ANNO XXXIII- N. 10. Torino, Via Cottolengo 32. OTTOBRE 1909.
PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO
SOMMARIO: Salviamo la gioventù . . . . 288 La Va Adunanza dei Direttori Diocesani . . 291 Inaugurazione del monumento a Gesù Redentore in S. Maria Liberatrice 294 Tesoro spirituale .
TRA I FIGLI DEL POPOLO: Cronaca degli Oratori Festivi: Il Congresso di Milano - Genzano di Roma, Trieste, Novara. Roma, Trino Vercellese - Altre notizie . . . . 296 La Pia Società Salesiana: I) La sua origine . . 299 Due raccomandazioni . 304 Tra gl'Italiani all'Estero: Smirne, New York, S. Tecla 306
Lettere di famiglia: Dall'India: La nuova Casa di Meliapor . . . 307
DALLE MISSIONI: Matto Grosso (Brasile) : La sera del 24 maggio fra gli indii: nuova messe biondeggiante - Patagonia Meridionale: La favola del « Dio Heller » . . . 308
IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Pèllegrinaggio spirituale - Grazie e graziati . 311
NOTIZIE VARIE: -A Valdocco- In Italia: Milano, Roma - All'Estero: Betlemme, Cremisan, Gran Bigard (Belgio), Oswiecim, Lorena, Ensenada, Panamà 317
Necrologio e Cooperatori defunti 318
MOLTI son quelli, che, di fronte ai mali che oggidì affliggono la società, sentono una spina dolorosa in cuore, ma, purtroppo, pochi lavorano di proposito per alzare un argine contro l'impetuosa corrente devastatrice ; perchè i più, anche pii, retti ed esemplari, si limitano a deplorare le rovine che il vizio e la miscredenza vanno continuamente accumulando. Noi non vogliamo far la diagnosi di questo fatto ; ma non possiamo fare a meno di osservare, che se molti dei cattolici si destassero dal loro torpore e comprendessero che oggi il loro primo dovere è la franca ed esplìcita professione della fede, perchè tutti non solo dobbiam essere, ma dobbiam pur mostrarci seguaci di Gesù Cristo con la più generosa cooperazione individuale al trionfo dello spirito del Vangelo in mezzo alla società, più presto spunterebbe il giorno della sospirata restaurazione.
È costume della Divina Provvidenza di lasciar libero il campo alle cause seconde e, in vìa ordinaria, dì non intervenire là, dove l'uomo può fare, e deve fare, da se. Chiunque infatti ha fior di senno non può attendere un miracolo quando non occorre; l'agricoltore ad esempio, non aspetta che i suoi granai si riempiano prodigiosamente di frumento, sapendo aver Iddio disposto che i campi biondeggino di messi mercè le sue cure. Or si vorrebbe pretendere che la società divenga cristiana in un ambiente irreligioso qual è quello che la circonda al presente, se, e con ogni sforzo e senza posa, non si cura la formazione cristiana della fanciullezza e della gioventù, che ci daranno gli nomini domani?
L'8 settembre u. s. la più industre delle città italiane contemplò estatica per le sue vie quell'imponente corteo, preceduto dalla musica civica ed accompagnato da due bande militari, composto di tremila giovani ginnasti convenuti dall'Italia e dall'Estero, ai quali era facile leggere in fronte la profonda suggestione eli quell'ora solenne. Altre centinaia di giovani, circa la metà dello stesso mese, pellegrinavano a Roma, non solo per assistere all'inaugurazione di un monumento innalzato dall'infanzia del mondo cattolico a Gesù Redentore, ma anche, e soprattutto, per prostrarsi con tenero affetto di figli ai piedi del Pastore universale. Or l'una e l'altra splendida scena, tanto i tremila ginnasti sfilanti per le vie di Milano, quanto i cinquecento giovani stretti intorno la persona del Papa, dovettero riempir di gioia molti cuori. Come non aprire il cuore alle più ridenti speranze, nel vedere tanta gioventù stringersi con giubilo attorno i nostri labari benedetti, e prostrarsi acclamando ai piedi del Vicario di Gesù Cristo?
Ma se, dinanzi all'uno ed all'altro caro spettacolo, ci fossimo fermati ad una sterile per quanto incondizionata ammirazione, non ne avremmo tratto alcun vantaggio; qui c'è da imparare. Si è pensato che le grandi manifestazioni di Milano e di Roma furono il frutto di un assiduo, lungo e duro lavoro anteriore? Si è pensato agli innumerevoli sacrifizî e forse anche alle lotte combattute per l'impianto di quelle opere salutari, di quegli Oratori, di quei circoli e di quelle società? Si è pensato, che se anche in quei centri che mandarono le loro squadre giovanili a Roma e a Milano, fossero tutti rimasti inerti e si fossero limitati a piangere sui mali dell'età, noi ci troverenimo oggi in una condizione assai più sconfortante? Si è pensato finalmente, che se questo apostolato per la formazione morale, religiosa e sociale della gioventù, si fosse cominciato in ogni paese dieci, venti o trent'anni addietro, oggi avremmo già una gran parte della popolazione, cristiana non solo pel carattere impresso dal battesimo, ma anche per lo spirito, cristiana cioè di convinzione e di opere?
Oh! non è un sogno il nostro: se in ogni parrocchia si desse pronta mano a qualche opera giovanile, e a questa - come voleva D. Bosco - si desse quello sviluppo proprio che i luoghi e le altre particolari circostanze richiedono, noi in un'epoca non lontana vedremmo a poco a poco disperdersi la nera tempesta che ci minaccia e riapparire luminoso sul nostro bel cielo l'astro divino di quella Fede, alla cui luce viva divengono veramente grandi i popoli e prosperano le nazioni.
Libri scolastici per l'anno 1909=10.
La Libreria Salesiana di Torino sarà lieta d'inviare gratuitamente a chiunque !o richieda il suo XV° Elenco dei Libri di Testo per le Scuole Primarie e Medie.
Si tenne il 3o agosto u. s. presso la Tomba di D. Bosco in Valsalice. Era dal 1902 che non s'erano più raccolti i nostri Direttori allo scopo di studiar nuovi mezzi per rendere sempre più efficace l'azione della Pia Unione, per cui l'invito ad un nuovo scambio d'idee fu accolto con gioia.
I Direttori delle diocesi del Piemonte vi convennero quasi al completo; v'erano largamente rappresentate anche molte diocesi della Liguria, della Lombardia e del Veneto; nè mancavano rappresentanti di altre parti d'Italia. A questi benemeriti ecclesiastici, fra cui trovavansi parecchi Prelati, Monsignori e Vicarii Generali, nel loro affetto all'Opera Salesiana si aggiunsero alcuni laici valenti, di modo che il convegno riuscì quanto mai importante.
La presidenza fu tenuta dal rev.mo D. Rua in unione a Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Marenco, Vescovo di Massa Carrara, e a vari dei nostri primari Superiori. Le sedute s'inaugurarono da D. Trione, segretario e relatore del convegno colla lettura di una preziosa Lettera autografa del S. Padre (ved. pag. seg.); quindi prese la parola Sua Eminenza Rev.ma il sig. Card. Agostino Richelmy, nostro veneratissimo Pastore.
« Dopo la parola del S. Padre, disse l'Eminentissimo Principe, non è più necessaria la parola dell'Arcivescovo di Torino, ma appunto come tale riconoscendomi tra i primi figli del Vicario di G. Cristo, invio i più vivi ringraziamenti a Sua Santità per la degnazione avuta, e prego Dio a benedire la parola scritta dal S. Padre, in modo che si possano ottenere copiosamente quei frutti cui mirava D. Bosco nell'istituire la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, e a cui miriamo noi pure essendoci raccolti a questo medesimo fine....»
Il paterno augurio e l'affettuosa preghiera dell'Eminentissimo Porporato ebbero, a noi sembra, felice compimento. Nelle due adunanze in cui si ripresero ad esame gl'importantissimi deliberati del 1902 - che non mancheremo di presentare, interamente rifusi, a tutti i lettori - sì espressero due praticissimi voti, approvati di gran cuore da tutti i presenti.
Il primo, proposto da Mons. Marenco, fu quello « d'invitare i Cooperatori e le Cooperatrici, come inculcava D. Bosco, ad aiutare, ove occorre, il proprio Parroco nell'insegnamento del Catechismo ».
Riservandoci di tornar di proposito su questa importantissima proposta, che se in moltissime parrocchie è un bisogno, in altre è già una realtà fecondissima di consolanti risultati, noi ci limitiamo a rammentare ciò che diceva il Venerabile D. Bosco in una pubblica conferenza:
Un cooperatore ed una cooperatrice possono fare un gran bene, sia coi consigli, sia colle loro limosine, ma più di tutto col prestarsi al Parroco nel mandar i giovani al catechismo. Il Catechismo cattolico cogli oratorii festivi è l'unica tavola di salvezza per la povera gioventù nel pervertimento della società. I Parrochi, i Sacerdoti, sebbene zelanti, non possono trovarsi dappertutto; hanno, quindi bisogno che altri li aiutino nell'esercizio di questo santo ministero del catechizzare i pargoli; hanno bisogno che altri li facciano venire alla Chiesa; ne esortino i genitori a mandarveli; hanno bisogno che alcuni ne governi, ne istruisca le varie classi con paterna carità, affinchè il Catechismo si faccia con ordine e con profitto. Ecco adunque un campo fertilissimo, dove abbondante è la messe, consolanti e sicuri i frutti... E ricordava a comune esempio come in un paese di 6ooo anime, solo 40 erano i fanciulli che intervenivano alla dottrina cristiana. I Cooperatori Salesiani s'animarono di santo zelo per rimediare a un male sì grande, e, sotto la guida del Parroco, tanto fecero che in breve ne intervennero più di 400 e alla Pasqua ben 700 s'accostarono alla santa Comunione, fra cui 400 d'ambo i sessi la ricevettero per la prima volta (1).
Il secondo voto fu quello proposto dall'avv. Saverio Fino, Consigliere Municipale di Torino. « Tutti ammiriamo, egli disse, la grande Opera degli Oratori festivi secondo il metodo di Don Bosco, opera elle non è più salesiana, ma è diventata opera parrocchiale. Ovunque ornai si riconosce il bisogno di appigliarsi a questo mezzo facile, di sicura efficacia e di frutti sorprendenti. Senonchè in molti oratori festivi si tengono i giovani fino ai tredici, quattordici o quindici anni, e poi non si riesce più a tenerveli, sicchè dopo qualche anno noi troviamo ancora in loro qualche buon germe, ma non il piccolo apostolo che deve uscire dall'Oratorio. Vorrei pertanto che i Cooperatori Salesiani avessero tra le loro mansioni anche quella d'integrare e rinvigorire l'opera degli Oratori. Don Bosco nell'istituirli - poichè è indiscutibile che l'Oratorio quale occorre ai nostri tempi è creazione di D. Bosco - parve un garibaldino delle idee, cioè sembrò prevenire i tempi, ma poi si capi che i mezzi da lui ideati erano indispensabili; che anzi, man mano che il bisogno lo volle, egli non mancò di perfezionarli. Vorrei quindi che i Cooperatori Salesiani, camminando sull'esempio di D. Bosco ed ubbidienti alla parola del S. Padre che ci consiglia a non escogitare opere nuove, ma a rinvigorire con nuovi mezzi quelle che abbiamo fra mano, studiassero il modo di mantener pari ai bisogni dei tempi gli Oratori festivi. In essi - come si fa già in alcuni, a Torino ad es., e a Buenos Aires - ci deve essere qualcosa di più della musica, del teatro e della ginnastica; in breve ci dev'essere anche la preparazione alla missione sociale ».
Ed in base a questi concetti venne proposto ed approvato all'unanimità il voto seguente:
« La Quinta adunanza dei Direttori Diocesani, Zelatori e Decurioni dei Cooperatori Salesiani considerando:
1) che è proprio dello spirito di D. Bosco e dell'Unione dei Cooperatori lo studiare i nuovi bisogni dei tempi ed i mezzi per soddisfarli, allo scopo di impedire la scristianizzazione della società, specialmente nella gioventù;
2) che uno dei mezzi più atti a salvare nella gioventù la fede ed il buon costume sono indiscutibilmente gli Oratori;
3) che tale istituzione ebbe finora un carattere prevalentemente ricreativo e religioso;
4) che le nuove necessità sociali richiedono un'azione integratrice per la formazione e preparazione della gioventù alla vita, affine d'impedire l'esodo dei giovani dagli Oratorii Festivi specialmente nel periodo dai 14 ai 25 anni circa;
FA VOTI:
Che i Cooperatori Salesiani si persuadano sempre più dell'assoluta necessità di favorire con ogni mezzo morale e materiale gli Oratorii Festivi esistenti e di procurarne la fondazione dove ancora non esistono;
che lo spirito di sacrificio degli addetti agli Oratorii sia così pratico da indurli a rinnovarsi nello studio quotidiano delle questioni di attualità, perchè essi stessi possano comprendere tutta l'importanza dei mezzi offerti dalla sociologia cristiana per la salvezza della società;
che l'azione degli Oratorii sia completata con opere di indirizzo economico-sociale, rispondenti efficacemente ai bisogni della gioventù, di modo che essa trovi nell'Oratorio e nelle Opere annesse quella istruzione sociale ed assistenza morale e materiale che viene loro offerta da Circoli ed Istituzioni anticristiane.
Tali opere sarebbero ad esempio: 1) circoli di cultura, 2) conversazioni sociali; 3) scuole professionali; 4) segretariati del lavoro;
5) ufficio d'iscrizione alla Cassa Nazionale di previdenza;
6) assicurazioni operaie popolari;
7) conferenze d'igiene professionale;
8) istruzioni sulla legislazione del lavoro;
9) iniziazione alle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli:
10) preparazione ai Circoli militari;
11) assistenza dei giovani operai emigranti secondo il sistema di Kolping;
e simili, curando nel tempo stesso il completamento della parte ricreativa ed istruttiva con tutte le attrattive della didattica moderna, (ad es. con cinematografi, projezioni fisse ecc, ecc.).
Al modesto banchetto, cui D. Rua invitò tutti gli intervenuti al convegno, non mancarono i brindisi più cordiali all'Opera di D. Bosco, detti con brio gentilissimo da Mons. Grancelli, direttore del Verona Fedele di Verona, dal Cav. Navarotto, direttore del Berico di Vicenza, e da Mons. Marenco, ai quali rispose D. Rua facendo una rassegna dei fatti più importanti per la Pia Unione avvenuti dopo il 19o2.
Dopo il pranzo si tenne spontaneamente una seduta privata, per trattare delle Feste del Giubileo Sacerdotale del Successore di D. Bosco; ed alle 3 in punto, entrando questi nell'aula, si aperse l'adunanza pomeridiana, nella quale nè più unanimi nè più cordiali potevan essere le simpatie, i conforti e i consigli di tanti amicì dell'Opere Salesiane pei Figli di D. Bosco, così slealmente assaliti in ciò che forma l'aspirazione e lo scopo supremo del loro apostolato!
Il convegno si sciolse alle ore 17,30 con un'ultima parola di D. Rua e la benedizione di Mons. Marenco.
(1) Cfr. Bollettino Salesiano di luglio 1880 Conferenza Salesiana in S Benigno Canavese.
IL Tempio di S. Maria Liberatrice, eretto nel quartiere del Testaccio in Roma, allorché venne aperto al divin culto non era - come sanno i lettori- completamente finito. Mancano tuttora molte e molte opere, per cui abbiam sollecitato, non è guari, la pubblica carità (1).
Intanto è stato ultimato. nella parte sinistra dell'ampia crociera, il monumento a Gesù Redentore, ideato ed eretto con le offerte dei bambini del mondo cattolico a cura del rev.mo P. Roberto di Santa Teresa, Carmelitano Scalzo della provincia veneta, residente in Verona, il quale - come già pubblicammo - con l'approvazione dei suoi superiori e col beneplacito del Santo Padre stabilì d'innalzarlo nel nuovo tempio di S. Maria Liberatrice.
Il gruppo marmoreo di Gesù, Redentore dei fanciulli nell'ordine morale, intellettuale e sociale, è uno splendido lavoro del prof. Luca Arrighini di Pietrasanta.
L'inaugurazione si compì solennemente la domenica 12 settembre, presenti più centinaia di giovani pellegrini convenuti da varie parti d'Italia e numerose rappresentanze del Comitato parrocchiale, dell'Oratorio festivo, del Circolo S. Maria Liberatrice e della squadra ginnastica Excelsior del Testaccio, e quelle delle Associazioni giovanili: Sezione Giovani della Società artistica operaia, Circolo Giovane Trastevere, Circolo del S. Cuore al Castro Pretorio, Società sportiva Ignis, Associazione del Sacro Cuore in piazza Pia, Associazione giovanile cattolica dell'Esquilino, Unione Rerum Novarum, Squadra ginnastica Spes, Associazione operaia Borgo-Prati, Circolo Religione e Patria, Società ginnastica Rerum in Fide, Piccola Milizia di Gesù, tutte con bandiera.
Compi la cerimonia Sua Ecc. Rev.ma Mons. Camillo Rousset, Vescovo di Bagnorea, Amministratore Apostolico di Reggio Calabria, il quale subito dopo celebrò la santa messa all'altar maggiore, mentre la Schola Cantorum dell'Ospizio del S. Cuore eseguiva scelti mottetti. Numerosissime furono le sante comunioni.
Dopo messa il rev. P. Roberto disse brevì ed elevate parole di circostanza e Mons. Rousset impartì la trina benedizione.
La mattina poi del 16 settembre, nell'aula del Concistoro, il Santo Padre ricevette omaggio di figliale devozione da tutti i pellegrini venuti a Roma per la circostanza.
« Tra i presenti - togliamo dall'Osservatore Romano - vi erano oltre cinquecento giovani rappresentanti vari istituti, collegi, circoli e società, convenuti in Roma da tutte le parti d'Italia.
