ANNO XX. - N. 4 - Esce una volta al mese - APRILE 1896
IL MESE DI MARIA AUSILIATRICE . . . . 85 INCOMINCIAMO DALL'INFANZIA 86 SCUOLE DI RELIGIONE . . . . 87 I LEBBROSI DI AGUA DE Dios A D. MICHELE UNIA 88 UN'IMPORTANTE SCOPERTA A FAVORE DEI LEBBROSI 90
SOLENNE BENEDIZIONE della pietra fondamentale d'una nuova chiesa in Chieri. 91
NOTIZIE DELLE MISSIONI: - EQUATORE; Nel Vicariato di Mendez e Gualaquiza. MESSICO: Da Torino a quella capitale. 92
GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE . . . . 99 SUOR TERESA RINALDI 102
AZIONE SALESIANA 103
Ai GIOVANETTI 104
NECROLOGIA 105
NOTIZIE VARIE 106
BIBLIOGRAFIA 107
COOPERATORI DEFUNTI 109
CoN viva gioia, con affetto di figli e con illimitata fiducia vediamo avvicinarsi il bel mese della Madre nostra santissima, Maria Aiuto dei Cristiani. Se ci fu tempo, nel quale dobbiamo sentirci animati a vivere da buoni cristiani, alall' ombra della protezione della gran Madre di Dio, egli è questo senza dubbio. I gravissimi recenti disastri, le popolari. insurrezioni, la miseria generale, ond' è travagliata presentemente la patria nostra, sono tali fatti che debbono aprirci gli occhi, farci rientrare in noi medesimi ed alzare lo sguardo al cielo, donde solo può venire l'aiuto e la salvezza del popolo nostro.
Comunque si svolgano le cose, qualunque siano i disegni della Provvidenza e della Giustizia di Dio, ricordiamoci che lassù, la più vicina in dignità ed in potenza presso il trono dell'Altissimo è l'amantissima Madre nostra, Maria Ausiliatrice. Nelle sue mani sta la misericordia del Signore, perchè a Lei nulla nega il suo Divin Figlio.
Adunque prepariamoci tutti a celebrare con impegno speciale in quest'anno il mese a lei dedicato. Ogni giorno offriamole qualche omaggio particolare. Ma i nostri ossequi alla Vergine tutta bella e tutta pura partano da cuori mondi, da cuori in grazia di Dio. Quindi stiamo lontani dal peccato ed accostiamoci sovente in questo mese ai SS. Sacramenti della Confessione e della Comunione.
Chi può frequenti quelle Chiese o Cappelle, dove si onora Maria con una serie di prediche e di benedizioni.
Nella chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino si darà principio a questo mese consacrato alla divozione della gran Madre di Dio, sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani, il 23 del corrente aprile.
Ricordiamo ai Cooperatori ed alle Cooperatrici della città che assistendo divotamente alle funzioni della comunità che si tengono in detta chiesa alle ore 5 1/2 ed alle 7 1/2 del mattino, per concessione pontificia, possono lucrare l'indulgenza di tre anni.
Nei giorni feriali, al mattino dopo la messa delle 5 1/2 ed alla sera alle 7 1/4 dopo il canto d'una lode, si terrà un breve discorso e si darà la benedizione col SS. Sacramento. Nei giorni festivi questi discorsi avranno luogo dopo i vespri delle ore 2 1/2 e delle 4 1/2.
Noi invitiamo caldamente i Cooperatori della città a voler intervenire numerosi a queste pie pratiche, ed esortiamo tutti gli altri a volersi unire con noi in ispirito a celebrare con divozione speciale il mese di Maggio, per ottenere dalla Santissima Vergine tutte quelle grazie spirituali e temporali che sono necessarie a ciascuno di noi in particolare, alle nostre famiglie ed all'afflitta nostra patria.
DALL'infanzia si deve incominciare ad instillare nell'animo dei figli i sentimenti di una sana, di una morale educazione. Questo divino precetto in tutto conforme agli insegnamenti della nostra fede santissima, che incombe a quanti hanno cura della crescente generazione, è pure un dettame di ragione.
Si suol obbiettare da taluni che il bambino in quella tenera età niente capisce, di nulla sa darsi ragione e che quindi pare opera perduta e tempo sprecato quello che si impiega coltivando nei loro cuoricìni i germi di qualunque morale educazione. Noi preghiamo costoro a voler essere ragionevoli e giusti; e giacchè il bambino è un composto di corpo e di anima, quello che fanno per il primo, senza che egli se ne sappia dar ragione, non vogliano ommettere per la seconda che è la parte più nobile e più importante che in lui sia.
Difatto nella vita fisica il bambino viene abituato a fare moltissime cose prima ancora che egli se ne sappia dare la ragione. Per mo' d'esempio, lo si abitua a prender cìbo, ancorchè non ne sappia l'effetto; lo si abitua a camminare, ancorchè non conosca le leggi dell'equilibrio: lo si abitua a parlare, ancorchè ignori il senso delle parole, e via dicendo. Or se nella vita fisica e materiale così si procede, è affatto ragionevole che si pratichi in tal modo anche nella vita morale e spirituale. Quindi è che bisogna assuefare i fanciulli a praticare il bene e tutto quello che è virtù, a fuggire il male e tutto ciò che è vizio, sebbene conoscano punto nè la bellezza di quella, nè la bruttezza di questo.
Per altra parte l'abitudine al bene, ancorchè solo materiale, gode il vantaggio che ha la preparazione della materia nelle cose artificiali. Come questa preparazione dispone la materia ad essere più facile e più idonea a ricevere quella forma finale che le vuol dare l'artefice: così avviene nella vita morale per i bambini. Quantunque essi non intendano quello che fanno, tuttavia assuefatti a fare le azioni buone e a fuggire le cattive, con tanti piccoli atti acquistano l'abito, ossia una certa naturale disposizione ad operare moralmente. In tal guisa, quando conosceranno perfettamente che cosa sia bene e che cosa sia male, faranno l'uno e sfuggiranno l'altro con molta facilità, come appunto vediamo accadere in chi fin da piccino sia dato a qualche arte o mestiere.
Si aggiunga che in pratica, ogni buon padre, ogni buona madre e qualunque educatore ed eduatrice corregge con attenzione nei figliuoli quegli atti tutti, i quali sono inurbani ed incivili, quantunque essi non sappiano che cosa sia nè buona, nè mla creanza. Or il medesimo e con maggior ragione si ha da fare per tutti quegli atti e movimenti dell'animo che sono per se stessi immorali, ancorchè incolpevoli nei fanciulli per difetto di ragione.
Lo Spirito Santo dice che l'uomo è inclinato al male fin dall'infanzia; certo è che fin da questa età l'uomo comincia a dare segni di sue male inclinazioni. Di fatti noi vediamo bambini e bambine di tre, quattro, cinque, sei anni, manifestare buona parte di quelle passioni che tiranneggiano tutte le altre età. Vediamo la superbia in quell'ambizioncella, in quello spirito di primeggiare e spuntarla pur anche contro di chi li contrasta; l'invidia in quel malumore che mostrano quando vedono altri meglio trattati ed accarezzati; l'ira in quel piangere e istizzirsi, in quello strepitare e smaniare, in quel percuotere che fanno talora la madre, il fratello, la sorella; la cupidigia in quei piccoli furti di cose che maggiormente colpiscono i loro sguardi; la gola in quel prendere anche di soppiatto quei cìbi che altre volte trovarono più graditi, e via dicendo. Tutte queste ed altre azioni, quantunque non abbiano ragione di colpa, costituiscono nondimeno un difetto ed un'imperfezione, imprimono nella condotta dei fanciulli come una macchia, la quale offende la vista e sminuisce l'idea d'innocenza, di candore, di grazia che si risveglia nella mente di tutti in presenza di loro.
Oltre a ciò, l'esperienza fa toccar con mano che le passioncelle non contrariate, anzi lasciate invigorire nella infanzia, difficilmente si possono correggere e raffrenare al sorgere della ragione e ne rendono assai più malagevole la buona educazione nelle età posteriori.
Orbene, se un buon padre ed una buona madre, se qualunque custode di giusto criterio corregge i difetti fisici che scorge in un bambino, ne raddrizza il piede e le mani, ne toglie le macchie dal viso, affinchè piaccia agli occhi di chi lo mira e lo accarezza e con suo ed altrui vantaggio cresca in avvenire snello e ben formato della persona; non altrimenti, anzi a più forte ragione devesi in lui correggere i difetti e le macchie dell'animo, affinchè anche all'esterno apparisca un angioletto qual è, e intanto tale si possa più facilmente conservare negli anni futuri.
Nè si attribuisca poi, come sogliono fare taluni, alla natura, al sangue e a che altro, la cattiveria che manifestano alcuni giovanetti quando sono giunti all'uso di ragione. Si sono veduti fanciulli provenienti da stirpe perversa, riuscire specchi di sani costumi e segnalarsi per nobili virtù. E ciò perché, prima ancora che venissero guasti da mali esempi o da pessimi discorsi, messi in case di buoni cristiani o raccolti in pii istituti, ebbero chi si curò di insinuare loro sin da piccini una buona educazione cristiana. Rarissimi sono i casi, in cui il fanciullo, ancorchè di mala indole, divenga o si mantenga discolo sotto la guida di una morale e cristiana educazione ricevuta nei suoi primi anni: e l'esperienza insegna che nove fra dieci uomini sono o buoni o cattivi, non per effetto dell'indole o del sangue, ma per effetto della loro prima educazione.
Ritengano adunque i padri e le madri di famiglia, i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane, che per formare giovanetti virtuosi e per averli a loro tempo uomini dabbene, fa duopo incominciare la loro morale educazione prima ancora che siano giunti al perfetto uso di ragione. Se i padri e le madri, gli educatori e le educatrici, fin dall'infanzia soffocheranno nei bambini i germi del male, appena li vedono spuntare, se coltiveranno in essi i germi delle virtù che hanno innati nel cuore, non v'è dubbio che essi riusciranno a formare dei buoni figliuoli e a renderli un giorno alla religione ed alla patria buoni cristiani ed utili cittadini.
CON viva soddisfazione possiamo riferire ai nostri cari lettorì, che ì voti fattì dal Congresso Salesiano riguardo alle Scuole di Religione furono fecondì di ottìmi risultati. Al comìnciare del corrente anno scolastico si notò subito tra i Salesianì, le Suore di Maria Ausiliatrice ed i Cooperatorì e le Cooperatrici nuovo ardente zelo nel riaprire le Scuole di Religione già fondate gli anni precedenti e specialmente nel fondarne altre.
In questo s'incontrarono non lievi dìfficoltà, e talvolta le maggiorì in queì luoghi stessì, nei quali più imperìosamente sentivasi il bisogno di tali scuole ; ma lo zelo tutto seppe superare.
Noi ci congratuliamo di gran cuore per un così felice aumento dì un'opera cotanto provvidenziale con quanti vi cooperarono e ci auguriamo che un così nobìle esempio venga largamente imitato. Non vi sia più Oratorio festivo che non abbìa la sua Scuola di Religione, non vi sia alcuno dei nostri lettori che non s'interessì del progresso e della più larga diffusione delle Scuole di Religione ovunque il bisogno le richìegga. Sarà questa certamente una delle opere della più fiorita carità a salvezza di tante giovani anime che versano in pericoli gravissimi.
La gioventù ha un assoluto bisogno di essere ben istruita in fatto di religìone, per poter resistere alla ognor crescente incredulità. Le più solennì verità religiose sono di continuo poste in dubbio, negate, derise nella pubblica scuola, nella stampa, nelle conversazionì ed in mille altri incontri. Talvolta è l'ignoranza, il più delle volte è la malafede, l'empietà che porta a questi tristìssimi effetti. Ma pertanto la gioventù cresce tra mille pericoli.
Oh ! la missione altissìma che ha per questo la Scuola di Religione ! Quivi la gioventù apprende copìa e sodezza di sacra dottrina, viene illumìnata e fortificata contro il dubbio e l'errore, si addestra all' esercìzio delle più nobìli vìrtù cristiane , si abitua alla frequenza dei SS. Sacramentì, in una parola si avvia alla pratica di quella Religione, in cui solo vi ha salvezza.
Acciocchè però queste Scuole di Religione apportino sempre gran frutto nelle anime e continuino a mantenersi in fiore, fa d'uopo anzitutto che gli insegnanti sappiano adattarsì all'intelligenza ed alla fantasia della gioventù e in bel modo la allettino a venirvi con interesse. Allora la scuola diventa come un circolo, una famiglìa, di cui il maestro è come il padre. Dominandovi il cuore, la scuola acquista un ascendente ed un'attrattìva potente, viene frequentata con simpatia ed assiduità ed i disagi scompaiono.
Certo che v'influìscono pure le comodità del luogo e del tempo, la facilità di ricrearsi prima e dopo la scuola, la speranza di premii, il prender parte ad accademie, a teatrini e simili.
Riguardo all'insegnamento poì non è da dimenticare che esso deve incominciare dal catechismo diocesano, il quale deve essere il primo libro di testo e va fatto studiare letteralmente.
Nella spiegazione ragionata della dottrina cristiana si evitino le frequenti obbìezioni. In tutte le cose, ma sopratutto nell'ordine delle ìdee religiose, quello che pìù è necessario per opporre una diga all'invasione del male, si è possedere una conoscenza profonda del bene. La logica non insegna forse che dal canto dello spirito ogni sofisma si riporta ad una ìgnoranza della questione? Un'obbiezione antìreligiosa non ha altra causa intellettuale, che un difetto di spiegazione che ha lasciato delle oscurità o punti di vìsta falsi. Piuttosto che il frequente obbiettare, si preferisca una piena e chiara esposizione della verità. Qualora poì l'obbiezione sorga spontanea, la si sottoponga alle forme rigorose dell'argomentazione sillogistica; nulla è più efficace di ciò a sventare la tattica dell'incredulo ed a svelare la meschinìtà dell'obbiezione.
In alcune di queste Scuole di Religione si è introdotto il lodevole uso di delegare a quando a quando nella classe superiore, frequentata da allievi d'università o di liceo, un giovane a svolgere alla presenza dei compagni un punto dottrinale od un argomento di apologetica designato dal maestro, e talvolta di far tenere tali spiegazioni ben preparate da un allievo della classe superiore ad una delle classi inferiori. E pur degno di lode si è l'uso introdotto in talune di dette Scuole di dettare o distribuire la sintesi di quanto il maestro insegna nella classe, colà ove non si ha alcun libro di testo, o se vì ha, è troppo diffuso.
Belle e buone cose, che giovano ad affezionare sempre meglio i giovani alla Scuola e facilitar loro lo studio della dottrina cristiana !
Pertanto, mentre rinnoviamo le nostre sincere congratulazioni a questi nostri cari Confratelli e Cooperatori per i felici risultati ottenutì in queste Scuole, caldamente raccomandiamo a tutti gli altri quest'opera, che oggi si manifesta d'assoluta necessità per la salvezza di tanta gioventù. Tutti i Cooperatori e le Cooperatrici debbono interessarsi perchè queste scuole si moltiplichino e fioriscano dovunque.
GENERALE fu il rimpianto nella Repubblica della Colombia per la morte del carissimo nostro confratello Don Michele Unia. Appena il telegramma, col quale Don Rua dava il doloroso annunzio all'Arcivescovo di Bogotà, fu giunto a sua destinazione, tosto venne riportato da tutti i giornali, senza distinzione di partito, aggiungendovi ciascuno lunghi articoli di sentito cordoglio e di sincero encomio per la persona dell' estinto. Tutti piangevano la perdita di un gran benefattore dell'umanità sofferente, la perdita di un eroe.
Dove però fu sentita maggiormente la morte di Don Unia si fu ad Agua de Dios. Indescrivibili sono le scene di dolore colà accadute. Se lo spazio ce lo permettesse, vorremmo qui riportare le strazianti lettere inviate da quei poveri lebbrosi al nostro Superiore Don Rua. Per loro egli aveva profusi i tesori del suo cuor generoso, per loro aveva dimostrato uno zelo veramente instancabile, per loro tutto si era sacrificato; ed essi fin da principio avevano conosciuto la grandezza dell' animo suo, e giustamente apprezzandola, avevano preso ad amarlo come un amico dolcissimo, un padre amantissimo, un angelo consolatore. È facile quindi immaginare qual dolore, quale strazio provassero all' annunzio che Don Unia era morto !
Ma la riconoscenza dei lebbrosi di Agua de Dios non si limitò al pianto, che nulla giova ai defunti. Essi innalzarono tosto fervide preci a Dio per l' anima eletta del loro cappellano, e nel giorno 4 gennaio, potendo avere tra loro alcuni Sacerdoti della capitale, celebrarono un solennissimo funerale, del quale riceviamo la seguente relazione:
Bogotà, 7 Gennaio 1896.
RITORNO or ora da Agua de Dios. Il giorno 4 del corrente, si fece colà il funerale solenne in suffragio dell'anima del compianto D. Unia, che ne aveva tutto il diritto. Io mi figuro che gli onori funebri resi al caro estinto in Torino furono solenni; con molto concorso di popolo si fecero qui nella nostra chiesa del Carmine in Bogotà, appena giunse la dolorosa ed inaspettata notizia; ma sono sicuro che in Agua de Dios si fecero i funerali più commoventi e più vantaggiosi per l' anima del primo cappellano del Lazzaretto di Agua de Dios.
Vi prese parte tutta intiera la popolazione, senza distinzione nè di ammalati, nè di sani. La chiesa, tutta parata a lutto, era gremita di popolo: le Comunioni furono moltissime e ve ne sarebbero state certamente molte altre, se vi fosse stata comodità per le confessioni. Non poteva mancare l' orazione funebre, e si prestò per farla un carissimo amico dei Salesiani, D. Leopoldo Medina, il Fondatore e Direttore della Società di S. Lazzaro che esiste numerosissima in Bogotà.
Non era difficile fare l' elogio del carissimo D. Michele Unia in Agua de Dios. Tutto colà ricorda la memoria di lui; quella popolazione è piena delle opere sue.
