BS 1890s|1896|Bollettino Salesiano Dicembre 1896

ANNO XX. - N. 12 - Esce una volta al mese. - DICEMBRE 1896.

BOLLETTINO SALESIANO

SOMMARIO.

AUGURII E FELICITAZIONI.   309

SOLENNE GIUBILEO dell'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino .       . 310

IL CAMPO D'AZIONE dei Cooperatori Salesiani . .   .   . . 314

DALL'ESTERO : - Un pensiero all' Opera della S. Famiglia in Betlemme (Terra Santa). - Un Oratorio festivo ed una nuova Parrocchia a Tunisi (Africa) . 315

NOTIZIE DELLE MISSIONI : - TERRA DEL Fuoco: Consolazioni frammiste a pene. -PATAGONIA SETTENTRIONALE: Il Territorio della Pampa Centrale e la sua prima meraviglia. - Da S. Salvador a Nicaragua. - Varie    316

AZIONE SALESIANA    328 GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE . . . . 329

Ai GIOVANETTI..    . .   . 331 I COOPERATORI DI PALERMO a Maria Ausiliatrice    332

NuovE CASE SALESIANE    333

NECROLOGIA    ivi. INDICE DELL'ANNATA 334

Augurii e Felicitazioni

AI generosi Cooperatori ed alle zelanti Cooperatrici delle Opere di D. Bosco, agli assidui lettori e lettrici del nostro BOLLETTINO, che, uniti coi vincoli della immortale carità dal Divin Pargoletto di Betlemme portata sulla terra mille ottocento novantasei anni or sono, strenuamente cooperano alla maggior diffusione del Regno di Gesù Cristo nella società

IL SAC. MICHELE RUA Superiore Generale della Pia Società di San Francesco di Sales con tutti i suoi figli sparsi in tanti punti dell'Europa, America, Asia ed Africa Augura Buone Feste Natalizie, Buon Fine e Miglior Principio d'Anno invocando sopra di essi in modo speciale e sopra i loro parenti ed amici le più elette benedizioni del cielo.

Che il Signore conservi i nostri cari Cooperatori e le benemerite nostre Cooperatrici ad multos annos, e conceda a tutti lunga e prospera vita, ripiena di meriti e coronata colla felicità eterna !

Son questi i voti ardenti e la fervida prece che i Salesiani ed i loro giovanetti indirizzeranno a Gesù Bambino nella Comunione che, per privilegio Pontificio, faranno in tutte le loro chiese nella mezzanotte del S. Natale.

SOLENNE GIUBILEO

DELL'ORATORIO DI S. FRANCESCO DI SALES IN TORINO.

UNA data memoranda, indelebilmente stampata a caratteri d'oro negli annali della Pia Società di S. Francesco di Sales, e che giustamente doveva suscitare nei figli di Don Bosco il cantico dell'amore e l'inno della riconoscenza nella sua cinquantenaria ricorrenza, si è quella del 3 novembre 1846. È questa la data carissima del principio di tutte le Opere Salesiane, compiute nello spazio di cinquant'anni, mercè l'inspirazione e la protezione di Maria Ausiliatrice. È la data che segna una semplice pagina di storia, la quale per altro nella sua semplicità disvela tutta la grandezza dell'immenso poema, che la Divina Provvidenza volle stampare sulla faccia della terra per mano del suo fedel servo D. Bosco.

Il 3 novembre 1846 ci dà la chiave per ispiegare i tanti portenti, che da cinquant'anni si compiono intorno a noi e di cui, pur riconoscendo la nostra debolezza e meschinità, siamo sì gran parte. Il 3 novembre 1846 addita a tutti i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane di Don Bosco il glorioso natale della loro Pia Associazione, che realizza l'ideale della fratellanza cristiana nell'unione perfetta d'anima e di cuore fra migliaia e migliaia di credenti sparsi per tutto il mondo... Il zelante Sacerdote Teol. Giovanni Vola, che si priva del proprio orologio per regalarlo all'indimenticabile nostro Fondatore e Padre la sera stessa che questi veniva a fissar stabilmente la sua dimora in Valdocco, fu nelle mani di Dio la pietra angolare, sopra cui gigantesca doveva innalzarsi la Pia Associazione della Cooperazione Salesiana.

Ma riferiamo senz'altro il fatto che si rannoda a questa data memoranda; fatto scritto con ammirabile candore dal nostro Sac. Gio. Bonetti, nel suo libro : « Cinque lustri di storia dell'Oratorio Salesiano (1). »

Partito da Castelnuovo d'Asti, sua patria, dov' erasi recato in convalescenza. Don Giovanni Bosco sen venne a piedi a Torino insiem colla madre, ch'egli teneramente amava e che alle sue reiterate istanze erasi decisa a seguirlo ed a prendere con lui stabile dimora. Essa portava « un canestro di biancheria con entro alcuni oggetti più indispensabili » ed il figlio recava con sè il « breviario, un messale ed alcuni quaderni. »

Giunti sul far della sera del 3 novembre 1846 al così detto Rondò, all'attuale incrociamento di Corso Valdocco con quello di Regina Margherita, luogo poco distante dalla nuova dimora, ebbero un felice incontro. Eglino s'imbatterono nel Teol. Giovanni Vola, zelante Sacerdote torinese, il quale veniva spesso all'Oratorio in aiuto di Don Bosco.

Dopo le più cordiali congratulazioni per la ricuperata salute, egli si fece a dimandargli

- Ed ora dove vai ad abitare ?

- Ho qui mia madre, rispose D. Bosco, e vado a stare in casa Pinardi presso all'Oratorio.

- Ma, disimpiegati e senza stipendio, come farete a campar la vita in questa città ?

- Tu mi fai una domanda, a cui pel momento non saprei rispondere; ad ogni modo ci mettiamo nelle mani di Dio, e spero che non ci mancherà di aiuto.

- Davvero ch'io ti ammiro, soggiunse il buon teologo, e ti applaudo; mi rincresce che non ho con me del denaro; ma prendi per ora - e in così dicendo tira fuori l'orologio e glie lo regala.

D. Bosco lo ringraziò, e rivolto alla madre : - Ecco, disse, una bella prova che la Divina Provvidenza penserà a noi. Andiamo dunque fiduciosi.

E la vecchia donna e il giovine Sacerdote, la madre ed il figlio, sereni e tranquilli si avviarono alla povera casa che li attendeva. Squallide, anguste eran le due camerette della misera abitazione; ma che importava tutto ciò? Esse eran vicine all'Oratorio, a quel caro Oratorio di Valdocco, che, raccolto in un prato nel marzo antecedente, aveva trovato il 12 aprile successivo cortese ospitalità nella casa Pinardi, situata là dove sorge ora il fabbricato centrale dell'Istituto. Tanto bastava perchè D. Bosco vi si trovasse pienamente contento.

Da quel giorno ad oggi son già passati cinquant'anni, ed in questo periodo di tempo, ecco la casetta Pinardi tramutata in grandioso edifizio, rigurgitante di mille e più giovanetti che s'addestrano o nello studio o nelle arti; - ecco l'abbandonata rimessa, da D. Bosco in quell'anno trasformata in cappella, tramutarsi in sontuosissimo tempio, dove la Benedetta fra tutte le donne si delizia prodigare a coloro, che ivi con fede la invocano, le sue grazie ed i suoi celesti favori; - ecco inalberarsi una bandiera, su cui stanno scolpite le sublimi parole : Da mihi animas caetera tolle! che subito, quasi potente calamita, trae a sè numerose falangi di cuori generosi, i quali dopo aver succhiato dalle parole, dagli esempi e dagli atti tutti di Don Bosco parte dello spirito di lui (e che egli sì efficacemente sapeva trasfondere in chiunque anche per poco lo avvicinava), si disputano, siam per dire, la conquista del cuore della gioventù, non solo d'Europa, ma di tutte le altre parti del mondo; - ecco quindi qua e là aprirsi, sul modello di quello di Valdocco , ben 400 nuovi Ospizi ed Oratorii; - ecco sorgere nuove chiese nei luoghi più abbandonati; - ecco... ma chi può ritrarre in poche linee, la grandiosa Opera di D. Bosco, nei suoi primi cinquant'anni di vita ?... Dagli umili principii d'allora non si poteva certo presagire tanto, e lo sviluppo mondiale delle Opere e Missioni Salesiane, che dall'Oratorio di Valdocco ebbero vita, irraggia, sulla sera del 3 novembre 1846, lo splendore e la gloria dell' immortalità.

Ma come mai potè un umile prete, sprovvisto affatto di mezzi materiali, compiere sì grandi cose?... Oh! qui siam costretti esclamare che la destra del Signore ha operato portenti, perchè volle compendiare - nel piccolo fatto avvenuto al Rondò di Valdocco, la sera del 3 novembre 1846 - un'éra nuova e gloriosa della storia indefettibile della carità cristiana, rivestendola di speciali e più attraenti sembianze.

E questa nuova éra della carità doveva, nei disegni della Provvidenza divina , incominciare dal buon Teologo Vola. Questi, nell' atto stesso che loda ed emmira l'abnegazione e l'eroismo di Don Bosco, sente dentro di sè una superna inspirazione che tutto lo elettrizza....

Era lo spirito di cooperazione, che lo rendeva di tratto 1° Cooperatore Salesiano. Sì lo spirito di cooperazione - questa aspirazione dell'animo umano, che oggidì fa palpitare concordi nell'armonia della carità, migliaia e migliaia di cuori - ecco il mezzo, di cui la destra dell' Altissimo si volle servire nella creazione delle Opere Salesiane.

L'orologio del Teol. Vola, da D. Bosco al mattino seguente convertito in pane pei suoi biricchini, fu il granello di senapa che doveva germogliare e spandere per tutta la terra il grand'albero della cooperazione salesiana, vero e perpetuo orologio che provvede il pane alle centinaia di migliaia di orfanelli ne' nostri Istituti raccolti ed educati.

E si poteva da noi - educati da Don Bosco stesso alle scuola della carità e della riconoscenza - lasciar passare inosservata una data cotanto cara e gioconda? Oh no, per certo, e solennemente venne commemorata con speciale Esposizione delle Quarant'Ore nel santuario di Maria Ausiliatrice, e con una grandiosa Accademia musico-letteraria.

Questi festeggiamenti, senza punto esagerare, non avrebbero potuto aver esito più felice.

Osservando invero i grandiosi progressi dell' Opera di D. Bosco in dieci lustri di esistenza, certo non si poteva scegliere, per ringraziarne degnamente Iddio, mezzo più degno ed efficace di un festeggiamento Eucaristico; e la solenne Esposizione della Quarant'Ore nei giorni 15, 16 e 17 dello scorso mese fu l'inno più bello del nostro amore e della nostra gratitudine verso l'amabilissimo Redentore delle anime nostre, che nella sua Provvidenza, per mezzo di Maria Ausiliatrice e dei Cooperatori Salesiani, nella persona di D. Bosco e di tutti i suoi figli già da cinquant'anni si mostra munificentissimo di celesti favori e benedizioni.

Non ostante la continua pioggia, in tutti tre i giorni vi fu gran concorso di fedeli e numerosissime Comunioni. Le visite per l' adorazione delle Quarant'Ore furono pure innumerevoli. Torino è sempre la città del Sacramento.

S. E. Rma. Mons. Richelmy, Vescovo d'Ivrea, predicò nelle sere all'affollatissima udienza, svolgendo con mirabile eloquenza e profondità di dottrina, alcuni tenerissimi e pratici concetti sull'Eucarestia, che infervorarono potentemente gli uditori nell'amore costante a Gesù e nella frequenza alla santa Comunione.

Alla maestà delle sacre funzioni aggiungeva splendore la ricchezza di apparati e scelta musica. All'ultimo giorno l'Ill.mo e Reverendissimo Arcivescovo di Torino, per attestare una volta più il suo affetto e la sua protezione per le opere di D. Bosco, impartì solennemente la benedizione col Santissimo; benedizione che sarà certo feconda di grazie speciali e per tutte le Opere Salesiane e per i Benefattori di esse.

L'Accademia musico -letteraria, fissata per il giorno 19 coronò degnamente questi festeggiamenti. Numerosi benemeriti Cooperatori e Cooperatrici dell'Oratorio, lieti ed unanimi, rallegrarono il nostro trattenimento, che lasciò in tutti dolce e soave rimembranza delle grazie innumerevoli di Maria Ausiliatrice verso D. Bosco e l'Opera sua.

La storia delle meraviglie, che, nel periodo di dieci lustri, la Provvidenza divina si piacque operare in questo remoto quartiere di Torino, si ebbe dalla musica, dalla poesia e dall' eloquenza uno svariato ed attraente svolgimento. Sublimi pensieri, teneri affetti, deliziose note si succedevano con mirabil gara in quell'atmosfera tutta spirante amore verso il buon Padre Don Bosco e gratitudine verso i suoi e nostri Benefattori.

E poichè l'amore ha una sola parola e per quante volte si ripeta non si ripete mai abbastanza, il grido di : « W. D. Bosco! W. D. Rua! Grazie e benedizioni ai nostri Benefattori ! » era una voce sola che s'elevava ad ogni tratto per la vasta sala.

Ma per non apparir interessati e superflui, nulla diremo in particolare; solo ci permettiamo di porgere i nostri più sentiti ringraziamenti all'egregio Avvocato Carlo Bianchetti per il gioiello di discorso d'introduzione, di cui gentilmente ci volle regalare in questa fausta circostanza, e l' esimio Signor Bonino per il suo commovente carme in onore di Don Bosco.

Alla fine il veneratissimo Signor D. Rua, salito sul palco delle declamazioni, disse brevi parole di ringraziamento, e, dopo aver accennato ai primordii dell'Oratorio nel 1846 ed al suo successivo sviluppo, con crescente commozione ringraziò in particolare S. E. R.ma Mons. G. B. Correa Nery, Vescovo dello Stato dello Spirito Santo nel Brasile con sede nella città di Vittoria, che aveva assistito a tutta la nostra Accademia. Invocò sopra l'illustre Prelato Brasileno e sopra l'estesissima sua diocesi le più elette benedizioni di Maria Ausiliatrice, la cui effigie egli porta riccamente scolpita sull'anello vescovile, egli assicurò che i Salesiani, nei limiti del possibile, saranno sempre disposti a coadiuvarlo nell'alta sua missione. Poscia pregò Mons. Correa a voler impartire a tutti i presenti la benedizione pastorale, e così ebbero fine le nostre feste per il cinquantesimo anniversario del primario Oratorio Salesiano di D. Bosco.

Però non è a tacersi, come anche negli altri nostri Istituti si siano preparati solenni festeggiamenti per questo glorioso giubileo, e come di questi giorni al R.mo Sig. D. Rua siano pervenuti da tutte parti auguri e congratulazioni, ripieni della più alta venerazione per D. Bosco e le Opere Salesiane. Tra questi notiamo l'eloquente indirizzo del « Comitato Diocesano Torinese dell'Opera dei Congressi Cattolici Italiani » che, per mancanza di spazio, con dispiacere dobbiam rimettere ad altro numero.

Anche la stampa cattolica cittadina fu unanime nel commemorare il nostro giubileo, con articoli per noi veramente lusinghieri. A tutti i nostri più sentiti ringraziamenti, con l'assicurazione che i figli di D. Bosco, coll'aiuto di. Maria Ausiliatrice, procureranno di corrispondere sempre e dovunque alla fiducia grande che i buoni ripongono nell'opera loro. - A Dio la gloria di tutto !

Un gentil pensiero

il Teol. Vola, nel novembre 1846, quando D. Bosco discendeva in Valdocco, non avendo altro da offrirgli, gli regalava un bell'orologio d'oro.

Nel cinquantesimo anniversario di questo dono la Ditta G. Granaglia e C. volle regalare all'Oratorio Salesiano un orologio pel primo campanile eretto da D. Bosco e che sorge ancora oggi in Valdocco, presso la Chiesa dell'Oratorio Festivo.

Alla spettabile Ditta, ben nota in tutta l'Italia ed all'estero per ottima meccanica di orologeria, i nostri sensi di ammirazione e di sincera gratitudine.

(1) È vendibile presso la Libreria Salesiana al prezzo di Lire 3.

IL CAMPO D'AZIONE DEI Cooperatori Salesiani

D. Qual è il campo d'azione proposto ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane?

R. È quello stesso che si propone la Pia Società di S. Francesco di Sales, alla quale si sono associati come un Terz' Ordine. E però i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane, per quanto lo permettono le loro forze:

1°. Promuoveranno novene, tridui, esercizi spirituali, scuole di religione e catechismi, sopratutto in quei luoghi dove si manca di mezzi materiali e morali.

