ANNO XVI - N. 3. Esce una volta al mese. MARZO 1892.
DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N. 32, TORINO
Avvisi.
Il Catechismo.
Conferenze Salesiane: Rossano - Trino Vercellese - Pavia - Catania.
L'ampliamento dell'Oratorio Salesiano di Parigi Notizie dei nostri Missionari: Dal Brasile e dall' Equatore.
Grazie di Maria Ausiliatrice.
D. Bosco nel Seminario d'Ischia.
Il IV centenario dalla scoperta dell'America. Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales. Cooperatori defunti.
I.
Alcuni zelanti Cooperatori e varie benemerite Cooperatrici, non avendo potuto organizzare nei loro paesi la Conferenza Salesiana prescritta dal Regolamento per l'occasione della festa di S. Francesco di Sales, d'accordo coi rispettivi loro Decurioni o Direttori, vennero nella determinazione di supplirvi nella prossima Quaresima, invocando all'uopo l'auto di qualche oratore quaresimalista. Noi approviamo e lodiamo lo zelo di tali nostri Benefattori e Benefattrici ; ringraziamo fin d'ora gli oratori che accondiscenderanno ai loro inviti e preghiamo sopra tutti le benedizioni del Cielo.
II.
Ricordiamo poi ai Direttori e Decurioni ed ai diversi Cooperatori e Cooperatrici che si van costituendo in Comitati per preparare queste Adunanze Salesiane, che, per renderle più solenni, è cosa ottima pregare qualcuno tra i primi dignitari del Clero locale a prenderne la presidenza onoraria.
Ricordiamo inoltre che si diffondano per tempo gli opportuni inviti ai singoli Cooperatori.
UN grande problema s'impone oggi all'umanità. I mali intellettuali e morali allagano la terra e ci fanno presagire un avvenire spaventevole. Se tanto malamente già si opera oggi da uomini che pure ebbero in lor gioventù una cristiana educazione, che non accadrà quando saranno adulti i giovani che ora si vanno educando senza Dio e senza istruzione religiosa ! Una grande questione adunque appartiene all'epoca nostra, questione di vita o di morte ; e questa è il rendere schiettamente e profondamente cristiana la crescente generazione. Istruire ed educare cristianamente la gioventù : ecco il gran problema. Da un canto infatti è alla gioventù che appartiene l'avvenire ; dall'altro, fuori del Cristianesimo non vi sono nè vi possono essere vere credenze, puri costumi, pace nelle famiglie, felicità nella società. È un fatto questo che non ha bisogno di dimostrazione : niuno è condannato a dimostrare l'esistenza del sole.
Ma per riuscire a tale intento, qual sarà uno dei principali mezzi ? Noi non temiamo di errare, ponendolo nello studio del Catechismo. Questo è un libro che per la sua chiarezza e semplicità, pel suo complesso religioso e morale, e per l'efficacia d'istruire e formare l'uomo è di un effetto mirabile. Socrate, Platone e tutti gli altri più grandi sapienti dell' antichità ne sarebbero andati rapiti sino alla più alta ammirazione. Esso è la vita dell'intelligenza, la vita del cuore sì degli individui, sì delle nazioni, fondamento su cui posano la famiglia e la società.
Bisogna adunque ritornare al Catechismo. Questo è lo studio più utile e necessario, anzi il primo e fondamentale che si deve impartire alla gioventù, l'àncora di salvezza, il secreto indispensabile per aver tempi migliori.
Sin dal principio del Cristianesimo, gli uomini eziandio più insigni si diedero con premura ad un tale insegnamento. Origene era catechista in Alessandria; S. Cirillo in Gerusalemme; S. Agostino al par di tutti gli altri Padri della Chiesa ne scrisse e se ne occupò con grande studio. S. Carlo Borromeo faceva di continuo il catechismo ai fanciulli ; S. Francesco di Sales faceva altrettanto ogni domenica in pubblica chiesa. E non solo ecclesiastici , ma anche moltissimi laici , distinti per pietà e dottrina, fecero lo stesso. Il dottissimo Gersone riteneva a suo grande onore il fare il catechismo ai fanciulli, e soleva dire ch'egli non credeva vi fosse un'occupazione più gloriosa e necessaria di questa. E di Alessandro Volta , vera gloria della nostra patria, si ripete simile esempio ; ed a Como ancor si ricorda con edificazione come l'illustre scienziato, di ritorno in famiglia per le vacanze autunnali , si recasse ogni domenica nella chiesa della propria parrocchia a catechizzare i giovanetti. Che più? Lo stesso incredulo Diderot, colui che ideò la famosa Enciclopedia, che recò tanto danno alla religione e tanto guasto alla società , dovette confessare che, per ammaestrare la gioventù, il libro più eccellente è il catechismo cattolico; ed egli stesso difatti lo insegnava e lo faceva esattamente studiare alla sua figlia. E per tacere d'un numero infinito di altri, non vogliamo omettere quello di Napoleone I che in S. Elena insegnava pazientemente il catechismo alla figliuola dell'incredulo generale Bertrand.
Che dovrebbesi dire pertanto della trascuratezza che tanti hanno, di un'opera così importante e necessaria?
« Filii tibi sunt ? grida l'Ecclesiastico, erudi illos, erudi iillos (Eccl. 7, 25). Hai tu figliuoli ? Ricordati del dovere che hai di istruirli». «Oh vergogna ! esclama S. Giovanni Grisostomo, vergogna! Non si perdona a danaro per rendere il campo più fertile, l'abitazione più comoda, la mensa più lauta, , la stalla più popolata , il cocchio più splendido ; e per rendere i figliuoli più cristiani e costumati, non si vuole spendere un soldo ».
Ma, ringraziando il Cielo, gli esempi illustri testè ricordati trovano caldi imitatori anche ai giorni nostri. E non vedete voi tanti cattolici che a tutt'uomo s'adoprano per introdurre e sostenere nelle scuole lo studio del Catechismo, in tutte le Parrocchie l'opera della dottrina cristiana ed in tante città e paesi la provvidenziale istituzione degli oratorii festivi? Oh quanto mirabile è il bene che van facendo questi veri amici del popolo, questi benefattori di tanta gioventù abbandonata ! Il loro esempio merita certamente di essere altamente ammirato e largamente imitato.
Non si dica che mancano i mezzi per intraprendere tali opere. Incominciamo a la vorare noi direttamente, e poi, appellandoci alla carità cristiana, avremo il resto. Anche per questo caso son dette le parole : Quaerite primum regnum Dei et iustitiam eius, et haec omnia adiicientur vobis. Si cerchi dapprima il regno di Dio e la sua giustizia ed il resto verrà. Don Bosco, di f. m., incominciò così, ed ora quanti benefattori e benefattrici contano le opere sue? Siete tutti voi, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, che ben. sapendo come utilmente vengano occupate le vostre elemosine negli ospizii e negli oratorii, nelle chiese e nelle missioni salesiane, ce lo mandate con tanto affetto , che vi merita la riconoscenza e la preghiera di un popolo innumerevole di beneficati, e le benedizioni di Gesù, padre degli orfani , e di Maria , inspiratrice ed ausiliatrice dell'Opera di Don Bosco.
Si dirà che s'incontrano molti ostacoli per mancanza di esperienza e di consiglio , per la leggerezza ed incostanza dei giovanetti , per la indifferenza e freddezza dei genitori e padroni, - Sia pur vero tutto ciò, lo zelo cristiano non per questo deve sgomentarsi e venir meno. Altri in condizioni anche più difficili vi riuscirono. Dobbiamo quindi riuscirvi anche noi. Poniamoci all'opera con mille industrie e con paziente studio, e Dio benedirà le nostre fatiche (1).
Chi può rifiutarsi ad un'opera così benefica e santa? Tutti quanti anzi vi possono con frutto cooperare, se non fosse in altro modo, almeno colla parola e colla elemosina. - Vestra res agitur : si ripeta alle famiglie ed al popolo : si tratta di cosa vostra, della vostra famiglia, della salvezza temporale ed eterna dei vostri figli.
I padri e le madri mandino i figli alla dottrina cristiana, i padroni vi mandino tutti i loro dipendenti; si insista da chi può, che nelle scuole pubbliche non si ometta lo studio del catechismo ; si venga in aiuto specialmeute con le elemosine a quei sacerdoti e religiosi che, per sostenere l'opera della dottrina cristiana e gli oratorii festivi, debbono fare molte spese. Non si tralasci insomma alcun mezzo utile per sovvenire al grande bisogno che ha la gioventù di imparare il Catechismo e di ricevere una educazione sodamente cristiana.
Questo è un sacro dovere che incombe a tutti secondo le singole forze d'ognuno. Se abbiam caro adunque che sorgano tempi migliori, che la Chiesa abbia figli più obbedienti e la società cittadini più virtuosi ed onorati , rispondiamo al bisogno con intelligente carità.
Valgano perciò qui a comune incoraggiamento e servano di corona a quanto abbiam detto in questo breve articolo le seguenti importantissime esortazioni di due Pontefici, i cui nomi sono ben noti ai nostri lettori. L'immortale Pio IX, di f. m., diceva : « Vi raccomando la fanciullezza e la gioventù ; curatene con grande premura la educazione cristiana.» Ed il sapientissimo Leone XIII «Raddoppiate le forze e i vostri talenti a ritrarre l'infanzia e la gioventù dalle insidie della corruzione e dell'incredulità ed a preparare così una generazione novella». Uniamo dunque con ardore le nostre forze e cooperiamo tutti con zelo invitto.
