ANNO XX. - N. 2 - Esce una volta al mese. - FEBBRAIO 1896.
PERCHÈ DOBBIAMO PRENDERCI CURA DELLA GIOVENTU' 29 I CONGRESSI CATTOLICI E GLI Ospizi SALESIANI . . . . 31
PIETOSI SUFFRAGI per le anime di Mons. Lasagna e compagni periti nel Brasile 32
LA PATRIA A DON MICHELE UNIA . 36
DALL'ESTERO: - Alle Scuole Italiane di Marsiglia (Francia) ivi
NOTIZIE DELLE MISSIONI : - TERRA DEL Fuoco: Dalla Missione della Candelara. - ARGENTINA : Progressi dei Salesiani al Rosario. - BRASILE : Dopo la riapertura del Collegio di Nichteroy.CHILì: Una visita alle Scuole di Concezione. - PERù : Una proposta al Senato ed una nuova cappella . . . . 37
GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE . . . . 45 ORATORII FESTIVI 47
AI GIOVANETTI , 48
NECROLOGIA 49
NOTIZIE VARIE 50
Bibliografia 51
Cooperatori defunti 54
L'ESPERIENZA, maestra della vita, c'insegna che tutte le persone di buon cuore hanno sempre portato e portano singolare affezione ai fanciulli, sia per la loro innocenza e naturale ingenuità, sia perchè sono le speranze della famiglia e della civile società. Infatti noi vediamo che in una casa qualunque , purchè ben ordinata, le cure più amorevoli sono rivolte alla fanciullezza; ai fanciulli pensa sollecitamente la madre, ai fanciulli il padre, ai fanciulli il vecchio, il giovane, ogni membro della famiglia. - Volete far cosa la più gradita ad un padre, ad una madre? - Usate benevolenza verso i loro figliuoli; mostrate che ne prendete interesse, e voi ve li renderete tosto amici ed ammiratori. Così avviene non solo tra i popoli cristiani ed inciviliti, ma tra gli stessi pagani e barbari. I Missionarii Salesiani lo provano coi selvaggi medesimi. Essi si guadagnano i loro animi e ne ottengono sovente anche la conversione coll'usare appunto carità verso i loro figliuolini e col prendersi cura dei medesimi.
È legge di natura. Dappertutto se si vede un fanciullo a soffrire , il cuore più prontamente ci si commuove in petto; e ancorchè non parenti, pure come per naturale istinto ci sentiamo portati a dargli sollievo, a rivolgergli almeno una parola di conforto. Se il fanciullo è buono ed ancor innocente, si guadagna tutte le nostre simpatie, e facciam voti che ci prosegua nel cammino della virtù; se è discolo, più facilmente lo si compatisce o per la sua ignoranza ed inesperienza, o per l'indole sua irriflessiva e volubile, e si cerca di correggerlo e si spera di migliorarlo.
Basta non aver soffocati i buoni sentimenti del cuore per sentirsi naturalmente inclinati a fare del bene alla tenera età. Ma noi cristiani, noi Cooperatori e Cooperatrici Salesiani dobbiamo muoverci a quest'opera di carità per altri motivi più nobili ancora.
Anzi tutto ci devono spronare a prenderci sollecita cura della fanciullezza e della gioventù l'esempio e le parole di Nostro Signor Gesù Cristo. Egli in sua vita mortale si compiaceva di vedersi circondato dai fanciulli, li accarezzava, li benediceva, lodava ed incoraggiava quelli che glieli presentavano, e rimproverava altresì coloro stessi tra i suoi discepoli, che per indiscreto riguardo li volevano allontanare dalla sua divina persona. Ci deve spronare alla cura dei fanciulli e dei giovanetti la grande promessa che Ei fece di reputare fatto a se medesimo tutto_ quel bene, che avremmo fatto ai piccoli. Ci deve spronare il terribile castigo minacciato a chi avesse dato scandalo ad un fanciullo. Ci deve spronare altresì il riflesso che i fanciulli sono invisibilmente assistiti dagli Angioli, principi della Corte celeste. Ad ammaestramento di tutti giova qui riferire le parole del Santo Vangelo che fanno a questo proposito.
L' evangelista S. Marco al Capo X del suo Vangelo scrive: « E a Gesù presentavano dei fanciulli, affinchè li toccasse; ma i discepoli sgridavano coloro, che glieli presentavano. La qual cosa avendo veduto Gesù, ne fu altamente disgustato, e disse loro ; - Lasciate che i piccoli vengano a me e noi vietate loro; imperocchè di questi tali è il regno di Dio - e stringendosegli al seno, e imponendo loro le mani li benediceva ».
A sua volta l'apostolo S. Matteo al Capo XIX del suo Vangelo racconta lo stesso fatto aggiungendovi circostanze speciali. Così egli scrive : « Furono presentati a Gesù dei fanciulli, affinchè imponesse loro le mani e orasse. Ma i discepoli li sgridavano. E Gesù disse loro: - Lasciate in pace i piccolini, e non vogliate impedirli dal venire a me; imperocchè di questi tali è il regno dei Cieli. - » Nel Capo precedente dello stesso Vangelo si legge di più quanto segue : « Gesù, chiamando a sè un fanciullo, lo pose in mezzo dei discepoli e disse: - Chiunque accoglierà nel nome mio un fanciullo come questo, accoglie me stesso. Chi poi scandalizzerà alcuno di questi piccolini, che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da asino e che fosse sommerso nel profondo del mare... Guardatevi dal disprezzare alcuno di questi piccoli; conciossiachè io vi fo sapere che i loro Angioli nel cielo vedono in perpetuo il volto del Padre mio ».
Con tali espressioni il Divin Salvatore vuol fare capire quanto siano degni di stima e di affetto i fanciulli, affidati come sono alla custodia di bellissimi spiriti che circondano il trono di Dio e si beano della sua vista. Con tali espressioni Gesù Cristo insegna nel tempo stesso che coloro, i quali amano e beneficano i fanciulli, dànno un gusto speciale ai loro Angeli custodi, che di certo si gioveranno dell'alto loro potere presso Iddio a vantaggio non solo dei fanciulli, ma altresì dei loro amici e benefattori; come per lo contrario quelli, che li trascurano e li lasciano perdere, o, quel che è peggio, li ammaestrano al male, hanno motivo di temere le giuste vendette di questi Angeli medesimi, ciascuno dei quali è più potente che non tutti gli uomini del mondo schierati in battaglia.
Un cristiano, che consideri questo esempio del Divin Maestro, come mai non potrebbe sentirsi dolcemente attirato ad imitarlo? Come è possibile che le citate parole del Figliuol di Dio non siano al cuore stimolo potente a farsi ancor esso angelo tutelare dei fanciulli, col prendersi amorevole pensiero di quelli che vivono nella propria casa, e col provvedere altresì all' istruzione , all'educazione, e al benessere morale e materiale di quei moltissimi che sono sparsi in tutti i paesi?
A sì nobile compito deve anche muoverci il pensiero che i fanciulli e giovanetti sono le fondamenta, sono le radici, per così dire, sono la semenza della civile società. Ognun sa che di qui a dieci, a quindici, a vent'anni i bimbi, che ora ci fanno corona, costituiranno il nerbo del popolo. Or siccome è un fatto dalla storia e dalla esperienza accertato, che quale è la gioventù presente, tale sarà la società avvenire ; così ogni persona onesta deve desiderare, deve adoperarsi dal canto suo per formare una gioventù savia, morigerata e virtuosa, affinchè tali abbiano a riuscire e conservarsi le famiglie e le popolazioni. ed ogni ordine e condizione di cittadini.
Ad accudire la gioventù devono esserci di valido eccitamento gli sforzi altresì che fanno i settari di ogni colore per corromperla nella mente e nel cuore, imbeverla di false massime, infiammarla alle ree passioni, incamminarla nella via del disordine, per istrapparle la fede ed il buon costume, e perderla nel corpo e nell'anima. Sono cessati, è vero, i barbari sacrifizi degli antichi Druidi, i quali di tratto in tratto offerivano alle false loro divinità un'ecatombe di fanciulli bruciandoli vivi; sono tra noi passati i tempi nei quali, come ci racconta la Sacra Scrittura, crudeli genitori portavano i loro figliuoli nelle braccia infuocate della statua di bronzo dell'idolo Moloc; ma pur troppo presero voga altri sacrifici non meno barbari di quelli, sacrifici che si compiono impunemente nelle scuole, nei collegi, nei teatri, nei ricreatori, nelle officine, nelle fabbriche, e in cento e in mille altri luoghi di empietà e di mal costume.
Ora al vedere ed al conoscere la strage crudele che tanti lupi menano nel tenero gregge dei fanciulli e dei giovanetti, chi non si sentirà come spronato a impedirla o almeno scemarla! Se il potessimo senza pericolo della vita, noi correremmo a strappare dalle zanne di un lupo vorace un agnellino o una colomba dagli artigli di uno sparviero; e non faremo altrettanto per salvare qualche fanciullo dalle violenze, o dalle insidie di uomini scellerati, empii e corrompitori !
Oh! deh ! cari Cooperatori e buone Cooperatrici, non stiamo neghittosi a sì atroce spettacolo; ma assecondiamo con slancio quella calda raccomandazione a noi fatta dal Congresso di Bologna di consacrarci cioè di buon grado e con zelo sinceramente cristiano alla educazione della gioventù. Ascoltiamo le pietose parole dei Sommi Pontefici Pio IX di v. m. e del regnante sapientissimo Leone XIII poste in fronte al nostro Bollettino : A noi in modo particolare è raccomandata la fanciullezza e la gioventù ; curiamone con grande premura la educazione cristiana, mettendo loro sott'occhio libri che insegnino a fuggire il vizio e a praticare la virtù.... Raddoppiamo le forze e i nostri talenti a ritrarre l'infanzia e la gioventù dalle insidie della corruzione e dell'incredulità, ed a preparare così una generazione novella. Imitiamo l'esempio del Divin Salvatore, e facciamoci padri, maestri e difensori della tenera età, memori sempre che, se Iddio tanto apprezza il bene fatto alla gioventù da reputarlo fatto a lui medesimo, sicuramente terrà preparato una grande ricompensa per coloro che praticheranno una tale opera di cristiana carità.
COLL'ANIMO commosso e compreso da viva riconoscenza verso della benemerita e tanto solerte Opera dei Congressi Cattolici, e specialmente verso della V Adunanza Regionale Ligure, tenutasi nel passato dicembre alla Certosa di Rivarolo Inferiore, rìportiamo quì i voti e le decisioni che quest'Adunanza faceva in favore degli Ospizi Salesiani in genere e particolarmente in favore di quello di Sampierdarena.
Dopo che l'Ill.mo Sìg. Comm. Corsanego-Merlì, cuì noi porgiamo sentìte azìoni di grazie, ne ebbe trattato l'argomento coll'eloquenza sua propria, il Congresso unanimemente approvava la seguente importante decisione
« Considerando che tra le istituzioni dirette al bene morale e materìale della gioventù primeggia quella fondata dal moderno Apostolo della gioventù Don Gìovanni Bosco sotto la protezìone del Santo della dolcezza S. Francesco di Sales ;
» Consìderando che i Figli di Don Bosco prestano da anni l'opera loro santa e benefica a pro dei giovanetti del popolo ligure, in varii punti della nostra Regione, e specialmente nella vicina Sampierdarena ;
» Considerando che il generale disagio finanziario fece dì recente sentìre i suoi tristi effetti anche su questa benefica ìstituzione, cosicchè l'attuale Rettore di questa Casa, Don Giovanni Tamiettì, trovossi obbligato a far dì recente nuovo e caloroso appello ai cattolici genovesì, acciocchè provvedano il pane quotidiano a tanti orfanelli, a tanti giovani abbandonati ;
» Il Congresso, applaudendo agli ìntrepidi Figli di Don Bosco, ì qualì non risparmiano sacrifizi e fatiche per sollevare nello spirito e nel corpo gli infelici, e per condurre a Dìo le anime traviate in qualunque parte del mondo, a costo ezian dio della vita, come ne diedero ancora recentissimo esempio i due eroi della carità Mons. Lasagna ed ìl Rev.do Don Unia
» Indica alla pìetà dei cattolici genovesì la Casa Salesìana di Sampierdarena e fa voti che quanti hanno animo gentile e senso di cristiana carità stendano la mano a soccorrere i trecento e più giovanetti che ivi crescono al sicuro dalle insidie del mondo e s'incammìnano sulla via della virtù ».
Vogliano i cattolìci liguri specialmente assecondare questi voti dei loro rappresentantì al Congresso, affinchè gli Ospizì Salesiani sparsi nella loro Regione possano sempre essere in fiore ed estendere le braccia ad un maggior numero di giovanetti poveri ed abbandonatì. La generosità dei Genovesì, vivente il veneratissimo nostro Fondatore, era cosa assai nota, anzi diremmo proverbiale tra i Figli dì Don Bosco. Non venga essa adunque meno ora che i bisogni si fanno maggiormente sentire !
PER LE ANIME DI MONS. LASAGNA E COMPAGNI periti il 6 Novembre 1895.
Come promettemmo, eccoci a dare succinta relazione di alcuni funerali celebratisi in suffragio del compianto Mons. Lasagna e de' suoi compagni di viaggio periti nel disastro di Juiz de Fora.
Non diciamo di quelli celebratisi nelle Chiese o Cappelle Salesiane , perchè troppo lunga ne diverrebbe la rassegna , essendosi per loro innalzate a Dio solenni preci ovunque sorge un Istituto diretto dai Figli di Don Bosco. Tuttavia , a proposito di questi, dobbiamo ringraziare , con tutta l'effusione dell'animo nostro i cari Cooperatori e le pie Cooperatrici che dappertutto s'unirono ai Salesiani con affetto e slancio nel rendere a questi nostri carissimi defunti il mesto tributo delle lagrime e delle preghiere. Sopratutto poi presentiamo i nostri sentiti ringraziamenti a quegli Ecc.mi Arcivescovi, Vescovi e Prelati che e in Italia, e negli altri Stati d'Europa, .e particolarmente in America vollero o celebrare essi il S. Sacrifizio , o assistervi pontificalmente e taluni anche tesserne l'elogio funebre con amore di fratelli. Questa gara de' nostri ottimi Pastori nel suffragare ed encomiare le vittime Salesiane, fu per noi un balsamo salutare che soave discese al cuore a lenire alquanto l'immensa ferita prodottavi dalla fatal disgrazia. Voglia Iddio ricompensarli di tanta loro carità , e questi nostri amatissimi confratelli dal cielo , ove saranno di già volati , intercedano per loro e per le Diocesi loro affidate.
Qui daremo solamente relazione dei funerali celebratisi a Torino , Roma , Casale , Montemagno , Palermo , Mantova , S. Nicolò di Mevendole , Moncrivello e Novara per motivi facili a comprendersi.
Dicemmo lo scorso mese, che il funerale celebratosi nella Chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino , il 4 dicembre , sorpassò ogni altro per ricchezza d'apparato, per sceltezza di musica e per la solennità delle sacre cerimonie. Ed era ben giusto che così fosse. Qui v'è la Casa-Madre de' Salesiani, qui è dove Mons. Lasagna si è formato àll' apostolato, ed è di qua ch'egli partì Sacerdote e poi Vescovo per apportare la luce del Vangelo ai popoli sedenti nelle tenebre o nell'ombra di morte.
La Chiesa era parata e lutto con artistica sontuosità. Il tumulo sorgea maestoso sovra un ampio palco nel centro sotto la gran cupola. Fra le rappresentanze vi era il Parroco , il Sindaco ed altri di Montemagno, paese natio del compianto Monsignore.
Pontificava il veneratissimo nostro Arcivescovo, assistito all'altare dai venerandi Canonici della nostra Metropolitana. Avevano pure preso posto in presbiterio gli Ecc.mi Vescovi di Samaria e di Cafarnao, Mons. Basilio Leto e Mons. Gio. Batt. Bertagna. La musica era di gusto corretto, melodioso e delicatissimo. L'esecuzione non poteva essere più perfetta, stante l'artistica interpretazione e la copia di ottime voci.
L'elogio funebre di Monsignor Lasagna fu letto dal R.m° Prof. D. Paolo Albera , attualmente Direttore Spirituale della Pia Società Salesiana, e già stato per parecchi anni professore al nostro compianto Vescovo. Egli fece un vivo e grandioso ritratto delle esimie doti e dell'instancabile operosità, e portentosa intraprendenza del caro discepolo, divenuto ardente apostolo in paesi lontani. In queste pagine veramente preziose, opportunamente corredate di brevi , ma felicissime riflessioni , il cuore del maestro e la venerazione del confratello si danno la mano nel modo più felice. Don Albera seppe veramente scolpire nella mente e nel cuore dell'affollata udienza la cara e grande figura di Monsignor Luigi Lasagna (1).
Alle esequie l'Ecc.m° Arcivescovo, cogli altri due Vescovi, il Rev.m° Don Rua ed il venerando Parroco di Montemagno, salirono il palco del tumulo , circondati da numeroso clero, e procedettero alle cinque assoluzioni di rito.
Attorno al maestoso feretro che sorgea sotto la cupola leggevansi i seguenti detti scritturali
1. Cum adhuc junior essem, quaesivi sapientiam in oratione mea. Ante templum postulabam pro illa. (EccLi. LI, 18, 19).
2. Quasi sol refulgens, sic ille effulsit in tempio Dei. (ECCLI. L, 7).
3. Sacerdos magnus, qui in vita sua suffulsit domum, et in diebus suis corroboravit templum. (ECCLI. L, 1).
4, Aestimata est afflictio exitus illorum, et quod a nobis est iter, exterminium ; illi autem sunt in pace. (Sap. III, 2, 3).
Sulla porta leggevasi la seguente iscrizione
L'eterna luce dei cieli - risplenda all'anima benedetta -di - Mons. LUIGI LASAGNA - Vescovo Titolare di Tripoli - e - Superiore delle Case Salesiane dell'Uruguay e del Brasile - cui tutto zelo per la gloria di Dio - e tutto cuore pel bene de' suoi simili - un fatale disastro - colà stesso sul campo dell' eroismo della fede e della carità - rapiva appena novilustre con prodi compagni - il 6 novembre decorso - alle nostre speranze ed al nostro amore.