2.° Siccome in questi tempi si fa gravemente sentire la penuria di vocazioni allo stato ecclesiastico, così essi si prenderanno cura speciale di quei giovanetti ed anche degli adulti, che, forniti delle necessarie qualità morali e di attitudine allo studio, dessero indizio di esserne chiamati, giovandoli coi loro consigli, indirizzandoli a quelle Scuole, a quegli Istituti, Collegi o piccoli Seminari, in cui possano essere coltivati e diretti a questo fine.

3.° Opporranno la buona stampa alla stampa irreligiosa, mercè la diffusione di buoni libri, di pagelle, foglietti stampati di qualunque genere in quei luoghi e fra quelle famiglie, in cui paia prudente di farlo.

4.° Eserciteranno atti di subblime carità verso dei fanciulli pericolanti, col raccoglierli, istruirli nella fede, avviarli alle sacre funzioni, consigliarli nei pericoli e condurli dove possono essere istruiti nella religione. - Tutto quello che si raccomanda pei fanciulli pericolanti, si propone eziandio per le ragazze che si trovano in pari condizioni. - Chi non fosse in grado di compiere alcuna di queste opere per sè, potrebbe farle per mezzo di altri, come sarebbe animare un parente, un amico a volerle prestare.

5.° Infine coopereranno alle Opere della Pia Società di S. Francesco di Sales colla preghiera e col somministrare mezzi materiali, ove ne fosse mestieri, ad esempio dei fedeli primitivi, che portavano le loro sostanze ai piedi degli Apostoli, affinchè se ne servissero a favore delle vedove, degli orfani e per altri gravi bisogni.

DALL'ESTERO

TERRA SANTA

Un pensiero all'Opera della S. Famiglia in Betlemme.

l'avvicìnarsì del S. Natale il nostro pensiero vola naturalmente a Betlemme, ove nacque ìl nostro divin Salvatore.

Là, accanto alla culla di Gesù ambino, come i nostri lettori sanno, il Can.co Antonio Belloni, gloria italiana ed ora nostro carissimo confratello, ha eretto un vasto Orfanotrofio e già dal 1863 vi lavora indefessamente per salvare tanti fanciulli esposti al pericolo di perdere la fede.

L'Opera, incominciata con modeste proporzioni, si è ingrandita in progresso di tempo; al primo si aggiunsero in seguito altri istituti, la Scuola Agricola di Beitgemal, l'Ospizio di Cremisan, e quest'anno quello di Nazaret.

Quest'Opera però, benedetta da Pio IX di santa memoria e dall'immortale Leone XIII, sembra sia destinata a spandere i suoi benefici influssi oltre i confini della Palestina e salvare ancora i poveri orfani campati alle stragi della sventurata Armenia.

Negli scorsi mesi faceva il giro dei giornali la seguente pietosa lettera del Can.co Belloni, indirizzata al M°. Rev. D. Giuseppe M. De-Carlo, Parroco di Frosolone (Campobasso), che ci pare degna di comparire anche nelle pagine del nostro Bollettino:

CARIssiMo AMICO,

Betlemme, 24 Luglio 1896.

CoN questa mia vi propongo un atto di grande carità.

L'altro ieri venne da me un prete armeno cattolico, Parroco a Beirut, il quale trovasi in relazione con varii Sacerdoti di sua nazione residenti nell'Armenia. Esso mi parlò della grande miseria, della fame, del pianto, ecc., che regna in moltissimi paesi di detta sventurata nazione in seguito agli incendii, le stragi e le devastazioni operate da' mussulmani. Mi disse che un gran numero di giovanetti, che perdettero i loro parenti nel massacro, sono vagabondi, mezzo nudi, senza tetto e senza pane; molti poi raccolti dai turchi sono venduti per 50 cent. o per un franco. Dopo una sì dolorosa narrazione, detto bravo sacerdote mi pregò caldamente, e con molte istanze, a voler accettare un certo numero di detti infelici orfanelli.

Io risposi che vedrò, farò quanto posso e gli scriverò in proposito più tardi.

Come sapete il nostro Orfanotrofio è sempre al completo; tuttavia, trattandosi di un caso così grave ed urgente, ho deciso di fare tutti i miei sforzi per organizzare un nuovo dormitorio e ricevere un certo numero di detti poveri giovanetti conforme ai mezzi che otterrò dalla Provvidenza.

Vengo dunque a fare un nuovo appello al vostro zelo. Vedete, carissimo amico, di poter muovere a pietà alcune buone persone disposte a venire in mio aiuto in quest'atto di grande carità. Dite che senza di essi non posso far nulla, e che perciò la salute eterna dei poveri orfanelli armeni sta nelle loro mani. Sta ad essi di pronunziare la sentenza di vita o di morte sopra fanciulli innocenti scampati dalla strage dei turchi. Assicurate le anime caritatevoli, che, facendo un piccolo sacrifizio, salveranno delle anime dalla morte eterna, e però ne avranno grande merito innanzi a Dio. Naturalmente io avrei bisogno della spesa dell'impianto e di essere assicurato dei mezzi necessari pel loro mantenimento durante tutto il tempo della loro educazione, cioè per 4 o 5 anni. Perciò le anime caritatevoli dovrebbero impegnarsi a venire in mio aiuto durante 4 o 5 anni.

A misura che ricevete sussidii o promesse, scrivetemi per mia regola.

In quest'aspettazione vi rinnovo i sensi della mia più viva gratitudine ed i miei più cordiali saluti.

Vostro Aff. Amico

A. BELLONI.

TUNISIA

Un Oratorio festivo ed una nuova Parrocchia a Tunisi.

Tunisi, nella sua immensa periferia racchiude alcuni quartieri remotissimi, dei quali più popolato è quello di Bab-Djedid.

Un gran numero di cristiani di ogni nazionalità hanno quivi stabilito la loro dimora, hanno edificato graziosi villini, vi hanno portato il movimento e la vita. Solo la religione sembrava vi mancasse, a cagione della lontananza dalle chiese parrocchiali della città.

I bisogni spirituali di quei fedeli erano stato oggetto degli ultimì pensieri del compianto Eminentissimo Cardinal Lavigerie. Sua Ecc. Rev.ma Mons. Combes se n'era preoccupato fin dall'indomani stesso della presa di possesso, e aveva successivamente ricorso a diversi mezzi d'evangelizzazione.

Il Prìmate d'Africa ha finalmente adottato una soluzione veramente felice.

Dopo essersi assicurato il concorso dei Salesiani, si decise di provvedere quella regione estrema di una Parrocchia e di un Oratorio Festivo.

Sua Eccellenza, quantunque non disponesse che di mezzi rìstretti, coll'aiuto dei Salesiani fece l'acquisto d'un palazzo arabo per iniziarvi il culto e l'Oratorio.

La festa del Santo Rosario ha veduto l'inaugurazione di quel duplìce apostolato, sotto la presidenza di Monsignor Arcivescovo, il quale volle essere egli stesso il messaggiero di quella buona novella.

Quell'abitazione signorile moresca sembrava trasformata, sotto ghirlande e fasci di fogliami, sotto bandìere ed emblemi relìgìosi.

La vasta sala dorata, dove s'innalza l'altare, e il cortile dai colonnati di marmo, che le fa da peristìlio, rigurgitavano di fedelì al momento dell'arrivo del Primate d'Africa. Sua Eccellenza, vestita degli abiti pontificali, faceva tosto ìl suo ingresso nel presbiterio.

Don Iosephidi, Superiore dei Salesiani, diede al Prelato il benvenuto con pensieri delicatìssimi, inspirati dal gaudio e dalla gratitudìne.

Monsignore gli rispose con parole eloquenti e commosse, lodando la nobìle missione dei figli di D. Bosco, esaltando la loro valentìa pel bene sotto tutte le sue forme, ricordando agli astanti l'unica sua ambizione, cioè di salvare le anìme, e celebrando i benefizi della Parrocchia cristiana. L'Assemblea ascoltava con profonda attenzione le espressioni che uscìvano ardenti ed incalzanti dal cuore e dalle labbra del Prelato.

Incominciava quindi la S. Messa, letta da Monsignor Arcivescovo, assistito dal Rev.mo Pavy, Vicario Generale, e dal Rev.mo Bombard, Arciprete-Parroco di S. Croce.

Sua Eccellenza ebbe la consolazione di distribuire la S. Comunione a buon numero di pìe persone e di giovani, primizie e speranze delle due opere fondate nello stesso tempo.

Durante la funzione, la piccola corale dei Carissimi Fratelli delle Scuole Cristiane, accompagnata da violini e mandolini, eseguì alcuni mottetti di gusto squisìto e d'effetto bellissimo.

Leone XIII, più che altrove, vive col pensiero nella illustre dìocesi di Cartagine, la quale volle affidare ad un figlio della sua destra. La benedizione papale, che il S. Padre aveva incaricato Monsignor Arcivescovo di dare a nome suo, fu il degno incoronamento di quella commovente solennità, mentre apportava pure un pegno di stabilità e di perpetuità a questa utile fondazione, posta sotto la potente protezione della Regina del Santo Rosario.

F. B.

(Dall' Univers del 12 Ottobre 1896)

TERRA DEL FUOCO

Consolazioni frammiste a pene

(Dall'Epistolario dl D. Maggiorino Borgatello)

Conversione di un giovane protestante. - Efficacia delle funzioni cattoliche per la conversione dei protestanti. - Una speranza ed una preghiera.

REV.mo SIG. D. RUA,

Puntarenas, 2 Maggio 1896.

SCRIVERE a lei, Padre amatissimo, mi è sempre di grande conforto, specialmente quando ho da narrarle qualche grazia e consolazione, con cui il Signore, per intercessione della nostra buona Mamma Maria Ausiliatrice e del suo castissimo Sposo S. Giuseppe, suole incoraggiarci a proseguire fiduciosi l'arduo nostro apostolato. E stavolta ho proprio questa bella fortuna, perchè debbo parlarle anzitutto della conversione di un giovane protestante al Cattolicismo.

È questi il calzolaio Giovanni Giuseppe Nicola Kuizlenburger, Olandese d'origine, giovane robusto e pieno di spirito, che, abbandonata la patria a 20 anni, venne a stabilirsi in Puntarenas per esercitarvi la sua professione. La madre, prima di lasciarlo partire per queste lontane regioni, desiderava si facesse battezzare da qualche ministro protestante, ma egli le rispose che voleva prima studiare quale fosse la vera religione, perchè abbraccierebbe solo questa per praticarla dopo tutta la sua vita. Così fece.

Stabilitosi in questa città, si dedicò con tutte le sue forze a questo studio, e per 6 anni continui lesse libri, prese consigli da questo e da quello, e lottò fortemente contro il suo amor proprio, per vincere la ripugnanza somma che provava in dover, alla sua età, dichiarare che non era ancor battezzato e quindi che non apparteneva ancora alla Chiesa di G. C., unica arca di salvezza.

La Provvidenza però gli appianò la via, facendogli trovare nelle varie case, in cui ebbe a lavorare, ottime persone cattoliche, le quali mentre lo edificavano col loro continuo buon esempio, a poco a poco lo istruirono nella vera religione ed infine lo consigliarono a presentarsi al sacerdote cattolico, onde perfezionarsi nello studio del Catechismo e prepararsi al S. Battesimo.

Con sommo giubilo accettò il consiglio. Si presentò a Mons. Fagnano, nostro amatissimo Superiore, e chiese di poter entrare nel grembo della Chiesa Cattolica, Apostolica e Romana. Monsignore lo affidò a me, perchè lo preparassi al grande atto dell'abiura dei suoi errori e al ricevimento del S. Battesimo. Gli diedi libri in proposito; tenni con lui varie conferenze, e quando lo vidi ben disposto e preparato, fissai il giorno della sacra cerimonia per la festa del Patrocinio di S. Giuseppe (26 aprile) nella speranza di avere tra noi Mons. Fagnano. Ma, o per mancanza di vento o per vento contrario non avendo potuto arrivare dall'isola Dawson la goletta Maria Ausiliatrice, su cui egli si trovava, toccò a me la consolazione di battezzare e cresimare il caro neofito.

La funzione incominciò alle 9 1/2 antim.; il Sig.r Corrado Pittet faceva da padrino e la Sig.ra Francesca Pittet da madrina. Il Battesimo gli fu conferito con tutta la solennità possibile, secondo prescrive il rituale romano per gli adulti, e subito dopo il Sacramento della Cresima, facendo da padrino D. Pietro Marabini, il quale era già stato testimonio dell'atto di abiura e professione di fede. Quindi il novello cristiano assistette alla Messa solenne in musica , infra la quale ricevette per la prima volta il Pane degli Angeli.

Oh! come si sentiva felice il buon Giovanni ! E con lui pure quanto gioivano tutti quelli che assistevano a questa solennità! Certo per lui fu questo il giorno più bello della sua vita, e per noi una consolazione inesprimibile!

Nelle sue preghiere, o amatissimo Sig. Don Rua, ed in quelle che si fanno all' altare di Maria SS. Ausiliatrice, ci raccomandi tutti al Signore, affinchè conceda al neo-convertito la perseveranza ne' suoi buoni propositi, ed a noi la grazia di poter avere presto altri che ne imitino l'esempio.

Oh ! sì, quando avremo una bella chiesa capace di contener molta gente, ho speranza ferma che molti protestanti si convertiranno al cattolicismo, perchè lo splendore e la bellezza delle funzioni cattoliche hanno in sè un secreto attraimento per farsi amare dai protestanti di buona fede, di cuor retto e di buoni costumi. Uno di essi solo ieri diceva a Mons. Fagnano : « Domenica scorsa ho assistito alla Messa dei preti cattolici e mi piacque moltissimo; la Messa che dice il Ministro protestante non mi piace; egli non sa nulla, è un povero ignorante; io non ci vado più. » Il Signore ci ajuti a finir presto la nostra chiesa, e cessi da noi la guerra accanita, con cui Satana cerca di impedirci il compimento di quest'opera; ei prevede sicuramente il gran bene che si farà in essa. Amatissimo Sig. D. Rua, voglia ella raccomandare alla carità operosa dei nostri buoni Cooperatori d'Europa i lavori di questa nostra Chiesa, che presentemente abbiam dovuto sospendere non solo per causa della stagione invernale, ma sopratutto per mancanza di mezzi materiali. Oh! senza dubbio noi speriamo che la Provvidenza vorrà, per mezzo dei tanti Cooperatori Salesiani, mandarci gli aiuti necessari, affine di poter riprendere in primavera i lavori, e senza più interromperli, condurre a termine la Chiesa prima dell'inverno venturo.

Una visita all'isola Dawson - Gradite impressioni - Progressi della Missione - Incredibile impudenza.

Puntarenas, 8 Maggio 1896.

SONO di ritorno dalla Missione di S. Raffaele, nell'isola Dawson, dove era andato a fare gli esercizi spirituali, e le voglio partecipare le mie gradite e vive impressioni.

Questa Missione è proprio benedetta dal cielo e diventa ogni dì più fiorente. Là si può proprio toccar con mano che l'opera dei nostri cari Missionari e delle Suore di Maria Ausiliatrice non è inefficace; perchè, mentre va aumentando il numero degli Indii colà ricoverati, si fa eziandio più sensibile e consolante la benefica influenza che sopra di essi esercita l'educazione religiosa.

Quei 400 e più selvaggi colà ricoverati, prima erravano poi campi e pei boschi a mo' di bestie, nudi e privi di tutto, senza un linguaggio che li mettesse in relazione con i popoli civili e senza alcuna legge che ne raffrenasse le passioni; ora invece son vestiti, vivono in case comode, sanno parlare una lingua civile, lavorano, rispettano la roba altrui e sono religiosi. Non è questa, amato Padre, una prova palmare dell'opera salutare che i suoi figli nella Missione di S. Raffaele sono intenti ad innalzare, mercè l'insegnamento e la pratica di quella divina religione che da sola basta ad ammansare i cuori dei selvaggi e a renderli socievoli?

Sì, la pratica dei precetti di nostra santa Religione è il termometro più preciso, con cui misurare l'elevatezza della coltura che impartiamo ai poveri Indii, e nell' isola Dawson posso assicurarle che questo termometro segna ben alto, perchè le Confessioni sono sempre numerose e quelli che si accostano alla S. Comunione, nelle principali feste, raggiungono, se non lo sorpassano, il centinaio, senza tener conto dei fanciulli che vivono convittori nell'Oratorio. Su quattrocento rozze persone mi pare un numero ben significativo. E non è a credere che frequentino i SS. Sacramenti, senza neppur saper quel che si fanno, perchè io mi trattenni lungamente con parecchi di essi, e posso dirle che sono ben istruiti nei Misteri di nostra santa Religione e sanno come si debbano ricevere i Sacramenti della Confessione e Comunione, al par di qualunque altro civilizzato, e si accostano ai medesimi con vera edificazione.

