ANNO XVI - N. 4. Esce una volta al mese. APRILE 1892
DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N. 32, TORINO
Il mese di Maggio.
Viva Mons. Riccardi!
Un segreto per diventar ricchi.
Notizie dei nostri Missionari - Un Salesiano che si consacra alla cura dei lebbrosi nella Colombia. Il viaggio di D. Rua in Sicilia. Ai divoti di Maria.
Grazie di Maria Ausiliatrice.
Conferenze Salesiane - Bagnacavallo e Bagnarola. Bibliografia.
Cooperatori defunti.
Il 23 corrente Aprile, come gli altri anni, nella Chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino si darà principio al mese consacrato alla divozione della gran Madre di Dio sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani.
Ricordiamo ai Cooperatori ed alle Cooperatrici della città di Torino, che assistendo divotamente alle funzioni della Comunità che si tengono in detto tempio alle 5 1/2 ed alle 7 1/2 del mattino, per concessione pontificia, possono lucrare l'indulgenza di tre anni.
Alla sera poi alle ore 7 1/4, dopo il canto d'una lode, si terrà un breve discorso e si darà la benedizione col SS. Sacramento. Nei giorni festivi questo discorso avrà luogo dopo i vespri alle ore 4.
Noi invitiamo caldamente i Cooperatori e le Cooperatrici della città a voler intervenire numerosi a queste pie pratiche, ed esortiamo tutti gli altri a volersi unire con noi in ispirito e celebrare con divozione speciale il mese di Maggio, per ottenere dalla Santissima Vergine tutte quelle grazie spirituali e temporali che ci sono necessarie.
Addì 27 di marzo, quarta domenica di quaresima, volgarmente chiamata in Laetare, perchè i sacerdoti incominciano la santa Messa con le sacre parole di S. Paolo: Fa festa, o sterile, vesti a gioia, o madre di molti figli; la Chiesa di Torino cessava di essere vedova, e riceveva, tra il grido dell'esultanza, chi veniva a sedersi sull'augusta cattedra di S. Massimo, ed a dire a' suoi figli: Eccomi fra voi! Ecco il nuovo vostro Arcivescovo!
Egli è Monsignor Davide dei Conti Riccardi, già Vescovo di Ivrea, e poscia di Novara, il quale si annunziava già con parole tenere e sapienti, quando si rivolse per la prima volta ai Torinesi, tracciando a se stesso la vita che s'impegnava di venir a menare tra i novelli suoi figli, cioè a diffondere il regno di Dio; e come agli antichi suoi figli di Novara svolgeva magistralmente la grande e paurosa questione dei ricchi e dei poveri, qui veniva a completare il magnifico suo argomento, e discorreva sulla missione affidata da Gesù Cristo ai Vescovi e a tutti i Pastori di anime. Dice in quella sua prima Lettera Pastorale, che quando il Papa lo chiamò a Torino, egli rimase confuso e come sbalordito , trascorse la notte insonne.
Poi celebrò la santa Messa , dopo la quale si offerse a Dio. « Il Papa mi chiama, disse, e siete voi, o Signore, che mi chiamate? ed io andrò ! »
Queste semplici parole, ma piene di eloquenza, e che rivelano la bella mente e l'affettuoso cuore del novello Arcivescovo, misero in ogni cuore una santa impazienza di riveder presto le amabili di lui sembianze, e di fargli le più sincere e calde espressioni di rispetto, di amore e di fedeltà.
Ed il giorno in cui egli apparve fra di noi fe' giocondi tutti i cuori cattolici, fu quale raggio di luce, che squarcia le nubi accumulate sull'orizzonte da tante miserie che ci assediano da tutte le parti. Felice Torino se ascolterà la parola del suo Arcivescovo!
Noi intanto rinnoviamo i sensi della nostra illimitata devozione ed obbedienza figliale, e preghiamo il benamato nostro Arcivescovo di voler gradire il fervido nostro augurio,. che la sua dimora fra noi sia foriera di pace e di religione, e che tra le lotte, i contrasti, i dolori d' ogni maniera che circondano in questi di la Sposa del Signore, Egli con la sua pietà, con la sua sapienza, coi nobili slanci del suo gran cuore, riesca a convertire ogni dolore in conforto, ogni lotta in trionfo.
Viva Mons. Riccardi l - Viva il Santo Padre Leone XIII!
Uno dei più gravi errori che siano al mondo è l'opinione che hanno molti di essere assoluti padroni di tutto il loro , sicché possano spendere, spandere e farne quello che più lor piace, benchè volessero per fasto gettarlo in mare. Questo è un madornale errore, che, per quanto diffuso, non cessa di essere altamente riprovevole ed inescusabile.
Quel Dio giusto , buono , sapiente e provvido che ha creato i ricchi, ha pure creato i poveri ; e , se ai primi ha dato dovizie, ha loro imposto il dovere di sovvenire i secondi. Nè qui trattasi solo di consiglio, ma di stretta obbligazione.
Ecco con quali termini ne parla S. Agostino : Tutto ciò che, eccettuato il vitto ed il vestito conveniente alla propria condizione, sopravanza, non si conservi pel lusso, ma si riponga nel tesoro celeste. Il che non facendo, diventiamo possessori dell'altrui (Quidquid, excepto victu et vestitu rationabili, superfluit, non luxui reservetur, sed in thesauro coelesti, per eleemosynam reponatur. Quod si non ecerimus, res alienas invasimus (Ser. 219 de temp.). ). Il superfluo dei ricchi appartiene ai poveri, ripete il Santo, i ricchi ritengono la roba degli altri, se ritengono il superfluo (Superflua divitum, necessaria sunt pauperum: possidentur aliena, cum possidentur superflua. (In Os. 147 ).).
Tale è pure la dottrina di S. Giovanni Grisostomo , S. Basilio , S. Ambrogio , S. Gregorio , S. Girolamo , S. Tommaso e di altri innumerevoli autori, i quali chiaramente insegnano, che non si fa altro che il proprio dovere, quando si dà il superfluo ai poveri.
Nè dobbiamo maravigliarcene. Iddio avrebbe pensato a vestire il giglio del prato con tanta gloria, a nutrire gli augelletti innumerevoli che volano per l'aria, a provvedere ogni vermicciuolo vilissimo che striscia sul fango, e non avrebbe determinato nulla pei poveri? Non è forse egli padre uguale di tutti ? È forse ingiusto Iddio, osserva S. Ambrogio, è forse inconsiderato ? E forse impotente? - Giammai ! - Adunque dobbiamo dire che ancora ai poveri abbia assegnata una convenevole entrata, da sollevare le loro necessità, fondandola su quel superfluo che si trovi nei patrimonii dei ricchi. Quod superest, date eleemosynam. Sicchè, quod superest , sia vitto , sia vestito , sia tutto ciò che si vuole, si deve ai poveri. Il che interpretando, S. Tommaso scrisse:
Tutto il superfluo il Signore comanda che si dia ai poveri (Omnia superflua Dominus iubet pauperibus exhiberi.). E notisi che non dice consiglia, ma : comanda.
L'elemosina quindi è precetto espresso di Dio, ed è di tanto peso, che nel giorno del giudizio l'eterno giudice, come attesta l'Evangelo, lo rinfaccerà per primo alla moltitudine dei reprobi. Anzi, qual precetto fu come questo tanto ripetuto, spiegato e raccomandato da Gesù Cristo ? Pertanto, osserva S. Leonardo da Porto Maurizio, se l'Evangelo non è un'invenzione degli uomini , ma contiene la dottrina del Divin Salvatore, guai a quelli che potendo non fanno elemosina !
Fin qui il precetto e le divine minacce; ora veniamo al consiglio ed alle divine ricompense. - Gesù benedetto il consiglio lo dava palesemente in quelle parole riferiteci da S. Luca: Vendete ciò che possedete e fatene elemosina (Vendite quae possidetis, et date eleemosynam (Cap. 12). ). - Ed in San Matteo : Se vuoi esser perfetto, vendi tutto ciò che hai e dallo ai poveri, ed avrai tesoro in cielo (Si vis perfectus esse, vende omnia quae habes et da pauperibus, et habebis thesaurum in coelo Cap 19 ).
Ma questo è troppo, dirà taluo, questo è impossibile! No, o cari lettori, questo è un fatto che ogni dì si ripete in seno alla Chiesa cattolica. Invero , a mo' d'esempio, tutti quelli che danno l'addio al mondo per farsi religiosi non fanno forse così ? Anzi, dopo aver impiegato quanto posseggono, in eriger chiese ed oratorii, aprire ospizi e missioni , alle medesime consacrano la lor vita stessa, e non paghi ancora, si fan violenza e con santo ardire stendono la mano supplichevole per domandare ancora l'elemosina altrui, facendosi doppiamente poveri per amor di Dio e del prossimo. Non ci dice nulla questo esempio che vediamo coi nostri occhi e tocchiamo con mano ?
Veniamo alle divine ricompense!
Iddio promette beni temporali (Qui dat pauperi non indigebit; qui sequitur misericordiam, invenit vitam; eleemosyna ab omni peccato liberat; eleemosyna gratiam hominis quasi pupillam conservabit; eleemosyna est quae facit invenire misericordiam et vitam aeternam.), beni spirituali, il perdono dei peccati, la perse veranza nel bene operare, che è il favore di tutti i favori, e la vita eterna in paradiso.
Ma come potremmo qui riportare anche solo la millesima parte di quanto leggesi su tal proposito nella Sacra Scrittura ? Ed a chi Gesù Cristo nel finale giudizio rivolgerà il Venite, benedicti Patris mei, se non agli elemosinieri ? Ed aggiungerà:
Venite al possesso del regno che fu preparato per voi fin dal principio dei mondo (Possedite paratum vobis regnum a constitutione mundi.).
S. Agostino perciò, esponendo la dottrina biblica sulla elemosina, esclama: I poveri sono come un terreno fecondo che subito produce il frutto di ciò che vi si semina. Il povero è la via del Cielo per la quale si va al Padre (Foecundus est alter pauperum, cito reddit donantibus fructum. Via Coeli est pauper, per quam venitur ad Patrem (De Verbo Dom.). ).
O ricchi adunque, o possidenti, apprezzate l'altissima vostra fortuna !
Deh! fate elemosina e meritatevi così i tanti beni che Iddio vi ha promesso.
Sovvenite Gesù nella persona dei poverelli, sovvenitelo nei suoi sacerdoti , sovvenitelo nei suoi missionarii e nel popolo immenso d'infelici a cui questi consacrano la intera vita in mezzo a sacrifici e stenti inauditi.
O ricchi elemosinieri, anime generose, apostoli di provvidenza, quanto è sublime la vostra impresa qua in terra, quanto son ammirabili quei passi apportatori di conforto, e quelle mani che asciugano tante lacrime ! O voi tutti che avete un cuor pietoso, Gesù vi ringrazia, teneramente vi ama, vi benedice e vi ricambia co' suoi ineffabili doni. E gl'infelici da voi soccorsi che faranno essi ? Ogni dì con la eloquenza della loro preghiera e delle loro opere parleranno a Dio per voi. In vita, in morte e quando già sarete nella vostra eternità, Iddio contemplando il frutto delle vostre beneficenze, che come onda incessante si verseranno ancora sui poveri, contemplando le opere del sacro apostolato a pro della gioventù abbandonata e dei derelitti selvaggi dalla vostra carità largamente sostenute, vi accoglierà festante nel suo immenso cuore e vi cingerà il capo di diadema immortale.
Ricordatelo, o ricchi, nè più vi cadano di mente queste parole : voi col denaro avete la chiave di ogni cosa terrena e ponendola in mano ai poveri, questi vi apriranno il Cielo.
QUESTA una spontanea generosa risoluzione presa dal nostro missionario Don Michele Unia, di cui ora vogliamo parlare un po' ampiamente. Le molteplici corrispondenze avute a tal riguardo, che noi riportiamo integralmente, basteranno di per sé a dare una esatta notizia del fatto e dell'ammirabile sacrificio di un povero salesiano.
Giova per altro premettere come, l'anno scorso, prima che ripartisse da Torino D. Evasio Rabagliati, Direttore della Casa Salesiana di Bogotà, D. Rua l'aveva incaricato di recarsi, appena arrivato in America, al Messico, per vedere di conchiudere l'accettazione di una Casa, che in quella capitale sorge da qualche anno per i figli di Don Bosco, sotto il nome di Salesiana.