(1) Talvolta anche con piccoli mezzi, con minime industrie d'una paziento carità si ottengono buoni frutti. S. Agostino diceva: - Presenta una noce ad un fanciullo e lo guiderai ove vorrai. 5- Vogliam qui in buon punto ricordare uno di simili fatti. Un buon parroco diceva un giorno con sentita afflizione : Non ho quasi più giovanetti al Catechismo domenicale ! Fu consigliato allora di appigliarsi ad un mezzo quanto semplice altrettanto efficace. Questo consisteva in una piccola lotteria o tombola, a cui avrebbero preso parte tutti i giovanetti intervenuti al Catechismo. Che cosa era difatti distribuire un numero a ciascun di loro, e dare ai primi estratti a sorte un lieve regaluccio ? Parve tuttavia un segreto magico. In poche domeniche gli accorrenti eran tanti, che il buon parroco, non avendo che pochi catechisti, dovette assegnare per le classi dei più piccoli alcune maestre scelte dalla Pia Unione delle Figlie di Maria. Nè si dovette incomodare a ripetere la lotteria ogni domenica, bastò in seguito una volta o due al mese. È quindi sempre vero che una carità. paziente ed industriosa sa talvolta con mezzi semplicissimi ottenere buoni frutti.
Dopo aver parlato dello studio del catechismo, ci sia lecito ricordar qui alcune norme a quelli che già si occupano o vorranno in avvenire occuparsi di un'opera cotanto nobile e santa qual' è quella di catechizzare i giovanetti.
Dirigiamo senz'altro la parola a questi buoni maestri o catechisti con tutta semplicità e senza pretensione di volerci assumere autorità, ma solamente mettendo loro d'innanzi ciò che l'esperienza ci ha insegnato sii tale argomento:
1° Le spiegazioni sian brevi, perchè i lunghi discorsi annoiano i giovanetti, li rendono sonnolenti od impazienti.
2° Invece interrogate molto, e fate che nessun giovanotto nell'uscire di catechismo possa lagnarsì di non essere stato interrogato.
3° Quando avrete sperimentato di che cosa sia capace il vostro uditorio, tenetevi in quella cerchia e non vogliate dir cose superiori alle forze di quegli alunni.
4° Non tralasciate di trarre ed applicare una qualche moralità dalle risposte che ne presentassero facile occasione, come, per esempio, sull'obbedienza ai genitori, sulla fuga delle occasioni - pericolose, sul difetto di sincerità in confessione, ecc. E su ciò incalzate, insistete e fate che molti rispondano su tali argomenti.
5° Lodate e premiate con discrezione, se volete che le lodi ed i premi acquistino maggior importanza.
6° Quando da uno non vi sia risposto bene, volgetevi a un altro, che sappia di più, fino a che non abbiate trovato chi risponda come si deve, senza affrettarvi di risolvere la difficoltà.
7° Non parlerete mai se non con tutta riservatezza e gravità dei peccati opposti al sesto e nono comandamento, anche per evitare imprudenti domande e pericolose risposte.
8° Impegnate tutti a studiare una determinata lezione, ed i più grandicelli a condurvi altri giovanetti al catechismo.
9° Astenetevi da ogni questione frivola od . inopportuna, ricordando ciò che si legge in Isaia (XLVIII, 17) : lo sono il Signore vostro Dio, il quale v'insegna utili cose.
10° Terminate la vostra istruzione con qualche racconto storico ed ameno , frammischiandovi qualche osservazione morale.
11° Interrogate i vostri alunni se recitino ogni giorno le preghiere del mattino e della sera , se frequentano i Sacramenti, ecc. ; lodate i buoni ed animate gli altri.
12° Ricordatevi infine che voi fate l'uffizio di Gesù Cristo Signor Nostro, il quale tanto s'occupò nel far conoscere, amare e glorificare l'eterno suo Padre e nell'insegnare agli uomini le verità necessarie a salvarsi.
L'Arcivescovo di Rossano (Bari),
S. E. Rev.ma il degnissimo Arcivescovo di Rossano, nell'occasione della festa di San Francesco di Sales, oltre ad un triduo di preghiere, comunione generale, Messa in musica e panegirico del Santo, volle onorare il Salesio raccogliendo i Sacerdoti Cooperatori da lui dipendenti per una conferenza Salesiana, e ciò per raccogliere tante membra disperse, cementarle con una tale solidarietà di propositi e di azioni secondo lo spirito della nostra Pia Unione.
In essa parlò del Dottore amabile , dimostrandolo patrono della gioventù cattolica e vero cristiano educatore. Disse inoltre che chi aveva ereditato e fatto rivivere il suo spirito nei tempi nostri fu Don Bosco , che rivolse tutta la sua attività ad educare i poveri giovani. Ed aggiunse : « Oggi, la società non è meno bisognosa dei S. Francesco e dei Don Bosco; anzi è provato che tutta la sua salvezza non l'aspetta che dal sacerdozio cattolico mediante l' evangelica educazione della gioventù. Sventuratamente oggi la società ridiventa pagana. Ad ovviare a così grave disordine non v'è che un mezzo, diffondere lo spirito Salesiano nel Clero, trasformarlo in Salesiano. E pertanto, ad applicare questi concetti il più sollecitamente che si può, io invito ad educare cristianamente la gioventù, adottando pratici provvedimenti. Vi ha tre classi di giovani : 1° di quelli che s'avviano alle arti ed ai mestieri; 2° di quelli che s'incamminano per la via degli studi; 3° di quelli che si avviano per lo stato ecclesiastico. - Quanto alla prima, propongo che i Cooperatori Salesiani impiantino, poichè ve ne ha bisogno, una scuola serale gratuita, traendo all'insegnamento della religione per mezzo dell' istruzione tanti che giaciono nell' ignoranza quasi completa della dottrina cristiana. E per questo non vi sono grandi studi e teorie da adottare, basta porsi all'opera con sacrifizio e presto. Quando una volta a Roma io dimandava a Don Bosco qual fosse il segreto delle sue opere di carità : Figliuol mio, egli mi rispondea , le opere mie non hanno segreti : importano solo rettitudine d'intenzione e buona volontà. - Quanto alla seconda, influire presso gl'insegnanti per adottare buoni libri di testo ed adoperarsi per istituire per tali giovani un'apposita scuola di religione. - Quanto alla terza, si mantenga il nostro metodo; 1° reagire all' indirizzo degli studi letterari che oramai non sanno che di paganesimo ; 2° condire l' insegnamento con la religione. Io spero che nella prossima conferenza di maggio, più che discutere ancora su queste proposte, si possa presentare relazione dei primi esperimenti. È tempo di operare attivamente ; è inutile rimpiangere il passato, disperando del presente. Il dovere del clero oggi è specialmente questo : educare la gioventù : qui sta la salvezza della Chiesa, e Don Bosco per questo specialmente è stato l'apostolo del nostro secolo in tutta l'estensione della parola. »
Noi applaudiamo di gran cuore allo zelo di quegli ottimi Cooperatori e facciamo i voti più ardenti perchè il cuore dello zelantissimo loro Pastore sia consolato di frutti veramente copiosi.
Li ringraziamo inoltre delle generose offerte che vollero in quell'adunanza stessa faro a vantaggio delle opere nostre.
Trillo Vercellese.
Domenica, 31 gennaio, si celebrò nella Casa Salesiana di Trino Vercellese la festa di S. Francesco di Sales. Alla Messa della Comunione generale, alle 7 1/2, si ebbe la consolazione di distribuire il Pan degli Angeli non solo a tutti i giovanetti interni ed esterni che frequentano le scuole e l'Oratorio festivo, ma anche ad un gran numero di persone esterne adulte. Alle 10 1/2 si cantò la Messa solenne in musica: fu scelta quella detta del S. Cuore, e malgrado lo gravi difficoltà d'esecuzione, quei giovani allievi, che da poco tempo impararono i primi rudimenti dell'arte musicale, si disimpegnarono egregiamente. Alle 5 si cantarono i Vespri, e il celebrante fu quel vero padre dei Salesiani in Trino, che è il Rev.mo signor Prevosto di quella città. Subito dopo un Sacerdote Salesiano tenne la conferenza ai Cooperatori Salesiani.
Cominciò con voce commossa dicendo che per quanto sapesse che in quella Casa si faceva del bene, non poteva immaginarsi che un numero così grande di fanciulli ne frequentasse i catechismi. Ora egli stesso, invitato a dir due parola a' quei ragazzi, ne aveva contato più di seicento. Cresceva la sua maraviglia al vedersi circondato non da un discreto numero di Cooperatori e Cooperatrici, come avrebbe creduto , ma da una fitta moltitudine , che stipava letteralmente la chiesa, il presbiterio, il coro, le cappelle laterali, le capaci gallerie superiori e perfino la piazza.
Ringraziò caldamente la popolazione e specialmente i Cooperatori e le Cooperatrici del loro affetto verso l'umile Istituto del Sacro Cuore. Dal Rev.mo signor Prevosto, che pei Salesiani è un vero padre, ai Sacerdoti che si spogliano delle loro case per darle a' figli di Don Bosco, dal valente medico, che presta gratuitamente le sue sapienti cure, ai catechisti che con tanta assiduità e pazienza si prestano a spiegar la dottrina cristiana, dalla nobile dama, che pensa ad ornare di sacre suppellettili la chiesa e fa da madre ai giovanetti dell'Istituto, fino alla buona vecchierella ottuagenaria che ne lava e rimenda i panni, da quel tipo di forte cristiano che è il Presidente della Società degli Operai Cattolici fino al contadino che regala con cuore aperto le uova e il formaggio , i Cooperatori di Trino sono veri modelli di Cooperatori. Essi cooperano colle offerte, colle limosine, coi doni, col lavoro, colla parola, colla preghiera : essi amano i Salesiani come fratelli, essi affidano loro con intera fiducia i loro figliuoli... non sarà tempo perduto fare a Cooperatori così fervorosi la conferenza ? Tuttavia si parla volontieri di ciò che si ama e fa del bene esortarci a vicenda alla perseveranza.
Descrisse quindi a grandi tratti le opere intraprese dalla Pia Società di S. Francesco di Sales contando sull'aiuto di Dio, il quale si serve dei Cooperatori e Cooperatrici per isviluppare e compiere il programma dei Salesiani, che si riassume in poche e semplici parole : far del bene a quanti si può, far del male a nessuno. Date, conchiuse , date con larga mano ai Salesiani, o meglio continuate a dare, perché chi dà ai Salesiani dà alla Chiesa e chi dà alla Chiesa dà a Dio , il quale paga ad usura anche il bicchier d'acqua che si dà al poverello in suo nome.