Queste sono le mie impressioni sui progressi della nostra Missione e spero che andran ognora crescendo. L'uomo nemico del Vangelo fa di tutto per incagliar l'opera nostra, ma noi, fidenti in Maria Ausiliatrice, disprezziamo tutte le sue maligne arti e non lo temiamo. Con Maria abbiam trionfato finora e trionferemo in avvenire.

Fu detto di questi giorni, o amatissimo Padre, che i suoi figli, dopo sette anni di lavoro nell'isola Dawson, non hanno ancor civilizzato un selvaggio, e quindi che sono pressochè inutili. Quale impudenza ! Bisogna proprio chiudere o non aver affatto gli occhi, per non veder la luce in pien meriggio ! Non ci perderemo d'animo per questo, o buon Padre , ma con coraggio continueremo nell'opera nostra salvatrice, e quando avremo fatto qualche cosa più del possibile, ripeteremo a nostro conforto il servi inutiles sumus del Vangelo. Frattanto pregheremo Iddio che voglia illuminare certe povere menti, che giaciono nelle tenebre e nelle ombre di morte, non altrimenti che i poveri selvaggi della foresta !

Festa di Maria Ausiliatrice. - Una giovinetta moribonda. - Strepitosa grazia della nostra Mamma. - Casi che non son casi.

Puntarenas, 29 Maggio 1896.

IL 25 del corrente mese abbiam celebrato, colla maggior pompa possibile, la festa della nostra carissima Madre Maria Ausiliatrice nella chiesa a Lei dedicata in questa capitale del Magellano.

Alla Messa della Comunione generale, celebrata dal sottoscritto, presero parte le Figlie di Maria ed i giovanetti della Compagnia di S. Luigi, e quantunque fosse giorno feriale, vi furono più di 130 S. Comunioni, senza contare quelli che si erano già comunicati durante le altre Messe. Mons. Fagnano celebrò la Messa solenne in musica, cantata dalle Suore e Figlie di Maria. Al Vangelo D. Vittorio Durando salì il pulpito e con infuocato linguaggio parlò dei trionfi che Maria SS., invocata col titolo di Ausiliatrice del popolo cristiano, riporta continuamente contro le infernali potenze e delle grazie segnalate che in ogni luogo Essa imparte ai suoi devoti. Nel pomeriggio si cantarono i Vespri solenni, con la benedizione del Santissimo, e tutto riuscì a seconda seconda dei nostri desideri, cioè una festa veramente degna di Maria SS.

Da questo ella, Sig. D. Rua, può facilmente constatare come Maria Ausiliatrice conti numerosi e ferventi devoti anche in queste lontane terre. Però questa nostra buona Madre non si lascia vincere in generosità da nessuno, e in tutti i luoghi dove v' è anche un solo suo devoto, ivi piovono in abbondanza i suoi celesti favori. Noi lo esperimentiamo del continuo, perchè ad ogni passo si può dire che abbiamo a constatare qualche grazia di Maria, e dovunque ci troviamo siam costretti ad esclamare : « Quanto è buona Maria Ausiliatrice verso di noi ! »

Soltanto domenica scorsa, solennità di Pentecoste e festa di Maria Ausiliatrice, fui testimonio di una novella prova della protezione singolarissima che questa buona Madre ha per i suoi devoti.

A mezzogiorno, mentre entravamo in refettorio, capitò casualmente in casa il nostro dottore e si assise alla nostra modesta mensa. Disse che si invitava da se stesso , perchè, essendo stato a visitare una moribonda poco distante da noi, non gli era comodo ritornare a casa. Era la Provvidenza, era Maria Ausiliatrice che guidava i suoi passi: egli doveva essere uno strumento della misericordia di Dio. Tosto gli dimandai chi era questa moribonda, perchè non mi constava che in parrocchia vi fosse qualcuno gravemente ammalato. Ed egli mi rispose che era certa giovinetta di quattordici anni , a me ben nota, e che per riguardi particolari non credo di nominare pubblicamente. Buona e di molta fede, era essa assidua alle sue divozioni nella nostra parrocchia; disgraziatamente però aveva una madre che era il rovescio della medaglia, e che non voleva sentir parlare nè di preti, nè di religione. Compresi quindi subito il perchè non fossi stato avvisato dello stato grave della giovine, e in pari tempo quanto difficil cosa sarebbe stato poter giungere fino al letto della sua agonia e poterla consolare ed animare colla speranza del premio eterno. Che anzi la madre teneva celata a tutti i vicini la malattia della figlia, per timore che, venendo la notizia alle nostre orecchie , non fosse poi costretta, almeno per gentilezza, a lasciarcela visitare.

Contuttociò io non mi perdetti d'animo. Confidando in Maria Ausiliatrice , lasciai il pranzo e subito corsi alla casa della moribonda, per vedere se potessi ancor far qualche cosa, almeno darle un' ultima assoluzione. Giunto, trovai la porta socchiusa, ed entrato senza farmi annunziare, mi avvicinava alla camera della moribonda. Ma la madre mi scorse ed impedendomi di andare oltre mi disse : - Perchè ella è entrata in casa, senza che nessuno la mandasse a chiamare?... Per carità non entri in quella camera, non si lasci veder da mia figlia, perchè ne morrebbe di spavento...

- Al contrario, le risposi, son venuto qui per dar la vita alla sua figlia e non la morte. Essa non si spaventerà di me, perchè è una buona cristiana; mi conosce, ha fatto nella mia parrocchia la sua prima Comunione, ha ricevuto la S. Cresima e son certo che le farà piacere una mia visita...

- Se è così, rispose dopo aver riflesso un poco, entri pure ; ma, per carità, non le parli di morire ; mia figlia non deve morire.

- Non tema, sua figlia sarà contenta di far la volontà del Signore.

Entrato nella camera della giovane, la vidi circondata da cinque donne che l' assistevano e le impedivano di vedermi. Così per alcuni istanti, inosservato , potei vedere ed udire quello che faceva e diceva.

Essa diceva in francese, coi più vivi accenti e smaniando con tutta la persona : - Perdono, mio Dio, perdono ! Concedetemi la grazia di potermi confessare! Oh! Maria SS., mia buona Madre, inspirate a queste persone che mi mandino a chiamare un Sacerdote, perchè mi voglio confessare e morir santamente. Perchè siete sorda, o Maria? Fatemi questa grazia, ve ne prego... Io vi prometto di esser molto buona, e se mi farete guarire, ogni sabbato mi confesserò ed ogni domenica farò la S. Comunione... O mie buone amiche, non siate tanto crudeli con me, chiamatemi un Sacerdote, perchè voglio riconciliarmi ; ve ne prego, ve ne supplico, fatemi questa grazia!... Ave Maria, gratia piena ecc. - e qui pregava la Vergine e tutti i Santi, perchè le ottenessero la grazia di potersi confessare, e lo faceva con tanta fede che strappava le lagrime ai circostanti.

Quando la povera moribonda mi potè vedere, non è a credersi l'allegrezza che provò. Piangeva di gioia, e stendendo le sue braccia verso di me, esclamava: - Dio mio, vi ringrazio! Finalmente ecco il Sacerdote che tanto desiderava ! Maria ascoltò le mie preghiere! Io ben sapeva che la Vergine mi avrebbe esaudita; è tanto buona!... Padre, voglia ascoltarmi in confessione... Ritiratevi tutte un momento perchè io voglio confessarmi... - La madre, presente a quella scena, non sapeva cosa dire; era fuor di sè per l' ammirazione e la sorpresa. Essa non poteva dire ch'io avessi consigliata sua figlia a confessarsi, perchè fino allora non aveva ancor aperto bocca ; tutto era effetto della grazia di Dio... Cercava tuttavia di poter metter ostacoli, ed abbracciàndo la figlia le diceva : - Ma che peccati puoi tu avere ? Tu non hai offeso nessuno; perchè vuoi confessarti ? - E la figlia, guardando fissamente la madre, le disse : - Mamma, fammi questo favore ; che te ne importa ? Sei tanto gentile verso di me e mi vuoi proibire questa cosa? Ritiratevi tutte per piacere, perché mi voglio confessare...

In questo momento entra un dottore che vuole farle alcune iniezioni ; ma essa non vuole dicendo : - Che dottore ! ora vi è qui il Sacerdote e mi voglio confessare, perché questo Sacramento sana meglio di qualunque altra medicina.

La madre, vedendo inutile il resistere più a lungo, col dottore e le altre donne si ritirò.

Quando la giovinetta ebbe finita la sua confessione, non rifiniva dal ringraziare Dio e Maria SS., finchè, smarriti quasi subito, i sensi, entrò in agonia. Le amministrai l'Estrema Unzione, le impartii la benedizione in articulo mortis, ed un'ora dopo se ne volava in Paradiso a festeggiare Maria Ausiliatrice che la volle salva per un mirabile intreccio di grazie.

Quanto è vero che chi è divoto di Maria non si perde ! Questo fatto ben lo prova. Contro ogni speranza umana questa povera figlia, devota di Maria, può ricevere i santi Sacramenti in punto di morte...

È un caso, si dirà forse da taluni... Padronissimi di crederlo tale ; ma per chi ha fede e vi riflette un momento, cessa di esserlo. Un caso che succede proprio nella festa di Maria Ausiliatrice ; un caso che il medico venga a quell' ora in casa nostra e che parli in mia presenza della moribonda; un caso ch'io trovassi la porta aperta e che entrassi , insomma tutti casi che conducono ad un altro caso ultimo che l'inferma si confessi bene e muoia santamente ! Oh ! io vorrei che me ne capitassero tutti i giorni di questi bei casi ! Il fatto certo si è che chi confida in Maria non sarà confuso. Gloria eterna a Maria Ausiliatrice !

Un illustre visitatore.

Puntarenas, 9 Luglio 1896.

ED ora un'altra lieta notizia. Il giorno 29 del passato mese, ancorava in questa rada la regia nave italiana Cristoforo Colombo, sulla quale viaggia per istruzione come 1° Tenente, il Principe Luigi di Savoia, Duca degli Abruzzi. Già era passato altra volta nell'anno 1890, e come aveva fatto allora, così anche questa volta visitò la nostra Casa e si informò minutamente delle nostre Missioni. Si ricordava ancora con molta precisione delle varie cose viste nel suo primo viaggio e di aver fotografato in casa nostra due galli fueghini.

Mons. Fagnano lo pregò a voler visitare la Missione dell'isola Dawson; ma con suo rincrescimento non potè accettare, perchè era atteso presto in Buenos Aires. Accettò invece e molto volentieri di venir all' indomani ad onorare una rappresentazione drammatica, che i nostri giovani avrebbero dato in onor suo e di tutta l'ufficialità del Cristoforo Colombo. Venne difatti all'ora stabilita, col Comandante e quasi tutti gli ufficiali del vascello. Si rappresentò il Seiano del Lemoyne, tradotto in castigliano, che riuscì splendidamente sì pel costume romano nuovissimo, come e molto più per le parti sostenute con molta maestria. Negli intermezzi vennero declamate varie poesie in italiano, spagnuolo e francese, e si cantarono varie romanze che piacquero immensamente, specialmente lo Spazzacamino, il Figlio dell'Esule, il Marinaio e l'Orfanello di Mons. Cagliero. Assistevano pure a questo trattenimento quasi tutti i Consoli dello potenze straniere e molte persone dell'aristocrazia puntarenese. Ne furono tutti soddisfattissimi, ed il Principe, pieno di meraviglia, non poteva capacitarsi di veder tanto progresso in questo paese in sì poco tempo.

Dopo il trattenimento, che durò oltre due ore, egli passò, con tutti i signori che lo accompagnavano, nel nostro refettorio e prese un bicchier di vino con un biscotto. Quindi volle visitare la chiesa, le scuole, l'osservatorio ed il piccolo museo. Quest' ultimo gli piacque moltissimo per le tanta curiosità indiane, e per la svariata raccolta di uccelli ed altri animali propri di queste regioni, di cui l'abbiamo arricchito in questi ultimi anni. Infine Monsignore gli offrì varie curiosità indiane e fotografie di selvaggi, che gradì di tutto cuore. Egli nell'accommiatarsi disse che si sarebbe ricordato per molto tempo della sua visita a Puntarenas e della bella e cordiale accoglienza fattagli dai Salesiani, e ci regalò una generosa offerta per le nostre Missioni. Iddio ne lo rimuneri e noi serberemo sempre grata memoria di lui e della sua filantropica e simpatica visita alla nostra Casa.

Null' altro per ora, amatissimo Sig. Don Rua, che raccomandar noi, le nostre Missioni e tutti i nostri benefattori ed amici alla carità delle sue orazioni, affinchè la rugiada delle celesti benedizioni abbia a rendere le nostre fatiche sempre più vantaggiose per la salvezza delle anime dalla Provvidenza affidateci. Ci benedica tutti, caro Padre, ma in modo speciale chi gode di potersi professare con rispetto, amore e riconoscenza

Della S. V. Rev.ma

Obb.mo ed Umil.mo Figlio in G. e M. Sac. MAGGIORINO BORGATELLO.

PATAGONIA SETTENTRIONALE

Il Territorio della Pampa Centrale e la sua prima meraviglia.

(Relazione di D. Pietro Orsi).

REV.mO SIG. DON RUA,

Generai Acha, 10 Aprile 1896.

CoN questa mia seconda lettera dalla Pampa Centrale adempirò anzitutto alla promessa fattale di darle qualche notizia del nostro nuovo soggiorno (V. Bollettino di Luglio), e poi mi proverò a stenderle una pallida relazione delle solennissime feste testè compiute per la benedizione ed inaugurazione della nuova e splendida chiesa erettasi in questa capitale.

Senza preamboli, le dirò adunque che il nostro nuovo soggiorno ci torna gradito anzi che no, stante la benevolenza e simpatia, che ci circonda, delle Autorità civili e militari e l'affetto e venerazione dell'intera popolazione. Il Governatore Sig. Generale Edoardo G. Pico, il suo degno Segretario Sig. Edoardo Chapeaurouge ci fanno veramente da padri ; le rispettive loro famiglie ci usano mille cortesie; il Giudice Sig. Anastasio Cardassy si è pure messo a nostra disposizione in qualunque cosa abbisognassimo. Dobbiamo proprio essere riconoscenti a Dio e a Maria Ausiliatrice, che ci hanno fatto incontrare ottimi amici

Descrizione del paese.

Questo Territorio (della Pampa Centrale) misura 30.000 Km.q. di superfice e conta circa 46.000 abitanti. Il suolo è un'immensa estensione di arena arida e brulla; qua e là si trova sparsa a gruppi e mazzetti una specie d'erba chiamata pasto amaro, che le bestie mangiano solamente per disperazione ; non vi si conosce ancora l'agricoltura, tranne in alcuni punti remoti e di poca importanza; non vi sono prati, ma si trovano dei tratti di terreno rinchiuso con pali e fil di ferro, ove si incomincia a seminare la così detta erba medica, per mantenere i cavalli e le vacche a domicilio che abbisognano pel lavoro

e pel latte. Eppure la ricchezza del paese consiste unicamente nel bestiame, calcolato in 6 milioni di vacche, 15 milioni di pecore, capre, cavalli, ecc. La esportazione dell'anno 1895 ascende alla somma di 9 milioni di scudi,

e l'importazione a 7 circa. In varii punti si estendono boschi considerevoli di algarrobos (carrubi), chaldenes, chañales, pejenes, piguillines, moyenes, ecc. Di tratto in tratto vi si aprono varii laghetti di poca profondità e chiamati la maggior parte salitrales, perchè sovente seccano completamente, lasciando il loro fondo coperto di sale, sì da parer coperti di neve. Non v'ha corrente di sorta. Un piccolo fiume, chiamato Salado, attraversa il Territorio verso l'Ovest : scorre da Nord a Mezzodì e va a sboccare nel Colorado al Paso Pichi-Mahuida. Per abbeverare il bestiame nelle immense pianure sprovviste di laghi o salitrales, scavano pozzi o cisterne profondissime, fino a 80 e più metri, e poi ne estraggono l'acqua per lo più salso-amara per mezzo de' cavalli. In certe località si trova anche l'acqua dolce a 5 o 6 metri di profondità; tuttavia le popolazioni raccolgono diligentemente quella che loro manda il Signore dal cielo, poichè non si è mai sicuri di poter riempiere la cisterna quando siasi vuotata. Qui fa d'uopo misurare anche l'acqua; non il vino, perchè non ve n'è affatto.

