ANNO XVI - N. 6. Esce una volta al mese. GIUGNO 1892
DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N. 32, TORINO
Il Sacro Cuore di Gesù: Consigli di D. Bosco pel Mese consacrato a questo divin Cuore.
Le Feste in onore di Maria Ausiliatrice. Grazie di Maria Ausiliatrice.
Il primo Centenario dalla nascita di Pio IX. Notizie dei nostri Missionari - Nuova Casa Salesiana nella capitale del Chili.
Betlemme - Notizie dell'Orfanotrofio cattolico della Sacra Famiglia.
Conferenze in otto città d'Italia. Notizie varie.
Bibliografia.
Cooperatori defunti.
SIAMo a Giugno, il mese che la Chiesa Cattolica consacra alla divozione del Cuore Sacratissimo di Gesù Benedetto.
« Questa divozione, facendoci adorare Gesù Cristo nel mistero della sua vita intima , nei suoi sentimenti più reconditi e particolarmente nella sua dolcezza e nella sua umiltà (due virtù che non sono soltanto le basi d'oro della perfezione monastica, ma il fondamento necessario della vita cristiana), ci presenta così il modello sublime che noi dobbiamo riprodurre in noi medesimi. Essa ci invita a meditare la sua vita per conformarvi la nostra ; essa ci presenta innanzi agli occhi l'ideale che dobbiam cercare senza tregua di realizzare.
» Il Divin Maestro per tal modo discende in mezzo alle realità umane. Egli propone il suo esempio come una regola viva, e ciascheduna delle azioni che gli inspira il suo Cuore come il modello delle nostre. Egli ha percorso i diversi gradi dell'esistenza, dalla fanciullezza fino all'età matura, per ravvicinarsi sempre più a noi e per porgere un esempio a tutte le condizioni ed a tutte le età. Egli si fa fanciullo col fanciullo, per insegnargli a diventar buono e per farlo crescere con se in sapienza, in età ed in grazia, innanzi a Dio ed innanzi agli uomini (Luc. II, 58). Coll'adolescenza e colla gioventù Egli pratica la sottomissione fi gliale ed i doveri dell'obbedienza. Egli si sottomette alla legge del lavoro imposta all'umanità intiera e passa la maggior parte della sua vita nelle occupazioni laboriose dell'officina (Matth. xiii, 55; Mar. iv, 3.). Il povero sa che il Figliuol dell'uomo non aveva una pietra ove riposare il capo (Luc, ix, 58), e il ricco ch'Egli ha dato l'esempio del distacco, non facendo conto dei beni di questo mondo. Coloro che sono collocati nelle più alte cariche, i dignitarii sanno che il Maestro dei maestri ed il Re dei re non è punto venuto per essere servito, ma per servire (Matt. xx, 28), e che per conseguenza i posti più onorifici e le più alte magistrature non debbono creare che una più grande dipendenza. Ed i popoli anch'essi non possono dimenticare che un Dio ha voluto assoggettarsi a tutti i doveri della subordinazione, che Egli è stato scrupoloso osservatore della legge e che si è mostrato fedele a tutte le sue prescrizioni (Ibid. xxii, 19, 21; Luc. ii, 5, 21, 24; Matth. XVIII, 14.).
» Ogni condizione, ogni stato trova nel Cuore di Gesù la consolazione e la pace. Voi siete afflitti; salite al Giardino degli Olivi e dite con Gesù: « Mio Padre, si allontani da me questo calice, se è possibile; ma si faccia la vostra volontà e non la mia (Matth. xxvi, 39.). » Voi siete abbandonati, voi soffrite crudelmente; contemplate il Divin Maestro nel suo abbandono e l'Angelo di Dio verrà a visitare anche voi (Luc. xxii, 43.). Ve' siete affranti dalle malattie, voi vi trovate, come Ezechia, a metà dei vostri giorni, alla porta della tomba, e la morte vi appare, come a lui, coi suoi più orribili spauracchi (Isaia xxxviii, 10) ; ebbene, alzate gli occhi verso il Crocifisso e se voi esclamate con Lui in un momento di debolezza : « Mio Dio, mio Dio, perchè mi avete abbandonato ? (Matth. xxvii, 46) » aggiungete tosto colla Vittima santa: « Padre, nelle tue mani raccomando lo spirito mio (Luc. xx, 46). »
« La sorgente scaturita dal Cuore di Cristo ha deposto una goccia di sangue sopra ciascuna delle sue parole e delle sue azioni. Quando le suo parole passano sopra le nostre, labbra, e quando le sue azioni s'uniscono colle nostre, esse hanno sempre la virtù di trasformarcele (1). »
Ma, quali ossequi in modo speciale renderemo noi in questo mese al Sacro Cuore di Gesù ? Noi suggeriremo quelli che soleva consigliare l'amatissimo nostro Don Bosco.
Don Bosco, specialmente negli ultimi anni di sua vita, ne' suoi consigli e nelle sue esortazioni, era solito riunire insieme la divozione a Maria e la divozione al Sacro Cuore del suo Divin Figlio. « Ad Jesum per Mariani » fu udito sovente a ripetere. Ed altre volte : Reciterete ogni giorno cinque Pater, Ave e Gloria con le giaculatorie : Cor Jesu sacratissimum, miserere miei : Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis. Quanta sapienza, quai salutari insegnamenti in questa unione di due così amabili e così potenti divozioni. Ebbene, noi vogliamo far tesoro degli ammaestramenti dell'amato padre, e ricordarla questa preghiera con le due annesse giaculatorie , e ricordarla a voi , o cari Cooperatori e benemerite Cooperatrici, a voi che ci siete particolarmente uniti col vincolo della carità fraterna. È or ora trascorso il mese di Maria ; abbiamo da poco terminate le feste della Madonna Ausiliatrice, celebrate con tanta magnificenza, frequentate con tanto slancio, accompagnate eseguite datante grazie e da tante benedizioni. Coraggio; Excelsior; ascendiamo al Cuore del suo Divin Figlio.
Ma D. Bosco non si fermava qui ; la preghiera e le giaculatorie completava coll'unirvi la frequenza alla SS. Comunione. È qui dove si ricevono le grazie; qui dove si rafforzano le debolezze; qui dove si sanano le ferite; qui dove si attinge quello spirito di coraggio cristiano, di cui tanto si abbisogna nella vita, specialmente ne' tempi difficilissimi che attraversiamo. La conoscenza e l' amore del S. Cuore di Gesù deve necessariamente portare a riceverlo il più spesso possibile nella SS. Eucaristia. Ricevendo l'Ostia di pace e d'amore noi riceviamo quel Gesù, che è venuto a portare la pace e a santificare l'amore, sollevato per Esso a non più veduta altezza.
Qui però non terminano i consigli di Don Bosco sul miglior modo d'intendere e praticare le due divozioni, a Maria Ausiliatrice e al Cuore di Gesù.
La preghiera e le giaculatorie, completate con la frequenza alla SS. Comunione , vanno praticamente avvalorate dall'esercizio della carità. Ed è naturale e doveroso. Non è forse Dio stesso, che all'amore verso di Lui ci comanda di unire l' amore verso il prossimo ? E qual altro mezzo più sicuro, più efficace a dimostrar questo amore, che le opere di misericordia? A taluni pare talvolta come eccessiva quell'insistenza di Don Bosco sulla limosina e sulla beneficenza. Eppur nulla di più consentaneo alla natura del Cristianesimo , che della carità fece la maggiore delle virtù e il più solenne dei doveri; nulla di più conforme agl'insegnamenti dei SS. Padri, che, fin dai primi secoli, le opere di carità raccomandarono e comandarono nel modo più chiaro e preciso. Valga per tutti S. Cipriano, vissuto nel III secolo dell'E. V. (1) : L'incarnazione di Gesù Cristo, scrive l'illustre dottore della Chiesa, rialzò l'uomo dalla sua caduta; le opere di misericordia lo mantengono nella sua morale altezza La beneficenza è per gli Angeli uno spettacolo magnanimo; trascurarlo è lasciar trionfare il diavolo contro Gesù Cristo.... Gesù Cristo ha dichiarato nel modo più esplicito che, nel giorno del giudizio, le opere di misericordia sarebbero poste nella bilancia e ne farebbero traboccar il peso... Il giusto non è quaggiù esente dal peccato, ma copre e cancella i suoi mancamenti in una maggior abbondanza di carità operosa.
Tali sono gl'insegnamenti del dotto e santo Vescovo di Cartagine; insegnamenti che il nostro D. Bosco svolse e ripetè durante il corso di sua vita, e lasciò morendo in retaggio a' suoi figli. Caviamone profitto, o cari Cooperatori e benemerite Cooperatrici, e pratichiamoli fedelmente e pienamente. Sarà questo il miglior modo di onorare il Cuor di Gesù nel bel mese a Lui dedicato.
Fra gli esercizi di carità in questo Mese raccomandiamo nuovamente ai nostri Cooperatori e Cooperatrici la Pia Opera del Sacro Cuore di Gesù, di cui più volte abbiam parlato e che consiste nel raccogliere elemosine per l' erezione dell' Ospizio del S. Cuore al Castro Pretorio in Roma, Opera approvata e benedetta dal S. Padre Leone XIII. I lavori pel detto Ospizio continuano alacremente, ma non sono ancor giunti a compimento. I Collettori e le Collettrici pertanto che abbisognassero di nuovi moduli per sottoscrizioni, ce ne facciano pure domanda, che saranno tosto loro inviati. Ritornandoceli ripieni noi continueremo a spedire al loro indirizzo i nuovi ed eleganti ricordi per gli offerenti.
(1) La théorie de la dévotion au Sacré-Coeur de Jésùs, d'après les documents authentiques et les sources originales, par l'abbé Jules Thomas. (Société, de Saint-Augustin). Liv. VII, chap. 4, pag. 524, 526, 527.
(1) De opere et eleemosynis. E un opuscolo scritto a fine di animare i fedeli alla carità.
La tua benignità non pur soccorre A chi dimanda, ma molte fiate Liberamente al dimandar precorre! (Par. XXXiII, v. 16 e seg.)
Con queste parole dell'immortale Alighieri l'Unità Cattolica incominciava, nell' occasione dello scorse feste di Maria Ausiliatrice, uno splendido articolo intitolato: L'Ausiliatrice di D. Bosco. Eccone un brano che torna qui opportunissimo:
« Augusto Nicolas scrisse : - Onorar Maria è professare il Cristianesimo nel suo atto essenziale, nell'atto dell'Incarnazione. - D. Bosco onorò e fece onorare Maria. Nel centro di quei vasti edifizi, dove la carità più ingegnosa prepara ai mali della famiglia, della società, della Chiesa opportuno rimedio coll'educare alla preghiera ed al lavoro un migliaio di giovanetti, torreggia maestosa sulla gran cupola e sul monumentale tempio sottostante l'Ispiratrice dell'Uomo straordinario, l'amore del cuor suo, il sogno delle suo notti, il conforto de' suoi affanni, l'aiuto de' suoi bisogni.
» Qui ci è d'uopo ricercare il principio generatore, le cause prime dei prodigi, ai quali assistette ed assiste tuttora meravigliato il secol nostro. Il nome e la gloria di Maria Ausiliatrice è inseparabile dal nome e dalla gloria di Don Bosco. Egli fu il propugnatore, il campione, l'eroe di questa divozione; ed il popolo, sempre giusto estimatore delle cose, più di quel che possa apparire a prima giunta, non la sbagliò nel chiamar che fece Maria Ausiliatrice la Madonna di Don Bosco.
» Ed oggi appunto la cattolica Torino accorre sotto la guida e sull'esempio del suo novello Pastore mons. Davide dei Conti Riccardi, a coronare splendidamente le feste cinquantenarie delle Opere Salesiane, feste che, incominciate colle grandiose funzioni del 24, 25 e 26 maggio del passato 1891, ebbero il loro punto culminante nell'Ottavario solenne dell'Immacolata, e vengono a chiudersi colle magnifiche feste preparate dai Salesiani ad onore di Colei, alla quale tutto devono, come Ispiratrice che Essa fu delle Opere tutte di D. Bosco, ed aiuto potentissimo per condurle al punto, al quale son giunte presentemente, in mezzo a traversìe d'ogni fatta, che, come sempre suol accadere nelle opere di Dio, non mancarono mai in alcun tempo o luogo. »
LA NOVENA
Ogni giorno della novena potevasi considerare come giorno di festa, pel movimento religioso che vi notammo. Edificantissima fu la frequenza ai santi Sacramenti in tutti i nove giorni e grande l' affollarsi dei fedeli all'altare della Vergine Ausiliatrice.
La predicazione, come già nel mese, fu sostenuta mattina e sera con felicissima facondia e particolare unzione dal Sacerdote salesiano prof. Don G. B. Sammorì.
Domenica 22 maggio.
In questo primo giorno delle feste, la Messa solenne fu cantata dal sig. Don Rua, con l' assistenza pontificale di S. E. R.ma Monsignor Basilio Leto, titolare di Samaria. La musica era una Messa a due cori dell'ab. Mitterer e fu eseguita con esito felice. L'imponente massa corale di meglio che 100 voci reali riprodusse, con giusta e piena intelligenza, i concetti, onde il chiaro Autore intessè la sua composizione.
