ANNO XVI - N. 2. Esce una volta al mese. FEBBRAIO 1892.
DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano -Via Cottolengo, N. 32, TORINO
Avvisi e Ringraziamenti.
Dopo quattro anni!
Soccorso alle vocazioni ecclesiastiche.
Ancora delle feste giubilari delle Opere di D. Bosco. Notizie dei nostri Missionari. - Dalla Terra del Fuoco. Una nuova Casa di D. Bosco a Saint-Pierre de Canon in Francia.
Il Giubileo Episcopale del Sommo Pontefice Leone XIII. Conferenze Salesiane - A Roma e a Torino. Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales. L'Ing. Antonio Spezia.
La falsa Eguaglianza.
Associazione ad Opere predicabili. Cooperatori defunti.
Bibliografia.
I°
Ringraziamo col più sentito affetto le pie persone che, con zelo e carità non comuni, continuano a raccogliere offerte in adesione all'Omaggio a D. Bosco, iniziato dal tanto benemerito Corriere Nazionale.
Se non hanno più moduli per inscrivere i nomi degli offerenti, non occorre che ce ne domandino, valendo all'uopo qualunque foglio di carta ordinaria.
Noi continueremo a spedire in risposta i premi promessi.
II°
Che diremo poi a quelli che continuano ad aiutarci per far conoscere e diffondere la PIA OPERA DEL SACRO CUORE Di GESÙ ?
Noi ammiriamo altamente la loro pietà e divozione, ed abbiamo ciò come presagio di nuove grazie, che le Sante Anime del Purgatorio, al cui suffragio la detta Opera è destinata, imploreranno dal Sacratissimo Cuore del Redentore sopra di loro e sopra delle loro famiglie.
Se han bisogno di moduli, di circolari e di programmi, ce ne facciano richiesta, che saran loro spediti prontamente.
CoL 31 gennaio ora scorso compievasi il quarto anno, dacché l'amato nostro fondatore, colui che ci fu padre, guida e maestro per tanti anni, DON Bosco , lasciavaci per volarsene agli eterni riposi.
Al ricorrere di questo quarto anniversario, che ci rinnova al cuore l'antico cordoglio, noi sentiamo nuovamente il bisogno di deporre altro fiore sulla venerata sua tomba, bagnata dal pianto di migliaia e migliaia di beneficati.
Son quattro anni ! Volarono come il lampo, ma la memoria di lui ci restò indelebile e viva, come il dì che ci lasciava la spoglia mortale. Noi sentiamo Don Bosco nello spirito che ci trasfuse in cuore fin dalla prima nostra educazione ; noi lo sentiamo nella via che ci aperse e battè pel primo, segnandoci le pedate, sulle quali si. posano oggi i nostri passi; lo sentiamo nelle opere, che, palpitanti della sua vita stessa, lasciò alle nostre deboli forze... Don Bosco è l'anima della vita nostra, è l'astro che ci inspira, è la fiamma che ci illumina e riscalda.
Son quattro anni! L'aiuto di Dio, la protezione della Vergine Benedetta non ci vennero mai meno, le sante imprese da lui assegnateci non sostarono ancor un istante nell'ampio loro cammino. Oh dolce conforto ! Noi lavorammo come nei giorni più belli della sua carriera mortale, quando ne udivamo la dolce parola e ne contemplavamo i luminosi esempi. Non è vanto dei figli questo, ma è gloria del padre !
Son quattro anni! Crebbe ogni dì il numero dei giovani ricoverati sotto la sua bandiera, si ampliarono case, se ne apersero di nuove, si edificarono chiese, si moltiplicarono missioni. Ci aveva additato l'Africa, e noi vi ponemmo piede. Aveva rivolto uno sguardo all'Asia, e già siamo in Palestina. Ai Cooperatori e alle Cooperatrici aveva raccomandato noi e le opere lasciate, ed essi risposero volonterosi alla preghiera del buon vegliardo e dell'affezionato amico, e le lor file s'ingrossarono sempre più.
Oh! sì, benediciamo la provvida mano di Dio, che non dimenticò i figli di Don Bosco ! Ringraziamo la celeste Ausiliatrice, alla cui protezione il buon Padre consacrava noi e le opere nostre, e la memoria di D. Bosco viva imperitura nei nostri cuori e nelle nostre azioni!
Altra volta raccolti. attorno alla tua tomba, o buon Padre, per pregarti la pace dei gìusti, noi . abbian udito la salutare tua eloquenza ed abbiam rinnovati i nostri propositi. Sparsi in tante parti del mondo, lavoreremo indefessi per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime, e nostro studio costante sarà di renderci sempre degni di chiamarci tuoi figli, figli del grande DON Bosco!
Dopo la festa di S. Francesco di Sales, celebrata il giorno 29 gennaio, con la massima, pompa e con scelta musica, intervenendovi gran numero di Cooperatori e di Cooperatrici Salesiane, il tempio dì Maria Ausiliatrice, veniva parato a lutto per il 4° Anniversario della morte dell'indimenticabile nostro Don Bosco, che celebrossi in quest'anno il 1° febbraio.
Ricchi e copiosi addobbi, distribuiti con mirabile arte, formavano un apparato di effetto immenso. Gli emblemi di morte sparsi su quei drappi, ne rattristavano il cuore, ma a sollevarlo compariva, come benefica visione, la vasta pittura della cupola, che sotto uno sprazzo di luce che pioveva dall'alto, mostravaci la sempre cara figura dell'amato nostro Padre poco lungi dalla gloriosa immagine di Maria e da mille altre figure di quei beati comprensori che palpitano della vita immortale nella beata eternità.
Numerosissime furono le Comunioni fin dalle prime ore. Alle 10 S. E. Mons. Rosaz, Vescovo di Susa, celebrava Messa solenne Pontìficale.
Oltre alle rappresentanze, gran folla di signori occupava l' ampia navata ed il cappellone a destra, mentre il cappellone a sinistra era occupato dai nostri giovanetti.
La musica corrispondeva alla maestà del rito.
Mentre la liturgica preghiera del Vescovo echeggiava maestosa per le volte del tempio, mille cuori di figli, di Cooperatori, di amici, la seguivano, augurando la pace dei giusti e la corona della gloria a quell'anima eletta, che tanta fama lasciò dietro di sè.
Fu pure numeroso l' accorrere di fedeli a Valsalice alla tomba di D. Bosco.
Molti degli accorsi poi, ed al tempio di Maria Ausiliatrice ed al Seminario di Valsalice, vollero suffragare ed onorare la cara memoria del compianto amico e benefattore anche con altro mezzo: vogliamo dire coll'offrire l'obolo della loro carità a pro' delle Opere salesiane. È un felicissimo pensiero, che noi di cuore raccomandiamo a tutti gli ammiratori ed amici di D. Bosco. Sovvengano essi queste innumerevoli opere, che sono come la visibile perpetuazione del suo apostolato, che tanto bene fece ed iniziò a vantaggio dell'umana società.
La preghiera è l'arma onnipotente concessa da Dio alla nostra debolezza. Colla preghiera si ebbero Samuele e Mosè , l'uno gran sacerdote e profeta, e l'altro gran capitano e legislatore. Colla preghiera si ottennero prodigi nelle più gravi distrette. Gerico e Betulia ce ne danno solenne testimonianza. Colla preghiera vuole Gesù, che otteniamo i novelli aiuti per la conversion dei popoli, e quei prodigi di apostolico valore, che fanno estendero e trionfare il suo regno su tutta la terra.