Tre piaghe di frequente affliggono questo Territorio : la siccità, le cavallette e le brine fuori di tempo.

Non esistono vie di comunicazione tra paese e paese. Nessuno va a piedi, anche per solo cento metri di cammino, ma si servono tutti dei cavalli. Fra i paesi più importanti, ogni otto o quindici giorni, v'è la così detta galera o diligenza, una vettura ordinariissima, tirata da quattordici o quindici cavalli. Per dove essa passa si formano cinque o sei solchi, due dalle ruote e dai cavalli delle stanghe ed altri due o quattro dai cavalli d' aiuto che sono attaccati lateralmente. Scuotendo essi l' arena, questa vien portata via dal forte vento che spira quasi continuamente, di maniera che i solchi divengono tanto profondi, da rendere impossibile il cammino. Dove poi la superficie è in declivio, quando piove, i solchi si convertono in altrettante pozze di varii metri, per cui è necessario che il vetturino sia fornito di una grossa pala, se non preferisce cambiare direzione. Indispensabili però gli sono sempre il badile ed il piccone, onde togliere le ruote della povera galera ogni volta si sprofondano in quei fossati.

La capitale è General Acha, nostra attuale residenza, situata quasi nel centro del Territorio. Nella conquista del deserto, fatta dagli Argentini contro gli indigeni, questo era un forte e portava il nome di Fuerte de Getren-Huitrù. Nel 1882 il Generale Argentino Manuel I. Campos autorizzò la fondazione del paese, imponendogli il nome del Gen. Mariano Acha, che fu vittima del famoso Rosas.

Storia del Culto. Benedizione d'una nuova Chiesa.

Nel periodo del General Campos il cappellano dell'esercito celebrava il S. Sacrificio in una cappella, che esiste tuttora nel cortile del Palazzo governativo. È un monumento che merita d'esser tramandato alla posterità per la sua piccolezza. Ha un ambito di due metri di lunghezza, due di larghezza e due di altezza, colle pareti di fango ed il tetto di zinco.

Nel 1886 al Campos successe nel governo il General Ayala, il quale destinò al culto una parte del poverissimo quartiere : è una cappella meschinissima ed indecente, che però servì finora di tempio in questa capitale.

Finalmente nel 1890, affidato il comando all'ottimo General Edoardo G. Pico, questi, coadiuvato dall'egregio suo Segretario Sig. Chapeaurouge, fece edificare una bellissima chiesa, che forma l'orgoglio del Territorio e l'ammirazione del mondo pampeano. Misura 12 metri di larghezza, 27 di lunghezza e 13 d'altezza. Ha dodici finestre, i cui cristalli istoriati a varii colori costano 100 scudi al metro quadrato. Nella facciata sonvi tre finestre rotonde : in quella di mezzo sono rappresentate le care sembianze di un bello angioletto : nelle altre due il Cuore di Gesù circondato dalle fiamme d'amore. Nelle prime finestre entrando si presentano, in grandezza naturale, da una parte la figura dell'Apostolo S. Pietro con in mano le chiavi del regno dei cieli, dall'altra quella dell'Apostolo S. Paolo con la spada sguainata. Varii sono i disegni delle altre finestre laterali, come pure quelli dei cristalli delle semilune che si ammirano nei quattro archi che mettono al Sancta Sanctorum. Sopra l'altar maggiore s'innalza una maestosa cupola, terminante in un occhio cristallino, su cui sono artisticamente dipinti gli strumenti della Passione di N. S. Gesù Cristo. Due finestre che mettono nel presbiterio rappresentano l'estasi di S. Francesco di Assisi e la Vergine Immacolata, la quale ultima supera tutti gli altri in bellezza ed espressione. La volta è tutta di cedro riquadrato e tempestato di stelle formate dello stesso legno indorato. Tutto l'insieme è un vero gioiello d'arte e ben degno di formare l'abitazione di Gesù Sacramentato.

Appena siamo noi qui venuti nello scorso febbraio, ricevemmo tosto suppliche insistenti e dalle Autorità e dalla popolazione, perchè la nuova chiesa venisse aperta al divin culto per la Settimana Santa. Ne scrissi all'Ecc.m° Arcivescovo di Buenos Aires, il quale, sempre benevolo coi figli di D. Bosco, prontamente rispondevami per telegramma, autorizzandomi a benedire il nuovo tempio ed ad aprirlo solennemente alle sacre funzioni, il che si fece la Domenica delle Palme, 29 marzo u. s.

Terminata la Messa solenne colla benedizione de' rami nell'antica cappella, processionalmente andammo alla nuova chiesa distante una trentina di metri, ove circondato da due Sacerdoti, dal piccolo clero, dai padrini della cerimonia, l'ottimo Sig. Governatore e la sua gentilissima Signora, in mezzo ad un numerosissimo popolo esultante, procedetti alla rituale benedizione.

Non posso esprimere la gioia ch'io provai in quell'istante. Commosso com'era, non potei trattenermi dal rivolgere a quella massa di popolo poche parole intorno all'importanza della cerimonia compiutasi. La chiesa è la pietra fondamentale della civilizzazione, della tranquillità, della felicità di un popolo. Mi congratulai quindi di tutto cuore colle Autorità e specialmente col Sig. Governatore, che prestano tanto appoggio alla Religione nel Territorio, ed esortai il buon popolo a voler corrispondere alle sollecitudini dei suoi Superiori e a ringraziare meco il Signore del grande favore loro fatto coll'aprire in mezzo di loro la novella chiesa.

Un solenne Te-Deum pose termine all'imponente funzione; ma a quella altre ne seguirono, e tutta la Settimana Santa parve una festa continua per questa capitale.

« Nei giorni della Settimana Santa (così La Capitale, giornale di questo Territorio) General Acha si è presentato sotto un aspetto nuovo ed insperato.

» Le feste e le cerimonie religiose hanno attirato per le vie e nel tempio un'affluenza di gente, quale non si sarebbe potuto sperare in questo paese

» L'inaugurazione del nuovo tempio è stata la causa di tanto movimento.

» Ciò non si è ottenuto senza grandi sforzi. Però la buona volontà ed il desiderio facilitarono tutto...

» La Domenica delle Palme, quando il Sacerdote, accompagnato dai padrini e seguìto dalla moltitudine che aveva assistito ai divini uffizi nell'antica cappella, si diressero coi rami d'olivo in mano al nuovo tempio per procedere alla benedizione, i sacri cantici e le divote preci dei fedeli si confusero dapprima coll'assordante fracasso dei martelli e delle voci di quello sciame di operai e giornalieri che con febbrile attività disarmavano i ponti, riparavano i vetri, ritoccavano qua e là, e ritiravano gli ingombri.

» Era come una salva del lavoro al rappresentante di Dio, che veniva a prendere possesso della sua nuova casa.

» Il lavoro, interrotto per un momento, continuò dipoi con nuovo ardore. E ciò che il calcolo freddo e disappassionato credevano impossibile, resero possibilissimo la volontà ed il buon desiderio. Le funzioni religiose della Settimana Santa si poterono infatti tenere nella nuova casa di Dio.

» In mezzo alla nostra piccolezza, era grandioso vedere un gran numero d'abitanti, che ordinariamente stanno lontani dalle pratiche religiose, vederli tutti in faccenda a dar mano ai lavori del nuovo tempio, al pari degli operai e dei giornalieri.

» Può dirsi, senza timore d'esagerare, che Acha lì ha vissuto in quella settimana. E chi non vi era col corpo, v'era in ispirito.

» Il dono veramente regale della popolazione, il prezioso candelliere a bracci di cristallo, acquistato dalle signore e damigelle di questa capitale, fu armato negli intervalli tra le funzioni, e le sue trenta fiaccole illuminarono il recinto del tempio alla sera del Venerdì Santo.

» L'affluenza del popolo al sacro tempio in quella sera, come nella precedente, fu enorme, dando così non solo una testimonianza di profonda pietà, ma ben anche un'entusiastica adesione all'opera con tanto impegno e con tanta laboriosità condotta a termine.

» Il Sig. Chapeaurouge, che per ben due anni dedicò gran parte delle sue sollecitudini alla direzione di questa costruzione, in quei giorni si ebbe moltissime congratulazioni. Era ben giusto. Difficilmente si sarebbe trovata una persona che si fosse occupata di quest'importante opera con tanta costanza e con pari amore. A parte l'amicizia, vogliamo noi pure qui porgergli la costante espressione delle nostre entusiastiche e sincere congratulazioni. »

E qui, o amatissimo Sig. D. Rua, l'organo ufficiale governativo passa a parlare della parte sostenuta dai suoi figli in quei santi giorni e della stima ed affetto che si sono acquistati in sì poco tempo. Veramente, dobbiamo confessarlo, senza nostro merito, questa popolazione ci ha già dato delle grandi consolazioni, e la massima di esse si fu quella di vedere in tutti quei giorni la chiesa sempre zeppa di fedeli, che pendevano dalle nostre labbra, avidi della divina parola.

Voglia il Signore che tali buone disposizioni vadano viemaggiormente crescendo in mezzo a questa popolazione, ora che possiede un'ampia e magnifica chiesa. La religione cattolica sia sempre in cima ai loro pensieri, la pratica di essa ne formi la prima aspirazione ; e allora la nuova casa di Dio sarà veramente il punto di partenza di grandi iniziative, come augurava il giornale sunnominato, la via diretta al più alto progresso nel Territorio della Pampa Centrale.

Termino, o amatissimo Padre, questa mia col presentarle i figliali ossequi di tutti i Salesiani qui stabiliti e col raccomandare alle sue preghiere ed a quelle de' giovanetti delle Case Salesiane noi e tutti questi nostri buoni amici. Con distinta stima mi professo suo

Dev.mo Obb.mo Figlio Sac. PIETRO ORSI.

DA S. SALVADOR A NICARAGUA

(Lettera di D. Angelo Piccono)

CAR.mo SIG. DIRETTORE,

A bordo del a City of Sidney » nel porto La Libertad, 19 Agosto 1896.

ABBIAM celebrato in San Salvador la principal festa della Diocesi, che è la Trasfigurazione di Nostro Signore, nella quale Monsignor Vescovo ci volle assistenti al soglio nel suo solennissimo pontificale; gli ho dato tutte le speranze possibili che i nostri Superiori accetterebbero la direzione del suo Seminario che egli offre ai Salesiani; ho firmato il contratto ad referendum col Governo per la sua Colonia Agricola, e poi mi sono accommiatato dall' Ecc.mo Sig. Presidente della Repubblica, dopo aver chiesta ed otte nuta una sua lettera di raccomandazione per quello di Nicaragua; e colla benedizione del Vescovo e un abbraccio di Mons. Vecchiotti (1), siam partiti il giorno 11 corrente per Sonsonate, dove ci fermammo due giorni aiutando il Sig. Vicario foraneo nel sacro ministero. Il 13, festa del Transito di Maria SS., D. Dutto cantò Messa, io gli feci da diacono e predicai, e nel pomeriggio partimmo per Acajutla.

(1) Nell'ora in cui pubblichiamo la presente, Mons. Vecchiotti, venerando sacerdote italiano e grande amico dei Salesiani, che all'estero s'acquistò tanta fama poi suo zelo, virtù e sapere, da essere fatto Vicario Generale della Diocesi di S. Salvador, è volato al cielo a ricevere il premio delle sue apostoliche fatiche. Noi gli preghiamo la pace dei giusti. R. i. p.

La principal necessita dell'America. - In gabbia e sulla area di Caronte. - Alla volta di Corinto.

Il vapore doveva giungere lo stesso giorno, ma non giunse che al 17. Per non andar all'albergo, ci siamo alloggiati nella sacristia della Chiesa, dormendo su due letti da campo senza coperte, nè lenzuola. La Chiesa è di legno, bellina e sufficiente per quel viilaggio, che non conta più di mille abitanti; ma non ha preti che la uffizi: solo di quando in quando ne viene uno da Sonsonàte. Noi vi abbiam celebrato la S. Messa; io vi confessai e predicai nella festa dell'Assunta e nella Domenica seguente alla presenza di una dozzina di persone; facemmo il catechismo a qualche ragazzo e abbiamo amministrato il Sacramento della Penitenza ad una inferma; ma con tutta la nostra buona volontà non abbiam potuto fare di più. Povera gente! Usum non habent, e si vede bene quanta ragione aveva il venerabile Vianney, Parroco di Ars, quando diceva che, se in un paese mancasse per quarant'anni il Sacerdote, vi si adorerebbero le bestie. Oh che necessità vi è di preti e buoni preti, specialmente in America ! Sappiatelo, o ricchi : non potete far opera più meritoria che quella d'aiutare colle vostre limosine le vocazioni ecclesiastiche.

Non le posso dire il calore che abbiam sofferto in quei giorni. Tutte le notti poi la solita bufera tropicale c'impediva il sonno. Chiesa e sacristia hanno le finestre senza vetri; perciò il vento violentissimo vi faceva da padrone e dava un concerto di fischi, ululati e muggiti, che non divertiva troppo. I lampi sono vivissimi e continui, come pure i tuoni, che dal brontolio d'un veterano iracondo passano repentinamente allo scoppio simultaneo d'una batteria di cannoni. Eravamo poi anche in buona compagnia di topi, iguane, scorpioni, zanzare ed altri insetti più piccoli, ma non meno fastidiosi. Una sera abbiamo ucciso un ragno nero e peloso, grosso come la mano: era una specie di migola, ma differente da quelle che vidi nell' Uruguay e nell' Argentina. Insomma per descrivere quelle nottate ci vorrebbe un Capitolo del Berni.

Al 17 finalmente giunse il vapore e c'imbarcammo subito senza farei pregare. Però abbiam dovuto aspettare sul molo due ore, e poi pagar 5 soles (scudi) per aver il diritto di scendere nella gabbia di ferro al mare ed esser trasportati, sotto un sole ardentissimo e senza riparo alcuno, sulla barca di Caronte, chè tal nome si merita per la sua incomodità e per le faccia e le « orribili favelle » de' suoi rematori, al « City of Sidney ». Questo è un bellissimo e grandissimo vapore a tre alberi della Compagnia Americana del Pacifico, che ostenta nel suo salone due esemplari in castigliano della Bibbia protestante per la conversione degli Ispano-Americani, i quali hanno la debolezza di attenersi al Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam e non vogliono saperne della ispirazione privata e del libero esame.

Speriamo di giungere domani, se Dio vorrà, a Corinto, porto di Nicaragua. Intanto ci divertiamo a guardare i salti e i giuochi degli snelli delfini e pesci-spada che ci seguono.

Il porto di Corinto. - Nicaragua e qualche sua meraviglia. - Graditissima sorpresa. - Sul lago di Managua. - A Granada.

S Juan del Norte (Nicaragua), 31 Agosto 1896.

Siam giunti il 20 a Corinto alle 10 ant., ma non siamo entrati nel porto che alle 12 coll'alta marea. Baia grande e rotonda, verdi le rive e piantate di palme. Si vedono tre vulcani: il più alto è attivo e si chiama il Monotombo. Il porto non corrispondo al suo nome classico : è un ammasso di case di legno con circa duemila abitanti. Essendo morta pochi giorni prima la persona, alla quale eravamo raccomandati, abbiam dovuto passar la notte nell'albergo tenuto da un Toscano. Ho saputo poi che la Colonia Italiana non è numerosa in Nicaragua, ma laboriosa, agiata e stimata : anzi gli Italiani furono gli iniziatori della navigazione lacustre in questa parte dell'America centrale, che io chiamerei Rica-de-agua.

Nicaragua è un bellissimo paese tropicale, con tutti i prodotti di questa zona e miniere di oro e di altri metalli. La sua parte orientale fu scoperta dal nostro Colombo nel 1503 e nel suo quarto viaggio all' America. Misura 49500 miglia ingl. quadr. di superficie e conta adesso circa 400 mila abitanti, pieni d'ingegno, molto urbani e colti, ma, ahi!, sempre dilaniati dalla discordia e dalla guerra civile.