La funzione si chiuse colla benedizione del SS. Sacramento impartita dal Rev.mo signor Prevosto, che poi assistette anche alla riunione mensile degli Operai Cattolici, i quali vollero udir due parole alla buona dallo stesso Salesiano che aveva tenuto la conferenza e furono contentati , tanto più che il loro degnissimo Presidente signor Andrea Chiappa è un grande amico dei Salesiani e uno dei migliori Cooperatori.
L'indomani 1° di febbraio, alle 7, si celebrò un solenne funerale per l'anima di Don Bosco. Il signor Prevosto, che non risparmia spese, incomodi e sacrifizi pe' suoi cari Salesiani, fu il celebrante. Un bel catafalco, intorno al quale lavorarono pure insieme col personale della Casa alcuni Cooperatori, sorgeva in mezzo alla chiesa, e la
Messa funebre sempre bella e soave di Monsignor Cagliero fu benissimo interpretata dai giovanetti musici dell'Istituto, i quali piacquero tanto che furono subito invitati a cantare in una delle principali chiese della città per una prossima festa. Alla sacra funzione assisteva un grandissimo numero di persone, nonostante il freddo e la densa nebbia, le quali pregavano pace alla santa anima di Don Bosco.
I nostri buoni e cari confratelli dell'Istituto del S. Cuore in Trino devono andar lieti della loro festa Salesiana, e noi dobbiamo esclamare : Onore e gratitudine agli eccellenti Cooperatori di quella buona città
Pavia.
Come gli altri anni anche in questo i Cooperatori e le Cooperatrici della città di Pavia furono adunati per la prescritta conferenza nella chiesa prepositurale di San Francesco di Sales , destinata ora stabilmente come sede della Pia Unione Salesiana dall'Ordinario Diocesano. Oltre alla conferenza si celebrò in detta chiesa la festa del Santo Protettore con particolar pompa e divozione. L'elemosina raccolta per le opere Salesiane oltrepassò la somma di lire 300. Anima e vita di questa unione in Pavia è lo zelante e grande amico di Don Bosco, il Can. Francesco Mariani, a cui siamo in dovere di tributare particolari ringraziamenti.
Da Catania ci scrivono : « In quest'anno scolastico 1891-92 nella città di S. Agata si tennero già due conferenze ai Cooperatori e Cooperatrici Salesiani.
» La prima ebbe luogo il 27 dicembre scorso, nel nuovo Istituto di San Francesco di Sales, in un ampio salone provvisoriamente tramutato in cappella, ove si erano raccolti a centinaia gli ammiratori di Don Bosco ed i benefattori delle sue opere. Parlò il direttore del nuovo Istituto, D. Giovanni Chiesa, il quale con parola franca, felicissima e dignitosa espose quanto dai Salesiani si era già fatto ed or si faceva in Catania nelle tre Case già prima esistenti ; narrò poscia l'origine della Casa novella, i suoi stenti e la visibile protezione di Dio su di essa, e fece alfine un caldo appello alla carità dei signori Cooperatori presenti.
» La seconda si tenne ultimamente, la domenica 14 febbraio, nella chiesa di S. Filippo Neri. Ed ecco come ne ha parlato la Campana di questa città : - Fu il medesimo successore del venerando D. Bosco, il sac. D. Michele Rua, che questa volta rivolse la sua tanto desiderata parola ai Cooperatori Salesiani Catanesi, che in numero davvero consolante e straordinario accorsero per vedere ed udire un tant'uomo. Non è facile descrivere l'im pressione che destò in tutti la presenza di questo primogenito e successore del Vincenzo de' Paoli del nostro secolo. Scarno in viso come un anacoreta, ma pur dolce come il suo Francesco di Sales , nel portamento e nel piissimo tratto immagine viva di Don Bosco che lo ha formato, egli parlò per circa un'ora, ma con parola semplice, insinuante e tutta spirante carità e dolcezza. Ricordò come in riassunto le principali imprese compiutesi dalla Società Salesiana nello scorso anno, i ristauri cioè del santuario di Maria SS. Ausiliatrice terminati per l'occasione del giubileo delle Opere Salesiane, l'Ospizio del S. Cuore di Gesù in Roma quasi condotto a termine, e le iniziate missioni di Africa e di Palestina, che già promettono un'abbondante messe per la salute delle anime in quei paesi. Parlò inoltre di Catania; del bene che si fa alla gioventù coll'Oratorio festivo di S. Filippo Neri ; accennò alle grandi speranze che in pro della povera gioventù ha diritto di concepire la nostra città col nuovo Ospizio già cominciato, e che si desidera presto condotto a compimento, e si raccomandò colle più efficaci e persuasive parole alla carità dei Cooperatori. Concluse poi col dimostrare i grandi premii e vantaggi con cui Dio premia le persone benefiche ; i quali premii e vantaggi se sono qui in terra in proporzione del cento per uno , sono però molto maggiori, anzi infiniti nella vita futura, giusta le promesse del Divin Salvatore.
» Sua Eminenza il Cardinal Dusmet, veneratissimo Arcivescovo di Catania e grande amico de' Salesiani, volle presiedere a tutte e due le pie adunanze, e dopo i conferenzieri con nobilissimi ed inspirati accenti approvò quanto si era detto, aggiungendo alle parole di D. Chiesa, che la nuova Casa deve ripetere il suo incremento dalla generosa carità dei Cooperatori Catanesi ed a quelle di D. Rua, che l'opera del Salesiano è destinata a salvare il mondo, a portare la vita dove è la morte spirituale, la luce dove son le tenebre dell'ignoranza, il bene dove regna l'opera del male, e terminò ambedue le volte coll'invocare le divine benedizioni sopra la pia e devota adunanza.
» Non parlo del resto delle funzioni; ben eseguiti i canti, maestoso il servizio all'altare, solennissima la benedizione del SS. con la quale ebbe fine la funzione.
» Tutti gli intervenuti , dopo aver sovvenuta coll'obolo della loro carità l'Opera Salesiana, si partirono soddisfatti e contenti nel vedere come la Divina Provvidenza cominciasse già a dare consolanti prove delle sue amorevoli cure in pro della povera gioventù di Catania. »
L'AMPLIAMENTO DELL'ORATORIO SALESIANO DI PARIGI
TrA le Opere Salesiane da compiersi nel corrente anno, D. Rua raccomandava alla carità de nostri ottimi Cooperatori e pie Cooperatrici l' ampliamento dell' Oratorio dei SS. Pietro e Paolo a Ménilmontant, popoloso quartiere di Parigi (1), ampliamento cui si è dato mano nello scorso estate e si continuerà coll'incominciar della primavera.
In un piccolo edifizio, nel quale radunavasi la domenica ed il giovedì una moltitudine di ragazzi esterni per l'Oratorio festivo, nel breve spazio di sei anni colà si è potuto impiantare ben cinque laboratorii di falegnami, sarti, calzolai, legatori e meccanici e raccogliervi come interni un centinaio di poveri orfanelli.
Ma i bisogni di una capitale come Parigi richiedon ben altro ! L'esiguo numero di istituti per ragazzi sì dentro la città come nei dintorni (2), la turba innumerevole di poveri fanciulli abbandonati, vaganti per le vie in braccio alla miseria, all'ozio, al vizio, e le molteplici domande di accettazione , cui si dovea rispondenze negativamente, tutto faceva sospirare un ingrandimento di quel nostro Oratorio. Senza contare i fanciulli parigini che tristi parenti gettano sul lastrico orfani morali, Parigi conta ben molti orfani propriamente detti. Ad ingrossare poi quest'armata di piccoli infelici concorre, e non poco, la provincia non solo ed altre regioni di Francia, ma pur, dobbiam confessarlo a nostro disdoro, anche la nostra Italia. Molti genitori si recano a quella gran metropoli con tutte le loro piccole risorse nella speranza di far fortuna. Quest'illusione ben presto svanisce e la più squallida miseria, quasi sempre prodotta dal vizio , rovina intieramente questa povera gente, che al proprio villaggio sarebbe rimasta robusta d'anima e di corpo. Quelli che sanno conservarsi onesti, spesso soccombono alla fatica, ed i figli superstiti, nell'impossibilità di ritornare al paese nativo, vagano per le vie di Parigi, dove s'abbattono in pericoli d'ogni genere e finiscono sempre per darsi in braccio al malfare. Di più, a Ménìlmontant, dove è situato il nostro Oratorio, sonvi molte famiglie, delle quali padri e madri lavorano in grandi fabbriche e quindi fuori di casa e non possono occuparsi efficacemente della figliuolanza, la quale rimane abbandonata a se stessa tutto il giorno. È urgente quindi di riunirli in un asilo, organizzato in modo da poterli alla meglio sorvegliare da mane a sera. Presentemente già frequentano le nostre scuole primarie 75 ragazzi del quartiere , ed altri poveretti che non possono essere accettati per mancanza di posto , passano l'intiera giornata all'Oratorio, dalle 8 del mattino fino alle 7 della sera-.
Ora , colla primavera vegnente si spingeranno avanti in fretta i lavori sì da poterli ultimare pel prossimo settembre. E allora l'Oratorio festivo potrà avere cortili e locali affatto separati dall'Ospizio, dove concorre. ranno più numerosi i figli degli operai a passare onestamente e utilmente le giornate; le scuole elementari apriranno le loro porte a maggior numero di ragazzi esterni; l'asilo potrà ricoverare altrettanti orfanelli , ed ai laboratori che già funzionano altri se ne aggiungeranno, sicchè l'istruzione professionale possa rispondere alle svariate attitudini dei giovanetti. Altro beneficio di quest'ingrandimento sarà pure l' ammissione più ampia agli studi secondari di fanciulli pure poveri, ma che dessero speciali segni di vocazione allo stato ecclesiastico.
L'incisione che noi diamo è appunto una veduta prospettica dei nuovi fabbricati in costruzione favoritaci da un nostro buon amico.