« A D. Unia, diceva l'oratore all'affollata udienza, voi dovete l'acqua che bevete » , ben ricordando che, prima che vi andasse colà D. Unia, quei poveri lebbrosi non avevano neppure acqua per dissetarsi, e la poca che potevano ottenere , loro costava carissimo. Ed invero la prima preoccupazione di D. Unia fu di portare al paese, per mezzo di una tuberia di ghisa regalata da un Cooperatore Salesiano, l'acqua in certa abbondanza, togliendola da una collina lungi vari chilometri dal paese. Da ben quattro anni l' acqua non è più mancata ad Agua de Dios, anche nei mesi di maggior siccità; ve n' è a dovizia e nulla costa ai poveri ammalati.
« A D. Unia dovete in gran parte, seguitò a dire l'oratore, il magnifico ospedale che avete. » Fu infatti per sua iniziativa che Colombia intiera mandò al Lazzaretto di Agua de Dios il cuartillo che D. Unia chiese in nome di Dio. Ed il nuovo ospedale ora è finito; mentre prima nel vecchio potevano stare pochi ammalati e questi anche a disagio; adesso ve ne stanno molti di più e con tutte le comodità che si possono desiderare per questa classe di ammalati, i più sofferenti dell' umanità.
« La chiesa di Agua de Dios si è abbellita di molto, durante il soggiorno di D. Unia nel Lazzaretto. Prima non aveva di chiesa che il nome; in essa tutto mancava, anche le cose più indispensabili: presentemente si trova arricchita in tal maniera, che poche chiese di Bogotà, con essere la capitale della Repubblica, possono competere con essa. » Ed è verissimo; nelle feste principali, quella chiesina è un vero paradisino.
« A D. Unia dovete l'Oratorio festivo di fresco inaugurato. Qui verranno i vostri bimbi, senza distinzione di classe, a divertirsi onestamente, ad istruirsi nella religione, a preservarsi dai cattivi esempi che potrebbero avere in ogni tempo e principalmente nei giorni di festa. E non furono pochi i sacritizi di tempo e di denaro che costò al caro D. Unia l'erezione di questo edifizio che sarà in ogni tempo scuola di virtù religiose e civili pei vostri figli.
» Ma il maggior benefizio, che il Lazzaretto di Agua de Dios deve a D. Unia, sì è il cambiamento meraviglioso, che mercè l'opera sua si è operato qui fra voi in materia di pietà e di religione. Qui trovo fiorente la cara Associazione dell'Adorazione Perpetua; e Gesù Sacramentato ha anime fervorose e fedeli che l' accompagnano, che gli fanno corona da mane a sera. Come torneranno care al benedetto Gesù le preghiere di voi ammalati, che con tanto sacrifizio venite giornalmente a visitarlo. - Qui trovo pur fiorenti le Associazioni delle Figlie di Maria e dei Luigini. Sotto questi due stendardi è raccolta tutta l'infanzia e la gioventù di Agua de Dios. Quanti gigli di castità sarebbero già appassiti, se non fossero benedetti continuamente dalla mano della Vergine dei vergini e di S. Luigi ! Anche la Compagnia di San Giuseppe è qui ben avviata con molto profitto delle anime vostre.
» Un' altra opera stava molto a cuore del caro D. Unia; ed era d'innalzare un asilo per i fanciulli poveri ed abbandonati di Agua de Dios, affine di ricoverarli, far loro imparare un' arte o mestiere, almeno per quelli che ancora fossero in grado di potersi occupare, e così preservarli dall'ozio e dai vizi che ne sono la conseguenza. La morte venne a troncare quest' opera che sarebbe stata di grande vantaggio e di ornamento insieme per questa popolazione.
» Un operaio tanto solerte, il vostro padre, l' amico, il consigliere , il benefattore vostro non è più; il Signore lo ha chiamato a sè, per pagargli colla gloria tutte le fatiche sostenute per amore di Dio e pel vantaggio del prossimo.
» D. Unia non è più qui col corpo; ma è qui certamente tra noi col suo spirito. Che la sua memoria non si cancelli mai dai vostri cuori; ricordatelo specialmente nelle vostre preghiere per suffragare la sua bell' anima. È tanto severa la giustizia di Dio , che anche i più santi dovettero sperimentarla, passando per le terribili pene del Purgatorio; siate generosi quindi, e non dimenticate mai Don Unia che vi fu vero padre, sincero amico, consigliere costante e benefattore insigne. La gratitudine è una virtù che piace a Dio ed agli uomini. »
È impossibile dire qui l'effetto che produsse l' oratore nel numerosissimo uditorio ; tutti singhiozzavano, a moltissimi cadevano calde lagrime, la commozione era visibile su tutti i volti. Fu questa una solenne dimostrazione della grande stima e del sincero affetto che questi cari lebbrosi portavano al compianto D. Unia! Il Signore che ci tolse un confratello così caro e cotanto amato , deh ! susciti altri campioni che vengano presto a prendere il posto sito per sostenere, conservare e perfezionare le opere da lui incominciate ! Fiat ! .Fiat !
D. EvASIo RABAGLIATI.
P.S. - La Società di Beneficenza e quella di S. Lazzaro, appena ricevettero la notizia della morte di Don Unia, raccolti a consiglio stabilirono di far collocare nel Lazzaretto di Agua de Dios una lapide marmorea, con analoga inscrizione, ed il ritratto del caro estinto. Per tal modo i lebbrosi avran sempre sotto gli occhi, insiem colle opere, anche la figura di colui che vivente formò la loro delizia, la loro più grande consolazione.
I giornali della Repubblica della Colombia e parecchie corrispondenze di quei nostri confratelli ci annunziano che un medico di quel paese ha fatto una importantissima scoperta a favore dei poveri infetti di lebbra, i quali abbondano assai in quella Repubblica, anzi, secondo una relazione del nostro D. Evasio Rabagliati (1), che ha visitato tutte le regioni abitate da questi disgraziati, il loro numero ascenderebbe a più di ventimila. La lebbra finora è stata stimata come incurabile. Ora però pare che un medico Colombiano abbia trovato un siero antilebbroso. Egli è il Dott. Giovanni di Dio Carrasquilla, il quale ha dato conto nell'Accademia di Medicina di Bogotà , il 22 novembre dell'anno scorso, dei suoi esperimenti nella cura della, lebbra, mediante l'applicazione del siero da lui ritrovato ad attaccati della lebbra tubercolosa e nervosa molto avanzata e stesa in tutto il corpo.
A quindici infermi fu da lui inoculato il siero e nello spazio di sei mesi tutti sono guariti. Un altro dottore, Carlo Putuam ha pure fatto esperimento del siero-Carrasquilla, ed egli pure ha ottenuto risultati sorprendenti. Anche ad Agua de Dios si è principiata la cara dell'illustre Dottore. Il nostro Sacerdote D. Raffaele Crippa, Cappellano in quell'Ospedale,, ci scrive che tra quegli infelici si è suscitato un entusiasmo generale, tutti vanno acclamando al Dott. Carrasquilla, tutti vorrebbero ad una volta essere inoculati col siero da lui ritrovato.
Noi non disponiamo di spazio sufficiente per descrivere tutte le osservazioni del dotto Medico, che ha fatto una scoperta che gli darà una celebrità straordinaria. Eccone il riassunto
La seroterapia produce nel trattamento della lebbra le seguenti modificazioni
1° Ristabilisce la sensibilità pìù o meno rapidamente, secondo l'estensione e la gravità delle lesioni del sistema nervoso periferico.
2° Scolorisce le macchie, senza cancellarlo del tutto: si osserva in esse una squamazione abbondante.
3° Fa scomparire gli edemi, rapidamente in certi casi, con maggiore lentezza in altri : la pelle si ritira, si arruga e torna al suo stato fisiologico, quando sono scomparsi gli edemi.
4° I tubercoli si appianano, si rammolliscono, scompaiono per riassorbimento, per isquamazione, o per suppurazione, lasciando segni nel luogo che occuparono.
5° Le ulcerazioni, dopo di avere suppurato abbondantemente, si cicatrizzano con grande rapidità, e lasciano la pelle sana.
6° Le cicatrici di antichi lepromi suppurati, diventano pallide e tendono a livellarsi sulla pelle che le circonda.
7° Le mucose ulcerate cominciano a cicatrizzarsi si scoloriscono come la pelle e diventano sensibili e i tubercoli scompaiono.
8° La faccia, scomparendo gli edemi ed i tubercoli, si scolorisce, diventa gracile e perde il suo aspetto leonino.
9° Si ricupera l'appetito e il sonno; lo spirito si rallegra ; la contentezza rimpiazza il profondo abbattimento di animo ; rinasce la speranza perduta.
10° Fin dalla prima iniezione del siero all'infermo cessa l'azione morbigena del bacillo della lebbra, perchè fin da quel giorno non si vede comparire nessuna nuova manifestazione della infermità. Se i risultati ottenuti dal Dott. Carrasquilla nella cura della lebbra saranno confermati da ulteriori esperimenti, il suo nome sarà immortale e sopra tutto in benedizione presso tanti infelici suoi compatrioti, che finora han creduto che la lebbra fosse un male che non perdona.
(1) Da noi pubblicata nel Novembre dello scorso anno.
IN Chieri, l'antica città delle cento torri, la seconda patria del nostro caro Don Bosco, la domenica 15 marzo ebbe luogo una simpatica festa. Presso l'Educandato femminile di S. Teresa, da Don Bosco stesso aperto in Chieri in segno della sua riconoscenza verso la città che l' accolse ne' suoi primi anni di studio, esiste pure un Oratorio festivo per le ragazze esterne.
Lo sviluppo preso in questi ultimi anni dall'Oratorio festivo e dall'Educandato, che rese troppo ristretta la cappella per le sacre funzioni, e lo zelo di poter far sempre più del bene alle figlie del popolo con scuole popolari furono i moventi del nuovo edificio.
Avutone il consenso dal superiore Don Michele Rua, che, erede dello spirito di D. Bosco, egli pure anni sono apriva nella stessa città l' Oratorio festivo di S. Luigi per i giovanetti, l'attuale Direttore Don Giovanni Branda, colla fiducia in Dio e nella generosità dei buoni Chieresi, pose mano all'opera e coadiuvato da un benemerito Comitato di Dame dell' aristocrazia di quella città potè, dopo poco tempo, vedere i primi frutti con questa funzione.
S. Ecc. R.ma Mons. Riccardi, Arcivescovo di Torino, benefattore e protettore insigne dei Salesiani, volle nella sua bontà fare egli stesso la funzione , assistito dal Rev.m° Capitolo della collegiata, ed alla presenza delle Autorità civili e politiche, del Rev.m° Don Michele Rua , dell' Ill.m° Sig. Conte Cesare
Balbo di Vinadio e della Gen.ma Sig.ra Baronessa Azelia Ricci des Ferres nata Falsati, padrino e madrina nella funzione, del benemerito Comitato e dì tutto il fiore della cittadinanza chierese. Dall'Oratorio di Torino si ebbero pure varie rappresentanze ed un bel gruppo di giovanetti della nostra Schola Cantorum, che resero con soavi mottetti più solenne la festa. Cediamo qui la parola all'egregio giornale locale Il Cittadino Chierese. Così egli descrive la funzione:
« Alle ore 9 3/4 le melodiose note della benemerita banda Regina Margherita annunziavano l'arrivo del Sindaco Comm. Lorenzo Radino, seguito a breve intervallo da Sua Ecc. Rev.ma Monsignor Arcivescovo.
» Più di duemila persone, con molto ordine di sposta su palchi ad anfiteatro, presenziarono la funzione. Ogni ordine della cittadinanza vi era largamente rappresentato. Stupendo il colpo d'occhio, che presentava quella massa di popolo, raccolto nei sublimi ideali della religione.
» Alle ore 10 incominciò la funzione.
» L'egregio ing. Bertola a nome del not. Collo lesse con vibrata voce il verbale della benedizione e collocamento della pietra fondamentale della Chiesa e Scuole gratuite, verbale che fu poscia sottoscritto dall'Arcivescovo, dal Sindaco, dal Rev.mo D. Rua, dal padrino e madrina della funziono, dal Comm. Laura, dal Barone Ricci, dalla Damigella De Maistre, dal Vicario Foraneo Can. Duvina, dal Canonico Decano, Rev.mo Gallina, dai Rappresentanti degli Ordini religiosi locali e via via dal Comitato promotore e persone distinte presenti.
» Intanto si procedeva alla benedizione rituale, mentre in una piccola urna veniva racchiuso lo strumento, un disegno della Chiesa in pergamena, una grossa medaglia d'argento mandata espressamente da S. S. Leone XIII, i ritratti dell'Arcivescovo, di D. Bosco e di D. Rua, il programma delle feste, alcune medaglie e diverse monete dello Stato.
» L' urna suggellata veniva dal padrino e madrina deposta nella pietra fondamentale a ciò preparata; pietra che a sua volta venne chiusa e suggellata con calce e cemento da Monsignor Arcivescovo, dal padrino e madrina e dal Sindaco, al suono di una allegra marcia.
» Terminata la benedizione delle fondamenta, Monsignor Arcivescovo ritornò alla Cattedra, accompagnato dal Rev.mo Capitolo, ed improvvisò un magnifico discorso che ci spiace non poter interamente trascrivere per i nostri lettori; ne daremo un brevissimo sunto.
» Mons. Arcivescovo esordì con un vivo saluto alla pietà dei Chieresi, di cui bella prova era l'affollato intervento alla cara funzione. Spiegò bellamente l'importanza di tale funzione dicendo che le Chiese sono i parafulmini della società, i fili elettrici che mettono in comunicazione la terra col cielo. Fermò l'attenzione della colta udienza sullo scopo speciale e benefico della Chiesa che si sta erigendo, perchè destinata all' educazione religiosa delle figlie del popolo, raccolte in Oratorio Festivo. Con accento vibrato fe' osservare che molti si atteggiano ad amatori del popolo specie ai giorni nostri; ma solamente chi nel popolo infonde lo spirito di religione potersi dire suo benefattore. Il popolo abbisogna di pane; il pane si guadagna col lavoro : ma la religione insegna all'operaio a lavorare santamente e può dargli conforto in mezzo alle lunghe fatiche della giornata. E volgendo il pensiero all' avvenire, con soave concetto, nelle figlie che si raccoglieranno in quella Chiesa ravvisò le future madri. - La madre ! disse, ecco l'opera più bella nell'ordine della natura; essa nel santuario della famiglia coll'educazione dei figli prepara l'avvenire della società. Senza religione la donna non potrebbe compiere la sublime sua missione: mancherebbe del necessario conforto. Sono 7000 madri italiane che piangono in questi giorni i loro figli ; ma esse, come la madre del Calvario, nella fede trovano la forza per sostenere il colpo della sventura; solo la Religione le trattiene dal rivoltarsi contro chi li rapì loro dal fianco. - E pigliando motivo dal nome che prenderà la nuova chiesa, Monsignore con felice idea uscì a parlare di Maria Ausiliatrice ed esclamava: - Maria! ecco il tipo delle madri cristiane, la loro consolazione, la loro forza nelle tristi vicende della vita umana! Su questo esemplare verranno a formarsi le vostre figlie, o buoni Chieresi 1
» Epperò Monsignore fece plauso al pensiero del degno successore di Don Bosco di erigere una Chiesa all'educazione delle figlie del popolo : opera grande, opera benefica. Quindi porse le sue congratulazioni al rappresentante del popolo chierese, il Sindaco della città, comm. Lorenzo Radino, agli amici del popolo sig. Conte Cesare Balbo di Vinadio e sig.ra Baronessa Ricci des Ferres, padrino e madrina della funzione, al Comitato delle Signore che si tolsero la cura di ricevere le oblazioni, all'aristocrazia chierese che dà bell'esempio di sua fede religiosa ed al popolo tutto che era accorso devoto alla cara funzione, e terminando invocò sulla città di Chieri le benedizioni del Signore.
» Per concessione Pontificia si potè celebrare la Messa di Maria Ausiliatrice, titolare della nuova chiesa, dopo la quale Monsignor Arcivescovo impartiva la benedizione papale concessa pure per l'occasione dal Sommo Pontefice; e così terminava la funzione ».
Fin qui l' ottimo giornale. Ma un' altra consolazione era riserbata nel pomeriggio ai Cooperatori salesiani : una conferenza del Sig. D. Rua da tanto tempo desiderata.
Accorsero numerosi da Chieri e dai paeselli vicini, e alle ore 4 pom. fatta una breve lettura, secondo prescrive il Regolamento, il Sig. D. Rua aprì la conferenza.
Ci è impossibile riportare le bellissime parole dette in quest' adunanza uscite dal cuore del successore di D. Bosco. Tutti furono pieni d'entusiasmo. Con la benedizione del SS. Sacramento si chiuse sì bella giornata che rimarrà sempre scolpita nel cuore dei buoni Chieresi e di quanti ad essa parteciparono.
La nuova Chiesa di stile bizantino è opera dell'Ing.re Giovanni Bertola. Ne riportiamo il disegno in questo numero augurando all' architetto chierese nuovi allori che accrescano splendore al suo nome e alla sua patria.
EQUATORE.
Nel Vicariato di Mendez e Gualaquiza. AMATISSIMO PADRE IN G. C. Gualaquiza, Novembre 1895.
BENCHÉ un po' in ritardo per mancanza di posta, causata dalla rivoluzione che ha desolato questi poveri paesi, eccomi da lei con una triplice relazione: anzitutto di una missione data nel tempo pasquale a tutta l'estesissima Parrocchia di Gualaquiza ed alle sparse popolazioni di Cuchipamba, Aguacate, Rosario, Chigilinda, Concepcion e Granadilla; poi della solennità con cui fu qui celebrato il mese e la festa di nostra Mamma Maria Ausiliatrice; ed in seguito della bella festa fattasi in occasione della distribuzione dei premii ed esposizione dei lavori eseguiti dai nostri giovanetti interni ed esterni e dalle giovanette esterne del nostro Collegio e Missione di San Francesco di Sales. Sono notizie che certo consoleranno alquanto il suo cuore di padre.