Don Rabagliati , giunto a Bogotà, vi trovò tanto da lavorare nella chiesa della Vergine del Carmine a noi affidata, che giudicò quasi impossibile assentarsi anche solo per poche settimane, senza grave detrimento di essa chiesa. Scrisse quindi a D. Rua che lo volesse scusare, se dopo alcuni mesi non aveva ancora ottemperato a' suoi ordini, e, giacchè egli non si vedeva tanto prossimo il momento di potersi muovere, lo pregava a voler differire di qualche anno questa gita al Messico, oppure ne trasmettesse l'incarico a qualche altro confratello.
D. Rua, approvate le esposte ragioni, rispondeva esonerando bensì D. Rabagliati del mandato, ma a condizione che vi inviasse in sua vece D. Michele Unia, che come Prefetto della Casa poteva facilmente essere supplito da altri per un po' di tempo. E nel caso che potesse combinare per l'accettazione, vi si fermasse in qualità di Direttore aspettando i necessari aiuti da Torino, donde pure sarebbero partiti altri rinforzi per Bogotà.
Mentre questa risposta tragittava l'Oceano, ci giunsero le due lettere seguenti:
Inspirazione e generosa risoluzione. Bogotà, 18 agosto 1891.
REV.MO SIG. D. RUA,
IL Signore mi ha fatto degno de' suoi celesti favori ! È una grazia segnalatissima che Iddio concesse al suo povero servo Don Unia, inspirandogli di dedicarsi alla cura spirituale di un numeroso drappello di poveri lebbrosi, confinati fra i monti di questa Repubblica, perchè non avessero ad impestare gli altri mortali, da' quali sono quasi lasciati in un totale abbandono.
Poveri infelici ! In numero di più di seicento , esiliati ciascuno dal proprio paese, giaciono nel Lazzaretto di Agua de Dios, distante da Bogotà tre giorni di cammino, dimenticati affatto dai parenti e dagli amici, i quali si vergognano persino di scrivere loro, e, quel che è più doloroso, mancanti di sacerdote e quindi destituiti dei religiosi conforti, gli unici che possono in mezzo ai lunghi tormenti recare qualche consolazione all'addolorato ed avvilito loro cuore.
Pensando a questi poveri disgraziati , mi brillò alla mente e più ancora al cuore una felice idea... - E se dovessi andarci io tra loro ?... - Di subito mi sentii scorrere un non so che di spavento per la persona , ma poi all'istante mi feci tranquillo e volli pensarci. Pensai, pensai e ripensai... l'idea divenne più forte, più insistente... pareami di agevole realizzazione, perchè il mio Direttore acconsentisse a, lasciarmi partire. I soccorsi personali venuti quest'anno da Torino mi davano a sperare..., esposi quindi la cosa a D. Rabagliati. A tale proposta egli inorridisce, direi, e... - Se si trattasse di me , mi dice, acconsentirei senza esitare, ma esporre la persona d'un confratello ad evidente pericolo di non lontana morte, nol farò certamente.
- Ma non si tratta già di espormi, si tratta solamente ch'ella accondiscenda, cioè mi permetta di seguire l'interno impulso del mio cuore.
A questo mio parlare egli tacque, si fece molto pensieroso, poi soggiunse : - Pensaci bene prima di decidere.
- Ma ci ho già pensato abbastanza.
- Non monta ; pensaci ancora qualche settimana e poi ci parleremo.
Ma io non poteva star tranquillo , ogni giorno era dal mio Direttore a parlargli de' lebbrosi di Agua de Dios. Finalmente egli mi disse : - Basta, se ti senti tauto coraggio, io non posso impedire che tu vada tra quegli infelici. Ma quando credi di andare? Presto?
- Ben inteso, anche subito
- Ebbene, io ti permetto di andare a consolare i lebbrosi di Agua de Dios e di rimanere fra loro, finchè il mio e tuo Superiore, il sig. Don Rua, non risponda altramente. Iddio benedica la tua generosa risoluzione.
La notizia come un lampo si sparse per la città, e tosto mi vedo arrivare una lettera dalla Curia, colla quale canonicamente sono eletto cappellano di Agua de Dios. È questa una conferma che Iddio colà mi chiama! Una moltitudine dì amici, tutti impensieriti vengono a trovarmi, mi credono quasi pazzo, cercano di dissuadermi, ma si accorgono che la mia testa è veramente dura. E allora specialmente i medici a suggerirmi chi una precauzione, chi un'altra, un mondo di consigli che io vedrò sul luogo di mettere in pratica, se mi sarà possibile.
Prima di partire scrivo a lei, sig. D. Rua, pregando che non voglia contrariare questa mia decisione, la quale io credo fermamente che mi sia stata inspirata da Dio. Non pensi alla vita mia, no ; userò tutti i riguardi che lui suggeriscono questi buoni amici, userò quelli che l'esperienza stessa mi può insegnare, e se poi Iddio vorrà che io sia colpito dal fatal morbo, Egli che mi chiama mi darà la pazienza a sopportarlo ed io ne andrò lieto e consolato di aver recato qualche conforto a quei poveri infelici. Sono anime anch'esse redente dal sangue di Gesù Cristo, anime più disgraziate di quant'altre sianvi al mondo, perchè, oltre al soffrire materialmente e moralmente, sono pure abbandonate dal sacerdote, non altrimenti che i poveri selvaggi della Terra del Fuoco.
Di questa settimana mi metterò in viaggio e pei primi di settembre spero di poter celebrare in mezzo ai lebbrosi di Agua de Dios. Appena sarò colà giunto, le darò notizie di me e di quei miei nuovi amici. Là attenderò la sua risposta, che spero sarà affermativa. Intanto mi benedica e preghi pel suo povero ma
Aff m° figlio in G. e M.
Sac. MICHELE UNIA.
Arrivo tra i lebbrosi. - Prime impressioni Agua de Dios, 28 agosto 1891
REV.Mo SIG. D. RuA,
CHI sa quale impressione avrà prodotto nell'animo suo la mia lettera del 18 corrente, coll'improvvisa inaspettata notizia? D. Unia tra i lebbrosi...! Eppure già da due giorni mi trovo in mezzo a loro e ci sto bene.
Che bella posizione! Il lazzaretto di Agua de Dios è circondato da monti e colli deliziosi : folte boscaglie, verdeggianti praticelli rallegrano lo sguardo tutt'all'intorno ; son luoghi davvero incantevoli ! Vi sono estese vallate che sarebbero pur fertilissime, se fossero coltivate; ma che? nessuno cerca di venire da queste parti, si ha paura della lebbra. Anche in America, a Bogotà stessa, che è poco distante da tanti infelici infetti di questa peste, parlare di lebbra, Ave Maria! si rabbrividisce, si ha spavento, non si vuol sentire. Chi viene in quest'ostello è oggetto della pubblica abbominazione. Per questo non sarà tanto facile ritornare a Bogotà ! Un viaggio poi di tre giorni di-mula, fra burroni continui e con un sollione da abbrustolire , non è troppo attraente per mettere indosso voglie di passeggiate ; del resto temerei di dover fare ogni volta almeno quaranta quarantene prima di penetrare fra le mura !
Per venire in questo paese del dolore ebbi un viaggio felicissimo. Al mio arrivo questi poveretti erano tutti in movimento. Eran le 11 del mattino, l'ora più calda del giorno , con un sole cocentissimo ; coloro che non tengono il letto, chi a cavallo , chi a piedi vennero ad incontrarmi a bella distanza fra questi boschi. Poi, sempre più avvicinandomi, incontrai un centinaio di ragazzini, tutti giulivi e vestiti a festa, che sventolavano un'infinità di piccole bandierine ; poi un drappello di giovanette bianco-vestite con palme e fiori in mano, che cantavano inni di lode e di benedizione a Dio che loro mi mandava. Fu una scena che mi commosse fino alle lagrime !
Ma uno spettacolo ben straziante mi ebbi quando andai a visitare quelli che stanno coricati nel lazzaretto. Poverini ! Sono più di cinquanta, che non hanno quasi più forma umana. Coloro che sono presi in piena regola da questa spaventosa malattia sono coperti da capo a piedi da piaghe schifose ributtanti, si potrebbero chiamare scheletri vivi in putrefazione. Chi è senza braccio , chi senza mano, chi senza piedi, chi senza naso e chi senza orecchie, a brani a brani cascano le carni... ! Ed in quest'orribile stato mi dicono che perdurano anche una diecina di anni. Poveri infelici !
A tal vista per la prima volta io mi sentii una stretta al cuore e mi rimasi come di sasso. Ma questi, infelici al mio passaggio pareva si sentissero rinvigorire, dai loro volti traspariva un non so che d'insolito in chi soffre e orrendamente, il sorriso sulle labbra, i movimenti vivaci degli occhi , il gestire di qualche tronco di membra impiagato, tutto mi dava a conoscere ch'erano contenti della mia venuta. Mi sentii anch'io quindi consolato, mi feci animo e rivolsi a ciascuno un saluto speciale. Non ci volle altro. Come meglio potevano, e colla parola e cogli occhi e colle mani e colle braccia , tutti mi attestavano la loro profonda riconoscenza.
O anime belle, anime che soffrite, vi comprendo. Io starò con voi. Per questo son venuto, per condividere con voi le vostre pene, i vostri dolori, per incoraggiarvi a sopportare con pazienza la vostra sventura, per recarvi le consolazioni del Cielo. No , spero di non più dipartirmi da voi.
E che cosa faccio io ora in questo lazzaretto? Bisogna sapere che tra lebbrosi, convalescenti e sani vi sono più di mille e duecento abitanti. Io sono sacerdote e solo. Avrò dunque da attendere a tutte queste anime, celebrare la S. Messa, amministrare loro i SS. Sacramenti e consolare i poveri sofferenti visitandoli più volte al giorno. Di più, ci sarà da catechizzare un bel numero di fanciulli, ed in questo mi varrò anche dell'aiuto di varii signori infermi ben istruiti, perchè da me solo non basterei. Tra tutto del lavoro credo non me ne mancherà e potrò passare lietamente la mia vita anche nel lazzaretto di Agua de Dios.
Ma, e se mi colpisce la lebbra? Dio nol permetta! Ma se a lungo andare avrò a sottostare anch'io a tale malattia, sia pure. Se, con mio gran dolore, non potrò più celebrare il s. Sacrifizio, mi sarà tuttavia possibile confessare e consolare queste anime anche coperto dalle piaghe.
Intanto io vivo allegramente tra i lebbrosi. È vero che soffro un po' per il clima troppo caldo : è periodicamente dai 30 ai 35 gradi centigradi; ma a questo mi ci abituerò , e spero coll'aiuto di Dio di potermi mantenere sempre degno figlio di Don Bosco e di lei, rev.m° sig. D. Rua, anche in questa nuova occupazione. A questo fine prego io e faccio pregare da questi poveri infermi, le cui orazioni confido siano bene accette al Signore.
L'abitazione che qui mi hanno assegnata, separata dal resto delle case, consiste in due camerette a pian terreno, come sono tutti gli altri palazzi, e coperte di foglie di palme, da cui facilmente può passarci la pioggia ; ma col caldo che si soffre un po' di frescolino non potrà far male. Hanno pure messo a mia disposizione un buon ragazzetto, che due volte al giorno mi porta di che cibarmi, precisamente come il corvo faceva col santo eremita. Il pane è sempre duro, perchè qui non se ne fa e quel che si vede arriva da Bogotà. L'acqua poi - contraddizione col nome del paese - pare acqua d'inferno : si fa venire ad un'ora di distanza sulla schiena degli asini e con un calore di 35 gradi. È un piacere a berla! Ora stanno apparecchiandomi una piccola cucina, e allora il ragazzetto si fermerà meco in qualità di cuciniere. Se, ella, sig. Don Rua, me lo permette, chiamerò questa la Famiglia Salesiana tra i lebbrosi di Agua de Dios.
Rev.mo sig. Don Rua, io termino, riponendo nuovamente tutta la mia fiducia nella gran bontà del suo cuore, che vorrà approvare la risoluzione da me presa, e proverà piacere nel sentire che ora questi infelici godono dei necessari conforti religiosi.
Mentre le protesto i sensi della intiera mia sottomissione ai suoi ordini , la prego a volermi sempre considerare quale fui di lei
Dev.m° Obb.m° figlio in G. C. Sac. MICHELE UNIA.