L'estimo presentato dall'architetto è di 150,000 lire, che sono ancora a trovarsi. Gli impresari hanno fiducia nei figli di D. Bosco; sanno che questi finora non hanno mai fallito, perchè la Provvidenza, sulla quale sono deposti tutti i loro fondi , non chiude mai gli sportelli a chi abbandona completamente nelle sue mani i proprii interessi, ed hanno mille volte constatato che questa banca divina spedisce a tempo opportuno ai Salesiani dei plichi, il cui contenuto estingue i debiti, a condizione tuttavia che i Salesiani abbiano abbastanza fede per non essere mai senza debiti.
Sì, noi confidiamo anche stavolta che i nostri benefattori, queste anime pie, sapranno a tempo debito riunirci la somma da sborsare. Il primo slancio di carità pare sia nato nel cuore dei fanciulli. Quel nostro Direttore, D. Giuseppe Ronchail, ne conosce parecchi che s'impongono eroiche privazioni per pagare qualche pietra del nuovo edifizio. Nello scorso dicembre , ad esempio, questi buoni giovanetti, nella loro cara ingenuità, considerarono il tempo delle strenne come una propizia occasione per secondare i loro nobili disegni di santa prodigalità a favore degli orfanelli, dei fanciulli poveri ed abbandonati : essi non desideravano già dal nonno, dal babbo o dalla mamma giocattoli od altri costosi regali, sibbene una bella moneta d'oro da offrire all'Oratorio di Ménilmontant.
Un giovanetto fra gli altri merita qui d'essere ricordato. Per ringraziare Dio d'un favore ottenuto in questi ultimi mesi, spedì a Don Ronchail. cento paia di lenzuola. La sua famiglia di gran cuore si prestò a questa munificenza, nel pensiero che quest'esempio sarebbe largamente imitato da' fanciulli ricchi. Noi, per parte nostra, speriamo di presto sentire che altri giovanetti hanno procurato a quell'Oratorio di Don Bosco per i futuri dormitori cento altre paia di lenzuola, cento letti, cento materassi e duecento coperte. Per tal modo in sette mesi avremo la consolazione di vedere pienamente realizzato il nostro progetto ed avremo il piacere di poter ringraziare i nostri benefattori. I fanciulli poi ricoverati mercè questa generosità, colle loro preghiere, e colla loro buona condotta, otterranno da Dio e dalla Vergine Ausiliatrice copiose benedizioni sopra tutti gli amici di D. Bosco e de' suoi figli.
(1) V. Bollettino di gennaio u. s.
(2) Si numerano a soli sei
Dal Brasile.
S. Paolo del Brasile, 1° di Ottobre 1891.
REV.mO SIGNOR DON RUA,
Doro la caduta dell'Impero, i Repubblicani del Brasile fecero scrivere sulle loro bandiere queste due parole : Ordine e Progresso. Se essi abbiano realmente compiuto la loro promessa, non istà a me il dirlo; ma è certo che nessuno meglio di noi sta provando coi fatti che davvero siamo nel secolo del progresso. Quando venni qua nell'ottantasette, i Campi Elisi, ove noi abitiamo, erano ancora solitari e deserti, e del Collegio nostro non v' era che un rustico abituro, con pochissime stanze preparate , un solo dormitorio pei ragazzi, una piccola cappella, tre o quattro sale che servivano di scuola, studio, laboratorio e refettorio, un grande cortile, un bosco ed una sessantina di giovani internî fra studenti ed artigiani. Ora invece siamo già nel centro d'una città nuova, bella, ridente e piena di vita; quel vecchio abituro si convertì in uno stupendo palazzone a quattro piani, con varie stanze, alcune sale e quattro grandi dormitori; abbiamo un altro grande edifizio a due piani esclusivamente per le scuole e pei laboratori; spaziosi cortili per le ricreazioni; un bell'orto con una piccola vigna; un magnifico tempio in costruzione, che potrà rivaleggiare con quel di S. Giovanni Evangelista in Torino; una numerosa e potente banda di musica, una grande tipografia, che per bontà e perfezione di macchine, abbondanza e varietà di tipi può stare a pari di qualunque altra dei nostri collegi; infine, più di duecento e cinquanta giovani interni, parte studenti e parte artigiani, e circa quattrocento giovani delle scuole esterne ed Oratorio festivo. Veramente è questo un progresso straordinario; ma è dovuto specialmente al Sacro Cuore di Gesù, che di un modo visibile ci protegge, e par voglia fare del nostro umile Liceo un centro di religione e civìltà, una vera fonte di benedizioni per tutto lo Stato di San Paolo.
Tuttavia avvi una cosa, in cui non abbiam fatto sinora alcun progresso : è il numero del personale. Il lavoro è straordinario , la messe più che abbondante ; ma che possiamo noi fare, se non siamo in tutti che una quindicina, e per di più con alcuno già logoro affatto e degno di essere al più presto giubilato e messo in ritiro? Come è possibile che quindici Salesiani, fra preti, chierici e coadiutori, possano resistere alla fatica dell' educazione ed assistenza continua di circa settecento ragazzi , senza contare mille altre particolari occupazioni e specialmente la cura del nostro Santuario, il quale di per sè solo darebbe continuo lavoro a cinque o sei sacerdoti? Creda, R.mo signor Don Rua, ch'io non esagero punto; e se ora approfitto dell' occasione per supplicarla di aver pietà di noi e mandarci alcuni soldati di aiuto, che del soverchio peso ci sollevino alquanto, unicamente lo faccio, perchè temo assai non avvenga che qualche confratello cada in quest'anno sul campo di battaglia, e noi siamo poi obbligati a fare bancarotta e rimandare indietro metà almeno dei nostri giovani. Si muova quindi a compassione dì noi e di questi poveri brasiliani.
Non ostante il numero straordinario di giovani, la moltiplicità delle occupazioni e la pochezza delle nostre forze, in quest'anno abbiamo celebrato delle feste magnifiche.
Nella solennità di Maria Ausiliatrice, che fu fatta colla maggior divozione e splendore possibile, oltre la magnificenza delle sacre cerimonie, le maschie armonie della nostra banda musicale e la perfezione con cui fu eseguita dai nostri cantori una bella Messa in musica, si diede la prima Comunione a un centinaio dei nostri bravi ragazzi, e si fregiò il capo della bellissima statua di Maria Ausiliatrice, che si venera nel nostro Santuario, con un ricchissimo diadema d'oro tempestato di fulgidissime gemme, frutto di una sottoscrizione fatta fra varie pie Signore di questa città. Fu una festa splendidissima non solo , ma altresì devotissima, simpatica., che lasciò nei nostri cuori le più grate impressioni.
Nel mese di giugno fumato invitati ad andare alla Cattedrale coi nostri cantori e musici, per dare maggior splendore alla grandiosa festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, Patroni della città; e noi, dopo esserci preparati meglio che ci fu possibile, v'andammo realmente il giorno ventinove. Fu una solennità così imponente, che nessuno qui si ricorda d'aver assistito ad altra uguale. Con novanta soprani e contralti, una ventina fra tenori e bassi, e circa quaranta strumenti di orchestra, eseguimmo una grandiosa Messa che ci costò molte fatiche e sudori, sia per farla imparar bene dai nostri piccoli cantori, che son quasi tutti delle prime Classi Elementari , sia per aver tutti gl'istrumenti di orchestra necessari; ma, grazie a Dio, ne fummo bene ricompensati. L'esecuzione fu veramente ammirabile, perfetta, superiore alla stessa nostra aspettazione ; l'entusiasmo dell'ottimo nostro Vescovo Mons. Lino e di tutti i Signori di questa città fu grandissimo.
Pochi giorni dopo celebrammo qui in collegio la festa del Sacratissimo Cuore di Gesù, Protettore del nostro Liceo. Fu giorno di santa, onesta allegria. In seguito venne il nostro carissimo Ispettore Don Lasagna ; ed allora, dopo aver fatto coi nostri giovani circa quattro giorni di ritiro spirituale, dal quale pare abbiano tutti ricavato grande profitto, si celebrò per tre giorni con molta solennità ed espansione la festa centenaria dell'angelico San Luigi Gonzaga, essendovi molta musica in chiesa e fuori di chiesa, rappresentazioni e canti in teatro, ed una passeggiata straordinaria di un giorno intiero.
Finalmente il giorno 8 di settembre, festa della Natività di Maria SS., con tutti i nostri cantori e suonatori, prendemmo parte ad una grande solennità che si celebra tutti gli anni al Monte della Madonna di Francia, santuario principalissimo in questo Stato, distante mezz'ora circa di ferrovia dalla città di S. Paolo. Forse più di 40000 persone erano accorse in quel giorno al detto santuario, perchè ad ogni ora arrivava il treno stracarico di passeggieri, e nella piazza e per le contrade di quel piccolo villaggio, ché circonda la chiesa, non si poteva nemmen più passare; pure tutto riuscì a maraviglia per noi, e colla nostra musica ci facemmo un onorone.
Quasi subito dopo venne la festa di San Lino Papa; ed alcuni di noi, con una quarantina dei nostri musici, andammo a festeggiare come meglio potemmo il nostro ottimo Vescovo Diocesano Mons. Lino, che trovavasi in villeggiatura con tutti i Superiori ed alunni del suo seminario. Fu una festicciuola campestre, semplice e modesta, ma per ciò stesso molto sincera e cordiale, che riuscì di grandissima consolazione al nostro caro e venerando Pastore, il quale ha poi figli di D. Bosco una vera predilezione.
Queste care solennità, che noi celebriamo a maggior gloria di Dio, ci accrescono sempre più la stima e simpatia che hanno per noi tutti i principali Signori di questo Stato, nei cuori dei quali lasciano gratissime e indelebili impressioni.
Rev.mo Sig. D. Rua, nelle varie spedizioni di Missionari voglia ricordarsi de' suoi figli del Brasile, che abbisognano ed aspettano dei rinforzi, per poter viemeglio compiere a dovere la missione loro affidata.