In giro per la Missione. - Pericoli e delusioni. - Gli Indii mi ristorano. - Un'inferma tra le selve. - Ritorno alla residenza.
Premetto che anche nell' anno di grazia 1895 nella cappella di Gualaquiza abbiamo potuto celebrare tutte le funzioni della Settimana Santa. Quanto è dolce celebrare i più grandi misteri della nostra redenzione in queste regioni semibarbare, fra vergini foreste ! Approfittai del concorso di fedeli e salvaggi alle solenni funzioni per dare la missione, che, grazie a Dio, riuscì di grande profitto delle anime.
Nel lunedì di Pasqua poi, insellati i cavalli, avendo con me l' altarino portatile, i viveri e le cose più necessarie, dopo invocata la benedizione del S. Cuore di Gesù e di Maria Ausiliatrice, partii, accompagnato dall' alunno Lorenzo Facardo. Alle sei di sera era a Cuchipamba, dove il Sig. Victor Quintanilla mi ricevette e trattò con ogni cortesia. Confessate alcune persone dopo cena, e riposatomi sopra un letto non troppo soffice, perchè composto di alcune tavole, al mattino mi rimisi a confessare, e poi infra Missam distribuito il pane degli Angeli ai presenti feci anche breve sermone di circostanza.
Indi eccomi di nuovo in marcia per Rosario, dove arrivato verso le undici, per non perder tempo, mentre mi preparavano un po' di pranzo, mi decisi di recarmi frattanto alla Hacienda della Concepción. È questa situata vicino ad un rapido torrente e lontana molto dall' altre abitazioni. Per giungervi vi erano due vie: una di cinque ore, che poteva esser fatta parte a cavallo : l'altra di due ore al più, ma vero cammino da cervi, o meglio da corvi. Tutti mi dissuadevano dal recarmivi, o per lo meno, mi consigliavano di prender la via più sicura; non li volli ascoltare pensandomi di esser di ritorno alle tre di sera al più. Il peggio si era però che nessuno voleva accompagnarmi, finchè vi si decise un certo Jesús Manuel Britto. Inforcato un pajo di lunghi stivalacci, colla veste ripiegata e legata sotto le ascelle e munito di un buon bastone, ci ponemmo in via. Per mezz'oretta con infiniti stenti si potè andar avanti : poi la guida mi si volge, e: - Padre, non v' è più la strada. - Avanti lo stesso ! dissi io andiamo per fare un po' di bene a quei poveri cristiani; il Signore e la Madonna ci aiuteranno : se anche cadessimo, il Signore manderebbe i suoi Angeli a sorreggerci e sostenerci. - Creda, amatissimo Padre, passammo in luoghi che non si potrebbero valicare senz'ali: dovemmo con un vecchio coltellaccio, che per caso la guida aveva, aprirci il passo, ma vicino a precipizi tali, che ad ogni istante ci si mostrava la morte in faccia. Ad un certo punto non si poteva più andare avanti : sotto mugghiava impetuoso e rapido il torrente... Che fare? Tagliate alcune piante di becuco (specie di vite selvatica), le usammo come corde, e sospendendoci a queste, raccomandate a grossi alberi, quasi tra cielo e terra, sopra quei precipizi ed il torrente, tremanti quali foglie, eravamo perfino obbligati a semichiudere gli occhi per non vedere tutto il pericolo e badare solo al luogo ove porre le punte dei piedi. A Dio piacendo però arrivammo verso le tre di sera alla tanto desiderata Concepción, più morti che vivi.
Delusione! L' Hacienda era stata abbandonata prima delle feste pasquali: tutte le porte erano aperte, tutto vuoto: non anima viva, e quindi nulla, affatto nulla per calmare la fame e la sete che a quell' ora si faceva sentire imperiosa. Ritornare per la strada fatta era impossibile : per andare avanti eranvi ben tre o quattro ore di salita difficilissima prima di ritrovar case ed abitanti rimanere in Concepción non era pur da pensarsi.
In tali frangenti è necessario armarsi di coraggio, di speranza e di orazione. Riposatici alquanto e tentato, sebbene inutilmente, di formarci almeno un po' di saliva col masticare una canna da zucchero, benedissi le case, secondo il Rituale, e poi cominciammo a salir l' erta ripidissima e faticosissima. Arrivati alla sommità, in quale stato sallo Iddio, e visto che lunghissimo tratto ci separava ancora dalle case, per un istante abbiamo sperato che alcuno sopraggiungesse. Inutile aspettazione! Allora pregai il mio compagno a volermi precedere, e mandarmi poi qualche ristoro alle forze omai esauste. Egli partì e mentre io adagio adagio lo seguiva, incontrai alcuni Indii che mi somministrarono un po' d'agua ardiente, che mescolata con acqua, la bevetti con gusto indicibile. Di lì a poco arrivò pure l' uomo mandato dalla mia guida con altra bevanda. Ristorato così un po', mi rimisi in cammino; e siccome omai si faceva notte, col mio rustico bastone andava tastando davanti a me il terreno per non porre i piedi in fallo, e rotolare così in qualche precipizio.
Dopo mezz' ora di tal cammino udii da lontano gemiti e voci indistinte. Subito pensai di dirigere i miei passi colà donde proveniva la voce; ma l'oscurità mi impediva di giungervi presto, come avrei desiderato. Quand' ecco voci più distinte mi percuotono l' orecchio : - Buon Dio, Vergine ss. Ausiliatrice, fate che la mia suocera non debba morire senza i ss. Sacramenti ! Oh ! se si trovasse qui il P. Francisco ! - Allora non pensai più alla stanchezza, nella speranza di esser utile ad un' anima, e datomi a conoscere alla persona che mi disiderava, arrivammo insieme alla casa dell' ammalata, che, presa da fortissima polmonite si rivoltolava per terra in modo da far compassione. Appena mi vide però, si dimostrò lietissima della mia venuta che non avrebbe sperato potei confessarla e confortarla alla rassegnazione.
Avrei voluto fermarmi tutta la notte presso quell' inferma. Ma aveva lasciato l' altare portatile a Rosario, e poi quivi era da tutti aspettato per le confessioni. Però date le istruzioni per la povera sofferente, mi rimisi in viaggio, benchè fosse già molto oscuro. Al mio arrivo a Rosario, trovai tutta la gente radunata e disposta a confessarsi.
Preso un po' di cibo, di che sentiva troppo bisogno, incominciai a ricevere le confessioni e la durai fino a tardissima ora. Poi, stanco quale mi trovava, non sentii per nulla la durezza del letto fatto di tavole, e riposai fino alle cinque del seguente mattino. Confessai nuovamente quelli che si presentarono, celebrai la santa Messa, distribuendo la Ss. Comunione e predicando a quei poveri cristiani avidi veramente del cibo spirituale.
Fatta indi breve colazione ed insellati i cavalli, col giovane alunno partii per Granadilla, confine della nostra lunga ed estesa Parrocchia dalla parte del Nord, dove arrivammo alle 7 di sera.
A Granadilla, poi a Chiguinda, a Cuchipamba, S. Giuseppe ed Aguacate, dove fui gentilmente ospitato dal Sig. Gioachino Avila, fa un continuo accorrere di quei buoni cristiani per confessarsi, sentire la parola del Missionario, assistere alla Messa, e fare la Ss. Comunione. Nel ritorno da Aguacate a S. Giuseppe, mancò la terra sotto i piedi al mio cavallo e fu vera grazia di Maria Ausiliatrice, se non precipitai col medesimo nel fiume Cuchipamba che rapidissimo scorre al di sotto. In S. Giuseppe essendomi trovato di Domenica celebrai due Messe, e tra una e l'altra conservai il SS.mo Sacramento, cosa che fu un vero avvenimento per quegli abitanti. Quasi tutti si confessarono e fecero la S. Comunione, alcuni per la prima volta; amministrai anche il Battesimo ad alcuni bambini, e furono accolte con grande soddisfazione le parole che indirizzai loro predicando tanto alla prima, quanto alla seconda messa.
Dopo otto giorni di peregrinazione ritornammo a Gualaquiza, dove siamo giunti alle otto circa di sera, stanchi fisicamente, ma consolatissimi di quel po' di bene che il Padrone della Vigna s'è degnato di operare per mezzo nostro.
Mese e festa di Maria Ausiliatrice. - Imponente processione. - Decreto ufficiale con cui si proclama la solennità, del 24 maggio festa civile-provinciale.
Il giorno seguente al nostro ritorno ci trovammo al principio del mese consacrato alla Vergine SS. Ausiliatrice. Tanto il mese, come la festa del 24 maggio vennero celebrate con tanta solennità, da lasciare incancellabile ricordanza nella storia di questa Missione.
Come nel santuario di Torino, anche qui vi fu predica quotidiana cominciando fin dal 23 aprile. La novena fu fatta con molta solennità; il triduo e la festa poi riuscirono solennissimi. A cura del Sig. Guglielmo Vega, nostro amico ed insigne benefattore, nel secondo giorno del triduo arrivarono a Gualaquiza da Sigsig alcuni musici, che resero coi loro concerti più solenne la festa dell'Ascensione di Nostro Signor Gesù Cristo, e l'Accademia che in onore di Maria SS. Ausiliatrice si volle tenere nel pomeriggio ed alla quale presero parte, oltre quelli di Gualaquiza, moltissimi delle terre circonvicine e specialmente molti Jivaros, attirati suprattutto dal suono della banda. Alla sera dopo i Vespri e la benedizione, bellissimi fuochi d'artifizio, tutti a carico del sullodato Priore della festa, Sig. Vega, rallegrarono specialmente gli Jivaros che non avevano giammai assistito a simile spettacolo.
Ma quello che lasciò maggior impressione fu il giorno seguente, solennità della nostra Celeste Ausiliatrice. Alla Messa della comunità vi fu Comunione generale e quattro prime Comunioni. Alla Messa solenne, da me cantata, assistettero, in posti riservati, il Sig. Antonio Moscoso, Governatore di questa nuova Provincia, il suo Segretario, i Giudici ecc. in gran tenuta. Dopo la Messa vi fu la solennissima processione in onore di Maria. Precedeva, tra due acoliti con candelabri, la croce. Il Governatore, accompagnato dai suoi, aveva davanti a sè la bandiera della Repubblica, e poco dopo un nostro confratello seguiva portando la bandiera papale. La statuetta della Madonna Ausiliatrice, collocata sopra modesto e devoto trono, veniva portata da alcune donne e ragazze, e dietro ad essa io vestito di cotta e stola , che , accompagnato dai confratelli , rappresentava l'autorità ecclesiastica. Tutti, uomini e donne, ed anche gli Jivaros, bene ordinati in due file ci accompagnavano. Un venticinque soldati facevano corona alla Vergine ed all'autorità ecclesiastica e civile, e, divisi in sei picchetti, ogni cinquanta passi sparavano i loro fucili. Nell' intervallo ora suonava la banda, ora si cantavano le Litanie od altre canzoni in onore della Vergine. Oh! come era bello, devoto e commovente veder Maria Ausiliatrice passeggiare trionfante per le future vie della nuova Provincia di Gualaquiza. Quanto ne avrà esultato il nostro buon Padre D. Bosco dal Paradiso! Finita la processione, il Governatore passò in rivista i soldati, mentre suonava l'inno nazionale; e poi radunatici tutti, si stabilì formalmente che Maria SS. Ausiliatrice sia la Patrona della nuova Provincia di Gualaquiza, e per conseguenza il giorno 24 Maggio festa solenne ecclesiastica e civile. Credo conveniente trascrivere qui tradotto nel bell'idioma dell'Alighieri, l'atto importante destinato ad aver sì bella memoria nella storia di questa Missione
« Nella città di Maria Ausiliatrice di Gualaquiza, ai ventiquattro di maggio del mille ottocento novanta cinque, presieduti dal Governatore della Provincia Sig. Antonio Moscoso C., si radunarono i RR. Sacerdoti Salesiani D. Francesco Mattana, Superiore della Missione e del Collegio, e D. Gioachino Spinelli, Parroco il primo e Vice-Parroco il secondo della chiesa-matrice di questa nuova città, unitamente al consiglio dei Sigg. Giudici Nicola Guillen e Gioachino Bravo e l'infrascritto Segretario, collo scopo di deliberare sopra al titolare civile e religioso, sotto cui debba rimaner fondata questa città di recente erezione , e per unanime consentimento risolvettero : - Che la nuova capitale (Gualaquiza) resti dedicata d'or innanzi politicamente e religiosamente al Patrocinio della Santissima Vergine conosciuta ed onorata col titolo e sotto il nome di Maria Ausiliatrice dei Cristiani , la cui festa si deve celebrare al 24 maggio di ciascun anno; e con tal fine la si dichiara festa civile-provinciale in azione di grazie alla Madre di Dio, Patrona di questa città, ed in memoria della fondazione ufficiale di questa data; doversi per conseguenza porre a conoscenza del Supremo Governo per la sua approvazione e pubblicarsi per editto nel primo giorno festivo. - (Seguono le firme) ».
Da quanto ho detto , può comprendere, amatissimo Padre, come sia riuscita splendida la festa della nostra buona Mamma. La sua memoria giammai potrà essere cancellata dalla mente e dal cuore dei Gualaquizesi!
Altra consolazione la festa ad onor di Leone XIII. - Si attende il Vicario coi novelli Missionarii. - Si ha gran bisogno di mezzi materiali.
Altra consolazione ci ha pure procurato la festa che si è fatta alla fine dell' anno scolastico, in occasione della distribuzione dei premii e dell'esposizione dei lavori eseguiti dai giovanetti interni ed esterni del nostro Collegio e dalle giovanette che frequentano le scuole della Missione. La festa era dedicata a Sua Santità Leone XIII, sotto i cui gloriosi auspizi si è iniziata questa nostra Missione e cui il Signore speriamo vorrà conservarci ad multos annos pel bene della sua Chiesa ed a salvezza di tanti popoli che vi- . vono ancora fuori del di lei grembo! Vi presero parte il Governatore, i Giudici ed i signori Vega, Vasquez e Davila.
L'accademia ebbe principio coll'inno nazionale ed un altro bellissimo dedicato al sommo Pontefice. Seguirono altri canti e declamazioni dei giovanetti e delle giovanette, che riscossero applausi ed ammirazione da tutti per i grandi progressi fatti. Tra le altre cose, si cantò pure la simpatica Scuola del Villaggio del nostro carissimo Vicario Apostolico Mons. Giacomo Costamagna , che piacque immensamente.
Gli spettatori erano tutti fuori di sè per la consolazione. Oh! quanto avrebbero pur consolato il cuore del Vicario di Gesù Cristo, se fino al suo Trono avessero potuto arrivare le commoventi composizioni e le melodiche note a Lui rivolte da questi cari Jivaretti unitamente agli altri giovani bianchi !
Il Sig. Governatore tanto fu soddisfatto sia dell'esito della festa , sia dei progressi ottenuti e nella scuola e nei laboratorii dai giovanetti bianchi e semi-bianchi, che ne volle fare una solenne relazione al Supremo Governo della Repubblica. Se fossimo in altri tempi, mi lusingherei che il Supremo Governo, commosso da questa relazione, ci inviasse qualche tenue soccorso; ma ahimè ! con tante guerre, con tante rivoluzioni vano è sperare in esso. Eppure qui ci troviamo a mani vuote! La nostra fiducia è tutta riposta nella Divina Provvidenza e nel patrocinio di Maria Ausiliatrice!
Quando ella riceverà questa mia, l' amatissimo nostro Vicario Mons. Costamagna sarà già in viaggio con un numeroso stuolo di Salesiani e di Suore di Maria Ausiliatrice. Oh! vengano questi nostri confratelli, venga il sospirato nostro Vicario; li aspettiamo proprio a braccia aperte. Ma deh ! o amato Padre, se non li ha forniti di molto bagaglio, di utensili per i vari laboratori, di sacri paramenti, di vestiari per sè e per gli Indii e di molti mezzi pecuniarii , per carità faccia in fretta a spedirne dietro, altrimenti al loro arrivo ci troveremmo in solenni imbrogli.
La Missione promette uno splendido avvenire; fin d'ora possiamo fare i migliori pronostici. Ma si va molto adagio per mancanza di mezzi. Qui, come ella sa, difettiamo di ogni cosa, e la nostra speranza, dopo Dio e Maria Ausiliatrice, è riposta in lei, nostro amato Superiore, e nella generosa carità dei nostri Cooperatori d'Europa. Dopo l'incendio della nostra casa , abbiamo ritirato ancora altri ragazzi, oltre a quelli che prima tene vamo. Numerosissime poi sono le domande che ci si fanno. Gli Jivaros specialmente ci danno ottima speranza di cristiana civilizzazione; ma senza mezzi materiali, non sapendo dove collocare i loro figliuoletti, quale schianto sarà pel nostro cuore! Per carità, ci aiuti, caro Padre, a realizzare tante belle speranze.
Benedica intanto tutti i confratelli di questa Missione, gli allievi bianchi ed Jivaros , e specialmente chi se le professa in Gesù e Maria
Dev.mo Aff.mo Figlio
Sac. FRANCESCO MATTANA.
MESSICO Da Torino alla capitale del Messico.
VENERATISSIMO PADRE D. RUA, Messico, 16 Gennaio 1896.
SIA lode all'immensa bontà divina, sian rese le grazie alla Vergine Ausiliatrice per averci condotti felicemente al porto di nostra destinazione, dopo un viaggio abbastanza buono.
Le preghiere ardenti che V. S., i Superiori tutti, i confratelli e gli amici innalzarono anche per noi, ci ottennero grazie, favori speciali attraverso il lungo e periglioso tragitto nell'immenso oceano, ci scamparono non solo da forti pericoli, bensì ci animarono ognora a compir con giubilo il sacrifizio grande dell'abbandono, forse per sempre, di quanto si ha di più caro sulla terra, gli amati superiori ed amici, gli affettuosi parenti, la patria diletta, tutto.
