BS 1900s|1901|Bollettino Salesiano Gennaio 1901

BOLLETTINO SALESIANO

ANNO XXV - N. 1.   Esce una volta al mese.   GENNAIO 1901-

SOMMARIO - TEsto A. Gesù Redentore e Re . . pag. 1 La benedizione dei Sante Padre al Bollettino . . . » 2 Lettera del Rev. D. Michele Rua ai Cooperatori 3 Il Rappresentante del Successore di D. Bosco in America » 9 MISSIONI: - PATAGONIA MERIDIONALE: Due mesi di Missione per la campagna . . . . 15 Solennità e Conferenza di S. Francesco di Sales . . . » 17 Per gli Italiani emigrati a Zurigo . » 18 Le Letture Amene ed Educative benedetto dal S. Padre > 23 Omaggio mondiale dei bambini al Redentore . . . . » 34

Grazie di Maria Ausiliatrice . . pag. 25 Il 25 anniversario delle nostre Missioni a Torino . » 27 NOTIZIE VARIE: Un nuovo Oratorio a Montemagno- L'Ambasciatore d'Italia a Parigi e i Salesiani - Il Collegio d'Orvieto dal S. Padre . . .

Rivista Bibliografica    » 29

Cooperatori defunti . .   . . » 30 ILLUSTRAZIONI: Panorama e rada di Rio do Janeiro, pag. 14 -

Gesù benedicente i fanciulli del Vogel, 24 -Veduta di Montemagno, 28.

GESU' REDENTORE E RE

DIO DI Dio, LUCE, VITA E SIGNORE DE' SECOLI SI UMILIA RIVERENTE E GRATA IN QUESTO NUOVO ORDINE DI TEMPI TRA IL GRIDO FESTOSO DEI POPOLI DELLA TERRA

LA FAMIGLIA SALESIANA A Lui

COL BALSAMO PROFUMATO DEGLI INCENSI GLI OMAGGI, I VOTI, LE PREGHIERE DEI NOSTRI CUORI CON GLI OSANNA PER LE PACIFICHE CONQUISTE

Lui

GLORIA ETERNA E PLAUSI PER LE FORTUNATE VITTORIE SULL'INFERNO RIPORTATE CHE ORA DALLE NEVOSE CIME: DE' NOSTRI MONTI ARRA FORTUNATA DI PROSSIMI TRIONFI CI CONSOLA E CI SORRIDE RIPETIAMO ANIMOSI LA NOSTRA FEDE AL GRIDO DEL NOVELLO PIETRO CHE COME L'ANGELO DI BETLEMME RIDICE, CONFERMA ED ASSICURA NEL SUO NOME IMMORTALE AI TRAVAGLIATI POPOLI LA DA TANT'ANNI SOSPIRATA PACE.

La Benedizione del S. Padre AL BOLLETTINO SALESIANO

LETTERA DEL R.m° DON MICHELE RUA Ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane

Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,

L'ANNO teste passato, ultimo del secolo xix, non ostante il turbamento del mondo, vide molte cose consolanti il cuore cristiano. Poichè tra gli inni di gloria che da ogni parte s'innalzarono al Divin Salvatore , e lo splendore della Croce e delle statue del Redentore e di Maria collocate sulle cime dei monti, quasi ringraziamento a Gesù che millenovecento anni fa discendeva Re pacifico ad impadronirsi della genti e condurle alla Redenzione, anche i Salesiani hanno potuto compiere con l'aiuto di Dio e con la vostra cooperazione opere non indifferenti alla sua maggior gloria ed alla salute delle anime. Perciò in questi primi momenti del nuovo secolo, come eco della voce di D. Bosco che a voi riferiva il merito di quelle strepitose conquiste a cui poneva la mano, desidero di farvi sentire la mia parola, espressione di riconoscenza schietta ed affettuosa.

Facendo tacere ogni altro sentimento, devo rivolgervi due principali pensieri ; il primo sia uno sguardo a quanto si fece nel passato anno , ed il secondo su quello che per mezzo della divina Provvidenza sarebbe a farsi nell'anno che viene.

Il Giubileo Maggiore ed i Giubilei della nostra Pia Società.

Nell'anno trascorso, l'Anno Santo, e che sarà famoso per i numerosi pellegrinaggi alla Città Eterna, abbiamo avuto anche noi molte ragioni per consolarci. Se infinite erano le pie turbe che accorrevano a Roma per guadagnare la Santa Indulgenza, e così riempivano di santa consolazione il gran cuore del Papa Leone XIII, non potevamo essere indifferenti nel vedere, come molti e molti andavano a visitare il nostro Santuario del Sacro Cuore. E quella vasta Chiesa era quasi continuamente gremita di pellegrini e specialmente di nostri Cooperatori. Questo concorso che sapeva di prodigioso consolava immensamente il mio cuore, perchè vedeva che essi si davano premura di andar a vedere l'opera delle loro mani e della loro divozione al Cuor di Gesù. Io credo che anche il nostro buon Padre dal cielo avrà veduto con gioia quella vostra pietà, e si sarà fatto valido intercessore a vostro benefizio. Mise il colmo alla nostra pia e santa esultanza la presenza quasi continua di Vescovi e specialmente di quelli che venivano dalle lontane Americhe.

I miei figli di Roma avevano ricevuto in questa occasione incarico di fare, nella ristrettezza delle loro forze, l'uffizio di ospiti generosi a quanti colà giungevano, e sebbene sollecita ne sia stata la loro cura ed attenzione, temendo che non abbiano potuto soddisfare a tutte le esigenze e compiere quanto il loro cuore suggeriva, chiedo un benevolo compatimento per me e per loro.

Ma con l'Anno Santo di tutta la cristianità giungeva pure il piccolo Giubileo per le nostre Missioni di America. Nel mese di novembre testè passato, si compivano i venticinque anni, dacchè benedetti nel nostro Santuario di Maria Ausiliatrice dal buon Padre D.Bosco erano partiti i primi Missionari salesiani per la Repubblica Argentina. Quanti meravigliosi avvenimenti, si ha da esclamare, mercè la divina Provvidenza! Si prepararono colà grandiose manifestazioni, di gioia e di riconoscenza a Dio con una .Esposizione speciale di lavori fatti in quei varii Collegi di Arti e Mestieri. E quasi compendio di ciò che si era già potuto fare ebbero luogo Conferenze, Accademie, e specialmente un Congresso di Cooperatori Salesiani. Era una eco del primo Congresso tenuto a Bologna nel 1895 per i Cooperatori dell'antico continente, ed eseguito con pari slancio ed affetto particolare.

Furono presenti Mons. Espinosa, il fortunato e valoroso compagno e guida a Mons. Costamagna nelle missioni della Patagonia, ed ora Arcivescovo di Buenos-Ayres, varii Vescovi delle Repubbliche Sud-Americane, ed i nostri due Vescovi, Mons. Cagliero e Mons. Costamagna con Mons. Giuseppe Fagnano Prefetto Apostolico della Patagonia Meridionale e Terra del Fuoco. Devo dire con la massima riconoscenza che vi presero parte molti insigni personaggi del laicato, e gran numero di Cooperatori di ogni sesso e condizione, come spero, fra breve, informarvi per . mezzo del Bollettino Salesiano.

Per tal motivo possiamo ripetere che questa riunione in novello Congresso, fatta all'altra parte del mondo, fu ed è la più solenne e profittevole corona dei benefizi che Dio Consolatore ha voluto serbare all'umile nostra Società. Devo poi soggiungere, che una fra le più soavi decisioni fu quella di elevare in Buenos Aires un grande Santuario al Sacro Cuore di Gesù, come ringraziamento a Dio del prospero dilatarsi dei Missionari Salesiani. Tale proposta piacque tanto, e fu accolta con sì grande entusiasmo, dall'Arcivescovo di Buenos Aires e da tutti i Congressisti, che si volle subito raccogliere un fondo di offerte. I Vescovi colà raccolti prima di separarsi vollero benedire la pietra fondamentale. Funzione solennissima, e forse mai prima veduta, perchè accompagnata dalla Benedizione particolare del Santo Padre ed assistita dal Presidente della Repubblica il Generale Roca. Questo Santuario è l'omaggio a Gesù Redentore e a Maria Ausiliatrice, offerto a S. S. Leone XIII dai Cooperaratori Salesiani dell'Argentina.

Nella medesima occasione che i nostri Missionari partivano per l'America, il Signore ci volle consolare coll'introdurci in Francia. Era questa la prima ricompensa che Dio riserbava al venerato Don Bosco per i gravi sacrifizi che aveva fatti per quelle Missioni. È vero, e nessuno più di noi lo sente nel più profondo del cuore, che il tutto si deve a Dio; tuttavia ci deve consolare che Egli ci abbia voluto prendere per suoi umili strumenti per il bene che così si è potuto riversare a favore di tanta povera gioventù. Poichè da Nizza marittima, si è presto dilatata a Marsiglia, e poi in tante altre parti della Francia.

Fondazioni ed ampliazioni compiute nel 1900.

Era mia intenzione , che quest'anno fosse vero Giubileo anche per noi, cioè riposo, non aprendo nuove Case. Ed a questo fine ho dovuto fare violenza al mio cuore per mantenere il fatto proponimento. Tuttavia si dovettero fare delle eccezioni. Alcune Case si era promesso di aprirle nell'anno 1899, e poi per varie circostanze si dovette differire a questo anno. Così per es., in Italia si aperse il Collegio di Alvito in provincia di Caserta, che, preparato parecchi anni prima, era stato fissato per l'anno scorso. Vicino a Roma, nella piccola terra di Artena, si assunsero le scuole comunali e si aperse un Oratorio Festivo, per soddisfare le vive istanze di Eminentissimi. personaggi che ci erano state fatte fin dal 1892. A Spezia abbiamo potuto condurre quasi al termine una Chiesa dedicata a Maria SS. della Neve, a benefizio di quella nostra Casa, ma specialmente della numerosa popolazione, cresciuta in pochi anni a dismisura e senza il conforto della Casa di Dio. E speriamo che nel corso dell'anno 1901 essa sarà aperta al pubblico e solennemente consacrata.

Dalla parte opposta della riviera ligure, cioè a Savona, dove già da molti anni abbiamo un Oratorio Festivo, si faceva sentire il. bisogno di un modesto Pensionato Cattolico per tanti studenti che colà vengono a fare i loro corsi. Ed in breve tempo si mise mano ad una proporzionata costruzione che già si è inaugurata. Ai Cooperatori e Cooperatrici Savonesi mi sento in dovere di rendere di nuovo pubblici ringraziamenti assicurandoli che loro non mancheranno le nostre preghiere perchè il Signore li prosperi nei loro commerci e li consoli nella educazione della loro famiglia.

A Chioggia si era già incominciato l'anno 1899 un Oratorio Festivo con Ospizio e scuole. In quest'anno si lavorò assai per consolidarlo e renderlo capace di un più gran numero di giovani.

Ad Ancona, dove nel 1899 s'era posta la prima pietra per un cospicuo Oratorio Festivo, di cui tanto abbisogna la parte bassa della città verso la stazione ferroviaria tutta gremita di nuove abitazioni e senza chiesa, si continuarono i lavori per tutto l'anno, e si spera che l'Oratorio tanto sospirato potrà aprirsi fra breve a conforto di tutti i buoni anconitani.

Per la generosità di una famiglia, degna di ogni encomio, si cominciò pure a Corigliano d'Otranto un'opera che sarà di molta utilità per tutta quella regione, trattandosi di una Colonia Agricola.

Secondando i desiderii del compianto e fervente cattolico Cav. Domenico figlio al Generale Rossi, già institutore dei Principi Umberto ed Amedeo di Savoia, si assunse la direzione dell'Oratorio Festivo a Buttigliera d'Asti, da lui medesimo incominciato colla zelante cooperazione del molto Rev. D. Serafino. Così si continua a produrre il bene ideato dal suo benemerito fondatore.

Nel Belgio si dovette cedere alle istanze dello zelante Vescovo di Liegi, aprendo una Casa a Verviers, che pure doveva essere aperta l'anno scorso.

Nella Spagna si diede principio ad un Orfanotrofio poco lontano da Santander, dove eravamo attesi da parecchi anni, per assistere i poveri fanciulli fatti orfani dal grande scoppio di dinamite che tanto desolò quella città.

In America vi fu eziandio qualche nuova fondazione, come verremo esponendo in seguito. Come si vede, si è tenuto fermo per quanto si è potuto nell'astenerci da nuove fondazioni. Era una imperiosa necessità per poter sostenere le Case già fondate, di cui gran parte scarseggiavano di personale.

Tra le Suore di Maria Ausiliatrice.

Anche le Figlie di Maria Ausiliatrice furono chiamate ad aprire Educandati, Scuole, Asili Infantili, ed Oratori Festivi. E per cominciare, dirò che ad Alì Marina in Sicilia si mancava di una chiesa grande, essendosi resa troppo piccola ed affatto insufficiente quella dell'Istituto.

Mediante la munificenza di una insigne Benefattrice si cominciarono i lavori e si proseguirono con tanta alacrità che si spera quandochesia, che si potrà aprire al pubblico. Faccia il buon Dio che i tanti voti siano presto coronati da felice esito, e ché presto si possano cantare le sue lodi presso quegli altari consacrati.

Nel continente si pose mano alla costruzione di un nuovo edifizio a Crusinallo, nella provincia di Novara, industriosissimo borgo sulla linea d'accesso al Sempione. Le nostre Suore già da parecchi anni vi stavano in casa d'affitto e molto a disagio. Quest'anno, per opera dei Cooperatori e specialmente del parroco assai zelante del bene della sua popolazione, si cominciò a lavorare in terreno proprio con l'intenzione di provvedere un Oratorio Festivo, con Scuole ed un Asilo infantile. E questa pietosa opera sarà un vero rimedio per quella gioventù che va a lavorare nelle nuove fabbriche onde è ricca quella valle con pericolo della educazione morale e religiosa.

In Francia si aprì una nuova Casa di Maria Ausiliatrice a Fouquières poco lungi dal Passo di Calais.

Ogni anno poi nuovi drappelli partono per l'America, dove vanno a dividere il lavoro con le molte altre sorelle che già da tempo spargono ovunque l'olezzo delle loro virtù e della loro abnegazione. È vero che anche laggiù nel nuovo mondo non mancano le vocazioni religiose, ed in molti luoghi sopperiscono al gran bisogno, ma il continuo moltiplicarsi delle Case e delle Missioni rende necessario quell'aiuto che non cessa mai di mandare l'Europa.

In Patagonia, rimesso il coraggio smarrito per lo spavento della terribile inondazione del 1899, subito si tornò all'opera sia per le costruzioni materiali, sia per la riedificazione morale di quei poveri indi, e di quella gente che viene colà per cercare i mezzi di sussistenza.

Nelle Pampas si aperse un nuovo Ospizio nella città detta General Acha, che forma la Capitale delle Pampas Patagoniche. Non è a dire quanto queste notizie pervenute ultimamente ci consolarono per il gran bene che si va facendo. Ma ciò che mi riempie di piacere sì è il pensare che se si possono mandar avanti queste opere di beneficenza e di religione, io devo dire grazie a voi, o benemeriti Cooperatori e zelanti Cooperatrici, che non tralasciate mai di venire in mio soccorso ogni qualvolta faccio ricorso umile e fervoroso alla vostra carità.

Opere compiute nelle nostre Missioni.

Furono queste il primo ed ultimo pensiero di D. Bosco, e tale dev'essere di colui che egli volle fosse destinato a raccoglierne l'eredità. Ho quindi, sempre là il cuore e la mente, prendendo parte alle gioie ed alle pene, esortando, favorendo ed aiutando in ogni possibile maniera. Sa Dio come ebbi a penare per i travagli. de' miei carissimi Missionari di Quito, quando furono bandeggiati da quella Repubblica! Ora ho la consolazione di dirvi che essi poterono di nuovo penetrarvi, col permesso di quelle autorità, e riaprirono le Case che si erano dovute chiudere. Solo la Casa di perfezionamento in Sangolquì non si potè ancora ripristinare perchè vi manca tuttavia il personale, che fu tosto impiegato per altri siti. Poco alla volta si spera che le cose saranno ristabilite come un tempo e col medesimo vantaggio per la gioventù.

Venendo al Perù, nella patria di santa Rosa di Lima, vi devo dire che nella città di Arequipa si sta innalzando un gran Santuario a Maria Ausiliatrice. Si lavora già da due anni, e si spera che presto sarà condotto a termine. E sapete perchè ? Quando i nostri Missionari di Quito si trovarono cacciati in mezzo alle foreste, e già disperavano della vita, fecero promessa che se fossero mai arrivati a salvamento, avrebbero fatta una Chiesa in quella terra, dove avessero potuto riparare in segno di ringraziamento. Ricordo come il buono e valoroso D. Luigi Calcagno me ne domandava il consenso. E poteva io negarlo? La grazia era ottenuta, ed in mezzo a mille pericoli e disagi ; questo Santuario ricorderà ai posteri la materna bontà di Maria verso i poveri Salesiani esuli dall'Equatore, che essi consideravano come loro seconda patria.

Anche a La-Serena nel Chilì da molto tempo erasi promessa una Casa e finalmente in quest'anno si potè aprire. Colà con le scuole elementari vanno unite quelle di arti e mestieri. Nella Patagonia Meridionale e nella Terra del Fuoco le Missioni che furono tanto tribolate in varie maniere negli anni antecedenti, van via migliorando, e danno una certa fiducia di un più lieto avvenire.

A chi ci accompagna con amore, confrontando i nomi con le Carte Geografiche più recenti, annunzio, che nell'estremità orientale del continente Americano, a Gallegos, si riaperse una nuova Missione, e si potè dare un po' più di incremento a quelle della Candelara ed a quella di Porvenir, entrambe nell'isola grande della Terra del Fuoco. Queste Missioni, che rallegravano il cuore di D. Bosco negli ultimi anni di sua vita, sono povere assai, e non sussistono che per la carità dei nostri benevoli Cooperatori. È difficile trovare al mondo una Missione che sia più bisognosa e che domandi. maggiormente i nostri soccorsi.