O generosi campioni di Cristo - vegliate dall' alto sopra di noi - insino a quel giorno che la Divina Bontà - ci raccolga tutti in Paradiso.
Gran folla di fedeli e di Cooperatori e Cooperatrici Salesiane era accorsa a questo solenne tributo suffragi , e tutti se ne partirono profondamente commossi per l'immenso lutto che ha colpito la Pia Società Salesiana.
(1) Quest'elogio, stampato dalla nostra Tipografia di Torino, è
riuscito un elegante opuscolo in-4 di pag. 32. Porta il ritratto di Monsignore
ed i particolari del disastro in un'appendice. È vendibile al prezzo di L. 0,50
(D). L' egregio Eco d'Italia di Genova del 5 gennaio così ne parla: « Riceviamo
copia del bellissimo elogio funebre detto nella Chiesa di Maria Ausiliatrice in
Torino dall'illustre Sac. Prof. Paolo Albera in occasione de' funerali di
trigesima fatti in suffragio dell'anima del compianto Mons. Luigi Lasagna.
Questo discorso è veramente degno delle sublimi virtù dell'estinto sia per la
finezza dell' espressione, sia per la fioritura della frase. In esso l'autore ,
passato in rassegna la vita del defunto Vescovo, fa di questi risaltare,
citando appropriati passi biblici, i meriti moltissimi e lo zelo esemplare, di
modo che quest'opera oltre ad essere una gentile espressione di cordoglio e di
rammarico per la nobiltà di sentimento e di concetto che in essa si ammira, può
dirsi a ragione una pregievole opera letteraria, per la purezza di stile e l'
eleganza del dire con cui sono espressi i pensieri più santi o più commoventi
».
Il Bollettino Francese ne ha fatto una buona traduzione pei suoi lettori. Sarà
presto stampato in un bel fascicolo a parte anche in questa lingua.
Nella Chiesa del S. Cuore al Castro Pretorio , (ove Monsignor Lasagna ricevette la sua episcopale consacrazione) , i funerali celebrati il giorno 5 dicembre, riuscirono assai solenni. La Messa fu cantata dal Rev.mo Mons. Nicolas Luquese di Montevideo, amicissimo del defunto Vescovo. La scelta musica, il numero grande degli alunni che circondavano il tumulo, i devoti, tra cui illustri personaggi nostrani e forestieri , resero oltremodo imponente questo ultimo attestato di affetto che i Salesiani di Roma e i loro Cooperatori vollero rendere agli estinti confratelli.
Martedì, 10 dicembre, nel nostro Duomo, così il Corriere di Casale, si celebrò l'annunziata Messa solenne, con assistenza pontificale, in suffragio dell'anima di Mons. Luigi Lasagna, Vescovo Salesiano,' titolare di Tripoli e nostro diocesano.
Presenziarono la funzione i parenti , molti amici dell'illustre defunto , una numerosa rappresentanza di Montemagno che ha la gloria di avergli dato i natali , le educande del Convitto salesiano di Casale unitamente alle loro maestre , numerosi allievi del Collegio di Borgo S. Martino , di Penango ed il Direttore del Collegio di Trino. Il Superiore Generale della Congregazione Salesiana era rappresentato dal M. R. D. Domenico Belmonte, accompagnato da un segretario.
Terminata la Messa, l'amatissino nostro Vescovo Mons. Paolo Barone tessé l'elogio dell'esimio Prelato defunto lustro, della Congregazione Salesiana e del Sacerdozio Cattolico, onore e vanto della nostra Diocesi, e con maestria e calore ne lumeggiò le eccellenti virtù, lo spirito di abnegazione , la squisita pietà e sopratutto quel suo amore e zelo ardentissimo che tutto lo scaldava a promuovere il bene spirituale e materiale dei suoi simili, vincendo ogni ostacolo e superando tutte le difficoltà. Mostrò insomma in Mons. Lasagna il vero modello del sacerdote, dell'apostolo cattolico, che nelle sue sante imprese non cerca altro che la gloria di Dio e la salvezza delle anime. Il discorso eloquente dell'eccellentissimo nostro Vescovo commosse i cuori di tutti gli astanti, e valse mirabilmente a ravvivare in essi la memoria delle esimie virtù di Mons. Lasagna, del suo spirito apostolico e cristiano che molti ebbero la ventura di riconoscere e di ammirare in lui nel breve tempo che dimorò tra noi (1).
Noi, suoi compatrioti ed ammiratori, raccogliamo l' eredità dei buoni esempi che ci ha lasciato, e respiriamo la fragranza delle sue virtù. E intanto preghiamolo ad accogliere dal Cielo questo tributo di preci e di riconoscenza che gli ha voluto dare la sua Casale che di lui serberà sempre grata memoria.
Sulla porta della Cattedrale leggevasi questa iscrizione
Solenni preci di trigesima - in suffragio - DI MONSIGNOR LUIGI LASAGNA - Vescovo Titolare di Tripoli- Missionario Salesiano - da miseranda repentina morte -- nel lontano Brasile - crudelmente strappato - al bene dei nostri emigrati fratelli -- alla dilatazione del Vangelo.
La Chiesa Casalese - che si gloria di tanto figlio - a quell'anima grande -- prega - la duplice corona - dell'apostolo e del martire.
(1) Anche questo splendido discorso fu dato alle stampe.
Giovedì, 12 dicembre , Montemagno volle rendere un mesto omaggio di preghiera in suffragio di Mons. Luigi Lasagna, a cui va superbo di aver dato i natali. Quel Rev.mo signor Prevosto Don Tommaso Camera, che aveva ordinata la solenne funzione, cantava la Messa, ed il Teologo Gatti, Prevosto di Solonghello, recitava l'elogio funebre al suo compaesano.
Vi assistevano il Municipio in corpo con a capo il Cav. Rinetti , sindaco del paese e padre di adozione al defunto Monsignore. Avevano inoltre posto distinto intorno al catafalco il Corpo Magistrale, la Congregazione di Carità, diverse Società del paese, le Scuole maschili e femminili , e l'Istituto delle Figlie di Carità. D. Belmonte rappresentava il Rev.mo D. Rua, Rettore Generale di tutta la Congregazione Salesiana , ed altri Sacerdoti Salesiani del paese rappresentavano il Collegio di Penango, di Borgo S. Martino e l'Oratorio di Torino. Notammo pure diversi Sacerdoti accorsi dai paesi vicini, e tra gli altri, due Canonici della Cattedrale di Casale, compagni d'infanzia e amici carissimi del defunto.
Venne eseguita per bene dalla cappella locale la Messa del Madonno. Il catafalco era sormontato dalla mitra episcopale ornato dello stemma vescovile e circondato di fiori. La solenne funebre funzione, a cui prese parte tutto il paese, lasciò una profonda commozione in tutti quei buoni Montemagnesi che non cessavano dal ripetere mestamente: Chi mai l'avrebbe detto, quando lo vedemmo l'ultima volta e l'accogliemmo con tante feste e tanto entusiasmo e lo portammo quasi in trionfo per le nostre contrade pavesate a festa?!....
Oh come sono imperscrutabili i giudizi di Dio !... Sulla porta della Chiesa si leggeva la seguente iscrizione
A - MONSIGNOR LUIGI LASAGNA - Vescovo di Tripoli - Missionario Salesiano - vittima di zelo apostolico - gloria di Montemagno - solenni suffragi - XII Dicembre MDCCCXCV.
Nella Sicilia Cattolica del 16 novembre leggevamo come la notizia della grave sciagura toccata ai Salesiani nel Brasile commosse profondamente i buoni cattolici ed in particolar modo i Cooperatori Salesiani della città di Palermo , i quali si rivolsero al Rev.mo D. G. Catalanotto qual Direttore Diocesano, proponendogli di far celebrare una Messa da Requiem in suffragio di queste povere vittime , e che l'E.mo Cardinale Arcivescovo, lodando sì nobile pensiero dei Cooperatori, dispose che questi suffragi venissero fatti il 28 di novembre, nella Chiesa del Monastero di S. Chiara , dove è eretta canonicamente l'Associazione di M. SS. Ausiliatrice, con invito ai Cooperatori Salesiani , alle rappresentanze delle Case di D. Bosco della Sicilia e degli Istituti di Carità di Palermo.
In data poi del 4 dicembre ricevemmo la seguente relazione dal nostro Direttore di Marsala:
Rev.mo Padre,
Se fu grande il dolore che provò il cuore della S. V. Rev.ma per la perdita repentina di ben sei figli suoi carissimi nel Brasile, il Signore nella sua bontà non manca di mandarle dei conforti nelle varie dimostrazioni di affetto, che in questa luttuosa circostanza le danno tanti buoni nostri Cooperatori. Ed io mi faccio un dovere ed una premura di notificarle come i nostri zelanti Cooperatori e Cooperatrici di Palermo hanno preso larga e viva parte al lutto toccato alla nostra Pia Società. Fu loro delicato e pio pensiero suffragare le anime dei nostri Missionari Brasiliani, vittime generose del loro apostolico zelo, con un funerale celebratosi il 28 novembre ultimo scorso, nella Chiesa del Monastero di S. Chiara, dove è canonicamente eretta l'Associazione dei Divoti di M. SS. Ausiliatrice aggregati alla Primaria di Torino. Tal funerale fu celebrato coll'applauso e l'incoraggiamento dell'Eminentissimo Card. Celesia Arcivescovo, il quale sente pei poveri figli di D. Bosco un vivo e paterno affetto.
Alla porta del tempio si leggeva
Alla memoria- DI MONS. LUIGI LASAGNA - Ai Sacerdoti Missionari - Alle Figlie di Maria SS. Ausiliatrice - Vittime d'inopinato disastro - Traversando il Brasile - Oggi - I Cooperatori Salesiani - A Comune preghiera raccolti - In questo tempio - Funebre pompe - Tributano.
Accorrete numerosi, o fedeli - Implorate pace - Ai zelanti Apostoli della Fede - Agli invitti Martiri del Vangelo.
Non fuvvi ricchezza di apparati, nè di addobbi, nè di musiche, ma fu una divota e mesta cerimonia, quale la suggerisce la circostanza, resa tanto più solenne dalle rappresentanze che vi presero parte e dall' affetto e sincera pietà di tutti gli intervenuti. Malgrado il cattivo tempo, era presente S. Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Cirino, Arcivescovo di Ancira e Vicario Generale di Palermo , venerando vegliardo più che nonagenario, alla cui sinistra sedevo io qual rappresentante dei Salesiani.
Assistevano inoltre numerose rappresentanze di varii Ordini religiosi della città, Minori Conventuali, Osservanti, Riformati, Cappuccini , le Figlie di Carità e di S. Anna , nonchè gli Istituti del Boccone del Povero, Pignatelli, ed Artigianelle ; il Chiericato, i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane, i Divoti di M. SS. Ausiliatrice ed un buon numero di fedeli. Fin dal mattino di buon'ora le Messe di suffragio si succedevano senza interruzione e fino ad ora tarda si fecero molte Comunioni per le anime dei nostri cari defunti. Ma ciò che maggiormente mi commosse fu la pietà edificante, con cui dai numerosi intervenuti si recitò la Corona dei morti sotto la guida del Rev.mo D. G. Catalanotto, Vice-Rettore del Seminario Arcivescovile, zelantissimo Cooperatore e Direttore della Pia Associazione di Maria Ausiliatrice. Venne poscia celebrata la Messa solenne da Requiem dal Rev.mo Canonico Francesco Crispo, Cooperatore anch'egli e Direttore dell'Associazione Diocesana di S. Francesco di Sales. La Messa fu eseguita in canto liturgico gregoriano diretto dal Sottociantro Lo-Re con un buon numero di Beneficiati della Cattedrale che vi assistevano colle insegne di Coro. Il perfetto accordo delle voci e la rara perizia dell' esecuzione mostrarono quanto sia solenne, sublime e commovente il canto della Chiesa nelle sacre funzioni.
Eccole, amatissimo Sig. D, Rua, come anche ì nostri Cooperatori di Palermo presero parte al dolore comune e come suffragarono le anime dei nostri cari confratelli. lo volli dargliene un resoconto qualsia, perchè sappia la S. V. Rev.ma da quale spirito di attaccamento e direi quasi di solidarietà sono
animati quei nostri buoni Cooperatori Palermitani. Il Signore voglia accogliere pietoso i loro suffragi e far discendere su di essi e sulle loro famiglie le sue copiose benedizioni.
D. GIOVANNI CHIESA.
Il Direttore del Comitato Salesiano di Mantova, Rev.mo Signor D. Amos Marchesi, Arciprete, in data 17 dicembre invitava a funebri preci nella Chiesa Parrocchiale di S. Barnaba Apostolo tutti i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane col seguente Avviso Sacro:
« La gravissima sciagura toccata il 6 p. p. novembre alla Famiglia Salesiana, che si vide rapire da morte repentina , per uno scontro ferroviario avvenuto sulla strada centrale del Brasile, l'Ecc.mo Vescovo Mons. Luigi Lasagna e cinque altri Missionarii Salesiani , mi ha tocco talmente il cuore che sentomi portato a compiere il dovere di suffragarne le anime.
» Venerdì pertanto, 20 cor., alle ore 9 in questa Parrocchiale si farà al santo scopo una ufficiatura funebre con Messa solenne.
» Carissimi Cooperatori Salesiani , Sacerdoti e Laici, Benemerite Cooperatrici , e quanti amate le grandi, opere di D. Bosco, unitevi meco, venite tutti alla mesta funzione, anche per offrire l'obolo della vostra carità, e il merito vostro sarà doppio davanti a Dio , per esser cioè concorsi al suffragio delle anime di queste vittime di apostolico zelo , e aver favorito colla vostra offerta le Missioni che erano affidate alle loro sollecite e amorevoli cure. »
Sappiamo che i nostri benemeriti Cooperatori e le ottime Cooperatrici di Mantova vi sono accorsi in bel numero e la funzione è riuscita assai commovente.
Fu celebrato Ufficio con Messa da requiem a cura di quel zelante Parroco Cooperatore Salesiano. D. Antonio Gallerani. Si fecero anche un buon numero di S. Comunioni.
Anche i Moncrivellesi (come leggiamo nel Vessillo di S. Eusebio) sentirono con gran dolore la tragica morte dei Missionarii Salesiani del Brasile. Celebrandosi, ad istanza delle Suore di Maria Ausiliatrice quivi stabilite, il giorno 17 dicembre un solenne funerale nella Chiesa Parrocchiale, in suffragio di queste vittime, quantunque fosse di buon mattino, la chiesa era gremita come nelle grandi solennità. Questa pietosa gara dei Moncrivellesi nel suffragare i nostri estinti Missionari , fu pure un attestato di affetto e di riconoscenza alle Suore di Don Bosco colà stabilite da un decennio, grazie alla generosità della signora Persico, e le quali si dimostrano tanto amorose e sollecite verso la gioventù specialmente femminile, per cui si vedono crescere fra i bambini di quel paese dei veri angioletti e delle fanciulle pie e morigerate fra le adulte.
La mattina del 9 dicembre Novara era animata da una vita insolita. Tutti si avviavano alla Chiesa di N. S. del Monserrato, dove s'innalzavano a Dio solenni preci per le anime del defunto Mons. Lasagna e degli altri Missionari Salesiani periti nel fatale disastro del Brasile.
La Chiesa era parata a lutto ; sul davanti in mezzo a serici drappi bruni leggevasi un' epigrafe quanto si possa dir bella ed affettuosa, dettata dall'aurea penna del Cav. Don Barragioni, Parroco a S. Marco. Alle 9 1/2 circa la chiesa era già stipata di persone, tra cui si notavano molte signore dell'aristocrazia novarese, una bella e numerosa rappresentanza della Società Operaia Cattolica, la cui bandiera, unitamente a quella della Compagnia di S.. Luigi esistente nell'Oratorio Salesiano, si vedeva nelle vicinanze del catafalco. Dei Parroci e degli altri preti della città si può dire che nessuno mancasse.
La Messa fu cantata da Mons. Felice Rossari, Canonico della Cattedrale, assistito da due Rev.mi Canonici di San Gaudenzio. Anche il veneratissimo Vescovo volle far vedere la sua benevolenza verso i Salesiani e quanta parte prendesse ai loro dolori coll'intervenire ed assistere pontificalmente insieme a tre primarii Canonici della Cattedrale. La musica fu eseguita dalla Capella di S. Gaudenzio.
Terminata la S. Messa salì il pergamo il Dott. D. Tommaso Pentore, che con la sua affettuosa e scultoria parola dipinse a grandi pennellate l'illustre defunto in tutti gli stadii della sua vita, e finì col raccomandare alla pietà dei Novaresi le Missioni del Brasile, che in Mons. Lasagna hanno perduto il padre più affettuoso, il benefattore più insigne, l'apostolo più zelante. E bene lo compresero i Novaresi ; poichè, tutto terminato, si fece una colletta che riuscì molto abbondante.
In questa commoventissima funzione, si vide il buon cuore dei Novaresi, la loro deferenza verso le Opere Salesiane e la stima verso colui, per cui s'era fatto questo solenne ufficio di trigesima che lasciò in tutti un' impressione, e una commozione da non si dire.
Una parola di sentito ringraziamento va dato ai Rev.mi Canonici e Parroci di Novara, alla Società Cattolica e specialmente al M. Rev. Parroco del Monserrato, D. Vincenzo Marucco, che prestò gratuitamente l'opera sua e tutto l'occorrente, perchè la funzione riuscisse bella, affettuosa, imponente sotto tutti i riguardi.
Mons. Lasagna e suoi compagni dall'alto de' cieli, dove già speriamo godranno l'eterna beatitudine, rivolgano lo sguardo a questi ed a tutti gli altri amici che tanta parte presero al dolore de' Salesiani e sappiano ricompensarli della loro squisita carità.
Giovedì, 17 gennaio, celebravasi un solenne ufficio di trigesima pel compianto nostro Missionario D. Michele Unia in Roccaforte, suo paese natio. Fu una imponentissima dimostrazione di vero affetto e profonda ammirazione verso questo apostolo dei lebbrosi di Agua de Dios (Colombia).
