ANNO XVI - N. 8, Esce una volta al mese. AGOSTO 1892
DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N. 32, TORINO
Avviso importante.
A S. S. Leone XIII nella festa di S. Gioachino.
Sulla scelta delle scuole. Collegi ed Educatori Salesiani.
La culla di D. Bosco: Poesia del Prof. D. G. Ruffino. Grazie di Maria SS. Ausiliatrice. FRANCIA: Nuovo Oratorio Festivo a Nizza Marittima. SPAGNA : Nuova Casa Salesiana a Santander.
Per il Giubileo di S. S.. Leone XIII: Feste e proposte.
Due statue per l'altare di M. A. nel suo tempio in Torino. Notizie dei nostri Missionari : Altre cinque fondazioni in America.
Notizie varie.
Pel CRISTOFORO COLOMBO di D. Lemoyne.
Da parecchie parti ci giunge notizia che varie persone, uomini e donne, si spacciano come incaricati dal signor Don Michele Rua, Rettor Maggiore della Pia Società di S. Francesco di Sales, di raccogliere offerte per le varie Opere salesiane, come le Missioni dell'America del Sud, l' Ospizio del S. Cuor di Gesù in Roma, la nuova chiesa dello stesso titolo in Londra ecc., ecc., e riescono ad ingannare parecchi, specialmente fra quelli che non sono Cooperatori Salesiani.
Alcuni RR. Parroci ce ne hanno avvisati, non solo, ma dal pulpito o in altri modi avvertirono i loro parrocchiani di guardarsi da tali ingannatori.
Noi di tal carità li ringraziamo vivamente, e intanto avvisiamo tutti i nostri Cooperatori e Cooperatrici che il signor Don Rua e i Salesiani non hanno dato e non danno incarico di raccogliere offerte ad alcuno, che non sia Decurione Salesiano o almeno Cooperatore e come tale ben conosciuto nella Parrocchia, in cui abita. Riguardo poi alla Pia Opera del S. Cuor di Gesà in Roma , ad ogni offerta si dà come ricevuta, il segno d' ascrizione a detta Opera, il quale consiste nell' immagine che serve da icona nella nostra chiesa di Roma unita al programma della Pia Opera
A VOI BEATISSIMO PADRE LEONE XIII IL CUI MIRABIL NOME MEGLIO IN GLORIA DEL CIEL SI CANTEREBBE NELLA FESTA DI S. GIOACHINO NOI COOPERATORI E COOPERATRICI SALESIANI RINNOVIAMO ESULTANTI VOTI DI FELICITA PROMESSE D'AMORE ED UBBIDIENZA LA LOTTA DEL MALE CONTRO DEL BENE FURIOSAMENTE RINCRUDISCE CRESCE L'ORGOGLIO DI CHI NEGA DIO L'AUDACIA DI CHI VIOLA LE LEGGI DELLA CHIESA NON SI CONFIDA NELLA GIUSTIZIA Si FA LUDIBRIO DELLA VIRTU' MA VOI PER IL POPOLO CRISTIANO FRA LE TENEBRE DEL SECOLO CORROTTO E CORRUTTORE SIETE IL DIO DI FARAONE OGNI GIORNO CHE PASSA PORTA AL MONDO UN NUOVO BENEFIZIO RAMMENTA UNO SPLENDIDO TRIONFO PER VOI ROMA É LA LUCE DELLA TERRA È LA FORZA DI TUTTE LE GENTI PER VOI LA VOCE DI DIO COME UN Dl' DAL SINAI TUONA DAL VATICANO E GLI UOMINI L'ASCOLTANO CON RIVERENZA VOI SIETE IL NOSTRO PADRE, IL NOSTRO DUCE E UN GIORNO VITTORIOSI ALL'ALTRA SPONDA RICONOSCENTI A DIO INNALZEREMO IL CANTICO DELLA LIBERTÀ |
UNO dei grandi doveri imposti ai genitori è per certo la educazione della famiglia. A questo essi debbono attendere; nè saran mai soverchie le sollecitudini, la vigilanza intorno ad un punto di tanto rilievo, poichè dalla educazione della gioventù dipende l'avvenire della società. E, come in questo ha parte importantissima la scuola , deve stare a cuore di tutti i genitori cattolici scegliere quelle scuole, quei maestri, quegli istituti, presso cui l'educazione è tenuta per quello che veramente è, vale a dire, un'opera divina per eccellenza, fondata sui principii e sul sentimento religioso. A che infatti gioverebbe che i giovani imparassero letteratura, storia, geografia, matematica, avessero nozioni su tutte le scienze , ed ignorassero poi le verità indispensabili alla eterna salute ? o peggio, venissero condannati ad apprendere cose che cozzano colle loro prime credenze, a udire chiamar la Fede superstizione , la Pietà ipocrisia, la Religione fanatismo ?
E che esistano scuole siffatte, dalle quali è sbandito il Crocifisso, anzi il nome stesso di Dio, scuole dove se si parla della Religione, della Chiesa, non è che per farle oggetto di frizzi maligni, di spudorate calunnie si vede ormai anche dai ciechi. Povera gioventù tradita ! disgraziati genitori che si fanno complici, talora anche senza saperlo, di simil tradimento. « Dichiaro, scriveva il Montalembert, che se io fossi padre, vorrei piuttosto vedere i miei figli restar tutta la vita nell'ignoranza e nell'ozio, che esporli all'orribile sorte di acquistare un po' di scienza al prezzo della fede dei loro padri, al prezzo di quanto vi ha di purezza e di freschezza nelle loro anime e di virtù nei loro cuori! »
Ciò posto, come spiegare la condotta di quei genitori che, pur professandosi cattolici., pur protestando di voler cristianamente educati i figliuoli, procedono così alla cieca in un affare di tanta importanza ? Sanno essi benissimo che scuole cattoliche sono aperte, e fortunatamente in buon numero, anche fra noi. Sebbene insidiate e studiosamente oppresse, si ha ancora tuttavia libertà di scegliere quelle che meglio talenta, si chiamino pure private e religiose. Che dunque li trattiene ?
Varie sono le difficoltà che inducono certi mal avvisati parenti ad appigliarsi al peggio, mentre vengono e possono scegliere il meglio, alle quali noi cercheremo di rispondere brevemente; premettendo anzitutto non essere nostra intenzione condannare l'insegnamento pubblico per se stesso, tanto meno le persone, sapendo bene che fra gl'insegnanti pubblici ve n'ha assai che meritano per virtù e per sodi principii religiosi tutta la stima e la fiducia ; ma solo vorremmo dissipare quelle ombre, quei sospetti che troppo facilmente si accumulano sulle scuole cattoliche.
I° Le scuole private religiose mancano per lo più di maestri patentati. Se da mala fede anziché da ignoranza sia mossa questa difficoltà non vorremmo affermare. Ma il fatto è che ai nostri beatissimi tempi di libertà neppur Socrate o Galilei potrebbero impunemente insegnare senza le loro brave patenti. E sel sanno troppo bene gl'Istituti cattolici, ai quali ogni anno in sull'aprirsi delle scuole viene ingiunto di presentare alle Autorità governative l'elenco degl'insegnarti a costo di sentirsi intimare la chiusura, senza contare le ispezioni a cui di tratto in tratto vanno soggetti. E posto pure che in casi eccezionali qualcuno insegni senza esser fornito del diploma legale, è forse questo un difetto delle sole scuole religiose ? Non avviene forse mai di trovarne anche in quelle che vanno per la maggiore e sono in voce di regolarissime ? Diciamo difetto per mo' di dire, giacchè nessuno, per quanto poco s'intenda di cose scolastiche, ignora come non sian già le patenti che valgano al profitto degli alunni, sibbene il conveniente corredo di cognizioni, la diligenza, l'amore del proprio dovere ; e l'esperienza d'ogni giorno è lì a provarlo anche a chi non vorrebbe saperne.
2° Ma negli esami di licenza i privatisti hanno quasi sempre la peggio. Anche questa è un'asserzione molto e molto gratuita. Se le Commissioni esaminatrici sieno più o meno esigenti verso questi o quelli alunni non è qui luogo da indagare. Ma dalle statistiche risulta che ordinariamente chi ha studiato, chi sa, non fallisce alla prova. Che se talora il numero dei privatisti ritenuti nei pubblici esami apparisce maggiore, convien avvertire che quali privatisti vengono considerati non solo gli alunni, i quali hanno frequentato regolarmente un corso di studi, ma chiunque possa presentare un attestato (facile a procurarsi) d'aver compiuto, poniamo, il corso ginnasiale. Ora vi ha di quelli che istruiti comechessia isolatamente, tentano la sorte dopo tre od anche due anni appena di studio, prova che ordinariamente, come è da aspettarsi, non riesce. Di tali disfatte non è da farsi carico alle scuole o agli istituti cattolici nei quali, benchè privati, si segue un corso regolare di studi.
« Ad ogni modo, osserva qui l'ottimo Corriere Nazionale in un articolo in proposito, è egli senno cristiano quello di sacrificare un bene certo di una educazione buona sotto tutti i riguardi, al timore incerto d'una disdetta sanabilissima toccata in un esame ? C'è egli proporzione nella estimativa della gente saggia tra il bene apparente d'un esame riuscito alla bella peggio, e il rischio di mettere in compromesso quello che si ha di più caro al mondo, voglio dire la propria coscienza e gli interessi eterni della figliuolanza ? »
3° Le scuole pubbliche ci tornano più comode ed esigono minor spesa. E vero che alcune famiglie o per ragione d'impiego, di vicinanza , di conoscenza o d' altro si trovano in siffatta condizione. Ma sarebbe poi cosa tanto difficile fare una maggior economia circa altri bisogni più fittizii che reali, ad esempio, rinunziare ad una gita di piacere, ad un abito, restringere le spese di tavola e simili ? La felicità temporale ed eterna dei figliuoli è forse questione di sì poca importanza da non compensare questi piccoli sacrifizii ?
4° Infine poi se dai programmi delle scuole pubbliche è esclusa la Religione, non ne è esclusa la morale. È con questo argomento più specioso che vero che i partigiani dei nuovi metodi riescono talora a sorprendere la buona fede di non poche famiglie anche cristiane.
Basta la morale ! Ma morale senza religione, scriveva Stuart-Blackie, è, per dir poco, un divorzio contro natura. Per un'anima sana simile morale deve avere un non so che d'incompleto, di anormale, di mostruoso. E Wasington : Guardatevi dall'ammettere che possa essere moralità senza religione. Sia qualunque l'influenza che una colta educazione esercita negli animi, la ragione e la esperienza ci ammaestrano, che la morale non può sussistere senza il principio religioso. Lo stesso Prudhon dichiarava, la religione essere il fondamento della morale e il baluardo della coscienza.
Riflettano bene i genitori o chi ne fa le veci, alle conseguenze di un'istruzione senza Dio, alla grande responsabilità che pesa su di loro innanzi a Dio come innanzi agli uomini, e le accennate difficoltà ed altre che possono affacciarsi alla mente svaniranno ben presto. Oramai i frutti amarissimi del mal costume, dell'ignoranza orgogliosa e dell'empietà, che ne dà a vedere la gioventù educata ai nuovi metodi e che sono una fiera condanna dell' educazione libera e indipendente dalla santa tutela della Chiesa han risvegliato l'attenzione degli uomini di senno; sì che il concorso alle scuole cattoliche va ogni giorno crescendo, e non pochi tra gli stessi nostri avversarii trovano più vantaggioso e più sicuro far educare nelle scuole cattoliche i proprii figliuoli.
E qui ci tornano alla mente, non senza un sentimento di profonda pietà, le parole di un pubblico funzionario, il quale, angustiato per la riprovevole condotta di un suo figliuolo traviato da certi insegnamenti attinti in una pubblica scuola, diceva in un crocchio di amici: « Sovente bisogna ch'io faccia molta forza a me stesso per trattenermi dallo strozzare coloro che col loro insegnamento hanno rovinato mio figlio ».
Se lo spazio non ci facesse difetto, potremmo aggiungere altre ed altre considerazioni, e confermarle con numerosi esempi. Ma quanto abbian detto speriamo basterà perchè i nostri buoni Cooperatori si adoperino a far meglio conoscere, ed apprezzare i vantaggi reali delle scuole cattoliche , le difendano dalle accuse, ne favoriscano secondo le forze lo sviluppo e l' incremento per la salvezza di tanta gioventù, pel benessere delle famiglie e per la gloria della cattolica religione.
Daremo intanto un cenno de' Collegi Salesiani d'Italia a comodità di quanti desiderassero affidare a noi i loro figli per la carriera degli studi elementari, ginnasiali e liceali, assicurandoli di tutta la nostra sollecitudine, per tutto quello che riguarda religione, moralità, sanità e profitto negli studi così scientifici come letterari.
Oltre l' Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino, l'Ospizio di S. Vincenzo de' Paoli in Sampierdarena, l'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma, l'Oratorio di S. Croce in Lucca, le Scuole di S. Paolo alla Spezia, la Colonia Agricola di Mogliano Veneto, l'Oratorio di Maria Immacolata a Firenze , l'Oratorio del Sacro Cuore di Gesù a Trino Vercellese, di S. Filippo e S. Francesco di Sales a Catania in Sicilia, l' Istituto di S. Francesco di Sales a Faenza e di S. Giuseppe a Macerata, vi sono i Collegi di Borgo S. Martino, Lanzo Torinese, Varazze, Alassio, Este, Penango, Terracina, Parma, Fossano, Loreto, Randazzo in Sicilia e Mendrisio nel Canton Ticino.
In questi Collegi l'insegnamento comprendo il corso elementare e ginnasiale, eccetto quelli di Penango e Fossano, dove , per ora, vi sono soltanto le classi elementari, ed è impartito da maestri e professori patentati. ed a norma dei programmi governativi. Nel Collegio di Alassio vi è di più il liceo ed a Mendrisio il corso tecnico.
Giova pure avvertire che ne' Collegi di Varazze, Alassio e Randazzo si danno eziandio gli esami pubblici di Licenza Elementare.
In quasi tutti questi Collegi vi sono due gradi di pensione. La prima varia da L. 35 a 40 mensili; la seconda da L. 24 a 30.
