoli nell'esercìto regolare e nell'amministrazione civile. Ai recidivi però minacciò la pena di morte, e così avvenne che la maggior parte di essi fecero la loro sottomìssione diventando per lo più pacifici funzionari, e coloro che persistettero nella ribellione furono considerati come ladri.
La tranquillità pubblica era ristabilita e Don Porfirìo si dedicò subito a migliorare la posizione economica della patria, aprendo vie di comunicazione e favorendo il commercio. Quando nel 1903 giungemmo noi nel Messico si costruivano strade ferrate dappertutto, affin di permettere ai copiosi prodotti dell'agricoltura di giungere fino ai grandi mercatì : erano forse più di una quindicina di linee nuove in costruzìone, per cui più che in qualunque altro paese da noi fino allora visitato, l'operaio vi trovava maggior facilità d'impiegar le sua braccia.
Ricchezza del paese.
Tutti i cereali, il cotone, lo zucchero ed il tabacco sono i principali prodotti del paese ; ogni anno cresce l'area di coltura col promuovere l'ir rigazione, ed i raccolti sono così abbondanti che bisogna cercar loro nuovi sfoghi in paesi stranieri.
Nel suolo arido di Yucatan si moltiplica l'henequen, pianta della famiglia dei cactées, le cui fibre servono a fare cordami di grandissima resistenza. L'esportazione di quest'articolo frutta circa tre milioni di dollari alla regione. Nell'henequen trovasi un liquido che fatto fermentare diventa il pulque, bibita prediletta dal popolo, causa purtroppo dì immensi dìsordini l'ubbriachezza di pulque è terribile. Ha il colore somigliante al nostro latte ; è però meno chiaro l'ho assaggiato e non è disgustoso. L'henequen è facilmente convertibile in alcool, sorgente anche questa di nuova ricchezza, e di nuovi disordini. Non mancano forti cascate d'acqua e già alcune compagnie lavorano per utilizzare queste forze naturali ; cosicchè si spera di veder presto la città di Puebla godere della luce, del calore e della forza che si svilupperà dalle acque del fiume Neana.
Ciò però che forma la principale attrattiva di Messico sono le miniere abbondantissime. Se ne contano circa 11.865 che pagano una tassa allo Stato ; di esse 1018 dànno oro ; 2524 oro ed argento ; 4225 solo argento ; dalle altre si estraggono metalli ìnferiori. Nè sono da passar sotto silenzio le miniere di rame recentemente scoperte. Dicono che n'esista una di 125.ooo acri con un filone di 200 metri di larghezza e 20.000 di lunghezza : è la più grande e la più ricca del mondo.
Chi non ha udito a parlare di Alvarado, il povero manuale, che in dieci anni divenne 1oo volte milionario ? È una miniera, di cui conservò l'intiero possesso, che cambiò così felicemente la sua posizione. Egli però fa buon uso delle sue ricchezze ; è munifico verso i poveri e fece costrurre una splendida chiesa nella sua cìttà natia.
Vita intellettuale, commerciale e religiosa.
Le lettere e le scienze vi sono pur molto coltivate. Esistono 10.222 scuole primarie frequentate da 825.000 ragazzi dei due sessi. I maestri, ì professori e ì dotti si formano in 68 scuole superiori dì differenti gradì. Ben 129 biblioteche accessibili al pubblico agevolano le ricerche serie e profonde e 8oo pubblicazioni quotidiane o periodiche trovano fra i Messicani lettori che pagano. In 33 musei sono conservate le collezìoni artistìche e scientifiche, e Cabrera che s'è voluto chiamare il Murillo amerìcano ha lascìato continuatori che si sforzano di riprodurre col pennello e collo scalpello le maraviglie della natura.
In poco più di 2o anni le ferrovie furono aumentate da 2 a 18 mila miglia, i vìaggiatori da 1o a 56 mila ; e le tonnellate trasportate in un anno da 1ooo a 1oooo mila. Durante i 26 anni di savio governo dì D. Porfirio, il paese sì è rimesso, è cresciuta l'importazione, ma assai di pìù l'esportazione e mentre prima solo 1.689 navi visitavano i porti messicani, nel 1902 se ne contarono ben 6.200 con un'entrata di 62 milioni di pesos. Il Canadà diventa un tributario del Messico. I magnifici arancì che si vendono a Montréal vengono dal Messico. Nelle foreste del Messico son tagliati gli alberi coi quali abili operai han fatto i mobili di lusso di buona parte delle nazìoni europee.
Per dir tutto in una parola basta notare che i Nord-Americani degli Statì Unitì, che d'affari assai se ne intendono, hanno invertito 700 milioni di dollari nel territorio e nel commercio americano. Questa è una somma data dalle statìstiche ufficiali, ma io credo che sia maggiore, poichè, si può dire, che non havvi gran negozio, o fabbrica d'importanza che non sia in mano dei Yankees. La ricchezza della California e del Nuovo Messico, diventati Stati dell'Unione Americana, hanno eccitato la cupidigìa degli Imperialisti di Casa Bianca e dovrebbe impensierire coloro che siedono a reggere le sorti di Messico ; poichè l'invasione dell'intiero Messico non solo è minacciata dal commercìo e dall'industria ; ma anche dalla propaganda protestante, proveniente dagli Stati Uniti. I ministri protestanti infatti godono libertà completa per farvi dei proseliti. Non è forse questa la conquista pacifica che si compie a poco a poco per mezzo della lingua e della religione ?
Per respingerla il Messico ha la sua fede profondamente radicata ; ma non bisogna dìmenticare che ufficialmente la Nazione è atea. Essa, si può dire, conosce la religione cattolica solo per perseguitarla. Tutti i beni della Chiesa sono stati sequestrati ; come lottare ora coi ministri protestantì, che spandono l'oro a piene manì ? La gerarchia cattolica per altro vi ha guadagnato, giacchè libera ormai da' ceppi del concordato, dipende unicamente da Roma, che sceglie liberamente i Vescovi. E ciò fa sì che il clero messicano sia oggi una delle più fulgide glorie della patria e che i suoi 7 arcivescovi e 35 vescovi formino, un venerando consesso che in molte altre parti si potrebbe giustamente invidiare.
I pericoli dell'intolleranza religiosa.
I Prelati però sono privi, o quasi, di ausiliari potentissimi : i religiosi. I conventi non possono esistere nel Messico; essi sono abitati ora da due, ora da tre sacerdoti; la legge non ne tollera dìppiù, e questi pure portano l'abito secolare. La menoma manifestazione di vita religiosa potrebbe provocare una visita della polizìa e condurre anche al carcere.
La consegna non è meno severa per le donne. Negli antichi monasteri si vedono alcune signore, vestìte più o meno alla moda, giacché un vestito religioso, un distintivo qualsiasi, le esporrebbe ad una condanna dei giudici messicani. Vi sono, è vero, alcuni Stati della Confederazione dove i Governatori sono tolleranti; permettono ai preti secolari di vestir l'abito talare, proibito dalla legge ; chiudono gli occhi sopra l'esistenza di conventi ovvero mandano ad avvertire prima che si effettui la visita legale. Tutto questo però è una tolleranza molto precaria. I governatori sono frequentemente cambiati e le benevole disposizioni di quelli che pur restano non sono affatto immutabili, cosicché nei conventi anche tollerati, non si possono apertamente stabilire noviziati per assicurare sviluppo alle comunità.
Eppure i ministri protestanti vanno in mezzo alle tribù ancor selvagge, che popolano gli Stati del Messico sulla costa del Pacifico e nel Yucatan. Ne farano altrettanti Yankées nella fede, nel cuore e nella lingua, prima che quei poverini aborigini abbiano conosciuta la loro vera patria.
Un illustre personaggio che visitò recentemente il Messico, parlando con un deputato della tristissima situazìone fatta colà aì Religiosi, n'ebbe in risposta: Noi ne siamo dolentissimi, ma qui tutto è nelle mani di D. Porfirio. S'egli vuole, non ha che dire una parola, e il parlamento tosto abolirebbe quella legislazione antireligiosa , che ci è causa di tanti guai... Ma se si fanno le stesse osservazioni al Presidente, questi se la cava col dire che spettano alle Camere simili concessioni, se credono venuto il momento opportuno. V'è da pregar molto ! poichè gli anni passano ed il male progredisce, male immenso che non varranno a compensare giammai i progressi materialì fatti da un altro lato, e che noi non vorremmo in nessun modo arrestare o dìminuire. Altrìmenti si prepara un paese ricco.... per il Yankée imperialista.
Ma nel popolo la fede è ancor viva e se si organizzasse un partito cattolìco e si marciasse compatti all'elezioni, le cose presto cambierebbero d'aspetto. I Conservatori, schiacciati da Juarez, si rialzano a poco a poco. Essì hanno già 4.000 scuole primarie. A Messico l'Università cattolica prende uno sviluppo maraviglioso ; vi sono numerosi giornali cattolici negli Stati della Confederazione. Ma quanto mai resta ancora da farsi
S. S. Pio X, scrìve sempre l'Hadryen, in un'udienza concessa ad uno dei più attivi cattolici Messicani, ha chiesto insistentemente che si costituisse presto un partito Cattolico. I trionfi del Centro tedesco e dei Conservatori del Belgio, sono possibilì anche altrove ; e soprattutto nel Messico, dove l'immensa maggioranza della popolazione pratica tutti i doveri che c'impone la nostra fede.
Oh ! come si dimenticano facilmente i vantaggi arrecati dagli ordini religìosi ! Sarebbe necessario osservare uno per uno i paesi, i villaggì, le pianure, le montagne e i deserti del Nuovo Mondo per conoscere a pieno l'estensione dei benefici che apportarono i religiosi alla conversione e civilizzazione dei suoi abitanti. I luoghi più remoti nel centro delle loro inaccessibili cordigliere, i climi più pestilenziali delle regioni basse, pantanose ed attraversate da fiumi torrenziali, le selve popolate da infinità d'ìnsetti velenosi e di animali feroci di svariate specie, tutto fu vìsìtato dagli zelanti missionari, destìnati dalla Provvidenza alla conversione degl'indigeni Americani.
Ma è tempo che riprenda gli appunti del viaggio.
(Continua).
Monografie.
V) ALASSIO - Collegio Municipale.
Quarto fra i collegi aperti da D. Bosco fuori di Torino è quello di Alassio, che è una delle più gentili città della riviera ligure occidentale.
(Situata a mezza strada fra Genova e Nizza Marittima in una piccola ma incantevole baia, le fanno corona ridenti colline olezzanti del profumo di mille fiori. Da oltre trent'anni essa è diventata stagione climatica invernale e delizioso soggiorno della migliore società inglese e tedesca innamorata della serenità del suo cielo, della mitezza del suo clima e dei vaghi panorami de' suoi dintorni. La spiaggia bellissima, che non trova confronto che in quella di Viareggio, fanno di Alassio la città meglio favorita dalla natura, tanto ch'essa può offrire ai forestieri doppia stagione, la climatica e la balneare.
È in questa ridente cittadina che nel no vembre del 1869 veniva per la prima volta don Bosco in compagnia di Don Rua, per trattare col Municipio dell'impianto dell'attuale Collegio Municipale.
Promotore principale ed anima di questo progetto fu il compianto Prevosto Canonico Francesco Della Valle, che non cessò poi mai di essere valido sostenitore di un'opera, per la quale tanto erasi adoperato.
Condotte felicemente a termine le trattative e apertosi il Collegio il 1870 nell'ex-Convento della Madonna degli Angeli, fu tale lo sviluppo che prese fin dal primo anno, che si dovette pensare all'ampliamemto dei locali ornai troppo angusti per raccogliere poco meno di 200 alunni convittori. Sorse in tal anodo nel 1872 il nuovo ed ampio fabbricato, che nei sette lustri di sua esistenza accolse già a migliaia giovani d'ogni provincia d Italia.
Di questo straordinario sviluppo il merito principale va dato a don Bosco per la scelta ch'egli fece del primo direttore nella persona del Prof. D. Francesco Cerruti, il quale per quindici anni seppe sapientemente far fiorire l'istituto e attirarsi la stima e la simpatia degli alassini ; questi ricordano tuttora con compiacenza com'egli soleva prendere occasione dalla solenne distribuzione dei premi agli alunni, per toccare nei suoi discorsi magistrali i punti più salienti della Storia di Alassio o della Storia letteraria in generale. Al prof. D. Cerruti succedette nella direzione il prof. D. Luigi Rocca, che, per un decennio, fu come padre in mezzo ai suoi alunni; ed ora mantiene le gloriose tradizioni del passato il Prof D. Antonio Porro.
Il Collegio di Alassio, oltre il corso elementare Comunale ed il Ginnasio frequentati in media da oltre quattrocento alùnni fra convittori ed esterni, ha pure dal 1872 un fiosente Liceo con gabinetto di fisica e chimica forniti abbondantemente di quanto è necessario per l'insegnamento scientifco. Notevole pure è il magnifico museo di Storia naturale e di prodotti etnografici, che va arricchendosi continuamente con esemplari della fauna locale e con oggetti antichi e preistorici. Nè è da tacersi dell'Osservatorio meteorologico fondato nel 1881 per iniziativa del Prof. D. Luigi Rocca e inaugurato dall'illustre P. Denza ; tale Osservatorio, che ebbe già vari attestati di benemerenza, funziona regolarmente con soddisfazione e compiacenza dello stesso Ufficio Centrale meteorologico di Roma, col quale è in continua relazione.
