ANNO XVI - N. 12. Esce una volta al mese. DICEMBRE 1892.
DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano -Via Cottolengo, N. 32, TORINO
Augurii.
Feste solenni nella Chiesa di Maria Ausiliatrice. - Partenza di Missionari Salesiani.
Cristoforo Colombo e Leone XIII. Grazie di Maria Ausiliatrice.
Le Letture Cattoliche.
Notizie dei nostri Missionarii. - Il Missionario Salesiano nel IV° Centenario della scoperta dell'America. - Dal Chilì alla Terra del Fuoco : il battello per la Missione Fueghina. Notizie varie. - Nel Litorale Austriaco. Passeggiate (Periodo III).
Indice dell'annata.
augura col più vivo e riconoscente affetto BUONE FESTE NATALIZIE, BUON FINE e CAPO D'ANNO ai cari e benemeriti Cooperatori e pie Cooperatrici Salesiane.
Agli augurii del padre si uniscono gli augurii dei figli sparsi in tanti punti dell'Europa, America, Asia ed Africa, non esclusi quelli che pure di gran cuore mandano dalla lontana Patagonia e Terra del Fuoco i numerosi selvaggi dai Missionari Salesiani convertiti.
Gradisca il Bambino Gesù gli ardenti voti che noi innalziamo con migliaia e migliaia di innocenti fanciulli- a pro dei nostri Benefattori e Benefattrici e spanda copiose le sue celesti benedizioni sopra di loro e sopra le loro famiglie.
La Comunione, che per Privilegio Pontificio faranno nella mezzanotte del S. Natale i Salesiani ed i loro alunni nelle loro Chiese, la indirizzeranno al graziosissimo Bambino Gesù, affinchè conceda ai buoni Cooperatori e pie Cooperatrici Salesiane un nuovo e felicissimo anno colla perseveranza nel bene.
PARTENZA DI MISSIONARI SALESIANI.
OMAI le feste Colombiane in Europa sembrano volgere al loro termine.
Alla solenne parola del Papa « Colombo è nostro » , le nazioni Cattoliche, benché agitate da tante lotte politiche e sociali, si sentirono comprese e trascinate da un misterioso entusiasmo. Le campane di tutte le Chiese si diedero a vicenda i segni di una letizia universale che non sembrava possibile ai giorni nostri; a quelle delle più insigni basiliche risposero tutti i sacri bronzi delle città e a queste fecero eco i borghi ed i villaggi. Nelle cattedrali con pompa straordinaria pontificarono i Vescovi la Messa della Santissima Trinità, e il cantico del Te Deum. laudamus risuonò sulle labbra delle moltitudini ovunque era un altare, eziandio innanzi a quelli più nascosti e dimenticati in mezzo alle foreste e tra le gole dei monti. L'Europa risuonò di un inno immenso di gloria a Dio che aveva suscitato, or sono quattrocento anni, un verace cristiano, un grande navigatore, un ardito condottiero di popoli, per scoprire al di là dell'Atlantico le immense regioni abitate da tanti popoli barbari, che ora Americhe .si appellano.
E queste regioni, ora in gran parte civilizzate per opera principalmente del Missionario Cattolico, le più ricche forse del globo, termine delle trasmigrazioni di gente senza numero che il nostro vecchio continente più non può alimentare, percorse ancora da moltissimi popoli selvaggi, i cui gloriosi destini per il trionfo della Chiesa e la salute delle nazioni, benchè si possano presentire, Dio non ha ancora svelati, esse pure giubilano per la parola del Papa. In quelle pianure vaste come il mare, su quelle montagne che sembrano toccare il cielo, rischiarate dalle fiamme di tanti vulcani , in riva a quei fiumi, le cui sponde non si vedono, in quelle foreste che non furono tocche dall'uomo dacchè Iddio le ha piantate, in quelle isole che a migliaia sembrano paradisi terrestri sorti in mezzo alle onde, da ogni parte risuona l'inno di ringraziamento al Signore, per la felice scoperta di Colombo che loro recava la fede, e s'innalza l'incenso dell'incruento sacrifizio per mano dei Vescovi, in onore del Dio tre volte santo, che tutti i popoli radunava in una sola famiglia.
E , cosa da notarsi, le più splendide feste dell'America in onore di Colombo incominciano quando le nostre son per finire, quasi che i nostri fratelli oltre l'Atlantico abbiano atteso l'eco dei cantici, la cui prima nota partiva da Roma, per intuonare collo stesso spirito la stessa armonia.
E gli stessi Stati Uniti dell'America del Nord, benchè in gran parte protestanti e retti da Governo protestante, mentre edificano sul lago Michigan un convento ed una chiesa colla sua Madonna che riproduca fedelmente quello della Rabida, gloria dei Francescani, primi apostoli dell'America, e chiamano i Vescovi cattolici a benedire i monumenti innalzati in onore di Colombo, anch'essi volgono gli occhi a Roma. Aprendo l'Esposizione mondiale a Chicago da superare quanto pel passato si vide nel mondo, supplicano l'immortale Pontefice Leone XIII, perchè loro presti le carte dei Musei Vaticani che riguardano il gran navigatore, e domandano che loro invii mi suo speciale rappresentante per quelle splendidissime feste. « La parte avuta dalla Santa Sede all'impresa di Colombo, scrive il Segretario di Stato John W. Forster al Cardinal Rampolla in data 15 Settembre, stringe in sì intimo modo la memoria di Roma e de' suoi Pontefici al vasto progetto di Colombo, de' suoi compagni e competitori nell'opera della scoperta e colonizzazione dell'America ; essa esercitò un' influenza sì decisa sui destini e progressi del nuovo mondo, che un'Esposizione, come, quella che ho l'onore di annunziarle per ordine del Presidente, non può a meno che figurare tra le solennità più insigni della celebrazione internazionale del quarto centenario della scoperta dell'America. Cooperando a questo scopo, Sua Santità attesterà al nostro paese un riguardo che sarà altamente apprezzato, non solo dagli organizzatori dell'Esposizione, ma eziandio da tutto il popolo Americano ». E il Consiglio dei Direttori delle varie sezioni invitando il Rev.mo Arcivescovo Corrigan a pronunciare un discorso nel giorno della solenne consecrazione degli edifizi eretti dallo Stato, così dice nella lettera d'invito : « Il. fatto che il Nuovo Mondo fu scoperto sotto gli auspicii della vostra Chiesa, che l'influenza di un distinto Prelato ottenne a Colombo il favore delle Autorità Spagnuole, e che la terra del Nuovo Mondo, sulla quale Colombo mise il piede per la prima volta, si trova sotto la vostra Giurisdizione Ecclesiastica, rende particolarmente opportuna la vostra presenza a questa solennità ». Il Papa aveva detto Colombo è nostro, ed una nazione che non ha comune con noi il vincolo religioso incomincia le sue feste proclamando: Colombo appartiene alla Chiesa Cattolica.
E colla gioia in cuore per un Centenario che tanta gloria riverbera sulla Chiesa di Dio, anche noi abbiam preso parte in quello che abbiamo potuto a questa festa mondiale e col pubblicare una vita dell'Eroe Cristiano, ispirata già da D. Bosco, e col concorrere all'Esposizione Cattolica di Genova con quanti oggetti più notevoli ci han trasmessi dalla Patagonia, dalla Terra del Fuoco e da altre nostre Missioni; col condurre in Europa sei indigeni delle estreme regioni dell'America del Sud, presentandoli al Santo Padre; con accademie musicali e letterarie celebrate in tutti i nostri ospizii, e collo splendore delle feste religiose.
Tuttavia non siamo ancora pienamente soddisfatti : non ci pare aver onorato abbastanza un uomo che il Santo Padre così altamente dichiara degno di onore. Perciò, anche per invito di molti esimii Cooperatori e Cooperatrici D. Michele Rua, successore di D. Bosco, ha deciso che nei primi giorni del prossimo dicembre si celebrino nell'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino feste specialissime, di cui qui diamo l'ordine e le ragioni.
Il giorno 6, alle 3 e 1/2 dopo mezzogiorno si darà principio alla cerimonia religiosa per la partenza dei Missionarii per l'America del Sud. Alcuni sono già partiti pel Messico il 19 Ottobre u. s., benedetti dal Superiore, e dopo aver recitato le preghiere degli itineranti nella cappelletta attigua alla stanza, nella quale moriva D. Bosco.
Ed è ben giusto incominciar con questa spedizione le nostre onoranze a Colombo. Egli chiedeva ai Sovrani di Spagna la licenza e i mezzi per quel suo viaggio di scoperta, promettendo di recare sani e salvi i missionarii alle nuove terre; e poi affermava: Non ho intrapreso questi viaggi che per servire alla propagazione e alla gloria della Religione Cristiana. Nell'atto che metteva piede nell'isola di S. Salvatore benedice Iddio, perchè si è degnato permettere che dal suo umile servo fosse proclamato il suo santo Nome in quell'altra parte del mondo. Incontrando i primi selvaggi li ricolma di doni, perchè conobbi, egli scrive, che questi abitanti convertirebbonsi alla fede per mezzo della dolcezza e della persuasione, e si compiace di insegnar ad alcuni di essi le principali verità del Catechismo. Scrive poi alla regina Isabella chiedendo missionarii per riunire alla Chiesa quei popoli, così numerosi e convertirli alla fede; e più tardi delibera di fondare ad Haiti una scuola di Teologia per formare valenti uomini apostolici. Nel ritornare dai primo viaggio e nell'annunziare il suo arrivo a Raffaele Sanchez invita il cielo e la terra ad esultare in vista della prossima salute di tanti popoli sino al presente derelitti sulla via della perdizione. E in sul partire pel terzo viaggio, pregando il Papa a concedergli il diritto di poter scegliere missionarii da tutti gli Ordini religiosi, gli scrive: Spero in Nostro Signore di poter proclamare il suo Santo Nome e il suo Vangelo in tutto l'universo. Tali sempre furono le aspirazioni, i desiderii di tutta la sua vita.
Mandar missionari adunque nelle terre scoperte da Colombo è compiere il fine della travagliosa sua vita; è uno dei modi più degni per onorarlo. È per questo che D. Rua Michele scriveva ai Cooperatori il giorno 30 ottobre, festa del SS. Redentore:
« Eccomi un'altra volta a Voi, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, per darvi la lieta notizia di una nuova e numerosa spedizione, di Missionarii, non più solamente all'America del Sud, ma anche all'America settentrionale.... Lo sviluppo che prendono le nostro Missioni è tale, che ci muove a ringraziare con tutta l' anima il Signore e nello stesso tempo a non lasciare intentato mezzo alcuno per aiutarle. La Colombia, l'Equatore, il Perù, il Brasile, l'Uruguay, il Chili, la Repubblica Argentina, la Patagonia, la Terra del Fuoco, chiedono a gran voce rinforzo d'uomini e di denaro per proseguire le opere con tanta fatica intraprese ed estendere la nostra sfera d'azione. Venezuela, Messico e Paraguay ci desiderano e ci chiamano da anni parecchi....
» D'altra parte, molti Salesiani mi chiedono di poter dividere coi loro compagni già missionarii le fatiche, i disagi, i pericoli per conquistar animo a G. C. Ed io vorrei ben accondiscendere a tutte queste generose domande, ma m' impensierisce la spesa in questi tempi, che da tutti si lamentano critici e fortunosi.
» Tuttavia non vi devo tacere che mi sento in cuore una gran fiducia nella Divina Provvidenza, la quale aiutò sempre D. Bosco e il suo povera successore in tutte le imprese dirette a far conoscere il nome di Gesù Cristo nostro Salvatore e nostro Dio, a dilatarne il paterno Regno su questa terra,. a raccogliere ed educare la porzione del suo gregge più cara al suo Cuore divino, la gioventù, e specialmente la più povera ed abbandonata, a salvare anime, a glorificare il Signore. Ond'è che io non arrossisco di stendere anche questa volta la mano a Voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, e domandarvi l'obolo della vostra carità per le varie e copioso spedizioni di Missionarii Salesiani che si preparano per le varie regioni sopra indicate.
