- La E . V . ha scritto di storia e segnò alla
pubblica riprovazione certi personaggi, che giudi-
cava colpevoli . Or bene se il signor Ministro mi
facesse violenza lo prenderei, come dissi , a mo-
dello, manderei cotale infamia alla stampa, invo-
cherei la storia in mio testimonio, e chiamerei la
presente e le future generazioni ad essere giudici
tra lui e me, e a pronunziare sentenza sopra l'i-
niquità di un tale abuso di potere, mentre Iddio
giusto ed onnipotente vendicherebbe a suo tempo
l'innocente oppresso .
- Ma Lei è pazzo, signor abate, lei è pazzo (1) .
E se io la fo mettere in prigione , come potrà
ella scrivere e tramandare queste cose alla stampa?
- Ancorchè in prigione crederei che la E . V .
mi lascierebbe per mio conforto almeno una penna,
un po' di carta con inchiostro ; e ove poi fossi
privato anche di tali oggetti e financo della vita,
sorgerebbero ben altri scrittori a fare in tempo
opportuno le veci mie .
- E lei avrebbe forse il coraggio di traman-
dare fatti alla storia , che potessero infamare un
Ministro ed un Governo ?
- Chi non vuole essere infamato non ha che
da regolarsi onestamente . Per altro io credo che
lo scrivere e pubblicare la verità sia un diritto
ed un dovere che spetta ad ogni cittadino, non che
un servizio che si rende alla civile società ; e tale
cómpito lungi dall' essere biasimevole è anzi com-
mendevolissimo . Dal canto mio sono lieto di pen-
sarechinopuqestlconidraz,he
indussero la E . V . a scrivere varie sue opere,
massimamente Lo Stato Romano .
Qui il Farini pare che si sovvenisse che Don
Bosco aveva di corto mandato alle stampe una
Storia d'Italia, lodatissima da uomini competenti,
e forse temendo che a suo tempo le facesse un'ag-
giunta a suo riguardo, giudicò miglior partito ri-
pigliare il tono primiero ; onde cessando dalle mi-
nacce ritornò sulla sostanza della questione e
domandò
- Ma lei, signor abate, potrebbe in coscienza
affermare che in casa sua non si tengono radu-
nante reazionarie, e non mantiene carteggio coi
Gesuiti, coll'Arcivescovo Fransoni e colla Corte
Romana a scopo politico?
- Eccellenza, se Lei ama la verità e la schiet-
tezza mi permetta che le dica che io mi sento
mosso a sdegno, non contro di lei , che rispetto
quale Autorità, ma contro a quei cotali, che le de-
ferirono siffatte menzogne a mio carico ; contro
a quei miserabili, che per un turpe guadagno cal-
pestano ogni principio di onestà e di coscienza, e
fanno mercato dell' onore e della tranquillità di
pacifici cittadini . Sì , le ripeto in tutta coscienza,
che io non ho fatto nulla di quanto le fu deferito
contro di me e del mio Istituto, e attendo da lei
anche solo una prova, che smentisca questa mia
affermazion.e
(1) Il povero Carlo Luigi Farini, che in quel momento
dava del pazzo a D . Bosco e minacciavalo di prigione,
non si sarebbe mai aspettato che appena tre anni dopo
sarebbe realmente impazzito egli stesso, e sarebbe stato
rinchiuso nel Convento della Novalesa convertito in m a-
nicomio. Eppure fu così . Dio gli abbia usato misericordial
- Ma le lettere . . . .
- Che non esistono .
- E le relazioni politiche coi Gesuiti e con
Fransoni e col Cardinale Antonelli ._ . .
- Che non vi sono e non vi furono mai . Dei
Gesuiti in Torino ignoro persino la dimora;econ
Mons . Fransoni e colla Santa Sede non ho mai
avuto altre relazioni fuori di quelle, che un sacer-
dote deve mantenere co' suoi superiori ecclesia-
stici per quelle cose, che spettano al sacro Ministero .
- Ma pure abbiamo lettere, abbiamo testimo-
nianze (1) .
- Ma se vi sono lettere, se vi sono testimo-
nianze contro di me, e perchè dunque la E . V .
non me ne produce alcuna? A questo punto, signor
Ministro, io non dimando grazia, ma dimando giu-
stizia . A lei e al Governo domando giustizia, non
per me, che temo di nulla : ma per tanti poveri
fanciulli, che sono costernati dalle ripetute per-
quisizioni e dalle comparse di poliziotti nel loro
pacifico ospizio , e piangono e tremano pel loro
avvenire . A me più non regge il cuore di vederli
in tale stato, segnati dalla stampa persino alla
pubblica riprovazione . Per essi adunque ripeto
giustizia e riparazione di onore, affinchè loro non
venga a mancare il pane della vita .
A queste ultime parole il Farini apparve turbato
e quasi commosso . Laonde alzatosi in piedi si pose
a passeggiare silenzioso per la sala . Dopo alcuni
minuti, ecco che si apre una porta e compare il
conte Camillo Cavour, allora Ministro degli Esteri
e Presidente del Ministero . Con aria sorridente e
fregandosi le mani - Che cosa c'è? domandò egli,
come se fosse ignaro di tutto . - Oh! si usi un
po' di riguardo a questo povero D . Bosco, - pro-
seguì poscia con tutta bonarietà - e aggiustiamo
le cose amichevolmente . Ho sempre voluto bene
(1) A schiarimento di questo insistere del Farini sulla
esistenza di lettere compromettenti abbiamo voluto inter-
pellare D . Bosco se ne sapeva qualche cosa, e siamo ve-
nuti a conoscere un fatto sinora da noi ignorato . Mons .
Luigi Fransoni esiliato in Lione aveva in quei giorni
divisato di spedire ai Parrochi una Circolare, e temendo
che alla posta venisse intercettata pensava di farla avere
a mano per mezzo di persone confidenti . A quest' effetto
ne scrisse pure a D . Bosco, domandando che gli volesse
in ciò prestare aiuto e lo favorisse di risposta ; ma la
lettera dell'Arcivescovo a D . Bosco venne aperta e seque-
strata per ordine del Ministero . Di una tal cosa D . Bosco
non seppe nulla, fino a che passate già le riferite perqui-
sizioni ed avvenuto il presente colloquio col Farini, ri-
cevette altra lettera da Mons . Fransoni, nella quale gli
diceva che non avendo da lui avuta alcuna risposta erasi
pe.lAchiorsatDnvzoltadrepson
Bosco venne a scoprire uno dei motivi, per cui il Governo
avealopresocotantoinsopetoperunfato,incuiegli
non entrava per niente . Il Farini che possedeva la lettera
sequestrata avrebbe potuto presentarla a D . Bosco ; ma
forseilatenlavergonadiverptalmodvilato
il segreto postale . Per altra parte quel foglio non provava
nulla, perchè non scritto da D . Bosco, ma dall'Arcive-
scovo . - Il sequestrare poi lettere alla posta era in quel
tempo molto in voga, come lo ebbero a provare parecchi
fatti ; anzi in ogni dipartimento postale era persino sta-
bilito un uffizio apposito detto di verificazione, fra le at-
tribuzioni del quale la più importante era quella appunto
di verificare, se partivano o arrivavano lettere dirette a
persone tenute, come si diceva, per nemiche del nuovo
ordine di cose . E tutto ciò si faceva in barba dello Sta-
tueoa,donrglideabrtà!