Ma ciò che valse soprattutto a conquistare largamente a questo rinomato Collegio la fiducia dei padri di famiglia è la sana educazione ivi impartita, fondata essenzialmente sul rispetto alla Religione, alla morale ed all'autorità costituita; in base a tali principî la cura più assidua dei professori e maestri consiste nel rendere il loro insegnamento atto a formare dei propri discepoli altrettanti giovani onesti ed ottimi cittadini con quel vero spirito di rettitudine e di sacrifizio, che ha tanta parte nel benessere delle famiglie e dell'intera Società. Se a tutto ciò s'aggiunga la deliziosa posizione dell'istituto, la salubrità dei clima, la comodità dei bagni di mare e soprattutto la bontà dell'insegnamento che conduce il giovane dalla prima elementare alle porte dell'Università, ognuno intende facilmente come il Collegio di Alassio possa mantenersi costantemente fiorentissimo e dare a tutte le provincie d'Italia uomini che nelle diverse carriere fanno onore a Don Bosco e all'opera sua.
Le vie della Provvidenza. lettera di un Missionario Sales. al Sig. D. Rua (1)
REV.MO ED AMAT.MO PADRE,
Mi sento un po' colpevole di aver tanto tardato a scriverle.
Lei sa che questa Casa fu aperta precisamente in omaggio ad un vivo suo desiderio in quell'anno, in cui nel Bollettino raccomandava ìn maniera speciale le vocazioni religiose e le Case di formazione. Cominciammo... ma in quale miseria ! La casa semidistrutta, senza vetri, senza mobilio, colle finestre semirotte, porte sgangherate, scale senza scalini, pavimenti con tranelli ad ogni passo, e tetti aperti ad ogni meteora. Don X... una volta per andare dalla sua stanza alla cucina passando in un portico ed un corridoio, dovette far uso del paracqua, per non bagnar l'unica sottana che lo copriva : lo scrivente, nel dormitorio dovette mettere sopra lo spazio, in cui aveva il letto, una stuoia di giunchi : i pochi ascritti erano sparsi qua e là pel dormitorio, rinunciando ad ogni disposizione estetica, per non isvegliarsi al cader di qualche doccia involontaria ed inopportuna. Solo la Cappella fu ben conservata e ci consolava nella desolazione prodotta dal vandalismo, successo in tutto il resto. Qui s'incolpò un reggimento di soldati come autori del saccheggio del Seminario : sarà in gran parte ; per altro, ora che conosco il paese ed ho visto case provviste a danno del Seminario, mi pare il caso di ripetere : Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini.
Ma questo è nulla... Spesso il portinaio ebbe a suonare il campanello pel pranzo, senza che si potesse andare in refettorio, dovendo allungare la ricreazione per aspettar il pane quotidiano.
Vi furono occasìoni, in cui per isfamare i nostri ascritti ed aspiranti dovemmo dar loro un po' dì mais abbrustolito. E mentre a noi si spezzava il cuore, essi lo mangiavano come il cibo più prezioso del mondo : l'appetito gli dava la squisitezza. Con questo non voglio far torto alla Divina Provvidenza, no ! Ella sempre ci ha aiutati ; ma fo' notare le prove perchè sia più chiaro l'aiuto divino. Anche noi abbiamo i nostri fatti che hanno dello straordinario. Per es., un gìorno non c'è legna, perciò non si può cuocere nulla eppure l'ora è tarda, come cenare? Mentre si dice questo, arriva un uomo carico di legna. É la signora N. N... vedova N... che la manda. Come seppe i nostri bisogni ? È un'incognita di ennesimo grado. - Un giorno occorrono trenta scudi : in cassa non v'ha un centesimo, come fare ? Alla sera raccomando a tutti di purìficar ben l'anima anche dai peccati veniali. Alle nove del giorno dopo viene una contadina di aspetto povero, e mi dà trenta scudi per una funzione da farsi quattro mesi più tardi. Questo fatto, in proporzioni più o meno uguali, si ripete tre o quattro volte, con limosine venute all'ora opportuna e nella quantità richiesta dall'urgenza. - È vero che ci vennero generosi aiuti anche dalle altre case : ma, essendo esse pure in uno stato di povertà apostolica, sarebbe stato un assurdo pretendere potessero sopperire a tutte le nostre spese. Sopperirono alla maggior parte di esse. E, ad onor del vero, e decoro del nome salesiano, le dichiaro che tutte le Case dell'Ispettoria, non esclusa quella dì *..., ci aiutarono nel limite della loro possìbilità ; per altro l'Ispettore, come Superiore della Casa di **... passò anche questi limiti ; e, per aiutare il Noviziato dovette, per la prima volta dacchè è superiore, dovette, dico, sottomettersi a debiti. Lo sappia anche lei questo perchè conosca sempre più il suo buon cuore.
Il Parroco Dott. N. N., che, dacchè siam venuti, ci tratta coll'affetto di padre, si sentiva lacerato al veder la nostra indigenza : e ci offerse la sua Parrocchia come un mezzo di aiuto, rinunziando egli totalmente alle non mediocri en trate, in nostro favore. Non c'è personale : non importa : egli provvede anche a questo, come lei sa : ed il personale si può disporre. Siamo in dicembre : gìà si è sicuri che al primo di gennaio il nostro Don Y... entrerà in possesso della Parrocchia di ***... Ma Dio dispone altrimenti. Sorgono ostacoli ìmprevisti, che l'Ispettore le avrà comunicato : e la Parrocchia non si accetta. Anche questa speranza andò fallita. Ma Dio ci abbandonerà ? No : falliscono le nostre speranze : ma non fallìsce la Provvidenza Divina. Lo stesso Governatore di ****... ci propone la Cappellania dell'Ospedale, che ben presto è accettata : e da questa data tutte le principali famiglie di ****... chiedono d'esser Cooperatori. Chi ci aìuta in un modo chi in un altro ma tutti ci aiutano : un povero orologiaio carico di famiglia, si offre di riparar orologi pei Salesiani : chi ci manda viveri, chi vestiti, chi denaro, chi si prende l'impegno di procurarci tutte l'elemosine di Messe, cosicchè mentre prima scarseggiavano, ora queste abbonano. Varie signore vogliono si trattìno come mamme, e che come a tali si ricorra nei nostri bisogni. Che pìù ? Mentre un mese fa non si conosceva in ****... per nulla l'opera nostra, ora tutte le principali famiglie vanno a gara per mostrarci la loro simpatia. A giorni si farà una rìunione dì Cooperatrici, essendochè solo per mezzo di loro si potrà poi organizzare un comitato di signori. L'aspettativa sarebbe di aprire in ****... un oratorio festivo perchè la gioventù abbia sufficiente istruzìone. Per altro bisogna andare con piedi di piombo, essendo un po' freddo chi potrebbe aìutarci più di tutti colla sua protezione ; questi per altro non si oppone all'oratorio festivo ; si contenta di mantenersi passivo. L'Autorità civile e governativa (che è anche d'accordo col Parroco), ci mostra simpatia e quasi protezione. Comunque sia, essendo omai favorita l'opera nostra dalle signore e matrone più nobili, per mezzo di loro potremo conciliarle il favore anche dei signori poco favorevoli al nostro spirito. Per ora mando acclusa la nota dei Cooperatori e Cooperatrici attuali, pregandola perchè mi faccia inviare i rispettivi diplomi e copie del Bollettino. L'ufficio dì Decurione si darà più tardi, come premio, ai pìù zelanti. In altra mia le darò conto di ciò che sì farà coll'aiuto e protezione di Maria SS. Ausiliatrice.
Mi perdoni la lunghezza e raccomandi a Maria SS. Ausiliatrice questa Casa col povero
Suo obbl.mo ed aff.mo figlio
...1 febbraio 1905. Sac...
(1) Pubblichiamo questa lettera, quantunque d'indole privata perchè i nostri lettori abbiano un'idea del come s'avviano ordinariamente le fondazioni salesiane, e ammirino le vie della Provvidenza, che non tarda mai di venire in nostro soccorso. Tuttavia sopprimiamo ogni nome di luoghi e persone, per non offendere la modestia di alcuno.
Perú
Dall'Argentina alla Bolivia attraverso le Cordigliere.
(Lettera del Sac. Ciriaco Santinelli)
Lima, 15 gennaio 19o5. AMATISSIMO SIG. D. RUA,
Eccoci finalmente a Lima, dopo quasi due mesi e mezzo di viaggio !
È facile immaginarsi la nostra consolazione, come pure la gioia dei confratelli e dei giovani al nostro arrivo. Come è dolce invero trovarsi in mezzo a tanti cari amici, dopo un viaggio interminabile, compiuto in mezzo a mille peripezie ! Ma sieno rese grazie a Maria Ausiliatrice, che ci protesse visibilmente, ed a quelle egregie persone che durante il viaggio ci trattarono con squisita gentilezza, dimostrando interesse ed entusiasmo per le opere salesiane.
Imbarcatici il 20 ottobre sulla Duchessa di Genova, che fece il viaggio da Genova a BuenosAyres ìn venti giorni, avemmo una traversata felice. Non solo ci fu dato di celebrare quasi tutti i giorni il Santo Sacrifizio della Messa, ma la domenica potevamo compiere un po' dì funzione nella, gran sala da pranzo, con intervento del Comandante, dell'Ufficialità, e della maggior parte dei passeggeri. E qui, ripeto, mi sento in dovere di far pubblica la mia riconoscenza a queste gentili persone, e in prima al Comandante Comm. Olìvieri, e al sig. Francesco Dodero, Commissario (era il terzo viaggio che io faceva con lui) per gli speciali riguardi che ebbero per noi. Se abbiamo passato sulla Duchessa di Genova giorni così belli, lo dobbiamo principalmente alla loro grande bontà, la quale avrà nel nostro cuore un ricordo indelebile.
Da Buenos Aires a Jujuy.
Il 10 Novembre giungevamo a Buenos-Ayres. Fummo ricevuti con vero affetto fraterno dai Salesiani del Collegio Pio IX, ove sostammo tre giorni per i preparativi necessari al lungo viaggio che dovevamo ìntraprendere alla volta della Bolivia ; e finalmente il giorno 13 salimmo sul treno, da cui, attraversate rapidamente le sterminate pianure argentine, discendemmo dopo due giorni a Salta.
Qui ci fu dato alloggio nel palazzo vescovile, grazie alla bontà del Vicario Generale Monsignor Toscano e del Vescovo stesso Mons. Linares, che ci colmarono d'ogni sorta di gentilezze. Questi ci raccontava con effusione d'affetto il suo viaggio a Torìno, e la visìta all'Oratorio, la promessa fattagli da lei, amatissimo sig. D. Rua, di una Casa Salesiana alla città di Salta. Monsìgnore avrebbe voluto senz'altro che si fermasse colà qualcuno di noi, per dare principio alla desiderata fondazione ; ma siccome capì bene che cìò non era possìbile, l'eccellentissimo Prelato mi raccomandò di ricordarle e raccomandarle la promessa avuta.
A Salta ci fermammo un giorno e due notti, non solo per riposare, ma anche per assumere le necessarie informazioni intorno il resto del viaggio. Partendo, l'eccellentissimo Monsignor Linares, in segno del suo affetto per l'Opera Salesiana ci volle condurre alla stazione nella sua stessa vettura, e noi, pieni di gratitudine per la bontà paterna di così esimi benefattori, lasciammo la città di Salta per discendere dopo quattro ore di treno a Jujuy, dove si arresta, per ora, la ferrovia.
In questo breve tratto di viaggio la Provvidenza ci fe' incontrare due Padri Francescani, nostri connazionali, i quali, dopo di averci rivolti i più cordiali saluti, ci invìtarono al loro convento. Fummo accolti dal Superiore e dagli altri Padri con molto affetto, sicchè i due giorni che passammo in loro compagnìa ci parvero veramente trascorsi in mezzo a fratelli.
Da Jujuy a Tupíza.
Siamo alle falde delle Ande e si tratta d'intraprendere il viaggio alla volta di Sucre, attraverso a queste colossali catene dì montagne.
È un vìaggio assai difficile e costoso : per cinque persone, quante noi eravamo, non si spende meno di 3.500 lire. Pure si potè ottenere un ribasso notevole.
Un certo sìgnor Soto, agente di una Compagnìa di trasporti, aveva ricevuto da Sucre un telegramma, coll'incarico di allestire una spedizione per quella cìttà ; si parlò con lui e non fu difficile stringere un contratto, in forza del quale egli si obbligava a farci condurre a Sucre per la somma di 2.300 lire.
Il 21 quindi si partiva da Jujuy profondamente commossi dal buon cuore dei PP. Francescani e pieni di fiducia nella Divìna Provvidenza che anche questa volta ci era venuta visibilmente in soccorso.
Non mi perderò in troppi particolari.