» Una di queste sarà la prima che si dirigerà al Messico, dove i Salesiani vanno a farsi carico d'un orfanotrofio che da anni li aspetta. Io la raccomando specialmente alla vostra generosità e alle vostre preghiere. »
Il giorno 8 dicembre, la festa dell'Immacolata Concezione di Maria SS. sarà pur celebrata con pompa straordinaria, ricordando come Cristoforo Colombo amasse svisceratamente la gran Madre di Dio. Esso infatti il Nome di Maria scriveva sempre in capo alle sue lettere, e tutti i giorni in suo onore recitava l'ufficio divino. È nel convento della Rabida, dedicato a Maria, che maturò il suo grande progetto, e a' piedi della statua posta nella chiesa di questo stesso convento recitò l'ultima sua preghiera prima di partire per la scoperta e sciolse l'inno di ringraziamento al suo ritorno. Alla sua nave ammiraglia pose il nome di S. Maria. Ricorse alla Madonna con voti sicuro di essere esaudito, tutte le volte che le tempeste minacciavano di subissar le sue navi ; e su queste tutte le sere faceva cantare dai marinai la Salve Regina. Andò in pellegrinaggio ai santuari della Spagna; ai Cacichi donava le medaglie colla effigie di questa Madre di Misericordia, e non si stancava di imporre questo nome benedetto a molte isole di mano in mano che le veniva scoprendo. Ma il titolo d'Immacolata Concezione sembra quello che meglio gli sorrideva. Se la prima terra da lui scoperta ha il nome di S. Salvatore , la seconda , ha quello di Maria della Concezione. Altra isola vicina a quella della Trinità adornò dello stesso titolo, e costrutto nella Vega dell' Hispaniola la fortezza della Concezione, qui vi dimorò il maggior tempo che potè, qui si dedicò ad opere di divozione, e qui ordinò si innalzasse una Chiesa dedicata a Maria concepita senza peccato. Ma vi ha ancora di più; l'8 Dicembre è il quarto centenario della prima festa celebratasi in America in onore di Maria Immacolata. Infatti, entrato Colombo in una larga baia dell' Isola Hispaniola, dava a questa il nome di porto della Concezione, e avendolo una pioggia violenta accompagnata da turbini di e vento costretto a rimanere a bordo, facea sparare ripetute salve di cannone in onore della Vergine tutta pura. Non è dunque opportuno che l'8 Dicembre la Chiesa di Maria Ausiliatrice rifulga di uno splendore tutto particolare?
In ultimo nei giorni intermedii tra il 4 e l'8 Dicembre nelle nostre conferenze , accademie , rappresentazioni , gare letterarie , intreccieremo il nome del Sapientissimo Pontefice Leone XIII a quello di Colombo e di Maria SS. Chi più di lui onorò o potè onorare Colombo come fece colla sua magnifica Enciclica? E le onoranze che Egli rese e rende continuamente alla Vergine non gli danno giustamente il titolo di Pontefice del SS. Rosario? Ed è la memoria stessa di Colombo che porta a rendere onoranze al Papa; poichè la sua vita è intimamente legata col Papato. Ad Innocenzo VIII chiede ed ottiene la benedizione prima di spiegare le vele da Palos; fa spedire ad Alessandro VI le primizie dell'oro Americano e gli manda narrazione scritta dei suoi viaggi meravigliosi. Istituendo il suo Maggiorasco ordina ai suoi eredi di difendere il Papa colla persona, cogli averi e colle armi, contro chiunque osasse offenderlo nei suoi diritti spirituali e temporali, e supplica il Papa stesso, perchè vigili che siano rispettate le sue ultime volontà, e a lui si appella quando le ingiustizie degli uomini lo hanno spogliato dei suoi privilegi. Alessandro VI per la linea di divisione tra i possessi del Portogallo e della Spagna, Giulio II per l'istituzione dei Vescovadi nelle Antille accettano i consigli prudenti del grande navigatore, il quale muore col vivo desiderio insoddisfatto di andare a Roma a vedere il Papa. Il rispetto e l'amore per il Vicario di Gesù Cristo animano dunque tutte le sue azioni. Ed è forse perciò che Iddio, il quale regola i secoli e gli avvenimenti, fa si in quest'anno che le feste mondiali di Colombo si intreccino colle feste egualmente mondiali del Giubileo Episcopale del Papa e lascino tale una impronta nel mondo, da non essere cancellata mai dalle auree pagine della storia. Che Dio sia benedetto!
Il nome adunque di Cristoforo Colombo vuol dire amore alla saluto delle anime, amore alla Vergine Immacolata, amore al Papa. E di questi autori avranno il carattere le feste che noi faremo nel mese di Dicembre.
TRA i grandi uomini, che hanno stampata vasta orma sulla terra, non v'ha altri, come Colombo, la cui impresa sia più indissolubilmente legata al pensiero della Chiesa. È nota la sua idea scientificata nella scoperta dell'America, ma il suo pensiero dominante era di obbedire allo Spirito Santo, come ne scrisse egli stesso a Fra Giovanni Perez, nel condurre nuovi popoli al Cristianesimo. Questo pensiero gli aveva ispirati tutti i suoi tentativi, rinvigorite tutte le forze, ravvivate tutte le speranze e vinti i suoi scoraggiamenti. - Egli è il tipo dell' eroe cristiano.
A quanto già dicemmo di lui e in questo e in altri numeri , ora aggiungiamo con vanto, che se l' idea di questo eroe immortale non rimase soffocata, fu per l'aiuto che vi prestarono gli uomini di Chiesa. Fermatosi, al suo primo metter piede in Ispagna, sullo scorcio del 1484, insieme col giovinetto suo figliuolo, alla porta del convento di S. Maria della Rabida a chiedervi un tozzo di pane ed un po' d'acqua, la Divina Provvidenza lo fe' imbattere in quel Fra Giovanni Perez de Marchena, che doveva essere il suo più costante e più efficace protettore.
Quel buon frate lo accoglie in convento col piccolo Diego e poi ritiene con sè il fanciullo, perchè Colombo possa attendere a sollecitare l' aiuto della Corte e la protezione de' Grandi, per averne i mezzi necessarii alla sua grand'opera. - Il frate lo munisce di commendatizie pel confessore della regina, la cattolica Isabella; e Colombo trova protettori ben presto nel Nunzio del Papa e nel Cardinal de Mendoza. - Al gran consesso di Salamanca, sono i Domenicani che lo sostengono, anzi, alla efficace difesa di Diego de Deza, teologo dottissimo, lo stesso Colombo attribuisce l'aver potuto accingersi alla grande impresa. - Nondimeno l' esito di quella disputa ha scoraggiato il povero Colombo, il quale già, sta per abbandonare la Spagna. Ma è fra Giovanni Perez che piangendo ne lo dissuade, ed il pio religioso tanto s'adopera ei medesimo, che ottiene finalmente da Isabella denari e l'assenso regio per il nuovo lungo viaggio.- Tumultuano i marinai e le genti di Palos, che non vogliono affidar le loro vite a fragili legni, guidati da uno straniero, per avventurarsi tra mari sconosciuti; e il buon frate giunge a sedarne i furori, e il piccolo equipaggio fornisce le navi dell'ardito scopritore. - Così, la figura di Colombo non si può concepire storicamente, se non unita colla Chiesa Cattolica. Celebrare perciò la memoria di tale uomo, è celebrare la Chiesa ed il suo Capo visibile, il Papa; tanto più quando questo Papa si chiama Leone XIII.
Cristoforo Colombo e Leone XIII distano per tempo ben quattro secoli l'uno dall'altro; eppure; ci appaiono bellamente uniti come due ministri della stessa fede, due apostoli della medesima idea. L'uno, quando il Cristianesimo domina nel mondo conosciuto, vuol diffonderlo e trapiantarlo in regioni ignorate ; l'altro, quando il
Cristianesimo nella sua propria sede è fatto bersaglio di mille arti nemiche, ne proclama l'eccellenza e lo impone come unica salvezza alle atterrite società.
Questo valoroso Pontefice, molto più glorioso per l'augusto carattere e la divina autorità della quale è investito, va anch'Egli preparando nuove conquiste e nuovi trionfi per la Chiesa di Cristo. Tutta la sua operosità immensa e sapientissima ha fatto di lui il legislatore della civiltà moderna, il faro di luce divina, che snebbia le menti dalle illusioni che accecano popoli e principi, poveri e possidenti.
Il socialismo qual nuova irruzione vandalica minaccia il mondo: politici e governanti ne sono commossi, spaventati.
Chi sorgerà, chi porrà mano ad incanalare il torrente impetuoso di questa nuova barbarie, barbarie corrotta, barbarie che ha in sè il fuoco distruggitore d'ogni seme di civiltà ? Chi salverà il mondo da questa immane sventura? - Sorge valoroso il Pontefice Romano e per Lui sventola in alto la bandiera dove sta scritta la promessa infallibile della salvezza e della pace; pace a tutti, pace ai combattenti, che saranno salvi dall'una parte e dall'altra, nella restaurazione novella della civiltà cristiana, rinnovata secondo le esigenze dei tempi nuovi e della progredita umanità. Questa è l'opera grandiosa, a cui si è accinto Leone XIII. È il trionfo, che si prepara, dell'idea cristiana; ed i pìonieri che le faranno strada a traverso gl' infiniti ostacoli, saranno quegli operai stessi, che, ieri ed oggi, sono tenuti come i distruggitori; è il Vangelo attuato, è la parabola divenuta precetto; è Cristo, che vuol rinnovare la società per opera del suo Vicario !
La scienza che si sbugiarda da sè stessa, pretendendo separarsi ed essere segno di contraddizione alla Religione, è smentita dalla scienza sana e vera peropera del sapientissimo Pontefice, le cui Encicliche sono un portento di luce e di. sublime sapere pel mondo intero.
Mentre vi sono Governi che negano alla Chiesa la libertà delle Associazioni de' suoi monaci, il diritto di godere le sue proprietà, un movimento salutare,. immenso, irresistibile si disegna nel vasto e lontano orizzonte. In Inghilterra i nuovi conventi sono più numerosi, forse, che prima delle soppressioni di Enrico VIII, ed i suoi lords ritornano alla Chiesa de' loro padri; l'America Settentrionale ha già la sua cattolica gerarchia ed i suoi milioni di fedeli; l'Africa, ultimo rifugio della barbarie, è aperta alla civiltà, ed una milizia armata del Rosario e del fucile s'appresta a rinnovare nei suoi bruciati deserti i prodigi dei primi Templari, per sradicarvi la schiavitù, ultima onta alla civiltà cristiana.
Il Papa vince e vince dappertutto. Come ne' migliori tempi della potenza della Chiesa, Leone XIII segna le ragioni del possesso delle terre contese tra potenti nazioni, Spagna e Germania; e in Germania stessa vede abbattute le più micidiali leggi nemiche, mentre i liberali d'Inghilterra assumono la missione di ripristinare la libertà della Cattolica Irlanda; e regni e repubbliche, protestanti e cattolici si prostrano avanti a quel Vegliardo, che rappresenta davvero la sempre rinascente gioventù del Cristianesimo, la perpetua risurrezione della Fede.
Nel secolo XV Iddio dava alla sua Chiesa un Cristoforo Colombo perchè le arrecasse nuove conquiste; oggi le ha dato pe' suoi trionfi un Leone XIII, che non solo ad un popolo, ma al mondo intero scopre nuovi orizzonti di risurrezione e di pace. Ne sia dunque gloria a Dio nel. più alto de' cieli, e la terra tutta si pieghi all'opera provvida del sapientissimo Pontefice, a questo novello conquistatore, gloria fulgidissima del secolo nostro.
Il progresso e la vittoria dunque per la Chiesa, pel Papa. Da lui e per lui il mondo sarà salvo ; egli è la pietra fondamentale della Chiesa di Dio, il Vicario di Gesù Cristo, e l'Uomo mandato dalla divina Provvidenza a coronare di splendide conquiste l' impero della verità e della cristiana civiltà.
Fiducia in Maria. - Col cuore penetrato dalla più viva gratitudine verso l'Augusta Regina del Cielo, Maria SS. Ausiliatrice, per avermi concessa la perfetta guarigione da una terribile malattia, mi faccio debito di farne la narrazione.
Nel 1890 fui ripetutamente colpita da uno strano male convulsivo, che per più giorni mi rendeva oggetto di compassìone a chi mi vedeva; mi dibatteva in tutte le mie membra, nè poteva inghiottire cibo di sorta. Nel mese di luglio del 1891, fui colpita sì forte dallo stesso male, che mi crederono in fin di vita mi mancava il respiro siffattamente, che il Dottore curante ordinò di farmi ricevere gli ultimi Sacramenti.
Io, se da un lato soffriva nel corpo, molto più soffriva nell'anima, pensando che sarei morta senza fare la professione religiosa.
Il giorno 16 dello stesso mese venne a farmi visita il Rev.m° D. Michele Rua, Rettor Maggiore della Pia Società Salesiana, e vedendomi in sì miserando stato, mi benedisse, e mi soggiunse di avere fiducia in Maria Ausiliatrice, la quale da buona Madre mi avrebbe guarita. Diedi subito principio ad una novena, ed il terzo giorno della medesima mi trovai guarita.
Il giorno 19 mi alzai per tempo, scesi in Chiesa, feci la S. Comunione come non avessi mai avuto male.
D'allora in poi godetti sempre ottima salute senza fatica potei sempre seguire l'ordine della vita comune ed a suo tempo potei fare la S. Professione, ed ora con sommo gaudio dell' anima mia do lode a Maria SS. della grazia concessami.
Torino, Istituto del Buon Pastore, 18 Agosto 1892. Suor MADDALENA DELLA PASSIONE.