Ci benedica tutti e voglia gradire i rispettosi figliali ossequii che le presentano per mezzo del suo
Dev.m° Umil.m° figlio in G. e M. D. CARLO GRAGLIA.
Non era questa la prima domanda di personale che ci facevano i nostri Missionari del Brasile; già altre volte e nello scorso anno e nei precedenti ci aveano fatto conoscere la grande necessità che ne sentivano. Appena ci fu possibile, li accontentammo. E verso la metà del gennaio u. s. un nuovo manipolo di otto operai evangelici, preso commiato privatamente dai Superiori dell'Oratorio, movevano dal Seminario delle Missioni Salesiane alla volta del Brasile per distribuirsi nelle tre Case di Nictheroy, S. Paolo e Lorena.
Dall'Equatore.
Quito.
IL 6 ottobre scorso giungevano finalmente a Quito i nuovi Missionari partiti da Torino nell'Agosto precedente alla volta della Repubblica Equatoriana.
Le accoglienze che si ebbero dai confratelli, dai giovanetti dei Talleres del Sagrado Corazon e da un'eletta di nobili signori della città furono tali, che li commossero fino alle lagrime. Godevano i giovanetti nel vedersi arrivare nuovi catechisti , nuovi maestri , i quali ad altre centinaia di meschinelli comunicherebbero la stessa loro fortuna di essere ricoverati nello stabilimento Salesiano; rallegravansi i buoni Equatoriani, che ravvisavano nei nuovi arrivati altri campioni della civìltà cristiana, altri artisti che incremento darebbero alle belle arti in quella Repubblica; esultavano poi soprattutto i confratelli colà stanziati, perchè loro sorrideva il compimento di un ardito ma importante disegno, quello di inoltrarsi, mercè questi aiuti, nelle vaste foreste a trovare i poveri Ivaros di Gualaquiza e di Mendez. Questi furono i nobili sentimenti espressi da ciascuno in una bella accademia tenutasi il giorno seguente all'arrivo.
Ma la lunghezza e gli strapazzi del viaggio e più che tutto i cambiamenti di quell'incostante temperatura avevano talmente abbattute le forze dei giovani atleti non per anco assuefatti alle lotte di quella mutabile natura, che fu giuocoforza mettersi a letto ed incominciare l'apostolica carriera con otto, dieci e qualcuno quindici giorni di riposo , visitati da una febbriciattola non inferiore ai quaranta gradi. Grazie a Dio, tutto finì lì ; ed i novelli Missionari , arzilli più di prima, poterono ben presto chi mettersi nelle varie occupazioni dei talleres dove maggiore era il bisogno, chi disporsi alle missioni delle foreste appena ne fosse venuto l'ordine superiore , e chi finalmente apparecchiarsi a partire per Riobamba, ove erano aspettati per aprire uno stabilimento simile a quello della capitale.
Riobamba. Una nuova fondazione Salesiana.
RIOBAMBA, città importante per le sue miniere di zolfo, presenta un panorama unico in tutto l'Equatore. È situata a metà strada tra Quito e Guayaquil, in una vasta pianura circondata tutt'all'intorno da altissime montagne coperte di nevi, e da vulcani. L'aria è purissima e la temperatura assai mite, quantunque talvolta vi capitano dei geli imprevisti che recano non lieve danno alle seminagioni. La città attuale , pulita , colle strade ampie e diritte, fu fondata nell'anno quinto di questo secolo, a due leghe di distanza dall'antica Riobamba, che nel 1797 fu completamente distrutta e sepolta da un terribile terremoto (1).
Già da molti anni eravamo pregati di andare in questa città a prenderci cura della gioventù povera, abbandonata. E quando il nostro D. Giacomo Costamagna , due anni or sono, erasi recato a visitare i nostri confratelli di Quito, passando per Riobamba, e dal Vescovo e dal Municipio fu pregato con insistenza di visitare il terreno che si metteva a disposizione dei Salesiani, purchè vi andassero ad impiantare un Ospizio. L'anno scorso finalmente si deciso di soddisfare anche i Riobambesi, e nella spedizione che si fece il 15 di agosto scorso un drappello era destinato per quella città.
Direttore della nuova Casa sotto il titolo di Talleres de S. Tomas Apostol era stabilito il nostro missionario D. Antonio Fusarini, il quale sin dal 1888 trovavasi a Quito. Si unirono perciò a lui altri cinque confratelli con nn capo d'arte, e lasciarono Quito il 5 di novembre. Così ce ne dava l'annunzio D. Calcagno
Quito, 5 novembre 1891
Rev.mo SIG. D. RUA,
Stamattina il nostro caro D. Fusarini in compagnia degli altri cinque confratelli e di un capo-meccanico, partiva da Quito alla volta di Riobamba. Noi abbiamo fatto iersera la nostra funzione d'addio , imitando in ciò che si è potuto la partenza de' Missionari da Torino. Certo ci rincrebbe lasciarli partire, e specialmente D. Fusarini, che tanto bene fece qui a Quito in quattro anni; ma il pensiero che andavano a consolare tanti altri, che hanno uguale se non maggior bisogno di questi, ci leniva il dolore.
I signori di Riobamba hanno intenzione di inaugurare solennemente i Talleres il giorno 8 di dicembre, dedicando al caro Don Bosco un'accademia letteraria. So che per i festeggiamenti di quest' installazione Salesiana si è creata una Commissione direttrice, la quale ha fatto stampare fogli e circolari, in cui si annunzia come in quel giorno vi sarà Messa pontificale in cattedrale con numerosa assistenza ufficiale, si suoneranno a festa le campano della città, vi sarà illuminazione, fuochi artificiali, ecc. in sulla sera, e si invitano i Riobambesi a voler partecipare a queste feste per dare una prova « dell'entusiasmo che anima gli abitanti del Chimborazo per un sì fausto avvenimento che » li « farà progredire un passo di più nella via della civilizzazione e del progresso intellettuale e morale. »
Questi popoli hanno veramente grande entusiasmo per i figli di Don Bosco ! Che il Signore ci aiuti, affinchè possiamo corrispondere degnamente a tanta aspettazione!
Sac. LUIGI CALCAGNO (1).
A cose compiute poi ricevemmo da uno dei sacerdoti andati a Riobamba la lettera seguente
Riobamba, 19 dicembre 1891. REV.MO SIG. D. RUA,
NoN ci eravamo per anco rifatti del lungo e faticoso viaggio, che presto dovemmo partire dalla Casa di Quito per recarci a Riobamba, dove eravamo ansiosamente aspettati da questi buoni signori , i quali con pressanti e replicate lettere avevano tanto sollecitato la nostra venuta.
Prima di lasciare la Casa della capitale, la sera innanzi alla partenza, quei buoni giovani e quegli amati confratelli vollero onorarci dì una splendida accademia; poi si rinnovò nella cappella del collegio la funzione di Addio, che riuscì non meno commovente di quella dell'Oratorio, perchè altra volta sentimmo a ripetercì da D. Calcagno quello preziose e confortanti parole che V. R. commossa ci diresse all'orecchio, innanzi all'altare di Maria Ausiliatrice, prima che ci congedassimo dagli amatissimi Superiori di Torino.
La mattina seguente, fra la commozione ed i cordiali abbracci dei confratelli , lasciammo quella benedetta Casa, che per noi sarà sempre la più cara come quella da cui distiamo solo poche giornate di cammino. Ci mettemmo in diligenza ed in due giorni fummo ad Ambato, dove i buoni Padri Domenicani ci offersero alloggio e ristoro. Quivi ci fermammo un giorno per riposarci un poco e la mattina seguente per tempo montammo sopra cavalli ed in altri due giorni arrivammo a Riobamba.
Ma non eravamo soli ad entrare in città. Chè a due ore di cammino da essa incontrammo tutta la nobiltà e le pubbliche Autorità locali, le quali ci accompagnarono a cavallo come in trionfo fino alla Casa a noi destinata, dove trovammo già preparata una buona cena ed un buon letto per riposare le stanche membra.
L'indomani visitammo la nuova abitazione. Non è da credere che sia un gran palazzone con ampie sale, alti porticati e vasti cortili, no certamente. È un piccolo edifizio tutto di fango e col peso di vent'anni di esistenza, senza tante comodità pur necessarie. Non ci meravigliammo di trovarla bisognosa di tante riparazioni ; pensammo anzi subito a dar mano ai più. importanti restauri. Prima di tutto fu la cappella : in quindici giorni la riattammo, la mettemmo in ordine e la rendemmo pulita e decente sì da poter albergare il nostro caro Salvatore.
Intanto si succedevano le visite ufficiali e colle Autorità ecclesiastiche e civili e religiose. Tutte ci si mostrarono benevole ; dobbiamo poi essere grati in modo speciale ai Religiosi già esistenti in questa città per i saggi consigli che ci danno.
L'inaugurazione solenne del nostro Istituto di Arti e Mestieri si era fissata da una Commissione di Riobambesi pel giorno 8 dicembre, giorno doppiamente memorando per noi Salesiani in quest'anno.
In quel giorno i poveri figli di D. Bosco in Riobamba ricevettero onori principeschi. Al mattino, fra un corteo di nobili signori, fummo condotti ad assistere alla Messa pontificale nel Duomo insieme colle Rappresentanze di tutte le Autorità civili in gran tenuta, poi ricondotti a casa con gli stessi onori, mentre il pubblico ci ammirava, umili in tanta gloria. La sera poi nella sala più vasta dell'edifizio si tenne una grandiosa accademia , alla quale assistettero un trecento e più persone, il fior fiore di Riobamba. I più illustri scrittori sì di prosa che di poesia di questa città diedero splendido saggio con classiche composizioni, elogiando l'amatissimo nostro D. Bosco ed i figli suoi, onorando così i nuovi arrivati, che dovettero aver pazienza e sentirsi offesa la loro modestia e semplicità per ben quattro ore.