Ma ci limiteremo noi a pregare ? Questo è già certamente un gran mezzo, ma non è l'unico.
Cornelio a Lapide, commentando la suddetta esortazione del Divin Redentore , osserva che il Divin Maestro con tali parole tacitamente stimolava gli Apostoli a offerirsegli volonterosi, a lavorare essi stessi poi primi nella indicata messe, dicendo anch'essi come Isaia : Ecce ecco, mitte me. - Denique Christus hac voce tacite stimulat Apostolos, ut offerant sese Christo ad operandum in hac messe, dieantque cum Isaia: Ecce ego, mitte me (1). Alla preghiera adunque va unita l' azione. - Azione universale di tutti, perchè tutti dobbiamo lavorare a salvezza delle anime secondo le nostre forze, confermando i giusti, convertendo i peccatori, illuminando gl' infedeli, aiutando i deboli, istruendo gl'ignoranti, adoperandoci insomma perchè tutti si salvino. - Azione particolare di quelli, ai quali Iddio, come un giorno agli Apostoli, apre la via del sacerdozio.
Abbiam bisogno di preti, va esclamando la Chiesa, abbian bisogno di apostoli! Tra i nostri lettori, oh quanti forse vi saranno, che avran già udito più volte la voce di Dio, che li chiama a tanto sublime ministero ! E perchè indugiare? Qual grazia più grande di questa? Esclamino anch'essi di gran cuore: Ecce ego, mitte me! Così fecero gli Apostoli. Così fecero dopo di loro di secolo in secolo una falange immensa dà cuori magnanimi, che portarono fino alle più lontane contrade la parola evangelica e l'impero della croce. Così fanno anche oggi prodi campioni, giovani invitti, floride speranze della religione e della civiltà cristiana. Ma essi attendono dei seguaci, domandano compagni e van ripetendo: La messe veramente copiosa, e gli operai son pochi
(1) Comm. in Matth. cap. ix.
IL solenne Congresso Eucaristico testè tenutosi in Napoli chiamava l'attenzione dei cattolici sull'importante ed opportunissimo argomento del soccorso alle vocazioni ecclesiastiche.
Oggi più che mai la Chiesa ha bisogno di valorosi apostoli per la salvezza del mondo. Gesù benedetto diceva commosso ai suoi primi discepoli : Messis quidem multa, operarii autem pauci (Matth. ix, 37). Oggi ripete altrettanto per bocca della Chiesa.
Il Papa, i Vescovi, i sacerdoti tutti che sentono in cuore la fiamma dell'apostolato, guardando oggi l'immensa copia della messe nelle civili e nelle selvaggie contrade e l'esiguo numero degli operai evangelici a confronto del bisogno, ripetono sospirando : La messe è veramente copiosa, e gli operai son pochi.
Le nuove scoperte geografiche, specialmente nell'Africa centrale, i tanti popoli che ancor giaciono all' ombra di morte, le facilità di viaggi e di comunicazioni moltiplicatesi oggi in modo portentoso, l'apostasia dalla fede in parecchi tra i cattolici, tutto ci porta a sospirare nuovi drappelli di santi evangelizzatori, di preti, di apostoli.
Che faremo noi ? - Pregheremo di gran cuore il Signore, che mandi Egli in abbondanza operai nella sua messe. - Gesù stesso dava questo gran consiglio ai primi suoi discepoli. Rogate ergo dominum messisi ut mittat operarios in messem suam (Ibid, 38).
Il santo drappello si accresca adunque ed i chiamati da Dio accorrano numerosi e pronti al campo che li attende.
E questi non mancano ; anzi, grazie a Dio, abbondano in copia veramente consolante. Ma vi giungeranno essi? - Ecco un problema la cui soluzione si rende ogni dì più scabrosa. - Non mancano i generosi ed illuminati genitori, i quali, lungi dall'essere contrarii a Dio, alla Chiesa, alla civiltà, alle anime d'innumerevoli infelici, che attendono il maestro, la guida, il missionario, il prete, son ben lieti anzi d'aver un figlio apostolo di Dio.
Ma difficoltà non lievi sorgono dalla mancanza di consiglio e di conforto, dalla fiacchezza forse della inferma natura o dalla malvagità dei tempi. Le vocazioni ecclesiastiche nei giovani sono come tenere pianticelle , che han bisogno di cura costante ed illuminata. E qui abbiamo di che consolarci, perchè , ove non basti il nostro studio ed il nostro lavoro, si aprono a queste anime elette sacri recinti, nei quali è loro preparata provvida educazione. Le difficoltà sono maggiori, e talvolta senza rimedio, quando si è poveri e mancano i mezzi per intraprendere il sospirato cammino. Oh quante vocazioni andarono sventuratamente perdute per mancanza di tali aiuti !
Il Cardinale di Rende nel sullodato Congresso ricordava ciò chiaramente e solennemente. « L'esperienza ha constatato, così l'Em.mo Principe, che le più abbondanti vocazioni ecclesiastiche si veggono sorgere in mezzo ai figli dei campagnoli, che, educati a tempo alla pietà ed allo studio, hanno dato sempre lodevoli risultati. Ma per lo più questi buoni figli del popolo scarseggiano di mezzi o non ne hanno punto. Si dovranno perciò abbandonare? - Giammai ! Nol permette la carità cristiana, noi permette il bisogno urgente che la Chiesa ha di nuovi ministri. » - Prima del Cardinal di Rende aveva già, anni sono, richiamato l'attenzione dei cattolici su tale necessità l'Eminentissimo Alimonda di f. m., in una stupenda lettera sui seminarii. E quale dei Vescovi in Italia non stese oggi la mano, per ottenere soccorso alle vocazioni ecclesiastiche, che sorgono tra i figli del popolo ? Molte volte non mancano le vocazioni, e vorremmo aggiungere, che neppure gl'ístituti mancano, ove santamente allevarle; ma bensì scarseggiano i mezzi, per aiutarli e sostenerli.
E qui vogliamo in buon punto ricordare cose di famiglia. - Che non fece Don Bosco a tale intento? - Don Bosco, che aveva sostenuto duri sacrifizi per aprirsi la via al sacerdozio, conobbe il bisogno, udì le voci di mille cuori e venne loro in aiuto. Fondò ospizi ed oratorii, ove tra i tanti giovani ricoverati assegnò posto, vitto e scuola per gli aspiranti alla carriera ecclesiastica, e con tal mezzo diede alla Chiesa innumerevoli chierici, sacerdoti e missionari. -
Non sarebbe forse questo il modo semplice ed efficace per rispondere al santo appello per l'incremento dell'apostolato cattolico ? Come tale lo ebbe sempre il nostro compianto D. Bosco, e con lui gran numero di benefattori e di benefattrici, che lo coadiuvarono nella santa impresa. Non ci rimane quindi che animarci di zelo e di carità, per continuare quest'opera così umanitaria e divina.
Volesse Iddio che tutti comprendessero il gran merito che si ha nel dar alla Chiesa un prete! Chi può adeguatamente ponderare i ministeri di grazia e di salute, che questi compie ogni dì? La catena immensa delle sue opere sovranamente gradite a Dio ed utili alla salvezza del popolo ? Il bene che ei fa ad anime innumerevoli per questa vita e per la beata eternità? Non si potrebbe certamente presentare a Dio un omaggio più gradito, alla Chiesa un dono più desiderato, al popolo un benefizio più salutare e per le anime nostre un merito più grande, che concorrere a moltiplicare il numero di questi sacri ministri.