L' Ordinario diocesano, l' Ecc.mo Mons. Pozzi, Vescovo di Mondovì , dolente di non potervi intervenire in persona per la tarda età e la rigida stagione, vi mandò il suo Segretario a rappresentarlo ed a portarvi una commovente sua lettera, in cui , inneggiando alla virtù del compianto D. Unia, dava encomio ed incoraggiamento allo zelantissimo Parroco ed all' ottima popolazione di Roccaforte pel solenne funerale di trigegesima da loro promosso e per un già progettato monumento da erigersi in quello stesso paese al valoroso loro compatriota, anzi vi univa la sua generosa offerta per quest'ultimo intento.
Vi assistevano l' onorevole sig. Sindaco colla Giunta Municipale, tutto il clero del Vicariato con molti altri Sacerdoti e Parroci della diocesi ed altre numerose rappresentanze.
Vi si eseguì con felicissima interpretazione una Messa di Mons. Cagliero da Sacerdoti Salesiani, coadiuvati dal Reverendo Rettore di Villanova e da altri distinti artisti della vicina Mondovì.
Disse l'elogio funebre il nostro sacerdote Don Tommaso Pentore, il quale con eloquenza ed affetto di fratello dipinse a vivissimi colori l'eroismo del compianto apostolo e ne ricordò con santo entusiasmo i gloriosi esempi.
Presso l'artistico catafalco ammiravisi l'ingrandimento fotografico di un pietoso gruppo, in cui eravi D. Unia circondato da parecchi dei suoi cari lebbrosi.
La pia ed imponente funzione riuscì quale un nuovo trionfo per l'anima eletta di questo generoso apostolo della carità. Noi mandiamo pertanto le nostre più vive congratulazioni alle Autorità ed alla popolazione di Roccaforte per una così nobile manifestazione di riconoscenza e di ammirazione verso un loro così benemerito compatriota. Il Governo della Colombia e specialmente la Colonia dolente di Agua de Dios ne saranno anch'essi certamente ammirati e profondamente lieti e riconoscenti.
FRANCIA
Premiazione alle Scuole Italiane di Marsiglia.
IL 24 novembre 1895, Domenica seguente il genetliaco di S. M. la Regina Margherita, come di consueto, fu fatta la distribuzione dei premii agli allievi, figli di Italiani, che frequentano queste scuole.
In un magnifico salone, ove sventolano le Croci di Savoia e di Marsiglia, sono raccolte un duecento persone per assistere alla festa. Sopra di un bel palco a scaglioni, ornato a fiori, sono disposte le bimbe e le fanciulle delle scuole ; in basso, su di un largo tavolato sono esposti i premii ed i lavori; quindi vengono le sedie d'onore, ove si veggono molti signori e signore, benefattori e benefattrici dell'opera; ai lati sono schierati in bell'ordine i giovanetti delle scuole diurne e serali, i loro parenti e molti altri benevoli spettatori.
Il Presidente effettivo dell'opera apre l'adunanza e con forbito discorso mostra la soddisfazion sua per i progressi sensibilissimi che van facendo le Scuole Italiane di Marsiglia; ringrazia il Sig. Marchese Silvio Carcano, Console d'Italia, che si trova presente, dell'amore paterno e dell' assiduo aiuto da lui prestato alle Scuole, come pure dalla sua degna consorte; loda altamente la Sig.ra Teresa Pernecco per la saggia direzione che tiene delle Scuole ed il Sig. Prof. Dalbecco ; si mostra soddisfattissimo del buon metodo e della pazienza delle ottime Maestre: ringrazia le Ispettrici del soccorso amorevole prestato all' opera, nè dimentica d'encomiare i Reverendi Salesiani dell'assiduità e costanza nell' impartire l' istruzione religiosa a quei giovanetti.
Quindi s'alza Sua Eccellenza il Console d'Italia, ed anch'egli rivolge al rispettabile uditorio un paterno ed elegante discorso, dopo il quale annunzia che la Regina, in segno non dubbio dell'amore che porta a questa povera gioventù, ha in più inviato quest'anno il dono di 2000 lire per sì bell'opera.
Si declamano poscia con brio e piena intelligenza dai giovani d'ambo i sessi, belle poesie, dialoghetti, canzoni e canti accompagnati dal piano-forte.
Si distribuiscono quindi i premi ai meritevoli, si esaminano i lavori ed ognuno constata i grandi progressi fatti nello studio e nei lavori manuali.
La Società di Beneficenza Italiana, che ha fondato e mantiene queste scuole, nell'anno scorso ha distribuito circa 23,000 lire; quest' anno, senza contare il mantenimento di dette scuole, ne ha distribuito circa 30000 ai poveri bisognosi italiani; per le feste del S. Natale elargì ai giovani delle, scuole per più di 1100 lire in abiti e altri utilissimi oggetti. Merita adunque una tale Società e tutti i suoi membri pubblica lode e riconoscenza.
Noi facciamo voti, perchè allievi ed allieve corrispondano ai desiderii dei loro benefattori, e crescendo nel timor di Dio facciano onore, ovunque si troveranno, al paese donde sono partiti.
L. V.
TERRA DEL FUOCO
DALLA MISSIONE DELLA CANDELARA REVm°. SIG. D. RUA,
Rio Grande, Agosto 1895.
NON so come fare per rompere il lungo silenzio. Non che mi manchi la materia, anzi l'abbondanza di questa mi pone in imbarazzo; il timore pero di cadere nel parlare delle cose nostre in compiacenti lodi del bene che per mezzo nostro volle operare il Padron della vigna, mi trattenne finora dallo scriverle. Ora rompo ogni indugio e vengo a parlarle delle novità di questa nostra Missione.
Animosità tra gli Indii del Nord e quelli del Sud. - Un' orribile tragedia.
Dopo l' ultima mia di maggio del 1894 a Mons. Fagnano, in cui narrava dei 350 Indii che ci avevano visitati improvvisamente ed in numero sì grande, non vennero mai più tanti, ma sibbene alla spicciolata, alcune decine per volta, raramente passando il centinaio. La ragione è l'inimicizia che passa fra quelli del N.O. di Riogrande, nel cui territorio è situata la Missione nostra, e quelli del Sud, i quali non si presentarono più in corpo di tribù intera , perchè quelli del Nord imposero loro con minaccia la partenza, e passato il Rio, pare si siano scambiate alcune frecciate, lasciandovi alcuni anche la vita.
Quando venne Mons. Fagnano la prima volta nell'agosto del 1894 col vapore Torino, ne avevamo attorno alla nostra casa un centinaio tra quelli del Sud e quelli del Nord, uniti tra loro per parentela, tra cui alcuni ragazzi che già sapevano le orazioni ed ai quali speravamo di far un po' di bene. Poco di poi successe un' orribile tragedia, della quale stimo bene informarla.
Il 14 agosto erano venuti alla nostra casa sette individui , impiegati gli uni del Governo Argentino, cercatori di oro gli altri. Dopo aver approfittato della nostra ospitalità, partirono verso il S. E., dicendo che andavano al Capo S. Paolo. Niente più sapemmo di loro fino al 5 settembre, giorno in cui passarono il fiume ed ansanti e trafelati mi si presentarono tre individui, il capo dei quali con estremo sforzo: - Aiutateci, Padre, mi disse; hanno assassinato Sanmartin con due altri ed io ho potuto scampare per miracolo. - Calmatosi poi alquanto, mi narrò che il mattino precedente, mentre stava sorbendosi il mate, senti un ahi! come soffocato, ed alzata istintivamente la testa, vide un indio di nome Capelo con altri alzarsi d'improvviso, afferrare Sanmartin ed altri due, rovesciarli al suolo e poi con un coltellaccio vibrare parecchi colpi. A questa scena d'orrore scioltosi egli da due robuste braccia che l'avevano afferrato alle spalle per fargli subire la sorte medesima, corse all' unico cavallo che avevano lì di guardia, e, spronatolo a tutta corsa, arrivò a raggiungere altri due lasciati a circa tre miglia di distanza alla custodia degli altri cavalli e dei muli da carico : ingiunse loro d'insellar subito e tentare a gran carriera lo scampo.
- Ma chi era il Sanmartin ucciso?
- Una prova del detto comunissimo che Dio non paga il sabato ; era un omicida.
- Ed ora che intendete fare ? chiesi io a colui che mi narrava la triste istoria.
- Se ci dà quattro o cinque uomini con sei o sette fucili, altrettanti cavalli e viveri vogliamo tornare a vendicare l' affronto ricevuto.
Non mi fu possibile contentarlo : imprestai però loro due cavalli , e la mattina seguente mandai con loro uno dei nostri con lettera urgente pel Commissario di S. Sebastiano e per l' Incaricato del Paramo. Però solamente dopo otto lunghi giorni vedemmo arrivare il ff. di Commissario ed il Giudice di pace con due uomini d' arme e sei altri volontari tutti bene armati. Potei esimermi dall'accompagnarli, secondo il loro desiderio, nella spedizione contro gli Indii ; cosa che mi avrebbe alienato l' animo di quelli che avevamo in casa, e non senza assicurarli che probabilmente invece degli Indii non avrebbero trovato che alcuni cenci, ceneri e rimasugli d'ossami cremati, come infatti avvenne. Presero memoria di ciò che avevano visto, e quattro giorni dopo la partenza rientrarono in casa nostra, e dopo due gìorni nel partire ci lasciarono, in compenso del servizio reso loro, alcuni sacchi dì galletta di meno, qualche quintale di carne distrutta, asciutto un mezzo barile di vino e per giunta un cavallo imprestato che più non tornò.
In marzo poi ci venne in casa il Capo della Polizia di tutto il Governo della Terra del Fuoco con cinque gendarmì a pigliare dichiarazione di quanto conoscevamo del tristo fatto e ci raccontò che, essendo andato l'indio Capelo all' azienda dell' ex Ministro inglese Mr. Bridget sul Canale di Beagle ed avendo ivi tentati dei soprusi, opportunamente avvisato Mr. Bridget lo sorprese e lo freddò con due colpi di rivoltella ; ed inoltre che si era saputo essere intenzione di Capelo, se gli riusciva il colpo a Mr. Bridget, di fare altrettanto alla nostra Missione. Questo preteso indio Capelo , il quale da tutto il portamento più che un selvaggio fueghino appariva un damerino di Buenos-Aires, era già stato alcun tempo col Governatore Dott. Cornero, che avevalo anche condotto seco a Buenos-Aires, ma, per qualche sua infedeltà, il rimandò alla Terra del Fuoco, dove dopo un primo omicidio, per cui era cercato dalla polizia, divenne assassino e capo banda, finchè anch' egli espiò colla vita il frutto di un'educazione laica e senza idea di religione e di morale cristiana.
Nemo propheta in patria sua!
Venendo ora a darle altre notizie della nostra Missione, le dirò che noi siamo in buona relazione con tutti gli Indii della Terra del Fuoco; quelli del N.-O. li abbiamo quasi sempre tra i piedi; quelli del S.-E. ci visitano anche di spesso ; ma si fermano poco, un 15 o 20 giorni al più. Quando vengono, li tratteniamo il più che sia possibile dando loro pane, galletta, coperte, vestiti, ecc. ecc., e intanto ci industriamo di insegnare loro qualche cosa di religione. Peccato che il loro idioma è così difficile da imparare ed essi con non minore difficoltà possono capire il nostro ! Quanto bene potremmo loro fare se c' intendessimo ! Che mancanza per noi è quella di un interprete ! Speravamo che Luigi Michele Calafate ci sarebbe stato di valido aiuto; ma oh! che amaro disinganno! Nemo propheta in patria sua, è il caso di ripetere. Dapprima disse di non saper più l'indio; poi cominciò ad esercitarsi nel trar d'arco ; finalmente mi chiese il permesso di andare in cerca di suo fratello che doveva trovarsi in Bahia Inutile. Dopo 15 giorni mi arrivò in uno stato da far pietà ai sassi. Fu rifocillato e cambiato tutto da capo a piedi, nella speranza che i patimenti sofferti lo avrebbero reco saggio in avvenire. Inutili aspettazioni ! Due settimane dopo, il ritornare in lui degli istinti selvaggi lo fece fuggire nuovamente, portandosi via persino la chiave della camera. Venendo Mons. Fagnano la scorsa primavera, lo fece ricercare ed il ricondusse a Puntarenas. Tutte queste contraddizioni e difficoltà però non ci spaventano punto, nella speranza sempre di poter guadagnare qualche anima di più a vostro Signore ed assicurare così la salvezza della nostra.
Una cura di nuovo genere per gli ammalati. - Altre costumanze. - Prima sepoltura cristiana tra gli Onas
Ora voglio accennarle anche, come cosa degna di menzione, il metodo, con cui i dottori loro curano questi Fueghini quando sono infermi. Quando un individuo qualunque, uomo o donna, grande o piccolo, vecchio o giovane si sente uno qualsiasi dei tanti mali che affliggono l'umanità, si chiama il medico. Costui fa distendere il paziente ai suoi piedi, e, dopo fregagioni praticate nella parte inferma, se è il ventre p. es. vi salta addosso, o diritto coi piedi, o in ginocchio, e lo schiaccia a più non posso. Si figuri i guaiti, i gemiti e i sospiri del povero paziente! ma il dottore non lo abbandona per questo e, tornando da capo alle fregagioni, tanto persevera che ne rosseggino le carni e ne schizzi il sangue per tutti i pori. Quando è un'altra la parte malata, per es. le spalle, la testa, un braccio, ecc. allora, oltre alle fregagioni, vi sono palmate e pugni da orbo, da stancare chiunque, ma non il povero infermo, al quale se fossero risparmiate parrebbe mancargli qualche cosa. È vero che invece di guarire, molte volte coi gemiti se ne esce l'anima dal corpo; ma non per questo si muta sistema. Tutte queste operazioni sono accompagnate da gesti e voci le più strane, da calci, calpestii alla terra, sputi e pugni all'aria, come di chi percuote un essere maligno che si vuole allontanare. Ed a questa sorta di cura si assoggettano gli ammalati ogni giorno e più volte al giorno. E di ciò che narro fui testimone oculare io stesso, essendo bene spesso riuscito a sorprenderli ed impedire, od almeno accorciare l' obbrobrioso supplizio. Molte volte a me, come capo di queste Missioni, essi presentano i loro infermi per essere in tal modo curati. Allora con un segno di croce procuro di rimandarli, raccomandando loro specialmente la temperanza, dalla mancanza della quale provengono in massima parte le loro malattie.
Questi poveri Indii al vestito che noi regaliamo loro preferiscono semplici cappe di pelli di guanaco. Non usano coprirsi il capo, che tosano spesso, lasciando solo un'ampia corona di capelli, a uso dei frati Francescani. Nei piedi, solo nell'inverno, portano una specie di sandali di cuoio di guanaco. Tengono ferme le ciocche di capelli con cordoncini di tendini dello stesso animale; e gli uomini aggiungono un pezzo di cuoio triangolato da formare una specie di corona ducale. Allorchè muore uno, cambiano accampamento. I loro morti li involgono in cappe, legate con corde fatte di capelli, e nel seppellirli, prima di abbandonare il sito, bruciano tutto quello che apparteneva al defunto. - Amano i loro figli sino alla follia, e non li lasciano neppure al Missionario , nè siamo ancor riusciti a far loro intieramente capire che nostro scopo nel ricercarli è di far loro del bene, che non vogliamo toglierli loro, che li potranno vedere quando desiderano, che li manteniamo bene, li vestiamo ecc. ; è un parlare ai sordi; ed anche questa è una delle difficoltà che ritarderanno l' esito felice delle fatiche dei poveri Missionarii.
Il 27 giugno scorso moriva di febbre gastrica con polmonite il padre del Capitano, che io due giorni prima avea battezzato col nome di José Abuelo. È forse il primo Onas che abbia avuti gli onori di una sepoltura cristiana. Non era peranco spirato, che uno dei figli già lo voleva coprire ed involgere. Se non mi fossi trovato là, forse lo avrebbero soffocato per accorciargli i dolori dell' agonia. Che viscere di tenerezza figliale !
Fu quindi involto, more solito, legato da capo a piedi e messo in una cassa; il giorno seguente venne portato dai figli e da altri quattro, coll'accompagnamento del Sacerdote, al luogo destinato per Cimitero. Una croce allestita in fretta e posta in capo alla sepoltura, ne ricorda il luogo.
Civiltà barbara ! La voce del Missionario e suoi effetti. - Riconoscenza.
Alcuni minatori arrivati l'altro giorno da S. Sebastiano, mi riferirono che i guardiani dell'Estancia di Bahia Inutil, avevano preso un centinaio di Indii d'arco, senza contare le donne ed i fanciulli (300 circa), e che li volevano portare alla Missione di Dawson, ma che il Governatore di Puntarenas lo impedì. Che cosa ne faranno? Nol so; so tuttavia che sarebbe ben meglio tenerli lontani da certi civilizzati peggiori dei barbari. Noi ci sottoporremmo a qualunque sacrifizio pur di poter riuscire in questo.
Senta, amatissimo Sig. D. Rua. In Bahia Porvenir, in Bahia Gentegrande, ed in altri punti dello Stretto, gli Indii furono sorpresi a rubare grande quantità di pecore, nè potendo portarle seco , ne ammazzarono gran numero, e ad altre ruppero le gambe per renderle inutili ai loro padroni ; i quali però, dopo aver crivellati già di palle alcuni di loro sul luogo stesso, pigliarono buon numero di quelle pecore malconce, ed avvelenatele le uccisero totalmente e si ritirarono lasciandole colà. I selvaggi ritornati i giorni appresso a gettarsi sulla preda, mentre si caricavano a più non posso, ricevettero insieme col bottino una morte tanto più straziante, quanto più inaspettata. Cercammo di parlare agli estancieros in favore dei poveri selvaggi ; alcuni ci promisero persino che, astenendosi gli Indii dalla rapina, li regalerebbero inoltre di qualche cosa, per es. di 20 o 25 montoni al mese. Voglia il cielo ridurre tutti a così miti consigli e risparmiare ulteriori eccidii di questi poveri selvaggi!