Nelle Isole Malvine la Missione potè fare in quest'anno notabile progresso. Una nuova Chiesa e scuole nuove molto più ampie furono inaugurate per accogliere il numero ognor crescente di fedeli e di allievi. Con la vostra generosità si è potuto arrestare il funesto progredire delle missioni protestanti, e togliere molti altri dalle loro scuole. .

Alla Plata, la capitale della Provincia di Buenos Aires, v'era già una Casa con cappella interna, e si sentiva la necessità d'una Chiesa pubblica; confidando nella Divina Provvidenza, visi eresse una Chiesa Maria Ausiliatrice, che non mancherà di spargere copiose benedizioni sopra quelle popolazioni. Le lettere che mi giungono di là son piene di ringraziamenti, specialmente perchè così si può provvedere ai numerosi nostri emigranti, che giunti colà non mancheranno più d'aiuto ne' bisogni spirituali, non dimenticheranno più gl'insegnamenti cristiani. Con questo medesimo pensiero si cominciò a fare alla, Ensenada, terra poco distante da Buenos Aires, un Oratorio Festivo per i molti giovanetti quasi tutti italiani. Fu dietro le vive premure di quello zelantissimo Arcivescovo, Mons. Espinosa, che si fondò quest'opera nuova, con l'intenzione di mettervi scuole maschili e femminili, ed un Ospizio per accogliervi come interni i giovani più bisognosi.

Chiamo poi tutti voi, o benemeriti Cooperatori d'Europa, ad unirvi con me, per ringraziare in questa fausta occasione, quelli di Buenos Aires e terre vicine, per l'aiuto che ci diedero nel fondare, far crescere e dilatare la Casa per arti e mestieri di Bernal, piccola cittadina quasi sulle porte di Buenos Aires. Ciò che per noi è S. Benigno, cioè Casa ove si hanno a formare i nostri Capi d'Arte assistenti e maestri, è, nell'America del Sud, questa Casa. Si cominciò dal poco, e poi crebbe in tali proporzioni da far vedere l'intervento della mano di Dio. Si andarono ampliando i locali, si provvidero macchine di ogni genere e convenienti al progresso delle nuove industrie, e si spera che quando che sia, quelle nostre Case potranno bastare a se stesse. Una parte di questi ringraziamenti è pure dovuta a varii Cooperatori d'Europa che vollero in modo particolare mandarmi delle offerte per questo scopo.

Traversato il Rio della Plata, vedo con piacere il Paraguay, terra un dì visitata dallo zelo apostolico del compianto nostro Mons. Lasagna. Egli aveva già pensato di mettere una Casa a Villa Concepcion, e moriva senza vedere coronati i suoi vivi desiderii. Ma nell'anno 1899 si potè destinare a questa Missione una parte dei Salesiani partiti dal Santuario di Maria Ausiliatrice , e l'anno scorso , superate felicemente tutte le difficoltà, si potè effettuarne la fondazione. Ora salendo in sin verso il Matto Grosso, vediamo che quelle nostre Missioni furono assai benedette dal Signore. E dirò di buon grado come quel Vescovo, per mancanza assoluta di clero indigeno, abbia affidato ai Salesiani la cura di varie popolazioni, che vengono visitate tratto tratto dai nostri Missionarii, non avendo colà neppur noi un personale sufficiente per fissarvi. regolarmente dei Parroci.

Nella città di Bahia, nel Brasile, fu fondata una piccola Casa per arti e mestieri, che speriamo diverrà grande con l'opera e col consiglio di generosi Salesiani e Cooperatori di quello Stato così importante. Io nutro fiducia che il loro zelo e la costante benevolenza a favore della gioventù non verrà meno, e che fra breve quella Casa non avrà più nulla da invidiare a quelle di questo genere che abbiamo nel Brasile.

Terminando il lungo viaggio intorno all'America, mi fermo volentìeri a Nuova Yorch negli Stati Uniti. Molte volte e per molti anni quel buon Arcivescovo invitava i poveri figli di D. Bosco in quella vastissima città, dove vivevano più di duecento mila italiani senza istruzione religiosa. Già D. Bosco ne era stato pregato, e solo per la mancanza assoluta di personale si era dovuto rispondere chiedendo tempo: ora da due anni ci siamo e, grazie a Dio, sempre con maggior incremento dell'opera nostra. Nello scorso anno una nuova cappella per gl'Italiani venne colà affidata alle cure de' nostri Confratelli.

Venendo nell'Africa, comincierò a dirvi che la casa di Tunisi, a noi data fin dall'anno 1894, fece assai progresso. La parrochia del Santo Rosario non bastava più al bisogno, e si pensò di ingrandirla. Confidando in Maria Santissima si diede subito mano all'opera: Ci giova sperare che fra breve saranno finiti i lavori, e la nuova Chiesa molto più ampia e più decorosa verrà aperta al pubblico. Per tale opera si dovette trasportare provvisoriamente a La Marsa, nell' Istituto Perret, l'Orfanotrofio che era annesso alla Parrocchia. Pare che la Provvidenza voglia preparare per quei poveri orfani altro nido più ampio e più comodo nella stessa Tunisi dove lo scorso novembre si pose la prima pietra di un altro Orfanotrofio. Anche ad Orano dopo grave burrasca il nuovo anno scolastico si aprì con lusinghiere speranze : ma ahi ! quanto l'Orfanotrofio di Oran-Eckmühl ha ancor bisogno di soccorsi dei Cooperatori per rimarginare i gravi danni ch'ebbe a soffrire !

Opere proposte per il nuovo anno.

Molte cose vorrei raccomandare alla vostra carità così grande sempre per i figli di D. Bosco, ma mi devo limitare alle sole più necessarie. In primo luogo misi presentono i cari lebbrosi della Colombia. Voi sapete dai pubblici giornali e dal Bollettino come questo infelice paese sia tormentato dalla rivoluzione. Mentre vi raccomando che preghiamo perchè presto l'Angelo della pace faccia sentire i suoi benefizi, e torni a rifiorire il commercio, rinascere la pubblica provvidenza, mi sanguina il cuore a sentire come colà si manca di pane. Ed anche i miei Missionari vanno soggetti a mille privazioni, per provvedere il necessario a quegli infelici. Occorrono quindi aiuti straordinarii per raddolcire un poco quelle pene che sono anche straordinarie. Il nostro buon sacerdote Evasio Rabagliati Superiore di quelle Missioni, coadiuvato dal Vescovo di Soccorro, nella cui. Diocesi trovasi il Lazzaretto di Contratacion, fa quanto sa e quanto può, ma pur sempre meno di quanto esige quell'immenso bisogno.

Alla Terra del Fuoco e nel Matto Grosso si versa in grave necessità, e senza un va lido aiuto, il bene di quelle Missioni è di molto diminuito. È quindi da augurarsi, che il buon Dio, come ne Lo preghiamo sovente di cuore, volga il suo occhio pietoso verso quelle terre e susciti qualche potente benefattore, onde esse ricevano un nuovo e visibile incremento.

Ma alcune Case, più vicine a noi, anzi appartenenti a questa Casa principale, come sono quelle di S. Benigno, di Foglizzo, di Ivrea e di Valsalice e questo Oratorio specialmente donde vi scrivo, si trovano in non credibile bisogno. Da loro escono, in massima parte, i Missionari, i nostri maestri e capi d'arte, e le spese per la loro manutenzione sono assai gravi. Ora nella speranza di provveder loro un qualche durevole soccorso, ho pensato ad una opera che sarà come una continuazione dell'Omaggio Internazionale, ed avrà sua sede principale colà appunto in Valsalice presso la tomba del venerato nostro Padre e Fondatore. Ma di ciò mi riservo di parlarvene nel Bollettino medesimo nel corso di questo anno.

Ora sono alla fine, e domando a tutti voi umile compatimento se fui tanto prolisso. Se guardassi al desiderio che ho di trattenermi con voi, palesarvi diffusamente tutti i miei sentimenti , per riceverne il vostro consiglio ed approvazione, richiamarne il vostro aiuto per le opere che la Divina Provvidenza vuol affidare ai poveri vostri Salesiani, sento che non finirei così presto.

Non posso però ristarmi dal ricordarvi qui nel finire, mentre il cuore è agitato da varii e più forti pensieri, come nella notte ultima dell'anno, in cui per concessione Pontificia si potè celebrare la santa Messa ed i fedeli fare la S. Comunione, .la nostra Pia Società siasi consacrata solennemente al Sacro Cuore di Gesù. Anche voi, rispondendo all'invito inserito nel passato Bollettino, vi sarete uniti in un solo pensiero, in un solo affetto, in quella notte santissima e beata, con me, che consacrai al Sacro Cuore l'intiera Unione dei nostri Cooperatori. Voglia questo medesimo Divin Cuore aprirvi i suoi tesori di grazie e benedizioni. Vi benedica nei vostri interessi spirituali, ne' vostri interessi materiali, e porti la sua pace e li suoi più eletti favori nelle vostre famiglie per tutto il tratto che Dio vi accorderà di vivere nel nuovo secolo e ci conceda a tutti di sempre tenerci preparati alla sua divina chiamata.

Se ogni giorno è, come dice S. Bernardo, semen aeternitatis, quanti frutti salutari noi potremo raccogliere nel corso di un anno e di più amni, spesi alla gloria di Dio, al sostegno della sua santa causa, ed alla salute dei nostri fratelli ! E D. Bosco dal cielo ottenga a noi e a tutti voi, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, di tenere sempre accese le nostre lampade, stretti i fianchi con opere di santità e di virtù, affinchè possa ciascuno sentir ripetere dal Re de' secoli: Coraggio, o servo fedele, tu che hai provveduto a me povero, vesti, pane, tetto, istruzione, ricovero, vieni a goderti il frutto di tante opere buone, nella beata eternità.

Raccomando pure a tutti voi, alla carità delle vostre preghiere me stesso, che ho il piacere di sottoscrivermi con rispetto e stima

Di voi, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,

Oratorio di S. Francesco di Sales, Torino, 1 gennaio 1901.

Obbligatissimo Servitore

Sac. MICHELE RUA.

IL BOLLETTINO SALESIANO per festeggiare il suo 25° anno di vita, esce con questo numero vestito a nuovo e, per quanto lo permettono le strettezze finanziarie, anche migliorato, nella carta e nelle illustrazioni.

È bene ricordare che il nostro BOLLETTINO viene mandato gratuitamente ai Cooperatori Salesiani, e che perciò non ha tassa alcuna d'abbonamento. Tuttavia chi non vorrà cooperare concorrendo almeno per le spese di carta, stampa e spese postali, offerendo annualmente lire tre? Noi supplichiamo i nostri lettori a volerci venire in aiuto con sì tenne offerta perché le spese cui andiamo incontro sono ingenti.

La ben nota carità dei nostri Cooperatori e Cooperatrici non ismentirà se stessa ed il periodico della Pia Unione Salesiana, ultimamente benedetto dal S. Padre, andrà sempre più facendo del bene nelle famiglie e nella società.

IL RAPPRESENTANTE DEL SUCCESSORE DI DON BOSCO in America

Ho ammirato una grande omogeneità nel personale, vera carìtà gli uni verso gli altri; preti e chierici, chierici e coadiutori si trattano da veri fratelli, si aiutano e si stimano fortunati quando possono scambiarsi dei servizii. Non è che tutta l'America sia così e che qui i Sale- . siani lascino di avere le loro miserie ; scompaiono però in faccia a tanto bene che operano. A me, poi, pel mio ufficio, non tanto facilmente cadono sotto gli occhi, e quantunque ammiri lo zelo dei nostri confratelli, non posso a meno di sempre meglio convincermi che l'Oratorio è il giardino della Congregazione, dove fioriscono tante virtù, ed io all'occasione mi compiaccio raccontare i fatti più salienti e presentare i modelli da imitare, che certo non mancano.

La mattina del 3 ottobre alle ore 8 1/2 Don Albera lascia Bernal; tutta la Casa viene ad accompagnarlo fino alla stazione ed il Direttore all'Ensenada, dove aveva promesso di andare. D. Farinati coi suoi 80 e più giovanetti ci riceve alla stazione: son quasi tutti figli d'Italiani e moltì non sanno ancora parlare spagnuolo. La Chiesa parrocchiale è assai grande ed i parrocchiani ascendono a 7000. Quei nostri confratellì, due sacerdoti ed un chierico, hanno molto da lavorare. I ragazzi sono molto ignoranti, ma di buona volontà. Trasportati dal loro zelo e dal bisogno che vedono fanno tre volte al giorno scuola di catechismo. D. Costa el il Ch. Siekel attendono pure alle quattro classi elementari frequentate da ottanta giovani. Le maestre, antiche alunne del Collegio delle nostre Suore della Plata, sono una vera benedizione per quel paese. Prima di partire, D. Albera rivolge alcune parole ai giovani ed al popolo radunato nella Chìesa, e dice che il sig. D. Rua alle tante insistenze fatte dai Vescovi per nuove fondazioni non cedette che ad una, a quella fatta da Mons. Espinosa per l'Ensenada, e mentre si congratula per la loro pietà, li esorta a continuare.

In quella parrocchia quasi tutte le domeniche si fanno delle prime comunioni : il prete che vi stava prima non conosceva la sua missione ; ricordano tutti come col bastone scacciasse i giovani e come un giorno abbia fatto discendere dal campanile le campane perchè la popolazione non aveva ancora terminato di pagarle. Peccato che non abbiano casa ! Tutti i parenti vorrebbero affidare i loro figliuoletti ai Salesiani, ma non si sa dove metterli. La sacrestia è scuola, il refettorio dei Salesiani è scuola, la camera di ricevimento del parroco non si sa a quanti ufficii serva. La Provvidenza però non manca neanco pei i confratelli di Ensenada. Un povero operaio a tempo perduto ha fatto il fonte battesimale ; con piccole elemosine si è potuto provvedere il piccolo cortile di alcuni giuochi e Mons. Alberti s'è privato di un ricordo caro, del calice col quale ha celebrato la sua prima Messa.

La stessa sera D. Albera ritorna a S. Carlo, dove i Superiori e i ragazzi lo aspettavano da più di una settimana affinchè presiedesse alla lettura dei voti di condotta e di studio per gli studenti. Anche qui grande apparato; si leggono alcuni componimenti e si distribuiscono menzioni onorevoli. D. Albera esorta gli studenti a usar bene del gran dono dell'intelligenza, che può esserci di grande utilità se aiutato dalla pietà e principalmente dalla purezza. Agli artigiani dice che non andavano errati nello affermare che li amava a preferenza degli altri; ancor chierico fu messo a far scuola agli artigiani ; a S. Pier d'Arena e a Marsiglia ha avuto sempre da fare con artigiani; dice quanto bene si prometteva D. Bosco da un buon operaio e racconta alcuni fatti edificanti.

Il 5 ottobre è consacrato a visitare la Casa delle Suore in Moron. Hanno molte ragazze ; ma quelle buone Suore sono un poco imbrogliate perchè prive della loro Direttrice, morta tre mesi addietro. La Visitatrice non ha ancora trovato per surrogarla. Il 6 si va a S. Isidro. In tutto e due le Case D. Albera confessa molte Suore e ragazze nelle poche ore che si ferma con loro, poichè va e viene nella medesima giornata.

Ma io finora non ho parlato che di D. Albera come propagatore della stima a D. Bosco ed al suo Successore, mi resta però ancora a trattare di cosa che se omettessi certo non passerebbe inosservata: un salesiano non può non essere devoto e propagatore della divozione alla Madonna. Non ricordo ancora che il sig. Don Albera abbia parlato una sola volta in pubblico, che abbia data la buona notte ai giovani, senza parlare dì Maria e di Maria Ausiliatrice. A quasi tutti ha lasciato un ricordo e questo è sempre stato una medaglia di Maria Ausiliatrice. Il suo primo discorso in America doveva essere per la Vergine ed in quella stessa Chiesa dove 25 anni fa cominciarono a lavorare i primi Salesiani. La festa della Madonna del Rosario, titolare della Cappella italiana di Mater Misericordiae, preceduta da un devoto novenario di prediche e di pratiche di pietà, fu coronata con uno stupendo discorso di Don Albera. Impegnato all'Oratorio Festivo di D. Gherra, non ha potuto fin dalla sera innanzi prestarsi, come avrebbe desiderato, per le confessioni, però vi mandò il segretario. Numerosissimi furono i fedeli che si accostarono ai Santi Sacramenti. Avesse visto com'era addobbata la Chiesa! L'altare maggiore principalmente sembrava. tutto intessuto d'argento.

Alla mattina pontifica Mons. Echague e alla processione prende parte D. Albera che precede immediatamente la statua della Vergine, portata con santo orgoglio da robusti genovesi, i quali si danno il cambio a quando a quando. Tutti. senza rìspetto umano, tengono la corona in mano. La processione passa per le principali vie e non si ode neppure una parola meno che rispettosa, anzi tutti si scoprono, molti dai balconi prendono fotografie ; carrozze e tramwai si fermano per quasi mezz'ora ad aspettare che passi la processione la quale procede con un numero sterminato di fedeli che portano accesa la loro candela. La chiesa sembra un solo candelabro tutto acceso. Dopo circa un'ora la Vergine rientra nel tempio. D. Albera non può ritornare in sacrestia a deporre il piviale, tanta è la calca : presbitero e gradini dell'altar maggiore tutto occupato. Non v'è proprio nulla di esagerazione dicendo che la Chiesa è letteralmente stipata e che più di tre quarti delle persone debbono rimanere fuori. Don Albera allora depone il piviale nel presbitero stesso e con fatica arriva a salire il pulpito. È commosso e prima che dica egli che a stento può frenare le lagrime alla vista di tanto spettacolo di fede, la gente se n'era accorta. La sua voce velata per la commozione è abbastanza penetrante da farsi udire da quella moltitudine.