NB. Segue la relazione e conferma del medico, che si conserva negli Archivi del Santuario.
La medaglia di Maria Ausiliatrice. -Viva Maria Santissima Ausiliatrice! Colpito dalla gravissima sventura di perdere in diciassette giorni tre figli carissimi, Mario di anni sette, Guglielmo di anni quattro e Gustavo di anni due, presi da fiero morbo difterico, e tenendo l'unico superstite complicato con sette malattie, ricorsi a Maria Santissima Ausiliatrice per ottenere la grazia su questo unico figliuoletto di anni cinque.
Richiesi perciò al R.m° D. Rua una medaglina, pregandolo per una novena alla prelodata Vergine. Non appena tanto venne eseguito, sospendendo la medaglina al collo dell'infermo, questi subito migliorò, ed in breve il mio Amedeo fu perfettamente guarito.
Sia lode e riconoscenza a Maria Santissima per l' incomparabile grazia concessami.
Napoli, 30 Settembre 1892.
ALESSANDRO MARULLI.
Una famiglia consolata. - Le sottoscritte, sorelle Bosco, nipoti del compianto fondatore dei Salesiani, adempiono con questa relazione un voto fatto alla Vergine Ausiliatrice, per ottenere alla madre loro la guarigione da una gravissima malattia, dichiarata dai medici disperata, e che per ben 22 giorni tenne la sunnominata paziente in cruda agonia.
Ma a Maria non si ricorre invano; la Vergine Ausiliatrice è costantemente la Consolatrice degli afflitti, la Salute degli infermi, la Causa dell' allegrezza nostra, la Madre insomma delle divine grazie!... Col cuore fidente in Lei si era fatta un' offerta per la celebrazione d'una Messa nel suo maestoso tempio in Torino, e l'Ausiliatrice dei Cristiani ci guardò tosto misericordiosa e benigna. Con ineffabile consolazione l' amatissima inferma incominciò un pronto miglioramento inaspettato e davvero miracoloso , chè , dove non giunse l'arte medica, per quanto intelligente ed accurata, giunse l'amore della dolcissima Madonna di D. Bosco!... Ora la mamma nostra gode fortunatamente la primiera salute, e noi e la famiglia sciogliamo alla Regina del Cielo figliali promesse di. costante devozione e Le rendiamo pubblicamente i più sentiti ringraziamenti.
Castelnuovo d'Asti, 3 Giugno 1892.
EULALIA E GIUSEPPINA BOSCO.
Potenza della preghiera. - Una bambina d' anni 5, di nome Aimaro Maddalena, era inferma di fortissima febbre tifoidea accompagnata dal vaiuolo interno.
Non ostante una cura assidua, il male andò sempre più aggravandosi e ridusse la poveretta agli estremi. I genitori oltremodo costernati la piangevano di già come morta.
In tale occasione mi venne la felice inspirazione d'invitare i suoi cari a raccomandare quella povera creaturina alla Vergine Santissima Ausiliatrice, consigliandoli in pari tempo di far celebrare una S. Messa.
I buoni genitori accondiscesero tosto, e da quel momento stesso la povera bimba riprese vita, e quanti l'avevano veduta nello stato in cui si trovava poco prima, rimanevano attoniti del subitaneo miglioramento.
Il medico stesso, che il giorno innanzi era stato per ben tre volte a vederla, restò meravigliato del rapido passaggio da uno stato umanamente disperato ad una felice convalescenza, e fuor di sè per lo stupore disse: - Questo è veramente un miracolo del cielo. - Era una segnalata grazia di Maria SS. Ausiliatrice.
LA SUPERIORA delle Suore di Maria Ausiliatrice di Moncrívello.
Le campagne preservate dalla grandine. - Rev.mo Signor D. Rua. Sul principio del maggio del corrente anno mi rivolgeva alla S. V. Rev.ma, supplicandola, che avesse la bontà di pregare in un coi suoi poveri orfanelli il Signore, onde volesse, ad intercessione di Maria Ausiliatrice, liberare i miei parrocchiani dal flagello della grandine, e promettendo, ottenuta la grazia, di fare un' offerta in favore di cotesti suoi giovanetti.
Ora possiamo , anzi dobbiamo tutti con cuore riconoscente gridare : Evviva Maria Ausiliatrice! La grazia ci fa concessa, e maggiore di quanto si era domandata ; perchè dopo dieci anni, nei quali sempre più o meno eravamo stati visitati dal terribile flagello, nel corrente anno non solo siamo stati liberati dalla grandine, ma eziandio dalla peronospera ; cosicchè abbiamo avuto un bel raccolto.
Si sono raccolte L. 321,80 di offerta, una metà della quale, come avevamo promesso, sarà impiegata in provvedere arredi sacri per la mia parrocchia, e l'altra metà la spedisco alla S. V. Rev.ma.
L'offerta a prima vista, avuto riguardo al favore ricevuto, pare un po' piccola ; ma se si considera che per dieci anni tanti fra i miei parrocchiani non ricavavano da pagare le imposte e che in quest'anno si dovettero raccogliere offerte poi ristativi esterni della parrocchia, facilmente si potrà comprendere che, se non si è fatto di più, non fu certamente per mancanza di volontà o di riconoscenza.
I miei parrocchiani hanno ricevuto un gran favore nel corrente anno; ma per me questo non basta. Io ne desidero e ne imploro un altro ancora dalla nostra grande Benefattrice, quello cioè che sia ravvivata nei loro cuori la fede e che ben conoscano che a nulla giovano i godimenti di questo mondo, se poi si perdono gli eterni del Cielo.
Per tal fine ho deliberato, a Dio piacendo, di celebrare con maggior solennità la prossima festa dell' Immacolata Concezione, facendola precedere da un triduo di prediche. Colla preghiera, e colla frequenza ai SS. Sacramenti potremo così dare a Dio ed a Maria un secondo segno di riconoscenza.
Montaldo Roero (Cuneo), 3 Novembre 1892. ANDREA DELLAVALLE Arciprete.
Rendono pure infinite grazie a Maria Ausiliatrice per favori ricevuti i seguenti
Giuseppe Glaria, Cellarengo - Giuseppe Lanfranco, Cellarengo - Luigia Patrucco, Pontestura- Sofia Careggio, Castelrosso - Cristina Lupano, Moncalvo - Giacinto Cerruti, Cellarengo - Bosco Ippolita, rinata Scivia - Giov. Batt. Giraudo - Carolina Campagne - Angela Aloatti - Matteo Giraudo - Filomena Calasso, Tricada Cleri - Margherita Mollo, Baldissero - Paolo Bello - Maria Recchio, Carmagnola - Bernardo Cavagliato - Carlo Cittone, S. Sebastiano - Giuseppe Strada - Teresa Turture, Monticelli d'Alba - Giacomo Giordano, Racconigi - Carolina Migliardi, Nizza Monferrato - Domenica Gariglio - Costanza Soiacero, S. Martino - Teresa Gariglio - Domenica Dellaferrea, Isola Bella - Rosa Ferraris - Eugenio Laeufer - Labbe D. Bernardo - Margherita Molinati, Saluggia- Orsola Gai n bino -Filippo Appendino, Cavalerleone - Maria Mezza - Antonia Manza - Luigi Demartinoli - Catterina Lubatti, Villanova - Benedetta Bonzanini, Bianzè - Catterina Rossi, Montieelli d'Alba - Maria Giraudo - Andrea Avallo, Caoour - Angela Strumia - Maddalena Bene, Garziliana - Giuseppe Gentile - Luigia Davicino, Cavour - Clotilde Cavallone - Lorenzo Mo, Sommariva di Perno - Rosalia Vecchio - Erimilia da Capuzzo, Castagnole - Giovanni Mignatto, Cellarengo - Carolina Galeto, Cavour - Domenica Grella, Osassio - Domenico Longo, Cellarengo - Giovanni Ardoino, Cellarengo - D. Luigi Tavola, Bellinzago - Gio. Batt. Gazzia, Celpecchio - Giovanni Raimondo, CurianaLuigia Scala, Saluggia - Gino Stefano, Cellarengo - Matteo Qnarona, Cellarengo - Bernardo GirimondoBirolo D. Sebastiano, Sciolze - Rosa Lombardi, Finerolo - Marta Villa, Strambino - Secondo Acosato, Cellarengo - Falconieri - Francesco Molino, Cellarengo - Viglietto Maria, Rivera - Rosa Sofietti, Col S. Giovanni - Maddalena Buro - Domenico Ragna, Fossano - Antonio Co ;o - Carolina Mongini, Zucchero di Valsesia - Antonio Cumino - Catterina Ghigo, Fossano - D. Farina - Rosa Causone, Valfrè - Luigi Lassati - Maria Torreani, Mercenasco Villate - Emilia Scassa, Isola d'Asti - Giovanni Alfero, Monchiero - Vittorio Contino - Maddalena Becchio - Teresa Fontana - Libera Balocco - Giov. Francesco Vandagna - Alessandro Manacorda, PenangoGiovanni Bogetto - Bogetto Giacomo - Teresa Alasia, Caramagna - Clotilde Calandri - Luigia Ormegeri - D. Giovanni Belingeri, Tortona - F. M., Torino - Giov. Batt. Odaglia, Mondovì Breo -Marianna Devaglia, Caralerleone - Giuseppe Ponza - Angela Nicola - Dellarossa Maria - Israele Annetta, Torino - Giorgio Sale - Irene Montabone, Susa - Filippo . Perlo, Caramagna - Catterina Notaci - Maddalena Sorba - Agostina Alvio, Bra - Catterina Martinengo, Cellarengo - Maria Costamagna - Giuseppe Pescina, Benevagella da Biella - D. Antonio Bonetti, Mìssiosiari.o - Maria Ossasio Perietti, Caramagna - Rosa Cucchi - Paolo Fasio, Castelrosso - Margherita Monticone - Paola Zanzetti, Alpignano - Anna Capra, Castelrosso - Pantaleone Serena - Maria ColinutoTeresa Beccaris - Fratelli Lunati, Alessandria - Alessandro Cena - Luigia Biovio - Luigia Turco, Revigliasco d'Asti - Lucia Berardi - Felicita Capello, Torino - Felicita Roffredo, Alice Belcolle - Stella Chiara, Venezia -- Clementina Scappini, Mezzana Bigi£ (Pavia) - D. Giuseppe Brunetti, Bagnolo Pie,oonte - G. S., Mirabello - A. C., Torino - Catterina Fiore, Bianzè - Amalia Croce, Albenga - Vinoenzo Gallea - Francesco Delferro, Dueville Vicenza - Maddalena Quatrocchi - Vincenzo Ghiachetti, Vinovo - Giuseppina Baldi, Castiglione d'Asti - Stefano Molino, Cellarengo - Ignazio Glaria, Cellarengo - Francesco Cerruti, Cellarengo - Michele Gambetta, Cellarengo - N. N., Borgoman.ero - Elisa Terman - Giuseppe Cerruti, Cellarengo - Lucia Balestro - Giovanni Tacchi, Avona - Maria Graziam, Cotignola - Rachele Manfredi, Zubiena- D. Achille Rod. Tarditi , Torino - Avv. Arbacino , Voghera - Suor Luigia Vaschetti, Morón - CL. Fuletto Giuseppe, Vrcenza - Maddalena Maugarinì, Pacconigi - Cristoforo Briscioli, Capo di Ponte - Luigi Lacci, Gorla Minore - Angola -Coppo, Cereseto Monf. - Luigi De Fabris. Villa faine.
Grazie a Dio, le nostre Letture Cattoliche compiono felicemente in questo mese il loro quarantesimo anno di vita. Fondate nel 1853 da D. Bosco, da lui in gran parte scritte e dirette per molti anni, s'acquistarono in breve un favore veramente consolante e contarono sempre un numero grandissimo di associati. Era una ricompensa ben meritata da chi, per iniziare e continuare tale pubblicazione, non aveva ricusato di mettere più e più volte in grave pericolo la sua stessa vita.
Quando difatti D. Bosco fondava le Letture Cattoliche, correndo tempi difficilissimi per la stampa cattolica, con tutta l'approvazione ed il plauso dell'intrepido Franzoni, allora Arcivescovo di Torino ed esule in Lione, non si poteva trovare in Diocesi chi volesse incaricarsi ufficialmente della revisione ecclesiastica della nuova pubblicazione. Parve alfine che ne prendesse pensiero l'illustre Canonico Giuseppe Zappata, ma poi vi si rifiutava egli pure e rispondeva a Don Bosco, restituendogli il primo manoscritto che questi gli aveva consegnato: « Si riprenda il suo lavoro. Ella piglia di fronte e sfida i nemici. In quanto a me non giudico di sottoscrivermi ed entrare in lizza, perchè sono ancor troppo recenti i fatti dell'Abate Ximenes e di Monsig. Palma, ed io non voglio mettere a cimento la mia vita ». L'Arcivescovo informatone, finiva col raccomandare le Letture Cattoliche al Vescovo d' Ivrea Mons. Moreno, e se ne incominciò allora prontamente la pubblicazione in quella città.