Il 21 partimmo per Leon. Il viaggio si fa sulla ferrovia : si traversa un braccio di mare chiamato El paso del caballo sopra un ponte di legno che minaccia rovina: molti boschetti, di quelli che nell'Isola di Cuba chiamano la manigua : vi si vedono tagliar l' aria col rapidissimo volo centinaia di colibri od uccellimosca, grossi un po' più di un'ape, col becco lungo due volte il loro corpicino, sottile e acuto come un ago, vere gemme dell' aria pei loro varii e vivissimi colori: infiggono il becco nel calice dei fiori e librandosi sull'ali d'oro ne libano il miele come le api. Qua e là capanne dal tetto di paglia a piramide, sospesa nel mezzo l'amaca, tessuta di corde in forma di rete, nella quale si dorme la siesta e si passa la notte, sempre fresca qui, compenso al calore soffocante del giorno.

Alle 4 pom. giungemmo a Leon. Qual fosse la mia sorpresa e confusione nel vederci aspettati dai RR. Seminaristi col Sig. Rettore alla testa, e poco dopo venirci all'incontro lo stesso Mons. Pereira, il Vescovo Coadiutore, lo lascio pensare a lei. Per poco non gli sapeva dir altro che il Si figuri ! del celebre sarto dei Promessi Sposi. Ci condussero in carrozza al Seminario , dove abbiam quasi subito potuto baciar l'anello al Fransoni dell'America, Monsig. Casanova, Arcìvescovo di Guatemala, proscritto dalla sua patria per aver difeso i diritti della Chiesa. Egli era venuto a Leon per consacrar Mons. Pereira e si preparava a tornare a Costarica, dove ha fissato la sua residenza. Quella sera abbiam partecipato alla ricreazione di quei buoni Chierici, e ci fece tanto tanto piacere veder sempre in mezzo a loro Mons. Vescovo, quasi unus ex illis, e ci pareva di trovarci in una Casa Salesiana. L'indomani mattina abbiam celebrato la S. Messa nella massiccia, vasta e grandiosa Cattedrale, di cinque navate, una delle prime costrutte dagli Spagnoli in America, che sembra però più una fortezza che una Chiesa.

Alle 8 1/2 antimeridiane in treno di nuovo un' ora dopo eravamo sul lago di Managua: è grande almeno due volte il nostro Lago Maggiore, ma vi si cerca invano collo sguardo la sua ricca corona di ville, borghi e città: è circondato da vulcani, anzi ve ne sorge uno nel mezzo, che si chiama il Monotombito, forse perciò sarà figlio del Monotombo : brulica di coccodrilli ed è spesso agitato da tempeste come il mare; quella mattina spirava forte il vento e quasi non potevamo reggerci in piedi pel rullio e beccheggio del vaporino; poco mancò che m'assalisse il mal di mare, cioè il mal di lago. La traversata fu rapidissima, nella parte più stretta ; eppure vi abbiam impiegato quattro buone ore. Sbarchiamo a Managua, la capitale della Repubblica, con 18 mila abitanti. Il treno è lì che ci aspetta e proseguiamo per Granada. Vi giungiamo alle 6 pom., mentre un acquazzone si rovescia sulla città. Eppure ci aspettano alla stazione l'ottima damigella Elena Arellano, la Tabita di Nicaragua, il sacerdote D. Leone Alvarez, l'avv. Pazos, l'avv. Arellano e ci conducono ad una bella e nuova casa appartenente appunto alla famiglia Arellano, che ebbe la bontà di metterla interamente a nostra disposizione. Poco dopo siamo onorati d'una visita del giovane e laborioso Vicario foraneo della città , Dottor Sordini, Romano, e di parecchi Sig.ri Cooperatori e Sig.re Cooperatrici Salesiane.

L'indomani per tempissimo mi abbandona il bravo D. Dutto per tornar a Corinto e imbarcarsi per gli Stati Uniti, dove negozi urgenti lo aspettano alla sua parrocchia di Yakson (Mississipì). Gli sarò sempre grato pel favore che mi ha fatto d'accompagnarmi fin qui e gli auguro di diventar presto un buon Salesiano.

Io accompagnato dal. Sig. Vicario vado a presentare i miei ossequii a S. Ecc. Mons. Ulloa, Vescovo di Nicaragua, che per ragioni di salute dimora in Granada. Il venerando Vegliardo è impedito della lingua, come il Vescovo Valerio di Saragozza, ma con gesti eloquenti e con la sua benedizione mi fa intendere quanto sia contento che nella sua diocesi si fondino Case Salesiane.

Dal Presidente della Repubblica. - Altro bel campo pei Missionarii salesiani. - Addio a Granada:

Trovandosi per una festa in Granada l'Ecc.mo Sig. Presidente della Repubblica, Generale Santo Zelaya, vado a domandargli udienza. Me la concede subito e gli presento la lettera di raccomandazione del suo Collega di San Salvador. Mi dice che non gliene potevo presentare una più grata e mi assicura che darà tutte le garanzie necessarie ai Salesiani e alle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Cinque giorni mi fermai in Granada, ed ebbi la fortuna di conoscervi quasi tutti i Cooperatori e le Cooperatrici e di ammirare il loro entusiasmo per l'Opera di D. Bosco. Dimenticava dirle che nella sala, in cui fummo ricevuti al primo metter piede nella loro città, campeggiava una magnifica oleografia del nostro amatissimo Fondatore e Padre e nella camera da letto una di Maria Ausiliatrice. Vogliono questi buoni signori che i Salesiani aprano un Collegio pei loro figli e le Suore di Maria Ausiliatrice un asilo per le orfane povere, ed offrono vasti terreni per la loro erezione, che ho veduti e che mi paiono molto adatti allo scopo. Dedicai un giorno a fare una seconda visita al Sig. Presidente nella sua capitale: vi andai col Teol. Aguirre, uno dei più cospicui membri del clero nicaraguense, addottorato in Roma, dove ha fatto i suoi studi nel Collegio Pio Latino Americano. Parteciparono al colloquio i Ministri delle Finanze e dell' Istruzione, ed il Sig. Presidente manifestò il desiderio che i Salesiani prendessero a loro carico le Missioni degli Indiani Moschitos e di quei di Matagalpa. Ringraziai dell'onore, e dopo aver trattato dei preliminari, pregai il Sig. Presidente di scriverne egli stesso al nostro Rettor Maggiore, il che mi promise di fare.

La Moschítia è una regione boscosa e pantanosa al Nord-Est di Nicaragua verso l' Honduras, sulla quale l'Inghilterra crede d'aver qualche diritto. È abitata da un trentamila Indiani quasi indipendenti, ancora infedeli, che si eleggono un re della loro nazione: sono d'indole docile e religiosa, ma un po' abbrutiti dall' ubbriachezza. In Matagalpa errano altre cinque migliaia d'Indiani nomadi e non ancora cristiani, che desiderano però i Missionarii. Che bel campo pei Salesiani !

In Managua non ho avuto tempo di veder altro che la Chiesa Parrocchiale e il Palazzo del Governo d'aspetto severo, somigliante un po' al nostro Castello del Valentino. Sa quanti Sacerdoti sono in quella capitale? Tre, compreso il Parroco, ed uno di essi cieco ! Ah ! preti e buoni preti! Ecco il gran bisogno.

Il 27 corrente, ultimo giorno della mia dimora in Granada, cantai Messa nella grande Chiesa di N.a S.a della Mercede e vi tenni la conferenza salesiana ai Cooperatori e Cooperatrici, che vi accorsero numerosi, raccomandando loro specialmente di promuovere le vocazioni ecclesiastiche. Una delle visite più grate che ho ricevuto in Granada fu quella del Collegio maschile di S. Luigi Gonzaga, diretto dall'ottima damigella Pazos, che mi permise di condurre a passeggio quei cari giovanetti, i quali poi per mezzo della loro Direttrice mi regalarono una copiosa collezione di francobolli usati da vendersi a beneficio de' miei poveri orfanelli.

Ed ora addio, Granada, metropoli dell'Oriente, regina del lago di Nicaragua: regni in te la concordia e la pace, possa tu condur presto a termine le due belle Chiese e il magnifico Ospedale che hai cominciato, e colla benedizione del tuo Presule venerando progredire nella civiltà, nella virtù, nella Religione, fonte d'ogni bene. Addio, esemplare famiglia Arellano: Dio ti benedica per la carità, che hai avuta con quest'ultimo Salesiano, e ti conceda tutto ciò che desideri. Addio, buoni Cooperatori e Cooperatrici, voi specialmente che avete avuto la bontà d'accompagnarmi fino al battello: ricordatemi nelle vostro orazioni, com' io vi ricorderò nelle mie, e procuriamo riunirci di nuovo per non separarci mai più nell'eterna mansione del Paradiso.

Sul lago di Nicaragua e nel fiume S. Juan. - Poesia e prosa. - Una disgrazia. - Al porto Greytown. - Una visita al Canale. - L'America non vuol lasciarsi tagliare.

Sui battelli a vapore del lago di Nicaragua, che qui chiamano con ragione di Granada, si sta male, ma si paga bene. Non guanciali, nè lenzuola, nè coperte, nè tovaglie: un lavatorio solo per tutti i passeggieri : poche cabine e non delle più pulite: una tavola che non è quella di Lucullo certamente, e trenta soles (scudi) per due giorni di navigazione. Prosit, signori della Compagnia! Però anche qui pensò a me una signora Cooperatrice, che desidera farsi Suora di D. Bosco, e grazie a Dio ed a lei non mi mancò nulla.

Il gran lago di Nicaragua, secondo mi disse il capitano del Victoria, un Genovese, misura 110 miglia inglesi di lunghezza e 50 di larghezza : il miglio inglese equivale a circa due chilometri : ha parecchie isole abitate da pescatori : in una fumeggia un vulcano; è infestato dai coccodrilli e da molti pescicani che vi vengono su dall' Oceano Atlantico ; si vedono a poca distanza le montagne di Costarica. Tutta la notte passammo in attraversarlo, e l'indomani alle 10 antim. giungemmo a San Carlos, all'imboccatura del Rio San Juan, che è lo scolo del lago e forma il confine colla Repubblica di Costarica. Lì trasbordammo in un altro vaporino e cominciammo la navigazione del fiume. Questo varia in larghezza dai 50 ai 100 metri, e scorre lentamente fra boschi inondati in questa stagione delle pioggia, descrivendo continui zig-zag. Incontriamo qualche piroga guidata da caribi, e di quando in quando vediamo sulle due sponde capanne coperte di foglie di palma e uomini colla daga al cinto per farsi strada nella spessura della foresta. In essa i cortesi passeggieri mi segnalano la seiba maestosa, l'albero del pane, quello della gomma e cent' altri, i cui nomi ho dimenticati: nessun botanico potrebbe classificare tutti questi vegetali: nessun pennello di pittura o fantasia di poeta potrebbe dipingere questa infinita varietà di piante, questa variopinta leggiadria di fiori, queste mille gradazioni e sfumature di verde i tronchi degli alberi scompaiono sotto la tappezzeria delle piante rampicanti : la foresta è tutta pergolati, festoni, archi di verzura: ma guai a chi vi si avventurasse disarmato ! Essa è popolata di serpenti, cinghiali, pumas e jaguares.

Per distrarmi da tutta questa poesia suona nel battello una musica da coccodrilli, composta di cinque spietati laceratori d'orecchie, che credono coi loro fischi, sibili, latrati e grugniti di far onore al Comandante della fortezza chiamata El Castillo, che viaggia con noi. Ah ! mi piaciono molto di più le uova di tartaruga, che ci danno a bordo; sono bianche e rotonde come piccole palle da bigliardo, ed hanno lo stesso sapore delle uova di gallina. Si trovano a migliaia sulle spiaggie di questi mari e si vendono per poco o nulla.

Alle 6 di sera giungiamo al Castillo. È un antico forte, costrutto dagli Spagnoli sulla cima d'un poggio, ma è più che mezzo rovinato. V'è una guarnigione d'una quarantina di soldati, che possedono per disgrazia un cannone. Dico per disgrazia, perchè vollero festeggiare l'arrivo del loro Comandante con una salva di cannonate, ma la seconda di queste ferì malamente il poco pratico artigliere, che fu portato semivivo nel corpo di guardia. Non essendovi colà nè chiesa, nè prete, andai io per confessarlo, e come Dio volle vi riuscii. Mancando anche medico e medicinali, il povero giovane morì nella notte. R. i. p.

La mattina alle 4 ci fecero uscire dal vaporino per trasbordarci in un altro; ma siecome questo non partì che alle 8, abbiam dovuto star quattr' ore passeggiando o seduti sulle nostre valigie, in mezzo alla nebbia e coi piedi nel fango, a rischio di buscarci una febbre paludica o qualche altro regalo somigliante.

Nella giornata trasbordammo un'altra volta ancora, e finalmente alle 8 pom. siamo arrivati a S. Juan del Norte, porto sull'Atlantico, che gli Inglesi chiamano Greytown.

Qui mi feci condurre dal Parroco e lo pregai di darmi ospitalità. Non potendo egli per mancanza di camere, me la trovò presso una buona famiglia di sua conoscenza.

La mattina seguente esco per andar a celebrare la S. Messa, e che cosa vedo? mi par di sognare! Questo non è più Nicaragua: è un villaggio degli Stati Uniti. S'apre d'innanzi a me una gran piazza quadrangolare, ombreggiata da altissime palme di cocco e da séibe frondose: le vie sono ampie e diritte, le case di legno, pulite, col tetto acuminato, a due piani con balconi: v' è pur troppo la cappella protestante sulla stessa piazza, ma cerco invano la Chiesa Cattolica: rovinò, come seppi di poi, di pura vecchiezza, pel fracidume delle tavole che la componevano, e il Parroco attuale, colto e zelante, dovette cambiar la sua casa in Oratorio e si dà attorno per ricostruire la Chiesa.

Questo paesello, porto di fiume e di mare, che era fiorente quando si cominciarono i lavori del canale di Nicaragua, è adesso quasi spopolato: ha meno di mille abitanti, molti dei quali negri della vicina Giammaica e protestanti: il poco suo commercio è tutto in mano degli Americani del Nord, Inglesi e Tedeschi. Qui mi toccherà aspettar un vapore della Royal Mail, che mi porti a Colon, dove m'imbarcherò per Vera Cruz.

Nella camera di legno a pian terreno, senz'uscio, che mi hanno assegnata, passeggiano liberamente gli scorpioni e le cucarachas: dicono che si riceve di quando in quando la visita di serpenti velenosi. Quanto a me, ne li dispenso volentieri : tanto non restituirei la visita!

Ieri, passando fra boschetti di guayabas, frutta silvestre colla quale si fa un buon dolce, andai a vedere, a qualche chilometro al Nord, il Canale di Nicaragua. Stringe il cuore veder tutti quei ferri arrugginiti, quei barconi tarlati, quelle draghe immobili, quelle case-operaie abbandonate, la selva e il deserto dove si innalzava prima, piena di vita, la città che avevano chiamata America. Il Canale è scavato appena per un miglio di lunghezza ed ha pochi metri di largo. Sono circa sei anni che i lavori sono interrotti e non si sa quando si ripiglieranno. Il Canale di Panama e quel di Nicaragua press' a poco abbandonati! Proprio, l'America non vuol lasciarsi tagliare.

Ma io taglio qui questa mia, lunga quasi come l'America, e saluto affettuosamente il mio carissimo Sig. Direttore. Preghi per me e mi creda

Suo Aff. mo Confratello

DON ANGELO PICCONO..

Isola Dawson. - La Superiora Generale delle Suore di Maria Ausiliatrice nella Missione di S. Raffaele. - Il 1° dello scorso luglio la Missione di S. Raffaele nell'isola Dawson era tutta in gioia e festa. Gli Indii, questi poveri figli della foresta quivi raccolti e cambiati dall' industre carità dei Missionari in popolo incivilito e credente, pieni di giubilo aspettavano la Superiora delle Suore di D Bosco, la Rev. Suor Catterina Daghero, che colà recavasi per visitare i lavori delle Suore nella Missione.

Il ricevimento non solo fa cordiale e solenne, ma quel che è più, improntato sì bene della nota caratteristica di un sincero amor figliale, che madre alcuna non avrebbe potuto aspettarsi maggiore dai teneri pegni dell'amor suo. Quei buoni Indii superarono proprio ogni aspettazione.

La Superiora si trattenne con loro 5 giorni. Visitò ciascuna famiglia nella propria casetta; assistette alla distribuzione della carne, della farina ecc.; fu anche nelle scuole e nei vari laboratorii delle bambine, dei ragazzi, delle donne, degli uomini... Vide con meraviglia lavorare gli Indii attorno ad una gran macchina segatrice di legna, come altrettanti bravi operai. Assistette pure con non poca commozione ad un' accademia musico-letteraria data dalle ragazze in suo onore, e non solo in lingua castigliana, ma anche in italiano. Distribuì un centinaio di abiti alle donne, ed una quarantina di mantelline alle fanciulle, e tutte per la gran gioia saltavano, battevano le mani, ridevano e piangevano. Era uno spettacolo commovente.

