Anno . Dicembre 1901 N. 12.
SOMMARIO - Augurii , . . - - - 331 L'Immacolata e l'Opera di D. Bosco 332 Pagina intima 334 La partenza dei Missionari . . 335 La prima Esposizione delle nostre scuole professionali . 336 Ai Reverendi Parroci 338 Cronaca del movimento salesiano . 349 Il Rappresentante del Successore di D. Bosco in America . 342
MISSIONI PATAGONIA: Un mazzetto di notizie care - EQuAToRE : A traverso le foreste del Vicariato apostolico di Mendez e Gualaquiza - MATTO Grosso: In mezzo alle tribù dei Bacairjs e dei Cajabis 346
Grazie di Maria Ausiliatrice 353
Spigolature agrarie . . . 356
NECROLOGIA : Il Conte Giulio di Gropello - Grazia Ponzio - Corsellino Giuseppa . 858
Pei Cooperatori Salesiani che si interessano di agricoltura 359
Rivista bibliografica 359
Pei Torinesi - Avviso 360
Cooperatori defunti 361
Indice generale dell'anno 1901 . . . 361
Illustrazioni : Casa di Oswiecim, pag. 333 - Esposizione di Valsalice. salone della Casa di Milano, Novara. Bologna e salone della Casa di S. Benigno Canavese, 337 338 - Interno della Chiesa di Maria Ausiliatrice di Sarrià, 341 - Il Card. Puzyna, Arcivescovo di Cracovia, 342 - Lago Fagnano , 345 - Patagonia Meridionale, dopo 36 giorni di Missione, 350.
SE oggi a noi la Vergine non si presenta incoronata di fiori, come nel fausto mese di maggio, nè tra gli splendori della sua festa come Aiuto de' Cristiani, è sempre la Benedetta, la Signora, la Tuttasanta, che vestita di sole ed incoronata di stelle ci appare come la gran benefattrice del nostro Padre e Maestro e l'inspiratrice delle sue vaste e numerose imprese. Oli! sì, la festa della Concezione è sempre una cara e preziosa rimembranza. L'ultima volta che D. Bosco potè venire a parlare a' suoi Salesiani, radunati nel coro di Maria Ausiliatrice , fu un inno di ringraziamento per Colei che è chiamata la depositaria e dispensiera di ogni favore che Dio concede agli uomini su questa terra. Egli pareva a noi più eloquente che in altre occasioni, e che, la copia dei benefizi ricevuti lo rendesse più commosso nell'anima riconoscente. Fu un momento che si sarebbe voluto applaudire, se la maestà del luogo, se la commozione di D. Bosco non ci avesse piuttosto coperto gli occhi di lagrime. « Miei figli, quanto noi dobbiamo a Maria!» E qui con amabile chiarezza ci portava al primo momento in cui' quarant'anni e più prima l'aveva aiutato a cominciare la faticosa opera dell'educazione della gioventù. Allora ci era giovane, quasi incerto del cammino che egli doveva intraprendere, era appena sacerdote. e la Madonna gli si presentò per avvisarlo di quanto Ella volesse da lui per salvare i suoi figli. « Fu una lotta lunga, diceva D. Bosco, ma l'abbiamo vinta sorretti dalla mano benefica e potente di Maria Ausiliatrice, terribile come un esercito schierato in campo ! » Come ripeteva volentieri quelle parole di S. Pier Damiani: Omnia voluit vobis Deus per Mariam: Il Signore ci volle per mano di Maria colmare de' suoi doni ! E veramente la vita di D. Bosco fu una vita tutta consacrata alla Madonna; e come si legge di S. Bernardino di Siena che la Madonna era sola colei che gli aveva rapito il cuore, ed a cui si era consecrato fin dai primi anni della sua vita, così dobbiamo dire di D. Bosco.
Gli appare giovanetto in forma di Signora e gli affida l'educazione dei piccoli pastori, e gli insegna come deve fare per riuscire nella sua missione... Quando alla sera fortunata della festa del Corpus Domini del 1841, egli ritornando da Castelnuovo, dove aveva per la prima volta celebrata la santa Messa, e passa su quel medesimo sito, meravigliato si ferma, e ricordando il sogno antico, tutto commosso per gratitudine, esclama: «Oh! Maria, come fu potente la vostra bontà ! Voi mi avete voluto sollevare tra mezzo ai principi del vostro popolo, mi avete voluto sacerdote ! Sarò vostro, o Maria ! »
Le opere sue pareva le maturasse ai piedi dell'altare della Madonna, e che confidando in Lei, egli, timido e quasi inetto, diventasse audace e miracoloso. E miracoli, possiamo dire, gli abbiamo veduti operare, appoggiato alla sua forza e nella sua potenza. Ed a' suoi figli raccomandava sovra tutto la confidenza in Maria. Ed anche morto ripete la gran parola. Ci suonano ancora all'orecchio le calde parole dell'avv. Ferdinando Rondolino al Congresso Mariano di Torino : « Don Bosco, il figlio di Maria Ausiliatrice, non è più qui a dividere questi trionfi della Madre, che soffro pure trionfi suoi ; non è più qui a recarci quel sorriso buono, arguto, ammaliatore della sua grand'anima ; non è più qui a dischiuderci i segreti di operosità, gli slanci di fiducia, le battaglie combattute e vinte sotto l'orifiamma di Maria Ausiliatrice per ricondurre l'Italia pentita e rabbellita di nuova giovinezza fra le braccia di Colei che vi dimora rediviva nell'umile casetta di Nazaret.
Ma se l'impresa dell'uomo ha tocco il vertice segnatole da Dio , l'opera di Maria continua a fecondare la terra che D. Bosco ha seminata dei suoi ricordi e delle sue fatiche. Se ci é venuta meno la parola viva del maestro, sopravviver, ai secolì la scuola perenne di questo apostolo, che ha emulate e ringiovanite le sante industrie di Vincenzo de' Paoli e ridato vìta in nuove forme alla carità democratica di S. Francesco ».
Maria fu per D. Bosco la Provvidenza che non si spense mai, perche è la destra del suo Eterno Figlio. Ed Egli a noi, che eravamo fissi all'ombra di Maria Ausiliatrice, ed a quelli che andavano alla Tura del Fuoco o nella Patagonia, o nel Bra sile o nell'Equatore, aveva sempre una raccomandazione a fare : Siate divoti di Maria Ausiliatrice! Propagate la sua divozione in mezzo alle vostre missioni, e voi vedrete come il Signore le renderà fruttuose. - E tutto succedeva secondo il suo mirabile consiglio. Il demonio cercava di mettere impedimenti, sollevava persecuzioni, toglievagli appoggi, seminava ribellioni e dispiaceri, ma tornava subito la pace, la tranquillità, la gloria ed i trionfi ,della fede, con la preghiera a Maria.
E quando D. Bosco raccomandava questa divozione a' suoi giovanetti, tutti ne avevano da raccontare i salutari effetti. Un antico allievo, ora prete, ci diceva non è molto « Ero giovinetto ancora, frequentavo l'Oratorio, anzi ne faceva parte. Fui chiamato a casa perchè la mamma era ammalata, e temeva di morire. Si era di fatto nei giorni paurosi del cholèra del 1854. A Torino si moriva, si moriva a de-, cine al giorno. In quella dolorosa stretta, invocai Don Bosco che volesse venire a consolarla. Io stesso l'accompagnava... Giunti presso la colonna della Consolata, la ricordo come fosse ieri, eppure sono passati tanti anni, egli si ferma, e con la persuasione di chi parla la verità, mi dice : - Se tu prometti, quando sarai prete, di promuovere la divozione di Maria, tua madre guarirà!
-Ma, D. Bosco, se la vedesse ! Il suo stato è grave... I medici dicono...
- Ti ripeto di lasciar dire ai medici ciò che vogliono : ma se tu me lo prometti...
- Sì, sì, D. Bosco! - ed i miei occhi si riempirono di lacrime...
Egli montò le scale dell'umile abitazione, consolò l'inferma, che, malgrado i molti errori commessi e le molte peripezie, risanò e visse ancora più di venti anni.»
A' suoi figli non sa quasi dir altro : la Madonna ci vuol bene, ama i figli dell'Oratorio! E desidera che noi mettiamo la nostra confidenza in Lei, come soleva fare, e tutto ottiene e conquista con l'arte del prevenire. Ciò che pare impossibile al braccio anche della giustizia e del potere, diviene per D. Bosco come di fanciullo a fanciullo, di ignorante ad ignorante. Vero figlio di Maria, tutto depone a' suoi piedi immacolati, per averne uno di quegli sguardi amanti che sono il premio e la delizia de' santi.
Ci diceva un suo antico discepolo, e da tempo appassionato cultore della lingua latina : « Aveva avuto la fortuna di formare il primo nucleo dei fedeli votati a Dio per la causa della gioventù... La data memoranda l'aveva voluta scrivere latinamente quasi per godermene maggiormente il profumo in quella classica lingua. Cade sotto l'occhio di D. Bosco quel mio scritterello, lo legge con amorevole compiacenza, e poi con modo carezzevole dico: - Mio caro, tu ti sei sbagliato. -Come, D. Bosco?
- La data non corrisponde bene. - Eppure...
- In questo giorno non ci sarebbe nessuna festa della Madonna. E noi ci siamo radunati senza fallo in una sua solennità. Guarda, assicurati e correggi. »
Quante salutari lezioni in queste parole !
Ed anche morendo legava a Maria il vasto impero dei cuori e delle anime, i suoi figli sparsi nei due continenti, come se tutta la nostra Pia Società fosse il vasto impero di Maria Ausiliatrice, Stella dei mari, Regina dei cieli.
E la memoria della divozione di D. Bosco ci rinfranchi nelle nostre lotte, e sia sempre la nostra fulgida stella, guidi il suo pacifico esercito, memore delle sue vittorie, fino agli estremi confini del mondo. Sono giorni tristi per la patria, i destini sono nelle mani di Dio, e la Vergine benedetta la conduca a salute: e Maria Ausiliatrice dalla sua cupola ci meni, dolcemente alla santità, la sua maestà di Regina scenda sulla terra, si degni estendere il suo dominio sui giusti e peccatori e ci sollevi col suo mistico cenno di grazia a cantare le sue note armoniose nella gloria del paradiso.
CON uno speciale titolo di compiacenza scriviamo questa pagina, che per la prima volta occupa il suo posto nel Bollettino Salesiano. Era da tempo che lo reclamava e noi ben volentieri le avremo dato prima d'ora il vade libera se un senso, forse di estrema riservatezza, non ci avesse ogni volta tenuta in sospeso la penna. La pagina intima, la pagina bella di casa nostra doveva riportare l'azione dei nostri ottimi Direttori Diocesani e Zelatori delle Opere di D. Bosco di questi buoni nostri amici che nelle cure ardue del loro ministero zelavano l'Opera Salesiana in mezzo ai loro Cooperatori, attendevano tener vivo lo spirito della carità, e facevano nelle annuali conferenze di Maria Ausiliatrice e di S. Francesco di Sales risuonare la voce dei Missionari lontani, le voci pietose dei nostri cari orfanelli che dimandavano carità e soccorso dai nostri Cooperatori. Dai Direttori Diocesani, Decurioni e Zelatori Salesiani ci sono venute immense consolazioni e se nei paesi, specialmente d'Italia, l'opera nostra è conosciuta ed amata lo dobbiamo a loro.
Era ben giusto adunque che il Bollettino riservasse un posto per loro. Ed ora l'occasione è venuta splendida nella sua manifestazione imponente per la sua importanza, indiscutibile nel suo trionfo. Vogliamo accennare alla revisione dei Cooperatori nei centri tutti un po' numerosi. Cominciò essa nel mese di luglio dell'anno corrente: le liste dei Cooperatori corsero per tutta l'Italia settentrionale e parte della media, e ci ritornarono corrette, ampliate, rivedute, con annotazioni che rivelano tutto l'interesse dei singoli Decurioni e di tutti quelli. altri moltissimi Reverendi Sacerdoti cui si mandarono, pregandoli a fungere le veci dei Decurioni dove mancavano. Queste solenni voci di simpatia ci hanno veramente commossi ed il nostro Rev.m° Rettor Maggiore, il sig. D. Rua, volle che a tutti venisse spedita in omaggio la Buana Strenna 1902 che porta l'immagine cara dell'Ausiliatrice, quella che ogni giorno nel Santuario di Valdocco viene pregata a versare sui nostri benefattori le celesti benedizioni.
E le lettere di ringraziamento che vengono al nostro ufficio sono adorne dei sentimenti più dolci e commoventi. Ma non voi, Rev.mi signori, ma noi doobiamo ringraziarvi per lo zelo che addimostrate verso l'Opera di D. Bosco; e di voi bene spesso parleremo nel Bollettino, affinché l'opere vostre così care a Dio ed agli uomini rifulgano agli occhi dei nostri cari Cooperatori, a maggior gloria di Dio e ad incremento di bene.
Da lettere pervenuteci sappiamo che molte delle nostre liste sono ancora in corso di revisione: le aspettiamo ansiosamente per poter mettere al corrente la registrazione.
Ringraziamo vivamente il Rev.m° signor Villa D. Pietro, Parroco di Galbiate (Milano); il Rev.m° sig. Milesi D. Adamo, Vic. F. di S. Giovanni Bianco (Bergamo); il Rev.- sig. Rogato Enrico, Coad. di Gozzano (Novara), il Rev.mo sig. Bertotto D. Giacomo, Rettore del Collegio Sella di Mosso, i quali tutti accettando la carica di Decurione dei Cooperatori nei rispettivi paesi, s'ebbero il Diploma dal nostro Ven.mo Superiore.
PER quanto più volte ripetuto nel Santuario di Maria Ausiliatrice il sublime spettacolo della partenza dei Missionari, pure trae sempre a contemplarlo una grande folla di popolo che sì compiace nel vedere i figli di D. Bosco perpuetare quell'opera di civilizzazione, da lui con tanto zelo incominciata.
E quest'anno, grazie alla grande carità del nostro Rettor Maggiore, era un grosso manipolo di giovani valorosi, 85 tra preti, chierici e laici e 12 Figlie di Maria Ausiliatrice, che si preparavano generosamente a salpar l'oceano per le lontane Americhe fra le tribù della Patagonia e della Terra del Fuoco, e nel Brasile e California a sollievo ed a conforto dei nostri emigrati Italiani.
La commovente funzione d'addio aveva luogo il 29 ottobre, ed alle 15 pom. il Santuario di Maria Ausiliatrice riccamente parato, gremiva d'una folla immensa di Coopetori e Cooperatrici, desiderosi di porgere un devoto e cordiale saluto ai coraggiosi Missionari.
Dopo il canto di grave e patetico mottetto del M. Perosi, saliva il pulpito a tener la conferenza d'uso, l'infaticabile Mons. Fagnano, l'Apostolo della Terra del Fuoco, uno dei Mìsnari che primi posero piede su quella terra l'anno 1875. Egli con quella naturale eloquenza che viene dall'abbondanza del cuore e dallo zelo per la gloria di Dio, per quasi un'ora intrattiene l'affollato uditorio sulle Missioni Salesiane, sul loro sviluppo e sulla messe abbondante che è preparata ai nuovi Missionari. « Ventisei anni fa, egli dice, pochi Salesiani toccavano l'opposto lido dell'Atlantico : oggi sorgono da Patagones a Bogotà ben 97 case, a cui sono annessi collegi-convitti, scuole, laboratorii, oratori festivi, colonie, ecc. Questo è un miracolo della Divina Provvidenza che si compiacque servirsi dell'Opera di D. Bosco, e del buon cuore dei loro Cooperatori. Ma ciò non basta: è ancora immenso il bene che rimane a fare, molti sono ancora i selvaggi, che abbisognano dell'opera del Missionario. » E qui bellamente con semplici parole mette a conoscenza dei numerosi presenti varie dolorose avventure, da lui incontrate nelle escursioni tra i selvaggi che ci rivelano la grande fiducia e direi quasi, l'audacia nella Divina Provvidenza di cui è animato l'illustre Monsignore. Nè passò sotto silenzio l'affetto con cui sanno circondare e corrispondere al povero Missionario gli Indi della foresta.
Terminò il suo discorso con un caldo appello alla generosità dei Cooperatori, esortandoli a smentire così quanto varie volte egli stesso sentissi dire da alcuni ignoranti, che i Salesiani sono ricchi: « E mi potete voi chiamare ricco, quando io so, e non mi vergogno il dirvelo, che tornando colà mi attende la bella somma di 160 mila lire da pagare ? e intanto chi penserà al vitto delle 500 persone che vivono nella nostra missione? Ah! se si potesse scorgere gli affanni e le angosce che tormentano il cuore del. mio caro superiore D. Rua, nel trovarsi impotente dinanzi ai più urgenti bisogni, non si oserebbe nò, cacciare in faccia tale insulto. Sì, i Salesiani sono ricchi, ma ricchi di poveri, di orfanelli, ricchi di debiti, di necessità sempre crescenti. »
Appena terminata la conferenza, l'Eminentissimo nostro Cardinale impartiva la solenne benedizione, dopo la quale, tutto pieno di zelo e d'affetto, rivolse la sua dotta e confortevole parola ai novelli Missionari.
Esordisce dall'occasione della festa dei Santi, intorno alla quale già da parecchi anni si rinnova il sublime spettacolo della partenza di nuovi banditori della fede. Esorta quindi i partenti a cercare nella santità il segreto delle loro vittorie nell'Apostolato. Alla fine della sua affettuosissima allocuzione impartiva la Pastorale Benedizione, lasciando in tutti i presenti le più dolci impressioni.
Passarono poi i Missionari al bacio ed amplesso d'addio dei Superiori e confratelli, mentre D. Rua per tutti aveva una parola di conforto e di incoraggiamento. E allorquando incominciarono a sfilare ad uno ad uno in mezzo alla folla della Chiesa il popolo e i giovanetti dell'Oratorio si accalcavano per contemplare e baciare per l'ultima volta quegli eroi, che solo la fede cristiana aveva saputo formare.
All'ultimo momento, giungeva da Roma a conforto dei novelli Missionari la Benedizione del Vicario di G. C., che per mezzo del Cardinal Rampolla inviava il seguente telegramma: - Santo Padre invia con ogni affetto Apostolica benedizione Missionari e Suore partenti per lontane Missioni ed augura che il loro zelo sia confortato dalla copia degli aiuti celesti !
Ed ora partite fidenti, o fratelli; sia felice il vostro viaggio e Dio voglia che la Benedizione del Vegliardo di Roma sia per voi copiosa di abbondante messe sul campo evangelico e Don Bosco, presso la tomba del quale imparaste a compiere il più eroico sacrificio, esulterà dal ciclo nel vedere che voi continuate a compiere quei disegni di salute che egli stesso aveva tracciati, e dei quali tante volte ci parlava coll'entusiasmo del suo cuore innamorato di Dio.
INAUGURATA pertanto l'esposizione e datone avviso ai nostri amici e cooperatori di Torino, incominciò ad affluire a Valsalice un considerevole numero di visitatori, specialmente nei giorni festivi. Di poi, il principale pensiero del Presidente fu quello di comporre le varie giurie che dovessero esaminare i lavori esposti e suggerire quei consigli atti a correggere ditetti od a migliorare metodi, o sistemi, e che per noi formavano come lo scopo precipuo dell'esposizione.
La scelta dei nomi illustri che dovevano presiedere a tali giurie fu davvero felicissima. Essi rappresentano non solo la competenza più assoluta in ciascuna materia proposta al loro giudizio, ma pure quanto ha di meglio fra i suoi artisti ed industriali la città di Torino. I loro nomi, che resteranno nell'albo dei nostri benefattori come oggetto perenne della nostra riconoscenza e delle nostre preghiere, sono i seguenti: cav. Luigi Moriondo direttore dell' Unione-tipografica-editrice torinese; cav. Giuseppe Vigliardi-Paravia; sig. Dalmazzo Gianolio, dello stabilimento Nebiolo; cav. Giuseppe Pacchiotti, legatore da: libri di S. Maestà la Regina; cav. prof. Vittorio Raffignone, membro dell'Accademia parigina degli inventori, e direttore delle scuole torinesi di taglio per sarti, ecc.; sig. Alessio Secondo e figlio Giovanni, calzolai di S. A. R. il Duca d'Aosta; prof. Garibaldo Marinari, disegnatore e scultore in legno delle scuole di S. Carlo, premiate all'Esposizione di Parigi; sig. Giovanni Massoglio, capo scultore dell'Istituto degli Artigianelli; cav. Giovanni Ribaldone, agronomo.