» Il collegio di Mondragone, il collegio Massimo, quello dei Salesiani a Villa Sora di Frascati, il Pontano e il S. Raffaele di Napoli, il Marcantonio Colonna, il De Merode, l'Ospizio del Sacro Cuore, gli Artigianelli e molti altri istituti e collegi erano rappresentati da gruppi numerosi di allievi; così pure il circolo giovanile « La Difesa », la Piccola Milizia di Gesù, la « Robur in Fide », la « Ignis », la « Excelsior », e molte altre società e circoli giovanili ».
Appena il Santo Padre entrò nella gran sala, venne accolto da uno scroscio vivissimo di applausi e di acclamazioni che erompevano spontanee dai quei cuori giovanili esultanti nel trovarsi alla presenza Augusta del Vicario di Gesù Cristo.
Tornato il silenzio, Sua Eminenza Rev.ma il Card. Pietro Maffi, Arcivescovo di Pisa, a nome e fra la commozione di tutti i presenti, disse il seguente affettuosissimo discorso:
Beatissimo Padre,
Non sono cessate, oggi anzi si fanno più numerose e tenere pei giovani e sui bambini le carezze di
Gesù. In quante nuove forme aleggia ora sulle cune la divina carità; quanti angeli a segnar la via ai primi passi del piede incerto; ed alle madri, che necessità o colpa dividono dai figli, quante madri sostituì la Religione! Asili e ospizi, scuole ed oratori, circoli ed associazioni, e Istituti e Missioni e Ordini di assistenza e di educazione non sono creazioni d'una pietà industre e divina, che continua e distende le voci e l'amore, le carezze di Gesù?
L'intesero e risposero i giovani e i bambini, e se, inesperto ancora, nol disse il labbro, l'obolo lo disse, che zelo pio raccolse sulle piccole mani e in un monumento ove arte e fede splendono sorelle - espresse ed eternò la riconoscenza e l'affetto, il sentimento dei cuori. Caro monumento di Maria Liberatrice, tu dirai alle generazioni future quanto la nostra abbia compreso la Redenzione, quanto con delicate predilezioni sia stata benedetta e quanto di gratitudine abbia sentito e protestato al suo Salvatore Cristo Gesù!
E intorno al monumento che, tributo d'ogni terra, sorge in Roma, domenica e ieri ancora si strinse a corona la gioventù d'Italia, dalle cime delle Alpi e dai caldi lidi degli aranci quì venuta pellegrina, tripudiante in ardori di fede e di pietà. E fu adempimento d'un dovere e fu bisogno dell'animo circondare così d'una guardia d'onore il
Redentore. Potevamo noi non esultare in festa innanzi al dono delle genti ? non far tripudio a un nuovo altare, che prime e più copiose assicura le benedizioni in mezzo a noi? Tali i sentimenti che . ci mossero e ci compresero in questi giorni, tali le preghiere che ci sgorgano dal labbro, tali i pensieri dei quali ci allietò le menti la divina bontà!
Ma il bianco Gesù che il marmo esprime, se i sentimenti suscita nei cuori, col labbro tace - ed eccoci, Padre Santo, tutti a Voi, a Voi che siete il bianco Gesù che parla e dite la parola viva e di salute, autorità, luce e amore di paradiso! Dalla statua del Salvatore siam venuti al Salvatore: un omaggio a Gesù umili e riverenti umiliamo in tributo a Voi: là abbiamo pregato: qui ci abbandoniamo, quanto siano, nelle Mani Vostre, che son di padre, e Vi diciamo: e Siamo Vostri: ci benedite e ci salvate! » Lo sappiamo, o Padre, che come sul mare le onde, sul Vostro animo s'inseguono i dolori: se quei dolori potessimo lenire, eccoci per Voi - e se (pochezza nostra!) non possiam nulla, almeno alquanto Vi consoli la presenza nostra, lo spettacolo dei figli che si stringono al Padre, e d'ogni pensiero, d'ogni affetto, della vita loro incondizionatamente fanno omaggio irrevocabile e dono a Voi ! Pare triste di apostasia la generazione che s'avanza: Padre, guardate e Vi rasserenate; il campo s'infiora.
Ai piedi della Statua tre bambini stanno colle pupille intente al Salvatore: - dal Salvatore invocano e attendono benedizioni e guida: - al Salvatore tributano fiori e palme. Padre Santo, quei bambini vogliamo essere noi davanti a Voi, nel quale è vivo e palpita il Salvatore. Accendano altri altre luci. fiammelle fatue, che non cureremo, intenti alla luce piena, pura e perenne che vien dal sereno che non si turba mai della Vostra Cattedra ove risplende Iddio. Corrano altri ad altre opere che non le Vostre: polvere vana, che non fa tesoro, la sprezzeremo, ed una sola sarà la nostra speranza, il nostro vanto, la gloria nostra - raccogliere palme, cogliere fiori e tributarli a Voi! Questi i propositi, i voti nostri: ci dia di compierli la grazia divina!
Ce lo darà se Voi, Padre Santo, compiendo un altro voto che il monumento esprime, che il nostro cuore, più che il labbro, effonde e ripete - continuando le carezze di Gesù, stenderete la Vostra Mano e calda d'amore e rorida di benedizioni la passerete sulle nostre fronti. Eccoci ai Vostri Piedi: come Gesù alzate la Mano Vostra, Mano di Gesù, e benedite a noi - a noi nelle nostre famiglie, a noi nei nostri genitori; a noi nelle persone che ci vegliano e elle ci hanno qui procurato un gaudio di paradiso e con noi ora Vi pregano per noi; a noi nei nostri fratelli, nei nostri amici, nelle nostre scuole, nelle nostre officine - a tutti che ci amano e, se mai fosse, anche a quelli che ci odiassero: la Benedizione Vostra ci doni di essere noi Vostra Benedizione colla nostra vita mentre siamo quaggiù, un giorno parte della Vostra corona in cielo».
Il Santo Padre, visibilmente commosso, rispose al discorso dell'Eminentissimo Cardinale con brevi parole. Dopo essersi compiaciuto con i giovani del sincero attestato di fede, da loro compiuto verso il Divin Redentore, Sua Santità die' loro paterni consigli, raccomandando di vegliare senza tregua su sè stessi, per fortificarsi contro gli innumerevoli pericoli che minacciano la fede e la virtù specialmente dei giovani: e li esortò a praticare la virtù con tanta perfezione e zelo che i loro compagni ed amici si sentano attratti ad imitarli. E a questo fine, cioè affinchè l'opera del loro apostolato sia feconda, Sua Santità impartiva a tutti l'Apostolica Benedizione.
I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'indulgenza Plenaria:
dal 10 ottobre al 10 novembre
1) il 10 ottobre, festa della Maternità di Maria SS.; 2) il 17 ottobre, festa della Purità di Maria SS.
Cronaca degli Oratori festivi.
IL CONGRESSO DI MILANO.
Si tenne nell'Oratorio di S. Luigi, sotto la presidenza dell'Em.mo Card. Ferrari, dell'Arcivescovo-Vescovo di Parma Mons. Conforti, dei Vescovi di Bobbio ed Borgo S. Donnino, di Mons. Radini-Tedeschi, Vescovo di Bergamo, e di altri Vescovi della Provincia Lombarda.
Le adunanze si protrassero per due giorni, tenendosi, contemporaneamente, in tre sezioni diverse, e tutte su argomenti varii e di somma importanza.
Fra le proposte fatte dai Relatori e dai Congressisti, la più pratica fu quella del rev.mo P. Strickland S. J. il quale, opportunamente rilevando come ogni Oratorio abbisogni per fiorire di vivere quella vita che gli è imposta dai bisogni speciali del luogo ov'è fondato, si augurò di veder pubblicate in un fascicolo tutte le norme riguardanti l'istituzione e il funzionamento degli oratori, proprie non solo delle Congregazioni degli Oratorii di Milano tre volte secolari, ma anche degli Oratori fondati dal Ven. D. Bosco, i quali, come osservò l'eloquente oratore, se non sono tre volte secolari, si son però in poco tempo tre volte cento moltiplicati in ogni parte del mondo; e così anche degli oratorii pur fiorentissimi secondo il metodo di S. Filippo Neri e di quanti altri prosperano a vantaggio della gioventù, non esclusi i regolamenti di quegli oratori minori, fondati qua e là senza conoscere l'esistenza di altri statuti, affinchè chiunque desideri aprire e far prosperare un Oratorio, possa aver sott'occhio e scegliere quanto di meglio si addice al caso suo.
Similmente non è a tacersi la calda esortazione con cui l'Em.mo Card. Ferrari chiuse un'adunanza della prima Sezione. « Guardiamoci - disse Sua Eminenza - dal dire: Come si fa a fondare un Oratorio? ... Fintantochè si dice: Come si fa? non si fa nulla... » e continuò a descrivere con mirabile chiarezza e praticità il modo semplicissimo con cui varii parroci della sua Archidiocesi, cominciando dal poco, proprio come fece D. Bosco, andarono gradatamente perfezionando l'opera loro fino ad aver poi un Oratorio modello, provvisto di cappella, sale, cortile, teatro e di tutto l'occorrente.
Il Congresso, che per tutti gli accorsi fu uno sprone efficacissimo a raddoppiare le cure per la salvezza della gioventù, si chiuse con una solenne funzione religiosa nella Basilica di S. Simpliciano.
L'umile sottoscritto attende con vivo desiderio che si pubblichino le conclusioni dei singoli relatori e il resoconto di tutte le buone proposte dei congressisti, avendo in animo di pubblicare - cominciando dal prossimo gennaio - una nuova trattazione sulla necessità, sull'impianto e sullo sviluppo degli Oratori.
GENZANO DI ROMA. - Cara riuscì la festa in onore di S. Luigi. Al mattino il rev.mo arciprete Mons. Giuseppe Cima distribuì la S. Comunione ai soci del nuovo Circolo Savio Domenico, fondato in seno all'Oratorio. Alle 9 vi fu messa solenne, con panegirico detto dal salesiano Don Francesco Piccollo, e quindi processione colla statua del Santo, portata a spalla dai soci del Circolo, i quali per la circostanza idearono una novità, che fu una cara sorpresa pei membri del Comitato dell'Oratorio.
Quei bravi giovani, soliti a contemplare ogni anno nel giorno del Corpus Domini la celebre infiorata di Genzano (consistente nel ricoprire le vie, dove deve passare il SS.mo Sacramento, di miriadi di petali di fiori disposti in modo da formare splendidi tappeti dai colori più svariati) pensarono di imitare il bell'esempio, quantunque in modo più modesto e alla portata delle loro forze, col decorare il lastricato del portico ove doveva passare la statua del Santo. Si misero all'opera, e animati dall'entusiasmo proprio della loro età, lavorarono indefessamente e vi riuscirono. Infatti varie distinte famiglie che vollero prender parte alle funzioni religiose si meravigliarono come giovanetti di appena tredici o quattordici anni avessero potuto riuscire a tanto. Alle 17 doveva aver luogo l'inaugurazione di una nuova squadra sportiva, ma, a causa di una pioggia dirotta, fu rimandata, e la festa si chiuse con un breve trattenimento drammatico, dopo di che, mercè la generosità di alcuni signori, vennero offerte a tutti i giovani ciambelle e vino.
- L'inaugurazione della squadra sportiva Cynthianum ebbe luogo quindici giorni dopo, presente un pubblico sceltissimo. Dopo un elegante ed applaudito discorso di D. Piccollo, che spiegò genialmente il significato allegorico del nome « Cynthianum » assunto dalla società, e trattò della efficacia dell'educazione fisica sul giovane, si svolse il programma, che, quantunque modesto, tuttavia sorprese il numeroso pubblico intervenuto alla festa. Tutti rimasero meravigliati nel vedere quei cari giovanetti, in buona parte dediti a lavori professionali, eseguire innappuntabilmente vari esercizi ginnastici. La parte musicale fu sostenuta assai lodevolmente dal concertino dell'Oratorio.
TRIESTE. - Cinquecentosettanta giovani dell'Oratorio Salesiano, la mattina del 15 agosto salpavano dal nuovo molo della Sanità, a bordo del piroscafo « Quieto » della Società Istria-Trieste, alla volta d'Isola. L'allegria regnava sovrana, mentre il vapore guadagnava il mare, producendo nell'abbrivo un po' di fresco, veramente desiderato, chè del caldo se ne soffriva abbastanza.
Alle 9 si entrò nel porto d'Isola. Il molo era sgombro, perchè il popolo era trattenuto alla riva da un cordone di guardie, e potè avanzarsi solo, la deputazione del Circolo agricolo locale col suo gonfalone.
Scesi a terra e ordinatisi, i gregari prima, poi la sezione ginnastica colla bandiera dell'Oratorio in testa, quindi la fanfara e la banda, in un nastro multicolore che andò serpeggiando dalla riva alla piazza, giunsero sotto il Municipio, dove si affacciò il Magnifico Podestà, il Parroco e la deputazione comunale. In San Donà si cantò messa; il celebrante Mons. Parroco s'avanzò all'ambone e fece una perorazione affettuosa e delicata, che fu una corona di fiori alla venerata memoria di Don Bosco, una lode all'Oratorio di Trieste ed uno stimolo alla città di Isola ad erigerne un altro. Il discorso sgorgò caldo, persuasivo, commovente dalle labbra dell'oratore.
Finita la messa, i giovani corsero a rifocillarsi brevemente; e, subito dopo, la musica scese in piazza a dare un concerto, presente tutta Isola. Esaurito il programma bisognava pensare a ristorare sul serio i buoni giovani; e gli Isolani mostrarono tutta la loro bontà e tutto il loro cuore.
Già in antecedenza, non appena s'era sparsa la notizia che l'Oratorio sarebbesi recato ad Isola, crasi costituito un Comitato, con a capo il Magnifico Podestà e il rev.mo Mons. Parroco, allo scopo di provvedere il vitto a tanto bocche. E come? Ogni famiglia si profferse ad accogliere a mensa alcuni giovani, e quasi 70o erano i posti preparati, per cui quando si disse che i giovani erano appena 570, molte famiglie restarono malcontente, poichè dove dovevano essere dieci i piccoli ospiti furono otto, dove dovevano essere cinque furono quattro, e così via via.
Nel pomeriggio, lieti oltre ogni dire, convennero tutti in chiesa per il vespro e la Benedizione; finita la quale scesero al giardino del Circolo, ove il Parroco e il Podestà rivolsero un entusiastico saluto ai giovani, ai quali venne servita un'abbondante merenda dai soci del Circolo. Fu davvero una gita indimenticabile.
Il ritorno dei 570 giovani a Trieste, il loro passaggio per le vie e per le piazze alle 8 di sera, mentre il clangore della loro fanfara si alternava alle melodie della banda, attrasse alle finestre ed ai balconi una folla di cittadini, estatici nell'ammirare il buon ordine, il brio e la disciplina di tanti figli del popolo.
NOVARA. - Un bel saggio di coltura religiosa fu quello che diedero il 13 agosto i giovani della Voluntas in una riuscitissinra gara catechistica. Presiedeva Sua Ecc. Rev.ma Monsignor Giuseppe Gamba, cui facevano corona Mons. Del Signore, il can. D. Barberis e varii altri Canonici e Parroci della città.
I giovani nella loro elegante divisa, dopo brevi parole del loro direttore, tennero attenta l'assemblea per circa due ore meritandosi il plauso di tutti. E l'ebbero sincero e cordiale, specialmente da Sua Ecc. Rev.ma che, colla sua bontà più che paterna, volle esprimere tutta la sua soddisfazione nel premiare gli ultimi sette e rivolgere a tutti i gareggianti sentite parole di lode e di incoraggiamento.
E di lode e di incoraggiamento sono proprio degni, se si pensa che sono quasi tutti operai.
« Noi che due mesi or sono -- scrive l'Azione Novarese - li ammirammo in una bella gara sportiva, fummo lieti di ammirarli ora in questo saggio, perchè è indice della buona volontà da cui essi sono animati e perchè insegnano a tanti giovani come si possa essere valenti ginnasti e buoni cristiani. Noi vorremmo che il loro esempio fosse imitato da tutti i nostri circoli giovanili, perchè grande sarà il frutto che ne deriverà ».
ROMA. - La Compagnia di S. Luigi dell'Oratorio del S. Cuore, composta di una settantina di giovanetti, la domenica 11 luglio compiva una gita alla ridentissima città di Tivoli, che con le sue magnifiche e pittoresche cascate e coi suoi poggi incantevoli è mèta prediletta delle visite di moltissimi forestieri. Dopo messa, si recarono a Villa Gregoriana per la colazione, quindi alla visita delle cascate. Nulla di più dilettevole e di più divertente, specie se abili guide sappiano dirigere il passo del visitatore là dove quelle bellezze naturali si possono dominare in punti di vista bellissimi. E fortuna volle che potessero incontrare due antichi alunni dell'Ospizio, i quali ebbero la bontà di farsi care e preziose guide per tutta la giornata. Alla sera la pioggia impedì un'ultima escursione, ma nulla tolse all'allegria festevole dei giovanetti. Un grazie al rev. Parroco di S. Giorgio in Tivoli, il quale tanto si adoprò per l'organizzazione della passeggiata, e a tante altre caritatevoli persone.
TRINO VERCELLESE. -- Una nuova società ginnastica, l'Aquila, veniva inaugurata l'8 agosto nell'Oratorio del S. Cuore. Eran presenti alla cerimonia l'On. Carlo Montù, il sindaco Cav. Albasio, il prevosto Teol. Rosso, e molti altri illustri personaggi del Clero e del Laicato Trinese. Al saggio dato dall'Aquila si associò bravamente la Vigor di Vercelli, diretta dai fratelli delle Scuole Cristiane. Lo scelto programma, svolto in ogni punto con mirabile disinvoltura e rara precisione, raccolse frequenti e fragorosi applausi, e lasciò in tutti, col desiderio di passar spesso due ore di sì onesto svago, la più viva simpatia per la nuova istituzione. Dopo il saggio venne servita ai bravi ginnasti un'abbondante refezione. Ai cari giovani, affettuosi rallegramenti.