I Valdesi pertanto, contro i quali specialmente erano diretti alcuni fascicoli, furono da D. Bosco per farnelo desistere, ed a tale intento gli presentarono come prima loro offerta la somma di quattromila lire, promettendogliene altre ancora. Il buon prete rifiutò sdegnosamente tali somme e disse che avrebbe continuato intrepido nell'impresa incominciata. Ma che accadde allora ? Ne seguirono attentati così studiati e furibondi contro la vita di D. Bosco , che senza uno speciale aiuto dei Cielo il buon prete ne sarebbe certamente caduto vittima.
Quindi D Bosco non potè più dimenticare le Letture Cattoliche , le ebbe sempre come prediletta pubblicazione, le raccomandava ad ogni opportuna occasione e molto s'adoperava per farle conoscere e diffonderle.
Un regalo.
L'associarsi perciò alle Letture Cattoliche torma ad essere un vero regalo alla cara memoria di D. Bosco.
Anzi i nostri lettori e lettrici non siano paghi di tanto , ma si adoprino presso parenti, amici e conoscenti per far loro conoscere dette Letture e farne moltiplicare gli associati.
L'Associazione alle Letture Cattoliche può essere un gentile regalo che i padri e le madri possono mandare ai loro figli e figliuole che fossero in collegio; un utilissimo regalo che i padroni potrebbero fare alle persone di servizio; una strenna da mandare a parenti ed amici, strenna che sarà tante volte ricordata, quanti sono i fascicoli che mensilmente saranno spediti dall'Amministrazione delle Letture Cattoliche.
Difendiamo adunque queste buone Letture, e facciamo in modo che il numero degli associati e dei lettori delle medesime sia pel prossimo anno raddoppiato.
Questa pubblicazione periodica ha per iscopo di mantenere l' integrità della fede e la santità dei costumi nel popolo contro gli sforzi degli empii , che con fogli e libercoli d' ogni maniera si studiano di pervertirlo e corromperlo; quindi quanti zelano la conservazione, dei buoni costumi, ne diffondano la lettura, e mentre faranno un atto di carità agli orfanelli raccolti nei nostri ospizi, a vantaggio dei quali ne andrà il provento che se ne potrà ricavare, si renderanno pure molto benemeriti della educazione religiosa e morale di tante anime.
Patti d'associazione.
Esce un volumetto in-32° di circa 108 pagine ogni mese.
All'anno (pagamenti anticipati) . L. 2 25 Semestre . . . » 125 All'Ufficio di Torino, all'anno . » 1 80 Fuori d'Italia e per tutti i paesi componenti l'unione postale, all'anno. . » 3 Gli abbonamenti annuali decorrono dal 1° di Gennaio , e sebbene ordinati nel corso dell'anno risalgono sempre all'epoca indicata; quelli semestrali principiano col 1° Gennaio o 1° Luglio.
Doni speciali.
Gli associati a copie 10, mandando l'importo anticipato in L. 22,50, riceveranno in dono libri a nostra scelta pel valore di L. 2Gli associati a copie 20, mandando l'importo anticipato in L. 45 avranno pure libri a nostra scelta pel valore di . . L. 5Gli associati a 50 copie, ed oltre, per tutte le parti d'Italia dove sono attivate le ferrovie, e per l'estero sino al confine, costituendo un centro d'abbonamento avranno le Letture Cattoliche al prezzo ridotto di L. 1,80 per copia; quelli a 25 copie pagheranno invece L. 2 per ogni associazione.
Dono a ciascun associato : Il Galantuomo, che però agli abbonati nuovi verrà spedito coll' ultimo fascicolo dell' anno in cui presero l'associazione.
IL MISSIONARIO SALESIANO D'AMERICA NEL IV CENTENARIO DELLA SCOPERTA DEL NUOVO MONDO
Buenos Aires, 12 Ottobre 1892
O SIGNORE, Dio onnipotente ed eterno, che pel tuo sacrato Verbo hai creato il firmamento, la terra ed il mare, che tu sia benedetto e glorificato in ogni luogo, poichè ti sei degnato permettere che dal tuo umile servo il tuo santo Nome fosse predicato in quest' altra parte del mondo!
È questa la preghiera che quattrocent' anni or sono, in questo stesso giorno, Colombo, colle lagrime agli occhi, innalzava a Dio, prosteso su questa nuova terra, dopo avervi solennemente inalberato lo stendardo della Croce.
Questa è pur la prece che oggi innalza a Dio pieno di santo entusiasmo il Missionario Salesiano d'America. « Benedetto e glorificato sii tu, o Signore, che per la tua grande degnazione mi hai scelto tra i mille tuoi servi e qua mi hai condotto a continuare la grand'opera incominciata da quell'Eroe Cristiano che tutto il mondo festeggia. »
Si compìe oggi il Quarto Centenario del felice scoprimento di questa terra che noì calchiamo. Oggi il mondo antico ed il nuovo, superando le barriere dei mari e delle distanze, esultano insieme di gioia, ed alla voce del Supremo Gerarca della Chiesa Cattolica, stretti col più sacro dei vincoli, quello della preghiera, aì piè dei sacri altari, sciolgono un ìnno solenne di ringraziamento a Dio per aver suscitato un Colombo che rivelasse al mondo cristiano le incognite Americhe.
Ma festeggiando Colombo, si festeggia l'Apostolo del Vangelo, si onora il Missionario di queste regioni. Perocchè, l' ha detto il sapiente Leone XIII, « nel solcare e risolcare gli spazii immensi dell'Oceano » Colombo « aveva la mira a maggior segno che gli altri non avessero, » la mira di « aprire l' adito all' Evangelio per mezzo a terre nuove e nuovi mari (1). » Noi adunque, che la stessa mira, il medesimo scopo ha guidato in queste plaghe, estendere il Regno di Dìo e piantarvi definitivamente il simbolo della nostra Redenzione, noì, forse senza nostro merito, siamo i successori dell'immortale Genovese, e le feste che a lui sì fanno si riverberano pure su di noi gli ultimi venuti a continuare la sua intrapresa.
Quel genio intuitivo di Colombo , leggendo nell'età futura, vedeva tutta l'America dìsseminata di Missionarii e si felicitava d'essere partecipe dei loro meritì. Ora dal Cielo certamente godrà nel vedere realizzate le sue previsioni, nel vedere, malgrado le lotte continue col nemico della luce, Gesù a regnare , a trionfare ìn tutte le spiaggìe da lui scoperte, non escluse la Patagonia e l'ultima punta, la Terra del Fuoco.
Pur troppo è anche vero , che non appena Colombo aprì l'entrata al nuovo mondo, formossi tosto una corrente impetuosa di emigranti e cercatori di fortuna, che vennero ad infestare queste vergini contrade, e spinti da quell'auri sacra fames, ne ritardarono e spesso totalmente ne rovinarono la conquista spirituale. Ma è pur anche certo , e questo forma una delle pagine più belle della storia della Chiesa, che non cessarono mai di essere inviati dal Vicario di Gesù Cristo uomini apostolici, i quali dicendo coi fatti Charitas Christi urget nos , gettavano il seme del S. Vangelo e poi lo inaffiavano dei loro sudori e non di rado pur del loro sangue stesso.
In quattrocent' anni quanti esempi di virtù, quanto eroismo in questa terra ! Francescani, Benedettini , Mercedari , Domenicani e Gesuiti hanno i loro campioni, i loro martiri anche in queste regioni. E le nuove Congregazioni pure ne contano; e gli ultimi, i Salesiani, in diciassette anni di apostoliche fatiche in queste steppe non hanno pur essi le vittime del lavoro, del sacrifizio per le anime, e anche le vittime del furore selvaggio? - Ma intanto quante anime strappate a Satana! quante anìme volate al cielo da queste incolte plaghe !
Oh! qual incanto ci si para innanzi allo sguardo! quali dolci armonie risuonan al nostro orecchio! Alle enfatiche note della terra in questo gìorno fanno eco quelle più enfatiche dì migliaia e migliaia di anime per Colombo salvate, ed egli , il portatore di Cristo nelle Americhe, da loro attorniato, ed alla testa d'ìnfinito stuolo di altri evangelizzatori suoi seguaci, nella pìena dell'entusiasmo curverassi ad adorare, a ringraziare il Dio tre volte santo, e la gioia provata nell' auspicatissima aurora del 12 ottobre x492 sarà ora in lui riprodotta le cento, le mille volte raddoppiata.
E noì, Missionarii Salesiani, scelti da Dio a premere, ad irrorare deì nostri sudori questa stessa terra, che fu ed è causa a Colombo di tanta gloria e di tanto giubilo , noi destinati a continuare e forse a terminare l'ideata sua grande opera di redenzione per questi popolì selvaggi, noi oggi, quasi Colombo ne renda partecipi della sua gioia paradisiaca , noi proviamo una tal piena di affetti, che non possiamo a meno di esternare.
Le feste che oggi incominciamo sono dunque per noi un prepotente bisogno , una necessità. Sì, ai piedi dei santi Altari, loderemo, ringrazieremo Iddio d'aver suscitato un Cristoforo Colombo a salvezza di questi popoli; lo loderemo , lo ringrazieremo d' aer poi sempre continuato a chiamarvi Missionari, banditori del suo Vangelo, e lo ringrazieremo ancora d'aver pur scelti noi Salesiani a proseguire quest'opera divinissima, e colle migliaia di giovanetti e di Indiì raccolti in queste nostre Case , ìn queste nostre Missioni non cesseremo di gridare entusiasticamente: EVVIVA CRISTOFORO COLOMBOI
E questo grido di gioia, questo grido di gratitudine non sarà passeggiero , ma continuerà sempre più sonoro coll'aumentarsi i frutti della nostra Missione, finchè, insieme con queste stesse anime salve, in cielo ci uniremo a Colombo stesso per cantare l'inno eterno d'amore e di rìconoscenza al Sommo Iddio.
Sac. GIUSEPPE VESPIGNANI Miss. Salesiano.
(1) ENCICLICA, Quarto abeunte saeculo.
I nostri lettori ricorderanno come , riportando nel mese di gennaio scorso una lettera del nostro Prefetto Apostolico della Terra del Fuoco, D. Giuseppe Fagnano, in cui faceva notare l'urgente necessità che aveva di un battello per la sua Missione, noi facemmo un caldo appello alla loro carità per sovvenire a questo imperioso bisogno dei nostri Missionari.
Ora dobbiam render vive grazie a Dio ed ai nostri benemeriti Cooperatori e Cooperatrici stesse, chè mercè l'aiuto loro si è potuto procurare detto battello, come consta dalla lettera qui sotto
DAL CHILI ALLA TERRA DEL FUOCO.
Il battello per la Missione Fueghina.
Puntarenas, 12 maggio 1892.
REv.m° Sig. D. RUA,
DOPO una lunga assenza di quasi sette mesi, mi trovo di nuovo in Puntarenas a godere della dolce compagnia di questi cari confratelli. Valendomi di questo po' di ozio, se così posso chiamare il tempo che passo nelle collegiali occupazioni, le darò breve relazione di quest'ultima mia gita al Chilì, intrapresa per ordine dell'amato nostro Prefetto Apostolico Monsignor Gius. Fagnano e collo scopo di procurare un battello tanto necessario per la nostra Missione Fuoghina. Per tal modo avrò anche campo a render pubbliche grazie a Maria SS. Ausiliatrice per avermi più volte in questo viaggio salvato da imminente naufragio.
Ero partito da Puntarenas il 30 settembre dell'anno passato, nè potei disporre pel ritorno che il 1° aprile u. s. Verso le 4 pom. di questo giorno adunque, tutti imbarcati (eravamo quattordici persone coll'equipaggio), feci alzar le vele e salpammo dal porto di Dalcahue nell'isola Chiloè con un vento favorevolissimo.
Dopo una breve fermata a Coraco, piccolo paesello, dove ha la famiglia il nostro piloto, ed a Melinka, una delle Guaytecas, sede del Governatore marittimo, passato il Canale di Darwin, finalmente, dopo cinque giorni di viaggio, bordeggiando per il vento che s'era fatto contrario, potemmo spingerci nel Grande Oceano.
Ma ohimè! che appena entrati in questo Mar Pacifico incomincia il rigodone, un ballo indiavolato che durò quasi trent'ore, senza interruzione. Un forte vento d'ovest, una fitta nebbia, una fredda ed ostinata pioggia misero a dura prova la nostra pazienza. Orribili e muggenti cavalloni, gli uni sovrapponendosi agli altri con infernal fracasso , innalzano fino a cielo la nostra povera nave per precipitarla quindi fragorosamente nei più profondi abissi. Santo Cielo! che orrore ! quanti gemiti e quanti spasimi in quei momenti !