Eravamo cinque di noi e tre vetturini, con quindici mule ; quindi una bella carovana. Per i primi 5 giornì il letto dei fiumi in un continuo succedersi di vallate profonde e di estesissimi altipiani, fu la nostra via. Solo dopo ore ed ore di cammino si trova qualche villaggìo in embrione, cioè alcuni casolarì vicini, ove, buone e semplici, poche famiglie vivono assai poveramente. Tutte le loro speranze sono riposte nella ferrovia in costruzione, che, fra qualche tempo, congiungerà Jujuy con Tupiza. Ma non tacerò che in vari villaggi fummo accolti affettuosamente dai rispettivi Parroci, che ci trattarono con molta cortesia.
Il vitto era più che frugale, cibandoci per lo più di cose asciutte portate con noi da Jujuy, accocolati nel nostro calesse. Alle volte ci mancò anche l'acqua ; qualche volta mancò il pane ; ma l'appetito suppliva. Durante queste brevi refezioni, i vetturini si fermavano ; e sdraiati all'ombra della carrozza, per difendersi dai raggi cocentissimi del sole, attendevano a farsi un po' di tè o del loro ambito mate. Non passava mai mezz'ora, che tutto era già all'ordine per rimetterci in istrada. Ma che strada ! Sono deserti interminabili, privi di ogni vegetazione ; discese orribili, tutto sabbia e sassi, dove si preferirebbe mille volte andar a piedi, tante sono le scosse che si ricevono nel rozzo calesse, continuamente sbalestratì qua e là, e in contìnuo pericolo di fare un capitombolo. A tutto ciò s'aggiunga un calore soffocante ed il così detto soroche, o mal di montagna.
Per quelle lande sconfinate, e per quelle gole paurose, regna un silenzio sepolcrale, rotto di quando in quando dal grido selvaggio di qualche animale. Finalmente, più morti che vivi, si arriva al tambo, una miserabile stamberga, circondata alle volte da poche capanne, piccolo nucleo d'un futuro villaggio. Qui si riposa alla meglio, se pure qualche altra carovana non ci ha preceduti, e allora si dorme a cìelo scoperto.
Dopo sette giorni di un viaggio così malagevole fra quelle gigantesche montagne, per quelle eterne e desolate gole, si giunse finalmente a Tupiza. È questo un ridente villaggio boliviano, situato sulle sponde d'un fiume, e circondato da una rigogliosa vegetazione. Possiede una chiesa parrocchiale così linda e così ben tenuta, quale molte volte non è dato di vedere neppure nelle grandi città.
In questo ameno paesello, vera oasi nel deserto, passammo due giorni, per prendere qualche riposo che la stanchezza esigeva e la lunghezza del viaggio rendeva indispensabile.
Da Tupiza a Sucre.
Mancavano altri sette giorni per arrivare a Sucre. Le mule non ne potevano più ; di quindici che erano al partire, solo otto o dieci erano giunte alla metà del viaggìo. Le strade si facevano sempre peggiori; le pioggie, cadute in quei giorni, ne avevano fatto scomparìre quasi ogni traccia. Spesse volte era giuocoforza fare dei lunghi tratti a piedi camminando continuamente sui ciottoli. Anzi, arrivati ad un punto, si dovettero staccare le mule dalla carrozza, e spinger questa a mano per un buon tratto. Tuttavia, devo confessare, che nè ci mancò maì il necessario per il vitto, nè c'incolse alcuna disgrazia. Di questo sia gloria a Marìa Ausiliatrice, nostra buona Madre, che si compiacque di esaudire le fervorose orazioni che in tutte le nostre case e in quelle dei nostri ferventi Cooperatori, venivano certamente innalzate al suo trono per implorare, a quanti missionari trovavansi in via, un viaggio felice.
S'avvicinava il giorno dell'Immacolata, e noi avremmo voluto aver le ali aì piedi per giungere presto a Sucre. Ma le mule erano sfinite, ed i vetturini non volevano saperne dì accelerare il passo.
Impaziente di arrivare un po' più presto, il 6 verso sera, in compagnia del Ch. Mròs, montati in arcioni, divoriamo in poche ore il cammino che restava a farsi, giungendo inaspettati alle due dopo mezzanotte, alla porta del nostro Collegio di Sucre. Gli altri tre compagni, il Ch. Florio ed i Coadiutori Colombìni e Miglio, arrivarono l'indomani all'una dopo mezzogiorno.
Non le parlo, amatissimo Padre, della gioia che c'inondò il cuore al trovarci in mezzo a confratelli dopo un viaggio così lungo e malagevole. Solo le dirò che raramente in vita mia ho cantato un Te Deum con tanto slancio ! E n'aveva ben donde!
Neppure le descriverò le feste celebrate a Sucre e nelle altre case Salesiane del Perù e della Bolivia in onore dell'Immacolata, perchè saranno oggetto di una relazione speciale. Così non farò parola del viaggio di quindici giornì da Sucre a Lima, il quale quantunque in sè non sia privo d'interesse, pure non merita di essere descritto per essere ornai noto, dopo le varie descrizioni comparse sul Bollettino.
Gìunto a Lima, il primo gennaio cantai nella cappella del nostro Collegio una messa di ringraziamento a Maria Ausiliatrice, per compiere una promessa fatta nel viaggio.
Fra pochi giorni, com'Ella mi ha ordinato, andrò al Cuzco per la fondazione del nuovo Istituto d'Agricoltura e Scuola d'Arti e Mestieri.
Più tardi ci recheremo pure a Piura per una fondazione analoga, fissata per l'anno venturo. In agosto, poi, se Dio vuole, mi recherò di bel nuovo in Bolivia, e ìnsieme con D. Reyneri visiterò Cochabamba e Tarija, oppure la remotissima provincia del Benì, per prendere informazioni riguardo alle progettate fondazioni. È mirabile lo zelo e l'attività con cui i Cooperatori ed i Governi di queste due lontane Repubbliche affrettano la fondazione di nuove case Salesiane. Ma questo zelo e quest'attività devono per ora arrestarsi inesorabilmente contro un ostacolo semplicemente insormontabile, la scarsezza di personale.
Voglia il Sacro Cuore di Gesù far echeggiare ancora una volta all'orecchio di tanti giovani generosi quelle sue infuocate parole : Messis quidem multa, operarii autem pauci !
Mi benedica, amatissimo Padre, e mi creda suo
Aff .mo figlio in G. C. SaC. CIRIACO SANTINELLI.
Colombia
Feste al Lazzaretto di Agua de Dios pel ritorno di D. Variara e D. Crippa.
(Lettera di D. Alessandro Garbari)
Agua de Dios, 28 gennaio 1905, REV .MO SIG. DON RUA,
E i lebbrosi non hanno cuore ! Chi crede a questa calunnia, doveva esser qui ieri sera in questa casa del dolore, e vedere le feste ìmprovvisate per l'improvviso ritorno di Don Variara, il quale, chiamato dall'obbedienza altrove, ha ottenuto di far ritorno fra i cari lebbrosi di Agua de Dios.
Per me sono intimamente persuaso, che se Don Varìara si fosse recato ad Altavilia, suo paese natale, i suoi compaesani forse non lo avrebbero ricevuto con talì e tanti trasporti di giubilo come lo accolsero questi poveri lebbrosi !... Eguali, forse sì... maggìori, no certamente ! E le mie parole non sono esagerazioni.
Fu una dimostrazione sommamente spontanea perchè improvvisata, come improvvisa fu la sua riapparizìone di D.Variara: eppure l'affetto prese tali proporzioni, che non so descrìvere. Sembrava un delirio...
Al Rosario vi fu un concorso così numeroso, quasi come nelle maggiori festività. Giammai li udii pregare con tanta veemenza e fervore ! Al mattino, durante la santa Messa i cantici delle orfanelle dell'ospedale e dell'asilo parevano gemiti : ma ieri sera, cambiato lo stato delle cose, riuscivano un vero riflesso del giubilo che innondava i loro cuori. Questo notai specialmente nel canto della lode
Viva José ! alégrese
El cielo, la ti erra y el mar...
che fu naturalmente eseguito con inarrivabile espressione...
Il silenzìo della notte fu pure improvvisamente interrotto dai concerti della piccola banda musicale, che toccò quattro dei migliorì pezzi del suo repertorio. Erasi posta ai piedi della statua della Vergine Ausiliatrice, situata nel giardinetto che prospetta le nostre cellette e la significativa serenata terminò col grido di Viva el P. Luis ! Viva Maria Auxiliadora ! Viva D. Bosco !...
Non c'è da maravigliarsi ! Per queste disgraziatissime creature la incancellabìle memoria di Don Michele Unia, Don R. Crippa, e Don L. Variara, rappresentano o, per meglio dire, personificano tutti i loro benefattori. Questo è tutto dire.
Del resto questo spettacolo non fu che un pallido riflesso (perchè non improvvisato), di quello che fecero il 10 dello scorso dicembre, pel ritorno dal suo viaggio in Europa, di D. Crippa. Ecco una solenne smentita alla diceria che i lebbrosì sono esseri ingratì. Fin da ieri spedirono un telegramma all'Ispettore D. Aime, per ringraziarlo del segnalato favore.
Adesso, s'immagini se sono arcicontenti anche D. Variara è felice : e anch'io godo della generale allegria, internamente soddìsfatto pel sentimento del dovere compiuto, e (naturalmente) col pensiero fisso più che mai all'indimentìcabile Lazzaretto di Contrataciòn, pel cui clima micidiale sarò esiliato, chissà ancora per quanto tempo ! Quante lettere affettuosissime e piene delle più sincere espressioni e delìcati sentimenti ricevetti da quei miei carissimi ed indimenticabili lebbrosi ! No, non è vero che i lebbrosi sono ingrati !
Voglia il Cielo ricondurmi in mezzo a loro al più presto possibile ; preghi a questo fine anche Lei, amatissimo Padre, e intanto ci benedìca tutti, e specialmente questo suo
Figlio in G. e M.
Sac. ALESSANDRO GARBARI.
IL Pellegrinaggio Internazionale delle Figlie di
Maria a Roma guidato dalla Signora Mazè de la Roche è fissato con partenza facoltativa coi treni ordinari del 20 - 21 corrente fino a Pisa ; e il 22 successivo alle ore 7, partenza del treno speciale da Pisa, con arrivo a Roma verso le 16.
Il giorno 23, alle ore 8, solenne apertura del Pellegrinaggio nella Basilica di S. Pietro con Messa celebrata dall' Eminentissimo Card. Vicario. In giorni da stabilirsi : Messa di Sua Santità ed udienza speciale per le Pellegrine; Funzione alla Basilica di S. Cecilia con Messa del Card. Rampolla; Visita alla Grotta di Lourdes nei giardini vaticani, ecc.
Il Comitato Promotore ha prese le necessarie disposizioni perchè alle Pellegrine non manchino gli alloggi e il vitto, anche a prezzi ridotti. In Roma la sede del Pellegrinaggio sarà nei locali dell'ospizio di S. Marta, attiguo alla Basilica di S. Pietro, ove quotidianamente saranno date alle Pellegrine le norme e gli avvisi opportuni.
A questo pellegrinaggio, oltre le Figlie di Maria, possono inscriversi anche tutte quelle persone che intendessero divotamente pellegrinare a Roma in questa occasione in cui vi sarà tenuto il XVI Congresso Eucaristico, che avrà per chiusa una solenne processione nei giardini vaticani, a cui prenderà parte anche Sua Santità.
Per informazioni, schiarimenti ed iscrizioni rivolgersi direttamente alla promotrice in Torino, Corso Vinzaglio, 25.
Noi siamo persuasi, che nelle vicende dolorose dei tempi che corrono non ci restano altri conforti che quelli del cielo, e tra questi l'intercessione potente di quella benedetta che fu in ogni tempo l'Aiuto dei Cristiani. PIO PP. X.
v.
La caratteristica del Santuario.
Don Bosco, sul frontispizio di un'aurea operetta, le Meraviglie della Gran Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice, scrisse queste parole : Aedificavit sibi domum; Maria si edificò Ella stessa una casa. È questa la preziosa caratteristica del Santuario di Valdocco :- Esso fu edificato da Maria Santissima.
« Noi, scrive Don Bosco (1), abbiamo condotto a termine questo per noi maestoso edifizio con un dispendio sorprendente senza che alcuno abbia mai fatto questua di sorta. Chi lo crederebbe ? Un sesto della spesa fu coperto con oblazioni di persone divote ; il rimanente furono tutte oblazioni fatte per grazie ricevute.
« Potrebbesi asserire, continua Don Bosco (2), che ogni angolo, ogni mattone di questo sacro edificio ricorda una grazia ottenuta da questa augusta Regina del Cielo. » E pensare che il quadro prodigioso di Maria Ausiliatrice, che oggi richiama a Valdocco l'affetto e la venerazione di quasi tutti i popoli della terra, ancora non esisteva che nella mente del buon servo di Dio. È dunque indispensabile riferire ancora alcuna di quelle meraviglie (3).