Altre notizie.
- A Torino nell'Oratorio di S. Luigi (il 2° fondato dal Venerabile nostro Padre D. Bosco, nei pressi di Porta Nuova) e in quello di S. Giuseppe
in Borgo S. Salvario (fondato nel 1859 sull'esempio di quelli di D. Bosco, al quale veniva poi affidato nel 1863) si son inaugurate due società per giovani superiori ai 15 anni; cioè a S. Luigi il Circolo «Michele Rua », a S. Giuseppe il Circolo e Giovanni Cagliero ». Ambedue, iniziati con intento educativo-sociale pei singoli soci e insieme a vantaggio dell'istruzione catechistica che s'imparte nell'Oratorio, dànno le più liete speranze.
- A Firenze il 18 luglio, inframmezzato da un riuscitissimo saggio accademico, si svolse la premiazione degli alunni dell'Oratorio della S. Famiglia. I premi consistevano in tagli di vestito, libretti di Cassa di Risparmio e libri di lettura amenoeducativa. I premiati furono 130.
- Anche a Torino=Valdocco, nel 1° Oratorio di D. Bosco ebbe luogo nelle due domeniche 25 luglio e 1° agosto la distribuzione dei premii. Oltre seicento furono i premiati per la frequenza all'Oratorio e tutti si ebbero un taglio di vestito, grazie la generosità del benemerito Cav. Anselmo Poma. Vennero poi distribuiti premii speciali ai migliori delle singole scuole, compresa quella di disegno. La cerimonia si dovette svolgere in due domeniche successive, secondo il consueto, unicamente pel gran numero de' premi.
- Il Circolo « Constancia » fondato già da qualche anno a Rodeo del Medio nella Repubblica Argentina, al suo programma sportivo ha aggiunto la parte educativo-sociale con riunioni periodiche, apposite conferenze ed una scuola serale.
- A Sucre s'è inaugurato un Oratorio. L'Autorità Ecclesiastica ha concesso all'uopo la chiesa di S. Monica, ed un solerte Comitato lavora per avere gli altri locali indispensabili.
- Il 15 agosto 6o dei giovanetti che frequentano il Catechismo domenicale iniziato dai Salesiani in Caracas (Venezuela) erano ammessi alla Prima Comunione. La funzione si svolse solennissima nel Santuario di Maria Ausiliatrice, mercè lo zelo e la generosità di un eletto stuolo di Cooperatori e Cooperatrici.
- Dall'America ci giungono ampie notizie di feste religiose celebratesi ad onore di S. Luigi.
A Viedma, nella Patagonia, si eseguì dai giovani la Missa de Angelis in gregoriano, e a tutte le sacre funzioni prese parte con gioia e con edificazione un gran numero di fedeli.
A Buenos Aires nell'Oratorio di San Francesco di Sales in Almagro furono più di 50o i giovani che si accostarono alla S. Comunione, e nel pomeriggio 1450 (dico millequattrocentocinquanta e tutti appartenenti all'Oratorio) furono quelli che accompagnarono in processione la statua del Santo.
Che l'Angelico Patrono della gioventù benedica a tutte le falangi giovanili e le tenga ognora sotto la sua protezione, come pregava il Ven. D. Bosco!
D. SIMPLICIo.
La Pia società Salesiana.
E affinché l'opera istituita a vantaggio della gioventù coll'andar del tempo non avesse a cessare, ma perdurasse stabile e sicura, il Servo di Dio, dopo essersi consigliato con uomini prudenti e con lo stesso Venerabile Cafasso, ed approvandolo inoltre molto volentieri e a viva voce il Romano Pontefice Pio IX, nell'anno 1859 fondò in Torino la Società Salesiana, che egli per voto unanime dei Capitolari, governò col titolo di Rettor Maggiore. La qual società, di giorno in giorno ingrossando ed estendendosi, fu dalla Santa Sede Apostolica nell'anno 1864 lodata e commendata, e con decreto del 1° marzo dell'anno 1869 approvata e confermata.
I.
La sua origine.
In preparazione.
L'IDEA di raccogliere uno stuolo di cuori generosi che, sposando le sue idee, lo aiutassero prima a dilatare e poi a perpetuare l'opera intrapresa a vantaggio della gioventù, brillò subito alla mente di Don Bosco sacerdote. Don Rua, ancor giovanetto, l'udi sovente esclamare: - Oh se avessi dodici sacerdoti a mia disposizione, quanto bene si potrebbe fare! Vorrei mandarli a predicare le verità di nostra santa Religione non solo nelle chiese, ma persino nelle piazze! - E gettando talora gli sguardi sii qualche planisfero, sospirava nell'osservare come tante regioni giacessero ancora nelle tenebre dell'errore e mostrava un ardente desiderio di recar la luce del Vangelo in luoghi non raggiunti da altri missionarii.
Per qualche anno D. Bosco aveva accarezzata l'idea di ascriversi a qualche Istituto già esistente, dal quale gli si lasciasse compiere il suo disegno o gli si dessero i mezzi da poterlo eseguire. Desiderava vivamente di circondarsi di compagni, nei quali potesse infondere ciò che sentiva nel cuore.
« Ma la Vergine Maria, narrava egli più tardi (1), mi aveva indicato in visione il campo nel quale io doveva lavorare. Possedeva adunque il disegno di un piano premeditato, completo, dal quale non poteva e non voleva assolutamente staccarmi. Io era in modo assoluto responsabile della riuscita di questo. Vedeva chiaramente le fila che doveva tendere, i mezzi che doveva adoperare per riuscire nell'impresa; quindi non poteva espormi al rischio di mandare a vuoto un tale disegno col sottoporlo in balia del giudizio e della volontà di altri. Ciò nonostante nell'anno 1847 volli osservare con maggior diligenza se già esistesse qualche Istituzione nella quale io potessi aver la sicurezza di eseguire il mio mandato, ma non tardai ad avvedermi che no. Per quanto fosse santissimo lo spirito che animavale e lo scopo al quale tendevano, tuttavia non corrispondevano ai miei fini. Questi furono i motivi che mi rattennero dall'iscrivermi a qualche Ordine o Congregazione di religiosi. Quindi ho finito collo starmene solo, e invece di unirmi a socii già provati nella vita di comunità ed esercitati nelle varie opere del ministero apostolico, dovetti andare in cerca, secondo che mi era stato indicato nei sogni, di giovani compagni che io stesso doveva scegliere, istruire, e formare ».
E come raggiunse lo scopo?... Erano gli anni, in cui i governi si accingevano ad una guerra a fondo contro gli ordini religiosi, colla confisca dei loro beni e colla loro soppressione; anzi qualche congregazione era già stata dispersa. Teatri, romanzi e giornali, colle calunnie più infami ed atroci e col ridicolo sparso a piene mani, facevano abborrire dal popolo la vita del chiostro; la società era imbevuta di pregiudizii; in pubblico sovente si manifestava il dispregio per i religiosi, la parola frate suonava vilipendio presso tutti, e molti fra gli stessi religiosi portavano malvolentieri il giogo della regola! Tutto questo rendeva difficilissimo il trovare anche poche vocazioni a così nobile stato.
Eppure D. Bosco le doveva rintracciare: era questa la sua missione. Infatti lo Spirito del Signore gli fece intendere il mistero del sogno, nel quale le belve si erano mutate in agnelli e un numero di questi in pastori: bisognava che si rivolgesse a quella classe di giovani che gli era stata indicata.
I fondatori degli altri istituti religiosi ave vano trovato, tra i primi che si aggregavano alle loro società, uomini maturi per virtù, scienza, esperienza di cose di inondo e di spirito. Eran vocazioni forniate che potevano reggere anche ai più duri cimenti, mentre il mondo ordinariamente faceva plauso a chi si consecrava a Dio.
Per Don Bosco la cosa non andava così. Egli doveva fondare una pia Società senza averne, umanamente parlando, gli elementi. Non si trattava di provare i soggetti, ma di crearli. Se voleva cooperatori pii e dotti, doveva egli stesso formarseli : era inutile pensare a persone d'esperienza in cose di spirito o di mondo.
Da solo adunque doveva togliere di mezzo ad una strada, o da un'officina, alcuni giovani fra i mille che frequentavano l'Oratorio: aiutarli a riformare la loro condotta, avviandoli alla frequenza dei sacramenti, insegnar loro il catechismo e i primi elementi della grammatica italiana e latina, provvederli di vitto e vestito, e di ogni mezzo necessario per andare innanzi nelle classi superiori; e quando fossero sufficientemente istruiti, metter loro la veste clericale, e preporli come maestri agli altri giovani sopravvenuti, mentre avrebbero nello stesso tempo studiata la filosofia e la teologia fino ad essere sacerdoti. Ecco l'unica via che, suggerita dall'alto e studiata da lui per molto tempo, doveva condurgli a poco a poco il personale necessario al suo divisamento. Ed egli si accinse a questa impresa.
Difatti stando egli ancora nel Convitto di S. Francesco d'Assisi, aveva fatto scuola a quattro giovani da lui creduti atti a coadiuvarlo. Aveva su essi concepito le più belle speranze; ma quelli, vicini ad essere chierici, lo abbandonarono. Ritentò ancor due volte la prova; ma i giovani, distolti dalla famiglia o altrimenti dissuasi, lasciavano gli studii, e taluni anche l'Oratorio. Pensò di radunare in società i preti che lo coadiuvavano pel catechismo, proponendo di far vita comune ; ed anche questa speranza svani.
Ma nel 1849, insieme col Teol. Vola radunava in due mute di esercizi spirituali una settantina di giovani, scelti fra le varie centinaia di quelli che frequentavano l'Oratorio di Valdocco e quello di S. Luigi a Porta Nuova, studiandoli particolarmente, per conoscere se alcuno di essi manifestasse qualche segno di vocazione al sacerdozio. Di tanti ne prescelse tre: Giuseppe Buzzetti, Carlo Gastini e Giacomo Bellia, cui aggiunse un quarto, Felice Reviglio, il quale, essendo infermo, non aveva potuto recarsi cogli altri a quel ritiro spirituale.
Quindi (era un giorno del mese di luglio) li chiamò a sè, e con un tono singolare di voce disse loro:
- Ho bisogno di raccogliere giovanetti che mi vogliano seguitare nelle imprese dell'Oratorìo. Accettereste voi di essere i miei aiutanti?
- In che cosa potremo aiutarla?
- Incomincerò a farvi un po' di scuola elementare, vi insegnerò i primi rudimenti della lingua latina, e se tale fosse la volontà di Dio, chi sa che a suo tempo non possiate essere sacerdoti.
- Sì, sì, - risposero tutti e quattro ad una voce.
- Ma perchè possiate giungere fino a quel punto ci vogliono molte cose, e principalmente che vi rassegniate ad essere nelle mie mani come questo fazzoletto. - In così dire trasse di tasca la sua pezzuola e si diede a sfilacciarla sotto i loro occhi, soggiungendo: - Come mi vedete fare di questo fazzoletto, così bisognerebbe che potessi fare di voi; cioè vorrei vedervi obbedienti in tutto, anche ai miei desiderii. - I giovani, vinti dalla sua carità, lo promisero.
Ma, tranne Bellia che aveva compiuto il corso elementare, gli altri appena sapevano scrivere. Quindi nell'agosto die' loro per maestro dei primi rudimenti della grammatica italiana il Teologo Chiaves, e dopo un mese di prova, felicemente riuscita, cominciò egli stesso, con una costanza ammirabile, ad insegnar loro le prime nozioni di lingua latina.
Mediante il continuo insegnamento, dato non solo ad ore fisse, ma talvolta anche nel tempo della ricreazione e della sua povera refezione, riuscì a far loro imparare nello spazio di un altro mese le declinazioni, le coniugazioni, e ad addestrarli nei primi esercizi. Alla metà di settembre li condusse alla casa paterna dei Becchi, per un po' di riposo e di svago, senza però interrompere la scuola.
Cosi, in quattordici mesi, li mise in grado di subire felicemente l'esame di ammissione per l'abito chiericale, cui erano ammessi quelli soltanto che avevano regolarmente percorso tutte le classi di latinità fino alla seconda retorica!
Questi quattro giovani vestirono l'abito chiericale il 2 febbraio 1851, e il loro esempio fu fecondo di santa emulazione, poichè a loro tennero dietro molti altri, i quali se non si fermarono tutti con Don Bosco, tutti però conservarono in fondo all'anima un amore incancellabile per il loro maestro e benefattore.
Preziosi incoraggiamenti.
Mentre ci compiva lentamente questa lontana preparazione, non mancarono al Servo di Dio autorevoli incoraggiamenti.
L'Arcivescovo Mons. Fransoni, il quale considerava l'Opera degli Oratorii come opera sua per averla sempre promossa, difesa e benedetta, prima di lasciar Torino volle ripetutamente a sè D. Bosco per animarlo a provvedere stabilmente all'avvenire degli Oratori.
- Come farete, gli diceva, a continuare l'opera vostra? Voi siete mortale come gli altri uomini, e se non provvedete, i vostri Oratorii morranno con voi. E perciò bene che pensiate al modo di far sì che vi sopravvivano. Cercate adunque un successore che pigli a suo tempo il vostro posto! - E concludeva essere necessario dar principio ad un'apposita corporazione.
Anche il Ven. D. Cafasso, l'amico, il consigliere e il benefattore del nostro amatissimo Padre, frequentemente ripeteva a D. Bosco:
- per le vostre opere è indispensabile una società religiosa!
Ed il Teol. Borel, che fu il braccio destro del Servo di Dio negli anni più critici dell'Oratorio, animavelo anch'egli generosamente alla santa impresa.
Ma l'idea di D. Bosco non tardò a giungere alla conoscenza di molti; e ci furono alcuni dignitari ecclesiastici, i quali, quantunque a lui benevoli, lo sconsigliavano dall'attuare un tal progetto, sia per la tristezza dei tempi, sia per la penuria dei soggetti, come per la persecuzione scoppiata contro gli Ordini religiosi. D. Bosco rispondeva che a Dio nulla era impossibile, e che se l'opera che egli voleva stabilire era del Signore; sarebbe, malgrado ogni difficoltà, andata avanti.
Per altro neppur egli non poteva non vedere quanto fosse difficile il condurre in porto una pia Società che doveva supplire a tante altre, divelte per mano della rivoluzione. Ma la divina Sapienza, la quale scherza ognora nel mondo, ludens coram eo omni tempore, ludens in orbe terrarum, volle servirsi di un noto uomo di Stato, e precisamente del Ministro Urbano Rattazzi per trarre da ogni titubanza D. Bosco.
Il cosiglio di U. Rattazzi.
Un giorno del 1857 il Ministro parlando con D. Bosco, dopo essersi intrattenuto per alcun tempo sull'esito di una Lotteria, iniziata dal Servo di Dio, sull'opera degli Oratorii e sul vantaggio che il Governo se ne poteva attendere, gli fece anch'egli questo discorso:
- Io fo voti che Lei, signor D. Bosco, viva molti anni alla coltura di tanti poveri giovanetti; ma Lei è mortale come ogni altro, e se venisse a mancare che cosa ne sarebbe dell'opera sua? Ha già lei pensato a questo caso? E se vi ha pensato, qual misura intenderebbe di adottare per assicurare l'esistenza del suo Istituto ?
A questa uscita inaspettata, D. Bosco tra il serio ed il faceto rispose:
- Per dirle il vero, Eccellenza, io non fo conto di morire sì presto, e perciò pensai bensì a procacciarmi qualche aiutante pel momento, ma non ho per anco il modo di continuare l'opera degli Oratorii dopo la mia morte. Ora, giacchè Ella me ne fa parola, sarei a domandarle alla mia volta, a quale mezzo, giusta il suo consiglio, io potrei appigliarmi, per assicurare la vita a questa istituzione?
- A mio avviso, rispose Rattazzi, giacchè non è di parere di far riconoscere l'Oratorio come Opera Pia, Ella dovrebbe scegliere alcuni tra laici ed ecclesiastici di sua confidenza, formarne come una Società sotto certe norme, imbeverli del suo spirito, ammaestrarli nel suo sistema, affinché fossero non solo aiutanti, ma continuatori dell'opera sua.
A questo suggerimento un leggero sorriso sfiorò le labbra del Venerabile. Il Ministro aveva fatto sancire la prima legge di soppressione delle Congregazioni religiose, esistenti da secoli negli Stati Sardi; a Don Bosco pareva quindi una stranezza udir quell'uomo a parlare in tal guisa; laonde soggiunse:
- E crede l'E. V. che sia possibile fondare una tale Società in questi tempi? e che possa durare senza che i membri di essa siano stretti insieme da un qualche vincolo?'
- Un vincolo è necessario: ne convengo; ma di tal natura, che le sostanze non appartengano alla comunità come ad ente morale.
- Ma il Governo, due anni sono, soppresse parecchie Comunità religiose, e forse si sta preparando alla estinzione delle rimanenti, e permetterà egli che se ne fondi un'altra non dissimile da quelle?
- La Legge di soppressione, riprese Rattazzi, io la conosco e ne conosco anche lo scopo. Essa non Le reca veruno incaglio, purchè la S. V. istituisca una Società secondo le esigenze dei tempi e conforme alla vigente legislazione.
- E come sarebbe?
- Sarebbe una Società, che non abbia l'indole di mano morta, ma di mano viva; una Società, in cui ogni membro conservi i diritti civili, si assoggetti alle leggi dello Stato, paghi le imposte e via dicendo. In una parola, la nuova Società in faccia al Governo non sarebbe altro che un'Associazione di liberi cittadini, i quali si uniscono e vivono insieme ad uno scopo di beneficenza.
- E Vostra Eccellenza può assicurarmi che il Governo permetta l'istituzione di una tale Società e la lasci sussistere?
- Nessun Governo costituzionale e regolare impedirà l'impianto e lo sviluppo di una tale Società; come non impedisce, anzi promuove le Società di commercio, d'industria, di cambio, di mutuo soccorso e simili. Qualsiasi Associazione di liberi cittadini è permessa, purchè lo scopo e gli atti suoi non siano contrari alle leggi e alle istituzioni dello Stato. Stia tranquillo, risolva; avrà tutto l'appoggio del Governo e del Re, poichè si tratta di un'opera eminentemente umanitaria.