In tutta la giornata non diminuì punto di sua furia la tempesta. Venne la notte, e noi continuiamo la stessa ridda; quando un fiero colpo di mare tra le gomene rompe un canapo, s'ode un forte scroscio, un tonfo nell'acqua: era l'antenna della vela maggiore che cadeva e veniva travolta dalle onde. Le restanti vele parte si squarciano, parte ci tocca ammainarle, e noi così, a palo secco,. in balìa di quegli impetuosi venti, tra l'oscurità della notte, ci troviamo spinti a pochi passi di un gigantesco, minaccioso scoglio.
Quale costernazione ci incoglie a tal vista! ci manca il respiro, si congela il sangue nelle vene , e ci crediamo inesorabilmente perduti e già già per essere ingoiati.
Per altro non ci smarrimmo del tutto : la nostra mente, il nostro cuore in quel frangente s'alzò all'Alto, donde doveva venirci l'aiuto. Le giaculatorie spuntavano a fior di labbro : Gesù mio, misericordia! Maria Stella del Mare, soccorreteci ! E Maria è venuta davvero in nostro aiuto.
Il piloto, grondante acqua e sudore, spossato, sfinito dalla fatica, fermo sempre al timone, ci gridava tratto tratto : - Coraggio, animo, figli miei! - ma poi sottovoce andava mormorando : - Poveri figli ! poveri figli! tra poco... - Ma no, tra poco sarem salvi dal pericolo.
Con mille precauzioni si rasentò il brutto scoglio verso ovest, poi ci demmo a tutto mare per molte miglia, finchè, venuto giorno, ritornammo verso terra.
Ci vedemmo in faccia il promontorio dei Tre Monti , dove avremmo desiderato approdare nel porto Otwai, se il vento nord-ovest, che continuava molto forte, non ce l'avesse impedito.
Séguitammo però la nostra marcia, a palo secco, tutto il giorno, passando il famoso golfo di Penas o delle pene, e verso sera arrivammo alla bocca del Canale di Messiere e ancorammo nel porto di Ballenas, dove potemmo pigliarci un po' di riposo, di che sentivamo estremo bisogno.
La mattina seguente, rifatti di forze e pigliata nuova lena, ci rimettemmo in viaggio pel Canale suddetto e verso sera arrivavamo all'isola Black, dove gettammo le ancore per rifocillarci e corporalmente e spiritualmente. Dico anche spiritualmente, perchè quivi viaggiatori ed equipaggio vollero compiere una promessa fatta a Maria durante il pericolo, e si accostarono alla S. Confessione ed alla S. Comunione, che loro distribuii all'indomani, Domenica delle Palme. Quelli che ne furono impediti in quel mattino, adempierono l'obbligo impostosi alcuni giorni dopo, non escluso il piloto, il quale quasi sempre che io poteva celebrare il S. Sacrifizio, vi assisteva con molta edificazione dell'equipaggio, e sul far della notte recitava con noi il S. Rosario e le solite preci della sera.
Di là partiti, tra nebbia, pioggia e vento ci portammo all'Angostura o stretto inglese, ed ancorammo all'isola Vittorio , sia per riparare i guasti sofferti, sia per aver il vento troppo contrario, e vi passammo la notte ed il giorno appresso.
Al giovedì, stanchi di più indugiare, benchè il tempo non fosse molto più bello, prendemmo le mosse adagio adagio e passammo all'isola Saumarez, dove ci trovammo circondati tutt'all'intorno di vette candidissime per la neve.
Nel porto Grappler incontrammo una canoa di otto Indii. Regalai loro alcuni abiti ed altre coserelle per guadagnarmeli ed invitarli a venir meco ; ma non ci riuscii : spero di poterli incontrare altra volta. Più avanti vidi altri fuochi, ma non potemmo, nostro malgrado, avvicinarli.
Il sabbato santo non fu migliore dei due giorni precedenti. Fin dalle ore dodici della notte dovemmo metterci alla cappa, non avendo trovato buon fondo; anzi poco mancò che non dessimo contro una rocca a picco, con pericolo di sfracellarci. Ai primi albóri ripigliammo il Canale, altra volta smarrito per le folte nebbie, e rasentando la punta Hannover, verso le tre pomeridiane entravamo nel Porto Buono.
È questo porto, più che buono, eccellente. Ancorata la nave, io scesi nella scialuppa e lo volli visitare tutto, malgrado piovesse. È sito al grado 51° di latitudine sud ed al 74°,10° di longitudine ovest di Greenwich, all'est dell'isola Esperanza, nel canale Sarmiento. È veramente incantevole. Pare un parco reale colle sue isolette, i suoi graziosi seni, le soavi cascatelle, i boschi e prati che ostentano, anche in questa già inoltrata stagione, una lussureggiante vegetazione. Non è però meraviglia, se tutti i bastimenti a vela e a vapore, passando quinci, si fermino non solo a pernottare, ma a passare delle giornate intere. Colà, infatti trovammo ricordi del vapore da guerra italiano l'Americo Vespucci, e dei mercantili alemanni il Golf Suez ed il Roma. Noi pure avremmo desiderato sostare qualche giorno, ma troppo ne spingeva la premura di ritornare a Puntarenas.
Pertanto all'indomani, benchè fosse la Pasqua di Risurrezione, celebrata la S. Messa e detto un sermoncino di circostanza , alzammo le àncora e ci rimettemmo in viaggio, ed in quattro giorni di cammino, pernottando alla punta Hamilton , alla baia Velcolme (benvenuta) ed alla rada Deep, sempre bordeggiando , riuscimmo a percorrere un centinaio di miglia, e quinci continuando tra sirti e scogli, potemmo a gran fortuna arrivare al canale Tamar ed ancorare in un porto sicuro, che io chiamai di Maria Ausiliatrice.
Il giorno 21 aprile spirava forte il vento sud-ovest, ed il piloto si peritava d' uscirne, essendogli al par dell'entrata incognita l'uscita; ma poi, esaminati ben bene i larghi ed i fondi, ci movemmo ed in breve rivedemmo il nostro caro Magellano, che ci ricevette con un vento così propizio da percorrere una sessantina di miglia in men di quattro ore.
Ci si allargò il cuore al pensare che finalmente ci avvicinavamo alla nostra sospirata Missione.
Ma ahimè ! a quanti pericoli non va di continuo esposta la vita del navigante, specialmente in questi mari. Ogni ora, ogni momento può insorgere imprevista una tempesta, ad ogni piè sospinto puoi battere in qualche secca, e quando più ti credi sicuro, la tua esistenza è messa a repentaglio.
Anche per noi le prove non erano finite; altre non meno dure ci aspettavano. Avevam veleggiato bene fin verso le cinque di sera, con un forte vento in poppa, quando ci sorprese quasi improvvisamente la notte tanto buia da non lasciarci vedere l'un l'altro, e con un vento sì contrario ed una pioggia tanto impetuosa, da farci temere e non poco per la nostra vita. Ancorare non era possibile, perchè non conoscevamo troppo bene quai fondi avessimo ; avanzarci era assai pericoloso per la troppa vicinanza dell'Angostura (stretto) del Croket, le cui roccie sporgono minacciosi i loro picchi. Che fare ? Ci rimettemmo alla cappa, e con trepidazione indescrivibile andavam volteggiando dall'una all'altra sponda.
Ma, mentre così barcollavamo ed eravamo fragorosamente sbattuti da un lato all'altro, di repente si sente affannosamente gridare: - Scoglio! Scoglio l - Era il confratello Forcina, il quale, mentre di pieno giorno e cogli occhiali stenta vederci a pochi passi di distanza, tra quelle fitte tenebre aveva scorto una nera rupe, contro di cui andavamo a gran corsa. Un istante ancora e noi eravamo sfracellati contro la punta nord dell'isola Carlos III.
Buon Dio! quai brividi ci corsero per le ossa ! - Forza ! forza a virar ! - grida allora il piloto. E noi tutti ad una, senza punto smarrirci, ci demmo a far forza e riuscimmo a deviare a soli pochi palmi da quell'orrido macigno. - Ne sia ringraziato Iddio e Maria Santissima, la quale per non ismentire le nostre speranze in Lei ed il suo bel nome di Aiuto dei Cristiani , univa e dirigeva i nostri sforzi a nostra salvezza`
Superato quest'altro pericolo , essendo la notte ancora molto alta e spesse le tenebre, continuammo alla cappa, benchè fossero affievoliti i venti e la corrente rallentata. Ma, appena venuto giorno, approfittando del vento e della corrente favorevole , alzammo tutte le vele e prendemmo il rombo per l'isola Dawson, che già scorgevano.
Frattanto io era sceso in cabina. Quand'ecco, poche ore dopo, sento a chiamarmi sopra coperta per vedere se si andava bene. - Caspita! troppo bene! Ci siam avanzati più del necessario: qui siam nel Canal della Maddalena e con questo rombo riusciamo nel Canal di Beagle al sud della Terra del Fuoco : convien voltare. - Ma mentre facciam forza per retrocedere, sorge un altro terribile uragano, che non ci permette d'approdare all'isola, ma per cercarci un rícovero ci costringe a dirigerci verso terraferma alla volta del promontorio San Isidro per approdare al porto Famine.
Ma non potemmo arrivarci , chè mentre sceso in camera prendeva un poco di ristoro, un forte e prolungato fracasso come di legna che si spacchi venne a riempirei di spavento : la nostra povera goletta aveva dato in un gran banco di sabbia ! Le onde furiose, trovandola così inceppata, percuotendola coi loro urti , ne facevano orribile scempio. Alla burrasca s'aggiunse poi la neve che cadeva a larghe falde. - Abbassammo tosto le vele e ci ponemmo tutti a sospingere con pali la nave da quell'arena, e nello stesso tempo a tenerla in equilibrio perchè non affondasse; ma ogni sforzo riusciva vano. Dopo varie ore di inutile lavoro, disperando dì poterci di là togliere, già stavamo per scendere in una sciauppa per metter in salvo almen le persone, quando mi venne un pensiero. Senza dir nulla a nessuno, scesi in cabina e mi posi a recitare con fede il S. Rosario colle litanie Lauretane, conchiuderrdo la mia preghiera colla celebre orazione di S. Bernardo : Memorare. - Oh ! portento! oh ! bontà di Maria ! Non appena io ebbi finita detta preghiera, la nostra nave come per incanto s'alzò dalle sabbie e galleggiò nuovamente. Benedetto e ringraziato ne sia sempre il Signore e la Vergine Ausiliatrice, che anche questa volta miracolosamente ci han salvati. Potemmo così continuare il nostro cammnino, e dopo due giorni, cioè il 23 aprile , arrivammo a Puntarenas tutti sani e salvi.
Eccole, o Rev.mo Sig. D. Rua, le cose più notevoli del mio viaggio al Chili. S'ella crede bene, le pubblichi pure sul Bollettino Salesiano, affinché tutti i suoi lettorì s'uniscano meco a lodare Iddio ed a cantare un inno di ringraziamento a Maria Ausiliatrice che si è mostrala nostra tenerissima Madre in tutti i pericoli incontrati in questo viaggio.
Siano poi ringraziati tutti i nostri buoni Cooperatori e pie Cooperatrici, chè, mercè la loro carità, io ho potuto compiere questo viaggio e ridurre alla Missione della Terra del Fuoco la nave, di cui tanto abbisognavamo.
Appena arrivato a Puntarenas, Monsignor Fagnano volle andassi all'isola Dawson per dettare gli esercizi annuali a quei nostri confratelli, e là mi manifestò il suo desiderio di mandarmi quanto prima in Italia conducendo alcuni Fuoghini e Patagoni da presentare alla Esposizione delle Missioni Cattoliche Americane di Genova. Godo quindi di poter presto rivedere Lei, mio amato Padre, e tutti gli altri nostri Superiori e confratelli.
Con questa speranza in cuore mi professo
Della S. V. R.ma
Rev.mo ed Obb.mo figlio in G. C. Sac. GIUSEPPE M. BEAUVOIR.
NEL LITORALE AUSTRIACO
Il 25 ottobre ebbe luogo a Gorizia una conferenza sull' Opera Salesiana da propagarsi nella Provincia e nel Litorale Austriaco.
Vi convennero parecchi signori e signore, in parte già appartenenti all' Opera di Don Bosco ed altri per udirne ed esserne informati per potervisi poi ascrivere , come avvenne infatti di alcuni alla fine della conferenza.
Il Rev. Mons. Alpi, qual capo locale per la Diocesi e pel Litorale designato dal Superiore Generale di Torino, rivolse la parola ai convenuti
« Confratelli e Consorelle ! così l'oratore, vi saluto nel nome di Gesù Cristo e la sua grazia sia con noi. Auspice di questa grazia è la Benedizione che il nostro Pastore Diocesano, il Principe Arcivescovo, di tutto cuore elargisce a noi e all'Opera nostra.