La elemosina quindi che si fa per le vocazioni ecclesiastiche è la più meritoria e fiorita, la più benedetta da Dio e dalla Chiesa, la più profittevole al popolo ed alla cristiana civiltà, ed attira certamente a chi la fa le più copiose grazie del Cielo.
Un buon Cooperatore, alla nascita d'un suo figlio, venne al nostro Oratorio, e disse a D. Bosco : - Pagherò ogni anno la pensione per uno dei suoi giovanetti poveri, che aspirano al sacerdozio, finchè il mio figlio non sarà maggiorenne ; spero che Iddio benedirà così me ed il mio figlio. -- Le sue speranze non andarono deluse. Chè furono anzi appieno soddisfatte.
Una nobil donna consegnava a D. Bosco una cospicua somma di denaro , dicendogli: È un'offerta, per allevare un prete. - Esempi ben degni di essere imitati !
I voti del Congresso Eucaristico di Napoli sono pure voti nostri, e noi li ripetiamo oggi molto caldamente, perchè riesca sempre più grande ed esteso ai giorni nostri il soccorso alle vocazioni ecclesiastiche.
Preghiera, adunque, azione, soccorso ecco i tre grandi mezzi coi quali possiam dare alla Chiesa nuovi e santi ministri. Sia impegno di tutti il cooperarvi ardentemente e con le massime forze. Dum tempus habemus, operemur bonum (Galat. vi, 10). Non aspettiamo alla morte per deciderci a fare del bene, ma ora, mentre ne abbiamo il tempo. Il bisogno è urgente, da non patire dilazione. Se ci toccherà far qualche risparmio o soffrire sacrifizi per una causa così santa e divina, ne vada confortato il cuore, ricordando il bene immenso che con tale carità si compie, ed il premio grande che se ne avrà in questa e specialmente nell'altra vita : riceveremo noi pure il centuplo di quanto avremo dato e poi saremo ammessi nella eternità beata dei Santi : Centuplum accipiet et vitam aeternam possidebit (Matth. XIX, 20).
A viemeglio provare la diminuzione degli accorrenti alla carriera ecclesiastica e cònseguentemente la sempre crescente necessità di operai evangelici, valga l'opportuna osservazione dell'Unità Cattolica, del 16 gennaio u. s.. che nell'Italia, nazione eminentemente cattolica (difatti la sua grandissima maggioranza, anzi potrebbe quasi dirsi totalità è di cattolici: i protestanti sommano infatti appena a 62 mila, e gli israeliti a 36 mila in tutto il Regno), i sacerdoti ordinati nel quìnquennio 1881-85 furono neanche la metà dei morti dello stesso quinquennio; ordinati cioè solamente 4,957 e morti 10,701!
ABBIAMO detto che molti erano i Salesiani, moltissimi i Cooperatori e le Cooperatrici, che assenti di corpo, presenti in ispirito, si univano a quei di Torino in un pensiero, in un affetto solo per lodare e benedire la Vergine Benedetta ispiratrice delle Opere di D. Bosco. Non fa esagerazione la nostra. Allora era un continuo arrivare di telegrammi provenienti da fratelli, ma sopratutto da amici e da ammiratori che, associandosi al nostro giubilo, rendevano grazie a Dio ed a Maria Santissima per aver dato al mondo Don Bosco; e poi ci piovvero un vero diluvio di relazioni di feste solennissime, straordinarie, celebrate per il giubileo delle Opere Salesiane. Non v'ha paese che possegga i figli di D. Bosco, non v'ha punto del globo abitato da Cooperatori Salesiani, dove, nello scorso dicembre, non sia risuonato il grido d'amore, di riconoscenza : Viva Don Bosco! - Viva Maria Immacolata!
Riportando noi ora alcune tra le mille relazioni pervenuteci per accontentare tanti buoni amici che vi presero parte attiva, noi intendiamo di rinnovare ancor pubblicamente le nostre più vive azioni di grazie a Dio per averci dato un Padre sì grande, al cui ricordo il mondo intiero, al dire di un giornale , pare si commuova (3), ed una Madre sì provvida ed amorosa , Maria Vergine, che dalla più bassa condizione guidò questo nostro buon Padre fino all'apice più sublime della grandezza. E la nostra riconoscenza si estende pure a tutti i nostri Cooperatori, a tutti i nostri buoni amici, che tanta parte hanno alla grandezza di Don Bosco, perchè, secondando l'interno impulso dei loro cuore, l'hanno sempre in ogni modo aiutato in tutto le sito strepitose imprese.
Senza dire delle bellissime cose fattesi in vari punti del Piemonte, della Liguria, delle Romagne (4), in Toscana ed in quel di Roma, noi passeremo subito alla Sicilia, la quale, perchè possiede ben undici Case tra quelle dei Salesiani e quelle delle Figlie di Maria Ausiliatrice, volle segnalarsi nel celebrare il primo giubileo Salesiano. Daremo solo la relazione dei festeggiamenti fattisi nell'Oratorio di S. Filippo Neri in Catania, i quali, come dice la Campana, riuscirono stupendi e tali da superare ogni aspettazione.
« Al mattino per tempissimo vi fu una prima Messa con colloquio e comunione generale pei fedeli, che nella Chiesa dell'Oratorio avevano con edificante concorso fatta la novena dell'Immacolata.
» In quel frattempo il cortile interno dell'Oratorio brulicava di centinaia di vispi giovanetti di tutte le età e condizioni, i quali lasciavano trasparire dal volto non so qual sentimento di impaziente gioia, che difficilmente saprei descrivere ; e fu bello vedere tutta quella allegra gioventù ad un cenno cessare da ogni distrazione e correre a schierarsi in vari drappelli attorno all'imma gine di D. Bosco, posta in fondo al cortile e bellamente adorna di festoni e lumi. Tutti quei giovanetti avevano il petto fregiato del distintivo d'una medaglia, indicante a quale Congregazione giovanile appartenevano; queste compagnie sono tre; due di S. Luigi Gonzaga per gli studenti, ed una di S. Giuseppe o della Sacra Famiglia per gli artigiani. Comparve intanto in mezzo al cortile lo stendardo dell'Oratorio con suvvi l'immagine di S. Luigi Gonzaga, protettore della gioventù, e questo fu salutato dai più entusiastici applausi. Intanto, a rappresentare Sua Eminenza l'Arcivescovo, che trovavasi nell'ora stessa alla funzione annuale presso le Piccole Suore dei Poveri, giunse S. Ecc. Mons. Caff, Vescovo Ausiliare, ricevuto dai Superiori della Casa e dal piccolo clero vestito in rosso e tutti in bell'ordine andarono alla Chiesa. Le funzioni religiose che si fanno per giovanetti sono sempre commoventi, e tale fu questa, compiutasi in un dì così ripieno di tante e soavi ricordanze. Quanti pensieri di riconoscenza alla Vergine Benedetta non si suscitarono nella mente, quando quelle voci pure, argentine e così ben ammaestrate dal Rev. P. Nicosia, con nobile slancio ripetevan le soavi parole
Sei pura, sei pia, Sei bella, o Maria, Ogni alma lo sa
Che madre più dolce Il mondo non ha.
» Commoventi e nobilissime furono le parole dette da Mons. Caff prima della Comunione, dalle quali santamente infervorata quella piissima e numerosa turba di fanciulli accostossi alla Mensa del Signore. Il numero ne fu davvero straordinario. Fu una consolazione per tutti.