Oltre ai mentovati Collegi pei giovanetti, vi sono pure dieci Educatorii per fanciulle; il primo in Nizza Monferrato, sotto il nome della Madonna delle Grazie; il secondo nella città di Chieri, sotto il titolo di Santa Teresa; il terzo al Torrione di Bordighera; il quarto a Novara; il quinto a Lugo ; il sesto, settimo, ottavo, nono e decimo nelle ridenti, e, saluberrime colline circondanti l' Etna, a Bronte, a Mascali, a Trecastagni , ad Alì Marina presso Messina ed a Catania, diretti tutti dalle Suore di Maria Ausiliatrice.
Scopo di queste case di educazione si è di dare l' insegnamento scientifico e morale in modo, che non lasci nulla a desiderare per una giovinetta di onesta e cristiana famiglia, cioè arricchirne la mente di utili cognizioni, educarne il cuore a sode e cristiane virtù, addestrarla ai lavori femminili e informarla a quei principii di civiltà, che sono richiesti dalla sua condizione.
Per avere i relativi programmi e per le domande di accettazione bisogna dirigersi ai Direttori e alle Direttrici dei singoli Collegi ed Istituti, oppure al sacerdote Michele Rua, via Cottolengo, n. 32, Torino.
Il nostro sempre amato Padre D. Giovanni Bosco scriveva nel Bollettino Salesiano di Novembre del 1877:
« Son più anni dacchè si va lamentando il bisogno di operai evangelici e la diminuzione delle vocazioni allo stato ecclesiastico...
» Dall'esperienza si potè conoscere come di dieci fanciulli, che cominciano gli studi con animo di arruolarsi alla milizia di Gesù Cristo, in media appena uno o due giungono al sacerdozio, mentre dai più grandicelli, che hanno già ponderata e studiata la loro vocazione, sopra dieci se ne hanno otto. Si osservò pure che in uno spazio di tempo assai più breve, quindi con molto minore spesa, possono compiere i loro corsi letterari, percioechè separati dai piccolini, che devono gradatamente percorrere le loro classi, quelli, mercè corsi abbreviati, possono assai più presto giungere alla meta. Tuttavia volendo essere sicuri di procedere secondo i principi di Santa Chiesa, si ricorse al Supremo Gerarca di-essa, affinchè consigliasse quanto giudicasse da farsi a maggior gloria di Dio. Il Sommo Pontefice con gran bontà si degnò . di benedire, commendare il progetto, arricchendolo di molti favori spirituali con apposito Breve nel dì 9 maggio del 1876. »
Ebbe così origine l'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni di giovani adulti.
« Avuta la benedizione e l'approvazione dei Vescovi e del Supremo Gerarca della Chiesa, continua D. Bosco, mi sono messo alle prime prove, raccogliendo nell'Ospizio di S. Vincenzo in Sampierdarena alcuni giovani grandicelli, elio avessero intenzione di percorrere gli studi ginnasiali, unicamente per consacrarsi a Dio nello stato ecclesiastico. - Dio benedisse questi deboli sforzi, e, sul finire dello stesso primo anno, 36 allievi entrarono nel chiericato, di cui oltre a venti fecero ritorno nelle rispettive diocesi ; alcuni abbracciarono lo stato religioso, gli altri si consacrarono in varii istituti alle Missioni estere. - Numero maggiore di vocazioni spe. riamo di avere negli anni avvenire, se la pietà dei. fedeli continuerà il suo aiuto ad un'Opera che non è limitata ad un paese o ad una diocesi, ma al bene generale di tutta la Chiesa. »
Le speranze di D. Bosco non andarono deluse; ben oltre a 500 furono già i chierici che in questi anni uscirono dalle dette scuole. Alcuni al presente, già da più anni ordinati sacerdoti, sono zelanti parroci, altri indefessi apostoli nello missioni.
Noi rinnoviamo quindi anche in questo anno un caldo appello agli Oblatori, Corrispondenti e Benefattori di quest'opera, affinchè ci continuino il loro aiuto, tanto più perchè in quest' anno dovremo aprire nuove scuole e nuove case per lo sviluppo dell'Opera stessa. Ci indirizzino buone vocazioni ed alle elemosine uniscano la preghiera al Padrone della messe evangelica, ut mittat operarios in messem suam.
NB. Per norma degli allievi o di coloro che se ne dovessero incaricare o che desiderano più ampie notizie dell'Opera di Maria Ausiliatrice, si sono stampati appositi programmi, che si potranno avere dal Sac. Michele Rua (Via Cottolengo, 32, Torino), oppure dal Direttore dell'Ospizio di S. Vincenzo in Sampierdarena o di S. Giovanni Evangelista (Via Madama Cristina, 1,) in Torino. Dai medesimi si potrà aver pure l'elenco delle Case già aperto o da aprirsi per quest'Opera.
Nell' Accademia tenutasi la sera del 24 Giugno nell' Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino, e di cui abbiamo fatto cenno nel numero precedente del Bollettino, venne letta, fra le altre, la poesia del nostro Sacerdote Prof. Giacomo Ruffino, che qui pubblichiamo. Ci parve opportuno offrirla ai nostri lettori in questo mese, poichè gli è appunto il giorno 16 di Agosto che si compie il settantesimo settimo anniversario della nascita del compianto e venerato nostro Padre Don Bosco.
RIMEMBRANZE E VOTI
Sopra un fiorito clivo - all'occhio intento appare Ascoso tra i vigneti - un vecchio casolare.
Or più non preme umano - pie' le deserte soglie, Solo il notturno augello - il tristo vol raccoglie;
Tenace avvinghia l'edera -- gli stipiti cadenti,
Per le sconnesse imposte - entran fischiando i venti,
E forse il viandante - che passa in sulla sera
Il piede affretta, e mormora , poi morti una preghiera.
E pur che raggi splendidi, - qual voce d'esultanza Per l'aere si diffondono - dalla solinga stanza
Ah ! ti conosco, e t'amo, - o povera casetta, E a te m'inchino come - a cosa benedetta,
Poichè al superno foco - che sovra te discese
Si fecondava il germe - di memorande imprese;
E ai ricordi pietosi - che la tua vista inspira Sento le corde fremere - della commossa lira.
Nei cieli azzurri tremule - brillan le stelle, involto Nei notturni silenzi - riposa il colle; sciolto
D'un pastorel lo spirito - d'ogni terrena cura In misteriosi sogni - vola all'età futura.
E sono strano imagini: - sono vaganti agnello
Poi campi, e lunghe tenebre - e scroscio di procelle;
Son larve oscene, e un misto - di gemiti, e selvagge Grida echeggianti cupo - per le lontane spiagge.
Mentre d'ambascia vinto - geme il fanciullo, al guardo Smarrito ecco un ignoto - appar bianco vegliardo,
Fluente il crin sugli omeri, - cinta di rai la stola, Soave come cantico - di ciel la sua parola Figlio, fa cor! da Dio - è la visione oscura; Vedi la notte folta - che inveivo la pianura?
I gravi-olenti miasmi - son che l'abisso immondo Esala, onde s'impregni - di vizio, e dorma il mondo.
Odi l'urla selvagge? - è l'empio che si scaglia Contro il Vangel di Cristo - all'ultima battaglia
E tu, fanciullo, andrai, - dall'onta e dai perigli
A trar di mia Regina - i prediletti figli. »
O veglio santo, figlio - del campo io son : or come
N'andrò? qual'arme e quali - mie forze, e con qual nome?
« Avrai la croce al fianco, - il crisma sacro in fronte ;
Una turrita rocca - innalzerai sul monte, Ove da cento lidi - ci voleranno a schiere
Asil cercando e pace - sotto le tue bandiere. Del Ciel l'immacolata - Regina a te m'invia;
Scendi, fanciul, t'affida - il nome di Maria. s E il pastorel discese, - solo, ma col candore
Dell'innocenza in viso, - colla speranza in core. Scese, e del Santuario - nei casti penetrali
Vide le lotte e l'ansie - dell'animo immortali, Vide dal trivio al carcere, - dal foro all'officina
Stuol di reietti pargoli - dannati alla rovina, E l'onta e la sventura - pesar sul patrio lido,
Di che fremendo lancia - della difesa il grido. Nè dell' inferno ci teme - che di livor s'accendo,
Non del volgo lo spregio, - non torbido vicende, Chè d'un'antica notte - i sogni e del vegliardo
Ei la voce ricorda, - e spiega il suo stendardo. Eran d'infanzia i sogni? - oh ! alle incredulo genti
Ben l'avvenir rispose - col suono dei portenti.
E voi liete l'udiste, - italo terre, o biondo i
Iberiche pianure, - di Francia inclito sponde ;
E voi d'Africa e d'Asia - regioni antiche, o aperti
Piani di Patagonia, - o esplorati deserti!
Chè sul ramingo e l'orfano - la patria più non geme,
Nè più de' figli indocili - sulla tradita speme Piangon le madri: altrice - di fede, di speranza
Del pastorel l'insegna - tra i popoli s'avanza. Dito, perchè s'adornano - i figli vostri a festa?
A chi col lauro cingono - la veneranda testa? Oh anche poi vostri cieli - risuona un nome santo,
Nome che è nostro palpito, - la poesia del canto, Nome di Tal che in estasi - trasformeria quest'ora
Se contemplarlo, udirlo, - ci fosse dato ancorai
È di Don Bosco il nome - che nei due mondi suona,
Per lui gli applausi erompono, - s'intreccia la corona. Oh ch'io vorrei dell'aquila - lo sguardo e il voi sublime,
Sposar vorrei degli Angeli - all'arpa le mie rime Per dir dell'opre grandi - che in nome di Maria
Per la Fe', per la Patria - un pastorel compia. Ma se il pensarlo è vano - oh le memorie care
Almen destar io posa,- del muto casolare! Riedere al solingo - poggio, ove ancor commosse
Susurran l'aure il nome - che tante fibre ha scosse, Ove all'alba, al tramonto - l'eco dell'ermo ostello
Ripete ancor l'ingenua - proto del pastorello Cui tacita contempla - la madre avventurata
Tutta sorrisi e lagrima - accanto a lui prostrata, Mentre del suo diletto - nell'occhio e negli accenti Dell'avvenir remoto - leghe gli arcani eventi. E divinò la pia ! - oh a voi, bei colli aprichi,
Pensando, ermo tugurio, - sereni giorni antichi, Chi d'amorosi palpiti - batter non sente il core?
Per me, un desio mi strugge, - e a te il dirò, o Signore Deh I che del nostro padre - presso la culla umile
Torni a fiorir l'immagine - dell'anima gentile; Di cauti e di preghiere - il vecchio casolare
Esulti un giorno, e splenda - d'un venerato altare!
Una famiglia consolata.
Alba, 25 giugno 1892. ILL.m° E REv.mO SIGNORE,
Un ottimo giovane albese mi incarica di informare la S. V. di una grazia speciale che ha ricevuto testò ad intercessione della Santissima Vergine Ausiliatrice. Il fatto, come lui venne raccontato dal giovane riconoscente e confermatomi poi da suo padre, è il seguente
La famiglia, di cui la Vergine volle assumere il patrocinio in modo così pietoso ed efficace, è composta del padre, della madre e di tre figliuoli, due dei quali hanno moglie e il terzo, che è il più giovane, è ancor celibe. Come i genitori seppero educarli cristianamente, così essi vivono tutti nella fedele osservanza dei loro doveri religiosi e attendono onestamente ad un ramo floridissimo di commercio, senza scapito delle obbligazioni che hanno verso Dio.
Alla madre però, come a quella che ne diresse continuamente l'educazione morale e seppe con fortezza pari all'amore contenerli nel retto sentiero della virtù, essi professano una venerazione ed una riconoscenza, di cui sono rari gli esempi nella gioventù allevata al moderno costume. Avvenne che questa donna quanto virtuosa, altrettanto modesta, giunta a quell' età in cui sembrava che dovesse riposarsi dalle diuturne sollecitudini domestiche e goderne pacificamente i frutti, cadde inferma di male sì grave, che ribellavasi a tutte le cure dell' arte. Non è a dire l' angoscia dell' intiera famiglia, nè il costante suo impegno in tentare in patria e fuori tutti quei mezzi che la scienza suggerisce. Il morbo fatale seguiva lentamente, ma inesorabilmente il suo cammino. I più celebri medici avevano anzi dichiarato fin dall' 11 di giugno del 1891, che quella vita così preziosa sarebbesi spenta entro un termine di tempo relativamente breve.
Il marito ne restò desolatissimo ; i figli non sapevano arrendersi all'imminente sventura... Unico loro conforto rimaneva la preghiera ; e nell' efficacia di questa, specialmente quando è rivolta a Maria, riponevano tutta la loro fiducia.
Il più giovane, sull'animo del quale si presagiva che dovesse piombare ancor più acerba la minacciata disgrazia, aggiunse alla perseverante e fervida orazione un voto, che gli uscì spontaneo dal cuore in un momento di indescrivibile angoscia : « Se la cara mamma ricupererà la primiera salute, io mi impegnerò presso il padre e i fratelli, affinchè dimostrino la loro e la mia riconoscenza a Dio con un'oblazione, e farò in modo che il singolar benefizio di Maria alla nostra famiglia, sia divulgato nel Bollettino Salesiano di Torino, nel periodico Il Rosario e la nuova Pompei e nella Gazzetta della nostra città... » Intanto non rallentò mai l' ardore delle sue preghiere, nè la confidenza che aveva riposta nell'aiuto della Vergine. Trascorse un anno intiero ; ed ecco che nel giorno 11 del mese corrente gli stessi medici che avevano formato così funesti pronostici sulla vita della pia donna, rivedutala un' altra volta, dovettero attestare che era perfettamente guarita. La famiglia che è testimonio della ricuperata salute dell' amatissima sposa e madre, ne attribuisce al patrocinio della Vergine l' inestimabile benefizio e già si è sdebitata delle obbligazioni assunte dal figlio più giovane col voto di sopra ricordato. Ed io che ho avuto il dolce incarico di trasmetterne la notizia ai periodici summentovati, scrivo pure la presente alla S. V. perchè ne faccia quell'uso che crederà tornare a maggior gloria di Dio e della SS. Vergine Maria.
Con profondo ossequio
Di V. S. Ill.ma e Rev.ma
Dev.mo obbl.mo servitore Can. Arcid. ALLASIA, V. G.