Prima dì terminar questa mia dirò a lei, mio amatissimo Padre, come per dar prova di animo riconoscente verso coloro che tante prove di amore mi diedero e di benevolenza, ho immaginato un modo per eternare i loro nomi facendoli padrini, per mezzo di rappresentante, dei nuovi rigenerati alla grazia del S. Battesimo. Questo però non è senza interesse. Dirà dunque al venerato mio Superiore D. Michele Rua, ai carissimi Don Domenico Belmonte, D. Paolo Albera, Don Celestino Durando, D. Francesco Cerruti, D. Giuseppe Lazzero, D. G. B. Lemoyne, D. Gio. Batt. Francesia, D. Giulio Barberis, D. Giovanni Marenco, D. Giovanni Tamietti, D. Luigi Rocca ecc. che con ciò ho inteso di obbligarli a pregare pei loro figiocci, ed anche per chi fu lo strumento per questi della grazia del Signore.
Questa lettera m'è riuscita più lunga di quel che voleva e gliene chiedo venia. È arrivato finalmente, dopo quasi cinque mesi di aspettazione , ìl vapore Torino. È ben vero che ci ha recate molte cattive notizie, la morte del carissimo D. Sala, l'assassinio di D. Dalmazzo: ma ve ne sono pure delle consolanti , il grande Congresso Salesiano di Bologna, il viaggio dell'amato nostro Superiore Generale in Africa ed in Terra Santa ecc. Lodato e benedetto ne sia Dio! Ma non voglio trattenerla davvantaggio. Allorchè riceverà questa mia a testimoniarle che anche qui, benchè lontanissimi, i poveri suoi figli si ricordano del carissimo Padre, ella ci voglia benedire e tenere sempre presenti nelle fervidi sue preci questa nostra povera Missione, i miei cari confratelli e specialmente chi, baciandole teneramente la mano, si stima fortunato di potersi dire
Suo Aff.mo in Gesù e Maria
Sac. Gius. MARIA BEAUVOIR.
Progressi dei Salesiani al Rosario di S. Fè
AMATISSIMO SIG. D. RUA,
Rosario, 1 Settembre 1895.
Eccomi a soddisfare il desiderio manifestatomi in una sua ultima , di avere cioè notizie dei suoi figli del
Rosario. - Con piacere le dirò adunque che l'Opera Salesiana in questa importantissima città, che per commercio e popolazione occupa il secondo posto nella Repubblica Argentina, contando più di 100000 abitanti, venne svolgendosi insensibilmente e con non poche difficoltà da sei anni a questa parte.
Dopo sei anni. - Necessità d'ingrandimento. - Dal detto al fatto breve fu il tratto.
Ella ricorderà, amato Padre, come nel 1890 i Figli di D. Bosco in numero di otto toglievano a pigione una modesta casa di famiglia, ove, sotto l'egida di San Giuseppe e coll' aiuto volonteroso dei Cooperatori, si aprì l'Oratorio festivo, si stabilirono le scuole elementari diurne e serali , s'impiantarono due piccoli laboratori di falegnami e di calzolai, e, facendo servire di Cappella un salone in comunicazione colle scuole da un lato mediante un portone di legno, si attese alle funzioni del culto divino non solo con comodità dei nostri allievi, ma ancora con grande affluenza e soddisfazione del vicinato. I laboratorii, due anni dopo, per mancanza di personale e per istrettezza di locale, si dovettero sopprimere. Più tardi, essendosi affittato un cortile ed una casupola attigui, potemmo accettare più ragazzi alla scuola ed ammettere qualche convittore, compiacendo così al desiderio di alcuni dei tanti coloni italiani di questa Provincia, arrivando sino al maximum che potesse contenere la Casa, ossia a 350 tra interni, esterni e quelli dell'Oratorio festivo.
Ma una tale agglomerazione in un locale così ristretto non poteva a meno di riuscire molesta ed anche violenta, quindi urgeva provvedere. E così, l'anno scorso, essendomi recato a Buenos Aires per la festa onomastica del carissimo nostro Ispettore, D. G. Costamagna, ora Vescovo, questi s'incaricò di trovare un terreno spazioso e adatto per Scuola d'Arti e Mestieri, specialmente verso il Nord della città, punto più sprovvisto di aiuti spirituali e letteralmente invaso dai dissidenti che vi disseminarono i loro saloni vuoti. Il Signore aveva certamente inspirato quell'idea al nostro saggio Superiore; poichè mettere mano all'opera, trovare il terreno e comprarlo in condizioni abbastanza favorevoli alle nostre spossate finanze, fu la cosa, direi, di un momento. Questo succedeva proprio il giorno 7 d'agosto , festa di s. Gaetano, il Santo della Divina Provvidenza. Il demonio fremette certamente al vedere questo ardito passo in favore dell'opera di Dio; indi è che certi malevoli cercarono e cercano tuttora di buttare delle ignominiose macchie sui Figli di D. Bosco. Ma abbaiano alla luna e nessuno si cura di loro.
Dietro le indicazioni di Mons. Cagliero e dell' Ispettore si fece un piano d'una parte del futuro edifizio, e sebbene senza risorse si posero pure le fondamenta d' un' altra parte di due piani di 45 metri di lunghezza per 7 di larghezza. Il 30 dicembre dell'anno 1894 era il giorno destinato per la solenne benedizione del fabbricato , ma per il cattivo tempo si dovette aspettare fino al 1° di gennaio seguente. La notizia di questa grandiosa cerimonia fu già pubblicata dal Cristoforo Colombo e dal Bollettino Salesiano (V. il numero di Marzo 1895.), quindi mi esimo dal descrivergliela ; solo mi limiterò a trascriverle qua sotto la copia dell'atto che venne sottoscritto dai principali degl'intervenuti e che si rinchiuse nella pietra inaugurale. Eccolo
« Dopo molti anni di attivi ed incessanti sforzi per impiantare una Scuola d' Arti e Mestieri in questa città di Rosario di Santa Fè , allo scopo di albergare, istruire ed educare cristianamente i ragazzi poveri ed abbandonati , la Pia Società di S. Francesco di Sales potè finalmente ottenere questo terreno di circa sei mila metri quadrati, venendo appoggiata dai signori Cooperatori e dalle signore Cooperatrici ed anche dallo stesso venditore che fu il Sig. Tenente Generale della Nazione Dott. Beniamino Virasoro, il quale lo rilasciò mediante una somma relativamente modesta, ed essendone principali e forti caldeggiatori S. E. R.ma Mons. Giovanni Cagliero ed il M. R. Don Giacomo Costamagna, Ispettore Salesiano di questa Repubblica.
Il giorno 1° di gennaio dell'anno di grazia 1895, regnando felicemente Leone XIII, essendo Vescovo di questa Diocesi S. Ecc. Rev.ma Monsig. Giuseppe M. Gelabert y Crespo, Governatore della Provincia il Sig. Luciano Leiva e Presidente della Repubblica Argentina il Dott. Luigi Saenz Peña; trascorsi sei anni ed undici mesi dalla morte del gran servo di Dio D. Giovanni Bosco, fondatore della Pia Società Salesiana; essendo Rettor Maggiore della medesima il R.mo D. Michele Rua, ed occupando provvisoriamente la carica d'Ispettore Argentino il M. R. D. Giuseppe Vespignani e quella di Direttore del Collegio il Rev. Don Giovanni Piovano ; fu benedetta solennemente e secondo le prescrizioni del Rituale romano la pietra fondamentale di una Scuola di Arti e Mestieri, facendo da padrini il Sig. Dott. Luciano Leiva e la sua consorte, rappresentati dal Ministro della Provincia Dott. Pietro Alcàcer, dal Sig. Sebastiano Gane e consorte e dal Sig. Camino e consorte. Nello stesso mentre si benediceva eziandio un braccio di edifizio già costrutto,. essendone padrini il Sig. Prefetto Dott. Nicanore Molina colla sua signora ed il Sig. Gioachino Diaz e la signora Stanislaa de Bayo. » - (Seguono le firme.)
Di uno si fan due Collegi. - Una seconda Cappella. - Feste d' inaugurazione.
La benedizione impartita al nuovo locale dal veneratissimo nostro Superiore D. Vespignani diede copiosi frutti. Difatto piovvero da ogni lato tante dimande d'accettazione di poveri fanciulli, orfani i più, che noi non potemmo rifiutarci dal riceverli nel nuovo domicilio, che dista dall' antico circa due chilometri. Cosicchè la forza delle circostanze ci spinse a lasciare interamente a disposizione dei 200 e più esterni la prima Casa della Via Commercio, denominata d'oggi in avanti Oratorio di S. Luigi, ed a trasportare il Convitto S. Giuseppe in Via Buen Order y Jujuy, ove presentemente ci troviamo. In questa occasione i nostri cari confratelli dimostrarono realmente di essere veri figli di D. Bosco, imperocchè tutti seppero moltiplicarsi ed affrontare serenamente le nuove fatiche ed i nuovi sacrifici richiesti dalla divisione del personale.
Nel mese di maggio il nostro nuovo Ispettore D. Vespignani accondiscese perchè si incominciasse un ampio salone da destinarsi provvisoriamente a Cappella, composto di due braccia, l'uno di 34 metri per 7 e l'altro di 14 parimenti per 7, dell' altezza di 6,50. Quest' ultimo servirebbe esclusivamente pei nostri allievi , che così senza ricevere disturbo dalle persone estranee potranno assistere a tutte le funzioni.
I lavori si terminarono al principio d'agosto u. s., ed il 18 dello stesso mese veniva solennemente inaugurato da Mons. Cagliero che con D. Vespignani e D. Vacchina era venuto espressamente al Rosario. Non istò a descriverle le feste che si fecero, nè l'affluenza di gente , nè l' entusiasmo di tutta la popolazione che approfittò della venuta di un Vescovo per far cresimare i loro figliuoli, poichè troppo mi dilungherei.
La conferenza dei Cooperatori che fece Monsignore alle tre pom. dello stesso giorno nella nuova Cappella fu una cosa davvero soddisfacente, vuoi pel concorso numeroso, vuoi per la vivissima attenzione dell' uditorio, vuoi per la facondia dell'oratore ed anche per la limosina che si raccolse. La parola di Monsignore anche in lingua spagnuola è sempre nobile, ardente, entusiasta e sopratutto adatta alle necessità morali dei tempi.
Dopo la conferenza i nostri allievi vollero dare mostra di ciò che già avevano imparato nei pochi mesi che sono in Collegio, e rappresentarono una bella commedia giocosa, in due atti, che tenne assai allegri tutti i numerosi spettatori. I suddetti nostri allievi cantarono pure e declamarono varie composizioni letterarie e musicali in onore di Monsignore.
I priori della festa furono il Sig. Giacomo Righetti e la signora Celina di Taboada, nostri buoni Cooperatori, i quali hanno somministrati con grande liberalità confetti, vino squisito, giocattoli ed altri regalucci pei nostri allievi e per l'Oratorio festivo, rimanendo tutti noi pieni di riconoscenza per tante gentilezze.
Per ben sei giorni si fermarono al Rosario i nostri cari Superiori, ed approfittando dell' occasione dettarono gli esercizi spirituali agli esterni dell'Oratorio di S. Luigi, e alle numerose alunne delle Suore di M. A., producendo gran bene in ambi i luoghi.
Adesso aspettiamo con fiducia che la Divina Provvidenza ci mandi degli operai e dei mezzi materiali per poter andare avanti. Come buoni figli non lasciamo neanco di confidare nel buon cuore dell'ottimo nostro Superior Maggiore, che vorrà pregare per noi ed aiutarci.
Riceva, amatissimo Padre, i saluti cordiali dei Salesiani e delle Suore di M. A. del Rosario, nonchè quelli ossequenti dei loro alunni ed alunne che sommano a circa settecento. Ci benedica tutti ed in modo speciale questo suo
Umil.mo ed Ubb.mo figlio in G. e M. Sac. GIOVANNI PIOVANO.
Riapertura del Collegio di Nictheroy.
NON appena il Collegio Salesiano di S. Rosa in Nictheroy, dopo aver servito di ospedale durante la lunga rivoluzione, opportunamente restaurato, nella scorsa primavera ebbe riaperte le sue porte per accogliere le varie centinaia di giovanetti di cui è capace, fu consolato dalla visita dell' Ecc.m° Vescovo di quella città e diocesi, che vi andò là a passare la festa di S. Giuseppe. Per essere la prima solennità che vi si celebrava dopo la riapertura del Collegio , e quella la prima visita che vi faceva quel nuovo Pastore, i nostri confratelli tutto misero in opera, perchè alle circostanze corrispondesse pure la pompa della festa. Ed infatti, da quanto apprendemmo, essa è riuscita davvero di grande consolazione a tutti e di non piccol vantaggio alle anime di quei giovanetti e di quella popolazione. Quell'ottimo Pastore ha dimostrato qual zelo divori il suo cuore per la salute delle anime e quanto affetto nutra per i figli di D. Bosco. Egli ha lasciato colà un dolcissimo imperituro ricordo.
Alcuni giorni prima quel Collegio aveva assistito ad un consolante spettacolo di fede e di cristiana pietà. Una quarantina di marinai italiani, accompagnati dal loro capitano ed ufficiali , colà si erano raccolti in corpo per adempiere con edificante contegno al loro dovere di cristiani, accostandosi ai SS. Sacramenti della Confessione e della Comunione.
Più tardi quei nostri confratelli ricevettero altri onori dallo stesso Presidente di quella Repubblica, come apprendiamo dalla lettera seguente, la quale, scritta al 20 di ottobre scorso, a noi pervenne dopo l' orribile disastro di Juiz de Fora, che gettò nel lutto e nella desolazione più profonda tutta la nostra Pia Società e specialmente le nostre Case del Brasile.
AMATISSIMO PADRE,
Nictheroy, 20 Ottobre 1895.
ANCHE dal Brasile una qualche notizia che possa consolare il suo cuore di padre tenerissimo !.... Oh! come è vero che qui seminant in lacrymis in exultatione metent !.... Dopo tanti contrattempi, dopo tante prove, ecco finalmente sorgere giorni sereni, giorni cari, giorni degni di perpetua memoria anche pel Collegio di S. Rosa in Nictheroy !.... Si dice , che dopo la rivoluzione ed altre miserie, questo Collegio, quale fenice, risorse dalle sue ceneri con tanta vita e forza da far trasecolare persino i più indifferenti e pessimisti. A Dio, autore d'ogni bene, e a chi dirige la Casa, vale a dire a Maria SS. Ausiliatrice, l'onore e la gloria! Ultimamente lo stesso Signor Presidente della Repubblica ebbe occasione di ammirare e di portare a cielo la povera opera nostra. Ecco come si esprime la stampa di Nictheroy e di Rio Janeiro : « Ieri l'Eccellentissimo Signor Presidente nella sua residenza provvisoria fu oggetto di una cordialissima ed imponente dimostrazione fatta dal Collegio di Arti e Mestieri di S. Rosa. I duecento e più allievi, in uniforme, colla rispettiva lobanda musicale, accompagnati dal personale insegnante, diedero prove non dubbie che quell' atto partiva spontaneo dal cuore. Il breve saluto, che a nome di tutti proferì il giovane Benedetto Mendes, non potea essere nè più opportuno, nè più sentimentale. Sua Eccellenza, profondissimamente commosso, ebbe per quei giovani alunni parole di padre amoroso e di sincero ammiratore dell'opera dei Salesiani, Figli dell' immortal D. Bosco , i quali tanti e sì rilevanti servizi prestarono alla patria specialmente in tempi di maggior pericolo ».
Un altro fatto è degno di menzione. Da qualche tempo si andava studiando il modo più acconcio per far sì che anche nella Capitale degli Stati Uniti del Brasile avesse luogo con tutta pompa una Conferenza Salesiana. Il tentativo, come tutte le imprese benedette dal Signore, riuscì a meraviglia. Qui pure parlerà la stampa. « Mai in Rio di Janeiro, mai nel Brasile e fors'anco in nessun'altra parte del mondo il 12 di Ottobre, festa nazionale , fausto anniversario della scoperta del Nuovo Continente, ebbe commemorazione più splendida e più feconda di quella che in quest' anno promossero e mandarono ad effetto nella vasta Chiesa di S. Francesco da Paola i non mai abbastanza encomiati Figli del grande D. Bosco, gloria la più fulgida del nostro secolo, i Salesiani del Collegio di S. Rosa in Nictheroy. Tutto in essa fu splendido ! La Messa venne eseguita dai giovani alunni con una maestria superiore ad ogni elogio. All'Evangelo ascese il pulpito il valente ed intrepido Missionario Salesiano Monsignor Luigi Lasagna, Vescovo di Tripoli, il quale con linguaggio fluente e pieno d' unzione parlò dell'importantissima opera di D. Bosco, de' suoi progressi nell'universo intero e attualmente nel Brasile e conchiuse perorando la causa dei nostri poveri selvaggi. Noi siamo d'avviso che nella Chiesa di S. Francesco da Paola lo Spirito Santo non abbia mai parlato così vivamente al cuore de' suoi credenti, come fece per mezzo di Monsignor Lasagna. Che conferenza sublime! Con che eloquenza provò che Colombo fu il primo missionario del continente americano! Abbiamo ascoltato un nuovo Apostolo!... »
Ecco, amatissimo Padre, le notizie che coll'aiuto del Signore possono darle i suoi Figli del Collegio di S. Rosa. Le accolga come primizie dopo lunghi giorni di profonda tristezza, e c'invii la sua benedizione, che discenda sulle nostre povere fatiche quale rugiada benefica per renderle più feconde di deliziosi frutti di vita eterna.
Dai piedi di Mamma Ausiliatrice di Nictheroy le mandiamo un figliale saluto, saluto, che sarà certamente ricompensato da una sua parola di padre tenerissimo ai piedi di Maria Ausiliatrice di Torino.
L'infimo de' suoi Figli Sac. LUIGI M. ZANCHETTA.
A lode ed incoraggiamento dei nostri cari confratelli di Concezione nel Chili, riportiamo un articolo di un giornale chileno, El Pais de Concepcion, intorno ai progressi da loro raggiunti in quella popolosa città colle Scuole d' Arti e Mestieri in favore della gioventù povera ed abbandonata. Di queste Scuole sono i due disegni che porta il presente numero.
Una visita al Collegio S. Josè di Concezione.