Esordisce dicendo, che il grande S. Agostino avrebbe voluto potersi trovare ai tempi dei romani pei assistere all'ingresso trionfale di un imperatore romano vincitore. La sua gran mente gli faceva immaginare quanto doveva essere grandioso quell'ingresso al quale concorreva quanto di meglio vi era e nella natura e nell'ingegno e nell'arte. Era quello uno spettacolo degno del genio di Agostino. Ma, soggiungeva tosto D. Albera, se S. Agostino avesse assistito al trionfo della Vergine in quest'oggi, se avesse assistito allo spettacolo che presentava pochi minuti fa la città di Buenos Aires, oh ! certo non avrebbe egli più bramato i trionfi dei vincitori romani. Il calore è grande, ma la gente, sebbene a disagio, sta immobile, attenta. D. Albera però non vuole abusare della loro pazienza e dice brevemente come Maria trionfi in cielo, nell'inferno e sulla terra e come dovrebbe trionfare eziandio nei nostri cuori : a nulla varrebbe tutto questo apparato se i nostri cuori fossero lontani da Maria. Parla di S. Domenico, degli Albigesi e dell'istituzione del Santo Rosario ed esortando gli uditori ad essere fedeli a questa pratica, termina dicendo: Oh! se tutti i cristiani conoscessero il prezioso tesoro che è il Santo Rosario, e che gran mezzo è per santificare se stessi, per arricchirsi in breve tempo di un gran cumulo di meriti, per liberare un gran numero di anime del purgatorio e per attirare sopra la propria famiglia le benedizioni del Signore per tutti gli affari spirituali e temporali ! Si vedrebbe bentosto rifiorire in tutte le famiglie il bel costume dei nostri padri, che ogni sera si raccoglievano colla loro famiglia ai piedi della Madre nostra celeste, per renderle questo tributo; mentre Maria stendeva sopra di loro il suo manto materno, e faceva discendere su quelle famiglie la pace, l'unione, la grazia divina, il timor santo di Dio ed ogni prosperità insieme colla materna sua benedizione. Felici quelle famiglie, nelle quali si recita ogni giorno il santo Rosario!

Eccomi, Rev.mo sig. D. Rua, al termine di quest'altra pagina, e non voglio abusare più della sua bontà. Penso frequentemente a Lei e non La dimentico mai nelle mie povere preghiere. Il sig. D. Albera sta bene, io cerco di essergli di meno peso possibile. Mi benedica acciocchè possa farmi qualche merito, e mi permetta di ripetermi

Della S. V. Rev.ma

Umil.mo ed aff.mo come figlio

SaC. CALOGERO GUSMANO.

Clara la precedenza a questa lettera diretta al Rev.mo sig. D. Rua, riprendiamo la pubblicazione delle relazioni finora pervenuteci intorno alle Feste Giubilari delle nostre Missioni ed alla visita del rappresentante di Don Rua alle Case d'America.

Carissimo,

Buenos Aires, 20 settembre 1900.

Domani parte il vapore per Genova ed io intendo affidargli la continuazione della mia qualsiasi relazione intorno al viaggio dell'amatissimo nostro Superiore.

Un grande benefattore. - La festa della gratitudine - Alla volta di Buenos Aires - Una cara sorpresa - Viva Papà Don Bosco - A S. Carlo - I due primi Cooperatori di Buenos Aires.

Nell'ultima mia mi pare abbia accennato brevemente al nostro sbarco e alla città di Montevideo. Tosto si passò per quasi tutte le Case dell'Ispettoria Uruguaiana ; ma fu uno sguardo alla sfuggita, un saluto, non una visita regolare; perciò di esse mi riservo a discorrere quando vi si ritornerà. Credo però non dover tacere di una festicciuola diretta ad onorare un nostro gran benefattore di Montevideo, il sig. Toribio. Domenica 9 settembre, ultimo giorno della nostra breve dimora in città, il sig. Ispettore volle invitare a pranzo i principali benefattori per far corona al sig. D. Albera, che seppe guadagnarsi fin dal primo incontro la loro stima e la loro venerazione. Verso la fine del pranzo salutarono applauditi, con gentili e delicati pensieri, l'arrivo del nostro Superiore, parecchi illustri personaggi, e fra essi ìl dottor Zorilla di S. Martin, membro corrispondente dell' Accademia Spagnuola, Redattore del giornale El Pueblo, primo poeta della Repubblica e grande oratore.

E il dottor Zorilla che nelle principali feste patriottiche parla alle moltitudini nelle pubbliche piazze, infondendo in tutti l'entusiasmo di cui ha caldo il cuore. Contrappose egli ai capi delle rivoluzioni i quali, secondo l'espressione di un di loro, han visto ciò che han fatto, Don Bosco che nell'Opera salesiana d'America ha fatto ciò che non ha visto. Ricorda quanto la Repubblica Orientale deve ai Salesiani e come tutti sian tenuti ad aiutarli, chi ha danaro col danaro, chi ingegno coll'ingegno, chi forza fisica colla forza fisica ; ma tutti debbono concorrere a sostenere quest'Opera provvidenziale suscitata da Dio per i tempi nostri. «Non siamo più, continua, nell'ambiente antico quando la nobiltà, i grandi plasmavano le moltitudini a loro modo : ora l'esempio sale spesso dal basso all'alto ; è necessario quindi formar bene gli operai, il popolo, il che si ottiene egregiamente coll'aiutare i salesiani, che agli operai e al popolo consacrano le loro migliori energie fisiche e morali; questi Salesiani che serbano sempre viva in cuore la gratitudine verso chi li benefica nei loro giovani e sanno anche a suo tempo esternarla »... E nel pronunziare quest'ultime parole, parte dal suo posto, corre ad abbracciare il sig. Toribio e gli fregia il petto colla croce di S. Gregorio Magno che D. Gamba gli aveva ottenuta da Roma. Fu una cara scena : il nuovo Cavaliere piangeva di consolazione, tutti lo guardavano commossi ed egli fra le lagrime promise a D. Gamba che d'ora innanzi avrebbe fatto di più per i nostri giovanetti di Montevideo. Ne sia ringraziato il Signore: finora ha dato da 10 a 15 mila lire all'anno.

Lunedì, 27, si parte per Buenos Aires, accompagnati dall'Ispettore che per D. Albera fece quanto un figlio affezionatissimo può fare per il più amato dei padri. La traversata di circa otto ore è tranquilla ; e alle cinque del mattino ci troviamo innanzi bella, imponente la capitale dell'Argentina. Un porto meraviglioso, anche per chi ha contemplato i migliori d'Italia; un'estensione ìmmensa : attualmente conta circa 810.000 abitanti e si è in un crescendo continuo. Pel momento non aggiungo altro perchè non ho avuto agio a constatare coi miei occhi le meraviglie che mi raccontano. Certo ha vie assai più lunghe di quelle di Torino, e proporzionatamente larghe e regolari. D. Albera nell'attraversarne qualcuna delle principali mi ha ripetuto più d'una volta che la grandezza, la sontuosità dei palazzi e dei negozii gli davano l'illusione di Parigi.

Al porto una cara sorpresa : sono schierati in bell'ordine tutti quanti i ragazzi del Collegio S. Caterina, levatisi alle quattro, per venire primi ad ossequiare il rappresentante di D. Rua. Non occorre dire che vi si trova a capo D. Vespignani con quasi tutti i confratelli delle cinque case salesiane di Buenos Aires. Non mancano neppure i direttori di S. Nicolas, di Bernal, La Plata, Uribellarea, e più tardi vengono anche quelli di Rosario, di Bahia Blanca e D. Borghino inviato espressamente da Monsignor Cagliero ; il quale non solo ha telegrafato e scritta una lettera com movente a D. Albera esordendo colle parole Visita nos in salutari tuo, ma ha voluto anche mandare un suo rappresentante.

Le vetture ci condussero alla Chiesa Mater Misericordiae, che, come fu la prima stazione dei nostri Missionari in America, così era giusto per la prima venisse visitata dal rappresentante del Rettor Maggiore dei Salesiani. La chiesa è bella ed in quell'ora era gremita di gente. Don Albera celebra la Messa della Comunità, alla quale assistono oltre i confratelli e i cento e più giovani che frequentano le nostre scuole esterne, varii cooperatori, tra cui il sig. Abele Bazan, ministro della Suprema Corte di Giustizia , l'unico che abbia il diritto di giudicare il primo Magistrato della Repubblica.

Durante la colazione sono alternati complimenti canti e suoni concludendosi col Viva papà Don Bosco di Gastini, eseguito colle parole italiane e con gran sentimento. Questo canto ricordandogli vivamente l'Oratorio e i suoi primi tempi, la distanza che ne lo separa, la diffusione dei Salesiani e la omogeneità dei loro sentimenti, è quello che commuove maggiormente D. Albera.

Alle nove siamo aspettati a San Carlo. Eccoci all'Oratorio dell'America : i Salesiani occupano quasi due interi isolati. Il cortile è imbandierato a festa ; la banda suona ; i 530 giovani interni, i 300 esterni condotti da D. Gherra, le 300 educande guidate dalle Suore, plaudono energicamente : è un coro solenne di entusiasmo e di poesia giovanile che erompe spontaneo ; è la solennità non artefatta di cuori amanti e pieni di riconoscenza. Si va subito in chiesa, dove l'Ispettore rivolge prima della benedizione poche parole a quei giovani già tanto ben disposti parla della fortuna di avere in mezzo a loro il rappresentante di D. Rua, anzi di Dio medesimo, da cui viene ogni autorità ; dice del dovere di cantare con trasporto l'inno della lode e del ringraziamento al Signore per avere al fine esaudito la brama di tanti Salesiani e per aver concesso viaggio felice al loro Superiore. D. Albera intuona egli stesso il Te Deum e benedice quindi col Santissìmo quella turba di giovanetti chini in un raccoglimento solenne e resi più devoti dal sontuoso apparato esterno che rendeva più sensibile la maestà di Dio.

In un vicino salone si erano intanto adunati molti ammiratori dell'opera Salesiana, e vi si era anche recato a stento fin dalla Boca il nostro D. Bourlot. Poverino ! fa pena vederlo trascinare faticosamente tutto il lato sinistro colpito da paralisi. Eppure dicono che ora sta abbastanza bene. Il corpo è fiacco, ma la mente, dopo 22 anni di parrochia è ancora energica. Vengono presentati al sig. D. Albera i primi due cooperatori di Buenos Aires, membri della Conferenza di San Vincenzo. Fu col loro sussidio e con 20 giovanetti mandati da questa Conferenza che cominciò il Collegio S. Carlo, il quale è ora un piccolo paese. I 230 artigiani sono divisi in compositori, stampatori, legatori, librai, sarti, calzolai, falegnami, scultori, fabbri-ferrai ecc.; i 300 studenti sono distribuiti in otto classi. Quanto ordine ! si fa come all'Oratorio : cinque minuti prima che terminì la ricreazione si dà il primo segno, al secondo tutti debbono essere in fila e stare colle braccia conserte. Dalla chiesa, dalla scuola, dallo studio, dal refettorio escono sempre ordinati, e solo al cenno del Consigliere scolastico rompono le file e cominciano la ricreazione. La disciplina è molta e non forzata : consola vederli entrare in chiesa composti, pregare adagio ed all'unissono, uscire raccolti. È vero che fra entrata e uscita non s'impiega meno di venti minuti, ma si può essere soddisfatti.

Visita dei laboratori - il lavoro non manca - Prodigioso incremento di popolazione - Il Comandante del Perseo - Suo buon cuore - Dalle Suore - I significati della parola Albero - Al primi tempi dell'Oratorio di Valdocco - Il giovane che ha perduto il cucchiaio - All'Oratorio si fa così:

D. Albera ha già fatto una visita a tutti i laboratorii : il lavoro è molto, ma i capi scarseggiano e si è costretti a prendere operai esterni. Sono gli stessi maestri d'arte e gli assistenti che si raccomandano affinchè si faccian noti al sig. D. Rua i loro bisogni e in qualche modo si provveda. Le scuole non le ha ancora visitate perchè non possiede bene il castigliano, ma in ricreazione si trattiene coi giovani, che sono quasi tutti figli d'Italiani, e se ne guadagna prontamente l'affetto in una maniera che a me torna nuova affatto in lui, non avendo mai avuto occasione all'Oratorio di osservare questa sua bella dote : i giovani chiedono numerosi di andare a parlargli in camera, lo pregano li confessi, lo circondano quando scende in cortile. E son tanto numerosi che fan pensare con pena al lavoro immenso che gravita sui nostri confratelli destinati ai convittori. Nè sono meno occupati i due sacerdoti che, soli, devono attendere ad una parrocchia di ben 34000 anime ! Tanta gente si è agglomerata interno alla, nostra Casa in pochissimo tempo : mi dicono infatti Don Pagliere e D. Perazzo che quando essi venivano all'Oratorio festivo comincìato dai Salesiani, intorno a San Carlo non vi era alcun fabbricato. Il terreno allora valeva quasi nulla; ora si giunge a chiedere fin 15 pesos al metro ; le vie eran pantani in cui spesso affondavano carri e animali senza speranza di poterneli liberare, ora invece tutte, eccotto una, sono lastricate e in buono stato.

Il fabbricato del nostro Collegio spicca fra gli altri che lo circondano : nell'insieme si presenta maestoso, e osservato nelle sue varie parti lo si trova anche comodo : i portici alti e spaziosi coperti dalle medesime iscrizioni che ornano e santificano quelli dell'Oratorio di Valdocco, il cortile spazioso e sorvegliabile, le camerate e le scuole ben arieggiate. La fotografia, che Lei e gli altri Superiori credo abbian visto , tentò riprodurre questa nostra Casa; che vi sia riuscita non oserei affermarlo.

Anche le Suore di Maria Ausiliatrice erano ìmpazienti di vedere il rappresentante del sig. Don Rua : la loro Visitatrice aveva diramata una circolare, nella quale si diceva che Don Albera non era solo visitatore dei Salesiani, ma anche delle figlie di Maria Ausiliatrice. Il Collegio delle Suore è posto , come costì a Torino , rimpetto a quello dei salesiani , e lo supera in grandezza e simmetria. Vi sono circa 300 educande. D. Albera passò in mezzo a loro che stavano schierate in doppia fila, e poi tornò subito a San Carlo ove l'attendevano per conferir con lui molti ammiratori, che dai giornali o da altre fonti avevan saputo del suo arrivo. Vi era il P. Fiorenzo Villanova Sanz, direttore e proprietario del Messaggero del Sacro Cuore, il quale veniva a porre sè e il suo giornale al servizio dell'Opera Salesiana ; vi erano i Padri Bianchi che, di passaggio a Buenos Aires, desideravano riverire D. Albera e tanti e tanti altri, anche vescovi, presenti o rappresentati, i cui nomi io tralascio per non fare di questa mia un lungo elenco. D. Albera in pubblico e in privato ripete che tutti questi onori non si riferiscono a lui, ma a D. Rua ; ed a me aggiunge spesso: Se non fossi Salesiano nessuno penserebbe a me. Oh come anche solo da questo lato dobbiamo essere grati a D. Bosco e alla nostra buona Mamma, Maria Ausiliatrice !

Le dimostrazioni di affetto e di stima verso la nostra Pia Società si succedono l'una all'altra ininterrottamente. Per tacere di altre ebbimo il 13 settembre la visita del Comandante del Perseo

che già tante gentilezze ci aveva usato a bordo. Trattenuto a pranzo con noi, fu trattato alla buona ma cordialmente : la banda eseguì parecchi pezzi, i confratelli gli si mostrarono affezionati_ come ad una vecchia amicizia. D. Pedemonte gli fece osservare l'Osservatorio metereologico notandogli come i Salesiani vadano completando una vera rete con nuove stazioni ben dirette, dalle quali molto potrà avvantaggiarsi la, scienza. Il Comandante era nella sua materia e ci godeva molto...; ma alle 15 doveva trovarsi a bordo e gli fu giocoforza partire.

Io l'accompagnai in vettura. Ringraziò per via con una sincerità ed espansione straordinaria; si diceva ed era veramente commosso, fino a lasciarsi sfuggire qualche lagrima. Dica al suo superiore, mi andava ripetendo ch'io sono sempre a sua disposizione, di qualunque cosa abbiano bisogno mi comandino pure liberamente... mi faranno un regalo. Sa, soggiunse poi dopo, che cosa mi ha colpito maggiormente nel loro Collegio ? Quella turba di giovanetti floridi nel fisico, col candore dell'anima dipinto sul viso. lieti della vita di comunità e pieni di rispetto e confidenza verso i superiori. E certo è cosa commovente, per chi non è avvezzo a questi spettacoli, veder più centinaia di giovani rubarsi la nano del sig. D. Albera per baciarla con affetto, e lieti d'un sorriso, d'una parola, d'una stretta gli uni lasciare il posto agli altri che avranno il medesimo conforto, piccolo in apparenza, ma che in quelle anime ingenue lascia effetti efficaci e duraturi di virtù.

I giovani già dicono che D. Albera è un santo e questo non poteva non colpire il nostro Comandante, il quale non pago di quanto aveva detto a me, volle scrivergli prima di partire per Genova, dicendo che avrebbe conservato eterna gratitudine per l'accoglienza avuta e che avrebbe pregato per la prosperità personale di lui e per quella dell'intera nostra Società. Quanto bene può fare un Salesiano non solo a se stesso, ma altresì all'intera nostra Pia Società trattando sempre con carità e cortesia quanti a lui si accostano ! Io credo che nel Comandante Montano avremo sempre un amico che ci potrà giovare assai e per molto tempo, essendo egli giovane ancora (conta appena 38 anni) e già molto innanzi nella carriera.

Il 15 settembre si fu nuovamente dalle Suore: la breve visita di ieri l'altro pare non le abbia pienamente appagate ; vollero ancora D. Albera oggi per la celebrazione della Messa e perchè assistesse ad una accademiuola davvero riuscitissima. In varii quadri plastici quelle buone educande ci presentano i punti più salienti della vita di D. Bosco, rivaleggiando con gli ignoti competitori dell'Oratorio, dove D. Minguzzi regala spesso qualcuno di questi cari spettacoli. Seguì un discorsetto a dialogo fra due Suore : l'una citava i vari sensi allegorici che la parola albero ha nella Sacra Scrittura, e l'altra li applicava al sig D. Albera dimostrando che in lui i fatti corrispondono al nome.