Che se immenso è il sacrifizio da noi fatto, ci conforta il pensiero di essere ormai arrivati nel campo dalla divina Provvidenza affidatoci, dove sfogare il nostro zelo, la nostra operosità alla salvezza di tanti bimbi abbandonati all'immoralità della strada, per allevarli cittadini onesti, buoni cristiani; e ci conforta altresì il pensiero di poterci adoperare a pro di molti e molti dei nostri italiani, qui venuti colla speranza, spesso vana, di migliorare la loro fortuna.
Il nostro viaggio è compiuto! Siamo giunti tra fratelli, i quali, stanchi , attendevano ansiosi in noi un rinforzo per proseguire il molto lavoro che cresce tra mano. Oh con quanto affetto ci diedero l'amplesso fraterno! Come dimostrarono viva gioia al vederci tra loro i cari giovani, gli egregi Cooperatori nostri! E noi siamo ben felici di ritrovarci omai tra persone amiche, dopo il lungo, noiosissimo viaggio di più che quaranta giorni da Barcellona a Messico. L'essere arrivati alla nostra casa, dove si vive della nostra vita, respirandovi un'atmosfera sana, pura da tante sozzure e vanità, ci rianima di un nuovo e santo vigore.
A Lei non sarà discaro, amato Padre, se alla notizia del nostro arrivo aggiungerò rapidamente alcune delle particolarità incontrate durante il viaggio : ne son certo, Le torneranno gradite, e le farà piacere comunicarle ai nostri Benefattori di costì.
In Ferrovia alla volta di Genova - Sul Perseo. - Nel golfo di Lione. -Accoglienze e sosta a Barcellona.
Dopo la commovente funzione dell'addio ai piedi di Maria Ausiliatrice, funzione che resterà ognora vivamente scolpita nei nostri cuori per l'emozione provata al separarci da Lei, dall'amato Arcivescovo, da quanti ci amavano e comprendevano la nobiltà della nostra missione, noi del Messico ci portammo tosto alla Stazione di Porta Nuova e di là col diretto si partì per Sampierdarena. Per l'oscurità della notte non si potè deliziare la vista nella bellezza dei campi piemontesi, che, a mala pena rischiarati dalla fioca luce lunare, sfuggivano rapidissimi al nostro sguardo portando via con sè come fantasmi i villaggi e le cascine qua e là dispersi. Quelle poche ore di corsa sfrenata si consumarono cantando lodi sacre, inni allegri, e cianciando di cose vaghe: di modo che ci trovammo senza noia a Sampierdarena, dove fummo ben accolti dai nostri confratelli. Il giorno dopo, I° di novembre, si pranzò al Collegio cogli altri Missionari arrivati nella mattina; quindi, separatici con nuovo dolore dai buoni confratelli della Casa, ci dirigemmo all'imbarcazione.
Salimmo sul « Perseo » della Navigazione Italiana e sull'imbrunire si prese il largo. Un vento fortissimo ci accompagnò sino a Barcellona: e sugli infuriati cavalloni la povera nave (e noi con essa) veniva sollevata alle stelle e precipitata poi negli abissi sì da parere nulla più che un guscio di noce. Passato il tremendo golfo di Lione, si quetarono le onde, e presto furono gettate le ancore avanti Barcellona. - Noi dovevamo discendere per partire poi con un bastimento della Navigazione Transatlantica, e perciò presi su i nostri fardelli, accompagnati dal Rev. D. Rinaldi, Ispettore delle Case di Spagna, dal caro ed allegro D. Aime, Direttore della Casa di Barcellona, e da varii confratelli, venuti a riceverci a bordo, nonostante una fitta pioggerella, ci portammo alla Casa di Sarrià, dopo aver lasciati con pena Mons. Costamagna, Mons. Fagnano e gli ottanta altri nostri compagni, promettendoci reciproco aiuto colla preghiera. - A Barcellona si credette di starci solo pochi giorni : invece, dovendo la Navigazione Trans.ca trasportare soldati all'isola di Cuba per incarico governativo, fummo obbligati a fermarvici un mese intero, sempre colla speranza di salpare da un giorno all'altro. Grazie alla bontà dell'ottimo Don Rinaldi e dell'affettuoso D. Hermida, Direttore della Casa di Sarrià, trovammo gentile ospitalità presso di loro. Colà potemmo con agio impratichirci meglio del Castigliano.
Di nuovo in mare. - Quante fermate! - Come si è passata la festa dell'Immacolata ed il S. Natale.
Come Dio volle, arrivò il giorno della partenza: e noi ci separammo, pieno il cuore di riconoscente affetto, dai cari confratelli che tante premure ebbero per noi. Non trovando navi per soli passeggieri, salimmo sul « Puerto Rico », nave mercantile della Compagnia Prats, dalla quale Compagnia si ottennero buoni favori; e al 2 di dicembre si partì. - Appena il bastimento levò le ancore, ci raccomandammo con maggior fiducia alla Vergine Stella del mare e all'Angelo nostro custode per il buon esito del viaggio; poichè, quantunque fidati nel potente aiuto di tante orazioni fatta per noi da molti buoni, pure il ricordo della tremenda disgrazia toccata al povero Mons. Lasagna e compagni poco tempo dianzi, ci ponea nell'animo un po' di trepidazione. La Vergine Benedetta ci fu sempre sicura guida, al certo anche per l'intercessione di quei nostri fratelli periti da martiri. - Partendo si credette di toccare solo le Canarie e l'Avana, come ci si assicurò ripetutamente : al contrario si fece un viaggio interminabile per esserci fermati, e a lungo, nei forti di Valenza, Malaga, Cadice, S.ta Cruz de Teneriffe, Las Palmas, Santiago di Cuba, Cienfuegos ed Avana. La vista di tanti bei siti però, e specialmente le fermate ci furono di gran sollievo, se non altro, per rifarci d'ogni tanto delle sofferenze causate dal mare. - A Valenza venne a vederci il R. P. Angelo Morandini di Verona, Superiore dei RR. PP. Camilliani. Si mostrò assai gentile con noi, e volle regalarci una cassa d'arancie, perchè ci servissero poi incontrando il caldo. -A Malaga, preavvisati del nostro arrivo, vennero a riceverci a bordo il Direttore D. Fumagalli, D. Oberti, Dirett. ad Utrera, e un nostro ottimo Cooperatore, il quale ci fece trasportare a terra e quindi condurre in vettura alla nostra Casa. Per le vie i giovanetti dell'Oratorio festivo ci seguirono acclamandoci. Quante feste ricevemmo da questi nostri fratelli! Colà potemmo visitare la magnifica cattedrale ed altre cose belle ; e prima di partire fummo a riverire Mons. Vescovo, che ci confortò della sua benedizione, congratulandosi con noi dello sviluppo preso dalle nostre opere.
Ritornati a bordo, proseguimmo, senza più discendere nei varii porti dove parò la nave, sino all'Avana. Avemmo quasi sempre un mare tranquillo; tuttavia per essere stata la nave mal caricata sin da principio, poichè la merce di minor peso stava nella parte più bassa, si viaggiò con una inclinazione di quindici gradi; e questo produceva in tutti un gran malessere continuo. - Fatta eccezione di poche mattine, si potè da noi sacerdoti celebrare il santo sacrificio : e dai chierici, coadiutori e suore far la S. Comunione. Le RR. Dame del Sacro Cuore di Gesù di Sarrià e di Barcellona, le RR. Suore Riparatrici, due buone Signore Cooperatrici e i nostri amati confratelli delle Case di Barcellona e di Sarrià ci avevano forniti di tutto il necessario per il Santo Sacrifizio. - Ogni festa poi si disse una Messa nel salone da pranzo, a cui assistevano gli ufficiali di bordo e molti passeggieri, tutti con ottimo contegno. - La bella festa dell'Immacolata si celebrò fermi nella baia di Cadice; e fu per noi di consolazione grande unirci in ispirito da quell'estremo punto europeo ai fratelli, che in tutte le nostre Case davano lode alla Madre di Dio. - Mandato di là un ultimo saluto a quanto di più caro si lasciava nel vecchio continente, e allontanatici dalle magnifiche coste di Spagna, ci trovammo presto in largo mare, involti per moltissimi giorni dall'immensità delle acque e del cielo, che dava alla nostra mente l'immagine della grandezza divina e della pochezza umana. Anche la festa del S. Natale si dovette passare a bordo, però molto vicino all'isola di Cuba. Il nostro Direttore D. Angelo Piccono, invitato dal Sig. Capitano, disse la Messa di mezzanotte, a cui furono presenti quasi tutti i viaggiatori. Dopo il Vangelo rivolse agli astanti un caloroso discorsetto, dimostrando con forti ragioni come il Bambino, di cui si celebrava il mistero, è veramente Dio e Uomo. Durante la Messa poi si suonarono motivi religiosi che rapivano in santi pensieri. Ma più commovente assai fu all'Elevazione: d'improvviso si illuminò la sala a fuochi di bengala, e intanto le note marziali e insieme pastorecce dell'inno spagnuolo ferivano gratamente l'orecchio. Quella luce, quel suono davano un'idea della poetica e santa notte, in cui il Figlio di Dio si fece nostro fratello. - Al fin della Messa il Sig. Capitano offerse a tutti un servizio di vino e di dolci : e si passò il resto della notte in lieti canti, in modesta allegria, mentre il bastimento filava placidamente sulle acque tanto tranquille da sembrare un piano di cristallo.
Finalmente si scorge terra. - Visita all'Arcivescovo di Santiago di Cuba. - All'Avana. - Incontro coi confratelli e gli amici. - Festoso ricevimento a Messico.
Il giorno 27 si cominciò a vedere la tanto sospirata terra ; si stava innanzi all'isola di Cuba, dove al presente fratelli contro fra telli si vanno distruggendo in una lotta micidiale. Visitammo S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo di Santiago e ne ricevemmo la pastorale benedizione. Salpando poi da Cienfuegos per dirigerci all'Avana si incontrarono varii pericoli. Dapprima, per essersi arenata la nave mal guidata dal piloto del porto, non si potè togliere dall'impaccio, se non alle undici ant. quando sali la marea, sebbene la macchina andasse a tutta forza sin dalle cinque della mattina. Toltisi di là, per acquistare il tempo perduto si marciava colla massima velocità sempre costeggiando molto ; e verso le tre pom., quando già in tutti i passeggieri era ritornato il buon umore perduto nella mattina, si sentì il bastimento battere forte sopra d'un corpo assai duro e voltarsi su un fianco squilibrandosi spaventosamente. Per buona sorte non ci fu nulla d'allarmante, grazie alla saggia manovra del timoniere : però un panico terribile invase tutti i passeggieri. Noi, vedendo il nostro Direttore calmo e sempre seduto, che colla voce e colla mano ci rassicurava di nessun pericolo, ci conservammo tranquilli: non così fu degli altri, che con grida e pianti ferivano le stelle. Il giorno appresso pure verso sera all'entrare nel canale di Jucatan c'incolse una furiosa burrasca, assai peggiore di quella avuta nel golfo di Lione; e per più di ventiquattr'ore si saltò d'una maniera in vero poco gradevole; già non si ricordava più che fosse mal di mare, e quivi fummo di bel nuovo costretti a pagare a Nettuno il suo tributo.
All'Avana ci siamo fermati tre giorni in attesa del vapore « Antonio Lopez » trovando affettuoso ricovero parte dai RR. PP. Gesuiti, parte in Seminario; le Suore andarono dalle Figlie della Carità. Si andò a riverire Mons. Vescovo, il quale non ci nascose il forte rincrescimento che prova per non aver colà una Casa nostra.
Finalmente Domenica, 12 u. s., arrivammo a Vera Cruz, dove per una buona volta si dovea uscire dalle acque perigliose e posare il piede sul continente americano. Vennero a bordo ad incontrarci il caro D. Clodoveo Castelli, il confratello Ferrero e Suor Orsola Rinaldi, superiora in Messico, sorella, come poi seppi, della compianta suor Teresa Rinaldi, visitatrice del Brasile. - Prima di discendere dovemmo, con vera pena, indossare gli abiti secolari, essendo vietato in tutta la Repubblica qualsiasi distintivo religioso.
Il viaggio da Vera Cruz alla Capitale fu per noi d'un incanto sorprendente : si dovea salire colla ferrovia a 2300 metri per giungere all'altipiano, attraversando boschi foltissimi, campi di zucchero, caffè e banani, sorvolando immensi precipizi, in fondo dei quali si vedevano graziosi paesaggi. Che magnificenza di vegetazione s'incontra in queste terre calde! - Prima d'arrivare a Messico, a metà cammino, nella stazione di Esperanza ci attendeva il confratello D. Visintainer, della Casa di Puebla, per darci il benvenuto a nome del suo Direttore D. Piperni, e ricevere D. Maranzana e De Lauro colà destinati. Si fecero proseguire con noi, per condurci tutti insieme a ringraziare la Vergine di Guadalupa del buon viaggio concessoci. - L'ottimo sig. cav. Lascurain e varii dei nostri Cooperatori ci vennero ad aspettare alcune stazioni avanti; e nella stazione di Messico molti Signori e Signore vennero ad abbracciare il Sig. D. Piccono, che colla sua operosità si acquistò qui molte simpatie. - Per gentilezza di questi signori trovammo una vettura del tram solo per noi; e in breve fummo alla nostra Casa, accolti dalla nostra banda e dalle grida festose dei giovanetti.
La funzione di ringraziamento si fece il dì appresso, col canto del Tedeum e della Messa di Maria Ausiliatrice, eseguiti dai nostri alunni in modo soddisfacente. - Nel pomeriggio, ad onore del Sig. Direttore e dei nuovi Missionarii, fu data una bella accademia musico-letteraria, a cui intervennero molti dei nostri amici. I musici si distinsero sonando, con maestria superiore alla loro età, scelti pezzi d'opere italiane. Pure le bambine dirette dalle Suore di M. A. vollero dare un grazioso trattenimento ; e si fecero assai onore per la buona declamazione e per il canto. -
Ma quello che in maniera speciale consolò il Sig. Direttore D. Piccono, fu il vedere il grande avanzamento fatto nella costruzione del nostro Collegio, dovuto all'operosità del bravo D. Castelli, dalla saggezza del quale molto si aspetta per lo sviluppo dell'opera nostra in questa città.
Preghi per noi tutti, o amato. Superiore, e ci benedica perchè sempre possiamo portare onoratamente il nome di figli di D. Bosco. - E baciandole le mani, godo professarmi
Suo aff.m° figlio in G. e M. SAC. EMILIO COZZANI.
Riconoscenza di un Missionario medico. La Mamma dell'Indio.
Rev.mo Padre! - Colgo un momento di tempo che mi lasciano i miei ammalati per narrarle due grazie ultimamente ottenute per intercessione della Buona Mamma Maria Ausiliatrice.
La prima grazia fu in favore della signora Benedetta Fazio, vedova da più anni, nativa di Varazze (Liguria), e residente in Patagones, la quale da parecchi mesi andava soggetta ad una perniciosa infermità intestinale che le cagionava molti incomodi. Complicatasi poi la malattia, la povera Signora fu colta da un colico miserere con attacco cerebrale. Tutti i ricorsi della scienza medica furono impotenti per sollevarla dalla sua mortale prostrazione. Parecchie notti dovetti passare al suo capezzale in qualità di medico curante. Già aveva ricevuto gli ultimi Sacramenti e fatto testamento. In quei supremi momenti fu invocato con fede il patrocinio della Vergine Ausiliatrice. Siccome l'inferma è una delle prime Cooperatrici Salesiane, tesoriera della Società di S. Vincenzo, zelatrice del S. Cuore di Gesù, così dai nostri Collegi della Patagonia e dalle varie Associazioni si sollevarono fervide preci per la sua salute. Ed oh maraviglia! Fu così segnalata la grazia di Maria Ausiliatrice, che la Signora Benedetta nello spazio di una settimana potè levarsi dal letto e recarsi alla Chiesa a rendere grazie alla Sovrana Regina del cielo e della terra. Presentemente è perfettamente guarita, e tanto essa come la sua famiglia giubilante chiedono che sia pubblicata la grazia ad onore e gloria di Maria Aiuto dei Cristiani.
La seconda grazia è pure un tratto meraviglioso di fede di un indigeno della Pampa. - Il tre dicembre testè scorso , mentre stava in Farmacia ordinando al farmacista alcune ricette, mi si presenta un indio della Pampa, di nome Manuel Godoy, uomo sulla quarantina, che con tono appassionato e le lagrime agli occhi, in suo linguaggio mi dice quanto segue, che io traduco quasi letteralmente
« Io venire a cercare Mamma, io essere molto afflitto , padre dottore , perchè avere smarrito mia Mamma. » Io lo guardava fisso e preso dallo stupore, senza poter comprendere ciò che volesse. Ma egli continuò
« Mio figlio Anacleto di tre anni, l'anno scorso essere ammalato gravemente, più non respirare, e mia Mamma averlo sanato ed avermelo dato vivo. L'altro giorno essersi perduto mio figliuoletto e non poterlo trovare per due giorni e due notti. Un uomo andando a caccia di struzzi averlo trovato alla distanza di tre leghe (15 K.m.). Mio figliuolo tenere Mamma stretta fra le mani, e mostrarla subito al cacciatore. Questi preso il ragazzino senza sapere chi essere, portarlo a sua casa distante una lega dalla mia. Io che piangeva perchè aver perduto mia Mamma, tenere paura che non mi restituisse più il figlio. Venirmi ispirazione d'andare alla casa del cacciatore, e là trovare sano mio figlio con Mamma tra le mani che mi mostrò subito con grande allegria. »
Qui fa d'uopo un po' di spiegazione, per capire quanta fede avesse quel buon indio. La Mamma era la medaglia di Maria Ausiliatrice che Don Domenico Milanesio anni addietro aveva dato al nostro indigeno. Una ne aveva appesa sopra il suo petto, ed un'altra sopra il petto del suo figliuolino. - Essendo moribondo il ragazzino, Maria Ausiliatrice glielo aveva sanato; ma adesso che lo aveva smarrito, siccome s'era accorto che aveva perduto anche la medaglia, così disperava di poter ritrovare il figlio. - « Tanto è vero, soggiungeva egli, che la Mamma non ha restituito a me il figlio, ma bensì ad un cacciatore. Quindi è che adesso vengo a cercare un'altra medaglia (la Mamma), perchè succedendomi un'altra disgrazia, Essa mi possa salvare. »
Notì, amatissimo padre, che è un miracolo prodigioso l'aver ritrovato il ragazzino sano e salvo, giacchè andò vagando per due giorni e due notti per il deserto senza nulla da mangiare. Il cacciatore che lo trovò, dice che quella buona creatura di tre anni gli allargava la mano e gli mostrava la medaglia di Maria Ausiliatrice.