Le varie giurie si posero tosto ad un diligente e minuto esame dei singoli lavori. Non essendosi potuto in questo primo tentativo attuare se non in parte il veramente splendido e pratico programma disteso dal Presidente dell'esposizione, le giurie convennero di ripartire la mostra in dieci sezioni, da esaminarsi con questi criteri comuni
1.° Considerare i. laboratori come scuole divise in più corsi destinati a formare, con esercizi ordinatamente progressivi, degli operai intelligenti ed abili, rivolgendo innanzi tutto l'attenzione all'ordinamento ed al grado di coltura dei singoli corsi, e poi al complesso dei lavori presentati.
2° Limitare il giudizio a questo secondo punto, quando il laboratorio non ha classificati per corsi i suoi lavori.
3.° Dichiarare fuori concorso i lavori non eseguiti dagli allievi o nel triennio ultimo, dando tuttavia un giudizio sul loro valore artistico.
Per l'indole del tutto privata della nostra esposizione non parve conveniente, almeno per questa circostanza, conferire diplomi, medaglie od altre onoreficenze agli espositori. Le Case espositrici si devono tenere a sufficienza ricompensate dal pensiero di aver dato un buon esempio e di aver ricevuto, insieme alla meritata lode, il prezioso tesoro dei consigli di una giuria sapiente e disinteressata.
Parliamo dunque delle vario sezioni e di qualche particolare lavoro di esse, valendoci quasi delle stesse parole della giuria.
Primeggia fra tutte, e per il numero delle case esponenti e per il valore delle opere esposte, la Sezione tipografica, rappresentata dalla Casa-madre-Oratorio di S. Francesco di Sales di Torino, da quella di S. Benigno Canavese, di Nizza Marittima, Milano, Nictheroy (Brasile), Marsiglia, S. Pier d'Arena, Parma, Lilla e di Puebla. E qui ci pare assai opportuno riportare le nobili e cortesi espressioni che gli illustri membri della giuria tipografica fanno precedere alla loro relazione diretta al nostro Rettor Maggiore, D. Michele Rua.
« È nota quanta predilezione il fondatore delle Opere Salesiano abbia in ogni tempo nutrito per l'arte tipografica, tanto che la scuola professionale tipografica di Torino fu, se non la prima, certo fra le prime scuole nella allora piccola Casa madre di Valdocco, di dove dovevano poi diramarsi in ogni parte del mondo, come infinite radici di una quercia poderosa, le centinaia di istituzioni che oggi recano ovunque il nome e la fama del Sacerdote Giovanni Bosco.
» Mossi da questa considerazione, i sottoscritti componenti la giuria per le arti grafiche ed affini, si fecero premura di accogliere l'onorifico invito di giudicare dei lavori esposti dalle scuole tipografiche salesiane alla prima esposizione triennale promossa dai benemeriti Superiori della Pia Società delle Opere di D. Bosco. Essi erano convinti che le cure illuminate e costanti da D. Bosco prestate per l' incremento dell' arte tipografica avevano indubbiamente dovuto portare i loro frutti e che l' esposizione ne sarebbe stata una conferma.
» Ed ora, a cose vedute, la giuria sottoscritta può dire di non essere stata delusa nelle sue speranze. Infatti, tenuto calcolo che si tratta di lavori eseguiti per lo più da giovinetti fra i quattordici e i diciotto anni, l'attività dei quali viene necessariamente divisa fra il lavoro fisico ed il lavoro mentale richiesto dalla loro educazione intellettuale e morale, non è ragionevolmente possibile il pretendere troppo.
» Nell'accingersi ai suoi lavori ha pertanto tenuto presente e lo scopo e il programma dell'esposizione, e più ancora ha fatto tesoro delle istruzioni scritte, ricevute dal Rev. prof. Bertello, che con tanto amore e competenza presiede al buon andamento delle scuole professionali salesiane. »
Dell'Oratorio di S. Francesco di Sales di Torino, riuscito primo nella mostra tipografica, con speciale segnalazione dì lode e con un voto di plauso alla sua amministrazione, così scrìve la giuria:
« ... prima per merito viene la madre delle scuole tipografiche salesiane, la quale ha fatto una mostra oltremodo interessante, vuoi sotto l'aspetto tipografico, vuoi sotto il riflesso editoriale. Per chi non conosce la potenzialità del notissimo stabilimento tipografico torinese ci basterà il notare che, durante il 1898 esso eseguì circa 1000 ordinazioni per un complesso di 7,630,814 fogli di tiratura, mentre da calcoli attendibili esso venne ad avere eseguito nel triennio 1898 -1901, circa 3000 ordinazioni con totale, veramente enorme, di 23 milioni di fogli di tiratura. In questa relativamente enorme produzione per una tipografia italiana, occupa il posto principale il Bollettino Salesiano, pubblicazione mensile, in 6 lingue, con un totale complessivo di 2,652,000 esemplari all'anno.
» I lavori esposti, cospicui per numero e per mole , e pregevolissimi per valore educativo, scientifico e letterario, non sono meno interessanti per l'importanza loro tipografica. In tutti notasi composizione regolare, impaginazione se condo le norme tipografiche e correzione ottima; dote quest'ultima tanto più preziosa, quando si tratta - ed è qui il caso più frequente - di pubblicazioni filosofiche, teologiche e classiche in lingua latina e greca, grammatiche ebraiche, trattati di algebra, ecc.
Vero è che, esaminando le edizioni di parecchi anni fa, queste presentavano talune mende d'impaginazione nel distanziamento dei titoli, dei quali taluno di proporzioni esagerate; ma è parimenti vero, ed è gran merito , che tali mende sono scomparse quasi del tutto nelle edizioni successive.
» Come pubblicazione di questa tipografia, degna di particolar menzione, citiamo un Messale, ottimamente composto ed egregiamente stampato, adorno di grandi iniziali, fregi e vignette, tale da contrastare seriamente i celebri messali dell'editore di Regensburg. In quanto ai lavori avventizi la scuola tipografica salesiana di Torino merita altresì un vivo elogio. La giuria, apprezzando in modo particolare la scuola tipografica torinese , crede di segnalare in modo speciale il distinto suo amministratore Andrea Pelazza, che da anni porta tutta la sua intelligenza alla direzione generale, egregiamente coadiuvato dai Capi delle varie sezioni, legatoria, fonderia, stereotipia, essi pure degni di vivo encomio. Abbiam visto, infatti, delle copertine in cromo proprio indovinate, e un diploma di premiazione di ottima fattura ; così pure abbiam ammirato una bella tricromia ed alcuni lavoretti in puro stile floreale, degni di plauso, per quanto un po' sovraccarichi di ornamentazioni. Non così le tabelle, che continuano ad essere eseguite col sistema antico, usando cioè i filetti scuri per la separazione delle finche, ed i filetti chiaroscuri troppo forti e che incorniciano la composizione, la quale viene così a parere come soffocata. La stampa è in linea generale molto curata, ed in alcuni lavori essa si appalesa superiore ad ogni elogio... »
(Continua)
AVVIENE bene spesso che nei paesi si trovino dei giovani contadini od artigiani già alquanto adulti, i quali dimostrano ferma volontà di volersi ritirare dal mondo, per vivere una vita divota, lontana dai pericoli, lavorando pel Signore. Qualora i Rev.di e Benem.ti Parroci, nostri Cooperatori, conoscessero qualcuno di questi giovani potrebbero liberamente rivolgersi a noi per collocarli, avendo aperte case apposite per ritirarli e coltivarli bene; ma occorre che abbiano superati i SEDICI anni e che siano di complessione sana e robusta.
Per facilitare le pratiche di accettazione, potrebbero anche direttamente rivolgersi al SAC. Giuseppe Bertello, ORATORIO SALESIANO, Torino, oppure al SAC. Eugenio Bianchi, della Colonia Agricola Salesiana in IVREA, Borgo S. Antonio; poichè quella casa appunto sarebbe destinata a loro per farvi le prime prove di tal genere di vita.
Italia.
CAPRIOLO (BRESCIA). - Conferenza Salesiana. - In questa importante e grossa borgata, a cura dello zelante Vicario D. Bernardo Guatta, decurione dei nostri cooperatori, il 13 ottobre u. S. il Sac. prof. Giuseppe Capra tenne una conferenza su D. Bosco e le sue Opere, mostrando specialmente come i Cooperatori Salesiani siano un valido aiuto ai Parroci nella vasta loro missione. L'affluenza fu tale, specie di uomini, che l'ampia chiesa, capace di ben tremila persone, era letteralmente gremita. Dopo la conferenza, ascoltata con avidità, fu un accorrere alla casa del sullodato Vicario per iscriversi fra i Cooperatori e dare la loro offerta. Gl'iscritti sono quasi duecento, e si raccolse l'offerta di L. 50. Una lode di cuore sia data al popolo di Capriolo che nelle opere di carità mostra uno slancio davvero degno di encomio.
MAGENTA. - In memoria d'una Figlia di Maria Ausiliatrice. - Il 30 settembre scorso, nell'Ospedale di Magenta, dove sono addette per la cura degli ammalati, le Figlie di Maria Ausiliatrice, s'inaugurò una lapide alla memoria di suor Lidia Valero morta colà, vittima del proprio dovere, il 2 marzo 1901. Alla mesta funzione prese parte tutta l'amministrazione dell'Ospedale, nonchè parecchi signori e signore, ed il Presidente dell'Ospedale dott. Giovanni Brocca, pronunziò il seguente affettuoso discorso:
« Compiendo il voto da voi tutti, egregi colleghi, spontaneamente espresso, inauguriamo oggi un modesto ricordo marmoreo alla memoria di suor Lidia Valero, altra delle benemerite che con tanto zelo e disinteresse prestano l'opera loro in pro dei nostri poveri ammalati.
» Poco più che ventenne, inspirandosi a quei sentimenti di carità che sono il retaggio delle anime elette, la nostra buona suora Valero tutta se stessa dedicava alla assistenza degli infermi, che la carità di generosi benefattori permette di raccogliere nell'ospedale Fornaroli, e concorde colle sue consorelle, apportava nel disimpegno di questa sua caritatevole, missione, tutto quel fer.vore che è proprio a coloro che si inspirano alla vera Religione di Cristo. Amore per gli umili, carità pei sofferenti furono la divisa di colei, la cui spoglia mortale riposa in questo sacro recinto di pace, certi che l'anima sua benedetta avrà già trovato degno posto fra gli eletti.
» Come il soldato che, pugnando per la patria, cade colpito da palla nemica, la nostra povera suora si spegneva vittima del suo infaticabile zelo a vantaggio dei suoi ammalati, e mentre accorreva serena a lenire i dolori, contraeva quel malore che innanzi tempo la traeva al sepolcro, lasciando nel dolore quanti l' apprezzavano per le doti veramente rare di cuore e di mente. Se chi muore per un alto ideale merita che i superstiti ne rammentino le imprese, a miglior ragione dovremo noi rievocare la memoria di una giovane donna che, nel triste silenzio di un nosocomio, rotto soltanto dai lamenti dei sofferenti, non confortata dall'amore di chi le fu madre, senza il compenso , di alte ricompense ed onori terreni, tranquilla e serena umilmente prestava tutta se stessa in pro del misero.
« In nome di voi tutti, miei ottimi colleghi, delle Figlie di Maria Ausiliatrice e degli infermi, da Lei così amorosamente assistiti, permettete che io deponga un fiore che mai potrà avvizzire, quello cioè-della nostra riconoscenza ».
STELLA S. MARTINO (SAVONA). Conferenza. - Il 22 dello scorso settembre, il nostro confratello Don Giuseppe Crosio tenne una conferenza a numeroso uditorio. Presentò Don Bosco quale modello di vero educatore, e la sua parola semplice e chiara scese al cuore di quella popolazione che, invitata a qualche offerta, anche piccola, a favore delle Missioni Salesiane, fece vedere col fatto quanto amore porti alle Opere di Don Bosco, poichè la somma di L. 35 raccolta in questa circostanza si deve dire abbondante, se si considera le poche risorse di quei paesani. Lode e ringraziamenti a quell'ottimo arciprete D. Giuseppe Tobia ed all'egregio nostro decurione, promotori della conferenza.
ORBASSANO ( TORINO). - Conferenza di Mons, Fagnano. - Un vero regalo per tutti gli Orbassanesi fu l'inaspettata visita dell'infaticabile Missionario della Patagonia, Mons. Giuseppe Fagnano, nella solennità del S. Rosario. Presentato all'affollato concorso di fedeli dal degnissimo Priore locale, Can.co Milano, dopo i Vespri solenni e la bellissima processione, saliva il pulpito l'illustre Monsignore, che per ben tre quarti d'ora intrattenne gli uditori sulle Missioni Salesiane e sulla fàcilità che tutti hanno di poter venire in aiuto al Missionario coll'obolo della carità e della preghiera. La vibrata parola del valoroso Apostolo, e il breve accenno all'opera instancabile, che da anni presta sulle lontane missioni della Terra del Fuoco una suora di Orbassano, figlia di Maria SS. Ausiliatrice, commosse quella popolazione, che volenterosa corrispose all'appello di Mons. Fagnano, riportandone le più salutari impressioni.
CALUSO (TORINO). - Oratorio festivo. - Stante la generosità e lo zelo indefesso del M. R. Parroco, e mercè la cooperazione della Cassa Rurale di Caluso, in breve tempo è sorto anche in questa fiorente cittadina un magnifico Oratorio festivo in una delle migliori e più incantevoli posizioni del paese. Ricco di giuochi ginnastici e adorno di una divota Cappella è lo spazioso cortile, in cui, assistita da alcuni nostri Salesiani della Casa di Foglizzo, la gioventù di Caluso potrà a suo agio divertirsi, non trascurando di crescere buona e morigerata nella santificazione dei precetti cristiani.
AUstria.
TRIESTE. - Visita di D. Rua ed inaugurazione della nuova sede dell'Oratorio. Togliamo dall'ottimo periodico L'Amico di Trieste, e di buon grado pubblichiamo : « Chi ha visto Don Rua nei due memorabili giorni che egli rimase a Trieste; chi ammirò la sua scarna figura di asceta; chi vide il suo fare dolce e paterno; chi potè pendere dal suo labbro, che parlava con tanta semplicità, e pure in modo tanto-da incantare gli uditori, dovette dirsi: Egli è un santo!... Arrivato egli sabato scorso tra noi, disse subito Messa nella cappella dell'Oratorio; andò poi a far visita al Vicario Capitolare ed alle Autorità locali, e tenne la funzione nel pomeriggio da Sion. Alle 7 1/2 una numerosa accolta elettissima riempiva la grande sala di Borsa. Mons. Vicario Capitolare, D. Petronio, presentò Don Rua ai presenti. La banda salesiana ed il coro dell'Oratorio eseguirono alcuni pezzi, e poi parlò Don Rua; parlò con voce esilina, con parole semplicissime, ma pure in modo da attirarsi la generale attenzione, da entusiasmare tutti. Disse di Don Bosco, dell'origini dell'Oratorio e dell'Opera Salesiana, nella quale egli ebbe tanta parte, del bene che fa l'Oratorio dovunque, in Italia, in Spagna, nelle Americhe; del bene che farà a Trieste.... La mattina della domenica tutti i ragazzi dell'Oratorio vollero assistere alla santa Messa di Don Rua; tutti gli erano dattorno, lo festeggiavano tutti.
» Nel pomeriggio poi ebbe luogo l'inaugurazione della nuova casa. I ragazzi dell'Oratorio colla banda, il clero numeroso, Don Rua, il Vicario Capitolare come funzionante, e numerosi signori, si recarono processionalmente dalla vecchia alla nuova sede dell'Oratorio, di proprietà salesiana, ove erano raccolti gli invitati. Notammo fra i presenti il dirigente magistratuale Lorenzo Artico, in sostituzione del Podestà impedito, S. E. il barone Riccaldini, il barone Alber, il comm. Vidich, ed altri molti. Dopo la benedizione dei locali, nella gran sala terrena, zeppa da una folla che stipava anche le adiacenze, venne eseguito un piccolo concerto. Il Vicario Capitolare, Mons. Petronio, tenne colla sua nota facondia lungo, brillante ed applaudito discorso sull'Opera Salesiana, a vantaggio della scuola, che rende popolare, amena, armoniosa; sul campo della buona stampa, che diffonde tanto, ed a vantaggio della classe operaia colle sue officine svariate. Parlò poi Don Rua, caldeggiando l'ulteriore sviluppo dell' Oratorio Salesiano, ed anelando di veder sorgere quanto prima a Trieste anche un Oratorio femminile, diretto dalle figlie di Maria Ausiliatrice.
» Accompagnato poi da molte persone, Don Rua si recò alla ferrovia, e col diretto delle 5 1/2 pom. partì per Torino ove al lunedì sera doveva presiedere la partenza di numerosi missionari Salesiani. Possa la venuta di Dori Rua tra noi essere apportatrice di grandi vantaggi all'opera dei suoi figli, incominciata tanto bene tra noi. »
Spagna.
SARRIÀ (BARCELLONA). - Benedizione della nuova Chiesa a Maria Ausiliatrice. - Sorta in poco tempo, la nuova Chiesa veniva benedetta il 22 dello scorso giugno dal M. R. Parroco di Sarrià, rappresentante dell' Ill'mo Síg. Vicario Capitolare di Barcellona. Divota e solenne fu la processione del SS. Sacramento dall'antica alla nuova Casa di Dio, alla quale presero parte il Municipio di Sarrià, i sacerdoti dei vani Ordini religiosi con molti insigni Cooperatori. Al mattino del giorno seguente ben 500 e più furono le Comunioni distribuite alla Messa della Comunità, agli alunni interni ed esterni del Collegio, 43 dei quali facevano la loro prima Comunione. Alla Messa solenne, assistita pontificalmente e cantata dal M. R. Arciprete della Cattedrale di Barcellona, erano presenti le Autorità locali ed una folla numerosa di fedeli, accorsa a gustare il forbito discorso del giovane sacerdote D. Giacomo Estebanell. Chiudevasi la cara funzione alla sera coi Vespri solenni in musica e la Benedizione col SS. Sacramento.
Continuò numeroso il concorso dei divoti della Vergine Ausiliatrice nel periodo delle feste, che si susseguirono sino al giorno 30, e meritamente degna di lode e d' ammirazione fu la consacrazione di ben 10.000 fanciulli a Maria SS. per mezzo del direttore di Sarrià, mentre una schiera di 700 giovanetti in divoto atteggiamento presenziarono all'atto generoso e grande. Coronò degnamente il ciclo delle feste una imponentissima e ben riuscita accademia musico-letteraria tenuta: in Barcellona, onorata dalla più insigne nobiltà della città, plaudendo soddisfatta all'Opera di Don Bosco in Ispagna.
GERONA. - Altra Chiesa a Maria Ausiliatrice. - Anche i piccoli agricoltori di Gerona, grazie all'infaticabile loro direttore, poterono il 28 giugno assistere alla benedizione della nuova Chiesa dedicata alla Vergine Ausiliatrice. La funzione di rito veniva compiuta dal Can.co Penitenziere della Cattedrale, fungendo da padrini il sig. D. Jame Regàs e la sigla Dna Carmine Pons de Regàs. Numerose furono le Comunioni distribúite alla Messa della comunità, celebrata dallo stesso direttore. Alla Messa solenne ed ai Vespri della sera le Schola Cantorum di S. Giuseppe di Barcellona, eseguì classica musica del Palestrina e del Perosi, entusiasmandone quei buoni cittadini. Chiudeva la festa una solenne accademia musico-letteraria nel teatro del Centro Cattolico degli operai, che fruttò le più vive simpatie per l'opera dei figli di Don Bosco.
ChiN.
SANTIAGO. - Unione protettrice Don Bosco. - Con questo nome si fondò in Santiago una Società, che ha per fine di somministrare i mezzi a quei giovani, che dotati d'ingegno e di buoni costumi, non potessero.in altro modo compiere i loro studi. L'Unione conta già numerosi aderenti, e noi facciamo voti che si moltiplichi il numero di queste benemerite persone, poichè colla loro istituzione vengono a sollevare a più nobile condizione tanti poveri figli del popolo, che col pane materiale hanno pur bisogno d'una soda educazione morale e cristiana.