La relazione di questa festa che fece il nuovo periodico intitolato El Sufragio dirà quanto i poveri figli di Don Bosco siano stimati e da tutti amati in questa città
« L'8 dicembre si effettuò in questa città la solenne inaugurazione dell'Istituto di Arti e Mestieri, diretto dai Rev. Salesiani; e questa festa, celebrata con un entusiasmo generale, procurò alla figlia del re delle Ande un giorno de' più avventurati negli annali della storia, perchè l'apertura di questo benefico Ospizio venne a supplire l'increscevole necessità che si sentiva di dare a tanti poveri giovani vogliosi coll'educazione cristiana una conveniente istruzione artistica, lo che pel passato non era possibile per mancanza di simili stabilimenti. Oggi si presenta ai figli del Chimborazo una nuova éra di prosperità e di benessere, poichè l'Istituto, del quale ci occupiamo, dei virtuosi figli del benemerito Don Bosco apre le sue scuole a coloro che, desiderando d'apprendere un'arte, cercano anche, con lo studio dei precetti evangelici, lavoro, e mirano all'avvenire; di modo che con ragione possiamo assicurare che l'Istituto d'Arti e Mestieri dei Salesiani prodigherà alimento all'anima e pane al corpo, giacchè il motto di questo Istituto è : virtù e lavoro!
» Come era da sperare, possiamo dire che la popolazione tutta contribuì a dar maggior splendore a questa sì notabile festa ; fin dalla vigilia dell'8 si vedeva l'allegria che dominava in tutti dalle manifestazioni di contento generale; e nel giorno indicato, la festa religiosa e l'accademia celebrate per l'inaugurazione di cui partiamo, non lasciarono nulla a desiderare ; in quest'occasione Riobamba, vestita a festa dimostrò una volta più che si trova all'altezza dei popoli civili, che mira con frenetico entusiasmo tutto ciò che contribuisce ad innalzare i suoi figli, dando loro educazione, virtù e lavoro, che sono gli unici caratteri della sua grandezza ed i titoli della sua nobiltà.
» Belle, splendide composizioni in prosa ed in poesia si pronunciarono nell'accademia letteraria; gli oratori che occuparono la tribuna si meritarono ripetuti e generali applausi, per i loro mirabili concetti ornati di più mirabili frasi...
» Questi oratori furono i signori dottor Emilio Uquillas, presidente della Commissione direttrice dei festeggiamenti ; D. Angelo F. Araujo e D. Giovanni Batt. León, rappresentanti del clero diocesano; Dott. Gius. Felice Proaño e Araujo Adelberto a nome della gioventù riobambese ; Dottor Emilio Chiriboga e Dott. Pacifico Villagomez, rappresentanti dell'Eccellentissima Corte Superiore; Dottor Daniele León e Dott. Pietro Ignazio Lizarzaburu, presidente dell'I. C. e rappresentante di esso : tutti soddisfecero pienamente l'uditorio.
» Inoltre, fu pure di generale gradimento l'amabile orchestra, in cui si distinsero i signori Cesare Cordovéz, come pure le graziose cantate dei giovani dei Collegi dei Gesuiti, dei Fratelli delle Scuole Cristiane e quella del sig. Luigi F. Araujo. In una parola, tutto contribuì perchè la festa fosse completa sotto ogni rapporto.
» Si rallegri adunque Riobamba per il grande beneficio che ha ricevuto colla venuta degli illustri figli di D. Bosco ; e per tanto favore noi ringraziamo di cuore l'Ecc.mo sig. Flores che tanto fece per mandare a termine quest'opera, come pure l'I. C. M. del Cantone, al suo progressista e degno Presidente e in fine a tutte le altre Autorità che vi hanno prestata la loro efficacia e potente cooperazione. »
A tanto entusiasmo per noi, i più meschini tra i figli di D. Bosco , venuti a confinarci qui fra questi monti quasi inaccessibili, lontani leghe e leghe da tanti fratelli di missione e separati da tanti altri d'Europa per uno sconfinato Oceano, noi ci sentiamo rimpicciolire, e proviamo estremo bisogno dell'aiuto divino per poter corrispondere alle umane aspettazioni. Ci raccomandiamo pertanto caldamente alle fervide preci di lei , Rev.mo sig. D. Rua, a quelle di tutti i nosiri buoni confratelli e degli ottimi giovanetti alle loro cure affidati, ed a quelle dei benemeriti Cooperatori e Cooperatrici Salesiane.
Nel solennissimo giorno della Vergine Immacolata, in mezzo a queste clamorose feste dei Riobambesi , noi ci unimmo in ispirito ai cari Superiori e fratelli di Torino per celebrare col più gran fervore il Cinquantesimo Anniversario degli Oratorii, e incominciammo noi pure il nostro Oratorio festivo in Riobamba , al quale volonterosi accorrono un bel numero di giovanetti.
Ora ci prepariamo al S. Natale con una novena predicata dal nostro Direttore Don Fusarini; vi prendono parte tutti i giovani della città che lo desiderano. La semplicità, il calore del dire di D. Fusarini ed il suo ardente zelo ci danno a sperare frutto grandissimo in queste tenere anime. Voglia Iddio fecondare queste primizie colla sua santa grazia!
Ecco, o amatissimo sig. D. Rua, come si è incominciato a Riobamba. Ci benedica ella con una benedizione tutta particolare , la quale aumenti in noi lo zelo ed il fervore , e faccia progredire a grandi passi questo popolo in civiltà ed in prosperità.
Saluti da parte nostra tutti i Superiori ed i confratelli di costì e mi creda di Lei
Dev.mo Obb.mo figlio Sac. AGOSTINO BRUZZONE.
(1) V. pag. 197 del Bollettino del 1800.
(1) Con questa lettera Don Calcagno ci annunziava pure come nella Esposizione Nazionale dell'Equatore, che si doveva inaugurare il 9 dicembre, i laboratorii del Sacro Cuore di Quito sarebbero rappresentati con non dispregievoli lavori.
Liberazione dalle cavallette. - Amatissimo Sig. Don Rua , - Uno dei flagelli più terribili di questi paesi sono le cavallette. Vengono dalle foreste del Brasile e della Bolivia a stormi così stragrandi, che per leghe e leghe formano come una densissima nube, che ecclissa il sole. Dove si posano, non lasciano neppur più una foglia o fil d'erba. Rodono fin le corteccie tenere degli alberi.
L' anno scorso scesero nei campi di Paysandú e vi lasciarono la desolazione e la miseria. Quest' anno si temeva che ritornassero. La famiglia del Generale Borges, che ha colà tenute vastissime, per precauzione aveva già pronti grandi mucchi di foglie e sermenti, sparsi qua e colà, per appiccarne il fuoco, ove apparissero le cavallette, e col fumo, con rumori e schiamazzi impedire che si posassero a terra sui suoi poderi.
Ma che? Una sera si avanzarono sull' orizzonte in sì sterminata quantità e velocemente, che ne rimasero tutti scoraggiati e sbalorditi. Quegli insetti si gettarono come esercito licenziato al saccheggio sul seminato, sui frutteti e praterie. La detta famiglia si chiuse in casa angosciata per non assistere a tanta devastazione.
Ma una delle figlie ebbe una felice idea. Piglia un' immagine e manda i servi a collocarla su di un albero e poscia raccoglie seco le donne a pregare Maria Ausiliatrice, affinchè liberasse quelle terre da inevitabile distruzione. Oh! come è buona Maria Ausiliatrice ! Al mattino seguente, prima dell'alba non v' era più neppur una sola di quelle voraci bestiuole, e non si trovò che avesser toccata neppur una foglia, neppur un fil d' erba ! Che miracolo ! Tutti qui ne sono trasecolati, e perchè dappertutto s'impari a confidare sempre in Maria SS. Ausiliatrice, gliene mando questo breve cenno.
Montevideo, 9 Dicembre 1891.
Suo amatissimo figlio
Don LUIGI LASAGNA.
La medaglia di Maria. - Nel giugno ultimo scorso venni presa da forte malattia fisica, a cui s'aggiunse altra più terribile malattia mentale, sicchè fui ridotta in pochissimi giorni in uno stato deplorabile. Era agitata da convulsioni e da delirii tali, che i miei parenti furono costretti di portarmi all'ospedale, perchè era impossibile trattenermi in casa con tutti i pericoli di una pazzia furiosa. La mia buona mamma ed un' affettuosa sorella in tale straziante desolazione ricorsero con fiducia illimitata a Maria Ausiliatrice. Avendo un parente tra i Sacerdoti Salesiani, gli scrissero per aver consiglio e conforto. Questi raccomandò loro di fare una novena, e spedì loro una medaglia di Maria Ausiliatrice da consegnare a me. Appena io ebbi la detta medaglia incominciai a migliorare. Al termine di detta novena io era prodigiosamente risanata ed entrava in piena convalescenza. Il male non lasciò in me alcuna traccia, di guisa che ora godo ottima salute. Viva Maria Ausiliatrice !
Milano, 15 Gennaio 1892.
ANGELA MARTINELLI.