« Era il 16 novembre 1866. Il Direttore dell'Oratorio di S. Francesco di Sales (cioè Don Bosco) doveva di quel giorno pagare lire quattromila pei lavori della cupola della chiesa che stavasi innalzando in onore di Maria Ausiliatrice. Il Prefetto della casa, sig. D. Rua, con altri coadiutori, esce al mattino di detto giorno in cerca di danaro ; e dopo aver percorso le vie di Torino, salite e scese moltissime scale, e battuto all'uscio di varie pie persone, la comitiva rientra nell'Oratorio alle 11 antim. e deposita nelle mani di D. Bosco la somma di lire mille con infiniti stenti raggranellate, manifestando l'impossibilità di trovare le altre tre mila lire che mancavano al compimento della somma. Fu quello un momento ben triste : uno guardava l'altro senza pronunziar parola ; solo D. Bosco, ricomposto il volto ad ilarità e il cuor pieno di fede e confidenza, fatto coraggio agli astanti, all'una dopo mezzogiorno esce in cerca delle rimanenti lire tre mila, senza però sapere dove ed a chi rivolgersi. Dopo un lungo giro, trovandosi vicino a P. Nuova, vede venirglisi incontro un uomo, sul cui volto traspariva un non so che di mestizia congiunta a grande ansietà. Si avvicina e
« - In grazia, quegli gli dice, signor Teologo, sarebbe forse ella il Direttore dell'Oratorio ?
« - Per servirla, signore ; posso io giovarle in qualche maniera ?
« - Oh Provvidenza, esclamò ; è proprio il Signore che me l'ha fatto trovare così in punto ! oh volesse un po' favorire con me e fare una visita al mio padrone, che ha molto bisogno de' suoi conforti.
« - Andiamo, andiamo pure in nome della Provvidenza. -
« E per istrada, dandogli notizia del suo padrone, il servo gli soggiungeva : - È molto caritatevole sa ! Egli potrebbe aiutarla nei lavori della nuova chiesa.
«- Ottimamente, ottimamente, rispondeva Don Bosco.
« Pochi minuti dopo egli entrava nella camera d'un gran palazzo. Ivi, sopra morbido letto, giaceva immobile un signore, che al primo vederlo
« - Oh reverendo, esclamò, ho molto bisogno delle sue preghiere.
« - È molto ch'ella si trova in questo stato ?
«- Da tre anni, tre lunghi anni, e i medici ormai non mi dànno più speranza di guarire. Oh almeno potessi ottenere un po' di sollievo ai crudeli tormenti che mi opprimono, farei volentieri qualche cosa per lei.
« - Eh veda, signore, il momento sarebbe veramente propizio ; avrei appunto bisogno di tre mila franchi.
« - Ebbene, mi ottenga solo un po' di sollievo a' miei mali, e io verso il fine dell'anno guarderò di contentarla.
« - Ma io ne avrei bisogno di questa sera stessa.
« - Questa sera, questa sera ! e dove trovarli ? bisognerebbe uscire... andar alla Banca Nazionale, cambiar cedole.
« - Ebbene, signore, dia gloria a Dio e a Maria
Ausiliatrice, si alzi e vada a fare e prendere quanto occorre.
«- Uscire? impossibile, caro Lei, sono tre anni che non mi muovo,
« - Impossibile ? impossibile a noi, ma non a Dio onnipotente. Mettiamoci alla prova. -
« E D. Bosco, raccomandando che tutte le persone della casa, in numero di una trentina, comprese quelle di servizio, fossero tutte radunate in quella camera, ordinò speciali preghiere a Gesù Cristo Sacramentato ed a Maria Ausiliatrice. Si alza quindi, fa portare al letto dell'ammalato quelle vesti, che da tanto tempo giacevano abbandonate, e propone al malato di vestirsi per andare egli stesso alla Banca Nazionale. Gli astanti, più commossi che maravigliati, stavano osservando come sarebbe finita la cosa. In quella entra il medico, e, visti quei preparativi, gridò all'imprudenza ; e tentò ogni mezzo per dissuadere l'ammalato. Ma questi, protestando di essere libero padrone di sè, volle ad ogni costo seguire i suggerimenti di Don Bosco. Volevan gli altri aiutarlo, ma il sacerdote lo proibisce, e in poco d'ora l'infermo è vestito e passeggia per la camera. Si manda a mettere in ordine la carrozza. Prima però di scendere egli volle rifocillarsi alquanto : per ciò gli vengono presentati dei cibi ed ei li mangia con un gusto quale non aveva provato da lungo tempo. Poscia scende le quattro scale da sè, giacchè D. Bosco proibiva assolutamente che lo si aiutasse, sale pure da sè in carrozza, va alla Banca, e ritorna quindi colle tre mila lire, che consegna giubilando al sacerdote, facendogli insieme mille ringraziamenti. D. Bosco, dopo avergli ricambiato i suoi sensi di riconoscenza, lo esortò a ringraziar Gesù Cristo Sacramentato e la B. V. Ausiliatrice, da cui unicamente poteva riconoscere la straordinaria guarigione. Rientrato appena nell'Oratorio, era già colà persona che aspettava per il pagamento della somma, che con maraviglia del Prefetto e degli altri superiori dell'Oratorio, potè tosto essere pagata. »
Un altro fatto.
« Trovavasi il Comm. Barone Cotta, banchiere di questa città di Torino, Senatore del Regno, quasi morente nel suo letto, quando si presenta a lui Don Bosco. L'ammalato, dato per disperato dai medici, con un sottilissimo filo di voce e tentennando il capo, gli disse
« - Ancora pochi minuti, poi bisogna partire per l'eternità.
« - Oh no, Commendatore, rispose D. Bosco, la Madonna ha ancora bisogno di lei in questo mondo. Mi è necessario ch'ella viva per aiutarmi nella costruzione della sua chiesa.
« - Ben volentieri lo farei, ma ormai sono agli ultimi : non c'è più speranza.
« - E che cosa farebbe, se Maria Ausiliatrice le ottenesse la grazia di guarire ?
« E il Barone Cotta, colpito a quella interrogazione fattagli con volto ilare e sereno :
« - Se guarisco, disse, prometto di pagare per sei mesi due mila franchi al mese per la Chiesa di Valdocco.
« Ebbene, io ritorno all'Oratorio e vi farò far tante preghiere a Maria Ausiliatrice, che, spero, ella otterrà la grazia di guarire.
« Tre giorni dopo, mentre Don Bosco trovavasi nella sua camera, gli si annunzia la visita di un signore. Viene introdotto : era il signor Comm. Cotta, che, guarito contro l'aspettazione di tutti e con somma maraviglia della famiglia e dei conoscenti, veniva a soddisfare la prima rata della sua promessa... »
Oh ! se si potessero registrare tutti gli altri fatti miracolosi, che innalzarono il Santuario di Maria Ausiliatrice... Qual altro santuario vanta un'origine così maravigliosa ?...(Continua).
(1) Meraviglie della Gran Madre di Dio, ecc. pag. 137.
(2) Maria Ausiliatrice, col racconto di alcune grazie, ecc. pag. 71.
(3) I due fatti seguenti furono così esposti dal sacerdote Cesare Chiala e riportati nell'operetta di Don Bosco, già più volte citata Maria Ausiliatrice: pag. 298 e segg. Qui non si è fatto altro che mettere il nome di D. Bosco, ove l'umiltà sua lo aveva voluto sostituito da quello di Direttore dell'Oratorio o di Sacerdote.
A Bombodolo, parrocchia di Cella-Costamezzana diocesi di Borgo S. Donnino, il 1 luglio u. s., Sua Ecc. Rev.ma Mons. Pietro Terroni, assistito da numeroso clero, benediceva solennemente il nuovo Oratorio dedicato a Maria SS. Ausiliatrice ; e il P. A. Lenzi dei Minori vi erigeva la Via Crucis. La graziosa Cappella, di cui diamo un' istantanea è dovuta alla munifica pietà della signora Domenica Guglielmozzi Ved.Moruzzi e dei figli Dott. Luigi e Ing. Giovanni. Fu decorata dal giovane pittore March. Lamberto Cusani di Parma, di cui son pure le figure di Maria Ausiliatrice nell'anconetta dell'abside e sulla facciata dell'Oratorio, assai lodate per ispirazione e grazia di colorito. Di questi dati siamo riconoscenti al rev.mo Can. D. Alberto Costa.
A Valencia, nel Venezuela, il 29 gennaio u. s., dal Rev.mo Vicario P. Arocha è stata benedetta un nuovo graziosissimo Santuario, dedicato a Maria SS. Ausiliatrice. Nel giorno precedente lo stesso Rev.mo Vicario vi si recò processionalmente con una gran folla di fedeli, per tenervi la prescritta Conferenza in occasione della festa di S. Francesco di Sales, rievocando le dolci impressioni da lui provate nella visita al nostro Santuario di Valdocco ed alla tomba di D. Bosco in Valsalice. All'indomani, compiuta la benedizione di rito, lo stesso zelante Cooperatore vi cantò la prima Messa, alla quale assistevano il Dott. Sales Perez, Presidente dello Stato, il suo Segretario Generale, il Comandante Militare, l'Ufficialità, per la cerimonia dell'inaugurazione esente dal servizio, e molti illustri personaggi della città. Al Vangelo salì il pulpito il Decano della Metropolitana Rev.mo Dott. D. Riccardo Arteaga, il quale parlò delle glorie e della divozione di Maria SS. Ausiliatrice. E alla sera l'Immagine di Lei, portata in trionfo per le principali vie di Valencia, acquistò nuovo affetto e nuovo culto da migliaia e migliaia di cuori. Architetto del nuovo Santuario fu il sig. Antonio Malaussena a lui, e al ven. clero, e a quanti durante le feste dell'inaugurazione si mostrarono così benevoli coi figli di D. Bosco, insieme con la nostra riconoscenza, tornino gradite le più elette benedizioni che su loro imploriamo da Maria Ausiliatrice.
A S. Tecla, nella Repubblica di S. Salvador (Centro America), grazie alla generosità di alcune esimie persone e allo zelo di quei figli di D. Bosco, il 3 dicembre u. s. si potè inaugurare un altro elegantissimo Santuario dedicato a Maria Ausiliatrice. Dai giornali locali e da private corrispondenze, abbiamo appreso che il nuovo tempio, colla sua ardita facciata, coll'eleganza delle sue linee gotiche e la grazia della decorazione, si è guadagnata giustamente l'ammirazione di tutti, ed è ritenuto come il migliore edifizio architettonico della città. Le feste dell'inaugurazione durarono cinque giorni e riuscirono splendidissime. Compì il rito l'Ecc.mo Vescovo di S. Salvador Mons. Adolfo Antonio Perez ; e in quel primo giorno un treno speciale condusse da S. Salvador a S. Tecla i molti pellegrini che vollero assistere alla Messa solenne. Questaa fu cantata magistralmente. Mons. Vescovo assisteva pontificalmente e il rev.mo Can. Dueñas pronunziava un bellissimo discorso di occasione. Le comunioni fatte in quei giorni passano le migliaia ; e i pii pellegrinaggi ancor adesso (febbraio 19o5) vanno succedendosi. Uno dei vantaggi recati dal nuovo tempio è l'aver ridestato la fede in molti e molti cuori, ov'era assopita. Alla domenica esso è sempre pieno di fedeli, che vi accorrono non solo per adempiere il precetto festivo, ma per accostarsi ai SS. Sacramenti ; nè mancano tanti membri dell'alta società che prima raramente mettevano i piedi in chiesa. Tutti dicono che per essere la chiesa tan limpia y tan bonita vi si sta volentieri ; ma la Madonna fa poi il rimanente. Sia quindi benedetto lo zelo di quelle pie Cooperatrici, le quali ora con una lotteria, ora con un'entrada, ora con una funzione, andarono instancabilmente spigolando sempre qualche cosa, finchè non videro la chiesa compiuta. Una di esse pagò da sola le mattonelle pel pavimento, un'altra signora provvide alla mano d'opera dei muratori, varie altre si assunsero l'ammontar della spesa di alcuni finestroni, ed altre altre spese ; insomma, fu una gara edificantissima ispirata dal tenero affetto che là pure regna nei cuori per la taumaturga Regina di Valdocco.
Se guarisce, é un miracolo.
Sullo scorcio dì febbraìo ultimo, in seguito ad una grave malattia che mi aveva colpita e ridotta due volte in fin di vita e da cui riconosco la mia guarigione unicamente per un tratto della bontà grande di Maria SS. Ausilitrice, veniva colta da forte bronchite e polmonite complicata la mia piccola Emilia. In breve il male aveva preso tali proporzioni, da toglierci ogni speranza di guarigione; tant'è vero, che nel darla spedita, il dottore aveva detto: Se guarisce, è un miracolo. E la potente Ausiliatrice dei cristìani, a cui, nell'accesso del mio dolore aveva fatto umile ricorso con viva fiducia di ottenerne la guarigione, fece il miracolo. Difatto, dopo pochi giorni, la bambina era fuori di pericolo; ed ora, con meraviglia dello stesso dottore è perfettamente guarito.
Sia sempre benedetta la potente e pietosa Ausiliatrice dei Cristiani.
Grinzano di Cervere, 1° aprile 19o5.
COSTANTINO MARIA nata GIACCONE. Maria Ausiliatrice trionferà
La mia voce esultante salga, come inno di lode e di ringraziamento, ai piedi di quella Vergine sublime che mi sostenne nella lotta acerba e mi condusse al trionfo, e suoni, come eccitamento a sperare in Lei, a quanti soffrono amaramente sotto il peso schiacciante della sventura. Io piansi le lagrime più amare quando, ad un tratto, per opera di alcuni nemici invidiosi, vidi minacciata sulla mia famiglia una irreparabile rovina : la sospensione dall'impiego e una causa giudiziaria. Io tremo in questo istante, scossa dallo stesso brivido che allora mi rendeva malata, pazza di dolore; e risento ad uno ad uno i palpiti angosciosi del mio povero cuore di madre, sempre più straziato senza tregua alcuna nè giorno, nè notte ! Vivevo, perchè con l'aìuto di Dìo, potevo confidare ogni giorno i miei strazi a Maria Ausiliatrice che doveva salvarci.