- Ebbene, conchiuse D. Bosco, vi rifletterò sopra, e poichè la S. V. si mostra cosi benevola verso di me e de' miei giovanetti, occorrendo mi farò premura di rivolgermi alla sua saggezza ed autorità.
Le parole di Rattazzi furono per D. Bosco uno sprazzo di luce, che palesandogli le intenzioni del Governo lo rassicurò pienamente. Ringraziò il Ministro del consiglio, senza fargli parola di aver già svolte quelle idee nel primo abbozzo delle sue Costituzioni, preferendo che Rattazzi le ritenesse proprio come sue. Difatti altre volte ancora, ricevendo D. Bosco al Ministero, questi tornò a caldeggiarne l'esecuzione ; e Don Bosco ebbe a dire:
- Rattazzi volle combinare con me vari articoli delle nostre Regole riguardanti il modo col quale la nostra Società doveva regolarsi rispetto al codice civile ed allo Stato. E si può dire che certe previdenze, perchè non potessimo essere molestati dalla potestà civile, furono cose tutte sue.
Singolari opposizioni.
Ma se il disegno di una nuova Società che perpetuasse l'opera degli Oratorii era voluto da Dio, desiderato da uomini santi, vagheggiato da ogni animo onesto, ed inculcato da uno dei più grandi Ministri di Stato, non garbava punto ad un'altra potenza la quale, sebbene invisibile, ha pure una gran parte nelle fortunose vicende delle umane generazioni. Nessuno, crediamo, farà le meraviglie se accenniamo questi fatti; perchè oggi molti che non credono al Vangelo credono a molteplici fatti spiritici, i quali, se in massima non si possono negare, non son sempre provati nei singoli casi.
« Noi - asserisce uno dei più affezionati discepoli di D. Bosco - notammo, come egli generalmente soffrisse gravi suggestioni diaboliche ogni volta che stava per intraprendere qualche opera importante a maggior gloria di Dio. Un mattino avendo io domandato a Don Bosco se nella notte avesse riposato bene, mi rispose: - Non molto, perchè fui molestato da un brutto mostro, il quale mi si pose sul letto e tentò, opprimendomi, di soffocarmi. - Questo fatto non avvenne una sola volta; e D. Bosco diceva chiaramente come fossero molestie infernali ».
Or la notte nella quale egli fini di scrivere le prime regole della Società Salesiana, frutto di tante preghiere, meditazioni e lavoro, mentre scriveva la frase di conclusione: Ad maiorem Dei gloriam, ecco apparirgli l'inimicus homo, muoversi il tavolino, rovesciarsi il calamaio, macchiarsi d'inchiostro il manoscritto; e questo sollevarsi turbinosamente in aria, ricadere e sfogliarsi, con grida così strane da incutere profondo terrore, e in fine restar tutto così imbrattato da non essere più leggibile, per cui D. Bosco dovette ricominciare il suo lavoro. Ciò confidava D. Bosco stesso ad alcuni dei suoi.
Lo scrittore della sua vita dirà di altri fatti consimili, i quali divennero più terribili e frequenti sino all'anno 1864 e precisamente in quel tempo, in cui il nostro veneratissimo Fondatore non aveva nient'altro più a cuore, che appianare ogni difficoltà e provvedere quanto era necessario per ottener dalla Suprema Autorità della Chiesa il primo decreto di Collaudo alla Società novella (1).
Don Bosco e Pio IX.
Sebbene fosse certo della volontà del Signore, pure in cosa di tanta importanza, e nella illimitata venerazione che egli aveva pel Romano Pontefice e per la Cattedra Apostolica, D. Bosco non poteva fare a meno di recarsi espressamente a Roma. Vi si recò difatti, in compagnia del chierico Michele Rua, studente ancora del 3° anno di Teologia, nel 1858. Il Sommo Pontefice Pio IX, di sempre cara memoria, il 9 marzo lo ammise alla sua presenza, e lo accolse benignamente. Volle anche vedere il chierico suo compagno, e rimasto nuovamente da solo col Servo di Dio
- Caro Abate Bosco, gli disse Pio IX con affetto paterno; voi siete un uomo e dovete fare il passaggio che fanno tutti gli altri uomini. Avete già voi provveduto per questi Oratorii?
Don Bosco che stava per entrare nel suo argomento principale, colse la propizia occasione, e risposto che erasi appunto recato a Roma per provvedere all'avvenire degli Oratorii, gli presentò una commendatizia di Mons. Fransoni, soggiungendo:
- Supplico Vostra Santità a volermi dare le basi di una Istituzione che sia compatibile nei tempi e nei luoghi in cui viviamo.
Il Vicario di Gesù Cristo, letta la raccomandazione dell'intrepido esiliato, e conosciuti i progetti e le intenzioni di Don Bosco, se ne mostrò molto contento e disse:
- Si vede che andiamo tutti e tre d'accordo.
Indi lo esortò a redigere le regole della nuova Società, secondo lo scopo che ne aveva concepito, e gli diede in proposito importanti suggerimenti.
La domenica 21 marzo, D. Bosco ebbe invito di recarsi nuovamente in Vaticano; e il Papa che desiderava intrattenersi a lungo con lui, accoltolo nel modo più benevolo e paterno, prese subito a dirgli: - Ho pensato al vostro progetto, e mi sono convinto che potrà procacciare assai del bene alla gioventù. Bisogna attuarlo. I vostri Oratorii senza di esso come potrebbero conservarsi e come provvedere ai loro bisogni spirituali? Perciò mi sembra necessaria una nuova società religiosa, la quale deve avere un vincolo atto a conservare l'unità di spirito e di opere; ma nel tempo stesso deve lasciare i suoi membri liberi da quei legami che potessero impacciarli in faccia alle leggi civili: cioè che ogni membro sia libero di godere del favore delle leggi' come qualunque altro cittadino.
E gli accennava alcune Congregazioni, le cui Regole avevano speciale analogia con la Società che volevasi istituire.
Allora Don Bosco, presentando umilmente a Pio IX il manoscritto delle sue Costituzioni:
- Ecco, Beatissimo Padre, gli diceva, il regolamento che racchiude la disciplina e lo spirito che da venti anni guida coloro, i quali impiegano le loro fatiche negli Oratorii, con quelle correzioni ed aggiunte secondo le basi che Vostra Santità degnavasi tracciarmi la prima volta che ebbi l'alto onore di prostrarmi ai Vostri piedi. Siccome però nell'abbozzare i singoli capitoli avrò certamente in più cose sbagliato la traccia proposta, così io rimetto il tutto nelle mani di Vostra Santità e di chi Ella si degnerà di stabilire per leggere, correggere, aggiungere, togliere quanto sarà giudicato a maggior gloria di Dio ed al bene delle anime.
Il Pontefice, preso dalle mani di D. Bosco il manoscritto, ne svolse alcune pagine ed approvò di bel nuovo l'idea che le aveva ispirate (1).
Finalmente in un'altra udienza, che avvenne il 6 aprile di quell'anno medesimo, Pio IX diceva amorevolmente a D. Bosco di aver letto con attenzione il manoscritto delle Costituzioni dal primo all'ultimo articolo: e glie lo restitui.
D. Bosco lo aperse e vide che il Sommo Pontefice aveva avuto la degnazione di aggiungervi alcune note e modificazioni di propria mano. Il Santo Padre propendeva che quel regolamento fosse dato senz'altro ad una Commissione incaricata di riferirne; ma D. Bosco chiese che gli fosse permesso di metterlo qualche tempo in esecuzione, e poi umiliarlo di nuovo per l'approvazione.
La prima adunanza.
Tornato a Torino D. Bosco venne preparando i migliori de' suoi aiutantì a dare il nome alla Società omai decisa ; e circa due anni dopo, l'8 dicembre del 1859 egli annunziò a tutta la comunità che il dì seguente avrebbe tenuto una speciale conferenza in camera sua, dopo che i giovani si fossero ritirati a riposare; e il 9 dicembre i preti, i chierici, i laici che cooperavano alle fatiche di D. Bosco nell'Oratorio, si radunarono.
Invocato colle solite preghiere il lume dello Spirito Santo e l'assistenza di Maria SS., fatto cenno di ciò che aveva esposto in precedenti conferenze, con visibile commozione annunziò essere venuta l'ora di dar forma a quella società che da tanto tempo egli meditava di erigere e che era stato l'oggetto principale dì tutte le sue cure; che Pio IX aveva incoraggiato e lodato; che già esisteva coll'osservanza delle regole tradizionali ; ed alla quale la massima parte dei presenti apparteneva almeno in ispirito e alcuni eziandio per fatta promessa temporanea; e conchiuse essere giunto, per tutti quelli che frequentavano le sue conferenze, il momento di dichiarare se volevano o non volevano ascriversi alla Pia Società che avrebbe preso, anzi conservato, il nome di San Francesco di Sales.
La dichiarazione seguì il 18 dicembre di quello stesso anno. Dei presenti nell'adunanza precedente due soli non si presentarono; ed ecco il verbale, esistente nei nostri archivii, di quella mernoranda riunione:
Nel nome di nostro Signore Gesù Cristo. Amen. L'anno del Signore mille ottocento cinquantanove, alli 18 di dicembre, in questo Oratorio di S. Francesco di Sales, nella camera del Sacerdote Bosco Giovanni, alle ore nove pomeridiane si radunarono: Esso, il Sacerdote Alasonatti Vittorio, i chierici Savio Angelo, diacono, Rua Michele, suddiacono, Cagliero Giovanni, Francesia Giov. Batt., Provera Francesco, Ghivarello Carlo, Lazzero Giuseppe, Bonetti Giovanni, Cerruti Francesco, Durando Celestino... (seguono altri nomi) tutti allo scopo ed in uno spirito di promuovere e conservare lo spirito di vera carità che richiedesi nell'opera degli Oratorii per la gioventù abbandonata e pericolante, la quale in questi calamitosi tempi viene in mille maniere sedotta a danno della società e precipitata nell'empietà ed irreligione.
Piacque pertanto ai medesimi Congregati di erigersi in Società o Congregazione, che avendo di mira il vicendevole aiuto per la santificazione propria, si proponesse di promuovere la gloria di Dio e la salute delle anime, specialmente delle più bisognose d'istruzione e di educazione
Il verbale continua a dar conto delle prime elezioni alle cariche della nuova società, della quale D. Bosco « iniziatore e promotore » fu pregato « a gradire la carica di Superiore Maggiore », e reca le firme di tutti i radunati.
Mentre ci riserbiamo di dire più diffusamente dello scopo, ed anche del lavoro compiuto dalla nuova società nello spazio di cinquant'anni, noi ricordiamo col nostro venerato superiore Don Rua che appunto il 18 dicembre di questo anno ricorrono le Nozze d'Oro della Pia Società Salesiana, ed invitiamo i lettori a render grazie a Dio per le benedizioni ad essa concesse nei dieci lustri decorsi.
(1) Sentiamo il dovere di ripetere pubblicamente la nostra profonda riconoscenza al venerando biografo di D. Bosco, il SAC. GIOVANNI BATTISTA LEMOYNE, che ci ha benevolmente concesso di spigolare dai sette volumi delle Memorie biografiche di D. Bosco, da lui pubblicati, queste importanti notizie, le quali, siam certi, torneranno carissime a tutti i nostri lettori. Questi, in compenso, si uniscano a noi ad implorargli affettuosamente dal Signore tanta vita e salute da poter compiere il suo enorme lavoro,
(1) Fu in questa seconda udienza che Papa Pio IX, di venerata memoria, propose a D. Bosco di farlo monsignore. Questi, che non aveva mai ambito onori, modestamente ringraziò il Pontefice, dicendo: - Santità! che bella figura io farei, quando fossi Monsignore, in mezzo a' miei ragazzi!... I miei figli non saprebbero più riconoscermi, nè avere in me tutta la confidenza, se dovessero darmi il titolo di Monsignore!... E poi il mondo, per questa dignità, mi crederebbe ricco, ed io non avrei più coraggio di presentarmi a questuare per il nostro Oratorio e per le nostre opere. Beatissimo Padre! meglio ch'io resti sempre il povero D. Bosco! - Il Papa ammirò l'amabile umiltà del Servo di Dio e lo accontentò.
Non vi dovrebbe essere sacerdote il quale non cercasse di procurare, di secondare, a costo eziandio di sacrifizii, lo spirito di vocazione in altri per lasciarli suoi eredi e successori nel ministero di salvare le anime. In molti luoghi è troppo sensibile, e con danno grande dei fedeli, la mancanza di preti.
Noi colle nostre povere forze abbiamo fatto quello che abbiamo potuto per il passato, onde rimediare a questo inconveniente. Abbiamo istituito l'Opera dei giovani adulti per avviarli alla carriera ecclesiastica.
Voi ricorderete che Pio IX nell'ultimo anno del suo Pontificato, benedisse la nuova Istituzione dei figli di Maria Ausiliatrice, destinata a
Procurare sacerdoti zelanti alla Chiesa. Questa opera è stata approvata dai Vescovi, fu applaudita da tutti coloro che intesero l'importanza del suo fine
Voi tutti sapete quale sia l'Opera dei figli di Maria Ausiliatrice. È l'opera a vantaggio dei giovani già adulti, i quali, per mancanza di mezzi di fortuna, o di tempo, o impediti nei loro studi dalla leva militare non poterono avviarsi allo Stato Ecclesiastico come avrebbero desiderato ed al quale erano chiamati. Molti e molti di costoro aspettano una mano amica, che li aiuti a camminare per la strada della loro vocazione. Questa mano che li deve guidare già sorse, fu loro già stesa, e fondò la sua opera secondo la mente del grande Pontefice Pio IX.
Pertanto se vi imbatterete in qualche giovane di buona volontà, non trascuratelo, ma cercate i mezzi opportuni, perchè esso possa compiere la sua carriera. È necessario provvedere la Chiesa di missionari, di parroci, di vice-parroci: è necessario provvedere a mille bisogni grandi, urgenti, che ogni giorno aumentano. Troverete più d'una volta nei vostri paesi, nelle vostre parrocchie, giovani di 15, 16, 20 anni, i quali non hanno ancora incominciato gli studi, eppure avrebbero vivo desiderio di studiare. Costoro, o non sarebbero ricevuti nei Collegi soliti di educazione per la loro età, o essi stessi avrebbero ripugnanza di assidersi in mezzo a tanti compagni più piccoli; o eziandio, per il poco esercizio delle loro facoltà mentali, troverebbero difficoltà enorme a intraprendere un corso regolare di studii. Costoro si rivolgeranno a voi chiedendo che gli aiutate a farsi preti. È un fatto che si rinnova ogni giorno. Voi accoglieteli. Indirizzateli ove volete. Se avete luoghi adattati ove mandarli, se possono pagare la loro pensione, bene. Se non sapete ove collocarli, se non hanno mezzi sufficienti, indirizzateli a D. Bosco il quale cercherà il modo di favorirli. Procurate solamente di osservare che abbiano vocazione, e che la loro condotta manifesti come essi faranno buona riuscita. Per costoro le porte delle nostre case saranno sempre aperte.
Queste parole, che il Venerabile nostro Fondatore rivolgeva ad un gruppo di suoi ex-allievi sacerdoti, che sedevano con lui a mensa il 30 luglio 1885 (1), noi le ripetiamo in nome di D. Rua. - Per maggiori schiarimenti chiedere il programma dell'Opera al Direttore delle Scuole Apostoliche - Via Carlo Vidua, n. 18, Torino.
(1) Cfr. Bollettino Salesiano, settembre 1885.
*
Un'altra raccomandazione facciamo ai nostri lettori. Nella casa salesiana d'Ivrea esiste una a Scuola teorico-pratica di agricoltura », che ha per iscopo di formare degli agricoltori pratici a coltivare e dirigere la coltivazione dei campi secondo gli ultimi progressi della scienza agraria. Ammette giovani dai dodici ai diciassette anni, che, sotto la guida di buoni maestri, consacrando parte della giornata allo studio e parte al lavoro, nel breve corso di un triennio, si abilitano a tutti i rami principali dell'agricoltura. Campi, prati, vigna, orto, fruttetto, pollaio, stalla, cantina sono oggetti di studio e di pratico esercizio. La casa ha nel suo recinto un podere modello per tutti i generi di coltura. I diplomi brillantemente conseguiti quest'anno dagli alunni del III° Corso alla R. Accademia di Agricoltura di Torino, sono il migliore elogio di questa Scuola.
Per programmi rivolgersi al « Direttore della Scuola Agricola S. Isidoro - Borgo S. Antonio 34 - Ivrea ».
SMIRNE - Le nostre scuole.
Da un giornale, certo non sospetto di clericalismo - La Tribuna di Roma, (numero del 6 agosto) - togliamo questa corrispondenza:
Smirne, 15 luglio. - Abbiamo sempre seguito con simpatia ed imparzialità il lavoro dell' « Associazione Nazionale per proteggere i missionari italiani all'estero » ed ammiriamo il suo programma patriottico che svolge in Oriente per mezzo delle proprie scuole ad essa state affidate dal R. Governo che, guardando il lato pratico e buono, è convinto che in alcuni centri è convenevole servirsi del nostro missionario, il quale, lontano dalla patria e dalle lotte di partito, anca l'Italia e lavora per l'Italia...
» Fra le lotte dunque che si è costretti a combattere in Oriente colle varie nazionalità per ricuperare quel posto che ci spetta, proviamo soddisfazione quando un'occasione qualunque viene a rafforzare il nome italiano e realizzare il nostro programma d'azione e rialzare così quel sentimento che altri vorrebbero vedere spento nei nostri fratelli all'estero. Ecco perchè ogni anno la festa della premiazione delle nostre scuole riesce un'imponente manifestazione d'italianità che ci stringe sempre più alla patria lontana. Ammiriamo dunque senza preconcetti il lavoro dei Salesiani di Don Bosco e delle Suore d'Ivrea che tanto si affaticano a dare alle scuole che dirigono un indirizzo tutto moderno e patriottico.