Commosso a questo racconto diedi a quel brav'uomo non solo medaglie, ma anche crocifissi, ed allora qual non fu la sua consolazione! Andava baciando l'effigie di Maria Ausiliatrice, piangendo di emozione ed esclamando: « Adesso sì che sono beato per aver trovato Mamma. » Le assicuro, Rev.mo Padre, che anch'io piansi di consolazione al vedere tanta fede in quella rustica figura indigena.
Oh quante, quante grazie dovute a Maria Ausiliatrice non ho visto in queste regioni durante i sette anni che esercito la medicina! Gli ammalati che assistiamo nel nostro ospedale sono sempre una ventina, e tra questi e quelli che devo curare nei due paesi di Viedma e Patagones appena mi lasciano tempo per respirare. In mezzo a tanto lavoro, gran consolazione è per me l'aiuto potentissimo che mi presta Maria Ausiliatrice colla sua protezione. Oh! siano quindi, a lei rese infinite grazie anche da queste remote plaghe.
Mi benedica, amatissimo padre, insieme coi miei cari infermi e ci raccomandi tutti alla Vergine che torreggia sopra la cupola di Valdocco.
Viedma, 3 Gennaio 1896.
Sac. EvASIo GARRoNE Missionario Salesiano.
Virtù della medaglia di Maria Ausiliatrice.
In sul principio del corrente mese, Michelina, mia sorella, cadde gravemente ammalata per tifo, bronchite e polmonite doppia. La malattia, non ostante l'assidua e intelligente cura del medico, andava di giorno in giorno terribilmente progredendo, tanto che egli, temendone un esito infelice, mi consigliò a farle amministrare i conforti di nostra S. Religione, e così fu fatto. Grave era il mio cordoglio per la temuta perdita dell'amata sorella ; ma incontanente mi rivolsi alla celeste Regina Ausiliatrice, pregandola a non voler permetterne la catastrofe, con proposito di far pubblicare nel Bollettino Salesiano la grazia implorata e di fare un'offerta al suo santuario di Torino; a tale effetto pregai e feci pregare, ponendo al capezzale della sorella una medaglia di Maria SS. Ausiliatrice benedetta dal Sig. D. Rua. Oh potenza di Maria ! Dopo pochissime ore l'ammalata incominciò a migliorare sensibilmente, miglioramento che ogni giorno ha progredito, tanto che ora trovasi in piena convalescenza. Ringrazio pertanto di vero cuore l'amabilissima nostra Madre dell'ottenuto favore, e riconoscentissimo voglio incontanente dare esecuzione al fatto proposito inviando l'offerta e pregando a voler pubblicare l'ottenuta grazia.
Cingoli, 25 Gennaio 1896.
FILIPPO VERDENELLI.
Grave pericolo scongiurato.
Nel dicembre u. s. mio padre fu colto da un forte malore d'occhi, tanto che non vedeva affatto e ci faceva temere della sua vita. Il valente medico del paese prendevasi ogni cura per il paziente; ma vedendo l'ostinatezza della malattia che infieriva di giorno in giorno, ci consigliò di condurlo a Napoli. Tutto era pronto. Ma prima che partisse, io mi rivolsi a Maria promettendole che, se mio padre fra due giorni fosse migliorato a segno di non aver più bisogno di recarsi a Napoli, le avrei fatta una tenue offerta e pubblicata la grazia ottenuta. Mirabil cosa! La sera, aveva fatta la promessa, all'indomani il medico trovò migliorato l'am malato: Maria adunque aveva esaudita la mia prece, sebbene indegna, e così non permise che si fosse condotto a Napoli l'ammalato per essere sottoposto a operazioni chirurgiche. Ora è quasi perfettamente guarito e ne rendo infinite grazie a Maria e godo di adempiere alla promessa fattale. Viva dunque sempre Maria Ausiliatrice!
Stio, 12 Febbraio 1896.
Sac. PASQUALE D'AMBROSIO.
Maria m'ha salvata la figlia. .
Una mia bambina di quaranta giorni ebbe una enterite con serie complicazioni. Due distinti medici dichiararono che non c'era più speranza di vita. Ma Colei che è umile ed alta più che creatura, termine fisso d'eterno consiglio, si rivolse al suo fattore che non sdegnò di farsi sua fattura, e ne ottenne la grazia. Col cuore pieno di riconoscenza, mandai tosto un'offerta all'Oratorio di S. Filippo Neri in questa città, onde si accendesse una lampada a Maria SS. Ausiliatrice; ora invio altra piccola cosa, con preghiera che si pubblichi l'ottenuta grazia nel Bollettino per dare maggior gloria alla nostra Celeste Signora.
Catania, 16 Febbraio 1896.
M.le GRAVINA.
Dopo una novena di preghiere.
Una giovinetta di anni 19 a me stretta parente, era da tre mesi e più travagliata da grave male di testa, il quale cagionavagli di quando in quando accessi così strani da renderla affatto insensibile; talmente che fu costretta ad abbandonare lo studio ed ogni altra occupazione, e lasciare il collegio, ove trovavasi collocata, per ritornarsene alle distrazioni dell'aria nativa. Fu mio primo pensiero di mettere in pratica la cura di S. Tommaso. In quacumque tribulatione ad Mariam fuge, e il mio sguardo subito si rivolse alla Madonna di Don Bosco, cioè a Maria Ausiliatrice, che in tanta copia ai fidenti suoi figli le grazie concede. Fu subito incominciata una sacra novena in di lei onore, non trascurando al tempo stesso i rimedi dell'arte umana. Cosa veramente meravigliosa : la cara fanciulla incominciò a migliorare e così sempre di seguito, finchè nel corso di soli 20 giorni ha riacquistata la sua buona salute ed è ritornata in collegio alle sue consuete occupazioni. Tutti di famiglia rendiamo grazie a Maria Ausiliatrice per il favore accordatoci ed ora spedisco l'esigua offerta di L. 5 a vantaggio delle Missioni e a gloria e nuore della gran Madre di Dio.
Da Saturnana, 24 Febbraio 1896.
P. CESARE BERTOCCI
Economo Spirituale.
Rendono pure grazie infinite a Maria SS. Ausiliatrice per segnalati favori ottenuti mediante la potentissima sua intercessione i seguenti
Teresa Barberis, Piana S. Michele (Alessandria) per due segnalatissime grazie. - Avv. Francesco Giolo, Rovigo. - Luigi Mangani, Viterbo. - Famiglia Sirtori, Calolzio, per segnalatissime grazie spirituali e temporali ricevute in diverse riprese. - M. A. C., Torino. - Laurella Gentile, Marcorengo. - R. R., Cooperatrice Salesiana. - N. N. Torino. - Margherita Presbitero. - Z. S. A. e M. S. M., Provincia di Brescia. - D. Gio. Battista Olivero, Saluzzo. - Giulia Cugia di Sant'Orsola, Roma. - Marianna Borgogno, La Morra. - Cristoforo Camozzi, Vicente - Carvalio, (Rio Janeiro - Brasile). - Antonio Locatelli, Berbenno. - M. M., Cooperatrice di Bra. - Teresa Brigadoi, Predazzo. - G. G. M. - Giovanni De Lauro, Puebla (Messico) - S. L., Monastero di S. Croce, Chieri. - Giuseppe Graziavi, Mezzano. - Delfina V. E. - Francesca Guelfa, Torino. - Maddalena Gardoncini, Klagenfur - Karten (Austria). - Enrichetta Bonomelli-Campana, Lodetto di Rovato.- La Sig.a A. La Ciura Longo, Catania, per essere guarita da dolorosa sciatica il terzo giorno d'una novena a M. A. - Il Sac. Giulio Fresco per la Siga. C. F. guarita da febbri tifoidee dopo aver ricorso a M. A. - G. N. e Famiglia, Leonessa. - N. N. dall' Istituto di Maria Ausiliatrice d'Alì Marina (Sicilia). - Margherita Tarro, Demonte. - Marianna Gonano -Burelli, Fagagna. - Maria Valsesia ved. Mortaretti, Veruno. - Cornelia Molina, Oulz.- G. ed E. Prina, Milano.-Enrichetta Nobile, Codeville. - Milanesio Lucia e figlio per aver ottenuta la guarigione del marito e padre. - Luigia Pozzi. - Giovanni Gastaldi, Saluggia. - Carolina Accossato, Torino. - Chierico T. C. Acireale (Catania) - Giovanni Bambino, Isolabella-Poirino. - Maria Sandrone, Casalgrasso. - Catterina Suffietta, Rivoli. - Gaspare Moriondo, Troij''areilo. - Domenico Picotino. - Fabiano Adelindo, Vitiano. - Maria Mattirolo, Torino. - Felicita Grosso, Pino Torinese. - Giovanni Vottero, Villafranca Piemonte. - D. Giacomo Piena, Rivalta Bormida. - N. Cazzaniga, Voghera. - Maria Cravero, Settimo Torinese. - Marianna Osella, Carmagnola. -Cristina Camerana, Asti. - Battista Accossato, Ferrere d'Asti. - Vittoria Arisio, Torino. - Lorenzo Pennazio, Andezzeno. - Sebastiano Boccaccino, Volvera. - Angela Piora, Torino. - Patrono Maria e Catterina, Torino. - Giovanna Manassero, Torino. - Filippo Rabino, Casale. - Clara Mainardi, Vinovo. - Rosa Ardissino, Romano Canavese. - Maria Biglino, Alba. - C. R. N. maestra, Torino. - Irene Cattilini, nata Riva, Pinerolo. - Domenico Laiolo, Vinchio. - Baronessa Bellini di Chaveau, Nizza-mare. - Serafina Bugnone, Rivera. - Ernesta Baldiali. - Guglielmo Donato, Castellinaldo. - Irene Maranzano, Torino. -Gerolamo Marchio, Caramagna. - Can°. B. A., Crema - Maddalena Campana, Bernezzo. - A. Giuseppina Mercenasco. - A. Franceschina, S. Martino Canavese. - Teresa Budoira, Torino. - Margherita Curto, Ivrea. - Anna Ferrero, Parigliano. - Margherita Sopetto, Torino. - Agnese Dellaferrera, Isolabella (Torino). - Carolina Cravina, Enviè. - Michele Cauda, Cellerengo. - Bartolomeo Strupiana, idem. - Orsola Zimara, Soazza. - Teresa Sartori, Alpignano. - N. Marchiandi, Pianezza. - Filippo, Bario. Castiglione. - Maddalena Scontienza, Mombercelli. - Bartolomeo Boagna, Princa d'Alba. - Giovanni Galissio, Alba. - Maddalena Ulbesi, Rimella Valsesia. - Filippo Manfrini, Simorio Zevio. - Margherita Casalis, Carmagnola. - Marianna Bruna, Castelnuovo d'Asti. - Giuseppina Roletti, Torhio. - Maria Prona, Chivasso. - Valentino Gallino, Cisterna Asti. - Rosa Boccassino Zabert, Val fenera. - Colomba Ved. Ongari, Pelugoli. - D. Giovanni De Jennis, Arciprete, Vasto (Chieti) per due segnalatissime grazie. - Bartolomeo Graglia, Moriondo Torinese.
TRA le vittime della terribile catastrofe, in cui perì Mons. Lasagna, figurava Suor Teresa Rinaldi, assai conosciuta nelle Repubbliche dell' Uruguay e del Brasile, della quale mentre presentiamo il ritratto, vogliamo pure dare alcuni cenni biografici.
Suor Teresa Rinaldi, italiana, appartenente ad una rispettabile famiglia della Provincia di Cuneo, fin da bambina dimostrò inclinazione per abbracciare lo stato religioso.
Giovane ancora, piena di vita, abbandonava la casa paterna per entrare nel noviziato che le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno nella città di Nizza Monferrato, dove si distinse fra le compagne per la sua soda pietà, per ingegno svegliato e per l'ardente zelo che aveva di sacrificarsi per il bene del prossimo.
Di soli diciotto anni, nel 1881, chiese ed ottenne di partire per l'America.
Colà giunta, si trattenne dapprima qualche anno in qualità di maestra nel Collegio di Maria Ausiliatrice in Villa Colon. Tale fu l'abilità e l'intraprendenza addimostrata in questo frattempo da Suor Teresa, che ben presto venne scelta a Direttrice della nuova Casa di Paysandù, dove ebbe largo campo a spiegare l'ardentissimo suo zelo in favore della gioventù povera ed abbandonata.
Migliaia e migliaia di ragazze trovarono in Suor Teresa Rinaldi un angelo di cuore, una esperta educatrice, una madre affettuosa, fatta tutta a tutte, sempre pronta a consolare ed a soccorrere tutte. L'educandato, i laboratori femminili, l'Oratorio festivo di Paysandù grande incremento presero sotto la sua saggia direzione. La sua fede non veniva mai meno innanzi a qualunque difficoltà.
Nel 1891, dieci anni dacchè Suor Teresa Rinaldi si trovava in America, trattandosi di aprire Case di educazione nel Brasile, essa fu prescelta quale Superiora. Collo slancio di un apostolo che vede aprirsi avanti a se immense plaghe da convertire, Suor Teresa partiva dall'Uruguay, lasciando nel pianto un gran numero di figlie carissime, e si spingeva negli Stati Brasiliani, ove Iddio aveva decretato che vi dovesse lasciar ben presto la vita.
In pochi anni, essendo Visitatrice Suor Rinaldi, Guaratinguetà, Lorena, Pindamonhangaba, Araras, S. Paolo si ebbero Educatorii , Laboratorii , Oratorii festivi per le loro fanciulle. Ora il suo zelo infaticabile stava per realizzare la fondazione dell'Ospedale e del Collegio di Ouro Preto nello Stato di Minas Geraes, quando la morte venne a sorprenderla nel più bello della vita. Contava solo 33 anni di età. Iddio la chiama a sé mentre lavorava per la sua gloria e per la salute delle anime. Egli l'avrà senza dubbio accolta nel suo gaudio! Sia quindi pace all'anima sua bella e conforto agli addolorati parenti ed alle desolate sue consorelle !
CIVITA CASTELLANA.
Da questa città ci si scrive in data 31 gennaio
La festa di S. Francesco di Sales è stata veramente la festa del cuore dei buoni Cooperatori di questa città. Previo l'invito da me fatto, essi si radunarono nella Parrocchia di S. Gregorio uniti a numeroso stuolo di gente, sicchè la Chiesa era gremita. L'altare era ornato a festa, ricco di bei candelieri e di fiori : in mezzo ad esso e su prezioso piedestallo campeggiava la reliquia di S. Francesco di Sales offertami con tanta grazia dalle zelanti Maestre Pio Venerini, nostre Cooperatrici.
Giunta l'ora assegnata per la sacra funzione e indossati i sacri paramenti, m'avvio all'altare, ove celebrata la Santa Messa e distribuita la S. Comunione a ben più di cinquanta persone, recitato l'ultimo evangelo mi rivolgo ai buoni Cooperatori, elogiando la loro carità a vantaggio de' Salesiani. Spiego il detto evangelico « Date et dabitur vobis ». Ricordo le preghiere degli orfanelli, de' nuovi convertiti alla fede, e de' buoni Salesiani, nonchè la protezione che su di noi stende S. Francesco di Sales e Maria Ausiliatrice. Faccio conoscere l'uso delle loro elemosine, passando in rassegna tutti gli Istituti e tutte le Missioni che stanno tuttora compiendo i Salesiani. Conchiudo la breve conferenza con queste parole: « Benedetti i Salesiani!... benedetti i figli di D. Bosco e benedetti pur voi, o Cooperatori, voi che colla vostra carità sovvenite ai loro bisogni, voi che colle vostre elemosine dato incremento e sviluppo alle loro opere. Benedetti!.... Le grazie e le benedizioni di Dio piovano a larga copia su loro e su voi, e tutti possiate vivere una vita lunga, ripiena di opere buone e coronata a suo tempo della morte de' giusti e di una gloria immortale. Così sia ». Ciò detto, m' inginocchio sul primo gradino e recito una fervorosa preghiera in onore del nostro Patrono, dò la S. Benedizione colla reliquia e infine invito i Cooperatori a baciarla.
Sieno rese infinite grazie a Dio benedetto! Questa nostra piccola funzione ha destato maggior risveglio ne' nostri buoni Cooperatori ed ha attirato nella nostra Associazione altre nuove Cooperatrici, la cui nota sarà spedita alla S. V. Re.ma allorchè mi sarà dichiarata dalle nostre buone Zelatrici Albani Francesca, Lucidi Anna e Santucci Albina. Queste tre buone e zelanti Cooperatrici mi aiutano in ogni interesse salesiano.
D. BERNARDINO BELLONI.
BALERNA.
Leggiamo nel Popolo Cattolico di Lugano la seguente corrispondenza:
Dal Mendrisiotto, 23 Marzo 1896.