Riconoscenza a Maria. - Compreso dalla più tenera e grande riconoscenza verso l'Augusta e Comune Madre Maria Ausiliatrice per una grazia concessami, d' avermi cioè ottenuto dal Divin suo Figlio Gesù la grazia di restituirmi in perfetta salute da una grave polmonite, sciolgo oggi un inno di vivo ringraziamento alla bontà e potenza di così eccelsa Sovrana. Prima d' ora inviai già in rendimento di tal grazia un'offerta pel Santuario della mia celeste Benefattrice.
Asti, Valle d'Andona, 7 Luglio 1892.
D. L. V. P.
Maria nostra Avvocata. - Con cuore lieto e riconoscente alla Vergine SS.ma Ausiliatrice veniamo a soddisfare una nostra promessa. Da più di dieci anni ci trovavamo impegnati in una lite, il cui esito ci dava molto a pensare, e negli ultimi anni ci dava tanto a temere, che parea affare quasi disperato. Pieni di fiducia nell' aiuto potente di Maria, Avvocata delle cause più difficili e disperate, ricorremmo a questa nostra buona Madre, perchè, se era volontà di Dio, fosse riconosciuta e trionfasse la giustizia e promettemmo di mostrare con un'offerta la nostra riconoscenza. Ed ora che la Vergine ci ha ascoltati ed esauditi, eseguiamo la nostra promessa, pregando ancora a voler far noto a tutti quanto è potente Maria Santissima.
Padova, 8 Luglio 1892.
ANGELINA M. FANNIO E FIGLI.
Un biricchino di D. Bosco a Maria. - Rev. Sig. D. Rua. - Io sono quell'antico biricchino dell'Oratorio, che in una ricaduta che feci mi rivolsi a Maria Ausiliatrice con una novena ed ottenni un sollievo al solo primo giorno di essa. Grato alla Madonna di D. Bosco, invio una tenue offerta pel suo Santuario.
Tonco, 9 Luglio 1892.
Un Biricchino di D. Bosco.
La Preghiera di un giovanetto. - Molto Reverendo Don Rua. - Accludo un vaglia postale di L. 10, dieci, che un divoto P. G. manda a Maria Ausiliatrice in riconoscenza di una grazia ricevuta e col desiderio che essa venga accennata nel pregiato periodico il Bollettino Salesiano.
Questo giovanetto aveva sommo bisogno d'una grazia; unitamente alla propria famiglia pregò la Madonna sotto i più dolci titoli di N. S. del Sacro Cuore e di Aiuto dei Cristiani, onde volesse ottenergli dal Divin Cuore di Gesù il sospirato favore : e l' ottenne infatti. Ne rende perciò pubbliche grazie.
Voghera, 10 Luglio 1892.
Devotissima FALCIOLA ALBERTINA LAMBERTI.
Mondondone. - Rev.mo Signore. - Dietro incarico avuto da Pietro Martire Pasotti di questa parrocchia, trasmetto alla S. V. Ill.ma e Rev.ma la somma di L. 10 quale offerta a Nostra Signora Ausiliatrice in riconoscenza di una grazia ricevuta, pregando a volerne fare menzione nel Bollettino Salesiano.
4 Luglio 1892.
ARCIP.te Gio. BATT. GIACOBONI. Cooperatore Salesiano.
Pozzolo. - Colpito già più volte da gravi malori, invocai Maria Ausiliatrice e fui sempre esaudito. Riconoscente mando la tenue somma di L. 5 per i restauri del suo tempio in Torino.
8 Luglio 1892.
G. FORNI.
Castelletto Uzzone. - Un mio parrocchiano caduto gravemente ammalato, disperato dai medici, si raccomandò a Maria SS. Ausiliatrice ed ottenne la grazia di essere quasi guarito totalmente. Ora il graziato riconoscente a Maria spedisce pel suo Santuario l'umile obolo di L. 10, dolente di non poter far di più per le strettezze in cui si trova, causa le tristi annate.
9 Luglio 1892.
Sac. BORELLI AMABILE Parroco.
Cremona. - Mi sono raccomandata a Maria Ausiliatrice nella dolorosa circostanza che mi dovettero fare un'operazione alla gola oltremodo difficile, ed avendone ottenuta la guarigione perfetta faccio a M. SS. Ausiliatrice l'offerta di L. 20 e prego la S. V. Rev.ma a pubblicare sul Bollettino Salesiano la grazia ricevuta.
10 Luglio 1892.
MARIA MORELLI UNNIA.
Fornaci (Brescia) - Son ricorsa a Maria Ausiliatrice e fui esaudita. Or mantengo la promessa fatta e mando L. 10, tante quante ne avevo promesse se ottenevo la grazia. Ne aggiungo altre 5 , e queste in riconoscenza d'altra grazia ottenuta da Maria per intercessione del suo Purissimo Sposo San Giuseppe. Viva Maria!....
10 Luglio 1892.
BRAGA MADDALENA.
Ventimiglia. - Il giovane Ferrari Antonio, studente, ringrazia Maria Ausiliatrice della ottenuta promozione ed invia una tenue offerta.
19 luglio 1892.
Rendono pure grazie a Maria Ausiliatrice e mandano offerte al suo Santuario in Torino per segnalati favori ottenuti mediante la sua potente intercessione i seguenti
Racca Maria, Volvera - Montoglio Elisa, Torrino - Plano Marianna, Giaveno - Rastello Francesco, Prarollo - Rebuffo Giuseppe, Cuneo - Ardito Pietro, Torino - Dompé Caterina Costamagna, Benevagiewna- Gazza Giuseppina, Torino - Olivetti Bartolomeo, Cisterna d'Asti - Silva Ernesta, Cassino - Boero Luigia, Susa - Gilardi Giovanni - Quirico Giuseppe, Pica d'Asti - Usello Teresa, l'orino - Falco Maria, Cuneo - Gastaldo Anna - Bavasino Sebastiano - D. Gallo, valfenera - Chialpotti Camilla, Torre PelliceFavera Giuseppina - Vico Lorenzo, Venezia - Grosso Catterina, S. Martino Canavese - Beltramino Margherita - Paretto Teresa, Castelnuoco d'Asti - Cariazzo Teresa, Ozegna - Donna Maddalena, Vercelli - Magrinelli Andrea - Sesto Emilia, Véries - Ghiatoue Agostina - Sulieto Paolo, Amere - Dagnele Andrea - Fassio FioGiAvanzato Nicola - Cai;gerino Carolina, Castelrosso - Chiavarino Giovanni, Castelrosso - Martinetti Domenica, Prava al Campo - Rolone Giovanni, Germano - Quilico Angela, Casiazette di Chiaverano - Bardo Catterina - Carenna Benedetto, Druent - Malfatto Filomena - Zucchi Giuseppe, Migliano Alpi - Giuliani Albertina, l'inerolo - Tachis Margherita - Racca Annetta, Marene - Cont. Clara Vivalda - Cariasse Vincenzo, Ivrea - Cheraviglio`Matilde, I:riuheraseo - Bonaudo Michele, Oglianico -Festa Orsola, Cartiglio - Claro Savi, Cara aglioi'laestru Giacinta, Roburent-Mondovì - Giordano Dlnr.~ierita, Fclctto Caaiaoesc - Dcmichelis Angeli . l'orino - Dclbosco Antonio, haceon-igi - Ganibino 'l'onì naso, Bottigliera d'Asti - Bosco Catterina - Trogulo Marta, Cuceglio - Gibelli Pietro, Castelrosso - Gregorio Battista, Curvnagtrnh~ - Griffa Antonio, Carignano - Pastore acomo, Piossasco - Risso Giacomo, Diano d'Alba - Risso Anna, Diano d'Alba - Risso Giuseppina, Diano d'Alba - Cappa Antonia, Torino - Baio Maria, S. Germano - Fenoglio Maria, Villanova di Mondovì - Ambrogio Guglielmo - Serra Giovanna - Dellaferrera Lucia - Golzio Giovanni - Massa Maurizio, Cuneo - Givogli Giuseppe, Foglizzo - Marchi Costantina, Casalmaggiore - Fassio Giuseppe, Castelrosso -- Rivetti Giuseppe, Cavallermaggiore - Sac. Pinarog Cesare - Sac. G. B. Pastorino - Banterle Giuseppina, Negrar (Verona) - Cavalieri Mattia - D. Domenico Patrignani, P. della Commenda (Borgo di Faenza) - Ch. G. Comoglio, Montanaro - Sorelle Pungo, Saluzzo - D. Vincenzo Cavie{ chi, Costaceiaro (Perugia) - Ferrero Maria, Vigevano - Corsi Sara, Martinengo - Zampi Cesare, Viterbo - Carbone Martellina Bra. -
Rimandiamo al prossimo numero altre relazioni ed altri nomi per mancanza di spazio.
Pel medesimo motivo siamo costretti a compendiare assai, anzi a ridurre ai minimi termini la maggior parte di tali lettere; le conserviamo però complete ed intatte negli archivii del santuario, perpetuo monumento della bontà di Maria, e delta riconoscenza dei suoi divoti.
Altre sono pubblicate nei Bollettini Francese, Spagnuolo ed Inglese.
Una grazia di S. Giuseppe.
Tutti sanno quanto bene son chiamati a fare ai figli del popolo gli Oratorii festivi. Da tre anni i nostri confratelli della Casa di Nizza Marittima erano in cerca di un locale, ove potessero stabilire quest'opera rigeneratrice della classe operaia ; ma i loro sforzi erano rimasti senza risultato.
Don Rua, visitando le Case del mezzodì della Francia, nella conferenza che tenne all' adunanza generale dei Comitati protettori del Patronato (Ospizio) di S. Pietro, il 18 marzo u. s., ebbe la felice e santa idea di affidare la riuscita di questo affare a s. Giuseppe, Patrono degli operai cattolici. Egli pertanto raccomandava a tutti i membri del Comitato di recitare ogni giorno, fino alla fino del mese di s. Giuseppe, e colla ferma fiducia di essere esauditi, tre Pater, Ave e Gloria in onore del glorioso Sposo di Maria, una Salve Regina in onore di Maria Ausiliatrice, infine un Pater, Ave e Requiem per Don Bosco.
S. Giuseppe prese tanto a cuore questa fondazione che, prima del finir del mese, il locale tanto e da tanto tempo desiderato era trovato. Le ultimo difficoltà erano appianate, e il 10 di aprile Don Cartier , direttore dell' Ospizio di S. Pietro, firmava il contratto d'affitto per nove anni. E Don Rua, prima di lasciar la Francia per tornano a Torino, ebbe la consolazione di prendere solennemente possesso di questo nuovo Oratorio festivo, ove molte anime giovanili troveranno un preservativo contro il vagabondaggio, particolarmente pernicioso nelle domeniche e giorni festivi.
Ai 6 di aprile, verso le 9 antim., il R.mo Parroco del Porto, i membri del Comitato protettore del Patronato di S. Pietro, Don Rua, Don Cartier e Don Fasani, economo dell' Ospizio di Nizza (1), si trovavano radunati sul posto del nuovo Oratorio per visitarlo.
Dopo di essersi minutamente reso conto delle agiatezze del locale, Don Rua indirizzò la parola alla radunanza. Egli raccontò tutte le difficoltà superate, e poi, dopo di aver ricordato con parola commossa che questa fondazione si doveva alla paterna protezione di s. Giuseppe, pose il nuovo Oratorio sotto la invocazione di questo glorioso Patrono della Chiesa Cattolica.
Il locale comprende un cortile e due tettoie, delle quali una servirà di cappella. Il tutto di una povertà così patente, che il visitatore necessariamente col pensiero si porta alla grotta di Betlemme, dove il Bambino Gesù e la sua divina Madre trovarono un'ospitalità tanto meschina. - Possano i figli di Don Bosco attirare in quel centro di azione cristiana anime numerose, per insegnar loro a conoscere, amari e servire Colui, il quale per nostro amore volle farsi povero e piccolo, come i fanciulli, ai quali è destinato l'Oratorio di S. Giuseppe.
Benedizione ed inaugurazione.
La festa del Patrocinio di S. Giuseppe era una data opportunissima per la solennità liturgica della presa di possesso. Ecco la relazione della funzione, quale ce la dà un ottimo giornale di Nizza
« Domenica scorsa ebbe luogo l' inaugurazione del nuovo Oratorio, che l'Opera di Don Bosco testè stabiliva al fianco della vicina chiesa del Porto, pei fanciulli di questo quartiere.
» Una folla numerosa si pigiava nel locale destinato a ricevere i fanciulli, in mezzo ai materiali ed ai ponti, che ancora l'ingombrano. In fatti si volle, senz'aspettare che fosse completamente messo all'ordine, inaugurarlo il giorno del Patrocino di San Giuseppe, sotto l'invocazione del quale detto Oratorio, venne posto. Il Rev.mo Parroco Mallet in un'allocuzione, che produsse viva impressione negli ascoltanti, fece risultare tutta l'importanza dell'opera della protezione della gioventù al doppio punto di vista sociale e cristiana ; egli ringraziò nello stesso tempo i Salesiani d'introdurre nella sua parrocchia un elemento così efficace di moralizzazione. Poi procedette, circondato dal suo clero, alla benedizione del cortile e dei fabbricati modestissimi che vi s'innalzarono.
» I lavori saranno ultimati fra pochi giorni e prima che finisca il mese l' Oratorio verrà aperto. Le famiglie tutte del quartiere del Porto, in cui la fede è profondamente radicata, andran liete di mandarvi ogni domenica i loro figli. Questi verranno così allontanati dai pericoli delle vie, mentre avranno assicurati onesti divertimenti in un ambiente tutto cristiano.
» Anche noi ringraziamo i Salesiani di sacrificarsi con tanto zelo all'opera della preservazione della gioventù, opera alla quale essi si sono consacrati e che loro acquistò già da tanti anni in Nizza simpatie profonde (2). »
L' adattazione del locale, di cui abbiamo fatto parola, non sarà compiuta senza un sopravanzo di spesa a carico dell'Ospizio Salesiano di quella città. Ma l'opera è buona, essa s' imponeva in mezzo a tutta quella popolazione giovanile, la cui educazione religiosa va presa da principio. Noi abbiamo dunque piena fiducia che le anime generose di Nizza appoggeranno di buon cuore questa impresa di salvezza.
Inscrizione de' giovani.