D. Rabagliati, ricevuta la sopraccennata risposta di Don Rua, credendo l'avesse emessa dopo essergli pervenuta la prima di queste due lettere, colla quale era pure complicato un suo biglietto a favore di D. Unia e dei lebbrosi, senz'altro comunicò a D. Unia l'ordine superiore di partire per il Messico. A tale annunzio universale fu il cordoglio. D. Unia, amareggiato nel più profondo dell'animo, sottoponendosi all' obbedienza che piace a Dio più del sacrifizio, si disponeva a partire. Ma non si rassegnavano così facilmente i poveri infermi, i quali tosto si rivolsero a D. Rua colla supplica seguente che noi traduciamo in italiano:
Supplica dei lebbrosi
REV.MO SIG. DoN MICHELE RUA, Superiore della Pia Società Salesiana. Torino.
LA civilizzazione cristiana trasformando la faccia del mondo, prodiga al nuovo continente incomparabili benefizi : essa ha condotto da oltremare una parte della Pia Società Salesiana alla Colombia per il progresso della patria e come dono speciale dell'Altissimo per sovvenire allo sfortunato ed al bisognoso.
Inspirato dalla Provvidenza e mosso dalla carità, uno degli egregi membri di questa Comunità, ìl M. R. D. Michele Unia, si diresse a questo lazzaretto con l'alto proposito di esercitare il santo ministero in questo asilo del dolore.
Dal giorno avventurato del suo arrivo a questo stabilimento, pare che siasi operata una metamorfosi salutare e che noi abbiam ricevuto vita novella. Questo Sacerdote, che ha tesoreggiato nella sua anima e nel suo cuore virtù eccelse , le mette in pratica con una dolcezza patriarcale per consolare ed incoraggiare il disgraziato. La sua anima angelica ed il suo cuor grande cercano il luogo dove il dolore si rinviene nelle sue supreme manifestazioni, perchè qui egli si trova nel suo elemento, esercitando la carità con amore evangelico, procurando consolazioni e dolcezze agli afflitti.
Il nome del Rev. D. Michele Unia è simbolo di amore e di carità, si pronunzia con tenera compiacenza e venerazione fino nella più umile capanna ; in Bogotà , capitale della Repubblica, egli è tenuto come un eroe che offre la sua vita sull'ara della carità, è ammirato da tutti, e non andrà guari che la fama di questo pio sacerdote sarà universale, perchè la virtù in grado superlativo merita d'esser conosciuta in tutto l'orbe , come la luce del sole irradia tutto il globo.
Siccome in Bogotà egli andava cercando ove potesse esser più utile e recare maggior giovamento all' umanità afflitta , informato che in quest' asilo il dolore riuniva le sue vittime , subito si diresse a noi per esser il nostro Angelo tutelare; qua venuto, scelse ancora ove maggiormente si facesse sentire il peso della sventura, e trovò l'ospedale, che ora è il luogo di sua predilezione, perchè visita gl'infermi tre volte al giorno, loro offre il santo sacrifizio al lunedì e amministra i Sacramenti con santa unzione e consola ed esorta alla rassegnazione con amore tutto paterno.
Ci sorprende il suo disinteresse, e la nessuna importanza che dà al sacrifizio impostosi nel venir al lazzaretto, e alle privazioni cui si è sottomesso, come pure la intrepidezza d' animo con cui mira l' infermità fino ne' suoi ultimi periodi.
In nome della imperiosa necessità che l'anima sente di fortificare le sue credenze e di coltivare le buone disposizioni di che fu dotata e per mezzo della pratica di esse avvicinarsi sempre più al Creatore , le chiediamo umilmente che, come Superiore della Pia Società Salesiana, lasci al lazzaretto il nostro degnissimo Cappellano , perchè con profondo dolore abbian saputo che si vuole far ritornare a Bogotà per supplire quel Superiore, D. Evasio Rabagliati.
Togliendosi di mezzo a noi il R. D. Unia., con lui svanirebbero le nostre più care speranze e le più ridenti illusioni ; noi siamo certi che con la sua permanenza questo luogo progredirà notevolmente, perchè la Società , come pure il Governo e la Giunta Generale di Beneficenza che eresse questo stabilimento, sono disposti ad accettare tutte le indicazioni che egli darà per migliorare la nostra triste condizione.
Dobbiamo farle presente che oggi il Reverendo D. Unia è il conforto di 620 sventurati e che fra poco lo sarà di 1500 che il Governo ha deciso di riunire in questo luogo.
Noi nutriamo fiducia nel retto suo criterio e nella pietà dell'animo suo, che accoglierà favorevolmente la nostra supplica, e, giacchè non abbiamo la sanità del corpo, ci si concedano almeno le consolazioni dello spirito, per aver il piacere di benedire ai nostri benefattori.
Imploriamo l'indulgenza e la bontà del suo cuore per la nostra importunità e con rispetto ci sottoscriviamo suoi ammiratori ed amanti figli
Repubblica della Colombia, Lazzaretto di Agua de Dios, 17 ottobre 1891.
Angelo M. Gaitàn R., Antonio Gutierrez Perez, Cesare E. Rosas, Raffaele Salgar, Dario Forero, Alessandro Rondéros, Alessio Gareia, Pietro Galvis, Eudoro Valdez, Crisostomo Battista, Gesù Bernaby, Telesforo Rosas, Giuseppe M. Aya, Eustachio M. Sanchez, Nemesio Lée, Eladio Parra M., Ignazio Santos, I. Duarte, Daniele Nieli, Elia Qniiiones P., Imperatrice Quiñones, Rinaldo M. Lée, Clementina Quiñones, Demetria Quinones, Gioachino Bravo, Emilia Moreno, Federico Neva, Gabriele Ruiz C., Eraclio Forero F., Letizia, Franco G., - Teresa Franco G., Aurelia C. Ruiz, Giuseppa Q. de Forero , Raffaella Soto , Carlo Zavarro, Enrico Aquilera, Fidelia G. de Valdez, Gesìl Feleche C., Giuseppe Al. Montero , Francesco Borrar S., Tommaso D. Sanchez, Giuseppe Enrico Parra, Emilia P. de Bernal, Mercede P. de Sanchez, Maria di Gesù Guevarez, Dionisio Arnos B., Feliciana Fajarolo de Gonzalez , Gesù Torres , Ramona Medina, Mercede Medina, Enrico Barrera, Cesare Bernal, Ramona Veragas, M. di Gesù Ramirez de R.
D. Unia per altro, prima di lasciare questi poveri infermi che già aveva incominciato ad amare, si faceva un dovere di scrivere al suo Superiore in questo modo
Il figlio dell'obbedienza.
Agua de Dios, 14 novembre 1891, Rev.mo SIG. D. RUA,
RISPONDo alla sua, che mi ordina di partire pel Messico.
Sono figlio dell'ubbidienza, e quantunque sarà doloroso partire da questo luogo, pure venero i suoi comandi e di buon grado mi sottometto.
Sì, partirò da' miei lebbrosi, puzzolenti, schifosi, orribili all'aspetto, ma pur sempre cari al mio cuore, perchè hanno un'anima che sente, che ama e che soffre. Poveri in fermi ! quanto si mostrano sollevati nei loro dolori alla mia presenza, quanto consolati dalle povere mie parole, essi che sono da tutti dimenticati, persino da coloro cui van legati coi sacri vincoli della più stretta parentela ! Ma pure io debbo lasciarli, l'ubbidienza lo vuole.
Sì, partirò ! Il distaccarmi da questi poveri infermi costerà lagrime a me non solo che ho cominciato a portar loro affezione, ma più che tutto a loro che si vedranno in me partire colui che loro porgeva i più dolci conforti della religione cattolica, che è come un balsamo al cuore di chi soffre. Ma, pazienza ! siamo nella valle del pianto e nel paese dei dolori !
Partirò ! E per rendere meno amara la mia partenza a questi sofferenti, lascierò loro una speranza. Dirò che, visitato il Messico, fra pochi mesi ritornerò fra loro e ci starò per sempre. Non vorrà mica il mio amatissimo D. Rua farmi mancar di parola. Combinate le cose per la Casa di Messico , col personale necessario manderà bene da Torino anche un Direttore, ed io me ne ritornerò a consolare i miei cari lebbrosi.
Partirò ! ma quando? Se dovessi ascoltare il mio cuore o le voci supplichevoli di questi ammalati, non verrebbe mai il momento. Ma l'ubbidienza vuole che io parta, ed io partirò. Mi permetto una dilazione per un incarico sovraggiunto alla cura dei lebbrosi. È la parrocchia di Nilo distante tre ore di cavallo che l'Arcivescovo mi ha accollato , dove vado a celebrare, predicare ed amministrare i Sacramenti una volta ogni quindici giorni. Domenica scorsa avertii quegli abitanti che mi sarei colà recato il giorno 22 corrente e mi sarei fermato tre giorni per celebrare la Commemorazione de' morti , funzione solenne e commovente, alla quale prendono parte tutti coll'accostarsi ai SS. Sacramenti. Colà avrò da benedire anche alcuni matrimoni. Passati quei giorni, mi licenzierò pure daì poveri lebbrosi di Agua de Dios. Sarà un momento straziante , ma la santa obbedienza mi darà forza a farmi violenza e superare ogni assalto. Ritornerò a Bogotà, di là andrò a Messìco, ma il mio pensiero e il mio cuore saran sempre tra queste anime che lascierò nella desolazione.
Rev.mo signor Don Rua, io partirò di qua, ma persuaso di presto ritornare. I lebbrosi, ecco la mia missione, ecco ciò che Dio mi ha assegnato, ecco ciò che ella non vorrà negarmi.
Con questa speranza in cuore, di nuovo la prego a volermi sempre tenere per suo
Um.m° Obb.mo figlio Sac. MICHELE UNIA.
I poveri lebbrosi, visto che D. Unìa anche suo malgrado aveva deciso di lasciarli, dieci giorni prima della partenza, per iscongiurare il pericolo , vollero interporre Nostra Signora del Carmine, consacrando a Lei un solenne novenario di preghiere e comunioni. Nello stesso giorno, per implorare più presto il favore, inviavano a D. Rua il telegramma seguente
RUA - Torino.
Preghiamola lasciarci Unia cappellano Lazzaretto Risponda.
INFERMI.
Intanto anche da Bogotà si inviavano suppliche a D. Rua allo stesso intento:
La Società di S. Lazzaro a favore dei poveri lebbrosi. Bogotà, 25 novembre 1891.
REV.mO SIGNORE
AL sapersi qui l'ordine della S. V. R.ma che comanda all'amato D. Unia di recarsi nel Messico, tutta questa città si è profondamente commossa, come ferita da un colpo il più crudele ed inaspettato.
Prima di passar innanzi, deve sapere la S. V. R.ma che la misera posizione, in cui si trovavano i mille e più lebbrosi che soavi nei due Lazzaretti di questa Repubblica, era giunta a tal punto , che, penosamente impressionati tatti i cuori caritatevoli, in pochi giorni si formò una Società denominata di S. Lazzaro, la cui continua occupazione si è di raccogliere soccorsi e cercare conforti per questi esseri destituiti di ogni bene terreno. La 3a Sezione di detta Società si compone di signore, tra cui figurano le dame più rispettabili della città. Tutte, e siamo già due mila, ci dirigiamo alla S. V. R.ma per supplicarla nel modo più insistente, che voglia revocare l'ordine e disporre che Don Unia, quest'apostolo inspirato dalla più sublime carità, che oggi è l'unico conforto dei nostri poveri lebbrosi, rimanga tra loro, a lenire gli atroci loro dolori, amministrando i santi Sacramenti e preparando quotidianamente una moltitudine di anime, che senza il suo aiuto si perderebbero per sempre, ma che, grazie a lui, potranno, in un giorno non lontano, presentarsi pure al cospetto del Supremo Datore dell'eterna beatitudine.
Forse alla S. V. parrà un po' strano che qui noi troviamo solo D. Unia per disimpegnare la cristiana missione che egli con eroica abnegazione si è addossata. Dobbiamo perciò dirle che sventuratamente il clero qui scarseggia a tal segno, che a mala pena si trova per la cura delle anime nelle parrocchie più numerose, di quest'Archidiocesi, sicchè, malgrado del suo zelo e della molta attività, sonvi popolazioni che mancano dell'istruzione e dell'assistenza del sacerdote.