Polonia Austriaca
OSWIECIM. - Solenne benedizione del nostro Collegio. - Un nostro buon cooperatore polacco ci invia la seguente relazione che di buon grado pubblichiamo. - Anche la Polonia da qualche tempo ha la fortuna di ospitare i figli di D. Bosco, e può ora vantare un bel Collegio Salesiano, costrutto secondo le regole dell'igiene, con ampi saloni ben arieggiati, con ottime scuole per gli studenti e fra poco anche per gli artigiani. Presentemente il collegio racchiude presso ad un centinaio di persone, tra cui una settantina di alunni pel ginnasio. Mentre il nuovo Collegio era ancora in costruzione si dimorava in una casa presa ad affitto, e si avevano pochissimi giovani: il trasporto poi al nuovo Collegio avvenne a poco a poco e non fu completo so non dopo la benedizione dello stesso fatta per mano di S. Em. il Cardinale di Cracovia, il 20 p. p. ottobre.
A questa solennità, che riuscì veramente grandiosa ed imponente, erasi invitato il Rev. sig. D. Rua, Superiore generale dei Salesiani, il quale, nonostante i gravi interessi, che specialmente in questa stagione lo richiamano a Torino, si degnò paternamente accondiscendere alla domanda dei suoi figli di Polonia, e venne a trovarli fin dal giorno 14 ottobre accompagnato dal Sig. D. Rocca, Economo Generale della Pia Società. Fu a riceverlo alla stazione il sig. direttore con altri confratelli, mentre a casa lo attendevano festanti non solo i nostri giovani, ma eziandio il Rev.mo Parroco della città, sig. D. Andrea Knycz, tanto nostro amico e benefattore, ed il sig. Sindaco.
La vigilia della festa giunse da Cracovia S. Em. il sig. Card. Puzyna, ricevuto splendidamente alla stazione dal sig. D. Rua, dalle autorità locali e dalla tradizionale cavalleria cracoviana, che lo precedette in segno di onore fino alla chiesa parrocchiale, ove lo attendeva vestito dei sacri paramenti il Rev. Parroco col clero locale e dei dintorni. Visitato Gesù in Sacramento e preso un pò di ristoro, l'illustre prelato volle tosto recarsi a vedere i giovani del Collegio, che lo attendevano ansiosi schierati in due file nel cortile: ed ai gentili sentimenti espressigli da uno di essi, rispose con paterna carità esortandoli alla virtù ed allo studio. Indi visitò il Collegio, la cappella e l'an tica abazia dei Domenicani, che attualmente si sta restaurando, mostrando sempre la sua piena soddisfazione per l'opera dei poveri figli di Don Bosco.
L'indomani, 20 ottobre, ricevuto alla stazione dal sig. D. Rua, dalle autorità ecclesiastiche e laiche, salutato con un vivo discorso di occasione, giunse S. Ecc. Pininski, Governatore e vicerè di questa parte della Polonia, che è la Galizia. Si recò tosto alla Messa letta, celebrata da S. Em. il Cardinale nelle ruine del grandioso tempio in ricostruzione, alla presenza di un numerosissimo popolo, accorso specialmente dalla Galizia, dalla vicina Silesia prussiana e dalla Russia. I nostri piccoli musici in quell'occasione si fecero onore col canto di adattati mottetti e di lodi sacre, tanto care al devoto popolo polacco. La solenne benedizione del Collegio, Monumento al Redentore, e della colossale statua del medesimo Redentore, che poggia sull'alto della snella torre, che si eleva nella parte centrale dell' edificio, ebbe luogo subito dopo la S. Messa. S. Em. il Cardinale, vestito dei sacri paludamenti, accompagnato da S. Ecc. il sig. Governatore, dal sig. D. Rua, dalle autorità ecclesiastiche e laiche e dallo sterminato popolo accorso, si recò nel cortile maggiore del collegio, ove presso ad un altare provvisorio compì la sacra cerimonia, pregando il Signore colle preci rituali che si degnasse benedire il nuovo edifizio, pigliarvi possesso coi suoi angeli e tener lontani i pericoli e le calamità.
Indi rivolse la parola agli accorsi, esortandoli ad apprezzare ognora più la loro grande fortuna, nell'avere i figli di D. Bosco nel loro seno e ad aiutarli a soccorrerli con ogni loro possa. Seguì la lettura del telegramma del S. Padre, che inviava a tutti gli intervenuti la stia apostolica benedizione. La Messa cantata, durante la quale tenne il riuscitissimo panegirico il Superiore dei Frati Minori di Cracovia, fu celebrata dal sig. D. Rua, nel mentre che i nostri musici eseguirono una Messa del Perosi con valentia superiore alla loro età. Un incidente però produsse per un istante un po' di panico nel coro: gli assi che sostenevano l'orchestra provvisoria ad un tratto cedettero sotto il grave peso dei sovrastanti; si spezzarono, ed una buona parte dei cantori, coll'harmonivm, si videro piano piano scivolare ed adagiarsi sul piano sottostante. Per fortuna l'orchestra non era molto alta, quindi non si ebbe a lamentare nessun altro guasto, all'infuori della stessa rottura dell'orchestra; i musici rinfrancati dallo spavento continuarono da bravi la parte loro.
La solennità si chiuse nel pomeriggio col prendere le fotografie di vari gruppi, tra cui quello della banda musicale, che fece buona prova di sè, quello dei membri del Comitato Salesiano in Oswiecim, e quello dei giovani del collegio : altre fotografie eransi pure prese nei momenti più solenni della giornata.
Verso sera i numerosi accorsi si dileguarono presso la stazione, la massima parte riportando le più grate impressioni da questa festa.
(Dalle corrispondenze del Sac. Calogero Gusmano *)
Nella nostra Missione della Terra del Fuoco.
Terra del Fuoco, 20 marzo 1901.
Giunti al luogo del disimbarco, abbiamo dovuto fare dieci chilometri a cavallo per arrivare alla nostra Missione. Qui dovrei ripetere quanto dissi di Dawson : due collegi dei Salesiani e delle Suore fiancheggiano la Chiesa, una sessantina di case di Indi l'attorniano. Assai più bella era la Missione vecchia; la vasta Chiesa, le cento e più case d'Indi in un'ora sfumarono. Ho visti pochi di un coraggio come Mons. Fagnano ; eppure al ricordo di questa disgrazia non può trattenere le lagrime ancora adesso, dopo quattro e più anni : furono centinaia di mila lire che si perdettero e, quel che è più, molto bene impedito. Sono andato a vedere le rovine ed il luogo dove i confratelli coi ragazzi, e le suore stesse colle loro educande vissero per più mesi : una tenda formata di piastre di latta che avrebbero impedito il passaggio della grandine, ma non dell'acqua e del vento : privi di viveri si sono alimentati con sola carne, e ciò per varii mesi colla più grande loro contentezza.
La nostra Missione della Terra del Fuoco ha l'estensione di 20.000 ettari di terreno; vi è pascolo in abbondanza e si tengono gli animali necessarii per dar da mangiare agli indi che consumano circa 200 chgr. di carne al giorno: ciascun indio, non viene a costare meno di un peso al giorno. Immagini quindi quale spesa si richiede per mantenerli ; solo un intiero abbandono nella divina Provvidenza può permettere a Monsignore di continuare; i calcoli umani certamente farebbero desistere. Egli soffre non potendo andare al monte in cerca delle altre pecorelle smarrite, le sue condizioni finanziarie sono veramente tristissime. Nei momenti difficili rilegge le lettere di D. Bosco, ricorda le insistenze di questo nostro buon Padre fin dal principio delle missioni perchè si aprissero presto quelle di Patagonia e Terra del Fuoco. Don Bosco conosceva così bene questi luoghi da meritare nel 1883 una medaglia d'oro per la conferenza tenuta nel salone della Società geografica di Lione: D. Albera ha ricordato più volte come egli stesso fu mandato a riceverla insieme col signor Barberis.
Il rappresentante di D. Rua aveva stabilito di fermarsi pochi giorni in questa Missione della Candelara, poichè il 14 marzo dovevamo partire con D. Malan pel Matto Grosso ; ma in quei luoghi si sa quando si arriva, ma non quando si parte. Il Vapore, causa il cattivo tempo ci lascia là 15 giorni dippiù. Che ansia ! non si sapeva niente, non si aveva alcuna comunicazione, si era in una continua aspettativa. Don Gusmano approfittò dell'occasione per fare delle escursioni a cavallo; ma la salute precaria ed il freddo intenso non permettevano a Don Albera di fare altrettanto. Per occupare il tempo che gl'impegni assunti ci facevano sembrare assai più lungo di quello che fosse in realtà, mi sono informato di alcune cosette, nella speranza che potessero tornare di soddisfazione ai nostri Cooperatori.
Alcune cosette intòrno ai Fueghini.
I fueghini che dimorano nelle nostre missioni appartengono a due tribù che si differiscono tra di loro per costumi, aspetto ed idioma. L'isola grande della Terra del Fuoco è abitata dagli Onas o indii a piedi ; assai probabilmente discendono dai Patagoni ai quali si rassomigliano molto nell'aspetto fisico e nella lingua. Non sanno nè han mai saputo navigare; questo fa supporre che abbiano cominciato ad abitare l'isola al tempo che questa era unita al continente, cioè prima ancora che lo stretto ve la separasse.
Nell'isola Dawson e sulle coste delle altre piccole isole dell'arcipelago vivono gli indii Alacalufes, valenti navigatori e che si mantengono principalmente colla pesca. Questi sono ordinariamenie tristi e taciturni; gli Onas assai più allegri ed espansivi e superano in statura gli Alacalufes. In quasi un mese che ho praticato cogl'indi mi son potuto convincere che sono esagerazioni quanto ne scrivono molti viaggiatori, che mettono in carta la prima impressione. Non voglio dire che i fuèghini siano avvenenti e ben formati ; ma ne hanno esagerato assai la bruttezza e deformità; quando son mantenuti bene e puliti hanno un aspetto che non dispiace ; la loro pelle è soave e delicata, di color castagno con una leggiera tinta rossa. Gli esploratori non è facile che possono vederne il vero colore, poichè gl'indi coprono quasi per intiero il loro corpo con sangue e tinte. Hanno i capelli neri saturi, lunghi e diritti, mai ricciuti ; se li tagliano nel mezzo come i Domenicani, lasciandosi attorno una corona incolta e lunga che loro dà veramente un aspetto di bestie feroci, più che di uomini, e dire che questo strano ornamento doveva costare una specie di martirio, tagliandoselo con pietre affilate. Hanno poca barba e alcuni mancano quasi assolutamente, specialmente delle sopraciglia ; pare che si strappino i peli man mano che van crescendo.
La loro vista è qualche cosa di meraviglioso ; mi assicuravano che essi ad occhio nudo giungono a scoprire ciò che noi possiamo solo vedere con potenti lenti. Non vi è dubbio che la loro maniera di vivere favorisce molto lo sviluppo e perfezionamento dei sensi, specie di quello della vista e dell'udito, costretti sempre ad osservare i fenomini della natura e a stare continuamente in guardia contro i nemici, i cui passi, ponendosi bocconi a terra, sentono a distanze immense. Il carattere dei poveri fueghini è infelice, incapace quasi di nobili azioni, propenso al sommo alla pigrizia, nulla li sorprende, non esprimono mai il desiderio di vedere cosa sconosciuta, nè se ne servono neppure quando ne hanno conosciuti i vantaggi. Questa pigrizia è favorita dalla natura che con poca fatica loro procura il vitto. Sulle loro spiaggie il mare, ritirandosi, lascia una quantità immensa di pesci. Durante la marea bassa la spiaggia resta per due, tre chilometri asciutta ed allora si vedono quanti scogli nascondano le onde. Un giorno abbiamo camminato per una mezz'ora sopra piccoli pesci, abbandonati dall'acqua, nel ritirarsi, sulla spiaggia: erano milioni e milioni che servono di cibo al corrispondente numero di uccelli, che vanno a divorarli e quasi oscurano il sole quando si pongono a volare.
La casa dei fueghini è presto fatta : un 15, 20 pali flessibili piantati al suolo, legati in cima e coperti all'intorno da pelli, ecco la loro abitazione, che quando diviene insopportabile per ['immondizia, la trasportano di alcuni metri ; a tanto giunge l'infingardaggine ! Certi fatti uditi a raccontare, e di cui forse riferirò qualche cosa più sotto, danno un'idea della loro condotta. Non parlo di moralità: se il Curato d'Ars soleva dire: lasciatemi un popolo senza parroco per lo spazio di 20 anni e alla fine di essi trovereste che là invece del vero Dio si adoreranno gli animali, immaginino i lettori lo stato di questi infelici che mai furono avvicinati dal sacerdote, dove assai probabilmente il primo ad offrirvi la Vittima Immacolata fu Mons. Fagnano nel 1886, il primo che sia penetrato in quella grande isola, estesa quasi come la nostra Italia ! I governi chileno ed argentino han lasciato al più grande lago della Terra del Fuoco il nome di Fagnano ad onore del benemerito scopritore.
Il vestito degli Indii era semplice: coprivano solo i lombi con una piccola pelle : il resto del corpo per lo più è tutto pieno di pittura di cui sono avidi. Alcuni s'imbrattavano la faccia di nero ed il corpo di bianco, altri di nero con alcune righe bianche. Gli Onas preferiscono il rosso col quale si dipingevano almeno la faccia ed i piedi, In generale il rosso è segno di allegria, il bianco di guerra, il nero di lutto; in quest'ultimo caso si tagliano la pelle dei piedi in segno di dolore. Le armi colle quali vanno in caccia, specialmente del guanaco sono di semplice costruzione: un arco di circa un metro e mezzo unito alle estremità per mezzo di corde formate dagli stessi nervi del guanaco e della foca; alcune frecce di legno leggero, più grosse nel mezzo che alle estremità, lunghe un 80 centimetri, munite di un pezzo di penna per dare la direzione e di vetro acuto per ferire. Il confronto tra coloro che da qualche tempo vivono nella Missione ed i nuovi arrivati fa apprezzare i sacrificii dai nostri confratelli; quelli specialmente che vivono lungo il canale sono qualche cosa di ripugnante, la loro sporcizia arriva a qualche cosa d'incredibile; nonostante però tutta la pulizia di cui sono suscettibili resta loro un odor tale che ce ne accorgevamo nel tempo che dovevano stare in Chiesa con loro: eppure i nostri confratelli vivono cori loro, dormono alcuni nel medesimo dormitorio.
Durante il viaggio da Montevideo a Puntarenas, saputosi che andavamo alla Terra del Fuoco varii con la massima serietà ci domandarono s'era proprio vero che i fueghini avevano un'anima come noi, che erano esseri ragionevoli, ecc.; in molti è invalsa questa idea e così solo si può spiegare il modo con cui li hanno trattati : noi però li abbiamo visti, li abbiamo trattati. e se non giungono alla capacità dei popoli civili non mancano d'intelligenza, sentono gratitudine ed appena giunto Monsignore un certo contento li invase e dicevano tra loro : ecco il Papà grande.
Dopo qualche giorno i ragazzi andavano attorno al sig. D. Albera ed alcuni facevano ricreazione con lui. Apprendono il catechismo e l'ultima domenica che ci siamo fermati distribuì la santa comunione a 20 dei 33 giovani che stavano nel collegio, gli altri erano troppo piccoli. Gli uomini e le donne adulte si son tolte dalla vita non sempre conforme alla morale e tutti al presente vivono da buoni cristiani. Oh quanti altri si potrebbero strappare dalle mani della barbarie e dal peccato se si avessero mezzi! Son certo che se tanti signori e signore potessero constatare tanto bene, si stimerebbero fortunati di poter impiegare parte della loro fortuna a scopo cotanto santo e veramente umanitario. Dopo la visita a queste nostri missioni apprezzo di più quanto diceva il Curato d'Ars che cioè il Signore avevagli fatto conoscere che il miglior impiego del denaro che poteva disporre era destinarlo per le missioni e non fa stupire che abbia scritto: amo tanto le missioni che se dopo la morte potessi tuttavia vendere il mio corpo per stabilire una sola missione, lo farei molto volentieri.
Il più bel monumento di D. Bosco.
In una vita di D. Bosco, scritta qui in America, a proposito del 2 febbraio 1888, giorno in cui ebbero luogo i solenni funerali del Padre nostro desideratissimo, ai quali assistettero più di 100.000 persone ed un 20.000 ne formarono il corteo, l'autore esclama : « Torino asciugava il suo pianto al vedere che nel punto stesso che perdeva la sua gloria più preziosa, si erigeva già il suo eterno monumento. Sì, il monumento più splendido di D. Bosco son quelle migliaia di persone che accompagnarono il suo cadavere; sono i torrenti di lagrime che hanno bagnato il suo sepolcro; son le montagne di corone che han, coperto la sua tomba, son gli accenti di dolore che hanno riempito il mondo e che hanno incontrato eco financo nei periodici più ostili alla Chiesa... » Io però credo che se quest'ammiratore di D. Bosco avesse visto quanto hanno operato i suoi figli nelle missioni della Patagonia e Terra del Fuoco, non avrebbe dubitato un istante ad esclamare, che esse, che queste missioni, la cosa che più stava a cuore a D. Bosco, sono il monumento più grande, più glorioso che mai si possa immaginare in onore di D. Bosco. Sopra la tomba del giusto, dice il Signore, farò crescere i fiori, e la sua memoria come profumo d'incenso passerà cara e benedetta di generazione in generazione. In questi giorni che il mondo cattolico - tiene gli occhi fissi in Valsalice, al monumento internazionale elevato alla memoria di D. Bosco, non posso a meno di ricordare quei fiori che si coltivano accanto alla sua tomba ; sono le intelligenze ed i cuori di 200 chierici che fervorosamente tutto giorno si preparano per consacrare la propria vita alle missioni di Patagonia e Terra del Fuoco, a quelle dell'Africa e della Cina. E come nelle catacombe i primi cristiani si fortificavano nella fede avanti le reliquie dei martiri, così i nostri futuri missionari davanti le ceneri del nostro indimenticabile Padre Fondatore s'inspirano col ricordo dei grandi suoi esempi ed insegnamenti, animandosi nella pratica delle sue eroiche virtù ed infiammandosi di quel fuoco d'amore che sempre arse nel petto di Don Bosco, fuoco che lo fece apostolo di Torino e d'Italia, d'Europa e del mondo, procurando in una parola di essere figli degni di un sì incomparabile e carissimo Padre.
Avrei voluto parlare prima di terminare questa mia del pianto mattutino delle vedove, del giuoco dei ragazzi, a chi può ingoiar più terra ; dei principali uccelli che vivono in questi luoghi come il cisne, il cauquen, flamenco, bandurria , conoroba, pato, frailecillo ecc. ; e degli animali come il guanaco, il zorro, il perro fueghino, il cururo ecc. e finalmente delle balene ; ma credo che di tutto questo abbiano parlato i nostri missionari o ne parleranno ; io riuscirei troppo lungo e conviene che mi contenti solo di accennare le cose di volo.
Un monumento a Gesù Redentore,
Lessi nella Civiltà cattolica che allo scoccare dell'ora che chiudeva il secolo XIX° ed apriva il varco al XX° un festoso squillo risuonò per l'aere notturno da tutte le campane della citta eterna, facendo eco ai solenni rintocchi del vecchio campanone che sorge sulla torre del Campidoglio. E la preghiera di mille e mille cuori, come nube d'incenso, saliva intanto fervida al trono di Dio, insieme con quella dell' Augusto Vegliardo del Vaticano che in quel momento stesso volle pur egli nella sua Cappella privata offrir l'ostia di pace e pregare per la salute di tutto il mondo all'alba del nuovo secolo. Farei torto ai nostri confratelli della Candelara se non dicessi che ancor essi coi loro indii si unirono alle preghiere fervide dei mille e mille cuori, che anzi vollero erigere sulla punta più alta della Terra del Fuoco, nel capo Sunday, una cappelletta al Sacro Cuore di Gesù, quale monumento a Gesù Redentore e là al principiare del nuovo secolo offrire la vittima di pace, circondata dalle preghiere di quelle conquiste del suo adorabilissimo Cuore. D. Albera, con Mons. Fagnano e lo scrivente vi andarono in pellegrinaggio. E quell'umile omaggio dei Salesiani e loro Indii a Gesù ha servito già di guida ai vapori che navigano in questi burrascosi mari : vera immagine della divozione al sacro Cuore di Gesù.
