circostanza . A fianco della statua si vedevano due
ragguardevoli personaggi, i quali levarono poscia
alto grido di sé per tutta Italia, ed uno per tutta Eu-
ropa . Tenevano essi da una mano il cereo acceso,
e dall' altra il Giovane Provveduto, cantando coi
sacri ministri l' inno Infensus hostis gloriae, in
onore di S . Luigi . E chi erano questi due per-
sonaggi ? Erano nientemeno che il Marchese Gu-
stavo, e il Conte Camillo Cavour .
Questi due fratelli non avevano tardato a con-
vincersi che certi timori manifestati dal Marchese
loro padre nei primordii del nostro Oratorio non
avevano fondamento (1) . Quindi vedendo che Don
Bosco aveva avuta l' abilità e la costanza di su-
perare tutte le fattegli opposizioni, e tirare innanzi
l' opera sua raccogliendo da tutte le parti di To-
rino giovani vagabondi e pericolanti, erano dive-
nuti suoi ammiratori . Eglino venivano sovente a far-
gli visita per incoraggiarlo all'ardua impresa . Nel-
l' Oratorio poi non facevasi una festa di qualche
importanza, a cui non prendessero parte . Tanto
l' uno quanto l' altro si dilettavano di stare con-
templando tanti giovanetti insieme raccolti, con-
cordi nei loro trastulli , istruiti , assistiti , bene
trattati, tolti per siffatta guisa dalla via del di-
sonore , e allontanati dalla porta della prigione .
A quella vista il Conte Camillo fu più volte
udito a pronunziare queste parole : «Che bella ed
utile opera è mai questa ! Sarebbe davvero desi-
derabile che ve ne fosse almeno una per ogni città .
Così molti giovani eviterebbero la prigione, ed il Go-
verno non ispenderebbe tanti denari per mantenere
fannulloni nelle carceri, ed avrebbe in quella vece
molti sudditi morigerati, che con un' arte o me-
stiere camperebbero onoratamente la vita, e giove-
rebbero a se stessi e alla società . »
Forse qualcuno farà le maraviglie che i due
Cavour praticassero così nel nostro Oratorio e
manifestassero di cotali sentimenti . Noi ci limi-
tiamo ad osservare che in quel tempo essi mo-
stravansi altamente Cattolici . Soprattutto Gustavo
lo si vedeva sovente nelle chiese di Torino ad
accostarsi alla santa Comunione con un contegno
molto edificante ; anzi fu per varii anni uno dei
più valorosi scrittori dell' Armonia, che cominciò
ad uscire per la prima volta il 4 di luglio di quel-
l' anno stesso . Il medesimo Camillo l' anno 1850
fu visto nella Chiesa della SS . Annunziata a ricevere
la Comunione dalla mano del Teologo Fantini,
(1) Ci venne poc' anzi a notizia un fatterello, di cui vo-
gliamo prendere qui nota a fine d' inserirlo a suo posto in
una ristampa di questa Storia . - Adunque il Marchese
Cavour (padre), avendo veduto una volta D . Bosco nei prati
così detti della Cittadella seduto per terra tra un circolo
dì giovinetti, a cui cercava in bel modo di fare entrare
in capo qualche buon pensiero di religione e di morale,
demandò : Ma chi è mai quel prete in mezzo a quei mo-
nelli ? - É D . Bosco . gli fu risposto - O egli è un pazzo,
soggiunse il povero Marchese, oppure un uomo da essere
condotto in Senato ; - e voleva dire degno di essere
messo nelle prigioni del palazzo chiamato tuttora il Senato .
Con queste idee stravolte non fa più stupire che egli abbia
fatto e detto quello che i nostri lettori già conoscono .
Di qui si vede quanto i giudizi degli uomini siano di-
versi da quelli dt Dio, e come sia vera quella sentenza
di s . Paolo : Sapientia huius mundi stultitia est apud
Deum (la Cor . tit ., 19) .
eletto poscia Vescovo di Fossano . Se in appresso
cangiarono ambidue, lo si deve alle idee politiche,
da cui lasciaronsi riempiere il capo .
Ma una cosa stava molto a cuore a D . Bosco,
ed era di avere un discreto numero di giovani
ben fondati nella virtù, i quali fossero come sale
e luce in mezzo agli altri ; e cercò modo di for-
marseli . A questo fine egli stabilì di tenere una
muta di Esercizi spirituali . Ne fece parola con
quelli che gli parvero meglio disposti ; coi suoi
consigli li aiutò ad ottenere dai parenti o dai pa-
droni una settimana di libertà per quest' uopo, e
così ne raccolse una piccola schiera . Preparate le
cose, che occorrevano, e previe le dovute intelli-
genze coi reverendi predicatori, che furono il si-
gnor Giuseppe Gliemone ora canonico di Rivoli e il
T . D . Borelli, la sera di una domenica di Luglio
si diede principio ai primi santi Esercizi, che
terminarono al mattino della domenica consecutiva
colla Comunione, e coi ricordi di perseveranza . 1
giovani esercitandi si fermavano tutto il giorno
all'Oratorio, vi udivano mattino e sera le medi-
tazioni e le istruzioni, mangiavano con D, Bosco,
ma non essendovi letti per tutti, nella sera una
parte si recava alla propria casa pel riposo . I
predicatori scelti da D . Bosco parevano fatti ap-
positamente per noi ; quindi le verità , gli inse-
gnamenti, le massime, gli esempi, e i fatti edifi-
canti, che ci vennero esposti, non potevano essere
meglio adattati alla condizione nostra, e meglio
attirare la nostra attenzione . Col divino aiuto va-
rii giovani riformarono affatto la loro vita , e co-
minciarono a tenere una condotta così esemplare,
che fu gran bene per loro e per tutto l'Oratorio .
In appresso alcuni si fecero e sono tuttora buoni
religiosi ; gli altri rimasero nel secolo, ma vi-
vendo sempre da savii cristiani, come fanno i
superstiti, che la discrezione non ci permette di
qui nominare .
Un lepido episodio ci occorre qui alla mente .
Un buon giovanetto desideroso di fare la sua con-
fessione generale colla maggior precisione che
fosse possibile si aveva scritti i suoi peccati .
Fosse scrupolo o fosse realtà, fatto sta ed è che ne
aveva riempiuto un piccolo quaderno, coll'inten-
zione di mandarli poscia a memoria o leggerli ap-
piè del confessore . Ma, non si sa come, al sab-
bato egli perdette il volumetto delle ingloriose
sue gesta . Tocca e ritocca, cerca e ricerca per
ogni parte, ma il manoscritto non si trova . Al-
lora il povero ragazzo cade nella desolazione ; si
sente a gonfiare il cuore, e giù un pianto dirotto .
Per buona ventura, ma all'insaputa di tutti, il qua-
dernetto era stato trovato da D . Bosco . - Intanto
vedendolo singhiozzare a quel modo, alcuni com-
pagni, dopo averlo inutilmente tempestato che loro
ne dicesse il perché, lo condussero a D . Bosco -
Che cosa hai, mio caro Giacomino? gli domandò
questi ; hai male ? hai dispiaceri ? ti hanno dato ?
e intanto paternamente lo accarezzava per fargli
rallentare il pianto . Il buon ragazzo asciugatesi
un tantino le lagrime, e preso un po' di lena, ri-
spose : Ho perduto i peccati ! A queste parole i
compagni diedero in uno scroscio di risa, e Don
Bosco, che aveva tosto capito, facetamente sog-