Ringraziando D. Albera si disse soddisfatto dell'accademia, perchè in essa tutto parlava di D. Bosco ; e, voltosi alle Suore, con accento vibrato, aggiunse : Finchè voi amerete D. Bosco, finchè voi sarete attaccate allo spirito di lui e del suo Successore che tutto l'ha ereditato, il vostro Istituto progredirà. Parlate sempre di Don Bosco, portate alta la bandiera ch'Egli vi ha dato, nelle cui pieghe sta scritto riconoscenza, amore ; riconoscenza e amore a Dio , a Maria, all'Istituto, a D. Rua che instancabile continua la vita di sacrificio, di lavoro, di carità di Don Bosco. D. Bosco ! oh come questo nome deve risuonar caro sulle labbra e nel cuore di noi suoi figli ; e anche di voi, mie buone giovanette che senza di Lui non avreste forse ricevuto tanto bene all'anime vostre ! Queste parole furono religiosamente ascoltate da più di 500 giovanette colà radunate: nei dì festivi il numero raggiunge il migliaio.

Dopo le Suore i Cooperatori. Il giorno 16 si radunarono numerosi tanto ch'io rinunzio a nominare anche solo i principali : Mons. Duprat, Mons. Villanova, il Superiore dei Baionesi, quello dei Redentoristi, Concezionisti , Lazzaristi , Gesuiti, Domenicani, il dott. avv. Carabal, il dott. avv. Bilbao, il Procuratore e Presidente delle

25 Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli, il Presidente della Tesoreria nazionale, il Ministro della Suprema Corte ecc. ecc. : era un vero formicolio nel cortile parato a festa per la circostanza, e per lo svolgimento d'un lieto trattenimento.

L'un dopo l'altro vengono in iscena i giovanetti Rua, Cagliero, Francesia ecc. raccontando episodi lepidi e commoventi degli inizi dell'Oratorio : il giovane che ha perduto il cucchiaio piange, Rua lo consola facendoglielo trovare presso mamma Margherita e Francesia compone e declama alcuni versi sull'avvenimento. Poi ritornano sul palco insaccati in abiti da militari, richiamando alla mente come D. Bosco ottenne dal Governo quei vestiti da soldati per riparare dal freddo i suoi figliuoli. Il trattenimento si prolungò alquanto e riuscì gradito e istruttivo. Qui in America l'Oratorio di Valdocco insegna sempre, e fa testo in ogni cosa. So che quando udivo ciò da missionari che venivano a darci la buona notte, sospettavo un'incensata o un esordio per insinuazione; ho dovuto convincermi che essi dicevano il vero, e che noi abbiam l'obbligo di esser modello in tutto pensando che il buono o cattivo esempio non s'arresta entro le mura dell'Oratorio, ma attraversa i mari e si ripete qui, ove molte volte basta per decidere una questione anche minima, e troncare ulteriori discussioni il dire : All'Oratorio si fa così !

Finisco, perchè le cose lunghe terminano sempre in serpe. D. Albera sta bene, ma lavora assai tra rendiconti, confessioni e visite a benefattori e amici il tempo passa, anzi vola. Tanti rispetti ai Superiori di costì. A lei cordiali saluti ed auguri.

Suo aff.mo Confratello

SAC. CALOGERO GUSMANO.

MISSIONI

PATAGONIA MERIDIONALE

Due mesi di missione per la campagna. (Relazione di D. Maggiorino Borgatello. -Vedi Bollettino di novembre e dicembre.)

Orgie e danze indiane - Povere fanciulle: - Un Indio ubbriaco nella nostra tenda - Preso per un cane! - Un invito di nuovo genere. - Potenza del color d'oro. - Un po' di bene. - In compagnia dei cani. - Come mantenere tanti affamati?!? - Il pranzo degli Indii. - La Santa Messa. - La luna rotta.

Arrivati una sera presso alcuni toldos di Indii completamente ubbriachi, ci fu giuocoforza pernottare in mezzo a loro. In uno spazio libero di cinquanta metri circa, fra un toldo e l'altro, alziamo la nostra tenda, e dopo una misera cena ci disponiamo a dormire. Ma altro che dormire!... Tutta la notte vi è un baccano che pare il finimondo. Chi ride e chi piange; chi urla e chi rissa; e fra tanto baccano si ode di quando in quando alcune note scordate di una vecchia filarmonica suonata da una mano poco esperta nell'arte d'Euterpe. Per di più alcuni Indii ubbriachi danzano accompagnando il rauco suono e la danza coi loro canti lugubri o meglio piagnistei ottenuti ora col battersi le mani sulla bocca per far uscire una voce tremola, or col muovere le labbra colle dita, come chi suona una chitarra. Il viso hanno pitturato a varii colori e sono immascherati nel modo più bizzarro, con penne d'uccelli, foglie d'alberi e gingilli i più strani che trovar potessero nei loro toldos. Non essendo molto simili nel saltare e colla testa piena di acquavite, la loro danza è pesante, muovono a stento le gambe, per lo più avanzando e rinculando solamente, ballando da soli, ciasenno per suo conto, oppure, stando fermi coi piedi, alzano ed abbassano il corpo, o si contorcono a destra ed a sinistra, ed accompagnano questi movimenti coi loro canti o lamenti prolungati a guisa di una piva napoletana. Una volta finita la danza si lasciano cadere per terra come morti e si riposano alquanto.

Verso le dieci di notte viene piangendo presso la nostra tenda una giovinetta sui dodici anni di nome Anna, orfana di padre, traendo seco un'altra ragazzina novenne di nome Luigia, pure orfana di padre e madre, tutte due battezzate da me anni sono. Singhiozzando l'Anna prese a dirmi : Perchè cattivo cristiano portare qui liquore e ubbriacare gente?... Anche mamma ubbriaca. Ora uomini cattivi voler battere mamma, e mamma gridare. Di fatti si sentiva una voce di donna che gridava forte e due o tre uomini che altercavano insieme e minacciavano di batterla, se non si arrendeva alle loro voglie brutali. Le due povere fanciulle tremavan da capo a piedi al sentire le minaccie di quegli uomini ubbriachi.

- Senti, senti, Padre, diceva la maggiore, come gridano quegli uomini cattivi?

- E tuo fratello Luigi, di 20 anni, perchè non la difende?

- Anche lui ubbriaco.

- E tuo fratello Michele, di 15 anni?

- Egli non ubbriaco, ma dire, non m'importa che battano mamma.

- E tu perche non dici a tua madre che non si ubbriachi, che stia a sua casa di notte con te e non vada con cattive compagnie?

- Io sempre dire a mamma, ma mamma non ascoltare me.

- E tu che fai quando vedi tutta la gente ubbriaca? .

- Io andare a nascondermi nel toldo di Mulatto, dove non ubbriachi.

Povere fanciulle! dissi tra me, in quali pericoli vi trovate ! La vostra sorte è ben triste, ma chi la migliorerà?... Piangendo le poverette si allontanarono dalla nostra tenda per andare a nascondersi nel toldo di Mulatto, alquanto consolate per aver versato in cuore amico le loro pene. Iddio le aiuti a conservarsi innocenti

Verso la mezzanotte un Indio ubbriaco entra senza dir nulla nella nostra tenda e si mette vicino a me. Tento di persuaderlo che se ne vada, ma egli si ostina in voler rimanere e minaccia di battere. Finalmente esce brontolando col proposito di ritornare; ma appena uscito presi tutte le precauzioni per tenerlo fuori, se mai avesse mantenuto il suo proposito. Ritorna dopo circa tre ore, e trovata custodita l'entrata, tenta di penetrarvi strisciandosi come un cane di sotto la tenda, facendo passare prima la testa. Io, vedendo un'ombra nera entrare , la credetti un cane, e tosto gridando gli tiro addosso un vaso di latta che mi stava vicino, dicendo : Ah cane ! dove vuoi entrare?! L'ombra nera si ritira in fretta e subito si mette a sghignazzare forte. Comprendo allora che è un uomo e non un cane, ma fingendo di non averlo conosciuto, per timore che l'Indio, adirato, ne togliesse motivo di attaccar brighe, continuo a parlar forte coi compagni di questo cane tanto temerario che vuole entrare per forza, e che se fosse ritornato gli avrei data una buona bastonata sulla testa. L'Indio celebrando il mio equivoco si allontana contento come una pasqua e non ritornò più.

All'indomani visitando un toldo mi si avvicina un Indio ubbriaco sui 25 anni e mi dice: Io voler venire casa tua; invitami casa tua. Gli rispondo che io non ho casa, ma semplice tenda e che non l'avrei potuto ricevere. Ma egli insiste gridando una volta più forte: Voglio venire casa tua, ti dico, sai ?

Invitami casa tua! Per finire: - Vieni pure, gli dico, ma bada che io ho nulla da darti. - Non importa, risponde, e si pone a seguirmi fino alla nostra tenda, la quale distava duecento metri circa da quel toldo. Camminava il povero Indio come una barca, in grosso mare in balìa delle onde, che viene lanciata or a destra cd ora a sinistra, or avanti ed ora indietro; così quel meschinello ora veniva a fermarsi a' miei fianchi ed ora si scostava lontano lontano, facendo mille vaghi inchini e spesso cadendo per terra. L'Indio non ha ancor messo piede sotto la tenda che si lascia cadere come sacco vuoto per terra, e subito prende a dirmi

- Ed ora che mi dai?... Mi dai niente ?... Come.... avresti il coraggio di darmi niente dopo che mi hai invitato a venire casa tua.... Come è questo?

- Te l'ho detto che non ho niente da darti e tu hai voluto venire lo stesso. Non vedi che sono povero?

- Ah! non credo; devi avere qualche cosa, dammi qualche cosa, voglio qualche cosa!

- Ti posso dare della galetta (pan biscotto), oppure se aspetti ti farò un po' di caffè, ma il fuoco è spento.

- Ah! niente, niente di questo, voglio liquore, dammi liquore !

- Ma liquore non ne ho, te l'assicuro ; perchè a me non piace e perchè fa molto male.

L'Indio però non vuol credere che non ne ho e grida forte: Voglio liquore, dammi liquore! Tu mi invitasti venire casa tua, ora voglio, liquore, dammi liquore. Intanto, gridando così forte, cominciava ad attirare molti altri Indii, ubbriachi come lui, i quali avrebbero potuto fare qualche brutto scherzo, una volta che mi avessero circondato in buon numero. Perciò cerco di disfarmi in bel modo dell'Indio. Prendo ad accarezzarlo e poscia gli regalo una bella medaglia grande dorata. Alla vista di quell'oro brillante l'Indio rimane abbagliato e dando un grido di gioia tosto si calma come per incanto. Avutala nelle mani, l'osserva per bene e credendola una moneta d'oro, contento se ne va correndo al suo toldo.

E noi, fatta su in fretta ed in furia la nostra tenda ed insellati i nostri cavalli, ci involiamo da quel luogo e visitiamo altri toldos dove non sonvi ubbriachi.

Quivi possiamo battezzare un bel numero di bambini ed istruire gli adulti. Essendo rimasto indietro colui che porta la nostra tenda, prendiamo ospitalità negli stessi toldos Indii per varie notti or in uno ed or in un altro. Una sera ci fermiamo presso tre toldos vicini in cui vi sono più di trenta cani di tutte le razze, ma tanto magri che fanno pietà. Immagini chi può la cagnara notturna! Inutile dire che ci è impossibile chiudere palpebre in tutta la notte. Al minimo movimento i cani tosto incominciano a latrare in coro, escono a far una scorreria attorno al toldo e poi, sempre abbaiando, rientrano. Con quella musica e col continuo andirivieni di tutti quei cani, Morfeo non riesce a prenderci fra le sue braccia, tanto più se si aggiunge che siamo assaliti da certi animaletti che non latrano, ma mordono senza compassione e dai quali non è possibile liberarsi. Non può succedere altrimenti con tanti cani che ne posseggono a bizzeffe!... Si sente un prurito per tutto il corpo. Una generazione intiera composta di padri, figli, nipoti e pronipoti di molti colori e razze emigra e si versa come torrente sulla nostra povera pelle... Una vera delizia! Poveri noi ! Come fare a mantenere tanti affamati?!... Eppure bisogna per forza dar loro ospitalità e per forza pure ristorarli perché non chieggono tanti permessi, ne sanno che cosa sia, l'etichetta...

Bisogna, poi avere buono stomaco e non essere delicati, perchè devesi mangiare cogli Indii !... Basta dire che la sporcizia è la prima loro dote. Si vede qua e là per terra alla rinfusa e piena di sudiciume carne cruda mescolata colla cotta, colle penne di struzzo, coi cuoi di guanaco, colle ossa spolpate o rosicchiate dai cani, e con altre cose che il tacere è bello... E come mangiano ? Presso i Tehuelches non vi sono nè tavole, nè sedie, né stoviglie di sorta. Sdraiato sulla nuda terra, od accovacciato presso il fuoco, l'Indio brandisce con una mano un pezzo di carne grassa di struzzo e con l'altra un pezzo di carne magra di guanaco ed ora morde nella prima ed ora nella seconda. Il pane non si conosce. Ciascuno ha cura di non lasciarsi prendere dalle mani, o dalla bocca stessa, la carne dai molti cani che lo circonda, i quali stanno con tanto d'occhi rivolti verso chi mangia e gli si mettono tanto vicini che quasi toccano coi loro musi la bocca di colui che sta mangiando. Se si percuote un cane perchè si allontani, questo non si dà per offeso; manda un pietoso guaito e si toglie dalla destra per andare a collocarsi alla sinistra, ma di andarsene lontano non se ne parla. Poveri cani! Come li mantengono miseramente! Ma pure bisogna che loro diano poco da mangiare perché siano più obbedienti e più leggieri nel correre dietro gli struzzi ed i guanachi!

Sotto questi stessi toldos si celebra ogni mattina la S. Messa, improvvisando un altare nel miglior modo possibile. Alcune volte mi tocca star curvo durante tutto il Sacrificio, perchè il toldo è troppo basso. Gesù, l'amico dei poveri, non isdegna di visitare i poveri selvaggi patagoni nei loro toldos, poco dissimili, se non peggiori, alla capanna di Betlemme, per consolarli e renderli felici. Molti di loro stanno ben composti e riverenti ; altri più selvaggi osservano con curiosità le sacre cerimonie della Messa bisticciando insieme fra loro tratto tratto per non sapere darsi ragione di questa funzione. Quando si suona il campanello al Sanctus ed all'Elevazione essi dicono che è per ispaventare Hualiche (il diavolo), e mandarlo via, di là. Alcuni fuggono perchè temono che Hualiche li porti via.

I Tehuelches sono molto superstiziosi. Quando avviene qualche eclissi lunare nessuno di loro dorme per la paura. Si radunano a consiglio gli uomini ed incominciano a fare consìmili discorsi : - La luna si è rotta. Cattivo segno. Che cosa succederà? Che cosa dovremo fare? È un indizio che debbono venircì molte disgrazie. - E che disgrazie ci potranno accadere? - Forse tra breve ci dovrà essere una guerra fra noi e molti dovranno morire. Poveri noi! Che faremo ora colla luna rotta? Il Hualiche vi entrò dentro e la ruppe. - Poscia mandano a cercare uno stregone, il quale venuto fa molti esorcismi alla luna fino a tanto che ritorna sana come prima. Allora si ritirano contenti, ma insieme timorosi delle previste disgrazie. Alle volte gli eventi contribuiscono in certo modo a confermare la loro superstizione; ed allora i poverini vanno gridando: La luna ne fu la causa; ovvero la causa ne fu il diavolo che ruppe la luna.   (Continua.)

Solennità e Conferenza di S. Francesco di Sales.

Il 29 del corrente mese ricorre la nostra festa patronale, che quest'anno cade in martedì. Essendo la prima festa di S. Francesco di Sales che celebriamo nel nuovo secolo, si impegnino tutti i nostri DIRETTORI, DECURIONI, ZELATORI e ZELATRICI a solennizzarla con pompa speciale in qualcuna delle domeniche seguenti.

A Valdocco, nel Santuario di Maria Ausiliatrice, vi saranno funzioni speciali nei giorni 26, 27. 28 e 29 gennaio al fine di ottenere da Dio, mercé la valida intercessione del nostro Celeste Patrono, copiose e durature benedizioni sopra tutta la nostra Pia Società ed Unione. Lo spirito dolcissimo del Salesio diffondasi Largamente nelle famiglie e nella società perchè dosso è caparra sicura di prosperità e pace presso quanti lo posseggono.

Il Regolamento della Pia Unione prescrive anche che in occasione della festa Patronale Si tenga una Conferenza a tutti i Cooperatori, Noi raccomandiamo caldamente l'osservanza di questa prescrizione perchè da essa dipende molte volte la vita e l'incremento della Pia Unione, Se i nostri DIRETTORI, DECURIONI, ZELATORI e ZELATRICI amano veracemente e sinceramente la nostra Pia Società ed Unione, non mancheranno di farci pervenire numerose relazioni delle feste e conferenze promosse e tenute in questa circostanza. Queste relazioni si possono indirizzare al BOLLETTINO SALESIANE insieme con le offerte raccolta e noi ci faremo un dovere di darne, a comune edificazione, un BREVISSIMO CENNO nel nostro periodico. Concorde sia l'opera di tutti e la nostra Pia Unione crescerà e fiorirà sempre più.

Ricordiamo infine che il 31 gennaio ricorre il 13° anniversario della morte del Venerando nostro Padre e Fondatore. L'immensa eredità di affetti e di opere che lasciò dietro di sè ci dispensa dal fare raccomandazioni in proposito, diciamo solo che ciascun membro della famiglia salesiana si lasci guidare dal suo cuore e compia in privato od in pubblico quanto esso gli suggerisce per la mesta circostanza.

La Missione Salesiana Per gli Italiani emigrati a Zurigo

A qualche tempo si nota un risveglio consolantissìmo in Italia a pro delle miglìaia e migliaia di nostri connazionali spinti dal bisogno ad abbandonare patria e famiglia per recarsi all'estero in cerca di pane e di lavoro. Per gl'Italiani emigrati nelle Americhe lavora efficacemente già da ventìcinque anni la nostra Pia Società, che officia cappelle italìane anche in Francia, e da parecchi anni vi esercita pure la sua benefica influenza la Società di S. Raffaele fondata da Sua Ecc. Mons. Scalabrini, Vescovo di Piacenza.