Conclusione.
Nel chiudere questa mia dovrei parlare dell'istrumento principale di cui si è voluto servire la divina Provvidenza per operare tanto bene, di quest'uomo tutto straordinario che è Mons Fagnano. Chi può dire quante volte nei 25 anni di Missione ha posto a repentaglio la sua vita pel bene delle anime? chi le privazioni a cui s'è sottoposto? freddo, caldo, fame, sete, prigionia, naufragi, tutto egli ha provato ; i casi più strani a lui sono occorsi, gli uffici più ributtanti da lui sono stati compiti con una carità ammirabile. Egli non ha mai conosciuti pericoli ed ovunque l'ubbidienza e la salvezza delle anime l'hanno chiamato egli è accorso. L'Argentina, la Patagonia, l'arcipelago della Terra del Fuoco, il Chilì, il Perù ricordano le fatiche di quest'infaticabile apostolo. Nella nostra lunga e forzata dimora nell'Isola grande mi aveva confidato tanti episodii del suo avventuroso apostolato ; ma infine mi proibì assolutamente di parlarne. Mi conforta il pensiero che l'ubbidienza gli abbia ingiunto di porre in carta quanto gli è occorso: vedranno i lettori qualche cosa del Saverio.
Mi creda suo devotissimo ,
Sac. C. GUSMANO.
PATAGONIA
Un mazzetto di notizie care. VENERAT.MO SIG. D RuA,
Viedma, 14 giugno 1901.
PER mezzo di una pastorale e previa circolare del nostro amatissimo Vicario Apostolico. Mons. Giovanni Cagliero, a tutte le nostre Missioni del Rio Negro, del Neuquen e del Chubut sono stati avvisati e santamente eccitati questi nuovi cristiani a guadagnare l'indulgenza così straordinaria dell'Anno Santo, estesa dal Santo Padre a tutto il mondo per lo spazio di sei mesi.
I nostri missionarii si sono dati la massima sollecitudine nel preparare le popolazioni con straordinarie predicazioni all'acquisto di tanto bene. Come già le scrissi, Monsignore mandò questo suo umile segretario alle colonie di Pringles e di Conesa, ove raccolsi, grazie a Dio, abbondanti frutti di pietà e divozione. Nelle popolazioni già formate di Viedma e Patagones fu lo stesso Monsignore che predicò, in forma di santi spirituali esercizi, la divina parola, insistendo sullo spirito di penitenza, come condizione necessaria per la indulgenza dell'Anno Santo.
Io lo aiutai in questa santa missione, mentre il nostro Provicario D. Vacchina con zelo tutto particolare preparava per lo stesso fine una ventina di poveri condannati, richiesti dal sig. Governatore al Ministro di Giustizia in Buenos Aires per i lavori di costruzione della nuova Chiesa cattedrale e parrocchiale di Viedma, poichè l'antica rimase inservibile a causa della inondazione del 1899. Disgraziatamente i più di essi capiscono il piemontese, il toscano ed il napolitano!... ed è da ammirarsi come la religione li abbia trasformati nell'amore al lavoro ed alle pratiche. cristiane. Molti di essi piangevano di consolazione dopo la loro confessione e santa Comunione, quasi benedicendo il Signore che la condanna ai lavori forzati avesse loro procurato la fortuna di lavorare per una chiesa e di essere assistiti nelle anime loro dai Missionari salesiani.
Per raccogliere maggior frutto dalla predicazione del Santo Giubileo, Monsignore pensò dividere in due parti o sessioni la missione; la prima per tutte le ragazze delle nostre scuole affidate alle Suore di Maria Ausiliatrice, alla Pia Unione di Maria Immacolata, per le Associate del Sacro Cuore e per tutta le Madri Cristiane; l'altra parte per gli alunni di tutte le nostre scuole, per le Compagnie di S. Luigi, di S. Giuseppe e per tutti i Padri di famiglia, poi quali aspetta il soccorso dì buoni Missionari di Buenos Aires, onde assicurare mediante predicatori nuovi un maggior esito della missione indetta ai soli uomini.
E furono un bello spettacolo ed una santa preparazione allo spirito di penitenza le processioni ed il canto delle Litanie dei Santi, che per ben quindici giorni e quattro volte al giorno un numeroso stuolo di voci infantili innalzava al Cielo, domandando colle loro insistenti preghiere aiuto agli Angeli ed ai Santi presso il trono della divina Misericordia e grazia per la Santa Chiesa e per la conversione dei poveri peccatori.
Inteneriva il vedere quelle animette innocenti, accompagnate dalle loro sorelle maggiori e presenti le loro madri, inchinarsi e baciare il suolo, fare in ginocchioni le stazioni della Via Crucis e recitare colle braccia protese verso il Cielo i dolori della SS. Vergine, con non poche altre mortificazioni, onde assicurarsi col nuovo dolore dei peccati la remissione totale delle loro colpe e della pena loro dovuta. Si chiusero questi esercizii e pratiche di spontanea penitenza con la festa di Maria SS. Ausiliatrice.
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In Viedma si celebrò pure con tutto lo splendore possibile tanto dai nostri alunni nella Cappella del Collegio di S. Francesco di Sales quanto dalle alunne in quella delle Suore, la solennità di Maria Ausiliatrice. Nel. vicino Carmen di Patagones furono eziandio solenni le medesime funzioni : ed un duecento alunne con ben più di cento madri cristiane si accostarono ai SS. Sacramenti.
Alcuni mal intenzionati però cercarono di suscitare disordini per impedire un tanto bene. Ma il nostro venerato Monsignore, colla prudenza e previsione che sogliono accompagnarlo nelle cose gravi, procurò di avere una intervista col questore di polizia, raccomandandogli volesse tutelare l'ordine ed il rispetto dovuto alle funzioni sacre, specialmente all'amministrazione della S. Cresima. Come se tuttavia non bastasse, volle assicurarsi la protezione dei più influenti del paese, i quali lo visitarono e si posero d'accordo per impedire possibili inconvenienti. Ed ottenne infatti che fossero avvisati i cappoccia che, in caso d'in solenza, avrebbero trovato la necessaria resisistenza, poichè molti dei nostri più risoltiti amici stavano alla guardia della nostra Casa. Grazie al Signore ed a Maria Ausiliatrice, la cosa passò senza dispiaceri, poichè le Autorità, se permisero la processione civile, non permisero però nè grida, nè atti sediziosi.
In Viedma, Casa centrale della Missione, il 24 di maggio, mentre nel Santuario di Torino migliaia di cuori si offrivano alla Vergine Aiuto dei Cristiani, sulle sponde del Rio Negro, uno stuolo di giovanette ricevevano dalle mani di Monsignore il velo sacro delle Figlie di Maria Ausiliatrice, alla presenza di più di 300 tra giovanette allieve e signore, che chiudevano il loro Anno Giubilare con la S. Comunione e con le orazioni e preghiere prescritte dal Sommo Pontefice Leone XIII. Tutti gli sguardi però erano rivolti verso la giovane ventenne Ceferina Yancuche, figlia del Cacico dei Marzanares e sorella del Capitanejo Miguel di Comayo. Era la prima indigena della Patagonia che vestiva l'abito religioso delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Monsignor Cagliero con D. Milanesio e D. Panaro ed il catechista Zanchetta, ora sacerdote nel Chilì, si trovarono nel 1887 in Chichinal, dando una lunga missione alle tribù del Cacico Saynhueque e del Capitanejo Yancuche, e s'istruirono e battezzarono ben 1700 indii. Tra le fanciulle indigene si trovava la figlia del Cacico Yancuche, emigrato al Chilî per non cadere prigioniero delle truppe argentine, lasciando tutta la famiglia in mano del figlio maggiore Miguel, il quale si istruì e si fece battezzare con tutta la sua gente in numero di 300! La piccola Ceferina, allora di nove anni, si dimostrava in modo particolare virtuosa ed intelligente a preferenza delle sue compagne ; e sua sorella Maria fa la prima ad essere cresimata onde facesse poi da madrina alle sue compagne. Della povera Maria non se ne ebbero più notizie, mentre la sorella Ceferina colla cugina Josefa venivano portato a Viedma ed educate nel Collegio di Maria Ausiliatrice.
Le due indigene diedero presto prova del loro profitto nello studio e nei lavori di mano; e nel 1893 in Genova esse mostravano un loro ricamo in bianco finissimo, premiato a concorso con altri di giovanette civili ed europee. Ebbero la bella sorte di essere presentate al Santo Padre in Roma, di essere benedette da Lei, amatissimo sig. D. Rua, e caramente ricevute dalla Rev.da Madre Generale nella Casa centrale di Nizza Monferrato. Ritornate alla Patagonia e continuata la loro educazione religiosa e civile, ecco la Ceferina vestita dell'abito sacro delle Figlie di Maria Ausiliatrice e la Josefa desiderosissima di seguire la vocazione della cugina per essere presto missionarie ed apostoli dei loro fratelli di tribù nella vastissima regione di Comayo presso le Cordigliere!
Nella domenica seguente, giorno di Pentecoste, mentre i nostri allievi del Collegio e della Scuola di arti e mestieri facevano risuonare l'aria di santa allegria tra cantici e suoni della nostra banda, le Suore di Maria Ausiliatrice avevano il loro vasto salone gremito di invitati, tra i quali il sig. Governatore interinale, il Capo della polizia, i principali della Municipalità e le altre Autorità civili e militari. Alzato il sipario del loro grandioso palco accademico, ecco apparire quale celeste visione la Vergine Ausiliatrice, sotto un cielo stellato e tra gli splendori di grandi riflettori e vivi sprazzi di luce bengala; la si vedeva avvolta tra rosee e bianche nubi e circondata da più di 40 giovanotto, rappresentanti Angioli, Apostoli ed Evangelisti con i colori, vestiti e con le stesse proporzioni ed ordine del maestoso quadro che si venera nel Santuario di Torino. Ci trovammo trasportati in Paradiso, ed un grido di viva Maria Ausiliatrice scoppiò dal labbro di tutti ! Che spettacolo ! Che bellezza e che cantici sublimi alla Regina del Cielo, alternati dal coro degli Angioli e del popolo, raffigurato da altro gruppo di giovanette, che dai piedi del palco scenico volgevano il loro sguardo a Maria! Tra altri quadri al vivo furono di un effetto e bellezza sorprendente : La preghiera di Mosè, cantata con assoli e cori in costume egizio ; un gruppo di cinque Figlie di Maria bianco vestite a sciarpe celesti sedevano ai piedi della Vergine sopra scogli di nubi variopinto, armonizzando con un coro di compagne, una bella cautata del Cappocci. In ultimo il classico coro del Gounod: Super flumina Babylonis rappresentava in costume gli Ebrei presso le sponde del Cobar cantando le dolenti note del loro esilio.
Le declamazioni ed i dialoghi intramezzati e detti con sicura preparazione dalle grandi e piccole alunne, furono una vera meraviglia, ed intrattennero per ben tre ore in santo entusiasmo la popolazione accorsa per godere di' questo spettacolo religioso ! Tutti dicevano che simile accademia era degna delle più incivilite città europee.
Ed eccomi giunto alla fine della mia corrispondenza con vivo desiderio di far piacere ai nostri buoni Cooperatori salesiani.
Voglia, amatissimo Padre, benedire me ed i confratelli tutti che lavoriamo in questa vigna del Signore, bagnata dalle acque del Rio Negro ed irrigata dal sudore dei suoi figli.
Suo ossequientissimo
D. GIOVANNI BERALDL
Attraverso le foreste dei Vicariato Apostolico di Mendez e Gualaquiza.
(Relazione di D. Francesco Mattana *):
(Continua).
S dicembre - La serpe bianca - Panorama - I Jivaros di Indanza ci vengono incontro - Nella capanna del Capitan Tucupì - I Jivaros di Mendez in guerra col Patocumas? - Per una strada.
Intanto sorge l'alba dell'8 dicembre, giorno memorando per ogni vero figlio di D. Dosco, ed io pare svegliatomi a nuova vita, quante grate emozioni non provo in vedermi perduto per allora in quelle vergini selve! Seduto sopra un tronco, amministro il sacramento della Penitenza ai pochi cristiani che mi accompagnano e, primo fra i Missionari, canto solennemente la messa in quelle solitudini. Al Gloria in excelsis Deo oh come gli Angeli del paradiso si saranno uniti agli angeli protettori di quelle indomite tribù e di quelle vergini foreste per accompagnare coi loro celesti accenti il- canto dell'umile Missionario Salesiano, del ministro dell'Altissimo, ripetendo questo inno del paradiso ! Pieni di giubilo i santi Angeli avranno esclamato: Finalmente è venuto il tempo di salute e di misericordia per queste innumerevoli tribù, fra le quali il Dio tre volte santo mandò il suo ministro a distruggere il regno di Satana coll'inalberare da per tutto il vessillo della croce! Gli allegri trilli dei silvestri augelli e i sinistri ruggiti delle fiere rispondevano misteriosamente al canto religioso della Chiesa. Provai grande soddisfazione nel pensare che la mia debole voce si univa a quella dei miei confratelli di tutto il mondo per lodare, prostrato dinanzi ad un povero altare rusticamente adorno, la Madre d'ogni purezza e supplicarla con ferventi preci a benedire il nostro viaggio apostolico; a prosperare le missioni e la nostra Pia Società; ad accelerare il trionfo della chiesa cattolica ; a dar pace al mondo e più specialmente al povero e disgraziato Equatore, nostra amata patria adottiva, sopra il quale oggidì giustamente s'aggrava la mano di Dio. Compiuto il sacro rito, e piantata secondo il solito al posto dell'altare un bella croce, ci mettiamo in cammino. In sul mezzodì perveniamo alla sommità del monte Guamquiza da cui scende il fiume omonimo sopra mentovato. Durante la salita di questo monte m'abbattei in una serpe velenosa totalmente bianca della lunghezza di oltre un metro e chiamata Coripuapia. I Jivaros credono che morda con la coda. Bellissimo il panorama che si gode dalla cima di questo monte: da lungi si scorge il monte Azuar, al nord del quale si trovano le miniere da cui gli attivi abitanti del Sigsig estraggono l'oro che ha grande credito e forma in massima parte la ricchezza del popolo Sigsegno; più in qua si vede l'Jivaria di Indanza con le sue valli. e selve, fra le quali si scorge una via fatta dai Jivaros di Indanza e che li mette in comunicazione col Pongo; più oltre dall'altra parte vedesi il Runa uzcu (cerro del Indio), ad oriente del quale sorge Chinguinda, paesello abitato da Indi, distante una buona giornata da Sigsig. Dopo aver goduto a nostro bell'agio di quell'incantevole vista, proseguiamo transitando senza difficoltà vari ruscelli, finchè giungiamo al fiume Yamguis, e continuando sull'opposta riva di questo fiume si perviene al monte Mayzongu dalla cui cima si vede la bella valle di Yunguinanza nella quale discendiamo tosto, ricreati dal dolce panorama. A notte fatta sostiamo sulle sponde del fiume Sendende, riposando saporitamente tutta la notte.
Il dì seguente si passa alle falde del monte Tumansa; si supera il colle Landendas e giungiamo al monte Moalminta donde ha principio la via di Moacha (di qui il nome al monte) che va fino all'unione del fiume Colagrós con il Bomboisa. Dal monte Moalminta fino al fiume Zamora vi sono due giornate di cammino e tre fino al Bomboisa.
Mentre quivi ci riposiamo alquanto, ristorando le nostre forze con un buon bicchiere di aqua ardiente e godendo dell'incantevole veduta di Indanza, le nostre orecchie vengono ferite dalle acutissime grida dei Jivaros di Indanza che venivano precipitosamente ad incontrarci e recarci copiose vettovaglie. I loro saluti sono entusiastici e rivolgendosi a me mi dicono: Ah! Padre Francisco, a vos mucho queriendo todos Jivaros esta.... Nosotros, Indanza mucho a vos esperando, y vos macho tardando. Ahora Indanza llegando, ahi mueho descansando y macho puercos, gallinas, platano, ynea, camote comiendo y mucha chicha tornando bueno està... e si dicendo bevono, ballano, gridano e cantano di gusto intorno a me.
Mi offrono poscia uova, platani, yuca e l'indispensabile ed eccellente loro chicha da cui prendiamo forza per il rimanente del viaggio. Verso le ore 11 arriviamo sulla cima del Colcúmen che s'eleva di fronte al Sacared, e poi continuando arriviamo al monte Calcúnzpide. Lasciando da parte la via di Mendez, proseguiamo verso Indanza, dove arriviamo il 9 dicembre 1898. Siamo ricevuti con grande dimostrazione di gioia da parte del capitano Jivaro detto Tucupì, nella cui capanna veniamo a sapere come un 500 Jivaros di Mendez stavano passando per lo stesso cammino da noi fatto per recarsi (transitando Gualaquiza) a combattere i Jivaros Patocumas, onde vendicare lo spargimento del sangue e la morte di alcuni Mendegni, uccisi a tradimento dai Jivaros Patocumas. Mi fermo alcuni giorni in Indanza sia per istruire, battezzare e curare quei poveri Jivaros, sia per prendere note della bella provincia di Indanza, dei suoi prodotti, del suo clima, degli abitanti, dei costumi ecc. come pure della direzione che deve tenersi per aprire una buona strada fino a Gualaceo. I buoni Gualacesi avevano già incominciato questa strada tre o quattro anni fa, ma poi, un po' per la loro naturale incostanza ed un po' anche per le anormali circostanze di questa povera repubblica, abbandonarono l'impresa. Se il nobile e cattolico popolo di Gualaceo fosse più attivo in aprirsi la strada fino a Indanza questa fertile provincia orientale sarebbe per lui la nuova terra promessa che produrrebbe certamente il centuplo, costituendosi così una sicurissima fonte di ricchezza.
La provincia di Indanza confina: al nord con il Pan de Azucar e le miniere di Sigsig ; all'oriente cori il pajon de Chondeleg e la cordigliera che la divide da Yunganza; al sud con le colline e montagne che la separano dall'unione dei fiumi Romboisa e Zamora; all'occidente con i monti Calcumen, Magyongu ed altri. Da nord a sud è attraversata dal fiume omonimo. Salubre e dolce è il clima ed il termometro segna in questi giorni (10 dicembre) dai 27 ai 29 gradi di calore. Gli estesi altipiani di Indanza sono fertili d'ogni varietà di produzioni. Con tutta facilità si potrebbe aprire una strada ferrata da Gualaceo a Indanza sia dalla parte del Pan de Azucar, evitando il fiume Indanza, come da quella del pajon de Chordeleg, gettando un buon ponte sul fiume, il che si può anche facilmente fare, essendo che il fiume in più punti si trova chiuso dalle roccie delle montagne.
Era la prima volta, per la maggior parte dei Jivaros di. Indanza, che vedevano il Missionario e per conseguenza anche la prima volta che assistevano alle funzioni religiose della Chiesa e all'amministrazione dei Sacramenti. Oh come girano attorno al rustico e semplice altare improvvisato in un angolo della casa del Capitan Tucupì! Come silenziosi osservano, stando gli uni in ginocchio e gli altri in piedi, i miei compagni di viaggio che assistono alla Messa ! I segni del campanello, che richiamano l'attenzione sui punti più solenni del Santo Sacrifizio sono per loro cose nuove, cose dell'altro mondo e non possono capacitarsi del come si formassero detti suoni, e dopo la Messa tutti vogliono toccare e suonare quel povero campanello. Dopo amministro il santo Battesimo a più di trenta ragazzi e ad alcuni adulti infermi, facendo da padrino il confratello Virgilio Avolos e gli altri cristiani che mi accompagnavano. In seguito mi tocca far da medico, dando medicine ad alcuni cine si erano ammalati, dicono, per le loro stregonerie. I pochi libri di medicina che meco aveva nel mio botiquin con i rimedi più indispensabili, mi acquistano tosto una fama immortale.