Conoscendo l'immensa carità che trabocca nel cuore dei figli del grande e venerabile Don Bosco, speriamo con fiducia che la S. V. R.ma ascolterà le lamentevoli grida dei seicento lebbrosi del Lazzaretto di Agua de Dios e le rispettosissime suppliche delle sue figlie in G. C., le quali portano tanto affetto all' Istituzione Salesiana e chiedono alla S. V. R.ma che voglia perdonare alla molestia che le arrecano, mosse solo dall'importanza e gravità dell'assunto che ripongono nelle sue mani.
In nome delle duemila signore che compongono la 3a Sezione della Società di San Lazzaro , ci soscriviamo sin d' ora della S. V. R.ma riconoscentissime figlie
La Presidente
ORTENSIA L. DE SUAREZ.
La Segretaria
GIUSEPPINA OSPINA DE C'LEARY.
D. Unia aveva fissato di partire per Bogota la Domenica 29 novembre. Quel giorno, com'egli ci scrisse poscia , accaddero scene veramente strazianti. Con autorizzazione dell'Arcivescovo, D. Unia nei giorni festivi celebrava due Messe. Quel mattino nella prima distribuì numerosissime Comunioni; dopo la seconda, benedì un nuovo quadro di S. Lazzaro, ricordo del suo primo soggiorno in mezzo ai lebbrosi. Ritirandosi in sacristia , fu uno scoppio generale di gemiti, pianti, grida ed urli... pareva rovinasse la chiesa. Don Unia, per far cessare quella scena dolorosa e tranquillizzare quelle anime afflitte, rientrò in chiesa e rivolse due parole non di addio , ma di saluto, assicurandoli che presto sarebbe tornato tra loro. Ma essi volevano sentire ciò che egli non poteva dire, che cioè non sarebbe partito ; raddoppiarono quindi le voci supplichevoli, lo seguirono in sacristia, in casa, dovunque, non lo lasciarono più un momento. Quelli che non potevano muoversi da letto , si fecero portare fuori dalle case, lunghesso la via che doveva percorrere per partire, e là con un sole cocentissimo a gridare pietà, misericordia, non ci abbandoni, si resti con noi... Qual fosse la commozione del povero Don Unia, non ci è possibile esprimere : non una lagrima scorreva dal suo ciglio, ma sì dentro era impietrito. Insellata la mula, salutando a destra ed a sinistra, come meglio gli è possibìle, egli si incammina alla volta di Bogotà. Una innumerevole moltitudine lo segue, sempre gridando che non li voglia abbandonare. Ed egli, quasi conscio dell'avvenire, a tutti dice arrivederci!
Le voci di questi infelici già avevano strappato un sì dal cuore di Don Rua, e Don Unia, non appena sarà a Bogotà, riceverà formale permesso dal suo Superiore di consacrarsi alla cura dei poveri lebbrosi e potrà quindi davvero rivederli come il cuore gli presagiva avanti di lasciarli.
Avevamo intenzione di scrivere qualche cosa sull'ultimo viaggio che il nostro venerato Superiore fece testè in molte Case d'Italia, ma poi la materia ci crebbe tanto fra le mani, che abbiamo dovuto risolverci di farne un solo cenno e ben rapido, più a guisa di ringraziamento che di racconto. Di fatto, come sarebbe possibile?
Non possiamo però tacere d'un'udienza che ebbe la fortuna di avere dal Santo Padre Leone XIII, nostro insigne e benevolo protettore. Bella e felice coincidenza!
Mentre il mondo era rattristato per alcune notizie che certa gente spargeva sulla preziosa salute di tanto Pontefice, D. Rua aveva l'invidiato onore di prostrarsi all'augusta sua presenza, e presentargli i suoi voti ardenti e quelli della numerosa schiera de' Cooperatori, Cooperatrici e giovani a noi affidati. E qui ci piace soggiungere come D. Rua ebbe la consolazione di sentire dall'augusto labbro del Vicario di G. C. parole di conforto per le nostre Missioni ed una speciale benedizione per tutti i Cooperatori e Cooperatrici delle Opere Salesiane.
Da Roma il nostro Superiore si recò quasi direttamente in Sicilia, dove non erasi ancor portato dopo la morte di Don Bosco. Colà lo aspettavano molti amici e Cooperatori, e noi non riusciremmo a dire metà di quanto colà si fece per onorare Don Rua e per mostrargli la loro affezione. Si portò a Marsala. Questa città, così celebre per la fertilità del suolo, ha provato ciò che disse il poeta, che ogni terra « simili a sé gli abitator produce! »
Colà trovò fede, slancio, entusiasmo per le opere di carità appena immaginabile. Alcuni preti, col desiderio di provvedere al bene della gioventù, che vedevano esposti al male per mancanza di istruzione e di mezzi di sussistenza, si raccolsero insieme, fabbricarono un piccolo edifizio, vi chiamarono i più bisognosi fra gli orfanelli, e poi pregarono Don Bosco, che li volesse adottare ed unire alle molte sua Case. Era riservato a D. Rua accogliere la generosa domanda. Quando arrivò in quella città, erano ad aspettarlo alcuni signori, che vollero aver l'onore di condurlo alla casa con le loro carrozze patronali. Si abbiano quei cortesi tutta la sua e la nostra riconoscenza.
Alla conferenza colà tenuta narrò come Don Bosco ebbe sempre di mira di fare che le forze di molti lo aiutassero a compiere le belle imprese che Dio gli aveva messo in animo di fare. Ci piace di qui riprodurre una sola circostanza. « Parve anzi, disse D. Rua, che in lui fosse come un mezzo suggeritogli dalla Provvidenza. Quando giovinetto ebbe a vestirsi da chierico per andare al Seminario di Chieri, si ha memoria, che uno gli provvide il cappello, un altro la veste, un altro il mantello, e perfino ci fu chi gli procurò il fracco, che a quei tempi i nostri sacerdoti portavano, specialmente in estate. Così i Cooperatori nacquero con lui fin dal principio della sua carriera. » Questo pensiero animò quei buoni nostri amici, e se già fecero per il passato per la loro Casa della Provvidenza, com'è chiamata quella fondazione, molto più faranno nel tempo avvenire.
Da Marsala si andò a posare in Catania, e ciò che egli fece e come l'Opera progredisce, già si disse nel Bollettino di marzo.
Dalle lettere che noi abbiamo ricevute, dai giornali che già ne parlarono, si argomenta come ogni ceto di persone si commosse all'arrivo di Don Rua. Ed egli potè vedere come il Signore benedice ciò che si fa a vantaggio della gioventù, e come questa corrisponde con generosità agli sforzi di chi si occupa per lei. Quindi da per tutto D. Rua era accolto come un padre, come un amico: ed i giovanetti gli si accalcavano d'attorno, come ad una conoscenza antica ed affettuosa, e con una sola parola, pareva che gli dicessero Mandi chi si prenda cura di noi.
Ci diceva un buon sacerdote di Catania, alludendo all' Oratorio festivo : Una volta non passavo per queste vie senza ricevere qualche pietra. Ora quei medesimi monelli mi vengono all'incontro e mi baciano la mano!
A Catania sono omai quattro le Case che furono aperte e sostenute dalla carità di quei Cooperatori. Due sono per figli, e due altre per fanciulle, e, se Dio ci aiuta, si spera di aprire presto un Oratorio festivo per la gioventù più povera ed abbandonata.
Nel visitare poi le Case della Sicilia ebbe a provare in ogni luogo come è preziosa la carità cristiana nel compiere le opere buone. A Trecastagni, a Bronte, a Randazzo, a Mascali, ad Acireale, trovò sempre oneste accoglienze, festose manifestazioni di gioia da quei Cooperatori.
Merita tuttavia un cenno speciale la festa che si preparò ad Alì-Marina (Messina). Appena si seppe che D. Rua doveva venire, si raccolsero allo scalo della ferrovia i giovanetti dell'Oratorio festivo, e poi con bell'ordine e liete grida lo accompagnarono alla Casa. Colà gli lessero poesie, gli recitarono dialoghi, cantarono inni, e con tanto gusto, disinvoltura ed affetto, che Don Rua ne rimase incantato. Quei cari giovanetti sapevano quanto Don Rua aveva fatto per loro, ed ora gliene mostravano la loro gratitudine. Si ha da sapere che le Suore avevano aperto l'Oratorio per le figlie, e non potevano pensare a loro. Essi che fecero? Scrissero a Don Rua queste semplici parole : Ci provveda anche un Oratorio per noi ! E da quel dì fu procurato che le Suore raccogliessero i giovanetti alla festa, e fosse loro impartita un'istruzione religiosa secondo il loro bisogno. E da quel dì le cose cambiarono. Anche le giovinette fecero la loro festa ; e come riuscì simpatica, bella e commovente ! - Che sarebbe di me , diceva una con accento assai notato, se non ci fosse l'Oratorio ? Sarei di peso a me stessa, di fastidio a' miei, e forse il disonore della famiglia. Qui la tortorella ha ritrovato il suo nido : qui la barchetta il porto della sua salute.
Nè ci sfuggì di mente la pietosa comitiva che accompagnò Don Rua allo scalo per salutarlo alla partenza. Poveretti ! gridavano viva Don Rua, poi agitavano il fazzoletto, e poi si videro discendere mesti in volto, ricordando chi avevano perduto. Ad Alì-Marina la fermata di Don Rua si può dire che fu una vera missione religiosa.
Alla vista di tante buone disposizioni in ogni parte dell'isola , ci si racconta come D. Rua espose il fatto seguente
« Non voglio che si dia alle mie parole altra importanza che quella puramente umana; ma mi ricordo, che Don Bosco in tempi assai lontani, quando non viveva che per la sua opera, ci aveva quasi annunziato il prodigio che ora io vedo co' miei occhi. Un giorno egli raccolse i suoi allievi più adulti attorno a se, e poi, con l'aria sua consueta ilare, ci disse che in un sogno fatto in quella notte aveva veduto varii drappelli di giovani, che, venuti da diverse parti, combattevano sotto la bandiera di S. Francesco. Conobbe i Francesi, distinse gli Spagnuoli, ma fermò la sua attenzione sopra un grandissimo numero, che egli non riusciva a conoscere bene.
- Chi siete voi? disse Don Bosco.
- Siamo Siciliani, risposero unanimamente quei valorosi, e vogliamo essere con te.
Don Bosco sorrideva di sè, del suo sogno, tanto più che quasi nessuno avevasi allora di quest'isola, e ci invitava a scherzare anche noi sulle originalità di quell'anticipato trionfo che ora io contemplo, e per cui ne ringrazio il Signore. »
Il buon Dio benedica quei nostri buoni Cooperatori, ed infervori sempre più quei giovanetti che dànno di sè così belle speranze.
Dall'Isola Don Rua passò nel continente e andò a fermarsi a Macerata. Quella fondazione benedetta in modo particolare da Maria SS. colà venerata sotto il bel titolo di Mater Misericordiae, e coadiuvata da un buon nucleo di Cooperatori promette assai a conforto di tutti i buoni. Alla conferenza che fece Don Rua, malgrado il tempo cattivo , con alla testa Mons. Vescovo, intervenne un gran numero di Cooperatori.
Che si dovrà dire di Loreto? Sotto gli auspizi della S. Casa si aprì, come annunziammo a suo tempo, un Collegio, e colà si recava D. Rua per promuovere sempre più l'opera iniziata a favore della gioventù. Di quanto si fece a Loreto, a Rimini ed a Lugo ed in altre parti, come pure delle graziose accoglienze che gli furono fatte, egli ne serba grata memoria, e noi non cesseremo di unirci alle preghiere, che ogni dì si fanno nelle nostre Case e specialmente ai piedi di Maria Ausiliatrice nel suo tempio di Torino, perchè Maria SS. copra col benefico suo manto, ed arricchisca delle celesti sue grazie quanti dan mano , prestano soccorsi al Successore di D. Bosco, nel condurre avanti le opere incominciate a gloria di Dio ed alla salute della gioventù.