Ad accrescere la comune esultanza Mons. Fagnano volle amministrare il Santo Battesimo a 23 donne e ad una ragazza di circa 12 anni. La Superiora fece da madrina a tutte, imponendo a ciascuna il nome di ottime Cooperatrici Salesiane, le quali così avranno una nuova protetta che pregherà per loro in modo speciale. Naturalmente fu quello un giorno di Paradiso per tutte quelle neofite.

Dalla chiesa le novelle cristiane passarono al refettorio in Casa delle Suore, ove le educande gareggiavano con le Maestre e colla Superiora stessa in servirle, festeggiarle, far loro gli onori di casa... Era la mensa della più nobile carità... era l'agape dei primi cristiani 1

Al mattino seguente si fece una solenne funzione religiosa in onore di Maria Ausiliatrice, con numerosa Comunione generale.

Tutto riuscì ottimamente, e la Superiora, soddisfattissima per i progressi di quella Missione, partì il giorno 5 luglio , alla volta della Terra del Fuoco.

Sucre (BOLIVIA) - Conferenza salesiana. - Benedizione della Chiesa di S. Agostino. La Comunione di 30 giovanetti - In Sucre, capitale della Bolivia, fin dal 20 del passato marzo, venne aperto il Collegio D. Bosco di arti e mestieri. Nella lettera di Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Costamagna, pubblicata nel Bollettino di settembre, i nostri lettori, al par di noi, avran potuto, benchè sì lontani, gustare la bellezza del cielo dell'antica Chuquisaca che è forse il più bello del mondo, ed assistere al trionfale ingresso dei Salesiani, alla pioggia di fiori ed alle entusiastiche ovazioni, con cui furono ricevuti, tanto era viva e scultoria la descrizione fattaci da Monsignore.

Ora con piacere apprendiamo, da una lettera del Direttore di quella casa, D. Giovanni Gasparoli, che tanta benevolenza e simpatia pei figli di D. Bosco addimostrata dai buoni Sucresi in detta circostanza, lungi dal raffreddarsi, va ogni dì più crescendo.

L'Oratorio festivo in poche domeniche divenne fiorentissimo, ed il 31 dello scorso maggio il R.mo Canonico Teol. Emilio Mendieta tenne una magistrale conferenza intorno alla Pia Unione dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane; conferenza feconda di copiosissimi frutti che poi fu pubblicata sul giornale locale « La Capital. »

Il 27 agosto poi rimarrà memorabile negli annali di Sucre, perchè dopo 70 anni dacchè la bella chiesa di S. Agostino, (destinata ad esser uffiziata dai Salesiani ), rapita al culto divino e convertita in istalla e poi in teatro, venne di nuovo restituita al suo vero e Sommo Padrone e solennemente ribenedetta. Tutti i cittadini ne gioirono, e incominciando dall'Ecc.mo Sig. Presidente della Repubblica D.r Severo Alonzo, tutte le Autorità civili ed ecclesiastiche presero parte alla commovente funzione - Il R.m° Decano della Cattedrale, Mons. Michele Taborga, benedisse la chiesa, essendo padrino l'Ill.mo Sig. Aniceto Arce e madrina la sua rispettabilissima Signora.

Il giorno dopo in detta chiesa si celebrò, con insolito splendore, la festa patronale di S. Agostino. Alla Messa della Comunione generale, furono ammessi a ricevere per la prima volta la S. Eucaristia 30 giovanetti, primizie dell'attiguo Collegio Salesiano, cui facevano bella corona i parenti e buon numero di distinti personaggi, che in divoto atteggiamento si beavano nella contemplar zione di Gesù Redentore, sacramentalmente disceso pure nei loro cuori.

Alla Messa solenne disse l'elogio di S. Agostino il M. R. Rettore del Seminario, D. Giovanni F. Cordova, il quale commosse tutti quando ricordò che la madre sua, ad imitazione di S. Monica, colle sue lacrime, colla sua fede e colle sue preghiere, continuate in terra per ben 30 anni e poi in cielo, aveva ottenuta la grazia del riscatto di quell'antica e bellissima chiesa. Il camice, che per la prima volta si era usato nella Messa della Comunione generale, lo cominciò detta signora a questo fine l'anno 1864, appunto quando tutti vedevano impossibile il riscatto della chiesa. Quanta fede in quella santa donna ! Oh ! come gioirà dal cielo ora che vede compiuti i suoi voti ! E non mancherà per certo dal far discendere copiose le celesti benedizioni sui Salesiani, che lavorano per la salute di tante anime, nella chiesa di S. Agostino in Sucre a lei tanto cara.

AZIONE SALESIANA

Adunanze Regionali.

Con vero piacere assistiamo in questi mesi ad un consolante moltiplicarsi di queste care riunioni regionali dei benemeriti Direttori Diocesani e dei Decurioni dei nostri Cooperatori, le quali sono sempre e dovunque feconde di ottimi risultati.

Tre siamo in grado di registrarne in questo numero.

Una a Parma, nel Collegio di S. Benedetto, per i Direttori e Decurioni delle Provincie Ecclesiastiche Parmensi e Modenesi.

Un'altra ad Alassio in Liguria, nel Collegio Municipale, per quelli delle Diocesi di Albenga e Ventimiglia, presieduta dal nostro Superiore Dott. D. Francesco Cerruti, che in fine vi tenne un nobilissimo discorso.

La terza in Faenza, nell'Istituto di S. Francesco di Sales, pei Direttori e Decurioni delle Diocesi delle Romagne.

In tutte queste adunanze, dopo che il Sacerdote Stefano Trione, Segretario Generale dell'Associazione dei Cooperatori, ebbe fatta ampia relazione del II° Congresso dei Direttori Diocesani, tenutosi nello scorso settembre a Valsalice, si passò a trattare di varie importanti deliberazioni da prendersi per lo sviluppo e l'organizzazione dei Cooperatori delle singole regioni.

È per noi un gran conforto il vedere che dappertutto si manifesta il desiderio di ben reggimontare l'Unione dei Cooperatori e di estenderne la loro provvidenziale azione.

L'implorata benedizione, che il S. Padre si degnò inviare a tutte queste adunanze, feconderà senza dubbio le decisioni prese a bene della crescente gioventù, a vantaggio della civile società.

Prima Conferenza Salesiana a Bahia del Brasile.

Nella capitale dello Stato di Bahia, il 17 dello scorso giugno, l'Arcivescovo Mons. Gerolamo Thomè da Silva tenne una splendida conferenza per inaugurare in quella città la - Pia Associazione dei Cooperatori Salesiani - e così predisporre gli animi di tutti i buoni a voler cooperare alla fondazione d'un asilo per l'educazione della gioventù abbandonata, da affidarsi alle cure dei figli di D. Bosco.

Imponentissima e rivestita della massima solennità, questa conferenza corrispose alla grandezza dell'oggetto che l'inspirò e la produsse. Dopo il canto di varii mottetti, l'Eccellentissimo Presule espose con eloquente discorso lo scopo e i vantaggi della Pia Associazione ed eccitò tutti a darvi il proprio nome, per affrettare con aiuti materiali e morali la venuta dei Salesiani in Bahia. La sua parola, tutta riboccante d'affetto verso i Salesiani, fu ascoltata con riverenza ed attenzione non solo, ma va producendo ottimi frutti; e la Società di S. Vincenzo de' Paoli, ispiratrice ed anima di questa futura fondazione salesiana, per il valido appoggio datole dall'illustre Metropolita, vede con giubilo avvicinarsi il compimento dei suoi voti. Quest'idea di uno stabilimento salesiano in Bahia fu pure accolta e favorita da tutta la stampa cittadina, che prima o dopo la conferenza ne parlò nel modo più lusinghiero.

Bel modo di celebrare l'anniversario della scoperta dell'America.

Ci scrivono da Nictheroy: - Il 12 del p. p. ottobre, unitamente ai nostri Cooperatori di Nictheroy e Rio Janeiro, festeggiavamo la commemorazione nazionale pel 404° anniversario della scoperta dell'America con una riuscitissima conferenza, tenutasi nella capitale degli Stati Uniti del Brasile. L'amato nostro Direttore D. Luigi Zanchetta, con apposita circolare, aveva invitati tutti i nostri Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici a voler intervenire numerosi coi loro parenti ed amici, per rendere eziandio una nuova testimonianza di affetto e venerazione al 1° Martire delle Missioni Brasiliane Mons. Luigi Lasagna, perchè da lui ebbe origine quest'annuale riunione dei Benefattori ed amici dell'Opera Salesiana, nel giorno anniversario della scoperta dell'America. Il caldo appello del figlio che ricorda le magnanime opere del Padre, morto sul campo dell'azione, ed invita i suoi ammiratori ed amici a rendergli un solenne tributo di affetto e stima, venne accolto con vero entusiasmo, e l'imponente riunione ci fece toccar con mano ancor una volta quanto Mons. Lasagna, d'indimenticabile memoria, fosse conosciuto, stimato ed amato dai Cattolici Brasiliani.

L'Eccellentissimo nostro Arcivescovo, Mons. Giovanni Esberard, desiderava presiedere alla pia riunione, ma ne fu impedito dal suo stato cagionevole di salute. Intervennero però le più distinte notabilità civili ed ecclesiastiche, ed un popolo immenso che stipava letteralmente la maestosa chiesa di S. Francesco da Paola di Rio de Janeiro.

Alle 2 pom. del 12 pertanto, arrivati i nostri convittori da Nictheroy, si diede principio alla funzione con la lettura della lettera - testamento di D. Bosco ai suoi Cooperatori - e col canto di un bellissimo mottetto; quindi salì il pergamo l'esimio oratore Mons. Luigi Raimondo da Silva Brito, il quale con parola eloquente ed inspirata al più ardente zelo per i Salesiani, svolse, da suo pari, l'argomento : - D. Bosco ed i bisogni del secolo XIX° -. Impossibile dare anche solo un sunto qualsiasi della sua splendida orazione; solo posso assicurare che per oltre un'ora, trasportò il suo numerosissimo uditorio nella contemplazione dei prodigi che la destra del Signore si piacque operare per mezzo di D. Bosco e dei suoi figli. Si terminò la funzione colla Benedizione del SS. Sacramento, impartita da Mons. Amorim, Decano del Capitolo della Cattedrale. Ed i nostri giovani, con alla testa la banda musicale, fecero ritorno a Nictheroy, passando per le principali vie di Rio Janeiro, in mezzo a doppia ala di popolo, che ammirava l'ordine e di vita del Collegio di S. Rosa.

GRAZIE DI MARIA SS. AUSILIATRICE

Bontà di Maria Ausiliatrice.

Adempio al voto fatto di far pubblicare la grazia che Maria Ausiliatrice degnossi concedermi. Già da due anni circa mi trovava affetta di reumatismo articolare localizzato specialmente alle ginocchia ; ora il male andava ogni giorno aumentando, rendendomi pressochè impotente ad attendere alle mie inerenti occupazioni. La nostra cara Signora degnossi dopo una seconda novena esaudirmi. Oh! nostra cara Madre , se con tanta premura ci concedete le grazie temporali, che non farete per le spirituali?

Agliano d'Asti, 2 Agosto 1896.

ROSINA APPIANI.

Chi confida in Maria non sarà deluso.

Reverendissimo Signor D. Rua - Mi rivolgo colla presente alla cortesia di V. S. Rev.ma pregandola a voler, per mezzo del Bollettino Salesiano, dare pubblicità alla grazia che ho ricevuta per intercessione di Maria Ausiliatrice. Una mia figlia d'anni 6, verso la metà del mese di luglio dell'andato 1895, fu colpita da malattia di bronchite, che in pochi mesi la ridusse a tali estremità, che il medico curante, nonchè un altro Dottore chiamato a consulta, mi dissero essere impossibile la guarigione. Verso la fine del mese di dicembre, si trovava talmente prostrata di forze che la sua esistenza pareva dovesse spegnersi da un momento all'altro. Mio marito ed io, accasciati dal dolore e non avendo più speranza nei mezzi umani, ci siamo rivolti a Colei che a ragione si chiama la salute degli infermi, promettendo che, se la figlia fosse guarita, l'avremmo condotta il più presto possibile al santuario di Maria SS. Ausiliatrice inValdocco per ringraziare la Madre celeste. Inoltre promettemmo di dare la massima pubblicità alla grazia che imploravamo. Appena fatta la nostra promessa, la bimba cominciò a migliorare e proseguire di bene in meglio sino alla completa guarigione. Ora già da tre mesi vispa e gioviale, testifica i prodigi della potente e clementissima Sovrana del cielo e della terra, Maria SS. Ausiliatrice; e però si prega a voler dare pubblicità a questa grazia a onore e gloria della più amorevole delle madri Maria SS. Aiuto dei Cristiani.

Rivalta di Torino, 23 Agosto 1896.

ERMINIA Bocchio.

La medaglia di Maria Ausiliatrice.

In questi giorni Maria SS. Ausiliatrice ha mostrata la sua potenza con una bella grazia, che merita di essere fatta pubblica. Il giorno 6 settembre 1896, il nostro caro padre fu colpito da un'influenza di forma grave, con attacco alle meningi ed ai visceri ; il che fu seguito dopo quattro giorni da una terribile polmonite. Tutto facea presagire un esito funesto , tanto più che alle febbri ardentissime si era accoppiato il delirio. In meno di otto giorni si trovò agli estremi: già gli erano stati amministrati i SS. Sacramenti dell'Eucaristia ed Estrema Unzione, ed i medici non davano più speranza di guarigione. Quale desolazione nella nostra famiglia! Esauriti i soccorsi dell'arte umana, per suggerimento di una pia persona, si applicò alla fronte dell'infermo la medaglia della Vergine Ausiliatrice , e nel medesimo tempo si diede principio ad una novena di preghiere per la guarigione dell'amato infermo. Oh ! prodigio di Maria ! Non erano ancora passati dieci minuti, quando l'infermo si desta quasi da un profondo letargo, e, con quanta voce poteva avere, esclama ripetutamente: « Viva, Viva Maria Ausiliatrice! Io mi sento guarito! » E così fa veramente. Il caro genitore gode ora buona salute, e non cessa mai di ringraziare la Vergine Ausiliatrice del grande benefizio ricevuto all'età di 70 anni; ed invia al santuario di Maria Ausiliatrice in Torino una tenne offerta per cartolina-vaglia, per la celebrazione di una Messa di ringraziamento, con preghiera di far pubblicare detta grazia sul Bollettino Salesiano a comune edificazione e ad esaltazione della Madonna di D. Bosco. Sieno rese infinite grazie a Maria Ausiliatrice !

Cava dei Tirreni, 30 Settembre 1896.

La famiglia TENNERIELLO.

La Sig.ra Maria Billieni d'Ivrea, avendo la propria madre gravemente affetta da un'inqualificabile malattia che la portava a mal partito, senza potervi trovar rimedio, fece ricorso a Maria Ausiliatrice ed a S. Giuseppe, perchè volessero ottenere dal buon Dio la guarigione all'amata genitrice. In capo a due mesi fu pienamente esaudita; del che rende vive grazie alla potente Ausiliatrice dei Cristiani.

Il Sacerdote Domenico Ive di Valle (Istria) manda offerta per la celebrazione di una S. Messa all'altare di Maria Ausiliatrice per aver ottenuta, per intercessione di Lei, la guarigione ad un suo carissimo congiunto.

La famiglia Barterle di Negrar, rende vivissime grazie a Maria Ausiliatrice per la guarigione quasi istantanea di una bambina colpita da angina e invia offerta per la celebrazione di una S. Messa.

Il Sig. Giosuè Giandoni di Londra, in ringraziamento della miracolosa guarigione da gravissima malattia ottenuta alla propria moglie Giacomina per intercessione di Maria Ausiliatrice, invia l' offerta di £. 50.

Il Sacerdote Luigi Frizza di Corteno, trovandosi in gravi angustie, nè valendo i mezzi umani ad allontanargli una sventura, si rivolse a Maria Ausiliatrice con fervide preci e con promessa di una offerta pel suo santuario di Torino. Appena fatta questa promessa, gli si rasserenò il cielo, tornò a splendere il sole nell' anima sua. Riconoscente invia la tenue offerta di Lire 20.