Ieri, Domenica 22 marzo si teneva nella Chiesa Collegiata Plebana di Balerna una conferenza sull'Opera Salesiana. Buon numero di Cooperatori e Cooperatrici del paese e circondario, nonchè di altre persone e dei Superiori ed alunni del Collegio Don Bosco, si erano affollati nella Chiesa per udire la parola franca e piena di unzione del Rev.mo Conferenziere Don Giacomo Maria Bianchetti, Arciprete di Riva S. Vitale. Alle ore 16,30 infatti, saliva il pulpito, e prendendo mossa dalle parole del Vangelo « Euntes, docete omnes gentes ecc. » ci mostrava a bellissimi quadri l'apostolato esercitato e che pur tuttora esercitano i Salesiani. Con felice pensiero ci trasportava quindi nelle Americhe, nella Patagonia, nella Terra del Fuoco, nel Brasile, nell'Equatore e nella Colombia, dove lavorano Mons. Cagliero, Mons. Costamagna, Mons. Fagnano, e dove ancora un Mons. Lasagna con altri 5 Missionari per odio settario - a quanto pare - ed un Don Michele Unia in servizio dei poveri lebbrosi lasciarono la vita. Bellamente fece noti gli splendidi risultati dei Missionari Salesiani e ben a proposito asserì che santo era colui che comandava d'affidare a Don Bosco quelle regioni, santo colui che obbediva, felici e santi dovevano essere i successi. La conferenza si chiuso coll'esortazione di sostenere ed aiutare l' opera del grande Don Bosco e con la benedizione del SS. Sacramento data dal M. R. Direttore del Collegio Salesiano, durante la quale parte dei bravi alunni, diretti dal M. R. Prof. Don Arnaldo Dini, eseguì egregiamente un mottetto ed il Tantum Ergo. Tutti partimmo ammirati dell'apostolato salesiano e facendo voti perchè il Signore benedica e protegga sempre più i Figli di D. Bosco.
S. GIACOMO PRESSO FOSSANO.
La mattina del 5 febbraio nella Chiesa di S. Giacomo, presso Fossano, per cura dello zelante rettore D. Giuseppe Lerda si fece un solenne funerale in suffragio del compianto Mons. Luigi Lasagna. Alla sera D. Emerico Talice tenne conferenza sulle opere di D. Bosco. I buoni popolani di S. Giacomo, obbedienti all'invito del loro amato rettore, e per affetto ai figli di D. Bosco, accorsero in grandissimo numero alla funzione del mattino e della sera.
S. NICOLAS DE LOS ARROYOS (America).
Per obbedire ad uno dei principali articoli dell'Unione dei Cooperatori Salesiani, si è tenuta al 2 febbraio un'adunanza dei Cooperatori e Cooperatrici Salesiane della città di S. Nicolas in occasione della festa di S. Francesco di Sales, Patrono della Pia Società Salesiana, della quale i Cooperatori sono il braccio destro. Fu una vera consolazione vedere questi buoni coloni radunarsi fin dalle prime ore del mattino nella nuova e simpatica Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice, e colà compiervi le loro divozioni con istraordinario trasporto. Al mattino vi fu Comunione generale con Messa letta , e poi Messa cantata dal Rev.° Don Luigi Castiglia, Direttore del Collegio di D. Bosco.
Nel pomeriggio, dopo i vespri solenni, prese la parola il M. R. Don Giovanni Albertinazzi, pure Salesiano, il quale tenne la conferenza stabilita dagli Statuti dei Cooperatori Salesiani. Con parola facile, franca e cordiale, esordì dipingendo Don Bosco per le strade di Torino in cerca di giovanetti abbandonati; ci parlò dei primi suoi Cooperatori, tra i quali rifulse il Conte Cais di Giletta, nobile Signore, che non si peritava di andare limosinando per i poveri fanciulli di Don Bosco. Animò tutti i presenti col pensiero che essi colle loro preghiere, possono partecipare al lavoro dei Salesiani, citando ad esempio i primitivi cristiani, i quali nelle loro case, lavorando, aiutavano colle loro preghiere, coll'esempio e colle limosine S. Paolo e gli altri Apostoli nelle loro pellegrinazioni, partecipando così al merito delle loro grandi fatiche. Si terminò la funzione colla benedizione del SS. Sacramento.
Quello che poi è più consolante si è che oltre al risveglio ed all' animazione grandissima prodotta negli antichi Cooperatori e Cooperatrici, ad altre persone nacque il desiderio di farsi inscrivere in questa legione del grande D. Bosco , per fare del bene alla gioventù e partecipare agli immensi favori spirituali concessi ai Cooperatori e Cooperatrici Salesiane dal Primo Cooperatore Salesiano il Sommo Pontefice.
UN COOPERATORE ARGENTINO.
IL VOSTRO CAMPICELLO Giovanetti cari,
VEDETE voi quale svolgimento si va operando i questi giorni in tutta quanta la natura? Il soffio dell'onnipotente si fa sentire, e i colli e le valli danno segno di novella vita.
Spande il sole intorno intorno un soave tepore, la terra si ricopre d'un nuovo verde manto ed il creato intiero si ravviva e sorride. Tutto ringiovanisce , tutto s' adorna di fiori. Prati e campi , valli e poggi di fiori olezzano; fiori e frondi ripigliano gli alberi , ed il sottile stelo del grano, stato terra terra per lunga stagione, ora s'innalza rigoglioso verso il cielo.
Giovanetti salutate giubilanti la primavera, che è l' immagine perfetta della vita umana all'età vostra.
Qual vigoria non avvi infatti di presente nelle vostre giovanili esistenze! Gagliardia di membra, magnanimità di cuore, rigoglio e freschezza di mente , tenacità di memoria , slanci sublimi di affetti, pieghevolezza di volontà.... oh! quanti, quanti tesori voi possedete!
Ma deh ! o miei cari amici, mettete a partito questi vostri tesori , mentre ne avete il tempo , e fateli fruttificare, precisamente come suole in questa stagione il solerte agricoltore che abbia tutta la sua fortuna riposta unicamente in un campicello.
Osservatelo questo prudente uomo che di buon mattino, cogli strumenti in ispalla, s'avvia al suo poderetto. Egli si curva sopra la terra l'intera giornata. Ma che fa egli ? Ora smuove il terreno e vi getta il buon seme , il quale poi cresciuto e maturato gli tornerà centuplicato; ora pota gli alberi , tagliandone via checchè torni loro di danno o sia anche solamente superfluo. ora dà mano al sarchiello e strappa d' intorno al grano le male erbe che insieme vi sono nate ora il guano vi va spargendo, onde rendere più fecondo il terreno, ed ora lo sguardo innalza al cielo per implorare la benefica pioggia. Tutti i suoi pensieri , tutte le sue sollecitudini sono rivolte sempre al suo campicello e non dà tregua un' ora al lavoro , perchè di lì ci deve trarre la sua sussistenza.
Ecco, o giovanetti, quello che voi pure dovete fare. Che bel campicello possedete! Quanti talenti vi ha dato il Signore! Deh! coltivateli con amore , con sollecitudine. È questa la stagione propizia. Se voi lasciate passare questi anni, non sarete più in tempo; il vostro campicello isterilito non vi potrà rendere più nulla. Ed è di qui , o cari amici , da questi tesori di natura che il Cielo vi ha concesso, che voi dovete trarre la vostra fortuna; dal buon uso che voi ne farete dipende la vostra felicità in questa vita e nell'altra.
Adunque, amici , mano all' opera. Fuggite l'ozio che è il padre di tutti i vizi. - Siate amanti dello studio e del lavoro. Dissodate , smovete il terreno del vostro campicello; tenete sempre in esercizio le vostre facoltà mentali. - Seminate nella vostra mente e nel vostro cuore le buone sementi della virtù e della verace scienza. Non siate spensierati, ma pensate un pochino al vostro avvenire. - Appena vi accorgete di qualche difetto, studiatevi subito di liberarvene ; per carità non lasciate ch' esso si radichi nel vostro cuore , perchè diverrebbe incorreggibile. - Siate contenti, anzi mostratevi riconoscenti verso di chi vi avverte di qualche errore che avete commesso. Da noi soli non sempre possiamo accorgerci de' nostri spropositi; sia tanto bene che il padre e la madre o gli educatori ce ne facciano l'ammonizione. Irrorate poi sovente questo vostro campicello colla rugiada e colla pioggia celeste. Pregate quindi volentieri e accostatevi di frequente ai SS. Sacramenti. Così facendo io vi assicuro che il vostro campicello diverrà assai fecondo e nell'estate produrrà frutti di consolazione ai vostri genitori e di felicità temporale ed eterna a voi stessi.
Ascoltate, ven prego, o cari giovanetti, i consigli che nel desiderio del vostro bene ho voluto stavolta rivolgervi. Continuate ad esser buoni e così consolerete pure il cuore del vostro
Aff.mo Amico D. C. GIULIVO.
IL CARDINALE EGIDIO MAURI.
Una illustrazione del Sacro Collegio e dell'Episcopato italiano è scomparsa dalla faccia della terra colla morte del Cardinale Egidio Mauri, Arcivescovo di Ferrara, avvenuta la mezzanotte dall' 11 al 12 dello scorso mese.
Il Cardinal Mauri era nato a Montefiascone l'anno 1828, il 9 dicembre, sacro alla memoria della traslazione della Santa Casa di Loreto, e nello stesso giorno fu battezzato col nome di Giovanni. Fece i suoi primi studi fino a tutto il corso filosofico nel patrio seminario, e sin d'allora pel candore dell'animo suo, per l'acume dell'intelletto e per una cotale pieghevolezza d'ingegno si presagiva quale sarebbe addivenuto col crescere degli anni. Era sua intenzione di passare a Roma per l' avvocatura; ma pei moti del 1848 , chiusa l' università romana, fu costretto a rimanere in patria, ove la morte inaspettata di un suo fratello sacerdote lo fece decidere alla scelta dello stato.
Il giovane Mauri , dopo maturo consiglio risoluto d'abbracciare lo stato religioso, prescelse l'inclito Ordine de' Predicatori. Ricevuto nel convento del santuario della Quercia presso Viterbo, indossò l' abito di S. Domenico col nome di frate Egidio, e quivi fece il suo noviziato. Trasferito nel convento di S. Sabina sull' Aventino, vi studiò tre anni teologia, il cui corso terminò poi alla Quercia; dopo di che, quantunque ancor giovane fu eletto maestro dei novizi e lettore di S. Scrittura. Nel 1858 fu mandato priore a Noto in Sicilia; nel 1860 a S. Sabina, ove insegnò pure teologia. Dopo alcuni anni tornò alla Quercia come lettore di teologia e maestro degli studi. Presa la laurea in S. Teologia, fu mandato in qualità di priore a Düsseldorf nella Prussia Renana, donde poi fu chiamato a Firenze per affidargli l'importante ed onorifico ufficio di Vicario generale della Congregazione di S. Marco, celebre convento ove ebbe stanza fra Girolamo Savonarola.
Il Santo Padre Pio IX, conscio dei meriti del P. Mauri, volle elevarlo alla dignità episcopale, e nel concistoro del 22 dicembre 1871 lo preconizzò Vescovo di Rieti. Ricevette l'episcopale consacrazione il 14 gennaio 1872 nel summentovato convento della Quercia.
Rieti non dimenticherà così facilmente lo zelo dell'amato suo Pastore. Impossibile in brevi cenni registrare il bene da lui operato. Di lui si può ripetere che fuit potens in opere et in sermone. Si distinse dapprima colla parola, predicando l'intiera quaresima nel primo anno del suo vescovado, senza dire delle omelie, esercizi spirituali, istruzioni, tanto nella cattedrale quanto nelle altre chiese di città e campagna, e sempre con soda dottrina e unzione soavissima ; coll' opera, migliorando le condizioni economiche del seminario, provvedendo alla disciplina e alla cultura scientifica del medesimo, promovendo lo zelo del clero, soccorrendo ai bisogni spirituali e temporali del popolo; e aggiungeremo coll'esempio, infondendo in tutti quello spirito di carità, col quale sapeva tirare a sè tutti i cuori anche i più ribelli.
Dopo diciassette anni, Mons. Mauri fu trasferito alle sedi unite di Osimo e Cingoli dal regnante Sommo Pontefice Leone XIII, nel concistoro del 1° giugno 1888. Quel medesimo zelo che spiegò a Rieti, mantenne nelle suddette due diocesi; soltanto aggiungeremo che, sorta grave questione in pregiudizio del seminario vescovile, ne vendicò i diritti, e che nella cattedrale d' Osimo volle lasciare una memoria imperitura di sua generosità, ridonando all'antiche forme quel monumento d'arte e decorandolo di pregiati dipinti. Nè va dimenticato l' insigne tempio testè edificato per opera di lui in luogo detto Campocavallo, là ove l' immagine in tela della Vergine Addolorata ripetutamente da molti spettatori fu veduta muovere gli occhi.
La Santità di N. S. Leone XIII, volle coronare i meriti dell' illustre Vescovo, decorandolo non solo del pallio arcivescovile ma altresì della sacra porpora, promovendolo il 12 giugno 1893 alla sede arcivescovile di Ferrara e creandolo nel 18 maggio 1894 Cardinale di S. R. Chiesa sotto il titolato di S. Bartolomeo all'isola. Purtroppo egli rimase assai poco tempo al Sacro Collegio ed alla Diocesi di Ferrara, dove in sì breve spazio seppe creare una vigorosa organizzazione delle forze cattoliche, da cui si riprometteva copiosi frutti.
Il Cardinal Mauri fu sempre riconosciuto quale oratore insigne per profonda dottrina, eleganza, semplicità e chiarezza nell' esercizio della predicazione calcando i primi pulpiti d'Italia.
A noi risuonano ancora all' orecchio le sublimi parole da lui pronunziate con mirabile eloquenza al Congresso Salesiano di Bologna. Quello stupendo discorso, stampato negli Atti del Primo Congresso Salesiano, sarà sempre là ad attestare, insieme colla sua profonda dottrina ed eccezionale chiarezza e semplicità, la stima che egli nutriva poi figli di D. Bosco, l'alto concetto che aveva dell' opera dei nostri Cooperatori e delle nostre Cooperatrici e l'affetto grande che portava alla Pia Società di S. Francesco di Sales, ch' egli avrebbe voluto vedere stabilita anche in Ferrara. Iddio non glielo ha concesso. Dall' eternità forse affretterà quel giorno coi suoi voti, colla sua intercessione. Noi intanto preghiamo per la sua bell'anima ; s'uniscano a noi anche i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane in quest'atto di sincero affetto e di sentita riconoscenza.
MONS. CAMILLO RUGGIERI VESCOVO DI FANO.
Con nostro grande rincrescimento in questo numero dobbiamo pure registrare la morte di quest'altro venerando Prelato che un anno fa onorava di sua presenza il Primo Congresso dei Cooperatori Salesiani.
Mons. Camillo Ruggieri era nato a Vergato (Provincia di Bologna) il 6 Ottobre 1822. Fornito di doti preclare e di specchiata virtù, dopo aver sostenuto parecchi importanti ed onorevoli incarichi sotto il governo pontificio, nel 1874 veniva nominato dal Santo Padre Pio IX Vescovo di Bertinoro e dal Regnante Pontefice Leone XIII nel 1882 veniva traslato all'insigne chiesa cattedrale di Fano.
Egli spirava nel bacio del Signore il giovedì 26 dello scorso marzo. Lo raccomandiamo di cuore ai pietosi suffragi dei nostri cari Cooperatori e Cooperatrici.
IL 75.° ANNIVERSARIO DELLA 1a COMUNIONE DI LEONE XIII.
Il giorno 21 giugno di quest'anno ricorro il 75° anniversario della PriMa Comunione dell'immortale Pontefice Leone XIII: questo ricordo merita di essere notato. È stata fatta proposta che nel giorno 21 giugno che coincide colla festa di San Luigi, e quest'anno poi cade in domenica, si facciano accostare i giovani e le figliuole ai SS. Sacramenti in memoria della Prima Comunione di Leone XIII, per impetrare da Dio al Pontefice ed alla Chiesa giorni più tranquilli. Sarebbe anzi desiderabile che, dove lo si possa fare senza difficoltà, per quell'epoca si preparino i giovanetti alla Prima Comunione. Ciò si potrà facilmente ottenere soprattutto negli Istituti d' educazione maschili e femminili, negli Oratorii festivi , e dove sono fiorenti le Società Cattoliche. Si studi bene la proposta e si veda se non è questo il caso di dare una nuova bella dimostrazione d'affetto e di riverenza al nostro S. Padre Leone XIII.
ITALIANI CHE SI FANNO ONORE IN FRANCIA.
Una Colonia di bravi Italiani è senza dubbio quella della Ciotat presso S. Cyr in Francia, che hanno per cappellano un Sacerdote di D. Bosco. Di loro abbiamo avuto occasione di parlare già altre volte. Ultimamente essi si son fatti molto onore, nella circostanza delle nozze d'argento del loro Parroco Rev.mo C.co Desiderato Paranque, poc'anzi celebrate. Per attestare la loro sentita riconoscenza verso di questo ottimo Pastore, che da ben venticinque anni si diporta con loro veramente da padre amoroso, sempre cercando il modo di far loro del bene, essi vollero offrirgli un trattenimento musico-drammatico, che, onorato pur dalla presenza del Sindaco locale, del Commissario in capo, dell'Agente Consolare Italiano, del Presidente del Circolo Cattolico e d'altri ragguardevoli personaggi, è riuscito a meraviglia. Il zelante Parroco, commosso a tanto affetto, rivolse loro cordiali parole, che vennero accolte da applausi fragorosissimi.
Come ricordo di questa dimostrazione, quei religiosi nostri compatrioti presentarono in fine al loro amato Parroco una statuetta di Maria SS. Ausiliatrice, opera degli scultori dell'Oratorio Salesiano di Marsiglia, con sotto la seguente inscrizione : Piccolo segno di molta gratitudine! - Questa statuetta posta nelle sale del Canonico Paranque, dirà ai nostri fratelli d' oltr' alpe che gli Italiani della Ciotat sanno anche all'estero tener alto l'onor della patria !
BIBLIOTECA CATTOLICA CIRCOLANTE.
Con piacere veniamo a sapere che il Cooperatore Salesiano Ch. M. Agostinelli di Ostra fin dall'anno 1894 ha istituito nella propria città una biblioteca cattolica circolante, cui egli stesso dirige sotto la giurisdizione del Rev.mo Arciprete Benni. In poco più di un anno ha dato a leggere 300 e più buoni libri, tutti tra loro differenti, nonchè molti periodici e giornali. La buona volontà e lo zelo industrioso per la salute delle anime sa suggerire modi e mezzi per iniziare sì belle cose. Mentre ci congratuliamo con questo giovane levita, presentiamo il suo esempio all'imitazione dei nostri lettori.