Ma ahìmè ! il giudizio del tribunale fu sfavorevole ! Che morte allora! Poveri figli, povera casa un tempo sì lieta e felice!... Non so come divenni pazza: mi sentii mancare ogni forza, caddi riversa e vissi alcuni giorni come inebetita. Ma passata la crisi terribìle, mi rialzai fiduciosa, e, stringendo i miei diletti figli tra le braccia: « All'appello, esclamai, sarà fatta giustizia!... Maria Ausiliatrice trionferà, preghiamo, preghiamo: raddoppiamo le suppliche... Ella ci ascolterà... » E alla fine, la Corte d'Appello dichiarava l'inesistenza del reato !
Oh! Vergine Ausiliatrice, che tu sii bene(letta dall'umanità intera e che il mio grido di giubilo e di riconoscenza salga al tuo trono in uno a quello dei miei cari, in ogni istante dell'esistenza nostra, finchè il nostro occhio potrà volgersi al Cielo, ove radiosa tu brilli adorna di luce e di bontà immortali, finchè i nostri cuori devoti avranno un palpito d'affetto, un soffio di vita!
C. F. D. Cooperatrice salesiana.
« Non si sarebbe salvata »
Da un anno e mezzo cìrca la povera madre mia era travagliata da malattia dì cuore, con corrispondenza al cervello, che le dava sovente pensieri funesti ed agitazioni crudeli ed affannose. Tra i cupi pensieri che la martoriavano, quello che la faceva troppo soffrire era l'idea che morendo non si sarebbe salvata, lei che fu sempre sì buona, sì religiosa e di un cuore molto compassionevole per le miserie altrui. In tale frangente rìcorsi a Maria, a Maria Aiuto dei Cristiani, e la pregai di cuore e le promisi che qualora Ella le avesse ottenuto la grazia di guarire, ovvero, s'era volere di Dio che dovesse abbandonare questo mondo, che morisse almeno rassegnata e tranquilla, avrei fitto celebrare una messa al suo altare in Valdocco, rendendo pubblica la grazia ottenuta. La Madonna benigna ascoltò le mie suppliche, chè se non ho avuto la grazia di vedere la mamma restituita alla primiera salute, ho ottenuto però di vederla avvicinarsi al gran passo colla serenità più invidiabile, pegno certo della visibile protezione della Madonna di D. Bosco.
Calvisano, 16 marzo 1905.
L. Z. (1 ).
(1) Facciamo avvisati i lettori, che se talvolta pubblichiamo qualche relazione apparentemente anonima o firmata con semplici iniziali, è segno che dallo scrivente ci fu trasmesso per esteso e nome e cognome, che noi conserviamo nel nostro archivio ; giacchè di qualsiasi relazione realmente anonima o semplicemente firmata con iniziali, non facciamo che un cenno nell'Elenco dei Graziali, ove per mancanza di spazio, e forse con dispiacere di alcuno, siamo mensilmente costretti a registrare il nome di tanti altri. Tutti però stieno egualmente tranquilli, poichè anche quest'intimo modo di pubblicazione è sufficiente a soddisfare ogni promessa fatta in proposito.
Olmeneta (Cremona). - Fino dal luglio scorso richiesi le preghiere dei giovanetti dell'Oratorio per un mio figliuoletto che aveva preso un urto violento al capo per cui restò strabico. Lungo tempo durò quell'inconveniente e nel frattempo venne preso anche da influenza con attacco di pleuro-polmonite. Pregai la Vergine Santa a guarirmi il mio figliuolo ed egli fu salvo. Passato in seconda linea si badava meno al difetto dell'occhio, ma restammo sorpresi di vederlo del tutto scomparso: scomparso lo strabismo, scomparsa la bilochia, e finalmente dopo cinque mesi, se non completamehte guarito, molto migliorato anche dall'influenza. Io non posso far altro che ringraziare infinitamente Maria SS. Ausiliatrice cui invio un'offerta; e prego i giovinetti dell'Oratorio a sciogliere per me un inno di ringraziamento innanzi il suo altare.
17 gennaio 1905.
ERMINIA DEPOLI MUSONI.
Punta Arenas (Chili). - Le prime parole che verga la mia mano appena può riprendere la penna. siano parole di gratitudine a Te, o Vergine benedetta.
Deforme il volto per una orribile eczema, non potevo da due settimane attendere ai miei doveri. Il dottore dopo aver provato varie medicine mi disse le sconsolanti parole che chi sa per quanto tempo avrebbe durato la malattia. Fu allora che posi tutta la mia confidenza in Maria Ausiliatrice e nella notte fra il lunedì ed il martedì santo non potendo conciliare il sonno per il dolore, promisi di far pubblicare la grazia nel Bollettino, se per la domenica di Pasqua fossi guarito del tutto od almeno potessi assistere agli uffizi divini. La grazia che chiedeva era ardita, ma la bontà di Maria supera la nostra confidenza. In fatti la domenica di Pasqua ero quasi del tutto guarito e nella settimana seguente potevo riprendere le mie occupazioni. Grazie sian date alla Vergine SS.
31 dicembre 1904.
Chierico PIETRO RENSI.
Monza - Fra le ambigue affermazioni dei medici, dal letto dei miei dolori, invocai Maria Ausiliatrice ed in breve si risolse la crisi allarmante della pleure polmonite che da mesi mi costringeva a letto. Felice l'esito della torecentesi che si operò in me, e coll'aiuto della buona Madonna di Don Bosco ora sono perfettamente guarito. In segno di riconoscenza invio una piccola offerta pel Santuario.
Seminario Arcivescovile, 1905.
Ch. ZENI PASQUALE.
Chieri. - Da sei mesi circa, un nostro fratello era tormentato da forte malattia nervosa, quando ricorremmo a Maria SS. Ausiliatrice. Avevamo fatto appena la promessa di pubblicare la grazia e di far celebrare una messa nella chiesa a Lei dedicata, che l'infermo ebbe subito un miglioramento che in breve lo condusse a guarigione. Sia benedetta ora e sempre la bontà della Vergine Ausiliatrice.
RAZZETTI GIOVANNI.
Nizza Monferrato. - Sette giorni dopo la morte del nostro povero babbo, stava per esserci rapita, da una malattia violentissima, anche la povera mamma; e realmente sembrava che la morte volesse riunirla, per noi ahi troppo presto ! a chi l'aveva tanto amata. Chi ci salvò da tanta sventura? Maria SS. Ausiliatrice. Infatti ricorremmo con fiducia a Lei, e la mamma è guarita.
14 marzo 19o5.
Suor IFIGENIA DEMICHELIS.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:
A*) - Acque Dolci (Messina) : Domenico DiGnorgio 10. - Alcamo: Manno Giuseppe 10. - Alessandria: Cordara Margherita e Clementina. - Alessandria-Egitto: Emilio Popolani 10, per due messe di ringraziamento per la guarigione della figlia. - Ancona: Novelli Vincenza 5. - ArcoAustria : N. N. 2o,66.
B) - Barcellona Pozzo di Gotto : Vittoria Corno 2, per una divota persona. - Sarchi: Ferrari Celestina io. - Barrafranca di Sicilia: Antonio Mattina d'Angelo. - Bassano (Vicenza): I coniugi A. P. N. 6 ; id.: Maria Gasparini I5, pel marito Tommaso. - Bernezzo (Cuneo) : Golè Giuseppe 5. - Bellano (Como): Una Cooperatrice. - Belluno: Luigia Schiavoni. - Bento Gonfalves: Schenato Pelizzaro Catterina 5,50. - Borgo S. Dalmazzo: Savio Antonio, 2. - Bra: Francone Vittoria e famiglia 5. - Brescia: Ferlinghetti Adelaide, 2. - Brussone (Torino): Vacquin lean Pierre 5.
C) - Cagliari: Trudu Luigia I5 ; id.: Cospino Battista, implorando preghiere, 10. - Camogli: Bertolotto Michele Prospero 3,50. - Campo Canavese: Bozzello Teresa 3. - Campo Valle Maggia (C. Ticino) : Porta Martino 5. - Canale Monterano (Roma) : Sac. Pietro Cassi 5. - Carignano: Gandiglio Carolina. - Casalmonferrato: Patrucco Teresa 5. - Casnate (Como) : Gorla Giuseppina 5. - Casteggio: Corradini Carolina 15. - Catania: Dottor Sabatino Fiscella 30; id.: Giannina L. - Cleto (Cosenza): Alfonso Provenzano, studente liceale.Cinto Caomaggiore (Venezia) : Perosa Angela Arreghini 5. - Colà di Lorise: Carlo Tramonti e famiglia 12. - Cotogna Veneta: Mariga Agnese 5. - Corneliano d'Alba: Tarreri Tamilda io. - Cuneo: Rossi Catterina.
D) - Darfo (Brescia) : Maria Paoli Bontempi 30; id.: Pirola Giuseppe e famiglia 1 ; id.: Garatti Pietro io. - Dipignano: Valentini Salvatore S ; id.: Vocaturo Giuseppe 2.
F) - Figline Valdarno: Corintia Polvani 20, pei poveri lebbrosi. - Frassinello Monf.: Buscaglino Luigia 5.
G) - Galbiate (Lecco) : Coniugi Demarchi. - Genova: N. N. 2 ; id.: Bonini Angela 5.
L) - Lanusei: Ibba Pilia Monserrata 5. - Lesmo (Milano): Elisa Belloni 2. - Locarno: Beffa Gioconda io. - Lodi: N. N. a mezzo del Sac. Don Pietro De Osti, parroco di Montanaro Lombardo.
M) - Magre (Vicenza): Cencherle Francesco. - Mandas (Cagliari) : S. Cossu Vincenzo 1. - Marne (Bergamo): Mariani Luigi 2,50. - Milano: Sac. Motta Galdino 10; id.: Giuseppe Lasagna, procuratore, 19. - Moena (Austria) : Sommavilla Margherita 5. - Moghegno (C. Ticino) : Giovanni Ramelli. - Monchiero : Conterno Maria 2. - Morano Po (Alessandria) : Sac. Ercole Nebbia e Cooperatrice A. A. 5.
N) - Noli: Pagliano Luigia e Garzuglio Annunziata. - Nove (Vicenza) : Ilaria Dalla Gassa 2.
O)- Ottiglio: Bobba Don Pietro, arciprete di S. Eusebio, a nome di Prosio Sartina nata Coppo 5 e di Serralunga Filomena 2. - Ovada: Forno Maria 3.
P) - Pallanza (Novara) : Bellentani D. Aristide 2. - Pesaro: A. S. 2. - Piacenza: Marazzi Maddalena 2,50; id.: Faustini Albertina 1,50. - Picciano (Teramo) : Elvira De Angelis Civico. - Pinerolo Giuseppe Cocilovo inneggia a Maria SS. Ausiliatrice per la guarigione di una sua bambina.
Q) - Quaranti (Acqui) : Giacomo Rossi io.
R) - Ragusa Inferiore: Distefano Anna 5. - Robbio Lomellina (Pavia) : Tecla Trinchieri io. - Rodallo (Torino) : Actis Dato Carolina 2. - Roma Ch. F. C. 5; id.: Dott. G. V. 5. - Ronco: Sig. De Marchi 5o. - Roverè di Velo (Verona) : Ch. Stefano Corradi 5, a nome di Corradi Maria.
S) - Saluzzo : Can. Bonetti, Coop. 15. - Sanapeyre (Cuneo) : Bruciafredo Giuseppe 2. - Sanipierdarena: Cambiaso Catterina 5. - S. Clemente (Forlì) : Tosini Giovanni 3. - S. Gillio (Torino) Oddone Ferdinando. - S. Maria della Versa (Pavia) Vittoria Faravelli Cattaneo 9,90. - S. Martino al Tagliamento: Giuditta Gattolini 5. - S. Vittoria d'Alba: Buffa Pasquale 2. - Sarezzo: Rasa Angelo io. - Savona: Giuseppina F. F. per sè e per la guarigione della nipotina. - Senorbi (Cagliari) Etz Geremia 10. - Siena: Giuseppina Marchi i. - Sinagra (Messina) : Sac. Giuseppe Chimici 5. - Solduno (Locarno) : Famiglia Martinoia 5.
T) - Tigliole d'Asti: Gai Maddalena n. Torchi, 3,90. - Torino: Vincenzo Manassero ringrazia Maria Ausiliatrice con tutto il cuore per due grazie avute e per una terza, che fermamente crede di ottenere dalla bontà infinita di tanta Avvocata ; id.: Sac. N. N.; id.: B. N.; id.: Brio Marietta ; id.: Torazza Carolina ; id.: Bosio Cecilia; id.: A. M. Craveri ; id.: Ernesta Berti ; id.: Zelaschi Luigia I5 ; id.: Ratti Bianchina io; id.: Una divota di Maria Ausiliatrice; id.: Guglielmino Giuseppe 5 ; id.: V. L. 2 ; id.: Nelide Vittoria; id.: N. N. 2 ; id.: Antonio ed Evelina Ferrero, coniugi. -I'orlona: Ministrelli Lucia. - Trinità: Damilano Maria.