Ringraziano pure Maria SS. Ausiliatrice per grazie ricevute i seguenti
Sac. Massone Giovanni, Parroco di Bastida - Pancarana (Tortona) - Sac. Stefano Trione, Torino - Leonardo Busolini, Vicenza - Reynaud Giovanni, Pomaretto - Sac. Giuseppe Frisanco, Levico - Clauser Ruffina, Cloz (Austria) - Luigi Alfieri, Milano - Olivelli Angiolina, Lomello (Pavia) - Sudd. Marullo Baldassarre, Girgenti - G. Hanvergnac, Germona - Battistella Domenico, Oderzo - Cli. Stefano Ferreri, Vicoforte (Mondovì) - Benzoni Margherita, Songavazzo - Cirio Maria Brondolo, Vesime - Ch. Francesco Biagioli Terracina Poloni Teresa, Martinengo - Sacerdote Giuseppe Boccini, Verona - Desiderio Ansideri, Fanicarola (Perugia) - Giuseppe Barale, Fiasco - Luigi Massarotti, Grignasco (Novara). - Teresa Veyluva, Torino - Giovanni B. Bonelli Parroco, Castello di Fiemme - Giovanni Garella, Torino - Baudino Domenica, Rivarolo Canavese - Michetti Giuseppe, Tronzano - Fallora Cav. Ignazio - Sac. Gribaudi, Torino - Bertone Maria Torino - Ricchi D. Angelo, Vesco (Siena) -. Daglio Massimo - Torta Anna - Perlo e famiglia - Pastero Giuseppe - Vittone Maddalena, Villardi Perusa - Pasquero Giuseppe, Torino - Rogliacini Giuseppe, - Rossi Anna, - Robiolo Felicita, Torino- Coppa Pietro Cornegliano d'Alba - Portigliati Luigi, Giaveno La Maddalena - Rossi Torino - Cornet Natalie Montlugon (Allier) - Antoiue De Bien Anvers (Belgique) - Berger Philomène, Pusy (Haute -Saóne) - Sac. Alfonso Torre, Parroco di S. Lorenzo d' Ovada - Graziani Giuseppe, Mezzano (Ravenna) - Giuseppina Valenza - Marianna e Lucrezia Lozza, Torre de' Busi - Teresa Romanelli Ghirardi - Barale Rosa, Piobesi Torinese Sac. Giacomo Foresta, Leonforte (Sicilia) - Zorzoli Francesco, Cascina S. Giuseppe (Vigevano) - Filomena Franzoni, Omegna - Giuditta Danzi, Prato Levantina - Maria Macuglia Fioretti, Zoppè di Conegliano - Giuseppina Visibelli Roma - Sac. Emanuele Cappello, Ragusa Inferiore (Siracusa) - Fr. Giuseppe Taroni, S. Servolo di Venezia - Isola Andrea, Rovegno (Pavia) - Carmine Bombrini, Pisa - Sac. Rossi Agostino Parroco, Roncaielli (Ponte S. Nicolò) - Concettina Ricci, Floridia (Siracusa) - Parodi Maddalena, Nizza Monferrato - Laura Socal Ved. Vivian, S. Vito d'Asolo. - Sac. Cotta Carlo Arciprete - Giovannina Livraga, Stradella - Zelinda Sala Tenna, Dazio (Morbegno) - Sac. Francesco Borri Parroco, Granaglione (Bologna) - Maria e Giovanni Zossi, Pontirolo (Treviglio) - Cagliero Giacomo, Trinità di Mondovì - Gaetanina Longhi, Milano - Fanny Giudice Ved. Mazzoletti, Genova) - Antonietta Lanfranca, Ranzi (Pietra Ligure)
Per mancanza di spazio rimandiamo al mese venturo altre relazioni e gli altri nomi.
Interrogati rispondiamo
Le offerte e i doni d' ogni maniera che si volessero spedire al tempio di Maria Ausiliatrice, s'indirizzino pure al Sac. Michele Rua, via Cottolengo N. 32, Torino.
Le misure di tovaglie, cotte, camici, pianete, piviali, candelieri, palme di fiori e via via, le diamo per lettera a quelle pie persone che ce ne fanno domanda.
Altrettanto si dica delle elemosine prescritte per celebrazioni di tridui e di novene, come per far accendere lampade, (avendone ora quattro all'altare di Maria Ausiliatrice a disposizione dei fedeli).
Per medaglie, immagini, e statue d'ogni qualità e dimensioni, come pure per la stupenda OLEOGRAFIA, formato grande, del quadro di Maria Ausiliatrice, rivolgersi alla Libreria Salesiana, Via Cottolengo, N. 32, Torino.
Ischia, 12 febbraio 1892.
(Da una corrispondenza particolare dell'Unità Cattolica).
- La prima domenica di febbraio nel fiorentissimo Seminario d'Ischia , retto dal Reverendissimo Mons. Albino Bragaglia, si teneva pubblicamente e con gran solennità la distribuzione dei premi a quei giovani che nello scorso anno scolastico si erano distinti per sapere e pietà. Perchè i giovani alunni avessero dato un pubblico saggio del loro profitto , si pensò opportunamente premettere alla premiazione una solenne accademia di musica e poesia, dedicandola al più grande Benefattore dell'umanità che abbia avuto il nostro secolo, quale fu il sac. D. Giovanni Bosco.
- In una bella e larga sala del Seminario, graziosamente addobbata per l'occorrenza , prima il prof. G. Cecere nella sua erudita prolusione, ove presentò la nobile figura di Don Bosco come colui che, a preferenza dei politicanti, aveva saputo trovare il modo opportuno come dare alla famiglia ed alla patria cittadini virtuosi e tranquilli ; quindi i giovani alunni del Seminario nelle loro bellissìme poesie scritte nelle tre lingue classiche trasportarono gli uditori ad ammirare le opere del grande Torinese, come in Italia, così nelle sterminate regioni della Patagonia, nel Chili, nelle Terre del Fuoco, riscuotendo continuamente fragorosi applausi dal numeroso uditorio. Scelti pezzi di musica ed allegri cori, eseguiti anch'essi dagli alunni del ven. Seminario, rendevano sempre più gradito il piacevole trattenimento.
- All'accademia seguì la solenne premiazione, e più di venti belle medaglie di argento furono distribuite agli alunni più distinti, mentre un lieto coro di giovanotti, anch'essi seminaristi, invitava i proprii compagni a ricevere dalle mani del proprio Pastore, S. E. Rev.ma Mons. Giuseppe Candido, il premio delle loro fatiche.
- Oltre all'Ecc.mo Mons. Candido, assistettero all'accademia ed alla distribuzione dei premi il Clero, larghe rappresentanze del laicato dell'intera isola, il signor Sindaco e varie altre Autorità della città di Ischia. -
Diamo qui i titoli dei principali componimenti recitati in detta accademia:
DoN Bosco. - inno (cantato da eletto coro con accompagnamento di concerto) del Prof. G. Cecere.
D. Bosco ED I suoi BIRICCHINI. - Canto del Signor Luigi di Maio.
IL COLERA E L'ANGELO DELLA CARITÀ. -Canzone del Sig. D. Florindo Matarese.
D. Bosco AI PIEDI DI Pio IX. - Carmen del Sig. Giovanni Scotti.
D. Bosco E L'ITALIA. - Terzine del Signor Onofrio Buonocore.
LA FESTA Di s. NICOLAS DE Los ARROIOS. - Polimetro del Sig. Cristoforo Amalfitano.
D. Bosco E Lo SCETTICO. -Epigramma-Triglotta del Sig. Giacomo Taliercio.
D. Bosco E IL DELIRIO DEL SECOLO. - Carme del Sig. D. Vincenzo Mattera.
LA MORTE. - Canzone del Sig. Raffaele di Meglio. D. Bosco vive!... Saffica greca con parafrasi latina del Sig. Pietro Guida.
LA FRANCIA DEL LAVORO ALLA TOMBA DI D. Bosco - Ottave del Sig. Leonardo Piro.
IL VOTO DELL'ANIMA. - Saffica italiana - Sig. Enrico Di Meglio.
Religiosi festeggiamenti a Cristoforo Colombo.
L'anno 1892 sarà memorabile nei fasti della storia per la ricorrenza del IV centenario dalla scoperta dell'America, fatta dall'immortale Cristoforo Colombo nel 1492.
Fra le città che si son date o si danno premura di preparare singolari feste per celebrare degnamente la memoria di avvenimento sì grande, v'ha Genova , patria del grande scopritore, la quale, com'è di ragione, si studia di avere in ciò la parte principale.
La missione dell'illustre genovese fu senza dubbio tutto sacra. Egli anelava di piantare la croce di Cristo in regioni ancora incognite; per Cristo quindi intraprese il primo lungo e pericoloso viaggio, per Cristo lo compiva, ed appena pose piede in America egli inaugurava quella scoperta coll'inalberare il santo legno della Croce. Di questo più che persuasi i cattolici genovesi, vollero che i festeggiamenti al loro grande concittadino fossero religiosi, ed essi in questi, seguendo l'impulso del loro compianto Arcivescovo, Mons. Magnasco, si adoprano per averne il primato.
La benemerita Commissione istituita dal venerato Presule genovese si accinse con lodevolissima sollecitudine al suo cómpito, e fra le belle imprese a cui pose mano è da altamente encomiarsi quella d'una Esposizione delle Missioni cattoliche americane, da tenersi nella capitale della Liguria in quest'anno medesimo.
Scopo dell'Esposizione si è di far conoscere lo stato morale e materiale delle popolazioni selvaggia ed idolatre dell'America e la salutare efficacia delle Missioni. Comprenderà oggetti relativi alle abitazioni, agli usi di famiglia, alla convivenza sociale, al modo di nutrirsi e di combattere ed alle religioni dei popoli stessi d'America. Affinchè poi ogni regione dell'America sia pienamente rappresentata, la Commissione sunnominata sin dal principio dello scorso anno diramava a tutti i Vescovi Americani, ai Vicariati ed alle Prefetture Apostoliche, nonchè agli Ordini religiosi che hanno Missioni in America, un apposito esteso programma, facendo nel tempo stesso caldo appello, perchè volessero appoggiare questo felice disegno, già stato approvato e raccomandato dalla Sacra Congregazìone de Propaganda Fide.
Mons. Cagliero, Vicario Apostolico per la Patagonia del Nord, non appena ebbe ricevuto questo programma, aderendo ai pii desiderii così faceva rispondere
Mercedes de Viedma (Rio Negro) (Patagonia) 9 febbraio 1891.
PREGIAT.mo SIGNORE,
In risposta alla gentilissima sua del 26 p. dicembre diretta a S. E. Mons. Cagliero, mio venerato Superiore, mi è grato notificarle che dalla prelodata E. S. ho ricevuto ordine di occuparmi in fare ricerche di oggetti presso i nostri Indii , onde arricchirne la collezione che si vuol preparare in occasione del IV Centenario dalla scoperta di questo Nuovo Mondo.
All'uopo ho diramato una Circolare ai nostri Missionarii nelle diverse stazioni di questo Vicariato, e coll'opera loro spero che la Patagonia sarà convenientemente rappresentata nell'Esposizione che si propone codesta onorevole Associazione di aprire nel 1892 in Genova.