La domenica, 12 giugno, festa della SS. Trinità, finalmente si è potuto aprire le porte del nuovo Oratorio festivo ai giovanetti del Porto. Così ce ne scrivono quei nostri confratelli
« Abbiamo avuto cura di prender nota del nome e cognome dei primi due giovanetti che si sono presentati. Dessi sono un felice presagio per noi ! Il primo porta il nome del nostro vener. Superior Generale, che tanto ha brigato per la fondazione di questo Oratorio ; si chiama Michele Arnulph. Il secondo porta quello di s. Giuseppe, Colui che ci aprì la via e spianò tutte le difficoltà di quest'apertura, ed al quale è dedicato l'incipiente Oratorio.
» Nella prima domenica furono inscritti una sessantina circa. Oh con qual piacere prendevan parte ai trastulli loro. preparati ! Era una delizia a contemplarli. Fin d'allora ci presero molta affezione e promisero d'intervenire numerosissimi nelle feste susseguenti. I loro parenti poi non possono capire in sè dalla gioia, al veder tolti a tanti pericoli, specie nei giorni di festa, ed istruiti nelle verità della nostra santa Religione i loro cari figliuoli. »
Ringraziamenti.
I nostri primi ringraziamenti debbono essere per la divina, Provvidenza che si manifestò nel modo più evidente e anche più commovente in tutto quest'affare.
Ma non possiamo dimenticare nessuno dei mandatari di cui essa si servì per creare un nuovo Oratorio. Noi abbiamo nominato il Rev.mo Sig. Mallet, parroco del Porto , la cui simpatia e zelo hanno portato così avanti le cose; il Consiglio particolare delle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli, il quale votò i fondi necessari per l'affitto del primo anno ; infine tutti i membri dei Comitati protettori della nostra Opera in Nizza, che hanno lavorato con noi per questa fondazione. Il concorso generoso e spontaneo di tutte queste ottime persone, dopo aver fatto sorgere l'Oratorio San Giuseppe, ne assicurano ed in larga misura l'esistenza e la prosperità.
(1) La direzione del nuovo Oratorio festivo fu affidata a quest'ultimo.
(2) L'Indépendant des Alpes maritimes del lo maggio 1892.
Nuova Casa Salesiana in Santander.
L'illustre Vescovo di Santander, pieno di zelo pel bene del suo gregge, considerando che la società dell' avvenire sarà secondo l' educazione della generazione presente, in una circolare pubblicata nel dicembre del 1888, diceva
« Non posso contemplare senza grande pena la moltitudine di giovani che ad ogni ora vagano per le vie, se non abbandonati, almeno privi di quelle cure opportune, esposti a crescere nella più completa ignoranza, e, quel che è peggio, abbandonati alla scuola dell'irreligione e dell'empietà, senza che possano rimediare alla loro sorte nè l'amore dei genitori, nè la beneficenza ufficiale.
» Io li stringo tutti nel seno immenso della ca rità cristiana, e se le risorse mie fossero grandi quanto l'amore che loro porto , vorrei edificare asili dove albergare durante il giorno quelli, cui le loro povere madri per guadagnarsi un tozzo di pane sono obbligate a raccomandare a persone estranee : e stabilirei scuole, in cui i piccoli ed i grandi fossero debitamente educati.
» Mosso da tal desiderio, tre anni fa aprii quelle di S. Giuseppe - colla cooperazione di pii benefattori, le cui offerte ora le sostengono - nelle quali trovano soda educazione cristiana sento cinquanta fanciulli di giorno e settanta adulti di sera.
» Ma queste cifre sono piccole in paragone del gran numero di coloro che mancano d'istruzione, e a molti, che ne fecero domanda, fummo costretti a negarla per mancanza di locale. Le voci di questi fanciulli pare che risuonino incessantemente alle mie orecchie ; ed io non vivrei tranquillo se non procurassi di estendere anche a loro l'azione salvatrice della carità.
» Per raggiungere questo fine veggo un mezzo molto semplice: fondar nuove scuole, o meglio chiamare tra di noi la famiglia di D. Bosco, che non solamente attende all'educazione dei piccoli, ma stabilisce e dirige laboratorii per gli adulti. Non è molto tempo che ebbi il piacere di visitare questi laboratorii in Sarriá, e osservai con soddisfazione come lavoravano contenti e progredivano nelle loro rispettive arti e mestieri, calzolai, sarti, falegnami, tipografi, pittori, musici e scultori.
» Non sarà forse possibile procurare un benefizio sì segnalato al nostro popolo ? Sarà forse molto costoso? lo credo di no. Se approssimativamente cento sottoscrittori sostengono la nostra Scuola di S. Giuseppe, con altri cento avremo due scuole ; e aggiungendone ancora altri cento, non ci mancherebbero i laboratorii Salesiani. E chi dubita che in Santander non vi siano più di trecento persone di buona volontà?
» Ma vogliamolo tutti e sarà fatto ; e dico vogliamolo, perchè ci è solo bisogno di volere.
» Conosco bene che molte sono le cose cui dobbiamo attendere, ed anche molto dispendiose; ma è chiaro che se tutti, o la maggior parte , contribuiamo, piccolo sarà il sacrifizio di ciascuno; e se osserviamo bene, non mancheremo di trovare qualche spesa superflua da risparmiare, qualche passatempo, qualche spettacolo o divertimento inutile da sacrificare, con cui la misericordia sarà in istato di soccorrere il povero. Ben potrei io dir qui ad imitazione di S. Vincenzo de' Paoli in simile occasione : - Mirate questi fanciulli : la loro sorte sta nelle vostre mani. Saranno un giorno cittadini onorati, se voi siete compassionevoli e generosi ; ma saranno perturbatori del pubblico ordine e disgraziati, se li abbandonate o allontanate da loro la vostra misericordia. - »
I desiderii espressi ai suoi fedeli dall'illustre Vescovo di Santander furono soddisfatti, giacchè i figli di Don Bosco hanno stabilito ora colà una Casa, come apprendiamo dalle lettere qui sotto.
La prima è indirizzata al Direttore dei Laboratorii Salesiani di Sarrià-Barcellona, il quale s'è privato di personale per fondare questa nuova Casa, e l'altra all'amatissimo nostro Rettor Maggiore, il signor D. Michele Rua.
Santander, Palazzo Vescovile,
6 maggio 1892.
AMAT.m° SIGNOR DIRETTORE,
Sia benedetto Iddio ! Il nostro viaggio fu felicissimo. Di passaggio per Saragozza, il signor Zabalo ci usò ogni sorta di attenzioni : fatta colazione, ci condusse all'Oratorio festivo che egli dirige, frequentato da circa duecento giovani. Ha un bel cortile, una fiorente scuola di ginnastica, le classi ben ordinate, scuola di disegno, teatro e musica: ha dei buoni aiutanti ed una Commissione che raccoglie soccorsi; ma per assicurare la vita di simile opera desiderano ardentemente i Salesiani. Fummo anche a visitare il sacerdote Catechista di detto Oratorio, il quale aspetta qui lei, signor Direttore, con grande interesse per trattare dell'assunto. Saragozza è una grande città, in cui certamente anche i Salesiani vi troverebbero una messe abbondantissima.
Alcuni fatti dolorosi, che mi capitò di vedere ieri stesso, mi convinsero sempre più del bisogno, anzi direi della necessità che vi è di consacrarsi e con tutte le forze all'istruzione ed al miglioramento della povera gioventù. Mentre mi metteva in treno per partire da Saragozza alla volta di Castellón, vidi arrivare scortato per essere giustiziato un giovane in sui 25 anni. Un po' dopo, in Miranda, scorgo una moltitudine di gente in preda a viva agitazione. - Che c'è? domando. - Si tratta dell' esecuzione capitale di un tal Canales che poco tempo fa assassinò un giovane e lo gettò in un fiume. Venga e lo vedrà. - Mi avvicino al luogo indicato e veggo il reo, di circa 22 anni., vestito a nero e già cadavere, seduto su di una sedia e legato ad un palo sopra un tavolato. Che triste spettacolo ! Dicono che l'infelice, presso a morire, parlò alla moltitudine, e dirigendosi ai padri di famiglia, raccomandò loro che educassero bene la figliuolanza. Ah ! quanti prematuri delinquenti per essere stati privi dei benefizi di una cristiana educazione ! Dinanzi a quel quadro spaventevole . non potei a meno di pensar a loro e di riconfermarmi ancor una volta nel proposito di consacrare tutta la mia vita per il bene della gioventù povera ed abbandonata.
Fatta una piccola refezione, continuammo il viaggio da Miranda a Burgos. Tra i viaggiatori non si parlava che dell'infelice Canales. Eravi nel treno con noi un giovanetto sui sedici anni, cencioso, sudicio, coi capelli arruffati, colle unghie lunghe, ma di fattezze non ordinarie e vivo ed allegro soprammodo. I soldati della brigata si divertivano con lui ; i suoi scherzi formavano il trattenimento di tutti; cantava canzoncelle e ballava come un Fiammingo. Grazioso nei suoi gesti e dotato di singolari disposizioni per declamare, i viaggiatori lo applaudivano e regalavanlo di sigari e di ghiottonerie. Passate circa due ore in tali feste, e quando la stanchezza incominciò ad impadronirsi del giovane buffone, mi avvicinai io a lui e gli chiesi
- Come ti chiami?
- Gaspare della Torre, mi rispose in bel modo.
- Donde vieni?
- Da Miranda, dove sono stato a vedere l'esecuzione capitale di Canales.
- E che impressione t'ha fatto?
Il giovane restò un momento pensoso, e dopo mi disse : - Padre, mi son convinto che non bisogna far male ad alcuno, chè al contrario la forca...
- Che mestiere fai?
- Sono fabbro.
- Di che paese sei?
- Di Burgos.
- Hai i genitori?
- Sì, ma non mi vogliono in casa.
- Dove adunque abiti , dove lavori e mangi ?
- Non ho abitazione ; vado vagando e dormo ora all'osteria, ora nella campagna ; e vado qua e là chiedendo da mangiare, poichè non lavoro nè guadagno alcuna cosa. Ho cercato degli impieghi, ma non ho potuto conseguirne alcuno, poichè non so né leggere nè scrivere.
- E che farai, quando avrai vent'anni? Continuerai ad accattar pane? E te ne daranno ?
Il giovane abbassò gli occhi che gli si bagnavano di lagrime, senza rispondere parola, ed io continuai : - Perchè non ti vuol in casa tuo padre?
- Perchè son fuggito.
- Mal fatto ! e perchè ?
- Ah ! padre, se sapesse ! non ne ho colpa; io non poteva vivere in casa mia - E per qual ragione ?
- Perchè mio padre mi batteva con bastoni di ferro, e un giorno mi battè tanto , che io fuggii e non son ritornato più a casa.
- Dove sta tuo padre?
- In Burgos.
- Non ti vede mai?
- Mi vedesse, non mi saluterebbe neanche.
- Se alcuno si interessasse di te e ti insegnasse a leggere e a scrivere ed un buon mestiere per guadagnarti il vitto, ne saresti contento?
- Ah, Padre... !
- Ma sarai poi costante nel condur buona vita ?
- Sì, Padre, poichè la vita che meno adesso l'ho in odio, e se sono cattivo, non ne ho tutta la colpa; poichè la gente, vedendomi allegro, mi fa fare quello che non vorrei ; che ho da fare per guadagnarmi un reale od un quarto (1) in ricompensa delle mie stranezze?
La gente che udì questa nostra conversazione e che conosceva il giovane, mi assicurò che era per perdersi affatto, e che sarebbe stato un'opera di esimia carità il soccorrerlo e l'allontanarlo dalla sua patria , chè altrimenti andava per la via della prigione e del supplizio quanto prima. Allora mi diressi ad un signore, che più di tutti si era interessato pel giovane, e gli raccomandai che ne avesse cura egli intanto che io, arrivato a Santander, gli avrei scritto di ciò che si potrebbe fare in bene di quel disgraziato giovane. Quel signore me lo promise, e molto mi pregò di far qualche cosa per quell'infelice. Quel giovane mi parve proprio uno di quegli sventurati che la Provvidenza vuole che noi proteggiamo e incamminiamo per la via del bene. Chi sa che, prendendoci noi cura di lui con amore e affetto, non guadagneremo un'anima pel cielo e un buon operaio per la società!? Osservai in lui un carattere vivo, un'intelligenza svegliata ed un cuore nobile. Sarà forse la pietra angolare di Santander? Il cuore par che me lo dica. Dio benedica quest'opera. E che ne pare a lei, signor Direttore ?
Continuammo felicemente il viaggio, passammo la notte a Valenza, accolti molto bene dal nostro amico signor Paolo Madrid, che m'incaricò di farle tanti rispetti. Questa mattina ci mettemmo nuovamente in viaggio per Santander, dove arrivammo alle 2,45 di sera. Alla stazione ci aspettava il M. R. Segretario del Vescovo: salimmo in vettura e tosto fummo al Palazzo Episcopale. Qui ci attendeva il Vescovo stesso, la cui bontà ed affetto per i Salesiani la mia penna è incapace di descrivere. Sua Eccellenza Rev.ma benedisse il Signore di avergli concesso la grazia di veder i figli di Don Bosco nella sua casa e diocesi ; ci ama e tratta come un padre tratta i suoi figliuoli. Voglia Iddio ricompensarlo di tanta bontà; noi cercheremo di contraccambiarlo con eterna gratitudine e lavorando con impegno per la salute della gioventù di Santander. Avrei altre cose a dirle , ma per oggi sono stanco io e non voglio stancare di più anche lei.
Mi creda sempre
Suo affez.m° figlio in G. C. A. T.
Sac. Salesiano.
M. R. SIG. DON RUA,
Sono circa 20 giorni che l'ubbidienza mi ha mandato a Santander, in questa nuova Casa Salesiana, in qualità di Direttore. Partimmo da Barcellona il giorno 3 di maggio, festa dell'Invenzione di S. Croce. Questo a proposito, poichè anche per me pare si è trovata una bella croce ! Sia quel che Dio vuole !
Dopo un felicissimo viaggio e dopo di aver conosciuto in Saragozza un allievo di Don Bosco che frequentava l'Oratorio nell'anno 1863, arrivammo felicemente a Santander, dove fummo ricevuti dall'Ill.mo e Rev.mo Vescovo, la cui bontà fu tanto grande, da ospitarci nel suo palazzo e prodigarci per dieci giorni, che stemmo in Episcopio, le tenerezze più paterne. Nè solo il Vescovo, ma tutta la sua famiglia ci diede prova di grande affetto , di tal modo che una sorella di lui, di nome Giustina, la possiamo chiamare con tutta giustizia la madre dei Salesiani di Santander.