V)- Vado Ligure : Alberto Santi. - Valdobbiadine (Treviso) : Fabri Maria 10. - Venezia: L. D. B. 5. - Vercelli : R. P.; id.: T. G. - Vigevano T. G. Io. - Villafranca d'Asti: Borio Secondo 2,25. - Volvera (Torino) : A. M. P.
A comodità dei Cooperatori e delle Cooperatrici torinesi, pubblichiamo l'orario delle sacre funzioni mensili del Santuario di Valdocco
1° maggio - Continua il Mese di Maria SS. Ausiliatrice col seguente orario: - Nei giorni feriali : messe dalle 4,3o alle 10,30. Ore 5,30, messa, predica del Sac. A. Amadei Sales. e benedizione; ore 7,30 seconda messa della comunità. Ore 19, lode, predica del Sac. Dott. Tommaso Pentore, e benedizione.
5 maggio - Devota pratica del primo venerdì del mese.
7 maggio - IIIa Domenica del mese di Maria Ausiliatrice. Messe dalle 4,30 alle 11,30; ore 5,30 e 7,30 messe delle due comunità. Ore io, messa solenne - Ore 14,30 e 16,30 vespri, predica, litanie e benedizione solenne. (Messa corale in canto gregoriano).
14 maggio - IVa Domenica del mese e Festa del Patrocinio di S. Giuseppe. Tutto come la domenica precedente. (MITTERER - Missa S. Joseph.)
15 maggio - Novena Solenne - Ore 5,30 messa, predica, litanie e benedizione solenne - Ore 7,30 seconda messa della Comunità - Ore 19, Ave, Maris Stella, predica del rev.mo Mons. VINCENZO Conte STELLUTI SCALA, Vicario Lateranense e Canonico della Cattedrale di Fabriano; Litanie, benedizione solenne.
17 maggio - Anniversario della Pontificia Incoronazione di Maria SS. Ausiliatrice. - Particolare INDULGENZA PLENARIA a chi visita il Santuario dai primi vespri del giorno 16 alla sera del 17. - Ore 5,30 messa, predica, benedizione - Ore 7,30 messa celebrata da S. Ecc. Rev.ma Mons. Luigi Spandre, Ausiliare dell'Em.mo sig. Card. Arcivescovo -- Ore 10,30 messa solenne - Ore 19 Ave Maris Stella, predica, e benedizione impartita da S. Ecc. Rev.ma Mons. L. Spandre.
21 maggio - Va Domenica del mese di Maria Ausiliatrice. Tutto come le domeniche precedenti. (DUMONT - Missa regia in canto gregoriano eseguita da 8oo voci).
23 maggio - Vigilia della Solennità di Maria SS. Ausiliatrice - Ore 5,30 messa, predica, benedizione. - Ore 7,30 seconda messa della comunità: ore 15 Conferenza ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane. - Ore 18,30 primi vespri pontificali , discorso e trina benedizione col SS. Sacramento impartita da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Costanzo Castrale, Vescovo titolare di Gaza.
(Ore 2o illuminazione generale. Il Santuario sarà illuminato da quasi duemila lampade elettriche, tremila fiamme a gaz e a bicchierini; e resterà aperto sino alle ore 22.)
24 maggio - SOLENNITA DI MARIA SS. AUSILIATRICE. Corte di Maria. - Speciale indulgenza plenaria. - Il Santuario si apre alle ore 3.
Ore 5,30 messa della comunione generale. - Ore 7,15 messa celebrata da S. Em. Rev.ma il sig. Card. AGOSTINO RICHELMV, nostro veneratissimo Arcivescovo. - Ore 10 messa pontificale di S. Ecc. Rev.ma Mons. C. Castrale con musica del M.° Cav. FILIPPO CAPOCCI. (Missa solemnis - « Virgo Potens » Prima esecuzione). Infra Missam panegico detto dal rev.mo Mons. VINCENZO Conte STELLUTI SCALA.
Ore 18 vespri pontificali, processione solenne, trina benedizione col SS. Sacramento , impartita dall'Em.mo sig. Card. Arcivescovo.
25 maggio - Secondo giorno della Corte di Maria - Ore 5,30 messa predica e benedizione ; ore 7,30 seconda messa della comunità. - Ore 19 Ave maris Stella, predica, litanie , benedizione solenne.
N.B. -- Tutte le preghiere di questo giorno sono in suffragio dei defunti ascritti all'Arciconfraternila dei divoti di Maria Ausiliatrice e di tutti i benefattori del Santuario.
26 maggio - Ultimo giorno della Corte di Maria. - Tutto come il giorno precedente. Alla funzione della sera, solenne Te Deum in rendimento di grazie.
NELL'ULTIMO concistoro, il Santo Padre promoveva alla sede arcivescovile di Vercelli Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Teodoro dei Conti Valfrè di Bonzo, Vescovo, di Corno; ed alla chiesa titolare vescovile di Gaza, Mons. Costanzo Castrale, Prevosto di Favria Canavese, recentemente eletto dall'Em.mo Card. Richelmy a Rettore dei Seminari dell'Archidiocesi torinese.
Al nuovo zelantissimo Arcivescovo della sede subalpina, che circonda di particolare affetto l'Opera di D. Bosco, e all'Ecc.mo Monsignor Castrale, che il 23-24 corr. si degnerà, di pontificare nel Santuario di Maria Ausiliatrice in Valdocco, devoti e riconoscenti umiliamo l'espressione della nostra più viva esultanza e l'assicurazione di speciali preghiere nelle imminenti solennità dell'Ausiliatrice.
Torino, nei giorni 6, 7 e 8 giugno p. v. si terrà un Congresso di Musica Sacra. Benedetto dal S. Padre, dall'Em.mo Card. Arcivescovo e dell'Episcopato Italiano, il Congresso non potrà non riuscire a dare una più pronta ed ampia attuazione alle sapienti decisioni del noto Motu Proprio pontificio. Per parte nostra salutiamo con gioia i Congressisti, e fin d'ora aderiamo pienamente ai loro saggi suggerimenti.
Per schiarimenti rivolgersi Rivista Musicale S.ta Cecilia - Via Bertoleth TORINO.
In Italia.
ALESSANDRIA. - Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giuseppe Capecci, nella domenica 2 aprile, faceva una visita all'Oratorio Salesiano. Accolto da circa 400 ragazzi, fu invitato di passare in ampia sala, ove si tenne una breve accademia in suo onore. Gl'intermezzi furono rallegrati da un'orchestrina diretta dal Prof. A. Pertusati. S. Ecc. si degnò di gradire il filiale omaggio, e rivolse affettuose parole d'incoraggiamento ai numerosi giovanetti presenti, e di ringraziamento ai loro Superiori.
ANCONA - La premiazione ai giovanetti dell'Oratorio della S. Famiglia ebbe luogo l'ultima domenica di marzo , sotto la presidenza dell'Em.mo Cardinale Manara.
Il sac. dott. Francesco Cerruti, direttore generale degli studi delle case salesiane, il quale si trovava di passaggio per Ancona, invitato a prendere la parola, aprì il trattenimento accademico improvvisando un forbito discorso. Dopo aver ossequiato S. E. a nome del Superiore Generale della pia So cietà Salesiana e mandato un cordiale saluto alla illustre ed antica città d'Ancona, che nella sua storia ha pagine gloriose per la religione e per la patria, si propose il quesito se oggi l'istruzione sia un bene od un male. « É un bene, esclama l'oratore, anzi un gran bene ed un dovere che incombe a tutti, specialmente ai giorni nostri... Napoleone coronatosi re d'Italia a Milano nel maggio 1805 scriveva nel suo proclama agli italiani : - Diffondete i lumi e rispettate la religione. » Illustrò questo concetto provando la necessità che l'istruzione non sia disgiunta dall'educazione del cuore, la quale deve avere la religione per base. La sua parola calma e concettosa fu ascoltatissima e riscosse vive approvazioni.
Quindi quei buoni giovanetti eseguirono tutto il programma con garbo e maestria ed i numerosi invitati dimostrarono il loro gradimento con ripetuti e calorosi applausi.
Con brevi parole l'Em.mo Cardinal Manara rivelò la sua gioia per trovarsi in mezzo a sì bella schiera di fanciulli, rallegrandosi con tutti, perchè la stessa abbondanza dei premi dimostrava la frequenza all'Oratorio e la buona volontà che essi hanno d'istruirsi ed educarsi.
ASCOLI PICENO - Nella chiesa di S. Agostino lo stesso sig. D. Cerruti tenne, nell'ultima settimana di marzo, una breve conferenza sulla vita e sulle opere di Don Bosco, a proposito della quale così scrisse l'ottimo Corriere locale:
« La parola calma e chiara del venerando sacerdote, animata da un sentimento profondo che solo gli può derivare dal lavoro importante e continuo ch'egli fin dagli inizi dell'opera compie nel seno della Congregazione, tenne attento e commosso l'uditorio, composto nella maggior parte dai Cooperatori e dalle Cooperatrici salesiane.
» Egli annunziò che anche nella nostra Ascoli l'opera di D. Bosco incomincerà fra breve, e gradatamente, ad esercitare la sua benefica influenza, specie sulla classe operaia.
» Sappiamo infatti che prossimamente verrà aperto un ricreatorio festivo , la simpatica e geniale istituzione che il cuore di Don Bosco attuò la prima volta a Torino.
» Nel ricreatorio i fanciulli del popolo troveranno svago ed istruzione, perché la scuola serale e quella di religione vengono opportunamente intrecciate con la scuola di musica, con variati giuochi e divertimenti, fra i quali un teatrino stabile.
» La buona volontà dei Salesiani merita tutta la nostra riconoscente approvazione, e siamo sicuri che gli ascolani vorranno con generosa gara fruttificarla con il loro appoggio materiale e morale.
BOLOGNA - A chi torna gradita ogni piccola notizia di D. Bosco dedichiamo queste linee tolte dalla Conferenza, tenuta ai Cooperatori bolognesi il 29 gennaio u. s. dal rev.mo D. Francesco Comastri, parroco a S. Isaia ; la quale conferenza , data alle stampe, venne inviata a tutti i Cooperatori Bolognesi a cura del Comitato locale.
« Eminenza reverendissima (1), Signori, Signore; Onorato del gradevole ufficio di rivolgere una parola ai benemeriti Cooperatori Salesiani in questa annuale adunanza , mi sovviene opportuno un ricordo. S'era nel 1883: e in un vagone di ferrovia, ov'io viaggiava, stavano due sacerdoti, dei quali uno propriamente al mio fianco. Un gentiluomo della nostra città parlava con enfasi di Don Bosco, il cui nome faceva allora sui giornali il giro d'Europa, per la recente visita al Conte di Chambord; e ne spiegava con enfasi le opere prodigiose a un inglese, che gli sedeva presso, e ascoltava ammirato. Dei due sacerdoti uno prendeva parte al colloquio, e delle opere salesiane si mostrava informatissimo: l'altro, il vicino mio, aveva sempre taciuto. Chiese quel primo, se noi si conosceva Don Bosco e rispostogli che no, tacque: ma poi, poco stante, dopo avere soggiunto : Propriamente non lo conoscono? - non si tenne più: e accennando il compagno : Or bene, il mio venerato padre, Don Bosco è questo. - La nostra commozione, voi la immaginate, o Signori; gli facemmo ressa attorno per baciargli la mano, mentre egli, sorridendo, regalavaci d'una medaglia. L'inglese, che a primo tratto non aveva intesa la ragione di quella scena, poi che ebbe in chiaro la cosa, non ismentì la nativa freddezza: ma contento di aver replicato tre volte : bello i bello ! bello ! frugò con gran calma in una sua valigia; e preso un gruzzolo di monete d'oro, le porse a Don Bosco, sillabando, in un rigido inchino: Pei vostri orfani l... »
(1) S. E. Rev.ma il signor Card. Domenico Svampa, Arciv. di Bologna, che degnavasi di presiedere l'adunanza.
BUSTO ARSIZIO. - I giovanetti dell'Oratorio S. Luigi Gonzaga, la domenica 12 febbraio presentavano i loro omaggi a S. Ecc. Rev.ma Mons. Carlo Castelli, Prevosto della città, promosso alla sede vescovile di Bobbio. Il trattenimento, cordiale e giulivo, fu presenziato da un numero grande di signori e signore, felici di unirsi ai giovanetti dell'Oratorio per rendere omaggio all'esimio Pastore.
IVREA. - La la domenica di febbraio nella Chiesa Parrocchiale di S. Maurizio, si celebrava la festa di S. Francesco di Sales per i Cooperatori Salesiani di questa città. La solennità fu preceduta da un triduo in preparazione, durante il quale un nostro confratello disse ogni sera un sermoncino sulle virtù del santo nostro patrono e poscia si impartiva la benedizione col SS. Sacramento. AI triduo intervenne anche la nostra Schola Cantorum dell'istituto locale. Al mattino della festa celebrò la Messa della Comunione generale il Rettore-Parroco Don Paolo Bellono, nostro zelante direttore diocesano. Alle io si cantò Messa solenne con scelta musica liturgica eseguita dalla stessa Schola Cantorum. Infra missam un nostro confratello fece il panegirico del Santo. Alla sera, preceduta dal canto dei Vespri, ebbe luogo la prescritta conferenza annuale, tenuta dal Rev.mo D. Secondino Gaida, Canonico Penitenziere della Cattedrale. Egli dimostrò con facondia di eloquio, come l'opera di D. Bosco, sia ispirata alla sua origine, provvidenziale nel suo sviluppo, adatta ai nostri tempi. Da buon conoscitore, e grande ammiratore di D. Bosco, ne parlò come ne avrebbe potuto parlare uno dei salesiani più ferventi.