COSE DEL GIORNO... PUR TROPPO !
Con questo titolo lo strenuo e brillante Eco d'Italia (1) dà una stupenda traduzione di uno dei bellissimi articoli settimanali firmati Pierre l'Ermite, pseudonimo di un Vice-Parroco di Parigi, valente collaboratore degli Agostiniani dell' Assomption nella Redazione della Croix. È il racconto di una scena che succede in oggi troppo spesso e che non ha bisogno di commenti. Noi la riferiamo tal quale la descrive il benemerito giornale genovese.
Il signor X era gravemente malato. Il medico lo aveva operato; ma senza esser convinto affatto della riuscita. La famiglia aveva mostrato di desiderare l'operazione, che consisteva nientemeno che nell'asportare circa 20 centimetri la colonna vertebrale. Il tutto al prezzo di 1500 lire, si sa, ... per non lasciar nulla d'intentato. Finite le legature il dottore si lavò le mani, mise a posto le maniche rimboccato, sorvegliando la suora che disinfettava gli utensili col sublimato, quindi aperse la porta della sala e disse: Signore, tutto è terminato!... e finora tutto va bene: questa sera manderò a prendere notizie. Signore, le riverisco ! Vedendo però che la moglie, le sorelle, le cognate, i cugini e le cugine facevano ressa presso la porta per andare dal malato, incrociò le braccia e disse: Domando scusa, mi oppongo !.... Non potranno entrare nella camera più di tre persone per volta.
Entrò la moglie con la cameriera, e rimase alquanto sorpresa dal nuovo aspetto del letto. Gli assistenti avevano disposto dal di dietro, dei cerchi di legno, per impedire che le coperte toccassero il malato : tutto l'insieme dava l'idea di una giunca chinese molto curiosa. Suo marito era là, col volto terreo, e ancora quasi annichilito dall'azione del cloroformio. Alla sua sinistra, la buona suora premeva sulle labbra di lui una spugna imbevuta di rhum.
Svelta nella persona, elegante ed attillata nella sua serietà, la moglie guardava.... per guardare era dolente ed oppressa, con un vero rammarico in cuore, per tutti quei ripugnanti particolari della malattia, per un insciente desiderio che tutto finisse al più presto possibile....
Tutte quelle persone la infastidivano ; quell'andirivieni di parenti... quasi sconosciuti, di persone dimenticate, tutte quelle dubbiose espressioni e quei visi compassionanti!... Ci mancava ancora il prete... Infatti bisognava farlo venire... il prete, ma non ancora!... Domani... e si procurerà che arrivi troppo tardi, ma tanto a tempo da poter mettere sulle partecipazioni della morte.... « munito dei conforti religiosi » e poter fare la funzione ben solenne secondo vuole la moda. Questo è l'importante....
E da donna di spirito ella ordinava le boccette dei medicinali poggiando sugli occhi il suo piccolo ed elegante fazzoletto odoroso e ricamato, mostrando di volere assolutamente piangere.
...
Tutto ad un tratto, cessarono i respiri affannosi del malato, come se nella sua agonia avesse scorto qualche cosa di nuovo, di spaventevole.... Gli occhi si fermarono fissi fissi quasi fossero attenti a qualche oggetto. La bocca si contorse da un lato con un espressione indicibile di terrore.
Allora una persona assistente mormorò in modo da essere sentita : «... Francamente, mi pare che sarebbe tempo di mandare a chiamare un prete!...
- Lo credete voi?....
- Certamente!
- Ebbene ! Luisa, toglietevi il grembiule e andate ! »
La donna non era ancora in istrada, che le cose precipitarono; tutte le donne terrorizzate erano in preda ad un gelo di morte all'udire i rantoli dell'agonia; gli occhi vieppiù fissi e vitrei parea fossero sempre in contemplazione di qualche cosa sconosciuta ; dei brividi tremendi scuotevano tutta la persona; producendo nel medesimo tempo quel sudore freddo che è come la rugiada della morte.
Quasi instintivamente tutti gli astanti si misero in ginocchio: sola la moglie, appoggiata sul letto andava esclamando: « Dimmi, amico mio, come va....??
- Tu non vuoi mica ancora lasciarmi, non è vero? Dimmi... Rispondimi!...
- Una parola sola,.... oh te ne supplico.... una parola....??
Un rumore in anticamera; è il prete che giunge. Vedendo che le donne gli recitano le solite scuse: Signore, voi non lo spaventerete? gli direte che siete salito.... per caso. Non è vero? Il prete intende che gli si vuol far rappresentare la solita commedia inventata dalla viltà mondana e mantenuta dalla paura della morte. Egli s'avvicina al letto, incomincia a recitare le parole essenziali dell'assoluzione su quel corpo inerte e quasi distratto, e, prima che le avesse finite, gli occhi del moribondo si voltarono bruscamente all'indietro , le palpebre si chiusero a metà, e le mascelle si dibatterono in un'ultima convulsione, mentre da ogni parte scoppiavano i singhiozzi ed i lamenti... d'uso.
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Una parente di provincia scende in premura da una vettura patronale e chiede al portiere
- La signora X di Y. - Al secondo piano.
- E il signor... commendatore? - Sta molto male, malissimo.
- Si è cercato almeno un prete??
- Oh! sì, signora, egli ne è sceso proprio adesso. E tutta rassicurata la buona signora, sale lentamente le scale, suona al secondo piano, trova in sala la vedova addolorata e piangente che esclama abbracciandola strettamente: « Ah! mia cara, tutto è finito!
- Ha egli ricevuto i Sacramenti almeno ?
- Mia cara, TUTTO... Egli ha ricevuto TUTTO... Mio Dio, quanto sono tranquilla! ...
(1) Giornale quotidiano illustrato, ufficiale per l'Opera dei Congressi in Liguria e Sardegna, che si pubblica in Genova, Via Goito, al modicissimo prezzo di L. 16 all'anno e 8,50 al semestre.
Il Sistema Solari in pratica. - Breve memoria elementare compilata dal Sac. Dott. CARLO M. BARATTA - Parma, Tip. Vescovile Fiaccadori 1896. In-16, pag. 28, L. 0,25.
L'importanza dell' opuscolo sta in ragione inversa della sua piccola mole. Con cifre e dati positivi l'A. mostra prima gl' immensi vantaggi ricavati da alcuni agricoltori che hanno adottato nelle loro terre il sistema Solari, e infine fa una breve esposizione del sistema stesso, il quale, come è ben noto, consiste in un particolare avvicendamento delle seminagioni e nell'uso razionale dei concimi chimici.
Raccomandiamo particolarmente questa memoria ai parroci di campagna : se essi la leggeranno , rimarranno convinti della bontà del sistema, e se si adopereranno a diffonderla fra le classi agricole, faranno un'opera veramente utile.
(Dalla Rivista bibliografica Italiana 10 Marzo 1896).
Piccolo Manuale del Cantore ad uso dei Seminari, Collegi, Istituti d'educazione e scuole parrocchiali. Parma, Fiaccadori, 1896, Prezzo L. 2, 50.
Ecco un libro che empie veramente una lacuna. Nel generale risveglio di riforma della musica sacra era desiderato un manuale di canto Gregoriano che raccogliesse in comoda e corretta edizione quanto si suol cantare nelle Chiese minori e negli Istituti ecclesiastici alla domenica e nelle principali feste dell'anno. A questo libro ha pensato il distinto cultore di musica sacra Rev. Sig. Dott. D. CARLO M. BARATTA Salesiano, Direttore dell'Istituto S. Benedetto di Parma. Egli ila condensato nel suo Piccolo Manuale tutto quello che è strettamente necessario pelle funzioni liturgiche ed estraliturgiche, lasciando quelle parti che si sogliono ommettere quando è permesso il suono dell'organo, come sarebbero i graduali, i communio e i postcommunio, che d' altronde richiederebbero, per un'accurata esecuzione, cori molto esperti.
Il Manuale è preceduto da un breve e chiaro sunto delle principali norme pratiche, necessarie per la buona esecuzione del canto gregoriano, desunto dai migliori trattatisti antichi e moderni, e termina con un indice alfabetico degl' introiti, degl'inni e dei canti vagii a somiglianza delle classiche edizioni di Ratisbona, di Solesmes e di Tournai.
Raccomandiamo il Piccolo Manuale ai Rev.di Parroci, e in modo speciale a quei giovani ecclesiastici che studiano ora il canto della Chiesa con serietà di metodo e con intelletto d' amore. Il prezzo del libro è relativamente mite, e ogni modesta parrocchia e scuola di canto se lo può provvedere senza grave dispendio.
(Dal Corriere Reggiano, 8 Marzo 1896).
Quando uscirà alla luce il secondo volume dell'opera La Ragione guida alla fede?
Possiamo omai assicurare, che esso uscirà alla fine del mese di Maggio. Intanto giova sapere, che e le sollecite domande di questo secondo volume e le lettere di complimento e di encomio, che ancora giungono all'autore, attestano che il primo volume incontra il comune aggradimento , e convengono nel proclamarlo opportunissimo ai tempi nostri d'incredulità e di razionalismo. Un egregio Teologo, Professore di scienze sacre in uno dei seminari dell'Alta Italia, la dice opera veramente classica e protesta che vorrebbe aver mille voci per predicarne la diffusione, trattandosi d'un'opera d'immenso lavoro e d'immenso vantaggio. Altri poi la chiamano opera egregia, altri magnifico lavoro, altri aureo libro, altri robusta apologia della Fede cristiana, altri « lavoro ben ideato e ben condotto, altrettanto vario nelle parti, quanto unico nello scopo, il quale insieme le congiunge con tale intreccio da formare un tutto solo ben composto e ordinato »; altri infine ne lodano pure la lingua e lo stile, notandovi « una varietà di linguaggio conforme alla diversità degli argomenti, benchè tuttavia dimostri quell' uniformità di forma e di colorito, che si conviene ad un solo autore ».
E qui crediamo pregio dell' opera riportare la lettera, che all'autore ne scrisse uno dei giudici più competenti in materia, un esimio professore di Teologia dogmatica, il quale colle sue magnifiche e profonde lezioni si attrae l' ammirazione de' suoi allievi, e loro fa gustare la bellezza e la sapienza della cristiana dottrina.
Illmo. e M. Rev. Sig. Teologo,
Lettore assiduo dei dotti lavori di V. S. Illma., tanto opportunamente pubblicati dall'egregio periodico l'Ateneo, appena seppi uscita per le stampe la sua opera - La ragione guida alla Fede - tosto la percorsi colla massima soddisfazione, l'ammirai, me ne giovai molto nelle lezioni di teologia, affidatemi dal mio veneratissimo Vescovo, in questo seminario diocesano, cd ora non so trattenermi dal venirle presentare i miei modesti rallegramenti. Ella da valoroso teologo ha veramente compilato un'opera di vitale importanza e di singolare utilità. Se la verità ha sempre incontrato , nella sua diffusione sulla terra , ostacoli e lotte, più specialmente ne incontra oggidì in cui il razionalismo, mascherato sotto cento forme, cerca di estendere per ogni dove il suo fatale predominio. La vera filosofia è turpemente sconfessata e quanto forma il suo nobilissimo oggetto si attenta spiegarlo ben diversamente da quanto la vera scienza, subordinata alla fede e sotto la scorta dei dotti più insigni d'ogni età e nazione ce lo presenta. Se non si fa aperta professione di ateismo non è che per un ultimo avanzo di quel pudore che copre ogni fronte al sentirsi dire che Dio non v'è. Del resto, ciò che non si fa direttamente, ben lo si fa in altra guisa, oscurandone la divina natura e lasciando che si deduca alfine in segreto quella conseguenza che non si osa esprimere con parole. Riguardo alla creazione del mondo, negato quanto ci insegna la fede, si ricorre a mille sistemi per spiegar la sua esistenza, pronti a riferirla al caso, piuttosto che ammettere un Creatore divino. L'origine e la natura dell'uomo subirono la medesima sorte presso gli avversari della scienza cristiana, così degradati nel loro pensiero, da invocare piuttosto la discendenza dai bruti che di accettare quella che ci proviene da Dio. Purche si abbandoni la Bibbia, purchè si allontani la fede, purchè si sbandisca la rivelazione divina, ogni opinione è rispettata senza badare ad errori.
In tali circostanze un libro, come il suo, è una benefica pioggia sopra zolle inaridite. Ella, con ordinata esposizione, con particolare chiarezza, tratta delle relazioni tra la ragione e la fede. È la prima che discorre alla mente dell'uomo e per vie semplici, ma ortodosse e rettissime, lo guida alla conoscenza ed all'amplesso della seconda. A norma del triplice oggetto dell'Ontologia cristiana, Ella percorre la trattazione di Dio, del mondo e dell'uomo. E siccome le relazioni fra gli esseri intelligenti, come Dio e l'uomo, non possono rimanersi oziose e sterili, ne deduce naturalmente la necessità della religione. Le più importanti questioni , i più interessanti argomenti si succedono con mirabile intreccio e si svolgono con luminosa chiarezza. Ogni verità è dimostrata ad evidenza, sia col più stringente ragionamento, sia col corredo di una estesa erudizione e sia ancora col concorso delle scienze profane. La proprietà della lingua, la semplicità dello stile e la facilità del metodo mantenendosi costantemente uniformi fanno sì che anche i punti più difficili e le verità più recondite si fanno accessibili alle comuni intelligenze che, come i dotti, troveranno nel suo volume un pascolo salutare e gradito.
Son certo perciò che la preziosa sua Opera non mancherà di giovare immensamente e al clero che vi riscontrerà un esatto richiamo di quanto si è studiato nei corsi seminaristici, e ai giovani studenti che, frequentando le scuole, sono sovente esposti a sentire ben gravi errori in fatto di religione e di fede, e a chi attendo all'educazione della gioventù e a chi desideri, infine, spassionatamente di conoscere dove la verità stia di casa.
Nell'attesa frattanto di veder presto pubblicato il secondo volume, come promette, Le auguro di tutto cuore le ricompense del cielo, unite ad un ricco patrimonio di salute, onde possa ben lungamente difendere con vero valore scientifico la santa causa della religione e della scienza. Con tali sentimenti ho l'onore di professarmi
Della S. V.Illma. e M. R.da.
Fossano, 27 Febbraio 1896.
Obb.mo e Devo.tmo servo
Can. Teol. TommASo BERTOGLIo Prof. di Teologia.
NB. - Per l'acquisto del primo volume (in 12° di pag. XXIV - 880 L. 4) rivolgersi alla Libreria Salesiana di Torino.
L'opera intiera consterà di soli 2 volumi. Gli acquisitori del 1°, che vorranno a suo tempo pro. cacciarsi il 2°, godranno sul prezzo del medesimo lo sconto del 20 %, purchè rimettano alla Libreria Salesiana l'apposita tessera inserita di fronte al frontispizio del 1° volume.
Novità Musicali
Tra i lavori editi coi tipi musicali della Tipografia Salesiana, tiene uno dei primi posti il mottetto a quattro voci: Tu es Sacerdos - del Sac. A. Garlaschi. In occasione della celebrazione della la Messa di uno dei suoi più cari amici, l'autore trasfuse in questo mottetto gli affetti dell'anima sua verso la persona alla quale lo voleva dedicato.
E non s'illuse, chè le note musicali corrisposero al gentile pensiero. Ci presenta infatti un mottetto riuscitissimo, geniale, di effetto corretto nella forma e in bello stile, di cui lo stesso Maestro Cav. R. Amadei di Loreto ebbe a scrivere all'autore queste lusinghiere parole : Può mandarlo a chi crede, perchè mi pare che sia un pezzo ben fatto.
Comincia così a riempirsi un vano omai sentito nella mancanza di mottetti per occasione di Messa Novella.
Perchè poi l'opera potesse corrispondere alle esigenze, fu dallo stesso autore egregiamente ridotta a due voci.
Si trova vendibile presso la Libreria Salesiana di Torino a L. 1. Per comodità furono stampate, anche le partine del canto ; quelle a quattro voci sono vendibili a L. 0,15 caduna, quelle a due voci a L. 0,10 caduna.
Ci auguriamo che l'autore ci regali altri ed altri simili fiori di quell'arte, in cui coglierà certamente palme e corone.
1 Agrestini, avvocato - Roma.
2 Alferitz Felicina vedova Laviosa - Genova.
3 Amori Pasquale - Stazzano (Alessandria.
4 Assom Ferdinando - Villastellone (Torino).
5 Auroli Ginevra -Manziana(Roma). 6 Averoldi D. Giuseppe - Bedizzole (Brescia).
7 Bacino Dottor Delfino - Rosignano (Alessandria).
8 Badano D. Gius., Pr. V. For. - Pontestura (Alessandria).
9 Balducchelli Costantino - Iseo (Brescia).
10 Balestri D. Vincenzo, Parr. - Forlimpopoli (Forlì).
11 Balzaretti Claudina, Maestra - Albate (Colino).
12 Barbaglio D. Giovanni - Bottaiano ( Cremona).
13 Barbieri D. Stefano - S. Felice (Cremona).
14 Baroni D. Giuseppe - Volgatara (Verona).
15 Bastonero Teresa nata Viscardi - Brossasco (Cuneo).
16 Battagliotti Maria nata Donato - Torino.
17 Beccaria Elisabetta nata Baritello - Savona (Genova).
18 Belmondo D. Agostino - S. Antonino di Susa (Torino).
19 Berardi D. Pietro Bernardino- Torino.
20 Bigai D. Mariano - Annone (Venezia).
21 Bigotti Giuseppina vod. Maltese - Torino.
22 Binelli Giuseppe - Carrara (MassaCarrara).
23 Biondini D. Antonio, Parroco - Boara Pisani (Padova).
24 Bon ragni D. Giuseppe, Canonico - Fiesole (Firenze).
25 Bonasso Geometra Gaspare - Rebella d'Asti (Alessandria).
26 Bonvicini D. Bernardino - Modena. 27 Borlini D. Domenico - Bergamo. 28 Borri Federico - Castiglion Fibocchi (Arezzo).
29 Bosio Giovanni - Solbiate Olona (Milano).
30 Domasi Battista - Chiari (Brescia). 31 Buttarazzi Visca D. Tommaso - Monte S. Giov. Campano (Roma). 32 Cagliola D. Giuseppe - Avola (Siracusa).