« Chiamato da D. Rua a dirigere, almeno pel momento , l' Opera Salesiana nel nostro paese, non posso altro offrirvi che un po' di buona volontà. Del resto, grande è l' Opera a cui ci dedichiamo, e le persone scompaiono. Sarà la nostra operazione unita e compatta, santi il vostro zelo, la vostra attività , la vostra costanza quella che potrà realmente promuovere fra noi l'Opera Salesiana.
« Ci conforta e sorregge la preghiera di migliaia e migliaia di fratelli Salesiani, che sparsi pel mondo implorano dal Signore anche a noi l'aiuto divino, di cui sentiamo sì grande il bisogno : trattandosi chi un Apostolato, questo non può prosperare, se non vi dà l'incremento il Signore.
« Ci conforta e ci sostiene ancora la cara memoria di D. Bosco ». - Qui l' oratore parla del nostro compianto Padre con tanto affetto e con sì viva eloquenza, che gli astanti commossi applaudono alzandosi in piedi in segno di ossequio. - « Alcuni di noi, continua l'oratore, ebbero la ventura di accostarsi a D. Bosco, di vederlo, di udirlo, di ascoltare i suoi consigli, di vedere le sue opere, le suo istituzioni a Torino. Posso dire che cinque anni or sono il venerato D. Bosco a pranzo bevette alla salute dei cattolici austriaci (ve n'erano due presenti), coll'augurio che i Salesiani potessero presto estendere la loro attività anche nell'Austria.
« Del resto , anche senza averlo veduto ed udito, chi è oggimai che non sappia di Don Bosco e dell'opera sua? Il suo nome si conquistò la più grande popolarità nel vecchio e nel nuovo mondo ».
Dati quindi brevi cenni storici sulle istituzioni Salesiane , l' esimio oratore si estese a parlare dell'azione riservata ai Cooperatori Salesiani, e poneva termine al suo compitissimo discorso toccando brevemente delle nostre Missioni e dei doveri dei Cooperatori con le seguenti parole
« Un' altra opera di Don Bosco sono le Missioni estere ; e si leggono con viva soddisfazione nel Bollettino lo consolanti notizie sul gran bene che fa l'opera di Don Bosco. nel Nuovo Mondo. A questo riguardo noi potremo aiutare i Missionari Salesiani colla preghiera, con qualche offerta secondo le forze, col lavoro delle proprie mani, parlando di signore che lavorano per le chiese o pei poveri.
« Del resto mentre ci facciamo un dovere di dare il nostro aiuto alle Missioni lontane, dobbiamo tenerci dinanzi agli occhi ed al cuore le missioni vicine, ossia il dirozzamento di tanti ragazzi , la salute di tante giovani pericolanti, il risveglio del sentimento cattolico nel popolo ogni qualvolta si offrono circostanze favorevoli.
« Eccovi indicato, o Confratelli, il campodella nostra attività, quali Cooperatori Salesiani.
« Ora quali sono gli obblighi dei Cooperatori ?
« È detto in breve : l'obbligo di condurre una vita cristiana, cioè osservanza dei divini precetti , frequenza dei sacramenti ; la preghiera quotidiana di un Pater, Ave e Gloria a S. Francesco, di Sales : i sacerdoti hanno da celebrare una S. Messa pei confratelli nell'ottava di S. Francesco, e i fedeli hanno da offrire a ciò una S. Comunione , e finalmente un obolo mensile od annuo secondo. le forze.
« Ognuno che ha compito i 16 anni può divenire Cooperatore Salesiano.
« Vi è poi la partecipazione generale a tutti i beni spirituali dell' intera Congregazione Salesiana, e il godimento di molte indulgenze, anche plenarie indicate nel libretto che riceve ogni Cooperatore Salesiano.
« Così vi ho delineata in breve l'Opera Salesiana, ed ora dobbiamo prenderne ognunola nostra parte per tradurre in pratica per vantaggio nostro ed altrui l'opera salutarissima di Don Bosco ».
Si diede poscia lettura dei Cooperatori e delle Cooperatrici di quella Decuria; la maggior parte in città, qualcuno anche delle diocesi di Trieste e di Parenzo. Venne poi annunziato all'Adunanza che faranno parte della Direzione anche il Rev. D. Luigi Tomsig e il Sig. Barone Somaruga, ai quali potranno pure rivolgersi i Cooperatori e le Cooperatrici per notizie , pel Bollettino, pei versamenti da farsi.
Lasciandosi poi libertà ai convenuti di fare le proposte che credessero, il Cav. D.r Doliach propose che venisse composto e propagato un foglietto-compendio dell'Opera Salesiana. La proposta fu da tutti accolta, come anche quella del Rev. D. Mighetti, il quale, richiese che fosse stampata nell' Eco del Litorale l'esposizione fatta in detta seduta dell' Opera nostra.
Il resoconto di questa conferenza venne infatti pubblicato il giorno seguente nel sullodato Eco , e poi stampato in un foglio a parte da distribuirsi a tutti i Cooperatori della Decuria.
Periodo Terzo CAPO IV.
Un buon consigliere - Come D. Bosco cominciò a predicare con semplicità - Si va al santuario di Crea - Si arriva - La Madonna libera D. Bosco da un grave imbroglio - Santa ospitalità che ci viene offerta - Moncalvo e sue rarità - In via per Casale - Accoglienza paterna che ci si fa da Mons. Calabiana (1).
Sulle porte del paesello Alfiano si recitò l'Angelus , perchè era mezzogiorno, e poi sì cominciò a salire. Per trattenere noi a non correre troppo e darci intanto qualche buon consiglio, D. Bosco, secondo il suo solito, ai molti che gli facevano corona, cominciò così a parlare : - Sapete voi perchè vi ho condotti qui ad Alfiano, e perchè ci si usò tanta cortesia e bontà? - Noi ci siamo interrogati con lo sguardo, e tutti abbiam data la medesima risposta, che non potevamo sapere nulla affatto, se egli non ce lo manifestava. Allora D. Bosco sorridendo ci disse: - Non vi nascondo, che per me fu sempre una gran divozione quella del santo Rosario; e sono contento che la prima predica , fatta da prete, s'intende, fu su questo prezioso argomento, e qui proprio ad Alfiano. Era già parroco quel buon prete, che ci trattò così cortesemente, e mi fu in quell'occasione pio uditore e cortesissimo giudice. Allora D. Bosco predicava sul quinci e quindi; aveva con facilità studiato un quaresimale allora in voga, rumoroso ma vuoto, e pareva che la gente l'ascoltasse con gusto, ma certamente con poco profitto. Feci quel discorso con affezione speciale, e scritto tutto e studiato a memoria, produsse buon effetto sulla popolazione. Questa anzi, mi diceva poi il parroco, lo ringraziò per avermi invitato, e lo pregò che volesse invitarmi altre volte. Ciò mi riferiva alla sera tra un boccone e l'altro, e per farsi strada a dirmi il suo giusto e santo parere: « Mi congratulo dunque con lei, caro D. Bosco, che comincia così bene la sua carriera di missionario ; perchè io spero che ella sarà per fare molto bene fra la gente. Però se io posso darle un consiglio da amico, come già fin d'ora desidero di essere , procuri di coltivar meno la frase, il periodo, le squisitezze della nostra lingua, e di parlare più alla buona e con parole corrette sì, ma non troppo sublimi ». Io, diceva D. Bosco, mi vedeva disfatto quel castello di Spagna, che mi era fabbricato, di avere cioè recitato non un discorso, ma un vero discorsone, tanto più con le belle parole di lode che mi aveva già date; e lo ringraziai della carità, che mi usava d'avermi ascoltato e d'avere inteso il mio lato debole, e di applicarvi così il rimedio con tanta carità. « Veda, soggiunse, il popolo vuole pagnotte, ed i predicatori gli danno sovente dei biscottini ». Da quel dì ho cambiato subito tenore e metodo , ed ebbi più volte a persuadermi della santità di quelle parole. Abbiamo stretto un' amicizia di ferro, e dopo venti anni rivedo con gioia questi medesimi paesi. Quell'ometto tant'alto, quel prete che al vederlo direste che dovrebb' essere appena capace di recitare il breviario e celebrare la santa Messa, è un uomo di consiglio, di preghiera, e di grande ed illuminata santità. Don Bosco deve a lui se nel suo modo di predicare ha ottenuto qualche volta un po' di profitto, e cercò sempre di dirvi chiaramente ciò che sapeva giovare a farvi buoni. - Noi abbiamo approvato ed applaudito a tutto, fatta una piccola eccezione alla parola qualche volta, perchè noi eravamo di parere, che egli sempre e non solo qualche volta riusciva a piacere ed a convertire.
Intanto questo fatterello ci portò avanti verso la nostra meta.
È celebre per tutto il Monferrato il santuario di Crea, e D. Bosco, mentre si montava, quasi senza che ce ne accorgessimo, volle raccontarcene la storia. Crea fu un tempo villaggio e castello romano. Anticamente era detto Creda o Credona. Sorge quasi eminente specola fra i più alti colli del Monferrato : un tempo apparteneva a Vercelli, ora alla diocesi di Casale. In questo castello si rifuggì S. Eusebio, vescovo di Vercelli, quando gli Ariani lo cercavano a morte, e vi si fermò per più di tre mesi. Durante questo tempo fece edificare in quel luogo una piccola chiesuola dedicata alla gran Madre di Dio. Colà per trovar conforto al suo esiglio scrisse di propria mano l'Evangelio di Gesù, che fu poi pubblicato in Milano nel 1748. Quando poi seppe che gli Ariani erano stati espulsi dalla sua diocesi, allora egli ritornò tra i suoi, come dice S. Gerolamo. Ai piedi del colle vi è ancora oggidì una fontana detta tuttavia di S. Eusebio, ove pare che il sangue del santo Vescovo si mescoli coll' acqua pura che ne scaturisce, quasi imagine di quella grazia che si sale ad implorare da Maria. Il santuario che ora si vede, si vuole che sia stato riattato e fors'anco ricostrutto dal re Ardoino di Ivrea, come aveva fatto e a Torino quello della Consolata e quello di Belmonte nel Canavese. Si dice che S. Eusebio chiudesse la sua vita esemplare con il martirio, nell'anno 371, cadendo sotto le pietre., ultimo argomento a cui ricorsero gli Ariani, vinti dalla sua parola e dalla sua santità. Voi vedrete questa eroica confessione del glorioso fondatore del santuario di Crea nella prima cappella che fu eretta dalla riconoscente sua città di Vercelli, sulle falde del sacro monte. Esso è rappresentato da belle statue dello scultore fiammingo Tabachetto, con pitture magnifiche del celebre Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo , il cui nome basta a stabilire la fama artistica del santo luogo. Ed è appunto di qui che comincia il viaggio il pellegrino, come da visibile segno di quella fede che l'ha ispirato.
I marchesi di Monferrato, divoti di quel Santuario, chiamarono ad uffiziarvi nel 1156 i Canonici regolari di S. Agostino, ed i Padri Serviti nel 1522. La venerazione che da sì lungo tempo si aveva pel santuario di Crea fece che nel 1600 alcuni divoti gentiluomini, e varii comuni, i quali attribuivano alla potente protezione della Madonna diversi benefizi ricevuti da Dio, edificarono intorno alla Chiesa e sul monte parecchie cappelle, le quali crebbero allora fino al numero di quaranta, simili a quelle che si veggono al sacro monte di Varallo. Quando nel 1861 arrivavamo noi, la chiesa era uffiziata dai Minori Osservanti.
Là sopra dunque ora la nostra meta, e senza deviare nè a sinistra nè a destra, spingevamo cogli occhi i nostri passi, perchè D. Bosco ci diceva che colà ci aspettava un buon sacerdote per fare il pranzo. Era dunque importante il filar diritto, e portarci abbastanza per tempo, perché della giornata si doveva prendere la via di Casale.
Quando giungemmo colà il tempo era abbastanza buono : non faceva gran caldo, e non tirava vento ; il sole però era coperto per nostro vantaggio. Entrammo nella spianata da veri conquistatori, suonando la nostra marcia trionfale, e poi aspettammo Don Bosco, che veniva su su con qualche sollecitudine con un bello squadrone de' suoi prediletti. Finito appena di suonare, arrivò Don Bosco, che, poveretto, non fo per dire, ma sudato abbastanza, e sebbene sempre sorridendo, aveva un' aria che diceva soffrisse e non poco. Chiamò qualcuno e poi ci disse che ci riposassimo alquanto, mentre egli sarebbe andato dal nostro benefattore... - Anzi, ci diceva, mi fa stupire che non si lasci vedere ancora. Si era combinato per l'una ed invece sono le due e mezzo passate.... Basta; ci aggiusteremo. - Disse e poi andò con qualche prete verso la dimora di chi ci doveva ospitare. Trovò quasi sulla porta una persona qualunque che gli disse che D. Crova era in fretta andato a Casale, perchè aspettava D. Bosco con i suoi figli che venivano fin da Torino. Immaginatevi la sorpresa, lo smarrimento, che dico io? Oh! D. Bosco non si smarrisce per nulla; ma, facendo forza a se stesso, cón calma sì volge all'abitazione dei religiosi. - Colà, diceva fra sè, raccoglierò per un istante i miei ragazzi, e farò preparare quanto ci sarà necessario per il momento. Il nostro buon Angelo non ci mancherà. - Va alla porta dei frati, ma la trova proprio di ferro. Quei buoni religiosi quando sentirono là sopra la nostra musica e videro i nostri aspetti polverosi, presero forse di noi sì strano concetto, che si ritirarono nelle loro celle , dubitando non so che cosa. Quello è certo che, forse non sentendo il suono del campanello, non aprirono a Don Bosco, nè poterono sentir una parola.