» I nuovi programmi della Scuola Tecnica Commerciale e i felici saggi dati dagli alunni su materie commerciali dinnanzi ad una Commissione composta dei più distinti e stimati banchieri della nostra città, è una prova della serietà dell'insegnamento impartito dai bravi sacerdoti.
» Quest'anno poi, l'egregio dott. Buti, laureato alla R. Scuola superiore di commercio di Venezia, per incarico del Console Generale, assistette alle prove orali ed esaminò i saggi scritti e si dimostrò soddisfattissimo dell'efficacia e praticità del buon metodo seguito.
Riuscitissima fu la distribuzione dei premi. Nel cortile artisticamente addobbato, assistevano alla bella festa più di 300 persone. Uno sventolio festoso di bandiere, di colori nazionali, melodie di canti dolcissimi, declamazioni sicure, inni alla patria, gaudio ineffabile di giovani anime, sorrisi di cuori paterni, ecco in che si può compendiare la festa scolastica.
» Presiedeva alla cerimonia il nostro Console Generale attorniato dai notabili della nostra colonia, e al chiudersi del trattenimento, dopo la breve relazione del sig. direttore, il nostro bravo rappresentante, cav. Toscani, che ha tanto a cuore le istituzioni della Colonia, levatosi in piedi con elette parole si disse lieto di esprimere il suo compiacimento per la riuscitissima festa scolastica; assicurò che il Governo sa meritamente apprezzare l'opera modesta e preziosa dei sacerdoti Salesiani che con fervido patriottismo, zelo e solerzia, attendono all'insegnamento; si disse infine fiero di esprimere a norie di tutta la colonia la piena soddisfazione dell'opera, augurandosi che le nostre scuole aumentino ogni anno il numero degli alunni... »
NEW YORK. - Un giorno di sport.
Il 4 luglio, mentre in città si celebrava la festa dell'Indipendenza Nazionale con un ininterrotto sparo di castagnole, mortaretti, rivoltelle ecc. ecc. un gruppo dei nostri cari giovani ascritti alla compagnia di S. Luigi, insieme col loro Direttore e col Vicepresidente sig. Francesco Maraccini, volle commemorare la solenità con un giorno di svago, dedicandosi agli sport favoriti del bass-ball, corsa e regata. Dopo poco più di un'ora di treno ed una mezz'oretta a piedi, giunti all'ombra di annosi alberi, lontano dal frastuono che assordava nella città, sulla spiaggia del mare rinfrescata dalla brezza del nord, che rendeva la giornata primaverile, si sentirono presi da quel non so che, che si chiama appetito, e prima d'incominciare gli sport ginnastici sentirono il bisogno di esercitar le mandibole.
Seduti in circolo per terra, avendo per tappeto la molle erba, ridussero in breve tempo ai minimi termini le provvigioni, lasciando un circolo concentrico di ossa spolpate, prova chiarissima della buona riuscita del... primo sport.
Quindi passarono ai vari divertimenti ginnastici, dove si contesero con bravura l'onore della vit toria, dando gli uni eccellente prova di velocità e di resistenza nella regata, sebbene le barche noleggiate sembrassero del tempo dell'arca di Noè; e mostrandosi altri impareggiabili giuocatori di palla ed altri corridori ammirabili, che furono acclamati con un unanime urrà al celebre Pietro Durando, che grazie ai suoi buoni garetti, ha saputo tener alta la bandiera sportiva italiana in questa contrada. In fine s'inviò un saluto a tutti i cari fratelli d'Italia, col voto di poter presto misurarsi con loro nel campo dello sport.
S. TECLA (C. A.) - Una cara visita.
Il sig. G. Millelire, inviato straordinario del nostro Governo al Centro America, il 25 luglio si recava a S. Tecla per visitare quel nostro collegio, fondato or sono i i anni, e che, a detta delle stesse autorità locali, è un vanto dell'Italia. Ricevuto alla stazione da un gruppo di alunni, all'entrare in collegio venne ossequiato dall'Ispettore Salesiano Don Giuseppe Misieri e quindi accolto da tutti i giovani con frenetici evviva e salutato dalla banda con le note dell'inno reale. Dopo un indirizzo in italiano si tenne in suo onore un breve saggio ginnasticomusicale; quindi passò a visitare il collegio, le scuole di arti e mestieri, e il terreno coltivato a caffè e frutteto. Il sig. Inviato si mostrò lieto di tutto, specialmente della scuola di conceria di pelli, nonchè del metodo d'insegnamento professionale impartito in tutti i laboratori; e nel partire ebbe sincere congratulazioni per il personale insegnante e lusinghiere parole di incoraggiamento a proseguire per quella via che tanta stima ha già conciliato nel Salvador alla nostra Patria.
Lettere di famiglia.
DALL'INDIA
La nuova casa di Meliapor.
Prime comunioni e gara catechistica. (Lettera del Sac. Giorgio Tomatis).
Meliapor, 16 agosto 1909.
AMATISSIMO E REV.MO SIG. D. RUA,
Si dice che le notizie anche le più comuni sono interessanti quando vengon di lontano. Se è così, Ella troverà qualche interesse nel leggere questa mia, che le viene dalla lontana casa di Meliapor.
Per bontà del nostro veneratissimo Vescovo, quantunque prossimi alla Cattedrale, abbiamo avuto la consolazione di avere una Cappella in casa; e, come è naturale, la nostra cara Maria Ausiliatrice ne prese subito il posto d'onore. I nostri ragazzi son fieri della bella cappella e la preferiscono alla vicina Cattedrale di San Tommaso, e vanno a gara per ornare l'altare della Madonna con fiori e ramoscelli verdeggianti. Così Maria Ausiliatrice è amata e venerata anche a Meliapor.
Quando arrivammo in questa casa, una ventina di ragazzi, di cui alcuni già grandicelli, non avevano ancor fatto la prima Comunione. Ce ne occupammo subito; per tre mesi facemmo ad essi un catechismo quasi quotidiano ed il giorno del Patrocinio di San Giuseppe vennero ammessi alla Prima Comunione. Ma in questa circostanza la nostra Cappella era troppo piccola per contenere tutti coloro che volevano assistere a quella cerimonia ed il Parroco ci concesse gentilmente la Cattedrale. I comunicandi, vestiti di bianco e seguiti dai loro compagni, entrarono in chiesa al suono giulivo delle campane, cantando l'Ave maris stella. Durante la messa si intercalarono preghiere, laudi e fervorini di circostanza e si finì col canto solenne del Magnificat. Furono contentissimi.
Noi, alla nostra volta, abbiamo già ragione di ammirare in essi i frutti della Santa Comunione. Parecchi ci davano qualche fastidio e parevano incorreggibili. Uno era un perfetto ladroncello, poiché rubava ogni giorno a man salva; un altro rissava almeno una volta al giorno e sul serio, ed ogni correzione era inutile. Dopo che fecero la comunione e che continuano a frequentarla, questi son completamente cambiati e non ci dànno più motivo di lagnarci, e tutti hanno fatto gran progresso nel bene.
Ultimamente, il 7 corrente, abbiamo avuto la prima visita del nostro amatissimo Vescovo Monsignor Theothonio de Castro, reduce da Goa, ove fu per 17 mesi Amministratore di quella Archidiocesi dopo la morte del Patriarca. Sapendo quanto Monsignore desideri che si studii il catechismo, i nostri ragazzi si prepararono per quella circostanza ad una bella gara, prendendo per libro di testo il nuovo catechismo raccomandato da Sua Santità Pio X per tutta l'Italia, tradotto recentemente anche in inglese. Sua Eccellenza venne accolta con canti e componimenti in latino, italiano ed inglese; quindi con un dialoghetto gli si offerse la gara catechistica. I ragazzi durarono lungamente al fuoco delle continue domande degli esaminatori. La pacifica lotta si protrasse per più di un'ora e mezzo, rimanendo in fine in piedi ancor due, che, mostrandosi invincibili, Monsignore chiamò a sè e loro pose al collo l'unica ghirlanda preparata per l'ultimo superstite, fra i più calorosi applausi dei compagni.
Ieri sera, festa dell'Assunta, dopo aver assistito a tutte le funzioni nella Cattedrale, abbiam fatto una bella processione in casa. Fra canti e suoni si portò l'Ausiliatrice attraverso i viali del giardino, illuminati con lampade, fiaccole e fuochi di bengala, fra il fruscio degli alberi di cocco e dei grossi banani.... È vero che queste coserelle non hanno grande importanza, perchè in cento altre case si fanno feste più grandiose; ma come l'agricoltore talvolta prende piacere a contare le prime foglie dell'arboscello piantato di fresco, così Ella non sdegnerà queste notizie della nuova casa di Meliapor. Il
Suo dev.mo Figlio in Corde Jesu
Sac. GIORGIO TOMATIS
Matto Grosso (Brasile) La sera del 24 maggio fra gli indii. Nuova messe biondeggiante. (Lettera del Missionario D. Giovanni Balzola)
Sangradouro, Colonia S. Giuseppe, 24 maggio 1909. REV.MO SIG. D. RUA,
SONO già le 9 1/2 di notte, e, quantunque stanco, non posso andare a coricarmi, se prima non mi trattengo un po' con chi amo tanto su questa terra, in un giorno così bello per Lei e pei Salesiani tutti. Oggi era la festa della nostra buona Madre Maria SS. Ausiliatrice; ed anche noi poveri Missionari, sebbene confinati in queste foreste del Matto Grosso, non abbiam potuto far a meno di passare una sì bella giornata, pur lavorando fra questi cari indii, coll'animo sempre rivolto al Santuario di Valdocco, accompagnando la folla di divoti che si prostravano ai piedi di Maria.
Se ben ricorda, l'anno scorso in questo giorno mi trovavo in escursione al Rio Vermelho in missione pacificatrice in mezzo ai Boròros; e quest'anno son qui in questa cara Colonia di S. Giuseppe per compiere un mandato del mio buon Superiore, e mi pare che questa carissima Mamma voglia benedire anche quest'altra missione.
Conversazioni istruttive - La sera del 24 maggio.
Generalmente ogni sera mi trattengo con questi cari indii, raccontando loro cento cose diverse che li possono interessare. Ora parlo ad essi di religione e della necessità che hanno di convertirsi, se voglion essere più contenti anche in questa vita ed andare dopo morte in Paradiso, e non nel fuoco dell'inferno dove sta il loro Bope con tutti i cattivi, compresi i Bororos che vogliono continuare nei loro brutti costumi e che muoiono senza battesimo; - ora parlo della natura che li circonda, del sole, della luna, delle stelle, dei fiumi, dei mari ed anche delle nostre belle città; - in questi giorni parlai del disastro di Messina, del terremoto. e dei Vulcani; insomma si cerca di dirozzarli un po' in tutto, per poterli più facilmente guadagnare alla nostra Santa Religione. Questa sera, siccome nell'Oratorio di Torino si sta godendo della grande e splendida illuminazione del Santuario, parlando dello splendore della festa e delle glorie di Maria c'intrattenemmo un po' più del solito al chiaror della luna; ed alla contemplazione delle stelle, di cui appariva tempestato il cielo, accennai loro il numero straordinario di indii che popolano le immense foreste.
Indicando la parte del Sud ricordai come l'anno scorso in questa stessa notte io dormiva sulle rive del Tribuiau, ed enumerai loro le aldee ed i luoghi visitati; e ricordai anche comeventitre anni or sono, proprio come oggi, i Boròros cedettero e consegnarono le loro armi, pur non lasciando di far ancora tante scorrerie e di uccidere molti disgraziati che caddero nelle loro mani. Indicando poi la parte del Nord, a partire dall'Araguaya ed attraversando il Matto, Grosso per arrivare alla Bolivia e Perù, enumerai le tribù dei Caragiàs, Cayapòs, Chavantes, Charentes, Canoeiros, Paratintins, Cajabìs, Bacairìs, Tapagnunas, Parecìs, Nambicuaras, Cabexìs, Barbados, Morcegos, Castagnans, ecc. non contando tante altre più verso il Parà e le Amazzoni; di modo che i poveretti rimasero, sbalorditi nel sentir nominare tante tribù di selvaggi come loro. A questo punto mi uscì spontanea una esclamazione:
- Che pena! dissi, il non aver gente e mezzi per fondare Missioni, specialmente in mezzo a tante di queste tribù che si arrenderebbero facilmente! Chissà, che Maria Ausiliatrice, come pensò e sta pensando ai Boròros, non volga il suo sguardo pietoso anche a queste altre tribù! A Maria niente è impossibile; Essa tutto ottiene dal suo Divin Figlio, specialmente trattandosi di distruggere il regno di Satana per estendere il regno di Cristo!
Dopo questa conversazione andaì a trattenermi un po' ai piedi dell'altare, e risolvetti di scriverle queste cose e affidare a Maria Ausi liatrice ed a D. Bosco non solo la tribù dei Boròros che già stanno benedicendo, ma anche tutte quest'altre tribù, cosicchè se Maria SS.ma accetterà questa preghiera possiam dire che ci ha pagato molto bene la festa.
Bramano il Sacerdote! - Nuove insistenze - Mancano operai.
Amatissimo padre, nella mia relazione del Rio Vernielho, enumerando in qualche modo le posizioni occupate dai Boròros specie sul versante del Rio S. Lorenzo, dissi che sul versante opposto dell'Araguaya vi sono diversi abitanti, che avrei avuto piacere di poter visitare, non solo per far loro un po' di bene, ma anche per completare il mio piano di conoscere tutto il vastissimo campo che la Provvidenza ci sta affidando. Ebbene, appena arrivato in questa Colonia di S. Giuseppe, D. Traversa mi fe' subito presente l'invito che molti di quelle parti gli avevano fatto d'andare ad assistere ad una festa e ad amministrare i Santi Sacramenti a quegli abitanti che non hanno mai visto il Sacerdote. Egli non potè accettare, perchè è solo e vecchio, e scrisse a Don Malan per vedere se poteva mandar qualcuno. Un tal invito a me sembra provvidenziale, e feci sapere a D. Malan che, se crede, io son pronto a partire, tanto più che proprio in questi ultimi mesi quegli abitanti hanno aperto una strada di comunicazione, che vien proprio ad uscire in questa parte. Ed ecco un altro vantaggio delle nostre Colonie, perchè, prima che esse esistessero, quelli erano luoghi intransitabili pei civilizzati, se non volevano esser uccisi dagli indii. Qui si ricorda l'eccidio di una famiglia di tredici persone di cui neppur una fu risparmiata; ed ora, in quel medesimo luogo, si son stabilite altre famiglie di civilizzati senza alcun pericolo.
In questi ultimi giorni poi ebbi il piacere di una visita da parte di alcuni di quegli abitanti, da cui raccolsi altre interessanti informazioni. Uno di loro, Giovanni de Moraes, mi disse che l'anno scorso io giunsi non molto lungi dalle sue terre ; ed io ricordo che la mia guida mi indicò il monte, dietro al quale abita questo de Moraes, soprannominato Cagiango. Da essi ho pur avuto tutte le indicazioni e le distanze. che mi mancavano, e mi son confermato che son moltissime le famiglie civilizzate che abitano colà, dove non ha mai posto piede il Sacerdote. A me pare che pur questo sia un bel campo che la Provvidenza ci vuol affidare, perchè corrisponde al nostro progetto della Colonia Centrale, potendo cosi attendere alla Missione dei selvaggi ed avere un buon aiuto dai civilizzati. Il sig. De Moraes mi disse che anch'essi desiderano molto che si apra quella Colonia, perchè, quantunque gli indii non li perseguitino più, tuttavia non lasciano di recar loro dei danni nel bestiame. Non pare anche a leì, rev.mo sig. Don Rua, che la Provvidenza si manifesti visibilmente in questa missione?... Se avrò il piacere di recarmi all'Araguaya, non mancherò di mandarle notizie.
Ella intanto, amatissimo padre, può ben comprendere quanto soffriamo per non poter attendere subito, per mancanza di personale, ad una messe che è già matura. Ella sa che questi cari Boróros son proprio ridotti in condizione di potere approfittar molto dell'opera nostra. Pertanto la prego di raddoppiare le preghiere e le suppliche al Dator d'ogni bene, affinchè ci fornisca tutti i mezzi necessarii per attendere a tante anime che ci aspettano. Il Sacro Cuor di Gesù, Maria SS.ma Ausiliatrice, S. Giuseppe e D. Bosco faccian sì, che questi nostri ardenti desiderii siano quanto prima esauditi!
Anche in questa Colonia si sta lavorando, ed io godo di poter passar qualche mese in compagnia del nostro buon Don Traversa che condivide i miei desiderii e la mia fiducia. nella Divina Provvidenza. Egli, coi suoi 70 anni, può servire di esempio a qualunque dei nostri più giovani lavoratori, è sempre di una attività straordinaria, e maneggia la zappa e la scure, come una penna. E; solito dire che qui bisogna lavorare, se si vuol mangiare, e che il miglior rimedio per goder salute è quello di non star mai in ozio ; per cui accade spesso nelle notti di piena luna che egli si alzi e vada nell'orticello ad inaffiare gli ortaggi. Oltre questo, non essendovi qui nè cuciniere nè chi lavi o rattoppi gli abiti, egli, insieme con un altro non meno attivo confratello coadiutore, pensa a tutto.
Caro D. Traversa! di quale amore egli non arde per D. Bosco, per la nostra pia Società, e per la salvezza delle anime E quanto non soffre anche lui nel vedere che se venissero in nostro aiuto altre braccia, si potrebbe già raccogliere tanta e tanta messe. Il Signore si muova a pietà di queste terre e in esse moltiplichi il numero dei missionari.