Giuseppina Maghini di Dresano, Cooperatrice Salesiana da ben dodici anni, avendo udito dai medici che a suo fratello, gravemente infermo nella gamba sinistra, era neccessario fargliene l' amputazione, incominciò con viva fede una novena di preghiere a Maria Ausiliatrice, ed il fratello in capo a tre settimane si sentì migliorato, ed ora con meraviglia di tutti è pienamente guarito senz' operazione, e colla sorella ringrazia la potente Ausiliatrice dei Cristiani.

Un Sacerdote Bolognese, trovandosi sotto l'incubo di una disgrazia gravissima specialmente per le sue fatali conseguenze, fatta celebrare una Messa ad onor di Maria Ausiliatrice nel suo santuario di Torino si vide come per incanto svanire ogni pericolo. In riconoscenza alla Vergine potentissima, intraprese, il pellegrinaggio di Torino.

La Sig.ra T. M. V. G. di Faenza invia una tenue offerta al santuario di Maria Ausiliatrice, per aver ottenuta la grazia della preservazione della grandine sui propri fondi, in tutta la scorsa estate. Ogni volta che il tempo minacciava di devastare i raccolti, essa invocava la protezione di Maria Ausiliatrice, e con meraviglia degli stessi coloni venne sempre liberata dal terribile flagello.

Rendono pure grazie a Maria Ausiliatrice per segnalatissimi favori ottenuti dalla sua intercessione i seguenti

Carolina Balerio - Deiro, Salto Canavese. - Ch. Giuseppe Sironi, Monza. - Corinna Bezzi - Fabbi, Lavagna. - Maria e Giuseppina Alinovi, Parma. - F. Guglieri, Buenos Aires. - Maddalena Gamba, Thiene. - Gerolamo Pinna, Alassio. - Luigi Berga, Cumiana. - Ida Matti - Citelli, Cuggiono. - Antonio De Mario Franz, S. Stefano del Cadore. - I Coniugi Antonio ed Adelaide Belloni, di Rancate. - Dott. Antonio Scotti, Medico di Podenzano, con offerta di Lire 40. - Silvia Revelli, Maestra di Perletto, con offerta di Lire 50. - Catterina Morino, Saluzzo. - D. Bartolomeo Bonvicini, Montebonello, per il fratello Parroco. - Suor Agnese Nigra Maddalena, Castellamonte.- D. Giusei?pe Settimi, Parroco di Vaiano. - Antonio Bonanomi, Pontida. - Antonio Quassolo, Novi Ligure. - N. N. Figlia di Maria Ausiliatrice, Catania. - Giuseppina Pazzini, Torino. - Una Cooperatrice Salesiana di Fossano. - B. Calcaterra, di Milano. -Candida Rocca con offerta di Lire 3, per una sua conoscente. = Giuseppe Sist, per aver ottenuta la guarigione di sua moglie che si trovava agli estremi di vita. - N. N. Castelfranco Veneto. - Famiglia Longo-Varchetti, Torino. - Un Chierico del Seminario Vescovile di Alba. - Giovanni Bairate, studénte, Torino. - Enrichetta Malfatto. - Teresa Bozzini. -Giovanni Cresto, Torino. - La famiglia Malgara, Rivoltella Lomellina. - Annunziata Giannotti, Torino. - Ippolita Ferrari, Como. - G. Polo, Torino. - Pericle Penzo, Chioggia. - Margherita Grolfi, Esino (Como), per la propria sorella miracolosamente guarita. - Una Cooperatrice Salesiana di Casale Monferrato. - Vittoria Coppolo di Chiavari, per la Sig.ra L. S., con offerta di Lire 10. - Lina Ricciardelli, Brisighella. - Una madre di Gorla Minore, per aver rinvenuto suo figlio, dopo aver ricorso a Maria Ausiliatrice. - Giuseppe Masolini, Faenza

AI GIOVANETTI

IL DIVINO MENDICANTE. Amici Carissimi,

IL grazioso fatterello che sto per narrarvi e che voi leggerete certo con sommo piacere, si trova nella miracolosa vita di quel gran servo di Dio che fu S. Antonio da Padova. La presente esposizione però la debbo ad un caro periodico che intende all'amore, all'adorazione ed alla riparazione di Gesù Sacramentato (1).

Quel gran Santo aveva cinque anni appena. Egli era ancora al palazzo di suo padre. Un giorno, delizioso ricordo ! sente battere alla porta; era un giorno d'inverno, la neve cadeva a larghi fiocchi, i colpi si rinnovavano affrettati. Accorre, apre ... oh sorpresa ! era un fanciulletto dagli occhi azzurri, dai capelli biondi, tenendo un bastoncino da viaggiatore che al bisogno poteva servire di bastone da pastore. Il suo aspetto era incantevole. Portava la piccola cappa che portano i poveri dei campi, una corda ne serrava le pieghe intorno ai fianchi, egli camminava a piedi nudi e una piccola bisaccia pendeva dal suo collo.

Nuova sorpresa ! Nella bisaccia non aveva pane ; essa era ripiena di cuori l E che magnifici cuori l Raggiavano come perle e rubini. Chi sei, fanciullo, gli chiese il giovane Santo e donde vieni ?

Io sono il mendicante del divino amore! Io vengo dal Paradiso. Mio Padre, ne è il Re, ed a lato del suo trono è collocato il mio ! Tutto ciò che egli-possiede mi appartiene, il sole, le stelle, la terra, i mari. Sono io che nutro i pesciolini che nuotano nei flutti degli oceani e gli uccellini che volano nell'aria del firmamento. E di Re mi son fatto mendicante.

Eccomi più povero di tutti i poveri, imperocchè io non tengo in niun conto ciò che mio Padre del cielo mi dà, se tu non mi dai ciò che ti chieggo ! Io voglio il tuo cuore, mi abbisogna il tuo cuore !...

Piccolo ed amabile mendicante, di già sento che t'amo; i tuoi vezzi sono sì dolci ! Ma prima di darti il mio cuore, voglio sapere il tuo nome; qual'è ?

Il mio nome non ho bisogno di dirtelo, tu già lo conosci, la pia tua madre te lo ha insegnato. Se l'hai dimenticato, lo troverai ben presto; io l'ho scritto tre volte.

La prima volta l'ho scritto a lettere d'oro sulla culla di Betlemme.

La seconda volta l'ho scritto a lettere di sangue sulla croce del Calvario.

La terza volta l'ho scritto a lettere di fuoco sulla porta di tutti i Tabernacoli.

Io mi chiamo Gesù !

Sono il mendicante del divino amore ! Ed ecco la mia storia : Dacchè sono salito al cielo, ho fatta la felicità degli angeli e dei santi, e ne ridiscendo senza posa per mendicare i cuori sulla terra. Io batto ad ogni porta. Ma oimè, ora le anime son molto fredde ! Si diverte, si ride, si danza sui fiori, mi si lascia picchiare, gelare, piangere ! Io picchio, picchio di nuovo e nessuno viene ad aprirmi ! E tu, tu mi hai aperto ! Oh sii benedetto da mio Padre e la mia pace sia con te ! Ma non basta aprirmi.... Io sono il mendicante di amore... Dammi dunque il tuo amore, dammi il tuo cuore ! .

Tu vuoi il mio cuore?

Sì, il tuo cuore e tutto il tuo cuore senza divisioni, mi abbisogna tutto intiero !

E che cosa mi darai in cambio, se io te lo dò?

Ti darò il mio !... non temere... non perderai nel cambio !.. Tutti coloro, i quali mi hanno dato il cuore, non hanno mai perduto nulla !... Interroga Paolo, mio grande apostolo... Interroga i miei martiri, tutti i miei santi !... Ancora una volta, non temere. Non appena qualcuno mi dà il suo cuore, io metto il mio al posto di quello che mi è dato, e da quel momento egli vive della mia vita, sono io che vivo in lui: io parlo, soffro, trionfo in lui. Parlo per la sua bocca, in lui soffro, e in lui e per lui trionfo del mondo, dell'inferno e di satana. Felice colui che mi ama ! Felice colui che mi dà il suo cuore ! Vuoi tu amarmi come mi ha amato Paolo ? Vuoi tu amarmi come Maria mia Madre mi ha amato ? come mi amano tutti i miei angeli ? come mi amano i miei apostoli, i miei martiri, i miei santi ? Tu lo puoi.

Vuoi tu come i miei santi darmi il tuo cuore?

E il giovane Santo rispose subito al divino mendicante d'amore: Sì, Gesù, ve lo dò !

E il dono fu fatto ; fu fatto senza divisioni e per sempre. Da quel momento cominciarono per il giovane Santo grazie meravigliose, le carezze di Gesù e l'estasi d'amore !

Questo dono stesso, o giovanetti, chiede a voi ora il Bambinello Gesù dalla grotta di Betlemme : in cambio vi offre le medesime grazie, gli stessi favori, le medesime carezze.

Uditelo lamentarsi della freddezza e dell'indifferenza del mondo, come lo udì S. Antonio da Padova fanciullo. Ascoltatelo, divino mendicante, chiedere il vostro cuore e offrirvi il suo in cambio, il suo con tutti i suoi tesori di grazie, di favori, di benedizioni e d'amore.

Rispondete al suo appello lamentevole e soave; dategli i vostri cuori; avvicinatevi a lui, visitando non solo il S. Presepio, ma ben anche il S. Tabernacolo, ove Gesù è vivo e vero come in cielo, e accostandovi a riceverlo nella S. Comunione, specialmente nel giorno del S. Natale.

Venendo a voi Gesù Sacramentato, s'impossesserà de' vostri cuori, li trasformerà, li divinizzerà, e voi proverete gioie ineffabili.

E questo è il miglior modo di passar bene le Feste Natalizie: in compagnia di Gesù voi passerete feste di Paradiso. Ed è pur questo l'augurio sincero e cordiale che vi fa il

Vostro Aff.m° Amico

DON GIULIVO.

(1) È questo il Bullettino dei Santi Tabernacoli, che si pubblica a Roma in quattro dispense annue, di circa cinquanta pagine ciascuna. Il prezzo è di L. 1 all'anno. Rivolgersi alla Superiora delle Adoratrici Perpetue. Via Nomentana, Roma.

I COOPERATORI PALERMITANI a Maria Ausiliatrice.

NEGLI ultimi giorni dello scorso ottobre, i cattolici Palermitani giubilanti celebravano con un ottavario di solennissime feste il 25° anniversario, dacchè l'Em.mo Cardinal Pietro Geremia Michelangelo Celesia, della Congregazione Benedettina Cassinese, prendeva possesso di quell'insigne Archidiocesi, cui diede in soli cinque lustri un soffio potente di rìgoglìosa vita cattolica.

Alla comune esultanza non dovevano stare estranei i numerosi Cooperatori Salesianì di quella città e diocesi, che nell'Em.mo loro Arcivescovo trovarono mai sempre un protettore carissimo. E però lo zelante Direttore Diocesano, Rev. Benef. D. Gaetano Catalanotto, Vice-Rettore di quel Seminario, d'accordo con tutti i Cooperatori, promosse egli pure otto giorni di solenni feste ad onor di Maria SS. Ausiliatrice nella chiesa del Ven. Monastero di S. Chiara, ov'è canonicamente eretta la Confraternita di Maria Ausiliatrice, principiandole coll'inaugurazione di una bellissima statua di questa nostra celeste Patrona.

Eccone il resoconto fatto dal giornale La Sicilia Cattolica del 4-5 novembre:

« Le feste di Maria SS. Ausiliatrice, cominciate il 22 ottobre nella Chiesa del Ven. Monastero di Santa Chiara, ebbero termine il giorno 30.

» I Cooperatori Salesiani della Pia Società di Don Bosco ed un numero straordinario di fedeli, coll'assistenza della Cattedrale e del Seminario Arcivescovile, ricevevano il nostro E.mo Porporato, che veniva ad inaugurare pontificalmente il bellissimo simulacro, spiccante maestoso dall'altare maggiore del monumentale tempio, tra la luce smagliante dei ceri, il profumo soave dei fiori e l'eleganza dei serici addobbi.

» Dopo la solenne benedizione, i musici intuonavano l'Ave Maris Stella, cantato a piena orchestra. Poscia il Rev. Dr. Benef. Salvatore Mangano recitò un bel discorso di occasione, accennando con facile parola ed a larghi tratti alle vìttorie ed alle consolazioni, che la cristiana famiglia ha provato fin dai tempi di Pio V per il ricorso a Maria SS. invocata sotto sì augusto titolo. Venendo ai nostri tempi e mostrando come le opere di D. Bosco, apostolo del secolo XIX, sieno nate e prodigiosamente diffuse per tutto il mondo sotto questa potente egida, fe' rilevare essere stato conveniente che la nostra Palermo, non seconda ad altra città nella divozione a Maria, abbia avuto uno speciale culto per Lei. Il sacro oratore plaudì alla Pia Associazione dei divoti di Maria SS. Ausiliatrice ed ai Cooperatori Salesiani, che con un vero slancio filiale, e per loro cooperazione, pensarono di erigere il simulacro in onore di Lei nella fausta ricorrenza del giubileo del nostro venerato Pastore. Egli commosse tanto nel dire, che l'Eminentissimo andava più lieto della sua festa, nel vedere accresciuta e confermata la divozione a Maria, quella divozione che da ben 25 anni, trovandosi a reggere questa vasta Archidiocesi, ha sempre inculcata.

» In ultimo l'E.mo Card. Celesia e tutti quanti i fedeli si consacrarono alla SS. Vergine con una preghiera, che venne poi recitata dal popolo in tutto il tempo delle feste.

» Alla commovente solennità dell'inaugurazione seguirono, per ben otto giorni, devote riunioni con Messe solenni e panegirici dei RR. Benef. G. Cozzucli e Can. G. Cinquemani, nonchè di altri valenti oratori, i quali, nel rendere il loro tributo di affetto alla SS. Vergine seppero tanto bene eccitare la divozione dei fedeli verso sì potente Regina.

» Molti Sacerdoti Cooperatori Salesiani assistettero al canto dei Vespri, e la mattina del 30 l'Ill.mo e Rev.mo Mons. Can. Pennino, Vicario generale dell'Archidiocesi, celebrò la Messa della Comunione, alla quale presero parte anche in buon numero le rappresentanze delle Pie Unioni delle Figlie di Maria.

» Si conchiuse coll'inno della SS. Vergine e colla Messa solenne a piena orchestra, mentre i fedeli accorrevano a pregare dinnanzi al nuovo simulacro per lucrare l'Indulgenza concessa dal nostro Card. Arcivescovo, oltre a quella Plenaria benignamente concessa con Breve speciale del S. Padre.

» Sono stati giorni d'indicibile consolazione.... !

» Noi ci congratuliamo di cuore con i promotori di tanta solennità, e facciamo voti che si accresca sempre più il numero degli ascritti alla Pia Associazione, che le famiglie cristiane si consacrino tutte a Maria SS. e che il culto di Lei, invocata con questo bel titolo di Auxilium Christianorum, metta bene le sue radici in Palermo e si estenda rapidamente nella nostra isola, per glorificare sempre più la Madre di Dio e meritarci così il suo validissimo patrocinio. »

NUOVE CASE SALESIANE

Seminario-Convitto Tuscolano

REV.mO SIG. D. RUA,

Frascati, 14 Novembre 1896.

PER la prima volta dopo la mia partenza da Torino le scrivo per presentarle gli ossequii e darle notizie dei suoi figli della nuova Casa Salesiana di Frascati.

A Roma non potei fermarmi più che due giorni per le necessarie intelligenze col Rev.mo D. Cesare Cagliero nostro Ispettore, e quindi mi recai alla mia destinazione per preparare il necessario per gli altri confratelli. Non essendo ancora finiti i lavori di riadattamento del locale, fui ospitato per alcun tempo con generosa cortesia dal Rev.mo Mons. Antonio Antonelli Arcidiacono di questa Cattedrale, colui stesso che con perizia e solerzia non comune diresse i lavori, ed al quale si deve in buona parte se il Seminario ora può dirsi più che pulito, splendido.

Venuto di lì ad alcuni giorni l'E.mo Vescovo il Card. Serafino Vannutelli, ebbi la fortuna di presentargli i suoi ossequii ed invocare la sua protezione sui poveri Salesiani, qui venuti con null'altro che con un po' di buona volontà. L'accoglienza che ebbi da Sua Eminenza tutte le volto che dovetti recarmi presso di Lui, fu sempre quella del più amorevole dei padri : anche i confratelli erano meravigliati della squisita bontà e cortesia dell'E.mo Principe.