MONTELEONE DI CALABRIA - Il giorno 23 marzo u. s. rimarrà per Monteleone un giorno indimenticabile, perchè allietato dalla presenza di S. E. Rev.ma Monsignor Giuseppe Morabito e di due superiori salesiani che fecero il loro ingresso nella chiesa di S. Maria del Soccorso. Tutto era stato anteriormente disposto, affinchè la solennità riuscisse degna di lode e di ricordo per la cronaca Vibonese. All'uopo il benemerito parroco Don Raffaele Cutuli, alla cui iniziativa si deve l'andata dei Salesiani in quella città, aveva spedito numerose lettere di invito, perchè tutti indistintamente prendessero parte alla festa e salutassero con gioia il primo ingresso dei figli di D. Bosco a Monteleone.
E la città accettò volentieri l'invito e concorse in chiesa con premura senza pari e con insolita allegrezza da superare ogni previsione, giacchè tra gl'intervenuti era il fior fiore della nobiltà Vibonese, rappresentanti della Magistratura, del Regio Esercito, della Polizia, del Liceo, dell'Orfanotrofio, dell'Educandato femminile ; era insomma la parte più eletta della cittadinanza che rendeva più grave e più importante l'assemblea; segno evidente che in Monteleone i Salesiani hanno trovato delle anime elette, che asseconderanno con slancio lo sviluppo delle Opere di D. Bosco.
L'entusiasmo giunse al colmo quando il, Vescovo di Mileto prese a rievocare con parole dolcissime la nobile e splendida figura di quel vero apostolo della carità e della religione, che fu D. Giovanni Bosco, che Sua Eccellenza seppe presentare alla fantasia dell'uditorio con tant'arte, da farlo quasi apparire presente alla solenne riunione. Commosse veramente, quando accennò varii episodi caratteristici della vita del nostro buon Padre e ne tratteggiò a vivi colori il carattere. Dopo la splendida conferenza dell'esimio Prelato, salì il pergamo l'Ispettore delle Case salesiane di Sicilia, D. Francesco Piccollo, per pronunziare alcune cordiali parole di ringraziamento.
Dall'entusiasmo destatosi nell'importante città di Monteleone nell'accennata occasione, c'è proprio da ripromettersi un efficace aiuto all'azione salesiana.
S. BENIGNO CANAVESE. - Nel teatrino dell'Oratorio Salesiano, sotto la presidenza del sindaco Bruni avv. Ottavio, ebbe luogo nella seconda domenica di aprile la premiazione degli allievi delle Scuole Serali. Oltre il sindaco, il direttore dell'istituto, e l'intiera giunta comunale, presenziarono la simpatica riunione un'eletta di signori e signore del paese. Il sindaco venne accolto al suono della marcia reale dalla musica dell'Oratorio che rallegrò la festa.
L'esito di queste Scuole Serali fu davvero soddisfacente ; su 12o iscritti, ben 1oo si presentarono agli esami, ottenendo quasi tutti la sufficienza, ed il sindaco elogiando l'opera tendente all'istruzione popolare unì un plauso vivissimo per gli spontanei iniziatori. E quello che pur ci sembra di dover segnalare fu l'esito splendido che ebbe l'esame di proscioglimento ; di tutti gli inscritti non uno venne rimandato ; tutti ottennero il certificato d'idoneità.
- La Scuola Tipografica dello stesso Oratorio continua, ognor più ricchi ed interessanti, a darci mensilmente i numeri della bella rivista ivi sorta quest'anno : L'Arte nelle Scuole Professionali. Facciamo conto d'interessarne, in un prossimo numero, l'attenzione dei nostri lettori.
TREVI (Umbria). - La Conferenza al Cooperatori, ch'ebbe luogo nella chiesa di S. Francesco la sera del 2 p. p. aprile, non poteva riuscire più gradita ed interessante. Dopo la lettura della lettera-testamento di D. Bosco ai Cooperatori, disse la Conferenza il rev. dott. D. Vincenzo Vincenzi-Tucci da Orvieto « che da vero entusiasta di D. Bosco e delle sue opere, con parola facile, ma calda di affetto e di ammirazione, delineò in breve la vita umile ed operosa di D. Bosco, lo sviluppo meraviglioso delle sue molteplici instituzioni in pro della gioventù povera, delle missioni, degli emigrati ; e infine il mezzo con cui D. Bosco potè intraprendere tante opere sorprendenti, cioè l'aiuto di quella schiera di generosi che sono i nostri Cooperatori. »
STELLA S. MARTINO (Varazze). - Il 7 marzo u. s. i buoni Cooperatori di Stella S. Martino, secondo l'usanza degli altri anni, si radunarono numerosi per la Conferenza, sotto la presidenza del loro zelante Arciprete. La conferenza fu tenuta dal Direttore del Collegio di Varazze, il quale parlò con enfasi del bisogno che ogni anno si fa sempre più sentito di aiutare la gioventù insidiata in mille guise nella fede e nei costumi. Disse pure dei no stri connazionali, i quali andati nelle lontane Americhe in cerca di un pane men duro, correrebbero lo stesso pericolo se non fosse del missionario, che è spedito e mantenuto dalla pubblica carità. La conferenza ascoltata attentamente fruttò una graziosa offerta.
All'Estero.
BETLEMME - Il Direttore dell'Orfanotrofio Cattolico di Gesù Bambino ci manda questo rendiconto dell'opera.
« L'Orfanotrofio è sempre al completo, poichè a coloro che sono partiti perchè giunti al termine del loro tirocinio, sono succeduti altrettanti piccolini scelti tra i più bisognosi. I laboratorii funzionano come per lo innanzi... Le scuole esterne poi così rigurgitano di alunni che si è imbarazzati a collocarli comodamente. L'Oratorio festivo ogni domenica ci conduce buon numero di giovani operai... Ogni settimana si distribuiscono quasi 1oo chilogrammi di pane ad alcune vedove e vecchi impotenti. Inoltre una ventina di giovanetti che non hanno da mangiare a casa loro, nè possono essere ammessi nell'Orfanotrofio, prendono parte alla refezione dei ricoverati. Ecco quello che il compianto Can. Antonio Belloni ci lasciò di continuare e quanto noi abbiamo fatto l'anno testè decorso e ci proponiamo di compiere sempre meglio per l'avvenire, se non ci verrà meno la carità dei nostri cari Benefattori e delle nostre zelanti Benefattrici.
» Attualmente tutti i mezzi pecuniari avuti dalla loro generosità sono esauriti, e, pur rimanendoci a pagare tutti i debiti rimasti due anni fa, dobbiamo provvedere per l'anno omai avanzato, vitto e vestito a 165 persone, quante ne contiene attualmente l'Orfanotrofio, l'istruzione gratuita a più di 350 allievi, l'istruzione professionale a tutti i nostri orfanelli, inoltre a tutte le altre spese di maestri ecc., ecc., che salgono in complesso a più di cinquantamila franchi annui. »
SPAGNA e PORTOGALLO. - I nostri venerati superiori D. Rinaldi e D. Rocca felicemente proseguono la visita alle case Salesiane di queste due nobili nazioni. Da Bejar e Salamanca si recarono a Braga, Vienna do Castello, Vigo, Lisbona e quindi a Siviglia ove si trovano mentre scriviamo, accolti ovunque festosamente non solo dai nostri confratelli, ma anche dai benemeriti Cooperatori.
SMIRNE. - La Scuola Maschile dell'Associazione Nazionale Italiana al quartiere della Punta, e l'annesso Oratorio festivo, nel mese di marzo furono per due volte visitati dal console generale d'Italia, cav. Edoardo Toscani. E questi, tanto allorchè si degnò di prender parte ad una rappresentazione drammatica l'ultima domenica di carnevale, quanto nella visita fatta alle scuole, ebbe a constatare il consolante progresso di quei giovanetti, i quali assecondando le cure dei loro maestri, benchè in famiglia parlino il greco, nelle scuole e all'oratorio parlano l'italiano abbastanza corretto. Anche la Reforme ha dato un resoconto assai lusinghiero sul progresso della Scuola. E noi, facendo nostro il voto di alcuni buoni cooperatori, cogliamo quest'occasione per caldeggiare l'idea che anche a Smirne si venga con zelo e con coraggio alla costruzione di ben adatti locali per Scuole d'Arti e Mestieri. Ultimamente si è potuto aprire un primo laboratorio, quello di sartoria ; ma la costruzione di nuovi locali è assolutamente richiesta all'uopo, dai bisogni sempre crescenti dei giovanetti della colonia italiana di quell'antica ed illustre città.
Dalle Americhe.
BARRANQUILLA (Colombia). - Dopo tre anni. - Sono omai tre anni, ci scrivono, che ci troviamo in questa città (la seconda della Repubblica in popolazione e la prima in quanto ad industria e commercio) e dobbiam dire che il Signore si è compiaciuto di benedire i nostri sudori. - Lo spirito religioso nella nostra parrocchia di S. Rocco, che non ha meno di 25.000 anime, è in continuo aumento. La chiesa nelle funzioni dei giorni festivi è sempre stipata, e la frequenza ai Sacramenti è straordinaria , e non solo nei giorni di festa ma eziandio nel corso della settimana. Al presente vi fioriscono cinque confraternite femminili canonicamente erette, più la confraternita di S. Giuseppe per gli artigiani, e quella di S. Luigi pei giovanetti della nostra scuola e dell'Oratorio festivo. Ciascuna di queste confraternite possiede una bella statua del suo santo protettore, quasi tutte eseguite nei nostri laboratori di Sarrià-Barcellona. La statua di Maria Ausiliatrice è un vero gioiello di arte e di buon gusto. Figli di Don Bosco, tuttavia abbiam sempre in cima ai nostri pensieri l'educazione della gioventù, alla quale si cerca di fare tutto il bene possibile nelle scuole diurne e serali e nell'Oratorio festivo. Abbiamo anche la musica istrumentale ; abbiam potuto provvedere una trentina di strumenti, e la nostra banda infantile si fa già onore. Ultimamente si è potuto acquistare un pezzo di terreno, di 50 metri di lunghezza per 3o di larghezza, ove l'8 dicembre si è posta la pietra fondamentale per un istituto d'arti e mestieri. Il terreno è costato 18o.ooo pesos, cioè 18oo scudi in oro. Speriamo che la carità dei Colombiani e specialmente dei buoni Cooperatori di Barranquilla ci accompagnerà durante la costruzione : altrimenti dovremmo arrestarci. Un'altra cosa urgente sarebbe l'ultimazione della nuova parrocchia (la presente è insufficiente al bisogno) ; se ne gettarono le fondamenta nel 1894, e la parte innalzata è già qualche cosa, ma per condurla a compimento si richiedono alcuni milioni di pesos. È lunga 53 metri e larga 19 : finita, sarà una delle chiese più vaste della Colombia. Bisogna che Maria SS. Ausiliatrice susciti qualche benefattore anche per quest'impresa.
CORDOVA (Repubblica Argentina). - Per una fondazione Salesiana. - Ci scrivono in data 5 marzo
« Negli scorsi giorni l'ispettore salesiano D. Giuseppe Vespignani, accompagnato dal rev. D. Giovanni Battista Gherra venne a Cordoba per esaminare i lavori del futuro collegio salesiano e stabilirne la data della fondazione. I figli di D. Bosco sono attesi fra noi con molta impazienza; e per loro simpatizza assai il rev.mo Don Zenone Bustos, vescovo eletto della nostra città... » Pertanto il Signore affretti il giorno, in cui i Salesiani possano stabilirsi anche nella Roma Argentina, a vantaggio di altre centinaia di giovanetti.
S. SALVADOR (Centro America). Consolanti notizie. - Ci scrivono in data 15 febbr. « Eccoci al principio del nuovo anno. Grazie a Dio l'abbiamo incominciato bene. Qui a S. Tecla gli alunni sono tornati quasi tutti e ne vennero parecchi dei nuovi. L'anno scorso, agli esami, dati in dicembre, intervennero alcuni rappresentanti del Governo. Gli esami riuscirono abbastanza bene e gli esaminatori ne furono soddisfatti. Esaminarono pure con molta attenzione gli oggetti ed artefatti degli alunni e non ebbero che parole di encomio ... Anche all'Esposizione Nazionale, chiusa alla metà di novembre, tutti han potuto vedere la bella mostra che han presentato i nostri laboratorii, ai quali nel giorno della chiusura venne pubblicamente assegnato il primo premio. La stessa giuria (e questo ce lo ha detto il presidente della medesima) dovette confessare che nessuno stabilimento aveva esposto una collezione più completa. Abbiamo persino esposto una macchina per distrurre le formiche (che tanto danno causano in questi paesi), ed un'altra per liquefare la cera; ambedue d'invenzione del nostro Ispettore. Anche le nostre Suore mandarono alcune mostre di fiori artificiali, ed ottennero anch'esse il primo premio.