» Mentre si succedevano tali cose e la Chiesa ripiena delle più soavi armonie e dei canti più dolci mi rendeva l'immagine di un piccolo paradiso, io diedi libero freno alla mia commossa fantasia e pensai : pensai al grandioso Santuario di Maria Ausiliatrice, ora tutto decorato ed a festa rivestito, rigurgitante in quel giorno di migliaia di fedeli riconoscenti; pensai alle altre molte e grandiose Chiese dell'altre città d'Italia e forestiere da D. Bosco edificate ed ora tutte in gran festa; pensai alle duecento e più case Salesiane colle migliaia di figli ricoverati tutti giulivi in questa memoranda circostanza e pieni di santo entusiasmo; sognai anche le Americhe colla lontana Patagonia e parvemi di vedere i piccoli barbari di ben oltre 40 Case di Missioni prostrati in quel punto ai piè di Maria e commossi dallo stesso pensiero, da cui vedevo compenetrati quei cari e devoti giovanetti che mi stavano d'intorno e commosso io pure esclamai : VERAMENTE QUESTA È OPERA DEL SIGNORE!
» Chi avrebbe sognato tanto bene solo cinquant'anni fa? Felice Catania che gode pure dei benefici frutti della Missione provvidenziale di D. Bosco! E quando il coro potente ed armonioso di quella Chiesa piena zeppa di fanciulli cantò il Te Densa di ringraziamento, io rimasi come riscosso da quella soave distrazione e ringraziai di cuore anch'io la Vergine Immacolata, sotto i cui auspici s'erano iniziate opere sì portentose e sì proporzionate ai bisogni dei tempi.
» Alle ore 4 e 1/2 pom. circa, ebbe principio un trattenimento accademico-teatrale per ricordare un tal giorno. Tutto mi parve bello. Bello
il modo con cui eran parati i portici ed il teatrino, caro il trofeo contornante il Padre della gioventù. Un'altra volta Mons. Caff insieme ai Rappresentanti della Segreteria Arcivescovile e a distinti ecclesiastici e laici si trovò in mezzo e quei festanti giovanetti, pei quali egli sente tanto trasporto, e si diè principio con un bel discorsetto di circostanza, letto da uno dei più anziani tra i giovani di quell' Oratorio.
» Fu poscia rappresentato il dramma in cinque atti intitolato : Le Pistrine, ossia L'ultima ora dei Paganesimo in Roma, e fu tale la maestria con cui quei bravi giovanetti eseguirono la loro parte, che tutti ne restarono sovra ogni dire ammirati. Non parlo poi dei tre canti eseguiti negli intramezzi dei diversi atti, non della declamazione fattasi d'innanzi al quadro di D. Bosco, né dei vari componimenti in prosa e in poesia allusivi alla circostanza. Fu un bell'attestato di gratitudine dato al venerato D. Bosco, il quale tanto amò la gioventù ed in particolare quella di Catania.
» In questi giorni di così lagrimevole perversione, come è consolante il mirare tanti giovanetti così bene avviati nel sentiero della virtù, e col cuore sì riccamente adorno dei più delicati sentimenti di gratitudine ! Lode pertanto agli ottimi figli di D. Bosco, che in pochi anni han saputo fare giù tanto bene a vantaggio della nostra gioventù ; e mentre ammiriamo lo zelo dei figli d'un tanto Uomo, noi ci uniamo cordialmente a tutti gli ammiratori dell'Opera Salesiana per elogiare quel D. Bosco che giustamente vien chiamato « l' EPOPEA DELLA CARITÀ » nel secolo nostro. - (Dalla Campana di Catania.) »
(3) V. il Catania del 10 Dicembre 1891.
(4) Non possiamo per altro tralasciare di dire un grazie di cuore in modo speciale ai buoni Faentini, a quei zelanti ecclesiastici ed all' Eccellentissimo Vescovo Mons. Cantagalli, che tanto concorsero e coll'opera e colla presenza a rendere più splendide le feste di quei nostri fratelli.
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L'America pure esultò in questo nostro giubileo. L'ARGENTINA, la prima Repubblica che si ebbe i Missionari Salesiani volle che alle sue feste presiedesse il primo Missionario di D. Bosco, colui che capitanò la prima spedizione nel 1875, vogliamo dire Mons. Giiov. Cagliero. E Mons. Cagliero , accedendo all'invito, dalla Patagonia si recò a Buenos Aires, dove, nella Chiesa Parrocchiale di S. Carlo in Almagro, si tenne un solennissimo triduo di feste, di cui così ci scrivono
« Clero regolare e secolare tutto concorse ogni giorno a render più maestose le sacre funzioni. Il 1° giorno, 6 dicembre, S. E. Rma Mons. Federico Aneyros, nostro veneratissimo Arcivescovo, tenne l' assistenza pontificale alla Messa solenne celebrata da un Padre della Compagnia, durante la quale Sua Eccellenza pronunziò un eloquente discorso, ricordando l'umile principio dell'Opera Salesiana e le grandi fatiche sostenute da Don Bosco. Passò quindi a dimostrare come il figlio di D. Bosco è salvatore della gioventù povera ed il Missionario Salesiano salvatore della Repubblica Argentina.
» Una mano empia aveva scacciato da queste terre il Missionario; scomparso il Missionario si era rotta l'alleanza stretta dai Cristiani cogli Indi, e questi nell'eccesso del loro furore andavan esclamando: Coi Cristiani nemmeno in Paradiso! Di qui nuove battaglie, nuove guerre; i selvaggi assaltavano i paesi inciviliti, li mettevano a fuoco, gli inciviliti allora a ritornare alle armi e coprire il campo di cadaveri. Eran massacri che inorridivano tutti. L'America piangeva, piangeva la partenza del Missionario. Ma ecco un uomo provvidenziale sorgere, inviare a questa terra i suoi figli ad asciugare le lagrime, a consolarla... Chi è costui ? egli è D. Bosco ! D. Bosco che tanto amò l'Argentina, da asserire dover essere la seconda patria de suoi figli.
» E fatto vedere, quanto infatti debba in modo speciale l'Argentina a D. Bosco ed ai figli suoi, parlando pure delle Suore di Maria Ausiliatrice, passò ad esprimere i voti ardenti del suo cuore per la prosperità e longevità della nostra Pia Società e per il successore di D. Bosco, il nostro veneratissimo D. Rua. - Alla sera, ai vespri solenni disse il discorso un illustre Padre Scolopio, il quale dimostrò come D. Bosco si sia scelta per sua porzione la parte più eletta del Signore, la gioventù, e quanta ne abbia tratta dalla via del pervertimento nel breve spazio di cinquant'anni.
» L' indomani, 7 dicembre, celebrò la Messa della Comunità il Rettore dei PP. Redentoristi, e la Messa solenne Mons. Milziade Echagüe, Protonotario Apostolico ; alla sera ufficiarono i PP. Passionisti.
» Il giorno 8, festa dell' Immacolata Concezione, celebrò la Messa della Comunità il Superiore dei PP. Baionesi; ed alle 9 1/2 pontificò l'amato nostro Mons. G. Cagliero. Immenso era il concorso de' fedeli. Tenne il sermone il Vicario Generale dell' Archidiocesi, Mons. Espinosa, il quale con immagini al tutto sorprendenti dipinse ed elogiò D. Bosco e la Pia Società di S. Francesco di Sales. Ebbe nobili sentimenti, pensieri ammirabili, commoventi nelle azioni di grazie e nelle felicitazioni ed augurii alla nostra Pia Società che « poc'anzi piccola come il grano di senapa, or va prodigando benefizi sopra benefizi all'Europa, all' America, all' Asia, all' Africa, al mondo intero » Alla sera, dopo i Vespri solenni, ebbe luogo una imponente processione. La statua della Vergine Immacolata, l'ispiratrice delle opere di D. Bosco, fra' canti e suoni veniva portata in trionfo per le vie di Almagro, in mezzo ad un mondo di gente che riverente e commossa curvavasi al suo passaggio e la ringraziava d'aver suscitato D. Bosco a salvezza di questo nuovo mondo. Ritornati in chiesa, Mons. Echagüe salito il pergamo celebrò le lodi di questa Nostra Madre, Aiuto del popolo Cristiano e in modo speciale del suo servo D. Bosco.