AVUTA l'opportunità di fare una visita allo stabilimento che i Salesiani dirigono in questa città, grazie al gentile invito fattoci da uno di quei Sacerdoti, abbiam potuto percorrerlo da capo a fondo , apprezzarne il magnifico impianto e notarne gli importanti progressi ottenuti in brevissimo tempo. Non ci saremmo giammai immaginati che un'opera , che conta pochi anni e che vien sostenuta unicamente dalla carità pubblica, potesse raggiungere il punto , in cui si trova presentemente l'Opera Salesiana in Concezione.
Quando i RR. Salesiani, nel 1887, vennero ad installarsi in un modesto locale capace di contenere un piccolissimo numero di giovanetti e, per di più, privo di ogni cosa indispensabile per compiere le imprese che essi dicevano di voler effettuare, a noi pareva trattassero di cose affatto impossibili e stimavamo i loro progetti quali parti di fantasie esaltate. Ma quanto andavamo errati nei nostri giudizi ! Le ideate imprese hanno avuto il loro compimento e sono venute a dimostrarci che all'operosità ed alla costanza non v'è barriera che si possa opporre.
Da quell'anno in poi le Scuole Salesiane di Arti e Mestieri andarono via via ingrandendo il loro primitivo edifizio con nuove e magnifiche costruzioni, le quali , fornite di ogni sorta di macchine e di attrezzi per qualsiasi lavoro, porgono comodità agli allievi di apprendere quel mestiere che più piace e più conviene per procacciarsi in avvenire il pane quotidiano per sè e per la propria famiglia.
Attualmente si sta terminando la costruzione di una parte nuova al nord dell'edifizio. In questa abbiam veduto due magnifici saloni dormitorii, nei quali, sia per la vastità, come per l'impareggiabile ventilazione che godono, gli allievi vivranno sani e liberi da qualunque infermità, che in altre circostanze avrebbe potuto incoglierli. Vedemmo pure le comode sale destinate per scuole e studio degli allievi, gli igienici lavatoi di acqua corrente, ecc. ecc. , e tutto costrutto in modo d'aver nulla ad invidiare ai migliori stabilimenti della Repubblica.
E pensare che tutto ciò è opera unicamente ed esclusivamente di alcuni zelanti Sacerdoti, che hanno per norma della propria vita la consacrazione completa di se stessi al sollievo delle altrui necessità ! Veramente la popolazione di Concezione deve sentirsi orgogliosa di possedere un' Associazione come questa che si distingue col modesto , Ma onorifico titolo di « Figli di Maria Ausiliatrice e di Don Bosco ».
Trecento fanciulli , che , senza mezzi di procacciarsi nemmeno una scarsa educazione, vivevano in mezzo alla corruzione del mondo, esposti a divenir forse un giorno esseri disonorati in faccia alla società, quivi , nelle Scuole Salesiane, trovano un provvidenziale ricovero, che loro non solamente procura un'ottima educazione, ma insegna pure un'onorevole arte o mestiere, che assicura il loro avvenire.
Noi mandiamo le nostre più sincere congratulazioni ai RR. Salesiani di questa città, per le grandiose imprese che sono riusciti a compiere ; e ci congratuliamo , nello stesso tempo, di cuore colla popolazione nostra per gli aiuti prestati all' Opera Salesiana. Con vera soddisfazione ora vediamo quanto saggiamente ed utilmente se ne sono approfittati i bravi Salesiani !
Dalla Revista Catolica di Lima togliamo i due fatti che seguono, de' quali l'uno dimostra quanta stima godano i Salesiani nella Repubblica del Perù, l'altro quali consolanti progressi vadan facendo anche le Suore di Maria Ausiliatrice in quel paese.
Una proposta al Senato in favore delle Scuole Salesiane. (5 Ottobre 1895.)
nELLA Camera del Senato si sono presentati recentemente due progetti per l'impianto di Scuole d'Arti e Mestieri, dapprima nei dipartimenti di Piura e Ayacucho e poi negli altri Dipartimenti della Repubblica, affidandone la direzione ai RR. Salesiani.
Non vi possono essere invero progetti più lodevoli di questi, che son passati allo studio della rispettiva Commissione Esaminatrice. Sarebbero indubbiamente rilevanti i benefizi che dalla fondazione di siffatte Scuole in tutti i DipartimeNti deriverebbero all' intiero paese e particolarmente alla classe bisognosa.
Nella edizione della sera del 1° ottobre, El Comercio consacra l' articolo di fondo a quest'argomento, e noi siamo d' accordo col decano della stampa di Lima nel sostenere che non si debbono fondare Scuole di poca importanza, disseminate in paesi più o meno notevoli, bensì che si stabiliscano istituti di istruzione veramente pratica, forniti di personale idoneo e di elementi e mezzi necessarii per ottenere lo scopo.
Crediamo quindi che il Congresso dovrebbe approvare i progetti presentati dai Senatori di Piura e di Ayacucho ; che si dovrebbero cioè impiantare Scuole di Arti e Mestieri in tutti i Dipartimenti e che la loro direzione si dovrebbe affidare alle cure dei RR. Salesiani, i quali in Europa ed in America reggono, con splendido successo, somiglianti stabilimenti e tutti in fiore.
È noto ed è da tutti riconosciuto l'impegno con che i Salesiani dedicano i loro sforzi a questo genere di lavoro, e la generosità ed il nobile disinteresse onde sono animati. Nello stabilimento ch'essi impiantarono nella nostra Capitale , in favore della gioventù povera ed abbandonata, lo scarso numero di Salesiani che vi presiedono hanno fatto , in brevissimo tempo, molto più di quello che si poteva sperare, dati i pochi mezzi di che possono disporre. Vi hanno stabiliti laboratorii di calzolai , falegnami, ecc. ecc. , i quali vanno ogni giorno progredendo notevolmente.
È indubitabile quindi , a nostro giudizio, che a loro e solamente a loro va affidata la direzione delle Scuole di Arti e Mestieri, nel caso che il Congresso , come è da supporre, approvi i progetti presentati sopra quest'assunto.
Una nuova Cappella. (9 Novembre 1895.)
IL lunedì scorso, 4 novembre, festa di S. Carlo Borromeo, nell' Istituto Sevilla in Lima, diretto dalle Suore di Maria Ausiliatrice , ebbe luogo la solenne inaugurazione della nuova Cappella, spaziosa assai, di aspetto elegante e devota, che invita al raccoglimento e concilia pietà.
Nella mattina alle ore 8, celebrò in essa la Messa della Comunione generale l'Ill.mo e Rev.m° Metropolitano, distribuendo il Pane degli Angeli a tutte le alunne dell'Istituto. Dopo il santo sacrificio , amministrò il Sacramento della Cresima ad alcune delle alunne, facendo da madrina la nobil Signora Jesus I. de Pierola.
Alle 10 cominciò la Messa solenne, celebrata dal Rev. P. Cosma Mivielle, Superiore dei PP. Lazzaristi di Lima, alla quale assistettero un gran numero di signore e signori, il fior fiore della società Limana.
Nel pomeriggio si tenne una bella accademia musico-letteraria in un salone all'uopo elegantemente addobbato. Assistettero l'Eccellentissimo Sig. Ministro di Giustizia, Dott. Albarracin , il Direttore del Ministero, sig. Déustua , il Direttore e vari membri della Società di Beneficenza ed un bel numero di matrone e signorine della città.
Le alunne, che presero parte attiva in questo trattenimento, riscossero entusiastici applausi pel modo con cui disimpegnarono la parte loro: esse manifestarono una volta di più i rapidi progressi che van facendo, specialmente nel canto, sotto le sollecite cure delle Suore di Maria Ausiliatrice, alle quali inviamo di cuore le nostre sincere congratulazioni.
Riconoscenza di figlio!
Correva il tuo bel mese, o Vergine bella, di sol vestita ed io, poveretto ! cadevo colpito da una misteriosa malattia che diede a pensare a tre distinti medici. Furono posti in opera tutti i mezzi che l'arte medica suggeriva, ma tutti o a poco o a nulla approdavano e la mia famiglia era nella più profonda desolazione. Accorsero al letto dei miei dolori i parenti, gli amici e tutti ne ritornavano colle lagrime agli occhi. Siete pur accorsa Voi, o Vergine Benedetta, al letto delle mie sofferenze, e fra mezzo alle pene ed ai dolori, alle veglie ed agli affanni, coll'occhio della fede io Vi ho scorta e riconosciuta e tosto nacquemi una grande speranza che Voi, tutta bella, tutta pura, tutta santa creatura, mi avreste guarito. Vedeste, o Maria, dall'alto seggio della vostra gloria la moglie, i figli immersi nel dolore, e Madre di Misericordia, avete chiesta la grazia al Vostro Gesù. - La grazia! la grazia! si mutò tosto L'aspetto della mia famiglia: la dolce speranza della mia guarigione entrò nel cuore di tutti. E come pegno della grazia ottenuta pregaste Gesù di volersi degnare venire a me, e appunto nella vostra festa solennissima sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani l'animo mio giubilava per la real presenza di Gesù. - È vero che dovetti passare ancora per una lunga serie di speranze e di timori, ma è vero altresì che io potevo far viaggio favorevole per la campagna la vigilia stessa della festa della vostra Assunzione al Cielo. - Nello stesso giorno in cui giunsi in campagna, parve che un grave peso mi fosse tolto di dosso. Deo gratias ! Deo gratias ! era allora che si compieva del tutto la mia miracolosa guarigione e potei senza il minimo disturbo pigliar parte alla processione, che si fece nel paese in onore di Voi, o Vergine Addolorata. - Vergine santa e bella, accogliete la mia promessa, continuate ad ottenermi da Gesù tutte le grazie, che ho bisogno per me e per la mia famiglia : benedite a tutti quelli che mi furono di aiuto e di consiglio nella mia lunga malattia: ottenetemi ancora molti anni di vita, cui intendo dedicare ad utilità dei miei figliuoli, a bene della crescente gioventù ed in onore di Gesù Sacramentato. Da questa valle di lacrime e talvolta anche di letizia
5 Dicembre 1895.
Vostro figlio Prof.° LUIGI DEMICHELIS Cooperatore Salesiano e Dottore in lettere e filosofia.
Guarita per intercessione di Maria!
La Signora. Eleonora da Conceiçào Leite de Castro asserisce che trovandosi sua madre gravemente ammalata e con poca speranza di guarigione, ricorse a Maria SS. Ausiliatrice, promettendo una elemosina per l'edifizio Salesiano che deve erigersi in Fafe, e di far pubblicare la grazia. Dopo questo ricorso e questa promessa cominciò la buona Signora a migliorare ed ora trovasi perfettamente guarita.
Braga (Portogallo), 9 Dicembre 1895.
D. PIETRO COGLIOLO Direttore Salesiano.
Grazie a Maria !
I Salesiani in viaggio pel Messico ringraziano Maria SS. Ausiliatrice loro cara Mamma per averli scampati da un grave pericolo, dopo d'essersi fervorosamente a Lei raccomandati.
D. A. PICCONO.
Ricorso a Maria.
Grazie infinite siano rese a Maria Ausiliatrice per la guarigione della mia consorte, che trovavasi in pericolo gravissimo di vita. Riuscendo insufficienti i soccorsi medici, in mezzo all'afflizione grande in cui mi trovava, ricorsi all'Ausiliatrice dei Cristiani, e tosto le vertigini non furono più così frequenti alla mia consorte e l'emorragia cominciò a diminuire.
Rio de Janeiro (Brasile), 13 Novembre 1895.
JOSÈ PEIXOTO FORTUNA Medico.
Dopo una novena.
Mi trovai in condizioni tali per affari dì commercio da perdere ogni mia risorsa. Ricorsi a Maria SS. Ausiliatrice con una novena, e la Gran Regina del Cielo fu così buona verso di me, che, non avevo per anco compiuta la novena, quando mi fece venire in possesso di quanto mi credeva d'aver perduto. Rendo quindi infinite grazie a questa Madre dei Cristiani che con tanto zelo seppe levarmi da simile pericolo, promettendole di fare al più presto che potrò una offerta e pregandola altresì di accordarmi sempre la sua valida protezione.
Torino, 10 Dicembre 1895.
LUIGI COLNAGHI.
Oh! quanto è buona Maria!
Travagliato già da parecchi mesi da un fiero morbo, il mio carissimo padre era caduto in un continuo vaneggiamento ed in tale prostrazione di forze , che i migliori medici disperavano di poterlo guarire. Addolorato per l'immensa sciagura che colpiva la mia famiglia, con tutta fiducia mi rivolsi a Maria SS. sotto il bel titolo di Aiuto dei Cristiani, supplicandola che volesse ridonare la guarigione all' amatissimo mio genitore ! Oh! quanto è buona la nostra celeste Madre! Essa mi ha esaudito , ed ora gliene rendo pubblicamente vive azioni di grazie.
Quarenti d'Acqui, 2 Gennaio 1896.
GIUSEPPE CAVALLERO.
Maria Salute degli infermi.
La Superiora delle Suore Teresiane di Mondovì offre la tenue somma di L.5 in ringraziamento alla Vergine SS.ma Ausiliatrice per la ottenuta guarigione di una figlia educanda del suo Istituto. La povera fanciulla, certa Margherita Musso, era stata colpita da gravissima polmonite complicata con altre malattie. I medici non avevano speranza alcuna di salvarla dalla vicina morte, avuto riguardo sia alla natura ed al grado della infermità, sia all'età debole della fanciulla. Munitala dei SS. Sacramenti, le buone Suore, mentre temevano che da un dì all'altro la piccola inferma passasse all'eternità, lasciando gli amati suoi genitori nel pianto e nella desolazione, la raccomandavano con viva fede a Maria SS. Ausiliatrice. E la Vergine benedetta si compiacque di mostrare la sua potenza; giacchè dopo pochi giorni la ragazza cominciò a migliorare sino alla compiuta guarigione. Nel ringraziare la Madonna Ausiliatrice di una grazia cotanto singolare, la predetta Superiora chiede che essa sia resa di pubblica, ragione.
Mondovì, 5 Gennaio 1896.
SAc. ANTONIO BRUNO.
Rendono pure grazie infinite a Maria Ausiliatrìce per segnalati favori ottenuti mercè la potentissima sua intercessione i seguenti
Francesca Ejnaudi e Margherita Einaudi, SaluzzoPietro Rota, .Mirabello - Agnese Barbero, GuareneErnestina Farina Parma -- Pietro Maron, Urbano - Teresa Giaccardi ed N. N., Benevagienna - D. Fedele Righetti, Cappellano Serbadone, Morciano (Rimini). Sac. Leone Ostinelli, Cremia - Giovanni Sandrin, Capodistria -- I Coniugi C. A. M. di Chieri, per due segnalatissime grazie, -Tommaso Vaira fu Giuseppe, Vergne - Giuseppe Lombardi, Bagolino - Giovanni Alessio - Enrico Garoppo -- Luigi Rosso. Bonvicino -Margherita Tarro, Demente - Delfina Rolle-Abbene, Torino - G. E F. Asti - Maria Loggia-Porta e Angela Porta, Borgo d' Ale - Eugenia Lanza, Torino -Ch.T. C., Novizio Salesiano, S. Gregorio (Catania) - D. Pasquale Vingini , Arciprete, Santeramo in Colle. - Caterina Gandino- Angelo Zecchetto, Caselle d'Isola della Scala - Maria Oddenino Chieri - Il. B. R , S. Germano Vercellese - Luigi Latini. Monteporzio - Michelina Lorenzoni, Padova - Felice Nava, Milano -- Un'Associata al Bollettino, che mettendo al collo di un infermo la medaglia di. Maria Ausiliatrice, gli ottenne di poter aggiustare le cose dell'anima - Giovanni Candele, Racconigi - Rosa Cafasso- Catterina Maschio Vigliano d'Asti - Costanza Caprioglio, Rossignano (Monferrato) - N. Bisciar - Teresa Ambrogio, Tonsasco - Margarita Valansiano, Gasiliano - Maria Piovano, Pinerolo- Antonio Musino, Druent-Assunta Angeleri-Angola Costa. Bianzè-Maria Grisolfi, Racconigi-Domenica Daniele, Torino - Pietro Momo, Saluggia- Annetta Bertasaghi, Cascina Amata di Cantù -Catterina Dagnino, Nizza Monferrato - Carolina Pertengo, Chivasso - Maria Peiretti. Osasio - Battista Rungaldier, Perra di Fassa - Bernardo Casale, S. Damiano Marcra - Carolina Audisio, Cavour - Bernardo Franco. Montà-Francesco Delpiano, Priucca. Amalia Rutolo, Chivasso - Salvina Falco maestra, Cavour -- Professore Ricurtini, Vercelli - Margarita Boalio, Cavour - Stefano Marino, Cornegliano d'Alba - Luigi Bressan, S. Tomio di Malo - Gallo Suppo Benedetta, Volpiano - Maria Tamagnone, T, Michele Lega, Leiny - Vittoria Gardano, Torio, - B. A., Chieri.
LA COMPAGNIA DI S. LUIGI.
Fra i molti giovanetti che frequentano gli Oratorii festivi, ve n'ha sempre un numero considerevole dì più assidui e diligenti. Or bene, cosa ottima sarebbe, di grande incremento per l'Oratorio festivo e di molto vantaggio per le animo, riunire questi giovanetti più buoni in piccole Associazioni o Circoli. D. Bosco di v. m. per siffatti giovanetti fondava specialmente la Compagnia di S. Luigi Gonzaga, la quale diffusasi poi non solo negli Oratorii festivi, ma ben anche in tanti Collegi e Parrocchie, arrecò dovunque ed arreca tuttora un bene grandissimo.
La Compagnia di S. Luìgi giova immensamente ad allontanare i giovanetti dal peccato, avviarli per tempo e con perseveranza alle pratiche di pietà e specialmente alla frequenza della Confessione e della Comunione. In un Oratorio festivo quest'Associazione vale ad ottenere un buon nucleo di piccoli apostoli che coll'esempio e colle parole attirino i compagni ad intervenire numerosi all'Oratorio, a comportarvisi bene, ad evitare la bestemmia , il turpiloquio, la mormorazione, a frequentare i Ss. Sacramenti. Essa è come un lievito provvidenziale, da cui l'Oratorio ricaverà frutti copiosi e consolanti
Però, acciocchè questa Compagnia consegua i suddetti buoni frutti, fa d'uopo che se ne osservi il Regolamento appositamente compilato dall'amatisimo Fondatore D. Bosco (1), (il quale potrà esser modificato a, seconda dei luoghi e delle opportunità) e che il Direttore della Compagnia tenga regolarmente ogni settimana una breve conferenza ai piccoli soci.