Allora D. Bosco ne fece una delle sue. Disse: - Ad estremi bisogni valgano mezzi estremi. - Ci raccolse in chiesa, ai piedi della Madonna, di quella effigie, che la pia tradizione vuole che S. Eusebio abbia portato dall'Oriente, come quella che sta sui monti di Oropa, e ci disse di cantare il solito inno Vivo amante di quella Signora, sull'aria del lamento degli Ebrei sulle rive di Babilonia. Mi par ancora di vedere il buon padre là più vicino alla Madre di Dio, per farle meglio sentire le sue pene, raccolto in divota preghiera. Da noi si cantava contenti, beati : ma lui, poverino, come ci diceva poi dopo, con l'anima commossa quasi al pianto: - Come provvederò, esclamava, all'appetito de'miei figli? Pensateci voi, o buona Mamma, io ve li consegno senz'altro, e toglietemi da quest'imbarazzo. - Intanto si cantava : e la nostra lode mesta e divota, e con quel tono magistrale e solenne, echeggiando per le navate della chiesa e risuonando nei coretti del convento, penetrò nelle orecchie di quei poverini, che forse non ci osavano prima sentire. In sul principio si videro comparire qua e là per aria, mettendo fuori la loro testa rasa da qualche finestrino; poi vi fu persino uno coraggioso più degli altri, che passando dalla sacrestia entrò nel presbiterio, per meglio godersi la nostra musica, che pareva più bella del solito, ristretta in quella sonorissima chiesuola. Non ci volle altro. D. Bosco si alza , gli si avvicina e gli dice che potendo si sarebbe data ben volentieri anche la benedizione col Venerabile : che anzi per l'occasione di quel santuario si poteva cantare il Tantum ergo in musica : che noi eravamo di Torino , i figli di D. Bosco, se mai l' avessero sentito a nominare... Voleva più dire , ma non ne ebbe tempo, perchè il superiore si fece avanti, e conosciutolo lo caricò proprio di gentilezze , domandando scusa di quella nuova e quasi inurbana maniera , come poteva sembrare, con cui l'avevano accolto. - Siamo in certi tempi. Vengono a' santuarii delle persone... Che dicesse in che cosa lo potessero servire... - Allora Don Bosco, detto ad uno de' suoi che concertasse per la benedizione, raccontò al Padre il suo imbroglio ed il bisogno urgente di provvedere pane almeno e cacio., con la speranza, di calare poi a Casale nel più breve spazio possibile. - Caro lei, disse il buon Padre, la distanza è molta, e per due o tre ore almeno di cammino. Ora non perdiamo tempo a ciarle, che ne faremo poi dopo. Ella dìca a' suoi figli che dopo la benedizione salgano sul colle a visitare le cappelle, ed io penserò a quanto ella desidera. - D. Bosco ringraziò cordialmente quel religioso , e poi venne a portarci la notizia, che dopo la benedizione conveniva fare una piccola escursione al sacro monte, non potendo più farla dopo la refezione che ci volevano preparare i frati. Non ci licenziò prima di averci fatta ringraziare la Provvidenza divina, che l'aveva aiutato in un modo così insperato fuori di Torino e con una turba di figliuoli sulle spalle.
Chi si sarebbe sognato che D. Bosco aveva passato quel brutto quarto d'ora? Ci disse di precederlo alla visita della sacra montagna, mentre lui si sarebbe fermato ancora un momentino col Signore, ma che non ci dimenticassimo che, mentre da noi si andava, si sarebbe preparato il pranzetto, e che perciò non ce ne dimentìcassimo. Opportuno ricordo ! Quasi che noi in quell'età, e dopo una passeggiata di quella forza, e su quel monte dall'aria ossigenata e pura, avessimo ancor bisogno della campana per raccoglierci a tavola! Il richiamo era dunque con noi. Abbiamo però sorriso alle graziose lepidezze, con cui D. Bosco volle in quel giorno condire l'annunzio che il pranzetto si allestiva. In quel momento non sapevamo combinare insieme le sue parole presenti con quelle passate: perchè ad Alfiano non ci fece misteri, dicendoci che arrivati a Crea saremmo stati serviti. Ora invece... E via, dopo si seppero tutte le segretezze, e ringraziammo con lui la Provvidenza che non erasi mostrata sorda alle preghiere.
Si visitarono dunque le magnifiche cappelle, che si trovavano sparse per la sacra montagna e che ricordano abbastanza bene, ancorchè diminuite di numero e di pregio dalle antiche, i misteri della nostra redenzione. Ricordo anche adesso come a noi fece molta impressione l'ultima cappella, quella, se mi ricordo bene, che il volgo suol chiamare degli Angioli del Paradiso! Quante statuette e quanta grazia in ognuna! Quanti angioletti dipinti sulla cupola! Quanta leggiadria ! ed espressione ! quanta vivezza di colori Un vicino pieno di sacro entusiasmo, non potè a meno che ripetere
Manca il parlar, di vivo altro non chiedi, Nè questo manca ancor, se agli occhi credi.
Nessuno perciò si mostrò pentito di essersi arrampicato colassù, tante furono le bellezze che ci siamo godute. E poi non so, ora la religione, che è proprio tutto, ora l'aria purissima che si respira, la vista meravigliosa che presenta il Monferrato contemplato di lassù fece su di noi uno strano effetto, da quasi farci dimenticare la parola di consegna, che era di ritornare. Il Po, che già presso a Torino è sì voluminoso di acque , di colà pareva o la Dora o la Stura, e quasi nemmen tanto. I suoi giri e rigiri, le isolette che comparivano nel suo seno, il suo lungo e largo letto che di colà si presentava, e poi quell'ultimo sguardo più in là alle Alpi coperte di neve eterna... Eravamo entusiasmati. Si cercò Torino : ma non si poteva vedere che la collina di Soperga. Salutammo quel santuario della Madonna, come sentinella che veglia custode alla difesa della nostra città, e raccomandammo a Lei la salute dei nostri amici, dei nostri parenti, che non potevano mai più immaginarsi, che noi in quel punto così alto ci umiliassimo a pensare a loro. Ora non ci facciamo più meraviglia, che quel sito religioso e salubre raduni ogni anno gran numero di persone di ecclesiastici e di secolari, per passarvi qualche tempo di vacanze, tanto ci parve ameno e santa quel monte.
Al convento frattanto eravamo aspettati da un bel piano di battaglia, preparato da D. Bosco, coadiuvato da tutti quei religiosi del santuario. Si comperò cacio e salame, si comperò pane, quanto se ne trovò alla bottega: e vedendosi scarso, se ne commissionò altrettanto, che fu perciò impastato, messo nel forno, cotto, e diciamo mangiato. La prima portata bastò con una pagnottella sola caduno , con la formale promessa di aspettare un istante, che se ne sarebbe distribuita un'altra e magari due e più. I buoni Padri aprirono la loro dispensa, fecero portare del loro vino, e se ne mostrarono generosi distributori. Avevano carne fredda, e ce la distribuirono essi medesimi, ne avevano della cruda e ce la fecero cuocere. Dice la canzone napoletana : -Non c'è roba che possa bastar; - e pareva acconcia per descrivere senza esagerazione il nostro formidabile appetito.
Circa alle cinque noi eravamo lesti, come diceva un nostro amico di Genova, per dire che potevamo rimetterci in cammino senza pericolo. Il nostro caro Gerolamo venne fuori colla sua simpatica voce, e ci ripetè col medesimo furore ed effetto l'aria della Lucrezia Borgia, travestita, diremo noi, alla moderna : - Qualunque sia l'evento! - Era il nostro caso serio, serio, perchè dopo quella fermata a Crea, potevamo anche noi sfidare qualunque evento, che ci potesse dare la fortuna.
Non si volle tuttavia partire da quella santa collina, senza prima ritornar a salutare la padrona di casa, che era ed è la nostra buona Mamma celeste. D. Bosco ci raccomandò di dire una preghiera speciale per i nostri ospiti, i quali, così ci disse egli stesso dopo molto tempo, vollero sostenere le spese di quella merenda fatta tra le sacre mura del convento. Ogni volta che si ricorda Crea ed il suo santuario, compaiono alla nostra memoria le venerande persone di quei religiosi, e ci compiaciamo di crederli sempre vivi e sempre pacifici abitatori di quel convento.
Mentre si discendeva, D. Bosco ci mostrò quasi in faccia, ma verso mezzogiorno, una piccola terra che ci disse essere Moncalvo. Qualcuno di. noi domandò : - E perchè Moncalvo, cioè monte pelato, come pare dica il nome , mentre invece si presenta così coperto di verzura e tutto vigneti, gaio, vispo, ridente? - Qui D. Bosco cominciò a dirci che Moncalvo quale si vedeva da quella parte era uno dei più bei paesi del Monferrato, e che ebbe la gloria di essere celebrato in versi; tra cui diceva
Resta Moncalvo
In piaggia aprica, fertile e secura.
Quello però che si vede di qui è piuttosio un mucchio assai grazioso di case che guarda l'antico convento dei Francescani , ora, parrocchia, ché s'innalzava sopra le rovine delle antiche fortificazioni. Ma Moncalvo è celebre specialmente per il pittore Guglielmo Caccia, che, sebbene nato a Montabone su quel di Novara, è conosciuto presso tutto il mondo col soprannome di Moncalvo, per avervi avuto assai lunga e deliziosa vita, ed esservi mancato ai vivi nel 1626. Vi dirò ben volentieri di questo pittore, che la sua eccellenza consiste nel saper dare, come dicono gli intelligenti, una meravigliosa bellezza ai volti ed una rara semplicità nell'atteggiamento. I suoi affreschi, cioè pitture eseguite sopra le pareti delle chiese, fatti con amore e studio, resistono alle ingiurie dei tempi : e dopo tre secoli si conservano veramente freschi con istupore dell'arte. Quello che fa più onore a questo mirabile artista è la pietà che fu somma, e non dipinse mai soggetti profani. Fondò colà un monastero di Orsoline, ed ottenne che vi si ritirassero cinque delle sue figlie, due delle quali, Orsola e Francesca , seguirono così felicemente le traccie del padre, che le loro dipinture non si sanno distinguere da quelle di lui. Molte sue pitture si trovano in quella chiesa parrocchiale, fra cui è mirabile quella che rappresenta Gesù servito dagli Angioli nel deserto, e quella che offre allo sguardo la risurrezione di un morto per l'intercessione di S. Antonio.
A noi intanto premeva di andare a Casale, e non potevamo resistere dall'idea di vedere la bella capitale del Monferrato. Moncalvo è distante da Casale dieci buone miglia, che significa, in volgare venticinque. chilom. circa.
Il tempo era molto propizio, e non avevamo più a lamentarci della pioggia, ma per ragione dei contrarii, mangiavamo polvere che era una delizia.
Si camminava per una via inamabile, perchè piana, faticosa, con una polvere alta un palmo. Devesi aggiungere che noi poveretti con quella fatica ed in quell' età sentivamo sete ; ma intendiamoci sete di acqua; e quei malcreati ci volevano dare del vino e niente altro che del vino. Oh benedetta acqua di Piea, come ti facevi desiderare! Vedete mobilità dei giudizi umani ! Quando si ha una cosa, se ne sospira un'altra: e quando si ha la manna, si sospirano le cipolle d'Egitto.
La via che si percorreva, e che ora rifaccio col pensiero e con il desiderio di ripeterla , era frequentata per mille ragioni. Perocchè là non solo regna il commercio del vino , detto per antonomasia del Monferrato , ma ci sono cave di calce che si provvede per tutto il Piemonte. Inoltre trovi qua e là delle fornaci anche per mattoni : e tutto questo dà un movimento, una vita, una frequenza a quella via che traversa nel seno di quelle colline, da non potersi nè credere, nè rivedere oggidì che il gran commercio è quasi tutto assorbito dalla via ferrata. Immaginatevi che nuvoli di polvere si sollevavano al passaggio nostro, a quello delle vetture ed anche a quello di tanti e tanti carri, carrette, sterzi e barelli da non potersi numerare. Pareva che noi ci aggirassimo qualche momento in quell'atmosfera senza tempo tinta, perchè veramente non si vedeva e non si sentiva più nulla. Ma si andava, e si sperava sempre di arrivare alla sospirata capitale del Monferrato , ove dovevamo essere ospitati, per desiderio di Monsignore, nientemeno che in Seminario.