» Impartì la benedizione S. E. Rma Mons. Cagliero, ad onor del quale nella giornata s'era pur tenuto una splendida accademia per la ricorrenza del settimo anniversario della sua consacrazione episcopale.
» Usciti di chiesa , sul far della notte, fra i dolci concenti degli strumenti ed il fragoroso rimbombo dei mortaletti, uno stupendo spettacolo di areostati e di fuochi artificiali trattenne la moltitudine de' fedeli accorsa, colmandoli ancora d'ineffabile gioia. Si chiusero le feste col grido, ripetuto da mille e più voci : Viva Maria, Viva D. Bosco e Viva Mons. Cagliero, applausi tracciati nell'aria a grandi caratteri dall'ultimo razzo partito a rallegrare i convenuti.
» Furono feste che commossero quanti ebbero la fortuna di assistervi e elio lasciarono care ed incancellabili ricordi nei loro cuori. »
***
Del Collegio Pio di Villa Colon presso Montevideo nell'URUGUAY passiamo sotto silenzio le sacre funzioni, le accademie, i canti, i suoni e le luminarie, fattesi pel cinquantenario delle Opere di D. Bosco ; ma non possiam tacere di un bel monumento a Maria Ausiliatrice, opera dello scultore Azzarini, innalzato in mezzo al cortile del Collegio, inaugurato e benedetto da Mons. Frassa, Vescovo Ausiliare di Montevideo, alla presenza delle principali famiglie di quella Capitale e di molti fra gli antichi alunni del Collegio Pio.
Il monumento consiste in una colonna collocata nel centro di una vasca per fontana con brillante getto d' acqua; sulla colonna s'eleva la statua in marmo della SS. Vergine; dalla cimasa sporge un medaglione col ritratto in rilievo di D. Bosco.; sulla base posano due statuette di fanciulli in atto di studiare.
Dopo d'aver benedetta la statua, Mons. Frassa rivolse agli astanti un discorso pieno d'unzione e di benevolenza pei figli di D. Bosco. Priori della festa furono i signori conjugi Goiret.
Non possiam chiudere questi cenni senza una parola di sentito ringraziamento a quell'Ecc.mo Vescovo e di plauso al giovane Dottore Giuseppe Espalter, antico allievo del Collegio Pio, per lo stupendo discorso pronunciato in quell' occasione dopo l' allocuzione del Prelato.
Vorremmo riprodurlo integralmente se non abbondasse troppo di lodi alla nostra Pia Società, ma non possiam dispensarci dal riferire la splendida perorazione, che mette in piena luce il nobile carattere del giovane oratore:
» I nostri avversarii non si affannano tanto per colpir direttamente la Chiesa, quanto per istrappar Dio dalle scuole, per seguire poi togliendo ai giovani ogni norma di morale, ogni ideale, ogni pensiero superiore all'utilità, all'egoismo, al calcolo, alla materia, cancellando ogni criterio di filosofia, proclamando il determinismo e la irresponsabilità, dando briglia sciolta alle passioni individuali e sociali, che fan vacillare i fondamenti dell'umano consorzio.
» Contro questi pericoli l'Opera di D. Bosco, sotto il manto di Maria Ausiliatrice, è un baluardo di difesa. Io conosco le sue armi e la sua forza. Nei Collegi Salesiani non solo s'impara a combattere il vizio e l'errore alla scuola di virtuosi esempi e di alti insegnamenti, ma le idee e ìi sentimenti che vi si vanno elaborando nella niente e nel cuore della gioventù vi ricevono una sacra sanzione, e come l'edera all'olmo aderiscono all'albero della vita quando schiude i fiori delle più belle speranze. Ogni pietra, ogni banco, ogni angolo di questa Casa è un tesoro di dolcissimi ricordi. Va nuotando, per così dire, in questo ambiente tutto il caro passato della nostra adolescenza, il quale si presenta adesso alla mia immaginazione come un frammento prezioso di vita; ingioiellato dall'innocenza e dalla pietà, come una foresta vergine piena di colori e di profumi, priva di cardi e di spine, e senza il triste aspetto dello foglie cadute.
» Prima di abbandonar credenze così acquistato, dovremmo mutilar le nostre anime! L' apostasia dal culto della Fede e della Virtù è, per i giovani educati nelle Case Salesiane, impossibile ed assurda ! Piuttosto che dar le spalle all' Altare, dove sempre vedremo pacifica e consolatrice la Vergine Santa, condolendosi al nostro pianto, sorridendo alla nostra allegria, aiutandoci, Ausiliatrice potente, a vincere le resistenze e gli ostacoli, noi ci convertiremmo in eroi per lottare contro le tempeste della vita, per dominarle, per vincerle, senza perderci d'animo, senza debolezze o con debolezze di un giorno, senza dimenticanze o con dimenticanze d'un momento, resarcite prontamente da una forza più energica, da una fede più operosa, secondo la frase dell'Apostolo, capace di farci esalar per difenderla tutti i sospiri del nostro petto, tutte le goccie del nostro sangue.
» La redenzione della nostra patria è assicurata con opere come quella di D. Bosco. L'angelo dell'avvenire aspetta alla soglia delle sue scuole, de' suoi Collegi, de' suoi molteplici Istituti, la gioventù che ricevette l'effluvio del suo zelo divino, della sua carità inesauribile, per far della nostra patria una nazione felice, i cui figli abbiano sempre per guida nella vita il dovere e la giustizia.
» Ed ora, le mie ultime parole siano di ringraziamento a Dio pei favori che ci dispensa, perchè è sempre stata per noi una benedizione del Cielo la Congregazione Salesiana, e di riconoscenza a' suoi membri, a questi uomini d'abnegazione, che hanno sacrificato la loro vita sull'ara della nostra felicità, e che da tre lustri vivono nella solitudine e nel silenzio. spesso turbato e interrotto dagli urli dell'ingratitudine, bene meritando della patria nostra. »r
Puntarenas, 15 Settembre 1891.
REV.mO SIG. Don, RUA,
Dopo la visita alla Missione di S. Raffaele, credei necessario intraprendere un altro viaggio per trovare e consolare i nostri fratelli delle Isole Malvine, che da tanto tempo più non visitava. Pertanto il 28 luglio mi imbarcai sul vapore Karnak della Compagnia « Kosmos » ed il giorno seguente di buon mattino navigavamo nello stretto di Magellano, avendo a destra la Terra del Fuoco ed a sinistra la Patagonia.