Appena poi il locale potè essere abitato, vi ci siamo installati alla meglio, ed intanto si provvide il necessario pel ricevimento degli alunni che quest'anno sono pochissimi, una settantina fra interni, semi-convittori ed esterni, essendosi di troppo prolungata l'apertura. Il giorno 3 del corrente si diede principio agli esami di ammissione, e nel 5 alle lezioni regolari, le quali insieme coll'assistenza tengono ben occupato il personale tutto. Oltre a questo l'uffiziatura della magnifica Chiesa del Gesù annessa al Seminario-Convitto, somministrerà il lavoro specialmente ai confratelli Sacerdoti, in modo che anche a Frascati potrà sventolare la santa bandiera del nostro buon Padre D. Bosco : Preghiera e lavoro !

Non le parlo, amatìssimo Sig. D. Rna, delle accoglienze cordialissime che abbiamo avuto dal Clero tutto, e specialmente dal Rev.mo Mons. Eugenio Mercanti Vicario generale, nè della soddisfazione dell'ottimo Arciprete Avv. Michele De Santis, che tanto s'era interessato per la nostra venuta : solo le dirò che tutti coloro, coi quali ebbi finora a parlare, si mostrano entusiasmati dei Salesiani. Speriamo che la grande aspettazione che vi è a nostro riguardo non abbia ad esser delusa. Ella, amatissimo Padre, favorisca dire al proposito all'orecchio della nostra Mamma Celeste Maria Ausiliatrice una di quelle paroline che non rimangono mai inesaudite, ed intanto benedica tutti i suoi figli di Frascati e specialmente chi se la professa

Obbedientissimo Figlio in G. C.

SAC. TOMMASo CHIAPELLO.

Genzano.

REV.mo SIG. D. RUA,

Genzano, 18 Novembre 1896.

GODO di poterle annunziare che al 1° Venerdì di questo mese -6 novembre- siamo venuti a prendere possesso della nuova Casa di Genzano. Si è dovuta ritardare fino allora per completare alcuni lavori e preparativi indispensabili che ancora rimanevano a farsi, e si è scelto un tal giorno consacrato in modo speciale alla divozione del S. Cuore di Gesù per metterci totalmente sotto la sua amorosissima protezione.

Partiti da Roma colla prima corsa del mattino, arrivammo ad Albano alle ore 9 1/4 e di lì in mezz'ora a piedi ci trovammo in Casa.

Si incominciò con una devota funzione in chiesa. Il sottoscritto celebrò la S. Messa, e tutti gli altri fecero la S. Comunione : dopo di che si recitò la coroncina d'ammenda al S. Cuore di Gesù per implorare sopra di noi la sua divina protezione in questo primo anno e negli altri che seguiranno.

L'indomani, sabato, fu ancora giorno di festa, celebrandosi da tutti l'esercizio della buona morte per ben principiare l'anno scolastico.

Fra tutti ci troviamo in casa solamente 34 individui. E piccola ancora la famigliuola, ma speriamo aumenterà colla grazia del Signore.

Domenica poi ci dedicammo quasi tutti all'Oratorio festivo. Vedesse, buon Padre, quanti giovanetti lo frequentano ! Li volli contare : alla Messa erano più di 250, al Catechismo poi superavano i 400. Metteremo presto in vigore i librettini che si usano negli Oratorii Salesiani, affine di assicurare i parenti del loro intervento. A quanto pare i Genzanesi ci tengono molto che i loro figliuoli vengano costanti all'Oratorio festivo.

Amatissimo Padre, di grazia ci mandi una sua speciale benedizione e con noi benedica pure questa cara gioventù e tutti gli ottimi benefattori dì questa Casa. Frattanto godo professarmi suo

Aff.mo Figlio in G. e M.

SAC. LUIGI VERSIGLIA.

NECROLOGIA

Benedetta Savio.

In Castelnuovo d'Asti, patria dell'indimenticabile nostro Fondatore e Padre, il 20 dello scorso ottobre, dopo breve malattia, cessava di vivere l'esimia Sig.ra Benedetta Savio. Ammiratrice delle opere del grande suo compaesano D. Bosco, seguendo l'esempio della sant'anima di Evasio Savio suo padre, non solo lo coadiuvò in quanto glielo consentivano le modiche sue entrate, ma volle ancora, sebbene in più piccola sfera, imitarne l'esempio preclaro, dedicandosi per ben 48 anni ad educare i bimbi dell'Asilo Infantile del paese. L'opera sua era da tutti stimata, ed essa veniva comunemente chiamata dai conoscenti col nome di Maestra o con quello di Mamma Benedetta. Negli ultimi anni, sempre rassegnata, non pensava che al paradiso.

La sua morte fu veramente invidiabile e quelli che l'assistevano nelle ultime ore, erano costretti ad esclamare : « Beati quelli che muoiono nel Signore! Oh! potessimo noi fare una morte simile! » I suoi funerali riuscirono una splendida dimostrazione della venerazione che godeva presso tutti. Ciascuno volle porre un fiore sulla sua tomba e pregarle con sincera affezione l'eterno riposo.

Noi la raccomandiamo alle preghiere di tutti i Cooperatori e le Cooperatrici.

La Vergine del Rosario - periodico mensile; 32 pag. in 4-copertina colorata-carta di lusso, tipi nuovi-anno decimo. - E un bel periodico che si pubblica in Roma, sotto gli auspici del S. Padre e corrisponde perfettamente alle venerate esortazioni contenute nelle Encicliche papali sul S. Rosario, tantochè Sua Santità si degnò chiamarlo eccellente periodico. Abbonamento annuo per l'Italia Lire 3, per l'estero Lire 4. Le associazioni si ricevono in tutti gli uffici postali del Regno. - In Roma alla Direzione della Vergine del Rosario, Via S. Chiara 39.

La Buona Semente. - È un periodico quindicinale, esclusivamente per il clero. Entra ora nel terzo anno di sua esistenza. Esce a Moneglia (Provincia di Genova). Contiene spiegazioni del Vangelo e del Catechismo, Atti della S. Sede, risposte delle SS. Congregazioni, disposizioni governative in materia ecclesiastica, questioni bibliche, ecc. Prezzo annuo Lire 5, estero Lire 7. Rivolgersi al Direttore Rev.mo C.co Ambrogio Grosso, Arciprete a Moneglia (Genova)

All'ultima ora ci viene comunicata la morte della Signora ANGELA PRASCA VED. LEMOYNE di Genova, madre del nostro carissimo Superiore D. Gio. Battista Lemoyne, Redattore per tanti anni del Bollettino salesiano. - Mentre la raccomandiamo alle preghiere dei nostri Cooperatori, porgiamo le più sentite condoglianze alla desolata famiglia.

INDICE DELL'ANNATA 1896.

Gennaio.

Lettera del Sac. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane    pag.   1 Avvisi . . 6 Per la Conferenza di S. Francesco di Sales . ivi Particolari del disastro ferroviario, di cui fu vittima Mons. Lasagna   8 Morte di D. Michele Unia, l'Apostolo deil lebbrosi di Agua de Dios    14 Dall'Estero:-Una nuova Casa d'educazione nella Spagna  . . .   .   . .   20 Notizie delle Missioni: - Terra del fuoco : La seconda visita di Mons. Fagnano e l'andata delle

Suore di M. A. alla Candelara    21

Azione Salesiana    22

Grazie di Maria Ausiliatrice    24

Oratorii Festivi    25

Notizie varie    26

Bibliografia    27

Febbraio.

Perchè dobbiamo prenderci cura della gioventt   29 I Congressi Cattolici e gli Ospizi Salesiani . . 31 Pietosi suffragi per le anime di Mons. Lasagna e compagni periti nel Brasile    32 La Patria a Don Michele Unia 36 Dall'Estero: - Alle Scuole Italiane di Marsiglia (Francia)   . . . .   .   . .   ivi Notizie delle Missioni: - Terra del Fuoco: Dalla missione della Candelara. - Argentina: Pro.

essi dei Salesiani al Rosario. - Brasile: Dopo riapertura del Collegio di Nichteroy. -

Chill: Una visita alle Scuole di Concezione.

-Perù: Una proposta al Senato ed una nuova cappella    37

Grazie di Maria Ausiliatrice    45

Oratorii Festivi    47

Ai giovanetti    48

Necrologia    49

Notizie varie    50

Bibliografia    51

Cooperatori defunti    54

Marzo.

Avviso importante . .. . . 57 Un errore da evitarsi nell'educazione dei figli . ivi Mons. Basilio Loto . . 60 Dall'Estero: - Omaggio a D. Bosco. - Altra fondazione salesiana. - Un consolante avvenimento nella Spagna   . . .   pag.   63 Notizie delle Missioni: - Patagonia Centrale:

Mons. Cagliero al Chubut e sua relazione intorno a questo paese    64

Grazie di Maria Ausiliatrice    68 Azione Salesiana 70 Pietosi suffragi per le anime di Mone. Lasagna e compagni periti nel Brasile    76

Oratorii Festivi    ?7

Ai giovanetti    78

Fatti edificanti    ivi Necrologia . . . . 79 Preziosi documenti pel Manuale Biblico . . . . 80

Notizie varie    ivi

Cooperatori defunti    83

Aprile.

Il Mese di Maria Ausiliatrice    85

Incominciamo dall'infanzia    86

Scuole di Religione   87 I lebbrosi di Agua do Dios a D. Michele Unia 88 Un'importante scoperta a favore dei lebbrosi . 90 Solenne benédizioue della pietra fondamentale d'una nuova Chiesa in Chieri   91 Notizie delle Missioni: - Equatore: Nel Vicariato di Mendez e Gualaquiza. - Messico: Da Torino a quella capitale    92 Grazie di Maria Ausiliatrice 99

Suor Teresa Rinaldi    102

Azione Salesiana    103

Ai giovanetti   104

Necrologia    105

Notizie varie    106

Bibliografia    107

Cooperatori defunti    1Q9

Maggio.

Viva Maria SS. Ausiliatrice !    113 Alle Madri Cristiane . . 115 Novena e Festa di Maria Ausiliatrice , 116 Appello alle benemerite Signore Cooperatrici . 117 Nuova Chiesa ed Ospizio Salesiano in Novara ivi Adunanza Salesiana Ligure . . 120 Notizie delle Missioni: - Patagonia Settentrionale: Per la Pampa e sulle Cordigliere. -

Brasile: Nella Missione del Matto Grosso. -

Messico: Una visita alla Casa di Puebla   . 321

La Repubblica del Paraguay in memoria di Mons. Lasagna    pag. 128

Grazie di Maria SS. Ausiliatrice ,    129 Dai Collegi 132 Azione Salesiana 133 Oratorii Festivi 134

Ai giovanetti    136

Notizie varie    137

Il Piccolo Clero    ivi

Bibliografia    138

Cooperatori defunti    139

Giugno.

Viva il Sacro Cuore di Gesù . . 141 La solennità di Maria Ausiliatrice in Torino 143 In Sicilia 145 Notizie delle Missioni : - Colombia: Una nuova Missione Salesiana poi selvaggi nei Piani di S. Martin. - Bolivia: I primi Salesiani alla volta di questa Repubblica. - Terra del Fuoco• - Messico    145

Grazie di Maria SS. Ausiliatrice    159

Oratorii Festivi    162

Dai Collegi    ivi

Ai giovanotti    163

Necrologia    164

Notizie varie    165

Cooperatori defunti     167

Luglio.

L'autorità d'illustri Maestri in argomento di capitale importanza . . . . 169 Nel Giubileo Eucaristico di Leone XIII . . . 171 L'Em. Cardinal Parocchi ai Salesiani ivi Un nuovo Breve del S. Padre Leone XIII a favore dell'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice . . . . 172 Figliale Omaggio a D. Bosco e a D. Rua . . 174 Dimostrazione di riconoscenza al Cav. Dott. G. Albertotti   176 Dall'Estero: - Trionfo di Maria Ausiliatrice nel Portogallo   ivi Notizie delle Missioni: - Brasile: Il Missionario Salesiano all'assistenza degli infetti di febbre alla sull'incrociatore italiano Lombardia. -

Vatagonia : Una Missione nel contro della Pampa. - Bolivia : La prima fondazione salesiana alla Paz   177 Esercizi Spirituali per Maestre, Cooperatrici Salesiane ed altre pie Signore . . . . 185 Slancio d'amore verso Maria Ausiliatrice . . ivi Grazie di Maria SS Ausiliatrice    190

Ai giovanotti    193

Oratorii festivi    ivi

Dai Collegi    194

Notizie varie    195

Agosto.

I libri di testo per le Scuole Elementari, Ginnasiali e Liceali    197 Forza della buona educazione . 198 Roma: - Altra prova d'affetto verso i Salesiani 199 A Leone XIII nel giorno suo onomastico 200 Collegi Salesiani ed Educatorii delle Figlie di Maria Ausiliatrice    201 Gli Antichi Allievi di D. Bosco . . , 202 Posizione della prima pietra d'una Chiesa e Casa Salesiana a Caserta . . . . ivi Benedizione della Casa di Genzauo . 204 Dall'Estero: - L'apostolato delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Africa   . . . 205 Notizie delle Missioni : - Colombia: Una nuova simpatica istituzione. - Bolivia: Da la Paz a Challapata. - Patagonia Centrale: Una visita ai Tehuelches    206 Grazie di Maria SS. Ausiliatrice . . , 215

Ai giovanetti    218

Oratorii festivi    219

Necrologia    221

Notizie varie   •    ivi Bibliografia . 222

Cooperatori defunti   223

Settembre.

Tristi effetti della cattiva educazione   pag. 22Roma: - I giovanetti Argentini al Santo Padre 229

Il XV Congresso Eucaristico ad Orvieto ed il celebre miracolo di Bolsena   . .   227 Notizi edelle Missioni: -Equatore: Conversione del Sommo Sacerdote degli Jivaros di Gualaquiza a 110 anni. - Bolivia: Da Challapata alla capitale Sucre e la seconda fondazione salesiana. - California: Da Messico a S. Francisco. - Patagonia Centrale : Una visita agli Indii del Chubut    228

Grazie di Maria Ausiliatrice    242

Ai giovanetti    245

Oratorii festivi    248

Notizie varie    249

Bibliografia    251

Ottobre.

All'erta   . .   . . . .   253 Enciclica sul S. Rosario.

L'insegnamento religioso nelle Scuole . .   257 Un'altra gravissima disgrazia nelle Missioni . 259

Il Congresso Eucaristico di Orvieto . . . 262 I Salesiani nelle memorande feste di Ivrea . . 265 Notizie delle Missioni : - La prima fondazione salesiana nel Paraguay. - Dalla California a San Salvador. - Mons. Costamagna di ritorno all'Argentina    267

Grazie di Maria Ausiliatrice    - 274

Ai giovanetti    276

Azione Salesiana    ivi

Necrologia    278

Notizie varie    ivi

Cooperatori defunti    279

Novembre.

La nostra edizione in lingua polacca   . . 281 Casa Ospitaliera presso il santuario di Maria Ausiliatrice    ivi

Partenza di nuovi Missionari    282

I fedeli defunti    ivi

I Cooperatori di D. Bosco    284 Da Roma: - Gara Catechistica ivi Il Il Congresso dei Direttori Diocesani dei nostri Cooperatori .   .   285 Notizie delle Missioni : - Aumento di Cristiani all'Isola Dawson (Terra del Fuoco). - Una visita agli Indii del Chubut (Patagonia Centrale). - Mons. Costamagna di ritorno all'Argentina    288

Grazie di Maria Ausiliatrice    297

Ai giovanetti   . .   .    300

Echi del Congresso di Orvieto    301

Nuove Case Salesiane    ivi La Sede Titolare di Colonia conferita a Mons. Costamagna    303

Notizie varie    ivi

Bibliografia    305

Cooperatori defunti    307

Dicembre.

Augurii e felicitazioni    309 Solenne Giubileo dell'Oratorio di S. Franceseo di Sales in Torino . . 310 Il campo d'azione dei Cooperatori Salesiani 314 Dall'Estero: - Un pensiero all'Opera della S. Famiglia in Betlemme (Terra Santa). - Un Oratorio festivo ed una nuova Parrocchia a Tunisi (Africa) . . .   . .   .   315 Notizie delle Missioni: - Terra del Fuoco: Consolazioni frammiste a pene. - Patagonia Settentrionale : Il Territorio della Pampa Centrale e la sua prima meraviglia. - Da S. Salvador a Nicaragua. - Varie    316

Azione Salesiana    328

Grazie di Maria Ausiliatrice    329

Ai giovanetti   .   . . 331 I Cooperatori di Palermo a Maria Ausiliatrice . 832

Nuove Case Salesiane    333 Necrologia . . . . . . . ivi Indice dell'annata