Di mirabile effetto fu pure la musica che si esegui nelle sacre funzioni del pomeriggio, e piacquero oltremodo le nuove Litanie a quattro voci, composte per queste carissime feste dal maestro Giuseppe Dogliani.
Lunedì 23.
Secondo il solito degli altri anni, alle 3 1/2 pom. di questo giorno fu tenuta una conferenza ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane, e con nostra grande consolazione ne vedemmo molti intervenuti a Torino da varie parti d'Italia e dell'estero per assistere alle feste.
Riportiamo quanto ne scrisse l' ottima Unità Cattolica nel numero 123
Lunedì scorso, vigilia della solennità di Maria Ausiliatrice, nella chiesa omonima vi fu la conferenza per i Cooperatori salesiani. Il sacerdote Don Trione, a nome del suo Superiore Generale Don Michele Rua, parlò per un'ora ed un quarto ad un affollatissimo e scelto uditorio, della bontà di Maria verso i Salesiani, . che col denaro dei Cooperatori hanno potuto allargare ancora il loro campo d'azione. - Ultimamente monsignor Cagliero accettava 300 orfanelli chileni, vittime delle guerre civili che hanno sconvolto quella terra l'anno scorso. Un sacerdote chileno, con l'approvazione del Governo di Santiago, stremo di mezzi, offriva ai Salesiani un ampio fabbricato, che porta il nome di Asilo della patria, spoglio e disadorno, perchè saccheggiato dalle milizie durante le ultime lotte, e pregava monsignor Cagliero a provvedere colla pubblica carità a questo primo ostello di orfanelli che presto sarà ampliato, stante il numero grande dei fanciulli abbandonati in tutto il Chilì (1).
Altre Case salesiane dell' America e parecchie d'Italia si trovano adesso gremite di. ragazzi, figli di poveri operai che la crisi rende impotenti ad allevare la famiglia; i mezzi però sono scarsi, e i debiti abbondano.
Il chiarissimo conferenziere terminò leggendo una lettera di Don Michele Unia, il Salesiano che si è sepolto vivo tra i lebbrosi di Agua de Dios, in Colombia. Egli è persuaso che non isfuggirà dalla lebbra, e prega i suoi confratelli ad ottenergli dal Signore la pazienza e la perseveranza, quando il fatal morbo incomincierà la distruzione del suo corpo. Siccome il merito dei Salesiani è in gran parte dovuto ai loro Cooperatori, che ne sostengono le opere, così questo olocausto di Don Unia diventa argomento che attira sempre meglio le benedizioni di Dio sovra i benefattori salesiani. La conferenza lasciò nell'uditorio profonda traccia di commozione.
Il giorno 24 sacro a Maria Ausiliatrice.
Ineffabile spettacolo di fede, manifestazione imponentissima di religione e di ardente pietà è ogni anno questo caro giorno in Valdocco. È un affollarsi continuo di fedeli che accorrono da mille città e paesi, per invocar Maria , cantarne le lodi, porgere suppliche e rendimenti di grazie. I confessionali sono assiepati di penitenti, la Comunione è distribuita fino a tarda ora a migliaia e migliaia di persone. La divozione ed il raccoglimento che regna tutto il giorno, non ostante il continuo avvicendarsi e rimutarsi delle persone; il bell'esempio di nobile e cristiano coraggio che danno i membri della Gioventù Cattolica di Torino, passando tra le moltitudini stipate a raccogliere offerte per l'opera salesiana, e corteggiando all'altare il Dio tre volte Santo; le sacre melodie, che sin dal primo mattino echeggiano sotto la grandiosa cupola e le volte del monumentale tempio; l'imponenza dei sacri riti... tutto commuove, intenerisce. È un trionfo dei più grandiosi e consolanti, come si esprime l'egregio Corriere Nazionale, è una festa immensa in omaggio alla grande Ausiliatrice del popolo cristiano.
Alle 10 ant. entra nel sontuoso tempio per la Messa pontificale S. E. R.ma il veneratissimo nostro Arcivescovo, Mons. Davide de' Conti Riccardi. Ricchissimo è l'apparato dell'altare e numeroso il Clero.
La Missa solemnis del Cherubini, scelta per l'occasione, viene eseguita dai trecento e più cantori con fedelissima interpretazione e precisione, da eccitare alla meraviglia, specialmente in alcuni tratti severamente difficili. Sedeva all' organo l' esimio cav. Remondi, che con squisita carità, pari alla sua valentia, presta importanti servigi al nostro Oratorio. L'Introito, i versetti dopo l'Epistola, l'Offertorio ed il Communio sono eseguiti in canto Gregoriano da un piccolo coro di soprani e con tale studio, da farne rilevare le arcane bellezze.
Dopo i Vespri, cantati in musica di grande effetto, saliva il pergamo S. E. Mons. Emiliano Manacorda, Vescovo di Fossano. L'eloquentissimo oratore incominciava col testo dei Proverbi : Quando appendebat fundamenta terrae, cum eo eram cuncta componens, et delectabar per singulos dies.
Maria Ausiliatrice era con Don Bosco nella fondazione e nello sviluppo mirabile delle opere Salesiane. Maria ispiratrice di Don Bosco nelle arti , nelle scienze, nella religione. Maria l' Ausiliatrice celeste che lo guida ad innumerevoli imprese e conduce i suoi figli fino agli estremi confini della terra. Maria la potente Ausiliatrice che veglierà sopra le opere di Don Bosco e le farà crescere ognora a servizio della Chiesa, a salvezza delle anime ed a bene dell'umanità.
S. E. Rev.ma l'amatissimo Arcivescovo, che aveva pontificato anche ai Vespri ed assistito al discorso, impartiva solennemente la Benedizione col SS. Sacramento.
Una folla immensa di fedeli nel tempio, sul piazzale, nelle vie adiacenti e nei vari cortili dell' istituto prostravasi divota dinanzi a Gesù in Sacramento, che dall'altare di Maria confermava, con la sua trina benedizione, la figliale pietà di tanti cuori ed il culto solenne celebratosi con tanto splendore in omaggio alla sua Augusta Madre, alla Regina dei Cieli, alla potentissima Ausiliatrice dei Cristiani.
Mercoledì, 25.
Al mattino vi furono suffragi pei defunti Cooperatori, Cooperatrici ed Associati all'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice. Verso sera si tenne nell'interno dell' Istituto una solenne accademia in onore di Maria SS.
Suoni e canti, letture e declamazioni s'alternavano con felicissima distribuzione ed il tutto riuscì a superare ogni aspettazione.
Vorremmo dire a lungo non solo in generale dell'accademia, ma in particolare di ciascun componimento, e dei canti e dei suoni, ma invece per mancanza di spazio ci dobbiamo limitare a ricordarne il semplice programma
Marcia d'introduzione del M. Ponchielli. Breve discorso.
Cantata del M.° G. Dogliani.
Maria Aiuto dei Cristiani, ode saffica. Il figlio di Maria, dialogo. Suonata del M.° Strauss.
il Saluto Angelico in lìngua sanscrita, ebraica, araba, greca, tedesca, inglese, spagnuola e francese.
Parafrasi dell'Ave Maria.
Salve , o Maria , cantata del M.° Petrella. Maria SS. e D. Bosco, distici. Viva Maria ! canzoncina.
Fantasia ungherese, suonata del M.° Burgmein. A Maria, stornelli.
Coltiviamo le virtù di Maria, prosa italiana. I fiori di un bel giardino. La primavera, cantata del M.° Weber. Don Bosco e l'Oratorio, poesia. Dialoghetto in lingua francese. Cantata del M.° Petrella.
Poneva termine all'accademia S. E. Rev.ma Mons. Vescovo di Fossano con una cordiale parlata, che strappò dal scelto ed affollato uditorio fragorosi applausi.
Giovedì, 26. Ascensione di N. S. Gesù Cristo.
Era l'ultimo giorno delle feste. Affluenza immensa di fedeli alle sacre funzioni. La Messa solenne fu cantata dal Rev.m° Economo Generale della Pia Società Salesiana, D. Antonio Sala, con assistenza pontificale di S. E. Rev.mo il Vescovo di Fossano. I cantori ripeterono la grandiosa messa del Cherubini, già cantata il giorno 24.
Alle sacre funzioni pomeridiane impartiva la benedizione del SS. Sacramento S. E. Rev.mo Mons. Bertagna, titolare di Cafarnao. Come il giorno 24, eseguivasi anche oggi un grandioso Tantum .Ergo a quattro voci di Mons. Cagliero , ed eran queste le ultime note che echeggiavano armoniose e sublimi nel tempio di M. A. in questi faustissimi giorni.
Così finirono le carissime feste che ci lasciarono le più dolci impressioni. A questi ineffabili spettacoli la fede si ravviva, la pietà si fa gigante e la divozione alla Gran Madre di Dio raddoppia il suo salutarissimo impero.
Oh! tornino e si ripetano di frequente siffatti trionfi, giorni così solenni e santi ! Qual gioia più pura? Quali feste più gioconde ? Qual manifestazione più bella e grandiosa della pietà figliale verso la Celeste Ausiliatrice ? Oh! come ripetemmo con gioia il caro cantico, che nei gìorni più belli della nostra vita imparammo da D. Bosco
Immacolata Vergine, Gloria tu sei del mondo ; L'impero tuo giocondo Amano terra e ciel.
Sotto i più dolci titoli T'inocan mari e lidi; Agli innocenti arridi, consoli i peccator.
(1) V. relazione dell'apertura di quest'Asilo a pag. 112 di questo numero.
Ci duole non poter pubblicare in disteso, come ci pervengono, le relazioni delle grazie che innumerevoli divoti ottengono dalla Vergine SS. Ausiliatrice , come pure ci rincresce assai di non poterne pubblicare che pochissime, sebbene ridotte a brevissimi cenni. Suppliremo forse con altre pubblicazioni nelle Letture Cattoliche.
Nei prossimi mesi tuttavia vedremo di far posto alle tante che ci furono riferite nelle scorse feste di Maria Ausiliatrice.
Guarigione istantanea. - Per mali incurabili e penosissimi che mi travagliavano senza posa da sette anni, era ridotto a tale, da non trovar più via alcuna di conforto od anche di debolissima speranza. Le ripetute visite e cure di più medici non m'avevano fatto migliorare la mia condizione. Finalmente, come per incanto, mi balenò alla mente il felicissimo pensiero di far un voto a Maria Ausiliatrice, le cui grazie aveva io talvolta letto nel Bollettino Salesiano. Pregai con fede vivissima e con ardore grande. Oh portento consolantissimo ! Mi scomparvero all'istante i miei crudi ed incurabili malori e riebbi come per miracolo la primiera salute. Oh quanto sentii allora la bontà e la potenza di Maria! Nel tempo e nell'eternità sarò sempre riconoscentissimo alla Vergine Ausiliatrice per tanta grazia.
Fratta Polesine, 25 aprile 1892.
MUNERATO BELLINO.
Una cospicua offerta. - Una bambina affetta da bronchite acuta è ben presto liberata dal morbo per grazia di Maria SS. Ausiliatrice. I genitori della risanata, memori e riconoscenti della grazia ricevuta, adempiono un voto fatto , coll'offerta di L. 1000.
Da una città delle Romagne, 7 maggio 1892.
N. N.
Bontà di Maria. - Grato a Maria SS. Ausiliatrice, alla quale sono ricorso in occasione che io e tre altre persone di mia famiglia eravamo affetti da influenza con pericolo di vita, spedisco la tenue offerta di lire 10 in ringraziamento per la riacquistata guarigione di tutti, riconoscendo in ciò una speciale protezione e grazia della cara nostra Madre Maria.
Brescia-Corteno, 1° maggio 1892.
FRIZZA Don LUIGI Coadiutore.
Invocai Maria e fui esaudita. - Crederei di mancare ad uno stretto mio dovere, se non rendessi a Maria SS. Ausiliatrice infiniti ringraziamenti per la sospirata mia guarigione, che ottenni appena mi rivolsi alla sua materna bontà. Ove non valevano più i rimedii dell'arte salutare, valse la potenza di Maria. Oh quanto si ottiene presso Dio, mercè il patrocinio di Maria SS., vero Aiuto dei cristiani !
Poirino, 5 maggio 1892.
DELBOSCO MARGHERITA.
Una madre consolata. - La sottoscritta, addolorata per aver un figlio dedito al vizio, cattive letture e scandalo ai fratelli, si rivolse con fiducia a Maria Ausiliatrice a voler metterlo sulla buona via , oppure toglierlo dal mondo, tanto era accorata, vedendolo sordo ad ogni avvertimento. Questa benigna Madre celeste esaudì la mia preghiera, e ora detto figlio è ben collocato ed è buono. Riconoscente compio la mia promessa, inviando offerta e faccio pubblici ringraziamenti. In ogni mio affanno, o Maria, sempre a te farò ricorso.