Noi quindi ripetiamo qui con tutto il cuore i voti che in proposito di ciò emise il Congresso Salesiano di Bologna e raccomandiamo caldamente che la Compagnia di S. Luigi Gonzaga sia introdotta in tutte le Parrocchie, in tutti gli Istituti d'educazione, ma specialmente in tutti gli Oratorii festivi.
(1) Vendibile presso le Librerie Salesiane a C.mi 10 la copia
I CATECHISMI IN QUARESINA.
Secondo lo spirito della nostra Associazione ed i voti del Congresso Salesiano di Bologna , raccomandiamo ai nostri Cooperatori e pie Cooperatrici, che in ogni tempo dell'anno, ma specialmente nel tempo della quaresima, attendano con zelo a favorire i catechismi nelle Parrocchie o negli Oratorii festivi. Vi mandino il maggior numero possibile di fanciulli e giovanotti. dove ne sia duopo, vi prendano parte, ossi medesimi come catechisti. Oggi più che mai è questa un'opera importantissima e di grandissimo merito.
CARITA' FIORITA.
Anche quest'anno, a cura di alcuni bravi giovani che con assiduità ed onore frequentano l' Oratorio festivo salesiano di Novara, si volle continuare la pia usanza incominciata l' anno scorso. di dare un pranzo nel giorno dell'Epifania del Signore a 20 poveri della città. Ebbe cura di cercare questi poveri la fiorente Conferenza di S. Vincenzo.
È impossibile dire con che trasporto accettarono l'invito i 20 prescelti, specialmente per sapere da chi loro veniva procurata questa refezione.
Servivano a tavola l'ottimo e zelante tesoriere della Conferenza suddetta ed uno dei più attivi membri della Società Cattolica.
In sul finire il Direttore dell' Oratorio, rivolgendo la sua calda ed affettuosa parola a quei poverelli, raccomandò che pregassero perché il Signore conservasse sempre buoni quei giovani che loro avevano procacciato un' ora così bella, così affettuosa, che pregassero perché li facesse aumentare in bontà ed in numero, così che un altr' anno si potessero vedere non 20 poveri soltanto, ma 50... 100.
Oh! come è fiorita la carità fatta con l'unico intento di sollevare la miseria di qualche nostro fratello ! E quanto aumenta in pregio questa carità , ove si pensi che provenne dal buon cuore di giovani che, invece di deridere e disprezzare questi poverelli, come si usa fare da molti e molti giovanotti allevati alla moderna, invece di sprecare quel soldo che lor sopravanza , in gozzoviglie , in divertimenti il più delle volte illeciti, lo misero in serbo e fecero un'opera tanto bella, tanto buona.
Bravi giovani ! Il mondo , uso a gettare il suo malvagio e sardonico sogghigno su queste opere di vera carità, perchè di vero sollievo, non darà tanta importanza alla vostra bell'opera , ma voi non vi curate di lui; vi sia di conforto e di premio il solo pensiero che avete sollevato de' vostri fratelli, che questo l'avete fatto per Dio e con Dio, e che tutto ciò che si fa con lui è grande, come dice Chateaubrian, tutto piccolo invece senza di lui.
DUE PAROLE ALL'AMICHEVOLE
Cari miei piccoli amici,
CHI rivolge a voi la parola e vi chiama col dolce nome di amici, è una persona che vuol molto bene ai fanciulli. Ha passato e passa tuttora la sua vita, che è già più lunghetta della vostra di un poco, sempre in mezzo ai giovanetti , insegnando loro a crescere buonini, obbedienti e rispettosi ai parenti e ai superiori e diligenti nei propri doveri. Coi fanciulli egli si attrista solamente quando vi è vero motivo di tristezza; ma gli piace passare sempre allegramente in Domino i suoi giorni, tenendo pure allegri i suoi piccoli amici, associandosi perfino ai loro giovanili trastulli.
Ora quest'amico della fanciullezza rivolge la sua parola a tutti i giovanetti , cui può capitare tra mano il Bollettino Salesiano per animarli alla lettura di esso. Ei sa che voi, o cari giovanetti, non potete ancora essere Cooperatori Salesiani, e teme che per questo vi asteniate dal leggerlo. Ma egli, nella certezza de recarvi piacere, vi dice: Leggetelo, leggetelo ogni mese e ne proverete grande diletto.
Siete voi in famiglia ? Ebbene, quando giunge il Bollettino ai vostri amati genitori , domandatelo con garbo, tagliatene i fogli e poi leggetene quelle pagine che più vi dilettano; anzi parlatene coi parenti ed amici vostri, dite loro le più belle notizie che vi avrete appreso , e così invoglierete pur essi a scorrervi l' occhio sopra ogni mese.
Siete in collegio? Chiedetelo ai vostri cari superiori, e questi ve lo daranno sicuramente , poichè dalla lettura del Bollettino ne potrete trar vantaggio voi ed i vostri compagni.
Se non che taluno di voi dirà forse: - Io vorrei che il Bollettino avesse sempre tante belle figure od illustrazioni, specialmente dei selvaggi_ dell'America e dei paesi diversi dai nostri.
- Io invece , dirà un altro , vorrei che il Bollettino fosse tutto pieno di lettere di Missionari, che raccontassero fatti straordinarii e romantici.
- Io per contro , dirà un terzo, desidererei che il Bollettino parlasse molto della mia buona Mamma, la Madonna, e riportasse sempre molte strepitose grazie che Essa va operando a favor del popolo cristiano.
State tranquilli o miei cari amici , il Bollettino sarà fatto in modo da accontentare un po' tutti e da far del bene anche a voi , se procurerete di leggerlo e di farlo leggere a molti vostri compagni.
Iddio vi benedica, o cari giovanetti, e vi conservi sempre in salute e nella sua santa grazia, come di cuore vi augura il vostro
Aff.mo Amico
D. C. GIULIVO.
D. GIOVANNI COCCHI
La mattina del S. Natale del 1895 lasciava la terra per volare al Paradiso quest'ottimo Sacerdote, torinese, che ebbe tanti tratti di somiglianza col venerato nostro Padre Don Bosco, e al quale noi andiamo debitori di tanta riconoscenza per l'affetto grande che ci portava e l'aiuto che in varie circostanze ha prestato agli Oratorii Salesiani nei loro primordii.
Don Giovanni Cocchi fu uno di quegli uomini insigni per candore di costumi e zelo di apostolo, che formarono, massime negli ultimi cinquant'anni, la gloria del clero torinese.
Nato a Druent presso Torino nel 1813 e fatto sacerdote il 25 marzo 1836, diè tosto prova del suo zelo come vicecurato della SS. Annunziata in Torino, dove lasciò la sua memoria in benedizione. Desiderò di andar missionario, e vi si preparò; ma poi comprese che le sue Indie erano Torino, e rinunciò alle Missioni straniere per dedicarsi tutto ai giovanetti poveri ed abbandonati.
Fondò pertanto nel 1840 l'Oratorio dell'Angelo Custode in Vanchiglia, che fu uno dei primi esempi dati nella città di Torino di siffatte istituzioni a beneficio dei figli del popolo. Nel 1841 istituì l' Ospedaletto pei poveri vecchi ed infermi, nonchè per l'educazione di alcune povere fanciulle operaie.
Le necessità morali e materiali dei giovinetti raccolti nell'Oratorio suggerirono la fondazione del Collegio degli Artigianelli. Uno di quei ragazzi una domenica non voleva più uscire dall'Oratorio perchè non aveva più casa: il Cocchi lo ritenne presso di sé, lo mantenne, lo allogò presso un buon padrone. Altri in breve se ne aggiunsero; e coi giovanetti orfani ed abbandonati crebbero i bisogni. Allora il buon sacerdote, in data del 15 ottobre 1849, pubblicò un modestissimo Avviso invito, che fu tosto accolto da ecclesiastici volenterosi : primi fra essi il teol. Giacinto Tasca, il teol. Roberto Murialdo, il teol. Antonio Bosio.
Datosi tutto a' suoi Artigianelli, affidò l'Oratorio dell'Angelo Custode alle cure del nostro amatissimo D. Bosco ed abbandonò la coadiutorìa della SS. Annunziata nel 1852. Nel 1854 fondò l'Oratorio di S. Martino nel borgo Dora; mentre provvedeva all'impianto di una Colonia agricola sui colli di Cavoretto per educare i giovanetti nel lavoro dei campi. I primi coloni furongli affidati dal Governo, che li trasse, per iniziare una salutare riforma, dalla casa di custodia La Generala. La Colonia si trasferì poscia in un podere presso Moncucco; e presentemente si trova impiantata nelle vicinanze di Rivoli, dove fiorisce mirabilmente.
Ai giovanetti di tenera età, di cui tornava difficile l'educazione nelle case di educazione governative, provvide il Cocchi con un grande riformatorio, prima in Chieri, poi a Boscomarengo. Nè bastando ciò alla operosità del pio sacerdote, prese l'iniziativa di altri stabilimenti agricoli in Perugia, in Assisi, a San Martino di Palermo, a Todi e altrove, mentre le sue principali istituzioni crescevano e si propagavano in altre parti d'Italia mercè la Pia Società di S. Giuseppe, nata e cresciuta fra i suoi cooperatori sacerdoti e laici.
Tante fatiche, non mai interrotte , tante lotte con ogni genere di contrasti, non valsero mai a scemare le sue forze fisiche e morali. Celebrate le sue nozze d'oro nell'anno 1886, quando pareva che potesse omai ritirarsi ad un meritato riposo, accolse con ardore giovanile la proposta del Vescovo di Catanzaro, che lo invitava a dirigere quel Seminario. Vi rimase logorandosi due anni; e quando nel 1893 ne tornò, si diede finalmente per vinto. Trovò allora una cameruccia nel suo Collegio degli Artigianelli, e quivi, confortato dall'affetto sincero di quei giovanetti e dei loro superiori, passò gli ultimi due anni di sua vita, preparandosi colla preghiera quasi assidua e coi patimenti di una lunga e penosa malattia al gran passo dell'eternità. La mattina del Natale stava disponendosi a ricevere la santa Comunione, come l'aveva ricevuta ogni giorno dacchè aveva cessato di celebrare, quando il Signore, invece di venire a lui, lo chiamò a sè per dargli il premio tanto meritato.
Fu sacerdote esemplare, pio, laborioso, indefesso, tutto per le opere sue e i suoi figliuoli.
Era egli infatti il buon nonno degli Artigianelli, perchè cinquant'anni di lavoro gliene avevano creato intorno una numerosa corona. Visse e morì fra essi, dando ai medesimi tutto se stesso e le cose sue; egli non aveva nulla di proprio e non lasciò un centesimo alla sua morte, perchè la carità vera di Gesù Cristo l'aveva spogliato di tutto. Lasciò però dietro, a sè una istituzione, la quale continuerà sulla terra l'opera da lui intrapresa e formerà il più bel monumento alla sua memoria.
Noi raccomandiamo la sua bell'anima alle preghiere dei nostri lettori.
IL CAV. CARLO ALBERTO CROVERIS.
Con vivo dolore apprendemmo l'annunzio della morte di questo nostro antico amico, avvenuta in Napoli il 14 gennaio u. s. La vita del Croveris fu esemplarissima, e noi ne daremo gli edificanti cenni che ne fa la Discussione di Napoli, tanto anche per render un tributo di riconoscenza agli importanti servigi da lui resi alla Pia nostra Società.
« Il Cav. Carlo Alberto Croveris, dice il citato giornale, al valore militare accoppiava una non comune pietà, essendo stato uno dei primi discepoli di quel grande apostolo de' giorni nostri, D. Bosco, e da questo imbevuto sin dalla tenera età di quei sani principii che giammai venner meno in lui in tutte le età e le condizioni della vita. Fedele ai doveri religiosi, senza umano riguardo vedeasi di frequente in tutti i giorni festivi nella sua Chiesa Parrocchiale, come anche in tutti i novenarii e le solennità dell'anno. Attaccatissimo al nostro Cardinale Arcivescovo, anelò il momento di umiliargli personalmente con la sua dilettissima moglie i suoi ossequi, e ne restò così entusiasmato da non vedersi contento senza prima averne il ritratto in fotografia, che a tutti mostrava, nè lasciava passare occasione senza mandargli la sua carta da visita. Fece quattro campagne militari, riportandone medaglie commemorative ed onori cospicui. Meritando la fiducia del Governo col grado di Tenente Colonnello Contabile, fu addetto qui in Napoli come Direttore del Magazzino Centrale per l'equipaggio militare. Non è a dire con quale scrupolosità disimpegnasse il geloso uffizio, facendo nel tempo stesso da padre amorevole a ben sessanta operai, che in mille occasioni gli dimostrarono il loro affetto e la loro riconoscenza assieme agli ufficiali subalterni ed impiegati, i quali tutti non mai finiscono di compiangerne l'amara perdita. Compiuti cinquant'anni di onorevole servizio, era sulle mosse per ricevere la Medaglia Mauriziana destinata a coloro che onorevolmente han compito i detti anni di milizia. Se non che al riceverne l'avviso fu colpito da paralisi cardiaca che mise in serio pericolo la sua esistenza. La religiosissima sua compagna ricorse subito ai mezzi e conforti religiosi, mentre il morbo repentino ed ostinato superò tutti i rimedi suggeriti dall'arte col troncare lo stame dei preziosi suoi giorni : volendo il giusto retributore del merito donargli, invece di un marcescibile serto, quello glorioso ed immortale nei cieli. Moriva in età di 64 anni.
« Voglia il Dio di tutte le consolazioni concedere alla superstite sua moglie ed a' desolati suoi figli la rassegnazione necessaria in sì dolorosa circostanza, ed a lui il riposo eterno! »
Il giudice GIUSEPPE ANZINO da Menzonio.
Era questa un'esistenza veramente cara a tutti i cattolici ticinesi. Si spegneva la sera del lunedì 2 dicembre 1895 al suo paesello natio, nell'età di 66 anni, invocando i SS. Nomi di Gesù, Giuseppe e Maria! Uomo di rara bontà, cattolico esemplare e fervente Cooperatore Salesiano, donava uno de' suoi figli alla Società Salesiana, allevando gli altri al bene della Chiesa e all'amore delle Opere di Don Bosco. -- Il Signore l'accolga nel suo gaudio, a cui egli anelava. Preghiamo per lui!
UN APPELLO AI LOMBARDI.
I benemeriti Comitato e Sotto-Comitato Salesiano Milanese, presieduti dallo zelante e carissimo Don Pasquale Morganti, Direttore Spirituale del Seminario Maggiore di Milano, ha testè rivolto un nuovo caldo appello alla carità e generosità de' nostri buoni Cooperatori Lombardi, onde venir in aiuto all'erigendo Istituto S. Ambrogio in quella città. - Oltre a render conto di quanto si è fin qui operato per la fondazione di quest' Istituto , suggerire i modi pratici di porgere soccorso e accennare i vantaggi spirituali che goder possono tutti i benefattori di tale opera, questo appello con altri documenti reca un'eloquentissima lettera di encomio e di incoraggiamento dell' Em.mo Cardinal Ferrari, Arcivescovo di Milano, che noi vorremmo qui pubblicare se lo spazio ce lo permettesse. In quest'impossibilità, facciamo nostre le belle e sentite parole dell'illustre Porporato per encomiare l'opera altamente benemerita della società che hanno intrapresa gli ottimi Signori e Signore dei sullodati Comitato e Sotto-Comitato, e di tutto cuore loro auguriamo che il presente appello non solo penetri in tutte le case dei Cooperatori, degli Ex-Allievi dei Salesiani e di tutti i RR. Parroci e Sacerdoti Lombardi, ma che incontri favore e trovi dei generosi ascoltatori in tutte le famiglie della bella Lombardia.
SPETTACOLO RELIGIOSO.
Buenos Aires, la capitale dell'Argentina, nella scorso novembre ha assistito ad un grandioso , imponente e consolantissimo spettacolo , nella fausta occasione dell' ingresso e della presa di possesso di quell' Archidiocesi di S. Ecc. R.ma Mons. Ladislao Castellano, successore al compianto Mons. Aneiros. Alla gioia dell'immensa popolazione prese pure parte ufficialmente il Governo.
Alle 9 3/4 della Domenica 24 novembre, usciva dal palazzo arcivescovile di quella città la processione del numerosissimo clero, seguito dai Canonici e dalle LL. EE. Rev.me Mons. Espinosa, Boneo, Costamagna (testè arrivato dall' Italia) , Cagliero, De la Reta, Soler, Isasa, Achaval, Toro, Padilla, che facevano bella corona al novello Arcivescovo Mons. Castellano ed a S. Ecc. Rev.ma Mons. Casanova, venuto appositamente da Santiago del Chilì per l'imposizione del pallio al novello Metropolita. La processione, passando in mezzo ai battaglioni delle truppe federali, che presentavano le armi, mentre le bande militari suonavano festose marcia e allegre sinfonie, andò alla cattedrale, ove convenne pure il Presidente interinale della Repubblica, sig. generai Roca, accompagnato da quattro ministri, i quali, preso posto di fronte al corpo diplomatico che era in gran tenuta, assistettero alla solenne funzione. I membri del Congresso Nazionale in abito di etichetta erano al completo.
Pontificò Mons. Casanova, a cui assisteva dal trono il novello Arcivescovo e tutti gli altri Vescovi in mitra.
Alla fine della Messa, Mons. Castellano, inginocchiato in principio del presbiterio , lesse davanti a Monsignor Casanova la professione di fede e fece il giuramento solenne di adempiere i doveri, che gli impone la sua elevata carica, e ricevette dal Metropolita Chileno l'imposizione del pallio.