Era poi uno spettacolo sorprendente il vedere con quanto entusiasmo ed attenzione i poveri Jivaros facevano il segno della Croce e ripetevano le parole del Pater e dell'Ave ! Essi in queste semplici e non capite orazioni provavano una consolazione indicibile. Il buon Dio, Padre di misericordia e di bontà, anticipava loro con lungi celesti la grandezza e sublimità del suo santo Evangelo, la giocondità e la pace che godono quelli che appartengono alla vera religione Cattolica, Apostolica, Romana fuori della quale non v'ha salvezza eterna. Nel poco tempo che mi fermai fra loro li ammaestrai a farsi il segno di croce e a ripetere a memoria l'orazione domenicale, l'Ave Maria, il Gloria Patri, ecc. Feci loro comprendere: che v'è un essere supremo, che si chiama Dio, Creatore del cielo e della terra : che questo Dio dà il paradiso, luogo di gloria, ai buoni cristiani, e l'inferno, luogo di fuoco e di pena, ai cattivi cristiani: che quindi i Jivaros buoni andranno in paradiso, dove staranno sempre allegri e contenti, mentre i cattivi Jivaros saranno gettati nel fuoco eterno a bruciare per sempre. Su tutti quei duri ed indomiti cuori operava la divina grazia perché grandi e piccoli, uomini e donne, mi circondavano e con affetto ripetevano, tenendo le mani giunte e baciando il mio crocifisso, le parole che loro insegnava. Io poi per meglio eccitarli a ritenere a memoria quanto insegnava andava regalando piccoli oggetti, che meco portava, a quelli che meglio mi ripetevano il nome di Dio, di Maria e le orazioni. In generale questi Jivaros di Indanza corrisposero alle mie cure e sollecitudini evangeliche e vollero mostrarmi tutta la loro riconoscenza provvedendomi vettovaglie in quantità, specie carne di porco, galline, uova, yuca, platano, ecc.
Terminata la mia missione, dispongo le cose per la partenza. Celebro la Messa con la recita delle preci pei viandanti, poi pianto una grossa croce al posto dell'altare e, raccomandando ai Jivaros di custodirla, la benedico insieme con la ricca provincia di Indanza. Quindi. insieme con i miei compagni e con alcuni Jivaros di Indanza, messi a mia disposizione dallo stesso Capitano Tucupì, mi metto in viaggio. Ma, prima volli ancora regalare a quel poveri Jivaros, quasi in ricompensa di quanto avevano fatto per noi, torce, acciarini, coltelli, specchi, aghi, filo di varii colori, pezze di panno, tele, camicie, forbici. sarchielli, anelli, collari, ecc. Ed essi afflitti, con le lagrime agli occhi ed impedendomi il passo, van dicendo : Porque, Padre Francisco, a nosotros abandonando queriendo asi pronto : nosotros Jivaros a vos Padre mucho queriendo, vos mucho bueno estando aqui parejo siempre viviendo bueno estando. Y vos porqué otra tierra yendo queriendo ? - mentre le donne coi loro bambini in braccio mi supplicano di non abbandonarle così presto. Questi momenti sono tanto solenni, queste scene tanto commoventi, che il missionario, padre amoroso, il quale tutto ha abbandonato per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime, non può non mescolare le sue lagrime con quelle dei poveri selvaggi. Ben avrei voluto per accontentarli fermarmi ancora alcuni giorni con loro, approfittando della loro buona volontà per istruirli sempre più nella nostra santa religione; ma avendo già per mezzo di alcuni Jivaros avvertite altre tribù del vasto territorio di Mendez del prossimo mio arrivo, benchè con pena, mi allontano da Indanza e dai suoi abitanti. A questi però, per confortarli, prometto che, a Dio piacendo, sarei tornato presto a visitarli con molti cristiani, che mi sarei fermato tra loro a far da padre, da protettore, da amico, che avrei pregato tutti i giorni Iddio per loro, e che intanto essi procurassero, durante la mia assenza, di star buoni, non muovendo guerra agli altri Jivaros.
Dalle falde e dagli altipiani per i quali sono disseminate le case di Indanza, dopo un'ora e mezza di discesa, perveniamo ad un albero fruttifero che ci recò grande meraviglia perchè era coperto di fiori gialli e rossi nel solo tronco e nei rami verso il basso. I Jivaros lo chiamano Ubarima e produce frutti amari paragonabili alle pere ed ai pomi. Continuando la discesa, si giunge al fiume Indanza assai ingrossato non tanto per le pioggie cadute durante la notte quanto per i torrenziali acquazzoni che si erano scatenati sopra le selve di quella valle. Non v'era alcuna canoa per guadarlo ed inutile anche il fare una zattera per essere il fiume assai impetuoso e pieno di grosse pietre. Neppure si poteva tagliare pietre e fare un ponte per mancanza di ferri necessari, ed il volerlo passare a nuoto sarebbe stato lo stesso che esporsi a certa morte. Che fare? Ritornare alla capanna del Capitano Tucupì ? Non mai, perche si doveva risalire la ripida collina da cui eravamo discesi, operazione che richiedeva oltre tre ore di tempo. Sostammo alle sponde del fiume circa due ore, sperando che le acque si abbassassero, però per le continue pioggie che imperversavano sulle montagne non diminuirono punto.
(Continua).
In mezzo alle tribù dei Bacairjs e dei Cajabis.
(Relazione di D. Giovanni Balzola)
REvm° ED AMm° Sig. DON RUA.
Cujabà, 15 novembre 1900.
Deo gratiasj Anche la Missione al Nord del Matto Grosso, tra la pacifica tribù dei Bacajris e quella feroce dei Cajabis è un desiderio compiuto. Le immani difficoltà ed i disastrosi pericoli che al principio di essa ci si presentavano dinanzi, furono mercè la protezione della nostra cara Madre Maria Ausiliatrice, felicemente superati. Ed ora di ritorno a Cujabà dopo una lunga assenza di quattro mesi, m'accingo a darle alla meglio una succinta relazione di quanto si è potuto fare nella lunghissima escursione attraverso le foreste del Nord. Un po' di storia - Un esule della Massoneria - La ferocia degli indii Cajabis -
I Cajabis, questa selvaggia tribù, che incute lo spavento ed il terrore agli estrattori di gomma elastica, popolano le foreste del Paranatinga e del Rio Verde fra il 57 e il 58 grado di long., e il 13 e il 15 di latitudine sud, sul meridiano di Parigi. Fin dal 1860 essi avevano limitato le loro scorrerie e depredazioni fra la pacifica tribù dei Bacairjs, obbligandola in poco tempo a portarsi, parte sulle rive del rio Kinzu, sempre allo stato selvaggio, parte sulle rive del rio Arínos, avvicinandosi poco alla volta alla vita cristiana e civilizzata.
Fra questi ultimi giungeva nel 1864 a domandar rifugio e sicuro asilo contro il pugnale della Massoneria un Ufficiale di Marina, certo Emanuele Antonio de Lonza Gomes, accusato d'aver violato il segreto, che la setta Massonica impone ai suoi affigliati. Nel lungo periodo di dieci anni che l'esule ufficiale rimase in mezzo ai Bacairjs, se ne approffittò per insegnare ad essi a leggere e scrivere, a dedicarsi al lavoro della campagna. Fu egli che coi suoi studi e colle sue minute osservazioni riuscì a scoprire la grande quantità di gomma che potevasi ricavare dalla foresta, e pel primo iniziò l'industria dell'estrazione della gomma elastica nel Matto Grosso, ed aperse quella grande via di commercio, che ora costituisce una grande ricchezza dello Stato.
Non pochi usufruirono della scoperta del l'infelice Tenente, restituito alla società solo nel 1874, e l'esempio dei primi imitato da centinaia di molti altri, esplorando e sempre ogni anno acquistando nuove terre, nel 1893 si giunse sino al Rio Paranatinga, sede principale dei feroci Cajabis.
Per tre anni però gli Indi ebbero la costanza di non lasciarsi vedere dai civilzzati limitandosi a far conoscere la loro presenza in quelle foreste dalle loro vestigia e pedate. Ma nel 1896 incominciarono a dar fuoco alle capanne dei lavoratori, rubando quanto loro si parava dinanzi, ammazzandone uno di questi a frecciate, mutilandone il cadavere ed esportandone la testa, dopo d'aver infilzato sul proprio arco gli ultimi avanzi di quell' infelice.
Più tardi alcuni operai portandosi al Rio Verde per esplorarne le rive, s'incontrarono in una turba di selvaggi, che urlando e battendo le mani loro imponeva di ritornare indietro. Uno della comitiva però, fattosi coraggio, s'avanzò sino alle rive del fiume, mentre tutti i Cajabis si ritirarono, lasciando il loro Cacico a trattare coll'esploratore. Si scambiarono da lontano alcune cose ed alcuni oggetti e mentre il coraggioso lavoratore tentava ritornare sui suoi passi, l'Indio gli scoccava con tutta la forza dell'arco una terribile freccia trapassandogli le costole.
Non contenti di ciò, un mese dopo incontrandosi in una famiglia composta di due uomini, una donna ed una bambina, senz'altro la presero di mira colle freccie. Cadde morto uno degli uomini, ed essendo ferito gravemente l'altro, la madre sveniva per la paura, mentre la bambina correva a domandare aiuto. Accorre tosto la gente armata di fucili, ma gli Indi erano già fuggiti. Si seppellì quel morto, ma alcuni giorni dopo si trovò aperta la fossa ed al cadavere era stata portata via la testa.
Nel settembre del 1899 una comitiva di esploratori con a capo un ingegnere Alemanno, tentava un'escursione su pel Paranatinga, ma dopo tre giorni di navigazione, dovette ritirarsi perchè inseguita da una furibonda scarica di freccie da parte degli Indii. Nell'aprile poi di questo stesso anno 1900, appiccavano il fuoco alle capanne dei Bacairjs ed alle case dei civilizzati sul Rio Nuovo. Inseguiti però con armi da fuoco, varii furono i morti ed altri si ritirarono perdendo sangue dalle ferite. Uscendo all'indomani per la foresta, i lavoratori s'incontrarono in un cadavere legato coi piedi al collo, tutto ravvolto come un gomitolo, al quale gli Indi avevano portato via il cranio, per piantarlo su di un bastone al porto della mulatera, in segno di atroce vendetta.
Queste ed altrettali erano le scorrerie e le vendette degli Indi Cajabis, e tanto ora il timore e lo spavento dei civilizzati, che il Governo stesso nell'assemblea del corrente anno decretò la somma di lire 20.000 per tentare la catechesi dei feroci invasori. Dallo stesso Governo fu eletto a sopraintendente della progettata spedizione il distinto giovane Giuseppe Benedetto Pedroso Gomes; mentre D. Malan, come Superiore della Missione Salesiana nel Matto Grosso, offriva l'opera sua, esponendo la sua preziosa vita a mille pericoli se il medico non gliel'avesse impedito, spettando a me il surrogarlo in un'opera di tanta importanza.
Preparativi e partenza - Bontà di Mons. d'Amour - A Villa del Rosario - Un piccolo inconveniente.
L'eletto a capo della spedizione si diede tosto all'opera per preparare quanto occorreva nella lunga escursione di quattro mesi. Non si mancò di provvedere gingilli, ninnoli per gli Indi, ma non ostante la buona volontà non si riuscì ad essere pronti pel 10 di maggio come erasi stabilito, Si attese sino al 19 ed alle 4 di mattino, radunata nel nostro Collegio tutta la comitiva, celebrai la S. Messa, a cui assisteva il capo-spedizione, il Tenente Colonello Emmanuele da Sílva Randon, il geometra Evaristo Josetti ed altri che dovevano accompagnarci sino a Villa del Rosario. Salutato il caro D. Malan e i confratelli, accompagnato dal catechista Silvio Milanese, in nomine Domini e sotto la protezione di Maria Ausiliatrice, ci mettemmo in cammino.
Al momento della partenza da Cujabà mi giungeva una lettera dallo zelante nostro Vescovo Mons. Carlo Luigi d'Amour, con la quale m'inviava la sua benedizione, aumentandomi le facoltà pel mio ministero, confortandomi col pensiero ch'egli a quell'ora s'accostava a celebrare il santo sacrificio secondo la mia intenzione. Ciò m'aumentò il coraggio e, fidente in Dio, mi spinsi per l'arduo cammino.
Dopo due giorni di viaggio avendo percorso 130 km. a cavallo, al 21 di maggio giungevamo a Villa del Rosario, dove ci fu giocoforza attendere sino al 3 di giugno. Durante questi giorni ebbi occasione di far conoscenza con dei nostri buoni amici che mi colmarono di gentilezze. Anzi si trattò della necessità di un Collegio in Rosario ed è tanto il desiderio d'avere i Salesiani, che essi mi diedero la facoltà di scegliere il terreno del futuro Collegio, ove più mi avrebbe piaciuto. Lo cercai volentieri, ma nulla conclusi dicendo loro che tutto si risolverebbe al ritorno di D. Malan dall'Italia. Per noi è quasi indispensabile una case in quelle parti, poichè Villa del Rosario è il punto centrale di partenza per le diverse tribù degli Indii nella parte del Nord e dell'Ovest. Ebbi poco a fare riguardo al mio ministero, perchè era solo da due giorni che ci mancava il Parroco, ma trovai quella popolazione, che ora tocca già i tre mila abitanti, assai divoti ed in via di progresso.
Finalmente il 3 giugno, celebrata la Messa alle 3 di mattino, continuammo il nostro viaggio, accompagnati da 25 uomini a cavallo di Villa Rosario per mostrare l'affezione che portano al Missionario. Ci lasciarono dopo il percorso di 4 km. avendoli più volte ringraziati e benedetti, e quindi noi soli penetrammo nella solitudine di quelle foreste, che doveva accompagnarci per ben tre mesi
Secondo il piano progettato, dovevamo sempre tenere la direzione del Nord, e per due giorni interi si doveva costeggiare la cordigliera Tombador, che ci separava dal Diamantino. Oh! quanti pensieri s'affollarono allora alla mia mente! Pensava che sul nostro cammino per la lunga distanza di 1500 km. circa non si sarebbero più trovate famiglie civilizzate, non case, non cappelle, nulla proprio nulla, ma la sola foresta vergine infestata da belve feroci e da orde di selvaggi, capaci di qualunque barbarie!
Dopo un 20 km. arrivammo al torrente Dos Notres, dove ci attendeva l'altra parte di comitiva che aveva in cura gli animali da soma. Sostammo due ore per dar tempo a raccogliere tutte le bestie; ma non bastò, che anzi dovette lo stesso capo, come il più interessato, darsi alla ricerca dei muli che mancavano. Visto che egli ritardava pensammo di continuare il nostro viaggio sperando che egli presto ci avrebbe raggiunto;
Ma oh! delusione! Giunse la sera, passò la notte spuntava già l'alba del nuovo giorno, ed egli ancora non compariva. I più neri presentimenti s'impossessarono di noi e stavamo già piangendo sulla sua sorte, quando due giorni dopo, alle 10 di sera giungeva in mezzo a noi, lieto di poterci assicurare che nulla di male gli era successo. La cosa è da attribuirsi a quei soliti inconvenienti che nemmeno i più pratici della foresta possono evitare. Quando si viaggia con troppi animali da soma succede spesso doversi fermare due o tre ed anche più giorni per dar loro il conveniente riposo. Generalmente si pone l'accampamento presso qualche torrentello o qualche laguna, per avere acqua da bere e rendere meno facile l'allontanarsi degli animali. Questi di notte si lasciano liberi, perchè possano pascolare. e tante volte si allontanano per più chilometri. Altri si nascondono dietro i cespugli, ed altri più furbi, si mettono sulla strada già fatta e ritornano al luogo di partenza. Così era successo a noi poichè vari muli eransi messi sulla strada già battuta e se ne tornarono sino a Villa di Rosario.
Di nuovo riuniti, al 5 proseguimmo il nostro cammino ed alla sera s'arrivava ad una grande fossa circondata da un piccolo monticello, del l'altezza di 100 metri. Salito sopra, la più bella vista s'offriva al nostro sguardo: a destra le sorgenti del Cujabà, il suo percorso e la sua confluenza nel S. Lorenzo; a sinistra il fiumicello Tuira che va a scaricare le sue acque nel maestoso Rio delle Amazzoni. Si continuò il viaggio e la sera del giorno dopo ponevamo le nostre tende sulle rive del Rio Nuovo, seconda parte della nostra escursione.
(Continua.)
I viaggi di Mons. Cagliero.
Mons. Cagliero è uno degli uomini che più ha viaggiato nel mondo, potendosi calcolare che in 25 anni percorse 500.000 chilometri, ovvero 100.000 leghe, tenuto conto dei suoi viaggi per l'Europa, l'America ed i mari
Nove volte solcò l'Atlantico andando e venendo dall'Europa; due volte il Pacifico da Valparaiso e Montevideo passando per lo stretto di Magellano ; quattro volte andò al Brasile da Montevideo a Rio Janeiro, con ritorno ; quattordici da Viedma a Buenos Aires, due da Viedma al Chubut e viceversa. Nel 1886-87 percorse in sette mesi 13.900 chilometri in ferrovia, a cavallo, per fiumi e per mare, fratturandosi sulle Cordigliere varie costole per una spaventosa caduta.
Viaggiò i fiumi Plata, Paranà, Paraguay, Uruguay, Negro, Chubut.
Percorse il Brasile fino all'Amazzone, passando per Minas Geraes, S. Pablo, S. Catalina, Rio Grande, Matto Grosso.
Visitò la Provincia di Santa Fè, Cordoba, S. Luis, Mendoza, Entre-Rio, ecc. Nell'Europa ha viaggiato varie volte in giro per l'Italia Settentrionale e Meridionale fino alla Sicilia ; visitando le Case Salesiane ha girato la Spagna, la Francia, il Portogallo, il Belgio, l'Inghilterra.
NELL'arcana quiete dei giorni brumali, nella pace silente della mesta natura, giunge l'eco divina d'angeliche armonie, che i Nunzi celesti dall'ali dorate, van ripetendo sulle cetre divine, qual' eco dolcissima, negli spazi sereni - Tota pulchra es, Maria et macula originalis non est in Te! - Puro è il raggio del sole, ma il sole stesso in Te vestir non dà, piglia ornamento. Chiara è la luna, ma ai tuoi piedi, o Vergine di Sionne , dimesso si gloria d'aver disco d'argento. E se in sulla sera vividi raggi vibran le stelle, coronando il tuo crine, o Vergine Santa, esse compaiono a noi assai più belle !
E l'eco giuliva da colle a colle scendendo al piano, s'eleva potente da migliaia di cuori in Valdocco nel Santuario a Te dedicato, qual'onda di voci grate d'amore.
E Tu, benigna ascolta, o Madre cara, la prece che fervida a Te rivolgono nello slancio del loro cuore innocente gli orfanelli di Don Bosco ! Tu che un giorno vittoriosa coll'immacolato piede schiacciasti al rio serpente la testa, e con Te a vendicar Eva vetusta fe' ritorno al mondo l'innocenza dei cuori, sorridi e conforta alla balda gioventù, che pieno l'animo di liete speranze, col cuore inspirato ai più alti ideali, li sente infrangersi dinanzi al freddo e mortale egoismo, che tutto consuma e divora!...
Deh! sii Tu adunque l'aiuto e conforto nostro nell'infelicità di questa vita terrena; e noi tutti per Te animati da nuova confidenza, nel tuo Tempio inneggeremo fidenti a Te, che sei ognora l'eterno pegno di riconciliazione fra la terra e il cielo, e che a tutta prova vieni chiamata
... la gran Donna
Che ad aprir l'Albo Amor volse la chiave.
Maria Ausiliatrice mi guarirà.
Erano omai cinquanta giorni che in famiglia regnava il dolore e l'angoscia. La nostra Luigia, da lungo male affaticata, sembrava già ridotta agli estremi. Povera angioletta ! sul fiorir della vita, quando tutto pareva sorriderle, colta da febbre tifoidea acuta non aveva più umana speranza di guarigione. Serena e calma vedea l'affacendarsi dei genitori e della famiglia intorno al suo letto ed a tutti diceva sorridendo: Oh ! non saranno i medici a guarirmi no, ma Maria Ausiliatrice... Già due illustri dottori avevanle apprestate le loro cure senza arrestare il male, che seguiva sempre la sua deleteria carriera... Nel dolore immenso che ci opprimeva, un raggio di speranza ci balenò in mente: forse le parole della Luigia preludevano una realtà consolante, forse la Madonna di D. Bosco ce l'avrebbe ridonata al nostro amore. Scrivemmo a Torino chiedendo una novena e la celebrazione di una Messa all'altare dell'Ausiliatrice. Era l'ultima nostra speranza, e trepidanti si aspettava la grazia. Passarono alcuni giorni ed il male, sembrò rimettere della sua forza: la nostra cara incominciò a migliorare, i suoi occhi si rianimavano, un'aria di salute le brillava sul viso, la febbre scomparse, le sue forze si ingagliardirono, sì che in pochissimo tempo era fuor di pericolo ed entrava in una convalescenza ordinata e sicura. Ora essa canta le glorie della sua celeste Patrona e noi tutti esultiamo e ringraziamo la potenza e la materna bontà della Madonna di D. Bosco.