Ora, se non vogliamo tener conto di un lodevole principio di lavoro in favore degli Italiani emìgrati in Oriente, il maggior fervore dei buoni, . eccitato dalla S. Sede e da molti zelantissimi Vescovi, è rivolto all'importantissima emigrazione italiana nella Svizzera. Zelanti sacerdoti, conscì dei gravi bisogni in cui si trovano i nostri fratelli nei paesi di Calvino, Zuinglio e dei profughi più o meno politici - consci per avervi esercitato il loro ministero veramente apostolico - non sono ancora molti anni, invocarono aiuto da tutti ; lo invocarono da Prelati, dal laicato cattolico, specie dalla benemerita Opera dei Congressi, e appoggiati, come si è detto, dalla S. Sede, ebbero in questi ultimi mesi risposta favorevolissima al loro invito, sicchè in breve sorsero comitati, consorzi, si intrapresero viaggi nella Svizzera per conoscere de visu la situazione religiosa ed economica dei nostri emigrati, si lavorò insomma e si promìse di lavorare.

Noi, a portare il nostro modesto contributo ad un'azione che è veramente provvidenziale, intendiamo di aggiungere al molto che se ne scrìsse, qualche cosa di particolare sulla condizione degli Italiani a Zurigo e sulla Missione che, per gli emigrati di Zurigo e per quelli della Svizzera in genere, venne affidata dalla S. Sede alla Pia Società Salesiana. L'opera dell'umile nostra Società attualmente si estrinseca già in due punti abbastanza discosti fra loro : Zurigo e Briga. Lasciando in disparte la missione di Briga, di cui già ebbe ad occuparsi il nostro Bollettino, parleremo ora solamente di Zurìgo.

La città più popolosa della Svizzera - La sua industria attira gli Italiani - Crisi edilizia - Un po' di statistica - Tutti i mestieri - Cause ed effetti - Mancanza d'istruzione religiosa - Matrimoni misti e divorzio.

Zurigo, situata sulle sponde della Limat, che appunto allora esce dal lago di Zurigo, è la capitale del Cantone omonimo, il primo che all'epoca della riforma inalberò il vessillo della ribellione religiosa di cui fu per lungo tempo il più accanito propagatore e sostenitore. È la città più popolosa della Svizzera, contando essa non meno di 160 mila abitanti e primeggia altresì per la sua industria. Da lungo tempo appunto a Zurigo gli Italiani volgono anzitutto i loro passi in cerca di lavoro. E certo colà molti ebbero occasione di fare ottima riuscita, specie nei primi tempi dell'emigrazione.

Oggidì però le cose hanno notevolmente mutato d'aspetto : ormai, compiutisi i grandi lavori ferroviarii ed edilizii, è venuta meno la principale risorsa dei nostri operai, mentre una crisi edilizia, che da due anni travaglia la città, e non accenna punto di voler si presto finire, rende ancora più difficile l' offerta del lavoro tanto ricercato. Sicchè, se in tempi migliori si videro a Zurigo fino a 20.000 Italiani emigranti periodicamente, oggidì il loro numero non sorpassa gran fatto la metà.

Invece - fatto tutt'altro che strano - aumenta notevolmente il numero di coloro che prendono in Zurigo dimora stabile ; ed al presente non andrebbe lungi dal vero chi ritenesse trovarvisi stabilite da tre a quattrocento famiglie italiane. La Lombardia, il Veneto ed il Tirolo sono le provincie che forniscono il numero maggiore di emigranti ;,molti pure s'incontrano provenienti dall'Emilia , dalla Toscana, ben pochi dal Piemonte e dalla Liguria. I più sono muratori, scalpellini, gessatori, stuccatori e manovali ; gli altri esercitano le professioni di falegnami, fabbriferrai, sarti e calzolai: è poi generale l'uso nelle famiglie italiane di tener alloggio e pensione per coloro che emigrano periodicamente, e molti dei nostri aprono un numero grandissimo di restaurants di terzo e di quarto grado. Non esiste in Zurigo un rione di Italiani, ma, sebbene quà e colà s'incontrino centri ove si contano a centinaia, essi sono disseminati un po' dappertutto, in una città che per estensione non la cede punto alle più ampie e popolose d'Italia ; e ciò ne rende assai difficile la cura, dovendo il missionario fare dei veri viaggi per andare a visitarli.

Gl' Italiani furono in altri tempi piuttosto benvisti dagli Svizzeri, specie per la loro attività intelligente e per la loro probità ; ma sventuratamente queste loro belle doti sono guastate dalla mancanza di pulizìa, dall'intemperanza, dal turpiloquio, dalla bestemmia, dalla facilità dei costumi, dalla violenza di carattere che li spinge alle risse ed al coltello, e dalla mancanza di religione. Tutto questo ha finito per far loro perdere la simpatia e la fiducia presso ai nazionali, e più assaì presso ai molti Tedeschi germanici dimoranti in Zurigo.

Una grande sventura degli Italiani è la mancanza di una soda istruzione religiosa, che li renda invulnerabili agli assalti, che da ogni parte loro vengono dati specie dai socialisti e dai protestanti così detti evangelici. L'istruzione religiosa loro impartita in Italia potrà forse essere sufficiente e più, finchè dimorano in un ambiente cattolico ; ma in una Zurigo dove l'ambiente è saturo di protestantismo, di indifferenza religiosa, di miscredenza, dove ad ogni piè sospinto si incontrano insidie contro la fede, dove per recarsi alla chiesa cattolica è mestieri fare il sacrificio di un' ora e più di cammino.... essa è assolutamente insufficiente. È un fatto constatato non solo per gli Italiani, ma anche per i cattolici di altri paesi : mentre noi vediamo la maggior parte di quei cinque o sei mila cattolici - zurighesi, bernesi, argoviesi - fermi come scogli, cattolici tutto d'un pezzo, perchè forniti d'istruzione religiosa veramente seria, d' altra parte troviamo molti fra i cattolici bavaresi, vurtemberghesi , badesi , urani , lucernesi , ticinesi ed italiani, che formano il numero maggiore dei 40 mila cattolici di Zurigo, li troviamo avere di cattolico poco più che il nome.

Con ciò non intendiamo dire che i protestanti evangelici riescano a fare molti proseliti fra gli Italiani ; con i 300 franchi che loro darebbero in premio nell'atto dell'apostasia, con i buoni impieghi che loro promettono e talora danno , anche con questi ed altri simili incentivi, grazie a Dio, non riuscirono finora a trascinare molti fuori della buona strada ; ma e colle conferenze, e colle sale di lettura, e colle cosi dette bibbie ed altri libercoli dati e sparsi a profusione, riescono pur troppo a strappar ogni fede dal cuore di molti, od almeno a renderli vacillanti e dubbiosi, ad allontanarli dal prete e dalle pratiche della nostra religione. Per molti e molti Italiani ormai il rimaner cattolici non è affare di convincimento più o meno profondo, ma puro atavismo.

Altra piaga profonda, che pur troppo va estendendosi, non solo fra i cattolici tedeschi, ma anche fra gli Italiani, è quella dei matrimoni misti. Bene spesso i nostri contraggono il loro matrimonio solamente davanti l'autorità civile, adducendo mille ragioni e pretesti per esimersi dal matrimonio religioso ; e se pure lo celebrano, è ben raro che la parte acattolica stia ai patti e permetta che la prole venga allevata nel cattolicismo. A ciò è duopo aggiungere ancora la facilità, data e sancita dalla legge, di separarsi e contrarre nuove nozze.

I figliuoli poi che nascono da tali matrimoni sono bene spesso perduti per la religione, ordinariamente ancora per la patria. L'ambiente tutto tedesco in cui vivono, la poca istruzione ed il poco attaccamento dei genitori alla madre patria, l'obbligo di frequentare, fino ai 15 anni compiuti, scuole affatto tedesche, fanno sì che i figliuoli crescano o interamente tedeschi di lingua e di sentire, o per lo meno stranieri o quasi all'Italia. Tale è il quadro, incompiuto ma vero, degli operai italiani in Zurigo. Che cosa si è fatto finora per loro? Che cosa resta tuttora a fare?

Passato e futuro - Buon volere del clero svizzero - Necessità di preti italiani - D. Luigi Bondolfi e D. Giuseppe Luraghi - La Santa Sede ed i Salesiani - Primi lavori e cooperatori a Zurigo La Chiesa ad imprestito e poi in un salone - Visite alle famiglie italiane - Assistenza negli ospedali - Sovvenzione in denaro.

Nei primi tempi dell' emigrazione italiana, poco o nulla si fece per gli emigrati : il clero locale, ignaro della lingua italiana, aveva ben altre e gravissime cure cui attendere: si trattava di lottare per la vita. Appena però fu possibile, si incominciò a pensare a far qualche cosa anche per gli Italiani : non molto certo, non bastando a ciò lo studio teorico della lingua italiana fatta ad hoc da parecchi zelanti sacerdoti, ma tanto almeno da dimostrare il buon volere da cui era animato il clero svizzero verso gli operai italiani.

Sventuratamente la differenza di idiomi, di carattere, di indole, l'ignoranza dei più fra gli italiani, la loro poca pulizia, il poco rispetto per la Chiesa, la loro indifferenza per le pratiche religiose, l'irreligiosità, o vera od affettata, in molti, fecero sì che l'interesse, che di loro si erano presi i pochi sacerdoti cattolici di Zurigo, si raffreddasse assai, quando pure non degenerò in una tal quale repulsione. Si vide perciò la convenienza che per gli italiani pensassero preti italiani,

Parecchi ce ne furono od italiani, od almeno provenienti dalla Svizzera italiana, che si adoperarono al bene spirituale dei nostri connazionali, taluno lasciando profonda e grata memoria di sè. Citeremo solo il compianto D. Luigi Bondolfi di Poschiavo e D. Giuseppe Luraghi. Il primo spese interamente in pro deglì Italiani i pochi anni di vita che il Signore gli diede, e la sua morte prematura, dovuta appunto al suo zelo instancabile, lasciò largo e sincero rimpianto in quanti lo conobbero ed apprezzarono. Lo zelante Missionario Apostolico D. Giuseppe Nuraghi di Porlezza, già Parroco di S. Pietro Sovera, venne un tempo a stabilirsi in Zurigo e si dedicò tutto al bene degli operai. Fra le opere sue è primieramente da noverarsi la fondazione della Lega Operaia Cattolica Italiana che, nata in mezzo a mille difficoltà, a mille opposizioni, non solo si mantenne in vita, ma si diffuse in parecchie città della Svizzera, come Lucerna, Basilea, Friborgo, Sciaffusa, S. Gallo, producendo molto bene coll'affrattellare i migliori fra gli operai italiani.

Tuttavia gli sforzi e l'attività di D. Luraghi non potevano bastare a tutti i bisogni ognora crescenti della colonia italiana, e tanto meno degli emigranti periodici, che avevano, qualche anno fa, toccato il massimo numero. D'altra parte motivi urgentissimi lo richiamavano alla sua parrocchia di S. Pietro. Fu allora che, dietro vivissima istanza dell'Episcopato Svizzero, la Santa Sede affidò alla nostra Pia Società la importantissima e difficile Missione.

I principii di essa non potevano essere più modesti. Il 30 novembre 1897 un sacerdote Salesiano, D. Augusto Amossi, partiva da Balerna per andare a Muri, nel Canton d'Argovia, dove, quell'anno appunto, si era aperta una Casa Salesiana dì arti e mestieri, per occuparsi di là ed aiutare la Missione di Zurigo. Per tutto quel tempo, e cioè fino all'ottobre 1898, egli ogni settimana si recava a Zurigo. Ma non tardo a vedere essere impossìbile di lavorare con profitto in quel modo, e si persuase essere al tutto necessario che, almeno un sacerdote , si stabilisse permanentemente in Zurigo. Non senza ostacoli e difficoltà assai, ila novembre 1898, veniva fatto al suddetto sacerdote di impiantare definitivamente le sue tende in Zurigo. L'anno seguente poi, essendo al tutto necessario di aumentare il lavoro, gli si unì un altro sacerdote Salesiano, che lo coadiuvò assai nell'impresa.

Qui le difficoltà crescevano a mille ; bisognò cercarsi un alloggio perchè nulla era preparato: non casa, non cortile, non cappella, assolutamente nulla. Grazie all'aiuto caritatevole di Sua Eccellenza Mons. Battaglia, Vescovo di Coira, del dottor Pestalozzi e di altra pia persona, si potè mettere insieme una piccola somma, tanto per sopperire alle prime necessità. Si affittò un sufficiente alloggio nella Casa Sociale, appartenente ora ai cattolici tedeschi, nel sobborgo di Aussersihl per 800 fr. annui, e cosi si ebbe un luogo ubi reclinare caput. Per la cappella non v'era a pensare, almeno per allora : le due parrocchie cattoliche, quella di Aussersihl in ispecie, non discosta dall'abitazione del missionario, avrebbe per intanto servito.

Ma ecco subito una grave difficoltà : le due chiese cattoliche di Zurigo, belle e tenute con molto gusto e decoro, sono a mala pena sufficienti pei bisogni dei 40.000 cattolici svizzeri e tedeschi, che la domenica le riempiono senza interruzione dal primo mattino sin dopo le undici.

Grazie al buon volere del Parroco, si potè avere un'ora per gl'Italiani, dalle 6 alle 7 nell'estate, mezz' ora più tardi nell'inverno. Non è possibile ottenere di più e l'ora concessa per la Messa e la spiegazione del Vangelo non è certo la più propizia pei poveri Italiani, molti dei quali poi, per non intervenire volentieri o per non intervenire addirittura ad una chiesa imprestata, trovano una scusa nel biasimo che si fa dai tedeschi, assai più riguardosi, al loro contegno nella casa di Dio.

Si veda un po' quali miserie concorrono ad allontanare i nostri connazionali dalla Chiesa ! Come se non bastasse la spaventosa indifferenza ed apatia religiosa, come se non bastasse un altro fatto strano e doloroso, la negligenza più grande nelle pratiche religiose da parte delle donne italiane, che a Zurigo sono tutt'altro, che il devoto femmineo sesso !

Da qualche tempo si pensò ad un certo qual rimedio : dopo lunghe trattative si potè avere, nei giorni festivi, l'uso del salone della Casa Sociale per circa due ore, pagando per ogni volta ben 20 franchi di affitto. Ma anche questo tentativo non produsse il bene che era da sperarsi. Anzi tutto ne è causa l'antipatia che provano per quella sala la maggior parte degli Italiani. E non hanno certo tutti i torti. Quando si consideri che detta sala fu per lungo tempo adibita ad ogni sorta di usi, che essa servì per ogni sorta di radunanze, che vi si tenne ogni specie di ricreazione, che fu per lungo tempo il ritrovo dei socialisti e peggio, e che tutt'ora è luogo affatto profano ...non è poi a stupire se molti e molti Italiani non sanno proprio decidersi ad intervenirvi per ascoltare la S. Messa, per udire la parola di Dio. Come posso io, è domanda sentita ad ogni istante, come posso io andare a sentire la Messa, come posso io pregare in luogo, dove io stesso ho fatto d'ogni erba fascio ? E così il povero Missionario, oltre che deve pagare del suo, tutte le domeniche, una quindicina di franchi per l'affitto del locale (i pochi fedeli che v'intervengono non riescono a mettere insieme più di quattro o cinque franchi), non ottiene completamente il suo intento di radunare i suoi connazionali in un luogo dove possa con tutta libertà officiare ed istruire.

Oltre alla cura spirituale degli Italiani nei giorni festivi sono da annoverarsi varie e molteplici altre cure usate loro durante la settimana principalissima è la visita alle famiglie, le quali a tutt'oggi furono visitate in numero dì presso a duecentocinquanta. Come già si accennò, non hanno gli Italiani una sede loro propria in Zurigo, un rione italiano : sono disseminati un po' dappertutto , spesso a grandi distanze gli uni dagli altri, oggi qua, domani là, secondo le convenienze delle finanze e del lavoro. La visita pertanto di 250 famiglie rappresenta un lavoro degno di molta considerazione ed è il risultato di mesi e mesi di scorrerie attraverso quella vastissima città. Appunto con queste visite al Missionario cattolico vien fatto di farsi conoscere da molti, che da anni vivono in Zurigo ignari affatto non solo della presenza di un sacerdote italiano, ma persino dell'esistenza di una chiesa cattolica qualsiasi : in queste visite si scoprono connubii fatti Dio sa come, famiglie disgraziate, figliuoli di otto, dieci anni non ancora battezzati od educati nell'eresia... Però in generale si può dire che la visita del sacerdote italiano è ben accolta dai più ; i meno ben disposti non osano di via ordinaria, venir meno alle regole della buona educazione.

Si ebbe anche per circa un anno la cura degli Italiani nell'Ospedale Cantonale ed in altri. Ora però, causa il trovarsi tutti quanti gli ospedali di Zurigo sul territorio della Parrocchia di Nostra Signora (Liebfrauenkirche), presso la quale trovasi come Vicario il sacerdote grigionese Dott. Tamò, che molto si occupa anch'egli per bene degli Italiani, la cura spirituale degli Italiani, come dei Tedeschi, degenti negli ospedali è affidata per intero al clero di quella Parrocchia.

Altra opera in pro degli Italiani, oltre all'assistenza religiosa in caso di malattia, è il catechismo ai fanciulli, che si fa regolarmente due volte per settimana, ma che si dovrebbe fare ogni giorno se tempo adatto e locali lo permettessero. E qui notiamo di transenna il bisogno di un Oratorio Festivo, di cui in Zurigo non si ha la menoma idea, e che pure sarebbe di una assoluta necessità.

Altre opere ancora compie il Missionario, quale la visita alle prigioni, dove pur troppo la colonia italiana fornisce sempre il suo contingente, ed i soccorsi pecuniari che vengono somministrati ai bisognosi. Solo quest'anno sono ben 500 franchi che si dovettero sborsare in elemosine dalla Missione, indipendentemente da quanto fu distribuito dalla Conferenza di S. Vincenzo. Nessuna meraviglia che si incontrino tanti bisognosi in una città dove pure si accorre da ogni parte in cerca di pane e lavoro.