» - Anche a S. Anna, gli esami in collegio riuscirono benissimo: alla distribuzione dei premii, erano presenti il Governatore e le principali famiglie locali. Così pure il saggio finale, dato nel Collegio delle Suore di Maria Ausiliatrice per la premiazione, fu un trionfo. Si trovava presente l'esimia Signora del Presidente, la quale provvide i premii per tutte le esterne ed oratoriane. Concorsero pure varii Canonici e RR. Sacerdoti, la Giunta direttiva delle Cooperatrici, e moltissimi signori dell'alta società. La festicciuola lasciò in tutti la più lieta impressione, tant'è vero, che in questi giorni la direttrice non sa come potrà annuire alle tante domande di ammissione di nuove fanciulle. Sia benedetto il Signore, che anche in questi paesi va preparando ai Salesiani ed alle Figlie di Maria SS. Ausiliatrice una messe così abbondante.
» - Una generosa iniziativa di Mons. Vescovo è stata la fortuna della nostra casa di S. Salvador. Fino a ieri quella non si poteva chiamare una casa era piuttosto un piccolo tugurio dove stavano i Salesiani addetti ad un esternato ed all'Oratorio festivo. Le cose non poteano andar avanti in tal modo; e d'altra parte la casa non si poteva sopprimere, essendo immenso il bene che si faceva coll'oratorio festivo; nè da noi vi si poteva apporre un rimedio. Il Signore venne in nostro aiuto. In ossequio al Motu proprio di Sua Santità sulla musica sacra, l'Ecc.mo Monsignor A. Perez volle dar mano all'opera e incominciare la riforma del canto. Ci chiese se noi potevamo mettere nella nostra casa di S. Salvador una scuola di canto sacro, alla quale egli avrebbe mandato un giovane delle singole parrocchie della diocesi, pagando egli stesso le mensualità necessarie; e poiché riconosceva che quella povera casa non avrebbe servito a tale scopo, si degnò di mettere a nostra disposizione un bel palazzo attiguo alla Cattedrale, perchè vi aprissimo il Collegio da lui desiderato.
» Grati alla Divina Provvidenza ed allo zelo esemplare del degno Prelato, il personale della povera casa passò senz'altro alla nuova dimora, che Sua Eccellenza volle chiamata Collegio del Divin Salvatore. E qui ora si hanno tutte le scuole elementari, la scuola di canto liturgico e una scuola di latino, alla quale sono avviati i giovani degli istituti salesiani di questa Repubblica che dànno qualche speranza di vocazione. Di più, uno dei nostri è anche maestro di cappella della Cattedrale,e l'antica dimora continua a popolarsi di giovanetti nei giorni festivi... »
Il Teol. Avv. Gaspare Alasìa.
Il 27 dicembre u. s., moriva in Torino il Teol. Avv. Comm. Gaspare Alasia, in età d'anni 80. Dotato di vasta coltura e di modi semplici e cortesi, seppe acquistarsi la simpatia di quanti lo conobbero. Da giovane fu addetto all'Economato, prima a Cagliari, poi a Napoli, e finalmente in Torino ove raggiunse il posto di Segretario Generale, ed in tale ufficio, per quanto poteva aiutò sempre col consiglio quanti Sacerdoti a lui ricorrevano.
Ritiratosi a vita privata vent'anni or sono, si occupava unicamente in opere di pietà e valendosi della sua coltura teneva anche delle conferenze agli Operai.
Memori che il venerato estinto fu membro della Commissione della Causa di Beatificazione di D. Bosco, a cui prese parte vivissima, non ostante la sua età, finchè vide il processo ordinario compiuto, mentre presentiamo ai parenti le più vive condoglianze, invochiamo per l'anima sua il tributo di una prece speciale.
Il sìg. Luìgì Matteuccì.
Anche conobbe D. Bosco, ebbe per l'Opera sua un affetto profondo, operoso e costante, si addormentò nel bacio del Signore il 26 marzo u. s., lasciando la famiglia nel pianto. Era nato il 31 maggio 1845.
Scrittore facile ed arguto, fin dal 1875 cominciò a collaborare nelle nostre Letture Cattoliche e poi nelle Letture Amene, traducendo in gran parte dal francese, ma con tanta grazia, che le sue operette saranno sempre lette avidamente e con frutto dai buoni giovanetti. Quando s'inaugurò la nostra cartiera di Mathi, D. Bosco volle che insieme col P. Francesco Martinengo vi fosse presente anche il buon Matteucci.
Cattolico fervente, maestro modello, padre esemplare, a quest'ora egli dev'essere felice in Paradiso ; tuttavia per i segnalati servizi che ci rese per oltre trent'anni, e per l'affetto riverente con cui li accompagnava, noi pure lo raccomandiamo con particolare affetto ai suffragi dei Cooperatori.
Il Sac. Francesco Bricolo.
IL 7 marzo, passava a miglior vita nella città di Verona, anche il Sac. Francesco Bricolo, autore e traduttore di molti scritti ed operette a favore della gioventù.
Il suo nome sarà ricordato con riconoscenza negli annali della cristiana pedagogia, ma poichè il defunto ci amò assai e ci die' più volte speciali dimostrazioni di affettuosa benevolenza noi vorremmo che il suo nome fosse ricordato parimenti a lungo nei comuni suffragi.
D. Giuseppe Marrì.
Nella pienezza ancora delle forze e della virilità, il 2 marzo scendeva nel sepolcro il Sac. Giuseppe Marri, Mansionario della Cattedrale di Faenza membro del locale uffizio di Emigrazione e Cooperatore Salesiano. Operoso, gioviale, franco, ben voluto da tutti, vera tempra di romagnolo, lasciò un vero vuoto nelle Associazioni Cattoliche Faentine. Il Signore lo accolga nella pace dei Santi.
La sìg.a Teresa Boccalatte nata Rinaldì.
Dopo lunga e penosa malattia, il 14 aprile u. s. in Lu Monferrato si addormentava placidamente nel Signore un'altra sorella del venerato Prefetto Generale della nostra Pia Società, la signora Teresa Boccalatte-Rinaldi.
La sua bontà singolare, congiunta ad uno spirito di squisita carità, e le lunghe sofferenze esemplarmente sopportate l'avranno già ammessa al possesso del premio eterno : tuttavia noi sentiamo il dovere di raccomandarla fervidamente alle preghiere dei Salesiani e dei Cooperatori.
dal 15 novembre 1904 al 1 febbraio 1905.
Dabove Domenica fu Guido - Sassello, Genova. Dania Clemente fu Gio. Battista - Sassello, Genova. Debenedetti conte Luigi - Sarzana, Genova. De Bonis Antonio - Rieti, Perugia.
Demichelis Luigi, professore - Torino.
Donati D. Gio Battista, parroco - Montegiovi, Arezzo. D'Orlandi marchesa Caterina - Martignacco, Udine. Dotta Margherita - Bossolasco, Cuneo. Falco Maria - Perosa Argentina, Torino. Fassati marchesa Maria - Torino.
Fava avv. Iacopo i. r., giudice - Riva sul Garda, Trentino.
Favaretti D. Marco - Mandria, Padova.
Federici Silvano - Monteurano, Ascoli Piceno. Fenaroli D. Giovanni, parroco - Dezzolo, Bergamo. Ferrandi Maria ved.a Imperatori - Novara. Ferrara Rosa fu Lodovico - Casalvolone, Novara. Ferrari Giovanna veda Giorgi - Bobbio, Pavia. Ferrari Capriata Elisabetta - Rovetta, Bergamo. Ferrari D. Andrea, Vic. For, arciprete - Codifiume, Ferrara.
Ferrero teol. D. Giovanni, parroco - Fossano, Cuneo. Ferrero Sebastiano - Airasca, Torino. Ferro D. Dimidiano, arciprete - Verona. Fiecchi Erminia veda Frigerio - Padova. Fillia Augusta - Torino.
Filippini Giovanni - Neive, Cuneo.
Filippone Giulio, barbiere - Borgotaro, Parma. Foresti D. Luigi, parroco - Creola Sesia, Novara. Fracchia Pietro - Roccavignale, Genova. Francescatti D. Giovanni, rettore - Ala, Tirolo. Franchi Angelo - Torino.
Franco Francesco - S. Damiano d'Asti, Alessandria. Franzelli D. Feliciano - Bocenago, Tirolo. Franzini cav. Angelo - Villalunga, Pavia. Frisottí D. Giuseppe - Mestre, Venezia.
Fugazzi Pietro fu Simone - Villa di S. Stefano d'Aveto, Genova.
Gaiaschi Ersilia - Parma.
Galeati Rosa Ved.a Buzzi - Lugo, Ravenna,
Galleani Vincenza V.a Boyex - Ventimiglia, Portomaurizio.
Gallino Stefano fu Giuseppe - Cisterna d'Asti, Alessandria.
Gambarotta Carlotta V.a Perolo - Novi Ligure, Alessandria.
Gambolati Giuseppina - Moncrivello, Novara. Gandini D. Giuseppe - Alessandria. Gariglio Carlo - Perosa Argentina, Torino. Garroni Teresa - Quiliano, Genova. Gavagnini D. Gio. Batt. dei Frati - Venezia.
Gaviano cav. Agostino, farmacista - Lanusei, Cagliari. Gerbi Cristina - Torino.
Gianelli D. Augusto, parroco - Veletri, Roma. Giarusso Dott. Giovanni - Vizzini, Catania. Gigli nob. Carlo - Brescia. Giordani Alfonso - Civita Lavinia, Roma. Giridaldi Antonio - Montegrazie, Porlomaurizio. Giuliani V.& Rosa - Poschiavo, Svizzera. Giunchi D. Domenico - S. Maria d'Urano, Forli. Gobbi Orsola - S. Giorgio Lomellina, Pavia. Goi D. Luigi - Masate, Milano.
Gorgo Filomena - S. Vito al Tagliamento, Udine. Gotto Primitiva V." Caballo - Cavallermaggiore, Cuneo. Gramegna D. Domenico - Fabbrica, Alessandria. Gregotti D. Giacinto, rettore - Vigevano, Pavia. Griffone D. Bartolomeo - Carignano, Torino. Griffoni D. Pietro, priore - Penna, Arezzo.
Grimaldi nob. Donna Carmela - Castrogiovanni, Caltanisetta.
Grisenti Barbara V.& - Baselga di Pinè, Tirolo. Guadagnini Catterina - Primiero, Austria. Guerra Giuseppe - Dont, Belluno.
Guglielmetti D. Antonio, vice-parroco - Argentera, Torino.
Guglielmi Luigi - Negrar, Verona. Guisciardi D. Lodovico - Modena.
Gurrisi Mons. Gioachino, parroco - Terranova Sicula, Catania.
Iaretti Antonio - Gattinara, Novara.
Imoda Ferdinando - Cavallermaggiore, Cuneo. Isola Andrea fu Luigi - Rovegno, Pavia. Isola Antonio - Milano. Iungblutt D. Giuseppe - Gfrill, Austria. Ivaldi Teresa - Acqui, Alessandria.
Lagorio D. Filippo, canonico prevosto - Ventimiglia, Portomaurizio.
La Manna D. Salvatore, canonico - Marzano di Nola, Avellino.
Lanfranchi Adriana - Gravellona Toce, Novara. Leonardi D. Angelo, economo - Porcigatone, Parma. Leonetti Raffaele - Caserta. Leporati D. Giovanni - Ozzano Monf. Alessandria. Levi-Scaramellini Caterina - Campodolcino, Sondrio. Librandi D. Giuseppe, cappellano - Genova. Lisciutta D. Aurelio, rettore - Venezia. Longo D. Salvatore - Barcellona, Messina.
Longoni D. Ferdinando, parroco - Olgiata Molgora, conio.
Lora Teresa - Croce Mosso, Novara. Lorenzotti D. Antonio - Cuquelio, Alessandria. Lulì Vincenzo - Stilo, Reggio Cui. Lupetti D. Antonio, vice-rettore - Pisa. Macerandi Antonio - Bastia di Balocco, Novara. Maggiolo D. Angelo canonico arciprete - Pieve di Teco, Porlonzaurizio.
Magri Angelina - Vilminore, Bergamo.
Magri D. Giuseppe, cappellano - Vilminore, Bergamo. Mainardi Mons. Gio. Battista, protonotario - Venezia. Maiolo Gio. Battista, chierico - S. Stefano Roero, Cuneo. Maiorani Luigi fu Giovanni - S. Maria, Caserta. Malacalza Maria V.a Guarnascelli - Bobbio, Pavia. Malaspina D. Giovanni - Serravalle Scrivia, Alessandria. Malino D. Basilio, parroco - S. Martino di Camp. Udine. Mantoessi D. Gio. Battista - Monfaleone Austria. Mapelli Andrea - Brivio, Como. Maran P. Giulio, prep. Filippini - Vicenza. Merano Alberto - Griffoni Vallepiana, Salerno. Marcheselli Antonio - Zerba, Pavia. Marenghi Francesca - Cremona. Margara Cristina - Frassineto Po, Alessandria. Mari D. Francesco, parroco - Acquaroli, Salerno.