Negrar 24 ottobre 1901.
ANGELO ed ELISA VINCENZI coniugi.
Guarito dal tifo.
La rivoluzione ha riempito questa città di Bogotà di molti e serii malanni. Da mesi infierisce il tifo di tutte le specie e fa ogni mese centinaia di vittime. Negli ultimi giorni di aprile ci entrò in casa, e colpì fieramente il nostro chierico Cesare Cesari, che in pochi giorni andò proprio fino alle porte dell'eternità. Memori che nell'anno 1898 in pochi mesi ci aveva rapito questa brutta malattia ben quattro Salesiani, umanamente parlando davamo per spedito il povero nostro ammalato. Fu allora, quando non vi era più speranza umana, che si ricorse a Quella che tutto può. Le Figlie di Maria Ausiliatrice promisero di fare un divoto pellegrinaggio a piedi, recitando il SS. Rosario, fino a una popolazione vicina, e di fare la Comunione all'altare della Madonna; in casa si promise di cantare una Messa alla Vergine Ausiliatrice; io poi feci promessa formale di far pubblicare la grazia nel Bollettino Salesiano, se l'ammalato guariva. In pochi giorni, ogni pericolo era scomparso; l'ammalato migliorò sensibilmente; la convalescenza fu rapida e la guarigione completa. Ne sieno rese umilissime grazie alla cara Madonna di D. Bosco, vera Ausiliatrice di tutti quelli che a Lei ricorrono con fede.
Bogotà (Colombia), 12 luglio 1901.
Sac. EVAsIo RABAGLIATI.
La Madonna ha ridato la vista al mio Carlo!
Non vi era più speranza! Il mio Carlo colpito agli occhi da una malattia ad ogni cura ribelle, era divenuto completamente cieco. Lo portai a Torino, dove medici specialisti si argomentarono con tutta la loro scienza di rendere a quegli occhi la luce perduta, ma inutilmente: li ricoprivano croste schifose che continuamente si rinnovavano. Qual fosse il mio cuore di madre, lo si può facilmente indovinare: se il presente stato del mio Carlo mi straziava, l'avvenire mi addolorava ancora più, e non trovava pace a tanto dolore... Ma io ero a Torino; vidi la statua di Maria Ausiliatrice sulla cupola del suo tempio, e la speranza nella sua materna bontà entrò nel mio cuore come un raggio di sole che ravviva il fiore languente. lo la pregai con tutto l'ardore del mio spirito, ed in quella sera tornando al paese col mio povero figliuolo mi parve che meco portassi con la sua benedizione la grazia sospirata : ed era vero! Che è che non è, scorgo il giorno dopo che le croste si staccano, e via via continuano finché, in capo al terzo giorno non lasciano più traccia e gli occhi del mio Carlo belli e ridenti, dopo cinque anni, si beano nella luce, completamente guariti. Come fuori di me per la gioia, volo a Torino, mi presento al medico curante perchè constatasse l'avvenuta guarigione. Egli, visitatolo ben bene, mi chiese: - Ma questo fanciullo è quello visitato pochi giorni fa? - Sì, risposi ; è il mio Carlo... - Mi guardò, guardò di nuovo gli occhi del fanciullo e si alzò di scatto gridando : - Questo è un vero miracolo... - Confusa e raggiante di gioia, mi allontanai ringraziando la Madonna di D. Bosco che volle così meravigliosamente soccorrere alla nostra disgrazia con un portento veramente miracoloso. Le promisi che se mi avesse fatto la grazia avrei messo il figlio in una Casa salesiana; ove ora trovasi adempiendo il voto di sua madre.
Benevagienna, 11 agosto 1901.
CARLEVARIS ANTONINA.
Genitori consolati nella guarigione di un figlio.
Ci era morto, da pochi mesi, il figlio primogenito, ed il secondo anche minacciava di correre la stessa sorte. Divoti, come si è in famiglia, di Maria Ausiliatrice, ricorremmo subito a Lei con la novena dei tre Pater e delle tre Salve Regina, ma il male invece di diminuire cresceva. Terminata la prima novena, ne cominciammo una seconda, applicammo al bambino una medaglia dell'Ausiliatrice, benedetta già da D. Bosco, mandammo al Santuario di Valdocco l'elemosina d'una Messa, raccomandandoci alle preghiere degli orfanelli dell'Oratorio Salesiano. Ci fu risposto che la Messa si celebrerebbe il 10 aprile; e, nel giorno stesso, si comincerebbe la desiderata novena; che ci unissimo anche noi alle loro preghiere colla recita dei tre Pater e delle tre Salve Regina e coll'accostarci ai SS. Sacramenti. Questa risposta fu di gran conforto per noi, tanto più che le preghiere suggeriteci erano appunto quelle da noi praticate per quasi un mese intiero Ma quello che più ci sorprese fu l'osservare che, mentre noi leggevamo quella lettera , il nostro piccolo infermo aveva già cambiato in meglio, e appunto aveva cambiato in quel mattino stesso in cui si era celebrata per lui la santa Messa all'altare dell'Ausiliatrice in Torino. È facile immaginare con qual doppio fervore ripigliammo e proseguimmo allora le intraprese preghiere. Ci pareva un sogno, eppur ci tenevamo sicuri della grazia. Ed ecco infatti che al fine della terza novena il bambino era perfettamente guarito; ed oggi, dopo oltre un anno di florida salute, forma la consolazione e la delizia dei genitori. Avevamo promesso la pubblicazione della grazia con un'offerta al Santuario di Maria Ausiliatrice, ed ora sciogliamo, pieni di riconoscenza, le nostre promesse.
Che siate benedetta in eterno, o Vergine gloriosissima! Con quanta ragione siete Voi proclamata la Salute degl'infermi, la Consolazione degli afflitti, l'Aiuto potente del popolo cristiano !
Solarolo di Romagna, 16 agosto 1901.
LUIGI e TERESA coniugi TARONI.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausili«- . trice, e pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Torino, o per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di D. Bosco, i seguenti
A*) - Airolo (Svizzera): Manfrina Innocentina L. 5 per insigne grazia ricevuta - Alcamo: Spica Vincenzo, 5 - Ales : Dessi Marongiou Giovanni, 2,25 per Messa di ringraziamento e per offerta essendo stato liberato da gravi dispiaceri ed ottenuta la gnarigiono di amato infermo - Alessandria: Castelli Giovanna manda offerta per la guarigione della mamma moribonda' e di un suo cuginetto - Alice Belcolle : Bacchio Battista, 3: Massara Francesca, 2 - Aosta: Vuillermin Seraphin Chanoin 5, - Arluno : N. N. 5, per guarigione di una bambina. -Avigliana: Girardi Teresina 2.
B) - Bari: Tramonto Ninetta, 2 per grazia - Bedonia: Silva Fortunata, 5 per Messa di ringraziamento - Bellinzago: Carissimo D. Antonio Parroco, 5 - Benevagienna: Oreglia-Bellisio Antonietta ringrazia per insigne favore ottenuto - Bereguarda: Pestone Luigi Maestro, 7 per due Messo di ringraziamento - Bologna: N. N. 5 - Bosa: Mocci Giuseppina 5 - Borgo S. Martino: N. N., 20 per grazia ricevuta - Boscomarengo : Girandi Rosa, 10 per guarigione da tubercolosi polmonare - Bronte: N. N. 20 ; N. N. 20 per grazie ricevute - Brusolo: Croce Albertina, 10 - Buggerru: Tredici Giovanni, 2 per Messa di ringraziamento.
C) - Caccamo: N. N. 10-Cagliari: Sanjust Maria, 5 per grazia ricevuta e per ottenerne un'altra: N. N. 2,50: Famiglia Piraz Marchesi,5- Calasca: Lossa Giovanni e Maddalena, 10 per grazia - Caltagirone: Lo Carmine Ignazio, 5- Cantalupo: Guastavino Stefano, 2 - Carenne: Truccati Rosa, Messa di ringraziamento per la guarigione del figlio Angelo. Cassano Spino la Mongiardini Angela Ved.Ameri, 4 per due Messe dirin. graziamento - Chatillon: Besenval Cesarina maestra, 5 per grazia-Chini: Due giovanette della Pia Unione di Maria, 2 per Messa di grazie -Chivasso: C. M. 10 per la preservazione da terribile disgrazia - Cisterna: Degano Cantarutti Maria, 5 per Messa; Cantarutti Giuseppe, 10 per Messa di ringraziamento; Cantarutti Luigi, 6 per Messa di grazie - Cloz (Tirolo): Rizzi Leonardo, 5; Rizzi Leonardi, 10 per la guarigione della moglie - Cortesie : Gajno Giuseppe, 2 - Cotignola: Visani Ch. Giovanni, 0,50- Crusinallo: Canna Cesare, 15 per guarigione di sua figlia dal mal caduco.
F) - Fabbrica: Raffo Mondani Luigia, 2 per Messa di ringraziamento - Falicetto: Piola Teresa, 2 - Ferrara: Marini Virginia, 5 per grazia ricevuta; Ferri. Dante, 5 - Forino: 5 offerta e Messa di ringraziamento - Francavilla (Sicilia): Sgroj Avv. Giovanni, offerta per Messa.
G) Genova: Bussi Felice, 5; Odero Carlotta 10; Fabiani Tommasina, 10 per grazie ricevute - Granaglione: Brizzi Margherita, una collana preziosa per grazia ricevuta - Grignasco: N. N. 4 per guarigione da pleurite fulminante - Grinzano: Palladino Albina maestra, 5 per una Messa di ringraziamento.
L) - Lavertezzo (Svizzera). R. L. 5 per grazia ricevuta - Lerma: Seiutto Rosa, 40 per Messa di ringraziamento - Livorno: Boggioni Cauto Pietro, 5 - Lodi: Fighetti Maria Ved. Fati, 2 per una Messa - Lonigo: Soso Pietro, 12 per grazia - Lugano: Morganti Luigia, 10 - Lupia : Masetto D. Giuseppe 5 per celebrazione di una Messa ed offerta per grazia ricevuta. Il medesimo rende pubbliche grazie a Maria Ausiliatrice a nome della famiglia Radin per la guarigione del figlio ridotto in fin di vita causa una fortissima contusione alla testa.
M) - Martinengo : Teodori Maria, 5 - Masera : Lr M. L. 5 - Messico : P. Tagliaferri, per segnalatissima grazia - Milano : Rovati Eugenio rende pubbliche grazie per ottenuto impiego; Ceresola Maria, 10; Bovone Angela, 5: Sayno Teresa, 5 per grazie ricevute - Moneglia: Mutirone Francesca, 5 per la guarigione di un suo nipote affetto da menengite ed essa da artritide; Rossi Giuseppina, 5.90 - Molina Logos: Boccagni Riccardo a nome dei coniugi Brighenti per guarigione di una loro figlia - Mondovì: N. N. 0,50 - Montelupo Fiorentino : Cioni D. Carlo, 4 - Mosso Santa Maria: Ormezzano Effisio e Maria, 23 per segnalatissima grazia.
N) Niscemi: Ragusa Francesco, 3 per un suo nipotino che precipitato da grande altezza non riportò alcun male.
O) - Oria: Carissimo Martini Marianna, 10 per Messa di ringraziamento - Orio Canavese: coniugi Ferrero, 2 per una Messa - Osogna: Mambretti Catterina, 10 per guarigione da pericolosissima malattia.
P) - Palermo: Martini Attilio, per guarigione da infiammazione intestinale -Paparello: Aguanno Francesco, 10- Parma: Neva Grossi Bice, 5 per una Messa: Uno studente, 5 per aver superato in modo insperato l'esame di licenza dopo essersi raccomadato a Maria - Picciano: De Angelis Civico Elvira, 16 per una Messa; De Angelis Annina, 5 per una Messa - Pietraporzio: Nicoletti Giovanna Ved. Salvaggio, 5 per la guarigione da asprissimi dolori sciatici - Piossasco: Grosso Egeria Vigliani per guarigione da malattia nervosa - Pola (Austria): Merlo Clemente, 10 per notabile miglioramento in salute di sua moglie - Pordenone: Falusca Romana, 2 - Poschiavo: G. S. 2 per grazie ricevute.
Q) - Quarna Sotto : Rampone Ch. Umberto, 5 per grazia ricevuta.
R) - Ragusa Inferiore: Capodicasa Provvidenza, 5 - Rancate: Taddei D. Carlo, 5 per la preservazione da fatale pericolo - Ravenna: Graziani Teresa, 5 - Recoaro: Bruni Facci Giulia per la guarigione del marito da gravissima polmonite - Roma: Arnerio Igino per grazia ricevuta - Rossiglione: Pizzorvi G. B. per grazia avuta - Rovetta: Pezzoli G. B., 15 per una Messa di ringraziamento.
S) - Saluzzo: Vaudagnotti Giuseppe, 5 per ottenuta guarigione - Sant'Arcangelo: Spani Ch, Salvatore, 5 per guarigione da grave malattia - S. Briccio di Lavagno: Cassini Cesare, 5 per felicissimo esito di affari domestici - S. Brigida: Maestrelli Aida, 3 - S. Giuseppe Castagnito: Marello Maria, 200 per insigne grazia ricevuta - S. Giusta : Gallus Ch. Salvatore, 2 - San Marcel: N. D. B., 5 - S. Maria Versa: 10; Cattaneo Giuseppina Vittoria, 10 per grazie ricevute - S. Martino: Albasino Colombo, 10 - S. Martino di Colle: P. G. R., 2 - Sanipeyre: Rica Giuseppe fu Bernardo, 20 per grazie ricevute - S. Urbano : Bertini Maria, 1 - S. Venerina: Pennisi Grossi Sebastiano, 2 - S. Vittoria d'Alba: Poro Iardini Teresa, 5 - Selva Volpago: N. N. 5 - Senipola: Splendori D. Giuseppe, 2 per Messa di ringraziamento - Soave: Tebaldi Luigia Magrinelli per grazia ricevuta -Suno: Parola Luigia, 2.
T) - Tigliole: Nosara, 6 per grazia ricevuta - Torbe: Campigoto Maria, 5; N. N. 2; Perusi Chiarina, 3. - Torino: Talice Giuseppina, 5; C. R., 50; Vaudagnotto Giuseppe, 5; Bracco Luigia, 5; Perardi Annetta, 0,50; Peretti Carlo, 25 per favori e grazie segnalatissime ottenute da Maria Ausiliatrice - Trinità: Viglietti Biagia, 10 - Trino Vercellese Pobietto: Firmino Piletta, rende pubbliche grazie per la miracolosa guarigione di un suo fratello.
V) - Valfenera: Lanfranco Luigia, 2 - Vallio: Calvetti Marianna, 5 - Venezia: Dal Tedesco Emilia, 5; Moschetto D. Giuseppe, 5 per grazie ricevute - Vicenza: Zardo Maria, 5 per una Messa di ringraziamento - Villa di Chiavena : Del Molino Elisabetta, 5 per ottenuta guarigione - Villalvernia: A. O. 4; - Villanova d'Asti: Bosco Teresa.
I.
Elementi necessarii allo sviluppo della Pianta.
Le piante sono composte di varii elementi - Esperienze fatte per provare questa verità - Quali siano gli elementi che trovansi in tutte le piante - Conseguenze di queste verità - Dove le piante prendano gli elementi di cui sono composte - Quali di essi noi dobbiamo far trovare nel terreno - Elementi di fertilità - Legge del Minimo - Disillusioni provate per aver trascurata questa legge - Riassunto.
Nell'ultimo numero abbiam accennato al fatto che tutte le piante abbisognano di vitto e per di più, di un vitto confacente alla loro costituzione. È bene che ritorniamo su questa verità per meglio precisarla e completarla.
Fin dall'antichità, si constastò che i terreni fruttavano assai più se ad essi veniva somministrato ad es. un po' di cenere, un po' di stallatico, un qualche avvanzo di piante marcite : anzi, se in certi luoghi i terreni non sono ancora completamente sterili, lo si deve appunto a questa pratica, unita con altre circostanze locali. Questo fatto prova che le piante si servivano e si servono di questi elementi somministrati al terreno. Al giorno d'oggi però possiamo aver dei dati molto più precisi.
Gli scienziati, quando riuscirono a provare che i corpi non viventi sono composti per la maggior parte da pochi corpi più semplici (e noi tutti sappiamo ora ad es. che il bronzo è composto di rame e di stagno, che il pacfond è composto di rame , di zinco e di nikelio, ecc.) ne dedussero che anche pei corpi vegetali ed animali doveva avvenire la stessa cosa. Separarono dapprima l'acqua che esiste in gran quantità in tutte le piante vive e poscia, bruciata la parte secca, studiarono quali erano gli elementi che componevano le ceneri rimaste. Nelle ceneri, in tutte le numerosissime esperienze fatte, trovarono sempre i seguenti corpi : zolfo, fosfati, potassa, calce, magnesia e ferro ; ed il più delle volte anche altri quattro, cioè : silice , soda, cloro e manganese. Ma la pianta evidentemente in queste ricerche non era rappresentata solo dalla cenere, ma anche dall'acqua fatta evaporare e dalla parte che era stata consumata in fiamme e fumo. E poichè si conosce che l' acqua è composta di due corpi detti idrogeno ed ossigeno, e che la fiamma ed il fumo ci son sempre dati da tre corpi detti ossigeno , azoto e carbonio , si concluse che: alla formazione della pianta concorrono quattordici eleménti dei quali alcuni necessarii ed altri molto utili.
Questa verità venne poscia confermata con numerosissimi esperimenti culturali. Si preparò del terreno in cui mancasse alcuno degli elementi accennati, ed in esso si coltivarono delle piante e si potè constatare che, anche senza la silice, senza la soda, senza il cloro e senza il manganese , le piante potevano vivere; cioè che : Questi quattro elementi non sono indispensabili alle piante, ma solamente molto utili. Ma, si constatò pure che mancando UNO SOLO degli altri dieci (idrogeno ossigeno , azoto , carbonio, zolfo, fosfati , potassa , calce , magnesia e ferro) le piante intisichiscono e muoiono.
Si concluse adunque che le piante, devono trovare a loro disposizione, per poter vivere e crescere, tutti i dieci elementi sovracitati. Ma ben altre sono le conseguenze che si poterono dedurre da queste verità e dalle esperienze accennate. Si potè infatti constatare, che le piante non si servono dei detti elementi se essi non si trovano in certe condizioni speciali (precisamente come il nostro stomaco si rifiuta di ricevere il cibo se non è cotto e confezionato), e per di più che esse han bisogno di trovare tutti questi elementi stessi almeno in una certa quantità, per poter crescere rigogliose e non rachitiche e tisicuccie. In altre parole oggidì è rigorosamente provato
1°) - Che le piante per vivere devono trovare a loro disposizione dieci corpi fondamentali (i dieci sopracìtati) ;
2°) - Che la mancanza di uno solo di essi reca morte alla pianta - ossia - che gli altri nove non servano da soli e quindi sono sprecati;
3°) - Che la pianta assorbe in una data proporzione tutti gli elementi di cui abbisogna - ossia - che se uno di essi scarseggia, degli altri, anche se trovansi in abbondanza, la pianta assorbe solo una parte proporzionata a quello che si trova in minor quantità. Ritorneremo su quest'ultima verità, per ponderare alcume delle conseguenze disastrose derivate dall'averla trascurata.
Persuasi ornai che, allo sviluppo delle piante, sia indispensabile il far loro trovare disponibile, ed in certe condizioni speciali, l'idrogeno, l'ossigeno, l'azoto, ecc. (i dieci visti più sopra) vediamo donde esse li prendano, quali siano più scarsi, e se ve ne sia una provvista abbondante in natura.