Anzi tutto è da notarsi che se, per via ordinaria, muratori, tagliapietre, gessatori e manovali trovano lavoro con relativa facilità, lo stesso non è a dire di quelli, e sono molti, che, avendo fatto un certo corso di studi, sperano trovare occupazione in Zurigo. Se manca a costoro una più che mediocre conoscenza della lingua tedesca, è pressoche impossibile che possano conchiudere comecchessia. E pur troppo sono molti che, ingannati forse, si lusingano di migliorare la loro condizione a Zurigo ; e, dopo aver bussato a tutte le porte, e dopo aver ricevuto ripulse su ripulse, finiscono poi col ricorrere al Missionario, chiedendo per somma grazia i mezzi di ritornare alla patria abbandonata. A questa classe di bisognosi si aggiungano poi i disoccupati, specie nella cattiva stagione, il cui numero va aumentando ogni dì più in seguito alla crisi edilizia accennata più sopra. Operai onesti, laboriosi, da anni ed anni dimoranti in Zurigo, conosciuti e ben voluti dagli intraprenditori, stentano ormai a trovare un collocamento qualsiasi, se abbiano avuto la disgrazia di perdere, anche senza loro colpa, il posto dove lavoravano.

Allora si rivolgono al sacerdote italiano per aiuto ; ma sventuratamente, bene spesso il Missionario o non li può aiutare, oppure non può farlo che in modo al tutto insufficiente. E pur troppo avviene allora che molti, male consigliati dal bisogno, vadano a battere ad altre porte, dove è bensì loro assicurato un tozzo di pane per sè e per la famiglia, ma a condizione di far getto della loro fede.

Conte si sostiene la nostra Missione? - A Basilea, Arau, Vevey ecc. - Necessità d'una Cappella propria e dell'Oratorio Festivo - Un luogo di ritrovo - Mancanza assoluta di mezzi - L'Opera delle Missioni interne - Appello alla carità degli Italiani.

E con quali mezzi si sorregge la Missione Salesiana in Zurigo ? Eccoli in due parole ; la benemerita Società delle Missioni Interne dà alla Missione fr. 1500 annui ; a questa somma sono da aggiungere le elemosine delle Messe, e qualche offerta di benevoli persone. Con queste, che sono le sole entrate della Missione, i due sacerdoti debbono pensare al vitto, all'alloggio, al vestito, a tutto e debbono trovare ancora di che sovvenire e soccorrere i bisognosi, che a loro si rivolgono. Non solo : coi pochi mezzi di cui dispongono si obbligano alla cura di molti Italiani anche fuori di Zurigo. Basti menzionare Basilea, ora fornita d'un Missionario stabile, Aurau, Frauenfeld, Vevey e molte altre località di minor importanza, dove pure trovansi molti Italìani, per lo più in emigrazione temporanea, ai bisogni spirituali dei quali hanno provveduto nel modo migliore possibile, grazie allo zelo di quei reverendi Parroci, o con missioni, o con un servizio religioso fatto con regolarità ogni tre o quattro settimane. Dal sin qui detto appare quali siano i bisogni più urgenti di quella Missione.

Anzitutto è necessario che i nostri connazionali abbiano in Zurigo una Cappella loro propria, capace almeno di un seicento persone. La cappella italiana dovrebbe sorgere in una località relativamente centrale per gli Italiani, e situata a ragionevole distanza dalle due Parrocchie Cattoliche di Zurigo, discoste fra loro oltre mezz'ora di cammino. Chi non vede che in casa propria gl'Italiani avrebbero per l'orario delle funzioni, per l'istruzione religiosa ecc. ben altri commodi che non hanno presentemente nelle due Parrocchìe straniere pur tanto caritatevolmente imprestate ? Allora anche il timore di essere riconosciuti poco garbati non l' avrebbero più i nostri poveri e cari operai!

Alla Cappella è assolutamente necessario che sia annessa una Casa della Missione per la dimora stabile dei sacerdoti, per l'Oratorio Festivo, per le scuole Italiane e per un ritrovo dei nostri operai. L'Oratorio Festivo è l'unico mezzo per togliere ai pericoli della strada centinaia e centinaia di ragazzi e ragazze italiane, ed impartir loro non solo nei giorni festivi, ma anche lungo la settimana, quell'istruzione religiosa che ora loro manca del tutto. coll'aiuto di Dio, si potesse riuscire ad instillare nella mente e nel cuore di tanti giovanetti, che ora crescono ignari affatto, i principii di nostra Santa Religione, quanti inquilini di meno avrebbero le prigioni elvetiche; quanti ottimi cristiani e buoni cittadini si educherebbero; quanto onore ne avrebbe anche la nostra cara Italia, che ora è sospettata, è detta, da non pochi stranieri, madre degli assassini! Gli stessi genitori ne avvantaggerebbero; dall'esempio dei loro figliuoli verrebbero richiamati alla via del bene!

Abbiamo narrato, parlando della condizione dell'operaio italiano, il fatto che i giovanetti italiani crescono talmente intedescati da ignorare affatto la loro madre lingua. A questo la Missione potrebbe porre un riparo coll'istituzione di scuole italiane almeno serali. Non siamo ora in grado di dire come potrebbero e dovrebbero essere organizzate tali scuole, mancandoci ancora una sufficiente cognizione della legislazione scolastica del Cantone ; ma quando si fosse giunti al punto di poter concretare tale progetto, non si mancherebbe certo di occuparci di tale questione e di trovarle una soddisfacente soluzione futura.

Compimento poi dell'opera sarebbe, nella Casa della Missione, un ritrovo serale per i nostri connazionali. Educati in luogo sicuro alla vita cattolica, al risparmio, che potremmo anche favorire ed aumentare con apposita cassa operaia, intrattenuti anche con divertimenti onesti, i nostri cari operai verrebbero salvaguardati dalle lusinghe e dalle insidie del socialismo, che mena ora tanta strage fra loro. Andiamo più oltre : la Casa della Missione potrebbe anche ricoverare i giovanetti abbandonati e fornir loro, insieme con l'istruzione religiosa e civile, anche il modo di avviarsi ad una professione con cui più tardi guadagnarsi onestamente il pane. E poi perchè non si potrebbe pensare a quella benedetta futura Casa come ad un centro di zelanti missionarii, occupati a portare in tutta la Svizzera la loro opera a vantaggio materiale e morale di tutti i nostri connazionali ?

A quel centro potrebbero far capo i nostri amici - italiani o svizzeri - per l'istituzione e l'esercizio di un Segretariato del popolo, per la diffusione della buona stampa, per tutta insomma quella complessa azione di beneficenza che fosse riconosciuta vantaggiosa per gli emigrati.

Questi i bisogni. questi i progetti della Missione Salesiana a Zurigo ; ma finora mancano affatto i mezzi per sovvenire agli uni e compiere gli altri. A Zurigo i prezzi dei terreni montano a somme veramente eccezionali : a mala pena si può trovare, e non nei centri popolosi, un discreto spazio per un istituto a meno di ottanta. novanta , centomila franchi. A questa ingente spesa sarebbe poi da aggiungere quella della costruzione, dell'arredamento, ecc. ecc. Ed intanto il danaro, quella cosa che, dopo la grazia di Dio, è la più necessaria (come diceva un saggio Padre Gesuita) per fare del bene, manca affatto. A Zurigo non si incontra chi, fidente dell'esito, avventuri somme e capitali ; là si vuol vedere e toccar con mano un'opera prima di favorirla e ciò tanto più in quanto l'azione salesiana vi è pressochè sconosciuta ; - solo quando hanno visto il bene che si fa, si decidono i buoni a dare il loro aiuto. Del resto i Cattolici di là non sono certo i più ricchi ed i più in grado di aiutare, ma costituiscono anzi in via ordinaria la classe meno abbiente ; e poi già troppe sono le opere buone cui essi debbono pensare e provvedere. A chi ci rivolgeremo noi ?

Dicendo dei mezzi di sussistenza dei due Missionarii, si e accennato al sussidio di 1500 fr. che essi ricevono dalle Missioni Interne della Svizzera. Quest'opera delle Missioni interne è costituita di zelanti persone del clero e del lai cato cattolico Svizzero, le quali mercè le elemosine e le oblazioni spontanee dei buoni, provvedono e sussidiano il mantenimento dei sacerdoti cattolici, l'erezione di Chiese, la diffusione della religione nelle località non cattoliche della Svizzera. Tutto il bene, e non è poco, che si fa nelle parti protestanti della Svizzera, è frutto dell'Opera delle Missioni Interne. Non si può adunque pretendere che essa possa validamente venir in aiuto alla nostra Missione per gli Italiani, in pro della quale, ed in Zurigo e fuori, ha fatto e continua a fare quanto le è possibile. Dall'Italia deve venir l'aiuto principale. Lo sappiamo, anche in Italia chi può e vuole disporre di aiuti pecuniarii a vantaggio delle opere buone non trova certo difetto di queste opere, anzi sovente è pressato da cento parti a dare a dare e... dia in nome del Signore !

Ma si consideri: dove corrono i maggiori pericoli come cattolici e come cittadini i nostri connazionali bisognosi? In patria o all'estero? Il molto che ormai si conosce, sulle tristi condizioni della nostra emigrazione, i delitti immani commessi sciaguratamente da Italiani, educati. più che in patria, nelle conventicole di altri paesi, non lasciano dubbio sulla risposta. Esclamare che gli assassìni non hanno patria, potrà servire a qualche cosa, per es. a strappare un applauso rassicurante, a lanciare una frase come tante altre che fornisce l'inesauribile rettorica latina, ma a ristorare l'onore nazionale, a salvaguardare, quello che più importa, la religione di Cristo nei nostri fratelli non frasi ci vogliono, ma opere, opere molte e sacrifizi.

Questo sia detto tra parentesi per gli uomini delle frasi ; ai nostri cooperatori, la cui attività pratica è attestata dalle Opere di D. Bosco, diciamo : Coraggio, amici, soccorreteci ancora una volta nell'impresa voluta da Dio. Unitevi in appositi comitati, i comitati e consorzi si uniscano in federazione, e poi, compatti sempre, senza dispersione di forze s'incominci il primo lavoro. che è quello di raccogliere danaro. Non importa se non si potrà disporre subito di tutto l'occorrente : il bene, diceva D. Bosco, si fa come si può , e noi ci accontenteremo intanto della somma necessaria per l'acquisto del terreno gettate le basi dell'opera santa, siamo sicuri che la Provvidenza non ci lascierà mancare i mezzi per compierla degnamente.

Le LETTURE AMENE ED EDUCATIVE benedette dal Santo Padre.

La Direzione delle Letture Amene ed educative, avendo, in occasione dell'Anno Santo, umiliato ai piedi del Santo Padre i volumi finora pubblicati, quale umilissimo omaggio di sua figliale venerazione e sudditanza, implorando in pari tempo dal Vicario di G. C. una speciale benedizione, su quanti cooperano alla compilazione e diffusione di tali Letture, riceveva testè dal Card. Rampolla il seguente rescritto : - Con molto piacere ho rassegnato al Santo Padre le trasmessemi cinque serie delle Letture Amene ed Educative pubblicate a cura della Congregazione Salesiana. Sua Santità ha gradito siffatto omaggio e in pegno di tale gradimento ha ben di cuore impartito la implorata Apostolica Benedizione. - Questa paterna benedizione è una gemma splendida posta dalla mano del più grande personaggio di questa terra sulla fronte delle Letture Amene ed Educative, e noi siamo sicuri che una tal gemma, colla vivezza dei suoi splendori, attirerà sopra questa pubblicazione gli sguardi di tutte le buone famiglie cattoliche, le quali si faranno un dovere di abbonarvi i propri figliuoli e figliuole.

Queste Letture sono scritte appositamente per la gioventù e ripiene di mirabile armonia fra l'educativo e l'ameno, fra l'utile e il dolce. I 30 volumi pubblicati finora e graditi dal Santo Padre sono ricercatissimi, e costituiscono un vero gioiello per le biblioteche delle famiglie e degli istituti d'educazione. In questa collezione di Letture Amene ed Educative si ha di mira sopratutto di pubblicare racconti, romanzi, novelle, bozzetti ecc. che possano senza pericoli correre per le mani di tutti i giovanetti e le giovanette. Non mancano pubblicazioni affini ; ma queste per lo più hanno solo in mira di dare alle famiglie ed alle persone già formate sane letture, senza curarsi di ciò che può tornare di nocumento all'anima tenerella dei giovani, mentre la nostra, fondata sul sistema educativo di Don Bosco, è fatta appositamente per la gioventù, e può correre liberamente per le mani della gioventù di tutti gli istituti ed educandati.

Con piena cognizione di causa la raccomandiamo quindi caldamente , in sull'esordire di questo nuovo secolo, ai genitori tutti e più specialmente ai Direttori ed alle Direttrici degli istituti cattolici, ai presidenti dei circoli e delle società operaie, perché vi abbonino i primi i loro figli, gli altri i propri alunni ed allieve ed i terzi le biblioteche delle istituzioni da loro presiedute. La modicità del prezzo (sei volumi all'anno di ben 2000 pagine complessive riccamente illustrate per sole lire 4,50 nel regno e 5,75 all'estero), rende infine questa pubblicazione accessibile a tutte le borse.

La benedizione del Santo Padre fecondi questa nostra umile raccomandazione e le Letture Amene ed educative produrranno un bene immenso nelle famiglie prima e poscia nella società.

Per abbonarsi rivolgersi all'Amministrazione in Via Madama Cristina, 1 - Torino, la quale ha pure assunto lo spaccio di un interessantissimo libro, una vera novità fin di secolo. Questo libro è intitolato Fogliette e Fiori di Domenico Franchetti e sono una serie di venti attraenti bozzetti che saranno letti con avidità somma da tutti, specie dai torinesi. E' un bel volume di 200 pagine illustrato da molti disegni del celebro artista G. Carpanetto, con copertina in quadricromia. Costa solo L. 1,80.

OMAGGIO MONDIALE DEI BAMBINI E FANCIULLI AL REDENTORE

Cari bambini e bambine, fanciulli e fanciulle, sparsi in tutte le città dei mondo, voi non dovete mancare nel santo commovimento di tutta quanta la terra, nel grandioso ed universale Omaggio a Gesù Redentore. Voi che formate un grande esercito, debole ed impotente oggi, forte ed operoso domani unitevi tutti per apparecchiarvi alla solenne consacrazione dei vostri cuori a Gesù, e per innalzare in Loreto, presso la S. Casa, ove Gesù passò la sua divina Infanzia e lasciò care memorie della sua fanciullezza, un grande Monumento ricordo votivo della consacrazione : La statua di Gesù che benedice i bambini.

La statua da erigersi in Loreto, rappresenterà Gesù nell'atto di benedire affetuosamente e solennemente i bambini. Il gruppo dei bambini sarà almeno di cinque, rappresentanti nei. diversi tipi l'infanzia dell'Europa, dell'Asia, dell'Africa dell'America e dell'Oceania.

Ciascuno dei cinque bambini offrirà a Gesù un cuore, simbolo della totale consacrazione fatta a Lui ; e dentro quei grandi cuori saranno rinchiusi i nomi di tutti i bambini del inondo, di maniera che il bambino europeo mentre rappresenterà l'infanzia d'Europa, presenterà a Gesù perchè li benedica, i bimbi tutti d'Europa; così il bambino Americano così quello Asiatico, ecc.

Ai lati del monumento saranno illustrati in bassorilievo alcuni episodii della vita del Redentore relativi all' infanzia, sicchè i quattro bassorilievi avranno questi quattro grandi significati: Gesù e i bambini in famiglia; Gesù e i bambini alla scuola di Religione ; Gesù e i bambini poveri; Gesù e i bambini infermi.

Orsù adunque, la voce che vi invita alla solenne consacrazione e all'erezione del Monumento ricordo votivo, varchi i confini della nostra penisola, echeggi oltre le Alpi, valichi i mari, s'oda in ogni regione della vechia Europa, s'interni nelle terre dell'Africa, penetri in ogni cristiana contrada dell'Asia, accenda di fresco entusiasmo i fervidi credenti del Nuovo Mondo, s'ascolti persino dall'una all'altra isola della lontana Oceania ; e suoni come l'invito di un angelo là ove c'è una folata di bambini all'ombra di un tempio cattolico, o della tenda di un Missionario.

Per ulteriori schiarimenti, per ritirare le schede e le immagini, dirigere lettere ecc. al R. P. RoBERTO DI S. TERESA. Carmelitano Scalzo TREviso. - opp. al R. P. SERAPIONE. Carmelitano Scalzo BRESCIA - o al CAN. GIUSEPPE CAFF. - CATANIA (Sicilia).

Noi ben volentieri abbiamo fatto nostro quest'invito del R. P. Roberto e lo raccomandiamo specialmente ai RR. Direttori e Direttrici degli Istituti d'educazione i quali e le quali con semplice biglietto di visita mandato ad uno dei tre surriferiti indirizzi, possono avere tosto le schede e gli schiarimenti che noi non possiamo dare per mancanza di spazio. A tutti i padri e le madri ascritti alla Pia Unione Salesiana diciamo anche di far in modo che i loro figli prendano parte a questa grande manifestazione di cuori innocenti a Gesù Redentore.

Grazie di Maria Ausiliatrice

Da morte a vita.

Il giorno 6 aprile u. s. cadeva gravemente infermo di polmonite Sarbinowski Andrea, alunno di questo Istituto. Non ostante le più solerti cure, la malattia fa tali progressi, che al sesto giorno, tenuto il consulto medico, il caso è dichiarato disperato. Gli si amministrano tutti i SS. Sacramenti, gli si imparte la Benedizione Papale e, coll'animo trepidante, si teme di vederlo spirare da un istante all'altro. La notte dal settimo all'ottavo giorno è continuamente assistito dai sacerdoti della Casa, che si danno il turno, pronti a ricevere l'anima sua ed aprirle le porte del Paradiso. L'ottavo giorno peggiora assai; dopo il mezzodì ammutolisce, divien freddo e rigido in tutto il suo corpo, il polso è debolissimo, così veloce però che riesce impossibile numerarne le pulsazioni; pare imminente la catastrofe. Ma così non era scritto nei decreti divini; nol permise Maria!