V. Z.
Torino. - Pracchinetti Catterina essendosi raccomandata a Maria SS. Ausiliatrice, ottenne dalla medesima molte grazie, ed una singolarissima nell'anno decorso 1891. Perciò, mentre ringrazia la grande Benefattrice, domanda di poter essere abbonata al Bollettino Salesiano, per poter così aver un richiamo verso la celeste Benefattrice.
Alì-Marina (Messina). - Un giovanetto quattordicenne giaceva infermo da sette mesi ed in continua lotta colla morte. Finalmente si fece ricorso alla Vergine Ausiliatrice e fu ottenuta per grazia specialissima la sospirata guarigione.
Sac. SECONDO BOCCHIO.
Novara. - Ho l'onore di spedire a nome di un'ottima famiglia di qui un'offerta alla Taumaturga Madonna di D. Bosco in ringraziamento di grazia ricevuta.
Arona, 7 maggio 1892.
Can. Prof. LUIGI TURBI Cooperatore Salesiano.
Nel prossimo numero pubblicheremo i nomi degli altri moltissimi, le cui lettere non possiamo inserire nel Bollettino per mancanza di spazio.
FRA le gioie che provammo nel lietissimo mese dedicato alla Regina degli Angeli, altra ve n'ha che riveste una particolare importanza e della quale vogliamo mettere a parte i nostri lettori. Spuntava l'aurora del 13 maggio, e noi pure volgevamo lo sguardo commosso ad una antica città delle Marche, dove risuonava sul labbro di tutti questa bell' iscrizione del prof. Andreoli, canonico di quella cattedrale e nostro bravo Cooperatore
XIII MAGGIO MDCCCXCII
ESULTA
O SENIGALLIA
ESULTA ! ! !
IL GRANDE
CHE NELLA VATICANA ROCCA GLI ANNI DI PIETRO UNICO VIDE E VARCÒ
CHE POSE
DA ETÀ MOLTE ASPETTATA NEL SERTO DI MARIA LA PIU' RICCA GEMMA
CHE DAL TABOR DAL GOLGOTA
BENEFICANDO
DI SÈ EMPI LA TERRA
PIO IX
OGGI FA IL PRIMO SECOLO
È NATO IN TE
ESULTA
E AI DUE COMMOSSI MONDI
LA CULLA ANELANTI E IL FONTE SACRO
DI LUI
DI' CHE VENGANO E VEGGIANO
MA RAPIRTI CODESTI MONUMENTI
MASSIMA DELLE TUE GLORIE
NON ISPERINO MAI.
In Senigallia adunque, ai 13 maggio del 1792 sortiva illustri natali Giovanni Maria de' conti Mastai-Ferretti. Narra la storia e lo udimmo pur da persone degne di tutta la fede, come levato il bambino dal s. Fonte , un venerando veglio, cogli occhi al cielo e le mani incrocicchiate sul petto, quasi supernamente ispirato si facesse a predire di lui le più grandi meraviglie. Fu profeta? !...
Educato il giovane Conte nelle Scuole Pie di Volterra, vestiva l'abito ecclesiastico nel 1816; due anni dopo, non ancor sacerdote, predicava le missioni in patria, e nel santo giorno di Pasqua del 1819 celebrava la prima Messa. Presidente dell'Ospizio di Tata Giovanni , accompagnava Mons. Muzi al Chili ; donde tornato a Roma riprendeva la direzione di quell'istituto. Trasfèrito al governo dell'altro più importante di San Michele, dopo brevissimo tempo, nel maggio del 1824 era inviato Arcivescovo a Spoleto, e quindi a Imola. Da sei anni Cardinale, nel 1846 partiva alla volta di Roma, ove, ai 16 giugno creato mirabilmente Romano Pontefice, prendeva il nome di Pio IX.
Questo nome al cuore dei Salesiani suona gradito come quello del padre più tenero, dell'amico il più affettuoso, del benefattore più insigne. Vorremmo farlo con viva riconoscenza, ma ci è impossibile ripetere qui le mille provo di grande affetto, che Egli volle dare al nostro Don Bosco. Ei fu l'angelo della nostra infanzia, poichè, Lui Pontefice, sorgeva la Pia Società di S. Francesco di Sales ; ed Egli ne raccolse i primi vagiti, con pietosa cura la fe' grande e ricca di celestiali favori, la benedisse ed approvò solennemente. E come non sentirei pieni di commozione al lieto ricordo della sua culla?
Son trascorsi cent'anni ! Quell' encomiato bambino divenne il sospiro di milioni e milioni di cuori, il Papa che sostenne lo lotte più difficili e più dure , che dalla congiura degli applausi alla congiura delle calunnie tutto provò e tutto vinse.
Son trascorsi cent'anni ! Lo spirito del magnanimo Pio è tornato al cielo donde era disceso, lasciando al secolo l'angelico suo nome, a tanti e tanti la gloria d'esser vissuti al suo tempo, e a' Salesiani pur quella di averlo sempre avuto Protettore munifico e soavissimo Padre. Inchiniamoci riverenti davanti alla sua culla, e ricordiamo con religiosa pietà il 13 maggio 1792 , come una data davvero memoranda , qual pegno del. l'eterna assistenza che ha G. Cristo per la sua Chiesa.
Nuova Casa Salesiana nella capitale del Chili.
Santiago, Febbraio 1892.
II 6 gennaio n. s., Epifania di N. S. G. C. ebbe luogo in Santiago (capitale del Chili) l'apertura d'una Casa salesiana in un antico locale denominato l'Asilo della Patria.
Si era preparata una bella festa, quale si conveniva all'importante atto che si doveva compiere. Il salone scelto per gli accorrenti era ornato con isquisito gusto e presentava un gradevole aspetto.
Poco prima delle 4 pom. arrivò, accompagnato da due ministri e da deputati , il Presidente della Repubblica, il quale occupò il posto d'onore, avendo a' suoi lati gli Ill.mi e Rev.mi Vescovi di Ancud e di Magida, Mons. Cagliero, qui recatosi dalla Patagonia.
Le bande musicali dei giovani delle Case Salesiane di Concepcion e Talca eseguirono la Canzon Nazionale, prima parte del programma , attirando l' universale attenzione per la novità della cosa e pel progresso mostrato nell'arte musicale. Poscia s'alzò a parlare il promotore stesso dell' Asilo, il sacerdote Don Ramón Angelo Jara, zelante ecclesiastico e caldo cooperatore salesiano
« Di gloria a Dio, Autore di ogni bene, di gratitudine alla Vergine del Carmine, patrona di questa Repubblica, e di benedizione alla patria siano i primi accenti che spuntino sulle nostre labbra nel ricevere tra di noi i figli carissimi dell'uomo provvidenziale del nostro secolo, l'immortale D. Bosco.
» Dal 16 di luglio del 1880, giorno della nostra venuta in questo luogo, mai cessò la nostra preghiera che presto giungesse il momento di piantare qui le loro tende questi infatigabili operai della religione e del lavoro, questi umili Salesiani, che han saputo armonizzare l' inno mistico del tempio col rumore confuso del laboratorio, la bianca nube dell' incenso che si brucia dinnanzi all' altare coi neri globi che si sprigionano dalle caldaie del vapore.
» Giammai ci abbandonò la speranza che presto si sarebbe realizzato questo desiderio, perchè la catena dei singolari eventi che per più di un secolo si succederono in questa Casa, era un felice augurio che l'Altissimo Iddio, il quale con ugual potere trae dal niente i monti e fa che gli uomini e gli avvenimenti servano di strumento ai suoi imperscrutabili decreti, qui stava preparando un'opera gigantesca.
» Ad un fatto provvidenziale, che si conserva nelle Cronache del Municipio di Santiago, si deve che il Governatore del Chilì nel tempo della colonizzazione, in questo luogo innalzasse un tempio ed un chiostro. Ai Religiosi di N. S. della Mercede, che per molti anni furono i padroni di questo locale, si devono i tesori di virtù e di scienza che arricchirono questa dimora. Nei primitivi chiostri di questa Casa esercitarono per la prima volta il loro ministero di carità, arrivando nel Chilì le Figlie di S. Vincenzo de' Paoli ; e dopo mille vicende, volle il Signore che la generosità dei nostri concittadini ci permettesse di radunare una bella somma , limosinata di porta in porta in nome della Chiesa, per comprare questa Casa dalla Banca di Valparaiso, e raccogliere sotto questo tetto centinaia di teneri augelletti, ai quali distrusse il nido lo spaventoso uragano della guerra.
» Trecentoventinove fanciulli ricevettero in questa Casa pane, tetto e vestito pel corpo, e luce, verità e vita per le loro anime. E siamo grandemente ricompensati delle amarezze, contrarietà e degli inganni che sono inseparabili da queste opere di carità cristiana nel sapere che quei giovani oggi sono uomini che menano vita onorata, occupando posti avanzati nel commercio e nell'agricoltura, nell'esercito e nella marina della nazione.
» Se non che la nostra opera non era per anco compita. Gli statuti dell'Asilo della Patria, approvati dall' Ordinario di Santiago , prescrivono che, terminata l' educazione degli orfani per la guerra del Pacifico , lo stabilimento continui la educazione dei giovani che resteranno orfani o abbandonati per altri fatti d'armi o calamità pubbliche accadute al paese, ma a condizione espressa che si impartisca ai giovani un insegnamento artistico.
» Ben comprenderete, o signori, le forti ragioni che consigliarono l'organizzazione definitiva di questa Casa sopra la base inseparabile della scuola e dell' officina. Istruire il fanciullo abbandonato, procurargli il vitto ed il vestito, è una santa opera di misericordia ; ma non è assicurargli l'avvenire. Anzi, una triste esperienza ci ammaestra che la coltura dell' intelligenza ed il cumulo di cure e sollecitudini, che si impiegano in questi Asili per circondare di comodità i giovani , molte volte si convertono in un letto di spine pel necessitoso, che si slancia poi nei pericoli della vita, senza l'abitudine del lavoro e senza il corredo indispensabile di un mestiere o di un'industria.
» La scuola senza il laboratorio genera aspirazioni incompatibili colla miseria, che è l' eredità necessaria del povero che non sa lavorare... La scuola ed il laboratorio sono le due ruote di cui ha bisogno il carro di ogni figlio del popolo. Qualunque di queste ruote manchi, il carro vien rovesciato nel suo cammino, servendo di continuo pericolo a quei che passano, mentre esso rimane esposto ad essere distrutto.
» Non so se mi sbaglio, ma a questa mancanza di laboratorii cristiani, che abituino l' uomo, fin dalla sua fanciullezza a considerare il lavoro come elemento indispensabile della virtù e della moralità a questa mancanza, ripeto, si deve forse che s'incontri con tanta facilità nel popolo la maledetta pianta del socialismo, i cui frutti noi stessi abbiam potuto, nostro malgrado, conoscere.
» A rimediare a questo gravissimo male sociale è destinata specialmente l' opera di Don Bosco. Condizione necessaria della stabilità dei Governi e della tranquillità della nazione è divenuta nel nostro secolo l'educazione cristiana e l' insegnamento artistico delle masse del popolo. Perciò, o signori, non è ancora divenuta fredda la venerata salma di Don Bosco, e quasi non vi resta più una nazione civile dove, chiamati dai Vescovi e dai Sovrani, non aprano le loro porte ai figli del popoilo i Laboratorii Salesiani.
» Lunghi, molto lunghi sono stati i quattro anni corsi dal giorno, in cui, ai piedi di Don Bosco, in quella stanza di Torino, dalla quale nessuno partì sconsolato , avemmo la fortuna di presentargli la nostra supplica e di udire la sua semplice , ma sicura risposta : Abbiate un poco di pazienza ; questa opera si farà.
» Due anni dopo, il Rev.mo Arcivescovo di Santiago sollecitò il Successore di Don Bosco per la fondazione di varie Case Salesiane nel suo Arcivescovado, e quella frase, che aveva in suo favore l'autorità del Metropolitano della nostra chiesa, accelerò la rimozione delle molte difficoltà che facevano ritardare questa fondazione di Santiago. Atteso lo scarso personale di cui potevano disporre, i Superiori salesiani ebbero buona ragione di incominciare prima a portar la luce della civiltà ai selvaggi di Puntarenas e della Terra del Fuoco, che sono anch'essi nostri fratelli; più tardi gettarono le fondamenta delle Case e laboratorii di Concepcion e di Talca.
Dobbiamo confessare che i risultati meravigliosi ottenuti in queste due città contribuirono ad accendere maggiormente la veemenza del nostro desiderio.
Ma, signori, al di sopra degli uomini sta Iddio. Non siamo noi che dobbiamo precisare l' ora ed il momento, in cui debbano realizzarsi le opere della sua amorosa provvidenza. Questa determinazione spetta a Colui, che regola gli istanti, in cui il sole deve alzarsi sul firmamento e quello in cui l' augelletto del bosco ha da formare il suo nido.