La città di Santander tutta ci ha ricevuti con entusiasmo ; e questi entusiasmo già cominciò a tradursi in atto, ed io non dubito punto che questa generosa e ricca città appoggierà efficacemente l'opera di Don Bosco. Il nome di Don Bosco affascina la gente la sua vita si legge con vivo interesse tutti restano ammirati della bellezza e della grandezza della sua opera.
Già siamo stabiliti nella casa a noi destinata : la prima occupazione nostra che ci prendemmo a cuore furono le scuole esterne, che contengono già un centinaio di alunni, e l'Oratorio festivo, che promette d essere numerosissimo ; di più già abbiamo due giovani di quattordici anni che studiano il latino e desiderano essere sacerdoti : li ho accettati come figli di Maria : l'uno è orfano ed abbandonato e l'altro paga una piccola pensione. La gioventù di Santander è in generale di molte buone qualità e di gran costanza ne' suoi buoni propositi. Molti poi dimostrano vocazione per lo stato ecclesiastico. Iddio e la Vergine Ausiliatrice ci benedicano e ci diano forza sufficiente per far progredire l'opera, sebbene la mia età e la mia poca pratica mi facciano dubitare e mi scoraggino. Non mi resta altro che diffidare intieramente di me e gettarmi totalmente nelle braccia della divina Provvidenza e sotto il manto della Vergine Ausiliatrice, che confido mi hanno da assistere sino al cielo.
Intanto ella , amato Padre, benedica me e i miei aiutanti, preghi e faccia pregare per noi, ci mandi dei buoni consigli e venga presto a visitarci, poichè la desideriamo molto, come pure molto la desidera Monsignor Vescovo e quanti conoscono ed amano Don Bosco.
Umil.m° e obb.mo figlio
A. T. Sacerdote Salesiano.
(1) Monete Spagnuole.
Solenni funzioni in Torino.
« Il 29 giugno scorso, festa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo , nella Metropolitana di Torino ebbero luogo le prime delle solenni funzioni promosse dal Comitato Torinese per i festeggiamenti, in occasione del Giubileo Episcopale di Leone XIII.
» Numerosissimo fu il concorso dei fedeli alla Messa ed alla Comunione del mattino. Alle 10 una folla enorme accorso ad udire la Messa Aeterna Christi munera del Palestrina, nella quale i cantori dell' Ospizio Salesiano di S. Giovanni Evangelista , sotto la direzione del M°. D. Ottonello , si dimostrarono colla loro interpretazione all' altezza del capolavoro musicale che eseguivano.
» Intorno a questa musica veramente sacra e sublime, di cui il popolo mostra di comprendere e gustare sì bene le squisite bellezze, ci piace qui riferire quanto ne ha scritto un uomo autorevole, il Soffredini, direttore della Gazzetta Musicale di Milano, il cui giudizio troviamo nella Civiltà Cattolica, serie XIV, vol. IX, quaderno 974, pag. 206 - Quanta grandezza sublime, quanta poesia celeste in cotesta musica, che si direbbe scritta dagli angioli ! Infatti, il primo requisito della musica del Palestrina è quello di essere veramente musica sacra; essa produce in chi l'ascolta il misticismo del sentimento religioso ; si prega con essa, ma non è la prece egoista di un' anima sola che implora per sè, è la preghiera di tutto un popolo credente, grave, profondo , sereno perchè spera , tranquillo di una pace promessa al giusto che l' ha meritata ; da quel potente soffio d' emanazione celeste, dirò divino, emerge tutta la fede che ispirò quelle note di paradiso. -
» Stupendo fu poi il discorso del nostro amatissimo Arcivescovo Mons. Biccardi... L'illustre oratore prese per tema le parole dette da Simeone sul Bambino Gesù : Positus est hic in ruinam et in resurrectionem multorum in Israel. - Tre amori mi spinsero , esordì Monsignore, a salire su questo pulpito per parlarvi : amore di Dio, amore della patria, amore di voi, cari ed amatissimi figli miei. -
Svolto tale concetto, narrò il fatto del vecchio Simeone , applicando il detto sopracitato al Papa.
» Il Papa è il centro, il motore, la pila, l' origine , la fonte della civiltà cristiana. Sono di aiuto alla civiltà cristiana i parenti, i maestri, i sacerdoti, i Vescovi ; ma il culmine, la direzione della civiltà cristiana spetta al Papa. Togliete il Papa, la civiltà cristiana non esiste più, Il Papa è la vita della civiltà. Quando nel mondo s' agita qualche grave questione di civiltà, di morale o di fede, il Papa sale al monte santo, dà uno sguardo attorno, invoca lo Spirito di Dio, poi scrive le stupende sue Encicliche, ammirazione degli stessi avversari. Il Papa è il centro dell'unità religiosa.
» Egli parla, e tutto il mondo cattolico è con lui. La patria, l'Italia nostra quando fu grande ? quando fu col Papa. Quando invece fu od è contro, allora soffre, allora va in ruinam. Festeggiamo il Papa, facciamo vedere che gli vogliamo bene. Noi altri cattolici fummo troppo inattivi; ci siamo lasciati prendere la mano. Bisogna scuoterci, bisogna far rumore, far vedere che il Papa è sempre il primo Italiano , il centro della nostra fede. In una visione, conchiuse Monsignor Riccardi, parmi vedere l' Italia nell'unità religiosa e morale ai piedi del Papa, che la benedice e le spiega avanti la bandiera di Cristo, cui tutti applaudono. È una visione, sarà un sogno? Presto, giova sperarlo, sarà una realtà ! (1). - »
(1) Unità Cattolica, 1 Luglio n. s.
Nel numero di febbraio di quest'anno noi indicavamo ai nostri lettori varii Comitati costituitisi in Italia per festeggiare il Giubileo Episcopale del Sommo Pontefice , e ne presentavamo le singole lodevoli proposte. Oltre a quelle, ora noi vorremmo raccomandarne altre due, l'una fatta dal periodico Il Tabernacolo e l'altra promossa da un Comitato di ottimi Milanesi,
- Il Rev. Sac. Pietro Bonilli, parroco di Trevi in Umbria, direttore del periodico suddetto, Il Tabernacolo, propose ai cattolici d'Italia di presentare al S. Padre, nell'occasione del prossimo suo Giubileo, un Ostensorio d'oro, in onore del Cuore Sacratissimo di Gesù Benedetto. L' Ostensorio ordinato, quale ci è descritto, risponde mirabilmente al suo scopo sublime ed esprime i più nobili sentimenti di pietà e di fede, di amore e di riparazione. Giova quindi sperare che l'amor a Gesù Cristo, la divozione al Santo Padre susciteranno lo zelo di tutti i cattolici d'Italia ad offrire quel mitissimo obolo, fosse di un solo centesimo, che basterà all'intento.
Una lira sola che pervenisse da tutte le parrocchie d'Italia, basterebbe per l'esecuzione dell'Ostensorio.
-Il Comitato poi, costituitosi in Milano colla piena soddisfazione del Presidente generale dei Comitati per questi festeggiamenti, fa appello a quanti sono i decorati della Croce « PRO ECCLESIA ET PONTIFICE » affinchè vogliano inviare l' obolo loro al Cassiere signor Magni Gerolamo - S. Maria Fulcorina, 4, Milano - per formare una « STESSA CROCE IN ORO GEMMATA » da presentarsi al Santo Padre Leone XIII nel suo Giubileo, con un Album in cui sieno raccolte le firme degli oblatori.
Cattolici ! concorriamo tutti, ciascuno secondo le sue forze e condizioni, ad onorare e festeggiare il nostro Santo Padre in una sì fausta circostanza!
I nostri lettori ricorderanno che nella descrizione fatta del grandioso altare di Maria SS. Ausiliatrice in occasione dell' inaugurazione dei recenti ristauri, accennammo a due statue rappresentanti S. Filippo Neri e San Vincenzo de' Paoli, poste negli intercolonnii laterali. Dobbiamo ora soggiungere che dette statue erano state eseguite solo a modo decorativo nel termine di soli tre giorni, tanto da occupare i due vani, i quali non togliessero al complesso architettonico di sua armoniosa compitezza. Queste per poco tempo dovevano tener luogo di due grandiose statue, che già avevamo commesse al valente scultore Cav. Giacomo Ginotti di Torino . Ora siamo lieti di annunziare che le due statue si ammirano già compiute in gesso nello studio del mentovato artista, e desso con questi due lavori dà veramente prova d'aver saputo attingere alla scuola del celebre suo maestro Vincenzo Vela quella celestiale ispirazione che rende così ammirabili i capolavori d'arte sacra di quest'uomo, gloria del secolo nostro. E qui ci sentiamo in dovere di segnalare alla pubblica ammirazione la generosità dei sig. Binelli di Leopoldi di Carrara, negozianti in marmi, che ci donarono il marmo per le due accennate statue, non tanto in ammirazione dell'opera che seppe darci l'egregio artista, quanto per cooperare anch'essi all' Opera Salesiana, per il che mentre loro tributiamo i nostri più vivi ringraziamenti e preghiamo la S. Vergine a voler benedire e prosperare cotesti nostri buoni Cooperatori nelle loro imprese, raccomandiamo altresì a tutti i devoti di Maria
SS. Ausiliatrice che vogliano aiutarci ora colle loro offerte a coprire le spese di modellazione non per anco soddisfatte e quelle di abbozzatura e finimento in marmo, che sommeranno a qualche migliaio di lire.
E come vi fu una famiglia che ci regalò il marmo, non ve ne sarà un'altra la quale voglia pagarci il lavoro almeno di una delle due statue?
Queste pertanto sorgeranno a perpetuare, una la carità e l'altra l'operosità, virtù sostenute così eroicamente dal nostro compianto D. Bosco col potente aiuto della sua cara Madonna, e ricorderanno altresì la devozione e l' amore per Maria Ausiliatrice e D. Bosco di quelle pie persone che contribuiranno generose a quest'opera anche con una debolissima offerta.
Ancora nuove fondazioni in America.
Nell'anno scolastico 1891-92 i Missionari Salesiani d'America, oltre a Riobamba nell'Equatore, a Santiago nel Chilì e ad Agua de Dios nella Colombia, estesero ancora la loro azione a Conesa sul Rio Negro, a Lima nel Perù, a Mendoza nell' Argentina, a Mercedes Or nell' Uruguay ed ultimamente le Suore di Maria Ausiliatrice si spinsero per la prima volta nello Stato di S. Paolo del Brasile, come apprendemmo dalle corrispondenze che ora produciamo, quantunque di data non troppo recente.
Conesa (Rio Negro).
1 Settembre 1891. REV. SIG. DoN RUA,
IL nostro zelantissimo Monsignor Cagliero, sempre attento a far del bene e condurre a Dio quante anime ci è dato guadagnare, vincendo la difficoltà che presenta la gran scarsezza di individui, l'anno scorso radunava un personale di sei e lo inviava a Conesa (Conessa) a stabilirvi una residenza per assicurare colla presenza del Missionario il frutto della Missione.
Io fui incaricato di accompagnarveli. Per. tanto il 5 di luglio, dopo aver celebrata la S. Messa e ricevuta la benedizione di Monsignore, seduti in un cocchio, partivamo da Patagones a quella volta. Il cammino, che dovevamo percorrere, era nientemeno che di 90 leghe, e lo facemmo, grazie a Dio, senza alcuna triste peripezia.
In sulla sera ci avvicinavamo presso qualche buona famiglia, già da noi conosciuta per la cordiale ospitalità che soleva darci altre volte in tempo di missioni; si piantava l' altarino e di buon mattino io celebrava la S. Messa e gli altri facevano la S. Comunione, ed intanto con pie industrie si cercava di attirare quei buoni abitanti ai SS. Sacramenti, d'insegnar loro un po' di dottrina cristiana e di battezzare qua e là i bambini tuttora infedeli.
La sera del secondo giorno, sull'imbrunire, ad una lega di distanza dalla casa fissata per alloggiare, i nostri cavalli s'impennano, puntan dei piedi in terra e per quanto li battiamo, non c'è verso di farli muovere; dovemmo cedere e rassegnarci a passare la notte a cielo aperto. Ci trovavamo vicini ad un fiume e all'ingresso di una gran selva, dalla quale colla notte non sarebbe stato sì facile l' uscire. Più tardi in quest' accidente ravvisammo un tratto della divina Provvidenza. Ma la notte era fredda, oscura , nuvolosa. Accendemmo dei grandi fuochi per riscaldarci, improvvisammo dei giacigli per terra; ma ecco ben presto sorprenderci una pioggia fitta fitta e che dura tutta la notte. Ci rifugiammo chi sopra il cocchio, chi sotto, ma di dormire non fa possibile. Per me, già fatto a quest'intemperie , importava ben poco ; ma mi rincresceva per gli altri confratelli ; temeva che, non ancora avvezzi a queste cose, ne avessero a soffrire ; ma, grazie a Dio, venne presto giorno e la pioggia cessò, permettendoci di continuare il nostro viaggio.
Passando di fronte a Pringles, desideravamo di vedere il nostro caro D. Luciani co' Salesiani e le Suore di quella Casa ; pertanto ci avvicinammo alla sponda del Rio Negro e facemmo alto. Appena posto piè in terra, ecco comparire dalla parte opposta del fiume un gruppo di fanciulle guidate dalle Suore, ed alcuni ragazzetti vispi ed allegri accompagnati da D. Luciani correrci incontro e farci mille feste. Quest'incontro in un luogo quasi deserto, in una borgata che non somma più di una ventina di case, (non contando però quelle sparse lontano), non poteva a meno che suscitare in noi uno scambievole affetto. La Superiora delle Suore fece tosto allestire il pranzo, in cui, per rendere più piacevole la festa, si fece uso di un poco di vino. Veramente per noi è cosa rara il vino... appena ci è permesso assaggiarne alcuni sorsi nelle più grandi solennità. E di fatto, si consideri se ci torni conto bere vino, quando si paga presentemente sei lire al litro! E non solo il vino, ma perfino gli articoli di consumo più necessari alla vita hanno un prezzo quasi favoloso. Chi dicesse che un sacco di farina vale quaranta scudi, che una libbra di zucchero si paga tre franchi, e via via... si stenterebbe a crederlo ; non ostante è la pura e semplice verità. Già se ne conosce la causa : è la crisi dell'oro, il quale giunse in questi ultimi giorni al 400 0/0.