Fortunatamente la Divina Provvidenza dispose che questi elementi fossero in natura in tale abbondanza, da non esservi pericolo che nn giorno o l'altro debban mancare ; anzi, con leggi ammirabili, stabilì pure che quanto giorno per giorno vien trasformandosi, in tempo più o meno lungo, debba ritornare allo stato primitivo; ma ha lasciato però che l'intelligenza umana pensasse a servirsene, ed ottenesse maggior o minor frutto a seconda del come se ne sarebbe servito. Quindi non dobbiamo temere che essi un giorno o l'altro possan mancarci, ma solo di non esser capaci di usufruirne come sarebbe necessario.
La pianta prende l'ossigeno, l'idrogeno ed il carbonio generalmente dall'acqua e dall'aria, perciò questi tre elementi li ha sempre a sua disposizione, purchè noi non la priviamo dell'aria e non le lasciamo mancare l'acqua: altri tre, ossia il ferro, il magnesio e lo zolfo, la pianta li trova in tale abbondanza nel terreno, d'altronde ne abbisogna in così piccola quantità, che per ora almeno non havvi pericolo abbiano a mancarle, e così si dica di quei quattro elementi non assolutamente necessarii, ma utili (silice, soda, cloro, manganese). Nei terreni invece mancano, o si trovano generalmente in scarsa quantità, i quattro rimanenti che sono l'azoto, i fosfati, la calce, la potassa, e la pianta li prende appunto dal terreno!
É quindi di questi quattro elementi che dobbiamo preocuparci : sono questi che noi dobbiamo assolutamente mettere a disposizione delle piante ed in condìzioni tali che le piante possan lì per lì servirsene. La scarsità di uno solo di questi quattro elementi, lascia nel terreno inattivi alcuni degli altri tre che qualche volta trovansi in abbondanza. E questo è provato dal fatto che basta il più delle volte somminìstrare un po' di azoto artificiale, per ottenere uno sviluppo grandissimo nelle piante : ossia per metter la pianta in condizione di poter servirsi in abbondanza di quegli elementi che in caso diverso sarebbero rimasti inattivi nel terreno. Ecco perche questi quattro elementi assunsero una speciale importanza fino ad esser chiamati elementi della fertilità, non già perche da soli bastino alla pianta, ma perchè se essi non difettano, la pianta trova nel terreno quanto ha bisogno per crescere e prosperare, giacchè gli altri non difettano mai.
Più innanzi abbiam detto che di tutti gli elementi esistenti nel terreno, la pianta assorbe solo una parte proporzionale a quella assorbita dell'elemento che trovasi in minor quantità. Questa verità che generalmente vien espressa dicendo « lo sviluppo della pianta è regolato dall'elemento che si trova a sua disposizione in quantità relativamente minore » è la così detta Legge del Minimo.
Vorremmo aver tempo e spazio per dir come conviensi di questo fatto che costituisce una verità di capitale importanza, invece dobbiamo limitarci a qualche semplice osservazione. Questa verità fu approvata dalla scienza con migliaia e migliaia di esperienze, e le disillusioni di tanti poveri contadini ne hanno completata la prova.
La scienza la provò col formare dei termini artificiali in cui variasse la proporzione degli elementi e sempre constatando che la pianta in essi mantenuta cresceva, con uno sviluppo proporzionale all'elemento che nel terreno trovasi in minor quantità. Le esperienze si ripeterono con climi diversi in Italia, in Francia, in Germania, ecc. e mai smentirono questa verità.
Le disillusioni poi dei nostri contadini sono ancor più eloquenti ! Disgraziatamente non pochi si lasciarono adescare dalle promesse di certi reclàme, di certi avvisi letti nei giornali o nelle sale delle stazioni e comprarono alcuni concimi chimici (quelli che essi dicono guani) da fabbriche anche onestissime. Per un anno per due, per tre... ebbero raccolti soddisfacenti e poscia il loro terreno rimase esausto, sfinito o come dicono essi bruciato! E perchè questo? I concimi da essi comperati, anche supposto che di ottima qualità, contenevano uno al massimo due degli elementi richiesti dalle piante, e perciò sparsi nel terreno in cui eranvi ancora qualche avanzo degli altri elementi necessarii, la pianta per qualche anno potè trovare a sua disposizione tutti gli elementi di cui abbisognava quindi crescere rigogliosa e dar raccolti rimunerativi. Passato qualche tempo, e continuandosi la stessa concimazione (guano) incominciarono a trovarsi in scarsa quantità gli altri elementi forse prima abbondanti, e poscia a mancare quasi completamente e la pianta, crebbe con sviluppo proporzionale all'elemento che trovavasi in minor quantità, perciò prima intisichì e poscia finì col non più crescere in nessuna maniera ed allora si gridò la croce adosso ai concimi chimici come se la causa del male fossero essi e non piuttosto la nostra ignoranza ! La si capisca una buona volta : Iddio diede delle leggi alla natura e non è operando con capriccio e contro queste leggi che conquisteremo il nostro benessere, ma solo sforzandoci di uniformarci completamente ad esse!
Riassumendo : Non dimentichiamoci mai; 1° che, dobbiamo far trovare a disposizione delle piante, in una data quantità azoto, fosfati, calce, potassa, se vogliamo che esse crescano in modo da assicurarci un raccolto remunerativo; 2° che somministrando al terreno solo qualcuno dei quattro elementi, della fertilità procuriamo alle piante il modo di esaurire completamente ed in brevissimo tempo il terreno.
Il conte Gìulìo dì Gropello di Torino.
ATTORNIATO dalla numerosa sua famiglia e confortato da tutti i sacramenti della Chiesa e da una benedizione speciale del Santo Padre, si spegneva questo nobile Signore, nell'età di 73 anni in Torino. Religione e patria furono i suoi due unici pensieri che lo animarono a lavorare con umiltà ma con vigore al bene della società. Giovanetto, uscito dalle scuole dei Padri Gesuiti di Torino, abbracciò la carriera diplomatica ed arrivò a segretario d'ambasciata a Parigi, poi incaricato straordinario a Napoli, un po' prima che quel regno cessasse quasi con la morte di re Ferdinando II. Allora si ritirò a vita privata, non credendo di poter conciliare la coscienza di buon cattolico con publico funzionario. Amava il servizio al suo Re fino alla morte, ma rinunziò ad ogni onore, quando s'accorse che la sua coscienza ne rimaneva offesa. Allora, servì ai poveri soccorrendoli nelle loro miseria e riconoscendoli come rappresentanti di Dio.
Appena conobbe D. Bosco e le pie sue opere, le amò e si studiò di aiutarlo con generose sovvenzioni, e ne fu molto fervido Cooperatore. Ogni cosa indirizzata a beneficenza lo guadagnava, ma sopra tutto l'opera delle Missioni. Egli non sapeva resistere all'incanto della funzione della loro partenza. Non vi mancava mai, e confuso col popolo con offerta e con preghiere si studiava di cooperare alla grande opera della propagazione della Fede.
Di carattere fiero, sapeva per religione temperarsi ed anche richiamarsi in colpa. Da molto tempo sofferente, viveva rassegnato alle disposizioni della divina Provvidenza in modo esemplare.
Sua ultima volontà fu di essere accompagnato alla sepoltura da molti religiosi e da molti poveri. E se il Signore tra la gloria del cielo, ove piamente si spera goda il frutto delle sue beneficenze, gli avesse concesso di vedere ancora qualche cosa di questo mondo, il suo spirito avrebbe veduto un lungo corteo di poveri piangere e pregare dietro la sua bara.
Di lui si può dire che colui che ha seminato benedizioni raccoglierà anche una bella corona di benedizioni. - Era nato in Alessandria nel 1828. - Lo raccomandiamo alle preghiere dei nostri cooperatori.
Grazìa Ponzìo di Tunisi.
IL giorno 19 ottobre spirava nel bacio del Signore dopo una penosa malattia, sopportata con vera rassegnazione cristiana questa nostra prima Cooperatrice di Tunisi all'età di 67 anni.
Vero modello di madre cristiana prodigò, le più solerti cure per l'educazione cattolica dei suoi figliuoli, i quali ben seppero ricompensarla coll'amore e col rispetto costante che le testimoniarono del continuo dopo la perdita del padre. Dotata di una vera e soda pietà frequentava i SS. Sacramenti e prendeva assidua parte alle funzioni sacre concorrendo coll'elemosina a sostenerne il decoro. Come prima conobbe i salesiani in Tunisi, si fece inscrivere tra le Cooperatrici, e non lasciò passare occasione per testimoniare il suo amore nel cooperare alle opere di beneficenza istituite a Tunisi dai Salesiani. Voglia Iddio concedere ai desolati figli e sopratutto alle signore Maria e Brigida Ponzio la rassegnazione necessaria in sì dolente circostanza, e l'esempio delle virtù materne sia il caro retaggio degli amati figli.
Torsellìno Giuseppina di Chieri.
SuLLA tomba di questa nostra buona Cooperatrice, volata in paradiso il 27 dello scorso ottobre, deponiamo il nostro mesto fiore, quale simbolo della gratitudine che a lei ci legava ed a conforto della desolata genitrice. Aveva solo 43 anni di vita, ma in questi anni quanto bene non mandò innanzi a sè al tribunale di Dio! Sostenitrice, insieme con l'ottima sua madre, di tutte le molteplici opere di carità che fioriscono nell' ospitale Chieri, coadiuvò in più circostanze lo sviluppo dell'Opera di D. Bosco. Visitata dal Signore con penosissima malattia, che le impediva pressochè di muoversi, la sopportò con edificante rassegnazione per ben ventidue mesi, dando a tutti mirabile esempio di giovialità ed allegrezza nel portare la propria croce. La sua morte fu la corona della sua vita: tranquilla e placida come il sonno d'un innocente. Fortunata lei che seppe prepararsi in breve ricco tesoro di meriti per il paradiso, non aspettando a far ciò dopo la morte per mezzo altrui! Mise in pratica quanto era solito raccomandare a tutti il nostro buon Padre Don Bosco, che, cioè, chi vuol prepararsi dei meriti pel paradiso faccia il bene mentre vive e non aspetti a farselo fare dopo morte. Quantunque ferma sia la nostra persuasione che già goda il premio delle sue virtù, pure ne raccomandiamo l' anima alle preghiere dei nostri Cooperatori e Cooperatrici e rinnoviamo all'afflittissima madre, signora Carolina nata Bordano, ed ai parenti tutti le nostre più sentite condoglianze. Sia pace all'anima bella.
LA ditta Fiaccadori di Parma (opera salesiana) col nuovo anno assume l'amministrazione del periodico - La Cooperazione Popolare - Rivista d'Agricoltura - che entra nel nono anno di vita. Il periodico, pur conservando l'indole generale che finora gli fece tanto onore, sarà completamente trasformato. Uscirà al principio ed alla metà di ogni mese, nel formato del Bollettino Salesiano, con 16 pagine almeno di trattazione ed 8 di copertina. Al 2° numero andrà unito un supplemento tutto dedicato alla trattazione di argomenti riguardanti più specialmente la cooperazione popolare.
La Redazione, per corrispondere al favore sempre goduto e maggiormente cooperare al miglioramento delle classi agricole, non badando a sacrifizi, si associò nuovi elementi di particolare competenza, che legittimano le speranze più liete per un periodo di vita sempre più rigogliosa del nostro periodico.
Per rispondere meglio alle nuove esigenze agrarie, il periodico conterrà articoli d'occasione riguardanti in modo speciale la pratica agricola, e darà ampie cognizioni sui mezzi migliori per fertilizzare il terreno. Ma quel che lo renderà più interessante sarà un largo sunto dei migliori periodici agrarii italiani ed esteri, che terrà i nostri abbonati al corrente di tutto il movimento agrario moderno.
Gli abbonati possono inviare quesiti riguardanti le difficoltà che incontrano sia nei loro lavori agrarii come pure nella vita delle cooperative e la Redazione si farà premura di rispondere sul periodico (e se farà duopo in via privata) nei termini più chiari e precisi. .
L'ultimo numero del corrente anno, uscente alla metà di dicembre, servirà di saggio e sarà spedito gratis a chi ne farà richiesta, anche solo con biglietto di visita, alla Ditta Fiaccadori, Parma.
L'abbonamento annuo è di lire quattro e si paga anticipatamente.
Chi invierà il prezzo prima del 31 dicembre, avrà, come segno di ricevuta, in dono un'operetta agraria.
La Ditta Fiaccadori si riserva poi di concedere uno sconto speciale sulle opere di propria edizione. Chiunque poi coopererà alla diffusione del periodico avrà diritto a premii speciali, il programma dei quali sarà pubblicato nel numero di saggio.
Per le inserzioni sulla copertina prezzi da convenirsi
Gli abbonamenti e le inserzioni si ricevono esclusivamente dalla Ditta Fiaccadori in Parma. Gli scritti invece riguardanti la Redazione si spediscano Redazione del Periodico LA COOPERAZIONE POPOLARE, Piazzale S. Benedetto, n° 5, Parma.
LA BUONA STRENNA del 1902 - Calendario illustrato - Torino, Tipografia Salesiana, L. 0,40.
Scrivere oggidì per presentare od illustrare un calendario, per quanto artisticamente assai riuscito, potrebbe parere cosa per lo meno superflua, perchè ormai tutti si assomigliano. Tuttavia ci sia permesso dire una breve parola della nostra Buona Strenna, il cui testo ed illustrazioni assumono per noi un carattere altamente educativo. La lettura anche superficiale di questo nostro calendario fa subito risaltare il pensiero direttivo del saggio e prudente compilatore, il quale, tenendo presenti le esigenze moderne anche per un calendario di famiglia cristiana, come la indispensabile varietà dei bozzetti, l'originalità degli articoli, la gustosa spiritosità degli aneddoti, la eleganza artistica delle illustrazioni, ecc.; con una delicatezza, di citi gli saranno grati i genitori e gli educatori cristiani, non lasciò sfuggire una parola, un motto, una figura che potesse menomamente turbare il sereno candore di un'anima innocente.
Questo pare a noi pregio singolarissimo e che dinota una non comune abilità nel compilatore, che deve avere preso tale carico non come un semplice lavoro di forbici, ma come una santa missione; una continuazione, anche in questa parte, apparentemente umile, dell'opera risanatrice della stampa, iniziata dal grande D. Bosco. Se la Buona Strenna deve tornare gradita alle famiglie cristiane, lo dev'essere in modo speciale pei Cooperatori e per le Cooperatrici Salesiane, a cui presenta illustrazioni e notizie interessanti dei principali avvenimenti fra i figli di Don Bosco dell'anno decorso, e sopratutto una splendida cromolitografia riproducente nei colori originali il gran quadro di Maria Ausiliatrice venerato nel suo Santuario di Torino.
GHIGNONi (P. ALESSANDRO) Diritti e Doveri dell'Operaio. Conferenza - Elegante fascicoletto in 12° di pag. 36. (Roma .- Libreria Pontificia di Federico Pustet) L. 0,30.
L'instancabile ed elegante conferenziere P. Ghignoni nel suo apostolato tra i giovani e tra gli operai ha ripetutamente letta questa sua bella conferenza, applaudito sempre entusiasticamente a Livorno, a Cremona, a Spezia. Però la sua forbita e persuadente parola non è potuta giungere a tutti gli operai italiani e perciò troviamo che la benemerita Casa Pustet ha fatto cosa ottima ed eccellente pubblicandola in elegante edizione e porla così alla portata di tutti, anche attesa la mediocrità del prezzo.
Tutti coloro perciò che si interessano veramente alla rigenerazione fisica e morale degli operai dovrebbero cercare di diffondere questo libretto, e ne vedranno certo buoni frutti, ciò solo dal cristianesimo può veramente sperarsi la redenzione delle classi operaie.
Le Congregazioni Religiose di voti semplici nei loro rapporti con i Vescovi secondo la Bolla Conditae di LEONE xIII, manuale pratico del P. Vincenzo Nardelli dei Pred.
Cresciuti in questi ultimi tempi gl'Istituti di voti semplici di Religiosi e di Suore, si sentiva da tutti il bisogno di una legislazione speciale che regolasse i loro rapporti con i Vescovi. E Leone XIII, con la Bolla Conditae emanata l'8 Dicembre 1900, dichiarò « quali fossero i diritti dei Vescovi su tali associazioni e quali i doveri di queste verso i Vescovi.
Scopo del presente opuscolo è di rendere facile e utile agl'Istituti , specialmente di Suore, la conoscenza dell'atto Pontificio.
È un Manuale Pratico, in cui sono raccolte le norme contenute nella Bolla, e ordinate in tanti Capitoli quanti sono i differenti rapporti che hanno gl'Istituti religiosi con i Vescovi : come nell'apertura delle case, nell'ammissione all'abito e alla professione, nel governo delle case e delle Congregazioni ecc.
A maggiore schiarimento vi si riportano le principali risposte, avvertenze e i decreti della Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari. In appendice al Manuale è inserita la Bolla tradotta in Italiano.
Rivolgersi al P. Nardelli o alla Direzione del « Rosario Memorie Domenicano. ». Pie' di Marmo 12, Roma. Prezzo di ogni copia L. 0,50. Per 12 copie L. 5,00.
SAC. P. LINGUEGLIA. - Il Parroco di Costarsiccia. Racconto storico coll'appendice: Vendetta Cristiana di UGO MIONI. - Fasc. 10° delle Letture Cattoliche. - Torino. - 0,20.
Grazioso ed ameno è il racconto del Parroco di Costarsiccia. Riguardo alla sostanza con cui si presenta la bella idea di un Parroco di campagna, serio, zelante, oculato e premuroso specialmente per educare la gioventù, è molto opportuna ai tempi nostri e ritrae assai dai piacevoli racconti del P. Martinengo. Lo stile è famigliare, pulito, grazioso, chiaro così che un fanciullo intende la mente dell'autore. Cosí Mons. Ambrogio Daffra, Vescovo di Ventimiglia, cui è dedicato il racconto, esprime presso a poco il suo giudizio, che facciam nostro, augurandoci, insieme coll'illustre Prelato, che il giovane autore abbia presto a regalarci altri lavori tanto geniali.
Sac. G. B. FRANCESIA - Il Natale coi tuoi! Scene famigliari, un bel volume di 320 pagine a L. 0, 50 Libreria Salesiana.
È un vero regalo, proprio d'occasione, che la forbita penna dell'illustre professor Francesia offre agli abbonati delle Letture Cattoleche.
L'azione, che è un vero ritratto di quanto spesso volte avviene ai giorni nostri anche presso le famiglie cristiane, si svolge in Torino e tocca perciò dei fatti più importanti avvenuti in questa città negli anni scorsi. Il racconto è interessantissimo. ben condotto, e, quel che più, importa, vi aleggia un cotal spirito di sodezza e soavità cristiana da commovere ed istruire nel modo più salutare ed attraente nello stesso tempo.
L'elegante volumetto, corredato da nitide e riuscite incisioni, si vende in tutte le Librerie Salesiane, al modico prezzo di L. 0,50
Col prossimo gennaio il nostro Bollettino incomincerà la sua edizione in lingua portoghese e così sarà publicato mensilmente in sette lingue. Chi desiderasse aver copia dell'Edizione portoghese ne faccia domanda alla nostra direzione.
Il 18° Centenario dell'Apostolo ed Evangelista S. Giovanni.
Per questo 18° Centenario, che ricorrerà il 27 corr. Dicembre, si preparano solenni festeggiamenti nella Chiesa Salesiana dedicata al S. Apostolo in Torino.
Le feste saranno precedute da una Sacra Missione, che si inizierà la sera del 12 Dicembre ed avrà termine il sucessivo 22. La predicheranno quattro valenti oratori: Il Can. Pietro Luino, Arciprete dell'insigne Collegiata di Carmagnola, il Can. Giovanni Boccardo, Pievano di Pancalieri, il Dott. D. Tommaso Pentore Salesiano ed il Prof. D. Stefano Trione Salesiano.
La nota valentia degli oratori, fecondata dalla grazia di Dio, ci fa sperare dalla Sacra Missione i frutti più ubertosi e consolanti.
I giorni 25, 26 e 27 Dicembre, assegnati alle feste centenarie, si avranno solenni funzioni, celebrate da Rev. mi Vescovi: e l'ultimo giorno Panegirico del Santo, recitato dall'Ecc. mo Card. Agostino Richelmy, Arc. di Torino, che impartirà eziandio la Benedizione col SS. Sacramento.