» Avevamo aperto questo Asilo per gli orfani di una guerra straniera, e Dio, che guida nelle cose grandi e nelle piccole questo popolo come la pupilla de'suoi occhi, tutto aveva disposto, perchè trovassero questo Ospizio fornito di scuola, di laboratorio e di zelanti sacerdoti i poveri fanciulli che restarono orfani ed abbandonati, perchè i loro buoni padri soccombettero in guerra fratricida.
» Oh ! nel momento stesso, in cui il popolo del Chilì come leone inferocito ruggiva d'indignazione, e con le sue forti mani spezzava le catene che nell'ora del sonno avevano stretto la sua gola; nel momento medesimo, in cui la bandiera della Costituzione inalberata in cima alle nostre navi ci traeva alla conquista della libertà, in quello stesso momento ci veniva comunicata da D. Giuseppe Fagnano, superiore delle Missioni salesiane della Terra del Fuoco , la notizia che fra poco tempo si sarebbero stabiliti in questo Asilo i figli di D. Bosco.
» Alcuni mesi dopo S. E. Rev.ma l'Arcivescovo di Santiago, spinto da sincero patriottismo, in data 17 settembre, ci stimolava coi suoi consigli e benedizioni a superare tutte le difficoltà che si opponevano alla pronta apertura di questa Casa sotto la direzione dei RR. Salesiani.
» Ed eccoli qui, o signori, senz' altro capitale che la confidenza in Dio, disposti a realizzare in Santiago le medesime meraviglie che arrestano il viaggiatore a Torino, Marsiglia, Barcellona, Londra, Montevideo e Buenos-Aires e che si iniziarono or ora nella Colombia e nell'Equatore, sotto gli auspizii dei rispettivi Governi.
» Proteggiamo quest'opera, o signori, ed io vi dico che in pochi anni vedremo trasformata questa Casa, raddoppiati gli edifizi ; udrete il fischio del vapore, lo scricchiolamento delle macchine, e come alveare di api che vanno e vengono, vedrete centinaia di fanciulli che gireranno festanti lavorando tutti il ricco favo , donde fluisce il dolce miele della civiltà del popolo.
Niente manca a questa fondazione che non ispiri confidenza nel suo avvenire, neanco i segni indispensabili del sacrifizio, che si deve imprimere nella nascita di ogni opera veramente cristiana. Dacchè si fecero istanze per confidare ai figli di D. Bosco la direzione di questa Casa ci parve dovere non solo di fraternità sacerdotale, ma di ci vile cortesia, che questi operai nel giungere in questo Asilo trovassero per sè e poi loro fanciulli le comodità che sono proprie degli stabilimenti di simil genere. E già lo sapete, o signori, che i nostri desiderii andarono falliti ed i nostri sacrifizi furono vani..
» La Dittatura s'impadronì colla violenza di questo Asilo, e cinque de' suoi battaglioni passarono qui coi loro bagagli e cavalli, non lasciando in piedi che i muri. Tutte le nostre suppliche furono disprezzate, e quando più non restava un solo mobile delle masserizie da distruggere, il tempio, il tempio stesso si vide profanate le sue immagini e dissipati sacrilegamente i suoi paramenti sacri.
» In queste condizioni di povertà e miseria incominciano i Salesiani la fondazione di questa Casa. Dio ne' suoi disegni adorabili ha voluto assomigliarli, nel principio, all'ospite divino del presepio, per farli brillare di poi collo splendore del Tabor. Sapete, o signori, in che giorno arrivò in questa Casa l'Ill.m° Vescovo, che veniva a dare il soffio di vita a questa nuova fondazione? Il 24 di dicembre ! Quando la Cristianità intiera si prostrava attorno al presepio di Betlemme, noi qui ci riunivamo per salutare il nascimento di questa figlia della fede.
» E perchè la somiglianza sia completa, oggi che ricordiamo la visita dei Re dell' Oriente al Dio Bambino nell'umile stalla, oggi noi vediamo questo novello Asilo che sorride d' allegrezza al vedersi presso di sè i grandi ed i potenti della terra.
» Presentiamogli quindi, o signori, la triplice offerta dell'oro, dell' incenso e della mirra : l'oro delle nostre limosine, di cui tanto abbisogna, perchè possiede niente ; l' incenso delle nostre preghiere, perchè Dio gli mandi le sue benedizioni, e la mirra delle nostre consolazioni, per curare le ferite aperte nel cuore dei fanciulli dal dolore e dalla orfanità.
» È certo che qui non brilla quella stella misteriosa che fu compagna e guida dei Magi nel deserto ; ma in cambio manda i suoi splendori la stella solitaria della nostra gloriosa bandiera, la stella più brillante del cielo, Maria !
» Fortunato nascimento e singolarmente per voi, Ecc.m° Sig. Presidente, sarà il celebrare il felice anniversario della pagina più gloriosa della vostra vita, aprendo oggi le porte di questa Casa, per accogliere fin da domani i figli di quelli che versarono il loro sangue per sostenere trionfalmente l'insegna della redenzione, che il 7 di gennaio innalzaste sulla vostra nave.
» In quest' ora solenne sborsiamo il prezzo di un debito sacro di gratitudine e di giustizia. Se ci fosse dato consultare la volontà di quei valorosi che caddero nella lotta, certamente che piuttostochè corone ai loro sepolcri e marmi e bronzi poi loro nomi, ci domanderebbero cura e protezione dei loro figli. Ma la carità è regina d'incomparabile nobiltà. Figlia del cielo, spande come lui la sua pioggia sopra tutti i campi , senza distinzione di amici e di nemici. Sotto il suo bianco manto trovano asilo tutti i dolori e le disgrazie, senza odiose separazioni. Per questo, alla vedova infelice che verrà a picchiare alla porta di questa Casa per domandar protezione pei suoi bimbi, nessuno domanderà sotto che bandiera perì il padre di questi orfani Come cittadini mireremo in ogni fanciullo una speranza per la patria, e come uomini di fede un erede del cielo!
» Ah ! sia benedetta l'amnistia del dolore !
» Ricevete adunque questa Casa, o cari Salesiani ; e nel nome della Chiesa che la fondò, della patria che vi confida il sacro deposito de' suoi orfani e nel nome del popolo che vi annovera nel numero de' suoi migliori amici, noi vi ringraziamo anticipatamente de' vostri generosi sacrifizi.
La ricompensa non l' avrete in questa terra: per gli apostoli del bene Dio la riserva nell' eternità ! »
Pronunziarono pure in seguito interessanti discorsi i deputati sigg. Luis Barros Mendez e Guglielmo Cox.
In fine, Mons. Cagliero diresse alla radunanza brevi parole di ringraziamento per la buona accoglienza , colla quale era stata ricevuta nel Chili la Congregazione Salesiana, e ringraziò specialmente S. E. il Presidente ed i signori Ministri dell'alto onore concesso col degnarsi di assistere a quella funzione e della manifesta protezione prestata al nuova stabilimento.
Terminata la cerimonia dell' installazione. si passò alla chiesa , dove si cantò un sol leone Te Deum , in rendimento di grazie al Signore pel felice arrivo dei nuovi. ospiti.
BETLEMME
Notizie dell'Orfanotrofio Cattolico della Sacra Famiglia.
Il Bollettino di gennaio u. s. ha parlato della partenza di altri 18 Salesiani per la Palestina ed ha detto anche qualche cosa dell'Orfanotrofio Cattolico di Betlemme. Non vogliamo fare attendere di più ai nostri lettori le interessanti notizie riguardanti questi nostri confratelli, andati a lavorare nel paese di Nostro Signore, sotto la direzione del Rev.m° Canonico Belloni, fondatore dell'Opera della Sacra Famiglia.
Il viaggio.
Da Marsiglia a Betlemme.
Giaffa, 28 Dicembre 1891
REv.m° SIG. D. RUA,
Terra Santa! Terra Santa! Ella comprende quanto queste due parole sono dolci a pro. nunziare e quali sentimenti d'amore e di riconoscenza risvegliano nell' anima nostra verso il buon Dio , che ci guida in queste care spiaggie, e verso i nostri amati Superiori, che ci hanno aperta la via, nella quale ci chiama la volontà del Signore.
D. Varaia, nostro caro Direttore, le dirà egli pure qualche cosa del nostro viaggio ; ma io le voglio far sapere ciò che egli avrà cura di tacere, cioè che egli si è costante mente mostrato verso di noi un eccellente padre, attento a sovvenire i bisogni di tutti e ad alleviarci, per quanto è possibile, i pericoli e le fatiche del viaggio ; a fortificare le anime nostre colla santa Comunione, colla santa confessione e colle pratiche di pietà , conformemente alle nostre sante regole. Tutti i confratelli eziandio dìmostrarono buono spirito, e noi abbiamo tutta ragione di sperare che le durissime prove che abbiamo dovuto subire si cangeranno in abbondanti benedizioni, a profitto grande della missione che Ella ci volle confidare.
Il tempo che passammo ad Alessandria fu specialmente penoso. Abbiamo dovuto girare lungamente per la città, a cagione di un'orribile tempesta, e ci siamo creduti ben fortunati di trovare alla sera un rifugio sopra il Niger. È questo il bastimento che ci aveva condotti da Marsiglia. Noi l'abbiam dovuto lasciare, perchè non accettava passeggieri per Giaffa, per causa delle quarantene allora imposte ai passeggieri che dovevano sbarcare in Siria. La notte del Natale si passò tristemente sul nostro bastimento , salvo una fortuita diversione, voglio dire l'accordo d'una musica un po' selvaggia; che verso mezzanotte salutò la nascita del Divin Salvatore. Al mattino, D. Varaia potè celebrare il S. Sacrificio e distribuirci la S. Comunione. Ma quante volte il nostro spirito corse alle solennità sì tenere e belle che si compiono in questa fausta notte nel mirabile tempio di Maria Ausiliatrice
Verso le ore 9 del mattino, dovemmo imbarcarci sul Khedivie. Non fu senza pericolo. Quel bastimento era ancorato lontano dalla spiaggia; inoltre, la marea era rimontata fin nel porto. Fortunatamente i nostri battellieri arabi erano molto pratici, o piuttosto Maria Ausiliatrice vegliava su di noi ; e la nostra povera barca non fu abbattuta dalle onde , nè rotta accostandosi al vascello. Domani , se a Dio piacerà, saremo a Betlemme. Intanto i suoi figli si tengono fortunati di poterle dichiarare, che essi l'amano e sono gloriosi di testimoniarle la loro riconoscenza, cercando di divenir migliori e meno indegni della sua bontà.
A. N.
Giaffa, 28 dicembre 1891.
REv.mO ED AM.m° PADRE ,
Ieri alle quattro siamo arrivati a Giaffa. Di salute tutti bene, il mal di mare si è dimenticato, la gioia interna di tutta la carovana traspare dal volto di ciascuno.
Grazie alle premure del Console italiano, noi potremo fin di questa sera verso le 3 metterci in viaggio alla volta di Betlemme, dove speriamo arrivare domattina.
Io ho celebrato la Messa nella chiesa parrocchiale dei RR. PP. Francescani e distribuita la S. Comunione a tutti i nostri confratelli. I figli di S. Francesco ci ricevettero colla più grande cordialità.
D. Belloni, avvertito per telegramma, invierà qualcheduno ad incontrarci a Gerusalemme.
Si degni benedire i suoi figli, la loro buona volontà e le loro future fatiche.
Betlemme, 29 dicembre 1891.
Una parola solamente per annunziarle che abbiamo già potuto visitare rapidamente Betlemme. Il nostro viaggio si compì colle benedizioni del Cielo, che mai ci lasciarono dopo la nostra partenza da Torino. La celerità, alquanto relativa, che i trabordamenti ci imposero, ci ha nondimeno risparmiata qualche fatica.
D. Belloni ed i nostri confratelli, che già ci hanno preceduti in Terra Santa, ci hanno circondati di attenzioni.
Presto visiteremo Gerusalemme, per recarci quanto prima a Beitgemal, luogo di mia destinazione.
Uno dei nostri le scriverà di questi giorni, affinchè il Bollettino possa dare nostre notizie agli amici di D. Bosco.
Preghi per noi, amat.m° Padre, e ci tenga sempre pei suoi ossequenti figli in Nostro Signor Gesù Cristo.
Sac. VARAIA ANTONIO.
Prime impressioni.
Betlemme, Epifania del 1892. La grotta di Betlemme.
AMAT.mO E REV. PADRE, .
Stamattina abbiamo ascoltato la S. Messa e ricevuto la S. Comunione nella cappella dei RR. PP. Francescani, che è attigua alla grotta in cui nacque il Salvatore del mondo. Quali ricordi in questa festa dell'Epifania! I Re Magi non si sono essi inginocchiati nella grotta? Questi costumi orientali non sono-forse i loro? Questi cammelli, che io vedo accosciati sulla piazza, non hanno essi forse portato a questo povero Bambinello, che è il Re dei re, il Signore dei signori , i doni dell'Oriente, l'oro, l'incenso e la mirra?
Ricordi biblici.
Per una disposizione speciale della divina Provvidenza, sembra che l'Oriente si sia immobilizzato, affine di testimoniare la verità delle Sacre Scritture , presentandoci agli occhi quadri identici a quelli che colpirono lo sguardo degli scrittori inspirati dell'Antico e del Nuovo Testamento.