Ma torniamo a prendere il filo del nostro viaggio. Dopopranzo , salutati i nostri cari confratelli e le Suore di Pringles, continuammo la marcia , facendo varie fermate in certi punti, sempre col fine di spargere il seme della parola divina dove ne fosse il bisogno, e battezzare gli infedeli che si trovavano più immediati al cammino.
Finalmente l'11 luglio, dopo sei giorni di cammino, arrivammo a Conesa. Le difficoltà incontrate, onde far trasportare i nostri pochi bagagli, ci avevano indotti a portare con noi le cose più indispensabili, lasciando il rimanente in Viedma, perchè ce lo mandassero alla prima occasione col vaporino. Sprovvisti pertanto di letto , di sedie , di cibo e degli arnesi di cucina, l'unica nostra spe. ranza era riposta nella pubblica carità di questa gente, in cui l'ospitalità è profondamente radicata. In effetto essi, al vederci sprovvisti di tutto, vennero tosto in nostro aiuto. Lo stesso Giudice di pace la prima sera ci fece imbandire in casa sua una buona ed abbondante cena, mentre altri si diedero premura di provvederci chi di letto, chi di materassi, sedie, pane, carne, ecc., di modo che in quei primi giorni non ci mancò nulla del necessario alla vita. Ancora al presente, dopo quasi due mesi di dimora, continuiamo a far uso di più cose imprestateci, perchè le nostre non arrivarono ancora.
La Casa Salesiana di Conesa, sebbene ai presente umile come la grotta di Betlemme, spargerà, speriamo benefizi spirituali e temporali sopra una vastissima zona popolata la maggior parte di indigeni e semi-indigeni, i quali apriranno gli occhi un giorno e si convertiranno e daranno infinite grazie a Dio, a Maria SS. Ausiliatrice e a D. Bosco, che, prevedendo la conversione dei Patagoni, loro mandò Missionarii e Suore.
La casa che abitiamo per ora è presa a pigione, e ne pagano l'affitto i vicini. Le Autorità ci aiutano in quanto possono e la popolazione gode del nostro arrivo.
Vorrei ancora parlarle, o Rev.m° sig. Don Rua, della festa che celebrammo in onore del glorioso martire S. Lorenzo, patrono di Conesa, ma ne do l'incarico a D. Agosta.
Benedica, amatissimo Padre, il personale di questa Casa e specialmente , per averne più bisogno, il suo
Aff m° in Gesù e Maria
Sac. MILANESIO DOMENIco.
1 Settembre 1891. REv.Mo SIG. D. RUA,
Un mese a quest'oggi arrivava a Conesa, piccola colonia pastorizia, ove mi attendeva Don Milanesio con un ascritto ed un catechista. Vi erano pure già giunte anche due Suore di Maria Ausiliatrice con una loro novizia.
Che buon cuore ha questa gente ! come sono ospitali ! Essi avevano già provveduti i nuovi arrivati del necessario per dormire, per mobigliare la casa, la cucina e la cappella. E che ressa, che gara in tutti per assistere alle piccole funzioni che in questa povera casa di Dio incominciammo a celebrare !
Si era nella novena di s. Lorenzo, patrono del paese. Tutti desideravano che per questa festa si facesse la processione ; e non solo volevano che passasse il Santo per le irregolari vie, formate dalle basse capanne di salici e fango, ma bramavano che comparisse a ricevere i loro tributi di adorazione il Re dei re, Gesù in Sacramento. Pertanto si trattava di improvvisare e croci e stendardi e baldacchini, chè non avevamo ancora nulla. Non riuscì però ardua impresa. Ricchi e poveri, tutti concorsero chi regalando, chi imprestando quanto avevano di più prezioso in tele colorate, in pelli di guanaco, in nastri, fiori ecc. ; una giovane sposa si disfece dello stesso suo abbigliamento da nozze, che servì a meraviglia per formare il trono pel divin Redentore.
Con simili disposizioni, la festa del Patrono non poteva a meno che riuscire bella, splendida e consolante. Alle 8 del mattino, la Comunione generale fu di una trentina di persone, e qui un mal connesso fervorino fu la mia prima predica ai miei futuri parrocchiani. Alla Messa delle 10 1/2 presero parte tutte le Autorità in corpo. Non potemmo combinare di cantarla ; ma vi supplirono diverse lodi in musica, intercalate da suonate religiose. Alle 3 1/2 pom. a prender parte alla processione non mancò nessuna famiglia non solo del paese, ma neppure delle molte sparse a distanze di dieci a dodici ore.
Apriva la processione una piccola croce, seguita dagli alunni delle scuole comunali; indi veniva l' improvvisato stendardo col quadro di s. Lorenzo , portato dai Maggiordomi o Priori della festa, con un nucleo dei più vecchi del paese. Dietro di loro sfilavano le signore, le Suore di M. A. con le future figlie di Maria, alternando la recita del S. Rosario col canto di laudi sacre. In fine tra una moltitudine di teste scoperte campeggiava il rosso baldacchino, portato da tutte le Autorità del paese e scortato dallo squadrone di guardie civiche, sotto il quale il Dio d'Amore passava a benedire le misere capanne dei divoti Conesini.
Nel cammino percorso trovammo due graziosi altari, dove ci fermammo per benedire; dato il giro intorno a tutto il paese si ritornò alla cappella, e si conchiuse la bella festa col panegirico del Santo , col Tantum ergo in musica, imparato in pochi giorni dalle future figlie di Maria, e con la benedizione del Santissimo.
Tutti restarono oltremodo soddisfatti di questa prima funzione.
Ora ci prepariamo per la Natività di Maria; speriamo di appagare sempre meglio questa buona gente....
Dev.mo Obbl.mo figlio Sac. FRANCESCO AGOSTA.
Lima, (Perù).
Per quella capitale, come già dicemmo, partirono l'anno scorso da Torino alcuni sacerdoti ed un drappello di Suore di Maria Ausiliatrice. Superiore di questa Comunità era stabilito Don Antonio Rìccardi, già segretario di Monsig. Cagliero, il quale dalla Patagonia si portò al Perù a ricevere i nuovi fratelli d'Italia.
Del loro arrivo e delle belle accoglienze loro fatte, così ne parla la Rivista Cattolica di Lima
« Questi religiosi furono ricevuti a Callao dal sig. Candamo, direttore della Società di Beneficenza, colla delicatezza che lo distingue e con manifesti segni d'affetto verso questi individui che vengono a prestare importanti servizi al Perù.
» L'Ill.mo e Rev.mo nostro Arcivescovo, che stava amministrando la Cresima nella chiesa principale del vicino porto, ricevette questi figli di Don Bosco con le più tenere espressioni di paterno affetto e con tutta l' effusioni della sua anima li benedisse, perchè spargessero nel nostro suolo il seme del bene per mezzo dell'amore alla virtù ed al lavoro, come sanno fare i Salesiani in tutti i popoli che hanno la fortuna di possederli.
» Il capitano del porto e tutte le persone che intervennero all'arrivo dei Salesiani prodigarono loro ogni sorta di attenzioni; ma in modo speciale il Rev. P. Cosimo Mivielle, Superiore dei Lazzaristi, le Figlie della Carità dell'Ospedale di Guadalupa e quelle di S. Teresa in Lima , dove furono ospitate le Suore di Maria Ausiliatrice, finchè non poterono stabilirsi nello spazioso locale intitolato : Instituto Sevilla. »
Della festa per la definitiva loro installazione, ricaviamo i seguenti brani dalla Opinione, giornale di quella capitale
« Prima dell' ora stabilita per la modesta ma importante solennità, si trovavano già radunati nelle sale del bel locale gran numero di signore e signori. Siccome l'elegante ed artistica cappella, in cui si venera l'effigie del S. Cuore di Gesù, non poteva contenere comodamente i numerosi invitati, si era innalzato un altare portatile nel cortile in. terno, di forma ottagonale , coperto da un gran tendone , sotto cui si erano collocati banchi e sedie e si vedevano simmetricamente distribuiti vasi di belle piante e di olezzanti fiori.
» Prima della Messa, che fu celebrata dall'Ecc.mo Mons. Emanuele Tovar, Vescovo di Marcopolis, assistito dai Canonici dottori Jaime Tovar e Carlos Garcia Irigoyen, dai sacerdoti Salesiani e dai Superiori dei Lazzaristi e dei Redentoristi, S. E. Ill.ma pronunziò un eloquente discorso, encomiando i sentimenti filantropici del fondatore e le sollecitudini della Società di Beneficenza ed in modo speciale del suo direttore per condurre a termine l'Istituto Sevilla , raccomandando alle alunne impegno, moralità e virtù e insinuando loro che imitassero l'esempio delle rispettabili Suore istituite dall'immortale Don Bosco, chiamate a dirigere la loro educazione civile, morale e religiosa.
» Terminata una così bella perorazione, si procedette alla benedizione del locale , seguendo la Messa cantata, che incominciò dopo le 10. Durante questa , le giovanette intonarono diversi cantici, accompagnate graziosamente nella melodia dal celebre professore Guglielmo Brandes. Finita la cerimonia religiosa, gli intervenuti passarono a visitare il locale, di cui daremo una piccola descrizione.
» L'Istituto si è stabilito in una bella casa murata, situata in vicinanza al convento del Patrocinio.
» Nell' ala destra dell'edifizio si trova un vasto camerone con sedici letti, posti in bell'ordine , colle loro rispettive sedie e tavolini; un altro stanzone , che serve di lavatoio e guardaroba ; quindi un dormitorio eguale al primo colla rispettiva stanza per guardaroba.
» Nell' ala sinistra avvi la direzione, modesta , ma elegantemente accomodata, con mobili tappezzati in tela ; alle pareti sono appesi i ritratti ad olio del fondatore dell'Istituto D. José Sevilla, di Don Bosco, fondatore della Pia Società di S. Francesco di Sales , un' immagine di Maria Ausiliatrice patrona di questa Società e una fotografia del Sig. Don Rua, Superiore generale dei Salesiani.
» Segue uno scrittoio , dove fu collocato un apparato telefonico , una cameretta per magazzino ed il dormitorio per le Suore.
» Nel salone di fronte (principale) si è stabilito lo studio o laboratorio, nel quale vi sono molte comode tavole, panche e macchine da cucire ecc., ecc. Dietro vi è la cappella.
» Nel secondo cortile, a sinistra e a destra vi sono le sale destinate ai diversi laboratorii , che prossimamente si hanno da stabilire ed il refettorio con quattro tavole per le alunno, che comunica con una magnifica cucina e dispensa.
» A sinistra del bellissimo e vasto orto, si stabilirà una lavanderia e a destra i saloni che avranno da ricevere maggior numero di alunne. »
Questo per le ragazze e le Suore.
« Si pensa inoltre di costruire un laboratorio per ragazzi, che sarà diretto dai Salesiani, i quali ora abitano in un locale completamente separato dall' Istituto , dal lato della stazione della ferrovia urbana.
» Dopo mezzogiorno, si conchiuse la festa tanto simpatica, lasciando nei convenuti i più grati ricordi di essa e del bel modo con cui furono trattati sì dai sacerdoti e sì dalle Suore incaricate dell' Istituto e dai cortesi socii della Beneficenza.
» Un applauso adunque a istituzione sì umanitaria e congratulazioni entusiastiche al degno Direttore della Società di Beneficenza pel trionfo riportato, dal quale tanto bene e profitto spera la Repubblica tutta. Educare la gioventù è uno dei più nobili, belli e grandi doveri di tutti e di ciascuno. Benedizione adunque a coloro che compiono sì sacra missione ! »
Mendoza (Argentina).
Questa città è posta nell'Argentina a' piedi delle Cordigliere che la separano dal Chilì. È celebre pei suoi terremoti, e specialmente per quello accaduto nel 1861, che la rovinò quasi interamente. Anche colà i Salesiani, desiderati da tanti anni, vi andarono ad aprire una Casa il giorno 22 febbraio di quest'anno. Ecco la relazione che di là ricevemmo
REV.MO SIG. D. RUA
PERMETTA, o amatissimo Padre, che uno dei suoi poveri figli d'America, inviato da Buenos Aires alla città di Mendoza per stabilirvi una Casa Salesiana, le invii due linee per darle notizia di questa nuova fondazione.
Il giorno del nostro Patrono S. Francesco di Sales partii da Buenos Aires ed il 31 arrivai a Mendoza, dove alloggiai dai RR. PP. della Compagnia, i quali mi trattarono con isquisita cortesia , mentre faceva le debite pratiche perchè si liberasse la casa, Escuela Catolica, che doveva cambiare in Colegio Don Bosco, e nel medesimo tempo andava in cerca di mezzi onde poter mobigliare delle cose più indispensabili l'abitazione e le scuole.
Il 18 corrente poi, prima che io fossi riuscito in nessuno dei due intenti, inaspettati giunsero dal Chilì un sacerdote, un chierico, un catechista ed un ascritto, inviati da Mons. Cagliero per questa Casa, i quali meco s'unirono per alcuni giorni ad aumentare i disturbi a questi buoni Padri, a cui rendiamo le grazie più sentite del nostro cuore per la gran bontà che ci usarono. Replicammo pertanto le visite e le suppliche alle famiglie, accelerammo i lavori, ed il 22 potemmo occupare la nostra nuova abitazione.
La sera di quel giorno ci trovammo posses sori di varii mobili e di tanti utensili, che solamente al mattino non sapevamo ove fossero. Armadi per cucina, pentole e pentolini, posate e tondi, lettiere, materassi, guanciali e lenzuola, una cesta di frutta, un pezzo di carne, uova, ecc. ecc., in una parola ci piovettero dal cielo tante di quelle cose, che ci confusero di guisa, che non sapevamo come fare per ringraziare convenientemente sì buone persone. Anche qui noi abbiam trovato le nostre mamme : due ottime sorelle, le signore Felicita e Delfina Rodriguez, che si distinsero in questi atti di generosità e le quali speriamo vorranno continuare a farci da madre come la buona Margherita a D. Bosco. Che il Signore benedica queste anime generose!