Quindi Monsignor Casanova con un eloquentissimo discorso prese a parlare della missione che i Vescovi hanno verso i popoli e dei benefizi che ne ritraggono le nazioni, perchè i Vescovi sono gli uomini della pace, che è un bene inestimabile. Ma la pace di Dio non è la pace armata che rovina le nazioni in Europa ed in America e che consuma in elementi di distruzione e di morte gli elementi di ricchezza che Dio ci ha dato per il progresso e per la vita. Fece quindi voti che non risuoni mai nelle valli del Chilì e dell'Argentina la tromba guerriera, nè i loro campi siano bagnati di sangue fraterno. E volgendosi a Monsignor Castellano, gli disse : Se è necessario il sangue, udite, Venerato Fratello, il voto più ar dente del mio cuore: strettamente abbracciati, ai piedi dell'altare, offeriamoci oggi come vittime tutti e due : sopra il nostro capo ricada il colpo , ripetendo coll'anziano Matatia : Prima la morte piuttosto che vedere la desolazione del nostro popolo! Un fremito percorse l'immensa moltitudine a quelle parole, mentre Monsignor Castellano accennava col capo, che accettava la proposta del venerando Prelato Chileno.
Quel discorso fece profondissima impressione anche negli uomini del Governo e nei membri del Congresso.
Cantato poscia il Te Deum e ritornati in processione i Vescovi dalla metropolitana all' arcivescovado, il generale Roca e i ministri andarono a baciare l' anello al novello Arcivescovo ; ed il generai Roca allora, e poi varii ministri e deputati, in risposta all' Arcivescovo di Santiago pronunciarono discorsi pure molto significanti per la pace fra quelle due nazioni.
Dopo queste feste e questi discorsi è rimasta quindi credenza generale che, mercè l'intervento provvidenziale dei due illustri Prelati, spariranno tutte le difficoltà sorte tra il Chilì e l'Argentina e che la pace tanto necessaria ai due popoli non verrà certo turbata. Faccia il Signore! Sarà questa un'altra prova che la Chiesa è sempre apportatrice di pace ai popoli ed alle nazioni !
MONS. CAGLIERO NELL'URUGUAY.
Mons. Giovanni Cagliero, Vicario Apostolico della Patagonia Settentrionale, di ritorno da una missione al Chubut - della quale parlerà il Bollettino nei prossimi numeri - ricevuto a Buenos Aires il dolorosissimo annunzio della catastrofe di Juiz de Fóra, tosto volò all'Uruguay per confortare quegli addolorati Salesiani. Al suo arrivo in quella Repubblica gli giunse il seguente biglietto del Capo dello Stato
« Il Presidente della Repubblica Orientale dell'Uruguay
« Saluta con distinta stima S. Ecc. R.ma Mons. Cagliero, e nel dargli il benvenuto in questa Capitale - Montevideo - compie il dovere di presentargli l'espressione del suo sincero dolore per la sentita perdita dell'Ill.mo Vescovo Mons. Lasagna, pregandolo voglia comunicare questi suoi sentimenti a tutti i membri della sua Congregazione ».
PER MARE.
Il viaggio dei nostri Missionari capitanati da Mons. Costamagna e da Mons. Fagnano, come abbiam già avuto occasione di dire, fu felicissimo. A renderlo però più bello e dilettevole, oltre all'aver i Sacerdoti potuto celebrar tutti o quasi tutti ogni dì la S. Messa a bordo e i Confratelli e le Suore aver comodità di ascoltarla e fare la S. Comunione, concorse in modo mirabile la cara funzione del battesimo di una fanciulla e tre confermazioni amministrate da Mons. Costamagna la seconda domenica passata a bordo e in cui ricorreva la festa del Patrocinio di Maria SS. L'Ecc.m° Vescovo di Gualaquiza, vestito di rocchetto e mitra, attorniato da un popolo di circa 1500 passeggeri, avendo a padiglione il cielo e testimonio l'oceano, dall'alto dell'uffizio del comandante, fra i suoi confratelli ed i marinai in divisa, amministrò i due Sacramenti, destando in tutti simpatia ed amore. Padrino della neonata fu lo stesso Comandante del piroscafo, e madrina, per ovviare gelosie o disgusti fra le varie signore di bordo, fu la stessa Superiora Generale delle Suore di Maria Ausiliatrice. La battezzata era figlia di poveri genitori emigranti. Fra i tre confermati fu un bimbo di anni tre, che tutto composto a riso, con volto angelico stava nell'ospedale di bordo aspettando che i Santi Angeli lo portassero all'amplesso di Dio fregiato della divisa di soldato di Gesù Cristo. Fu cresimato nel suo lettuccio del dolore, alla presenza della sconsolata madre, che si rallegrava di tanta sorte. La solenne funzione impressionò tutti, ed i nostri Missionari rimasero edificati della pietà viva dei poveri connazionali emigranti, i quali ridestarono pur loro sentimenti di compassione, pensando che alcuni di essi andranno a perdere forse il più bel tesoro del mondo, la fede!
IL MONUMENTO A D. BOSCO in Castelnuovo d'Asti.
Il giorno 17 gennaio si riunì in Castelnuovo d'Asti la Commissione esaminatrice del concorso pel monumento da erigersi a Don Bosco in quel Comune. Questa Commissione, presieduta dal Sindaco geometra Musso, era composta dell'architetto Conte Ceppi, del Comm. Tabacchi, del Prof. Belli e del Prof. D. Vespignani.
I bozzetti presentati erano in numero di 24, appartenenti ad egregi scultori di Roma, Palermo, Milano, Firenze ed in gran parte di Torino.
Dopo un accurato esame, la Commissione ridusse la scelta ad una terna fra i bozzetti presentati dagli scultori Galliano, Canonica e Stuardi. Procedutosi alla votazione, ottenne il maggior numero di suffragi e quindi la scelta definitiva il bozzetto presentato dallo scultore Stuardi, allievo della Regia Accademia Albertina di Torino.
Com'è noto, la statua con altre figure rappresentanti un giovanetto europeo ed un patagone, deve misurare tre metri di altezza e tre il basamento. Il monumento dovrà essere ultimato per l'autunno del 1897.
CONFERENZA.
Il M. R. Parroco di Sanico nel Monferrato tenne una Conferenza ai Cooperatori Salesiani di quella sua Parrocchia, nel giorno dell' Immacolata Concezione, facendosi pure la prescritta questua per le Opere Salesiane. Le nostre congratulazioni ed i nostri ringraziamenti a questo buon Parroco ed ai suoi Parrocchiani!
Manuale Biblico o Corso di Sacra Scrittura di F. Vigourouz e L. BACUEZ. - Prima edizione italiana sull'ottava francese. - 4 volumi di pag. 800-900 ciascuno con 280, illustrazioni. - Prezzo L. 14. - Tipografia Salesiana, S. Pier d'Arena.
(Unità Cattolica del 9 Novembre 1895.)
Ecco un articolo, mi par di sentir dire, che sarà letto da pochissimi ; o che il pubblico si deve occupare d'esegesi e di teologia ?
Tale è purtroppo a' giorni nostri il modo di pensare di molti anche del clero, che sia strano occuparsi di studi biblici per chi non è esegeta di professione Ma non così avviene nelle altre nazioni civili, nelle quali - sì tra i cattolici, sì tra i protestanti -la Bibbia forma il primo e più nobile studio ed è da tutti meditata e gustata. Ma l'apatia degli Italiani dipende non tanto da una avversione istintiva, quanto , così son convinto, dalla mancanza di buoni e veramente utili libri in proposito. Un esempio palpabile di ciò può aversi appunto nella traduzione italiana del così diffuso in Francia (son già all'8a. ediz.) e pregievolissimo « Manuel Biblique » di F. Vigouroux e L. Bacuez eseguita dal solerte e dotto giovane Salesiano Dott. D. Angelo Festa ed edita dalla Tipografia di S. Pier d'Arena : essa malgrado anche qualche piccola menda che forse può esservi caduta, ha avuto uno spaccio affatto superiore all'aspettativa, talchè di un tremila copie or non ne rimangono che qualche centinaio; e notisi che il quarto ed ultimo volume dell'opera è uscito appunto in questi giorni. Nè ciò poteva avvenire altrimenti: il venerabile Libro di Dio, studiato e spiegato, come nel presente Manuale biblico, alla luce dei monumenti e delle scoperte scientifiche del secol nostro, ha per ogni colta persona un'attrattiva invincibile, anche a considerarlo soltanto come il più bel libro che mai narrasse le vicende e la vita pubblica ed intima del gran popolo di Israele. Se aggiungasi a questo le numerose incisioni (circa trecento) storiche, archeologiche e paleografiche che adornano l'opera, la forma popolare ed elegante congiunta alla solidità della dottrina, la mirabile tenuità del prezzo, col quale è stata messa in commercio questa che potrebbesi chiamare una miniera di scienza biblica, si spiegherà com'essa abbia in realtà un'importanza tale da esser gradita non solo nei seminari, ma ad ogni colto cattolico italiano.
Il primo volume (pag. LV-814) ove si riporta per intero l' Enciclica Providentissimus Deus di Leone XIII sugli studi biblici, dopo aver considerata la natura dell'ispirazione dei Libri sacri, tratta della formazione, lungo i secoli, del volume che forma la Sacra Scrittura, dando ampie nozioni generali sulle lingue in cui furono redatti i testi originali della Bibbia e sulle versioni di essa, così antiche come moderne (specialmente italiane); quindi spiegata la vera e buona maniera di leggere ed interpretare la Sacra Scrittura, con un rapido disegno storico della letteratura esegetica biblica di tutti i tempi, viene a trattare del Pentateuco, ossia dei libri di Mosè (Genesi, Esodo ecc.) coi quali la Bibbia incomincia. Le questioni, conforme alle esigenze degli studi moderni, vi sono svolte assai ampiamente e vi si risolvono i più importanti problemi sull'origine del mondo e dell'uomo, sulla loro rispettiva antichità, sul Diluvio, su la storia dei Patriarchi, il culto e la legislazione mosaica.
Il secondo volume (pag. 848) considera separatamente le origini, la formazione, le diverse questioni spettanti ai libri storici della Bibbia, risolvendo le difficoltà senza cessa dai razionalisti ripetute ai cattolici. Ragiona quindi dell'essenza e della costituzione della poesia ebraica, esaminando un per uno i vari libri poetici e didattici che si trovano nella Scrittura. (Il libro di Job, il Cantico ecc. specialmente il Libro dei Salmi. Svolta quindi la natura della profezia e del profetismo presso gli Ebrei antichi, viene in particolare a discorrere dei singoli libri profetici che formano una parte così importante della Bibbia.
I due volumi seguenti, opera bella ed accurata dell'insigne e compianto L. Bacuez, sono consacrati al Nuovo Testamento; il terzo (pag. 732) tuttoquanto ai Vangeli. Esaminate prima alcune questioni generali relative all'origine storica e alla formazione dei quattro Evangeli, il dotto autore in tre parti distinte considera al lume della Bibbia comparata colla storia e l'archeologia, la vita del Salvatore, innanzi alla Predicazione e nel tempo della santa Passione fino alla morte sua redentrice: in fine ricompone una storia sincronistica della vita di Gesù ricavata tutta e soltanto dai sacri Evangeli.
L'ultimo volume (pag. 770) parla dei restanti libri del Nuovo Testamento; cioè degli Atti degli Apostoli e della Storia del Cristianesimo in quel tempo, delle Lettere di S. Paolo, così piene di sublime sapienza, e degli altri apostoli: ultimo nella Bibbia e nella trattazione l' Apocalissi, la più attraente e misteriosa profezia che fosse mai fatta agli uomini e dove il futuro assume le forme di vivissimo dramma.
Da questa sommaria rassegna dell'opera si parrà chiaro come essa sia sommamente utile non solo ai giovani seminaristi, ma ad ogni colto cattolico che brami conoscere l'origine e lo svolgimento primitivo della sua cara, santa religione. I benemeriti Sacerdoti Salesiani ne stanno ora appunto preparando una seconda edizione riveduta dalle tenui mende che forse vi si potrebbero incontrare. Stanno pure preparando la versione italiana dell'altra opera dello stesso dottissimo F. Vigouroux, così diffusa in Francia (son giunti alla 5' ediz.) La Bibbia e le scoperte moderne in Palestina, in Egitto, in Assiria, che ha non solo la stessa importanza di quella che ho presentata ora, ma è anche, se è possibile, più dilettevole a leggersi.
S. M.
Centenari e Beatificazioni, Panegirici del Sac. Prof. MICHELANGELO GRANCELLI - 16° di pagine XII-268. - Torino, Tip. Salesiana. - L. 3.
Con vivo piacere abbiamo letto il bel volume intitolato Centenari e Beatificazioni, Panegirici del Sac. Michelangelo Grancelli, Professore nel Seminarlo Vescovile di Verona, discorsi recitati dall'esimio oratore in occasione di centinari e di nuove beatificazioni. Proprietà ed eleganza di espressione, vivezza di imagini, fluidità di svolgimento, eloquio fiorito senza essere troppo ampolloso, rendono questi panegirici assai interessanti. Ma quello che maggiormente raccomanda questa pubblicazione, è quel sapore scritturale sì bene adoperato nello svolgimento dei concetti. La citazione frequente e spontanea delle espressioni dei Libri Santi ci mostra un appassionato cultore degli studi biblici, dei quali l'egregio Professore dà a divedere una estesa e profonda conoscenza.
Dopo una accurata dipintura della società all'epoca, in cui viveva il Santo di cui tesse l'elogio, passa a dimostrare ampiamente come le virtù proprie di esso furono il mezzo di cui si servì la Provvidenza per sanare le piaghe da cui era afflitta la chiesa, e per ravvivare nei popoli lo spirito religioso illanguidito. Ma perchè il discorso non sia puramente esornativo, l'egregio autore scende alla pratica, e fatto un accurato parallelo fra i tempi in cui viveva quel Santo o Beato e le miserie sociali e religiose dell'epoca nostra, con parola infocata mostra l'influenza salutare, che l'imitazione del Santo può esercitare anche nei nostri miseri giorni.
Il sapientissimo Leone XIII si degnò benignamente di accettare la dedica di questo volume, e questa speciale benevolenza del Santo Padre, mentre deve essere il più ambito onore e la più ambita compiacenza all'autore, deve essere pure la più calda raccomandazione per i lettori. Noi conoscevamo il Prof. Grancelli come valente poeta, ora dobbiamo cougratularci con lui della sua non comune valentia conte sacro oratore. I Santi poi o Beati, di cui ci offre l'elogio, sono i seguenti B. Giovenale Ancina, S. Luigi Gonzaga, S. Giovanni della Croce, S. Pasquale Baylon, B. Gerardo Maiella, B. Leopoldo da Gaiche, B. Benardino da Feltre, La S. Casa di Loreto S. Filippo Neri.
Di prossima pubblicazione IL SECONDO VOLUME dell'opera: La Ragione guida alla Fede.
Molti si affrettano a domandare il secondo volume di quest'opera; altri mandano a dire, che comprerebbero volentieri tutta l'opera, se già fosse uscito il secondo volume. Noi pertanto facciamo loro sapere, che questo uscirà assai presto, forse per le prossime feste di Pasqua, come ci fa sperare l'editore.
Per ora invece del secondo si provvedano del primo quelli, che non l'hanno ancora ; e noi crediamo di poterli assicurare che se ne troveranno soddisfatti, come quelli, che lo hanno già letto, e che chiedendo il secondo volume qualificano l'opera come esimia, ottima; opportunissima ai tempi nostri. Ecco quello che ne scrive all'autore l'egregio e Rev.mo Can. D. Luca Valenti, già stato discepolo di lui nel Ven. Seminario di Magliano Sabino, dove l'autore fu per nove anni professore di Teologia dogmatica e di Sacra Scrittura, quando il suddetto Seminario era affidato alla direzione dei Salesiani
Egregio Sig. Professore,
Palombara Sabina, 18 Ottobre 1895.
Vidi annunziato nel Bollettino Salesiano la sua Opera « La Ragione guida alla Fede, » ed ardevo di desiderio di poterla leggere, immaginando un lavoro degno del suo bell'ingegno.
Le confesso sinceramente, caro Professore, che la stima altissima che io aveva di Lei, oggi ha toccato il colmo. Le sublimi questioni su Dio, sul mondo, sull'uomo trattate da mano così maestra, risplendono chiaramente di una luce tutta propria e fanno conoscere ad evidenza la profondità della scienza teologica e naturale nell'esimio autore. Le questioni che più specialmente mi colpirono , quantunque non possa nemmanco dir di averle lette, ma divorate in un subito, furono quelle bellissime sulla Cosmogonia Mosaica e sul Darvinismo. Io che ho sempre vivamente desiderato di avere una idea chiara e precisasti tali questioni, oggi importantissime, per quanti libri mi capitassero tra le mani e trattassero di tali materie, nessuno ne ho mai trovato più adatto ai nostri giorni e nel tempo stesso più chiaro.
Dal più profondo del cuore le faccio, carissimo Professore, le congratulazioni più sincere. Le auguro che il Signore la conservi ancora per cento anni al bene della Sua Chiesa, oggi tanto combattuta.
In tale fiducia rinnovandole sincere congratulazioni, con perfetta stima mi professo
Dev.mo A ff.mo Discepolo
LUCA CAN. VALENTI.
La SS. Eucaristia, Periodico mensile diretto a promuovere la conoscenza e l'amore a Gesù Cristo in Sacramento.
Col gennaio scorso è entrato nel quinto anno di sua vita. Pubblica articoli dommatici, apologetici, ascetici, liturgici, storici, predicabili. Narra i miracoli eucaristici fin dai primordi della Chiesa. Riferisce i decreti della S. C. dei Riti che riguardano il culto eucaristico, come ancora la cronaca del movimento eucaristico d'Italia e fuori. Risolve casi morali-liturgici circa la SS.a Eucaristia sia come Sacrificio sia come Sacramento. Ha varietà, poesie, racconti ed aneddoti, il tutto d'indole eucaristica. Abbonamento L. 2 annuo per l'Italia, L. 2.50 per l'estero. Direzione Corso V E. 101, Napoli.
Il Calvario della Vergine è un caro e grazioso periodico mensile religioso, entrato ora nel suo quarto anno di vita. Il suo precipuo scopo è di diffondere la divozione verso la SS. Vergine Addolorata, ma sa pure efficacemente versare il balsamo di conforto, nel cuore di chi soffre. Noi lo raccomandiamo quindi vivamente a tutti i divoti di Maria Santissima ed a tutti coloro che soffrono. Abbonamento annuo L. 1,50.