Ci gode l'animo di poter annunziare che la divozione a Maria SS. Ausiliatrice si va diffondendo e consolidando in sempre maggior numero di parrocchie, cappelle e comunità religiose. Felicissima fu a tale intento l'idea di far preparare, per l'occasione delle passate feste giubilari degli oratorii salesiani, l' OLEOGRAFIA DELL' IMMAGINE DI MARIA AUSILIATRICE che venerasi in Torino. Lo stupendo lavoro, che, sebbene sia in semplice oleografia, pare tela di valentissimo pennello, venne ricercato da molti e posto alla pubblica venerazione in parecchie chiese anche parrocchiali, ed a quegli altari non solo sono frequenti a pregare i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane, ma anche moltissimi altri fedeli. Vi si fanno celebrar Messe pei vivi e pei defunti, vi si recita pubblicamente il S. Rosario la sera di determinati giorni dopo le sacre funzioni e via via. Molti di quelli che visitarono il tempio di Maria Ausiliatrice in Torìno sentonsi colà ai piedi di quella immagine rinascere i sentimenti di vivissima divozione già provati nei pellegrinaggi al detto tempio.
E donde tanto bene? In alcuni paesi la scintilla parte anche semplicemente da qualche buon operaio cattolico o da qualche umile donnicciuola, che insistendo presso i rispettivi parroci o rettori di chiese ottengono un altare a tale destinazione, e poscia, fatta breve colletta presso i divoti di Maria, si procurano la detta oleografia e la fanno esporre alla pubblica venerazione. Noi ammiriamo questo zelo e lo raccomandiamo a quelli tra i nostri lettori che sentono più viva la divozione alla Gran Madre di Dio invocata col titolo di Aiuto dei cristiani. Se sempre i cristiani ebbero bisogno di celesti aiuti, ne abbiano certamente tutti bisogno grandissimo nei giorni che corrono. Invochiamo perciò la Divina Ausiliatrice e diffondiamone in mezzo al popolo la tanto salutare divozione.
Tra i Cooperatori Salesiani poi che con zelo singolare s' adoprano a tale intento ci piace qui ricordare il Molto Reverendo Sacerdote D. Vincenzo Stasi di Durazzano (Benevento) che ci manda a quando a quando lunghe liste di nomi di nuovi divoti, i quali bramano essere inscritti all'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice e vi aggiunge relazioni edificantissime. Ringraziamo poi di tutto cuore la sua carità e la carità dei Cooperatorì e delle Cooperatrici di colà per le annuali e abbondanti elemosine che ci mandano. La SS. Vergine Ausiliatrice ne li ricompensi ampiamente.
Il profeta Davide narrando l' uscita del popolo Ebreo dall' Egitto dice che avevano una nuvola che guidava i loro passi di giorno, ed una colonna di fuoco che rischiarava loro il cammino di notte. S. Bernardo applicando a Maria le proprietà di quella nuvola e di quella colonna, dice che come le nubi ci difendono dall'eccessivo ardore del sole, così Maria ci protegge dal fuoco delle giuste vendette celesti e dalle fiamme della concupi. scenza. E come la colonna di fuoco spargeva la luce sopra i passi del popolo d'Israele, così Maria illumina il mondo coi raggi della sua misericordia e la moltiplicità de' suoi benefizi. Che saremmo noi miseri accecati, che faremmo nel buio di questo secolo se non avessimo questa benefica nube, questa luminosa colonna? (D. Ber. Serm. de Nativ. B. M.).
Ma e per tutte le altre miserie non ci dà forse aiuto la dolcissima Regina del cielo Il beato Giacomo di Varazze applicando a Lei le parole dell'Ecclesiastico: In Jerusalem potestas mea, dice che Maria ci porge il suo aiuto in vita, in morte e dopo morte. Tale è la potenza di Maria, che può estenderla a questi tre tempi. Se noi abbiamo un amico (argomenta questo scrittore), che ci giovi in vita è certamente un bene per noi; ma se è tale da giovarci anche in punto di morte, è un bene maggiore; che se poi la sua potenza giunge ad aiutarci ancora dopo morte, allora è un bene massimo. Or dunque Maria ci largisce appunto questo triplice benefizio. Di fatto la santa Chiesa nelle lodi che fa cantare dai fedeli in onore di Maria comprendendo questi tre aiuti esclama : Maria mater gratiae, dulcis parens clementiae; Tu nos ab poste protege, et mortis hora suscipe. - Primo ci aiuta in vita; giacchè in questa vita altri sono giusti ed altri peccatori; ora Maria aiuta i giusti, perchè conserva in essi la grazia di Dio, perciò si chiama mater gratiae, madre della grazia; aiuta i peccatori, perchè impetra loro la divina misericordia , quindi è detta dulcis parens clementiae. - In secondo luogo ci aiuta in morte, perchè ci difende in quel punto dalle insidie del demonio ; imperocchè questo nemico è tanto audace, che non viene solo al letto dei moribondi peccatori , ma a quello dei santi eziandio adoperando ogni malizia per farli cadere. Ma quando muore qualche suo divoto la Beata Vergine accorre con materna sollecitudine, lo protegge e lo difende, e perciò prega la Chiesa : Tu nos ab hoste protege, proteggici dal nemico. - In terzo luogo non ci abbandona neppure dopo morte. Talora avviene che alla morte di alcuni Santi vengono gli Angeli e conducono le loro anime al cielo, ma quando muoiono i veri divoti di Maria viene Essa in persona ed accoglie le anime loro e le introduce nel bel paradiso. Quindi soggiunge : Et mortis hora suscipe.
Leggesi nel libro III dei Re che Betsabea, madre di Salomone, fu pregata da suo figlio Adonia d' intercedere presso al Re per una grazia. Betsabea commossa da quella preghiera si presentò al Re. Salomone appena la vide comparire scese dal trono, andò a riceverla, anzi la fece ascendere al seggio reale e sedere alla sua destra , dicendole Pete, mater mea, neque enim fas est ut avertam faciem tuam. Or chi oserà pensare che Gesù sul trono di gloria, alle preghiere che gli presenta Maria abbia da essere verso di Lei meno generoso che non fu Salomone verso la madre sua ? Anzi, osserva qui il dotto Mendoza, che la grazia ed autorità di Maria è tanta, che non solo intercede pei fratelli di Gesù, ma benanco pe' suoi nemici e tutto ciò che domanda certamente ottiene.
Racconta Mosè nel libro dei Numeri, che allorquando Maria sua sorella morì vennero meno le acque. Onde il citato padre Mendoza fa osservare che, se le acque abbondarono per quarant'anni nel deserto, ciò fu pei meriti di quella santa donna; ed applicando questo fatto a Maria SS. dice, che se non verranno mai più meno nella Chiesa le grazie agli uomini, ciò è dovuto a Maria, che prima in terra poi in cielo interpose i suoi meriti dinanzi all'Altìssimo.
(1) Capo I. Delle Meraviglie della Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice. (Pregevole operetta che si vende dalla nostra Libreria al prezzo di L. 0,25 la copia).
REv.m° SIG. D. RUA,
Felice e religioso pensiero fu quello dei Castellinaldesi nel ricorrere a Maria SS. Ausiliatrice per ottenere una grazia segnalata. Se la S. V. benemerita se ne rammenta, nel bel dì della festa di Maria Ausiliatrice costì in Torino il sig. Vicecurato del sottoscritto Arciprete di Castellinaldo, incaricato espressamente a ciò, manifestava a lei il pio desiderio di tutto il paese di votarsi a Maria Ausiliatrice allo scopo di venire preservati dalla grandine nel corrente anno 1891, chiedendo all'uopo consiglio e direzione alla S. V., la quale suggeriva la recita quotidiana di una Salve Regina col versetto : Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis; e ciò fino a completo raccolto della vendemmia, e quindi al postutto una offerta alla Madonna. La breve preghiera venne recitata dal clero e dal popolo con grande espansione di cuore e con immensa fiducia nella potenza e misericordia di Maria Ausiliatrice.
E che ne avvenne? La S. V. avrà inteso dai giornali e dalla voce pubblica allarmata i flagelli e le desolazioni delle campagne, specie della vendemmia, prodotti dalla grandine spaventosa e quasi generale, fatte poche eccezioni. Ebbene tra i pochi paesi completamente privilegiati va annoverato Castellinaldo. Nembi e tuoni e lampi gli rumoreggiavano attorno ; nubi spaventose grigio-nere transitavano sulla sua zona, cariche dell'infausto prodotto; e la S. V. può capire se coteste scorrerie di cattivo augurio fossero gradite agli abitanti, tanto più che veniva bentosto la notizia che i paesi circonvicini erano devastati da questo terribile flagello ; e al sentire quel sordo rumoreggiare sul loro capo alcuni di questi buoni contadini esclamavano : Il Signore vuol farci intendere che il castigo è pronto, ma l'intercessione della sua Divina Madre l'allontana da noi. La fiducia in Maria Ausiliatrice non venne mai meno negli abitanti di Castellinaldo e Maria potente quanto pietosa li salvò. Sì, non v'ha dubbio , fu grazia segnalata di Maria SS. Ausiliatrice , che si chinò alle preghiere e ai gemiti dei Castellinaldesi, i quali posero illimitata fiducia nella sua protezione. Poichè nei circa quarant'anni, che l'attuale Parroco trovasi in mezzo a quella popolazione, il corrente anno solo va segnalato per una totale esenzione dal flagello della grandine ; mentre negli scorsi anni, ora più ora meno, se ne dovette lamentare il danno.
Grazie dunque a Maria Ausiliatrice ! E grati e riconoscenti a Maria SS. del favore ottenuto, il clero e il popolo, nell' atto di compiere la promessa fatta, offrono al benefico Oratorio di S. Francesco di Sales, dalla S. V. egregiamente diretto, la somma di lire 850, per ispontanea oblazione raccolta, e la depongono ai piedi di Maria Santissima.
Il sottoscritto, mentre rimette all'arbitrio della S. V. Rev.m il fare quell'uso che meglio crederà della presente narrativa, intende pure ringraziarla del felice suggerimento e delle preghiere di cotesti giovani ricoverati, rassegnandosi,
Della S. V. Reverenda e Benemerita
Castellinaldo, 22 novembre 1891
Umilissimo e Obbligatissimo Servo Vico TOMMAso Arciprete.
La preghiera d'una buona madre.
Afflitta profondamente per avere un figliuolo quindicenne disoccupato, proclive alle cattive compagnie e poco dedito alla famiglia, con viva fede ricorsi a Marìa Ausiliatrice, invocandone l'aiuto, per trovar modo di sistemarlo e toglierlo dalla via del pericolo, promettendole di rendere di pubblica ragione la grazia. Avendo all'improvviso trovato ad impiegare detto mio figlio in modo conveniente e stabile , lontano dalle pericolose compagnie che era solito frequentare, compio di tutto cuore la mia promessa. Ne sian rese infinite grazie alla potentissima Ausiliatrice.
Torino, 5 Dicembre 1891.
TERESA FIORA.
Guarigione da polmonite. - Con la più viva esultanza rendo pubbliche grazie alla gran Madre Ausiliatrice, per segnalatissimo favore che io ottenni mediante la sua intercessione. La sua materna bontà ascoltò benignamente la preghiera , che le rivolsi oppresso da gravissima polmonite, e mi richiamava in florida salute. Ne sia eternamente ringraziata. In segno di riconoscenza mando offerta al Santuario di Torino.
Pontelagoscuro (Ferrara), 23 Novembre 1891.
Sac. GIUSEPPE CAVALLI Arciprete.
Non si ricorse invano. - La Signora E. F. rimasta vedova e colla famiglia da mantenere, trovavasi in gravi strettezze. Avendo le patenti di Maestra Elementare, sperava di ottenere un impiego e così provvedere a sè e alla piccola famiglia. Ma ogni tentativo riusciva inutile e non serviva che ad accrescere le sue amarezze. Non avendo più alcuna speranza negli uomini, ricorse a Maria SS. Ausiliatrice, votandole una tenue offerta, qualora riuscisse ad aver un posto da Maestra. La Beata Vergine la esaudì, e quando meno sperava ed ogni tentativo era riuscito vano, venne nominata Maestra. Riconoscente a Maria SS. per tanto favore, prega la Direzione del Bollettino Salesiano di pubblicare questa grazia nell' ottimo periodico, affinchè sempre più si faccia palese quanto è buona e potente Maria e come non mai invano a Lei si ricorre.
Torino, 18 Dicembre 1891.
Sac. Prof. G. B. GARINO.
Una famiglia consolata. - Reverendissimo Sig. D. Rua,. - Soddisfo ad un mio dovere di gratitudine, notificando alla S. V. Rev.ma una grazia, che abbiamo ottenuto dal SS. Cuore di Gesù, mediante la potente intercessione di Maria SS. Ausiliatrice.