La prossima settimana speriamo d'inaugurare le scuole , incominciando ad aprire la 1a, 2a e 3a elementare.
Per ora non abbiamo niente di pronto per la cappella, non il locale, non un arredo sacro. Fra due mesi vedremo di aggiustare alla meglio la scuola più vasta che abbiamo, e per gli arredi e paramenti mettiam la nostra fiducia nella divina Provvidenza. Rincresce tanto che quest'anno le cavallette devastarono quasi tutte le uve, l'unica ricchezza di questa città : dobbiamo quindi rivolgere lo sguardo ad altre regioni. Appena avremo una cappella un po' decente, apriremo anche l'Oratorio festivo.
Da Buenos Aires deve pur venire un altro chierico che sappia suonare l' harmonium, quando lo avremo.
Ora, amatissimo Padre, si degni benedire questa nuova fondazione, ciascuno de' miei compagni ed in modo speciale chi ne ha maggior bisogno e gode di professarsi di lei
Mendoza, 29 febbraio 1892.
Rev.mo Obbl.mo figlio in G. C. Sac. L. BOTTA.
Stato di S. Paolo del Brasile.
AMATISSIMO PADRE IN G. C.
CHI le scrive in questo momento è la prima figlia di Maria Ausiliatrice del Brasile. Mentre le do notizia del nostro arrivo a questo paese, intendo chiederle la sua benedizione e pregarla di raccomandar al Signore questa nuova Casa.
È già da un mese che ci troviamo in questa Repubblica; credo che ella avrà già saputo da altri il ricevimento che abbiamo avuto. Ad ogni modo le dirò che ci sembrarono cose dell'altro mondo e che abbiam dovuto rimanere molto confuse nel vederci così ben accolte! Riferimmo tutto alla maggior gloria di Dio e della cara Congregazione Salesiana, alla quale andiamo liete di essere affigliate. Nelle tre stazioni che abbiamo fatte, ci venne a ricevere un mondo di gente con musiche e processioni e con tutte le Autorità ecclesiastiche e civili. Oh come amano Don Bosco in questi paesi ! Per questo festeggiavan noi, credendo che gli rassomigliassimo. Fosse almeno vero ! Abbiamo però una grande volontà di seguire i suoi esempi, e la stima che qui ci dimostrano sarà uno stimolo di più per seguire animosamente il buon cammino e non iscoraggiarci nelle difficoltà.
Siam venute in numero di dodici destinato per tre Case. Finora siamo state tutte unite, ma dopo la Settimana Santa ci separeremo.
Tutte le Suore venute meco in questa Repubblica, se si eccettua la povera scrivente che è Italiana, sono tutte Americane dell' Uruguay. Il sig. Don Lasagna credette far cosa grata a lei, Rev.mo Signor D. Rua, che così saprebbe come anche queste cominciano a lavorare. Di esse sei sono mie alunne di Paysandù.
Si degni, amatissimo Padre, gradire le espressioni di stima e di affetto di queste mie care sorelle , ci raccomandi al Signore e ci favorisca la sua paterna benedizione.
Collegio di N. S. del Carmine, Guaratinguetà (Stato di S. Paolo) 10 Aprile 1892
Sua umil.ma figlia in G. C. Suor TERESA RINALDI.
REV.mO SIGNOR DON RUA,
S. Paolo, 26 aprile 1892,
AL nostro giungere (1) trovammo i confratelli, i benefattori ed i giovani di S. Paolo ben animati. Non le dico se ci fecero passare per diverse mortificazioni, ricevendo il reduce ed i suoi compagni alla stazione con musica, e preparando a loro onore una festa accademica con teatro, alla quale volle intervenire il nostro buon papà, il Vescovo Diocesano. Fu gratissima sorpresa per me il trovare il nostro caro Santuario del S. Cuore ben avanti oltre ogni mia aspettazione.
Ai 160 giovani entrati nel Liceo ora se ne aggiunsero altri 80, e poi gli esterni vanno crescendo giorno per giorno. Con un triduo a S. Giuseppe incominciammo l' anno scolastico.
A Nictheroy pure il collegio si trova ripieno e con molta animazione.
A Lorena poi fu insufficiente il fabbricato nuovo capace di più di cento interni : si lavora per ricoverarne almeno ancora una cinquantina.
In questi giorni arrivarono dodici Suore di Maria Ausiliatrice da Montevideo (aspettando la realizzazione delle promesse di Europa), per aprire tre case nel Brasile, a Lorena , Guaratinguetà e Pindamonhargaba. furono ricevute con vero entusiasmo, il che prova con quanta ansietà erano aspettate.
Ma il demonio, che sta facendola assai da imperatore in questa vasta e giovane Repubblica, si doveva rodere di rabbia pel progresso delle Opere Salesiane. Ne volle prendere vendetta, studiandone una delle sue, e permettendolo il Signore, vi riuscì, cagionandoci una grave perdita materiale.
Per quindici giorni dirotte pioggie innondarono campagne e città dello Stato di S. Paolo, cagionando molte disgrazie. Nelle notti poi del 19 e del 20 parve che si fossero aperte le cateratte del cielo, e che il Signore si fosse dimenticato della sua parola di non più mandare il diluvio. Il lavoro dell'incanalamento dell'acqua sul tetto della nostra Chiesa era stato interrotto in mal punto, e l'acqua, rovesciandosi al lato di una colonna con tanta furia, ne minò le fondamenta, di modo che perdendo l'equilibrio il muro destro ancor fresco crollò strascinando seco il tetto della nave di mezzo. Nella nostra disgrazia fummo felici di non dover lamentare altre vittime, fuor delle tegole e dei mattoni infranti, e fu pure gran fortuna che solo un muro cadesse senza che gli altri dessero il mìnimo segno di voler seguirne l' esempio. Il danno fu calcolato da 10 a 12 contos (il conto vale circa 2000 fr.), ed il giorno seguente riceveva dalle mani di diversi ottimi benefattori, sempre attenti ai nostri più urgenti bisogni, quasi il doppio della perdita. I lavori procedono ora con maggiore alacrità e nella rivincita il demonio avrà certamente la peggio.
Ed ora passo ad altre notizie di speranze e di progetti. Lavoro per mettere in piedi una scuola di latinisti ed un' altra di artisti Salesiani, secondo i suoi e miei vivissimi desiderii. Sogno poi sempre le missioni degli Indii del Brasile, ed ho presenti alla mente le sue parole di incoraggiamento per realizzare il grandioso progetto di Don Bosco. Finito il Santuario del S. Cuore e celebratesi le feste della consacrazione in luglio del prossimo anno, come spero, diverrò qualche cosa di più che vir desideriorum.
Gradisca, rev.mo° ed amat.m° Padre, i saluti affettuosissimi di questi suoi figli lontani, tua che sovente si trovano in ispirito presso di lei, Salesiani, Alunni e Benefattori. Ci benedica tutti e specialmente questo suo
Aff.mo e Obbl.mo figlio D. G. GIORDANO.
(1) Intende parlare dell'ultimo drappello di Missionari partiti privatamente da Torino pel Brasile nel gennaio u. s.
Togliamo dall' Eco di Bergamo del 6 Luglio la seguente corrispondenza
Gandino, 4 luglio 1892.
« Più unica che rara fa la solennità celebratasi domenica in questa prepositurale di Gandino, solennità che fa grande onore a questa grossa borgata, che nulla trascura per renderla sempre più devota e grandiosa.
» Alle 6 del mattino vennero scoperte le urne dei SS. Martiri. L'inno cantato dai giovanetti dell'Istituto di Don Bosco di Torino ed eseguito con ammirabile affiatamento e sicurezza, lasciò in tutti una profonda impressione.
» Verso le ore 9, questo popolo esultante attendeva S. E. Ill.ma Mons. Vescovo col suo Vicario Generale Can. Arcangeli. L'entrata di S. E. fu un vero trionfo. La banda locale precedeva la carrozza di Monsignore. La vasta piazza presentava un aspetto imponente; tutto il clero di Gandino e vicinanze vi si trovava per ricevere il Pastore comune, commosso per sì spontanea amorevole accoglienza.
» Ma l'ora della Messa solenne è vicina, le campane ne danno l'avviso ed il vasto tempio va stipandosi, e a me appena è dato trovare un posticino. Pontifica Mons. Arcangeli, assistito da Monsignor Vescovo. Sono pure presenti i Can. Torri, Fumagalli e Mazzoleni. Il panegirico dei Santi fu recitato dal notissimo, valente oratore, Can. Denti di Crema.
» Alle ore 4 pom. furono cantati i Vespri solennemente.
» Il programma della parte musicale tanto pel mattino come per la sera non poteva essere meglio scelto. Esso si componeva dei Maestri Palestrina, Cherubini, Gounod, Roberti, Galli ed altri celeberrimi autori.
» Parlare di quella musica di Paradiso io non mi sento capace. A Gandino c'erano moltissimi intelligenti e vari maestri di musica. Ad una voce tutti ripeteano, che tanto la musica, quanto l'esecuzione furono avvenimenti straordinari.
» Esecutori delle parti cantabili furono 40 cantori dell'Istituto di Don Bosco, fra i quali 32 fanciulli, i bassi teol. prof. D. L. Caligaris e Grasso Enrico del medesimo istituto, il tenore cav. Pasini di Brescia, il basso Milesi di Bergamo e due di Leffe, dei quali non ho saputo il nome. All' accompagnamento d' organo s' era aggiunta un' orchestra di soli strumenti d'arco.
» L'esecuzione dei diversi pezzi di musica destò meraviglia, entusiasmo in tutti; il rigido classicismo della musica, anziché nuocere, giovò immensamente a far capire anche ai profani quale sia il vero tipo della musica chiesastica.
» Il maestro Dogliani, che diresse tutto il complesso, merita i più grandi elogi. Quei cari fanciulli dell'Istituto Salesiano, così educati, composti e attenti, col loro angelico canto strapparono a più d'uno le lacrime. Il cav. Pasini nel mottetto del Cappocci alla Messa e nella Salve Regina del Falconara ai Vespri fu inarrivabile.
All'organo sedette il cav. Remondi, che tanto ama le istituzioni salesiane.
Grazie alla gentilezza del sig. Giuseppe Alberti, cui va attribuito speciale merito per la riuscita della solennità , potei fare una visita agli alunni di Don Bosco, mentre stavano pranzando nel locale ampio e magnifico dell'Asilo infantile. Era una delizia il vederli.
» Portai il mio saluto a quei cari angioletti, ricordando la carità del loro Padre Don Bosco e la perenne riconoscenza che l' umanità deve a quell'apostolo di carità.
» Il sig. Giuseppe Alberti, interpretando i sentimenti della popolazione, inviò il seguente telegramma al Superiore dell' Istituto di Don Bosco in Torino : - Gandinesi entusiasmati risultato concenti, edificati contegno orfani, mandano loro Direttore vivi ossequi, sentiti ringraziamenti.
» Prima dei Vespri, il fotografo Ogliari ritrasse in bel gruppo nel locale dell'Asilo tutti gli artisti grandi e piccini dell' Istituto Salesiano, affinchè più cara e duratura rimanga qui la memoria della memoranda giornata.
» Dopo le funzioni maestri ed alunni salesiani si portarono ad ossequiare S. E. Rev.ma Monsignor Vescovo di Bergamo, il quale, dopo aver fatto un elogio alla cara memoria di D. Bosco, disse fortunati quei giovanetti perché hanno la bella sorte di essere educati in un Collegio di quel grand'uomo. Li lodò poi perché avevano cantato bene e musica veramente liturgica sì da conciliare la divozione, (e Monsignore è un intelligente in fatto di musica), ma specialmente li encomiò, perché col loro buon contegno in chiesa avevano edificati i Gandinesi.
» Mons. Vescovo, col suo seguito, lasciò Gandino verso le ore sette, riverito, acclamato dalla popolazione e dai numerosi forestieri. Oh! qui è sempre grande e profonda l'affezione verso il sapientissimo Pastore che ci governa. »
Penango, 6 luglio 1892.
.... Trattavasi di fare in quest'anno, nel Collegio di S. Pio V in Penango la festa di s. Luigi, che negli altri anni solevasi celebrare non solamente con solennissime e divote funzioni in chiesa, ma altresì con accademie, illuminazioni, fuochi artificiali ed altri onesti divertimenti. In quest'anno però come ciò fare tra questi buoni popolani, sul cui volto si vede scolpita la desolazione portata dalla crisi agraria e dall' ultimo flagello della grandine
I Salesiani a ciò pensarono e dissero : Facciamo la festa, ma in modo che non faccia contrasto colla desolazione del paese, bensì riesca di sollievo agli afflitti Penanghesi : e così avvenne.
La festa ebbe luogo il 3 luglio, ma tutto concorreva ad innalzare i cuori sopra delle terrene cose, tutto concorreva a far dimenticare le gravi sventure e a far concepire speranze di un avvenire più lieto. Alla mattina vi fu nella cappella del Collegio la Messa della Comunione generale , celebrata dall' amatissimo nostro Vescovo Monsignor Edoardo Pulciano, dopo la quale il prefato Monsignore amministrò la Cresima ad alcuni giovani convittori e della parrocchia , e disse a tutti affettuose e care parole, che lasciarono specialmente nei cuori dei giovanetti le più dolci impressioni.
Alle undici ebbe luogo nella chiesa parrocchiale la Messa solenne coll'assistenza di Monsignor Vescovo, cui facevan nobile corona distintissimi ecclesiastici , tra i quali l' indefesso, zelantissimo prevosto di Calliano, che celebrava la Messa, Don Giuseppe Bertello, direttore del Collegio di Borgo San Martino e Don Bensi direttore del Collegio di Trino, ambidue della Congregazione Salesiana.
La Messa fu cantata dai giovanetti del Collegio con tale armonia di voci, che tutti ne erano rapiti e commossi.
L'ottimo direttore di questo Collegio, D. Scappini, che è tutto cuore, volle che, a maggior conforto di questo popolo, anche la funzione della sera avesse luogo nella chiesa parrocchiale, dove, cantati i Vespri, il M. Rev. prof. Don Giuseppe Caroglio , parroco di Altavilla, fece sentire un affettuoso, forbíto ed elegante discorso , dopo il quale Monsig. Vescovo impartì la benedizione col SS. Sacramento; poscia diede l' addio ai giovani ed al popolo, lasciando a tutti affettuosi paterni ricordi.