Ma non voglio abusar della sua bontà, amatissimo sig. D. Rua. Pertanto gradisca i nostri più cordiali saluti estensibili a tutti i venerati Superiori ; raccomandi sempre queste nostre Missioni a Dio ed ai Cooperatori, e benedica chi con profondo rispettosi dice,
Di V. S. Rev.ma
Obbl.mo Figlio in G. e M.
Sac. Giov. BALZOLA Missionario Salesiano.
Patagonia Meridionale
La favola del « Dio Heller » (Relazione del Missionario D. P. Renzi)
Nello scorso numero Pubblicammo una relazione del Missionario D. Pietro Renzi, nella quale si accennava ad una favola ravvolgente le tradizioni degli indii Tehuelches circa la creazione del mondo; essa è la seguente.
Rio Gallegos, 15 luglio 19o9.
NEL principio v'era un dio che si chiamava Heller, che viveva non si sa dove colla sua sposa ; essi erano già vecchi, quando ebbero un figlio, che era vulnerabile solo nel tallone. In quel tempo la terra era priva di monti, di fiumi, di alberi, e di quanto abbelisce la natura. L'Heller figlio intanto cresceva, quando il padre, pensando che un dì gli avrebbe tolto il trono, n'ebbe gelosia.
Un giorno infatti s'avvicinò al figlio per ferirlo nel tallone ed ammazzarlo ; ma questi, avvisato dalla madre, fuggì, e montato su di un superbo cavallo, corse tutta la terra. Il padre prese ad inseguirlo; ma il figlio, allorché lo vedeva vicino a raggiungerlo, gettava dietro di sè una freccia, e subito, fra lui e il padre, sorgeva per incanto un monte coperto d'alberi frondosi, o si sprofondava un fiume ricco di acque e di pesci, o si allargava una valle piena di erbe. Nonostante questi continui ostacoli, il padre non desistè dall'inseguire il figlio; ma finalmente, stanco di correre, cadde al suolo e morì.
Allora il figlio ritornò sopra il cammino fatto e ritrovò la madre la quale gli disse che nel sole v'erano cose più belle di quelle apparse in terra; che anzi egli avrebbe potuto sposare la figlia del dio abitante nel sole, ma questi non glie l'avrebbe data, anzi avrebbe cercato di ingannarlo col presentargli una serva.
Dopo averlo adunque istruito sopra il modo di superare le difficoltà e di vincere l'inganno, trasformossi la madre in un bellissimo cigno, sopra il quale il figlio si assise. Viaggiarono così tutto il giorno verso il sole; ma giunta la notte dovettero posarsi sul mare, ed in quel punto ecco sorgere un'isola, il che accadde tutte le volte che si dovettero posare.
Finalmente giunsero al sole. Il dio abitava in uno splendidissimo toldo, smagliante di luce vivissima, da cui partiva un profumo di preziosi aromi e si diffondeva un'eco di suoni deliziosi.
Era un luogo di vero piacere.
Presentatosi il giovane Heller al dio del sole, gli chiese la figlia per sposa.
- Ecco mia figlia! rispose il nume, e gli mostrò un'avvenente ragazza, splendidamente vestita.
Ma poi mostrandogli un'orrida giovane mal vestita:
- E questa, soggiunse, è la mia serva!
Il giovane, avendo saputo dalla madre, che il Dio avrebbe cercato d'ingannarlo, pensò subito che la prima fosse la serva trasformata in quel modo dal dio e la seconda la sua figliuola, per cui rispose:
- Ed io voglio quella che tu dici essere tua serva.
Stupì il nume di vedere scoperto il suo inganno e da principio non voleva cedere, ma alla fine acconsentì, a patto che uccidesse un guanaco terribile il quale pietrificava colla sola vista, e gli recasse un anello racchiuso in un uovo di struzzo nascosto in una caverna, il qual uovo però avrebbe ammazzati tutti quelli, sui quali fosse caduta anche una goccia sola dell'albume o del tuorlo.
Nascosesi il giovane là dove soleva pascolare il terribile guanaco, e senza che questo lo vedesse gli conficcò una freccia micidiale nel cuore. Copertosi poi colla pelle della fiera fu alla caverna, dove stava l'uovo e con una frecciata lo ruppe. Sprizzarono le goccie di tuorlo e di albume sopra di lui, ma non gli produssero alcun male, giacché egli era coperto colla pelle del guanaco. Estrasse allora l'anello e lo portò al dio, il quale dovette compiere la sua promessa concedendogli la figlia in isposa.
Invecchiatosi, anche il dio del sole alla fine morì e rimase padrone assoluto l'Heller che, essendo invulnerabile, vive e vivrà eternamente nel sole.
Questi fu il creatore dei Tehuelches e diede loro in proprietà la Patagonia. Quando un indio muore, va al sole per abitar per sempre coll'Heller, che nutre un grande amore per tutti i Tehuelches della Patagonia....
Ecco la favola!....
*
Il Sole divino, Cristo Gesù, che venne ad illuminare tutti gli uomini, illumini gli ultimi gruppi di questi selvaggi, che ancora non lo conoscono appieno!
Sac. PIETRO RENZI Missionario Salesiano.
Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente.
Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.
Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel santuario avremo quest'intenzione generale
Supplicheremo affettuosamente la Vergine Ausiliatrice a spandere copiose benedizioni sui nostri istituti nel nuovo anno scolastico, ed a rendere efficaci le cure dei maestri e degli educatori e stabile la buona volontà degli alunni.
Sia benedetta in eterno! (*)
Sia sempre benedetta la gran Madre di Dio, l'Aiuto dei cristiani; sia benedetta in eterno; Essa mi ha salvato la mia adorata bambina Rosa! Quante volte la sua misericordia ha riguardato a' dolori della nostra famiglia! quante volte ci ha mostrato pietosa la sua potenza presso Dio! Ma ora profondamente scossi, prostrati innanzì a si gran Madre, non sappiamo far altro che ammirare le sue meraviglie e annunziarle piangendo.
Sempre vispa, sempre affettuosa ed allegra la mia Rosa, con la febbre si trastullava come il solito. Un momento, non vista, si avvicina al balcone di casa al secondo piano, che riesce sulla strada ingombra di pietre taglienti, si afferra all'inferriata un po' rada ma non pericolosa, si spinge tra due spranghe e.... cade giù, in istrada, ma oh ! prodigio, non sulle pietre taglienti, come avrebbe dovuto essere, ma sur un piccolo unico cumulo d'arena che era lì, col capo nel seno d'una donna che a caso era seduta lì presso.... e rimane incolume. O Maria, Maria Ausiliatrice, tu me l'hai salvata la mia piccola Rosa, ed io con tutt'i miei, tutti Cooperatori Salesiani, benedirò sempre le meraviglie del tuo cuore materno.
Cagnano Varano, 18 agosto 1909.
Vito TRiNCUCCI, insegnante.
Di sotto le macerie.
Nel disastro del 28 dicembre u. s., anche noi ci trovammo sepolti tra le macerie, eccetto il babbo, che, rimasto fuori, potè subito cercare di noi. La prima ad essere estratta fui io e per grazia di Dio completamente sana. Ma chi può ridire lo strazio del nostro cuore quando, unitamente al babbo, invano si chiamavano inostri cari sepolti? Oh! quale non fu il mio terrore quando fu estratta una mia cara sorella, di già cadavere!... Temendo che la stessa sorte venisse a toccare agli altri, specialmente alla mia cara mamma, in quei momenti di dolori indicibili ricorsi fiduciosa a Maria SS. Ausiliatrice promettendole, se mi avesse ottenuta la grazia di estrarla viva, di farne relazione sul Bollettino, e, non appena avessi potuto, di venire a ringraziarla personalmente al Santuario di Valdocco. La Vergine santa esaudì il mio voto, facendoci trovar viva la mamma; ma in quale stato ell'era ridotta! Subito procurammo di darle quell'aiuto che le circostanze permettevano, ma per diversi giorni restò sospesa tra la vita e la morte. Allora, conoscendo per esperienza la potenza e la bontà di così tenera Madre, un'altra volta col cuor pieno di fiducia feci a Lei ricorso, e togliendomi una medaglia di Maria SS. Ausiliatrice che sempre portavo al collo essendo ascritta all'Arciconfraternita dei suoi divoti, l'appesi al collo della mamma, supplicando che fosse conservata al mio affetto una sì cara esistenza, ed anche questa volta la Madonna venne in mio aiuto, poichè da quell'istante vidi la mamma migliorare ed ora è completamente guarita.
Anche la mamma nel tempo che dolorosamente si trovava sotto le macerie implorò continuamente l'aiuto di Gesù e di Maria e quando si trovò sfinita e sentì che la vita le sfuggiva, si sovvenne del Ven. D. Bosco e delle grazie concesse da Maria Ausiliatrice, che leggeva ogni mese nel Bollettino, essendo pur essa cooperatrice salesiana, e allora si votò anch'ella alla Madonna di D. Bosco, promettendo di diffonderne la divozione. Col cuor pieno di gratitudine, noi oggi ti ringraziamo, o Vergine Santa, implorando rassegnazione per la perdita dei nostri cari fatta in quell'ora tremenda
Reggio Calabria, 6 agosto 1909.
BEATRICE IENNACCARO.
La Fede opera prodigi.
Son già più anni che la divozione a Maria SS. Ausiliatrice va qui compiendo prodigi; ma dacchè noi vi aprimmo la nostra piccola casa e ponemmo mano alla costruzione di un nuovo Santuario ad onore della nostra cara Madre e Regina, la Vergine Ausiliatrice ha preso a dispensare con meravigliosa frequenza preziosi favori.
Manuel Gesù Avila, trovandosi ai primi di marzo gravemente infermo, e vedendo inutili tutti gli sforzi della scienza, dopo ricevuti i SS. Sacramenti, fece promessa alla B. Vergine di far educare i suoi figli dai Salesiani e di fare una limosina secondo le sue forze. Appena fatta la promessa si sentì migliorare e in breve si vide perfettamente guarito.
Nello stesso mese Rosa Aurora Arévalo, dopo aver veduto allietata la sua casa dal sorriso di un nuovo bambino, per grave malessere si vide ridotta in fin di vita. Fece promessa di un'elemosina pel Santuario in costruzione, e la Madonna la sanò all'istante.
Dal 2o dicembre al 23 maggio u. s. Giuseppe Maria Leòn, decurione di questi buoni cooperatori, fu tormentato da gravi dolori all'occhio sinistro che gli impedirono di lavorare. Molte medicine applicate furono inutili. Venuto il bel mese di Maria Ausiliatrice fece ricorso con fede alla Santissima nostra Madre, chiedendole la guarigione pel 24 e promettendo di offrire per un anno cinque lire ogni mese pel suo Santuario in costruzione e di pubblicare la grazia nel Bollettino Salesiano. Infatti cominciò la novena; e il giorno 24, mentre faceva la Santa Comunione, si sentì perfettamente guarito. Tutta la città può far testimonianza di questa grazia.
In maggio, Samuele Lafebre, essendo vittima di feroce calunnia e non trovando mezzi umani per giustificarsi e vedendosi perciò nella più grande amarezza, si prostrò ai piedi di Maria Ausiliatrice, chiese al Rettore del Santuario particolari preghiere e fece un'elemosina. Oh prodigio ! La protezione di sì buona Madre non si fece aspettare; in breve l'innocenza del brav'uomo fu conosciuta con grande scorno dei suoi detrattori.
Belisario Vélez, nel mese di gennaio u. s., stava gravemente infermo in una gamba e i medici, vedendo inutile ogni medicamento, gli dissero ch'era necessario venire all'amputazione. Afflittissimo perchè non avrebbe più potuto continuare il suo mestiere di maniscalco e si sarebbe ridotto alla miseria, si fece ascrivere tra i Cooperatori Salesiani e fe' una elemosina con la promessa di pubblicare la grazia, se la Vergine Ausiliatrice gli otteneva la guarigione. Cosa meravigliosa; dopo otto giorni egli fu perfettamente sano
Per mezzo mio, rendono pure grazie a Maria Ausiliatrice: Isacco A. Prado per aver ricuperato la vista, Maria A. Alvarado per guarigione da un forte mal di orecchi, Maria Bustos per aver ottenuto la guarigione del figlio da una grave bronchite, Carmine Delia Lafebre riconoscente per essere scampata da grave malattia; i quali tutti fecero un'elemosina pel nuovo Santuario.
Anch'io, portando il Viatico ad un infermo, caddi malamente da cavallo, con pericolo di fratturarmi una gamba, ma invocai Maria SS. Ausiliatrice e non mi feci alcun male; e un'altra volta, quasi in identiche circostanze, esperimentai ancor maggiormente la pietosa assistenza della Vergine Benedetta
Oh! sia Ella da tutti invocata in ogni parte della terra.
Sigsig (Equatore), 23 luglio 1909.
Sac. LUIGI GIACCARDI
Missionario Salesiano.
Atessa (Chieti). - Nel maggio 19o6 fui colto da acutissima nevrastenia, che mi costrinse a rimanere in uno stato, direi quasi, d'interdizione. Per ben quindici mesi fui in preda alla disperazione: l'incubo incessante della morte imminente pesava sopra il mio capo. La povera madre mia, vedova con tre figli, di cui io il primogenito, credeva perduta ogni speranza della mia guarigione ed anche del risorgere della prosperità in famiglia, stantechè il male mi aveva impedito di conseguire la licenza liceale. Figurarsi il dolore e la costernazione della disgraziata donna nel vedere che tutti gli sforzi dell'arte medica non riuscivano a salvarmi dal terribile malore! Ma la Madre Celeste doveva tergere le lacrime della mia madre terrena. Questa, non potendo più reggere al mio strazio, insieme con amici e congiunti, fece ricorso alla Vergine Ausiliatrice, implorando per me la grazia o di una subita morte o di una pronta guarigione. E la grazia fu concessa, maternamente e in modo insperato
Nel giugno 19o7, contro il solito, una mattina uscii di casa (dopo 15 mesi) senza bisogno di esortazioni, e mi recai presso un congiunto, col quale trascorsi la giornata in lieta compagnia.
Da quel giorno tornai a vivere in società : e così, dopo pochi mesi, mi sentii in grado di riprendere i miei studi prediletti, tanto che conseguii, nel luglio dello scorso anno, la licenza liceale, e quest'anno ho vinto un concorso governativo.
Adempio pertanto al sacro dovere di rendere pubbliche e sentite azioni di grazie alla Vergine Benedetta, ed invio insieme la tenue offerta di lire 10 per l'Opera benemerita dei Figli di Don Bosco.
Agosto 1909.
OTTORINO DE FRANCESCO.
Torre de' Passeri (Teramo). - Colta da bronco - pneumonite acuta, la mia povera mamma venne portata sull'orlo del sepolcro. Aveva ricevuto, agonizzante, l'Estrema Unzione, e gli astanti, accompagnando il sacerdote nelle ultime preci, erano lì ad attenderne, piangenti, l'estremo respiro ! Ma io, con l'animo straziato dal più grande dei dolori, al colmo della disperazione vedendo morire mia madre, implorai ancora dalla Vergine un miracolo; La supplicai a lasciarmi vivere la madre mia, e Maria ebbe pietà di me ! Aveva chiesto preghiere nel Santuario di Valdocco, e la mattina seguente, giorno 24 maggio, mia madre tornò da morte a vita! Non ho parole per esprimere tutta la mia riconoscenza. Voglia la Vergine Santa liberare la mia amata genitrice, anche da altre indisposizioni che ne fiaccano la fibra e ne intristiscono l'esistenza.
18 agosto 19o9.
NINA CAVALLI PALMERIO.
S. Agata sul Santerno (Ravenna). - Ho chiesto due grazie alla cara Madonna di Don Bosco, che si venera anche nella nostra Chiesa Parrocchiale, e me le ha benignamente concesse.
Tempo fa una mia sorellina di dieci anni fu colta da gravissima polmonite; ed io cominciai una novena alla pietosa Ausiliatrice. La malata andò tanto peggiorando. che la sera dell'ottavo giorno il medico disse non avrebbe passata la notte ; invece, oh portento ! la mattina seguente era fuori di pericolo ed ora è perfettamente guarita. Il dottore lo disse un vero prodigio.
Una mia zia fu assalita improvvisamente da un toro furioso che, con un terribile calcio, le squarciò il ventre. Il dottore chiamato in tutta fretta dichiarò la ferita gravissima, aggiungendo che se fosse sopravvenuta la febbre, era irremissibilmente perduta. Ebbene la febbre venne e molto alta; ciò non ostante mia zia per la protezione specialissima della potente Ausiliatrice, invocata con tutta l'anima, fu salva. Sia benedetta una così potente Avvocata.
2o agosto 1909.
PAOLINA Ricci- MACCARINI.
Bessolo (Torino). - Da qualche anno era affetta da gravissima malattia e disperava ormai di guarire; unico rimedio era il sottopormi ad un'operazione che i medici stessi mi dicevano difficile e pericolosa. In tale incertezza, che fare? Ricorsi alla Madonna del Ven. D. Bosco, presi una sua immagine e la misi sulla parte malata incominciando nello stesso tempo una fervorosa novena in suo onore. Oh, bontà di Maria! appena l'ebbi terminata mi sentii guarita; infatti mi feci nuovamente visitare dal medico curante, ed anch'egli m'assicurò che ogni reale era scomparso; per cui ripresi i miei lavori e dopo dieci mesi posso accertare che non ho più avuto la minima indisposizione. Adempio quindi la promessa fatta inviando un'offerta, pubblicando la grazia, ed invitando tutti i bisognosi a ricorrere alla Vergine Ausiliatrice, che non lascia mai inesaudite. le preci di quelli che la invocano.
16 agosto 19o9.
BESSOLO LUCIA.
Torino. - Rendo pubbliche grazie alla Vergine Ausiliatrice, dalla cui intercessione riconosco la salvezza. Trovandomi gravemente ammalata, raccomandatami e raccomandata da altri a questa potentissima Regina, ottenni esito felice nell'operazione chirurgica a cui fui sottoposta e guarigione perfetta. Esprimo pertanto tutta la mia riconoscenza a colei che nella sua bontà mi strappò da morte sicura ridonandomi salute e vigore.