In occasione delle feste Centenarie, la Libreria Salesiana S. Giovanni Evangelista, sita in Via Madama Cristina, 1 metterà in vendita graziosi opuscoli, immagini, medaglie ed altri oggetti religiosi, che serviranno come ricordo dei festeggiamenti.
Presso la medesima libreria e presso la Sacrestia della Chiesa si accetteranno con riconoscenza le offerte che venissero fatte per sostenere le gravi spese occorrenti sia per la Sacra Missione, sia per il Centenario.
1. Agostini D. Mariano - Trevi (Perugia).
2. Balestrazzi D. Giuseppe Parma. 3. Bertero Giovannina, maestra - Ovada (Alessandria).
4. Bolzaretti Domenico - Palestro (Pavia).
5. Botti D. Domenico, Prevosto-Casalporino (Parma).
6. Carnana Dott. Can. Enrico-Valletta (Malta).
7. Cerruti Cav. Filippo - Fossano (Cuneo).
S. Cesari Ercole, farmacista - Gradara (Pesaro).
9. Cova Cav. Giovanni - Casale (Alessandria).
10. De. Sforza nob. Berta Isabella - Trieste.
11. Fasan D. Giacinto, Parroco di S. Agnese - Treviso.
12. Ferrero Domenico fa Molchiorre - Osasio (Torino).
13. Finco D. Giovanni Batt., Rettore - Lieríolo (Trev iso).
14. Gavazzo Francesco - Vicenza.
15. Gozo D. Carlo, Can. ArcidiaconoSavona.
16- Graffi Maria-S. Tommaso (Udine). 17. Gaglielmi Lorenzo fu Antonio - Vallebona (P. Maurizio).
18. Gusberti avv. Antonio - Vigevano. 19. Lavia Giovannina Maria fu Cav. Pietro - Nicosia.
20. Mandillo Can. Giov. Batt., Parroco - Villafaletto (Cuneo).
21. Martini Innocenza - Beinasco (Torino).
22. Osella Ved. Maria - Carmagnola. 23. Osella Domenico - Carmagnola.
24. Paglia Marco di Ludovico - Rivarolo (Torino).
25. Prigione Can. Biagio, Parroco al Carmine - Alessandria.
26. Sciacca Pietro- Randazzo (Catania). 27. S. Ecc. Rev.ma Monsignor Andrea Sterk, Vescovo di Trieste.
28. Vergnano Rosa-Baldissero (Torino). 29. Zambianchi Assunta - Forlì. 30. Zorguotti Giustina - Torino.
1. Battile Avv. Eligio Casalborgone (Torino).
2. Belmonte Geom. Giacomo - Genola (Cuneo).
3. Blardoni Giannetta - Piodimulora Ossola (Novara).
4. Bresciani Emilia - Clusane sul Lago (Brescia).
5. Capra Domenico - Pont St. Martin (Torino).
6. Carozzi Padre Benedetto - Alessandria.
7. Casanova Giuseppe , Ufficiale dei RR. Carabinieri - Torino.
8. Celesia Deferrari Antonietta - Genova.
9. Colla Maria Antonia, Sto Stefano d'Aveto - Genova.
10. Cerotti Stefano - Intra.
11. Chesini Antonio - Fumano (Verona).
12. Chiappa D. Giovanni, Prevosto - Colla di Retro (Novara).
13. Cola Sabatino.- Filettole (Pisa). 14. Cola Artabano - Filettole (Pisa). 15. Comoli Litigi - Brescia.
16 Crosotti Margherita - Poi (Pavia). 17. Delfino Giovanni - Varazze (Genova).
18. Drocco Maddalena Rodello (Cuneo).
19. Faccioli Gaetano- Negrar (VeroncO. 20. Fasoli Gentile- Corubbio (Verona). 21. Ferrari Pietro fa Colombano - Borghetto d'Arroscia (P. Maurizio). 22. Ferrero Maria - Mombercelli (Alessandria).
23. Galli teol. D. Giuseppe - S. Maurizio della Posta (Novara). 24. Gattinara Candida Ved. Calcagno - Torino.
25. Giacoboni D. Pietro, Canonico M. Cattod. - Piacenza.
26. Grandi Gerolamo - Tuenno (Trentino).
27. Gracchi Luisa - Brisighella (Ravenna).
28. Grigoli Battista- Fumano (Verona )
Gennaio. - A Gesù Redentore e Re . . . . Pag. 1 La benedizione del Santo Padre al Bollettino . . . . 2 Lettera del Rev. D.. Michele Raa ai Cooperatori . . 3 Il Rappresentante del Successore di D. Bosco in America . 9 Missioni : - Patagonia Meridionale: Due mesi di Missione per la campagna 15 Solennità e Conferenza di S. Francesco di Sales . . . . 17
Per gli Italiani emigrati a Zurigo 18 Le Letture Amene ed Educative benedetto dal S. Padre . 23
Omaggio mondiale dei bambini al Redentore 24 Grazie di Maria Ausiliatrice . . . 25 Il -5° anniversario dello nostre Missioni a Torino.' . 27 Notizie Varie: Unn nuovo Oratorio a Montemagno- L'Ambasciatore d'Italia a Parigi e i Salesiani - Il Collegio d'Orvieto dal S. Padre 28
Rivista bibliografica 29 Cooperatori defunti . . . 30 Illustrazioni : Panorama e rada di Rio do Janeiro, pag. 14 - Gesù benedicente i fanciulli del Vogel, 24 - Veduta di Montecoagno, 28.
Febbraio. - Sulla collina di Valsalice . . . . 31.
Il cuore paterno del S. Padre verso gli Italiani . . . . 34
Il Secondo Congresso Salesiano a Buenos Aires . . . . 37
L'ultima pagina dell'Anno Santo . 41
Il. 25" anniversario della 1' fondazione salesiana in Francia 43
La parola del cuore . . . 43
Il Rappresentante del Successore di D. Bosco in America 44
Missioni: Patagonia Meridionale: Due mesi di Missione per la campagna - Venezuela:. Vittinmee danni del terremoto. - Brasile : Visita di un benefattore alla Casa di Coxipò 46
In fascio: Chili -- Bogotà - Bolivia 51
Grazie di Maria Ausiliatrice . . 53
Notizie varie: Adorazione quotidiana-Istituto della Consolata - Benedizione di campane a Spezia - Onoro al merito - Bussola per la Chiesa di Maria Ausiliatrice in Novara 57
Rivista Bibliografica . . . . 60
Illustrazioni- Don Bosco pag. 32 - Oratorio S. Pietro di Nizza Mare, 42 - Mons. Chapon Vescovo di Nizza, 43 - Il Missionario in mezzo agli Indi, 47 - l'osa della prima pietra della Capella di Maria. Ans. in Valencia, 49 - 1 uovo ponte in ferro sul Malleco, 51 - Bussola per la Chiesa di Maria Aus. in Novara, 59.
Marzo. - La nostra preghiera a S. Giuseppe . . . . 61 I grandi benefattori dell'umanità 62 Il cuore paterno del S. Padre verso gli Italiani . 64 Il Rappresentante del Successore di D. Bosco in America . 66 Pro familia . . .
D. Domenico Belmonte 69
Triste anniversario 71 Cronaca dei movimento salesiano - Trieste - Lisbona - Sondrio - Palermo - Milano - Savona - Torino - Firenze . . 72
Missioni : Patagonia Meridionale: Due mesi di Missione per la campagna - Equatore : Dall'esilio alla patria . . 76
In Fascio: Nichteroy - Viedma 80
Grazie di Maria Ausiliatrice . . . 82
Gli Indigeni delle colonie all'esposizione di Parigi . . . 85
Necrologia: Sac. Andrea Martinengo - Mens. Giuseppe Divina - Mons. Bertolini . . 86
Notizie varie : Una buona iniziativa dei Salesiani di Parma - La vita di D. Bosco del Francesca - Le Suore di Maria Ausiliatrice a Lodi 88
_Cooperatori defunti . . . . 89
Illustrazioni: S. Giuseppe, pag. 63 - L'Addolorata, 65 - D. Domenico Belmonte, 69 - La visita di D. Albera a Montevideo, 73 - Monumento di Maria Ausiliatrice nel Collegio S. Rosa di Nichteroy nel Brasile, 75 - Missionario che visita una capanna di Indi, 77.
Aprile - Il mese dell'Ausiliatrice ed i pellegrinaggi al suo Santuario 91.
Nel Santuario di Maria Ausiliatrice 93 Leone XIII e la Democrazia cristiana . 93 Il Rapresentante del Successore di D. Bosco in America . 96 Inaugurazione della Chiesa monumentale di Valsalice . . 99 Il 25° anniversario dell'Istituto di Bordighera . 100 Cronaca del movimento salesiano : Spezia - Artena - Siracusa - Rapallo - Alvito - Lisbona - Bra.ga -- Bologna - Asti - Tigliolo d'Asti -- Bobbio - Gualdo Tadino - Verona - Gorizia - Conegliano - Sondrio - Messina - Cagliari - Lanusoi . 102
Missioni: Terra del Fuoco: In cerca di Indi Equatore: dall'Esilio alla Patria- In fascio: Territorio del Chubut 110 Grazie di Maria Ausiliatrico 116
Necrologia : Dott, Luigi Dufour 117 Rivista bibliografica . ..118 Illustrazioni: - Mons. d'Affra, Vescovo di Ventimiglia, pag. 98 - Istituto o Chiesa di Bordighera, 101 - Monsignor Biale, 103 - Veduta di Alvito, 105.- Educando dell'Istituto di Bordighera, 107 - Indie fuoghine, ili -
Catochismo illustrato, Fiat voluntas, 115.
Pellegrinaggio a Maria Ausiliatrice 119 Benemerenze delle Congregazioni religiose . 120 Il Rappresentante del Successore di D. Bosco in America . 123 Le solenni Feste di Maria Ausiliatrice in Valdocco . . 125 Conferenza e norme per i pellegrinaggi . 126 Necrologia: Lidia Realis ved. Richelmy - In suffragio di D Belmonte 127 Cronaca del movimento Salesiano : Ancona - Ferrara - Milano - Genova - Chieri -- Savona 129
Missioni: Equatore:: dall'Esilio alla Patria 133 Grazie di Maria Ausiliatrice
Cooperatori defunti . . . 1 140
Illustrazioni: Illustrazioni della Chiesa di S. Francesco di Sales in Valsalice, pag. 121, 124 131, 134, 137.
Giugno. - Il Sacro Cuore nel secolo XX 141 Leone XIII e la Democrazia Cristiana . . 144 Il Rappresentante del Successore di D. Bosco in America . 149 Cronaca del movimento salesiano :Spezia- Riva di Chieri - Macerata - Zurigo 157 Per le Cooperatrici Salesiane . . 160 Missioni: Equatore: dall'Esilio alla Patria -- In fascio:
Isola Dawson - Bogotà - Morellia - Sucre . . . . 161 Grazie di Maria Ausiliatrice . . 166 Necrologia: Mons. Giuseppe Tettamanti - Comm. V. Demorra - Giuseppina Ferrandi ved. Imperatori . . . . 169 Rivista Bibliografica , 170 Cooperatori defunti . . . . 171 Illustrazioni: Decorazione della Chiesa di S. Francesco di Sales in Valsalice pag. 143 - Mons. Espinosa Arcivescovo di Buenos Aires, 150 - Vescovi Americani, 152 - Direttori Salesiani al Congresso di Buenos Aires, 158 - Gruppo di indii Onas, 164.
Luglio. - Diffida 173
Un dono del Papa 174 Il fondamento dell'Educazione Salesiana , . 174 Le glorie della Madonna di D. Bosco nella sua prima festa del secolo XX . 177 Cronaca del movimento salesiano: Zurigo - Nizza Mare - Bologna - Milano -Genova - Cagliari - Chieri - Verona Piazza Armerina - Ferrara - Ascona - Balerna - Cuorgnè - Betlemme - Catania . 182
Missioni: La guerra civile in Colombia - Grande miracolo - Appello urgente - Patagonia: Nella valle del
Neuquen - In fascio: Arequipa - Gualaquiza - - - 190 Grazie di Ilaria Ausiliatrice 196
Il Catechismo illustrato , 199
Rivista Bibliografica 201 Cooperatori defunti - 203 Illustrazioni : Quadro dell'Immacolata nella Chiesa di Valsalice pag. 178 - La Missione Salesiana di Zurigo, 182 - Gruppo di Antichi Allievi di Nizza, 183 - Gruppo di invitati, 185 - Collegio Giusto Morgando a Cuorgnò, 188 - Mons. Chapon Vescovo di Nizza, 189. - La visita del Missionario ad una famiglia del deserto, 193 - Tribù di Indi che prepara il pranzo, 194- La remissione dei peccati. Il Battista accenna all'òra novella, saggio delle illustrazioni del Catechismo, 200202.
Agosto. - Lettera del Papa ai Superiori degli Ordini ed istituti religiosi - - 205
Importantissimo pei genitori 210 A Leone XIII i Salesiani . 211 La posa della. 1,1 pietra alla Chiesa del Sacro Cuore in Bologna 215 Il giubileo sacerdotale di. Mons. Bertagna . 216 Il Rappresentante del Successore di D. Bosco in America . 216 Cronaca del movimento salesiano : Torino -- Bertolla - Pontestura-Lanzo Torinese-Alessandria - Torrione Bordighera - Ali Marina - Vizzini - Chioggia. - Catania - Napoli - Jesi - Mantova - Stella S. Martino - Mogliano Veneto - Borgo S. Martino - Chieri - Montemagno - Cnorgnè - Riva di Chieri . 220 L'erigendo monumento di Gesù che benedice i bambini . 228 Missioni : Nella -valle del Neuquen - In fascio : Cuyaba - Assunzione 220 Grazie di Maria Ausiliatrice . 233 NECROLOGIA: D. Carlo Mighetti - Noli Clotilde n. Rebora Oneto Giuseppe - Mons. Giuseppe Momento - 235 Illustrazioni: Statua di S. Giovanni Battista, pag. 208 - S. Pietro in Cattedra del Cima, 213 - Veduta, di Cuyab:i, 221 - Inaugurazione dell'Osservatorio del Collegio, 225 -Compagnia di S. Luigi, 230 - Knruzn Isabol: Banda del Collegio di Assunzione, 232.
Settembre. - Il Cardinale Richelmy al Bollettino Salesiano - 237
Nel XXV' anniversario dalla fondazione del Bollettino . , 238
Salviamo la fede nello scuole . 242
Il Rappresentante del Successore di D. Bosco in America . 245
Cronaca del movimento salesiano: Repubblica Argentina: (Buenos Aires, Bernal)- Brasile: (Nictheroy, Cachoeira do Campo - Venezuela: Valencia) -.Egitto:
Alessandria) - Palestina: iBetlemme, Nazaret) - Spagna: Sarrià-Barcellona)- Equatore: (Cuenca) - Italia: (Sassi Torinese, Torino, Castolnuovo d'Asti, Fossano, Gualdo Tadino, Messina, Vizzini) - Svizzera: (Muri, Briga) . 248 Cronaca spicciola, importantissima pei genitori: - Alessandria d'Egitto - Conegliano Veneto - Orvieto - Forrarà - Loreto - Casteluuovo d'Asti - Chieri - Sondrio - Cicagna - Mogliano Veneto - Cuorgnè - Verona - Catania - Rapallo - Tigliolo d'Asti - Falicetto di Verzuolo - Castellamare - Torino - Faenza. 258
Missioni : Nella valle del Nenquen - In fascio : Rawson - Cachoeira do Campo - Repubblica S. Salvador - Puntarenas 261
Grazie di Maria Ausiliatrice 365
Rivista Bibliografica 267
Cooperatori defunti .
ILLUSTRAZIONI - La prima pagina del 10 BOLLETTINO SALESIANO, pag. 239 - L'Ecce Homo di Guido Reni, 241 - Collegio Convitto di Fossano, 243 Osservatorio meteorologico nel Convitto di Fossano, 244 - Mons. Giuseppe Fagnano, 249 Inaugurazione del monumento a Gesù Redentore in Cachocira do Campo (Brasile), 251 - Il pranzo dei poveri a Sarrià, 253 - La Messa dell'inaugurazione del monumento a Gesù Redentore In Cachoeira do Campo, 255 - Panorama di-Puntarenas. 262 - Facciata della nuova Chiesa di Puntarenas 263 - Interon della nuova Chiesa, 264.
Ottobre. - Il Cardinale Svampa al Bollettino . . 269 Il Cardinale Ferrari al Bollettino 270
La lotta per la vita 271
Per una nuova rubrica 273 Per gli Italiani emigrati nel Belgio . 274 Il Rappresentante del Successore di D. Bosco in America . 277 Cronaca del movimento salesiano : Pavia, Parma, Nurallao - Svizzera: Ascona, - Zurigo Uruguay: Las Piedras - Parma Lugagnano d'Adda - Este - Perosa Argentina - Gualdo Tadino - . . 280 La più semplice e la più facile delle Opere Eucaristiche . 284 Missioni: A Bahia e nella Pampa - IN FASCIO: Rawson - Chos-Malal - Acha - 285 Grazie di Maria Ausiliatrice . .
Il Vescovo di Liegi 293
Necrologia : D. Giacomelli - P. Antonio da Tivoli 295
Por la diffusione della buona stampa - 297
Cooperatori defunti . . . . X . 298 Illustrazioni : Isola Dawson : Missione Salesiana, pag. 272
In partenza poi deserto, 275 - Il ritorno da una missione, 278 - Alunno interne della Missione della Candelara, 282 - D. Giaceardi con due Jivaros di Gualaquiza, 286 Chiesa di S. Rosa di Toay, 290 - Mons. Giuseppe Vittorio Doutreloux, Vescovo di Liegi, 293.
Novembre. - L'obolo della carità in suffragio dei nostri morti . 299 Mons. Luigi Franzoni e D. Bosco . 301 La la Esposizione dello nostre scuole professionali . - 303 Occasione favorevole . 306 Cronaca del movimento salesiano - Italia: Napoli, Torino, S. Giorgio Canavese, Carignano - Svizzera - Polonia - Palestina - Argentina - Brasile - Perù-Bolivia 307 Missioni - Patagonia - Equatore 314
Il Santo Padre ed i Missionari Salesiani 32L
Grazio di Maria Ausiliatrice 322
Spigolature agrario 326
Salviamo volatili e fessipedi 327
Rivista Bibliografica 328 Cooperatori defunti . . 329 Illustrazioni : Mons. Franzoni, pag. 301 -Esposizione, 304 --Collegio e monumento di Niciheroy, 308, 315, 323, 328 - Antichi allievi di Balerna, 310 - Chiesa di S. Giacinto in Odwiecim, 312 - La Pianeta delle Signore di Buenos Aires, 318, 319- Inaugurazione dell'Osservatorio di Arequipa, 327.
Dieenabr e. - Augurii 331 L'Immacolata e l'Opera di D. Bosco Pagina intima 334
La partenza dei Missionari . . . 335
La prima Esposizione delle nostre scuole professionali . 336
Ai Reverendi Parroci 338
Cronaca del movimento salesiano . 349 Il Rappresentante del Successore di D..Bosco in America . 342 MISSIONI - PATAGONIA: Un mazzetto di notizie care - EQUATORE: A traverso le foreste del Vicariato apostolico di Mondezo Gualaquiza - MATTo GRosso: In mezzo alle tribù dei Bacairjs e dei Cajabis . . . 346 Grazie di Maria Ausiliatrice 353 Spigolature agrarie . . . 356 NECROLOGIA : Il Conte Giulio di Gropello - Grazia Ponzio - Corsellino Giuseppa . . . 858 Poi Cooperatori Salesiani che si interessano di agricoltura 359 Rivista bibliografica . . . 359 Pei Torinesi - Avviso 360 Cooperatori defunti . . . - - . . 361 Indice generale dell'anno 1901 - - - 361 Illustrazioni: Casa di Oswiecim, pag. 333 - Esposizione di Valsalice, salone della Casa di Milano , Novara, Bologna e salone della Casa di S. Benigno Canavese, 337 338 - Interno della Chiesa di Maria Ausiliatrice di Sarrià., 341 - Il Card. Puzyna, Arcivescovo di Cracovia, 342 - Lago Fagnano , 345 - Patagonia Meridionale, dopo 36 giorni di Missione, 350.