Così ebbe fine la festa di S. Luigi, della quale e i giovani e i popolani di Penango serberanno sempre soave memoria. Dio benedica le mille volte questi cari figli di Don Bosco, che apportarono in questo paese l'educazione e l'istruzione; sicché tanti giovani del paese poterono, frequentando gratuitamente le loro ben ordinate scuole, darsi agli studi , onorare la patria, riuscire utili alla Chiesa e alla società.
(Corrispondenza della Gazzetta di Casale, 9 Luglio).
Anche la nostra Casa di Trino ebbe le sue belle feste nel mese di giugno. Vi si celebrarono quelle di S. Luigi Gonzaga e del S. Cuore di Gesù nei giorni 29 e 30, precedute da un triduo di predicazione. La prima sera del triduo diede la Benedizione solenne col SS. Sacramento il R. Superiore dei Francescani Padre Florido, il quale festeggiò nello scorso luglio il suo Giubileo sacerdotale (ad multos annos !); la seconda sera il R. Priore dei PP. Domenicani, la terza il Rev.mo sig. Prevosto. Il 29 poi S. E. R.ma Mons. Pulciano invitato dal Direttore, ebbe la degnazione di celebrare alle 7 la Messa della Comunione generale nella nostra chiesa del S. Cuore di Gesù, distribuendo il Pane Eucaristico per circa un'ora. Alle 10 1/2 assistette pontificalmente alla Messa solenne, cantata dal sig. Can. Vicari di Vercelli, e nel pomeriggio ebbe la bontà di presiedere in piviale e mitra, malgrado il sole ardente e il calore straordinario, la processione che dalla chiesa del S. Cuore andò a quella parrocchiale, riportandovi la statua di S. Luigi, gentilmente favorita per le feste dal Rev.mo ed amatissimo sig. Prevosto.
Erano più centinaia di giovanetti che sfilavano, parecchi di loro in veste talare e cotta , recando gigli in mano, seguiti da molti dei benemeriti operai della Società Cattolica, dai RR. PP. Francescani, dai Rev.mi Sigg. Canonici della Colledi Trino in cappa magna, dai sacri ministri e dal venerando Prelato, e preceduti dalla banda musicale di Camino, che rallegrò colle sue liete armonie i due giorni di festa.
Nella chiesa parrocchiale, rigurgitante di fedeli, dopo un breve sermone intorno a s. Luigi, detto da un Salesiano, Mons. Vescovo impartì solennemente la Benedizione col SS. Sacramento.
La sera poi si rappresentò nel teatro dell' Istituto Salesiano dai giovani alunni il dramma del sac. G. B. Lemoyne : L'Eredità d'un figlio ingrato, e Monsignore sempre buono si degnò assistervi con un bel numero di nostri Cooperatori ed abitanti di Trino. L'indomani le funzioni furono tutte a carico dello zelantissimo sig. Prevosto, che non sa mai negar nulla ai suoi cari Salesiani. La parte musicale di tutte le sacre funzioni fu disimpegnata dagli alunni della Casa.
Il tutto terminò con fuochi d'artifizio, con una bella illuminazione del Collegio e con una seconda rappresentazione teatrale.
Grazie di cuore all'Ecc.mo Vescovo, al clero, a tutti i nostri buoni Cooperatori e Cooperatrici di Trino.
La domenica 10 luglio, verso le ore 6 pom., il sac. prof. D. Giuseppe Bertello, Direttore del nostro Collegio di Borgo S. Martino, teneva nell'Istituto della Sacra Famiglia di Lu Monferrato , diretto dalle Suore di Maria Ausiliatrice, un'interessante conferenza ai Cooperatori Salesiani di quel villaggio. Il concorso fu numeroso e la questua raccomandata e fattasi dal cav. Ribaldone fruttò una consolante somma. Il conferenziere parlò specialmente del bene grande che si fa nelle Missioni d'America e negli Oratorii festivi d'Europa mediante i soccorsi degli ottimi Cooperatori Salesiani.
Terminata la conferenza, Cooperatori e Cooperatrici si raccolsero nel salone dell'Istituto, ove assistettero ad un piacevole trattenimento.
Prima della conferenza si era pure tenuta la distribuzione dei premii alle giovanette che numerose frequentano l'annesso Oratorio festivo tenuto dalle Suore stesse di D. Bosco. D. Bertello, che presiedeva l'accademia, rivolse a quelle buone figlie alcune efficaci parole sull'eccellenza ed importanza del Catechismo e sul dovere e necessità di studiarlo, animando tutte ad intervenire assidue a quell'ora di tal insegnamento che alla domenica danno le Suore suddette.
Tra quest'accademiola, la conferenza ed il trattenimento della sera riuscì una festa sì bella, che riempì quella buona gente di santo entusiasmo per sostenere l'Asilo, le scuole e l'Oratorio festivo dell'Istituto della Sacra Famiglia ed aiutare le altre Opere Salesiane.
Così scrivono da Faenza in data del 2 luglio al Faro Romagnolo di Ravenna
« Anche l' Istituto Salesiano di Faenza ha voluto con nobile pensiero e che altamente lo onora, contribuire all'arredamento del nuovo Ospedale di questa città, confermando la verità di quel detto, che se la politica ci divide, la carità ci unisce
Gentilmente invitato dall' egregio sig. Direttore dell'Istituto suddetto, prof. D. Gio. Battista Rinaldi, assistei ieri sera alla rappresentazione di un dramma, al canto di un coro ed all'esecuzione di parecchi pezzi musicali nel teatro privato dell'Istituto stesso, capace di 600 persone.
» La santità dello scopo e il desiderio di vedere gli effetti dell'educazione impartita ai giovanetti, che in numero di circa 300 frequentano le scuole del medesimo Istituto, aveva attirato un pubblico scelto e numeroso. Oltre a parecchie signore dell'aristocrazia e borghesia faentina, ad alcuni Consiglieri comunali ed insegnanti, notai pure l'egregio cav. Trincheri , nostro Sotto-Prefetto, che venne accolto colla più squisita cortesia dal Direttore dell'Istituto.
» Il trattenimento si aperse con un inno accompagnato dalla brava banda dell'Istituto, e con un breve prologo in poesia. Tenne dietro la rappresentazione di un dramma storico in tre atti.
» Al termine di ciascun atto si cantarono scelti pezzi musicali; e il trattenimento fu chiuso con un ringraziamento dei tre più piccini dell'Istituto.
» I piccoli attori, cantori e suonatori erano tutti allievi del collegio Salesiano : e per amore del vero, debbo dire che sostennero benissimo la parte loro affidata, con meraviglia grande dell'uditorio, che fu loro largo di applausi e battimani.
» L'incasso della serata, che andrà a totale beneficio del nuovo Ospedale , ammonta alla considerevole somma di L. 400 circa.
» Porgo quindi a nome di tanti infelici, che presto verranno ricoverati nel nuovo Ospedale, i più vivi ringraziamenti a quell' ottimo Direttore ed a' suoi collaboratori. »
Una cara festicciuola allietava la sera 29 Giugno l'Orfanotrofio Crosina-Sartori diretto dai Salesiani. Il vasto piazzale dell'interno dell'Orfanotrofio, bellamente parato con festoni di edera, con fiori e serici drappi, era sfarzosamente illuminato da gran copia di variopinti palloncini, esteticamente disposti tutti all'intorno delle logge e delle pareti, e nel mezzo da due grandi lampade a luce elettrica. Un grandioso trasparente portante l'immagine di S. Luigi in gloria e un altro recante una semplice, ma eloquente iscrizione dicevano, che la festa era diretta da quei buoni orfani e convittori ad onorare S. Luigi loro Patrono e insieme l' onomastico dell' amatissimo loro Rettore. La parte del piazzale destinata pegli invitati brulicava di Signori e Signore, di Cooperatori e Cooperatrici Salesiane, ed anche le logge erano gremite di spettatori. Assisteva pure Sua Altezza Rev.ma il nostro Pr. Vescovo con buon numero di Sacerdoti, fra cui ci piace nominare il Rev.mo Mons. Zambelli e i tre parrochi di città.
La brava banda cittadina graziosamente concessa suonò colla sua solita valentia alcuni bei pezzi, che vennero alternati colla lettura di indirizzi, poesie italiane e latine analoghe alla festa, elaborate dagli alunni.
L'egregio Sig.r Maestro Obrelli, lesse con particolare facondia in nome della cittadinanza un elegante discorso, in cui prendendo le mosse dalle vicende dell'Orfanotrofio venne tratteggiando l'opera provvidenziale dell'immortale Don Bosco, iniziata e diffusa dapprima nel bel paese e poscia nelle varie parti del mondo, dimostrandola eminentemente cattolica e patriottica ad un tempo. Dopo aver accennato alla chiamata dei Salesiani nella nostra città, favorita particolarmente dall'onor. Sig. Podestà, rilevò la benefica influenza esercitata dai Salesiani nell' Orfanotrofio, attribuendone il merito precipuo allo zelo illuminato e prudente del Sig.r Rettore Don Furno. Chiuse facendo voti, che questa benemerita Congregazione coadiuvata dall' efficace appoggio de cittadini, abbia a fiorire e dilatarsi anche fra noi, come il mistico granello di senapa, al vero bene morale e civile della nostra cara gioventù.
Seguì poi un riuscitissimo spettacolo di fuochi artificiali, preparato con felice pensiero alla festa dell'esimio pirotecnico Sig.r Marconi, il quale con disinteresse pari alla sua valentia volle cooperare a rendere vieppiù splendida questa indimenticabile serata. La quale venne chiusa con brevi, ma appropriate parole di ringraziamento e di raccomandazione da parte del festeggiato Sig. Rettore.
(Dalla Voce Cattolica di Trento)
È con animo commosso che noi registriamo riconoscenti il plauso della stampa cattolica a quest'opera del nostro illustre confratello. Quando noi scrivevamo il mese scorso che quella del IV Centenario della scoperta dell'America, era per noi una festa di famiglia, eravamo ben lungi dall'aspettarci che questa festa sortisse in modo tale dalle mura della nostra Casa e diventasse, coll'opera del nostro Lemoyne, una festa di tutta la stampa cattolica.
Certo il nostro D. Lemoyne, da buon Genovese, vi aveva messo tutta l'anima sua, ma nè la sua modestia nè le nostre speranze giungevano a tanto.
Riportiamo qui alcuni brani degli scritti di alcuni che parlarono del Cristoforo Colombo di D. Lemoyne.
«... Io ne ho viste, specialmente da due anni in qua, parecchie e parecchio di vite di Cristoforo Colombo, ma un libro così completo, così attraente, così pieno di verità e di fede, non sapevo di trovarlo. Si tratta del IV Centenario, era dunque naturale che le vite di Colombo pullulassero. Cenni, appunti, vite fatte ad usum delphini, dovevano sbucare da tutte le parti, e son sbucate e fra le dieci o dodici che ho ricevute ce ne son perfino di quelle che fanno di Cristoforo un liberalone del secolo decimonono.
» Quello che mi ha subito innamorato di questo libro è stata l'esposizione dei fatti così sincera, così viva, così giusta, che in molti tratti io non sapevo se avevo fra le mani un libro di Verne per l'attrattiva, un giornale di bordo del Colombo stesso per l' abbondanza d'aneddoti intorno alle navigazioni dell'ardito Genovese, od un libro di morale cristiana, tanto le pagine sono riboccanti di fede... »
(La Difesa di Venezia, 14 luglio).
«... Il Lemoyne ha svolto da maestro il suo nobile còmpito e rivendicato alla Chiesa un eroe. Il suo libro desideriamo sia letto e largamente diffuso. »
(Unità Cattolica, 15 luglio).
« Fra le vite del Colombo or venute alla luce, ho l'onore d'indicarvene una che potete annunziare francamente encomiandola, ed è quella del Salesiano Rev. Gio. Batt. Lemoyne , il quale, non ostante ch'egli sia stato alunno dell'abbate Sanguineti, a cui il Municipio di Genova ha dedicato 250 lire per innalzargli un busto, si è appartato da quelli suoi colleghi che, jurando in verbo magistri, non ebbero rossore di unirsi ai protestanti per eternare, se fosse possibile, quella calunnia così indegna di cristiani e di sacerdoti che dovrebbero fare il possibile per iscancellarla da tutte le storie. Raccomandate ai vostri lettori questo nuovo lavoro del Lemoyne, e ne avrete lode da tutti i veri amici del Colombo. »
(Osservatore Cattolico, 18 luglio, dal suo corrispondente ordinario genovese).
« Giovedì scorso la Libreria Salesiana ha messo in vendita il Cristoforo Colombo del sacerdote Lemoyne della Congregazione Salesiana. Questo lavoro, come ce lo diceva anche il nostro corrispondente da Genova, era atteso ansiosamente specie a Genova, dove i membri del Comitato per l'Esposizione ne avevano sollecitata la ristampa. Il lavoro soddisfa a tutte le esigenze storiche, letterarie e cattoliche ; Colombo vi è tratteggiato quale fu; operaio cattolico e religioso ardente. La narrazione dei suoi viaggi è fatta sulla falsa riga dei suoi giornali di bordo e spesso colle parole stesse del grande navigatore. Il libro piacque talmente a Genova, che il dotto autore fu pregato a volerlo ridurre in dramma « Cristoforo Colombo » entrambi destinati, per la moltiplicità dei documenti riportativi a togliere ogni arma di mano ai framassoni che vorrebbero far di Colombo un individuo della loro sporca famiglia. »
(Osservatore Cattolico, 19 luglio).
Parlarono ancora del nostro libro l'Eco d'Italia di Genova, il Corriere Nazionale di Torino, la Verona Fedele, la Lega Lombarda, la Vacanza del Giovedì. La Voce della Verità, la Libertà Cattolica di
Napoli riportano anche alcuni dei brani più salienti dell'opera. È poi vero quanto disse l'egregio Osservatore Cattolico di Milano : il nostro D. Lemoyne sta preparando il dramma Colombo togliendolo dal libro. Così all'arrivo di Mons. Cagliero, l'autore della Patagonia, potrà presentargli anche il Colombo. due drammi, due nomi che riassumono tutta la vita delle nostre missioni.