Collo sguardo fisso alla Terra del Fuoco, campo vastissimo riservato alle nostre deboli forze, rasentando le coste abitate dalla tribù di Gente Grande, da quella della Bahia Filippo e dall'altra più guerriera della Bahia Lomas all'uscire dello stretto, andava meco stesso confrontando questi Indii, tutti appartenenti alla razza Ona, i loro usi e costumi, con quelli dei Tehuelches della Patagonia. Nell'alta corporatura si assomigliano di molto, ma nei costumi e nell'intelligenza sono assai differenti. I Tehuelches della Patagonia sanno montare a cavallo, maneggiano bene il laccio, si procurano il vitto e vestito colla caccia dello struzzo e del guanaco , e vengono a Puntarenas, a Gallegos, a Santa Croce pel commercio delle pelli e delle piume di struzzo. Gli Ona invece usano solo l'arco e la freccia, si cibano dei frutti di mare che getta sulla spiaggia il flusso e riflusso, appena si coprono con una pelle di guanaco o di volpe e fuggono dal commercio degli altri uomini, i quali finora per accarezzarli usarono solo e sempre del fucile. Di costumi per altro stanno meglio gli Ona della Terra del Fuoco, perchè vivono colle loro famiglie guardando l'onestà naturale, mentre i Tehuelches poligami si danno all'ubbriachezza ed in queste orgie tanti perdono ben anche la vita. Il Missionario può ben poco ottenere dai Tehuelches, contrarii all'educazione dei loro figli, mentre dagli Ona già si ottiene la vita alquanto stabile e di poterne educare la figliuolanza.
Fra questi ed altri mille consolanti pensieri a riguardo degli Ona, passommi in un baleno il primo giorno di viaggio, e sull'imbrunire, quando più non poteva scorgere terra per l'oscurità, il vapore mi aveva già portato nell'Atlantico. La navigazione continuò felice anche i due giorni seguenti, ed al primo di agosto, alle sette del mattino, vedevamo alla nostra destra la costa Nord dell' Isola grande dell' Est e si cercava l'imboccatura del porto.
Le isole Malvine, come ella sa, sono in potere degli Inglesi, i quali hanno quivi tratto l'immigrazione di Scozzesi e d'alcuni Irlandesi, tutti dati alla pastorizia. - Si dividono in Isole dell'Est ed Isole dell'Ovest.
Nell'Isola grande dell'Est, e precisamente in Stanley, risiede l'Autorità, composta di un Governatore, due Segretarii, un Magistrato o Giudice, la Dogana, l'Ufficio di Posta, una Banca governativa, due scuole miste pure governative, un medico, due chiese protestanti ed una cattolica. Una Società, chiamata Falkland Islands' Company, che possiede immensi terreni destinati a pastorizia, ha quasi il monopolio nel porto Stanley, con un cantiere ove vengono ad aggiustarsi i bastimenti con avarie che passano il Capo Horn. La popolazione è di quasi duemila abitanti, dei quali quattrocento soli, sparsi nelle grandi tenute a custodire le pecore, sono cattolici, gli altri tutti protestanti.
All' ancorare del vapore ed al tiro del cannone, tutte su le case si levarono le bandiere. L'arrivo di un bastimento è sempre una novità che mette animazione nel paese di Stanley, perchè con esso arrivano le lettere e le notizie del continente.
Venne a bordo la visita sanitaria e col medico, per attenzione tutta particolare, lasciarono pure venire il nostro confratello, Sac. Patrizio O' Grady. Dati e ricevuti i convenevoli dal confratello, dal medico , sig. Hamilton, persona gentilissima e nostro amico, si aspettò la visita doganale, ed alle undici e mezzo potei sopra un vaporino della Compagnia Falkland sbarcare a terra e rivedere l'altro confratello Sac. Mario Migone ed il coadiutore Paolo Frattini, i tre Salesiani che ora attendono a quell'importante missione.
Che differenza dalla prima volta che sbarcai in quest'isola, or son quattro anni! Allora col Sac. Patrizio Diamond dovemmo sconosciuti cercare un albergo e quindi la chiave della Chiesa Cattolica. Ora trovai una modesta casetta Salesiana, con tre stanze , una cucina, due sale per iscuole e tutto nel terreno appartenente ai cattolici. Per innalzarla concorsero bensì i cattolici ed anche i protestanti dell'Isola., ma in massima parte dovei pensarci io coi mezzi che mi si mandano dall'Europa.
La cappella o chiesa cattolica era bellamente addobbata, con tappeto sul pavimento, ed una nuova orchestra con harmonium. Le scuole sono bene avviate e frequentate da una cinquantina di alunni, dei quali la metà protestanti sono attirati dal nostro bel tratto, dall' impegno nell' insegnare ed anche dal desiderio di imparare la lingua spagnuola. Gli alunni sono docili, d'ingegno vivace, e si impegnano molto per lo studio. Ho potuto constatare dal loro profitto in tutti i rami, ma specialmente nell'aritmetica, che in intelligenza superano di molto i nostri di Puntarenas.
La Domenica, 2 agosto, ebbi la fortuna di vedere varie comunioni e di ricevere visita da qualche famiglia cattolica. Al dopo pranzo, all'ora del Catechismo, ho assistito all' accompagnamento funebre d'un giovane cattolico, che, feritosi mortalmente in una partita di caccia, era morto due giorni prima, munito dei SS. Sacramenti.
In questo paese, che si regola come una famiglia, alla morte di uno qualunque siasi, si mettono le bandiere a mezz'asta in segno di lutto, tutti visitano la famiglia del defunto, e senza distinzione di religione concorrono tutti all'accompagnamento del cadavere. Essendo il cimitero protestante, il Sacerdote cattolico, dopo avervi colà accompagnata la salma, ne benedice la fossa colle assoluzioni del rituale. Così facemmo anche stavolta.
Intanto i Cattolici si preparavano per ricevere la Cresima. Che bella funzione è mai riuscita ! Prima di essa, tutte le figlie bianco vestite ed i giovanetti con un candido nastro al braccio sinistro, ricevettero la santa Comunione con una compostezza ed una divozione tale, da commuovere il freddo protestante senza culto esterno.
Assistevano alla sacra cerimonia il Governatore, il Magistrato, il Segretario, il medico e molti delle principali famiglie di Stanley quantunque protestanti. Faceva da padrino il signor Baillon, agente generale della Compagnia Falkland, buon cattolico e molto favorevole alla nostra missione.
Il coro dei cantori cantò benissimo la Messa della S. Infanzia di Mons. Cagliero, una bella Salve Regina e l' inno Veni Creator tradotto in lingua inglese.
Io fui veramente commosso al palpare con mano questo progresso nelle pratiche di nostra santa Religione dovuto al zelo dei nostri confratelli Diamond, O' Grady, Migone e Frattini, ed in gran parte anche ad una buona famiglia irlandese chiamata Biggs.
Questa famiglia ebbe sempre cura della chiesa cattolica quando veniva il Missionario all'Isola, ma in modo speciale s'impegnava per essa e per i cattolici quando non ci veniva il Sacerdote. Tre figlie, Elena, Maddalena e Catterina, facevano il catechismo il mercoledì e la domenica. Recitavano il Rosario in comune coi cattolici il mercoledì, sabato e domenica a sera, ed alle undici della domenica dirigevano le preghiere della Messa, cantavano lodi , insomma tenevano viva la fiaccola della fede cattolica.
Il Governatore in quei giorni mi volle seco più volte a pranzo, più volte venne a visitarmi in casa, ascoltò con piacere il racconto ch'io gli faceva delle nostre Missioni e delle nostre vicende, e mi assicurò che, in quanto gli fosse possibile, aiuterebbe i nostri Missionari, perchè vede che istruiscono ed educano bene la gioventù. Ed innanzi ad una radunanza dei principali di Stanley disse, che in tutte le colonie inglesi le Scuole Cattoliche Romane prosperavano ed erano sempre superiori alle protestanti.