20 luglio 1909.
MARIA MADDALENA ALLASIA.
Formigine (Modena). - Anche in questo remoto paesello, la potente Ausiliatrice nostra si fa largamente conoscere e benedire, per le grazie segnalatissime che concede a' suoi devoti; e l'umile sottoscritta è appunto incaricata di renderne note parecchie, a maggior gloria di Lei e ad incoraggiamento di chi soffre.
Una giovane di 20 anni, colpita tempo fa da peritonite, venne salvata come per miracolo una prima volta; senonchè ricadde poco dopo nella stessa malattia. Si trattava di farle una seconda operazione, il caso era gravissimo e il rischio imminente. Nel dileguarsi di ogni umana speranza, si ricorse con fede a Maria SS. Ausiliatrice, , ed il terzo giorno della novena ogni pericolo era scomparso e la giovane salva.
Un'altra figliuola, presso a poco della stessa età, fu per circa un anno travagliata da gravissime sofferenze morali, che ne minavano lentamente le floride energie. Anch'ella supplicò la pietosa Ausiliatrice, ed ebbe quasi subito una lieta notizia, che la tolse da ogni affanno.
Un fanciullo di circa otto anni ebbe un flemmone così maligno al ginocchio destro, che i dottori giudicarono necessaria l'amputazione della gamba. Ala i poveri genitori non potevano rassegnarsi a tanta sventura! Si rivolsero allora alla Madonna di D. Bosco, fecero celebrare una S. Messa nel suo Santuario, e cominciarono essi pure una divota Novena. Il fan ciullo prese quasi subito a migliorare, l'operazione fu scongiurata, ed oggi egli è completamente guarito.
Un'altra persona piuttosto avanzata in età, che sofferente da molti anni per gravi contrazioni nervose alla faccia non poteva in niun modo rassegnarvisi, ha ottenuto essa pure la segnalatissima grazia di rassegnarsi completamente alla volontà di Dio, proprio contro ogni speranza.
O dolce Madonna nostra, sii in eterno benedetta per tutte le tue misericordie!
28 luglio 1909.
Sr. ROSALIA DOLZA.
Vigo Cavedine (Trento). - Nella fine del marzo scorso, fui assalito da violentissima tosse che, per più d'un mese mi fece soffrire assai e mi ridusse senza forza. Trovando inutili varie medicine, mio figlio scongiurava il dottore a prescrivermene qualche altra; ma questi gli disse: « Mio caro, se si potessero levargli alcuni anni di età, sarebbe questo il rimedio, ma è cosa impossibile ». Queste parole che io sentii di nascosto, non mi portarono alcun sgomento; mi rammentai dei favori elargiti dalla Madonna di D. Bosco e narrati nel Bollettino Salesiano che leggo da dodici anni, e verso sera a stento mi avviai alla Chiesa, ove principiai una novena, con intenzione di fare un'offerta secondo le mie forze per le Missioni Salesiane e di pubblicare la grazia, se venivo esaudito. Al fine de' nove giorni fui capace di riprendere qualche occupazione in famiglia; ed ancor oggi benchè avanzato in età, son già per bussare all'usciolin degli ottanta, posso aiutare in piccoli lavori la mia famigliuola. Compio la mia promessa, e prometto che non mi dimenticherò mai di ringraziare la potente Regina del Cielo.
30 luglio 1909.
COMAI LUIGI, Coop. Sales.
Niscemi (Caltanisetta). - Immensa è la tua bontà, o Maria SS. Ausiliatrice! Fui molto ammalata, mi vidi agli estremi, gravi erano le mie sofferenze, gravissima l'angustia in cui vedeva la mia famiglia, e in un momento di supremo sconforto, con viva fede a Te ricorsi, promettendo di render pubblica la grazia, qualora, sempre per il bene dell'anima mia, mi avessi guarita.
Tu, pietosa, potente, mi ridonasti la salute primiera; sciolgo quindi la mia promessa, e invio una tenue offerta per una messa di ringraziamento, chiedendo la tua perenne protezione per me e per tutti i miei cari.
18 agosto 1909.
TERESA LE MOLI CRESCIMONE.
Moncalieri (Torino). - Era già oppressa da un'altra sciagura, quando fui colta da bronchite che mi condusse all'estremo di mia vita. Vedendo che i rimedi più non giovavano, mi raccomandai alla SS. Vergine, cui promisi un'offerta se mi dava la guarigione. Da quei giorni presi a migliorare e il miglioramento durò cinque mesi, quando nuove emorragie mi rimisero in affanno. Mi raccomandai di nuovo a Maria SS. Ausiliatrice promettendo di far celebrare una messa in suo onore e di far palese la grazia, ed essa, mossa a pietà anche de' miei teneri bambini, mi restituì in perfetta salute. Sieno grazie a Maria nostra Madre che veglia sempre sui suoi divoti.
Settembre 1909.
BAUDUCCO ANGELA.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, n per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti.
A*) -Acqui Annetta Ceresita-Agaggio Superiore (Porto Maurizio): Sasso Giovanni Battista, 5 - Agliano d'Asti (Alessandria): Scarrone Caterina 3 - Agliè (Torino): Gallinati Alessandrina i - Albino (Bergamo): Carrara Teresa 2 -Alcamo (Trapani): Lo Surdo Filomena 4,25 -Alessandria: Famiglia Borasio - Alzo (Novara): Serra Corbari Isabella 10 - Arezzo: Amalia Gambacorti 5 - Ascoli Piceno: Suor Margherita Mosso - Asso (Como): Silvia P. 5 - Avola (Siracusa): Tiralongo Corrado fu Giuseppe 2.
B) - Badia Polesine: Suor Luigia Martinetti i - Bagnacavallo (Ravenna): Melandri Achille 5 - Bagnaria (Pavia): M. G. 2o - Bagnatica (Bergamo): Lorenzi Emilia 2 - Barnesto (Bergamo): Morandi Gio. Maria - Beduzzo (Parma): Vesturini Melania 6 - Bene Vagienna: Oreglia Margherita ved. Ravera 5 - Bisiagno: Baldizzone Antonia -- Besicca di Loria (Vicenza): Valente Maria 2,50 - Bonvicino (Cuneo): Altare Albina 3 - Borgo Vercelli (Novara) Sacchi Emilia 5 - Bosa (Cagliari): Francesca Solinas io - Bova Marina (Reggio Calabria): Pugliatti Marianna 10 - Brugherio (Milano): Vergani Battista 5 - Buenos Aires: Spinoglio Camillo - Busca (Cuneo): Migliore Giuseppina io - id.: Michele R. 5 - Bussolengo (Verona): Ruberti Angela ved. Tacconi 2.
C) - Cagli (Pesaro): Battelli Giovanni ,5 -Calascibetta (Caltanisetta): Corvaja Elisa Rita, 5 - Camerlate (Conio): Guglielmetti Caterina 2 -- Canelli (Alessandria): Borio Felicita - Caronno Milanese: Sac. Ambrogio Legnavi Parroco 15 -- Carpenedolo (Brescia): Compagnoni Angelina 5 -- Casale Monferrato: Taccone Emilio 2 - Casalrosso (Novara); R. D. ioo - Casei Gerola (Pavia): Davide M. 5 - Cassano Spinola (Alessandria): Bussetti Maria 5 - Castagneto di Pavullo nel Frignano (Modena): Bartoli D. Eugenio 5 - Castellamare di Stabia: Sac. Angelo Piccono per liberazione da dolorosa nevralgia - Castello sopra Lecco (Como): P. Antonio Cazzaniga, 5 - Castelnuovo Calcea: Garberoglio Angela - Castelnuovo ne' Monti (Reggio Emilia): Genitoni Beatrice in Muzzini 5 -Castel S. Pietro (Alessandria): Ghezzo Angelina 9,50 - Castiglione di Sicilia: Sac. Berrone2-Castrogiovanni: Ch. Mario Di Maggio 2 - Challant St. Anselme (Torino): Bagnod Martina 2 - Champorcher (Torino): Pramotton D. Giovanni io - Charvensod (Torino): B. C. 30 - Chdtillon (Torino): Pelleisier Francesco 4 - id.: Abbé Jérémie Joseph Aymond 10 - Chiusa di Pesio (Cuneo): C. P. 5 - Cingoli (Macerata): Suor M. Concetta Baldoni Abbadessa 5 - Coltogno di Bellano (Como): Fumagalli Giuseppe 5 - Comerio (Como): Pedotti Erminia 3 - Cordoba (Rep. Argentina): Giovanni Old Chap - Cornedo (Vicenza): Conti Noemi, maestra 10 -- Crema (Cremona): Angela Polonini 5 - Cremona: Giulia Marcellini Piazza 5 - Crusinallo (Novara): A. C.
D) - Desenzano sul Lago (Brescia): Bianca Pasetti dei Marchesi Villani 50 - Dogliani (Cuneo): Gabetti Maria fu Celso.
E) - Este (Padova); Elena Prosdocimi Boschetti 12 - id.: Ofelia Bortolussi 5 - id.: N. N.
F) - Fabbrico (Reggio Emilia): D. Ligabue Giovanni 10 - Farigliano. Mancardi M. - Fiesso Umbertiano: Angelina Calognesi Migliorini 5 - Fontanelle (Treviso): Rosanna Marcello 20.
2 G) - Garadassi (Alessandria): Dallocchio Maria Bracco z - Genova: Moscatelli Antonietta 5 - id.: Giulia Lama P, per la figlia Gramegna Carlotta - Gergei (Cagliari): Tronei Luigia 1,30 - Gorzone (Brescia): Piccinelli Battista 5.
H) - Hèrères (Aosta): D. Vincenzo Minet, parroco.
I) - Imola (Bologna): Anderlini Emma 5.
L) - Lavagna (Genova): S. M. Pietrina Codebò 5 - Legnago (Verona) Morrai Lucia 5 - Lesignano di Palmia (Parma): Andreoni A. - Licala (Girgenti):. Ponello Rosina, 1 - Lugo (Ravenna): Paolo Emiliani 4,50.
M) - Mandriola (Padova): Moratto Guglielmo io - Masserano (Novara): A. A. 5 - Mazzoleni (Bergamo): Personeri Giovanni 25 - Messico Francesca A. de Balzaretti 1o-Mezzana Rabattone (Pavia): Sac. Innocenzo Zanlalda - Milano: Frigerio Maria Sala 3 - id.: E. E. 5 - Mombarcaro (Cuneo): Rossi Serafina 2 - Mombello (Torino): Gianasso Lucia 2 - Moncalieri: Rubatto Margherita -- id.: Ferrero Caterina - Moneglia (Genova): Rosi Angelo 20 - Montalenghe Canavese: Fiorina Giovanni - id.: Milano Francesca - Montaldo Dora: Coniugi Giovanetto - Montanaro Canavese: N. N. - Montecchio Maggiore (Vicenza): M. C. i - id.: Terenzio Balestro 6 - Murisengo (Alessandria): Teresa Garoglio 1,25.
N) - Napoli: La Duchessa di Casarana Marulli 20 - id.: G. L. - Nizza Monferrato: Flavia Girisiano io - Noli (Genova): Soccone Caterina 2 - None (Torino): N. N. 2.
O) - Oristano (Cagliari): Massidda Brigida 1 - Orsara Bormida (Alessandria): Crassino Virginia 5 -Ottone (Pavia): Don Tacchini Giovanni 4.
P) - Palagianello (Lecce): Becci Graziella 2 - Palermo: R. C. i - id.: Baronessa Petyx Marianna 15 - id.: Lina Blanea 6 per segnalatissima grazia - id.: D. Giuseppe Ferrante 15 - Pertusio Canavese: Pomato Domenica - Philadelphia (S. U. N. A.): Giovannina Manera 20 - Piacenza: N. N. - id.: Ing. Cesare Turchi 5 - Pontecasale (Padova): Bettino Turri 30 - Porto Civitanova (Macerata): Carlo Calcagnoli 1,25 - Porto Mantovano: N. N. 5 - Pra d'Este (Padova): Rossi Luigi 1o - Prata di Pordenone (Udine): Novelli Maria 10.
R) - Rapallo (Genova):Zucchi Mario 5 - Roetto di Villafranca d'Asti: Porta Ch. Carlo 2 - Roma: Salvatore De Simone, per la ricuperata salute dei suoi cari 20 - Rossana: M. Assunta Isaia e famiglia 3 - Rovegno (Pavia): Isola Giovanni fu Gaspare 3.
S) -- Sale delle Langhe: Furia Ch. Giovanni 7 - Saluzzo: Ghione Maria - S. Basilio (Cagliari): N. N. 25 - S. Benedetto: Paganini Sac. Lorenzo 25 - S. Giorgio Canavese: M. M. - S. Giorgio Lomellina (Pavia): Ved. Gilardi 4 - S. Giorgio Scarampi (Alessandria): Serra Luigi 5 - S. Giovanni (Stato Spirito Santo-Brasile): Angela Corà 3 - S. Michele al Tagliamento (Venezia): D. Osvaldo Cassini a nome di pia persona - S. Nazario (Cuneo): Sonino Leodogario 5 - S. Pier d'Arena: Albina Consani - S. Vittoria d'Alba: Damilano Carlo 2 - Santa Lussurgiu (Cagliari): Suor Maria Salmoiraghi 12 - Sarnano (Macerata): Calcagnoli Carlo 1,25 - Savona: Famiglia Falco - Schilpario (Bergamo): N. N. 4 - Schio (Vicenza): Pontana Lucia - Seregno (Milano): Riva Isaia 5 - Settimo Torinese: Giovando Giuseppe - Sliema-Malta: Francesco Buscia, Angiol Sullana -- Sovramonte: Piva Giovanni 3,60-Soresina (Cremona): Piseroni Gio. 2,40 - Sottomarina (Venezia): L. Boricelli 5 - Spezia (Genova): D'Onofrio Clotilde 5 - Stella S. Martino (Genova): Francesco e Angela 1o.
T) - Tiesi (Sassari): Provera Carolina 3 - Torino: N. N. con la più viva riconoscenza, raccomandandosi alle preghiere dei divotí per un importantissimo affare -id.: Piazza Maddalena -id.: Baudino Margherita -id.: Natalina P. G. -id.: Faustina Golzio -- id.: G. G. - id,: Luigi Pelfissono - id.: Greca Savoia - id.: Coniugi Pena -- Treviso: D. Edoardo Lenzarini 8 - Trino Vercellese: Guazzotti Camilla 20 - Tronzano Vercellese: Robiano Pietro.
V) - Val di Villa: Scaglione Giacomo - Valfenera (Asti): Lanfranco Domenico - Varallo (Novara): Ingegnoli Maria 5 - id.: Una pia persona 2 - Varengo (Alessandria): Enrichetta Nella 5 - Venezia: Bigaglia Luigia 5 - Verolengo (Chivasso): Giuseppa Cenna - Verona: Ronca Vittoria 15 - Veruno (Novara): N. N. 22 - Vestena Vecchia (Verona): Canato Giuseppe 5 - Vicenza: G. B. Beni 5 - Vigonza: Ferraresso Luigi e consorte -Villafalletto (Cuneo): Marchisio Angelina 5 - Villafranca (Padova): Gambozzi Clementina 1o - id.: Casolato Antonietta 2 - Vimogno (Como): Artusi Cecilia 6 - Voghera: N. N. 10.
V) - Westfield (U. S. N. A.): M. F. 20.
X) - A. L. M. - Calvi Giuseppina.
Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per qualsiasi corrispondenza in proposito, rivolgersi al Direttore dell'Oratorio S. Francesco di Sales - Via Cottolengo, 32 - Torino.
Per celebrazione di S. Messe e per novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario.
Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternità di Maria SS. Ausiliatrice.
Dal 10 ottobre al 10 novembre:
NB.-- Dal 1° ottobre al 1° marzo la funzione vespertina nei giorni feriali ha luogo alle ore 17. Nei giorni festivi hanno luogo due funzioni, cioè. alle ore 15 ed alle ore 16,30 vespri, predica e benedizione.
24 ottobre (Commemorazione mensile di Maria SS. Ausiliatrice) e 25, 26 ottobre - Solenni quarant'Ore - Dalle ore 5 alle 10 messe lette - Alle ore 6 messa dell'esposizione - Alle 17 vespri, discorso e benedizione.
1° novembre - Solennità di tutti i Santi - Ore 6 e 7,30, messe della Comunione generale; ore 9,30 messa solenne; ore 15,30, Vespro dei Santi e dei defunti, discorso e benedizione.
2 novembre - Commemorazione di tutti i fedeli defungi. -- Ore 7 messa solenne.
5 novembre -- Primo venerdì del mese - Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS.mo Sacramento dalle 6 alle 17 - con benedizione alla messa delle 6 ed alle ore 17.
A Valdocco.
Il 12 settembre un nucleo di pellegrini tedeschi, reduce da Lourdes, sostava a Torino per far visita all'Oratorio ed alla tomba di D. Bosco in Valsalice. Ai cari pellegrini, che ci edificarono colla pietà da essi mostrata ai piedi dell'altare di Maria SS. Ausiliatrice, ripetiamo l'assicurazione della più cordiale memoria nelle nostre preghiere.
Ospiti illustri. - Il 12 e il 13 settembre era nostro ospite e celebrava all'altare di Maria Ausiliatrice in rito siro puro Sua Ecc. Rev.ma Mons.
Gregorio Pietro Habra, Arcivescovo di Mossul, venuto a Torino per conferire col venerando sig. D. Rua. I nostri artigiani seguirono con vivo interesse tutte le belle cerimonie e si accostarono in buon numero alla sacra mensa, felici di ricevere dalle mani del buon Prelato la S. Comunione.
Il 13 settembre celebrava all'altare di Maria Ausiliatrice anche Sua Ecc. Rev.ma Mons. Atanasio Maria Vincenzo Soler y Royo, dei Minori Cappuccini, Vescovo titolare di Citarizo e Vicario Apostolico di Goajira in Colombia.
Agli illustri e zelanti Pastori rinnoviamo l'omaggio della più profonda riverenza.