DIREZIONE : Via S. Domenico, 28, Torino.
Giulio Tarra è un bel periodico settimanale, illustrato, inteso a mantenere nei sordomuti già istruiti e nella gioventù in genere la buona educazione. Si pubblica ogni sabato a beneficio dell'Associazione benefica cattolica sordo-parlanti. - Abbonamento annuo L. 2,50 per l'Italia, L. 4,50 per l'estero. Rivolgersi all'Istituto dei Sordomuti Poveri di Campagna, Via Galvani 2, Milano.
La Buona Semente che esce ogni due martedì in Moneglia, Provincia di Genova, consta di pagine 32 in 16° grande e si divide in tre parti. Nella prima sono portati i due Vangeli delle Domeniche successive, due Catechismi, Panegirici, traccie, novene, articoli sulla predicazione, e tutto con istile piano, famigliare, secondo le ultime prescrizioni della S. C. del Concilio. - La seconda comprende gli atti della S. Sede e delle Congregazioni Romane ecc., nonchè tutto ciò che riguarda la giurisprudenza ecclesiasticocivile. - La terza parte è riservata alla Casistica. Sono proposti ogni volta tre casi da sciogliersi e dopo due numeri vien data la soluzione. Per la mole e lo materie contenutevi crediamo che sia uno dei più utili e vantaggiosi periodici di tal genere. - Abbonamento L. 5 all'anno.
L'innocenza. - Scrivere per i bambini, eduducarli senza noia, istruirli senza pedanterie, innamorarli del bene senza aver l'aria di fare la morale, ecco un'arte difficilissima e rara a conseguirsi. « Di tutti i venti e più periodici che si pubblicano in Italia per i bambini, un solo è veramente adatto ad essi: l'Innocenza: » Così scriveva un anno fa la Roma Letteraria.
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1. Aimone Vincenza ved. Balleria - Pont Canavese (Torino).
2. Amjone Don Amedeo, Prevosto -. Brusnengo (Novara).
3. Andreoli D. Luigi, Parroco - Cormanno (Milano).
4. Aquilani Don Nicola - Zagarolo (Roma).
5. Arisi D. Rodolfo - Sospiro (Cremona).
6. Artana D. Ernesto -Villa Romagnano (Alessandria).
7. Artemi D. Pietro. Can. - Viterbo (Roma).
8. Asinari Conte Ermolao dei Marchesi di S. Marzano - Torino. 9. Assante Don Antonio - Procida (Napoli).
10. Astengo Concetta - Torino.
11. Astori Benedetto fu Gio. - Carpenedolo (Brescia).
12. Baietto Francesca - Valfenera (Alessandria).
13. Barbagelata Candido -- Genova. 14. Bartoli Mons. Ignazio, Vescovo - Senigalia (Ancona).
15. Bandi di Selve ved. Gattoni, cont. - Torino.
16. Bertolotto Giovanni - Grango di Brione (Torino).
17. Borgna Catterina - Torino.
18. Broglia Francesco - Torino.
19. Buffa D. Felice, Can. Cattedr. - Acqui (Alessandria).
20. Cabitza Ch. Salvatore - Ales (Cagliari).
21. Cadei Battista- Vigolo (Bergamo). 22. Campodellorto Don Donato, Curato - Cozzuolo (Treviso).
23. Cannata D. Gabriele - Pozzolo (Siracusa).
24. Carletti D. Antonio - Zenna (Arezzo).
25. Cavalieri Don Alessandro - Clenesso (Bergamo).
26. Cavallini Mons. Alessandro - Lodi (Milano).
27. Caviglioli Chiari ved. Barbosio - Borgomanero (Novara).
23. Chiappello Giovanni fu Francesco - Bernezzo (Cuneo).
29. Cocci D. Giov. Batt. - Todi (Perugia).
30. Codutti D. Pietro - Blessano (Udine).
31. Coppa D. Antonio - Caronno (Milano).
22. Coria Giuseppe - Modica (Siracusa).
33. Corsale D. Domenico - Sarego (Vicenza).
34. Costa Maria - Torino.
35. Cristino Maria v. Viassone - Monticello d'Alba (Cuneo).
33. Cucco Marietta, Maestra - Occhieppo Inferiore (Novara). 37. Dalla-Vecchia D. Ulrico, Capp. - Sant'Orso (Vicenza).
38. De Febbio Suor Matilde - Candela (Foggia).
39. Dell'Oro Pietro - Olgiate Molgora (Corno).
40. Denina Bartolomea - Savigliano (Cuneo).
41. Ducloz Scipione Imp--Ventimiglia (Porto Maurizio).
42. Erba Giuseppe Bartolomeo, Comm. - Torino.
43. Faccini Can. Dottor Luigi - Ronciglione (Roma).
44. Ferrari Giuseppe - Puginate (Como) 45. Finazzi Don Agostino Can. - Padova.
46. Fissotti D. Angelo - Selve Marcone (Novara).
47 S. E. R.ma Foschi Mons. Agostino Arciv. - Perugia.
48. Fornelli D. Casimiro - Genova. 49. Franzioso D. Giov. Battista - Ticenzo (Cremona).
50. Gallo Avv. Carlo - Torino.
51. Garazzino Don Bartolomeo - Cossombiato (Alessandria)..
52. Garofalo D. Pasquale Can.-Gragnano (Napoli).
53. Garoglio Elena nata Venco - Casteggio (Pavia).
54. Gasparone Domenico - Asti (Alessandria).
55. Gastaldi Catterina -- Bra (Cuneo). 56. Gatta Don Domenico - Salerano (Torino).
57. Gazza Francesco - Torino.
58. Giordani Don Andrea, Parroco - Rencadello (Cremona).
59. Giustignani March. Fanny - Genova.
60. Groppetti Pellegrini Marta - Mura Savello (Brescia).
61. Ibba Don Raimondo Can. - Ales. 62. Isola Chiara - Rovegno (Pavia). 63. Leo Can. Don Francesco - Ales (Cagliari).
64. Luciani Maria - Grondona (Alessandria.
65. Macario D. Secondo - Asti (Alessandria).
66. Marletta Nunzia Ved. - Catania. 67. Maffiodo Luigi-Condove(Torino). 68. Marangoni D. Domenico - Villanova Marchesana (Rovigo).
69. Marcucci Amalia-Viterbo (Roma). 70. Martinola Filippo - Perosa Argentina (Torino).
71. Masi Giulia - Rimini (Forlì). 72. Massaroli cav. Carlo - Torino. 73. Meriglio D. Eusebio, Parr. e V. F. - Castelletto Cervo (Novara). 74. Milanesio D. Giovanni - Chivasso (Torino).
75. - Miravalle Luigia n. Aubrey -Pecetto Torinese (Torino).
76. Mitacchione Donato - Palo del Colle (Bari).
77. Montefusco Mons. Tommaso - Oria ( Lecce).
78. Monti Paolo -Asti (Alessandria) 79. Mura D. Pasquale - Genoni (Cagliari).
80. Murino D. Luigi, Parroco - Cologna (Salerno).
81. Orlandi Giovanni fu Antonio - Riccò del Golfo (Genova).
82. Osella Catterina - Carmagnola (Torino).
83. Pasqualini Nicola Dottore - Bologna.
84. Pasqualis Giuseppe -Vittorio (Treviso).
85. Pensa Pietro fa Pio - Riccò del Golfo (Genova).
86. Perardi Giov. fu Antonio - Cuorgnè (Torino).
87. Peruzzi Giov. Batt. - Borgo Casale (Vicenza).
88. Pitzalis D. Battista - Ales (Cagliari).
89. Pozzolo Don Carlo, Parroco - Leguzzano (Vicenza).
90. Psotti Cherubino - S. Martino di Gattara (Ravenna).
91. Pugno D. Pietro, Prevosto - Pizzale (Pavia).
92. Puligheddu Pietrina nata Orriu - Ales (Cagliari).
93. Pusceddu Don Francesco, Teologo - Pan (Cagliari).
94. Putzolie D. Lorenzo, Beneficiato - Ales (Cagliari).
95. Quattrocchi Ferdinando - Mazzarino (Caltanisetta).
96. Ramelli Felicita - Torino.
97. Renzo D. Francesco Arcip. - San Giovanni in Galileo (Forlì). 98. Rev. Padre di Cerami AgostinaCatania.
99. Robasto Margherita - Torino. 100. Sala D. Michele, Cav. - Racconigi (Cuneo).
101. Scavia Giuseppe, Cav. - Camilla per Frugarrolo (Alessandria). 102. Serego Allighieri Conte Dante - Gargagnago (Verona).
103. Solari Giuseppe - Borgomanero (Novara).
104. Soranse Teresa, Contessa - Cremona.
105. Sperandro Sperandio - Asolo (Treviso).
106. Spiga D. Francesco -Ales (Cagliari).
107. Teruzzi D. Luigi - Ticineto (Alessandria).
108. Torretta D. Giovanni - Montrigiasco (Novara).
109. Tozzi D. Alfonso, Arcip. Parr. - Brucchianico (Chieti).
110. Tribone D. Pier Francesco- Genova.
111. Turrisi Murgia D. Giovanni - Castelbuono (Palermo).
112. Valleret D. Giov. Batt. -Melezet (Torino).
113. Valletta Don Fortunato, Parr. - Hamrum (Malta).
114. Venturi Sac. Giov. - Collesano (Palermo).
115. Vestivo D. Calogero, Curato -Sutera (Caltanisétta).
116. Vico Beatrice - Milano.
117. Vidoni Don Domenico, Parroco - Ampezzo (Udine).
118. Zamparo D. Francesco, Capp. - Oleis (Udine).
119. Zizzo Marco Aurelio, medico chirurgo - Palermo.
1. Aimone D. Giov. Pietro - Trivero (Novara).
2. Alasonatti Sacerdote - Volpiano(To vino).
3. Anzel.ini D. Agostino - Pedersano (Austria).
4. Arose D. Tommaso - Levaldiggi 5. Argenti Ester - Viggiù (Como). ii. Artuffo Secondo - Torino. 7. Baffi D. Angelo - Asso (Como). 8. Bagnani D. Pietro - Casalmaggiore (Cremona).
9. Bagnasacco Cristina - Chivasso (Torino).
10. Balestracci Luigia-Coriano (Forlì). 11. Bissino Anna - Chivasso (Torino). 12. Baravelli D. Alessandro - Roma. 13. Barberis Pietro - Torino.
14. Badini D. Michelo - Quartesana (Ferrara).
15. Battelli Carolina - Sarzana (Genova).
16. Benzi D. Francesco - Vinchio (Alessandria).
17. Bernardino Giov. Batta - Branco (Udine).
18. Bertagna Vincenzo - Lonato (Brescia).
19. Bertelli Giovanni - Sangano (Torino).
20. Bignami D. Michele - Casalmaggiore (Cremona)
21, Bignamí D. Pietro - Casalmaggiore (Cremona)
22. Boco Pietro - Calcinato (Brescia). 23. Bolognesi - Pescara (Ferrara).
24. Bonardelli Ferdinando -- Cuorgnè (Torino).
25. Bonati Agostino - Riccò del Golfo (Genova).
26. Bonora Francesco - Groppello (Pavia).
27. Bontempini D. Benedetto - Villafranca (Verona).
28. Borboni Luigia - Orno (Brescia). 29. Bosio Maria - Casnigo (Bergamo). 30. Boyle D. Daniele - Roma.
31. Caccia Florindo - Moncalieri (Torino).
32. Calosso Luigia n. Garrone - Castagnole Monf. (Alessandria).
33. Camuffo D. Angelo - Venezia.
34. Carelli Margherita - Vinchio (Alessandria).
35. Carloni Eva - Montebenichi (Arezzo), 36. Daldini Raffaele - Lugano (Svizzera).
37. Dallachiara D. Giovanni - Villa. franca (Verona).
38. Dalmonego D. Pietro Antonio - Cinto (Austria).
39. Di Sainbuy n. Massel C.a Carolina - Torino.
40. Ercano D. Andrea - Parasacco (Ferrara).
41. Fula D. Giuseppe, canonico - Mondovì (Cuneo).
42. Faudella D. Nicola - Pra Trivero (Novara).
43. Fava Pietro - Ferrara.
44. Ferrarese D. Gugliebno - Rovigo.
45. Galli D. Felice - Bricherasio (Torino).
46. Gallini D. Carlo - Montebello (Pavia):
47. Ghiotti Ernestina - Volpiano (Torino).
48. Imperiale Giuseppe - Selva (Genova).
49. Lerda Ludovico - Villar Porosa (Torino).
50. Longa D. Enrico - Garbagnate (Como).
51. Madre Sermanni Irene - Mantova.
52. Manni Marcella - Comnago (Novara).
53. Manongiu D- Giuseppe, canonico - Ales (Cagliari).
54. Mantellino Felicita - Torino.
55. Marchettini Brigida - Dazio (Sondrio).
56. Marchisio Giovanni - Agliano d'Asti (Alessandria).
57. Marcuzzi. Angelo - Lumignacco (Udine).
58. Mazzolani Gaetana n. Mainardi - Argenta (Ferrara).
59. Melchiorri D. Girolamo - Montecchio (Pesaro Urbino).
60. Merlini Giuditta - Mendrisio (Svizzera Ticino).
61. Merlo D. Michele - Bricherasio (Torino).
62. Montanari D. Innocenzo - Baara (Ferrara).
63. Nagari Carlo - Cilavegna (Pavia).
64. Negri Maurizio - Pont Canavese (Torino).
65, Orsini Felice - Limone Piemonte (Cuneo).
66. Ortensi Vassura - Faenza (Ravenna).
67. Patrono D. Giacomo - Terrugia (Alessandria).
68. Pellegrini Francesca - Calcinato (Brescia),
69. Polacchi D. Gaetano - Formignana (Ferrara).
70. Piantino D. Francesco - Marone Paiesco (Novara).
71. Pirone D. Giacomo - Finero (Novara).
72. Pozzali Suor Aurelia - Rovigo. 73. Prato Cav. Antonio - Asso (Como). 74. Rasia Dal Polo D. Antonio - Venezia.
75. Ratti Ch. Enrico - Garbagnate Monastero (Como).
76. Rava Maria di Antonio - Magliano d'Alba - (Cuneo).
77. Ravignani D. Giuseppe - Alcenago (Verona).
78. Rejisino D. Vittorio - Chiesanuova (Torino).
79. Repetto Giovanna - Lavagna (Genova).
80. Riccardi D. Carlo - Silvano d'Orba (Alessandria).
81. Ricco Anna -Aci Catena (Catania)
82. Righini D. Cesare - Guarda (Fer rara).
83. Rinaldi D. Giovanni - Porolto (Ferrara),
84. Santini D. Vincenzo - Ferrara.
85. Scarsi Angela - Silvano d'Orba (Alessandria).
86. Sola D. Giovanni - Casaglia (Ferrara).
87. Spampati D. Giacinto - Gandino (Bergamo).
88. Tagliapietra D. Andrea - Villafranca (Verona).
89. Talice Paolo - Fontanile - (Alessandria)
90. Tini D. Gaetano - Ferrara.
91. Taricco Costanzo- Busca (Cuneo).
92. Tavolini Pietro - Fronzano (Novara).
93. Teruggi D. Luigi-Trecate (Novara).
94. Todeschini D. Pietro - Zevio (Verona).
95. Toffanin D. Domenico - Lonigo (Vicenza).
96. Torna Catterina - Varallo Sesta (Novara).
97. Tono Marianna - Este (Padova)98. Tosa D. Michele - Volvera (Torino).
99. Traverso Antonio - Mornese (Alessandria).
100. Tribone D. Francesco - Genova.
101. Zamboni D. Antonio - Ferrara.
102. Zanella Gaspare - Loda di Lozzo Cadore (Belluno).
103. Zanna Luigi - Saluggia (Novara).
104. Zardini Delfina - Saluggia (Novara).
105. Zavattaro D. Prospero - Casale (Alessandria).
106. Zerboni Andrea - Erno (Como).
1. Aita D. Leonardo - Gemona (Udine). 2. Allievi Luigia - Saronno (Milano). 3. Altigieri D. Pietro - Ronciglione (Roma).
4. Arcangeli D. Luigi - Passo di Treia (Macerata).
5. Badini Confalonieri D. Flaminio - Masserano (Novara,).
6. Baguolo Maria - Ospedaletto Euganeo (Padova).
7. Baglietti D. Nicolò - Varazze (Genova).
8. Balduzzi D. Giovanni - Predosa (Alessandria).
9. Ballabio D. Francesco - Travedona (Milano).
10. Banfi Luigi - Caronno Milan. (Milano).
11. Barbarotto D. Giov. Batta - Cornegliano Collalto (Treviso). 12. Bartolini Fortunato-Filettole(Pisa).
13. Battagliotti Domenico - Montiglio (Alessandria).
14. Borardi Angelica - Chiusa Pesio (Cuneo).
15. Berardo Chiaffredo - Sampeyre (Cuneo).
16. Bernero Margherita n. Borra - Giaveno (Torino).
17. Berninzoni Giuseppe Luigi - Spotorno (Genova).
18. Bertono Giovanni Maria - Macello (Torino).
19. Bei-tozzi D. Antonio - Corvarola (Massa e Carrara).
20. Biffoli Mons. Alessandro - Fossombrone (Pesaro Urbino).
21. Boggio Domenica - Saluggia (Novara).
22. Boggio Giovanna - Saluggia (Novara).
23. Bonci D. Donato - Arezzo.
24. Bonomi D. Leonardo - Caselle d'Isola (Verona).
25. Borri D. Felice - Arezzo.
26. Buseghin Antonia - Chioggia.
27. Caligari Giovanni - Fontanetto Po (Novara).
28. Capurro D. Luigi - Sestri Ponente (Genova).
29. Carlotto D. Agostino - Vicenza. 30. Carturier Lorenzo - Aosta (Torino). 31. Casoni D. Michele - Vittorio (Treviso).
32. Castagnotti Francesco - Lequio Berria (Cuneo).
33. Castellari Giovanni - Cenova (P.°' Maurizio).
34. Cavagnaro D. Angelo - Sori (Genova).
35. Cavallino D. Prospero V. Curato - Torino.
36. Celeri Catterina - Breno (Brescia).