Tutto questo mi fa esclamare : Dio sia benedetto! Perchè più mi convince che Egli abbia destinata la nostra Missione a seminare e gettare le fondamenta della conversione intiera di questa Colonia Inglese. Forse non è lontano il giorno in cui si potrà celebrare la Messa in una chiesa, che di protestante non abbia che le pareti, convertendosi tutti in unam fidem. Già ora, quando alla domenica, alle 10 3/4 ant., la campana del Governo suona la Santa Messa, tutti, cattolici e protestanti, si radunano ciascuno nel loro tempio a pregare, ma nella nostra chiesa sempre avvi qualche protestante attirato dallo splendore del culto., mentre nessuno dei cattolici si vede andare ai templi protestanti.
Mi congratulai coi confratelli di questo progresso, mi fermai con loro tutto agosto per animarli a seguire nella santa impresa e sacrificarsi in quel clima tanto incostante, e la notte del cinque di settembre me ne partii per Puntarenas, ove mi attendevano tante cure pei nostri Indii, che aveva lasciati in luglio con pochi viveri.
Ora presento a lei, R.mo sig. D. Rua, i miei più sentiti ringraziamenti per i nuovi soccorsi inviatimi, che io trovai a Puntarenas, soccorsi ch'ella si ebbe da' nostri benemeriti Cooperatori. Iddio benedica queste anime generose e voglia loro centuplicare quanto danno pei nostri poveri Indii con tanto benedizioni temporali e spirituali.
Raccomandando alle preghiere sue, de' Salesiani e di tutti i Cooperatori queste nostro Missioni, mi pregio professarmi,
Di Lei, Rev.mo Sig. D. Rua, Aff.mo in G. C.
Sac. FAGNANO GIUSEPPE
Pref. Apost.
Sopra una ridente collina della Provenza, in un'incantevole posizione, distante cinque chilometri da Salon e trenta da Aix, sorge un antico convento, con attorno una tenuta di sedici ettari circa, già posseduta dai PP. Benedettini della Pierre-qui-vire, i quali spontaneamente l'abbandonarono nell'anno 1887 , per stabilirsi altrove. Fin d'allora alcuni' de' nostri Cooperatori ecclesiastici e laici della Diocesi d'Aix concepirono l'idea di chiamarvi colà i figli di D. Bosco. L'idea piacque pure all'Arcivescovo locale, S. E. Rev.ma Mons. Gouthe-Soulard, il quale, ricevendo colla più grande, benevolenza l'Ispettore delle nostre Case di Francia, Don Paolo Albera, gli fece vive istanze perchè visitasse quel locale e vedesse di presto conchiudere l'affare, che egli si terrebbe fortunato di poter avere nella sua Archidiocesi una fondazione di Don Bosco.
I nostri fratelli di Francia abbisognavano appunto di una Casa di preparazione e formazione pei nostri aiutanti sia chierici , sia artigiani e specialmente agricoltori. D. Albera, visitato quel convento, trovò che, dopo varie importanti riparazioni, richieste e dall'antichità dell'edifizio e dall'essere stato per molti anni inabitato, avrebbe potuto benissimo albergare alcuni studenti e dar ricetto ad un bel drappello di piccoli agricoltori. Non ci mancava altro. Prese la palla al balzo, come si dice, e, d'accordo col nostro Superiore D. Rua, stabilì pel nuovo anno scolastico 1891-92 di trasportarvi colà da. Marsiglia una famiglia di una settantina circa tra studenti ed artigiani; e fatte in tutta fretta le riparazioni indispensabili, questi si misero in viaggio l'ultimo di ottobre, vigilia di Tutti i Santi.
Indicibili sono i segni di gioia, di affetto e di venerazione che si ebbero al loro arrivo. Giunti a Salon, prima di dirigersi alla nuova: dimora, fecero sosta per visitare la parrocchia. All'uscire dalla città, ecco venir incontro il Curato Decano di Salon , il R.mo Can. Eisséris, per dar loro, con schietta cordialità, il benvenuto da parte sua, da parte del clero e di tutta la popolazione « Voi qui vi troverete bene. Il soggiorno di Saint-Pierre sarà piacevolissimo, e noi per parte nostra procureremo di rendervelo ancor più gradito. » Poco lungi aspettano la carovana i quattro vice-parroci e tutti a loro volta manifestano la loro contentezza con parole che i nostri confratelli non dimenticheranno giammai.
Poi per una deliziosa via, tutt'assiepata di mandorli, olivi e viti, giunsero al pittoresco soggiorno, di cui presentiamo il disegno favoritoci da uno di quei nostri buoni amici.
La prima visita è alla Cappella, per prendervi possesso con una cordiale preghiera. Il disegno dirà come questa Cappella ha niente di volgare. Quasi tutta di stile gotico, essa forma una croce latina irregolare, di cui l'absida è la parte rinascimento, che noi riproduciamo in dettaglio. La navata principale che si estende davanti all'altare è riservata al pubblico; la comunità prende posto nel braccio destro della croce di fronte all'altare gotico, che riproduciamo. Le fresche voci dei nuovi arrivati risvegliano gli echi del passato e fan trasalire le ossa degli illustri morti che dormono in quelle venerate tombe.
La nuova comunità nei primi giorni ha da godere e largamente le delizie della povertà: pane, patate e più tardi un po' di minestra è il nutrimento quotidiano : per letto un po' di paglia stesa a terra con qualche coperta... ma la tranquillità d'animo ed il pensiero di essere tra buoni amici rende loro davvero gradito il nuovo soggiorno. Lavorano tutti allegramente ed in poche settimane sono a posto da poter riprendere i loro studii. Ora rimangono a farsi altri ristauri, pe' quali speriamo concorreranno pure quei nostri ottimi Cooperatori.
(1) V. Bollettino di gennaio u. s
Sono ancora impresse nella memoria e nel cuore di tutti le grandi dimostrazioni di affetto che l'immortale Pontefice Leone XIII si ebbe da tutti i suoi figli di ogni nazione nel fausto avvenimento delle sue Nozze d'Oro. Il primo gennaio del 1888 rimarrà data memorabile nella storia del Papato, giacché in esso si videro tanti milioni di cattolici, dai più potenti Monarchi al più umile artigiano, prostrarsi personalmente o in ispirito al trono di Leone XIII e offrire a lui, insieme ai sensi di devozione la più fervente, ricchissimi doni.
Un altro avvenimento ancor più memorabile di quello si compirà fra un anno, nel febbraio del 1893; in quell'epoca ricorrerà il cinquantesimo Anniversario da che il nostro amato Padre e venerato Pontefice ricevette a Roma nella chiesa di S. Lorenzo in Panisperna la Consacrazione Episcopale.
Certo in questa fausta circostanza i cattolici di tutto il mondo con uno slancio anche maggiore mostreranno nuovamente quale sia il loro cuore verso l'Augusto Vicario di Gesù Cristo. E già per ogni dove si preparano festeggiamenti, si costituiscono Comitati, perchè abbia a riuscire solennissimo il Giubileo Episcopale del Successore di S. Pietro.
Noi pertanto indicheremo ai nostri lettori alcuni di questi Comitati costituitisi in Italia, perchè vi mandino anch'essi la loro adesione, per meglio festeggiare il Padre comune dei fedeli.
Appello al Clero d'Italia.