I costumi sono i medesimi ; il cammello, il bue e l'asino rendono i medesimi servizi e nel medesimo modo; vi è sempre l'aratro primitivo, composto di un albero avente la debita forma ; la battitura del grano è sempre affidata alle bestie da soma; quando viene il cattivo tempo, i pastori e i loro greggi vanno ancora a rifugiarsi nelle numerose caverne che si aprono nei fianchi dei monti; dai nostri terrazzi si vedono verdeggiare le biade seminate nel campo di Booz; e, al tempo della messe, si vedono, come nei secoli biblici, le spigolatrici che raccolgono le spighe dimenticate ; ogni vigna ha la sua torre in cima, dalla quale un guardiano più o meno vigilante è incaricato di tener lontani gli sciacalli ed i ladri.
Ma io non finirei più, se dovessi notare minutamente tutti i dettagli, che destano il ricordo delle scene, che noi conosciamo dalle S. Scritture. Per me questi ricordi hanno un pregio inestimabile, in quanto che tengono il mio spirito continuamente occupato dei pensieri che riguardano il Divin Redentore.
Sentendomi fortemente attirato verso l'Oriente, io non pensava di trovare tutte queste cose, questa maestà e questa precisione di ricordi , e poi la grandezza del còmpito, al quale il Signore si è degnato associare la mia miseria e debolezza.
Lo scisma, l'eresia e l'islamismo collegati contro la Chiesa.
In questi tempi disgraziati, lo scisma e l'eresia fanno sforzi inauditi per impadronirsi dei Luoghi Santi ; e, cosa maravigliosa, tutte queste sètte, che si detestano dal fondo dell'anima, si uniscono per combattere contro il cattolicismo, rendendo così un omaggio involontario alla nostra santa Religione, per lo spettacolo di tutte le potenze dell'inferno unite contro la verità. Eretici e scismatici innalzano palazzi, templi, scuole, stabilimenti di ogni genere, d'uno splendore assai raro in queste regioni. Quali sforzi per attirare, vincolare e corrompere la gioventù ! Non si indietreggia davanti a qualunque cosa, per annientare la nostra influenza. Si giunge perfino ad eccitare il fanatismo mussulmano ; e m'assicurano che è per istigazione dei scismatici che i Turchi edificano a Betlemme una moschea, della quale certamente il bisogno non si fa sentire, poichè è molto se in questa piccola città vi sono tre o quattrocento seguaci di Maometto.
Che fare in presenza di queste manovre? L'ignoranza , la corruzione, l'accecamento degli scismatici rendono la loro conversione molto difficile ; e l'opera delle Missioni dà risultati insufficienti, in cui non si scorgono caratteri di durata e di solidità da assicurare l'avvenire.
L'Opera di Don Belloni.
Un semplice prete, D. Belloni, spinto dal medesimo soffio d'ardente carità che suscitò Don Bosco, comprese che il solo mezzo efficace di lottare contro queste manovre infernali era l'agire sulla gioventù. Senza fortuna, senza appoggi, povero professore al Seminario Patriarcale di Beit-Jallan , villaggio situato presso Gerusalemme e Betlemme, come poteva egli condurre a compimento il disegno che maturava in cuore ? Una moneta di venti franchi economizzata sul suo stipendio servì a vestire un povero giovanetto. Tal fu l'umile incominciamento della sua Opera nel 1863.
Quest'Opera, benedetta da Dio e potentemente aiutata dai fedeli dei due mondi , ha preso un'estensione considerevole.
Oggigiorno essa comprende
1° L'Orfanotrofio Cattolico di Betlemme, con cento collegiali e duecento esterni. A quest'Orfanotrofio è annessa una chiesa vasta e bella, di 32 metri di lunghezza su 14 di larghezza.
2" Una scuola serale, annessa all'Orfanotrofio, frequentata da una trentina tra giovani ed adulti. Nel locale dell'Orfanotrofio si riunisce pure la Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli , la quale conta circa 40 membri.
3° Una scuola agricola, in un vigneto di cento ettari, a Crémisan, vicino a Betlemme.
4° L'Orfanotrofio agricolo di Beit-Gemal, sulla via di Gaza, a cinque o sei ore da Betlemme. Il podere, che comprende novecento ettari, è dovuto alla generosità del signor marchese di Bute ; attualmente gli allievi interni di questo Orfanotrofio sono 65.
5° Un vasto terreno , in bella posizione, con una piccola costruzione a Gerusalemme.
6° Un terreno assai vasto a Nazareth. Questo terreno è in una eccellente situazione; furono prese tutte le disposizioni per stabilirvi un'Opera in favore dei fanciulli poveri, esposti in modo specialmente doloroso alle insidie dell'eresia. Si sa pur troppo che Nazareth è una delle piazze forti del protestantesimo.
Ella lo vede, o amatissimo Padre, che Iddio ha benedetto quest' Opera ; e le prove numerose e dare, per le quali ha dovuto passare il sig. D. Belloni , sono una garanzia ed una grande speranza per l'avvenire.
Ma per lottare contro il nemico, per contribuire in modo efficace al risorgimento di questa terra, irrigata dalle lagrime e dal Sangue del Salvatore, quanto bisogno si ha dei soccorsi della Cristianità tutta quanta !
Gli eretici ed i scismatici hanno danaro, molto danaro e questo danaro loro serve a corrompere e comperare anime.
Noi siamo poveri. Don Belloni ed i suoi collaboratori se ne rallegrano, perchè rassomigliano di più al Divin Salvatore e a Don Bosco; ma abbiamo bisogno di soccorsi per poter albergare, nutrire e vestire tutti quei poveri fanciulli che vogliamo condurre a Gesù ed alla Chiesa; e ci sanguina il cuore tutte le volte che l'insufflcienza dei mezzi ci costringe a respingere qualche piccolo compatriota del Bambinello Divino.
La Palestina cattolica è povera, e non ci può fornire sussidii serii ; i nostri sguardi si rivolgono adunque all'Europa, la quale, malgrado la moltiplicità delle sue Opere, non rifiuterà il suo obolo ad un'impresa di salute, che si può paragonare ad una vera crociata, ma crociata pacifica, che non mira ad altra conquista che a quella delle anime.
L'appoggio, che i figli di Don Bosco godono di prestare allo zelante can. Belloni, permetterà all'Opera di prendere una novella risorsa. Le benedizioni del passato sono un presagio di quelle dell'avvenire; e certo la crociata contro le potenze dell'inferno ha già prodotto buoni risultati. Nel 1863, allorchè questo buon Canonico incominciò la sua Opera, Betlemme contava appena 2000 cattolici ; adesso sono 4000; ed è permesso di pensare che, se altri operai hanno lavorato nel campo del Signore e preparato la messe, Don Belloni ed i suoi discepoli hanno gran parte in sì consolante risultato.
Ella vede ora, Rev.m° signor Don Rua, tutta la grandezza dell'Opera, alla quale io mi stimo fortunatissimo di consacrare il poco che mi resta di forza e di intelligenza. Operaio dell'ultima ora , io ho molto bisogno delle preghiere di Lei, affinchè Iddio mi perdoni gli anni passati a non servire che ai miei interessi della terra.
Io non le parlerò del nostro viaggio assai penoso e pericoloso nel momento stesso del nostro imbarco per Giaffa ; D. Varaia già ne scrisse. Ma io le voglio dire due parole dell'accoglienza cordialissima che ci fece il signor Ledoux, console generale della Francia a Gerusalemme , al quale abbiamo presentati i nostri omaggi il 1° gennaio. Quantunque sofferente di bronchite, il signor Ledoux ci trattenne lungamente con sè e ci fece accettare il caffè e la sigarette, che in Oriente non si devono mai rifiutare. Infine, il signor Console ci diede l'addio, promettendoci una visita a Betlemme, tostochè la sua bronchite ed il tempo glielo permetteranno.
... Io non la incarico di nessuna commissione per alcuno; preferisco dire per tutti una Ave Maria presso il santo Presepio e nella grotta di S. Gerolamo, la quale ha un grande difetto, quello di essere troppo sovente chiusa.
Le auguro ogni bene nel S. Cuore di Gesù.
A. N.
Il nostro sacerdote D. Stefano Trione recavasi per ordine del sig. D. Rua in Ivrea, Modena, Ferrara, Venezia, Udine, Vicenza, Verona e Brescia, per tenervi conferenze salesiane. Ovunque fu accolto dai Cooperatori e da altri nostri buoni amici con affettuoso entusiasmo.
In tutte le dette città l'adunanza fu onorata dalla presenza di cospicue notabilità del clero e del laicato cattolico, perciò ci sentiamo in dovere di ringraziarnele colla più viva ed ossequiosa riconoscenza.
E che diremo della bontà con cui v'intervennero in quasi tutte queste città gli stessi Pastori delle diocesi, Arcivescovi e Vescovi ? Oh il buon Dio ne li rimeriti larghissimamente. La loro presenza infuse particolarissimo vigore nei Cooperatori e nelle Cooperatrici Salesiane delle loro rispettive città e diocesi, vigore che sarà nuovo seme fecondissimo di opere egregie.
Non potendo qui riportare quanto scrissero di queste conferenze parecchi giornali cattolici regionali e diocesani, ci limitiamo a pubblicare una parte di quanto leggemmo nel Verona Fedele. Diamo la preferenza alla conferenza di Verona, perchè questa città è l' unica tra le suddette che abbia una Casa salesiana, e crediamo che conti maggior numero di Cooperatori e di Cooperatrici.
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« Il S. Padre Leone XIII, così il conferenziere, richiesto una volta da personaggi cospicui di quello che pensasse sull'opera di Don Bosco, rispose : « Qui non si può spiegar tutto con mezzi umani; questa è opera o di Satana o di Dio ; opera di Satana no, perché i frutti non sono di Satana ; dunque è opera di Dio. » Con questo aneddoto il R. Don Trione s'introdusse nell' argomento, dopo aver presentato profondi ossequii e ringraziamenti a S. E. R.ma Mons. Bacilieri, Coadiutore dell' Eminentissiino Cardinal Luigi Di Canossa nostro amatissimo Pastore.
» Chi fu Don Bosco ?... Un umile prete che da umilissimi principi seppe condurre a termine opere colossali. Chi fu D. Bosco? Uno dei più grandi e veraci benefattori del popolo, una delle fulgide glorie che anche in questo secolo il Clero cattolico seppe dare alla religione ed alla patria. Un nome che l'angelo della carità mostra anche oggi con vanto immortale al mondo universo.
» I fiori dei campi sono quelli che più frequenti ed olezzanti ornano l'altare di Dio, ed è dalle popolazioni campestri che la religione e la patria hanno talvolta i migliori campioni. Don Bosco passava i primi anni tra le glebe del campo, facendola talvolta anche da umile pastorello. Un dì fu colpito da un pensiero che più non lo abbandonò : Farsi prete per far del bene a tutti. Gli anni corsero veloci, ed il voto del suo cuore divenne un fatto. Eccolo finalmente ordinato sacerdote. Son pochi mesi che l' umile prete ascese all'altare, che già voi lo vedete alle carceri ed agli ospedali della città. Alle carceri è mosso ad amaro pianto, nel vedere colà rinchiusi giovani di ancor tenera età. « Han più bisogno di preti che di carabinieri questi poveri figliuoli, » andava dicendo. Li visitava di frequente e gli eran divenuti amici. Quelle visite gli erano d'impulso a meditar grandi cose ma pure la prima favilla delle opere a cui Iddio lo chiamava, veniva da altro incontro, che parve fortuito.
» Il giorno 8 dicembre del 1841, sacro all' Immacolata, nell'atto in cui era per andare all'altare, udì i lagni di un lacero giovanetto, che villanamente battuto, difendevasi coll'eloquenza dei gemiti e delle lagrime. Lo chiamò a sé, e dopo la Messa gli seppe parlar di religione con tanta carità, che la domenica seguente ritornò, conducendo seco alcuni compagni. I pochi divennero molti, ed in breve andare ne convenivano schiere numerose. Erano i figli più abbandonati e miserabili del popolo che accorrevano al prete, ed egli non li poteva più abbandonare. Cacciato dalle pubbliche chiese, dovette pensare a far da sè, ed ebbe allora una chiesa sì alta e superba, che l'eguale non ne vantò mai nè Gerusalemme nè Roma.
» Don Bosco accoglie il popolo di giovanetti e lo conduce in un prato di Valdocco, parte di Torino la più abbandonata. Eccovi, dice, eccovi la vostra chiesa. Oh quadro bello che vi dipinge l' angelo della carità ! In una parte sopra una scranna siede Don Bosco per le confessioni, circondato da buon numero di penitenti che colle mani giunte pregano : in un'altra vi sono giovani che raccolti dai più anziani sono preparati alla Comunione ; più lungi un nugolo di ragazzi che si trastullano liberamente.