33 Cagnassi D. Alfonso - Diano d'Alba (Cuneo).
34 Calabri D. Paolo - Bastia (Forlì). 35 Campanini Maria -Codevilla (Pavia). 36 Campi Francesca - Spezia (Genova). 37 Cantini D. Abbondio - Maggiate Inferiore (Novara).
38 Cartono D. Agostino - Salussola (Novara).
39 Caprara Mons. Agostino - Roma. 40 Casaneto Catterina - Genova.
41 Cavanna D. Giuseppe - Lecco) Corno). 42 Cavigioli Chiara vedova Barberia - Borgomanero (Novara).
43 Cerruto D. Michele - Modica (Siracusa).
44 Chiappa D. Giovanni- Candelo (Novara).
45 Chiara Teresa vedova Lupo - Torino.
46 Chiarleono Teresa - [Cairo MonteDotto (Genova).
47 Ciarlanti Rosa vedova Polledri - Padova.
48 Clerici Luigi - Pavia.
49 Cogorino Luigia m. di Battista - Rnbiana (Torino).
50 Colombo Teresa - Spezia (Genova). 51 Coppi Avv. Alessandro - Modena. 52 Coralli D. Pietro - S. Daniele (Udine).
53 Cortinovi Giovanni - Brescia.
54 Corvini D. Angelo - Caldarola (Macerata). -
55 Covati D. Ferdinando - Prove Ottoville (Parma).
56 Crescenzi D. Pietro - Carbognano (Roma).
57 Crocoli Angelo - Caxias (Brasile). 58 Croveris Cav. Carlo Alberto Col. - Napoli.
59 Dall'Acqua D. Vincenzo - Gazznolo (Mantova).
60 Dallera Baldassarre - Idro (Brescia). 61 Dal Magro Pietro - Caxias (Brasile).
62 Dal Pozzo D. Giov. Matteo - Montegalda (Vicenza).
63 Danieli Martino - Nove (Vicenza). 64 Darbesio Eruiosia n. Jocteur Moron. zier - Torino.
65 De Antonietta n. Imperatori - Intra (Novara).
66 De Bettin Giuseppe - S. Nicolò (Belluno).
67 Della Valle Cont. Lavinia m. Cascai - Imola (Bologna).
68 Delvo Maria m. Sanfelice - Commessaggio (Mantova).
69 Demarco D. Sebastiano - Farla (Siracusa).
70 Demichelis Giulia - Boscomarengo (Alessandria).
71 Dostefano D. Daniele - S. Lorenzo Valvassono (Udine).
72 De Vincenti D. Sebastiano - Torreano (Udine).
73 Fabricio D. Antonio - Spilimbergo (Udine).
74 Fasoli Francesca - S. Pietro Incartano (Verona).
75 Fassetti Paolo - Ivrea (Torino).
76 Ferrari Teresa - Milano.
77 Ferrario Luigia - Monza (Milano). 78 Ferrario Lorenzo - Sesto S. Giovanni (Milano).
79 Ferrero Filippo - Carignano (Torino).
80 Ferri Agostino - Grosseto.
81 Filosa D. Emilio - Valle di Pompei (Napoli).
82 Filosi D. Antonio - Praso (AustriaTrento).
83 Floriani D. Francesco - Cison (Treviso).
84 Florio Carolina vedova Demarchi - Zubiena (Novara).
85 Florio D. Giovanni - Castellengo (Novara).
86 Florit Pietro - Arzene (Udine).
87 Garrono Razzano Margherita- Tonco (Alessandria).
88 Gazzolato D. Bartotomeo - S. Martino Buon Albero (Verona).
89 Gialdi D. Luigi - Desenzano.
90 Giordano D. Matteo - Salerno.
91 Girodo Maddalena m. di Dom. - Rubiana (Torino).
92 Gnecco Rosa - Genova.
93 Godenzi D. Bernardo - Forano (Bergamo).
94 Grasso Anna - Genova.
95 Graziano D. Roberto - Salerno.
96 Griseri Maddalena - Mondovì Piazza (Cuneo).
97 Laparelli Pidi Mena. G. B., Vescovo - Cortona (Arezzo).
98 Lamenti D. Giuseppe - Poggio di S. Cecilia (Siena).
99 Lemmi Angiolo - Cascina (Pisa). 100 Leonardi Annetta vedova Graglio - Sesto Calende (Milano).
101 Leonesi D. Paris - Balsega di Calav. (Tirolo Austriaco).
102 Leoni di Tavagnasco Adelaide vedova Raghetti - Ivrea (Torino). 103 Leotardi Francesca vedova Cannerana - Torino.
104 Leso D. Bartolomeo - Val di Porro (Verona).
105 Maffoi Teresa - S. Pietro Incartano (Verona).
106 Magagna Gregorio - Soave (Verona).
107 Malvicini Cav. Sev. Capit. - Ivrea (Torino).
108 Mancini Rosa - Soave (Verona). 109 Mandruzzato Colomba - Cagnola (Padova).
110 ManiagoGiuseppe-Arzene(Udine). 111 Marlacini D. Giulio, Can. - Sondrio.
112 Maroni Antonietta - Ponte S. Pietro (Bergamo).
113 Martini Ettore dei Conti di Montu. beccaria - Torino.
114 Mazzola Palmira - Roma.
115 Melchiori D. Francesco - Breonio (Verona).
116 Mignemi D. Antonio - S. Gregorio (Catania).
117 Monari Comm. Gioachino - Roma. 118 Motto D. Giacomo - Serlone (Torino).
119 Naso Marianna n. Lombardi - Tropea (Catanzaro.
120 Orasi D. Venanzio - Brondoleto Macerata.
121 Ostellino vedova Forgnone - Tunisi.
122 Padre Giovanni M. Calendoli - Palazzolo Aercide (Siracusa).
123 Paglieri Girolamo- Treiso (Como). 124 Parodi Baron. Luigia vedova Cataldi - Genova.
125 Pastorelli D. Giovanni - Frassino (Mantova ).
126 Patria Emilia - Boscomarengo (A. lessandria).
127 Peduzzi Albonico Carolina - Schignano (Como).
128 Pellegrini Giovanni Battista-Villatalla (Porto Maurizio).
129 Pellegrini D. Giuseppe - Villatalla (Porto Maurizio).
130 Peralma Catterina - Vico Canavese (Torino).
131 Peretti D. Giuseppe - Villa Collemandina (Massa Carrara).
132 Perii D. Gratiliano - Passano di Sutri (Roma).
133 Peruzzi Dott. Giov. Batt. - Vignale Monf. (Alessandria).
134 Pia Maddalena fu Pietro - Forno (Novara).
135 Piagentini D. Genesio - Chiozza (Massa Carrara).
136 Pianetti D. Giuseppe - Ranzanico (Bergamo).
137 Plebs Giovanna - Campese (Vicenza).
138 Poggi Ernesta - Mantova.
139 Polidori D. Celestino - Torri in Sabina (Perugia).
140 Quartara Emmanuele fu Antonio - Genova.
141 Radiff Giuseppina - Genova.
142 Re Margherita - Casale (Alessandria).
143 Redaelli Giuseppina- Lecco (Como). 144 Reviteri Giovanni - Mirabello (Alessandria).
145 Riccardi D. Clemente - Bani (Bergamo).
146 Riccardino D. Giacomo - Romano Canavese (Torino).
147 Ricchiardi D. Matteo, Can. - Salerno.
148 Ricci Vincenza - Magreta (.Modena).
149 Rinonapopoli, Sacerdote - S. M. Apparente (Napoli).
150 Rivara Matilde vedova Basso - Alassio (Genova).
151 Livelli D. Luigi - Cortemiglia (Cuneo).
152 Ronco Pietro - Isolabella (Torino). 153 Rubaldi Giuseppe - Magreta (Modena).
154 Rubbiani Massimiliano - Magreta (Modena).
155 Santagata D. Celestino - S. Paolo di Civitate (Foggia).
156 Sasso Giov. Battista - Bassano (Vicenza).
157 Scapecchi D. Edoardo - Villa Castelli (Lecce).
158 Scaramelli D. Cornelio - Cristoforo d'Ozzano (Bologna).
159 Schiappalalba Adriana - Varago (Treviso).
160 Sortoli Rosa V. Botterini De Pelosi - Sondrio.
161 Simona Luigi - Locarno (Canton Ticino).
162 Solari Mimma - Zoagli (Genova). 163 Sonetto Giov. Battista - Torino. 164 Spagnolo Angelo - Grossa Gazza (Padova).
165 Spallarossa Luigi - Sestri Levante (Genova).
160 Suor Maria Fognani, Sup. Suore Carità - Pisa.
167 Suor Giuseppina Richelmy - Torino.
168 Tamburlini Vittorio - Caxias (Brasile).
169 Taruffini D. Lorenzo - Caselle Pavia (Pavia).
170 Tassistro Giacinta - Genova.
171 Tilgor D. Alberto - Visco (Litorale. Austriaco).
172 Tolini D. Raffaele - Figlioli (Avellino).
173 Traverso Filippo - Borgo Marina (Porto .Maurizio).
174 Troni Cattani March. Luigia - Brisighella (Ravenna).
175 Trucco Franco - Villatalla (Porto Maurizio).
176 Uberti Giuseppa vedova Torello - Strona (Novara).
177 Ugo Angela Maria - Strevi (Alessandria).
178 Vaccaro Teresa - Zoagli (Genova). 179 Valbrona Giacomo-Lecco (Como). 180 Valzacchi D. Natale - Tricesirna (Udine).
181 Viotti Pietro di Pietro - Valle dei Boidi (Alessandria).
182 Visconti D. Lazzaro - Perignano (Pisa).
183 Volpi D. Fermo - Comignago (Novara).
184 Zacchia Rondonini March. Bernardino - Faenza (Ravenna).
185 Zaffino Mons. Giuseppe, Arciv. - Naxos (Grecia).
186 Zambetti D. Cristoforo - Bergamo. 187 Zamponi Barbara-Forno (Novara), 188 Zanon D. Bartolomeo - Romalla (Austria).
189 Zanone Andrea - Biella (Novara). 190 Zappa D. Francesco - S. Stefano Ticino (Milano).
191 Zelli D. Leopoldo - Roma.
192 Zerbino D. Biagio - Molare (Alessandria).
193 Zucca D. Giovanni - Bondo Petello (Bergamo).
194 Zucco Giuseppa - Casalborgone (Torino).
1 Baldizzone Giov. Batt., Notaio - Molare (Alessandria).
2 Ballati Can. D. Francesco - Siena. 3 Barale Barbara Buriasco - Torino. 4 Basso D. Luigi - Lusorna (Torino).
5 Bebi Luigia - Loreto (Perugia).
6 Bellingardi D. Giov. Batt. - Lecco (Como).
7 Benedetti D. Luigi - Spello (Perugia).
8 Bergese D. Giov. Batt. - Gnarene (Cuneo).
9 Berruti Giovanni - Rocchetta Palafea (Alessandria).
10 Bertetti Giuseppo - Torino.
11 Bianco D. Camillo - Vemus (Torino). 12 Biarese Maria - Valle di Posie (Cuneo).
13 Boccasso Maria, Proc. Gen. Servi di Maria - Roma.
14 Bongiorni D. Luigi - Castagnola (Massa Carrara).
15 Borgatta Marcello - Rocchetta Palafea (Alessandria).
16 Borsa Luigia - Lodi (Milano).
17 Bortolon Giuseppe - Arsiero (Vicenza).
18 Broianiso Federico - Poiana Maggioro (Vicenzao.
19 Calvi Nobil Cristina - Milano. 20 Canonici March. Luisa - Roma.
21 Cardamone Avv. Emilio - Parenti (Cosenza).
22 Careggio D. Emiliano - Ivrea (Torino).
23 Ceccarelli D. Paolo, Can. - Carrara (Nassa Carrara).
24 Cerogni Clemente - Cardogno (Vicenza).
25 Cerchio Domenica - Valfenera d'Asti (Alessandria).
26 Challior D. Giuseppe - Fenestrelle (Torino).
27 Chierici Gemma- Corniglio (Parma). 28 Ciccolin Mons. Stefano-Roma. 29 Cima Carolina - Chieri (Torino). 30 Cioccani D. Carlo - Roma.
31 Ciravegna D. Pietro - Gnarene (Cuneo).
32 Contegrand D. Stefano - Fenestrelle (Torino).
33 Costantini D. Giov. Batt. - Udine. 34 Deangelis D. Ercole - Artena (Roma).
35 Decaroli Vittorio - Vesione (Alessandria).
33 Delpiano Linda - Bogliasco (Genova).
37 Dorin D. Giuseppe - Lendinara (Rovigo).
38 Dosi D. Angelo - Borretto (Reggio Emilia).
39 Facin D. Antonio - Sarcedo (Vicenza).
40 Fasolio Ippolita - Cerreto (Alessandria).
41 Forraris Prof. D. Giuseppe - Correggio (Reggio Emilia).
42 Ferrero Giuseppe - Torino.
43 Ferrero Stefano - Orbassano (Torino). 44 Filippi D. Sebastiano - Costa Rainera (Porto Maurizio).
45 Fontana Lazzaro - Magreta (Modena).
46 Freschi Antonietta - Bassano (Vicenza).
47 Gay D. Gian Pietro - S. Martino di Perrero (Torino).
48 Gallo Salvatore - Rocchetta Pelafea (Alessandria).
49 Garcin D. Atanasio - Villaretto (Torino).
50 Garavaglia Boniamina-Cerano (Novara).
51 Gavaginn D. Gio. Battista- Venezia. 52 Gazzoli Martino-Maggia (Svizzera). 53 Gemma Maria - Catania. 54 Gemma Natale - Catania. 55 Gomma Sebastiano - Catania. 56 Giaiuhone Anna -Torino. 57 Gnala Pietro - Arena Po (Pavia). 58 Guidotti P. Antonio - Torsoli (Firenze).
59 Infanti D. Francesco - Cerva (l7dine).
40 Infantozzi Luigi - Aidone (Caltanisetta).
61 Lazzari D. Giovanni - Lecco Castello (Como).
62 Leto Mons. Basilio, Vescovo - Torino.
63 Lusso D. Giuseppe - Castelrosso (Tosino).
64 Lusso Eugenio - Torino.
65 Maio Domenico fu Bartolomeo - Cremolino (Alessandria).
66 Mansella Can. D. Bernardino - Genezzano (Roma).
67 Marsengo Orsola - Torino.
68 Maitincz D. Giuseppe - Farla (Siracusa).
69 Maseroli D. Giuseppe - Olmo (Reggio Emilia).
70 Massaro D. Emilio - Megliadino S. Fid. (Padova).
71 Masserano Giacomo - Biella (Novara).
72 S. E. R.ma il Card. Mauri, Arciv. - Ferrara.
73 Massola D. Giovanni - Postnio d'Adda (Milano).
74 Mazzolino D. Maggiorino - Venaus (Torino).
75 Menni Emilia - Villa d'Adda (Bergamo).
70 Messasalma Giuseppe - Comiso (Siracusa).
77 Musso Giovanna di Giulio - Cervasca (Cuneo),
78 Oliva Maria - Genova.
79 Palina Federico Are. - Miggiano (Lecce).
80 Pacchi D DoneUco - Spello (Perugia).
81 Padre Pali= zho, ltett. di S. Nicolò - Napoli.
82 Pelà Gaetano - Este (Padova).
83 Pehizzi D. Antonio-Angera (Cono).
84 Petruzzi D. Ignazio - Greve (Firenze).
85 Ponzio Maddalena - Carmagnola (Torino).
86 Porlezza D. Graziano - Cammago (Como).
87 Redi D. Eugenio, Can. - Arezzo. 88 Romano Can. D. Leopoldo - Palermo. 89 Schiavo D. Giov. Batt. - Fimon (Vicenza).
90 Sclarandis D. Vittorio - Angrogna (Torino).
91 Signorelli Can. Ferdinando - Soldi (Siracusa).
92 Soave D. Luigi - Vicenza.
93 Soli D. Michele - S. Defendente (Cuneo).
94 Suor Rosina Pettinati - Melazzo (Alessandria).
95 Valente D. Cristiano - Megliano S. Fid. (Padova).
96 Vannutolli D. Filippo - Genazzano (Roma).
97 Vasari Can. Remigio - Arezzo.
98 Veglia Giovanni Pietro - Borgatto (Cuneo).
99 Vena Lucia n. Ellena - Val di Pesto (Cuneo).
100 Veracchi D. Salvatore - Nuoro Sassari.
101 Zamponi D. Giov., Arc- - Araiero (Vicenza).
102 Zampini D. Giuseppe - Ville (Arezzo).
103 Zanca i). Giuseppe - Villa d'Adda (Bergamo).
104 Zangheri Chier. Giuseppe - Rimini (Forli).
105 Zoli D. Angelo - Forll.
Pater, Ave, Requiem.
I nostri lettori vorranno nei loro quotidiani esercizi di pietà ricordarsi dello sante Anime di questi cari che in vita ci furono congiunti coi dolci e forti vincoli della carità. I Sacerdoti facciano ogni giorno un cemento di esse nel Santo Sacrificio della Messa; gli altri offrano Comunioni, preghiere speciali e buone opere pel loro eterno riposo. Ricordiamoci sempre che questi suffragi ci verranno ripagati ad usura dalle sante Anime del Purgatorio, e che questa fiorita carità che noi usiamo verso di esse, altri -la useranno con noi medesimi dopo la nostra morte.
Con permesso dell'Autorità Ecclesiastica. - Gerente, GIUSEPPE CAMBINO. - Torino, 1896 - Tipografia Salesiana.