Il mio buon padre, colpito da grave polmonite, si poneva a letto il giorno 30 dello scorso Maggio, con una febbre ardentissima, la quale aumentando di giorno in giorno fortemente lo travagliava, cagionandogli frequenti convulsioni e vaneggiamenti . La mattina del 5 Giugno, giorno dedicato al SS. Cuore di Gesù, settimo e decisivo della malattia, il medico curante, dopo diligente visita, uscì dalla camera dell'infermo, corrugando la fronte e scotendo il capo. Interrogato sullo stato dell'ammalato, rispose : - Se ancora deve ricevere i santi Sacramenti e far testamento, faccia oggi, perchè domani non sarà pìù a tempo. - Quelle parole gettarono la desolazione nella famiglia. La madre impallidì, e non potendo più reggere al dolore, svenne con grande costernazione di tutti noi suoi figli. Rinvenuta dopo brevi istanti, porse a baciare al morente una medaglia di Maria SS. Ausiliatrice e del Sacro Cuore di Gesù, benedetta da D. Bosco, e quindi s' inginocchiò a pregare fervorosamente. L'infermo a quest' atto si riscosse come da profondo letargo, aperse gli occhi, e con grande slancio di fede e di amore, quasi avesse innanzi allo sguardo l' immagine di Maria, già vista a Torino, guidato dalla madre, ripeteva di cuore : - O Vergine Santa, aiuto potente dei Cristiani, s'io avrò la sorte di potere ancor sanare da questa malattia, fo voto di fare un pellegrinaggio fino al vostro Santuario a Valdocco in Torino; prometto un'offerta pel ristauro e decoro della vostra Chiesa; ogni mattina poi , potendo, ascolterò la santa Messa... A Voi mi raccomando, Vergine Ausiliatrice, e m'affido alla vostra materna bontà. - L' infermo, stanco dallo sforzo fatto a pregare, s'abbandonò sul guanciale e tornò nell' assopimento. Svegliatosi dopo brev'ora, si sentì migliorato d' assai. Riconoscendo in questo il principio di sua guarigione, andava esclamando : - La grazia è fatta ! -Ne ringraziava di cuore la Madonna e commosso piangeva. La notte riposò più del solito. La mattina seguente era già fuori di pericolo. Il miglioramento così felicemente cominciato dopo l'invocazione a Maria, ha sempre progredito e lo condusse presto a perfetta guarigione.
Non può immaginare la nostra consolazione, la gratitudine vivissima che sentiamo in cuore verso Maria SS. Ausiliatrice, che così prodigiosamente ci salvò il padre da una morte immatura, per conservarlo ancora al nostro affetto e a vantaggio dell'Opera Salesiana.
Il mio fortunato genitore, facendo il pellegrinaggio promesso, consegnava al santuario l'umile offerta di L. 100 in segno della più profonda riconoscenza....
Perdoni il ritardo accidentale della relazione.
Arenzano, 9 Gennaio 1892
Sac. G. B. VALLARINO.
Sospirata guarigione. - Reverendissimo Sig. Don Rua. Per adempiere ad una mia promessa verso Maria SS. Ausiliatrice, prego la S. V. Rev.ma a far pubblicare nel Bollettino Salesiano, se lo crede opportuno, la presente mia.
Da varii anni colpita dall' orribile mal caduco (epilessia), tentai tutti i rimedii dell' arte salutare consultando i più valenti medici, ma inutilmente. Consigliata da pia persona mi rivolsi a Maria SS. Ausiliatrice, ed ecco ottenuta la grazia... io sono perfettamente guarita; tutti i miei compaesani ne possono fare ampia testimonianza. Riconoscentissima pertanto alla potente Regina del Cielo, alle già spedite unisco la presente offerta, pregando la S. V. Rev.ma di celebrare o far celebrare all' altare di Marìa SS. in cotesto Santuario una Messa di ringrazìamento, e vorrei poter pubblicare a tutto il mondo questa grande grazia ottenuta, affinchè tutti sappiano quanto sia efficace presso Dio il patrocinio di Maria SS. vero Aiuto dei Cristiani, ed imparino a ricorrere alla sua materna pietà in ogni loro male ed in ogni loro bisogno.
Trisobbio (Alessandria), 16 Dicembre 1891.
MANTELLI GIUSEPPINA Cooperatrice Salesiana.
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Alla vigilia dell' Immacolata. - Reverendissimo Padre - La più viva riconoscenza a Maria SS. Ausiliatrice, fonte perenne di grazie, se è un grande dovere per tutti, lo è massime per me povera sì, ma devota ed affezionata sua figliuola. Permetta perciò, Rev.mo Padre, che presenti l'obolo della mia povertà, perchè sia al più presto celebrata una Messa in ringraziamento alla Gran Madre di Dio. Da quattro mesi travagliatissima dal terribile male detto ballo di S. Vito, notte e dì inchiodata a letto, del continuo assalita da spaventevoli convulsioni, estenuata da quotidiane fortissime febbri, pressoche incapace ad ogni movimento della persona per giunta minacciata da cancrena alla spina dorsale, disperato ornai lo stato di mia salute, il mio buon Parroco mi consigliò di rivolgermi per aiuto con una Novena a Maria SS. Ausiliatrice. Il feci tanto volontieri, piena di fiducia d'essere dalla Madonna non solo esaudita e guarita, ma d' ottenere ancora di potermi nella vigilia della solennità di Maria SS. Immacolata accostare in ringraziamento alla SS. Comunione nella Chiesa parrocchiale, in cui di quel giorni dettavasi un corso di ss. spirituali Esercizi. Era la sera del giorno tre scorso dicembre, e la mia infermità era allarmante più che mai: passai malissimo la notte,. pareva ben vicina l' ora della mia morte, ma anche in quei momenti non venni meno alla mia ferma fede, che pur Maria SS. Ausiliatrice mi avrebbe fatta la grazia. Giunse il mattino del giorno cinque, sabato, ed ecco, comecchè estenuatissima, balenarmi d'improvviso l'ispirazione di balzare dal letto, salire coraggiosa una scala, correre in altro piano ad altra camera, ove trovavasi il libro delle consuete mie preghiere, sul quale avrei di nuovo dette più fervorosamente che mai le mie orazioni a Maria. Fidente nella Gran Vergine, mi misi tosto alla prova, e vi riuscii agevolmente tra la commozione massima e le lagrime della famiglia;: presi il libro delle mie devozioni e tornai pressochè pienamente guarita. Assistita poi dalla buona mia madre, che tutta scioglievasi in lagrime di consolazione, ricevetti dalle mani del mio buon Parroco nella vigilia della festa di Maria SS. Immacolata la SS. Comunione, ed ora sana e salva non mi resta più altro che ringraziare col più vivo affetto la cara mia Madre Maria SS. Ausiliatrice, fervorosamente pregandole, che la salute del corpo così prodigiosamente ridonatami mi sia pegno sicuro della salute ben più preziosa e desideratissima dell' anima mia. Viva Maria SS. Ausiliatrice!
Perdoni, Rev.mo Padre, nella bontà sua alla povera figliuola che scrive, e la raccomandi a Maria !
Di V. S. Rev.ma
Um.ma serva
MARIA TACCA.
Testimonianza.
Il Parroco sottoscritto conferma pienamente la verità dell'esposto.
Cressa, 8 Gennaio 1892.
Arciprete PONGA V. F.
Riferiscono altri celesti favori attribuiti pure all'intercessione di Maria SS. Ausiliatrice, e mandano offerte al suo tempio di Torino in segno di profonda riconoscenza i seguenti
Antonio Bottazzi, Vicenza - Contessa Clotilde Bosco di Ruffino, Torino - Domenico Degiovanni -- Rizza Angela, Cigliato Bussi Francesca Rollii, Novara - Olivazzo Felicita, Zanco (Alessandria) - Marelli Romeo, Roglizzo - Don Antonio Cipolat Arciprete, Aviano (Udine) - Gina Rossi Porta, Ovada - Ida Barbieri, Venezia - Demartini Giuseppe, presidente della Società Operai Cattolici, Lu (Monferrato) - Cantù Demartini Carolina, Lu - Benedetti Maria, Milano - Suor Rosa Caterina Gessi, Morra - Angiolina Borsatti, Marano Ticino - Sac. Teodoro Palmas, Parroco, Ruinas (Oristano-Sardegna) - Sac. Carlo Soldati, Melide (Svizzera) - Ernesto Bergognoni, Staghiglione - Eugenia Ravasco, Genova - Regis Lucia, Pesaro - Girotto Lucia, Pianezza - Elia Luigia, Castagnole - Giaccardi Teresa, Possano - Giraudo Chiaffredo, Sampeyre - Iseo Gazza, Torino - Delforno Luigi, Udine - D. Cora G. Battista, Rivo, presso Chieri - Lucia Palestro, Montecchio Maggiore - Simondo Luigia - Montiglio Vinc., Suddiacono, Casale Monferrato Bellingeri Celsina, Torino - Cavatorta Teresa, Parma - Volonteri Carolina, Milano - Fumo Antonio, Teano (Caserta) - Pestarino Giuseppe, Montaldeo - Villa Egidio, Monza - Costanz Lorenzo, Sottana, - Una divota, Lavertezzo - Cauda Luigi, Pe°letto - Bava Felice prevosto, Casorzo - La-Leta, Seminario Siracusa - Giuseppe Bertolini, Vermiglio (Austria) - Catterina Reineri, Vicenza - Invernizzi Zefirino, Moggio - Bello Francesco, Alessandria - Battistolo Catterina, Novara - Luigi Valdettari, Genova - Canonico Giuseppe, Pome - Porro lardini Teresa, S. Vittoria (Alba) - Defilippi Maddalena, Sottana - G. B. Rio, Cavour, - Ermelinda Ferrari, Ventimiglia - D. G. Ertola, Propata - Posenato Pietro, Ronca - Valentina Testorelli, Lovere - Antonio Balbo, Frabosa Soprana - Masucco Arciprete, S. Giorgio Canavese. P. Genzon Parroco, Cassine - Callisto Can. Peroni, Rimini - Riccardi Cristina, Porto Maurizio - Montiglio Luigi, Crescentino - Rovigati D. Stefano, Arcip., Orgiano (Lonigo) - Matteodo D. G. B., Venasco-N. G.Borgogna, Asigliano-Taramasco Gerolama, Diano Marina - Vassallo Teresa, Rocca Grimalda - D. Fr. Bargini Parroco, Monteagu.zzo - Macchi D. Pietro Parroco, Campione - Agostino Gandolfo, Pieve Teco - Perizzolo Luigi Arciprete, Castelfraneo per Cavasazza - Gallo Natale, Gottasecca - Maria Casagrande, Canova P. Luigi Baldecchi Parroco, Avaglio-D. Antonio Cassini Prevosto, Orsara Bormida - Nunia Gioachino, Cuneo - Irene Gastaldi Klingly, Nocetto - Rossano Carolina, Torino -- Bagnati Paolo, Bellinzago - Barbara Severino, Biella - Vicini Isabella, Saluzzo - Grosso Gabriele, Biella.
Da Bagnacavallo ci scrivono : « Anche in questa città delle Romagne vicino a Ravenna si desiderava conoscere le opere ammirabili e provvidenziali. del sacerdote Don Bosco. E l'amatissimo nostro Arciprete, Mons. Giuseppe Massarotti, Decurione dei Cooperatori, si diede premura e ci procurò il piacere di udire da un figlio stesso di D. Bosco, la conferenza ad onor di S. Francesco di Sales. Era la prima conferenza che si teneva a questi Cooperatori, e però il conferenziere scelse per tema del suo dire piano, facile e di cuore i tre punti seguenti : Chi era Don Bosco, chi sono i Salesiani e qual compito s'appartiene ai Cooperatori ed alle Cooperatrici salesiane.
» - Don Bosco fu l'uomo suscitato da Dio pei bisogni del secolo decimonono. La sua missione ebbe per iscopo la rigenerazione morale della società per mezzo della educazione della gioventù specialmente povera ed abbandonata. Iddio, che l'aveva chiamato a sì alta missione, lo aiutò in mille modi veramente miracolosi.