» La preghiera commosse il Cielo. Dio la esaudì. Ritornate ora in quel prato, ed un superbo tempio vedrete voi circondato da ampli fabbricati. Interrogate la Padrona di casa che torreggia sulla grandiosa cupola, e Maria vi risponderà : « È la preghiera dei biricchini di D. Bosco che ha fatto questo. » I biricchini di Don Bosco?... Sì, questo era il titolo che la città dava ai giovanetti raccolti dal buon prete. Anzi lo stesso Re Carlo Alberto, mandando un' elemosina a Don Bosco, vi aveva scritto sopra : Pei biricchini di Don Bosco. Era adunque titolo riconosciuto anche in alte sfere!... Ma che fanno pertanto questi biricchini o monelli? Crescono in età ed in numero, ardono della virtù del Padre, ed i biricchini di Torino, trasformati in apostoli, vanno in cerca dei biricchini di altre città e paesi. Non bastano Genova, Firenze e Roma, Lucca, Spezia e Catania; non bastano i collegi, gli ospizi, gli oratorii innumerevoli che si aprono in Italia, ma invadono la Francia, la Spagna, penetrano nell'Austria, nella Svizzera ed in Londra, e dovunque sviluppano zelo vivissimo ed attività che tocca al prodigio. Alla morte di Don Bosco i bíricchini sommano a trecentomila. Cifra imponente e che basta da sola a dare una significante idea del bene che sa recare anche nel nostro secolo un prete cattolico.
» Il cuore dell'Apostolo non riposa mai.
Don Bosco dall' Europa vuol mandare i suoi figli ad altre terre.
Egli non conosce ostacoli ; eccolo perciò sul porto di Genova a bordo di una nave a dar l'addio e la benedizione ad una prima schiera dei suoi missionarii che partono per l'America. - Andate, figli miei ; un immenso campo vi attende, salvate molte anime : il mio cuore sarà sempre con voi. - Ed i figli partono. Un popolo di emigrati Italiani li attendono nell'Argentina, e colà i giovani apostoli versano i loro primi sudori. Uno cade vittima del lavoro dopo pochi mesi, ed alla sua morte già si prepara in Torino altra schiera di prodi campioni. Partono essi, e col nuovo mandato di non curar solo i battezzati, ma spingersi tra le Pampas in cerca degli infedeli. Le lettere che di là vengono a Don Bosco tanto lo commuovono, che quasi dimentica le sue case d'Europa, per occuparsi di quelle lontane regioni. »
Qui l'oratore parla a lungo del campo vastissimo che l'America presenta per la cura spirituale degli emigrati Italiani e per la conversione degli infedeli : poi soggiunge : « Che si fece dai figli di Don Bosco ? Si apersero collegi, oratorii e missioni nelle principali città dell'Argentina e dell'Uruguay, nelle principali città del Brasile e del Chili, dell' Equatore e della Colombia, in tanti punti della Patagonia settentrionale e centrale ed in vari altri della Patagonia meridionale, della Terra del Fuoco e delle isole Malvine.
« Io fermo lo sguardo sopra un'isola dello stretto di Magellano. È l'isola Dawson.
» Era abbandonata , e deserta. Il missionario Salesiano vi approda prima con una decina d'Indii. Si tagliano gli alberi, si fanno capanne campestri e si prende possesso. Altri Indii sono accolti nelle esplorazioni della Terra del Fuoco , e questi poveri figli sempre nomadi sono invitati a fermarsi e sono condotti alle capanne dell' Isola. Passano quattro anni. Venite ora a vedere un nascente paese, un'incipiente cristianità. Già hanno la chiesa e la scuola, le case, le vie, le piazze ; già s'impara la coltivazione dei campi ed i mestieri più importanti pei bisogni della vita. Ancora pochi anni, e colà avrete un nuovo Cristianesimo felice. Sono fiori primaticci, ma promettono assai. Taccio delle migliaia di Indii già convertiti e battezzati nella Patagonia; taccio delle chiese e cappelle innalzate nelle città e nelle Pampas, dei collegi e degli ospizi ove si preparano altri apostoli nati in quelle stesse contrade, di guisa che saranno gli Indii che battezzeranno gli Indii : taccio degli oratorii festivi e delle scuole aperte nei centri popolosi, e di altre non meno importanti istituzioni.... »
L'oratore pertanto corre veloce nel suo dire. Ha tratti commoventi e smaglianti. A quando a quando descrive fatti svariati ed attraenti, e sempre con parola facile, spontanea e coi più vivi colori. Interessantissimo quando descrive l'origine della Pia Società Salesiana...
Passano trent'anni e la novella unione in un secolo, in cui il martello demolitore batte alla porta di tante religiose istituzioni, conta i suoi figli in numero di ben due mila, sparsi in tante parti dell'Europa, dell'America, dell'Africa e dell'Asia.
Il Conferenziere parla inoltre dei mezzi adoperati da Don Bosco per lo sviluppo di tante opere ed ha parole nobilissime per l'istituzione dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane, e ringrazia i Veronesi dell' accoglienza fatta agl'inizi dell'Opera Salesiana in questa città.
Con piacere poi sappiamo che in detto città si poterono costituire Comitati Promotori delle Opere di Don Bosco, dai quali speriamo veri prodigi di zelo.
Noi ringraziamo di tutto cuore quanti ci aiutarono in questa santa impresa, ed in modo particolare manifestiamo i nostri séntimenti del più ardente affetto e della più viva riconoscenza a tutti i membri dei detti Comitati ed ai loro egregi Direttori.
I Salesiani di Macerata verso un insigne loro benefattore.
Macerata, 28 Aprile 1892.
La data di oggi, 28 aprile, segna il trigesimo giorno da che il cav. BENEDETTO PIANESI, ricco signore di Macerata, in osculo Domini passò all'altra vita, lasciando una memoria incancellabile di virtù, di buoni esempi e segnatamente di carità a pro della classe operaia. Egli poi negli ultimi anni di sua vita parve concentrare tutta la munificenza del suo cuore nel concorrere con parecchie migliaia di lire alla fondazione del nuovo Istituto Salesiano di S. Giuseppe, che sorse in questa città nel brevissimo giro di appena tre anni, e che già, sebbene sia ben lungi dall'avere raggiunto neppur la metà del suo grandioso disegno, tuttavia desta l'ammirazione di tutti i buoni ed accresce lustro ed onore alla città di Macerata. Pertanto i Salesiani addetti al nuovo Istituto, il cui Direttore potè raccogliere l'ultimo respiro del tanto egregio benefattore, come non lasciarono mai di pregare per lui mentre era in vita, così dopo il suo trapasso non mancarono di suffragare la bell'anima anche con le preghiere di quelle creaturine, quanto piccole agli occhi del mondo, altrettanto grandi e care dinanzi a Dio, ricoverate e da loro educate nell'Istituto medesimo.
Oggi poi con funere solenne si è voluto commemorare nella vasta cappella dell'Istituto, con buon gusto parata a lutto, la dolorosa perdita del Pianesi. - Nel bel mezzo della chiesina spiccava un grazioso catafalco in forma di tempietto, lavoro degli artigianelli dell'Istituto, dove sì leggevano quattro belle iscrizioni, composte dal Rev. can. Don Gaetano Teloni. - Il can. penitenziere Don Sarnari, che per sentimento di giustizia deve chiamarsi l'autore e l'anima di questa Casa Salesiana, con forbito discorso ha maestrevolmente, da suo pari, ricordato le virtù dell'estinto, traendone partito per esortare gli ascoltanti ad essere generosi in pro dei Salesiani, che con tanto zelo sottraggono i poveri figli del popolo a quell'estrema corruttela, a cui con tante lusinghe e con sì fina ed ipocrita malizia vengono continuamente adescati. - Al funebre rito intervenne il fiore della cittadinanza, che rimase particolarmente commosso al vedere quegl'instancabili figli di Don Bosco e quel loro buoni alunni tutti intenti a rendere all'illustre defunto un tributo, non certo l'ultimo , della loro riconoscenza.
Noi auguriamo e speriamo che l'esempio del cav. Pianesi , il quale con la sua carità si studiava, com'egli soleva dire, di far violenza al cuore misericordioso del suo futuro Giudice, venga imitato da molti altri, in una città ove non mancarono mai cuori ben nati e disposti tanto a sollevare gl'indigenti, quanto ad arricchire la loro patria di utili istituzioni. E al certo un ben largo campo è tuttora aperto alla loro generosità, poichè si ha il bisogno sempre crescente di danaro per compiere l'ulteriore fabbrica, cui già si è posto mano, e massime poi per costruire la nuova chiesa da intitolarsi a S. Giuseppe, la quale deve essere il coronamento di questa Casa Salesiana eretta in uno dei principali sobborghi di Macerata (1).
(1) Corrispondenza della Patria, gazzetta marchigiana settimanale.
Mendrisio (Svizzera). - In questa città del Canton Ticino , in amena e saluberrima posizione, a' pie' del monte Generoso, i Salesiani, fin dall'anno 1889, presero la direzione del Collegio-Convitto cantonale con scuole elementari, ginnasiali e tecniche, e con corsi liberi di musica, disegno e lingue straniere. Da alcuni mesi poi a questa parte, nelle domeniche e giorni di festa, tengono pure aperto l'Oratorio festivo per tutti i giovanetti della città che vi vogliono intervenire. Ora, a proposito di quest'Oratorio, leggiamo nel numero 9 maggio del Credente Cattolico, giornale del popolo ticinese, quanto segue:
« Ieri l'ampio cortile del Collegio cantonale accoglieva una numerosa schiera di giovanetti, studenti ed operai, coi loro parenti, cogli amici ed una moltitudine di invitati per assistere ad una festa nuova pel nostro Cantone ; edificante in sè , e per lo scopo promettitrice di frutti copiosissimi nel campo religioso e civile, se l'indifferenza o il malvolere degli uomini non soffocheranno sul nascere una istituzione ispirata ai più nobili sentimenti, quali l'amor verso Dio, la carità verso il prossimo.
» Tutte le domeniche quei zelanti sacerdoti Salesiani che dirigono il Convitto hanno aperto un Oratorio festivo pei figli del popolo. In pochi mesi il numero degli accorrenti ascese a ben duecento.
» Ci vorrebbe altra prova per dimostrare che tale istituzione non era solo utile , ma necessaria?
» Ieri si celebrava il Patrocinio di S. Giuseppe egregiamente solenne, poichè nell'istesso giorno si chiudevano gli esercizi spirituali, a cui gli studenti e moltissimi devoti Mendrisiensi avevano preso parte, attirati dalla calda, eloquente parola di quel discepolo prediletto di Don Bosco , il sacerdote D. Dalmazzo Francesco.
» Nel cortile si era improvvisato un palco elegante; l'effigie del venerato fondatore dei Salesiani spiccava sulla fronte, egli era là nel suo atteggiamento calmo e maestoso come per ispirare coraggio, per promettere aiuto e protezione.
» Il prevosto Pollini, il sacerdote Manera, rettore del Liceo cantonale, molti altri distinti preti e secolari onoravano di loro presenza la festa. La musica, la poesia, la prosa si succedono a vicenda. Teneri fanciulletti con brio, con franchezza, con sentimento superiore all'età si presentano e recitano soli e in dialogo scelti lavori tutti in onore del Santo, in attestato di gratitudine per coloro che le loro sostanze, l'ingegno, la vita dedicano all' educazione cristiana cattolica della gioventù studiosa ed operaia.
» Fuvvi una distribuzione di premi, libri, immagini, oggetti per disegno, giuocattoli, ai più assidui frequentatori dell'Oratorio.
» Festa così bella non poteva meglio terminarsi che col ricordare l'opera santa, gl'intendimenti umanitari di Don Bosco.
» Ciò fece in una splendida improvvisazione D. Dalmazzo. Filosofi, statisti, uomini di parte tutti si affannano per rìsolvere il problema sociale, tutti enumerando, vantando i diritti dell'uomo , pochi parlando de' suoi doveri , doveri verso Dio, doveri verso se stesso, doveri verso la famiglia e quindi verso la patria.
» Don Bosco additò e mise in atto il rimedio : Togliete alle piazze, alle bettole, agli immondi ritrovi i figli del popolo, figli spesso abbandonati dai genitori resi indifferenti dai vizi o dalla miseria. A questi figli insegnate l'amore a Dio, al prossimo dietro il precetto divino : infondete il coraggio e lo spirito di sacrificio colla speranza, colla certezza di una imperitura ricompensa, e la società, composta di tali individui, troverà quella pace che invano cerca, perciò la cerca fuori di Dio e della sua Chiesa, ma nel materialismo e nelle sètte. »
Lugo di Romagna. - Da Lugo riceviamo e pubblichiamo : Rev.mo sig. D. Rua, - Mosso da viva riconoscenza e dal desiderio di farle noto come e quanto i Salesiani siano da Dio benedetti e amati dai buoni, le dirigo questo poche righe riguardanti l'apertura dell'Oratorio di S. Giuseppe.
Come V. S. mi aveva ordinato , il giorno del Patrocinio (8 maggio) mi recai a Lugo per aprire la novella Casa e per iniziarvi i catechismi dell'Oratorio.