Dopo avere avvisati del grave caso i parenti nella lontana Polonia, ed il fratello sacerdote a Roma, noi ci rivolgemmo con una pubblica novena alla nostra buona Mamma Maria SS. Ausiliatrice, recitando le preghiere consigliate dall'indimenticabile nostro Padre D. Bosco. Si pregava da tutti e, contro ogni speranza, si sperava. Nè la nostra fiducia, sebbene messa a dura prova, venne delusa; non era ancora finita la novena che il caro infermo cominciò a sentirsi alquanto sollevato; tantochè rianimati dalla confidenza in Maria intrapprendemmo una seconda novena. Quanto è buona Maria ! Dopo qualche giorno i medici lo dichiararono fuori d'ogni pericolo; non nascondendo essi medesimi che dovevasi riconoscere nel fatto una mano superiore all'umana potenza. La convalescenza, parte in collegio, parte in patria, fu piuttosto lunga; ma ora Andrea è perfettamente ristabilito e si prepara a far ritorno fra noi. Nel rivederlo noi non potremo non esclamare: eccolo tornato da morte a vita.

Prego a rendere di pubblica ragione questa grazia, perchè si conosca una volta più quanto sia efficace l'intercessione di Maria SS. Ausiliatrice e cresca ognora il numero di coloro che a Lei facciano ricorso nelle tribolazioni, ond'è amareggiato il nostro soggiorno quaggiù.

Lombriasco, 18 novembre 1900.

Sac. PIETRO TIRONE.

Salus infirmorum, ora pro nobis! La nostra buona Mamma Ausiliatrice è veramente la salute e la consolazione di coloro che ricorrono a Lei con piena fiducia. Negli ultimi giorni. dello scorso luglio, la mia famiglia era immersa nel dolore. Una mia sorella di 23 anni e madre di due teneri bambini giaceva a letto presa fortemente dalla febbre tifoidea. Stante la gravità del male espresse il desiderio di vedermi, ed io, alla metà di agosto, addolorata volava al suo fianco, accompagnata dall' otttima mia Direttrice. Visto che il caso era veramente grave e che il medico non sapeva che dire, colle lacrime agli occhi raccomandai alla cara inferma di confidare in Maria Ausiliatrice. Io poi con tutte le Suore di cotesta casa di Casale, incominciai una novena, promettendo di far pubblicare la grazia sul Bollettino e di mandare un'offerta per i poveri Indii della Patagonia! Ed, oh! potenza e bontà di questa tenera Madre! Pochi giorni dopo aver terminata la novena mio cognato ripieno di gioia mi scrive che la sorella è entrata di già in piena convalescenza.

Profondamente commossa per tanto favore concessomi da Maria, adempio la promessa fatta inviando una tenue offerta, che spero non sarà l'ultima, e la prego di pubblicare questa grazia affinchè tutti sappiano che Maria non delude le speranze di chi in Lei confida.

Casale Monf., 28 settembre 1900.

ERMELINDA DATTRINO Figlia di Maria Ausiliatrice.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e pieni di riconoscenza inviarono offerte al suo Santuario di Torino, o per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di D. Bosco, i seguenti

A*) - Alba: M. L., Lire 1 per grazia. -Aleppo Giorgio Descovich. - Alessandria: Sandri Giuseppe, 2 per grazia. - Airolo: (Canton Ticino): Lombardi Tranquillina, 10 con Messa per grazia ricevuta e per impetrarne altre. - Ancona: Rodelli Vincenza, 5 per grazia.- Autronapiana: Comoli D. Vito, 2 per grazia.

E) - Badolato: Paparo Giovanni, 20 per la guarigione dello zio Antonio. - Beinasco: M. M. S., fa celebrare una Messa per ottenuto assestamento di affari finanziari.-Bologna: A. Barigazzi ringrazia Maria per averle guarita la mamma, liberandola da pericolosa operazione, e per esser stata due anni fa prodigiosamente sottratta dal pericolo di peccato.- Bolzaneto (Genova): Lucchini. Elena, 5 per grazia- Borgomanero (Novara): Caraneo G. B., 10 per le missioni e per una Messa all'altare di Maria onde impetrare importante grazia. - Boia: Antioca Mocci Chelo, 5 con Messa per l'ottenuta guarigione del marito. - Brescia: Per linghetti Bellegrandi Adelaide, 5 per Messa di ringraziamento poi raccolto dei bozzoli. - Busto Arsizio: Eugenio Pezzoni, 5 per ottenuta insperata guarigione.

C) - Callao (Perù): Antonio Ornano ringrazia vi vamente Maria per esser stato prodigiosamente guarito da paralisi parziale al lato destro. - Caldogno Verzara Vittorio, 10 per grazia. - Campinas (Brasile): D. Pietro M. Lamberti scrive che una madre di famiglia per ottenuta guarigione di cara persona ha mandato circa 500 lire in moneta brasilena per i fanciulli poveri del Collegio Salesiano di detto paese. - Camatta di Chignolo Po: Cerri Maria maritata Ardemagni, 10 per grazia. - Caponago (Milano): Fedeli Giuseppina 20 in riconoscenza dei favori ottenuti da Maria. - Carate Brianza: Maria Mazza, 10 per una Messa in ringraziamento di singolarissima grazia. - Cardona di Villadeati (Alessandria): Morra D. Annibale, 5 con Messa di ringraziamento. - Casale di Scodosia: Amalia Zanetti-Fabris, 5 per insperata guarigione da gravissima infermità. - Casaleone (Verona): Casonati Clorinda. - Cassano Spinola: Rolandini D. Carlo Arciprete, 20 in soddisfazione di promessa fatta a Maria. Castelletto: Verdi-Signorini Giuseppina, 10 per grazia. - Castione di Chiesa: Sac. Ben. Canelini Parroco, 35 in ringraziamento di una guarigione ottenuta e per una novena alla Vergine secondo la sua intenzione. - Cavour: M. M. C., 1 per ottenuta guarigione dalle febbri nervose. - Ceresole Reale : Colombo Mainotto, 10 con Messa di ringraziamento. - Colà (Verona): Da Sacco contessa Eleonora, 5 per Messa in ringraziamento dei benefizi ricevuti. - Confienza (Pavia)- Teol. Garrione Francesco Parroco, 20 a nome di pia persona per grazia raccomandando che si continui a pregare per la medesima. - Conighello (Trento) : Bellotti Germano, 13 per grazia. - Cremona: Famiglia Zanisi, 10 per grazia. - Croce-Nasso: Rivetti Fortunata Maestra, 10 per ottenuta guarigione.

D)-Delio (Caltanissetta): Marchiolo Francesco già Tenente Contabile, 5 per l'ottenuta guarigione del suo bambino. - Dorno Lomellino: Sac. Gattorno Luigi, 5 con Messa per grazia.

F) - Fagnano Olona: Bosetti Giovanni, 10 per due Messe di ringraziamento. - Fossano: Bergese Giovanni, 1 e ringrazia Maria per l'ottenuto impiego.

G) - Genova: Lertora Adele, 10 per grazia. - Granarolo di Faenza: Il Sac. Fenati Sebastiano Arciprete scrive: « Tutti gli anni invece di assicurare il mio podere presso qualche società di assicurazione metto sotto la protezione di Maria Ausiliatrice tutti i prodotti agricoli promettendo un'offerta al suo Santuario. Quest'anno Maria, non solo ha difeso il mio podere dalla gragnuola , ma mi ha ottenuto dal Signore un raccolto abbondantissimo, sicchè ho potuto pagare alquanti dei gravissimi debiti di citi mi sono aggravato per costrurre la nuova chiesa parrocchiale dedicata a San Giovanni Evangelista. Pertanto, col cuore riboccante di gratitudine verso la mia cara benefattrice, invio la piccola offerta di lire 15 da impiegarsi in ciò che si crederà più gradito a Maria SS.»

I) - Isola d'Asti: Suor Felicina Ravazza,Direttrice dell'Asilo, ringrazia Maria SS. per aver prodigiosamente ridonato ad una buona mamma del paese l'unico figlio colpito dal tifo e dalla menengite quando appunto era perduta ogni umana speranza.

L) - Laguanello (Milano): Zaroli Don Gerolamo Parroco, 5 per grazia. --Lentigione: Guernieri Corinna, 2 con Messa di ringraziamento. - Licenza (Roma): Riberi -Maurizio Stefano Falconieri. insegnante. - Ligornetto (Canton Ticino): Marietta Pagani, 10 per una Benedizione col SS. Sacramento all'altare di Maria in ringraziamento dell'ottenuta guarigione da pericolosa malattia. - Lodi: Ch. Giovanni Galvanoni , 5 con Messa per ottenuta guarigione della madre.

M) - Mantova: Elena Gaggi, 2 con Messa in ringraziamento dell'ottenuta guarigione da pericolosa malattia. - Massino (Novara): Marmi Giovanni, 4 per grazia. - Melle (Saluzzo): Bocca D Matteo Parroco di S. Eusebio, 4 per Messe di ringraziamento a nome di pia persona. - Milici Castroreale: Sac. Angelo Conti, 2 con Messa per grazia. - Modica (Sicilia): Sac. Antonio Renda, 37,25 con quattro Messe in riconoscenza di avergli conservata la vista e per aver ridonato la salute a parecchie persone di stia famiglia. - Moncalvo: Manacorda Ernesta, 5 per ottenuta segnalata grazia spirituale.- Montagnana: N. N., 5 per segnalatissima grazia spirituale e per ottenerne un'altra. - Mortara: Casalone Ernesto, 5 per grazia. - Monza: Giudici Enrico, Chierico nel Seminario Arcivescovile, 2,10 per grazia. - Marano (Venezia): Cerutti D. Luigi, 10 per grazia.

N) - Napoli: Luisa Saggese Nicolini ringrazia per la miracolosa guarigione di una stia nipotina. - Nazaret (Palestina): Il Sac. Carlo Vercanteren, vicedirettore dell'orfanotrofio di Gesù Adolescente, riferisce clic Maria ha mirabilmente protetto l'Istituto nella caduta di una parte del tavolato che serviva di soffitta ai dormitori. - Nomaglio (Torino): Curri Vincenzo sarto, 40 per grazia. - Novalesa di Susa: F. M., 50 per grazia. - Novara: Scendrate Ercolina ved. Garbagnoli, 5 con Messa per grazia.

O) - Offida : Clelia Traini, 5 per Messa di ringraziamento.

P) - Padova: Antonini Giuseppina, 25 per grazia ricevuta. - Parma: Gottardo Angelo, 10 per grazia. - Pavia: Ragnoni Adelaide, 25 per ottenuta guarigione. - Pedara: Il Sac. Salvatore Canuto manda a nome ili una Signora di Trecastagni un paio d'orecchini e lire 6.- Pesaro: Silvia Serro Ved. Monti, 2 per grazia. - Pinerolo: Giuseppe Scovarda maestro, 1.50 per Messa di ringraziamento a nome d'un povero padre di famiglia che ottenne doppia grazia nella guarigione miracolosa e nel collocamento di un suo figlio ; Ferma Fiorenza, 5 per grazia. - Piscina (Torino): Bertramino Francesca, 1 per grazia. - Podenzano (Piacenza): Fiocchi Padovani Adele, 5 per grazia. - Pont-Bosette: Savin Maddalena e Savin Grato. - Porte (Torino): Barale Anna, 5 per grazia. - Potenza: Servetti Marianna, 5 con Messa per grazia ottenuta da sua sorella.

R) - Randazzo (Sicilia) :Il Dottor Carmelo Campione con sua lettera inviata al Direttore del nostro Collegio, ringrazia Maria SS. con queste parole: « È alla Vergine Ausiliatrice che io devo la vita. Solo per suo miracolo evidentissimo mi salvai nella occasione in cui uno sciagurato, per infami e false instigazioni tentò di assassinarmi con ben cinque colpi di scure senza che io avessi meco per difesa altra arma che una medaglia di Maria Ausiliatrice. Come ringraziare sì buona Madre di tanto benefizio ? Ho promesso che avrei diffuso la divozione dell'Ausiliatrice fra noi, donando alla chiesa della mia parrocchia una bella statua dell'Ausiliatrice e interessandomi ogni anno di solennizzare con una festicciuola il giorno in cui vien festeggiata all'Oratorio di Valdocco. » - Rivanazzano Valghiaia : La famiglia di A. P., 2 ed un anello per due singolarissime grazie ottenute nella sistemazione e nel miglioramento dei suoi interessi. Le grazie si ottennero quando tutto sembrava disperato e quando tutti i mezzi umani furono esauriti. Robella Monferrato: Tersilla Martini, 4 per due Messe, una di ringraziamento e l'altra per ottenere una nuova grazia. - Roma: Federico Lunardi seminarista per esser stato liberato dal servizio militare e per il felice successo dei suoi studi.

S) - Sala Baganza (Parma): Achille Guidorossi, 20 per quattro Messe di ringraziamento. - Salerno: Notar Leonardo Gargano, 2 per Messa di ringraziamento.- Salto Orientale (Montevideo): Lombardo Carlo, 50; delle quali 20 per ringraziare Maria di moltissime grazie ottenute. - Santa Vittoria d'Alba: Torrero Comaglia Anna; Angeli - Prando Catterina; BongiovanniPrando Maria. - San Pantaleo (Cagliari): Giovanni Petretto per esser stato guarito dalle febbri malariche. - S. Pietro Incariano (Verona): Graziani nobile Amalia Arrigozzi, 5 per- grazia. - Sassello : Bartolomeo Badano, 10 con Messa per ottenuta guarigione. - Sedrina (Bergamo): Ghisalbuti Geremia, 5 per grazia. - Serravalle Scrivia: Sac. Giuseppe Roveda, 500 a nome della Signora T. A. per favori ricevuti. - Solbiate Olona (Milano): Colombano Adami, 5 per Messa di. ringraziamento. - Sortino (Siracusa): Mariano Regazzi, 20 per aver avuto la nuora salva da certa morte. - Spezia: Famiglia Coviglione, per grazia. - Stradella: Riccardi Giovanni; Sabbia Marietta ved. Daccio, 5 per grazia.

T) - Torino:, Sorelle C. per l'ottenuta guarigione della manina; Scapinardi Francesco per la guarigione della moglie: C. 11. Data L., 5 per Messa di ringraziamento: E. Cappa, 12 per triduo di Messe e benedizioni in ringraziamento dell'ottenuta guarigione di due suoi bambini.

V) - Valfanera-S. Giuseppe: Grinza Giovanni, 22 offerta di cinque persone che ringraziano Maria Ausiliatrice per aver avuto i loro fondi preservati dalla grandine. - Valenza Po: B. S., 12 per grazia. - Varazze : Bevilacqua Catterina, 5 per Messa di ringraziamento per l'ottenuta guarigione d'una sua bambina. - Venezia: De-Cerco Luigi, 5 per grazia. - Vercelli: Ghezzi Domenico, ,5 per grazia. - Verona: Dandrea Costantino, 4 per due Messe di ringraziamento. - Vigerano: Daghetta Lodovica n. Locatelli, 10 per grazia. - Figliano d'Asti: Alciati Marietta 5 per Messa di ringraziamento della guarigione di sua figlia.

X) - Piolini Margherita, 5 per Messa. - A. A., 25 per ottenuto impiego dopo sei mesi di lotta. -Scarrone Pietro, 20 per grazia. - Brezza Luigia Dellacà, 5 per grazia. - Porcella T., 2 per Messa. -Margherita Bra, per la guarigione di un suo figliuoletto.

IL XXV° ANNIVERSARIO DELLE NOSTRE MISSIONI A TORINO

I solenni festeggiamenti commemorativi della prima spedizione dei nostri Missionari in America ebbero principio il giorno dell'Immacolata, e non esageriamo dicendoli degui del grande concetto a cui si ispirarono; religiosi e devoti nel loro svolgimento, splendidi nell'eco finale che vibrò gradita al cuore dei numerosi intervenuti. Il Santuario di Maria Ausiliatrice, che tante volte risuonò dell'ardente parola dei Missionari nell'estremo addio ai superiori, agli amici, alla patria, era parato a festa come nelle maggiori solennità. Alla Messa cantata dal Rev.mo Successore di Doti Bosco esso presentava un aspetto imponente.

Il concorso straordinario, il religioso contegno, le note musicali trionfanti nel coro di 200 giovanetti, il fascino della luce sviluppantesi dai grandi lampadari, davano a così dire l'intonazione della straordinaria festività e preludevano alle funzioni sacre della sera che dovevano con una riuscitissima accademia svolgere tutto un programma di fervidi ringraziamenti a Dio, di dolci affetti e di sacri ricordi. Il giorno dopo - Domenica 9 - oltre le sacre funzioni come nel dì precedente, il Prof. Don Antonio Simonetti di Biella, salito il pergamo, tenne l'annunciata conferenza ai Cooperatori Salesiani, che fu un capolavoro di eloquenza per vastità di concetti, sintesi narrativa e profonda, conoscenza dei fasti salesiani.

Egli cominciò col dire che un grande italiano cercava tana nave per iscoprire un nuovo mondo e che più di tre secoli dopo un altro grande italiano, Don Bosco, sentivasi spinto da misteriosi sogni verso quel nuovo mondo scoperto da Cristoforo Colombo per cercarvi anime e darle a Gesù Cristo. Dimostrò che le Missioni Salesiane in America sono un'opera altamente cristiana, umanitaria, patriottica. Dipinse con magico pennello il paese immenso che i Salesiani hanno preso ad evangelizzare. Descrisse i costumi efferati degli indigeni e le grandi difficoltà fisiche e morali che si devono vincere per accostarli. Ricordò l'eroismo di Mons. Cagliero, di Monsignor Lasagna, di Mons. Fagnano, di Don Unia. Qual movente se non la fede di Cristo, disse, avrebbe potuto spingere Mons. Cagliero al disastroso viaggio delle Ande dirupate che gli costò un'orribile caduta da cavallo colla frattura di due coste? E Monsignor Lasagna, che divorato dalla sete di anime, va a cercarle nelle vergini foreste dei Brasile e vi perde la vita ín uno scontro di treni?

E Mons. Fagnano che nella Terra del Fuoco disarmato si avanza verso una turba di Indii che lo stan prendendo di mira colle loro freccie avvelenate e aprendo loro le braccia porta quasi in sè la figura del Crocifisso che va a predicare? E Don Unia che passa la vita in mezzo ai lebbrosi e li abbraccia e ne bacia le piaghe marciose per tirarle più facilmente a Gesù?