S. E. Mons. Cagliero mi incarica di animare nella persona di V. S. tutti i membri dell'Associazione, ai quali manda di cuore i suoi saluti e la sua benedizione, ed io mettendomi fin d'ora a disposizione di. V. S. per quel pochissimo che valgo, mi pregio professarmi con distinta stima di V. S. Preg. ma
Dev.mo Servitore Sac. ANTONIO RICCARDI, Segr.
(Questa lettera è presa integralmente dal N° 6 del Cristoforo Colombo, periodico mensile dell'Associazione poi festeggiamenti suddetti.
Possiamo qui ancora aggiungere che il nostro Superiore D. Rua ha fatte raccomandare il suddetto appello a tutti i Direttori delle nostre Missioni di America. Confidiamo quindi che nella Esposizione genovese delle Missioni americane saranno ben rappresentate anche le Missioni Salesiane e specialmente quelle della Patagonia e della Terra del Fuoco.
Per questa fausta circostanza sta pure preparando qualche lavoro la nostra Tipografia. Ma di questo ne parleremo altro mese.
Coll'approvazione ed incoraggiamento di molti tra i nostri lettori continuiamo di buon grado a ricordare alcunì tratti dell'opera Cinque lustri di storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, che è in corso di illustrazione.
Nel precedente numero vedemmo D. Bosco giovane; in questo abbiamo D. Bosco chierico.
Ecco come ne parla il compianto e sempre amatissimo D. Giovanni Bonetti nella detta opera, pag. 10 e 11:
Lo spirito di zelo, che animava il giovane Bosco contadino e scolaro, lo governava e muoveva chierico, in Seminario e fuori , dal 1835 al 1841. Sopravvivono parecchi de' suoi condiscepoli, anzi sopravvive uno de' suoi superiori e professori, Monsignor Giovanni Appendini da Villastellone, e tutti concordi testimoniano che il chierico Bosco era il modello dei seminaristi, specialmente nelle sante industrie di fare del bene ai compagni. Praticava ordinariamente coi più divoti e pii, ma a tutti si prestava coli tale piacevolezza, che li costringeva ad amarlo. Era il protettore dei deboli, era il maestro ripetitore dei meno aperti d'ingegno, era l'aiuto dei bisognosi. A niuno mai dava ripulsa, che a lui ricorresse per qualche piacere, sino a far loro le berrette, a cucire le sottane e a radere la barba. Fu amico intimo del chierico Luigi Comollo, morto in Seminario in odore di santità , e lo assistette nell'ultima malattia con una carità ed attenzione sì grande, che il padre e la madre non avrebbero fatto di meglio. Morto ne scrisse fina biografia bellissima, la cui lettura fece e fa tuttora grandissimo bene:
Per meglio giovare ai suoi condiscepoli, egli colla dovuta autorizzazione fondò fra di loro un'Accademia, che riuscì utilissima. Nelle radunanze or l'uno or l'altro degli accademici leggeva una dissertazione sopra un argomento dianzi fissato, il chierico Bosco ed altri facevano rispettosamente le proprie osservazioni, ed ognuno ne traeva grande vantaggio. Una volta uno dei soci commise la imprudenza di leggere un componimento letterario, che sapeva del romantico e del galante. Nol sopportò in silenzio il chierico Bosco, che per togliere lo scandalo, alzatosi in piedi, lo riprese coraggiosamente con gravi parole.- Questo fatto mi venne riferito dal molto reverendo Don Michele Chiantore, prevosto di Avuglione, uno dei condiscepoli di Don Bosco, e già membro ancor egli nell'anzidetta Accademia.
(Vedi altri fatti edificanti ed ameni nelle pagine seguenti dell'opera citata, vendibile presso le Librerie Salesiane al prezzo di L. 3 la copia).
Cenni sullo Scapolare rosso della Passione del Signore e dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria, con analoghe preghiere e formola per la Benedizione ed imposizione del medesimo.
Caduna copia . . . . », E L. 0 05 Al cento D » 4 -
Relativi Scapolari di panno color rosso con doppia e bella immagine analoga. Caduno B L. 0 10
Alla dozzina B » 1 - Alla grossa (dodici dozzine) A » 10 -
L'anno 1846 N. S. Gesù Cristo appariva nella sera dell'ottava di S. Vincenzo de' Paoli ad una suora di carità. Essa vide il Salvatore che teneva in mano uno Scapolare di lana rossa con cordoni dello stesso colore, sopra una parte della Scapolare eravi l'immagine di Lui confitto in croce, sull'altra si vedeva quella del S. Cuore di Gesù, e del S. Cuore di Maria. Nell'apparizione N. Signore svelava all'umile suora il desiderio che questo scapolare fosse diffuso trai fedeli affine di ricordare la sua santa Passione, e il suo ardente amore verso gli uomini. Quanto sono felici le anime che ripongono la loro pace nella devozione ai SS. Cuori di Gesù e di Maria Immacolata, tesoro che arricchir dovrebbe ogni famiglia cristiana ! A raddolcire le amarezze del cuore, a rasserenare la mente nell'ora tetra della sventura, qual balsamo più dolce che la preghiera ?
Il grazioso opuscoletto, che noi caldamente raccomandiamo, promuove mirabilmente ed efficacemente il sentimento della fede; la copiosa raccolta di pie pratiche in esso contenuta, di preghiere, giaculatorie, approvate dalla Chiesa, arricchito di molte indulgenze, saranno pascolo soave a tutte quelle persone pie, che ricercano il bene dell'anima loro, delle loro famiglie.
N. B. L'iscrizione dei nomi di coloro che ricevono questo Scapolare non è richiesta, nè desiderata, perchè qui non si tratta nè d'una Confraternita, nè d'una Congregazione, ma d' una semplice divozione.
A tutti coloro che portano divotamente questo sacro Abitino e che in tutti i venerdì dell' anno s'accosteranno ai Santi Sacramenti della Confessione e Comunione, pregando secondo le norme indicate nell'Opuscolo, è concessa Indulgenza Plenaria.
Per avere la facoltà di benedire ed indossare ai fedeli il suddetto Scapolare, rivolgersi al Procuratore Generale dei Preti della Missione. - Via Missione N. 2, Roma.
Pensieri ed affetti sopra la Passione di Gèsù Cristo, scritti sulle traccie dell'Opera del
RACCOLTE DA UN PADRE DELL'ORATORIO DI OSIMO Un volume in-32° di pagine 332 (D) L. 0,90
Padre Cappuccino G. Maria da Bergamo. - Un vol. in-16° di pagine 256 L. 1 -
Questo Meditazioni, fatto sulle traccio di quelle del pio e dotto cappuccino, hanno per iscopo di rivolgere le anime alla considerazione della Passione del Nostro Divin Redentore, che da tutti i SS. Padri e scrittori di cose spirituali, è considerata come efficacissimo mezzo a promuovere la vera devozione. Ne solo alle persone ecclesiastiche, ma ancora a quelli che vivono in mezzo agli affari del inondo, è necessaria la meditazione, giacché l'esperienza dimostra come non vi sia modo migliore per allontanare lo animo dalla colpa che il riflettere sulle eterne verità e sulla Passione di Gesù.
Il libro ha varii argomenti, partendo dal punto in cui N. S. predice la sua Passione agli Apostoli fino alla sua agonia nell'orto, ed ogni argomento si divide in differenti meditazioni, chiuse da vario risoluzioni pratiche, le quali si affanno ad ogni stato ed ogni persona; siccome il fine ultimo del libro è l'estirpazione dei vitti e l'acquisto delle cristiane virtù, così crediamo l'opera molto adatta per insegnare a ciascuno l'adempimento con puntualità di tutti i doveri del suo stato.
Quando il sentimento parla all'anima, il linguaggio ha un profumo di pietà, di affetto soave, superiore a tutti i pregi ed agli ornamenti dell'arte, e tale è appunto la parola di questo volume, sempre facile e chiara, ma oguora toccante, ineffabile, commovente, ripiena di mirabile effcacia per illuminare l'intelletto, scuotere la volontà, ed invogliare all'amore, alla pratica delle più belle e sante virtù.
(Dalla Sicilia Cattolica N. 243 - 1 Novembre 1891)
Lourdes e Monserrato. Ricordo d'un viaggio nel mezzodì della Francia e nel nord della Spagna, per Adriano Navarotto. - Un vol. in-16° di pag. 338. Ediz. fina L. 120. Un volume in-32° di pag. 342 . » 0 60
Ecco un libro piacevole ed utile in pari tempo per chi desidera una buona lettura. Sono note ed appunti d' un viaggio un po' religioso ed un po' profano fatto dal eh. Autore ardue celebri santuari della Francia e della Spagna. Lo scritto può essere quasi una guida così poi pio pellegrino, come poi viaggiatore, perchè, oltre alle descrizioni fatto con sobrio colorito e fedele verità dei costumi e dei luoghi, sono copiosamente diffuse molte particolarità storiche sui principali luoghi del mezzodì della Francia e del nord della Spagna, prezioso a conoscerai specialmente da coloro che il sentimento religioso spinge a visitare l'uno o l'altro dei due Santuari.
Quantunque il eh. Autore dichiari nella prefazione Il suo stile noioso, tuttavia noi vorremmo che molti libri fossero scritti coll' elegante semplicità, colla naturalezza che presenta nel dipingere i vari paesi visitati.... Queste note di viaggio,, come modestamente vengono dall'egregio Autore appellate, soddisfano lo spirito non solo, ma anche il cuore, perché il sentimento religioso alita vivissimo in molte pagine del libro, ed è ottima, commendevol cosa, seminare buoni pensieri nell'immensa colluvie di pubblicazioni che spuntano d'ogni dove.
(Dalla Lega Lombarda di Milano N. 41. - 11-12 Febbraio, 1892.)
MONS. DAVIDE DEI CONTI RICCARDI
Un grazioso opuscoletto di 32 pag. con ritratto del venerando Prelato. Cent. 5 la copia. - Al cento L. 3. - Franco di posta L. 3.60.