I RR. Parroci della città, con religioso pensiero, mi inviarono quattro giovanetti ciascuno, ed io in quel dì sacro a S. Giuseppe ebbi la bella consolazione di vedermi circondato da dodici pii e cari giovanetti, che mi ricordarono i dodici Apostoli. - E gli altri discepoli dove sono ? io chiesi loro; bisogna che voi andiate per le vie e per le piazze della città e me li conduciate, affinchè anch'essi possano partecipare al benefizio di cotesta istituzione, che persone di voi sollecite e benefattrici impiantarono ed istituirono allo scopo d'indirizzarvi e confortarvi nella via del bene. - E le mie parole non furono infruttuose, chè la domenica seguente il numero dei giovanetti era notabilmente aumentato e, spero, andrà ognor aumentando in numero e bontà, fino a poter star a paro ai nostri Oratorii di Torino, e ciò a gloria di Dio e a bene della gioventù di Lugo.
In quel giorno, io, a sfogo del mio cuore commosso, per invocare sopra la novella Casa la rugiada feconda delle celesti benedizioni, insieme al telegramma che dirigeva a V. S. Rev.ma, un altro ne inviavo a Sua Santità Leone XIII, così concepito : Santo Padre, apertosi oggi sotto protezione S. Giuseppe Oratorio Salesiano, imploro apostolica benedizione novella Casa, prosperità. E il Sommo Gerarca, nella sua sovrana bontà, degnavasi così rispondere per mezzo del Cardinale Segretario di Stato : Santo Padre imparte di gran cuore apostolica benedizione implorata per apertura Oratorio Salesiano S. Giuseppe
Card. RAMPOLLA.
Leone XIII e Don Rua! Oh nomi veneratissimi, nomi carissimi al cuore dei Salesiani ! Il primo, il sapientissimo Padre di tutti i fedeli, che benedice l'Istituto; il secondo, l'intrepido continuatore delle Opere del nostro fondatore D. Bosco, che benedice e ringrazia e giovanetti e benefattori. - Sono fatti di tale e tanta importanza, che dànno già, fin da' suoi primordii, un'impronta particolare all'Istituzione , l'affermano autorevolmente e stabilmente la costituiscono e, in grazia della loro santa benedizione , la renderanno feconda di belle opere di religioso e civile vantaggio.
Io non so, nè debbo, o Rev.m° mio Superiore, porre fine a questa mia lettera senza ricordare alla S. V. e segnalare alla gratitudine dei miei confratelli le ottime e caritatevoli persone di questa città, tra cui primeggia la signora marchesa Maria Spreti, le quali con bontà veramente paterna, con pazienza e zelo degno d'ogni encomio, s'adoperarono con ogni maniera di sacrifizio per allestire il luogo, per provvederlo di tutto l'occorrente per la cappella, per rifornire del corredo necessario le stanze, camere, ecc. Ogni encomio, ogni lode è inferiore alla bontà del cuore ed alla generosità dell'animo di tanto insigni 'e buoni nostri benefattori. Maria SS., la nostra protettrice , compensi tanta carità e tanto amore col concedere loro ogni bene e col mandare appieno soddisfatti i nobili desiderii di così pie persone. Valga il loro esempio a suscitare ovunque degli imitatori che efficacemente ci coadiuvino nell'opera nostra.
Ora V. S. raccomandi a Dio la mia povera persona, affinchè mi renda sempre meno indegno della protezione del Cielo, e, letta che avrà cotesta mia, benedica ancora a me, a' miei giovanetti e ai benevoli nostri benefattori.
Con stima ed affetto mi professo
Della S. V. Revma
Lugo di Romagna, 16 maggio 1892.
Dev.m° ed Obb.mo figlio in G. C. Sac. CHIOTTI GIOVANNI.
Torino. - È un anno dacchè si è aperto in Torino l'Oratorio festivo di S. Agostino nel locale gentilmente prestato dagli egregi proprietarii delle Scuole Apostoliche, e già si provano frutti consolantissimi. Un duecento e più ragazzi, che prima passavano le feste in balìa dell'ozio, per le vie, con pericolo del pubblico ordine e della privata coscienza, tutto l'anno lo frequentarono con vero loro piacere e con soddisfazione dei genitori, i quali furono più volte sentiti esclamare: « Oh ! quanto ha mutato mio figlio, dacchè interviene all'Oratorio festivo ! » La terza domenica dopo Pasqua, Patrocinio di S. Giuseppe, segnava l'apertura di quest'Oratorio : fu solennizzato colla premiazione dei più assidui e di quelli che sono stati più bonini nel corso dell'anno. Alla modesta accademiola presiedeva S. E. R. ma Mons. Agostino Richelmy, vescovo d'Ivrea, con ai lati i Reverendissimi can. Giuseppe Casalegno e D. Belmonte Domenico, Prefetto generale della nostra Pia Società: intervenne pure un bel numero d'altri signori e signore coi parenti dei giovanetti. I premii consistevano la maggior parte in oggetti di vestiarii , regalo dell'Ecc.mo Vescovo d'Ivrea , del can. Casalegno e della pia signora Bernardina Magliano, che in questi atti di generosità verso i poveri fanciulli si vuole sempre avere il primato. La piena soddisfazione di S. E. Reverendissima e degli altri signori intervenuti, l' interesse messo nei parenti per mandare i figli all'Oratorio e l'entusiasmo in questi raddoppiatosi per sì bella festicciuola animarono vieppiù i nostri confratelli che si dedicano a questa sant'opera.
- All' Oratorio festivo di S. Luigi, presso l'Ospizio di S. Giovanni Evangelista, la domenica seguente, 15 maggio, ebbe luogo pure la distribuzione dei premii ai giovanetti che frequentarono l'Oratorio durante quest'anno 1891-92 e si distinsero per buona condotta e studio del Catechismo. Era presente lo stesso D. Rua, parecchi signori, monsignori, professori e moltissime dame e Cooperatrici Salesiane. Prose e poesie, sinfonie e romanze, marcie e cori, un programma attraentissimo. Ci piace notare fra l'altre cose, parlando di musica, la gentile romanza di Mons. Cagliero « Il Figlio dell'Esule, » nella quale la dolce melodia delle note si sposa così bene alla leggiadria del verso ; un' « Ave Maria » del cav. Remondi, lavoro meritevole davvero d'ogni lode; una « Salve Regina, » coro a quattro voci, del prof. D. Ottonello, vero frutto di studii e d'inspirazione d'intelligente ed appassionato cultore della musica sacra ; « Il Mattino della Domenica » dal Mendelssohn, cantico maestoso, solenne, soavissimo e il Salmo VIII di Benedetto Marcello, musica veramente divina. I premii erano belli e varii, secondo la condizione dei premiandi. Chiusero la festa alcune parole di Don Rua, di ringraziamento agli intervenuti ed ai benefattori e benefattrici e d'incoraggiamento a tutti quei giovanetti (1).
- Nel pomeriggio di quest'oggi stesso, 15 maggio, nell'antico fiorente Oratorio festivo di S. Francesco di Sales si teneva un'importante Gara Catechistica : gli inscritti alla prova solenne superavano i cinquanta. Il cortile più ampio di questo Oratorio, parato a festa, era gremito da un pubblico eletto e numeroso: presiedeva alla cara e gioconda solennità il Prof. D. Francesco Cerruti. Dopo oltre due ore di pubblico esame, rimanevano ancora sul palco gli ultimi quattro concorrenti al premio d'onore, ed in fine riuscì proclamato principe il giovane Cavaglià Carlo, studente in sui dodici anni. La Gara fu rallegrata negli intermezzi da scelti pezzi di musica e di canto e da brillanti declamazioni, tutto eseguito con vera delicatezza e perfezione da' giovani che frequentano l'Oratorio. Infine il prof. D. Cerruti rivolgeva calde ed eloquenti parole ai parenti dei giovanetti, esortandoli a secondare anche nel seno delle famiglie l'educazione religiosa, perchè solamente dai cuori, dalle coscienze amanti, timorate dì Dio si possono ottenere ottimi figli, ripromettere per l'avvenire buoni cittadini, che formino il decoro della patria e della società.
- Anche all'Oratorio festivo di S. Giuseppe, diretto dai Salesiani, si tenne una Gara Catechistica il 15 maggio. Era la prima per questo Oratorio, e fu presieduta da S. E. R.ma Mons. Bertagna, Vescovo titolare di Cafarnao. Notevole fu la sicurezza e franchezza con cui i bambini di otto o nove anni rispondevano intorno alle verità di nostra Santa Religione : sopra tutti però si distinse la numerosa classe degli adulti, che si mostrarono veramente compresi dell'importanza di questo studio : non taceremo pure di una bella dissertazione sullo studio del Catechismo, scritta con chiarezza di idee e semplicità di espressioni da un giovanetto dell'Oratorio stesso. Mons. Bertagna, visibilmente commosso, al termine della gara, con poche e semplici parole d'incoraggiamento, mostrò quanto sia utile e necessario al giovanetto cristiano il frequentare assiduamente l'Oratorio festivo : cosa che lo libera da tanti e tanti pericoli di scandali, di risse e d'altre disgrazie purtroppo non rare specialmente nelle città popolose (2).
(1) Unità Cattolica N. 17, La Vacanza del Giovedì N. 20. (2) Unità Cattolica N. 123
Torino, 5 maggio.
Ogni anno noi vediamo rinnovarsi quest' accademia con sempre maggior importanza per i gravi argomenti -ho sogliono in essa trattarsi, e la solennità con cui la si celebra. - Dopo la marcia veramente trionfale DuraLd e Kelterer, sorse il prof. Don Cerruti a trattare del sistema pedagogico di s. Tommaso. Premesso un rapido e vivo quadro dello stato attuale in genere della pedagogia moderna, il dotto disserente si fece a rilevare l'alto valore pedagogico del Grande Aquinate. Nè a tal effetto si arrestò soltanto al De eruditione principum, opera, a dir il vero coMmendevolissima sotto l'aspetto educativo. Il professor Cerruti, accennati i punti più salienti d'indole pedagogica, non mancò con rara schiettezza di notare come la detta opera sia ora da' più attribuita ad altro Domenicano , l'Echard, e come quindi non sarebbe stato giusto fondare una tesi esclusivamente su di un opuscolo, la cui paternità è, per lo meno, dubbia. Passò pertanto a rassegna le opere certe dell'Aquinate, maggiori o minori, quali ad esempio la Somma , i Commenti all'Etica di Aristotile e il trattato Contra impugnantes Dei Cultum et Religionem, estraendone le massime di pedagogia così generale come speciale, e queste illustrando con sodezza d'argomenti, vigorìa di stile ed elegante chiarezza di eloquio. Conchiuse con dire come anche per la pedagogia, la più nobile fra le scienze filosofico-morali, la sua salvezza sta nel ritorno all'Angelo d'Aquino, ritorno così vivamente caldeggiato dal sapientissimo Leone XIII, che, sulle basi della Scolastica, restaurò tutto quanto l'edifizio filosofico.
Seguirono quindi prose e versi, non solo in italiano, latino e greco, ma e in francese, inglese, tedesco, polacco e russo, quante sono le nazionalità rappresentate in quel vivaio de' figli di D. Bosco.
Ricordiamo inoltre particolarmente il dottore D. Ottonello, che svolse alcuni pensieri di san Tommaso sulla musica, e li svolse con quella efficacia di linguaggio e quella competenza nell'arte musicale, che tutti gli riconoscono.
Nè qui è il tutto ; altra parte importantissima fu quella della musica, di cui diedero lodato saggio quei bravi chierici e giovani, che colà e nelle altre Case salesiane si formano ai sani principii di quest'arte sacra. Al mattino avevano cantato la Messa Aeterna Christi munera del Palestrina, e in canto fermo le parti variabili ; difficilina la prima, e non facile il secondo, ma l'una e l'altro furono eseguiti con gran perfezione. Nell'Accademia ci fecero gustare il dolcissimo Salmo VIII di Marcello, la cui interpretazione sarebbe stata davvero perfettissima, se la raucedine dei contralti non avesse tolto un po' di brio ; la Preghiera della sera di Hayd e il Lauda Sion di Mendelssohn, che meglio non potevano cantarsi.
Chiuse l' Accademia il R.mo Don Rua ringraziando gl'intervenuti, che passarono, a dir vero, due ore felici, esortando i chierici a proseguire nello studio dello dottrine tomistiche, e, richiamandosi allo splendido panegirico, che aveva fatto al mattino il can. Ballesio, ad unirvi soprattutto la pratica delle virtù dell'Angelico » (1).
(1) Unità Cattolica del 14 maggio.
La Domenica, 8 Maggio, moriva a Chieri nell'antica casa dei conti Tana - parenti, come è noto, di san Luigi Gonzaga - Suor Clementina Bosco, figlia di Maria Ausiliatrice. Pronipote del venerando Don Bosco, era la quarta tra le sorelle che si era consacrata a Dio nell' Istituto fondato dallo zio.
Non aveva ancora vent' anni, e dopo una vita immacolata, finì con una santa morte. Ciò che rese meno dolorosa questa perdita fu una circostanza degna d'esser qui ricordata.