» - I Salesiani, sono i figli di D. Bosco, i continuatori delle sue imprese. Essi, come membri di una Pia Società, hanno per iscopo di dar gloria a Dio col santificare se stessi e gli altri, e specialmente la gioventù. Come membri della S. Madre Chiesa, attendono a porgerle un valido aiuto colle diverse loro opere, col predicare, col confessare, collo scrivere e stampare libri in sua difesa, coll'erigere templi, oratorii festivi e massime coll'allevare in sacri recinti tanti giovani veri cristiani. In faccia alla civile società poi i figli di Don Bosco hanno il merito, colla cristiana educazione che danno alle migliaia di giovanetti da loro diretti, di allevare buoni cittadini in tanti buoni scrittori, in tanti valenti artisti, in tanti morigerati operai, in tanti ottimi padri di famiglia. I Salesiani in una parola son del partito di far del bene ed il maggior bene possibile. Quanto essi chiedono, quanto raccolgono, tutto è per i fanciulli più abbandonati, a cui danno ricetto, vitto, vestito, educazione ed istruzione. Il loro motto è quel del loro Padre , quel del glorioso Patriarca S. Francesco di Sales : Da mihi animas , caetera tolle ; sì , niente loro importa d'altre cose, purchè possano salvare delle anime. E qui presso a noi, a Faenza, colle elemosine, coll'obolo di molti hanno potuto innalzare un'ampia Casa, rifugio di duecento e più ragazzi delle nostre Romagne, i quali tutti vi imparano colle arti e colle scienze la vita dell'onest'uomo, del buon cristiano. Ecco come impiegano il denaro i Salesiani; venderanno anch'essi, sull'esempio del loro Fondatore, il campicello di loro proprietà, le sostanze loro lasciate dai parenti e tutto impiegheranno a benefizio de' fanciulli , e come Don Bosco, dopo aver spesa tutta la vita sacrificandosi per la gioventù, se ne morranno anch'essi poveri , non altro lasciando dopo di sè che una generazione novella da loro rigenerata, la quale riconoscente li benedirà in questa e. nell'altra vita.
- Ed i Cooperatori chi sono e che debbono fare? Sono gli aiutanti deì Salesiani essi debbono aiutare i figli di Don Bosco e colla preghiera e colla elemosina ; debbono aiutarli coll' esempio e colla parola, insegnando anch' essi la dottrina cristiana ai piccolìnì, soccorrendo i più poveri e più abbandonati, procurando loro una conveniente cristiana educazione ; debbono cooperare coi Salesiani a diffondere la stampa cattolica, associandosi e spargendo nelle famiglie buone letture, quali sono le Letture cattoliche, le Letture amene , le Letture ascetiche ed altre collezioni dirette e stampate dai Salesiani o da altre tipografie cattoliche; insomma essi debbono, per quanto possono, cooperare coi Salesiani e materialmente e moralmente in ogni buona opera. - A ciò fare, diceva il facondo conferenziere , si richiede sacrifizio , abnegazione, privazioni, è vero. Ma io dirò a voi quel che disse una volta S. Francesco di Assisi ai suoi figli: « Sono grandi le cose che voi promettete al Signore; ma sono maggiori le promesse che ci fa il Signore di quello che ci tien preparato in compenso nel Cielo.
» Dopo la parola di questo figlio di D. Bosco, che lasciò tanto buona impressione nell'animo di tutti, si alzò a parlare il nostro ottimo Arciprete. Ringraziò anzitutto l'oratore e Don Rinaldi che ce lo avea condotto da Faenza. Poi disse come egli a Bagnacavallo voleva suscitare l'amore e la cooperazione per le Opera Salesiane tanto necessarie per far del bene in questi tempi. Egli ripone le sue speranze nella benevolenza del clero e si promette un valido appoggio dal buon cuore del popolo. Invitò quindi tutti gli uditori a venire all'opera, non badando ai sacrifizi certamente necessarii per far qualche cosa. Speriamo che i Bagnacavallesi non rimarranno sordi alle voci del loro amato Arciprete. »
Una parola di ben sentito elogio anche ai Cooperatori ed alle Cooperatrici di BAGNAROLA, presso Udine. Come ci scrissero, il 29 gennaio, dopo aver partecipato con uno slancio tutto particolare alle sacre solenni funzioni ad onor di S. Francesco di Sales, in numero consolantissimo intervennero ad udire la Conferenza Salesiana che tenne il M. R. Don Antonio Agnolutto, né vollero partire senza sovvenire coll'obolo loro le Opere di D. Bosco. Iddio li benedica.
Teodoro. Dramma in cinque atti del Prof. G. Eusebio Calvi. (Letture Drammatiche). - Un vol. in-32° di pag. 122. L. 0,40. Libreria Salesiana di Torino.
Il ch. Autore ha illustrato con smagliante colorito un fatto storico successo in Antiochia sotto l'impero di Giuliano l'Apostata, l'esempio cioè, di coraggio e fortezza cristiana dato da un angelico giovanetto di nome Teodoro, sottoposto ai più crudeli tormenti per placare l'ira del tiranno, che, addolorato di non ricevere responso dagli oracoli di Apollo sopra la sua impresa contro Sapore Re dei Persiani, minacciava di esterminare in quella città tutti gli adoratori di Cristo.
Teodoro ha la bellezza, il sorriso, le grazie dell' innocenza sposate alla profondità del sentimento cristiano, alla virtù eroica di un'anima irradiata dalla luce della fede, sprezzante la morte per volare al seno di quel Dio, pel quale si sente accesa d'amore. Giuliano l'apostata non è il rancido tiranno che fantastica crudeltà , dominato solo dalla sete del sangue..., l'Imperatore filosofo è qua e colà offuscato dal dubbio, cerca affannosamente un ideale travolto nei misteri della superstizione, e non potendo trovare la pace nella scienza, nella natura, di cui scruta gli arcani, invelenisce contro i seguaci della Croce, che professano e proclamano la Verità da lui ripudiata.
Le altre parti sono condotte con ugual diligenza, chiarezza, semplicità, conservando sempre quelle tinte naturali, che si convengono ad ogni personaggio
Conosciuto più ampiamente questo lavoro così pregevole, avrà una splendida accoglienza in ogni istituto d'educazione, come già l'ebbe varie volte nel Seminario delle Missioni estere a Val Salice, e nell' Oratorio di Torino innanzi ad un pubblico sempre eletto e numeroso.
(Dal Corriere Nazionale di Torino, n. 19 - 20 gennaio 1892.
NB. Sono usciti i Cori musicali dell'egregio M. G. Dogliani pel dramma Teodoro. È un gioiello di libliccino di pag. 18 che si vende al tenue prezzo di L. 0,25 la copia.
Giammai si è venduta musica sì bella per sì tenue prezzo.
Rivolgersi alla Libreria Salesiana di Torino.
Primo Cinquantenario dalla morte del Ven. Giuseppe Benedetto Cottolengo, fondatore della Piccola Casa della Divina Provvidenza in Torino :
PIETRO PAOLO GASTALDI SAC. OBLATO DI M. V.
I PRODIGI DELLA CARITA' CRISTIANA DESCRITTI NELLA VITA DEL VEN. GIUSEPPE COTTOLENGO
4a Ediz. riveduta ed ampliata.
Due grossi ed eleganti volumi in-8° di pagine complessive 1784 con ritratto L. 10 -
Sig. Direttore del Bollettino Salesiano,
Il Deo gratias, il cantico semplice e sublime della riconoscenza cristiana, uscì spontaneo dal cuor mio non appena ebbi tra le mani e percorsi i due volumi pubblicati testè dalla Tipografia Salesiana ed intitolati: I prodigi della Carità Cristiana descritti nella vita del Ven. Servo di Dio Giuseppe Benedetto Cottolengo, Fondatore della Piccola Casa della Divina Provvidenza.
Direi nuova quest'Opera dell' Ill.mo e Reverendo Pietro Paolo Gastaldi Ob. di M. V., se la nota della quarta edizione non mi contraddicesse con singolare evidenza.
Tuttavia non è la primitiva uscita già dalla sua penna e dal suo cuore ed esaurita in tre successive edizioni del Tipografo Pìetro Marietti. Il dotto e chiarissimo autore vi dovette spendere nè poco tempo, né leggera fatica a rendere suo stile ognor più semplice ed elegante, a ritoccar ogni fatto sulla certa guida dei processi Apostolici, a riordinar con tanta logica gli argomenti e le parti, specie ad arricchire il tutto con addizioni svariatissime su personaggi e famiglie, che proiettano viva luce sul Cottolengo e dan risalto e splendore alle sue opere di cristiana carità. Oso chiamare questo nuovo lavoro il capod'opera del Gastaldi.
Conveniva pure che a tal novità di sostanza corrispondesse l'estrinseca forma tipografica; e non mancò per diligenza ed estetico sentimento di chi presiedette la composizione. Il formato grazioso ed elegante, i caratteri nitidi e spiccati, il fondo su cui tranquillo posa lo sguardo, la scrupolosa correttezza del componimento, tutto insomma seconda il principale e forma un cantico di vera lode a quella
Divina Provvidenza, che mirabilmente dispose l'accordo di Autore, Tipografo e Personaggio, cui si volle giustamente far conoscere ed illustrare.
Don Bosco e il Ven. Cottolengo così vicini e quasi amici in vita, così rassomiglianti in virtù e nella creazione di prodigiosi Istituti limitrofi, non possono che sorridere caramente e cordialmente benedire dal cielo le nuove fatiche dell' Autore, i sacrifizi della Piccola Casa e la solerte opera dei Tipografi Salesiani.
È facile prevedere l' ampia diffusione dei due volumi, anche in terre straniere, il gran bene che ne avverrà alle anime, la forte spinta ad ammirare nel Cottolengo un vero prodigio della carità cristiana ; e che il tutto segna un còstante e celere avvanzarsi della sospiratissima aurora, che circondando di luce la fronte del Venerabile lo collochi sugli altari, a modello e fiducia del popolo cristiano, col titolo di Beato. Fiat.
Pinerolo, 19 marzo 1892.
N. N.
P.S. Le opere dell'illustre scrittore P. Castaldi sono già conosciute ed apprezzate da tutti, ma in questa nuova Vita del Ven. Cottolengo Fondatore della Piccola Casa della Divina Provvidenza ha veramente superato se stesso. Conoscendo io le grandi fatiche da lui sostenute in questo nuovo lavoro , non dubito a credere che abbia avuto una speciale assistenza dal Ven. Cottolengo, e si avrà una ben più meritata ricompensa, cioè la sua protezione che io gli auguro di tutto cuore.
Questa nuova vita, sebbene più ampliata, corretta ed elegantemente stampata, si vende presso la Libreria Salesiana al prezzo di L. 10 a totale benefizio del processo del Venerabile Cottolengo.
1.Ausolini Ascenzo - Roma.
2. Actis-Dato Maria- Caluso (Torino). 3. Arosta Clotilde -Trezzo (Milano). 4. Avogadro Casanova - Torino.
5. Bagatta D. Pietro, V. F. - Pai di Torvi (Verona).
6. Baldi di Serralunga Sofia veda Rossi Possano (Cuneo
7. Barbaroux Contia Luisa nata Ferrero - Torino.
8. Bertolini Marianna - Vicenza.
9. Bistoletti Giuseppe - Casorate Sempione (Milanoo
10. Boffa Pietro - Trezzo (Milano).
11. Bona Stefano - S. Stefano Belbo
12. 1 r n,L 'I'osmnaso - Nizza Monferrato (Alessandria).
13. Campi Viaria -]Tornese (Alessandria).
.14. Campigli Pietro - Castelfranco di Sotto (Firenze).
15. Cane Margherita Marianna Giuseppina - Trezzo (Milano).
16. Canonico Suor Celestina - Torino. 37. Caselini Can. Prof. D. Antonio - Como.
18- Casini P. Giuseppe - Pavelli (Firenze).