Parlando poi delle benemerenze dei Missionarii Salesiani d'America verso i loro compatrioti italiani, ricorda il pericolo grande di contagio a cui si esposero per assistere i nostri marinai attaccati dalla febbre gialla sulla nave Lombardia nel porto di Rio Janeiro; accenna al cordiale ricevimento fatto dai Salesiani al Principe Luigi di Savoia in Punta Arenas all'estremità dell'America Meridionale, dove l'augusto personaggio fu tutto maravigliato e commosso nel sentirsi salutare in buon italiano dai poveri fueghini, erranti poco prima come fiere del bosco nelle loro montagne native, ignari di tutto, selvaggi e feroci. Fa una rapida rassegna degli istituti e scuole aperte dai Salesiani in America pei nostri compatrioti.

Ma qui ci avvediamo esserci impossibile riepilogare la splendida conferenza senza guastarla, epperciò termineremo col far nostre le parole di chiusa del brillante oratore e diremo anche noi con lui! « L'Opera delle Missioni Salesiane in America è altamente italiana, umanitaria, cristiana e noi come italiani, come uomini, come cristiani, dobbiamo aiutarla colla preghiera, coll'azione, colla propaganda e colla limosina , con tutti i mezzi che sono in nostro potere. »

La bella funzione ebbe fine col canto del Te Deum e la benedizione del SS. Sacramento impartita da S. E. il nostro amatissimo Cardinale Arcivescovo.

Il giorno 13 ebbe luogo la commemorazione della 1a Partenza dei Missionari, nel teatrino dell'Oratorio Salesiano. Si rappresentò il dramma « Una Speranza ossia l'avvenire della Patagonia » del Sacerdote C. B. Lemoyne. Ciò che D. Simonetti con volo d'aquila passò in rassegna delle Missioni Salesiane nel Santuario di Maria Ausiliatrice, il Lemoyne con immenso affetto e anima d'artista tratteggiò e lumeggiò in un poema scenico così intensamente da strappare le lagrime e portare all'entusiasmo i numerosi Cooperatori e Cooperatrici invitati.

L'avv. Scala con affettuosa parola aperse il trat tenimento accennando i suoi ricordi salesiani quando dal porto di Genova, in compagnia di Don Bosco, vide i primi Missionari salpare pel nuovo mondo, e salutò quella gloriosa bandiera che sull'albero di maestra sventolava a letizia sul capo di quei novelli eroi della civiltà cristiana.

Di gradita sorpresa furono i quadri illustrativi delle Missioni. Lodatissimo quello degli apostoli raffigurante la dispersione dei Missionari ; quello della prima Messa nella Pampa si ebbe entusiastici battimani. Compì l'indimenticabile trattenimento il quadro « l'Apoteosi delle Missioni » nel cui mezzo campeggiava D. Bosco benedicente ai selvaggi che d'ogni parte gli adducevano i loro tigli.

Così Torino, dai piedi di Maria Ausiliatrire, unì il suo ringraziamento a Dio ed i suoi cantici di gioia a quelli della lontana America che con solenne Congresso ed Esposizione artistica commemora il 25° anniversario delle Missioni Salesiane.

NOTIZIE VARIE

INAUGURAZIONE DELL'ORATORIO FESTIVO di Montemagno Monferrato.

Il compianto Mons.Lasagna quando, nel 25 marzo del 1893, recossi al suo paese natio per celebrarvi il primo pontificale, in mezzo alla più viva esultanza, al più schietto giubilo di tutti i suoi compaesani, si vide attorniato da tanti vispi fanciulli, che con lieti cantici , con belle poesie e con ben riuscite declamazioni gli palesavano il grande contento di tutto il paese. Egli allora, volgendo il suo amichevole sguardo sopra quella cara gioventù, concepì l'idea di raccoglierla in un Oratorio Festivo per educarla con carità e pazienza nelle verità della nostra santa Religione, farne dei buoni cristiani e degli onesti cittadini e non si contentò di tenere in sè tale bellissima idea, ma la propose al Prevosto locale D. Tommaso Camera ed al suo tutore, il suo secondo padre, il sig. Cav. Dott. Rinetti, perchè vedessero di mandarla ad effetto al più presto.

Due anni dopo, il 6 novembre, Mons. Lasagna moriva vittima del suo zelo apostolico e, circa tre anni dopo, il Prevosto D. Camera venne da crudel morbo rapito all'amore de' suoi parrocchiani: non moriva però il desiderio di un Oratorio Salesiano in Montemagno. Il nuovo Parroco D. Luigi Rossetti, antico allievo salesiano, ammiratore del compianto Vescovo, costituì un'apposito Comitato tra i migliori proprietarii del paese, e valendosi dell'appoggio efficace del Cav. Dott Rinetti, deliberò che detto Oratorio fosse monumento alla venerata memoria del più illustre cittadino di Montemagno, Mons. Luigi Lasagna, e che da lui s'intitolasse pur ponendolo sotto il patrocinio di, S. Luigi Gonzaga.

Dopo due anni di intenso lavoro nel raccogliere offerte nel paese, e presso tutti gli ammiratori ed amici del compianto Mons. Lasagna, il Rev.mo

Prevosto coi membri del Comitato , che furono i più generosi oblatori, acquistarono una bellissima casa con vasto terreno per giardini di ricreazione ed il 25 dello scorso novembre venne solennemente inaugurato coll' intervento del Sig. Prevosto , del Clero del paese, del Comitato, del Municipio, della banda municipale, delle società operaie cattoliche del comune e paesi limitrofi e di varie altre rappresentanze. In gran numero vi accorsero alle sacre funzioni i giovanotti facendo tosto conoscenza ed amicizia col sacerdote salesiano, che dalla vicina Alessandria si recherà ogni domenica e festa di precetto a dirigere l'Oratorio festivo, coadiuvato dal M. R. D. Ferraro Pietro, di Montemagno, antico allievo salesiano, dai membri del Comitato, che di buon grado si offrono a fare il catechismo ai fanciulli, ad assisterli nelle ricreazioni ed a procurare tutti i mezzi necessarii perchè il nuovo Oratorio abbia una vita rigogliosa e produca i salutari frutti che se ne sperano.

Mandiamo un plauso di cuore allo zelante sig. Prevosto, al Cav. Dott. Rinetti, ai singoli membri del Comitato e a quanti mandarono le loro offerte per l'erezione di detto Oratorio. I giovanetti ivi raccolti pregheranno pei loro benefattori affinche il Signore dia loro quaggiù il centuplo della carità loro usata e poi a suo tempo un bel posto in Paradiso.

L'AMBASCIATORE D'ITALIA A PARIGI E I SALESIANI.

Con animo riverente e grato pubblichiamo la circolare che S. E. il Conte Tornielli Ambasciatore d'Italia a Parigi ebbe la bontà di spedire ai signori Espositori Italiani a favore del nostro Orfanotrofio di quella città.

Regia Ambasciata d'Italia, Parigi, 73, rue Grentte. Aì Signori Espositori Italiani.

Le benemerenze delle Opere di Don Bosco sono troppo note agli Italiani perchè il sottoscritto possa esitare a raccomandare ai Signori Espositori il rappresentante delle medesime per il caso in cui loro piacesse di largire all'Orphelinat de Menilmontant (Rue da Retrait, 29, Paris XXe arr.), che si trova in grande bisogno, alcuni dei loro prodotti.

Il Regio Ambasciatore

TORNIELLI.

Noi presentiamo all' illustre Rappresentante della diletta, nostra patria in Francia, i nostri umili ma sinceri ringraziamenti, e facciano voto che non pochi Espositori abbiano a corrispondere al nobile appello.

Appena ricevuto avviso dal donatore, il Superiore della nostra Casa di Parigi molto riconoscente, si farà premura di mandare a prendere gli oggetti di ogni sorta (fossero pure mobili, ferramenta ecc.) al giorno ed ora indicati.

IL COLLEGIO LEONINO DI ORVIETO ai piedi del S. P. Leone XIII.

Scrive la Vera Roma del 2 scorso dicembre

« Il S. Padre riceveva testè in privata udienza il Direttore del Collegio Leonino di Orvieto con vari Professori ed una rappresentanza di ben 40 alunni. Notiamo con piacere alcune particolarità, perchè dimostrano in Leone XIII un interesse grandissimo per quel Collegio che a Lui deve la sua esistenza, e che finora ha tanto ben meritato della religione e della società, specialmente nell'Umbria.

» Il Papa accolse i giovani nel suo salotto da studio, e li ammise al bacio del sacro anello, intrattenendosi paternamente con essi. Ebbe lodi per i Salesiani e pei signor D. Rua Superiore; e poi parlando del suo Collegio, disse: E' questa una bella istituzione, di cui Orvieto può andar soddisfatta... Le relazioni, che finora abbiamo ricevute sono veramente consolantissime. Continui, continui e fiorisca sempre più.

» Rivolgendosi quindi ai giovani, loro caldamente raccomandava l'amore e l'ossequio alla Religione per resistere all'indifferentismo che é, son sue parole, il più gran male della moderna società. Infine benedisse amorevolmente i piccoli visitatori, augurando loro felice ritorno.

» Noi sinceramente ci congratuliamo con quei giovani e coi loro ottimi superiori, augurando che la benedizione del Papa rechi ad essi i più lieti e copiosi frutti. E intanto non possiamo a meno di raccomandare a tutti quei genitori ai quali preme la sana educazione dei loro figli, la preferenza per un Collegio che alla sua sperimentata bontà morale e civile, aggiunge il vanto di una così alta e speciale predilezione. »

RIVISTA BIBLIOGRAFICA

THEOL. F. PAGLIA. - Brevis Theologiae speculativae cursus - Tomus secundus - De locis theologicis - Ex Officina Salesiana 1900. Augustae Taurinorum - L. 2,50 (E).

Annunziamo con piacere il secondo volume della teologia del Prof. Paglia altamente encomiato da illustri personaggi. L'E.mo Card. Domenico Svampa, Arcivescovo di Bologna, scriveva ultimamente all'autore: « Ammiratore delle dotte sue pubblicazioni, ricevo con gioia il secondo tomo della sua teologia speculativa. Già me ne son formato un concetto generale. Ella non ha dimenticato nulla, ha collocato le varie parti nel loro posto con lucidissimo ordine, ed ha usato il metodo rigorosamente scientifico nella esposizione delle tesi. Me ne rallegro grandemente e la ringrazio di cuore. » Superfluo aggiungere altre parole di raccomandazione,

COSTANTINO ARLIA. - Filologia Spicciola. Dialoghi, Lettere e note - Scuola Tip. Salesiana, 1900, Firenze - In 16, pag. 224 L. 1,50 (E).

C. Arlia così con questo come con gli altri libri che ha dato alla luce, e che lo hanno fatto chiarissimo, richiama gl'Italiani alla vecchia, ma pur vera considerazione che la decadenza della lingua, è decadenza di pensiero; e che le nuove veste forestiere di cui si compiace il linguaggio di una nazione sono segno di servitù. Ma intendiamoci subito, egli non chiude il vocabolario a tutte le voci nuove, che gli son portate necessariamente dall'onda, per fortuna crescente, delle invenzioni scientifiche, dei ritrovati, dei conseguiti progressi... Egli passa in rivista, si può dire, tutti gli atteggiamenti e manifestazioni della vita pubblica e privata, annotando, chiosando, correggendo.

E il libro si legge avidamente con intensa curiosità e con legittima soddisfazione. Da una parte, chi la la professione dello scrivere, sente talora rimordersi la coscienza, perche è raro che sia senza peccato dinanzi a questo giudice giusto e severo; ma non può dall'altra che benedire al valentissimo autore che ammonisce con sentimento sincero e onorevole di patriottismo.

Prof. GIUSEPPE SIGNORINI.

GIOVANNI GARINO. - Grammatica omerica per uso dei Licei. - Torino, Salesiana 1900 p. 120 L. 1.

Soltanto quelli , che hanno esperienza delle scuole classiche, possono dire come giovino agli alunni i lessici speciali e, ove occorra, le speciali grammatiche di qualche autore. II che soppratutto si rende necessario nella lingua greca, perche dal dialetto attico, appreso nel ginnasio superiore, molto si distacca l'omerico e, se ad altri autori devesi porre mano dai liceisti, il tragico e l'erodoteo.

Quindi, se fu salutato, al suo apparire, con molta compiacenza l'ottimo manuale omerico del Bonino - uno di quei libri che non sono abborracciamento precipitato per ismerciarli all'aprirsi delle scuole, ma opera pensata e coscienziosa - non si accoglierà con minor gradimento la grammatica omerica del valente prof. Salesiano, il quale ha, colpe altra volta dicemmo, conquistato nella repubblica letteraria, per la sua incontrastata perizia del latino e del greco, un posto veramente onorifico.

Alla piena conoscenza della materia, s'aggiunge -dote precipua del Garino - la chiarezza dell'esposizione. Se con questa grammatica in mano vorranno i giovani applicarsi allo studio dei poemi omerici, né prenderanno in breve tale padronanza, da riuscir senz'altra fatica, tranne quella di leggere il testo ed interpretarlo correttamente.

SAC. RAFFAELE M' ANTOLISEI. - Tota Pulchra a 4 voci miste e a tre voci pari con o senza accompagnamento d'organo o d'harmonium - Torino, Libreria Salesiana - L. 0,80.

Qui siamo di fronte (così si esprimeva tempo fa il Verona fedele) a una composizione che si raccomanda assai per chiarezza di fraseggiare, e quindi per facilità di esecuzione. Non è di stile rigoroso, però è castigata quanto basta. La tessitura invero per le voci bianche riesce un po' troppo acuta, chè raramente, e solo per eccezione avviene di poter trovare ragazzetti, che possano impostare naturalmente di testa il la acuto ; ma fortunatamente non è questo difetto tale che influisca sulla bontà del lavoro.

Che se talvolta pare che trasparisca alquanto la ricerca dell'effetto, lo si fa modestamente, così che l'arte, che tutto fa e nulla si scopre, si mantiene pure a decorosa altezza, nè patisce considerevole nocumento. Il che, fra tanta musica che fornisce ancor qua e là il repertorio d'un prossimo passato, è un merito senza dubbio rilevante, che onora, e non poco, il ch. Autore.

Cooperatori defunti dal 15 Settembre al 15 Novembre 1900.

1. Albertotti Luigi Sorgente Furiere Maggiore in ritiro - Torino.

2. Battaglino Domenico - Cornegliano d'Alba (Cuneo)

3. Biasi D. Giuseppe Arciprete, V. F. in - S. Giovanni di Brenzone (Verona,).

4. Bonometti Caterina - Brescia.

5. Brazzelli Luigia - Sacconago (Milano).

6, Cambieri Ing. Adriano - CandiaLomellina (Paviao.

7 Carrù Tommaso, Maestro - Quargnente (Alessandria).   '

8. Dal Bianco D. Luca - Montegalda (Vicenza)

9. Dell'Osta Valentino fu Francesco - Parola di Cadore (Belluno)

10. De Mattia Maria v. Quaglia - Priola (Udine).

11.. Di Bernezzo Marchesa Maria -Torino.

12. Forteguerri Nob. donna Laura n. do' Conti Guicciardini - Pistoia. 13. Frencia Giovanni -Lusernetta (Torino)

14. Gussoni Albino -- Torino.

15. Manno Giuseippina Treino (Catania). 16. Montagnoli Carolina v. Faccinoli - Villa Dosia. (Milano).

17. Motta D. Paolo Canonico a S. Dalmazzo - Quarguento (Alessandria).

18. Orlandi Baldassare - Pavia.

19. Ponzano Scagliotta Giustina-- Alessandria.

20. Rho Pietro - Sernie (Sondrio).

21. Roero D. Calisto, Arciprete - Montocchiaro d' Asti (Alessandria).

22. Rossi D. Agostino. Vic. F. Prev S. Michele - Lisciano (Ascoli Piceno).

23. Sterloki B. - Aberdeen (S. U. d'America)

1. Accame Cav. Uff. Avv. C. - Pietra Ligure (Genova).

Andreis Ida Vedova Moreno - Torino.

3. Barale Antonina Vod. - Falicetto (Cuneo).

4. Biraghi Don Paolo Preposto Parroco S. Gioachino - Milano.

5. Borsarelli Di Rifreddo - Baronessa Ebba nata Gianotti - Torino.

6. Broggi Don Lorenzo Parroco S. Andrea - Cocquio (Como).

7. Bucci Mons. F. Luciano Vescovo di Sera, Aquino e Pontecorvo - Sora (Caserta).

8. Busso Giovanni -- Carmagnola (Torino).

9. Cafasso Francesco - Lussello (Alessandria,,.

10. Camole Pasquale Maria - Lagonegro (Potenza).

11. Cinguetti Don Giuseppe Coop. - Corezzo (Verona).

12. Costa Angela Ved. Dassio - Santa Margherita (Genova)

13. Dabovo Bernardina fu Francesco in Badano - Sassello (Genova).

14. Dell'Acqua Giuseppe -Lacchiarella (Milano).

15. Faà Giovanni Sacrista - Iglesias (Cagliari).

16. Figone Ernestina - Novara.

17. Gambara Don Orazio-Cappella Annunziata M. Vergine - Cenoselli (Rovigo)

18. Gìrard Don Giuseppe Priore - Mentoulles (Torino).

19. Ghibaudo Giuseppina - Bra (Torino)

20. Ivaldi Don Angelo Vice Parroco - Carponoto (Alessandria)

21. Giachetti Cav. Gio. Agostino, Capitano in riposo - Pavone Canavese (Torino).

22. Magno Giovanna - Valguarnera (Caltanissetta).

23. Marchetti Don Beniamino Parroco - Agnosine (Brescia).

24. Marchisio Cav. Dom. Imp. Direz. R. Poste - Roma.

25. Novi Vito - Pressana (Verona). 20. Parola Maria Maestra Comunale - Peveragno (Cuneo).

27. Podevilla Catterina Ved. Gallarati Alessandria.

28. Petrelli Lucia - Ripatransone (Ascoli Piceno).

29. Pistone Secondo - Novara.

30. Poggi Luisa - Pietrasanta (Lucca). 31. Poggiolini Don Angelo - Arcetri (Firenze),

32. Ricci Maddalena - Varzi (Pavia). 33. Rossetti Giuseppina - Bresso (Milano).

34. Siccardi Giovannina - Andora San Pietro (Genova).

35. Vecellio Bernardo Cancelliere -Milano.

30. Zecchini Paolina - Spilimbergo (Udine).