Alla distanza, quasi di due miglia, fummo incontrati dal maggiordomo, che Sua Eccellenza ci mandava per segnarci la via. Quel buon signore era in aria di molta pena per noi, che non arrivavamo mai, mentre dovevamo, secondo il supposto accordo, giungere almeno verso le cinque o le sei di sera, ed ora invece erano già suonate le otto ed eravamo tuttavia molto lontani. - Sua Eccellenza, ci diceva quel buon signore, desidera vedere D. Bosco con tutti i suoi figli, prima che vadano in Seminario. Mi ha mandato lui ad avvisarli. Pareva impaziente di vederli, e cominciava a temere per il soverchio ritardo. Perciò volle che venissi io ad accertarmi del fatto ; e passo avanti passo, mi sono portato a questa distanza. - Si mise nel nostro numero, dicendoci ancora come anche il cuoco era da molto tempo, come si suol dire, col fuoco pronto a mettere giù la minestra, e brontolava più che una marmitta di fagiuoli bollenti contro la soverchia tardanza.
Non era però solo a lamentarsi, perchè anche noi cominciavamo a sentire proprio la stanchezza della via ed a desiderare che finalmente arrivassimo alla sospirata Casale. Non giunse che alle nove e mezzo !
Il buon Vescovo, come ci disse poi alla mattina seguente, cominciava a disperare del nostro arrivo, sospettando nella sua carità paterna, che noi fossimo stati impediti dal venire per qualche male che ci fosse sopraggiunto. Quando poi si arrivò di fatto, e che sentì che noi eravamo sotto le sue finestre e quasi con la volontà di riverirlo a suono di musica, abbiamo veduto aprirsi con precauzione una finestra, rimuoversi in parte una persiana, ed in mezzo a due lumi la faccia veneranda di Monsignore, che, ringraziandoci, augurava a noi ed a tutti i nostri superiori felice notte e buon riposo. Quell'apertura a mezzo, quel chiarore di lumi , quella veneranda figura sorridente, quelle parole chiare e spiccate che vennero fino a noi, produssero un effetto straordinario nei nostri piccoli cervelli. Avremmo voluto suonare, applaudire, battere almeno le mani, ma non osammo far nulla di tutto questo, e lasciammo che D. Bosco rispondesse a suo ed a nostro nome. Di fatto D. Bosco fu condotto dal Vescovo, ove fu obbligato
ad accettare un po' di cena ed una camera per trovarsi più vicino, come si esprimeva Sua Eccellenza, per mezzo del padre a tutti i suoi figli. Molti Casalesi ci accompagnarono, fino alle porte del Seminario e con rispettoso contegno, e quando entrammo nel luogo sacro ci augurarono con molto buon cuore la felice notte. Gliela contraccambiammo con tutta espansione, promettendoci anche l'occasione di ammirar meglio le bellezze della loro città. Entrati in Seminario, noi eravamo un po' meravigliati dell' ampiezza dei portici, de' suoi atrii, de' suoi scaloni, e di tutte quelle comodità che presenta quel sito ai futuri ministri di Dio. Si ebbe a cena quel che si sarebbe portato a pranzo, e sebbene stanchi anzi che no, si mangiò con buon appetito, e poi, recitate le nostre orazioni in cappella, ce ne andammo a riposo. Come ne avevamo bisogno !
(1) V. Capo III nel Boll. di Maggio.
Gennaio.
Lettera dei Sac. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane . . pag. 1 Avviso ai Direttori e Decurioni . . » 4 Le grandiose feste giubilari delle Opere di D. Bosco nel tempio di Maria Ausiliatrice in Torino » 5 Il collaudo dell'organo di Maria Ausiliatrice » 13 A proposito di un'illustre visitatrice al nostro tempio . . . » 14 Una lapide commemorativa nella chiesa di S. Francesco d'Assisi in Torino . . » ivi L'omaggio dell'Unità Cattolica all'opera di D. Bosco » 15 Vantaggi spirituali per i Benefattori dell'Orfanotrofio di Betlemme » 16 Grazie di Maria Ausiliatrice . » ivi Le fotografie del quadro e dei dipinti della cupola di Maria Ausiliatrice . . » 19 Notizie dei nostri Missionarii : Dalla Terra del Fuoco - Un urgente bisogno . . » ivi 1 figli di D. Bosco a Verona e le Suore di Maria Ausiliatrice a Pontestura Casalese . . . » 23 Il Congresso Eucaristico di Napoli » 24 Gli ultimi splendori di un astro, ossia Gesù Cristo amato ed adorato del Card. Alimonda » 25 Le Letture Cattoliche . » 26 Oleografia del quadro di Maria Ausiliatrice » ivi
Cooperatori defunti » 27
Febbraio.
Avvisi e ringraziamenti » 29
Dopo quattro anni ! » 30 Soccorso alle vocazioni ecclesiastiche . . » 31 Ancora delle feste giubilari delle Opere di D. Bosco . . » 33 Notizie dei nostri Missionari : Dalla Terra del Fuoco . » 36 Una nuova Casa di D. Bosco a Saint-Pierre de Canori in Francia . . . » 40 Il Giubileo episcopale del Sommo Pontefice Leone XIII . . . . » 41
Conferenze Salesiane : A Roma e a Torino pag. 42 Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales » 44 L'ingegnere Antonio Spezia » 45 La falsa eguaglianza . . . . > 46 Associazione ad opere predicabili . . . » ivi
Cooperatori defunti » 47
Bibliografia > 48
Marzo.
Avvisi » 49 Il Catechismo . . » 50 Conferenze Salesiane: Rossano - Trino Vercellese - Pavia - Catania . . » 52 L'ampliamento dell'Oratorio Salesiano di Parigi » 54 Notizie dei nostri Missionari : Dal Brasile e dall'Equatore » 56
Grazie di Maria Ausiliatrice » 60 D. Bosco nel Seminario d'Ischia . . . . » 61 Il IV centenario della scoperta dell'America » 62 Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales » 63
Aprile.
Il mese di Maggio » 65 Viva Mons. Riccardi! . . » 66 Un segreto per diventar ricchi . . » 67 Notizie dei nostri Missionari : Un Salesiano che si consacra alla cura dei lebbrosi nella Colombia » 68
Il viaggio di D. Rua in Sicilia . . . . » 74 Ai divoti di Maria » 76 Grazie di Maria Ausiliatrice . » ivi Conferenze Salesiane: .Bagnacavallo e Bagnarola 80
Bibliografia » 81
Cooperatori defunti » 82
Maggio.
Avviso » 85 Maria ! . . . » 86 Orario della Novena e Solennità di Maria Ausiliatrice . . . . > 87 Grazie di Maria Ausiliatrice . . . » 88 Feste Salesiane a Parma . . » 91
a prima Casa di Don Bosco nel Belgio (Liegi) pag. 92 Notizie dei nostri Missionari : Un Salesiano che si consacra alla cura dei lebbrosi nella Colombia (seguito) . . . . » 94 Passeggiate (Periodo ILI) . . . » 97 Ozanam o le grandezze della Chiesa Cattolica nell'ordine scientifico e letterario » 102 Cooperatori defunti » ivi
Giugno.
Il Sacro Cuore di Gesù : Consigli di D. Bosco pel mese consacrato a questo divin Cuore » 105 Le feste in onore di Maria Ausiliatrice . » 107 Grazie di Maria Ausiliatrice » 110 Il primo Centenario della nascita di Pio IX » 111 Notizie dei nostri Missionari : Nuova Casa Salesiana nella capitale del Chilì . . » 112 Betlemme: Notizie dell'Orfanotrofio cattolico della Sacra Famiglia » 114 Conferenze in otto città d'Italia . . . » 117
Notizie varie » 119
Bibliografia » 122
Cooperatori defunti » 123
Luglio.
La stampa » 125 Festa di famiglia nell'Oratorio di Torino » 128 Notizie dei nostri Missionari : Il Lazzaretto di Agua de Dios e le Missioni della Patagonia meridionale . . » 129 Conferenze Salesiane : Faenza, Parma, Lugo, Tolentino e Milano » 131 Grazie di Maria Ausiliatrice . . » 133 Feste in onor di Maria Ausiliatrice in varie città d'Italia » 1.37 Gara Catechistica . » 139 Esercizi spirituali per le Maestre ed altre pie Signore e Cooperatrici Salesiane » ivi Betlemme : Dall'Orfanotrofo della Sacra Famiglia » 140 Cristoforo Colombo, pel Sac. Gio. Batta Lemoyne » 142
Cooperatori defunti » 143
Agosto.
Avviso importante . » 145 A S. S. Leone XIII nella festa di S. Gioachino » 146
Sulla scelta delle scuole . . . . » 147
Collegi ed Educatori Salesiani . » 148 La culla di D. Bosco : Poesia del Prof. D. G. Rafano » 150 Grazie di Maria SS. Ausiliatrice . » 151 Francia : Nuovo Oratorio Festivo a Nizza Marittima . » 153 Spagna : Nuova Casa Salesiana a Santander » 154 Per il Giubileo di S. S. Leone XIII: Feste e proposte » 157 Due statue per l'altare di Maria SS. Ausiliatrice nel suo tempio in Torino . » 159 Notizie dei nostri Missionari : Altre cinque fondazioni in America » ivi Notizie varie . . . » 164 Pei Cristoforo Colombo di D. Lemoyne . » 167
Settembre.
Cristoforo Colombo . » 169 Monsignor Cagliero ed altri Missionari Salasiani in Italia » 173 Gli antichi allievi di D. Bosco all'Oratorio » 174
Inghilterra : La prima pietra della nuova chiesa del S. Cuor di Gesù a Londra . . pag. 176 Spagna : Un altro Oratorio festivo a Gerona » 179 Francia : Caritatevoli industrie dei Cooperatori Salesiani di Nizza Marittima . . » 18` Notizie dei nostri Missionari : Dalla Terra del Fuoco, Chili, Argentina ed Equatore . » 181 Betlemme: Dall'Orfanotrofo della Sacra Famiglia » 183
Notizie varie » 185
Don Michelangelo Braga » 186
Cooperatori defunti » 187
Ottobre.
I libri per le scuole » 1899 Fiori di Paradiso, ossia tratti brevissimi della nuova Enciclica sul Rosario di Sua Santità Leone XIII » 190' Grazie di Maria Ausiliatrice . . . » 192 All'Esposizione delle Missioni Cattoliche Americane di Genova . . » 194 Per l'accettazione di studenti e di artigiani nelle Case Salesiane » 197 Spagna : Nuova chiesa di Maria Ausiliatrice a Sarrià-Barcellona . » ivi Inghilterra : La nostra Missione di Londra e la nuova chiesa del S. Cuore di Gesù » 198 Notizie dei nostri Missionari : Lettera di S. E.
Rev.ma Mons. Giov. Cagliero - Una visita al Paraguay - Le Suore di Maria Ausiliatrice al Brasile . . . . » 200 Incisione sulla Storia de1l'Oratorio . . . » 205 Notizie varie . » 206 Betlemme : Dall'Orfanotrofio della Sacra Famiglia » 210
Cooperatori defunti » 211
Novembre.
I nostri morti » 213 Mons. Cagliero ai piedi di S. S. Leone XIII » 215 La vita di Cristoforo Colombo del Lemoyne e due preziosi autografi » 216 Le Missioni Salesiane all' Esposizione delle Missioni Cattoliche Americane di Genova » 217 Il X Congresso Cattolico Italiano e parole di Mons. Cagliero al medesimo . » 219, Notizie dei nostri Missionari : Dalla Patagonia, Argentina, Equatore, Colombia e Rio Negro » 220'
Grazie di Maria Ausiliatrice » 225 Betlemme: Dall'Orfanotrofio della Sacra Famiglia » 228 Varietà : Buona stampa, musica sacra, Associazione della Sacra Famiglia . . . » 229 Cooperatori defunti » 231
Dicembre.
Augurii . . » 233 Feste solenni nella Chiesa di Maria Ausiliatrice.
Partenza di Missionari Salesiani. . . » 234 Cristoforo Colombo e Leone XIII . . . » 239 Grazie di Maria Ausiliatrice » 241 Le Letture Cattoliche . » 243 Notizie dei nostri Missionari. Il Missionario Salesiano d'America nel IV° Centenaria della scoperta del Nuovo Mondo. - Dal Chilì alla Terra del Fuoco ; il battello per la Missione Fueghina . . . » 244 Notizie varie. Nel Litorale Austriaco . . » 249, Passeggiate (Periodo III) » 250
Indice dell'annata . » 254.