Fu due mesi fa a passare una settimana a casa con i suoi. Una mattina si sveglia, e tutta premurosa corre dalla mamma e le dice : « Chi sa che cosa vuol significare il sogno che ho fatto. Mi parve di vedere le mie due sorelle Maria e Rosina, che, vestite di raso bianchissimo, con una corona di rose in capo, che mi parevano colte in paradiso , mi invitavano ad andare con loro. Mi dicevano : « Vieni, sorella, vieni con noi a godere una gioia che non ti puoi immaginare. Mamma, che vuol dire ? » La mamma fu sorpresa a tal notizia, cercò di divagarla... ma cominciò a temere. Un mese dopo seppe che Suor Rosina, l' apparsa in sogno alla Clementina, era morta in America lavorando per quelle Figlie di Maria Ausiliatrice, e si era così unita alla Maria morta due o tre anni fa.
Si fecero a Suor Clementina solennissime esequie, e fra il compianto di mille e più giovanette che edificava con le sue virtù e cercava di guadagnare a Dio col suo zelo, con universale ammirazione fu portata la salma venerata all'ultima dimora (1).
(1) Dal Corriere Nazionale, N. 1
UNA VOCAZIONE TRADITA
Memorie storiche del Sac. CArLO M. VIGLIETTI.
Nuova edizione illustrata da finissime incisioni ad acque forti da Carlo Chessa.
Un elegante volume in-8, . . . . L. 5
Legato elegantemente ad uso premio. u 7 - Edizione economica in-16° (non illustrata) » 1 -
Di questo libro, che raggiunge nel breve spazio di tre anni la sua 19a edizione, si occuparono molti giornali.
Ringraziamo perciò del favore l'Unità Cattolica, il Corriere Nazionale, la Lega Lombarda, la Voce della Verità, ecc., ecc. ; grazie ai cav. prof. Cipani che lodò l'opera e fece posto a qualche capitolo della medesima nelle colonne dei suoi stimatissimi periodici. Grazie all'Ateneo, il quale riportando il capitolo che dipinge il nostro padre D. Bosco, fa alla tipografia gli elogi più lusinghieri. Grazie anche a quegli altri che, pur di opposti sentimenti, ne dissero bene e ne commendarono il lavoro.
Abbiamo sott' occhio molte lettere di illustri letterati che encomiano detto libro e ne lodano l'elegantissima edizione, non che le acque forti del Chessa, veri quadretti ammirevoli per la composizione e la finezza del lavoro. Noi ci restringiamo a riprodurre alcuni passi di quanto ne scrisse su varii giornali un rinomato letterato contemporaneo, non sospetto di tenerezza verso i preti:
« È uscito dalla Tipografia Salesiana un simpatico libro, Vocazione tradita, del sacerdote Carlo Viglietti. È in due edizioni : la economica e quella di lusso colle illustrazioni del valente Chessa. L'opera spira la giovinezza dell'Autore, tanta è la ingenuità e la franchezza con cui egli si espone al possibile biasimo dei miscredenti ; e come ne è dolce e ardente la fede espressa in tutte le sfumature più delicate
» La storia è dolorosamente semplice. Un giovane, Enrico, di cospicua famiglia, vuol farsi prete ; il padre si arrende, ma la madre lo contrasta con tutti i mezzi e con tutte le forze, sino all'ultimo, e la vittima muore. Forse il carattere del protagonista è troppo incerto ; ma l'autore, fedele alla verità, ha voluto fotografare il tipo originale. Tuttavia la verità non gli è uscita senza ornamenti; commovente è l'entrata in collegio, brillantemente comico il veterano cameriere Quarantotto, poeticamente dolorosa la morte del padre e la prigionia di Enrico. E Carlo ? quel nobile e santo giovine, chi non lo vorrebbe per amico ?
» Il ritratto di Don Bosco, il celebre filantropo , scaturisce vivo dal cuore dell'autore. Vocazione tradita in certi punti è una musica primitiva e sacra ; in certi si notano le imperfezioni di una prima prova senza i meccanismi o le ingegnosità dello scrittore provetto, e in tutto il volume predomina lo spirito ancora vergine e forte che resiste alla corrente nervosa e materialista del secolo. Lo scopo del libro? È quello di difendere la libertà individuale ; e l'Autore lo fa col calore e collo zelo del vero apostolo e con quella filosofia ideale che tende alla perfezione. Il Viglietti è ammirabile senza avere cercata la lode. »
Vendibile presso le Librerie Salesiane.
1 Abbo P. Clemente - Finalborgo (Genova).
2 Addoli D. Fedele - Piacenza.
3 Agostini Card. Domenico, Patriarca - Venezia.
4 Almasio Giovanni - Solbiello Olona (Milano).
5 Ansolmi-Gavroni Colomba - Valeggio (Genova).
6 Antonini D. Giuseppe - Collefegato (Aquila).
7 Auranter D. Giuseppe, parroco - Partschius (Tirolo).
8 Ballarini D. Pietro - Venezia.
9 Balli Federico - Locarno (Svizzera). 10 Beata vedova Giovanna - Ivrea (Torino).
11 Bellamoli D. Giacomo, capp. - Grezzana (Verona).
12 Belletti D. Carlo, parroco - MontePastore (Bologna).
13 Beltrami D. Pietro - Bertiniano (Trento).
14 Benciolini D. Francesco - Verona. 15 Benzoni D. Giacomo, parroco - Germagnedo (Como).
16 Bereano Bernardo - Occhieppo Inferiore (Novara).
17 Bettiga D. Luigi, Arcipr. V. F. - Morbegno (Sondrio).
18 Bianchini D. Giovanni, Arcipr. - Roero Monteu (Cuneo).
19 Biasi D. Candido - Sfruzzo (Tirolo). 20 Blanzini D. Giuseppe, capp. - Brazzaco (Udine).
21 Bononcini Margherita - Modena. 22 Brambilla Maria - Ravagnate (Como). 23 Brero Domenica - Druent (Torino). 24 Basi D. Giocondo, parroco - Poggio (Bologna).
25 Calvi Pelina veda Piatone - Genova. 26 Cambiavo Gaetano - Bolzaneto (Genova).
27 Camurati D. Giovanni, arciprete - Castelletto Merli (Alessandria). 28 Cardinali D. Luigi, parroco - Altoè (Piacenza).
29 Castelli Giovanni - Bergoro (Milano).
30 Cattani D. Lorenzo, diacono - Caldarola (Macerata;.
31 Cerruti D. Michele - Carignano (Torino).
32 Chilese Margherita veda Demarchi - Vicenza.
33 Cognazzo D. Carlo, parroco - Casale (Alessandria).
34 Cola Domenica - Cucino (Como). 35 Cola Luigi - Cucino (Como).
36 Combi Francesco fu Giorgio - Cremeno (Como).
37 ContiniD. Carlo, parroco - S. Pietro all'Olmo (Milano).
38 Corazza P. Antonio - Tramonto (Padova).
39 Corbolani Avv. Giordano - Brescia. 40 Cordero di Montezemolo comm. marchese Ernesto - Genova.
41 Cova D. Giovanni, parroco - Cirimido (Como).
42 Cuciola Maria - Torino.
43 Cumirella D. Michele, canonico - Caltanisetta.
44 Dallara Giuseppe - Bedonia (Parma). 45 Della Riva di Fenile damig. Felicita - Torino.
46 Della Volta D. Girolamo, Arcipr. - Fossalta (Venezia).
47 Dematteis D. Emilio, Mans. Ap. - Ascoli Piceno.
48 Deuina Biancone Adelaide - Torino. 49 Desolai D. Gaetano, V. For. - Buecheri (Siracusa).
50 Dico D. Antonio Maria - Cremona. 51 Donati Giuseppe Carlo - Torino. 52 Farina Giuseppe - Bobbio (Pavia). 53 Feriali-Rocca Luigia - Milano.
54 Formica Margherita - Riva di Chieri (Torino).
55 Foschi P. Alessandro Agostino - Mont San Martino (Macerata).
56 Franzani Cristina - Carlazza Valsolda (Como).
57 Fornara Angelo - Lingotto (Torino). 58 Galassi D. Luigi, prevosto - Dorno (Pavia).
59 Galvagno Anna - Torino.
60 Gamba baronessa Anna nata Bombrini - Torino.
61 Gandolfo D. Pietro, prof. - S. Lazzaro Reale (Porto Maurizio). 62 Ganeli Giuseppe - Codogno (Milano).
63 Garibaldi Angelo - Mengliano (Torino).
64 Ganglio Bellingeri Delfina - Torino.
65 Ghiazza D. Giuseppe, prevosto - Pralormo (Torino).
66 Ghigna D. Giuseppe, prevosto - Pont Tidone (Piacenza)
67 Giamò D. Raffaele, parroco - Venezia.
68 Gianoglio Vercellino Batt. fu Pietro S. Martino Canavese (Torino).
69 Gillino Giacomo, segr. comunale - Ormea (Cuneo).
70 Giordano Marianna veda Chiala - Roma.
71 Giriodi di Monaster,lo conte Cav. Carlo - Torino.
72 Gorgerino Carlo - Alpignano (Torino).
73 Graziosi Giuliano - Monte Colombo (Forlì).
74 Grimaldi D. Marco, curato - Termavasa (Torino).
75 Gritti D. Stefano - Venezia.
76 Guglielminetti cav. Giacomo - Torino.
77 Gurgo D. Agostino - Biella (Novara).
78 Isnardi caus. Innocente cav. - Torino.
99 Lagofreddo Matteo - Tuoro (Bellino).
80 Lughis b. Michele, V. F. - Salarussa (Cagliari).
81 Lugiato Carolina - Legnago (Verona).
82 Manara D. Domenico - Bedonia (Parma).
83 Manichella Vincenzo, farmacista - Orani (Sassari).
84 Mantegari Bernardo - Martinengo (Bergamo).
85 Mazzardi D. Angelo, parroco - Offlaga (Brescia).
86 Mazzarello D. Pietro detto Cino - Mornese (Alessandria).
87 Micheli D. Gerolamo - Casoni (Verona.
88 Missio Don Luigi - Dolegnano (Udine).
89 Montalbano Canonico Giuseppe - Girgenti
90 Nozero D. Michele - 8. Martino (Torino).
91 Ottonolli Gio. Battista, organista - Campoligure (Genova).
92 OsBals D. Antonio - Verona.
93 Paoli Don Bartolomeo - Serranda (Austria).
94 Parente D. Pietro - Apollosa (Benevento).
95 Parodini D. Vincenzo - Sarzana (Genova).
96 Pavesi D. Luigi, Arcipr. - Vilimpenta (Mantova).
97 Pellegrino D. Giuseppe, priore - Val di Pino (Genova).
98 PedrazziniCipriano-Cucino (Como). 99 Pezzi Don Gio. Battista - Piano PorleZZa (Corno).
100 Peroni nobile contessa Teresa - Caprino Veronese (Verona).
101 Prati Rosa - Barzù (Como).
102 Pierantozzi D. Vincenzo, parroco - Montenore (Ascoli-Piceno).
103 Piloni Teresa - Roma.
104 Pittone D. Andrea - Pieve Favera (Macerata).
105 Pozzi Luigi, ex-droghiero - Torino. 106 Prati D. Gaetano, Arcipr. - Lusarasco (Piacenza).
107 Pro Domenico Carlo - Camerota (Girgenti).
108 Quaglia D. Tommaso - Valenza (Alessandria).
109 Rebuffoni D. Martino, Arcipr. -Marcheno (Brescia).
110 Riminucci D. Ezechiele, parroco - S. Felice (Forlì).
111 Rota D. Domenico - Bergamo.
112 Saldano Francesco - Vercelli (Novara).
113 Santhià Orsola nata Donato - Saluggia (Novara).
114 Sarajone Maurizio- Caresana (Novara).
115 Savio Giuseppina - Alessandria. 116 Sciclema conte-La-Valletta (Malta). 117 Squarcia D. Antonio, Arcipr. - Scorzarolo (Mantova).
118 Stocco D. Cesare, parroco - Venezia.
119 Taccone D. Antonio - Zara (Austria).
120 Tinetti Giovanni fu Antonio - Silva (Torino).
121 Tomatis Giovanni - Mondovì-Breo (Cuneo).
122 Tomiccioli D. Gaspare - Castelnovo (Verona).
123 Torchio Paola - Ceva (Cuneo). 124 Traversa D. Domenico - S. Giorgio Scarampi (Alessandria).
125 Trucco Suor Cristina, monaca Agostiniana - Voghera (Pavia). 126 Venturi Don Domenico - Cervia. (Ravenna).
127 Vignola D. Pietro - Verona. 128 Vignolo Michele - Torino.
129 Viola Giuseppe - Montanaro (Torino).
130 Vischi Maria - Cucino (Como). 131 Vischi Marta - Cucino (Como). 132 Zanaboni D. Giuseppe - Lodi (Milano).
133 Zancocchia can. Angelo - Caldarola (Macerata).
134 Zoppis Maria - Vinovo (Torino). 135 Zucchi-Soligeri Don Ambrogio - Piano di Carlazzo (Como).