19. Cassini Camilla - Torrione (Porto Maurizio).
20. Cassinelli Giovanni - Castagneto (Cuneo).
21. Cattaretti Giovanni- Casorate Sempione (Milano).
22. Cattaretti Luigia - Casorate Sempione
23. Ciccarelli D. Angelo - Sarnano (Macerata),
24. Cocino Teresa - Levice (Cuneoo.
25 Cornelj D- Vincenzo - Roma.
26 Corendo Luigi - Torino.
27 Cortassa Francesco Antonio - Carmagnola (Tomo).
28. Cucchi Filomena - Sinigallia (Ancona).
29. Colli D. Carlo, Prevosto - Gallio (Pavia).
30. D'Ambra D. Gian Giuseppe-Ischia (Napoli) .
31. De-Filippi Emilia - Torino.
32. De Gregori March. Emanuele - Albano Laziale (Roma).
33. Del-Sole 1). Raffaele - Palo del Colle (Bari).
34. Devalle I3ogetto Rosa - Tor-:n,o. 35. Dezza Comm. Avv. Giuseppe - Pavia.
36. Dumontel Cav. Gilberto - Torino. 37. Drnetti Vittoria-Mondovì (Cuneo). 38. Enriotti D. Bernardino, Teol. Can. - Solero (Alessandria).
39. Ebenkofler D. Giovanni - Venezia. 40. Folli D. Benedetto, Parroco - Cavena (Como).
41 Feltri Maiolica veda Pesci Catterina - Roma.
42. Ficai Can. D. Alfonso - Arezzo. 43. Fogazzaro-Barrera Teresa-Vicenza. 44. Priori D. Domenico, Parroco -Castorano (Ascoli-Piceno).
45. Fusco D. Francesco V. F. - Forino (Salerno).
46. Galbini D. Giovanni - Casorate Sempione (Milano).
47. Gardin Redenta - Bagnarola (Udine).
48. Ghigo Bartolomeo - Castagnole Piemonte (Torino).
49. Giannini D. Gio. Battista - Prato di Strada (Arezzoo.
50. Girando D. Giovanni - Bibiana (Torino).
51. Giumaroni D. Giuseppe, Parroco - Città della Pieve (Perugiao. 52. Ginganino Chiara - Villastellone (Torino).
53. Grimaldi D. Giuseppe, Parroco - Salerno.
54. Gaspardono Ch.° Domenico - Asti (Alessandria).
55. Leone D. Benedetto, Parroco - San Desiderio (Alessandria).
56. Leonardi D. Domenico - Cicogni (Piacenza).
57. Leonetti Alessandro - Prato (Firenze).
58. Levati D. Giovanni, Parroco Ranate (Milano).
59. Lobera Giuseppe. - Settimo (Torino). 60. Locatelli D Pietro, Parroco - Brusaporto (Bergamo).
61. Lombardi D. Domenico - Tortona (Alessandria).
62. Lonkan D. Antonio - Budapest (Ungheria).
63. Loro D. Quirico, Parroco - Viera (Novara).
64. Lugiate Catterina - Legnago (Verona).
65. Lugiate D. Giovanni - Legnago (Verona).
66. Lupieri D. Alessandro, Canonico - Udine.
67. Lusenti D. Giulio, Arcipr. - Rolo (Reggio Calabria).
68. Madrassi D. Luca, Capp. - Udine. 69. Magliano di Villar S. Marco contessa Clemenza nata Gonella - Levaldigi (Cuneo).
70. Magnani, D. Carlo, V. F. Arcipr. - Gualtieri (Reggio Enmilia).
71. Magnani D. Giuseppe, Capp. - Blundez (Austria).
72. Moine Dott. Luigi - Carpi (Modena).
73. Manzoni Maria veda Dabbene - S. Vittoria d'Alba (Cuneo). 74 Marasca D. Pietro, Can- - Vicenza. 75. Mariani Giuseppe, Prof. - Ivrea (Torino).
76. Marietti Rosa ved` Podio-Torino. 77. Martino Marianna nata Bottero - Saluzzo (Cuneo).
78, Miari Contessa Vittoria - Padova 79. Nicheli Giovanni -Prade (Trento).
80. Monticelli Genoveffa - Roma.
81. Moro Suor Maria Catterina-Faenza (Ravenna).
82. Nain Giuseppina Serafino vedova Chiairano - Saluzzo (Cuneo).
83. Nuvoloni Marìetta nata Capoduro - S. Renzo (Porto Maurizio.
84. Odili Conta Baglioni - Perugia. 85. Oliviori D. Luigi - Rocca Grimalda (Alessandria).
86. Oreglia Mons. Giorgio, Can. V. F. no (Cuneo).
87. Palombi D. Ippolito - Roma.
88. Panami D. Giuseppe - Bucheri (Siracusa).
89. Paroli D. Luigi Parroco - Cividale (Udine).
90. Ponzo Angelina - Chioggia (Venezia).
91. Pevretti Teol. D. Pietro - Torino. 92. Picasso Carmela veda Bianchetti - Genova
93. Pizzarini D. Raffaele, Arciprete - Bagni della Peretta (Bologna). 94. Podestà Giovanni - Torino.
95. Policante D. Domenico, Arcipr. - Valpolicella (Verona).
96. Polucci Suor Anna Maria - Sarnano (Macerata).
97. Puricelli Radegonda - Casorate (Milano).
9F Preve Annettina - Alassio (Genova).
99. Pollino Francesca - Torino.
100. Recaldini Francesca - Vicenza. 101 Ribero Eugenio Francesco, Capitano in ritiro - Torino.
102. Rigoni D. Giovanni, Cappellano Canove (Vicenza).
103. Riva nobile D. Giovanni - Como
104. Rivauta Santina - Cesano Maderno (Milano).
105. Rota D. Antonio, Prevosto - Cellamonte (Torino).
106. Bomidi D. Valentino, Parroco - Scaiano (Arezzoo.
107. Saladino Marianna nata Sargian - New-York (America).
108. Sasso D. Gio. Battista - S. Agat, (Porto Maurizioo.
109. Savaita D. Gaetano - Bucheri (Siracusa).
110. Segafredda D. Matteo, Arcipr. - Querco (Vicenzao.
111. Silvestri D. Domenico - Bormio (Sondrio).
112. Simeoni, Cardinale Prefetto Sacr Congrog. - Roma.
113. Soldati Cav. Federico - Torino. 114. Speggiorin D. Eugenio, Arcipr. - Barbarano (Vicenza).
115. Sperandio D. Pietro - Villa dVilla (Belluno).
116. Spithover Giuseppe - Roma,
117. Straquadronio D. Alberto, Parroci Modica (Siracusa).
118. Tedeschi Elisa-Bordighera (Porti Maurizio).
119, Tonini D. Luigi , Parroco - Venezia.
120. Tortello Costanzo - Torino. 121. Unia Gioachino - Cuneo.
122. Variola D. Cesare, Capp.o - Bagnarola (Udine). 123. Zazzi Maria - Piacenza
124. Zoanetti Mon. Pietro - Trento.
125 Zocca Luigi - Botteghe (Vicenza)
1. Albinola Angelica-Viggiù (Cuneo). 2. Allasia Giacinta - Torino.
3. Angelini D. Giovanni, parroco - Ascoli Piceno,
4. Antoldi D. Gio. Battista, arciprete - Mantova.
5. Antonini D. Pietro, Vic. For. - Appignano (Ascoli Picenoo.
6. Arecri Guido Diaria - Roma.
7- Ardizio Paolo-I3ellinzago (Novara). 8. Bagnati Vincenzo-Bellinzago (Novara).
9. Balauri Marianna - Farigliano (Cuneo).
10. Baldassari D. Gio. - S. Andrea in Dugaria (Forlì).
11. Benelli Adamo - Bagnacavallo (Ravenna).
12. Retteli Giulia., maestra - Carpenedolo (Brescia).
13. Retti D. Antonio - Angarano (Vicenza)
14. Bettiga D. Luigi, arciprete - Morbegno (Sondrio)
15. Berardi D. Luigi - Torino.
16. Bergamini Angela - Gargagnago (Verona).
17 Bianchi Angela - Orsaria (Udine)18 Biglino Margherita nata Cignetti - Alba (Cuneo).
19. Boccali Mons. Gabriele, Udit. di S. S. - Roma.
20. Benibelli D. Vincenzo, parroco - Bellnzago (Milano).
21. Bongiovanni D. Bartolomeo. Ferdinando, can. - Ceva (Cuneo). 22. Bonnier Giuseppina - Torino.
23. Bonomo Catterina di Francesco - Moutegiove (Torino).
24. Bozzani contessa Rosa - Fossano (Cuneo).
25. Brambilla D. Giuseppe, parroco - Camnago (Milano).
26. Braggio ch. Francesco - Bergamasco (Aleasandria).
27. Busso Alessandro -Ruffia (Cuneo). 28. Busso Alessandro - Cardè (Cuneo). 29. Busso Mar_lurita nata Busso - Cardi (n , .,)30. Campiono D. Antonio, can. - Caltanisetta.
31. Cappelletti Francesco - Piacenza.
32 Cappello D. Sebastiano, can. - Giaveno (Torino)
33. Capitanio Maria - Lovere (Bergamo)
34. Carducci Giovanni - S. Severino Marche Foggia),
35. Coleschi D. Giuseppe, parroco - Colignola (Arezzo).
36. Colombo D. Carlo - Vezzano Ligure (Genova).
37. Conca D. Pietro -Varenna (Como)38. Dalla-Valle D. Francesco - Rosà (Vicenza).
39. Danelli D. Carlo, prevosto - Bergamo
40. Daparma D. Giuseppe, economo - Montemartino (Piacenza).
41. Darra D. Francesco, parroco - Bionde (Verona).
42. De' Capitani D. Pietro, arciprete e Armicco (Cremona).
43. Fagion D. Michele, parroco - Papozze (Rovigo).
44, Valletti Carolina Torino
45. Ferrari Luigi - Calestano (Parma )46. Ferraris Luigi, maestro - Beinasco (Torino )
47 Ferini Luigia - Lavino (Como). 48 Fiducia Salvatore - Catania.
49. Galletti D. Gaetano - Mozzate (Milano).
50. Gazzera Caterina fu Luigi - Benevagienna (Cuneo).
51 Gazzola conte Francesco-Piacenza. 52. Giaccardo Maria-Cherasco (Cuneo). 53. Giacchetti D. Giovanni, Padre Filippino -- Firenze.
54. Giraudo Giovanni fu Bartolomeo - Bibiana (Torino).
55. Giovannini Aurelia - Casabianca Verolengo (Torino).
56. Goiran Catterina - Torino.
57. Granata D. Giuseppe, parroco - S. Bernardo (Milano).
58. Grandi D. Carlo, can. - Piacenza. 59 Grasso Anna - Torino. 60. Greco D. Giorgio arcipr. - Quarantoli , (Modena)
61. Grego D. Eugenio - Chioggia (Venezia)
62. Ivaldi Rosa - Bra (Cuneo).
63. Iumincelli D. Alfonso, can. - Caltanisetta.
64. Lisa Vittoria - Chieri (Torino).
65. Lobetti D. Pier Filippo , canonica - Cuneo.
66. Luccarini D. Rodolfo, curato-Piotrasalita (Lucca).
67. Lucente, D. Leopoldo, arcipr. -Castelguidone (Chieti).
68. Maier Maria, vedova - Gorizia (Austria).
69. Mandelli Francesco fa Pietro - Mecate (Conio).
70. Mautica D. Andrea, prevosto - Piacenza.
71. Marchi D. Alberto, cappellano - Vicenza.
72. Marengo Luigia - Carmagnola (Torino).
73 Mascarini D. Carlo - Roveri di Velo (Verona)- '
74. Narzani D. Luigi, rettore -- S. Romano (Reggio Ermilial.
75. Mastrangelo D. Antonio - Castronovo (Palermo).
76. Mela D. Giacomo, can. - Oneglia (Genova).
77. Mezzadra D. Luigi, rettore - Casatico (Parma).
78. Micoli Eleonora nata noli. Farlatti - Udine.
79. Nigliorini Antonio - Zimella (Verona).
80. Modenesi Paolo - Quinzano d'Oglio (Brescia )
81 Moisio D. Leandro. rettore - S. Aurelio (Alessandria)
82. Nobile D. Sebastiano, curato - Pianacci (Massa Carrara).
83. Oytana Carlotta - Villafranca Piemonte (Torino).
84. Onorando Catterina - Torino.
85. Ottazzi Teresa - Alice Belcolle (Alessandria).
86. Ottini Delfina vedova Maccario - Barbania (Torino),
87. Paolazzi Pietro Paolo - S. Stefano (Aquila).
88. Parodi D. Stefano, can. - Genova. 89. Pascoli Orazio - Ascoli Piceno. 90. Pedrotta Noria - Golino (Svizzera). 91. Peri D. Gaetano - Bologna.