In Italia.
MILANO - Un gruppo di ex-allievi dell'Istituto S. Ambrogio la seconda domenica di agosto si radunavano in amichevole convegno sul sacro monte di Varese. Celebrò nel Santuario il direttore D. Lorenzo Saluzzo ed i giovani stessi, eseguendo una messa dell'Haller, imparata allorchè appartenevano all'Istituto, accompagnarono devotamente la liturgia solenne. Riunitisi quindi a lietissima agape, dopo vari brindisi pieni di grate e cordiali rimembranze, inviarono un telegramma d'omaggio al venerato nostro Superiore D. Rua pel principio del suo Giubileo Sacerdotale.
ROMA -- Nella parrocchia del S. Cuore. - Una generosa persona, la. quale vuole rimanere incognita col desiderio che il suo nome venga scritto eternamente nel Cuore adorabile di Gesù, nel mese di luglio offriva 29 artistici lampadari a luce elettrica per la nostra chiesa, i quali saranno un ben prezioso ornamento per le principali solennità dell'anno accrescendo sfarzo e splendore alle sacre funzioni. Il dono munifico mentre varrà a testimoniare nel tempio di Dio la pietà d'un'anima generosa, ricorderà a noi l'obbligo della riconoscenza e della preghiera, affinchè il Cuore di Gesù sia degno guiderdone e tabernacolo di eterno riposo alla piissima e generosa persona.
All'Estero.
BETLEMME - A proposito della visita che il Pellegrinaggio Tedesco fece all'Orfanotrofio Cattolico di Betlemme - di cui parlammo noi pure nel mese di agosto - il valente scrittore Svizzero Giorgio Bamberger pubblicò nel Neue Zurucher Nachrichten questi appunti di diario:
« I Salesiani hanno in Betlemme una scuola professionale ove viene impartita l'istruzione a 12o ragazzi ; e là presso tengono una scuola popolare frequentata da 21o giovanetti, e più lungi, nei dintorni, altre tre scuole agricole per orfanelli. Come i Templari del Wuttemberg ed i Trappisti, così anche i Salesiani ottengono ottimi risultati nel rimettere in fiore l'agricoltura in questi paesi....».
Altrove, dopo aver accennato alla popolazione Betlemitana, che è nei suoi due terzi latina e nel resto greco-scismatica; agli istituti cattolici che diffondono la carità cristiana ; agli scismatici, che politicamente aiutati dalla Russia, sono gli strumenti della sua influenza in Palestina, aggiunge:
« L'occidente deve prestar una mano soccorritrice. Chi per esempio benefica gl'istituti dei Francescani, delle Suore di S. Giuseppe e soprattutto i Salesiani di Betlemme, non benefica soltanto dei poveri orfani, ma essenzialmente contribuisce a mantenere in Betlemme la maggioranza cattolica. Su questo suolo ogni piccola opera diviene grande, e chi qui edifica, edifica spiritualmente pel mondo intero, poichè continua a tener acceso quel focolare di fede che per tutta la terra ancora spande il suo calore benefico ».
CREMISAN (Gerusalemme). - Gli alunni dell'Orfanotrofio Cattolico di Betlemme il 24 giugno u. s. salivano in corpo fino all'Ospizio S. Luigi di Cremisan per un giorno di festa, cui le sacre funzioni celebratesi con pompa solenne, ed una bella rappresentazione drammatica resero indimenticabile.
L'Ospizio San Luigi, fondato nel 1886, dista da Betlemme tre quarti d'ora di cammino e come i nostri lettori già sanno raccoglie quei giovani che dànno speranza di vocazione allo stato ecclesiastico. Posto sul declivio di un monte, detto appunto Cremisan, e non molto lungi dalla così detta « fontana di San Filippo » ove si crede che questo Apostolo abbia battezzato l'eunuco della regina Candace, ha di fronte un colle pietroso assai, che i contadini del vicino villaggio di Beitgiallah, eccitati dal nostro esempio, son riusciti a coprire di vigneti. Man mano che si sale il dosso del monte dietro la casa, l'orizzonte s'apre sempre più vasto ; e le valli ed i colli della Giudea si moltiplicano sotto gli occhi. Se dalla cima guardi verso Levante, i monti degradano fino a perdersi nelle nebbie del Mar Morto: se ti volgi al Tramonto vedi laggiù in basso scintillar al sole le onde del Mediterraneo : a Nord, a sinistra, Gerusalemme siede come regina incoronata dalle sue mura e dalle torri merlate sul Sion e sul Moria, spiccanti sul verde dell'Uliveto. Alla tua destra, di mezzo ai folti ulivi, lungo la stràda che corre da Gerusalemmne a Betlemme, spuntano il monastero greco-scismatico di Sant'Elia e sulla cima d'un colle isolato l'Ospizio dei Cavalieri di Malta a Tantur.
In splendida posizione, ricca d'ombre e d'una piccola sorgente, vantaggio preziosissimo in quei paesi, Cremisan è uno dei migliori siti dei dintorni di Betlemme e molti lo fanno mèta di frequenti passeggiate.
GRAND BIGARD (Belgio). - Nella cappella dello Studentato Salesiano l'8 agosto si svolse la cara cerimonia delle sacre ordinazioni, tenute da S. E. Monsignor Legraive, Vescovo titolare di Parnasso, Ausiliare di S. E. il Cardin. Arciv. di Malines. La chiesuola, decorosamente addobbata di verzura e fiori, accoglieva anche i genitori ed i parenti degli ordinandi, i benefattori, e i superiori. La funzione si svolse solenne, raccolta, fino alle 10. Il canto del ringraziamento, uscendo da tutti i cuori vibrante di gratitudine, chiuse la sacra cerimonia. L'Ispettore D. Scaloni ringraziò Monsignore della paterna bontà con cui aveva accettato l'invito ; e Sua Eccellenza manifestò la sua gioia, com'egli disse, di aver conosciuto la via dell'Istituto Salesiano, benedicendo soavemente allo spirito del nostro caro D. Bosco.
OSWIECIM (Austria-Galizia). - Il « Glos Narodu » uno dei principali giornali di Cracovia, in data 17 luglio u. s. scriveva: « Il 14 corrente si tenne a Leopoli (capitale della Galizia) la seduta plenaria della Commissione Governativa Nazionale, Sezione Industria, sotto la presidenza dello stesso Governatore sig. Stanislao conte Badeni. Il Provveditore agli Studi Professionali, sig. Soltynski, riferì della visita ufficiale fatta alle scuole dell'Istituto Salesiano in Oswiecim. L'Istituto conta 85 alunni-artigiani ed ha i laboratori dei fabbri-meccanici, falegnami, sarti e calzolai. Il grado d'istruzione, sia teorica sia pratica, che vi s'imparte, è assai elevato, onde si può affermare, che l'Istituto merita sotto ogni riguardo quell'appoggio, che la nostra popolazione gli va prestando....».
LORENA (Brasile). - Il Collegio S. Gioachino di Lorena il 27 giuguo u. S. era in festa per celebrare il suo pareggio al Ginnasio Nazionale. Ad una brillantissima accademia letterario - musicale tennero dietro nel bel cortile dell'Istituto un applaudissimo saggio di esercizi militari eseguiti da un gruppo di alunni e la consegna della bandiera offerta ad essi dalla città per mano del Colonnello Aché, comandante del 53° Cacciatori. Cessate le note dell'inno nazionale, il capo squadra Francesco De Abreu salutò entusiasticamente la bandiera a nome suo e dei suoi compagni quindi il capitano dott. Samuele de Oliveira, rappresentante del Ministro della Guerra, disse un magistrale discorso inneggiando al valore dell'esercito patrio. In seguito il battaglione giovanile, preceduto dalla banda musicale e dalla fanfara del 53° Batt. Cacciatori, uscì acclamato per le principali vie della città, al comando del capitano Paolo Barreiro. A cavallo l'accompagnavano pure il capitano Giulio de Vasconcellos e l'istruttore tenente Vittorino Luigi Fabiano, mentre ogni ceto di persone andava a gara per mostrare la sua simpatia al giovanile drappello.
ENSENADA (Repubblica Argentina). - S. E. Monsignor Francesco Alberti, Vescovo Ausiliare di La Plata, il 9 luglio benedisse il nuovo collegio di N. S. della Mercede in Ensenada. Nel pomeriggio, presenti i padrini della cerimonia, si svolse un'accademia musico-letteraria in commemorazione delle feste patrie.
PANAMA (Centro America). - II 15 agosto, grazie l'attività di apposito Comitato di Cooperatori Salesiani, si collocò la prima pietra di un Orfanotrofio in quella importantissima città del centro America. Eran presenti alla cerimonia l'ecc.mo sig. Presidente della Repubblica e la signora De Obaldía, tutti i Ministri di Stato, il sig. Governatore della Provincia, il sig. Alcalde del Distretto e un gran numero di signori e signore. Il verbale, posto nella prima pietra, venne firmato dalle Autorità e dai più ragguardevoli signori presenti ; la benedizione fu impartita, in assenza di Mons. Vescovo, dal rev.mo Vicario della Diocesi. Anche la banda della repubblica, presente in grande uniforme, con gli accordi dell'inno nazionale aggiunse solennità alla cerimonia.
Don Gaspare Oimi.
NATO a Siena nel 1833, addottoratosi colà in teologia e diritto, fin dai primordii del suo sacerdozio menò vita operosissima. L'Italia e Genova in special modo udirono per quasi cinquant'anni la sua predicazione sempre nuova, sempre viva ed attraente.
Uomo di animo semplice, di grande pietà, di profondo ed incondizionato attaccamento al Papa; conosciutissimo, amato e stimato assai nel ceto ecclesiastico e tra le anime pie, anche pei suoi scritti facili, vivaci e popolari; passò all'eternità, compianto da tutti, il 17 aprile u. s. Nell'affetto che nutrì per D. Bosco e le Opere Salesiane, egli amò di amore speciale l'Orfanotrofio di Betlemme.
Vogliano caritatevolmente i lettori, insieme con noi, suffragarne l'anima benedetta.
Augusta Bastanzi Ved. De Mori. Fu una delle più pie ed affezionate cooperatrici. II Bollettino non pubblicò mai un appello alla carità dei lettori, cui non rispondesse con prontezza la generosa estinta; poichè tra le virtù di cui ella fu adorna, la prima fu la carità.
Sebbene siamo fiduciosi che Iddio le abbia già concesso il premio celeste, nondimeno la vogliamo affettuosamente raccomandata a speciali preghiere.
Sona ved. Carolina - Negrar.
Solza-Manzoni Rosa - Lecco.
Strumia n. Valentino Matilde - Rivalta Torinese. Talloni Giuseppe - Bernezzo. Trinchieri Corrado - Robbio Lomellina.
Unia Teresa ved. Rabagliati - Occimiano Monferrato. Vento Cosimo - Ganzirri, Messina. Volentieri Moltrasio Virginia - Monza. Zanetta Lucia n. Marioni - Forno di Canale.
Dal 10 aprile al IO giugno.
Accame Adelaide n. Burroni - Pietra Ligure.
Anselmi Maria n. Ansaldo - Sestri Ponente. Azzaretti Giovanna ved. Anelli - Pavia. Bagnetti Marina - Cagli. Barattini Margherita - Montese. Battaglini D. Ferdinando Cafico - Bolsena. Bello Valentina - Rossano V. Belloni Anna - Velletri. Bentivoglio Cont. Teresa - Modena. Bernocco Michele - Cherasco.
Bignami Dott. Francesco, Parroco - Corte S. Andrea,
Milano.
Bollarini M. Giuseppe - S. Benigno Canavese.
Bonato Cecilia - Conegliano V. Bonatti Angelo - Cagli. Buccelli Angelo - Finalmarina. Cameroni Michele Claudio - Tonzanico. Cassinelli Francesco - Vobarno. Chiappa Andrea - Trino V. Costamagna Margherita - Torino. Crosa Cont Paolina Frisch. - Torino. Duci Teresa - Vilmaggiore. Demurra Daniele - Perdascius. Fabris Nicoló - Zompicchia, Udine. Feretti Agostino - Amborzasco. Filippi Giuseppe - Cividale.
Fornarese Giachino Giovanna - S. Vittoria d'Alba. Fornaroli Celeste - Affi.
Gallea Francesca ved. Manassero - Macello S. Pinerolo. Gallo Giuseppe - Confienza. Gasperi Giulia - Tiano, Trentino. Gamba Cont. Angelina d'Entrèves - Torino. Giuliano D. Giovanni - Caluso. Juri Benvenuta - Cividale. Lamagra Giuseppa - Canicatti. Leporati Maria Ghillaun - Calestano. Longhi Gaetana - Milano.
Maggiora Gaetana - Vizzini. Majanti Anna - Bergamo. Massa Caterina - Mornese.
Mazza Boniolo Giovanna - Lenta. Mazzola Giulia - Roma. Mei D. Gregorio - Cagli. Michelettini Cocci Francesco - Cagli.
Migliorini Maria ved. Bagini - S. Giovanni Bianco. Negro Pietro - S. Siro, Cuneo. Ottolini Carlo - Buscate.
Poletti Giuseppina ved. Ceretti - Intra. Paparella Elvira - Valmontone.
Placidi Donna Mariuccia - S. Anatolia, Aquila. Porinelli Giuseppina u Bollati - Torino. Prato Avv, Giuseppe - Pedimonte. Quaglia Celeste - Daverio, Como. Ravetti D Luigi -- Casale. Ricci Curbastro Margherita - Cotignola. Rigotti D Giuseppe -- Trento. Rita Angela - Cabras de Mandas. Rolfo D. Domenico V. C. - Mirafiori, Torino. Silvestro Mons G. M. - Cuneo. Suor Teresa Luisa Grenali - Marradi. Todescan dott. Pietro - Vicenza. Vaschetta Margherita - Racconigi. Verra Cesare - Cuneo.
Viberti Polissena - Torino.
Zerbo Luigia n. Gattone - Castagnola di G. Zilli Pietro - Colleredo.
Dal 10 giugno al 10 luglio.
Alessio Giovanna -- Torino.
Anselmo Orsola V. Giachetti -- Pavone Canavese. Appendino Lucia - Carmagnola. Beone Carolina - Saluzzo.
Bisogno Antonio - Coggiola.
Bontempi Federico - Scurcola.
Bordeto Veronica - Hóne, Aosta. Busato Elisabetta n. Murari - Vicenza. Caldi Caterina Lapidari - Crusinallo. Cambiano Giovanni - Perosa Argentina. Cantono Ida - Biella.
Capra Anna - Torino.
Cerrato Luigi Bassani - Vicenza.
Chiavarino Carlo - S. Benedetto Belbo. Composto Gio. B. - S, Briccio di Lavagno. Coppo Martino - Tricerro. Costanzo Cesare - Occimiano. Cristofolini Antonio - Trento. Daurù Gio. B, - Dolcè p. Volargne. Degiacomi Gio. B. - Torino. Delfino Eleonora n. Dompé - Fossano.
Delpero Giuseppe - S. Damiano d'Asti p. Cisterne. Delmastro D. Antonio, Prevosto - Brusasco. Demaestri Va Teresa - Stradella. De Sacco Cont. Eleonora - Colà di Garda. Faghera D. Gio. Batt,, Parroco - Dont di Soldo. Fassina Teresa - Gravellona Lomellina. Fauci Felicissima - Capalbio. Fra Elia Converso - Brasile. Gaj Maria V. Ferrari - Torino. Galbusera Geremia - Terno d'Isola. Galliari Mansueto - Torino. Gatti Caterina n. Carbone - Spezia. Giordano Giacomo - Torino. Gorretta Paolina - Nizza Monferrato. Lago Cav. Colonnello Ludovico - Roma. Licata Dott. Rocco - Butera. Leporati Lina - Torino.
Lucca Pietro - New Yok.
Madre Fabiano, Fondatrice S. Carità - Roma. Maggioni Maddalena V. Mondini -- Este. Magnagnago D. Antonio - Vicenza. Malesi Annunziata - Primaluna. Manzini Amadeo - Primaluna. Marcheluzzo Andrea - Selva Trissino. Marello Maria - Castagnito d'Alba. Maroni Domenica - Primaluna. Martina Luigi - Torino. Massera Maria - Torino. Menegozzi Luigi - Masera di Padova. Migliorè Emanuela n. Mirante - Casoria. Mogliotti Cav. D. Lorenzo - Settime. Momo Efisio Luigi - Saluggia. Morando Rosa - Celle Enomondo. Munaro Giovanni - Selva di Trissino. Navasi Rosa - Pietrasanta. Nogara Giacomo - Vicenza. Pavesi Annunziata - Gravellona Lomellina. Peloso Policarpo - Campofontana, Vicenza. Perutigotti Felice - Castagneto. Peto etti V. Cantono Ida - Biella. Pettinati Olimpia - Melazzo. Piazza D, Alessandro - Mortara. Piotti Giulio - Cassano Magnago. Pretto Angelo -- Vicenza. Ravizza Giuseppe - Frinco. Ricchiardi Melchiorre - Torino, Righetti Rosa Vittonati - Torino. Rodolico Giuseppe - Nuraminis. Sales Maria n. Pesci - Subiaco. Salvadè Chiara - Pavia. Santi Clementina in Gasparri -- Scrofano. Sargenti Acuta - Quartino.
Schieran Teresa n. Cerotti -- Castagnole Piemonte. Sisto Antonia --- Casale Monferrato. Sizzana Antonietta V. Barba - Albissola-Mare.
Sola M. - Terno d'Isola.
Soldato Cav. Avv Felice - Torino.
Tacchi Guglielmina - Pisa.
Tonini Cav. Giuseppe - Vicenza.
Torazza Giuseppe - Isolabella, Poirino.
Trinchero Giovanna - Vercelli.
Usellini Maria - Arona.
Villa di Montpascal Gabriella - Torino.
Vio D. Carlo --- Treviso.
Volcara Antonio - Moena, Austria.
Zucca Domenico - Torino.
Zunino Alessio - Sassello.