La Direzione del Monitore Liturgico, periodico esclusivamente al Clero dedicato, ha deciso di promuovere fra gli ecclesiastici d'Italia una grande dimostrazione di affetto al Supremo Pastore, ed ha perciò costituito un apposito Comitato di illustri personaggi del Clero italiano, fra cui non mancano parecchi Eccellentissimi Vescovi, onde mostrare che i sacerdoti, i quali sono partecipi del suo ministero e del suo Apostolato e che offrono quotidianamente insieme con lui all'Eterno il divin Sacrificio, vogliono festeggiare la sua Festa Episcopale, a fine di recare a lui un conforto , un sollievo in questi tristissimi tempi, in cui tanto da figli ingrati e sconoscenti è amareggiato il suo cuore.
Il mezzo più facile e più bello, con cui il Clero italiano possa mostrare il suo affetto al Supremo Pastore, mezzo tanto raccomandato da questo Comitato ai Sacerdoti, si è quello di raccogliere una straordinaria offerta per l' Obolo di S. Pietro, onde venire in aiuto all'Augusta povertà del Pontefice, al quale se venisse meno la carità dei suoi figli, si renderebbe impossibile lo stender generoso la mano a promuovere le scienze e le lettere, ad incoraggiare le arti, a terger le lacrime degli infelici, a propagare la luce del Vangelo tra i popoli ancora selvàggi.
La santità dell'opera proposta e l'aiuto di Dio che noi di tutto cuore imploriamo sull'opera stessa, fanno sperare che tutti, dai più illustri Prelati fino al più povero Parroco di campagna, concorreranno, ciascuno secondo le proprie forze, a far sì che questa dimostrazione riesca degna dell'Augusto Personaggio cui è destinata.
Alcune avvertenze di questo Comitato.
Questo Comitato Promotore ha la sua residenza in Macerata presso la Direzione del Monitore Liturgico.
I Soci si distinguono in Promotori, Zelatori e Cooperatori.
Sono Soci Promotori gli E.mi Cardinali, i Patriarchi, Arcivescovi e Vescovi che facendo un'offerta non minore di 5 lire, aggiungono a vantaggio dell'opera il valore del loro nome autorevole, e raccomandano l'opera stessa al Clero alle loro cure affidato.
Sono Soci Zelatori tutti i Sacerdoti che concorrono a render più solenne la dimostrazione con un'offerta non minore di 5 lire.
Sono Soci Cooperatori finalmente tutti gli altri Sacerdoti, Diaconi e Suddiaconi che offrono almeno 1 lira.
Tutte le offerte coi nomi degli offerenti saranno pubblicata nel Monitore Liturgico, che sarà l'organo ufficiale dell'Opera.
Nel febbraio del 1893 una Commissione, della quale potranno far parte tutti i Socii che lo desidereranno, umilierà ai piedi del Santo Padre tutte le offerte raccolte, insieme ad un Album, in cui saranno iscritti tutti i Soci divisi in tante categorie quante sono le Diocesi d'Italia.
Dopo compite le feste del Giubileo Episcopale si pubblicherà un elegante ricordo delle medesime, nel quale collaboreranno i più illustri scrittori che vanti il Clero italiano ; e di questo ricordo sarà mandata in dono una copia a tutti i Soci Promotori e Zelatori.
Appello alle signore cattoliche italiane.
« Le feste giubilari del Sommo Pontefice Leone XIII, che si celebreranno nel febbraio del 1893, sono feste della grande famiglia cattolica, la quale onora in lui il Vicario di Gesù Cristo, e fa mestieri che a tali feste non rimangano estranee le donne cattoliche d'Italia. A tale intento la Commissione centrale esecutiva per il Giubileo del S. Padre ha costituito in Roma un Comitato di Nobili Signore, le quali fanno a tutte le donne cattoliche d'Italia un caldo appello, perchè vogliano coadiuvarle nella grande ed amorosa dimostrazione d'affetto al gran Pontefice , procurando delle offerte onde portare ad effetto le opere stabilite dal Comitato. L'affetto vivissimo che le signore italiane nutrono pel Vicario di Gesù Cristo darà certamente forza per compiere qualunque sacrifizio, purchè riescano ad alleviare in qualche guisa le tribolazioni ond'è afflitto il Supremo Gerarca.» Opere stabilite.
Ecco pertanto le opere stabilite da questo Comitato di signore per il Giubileo Episcopale di S. S. Leone XIII:
I. Promuovere una raccolta per offrire al S. Padre a nome delle signore cattoliche italiane i sacri parati, coi quali celebrerà la sua Messa giubilare.
II. Procurare i fondi per la istituzione in Roma di un pensionato semi-gratuito per le giovani allieve delle scuole superiori di magistero, che dalle diverse città d'Italia vanno a Roma a compiere i loro studi.
III. Coadiuvare l'iniziativa del benemerito Circolo della Immacolata di Roma, per un pensionato internazionale per gli studenti cattolici.
NB. Questo Comitato ha la sua sede nel Palazzo Massimo, Corso Vittorio Emanuele, Roma.
I Circoli della Gioventù Cattolica.
Anche tra i Circoli della Gioventù Cattolica vi è una gara di zelo per raccogliere copiose oblazioni da presentarsi al Sommo Pontefice, Padre amantissimo dei giovani e degli operai, munifico benefattore del popolo cristiano. Ora la Squilla di Roma invita i Circoli suddetti a voler affrettarsi a trasmettere la loro adesione all'egregia Commissione centrale esecutiva , in via Argentina , 76, Roma (Palazzo Sinibaldi), alla quale unicamente prega di rimettere i risultati delle raccolte entro il corrente mese di febbraio.
Chi fa un'offerta non minore di lire 5, ha diritto di ricevere i fascicoli del nuovo periodico Leone XIII che si pubblicherà col 19 febbraio corrente e terminerà col 19 febbraio 1893, nel quale verranno pubblicate tutte le adesioni, come altresì tutte le notizie e comunicazioni riguardanti il Giubileo del Santo Padre.
ROMA.
In adempìmento all'art. 4° del parag. VI del Regolamento dei Cooperatori e delle Cooperatrici della nostra Pia Società, il 21 Gennaio scorso nella Chiesa del « Sacro Cuore di Gesù » al Castro Pretorio in Roma si teneva ai Cooperatori dell'alma città la Conferenza Salesiana. V'assistevano illustri personaggi del Clero e del laicato; tra gli altri
Mons. Tobia Kirby, Arcivescovo di Efeso; Mons. V. Van den Branden de Reeth, vescovo d'Eritre; Mons. Ilario Passerini, Mons. Michele Antonini, ecc. che facevano nobile corona all'Em.mo Card. Parocchi, Vicario di S. S. Leone XIII e Protettore della nostra Pia Società. Conferenziere era il nostro Prof. D. Gio. Francesia, il quale, come scrive la Squilla di Roma, « dopo avere bellamente ringraziato S. Eminenza d'essersi compiaciuta di onorare la pia adunanza, e di dare con la sua presenza decoro ed incoraggiamento, si fece una domanda : « Perchè queste Conferenze?..» E poi soggiungeva : Voi, o Cooperatori e Cooperatrici, date a noi aiuto e sostegno con le vostre elemosine, ed è più che giusto che sappiate dove e come furono impiegate. È una rivista di cassa, direbbe un finanziere... Ma noi vediamo ben altro. Come un dì i discepoli del Divin Maestro tornavano lieti delle meraviglie succedute al potente nome di Gesù, noi abbiamo motivo di ringraziare la Divina Bontà che fecit potentiam in brachio suo per mezzo di Salesiani e dei loro buoni Cooperatori e Cooperatrici. Sono perciò quindici e più Case aperte - nel precorso anno 1891 - nel nuovo e vecchio Continente (1).
Degna di speciale memoria è la Casa di Chieri, la quale ci ricorda la prima prova di Don Bosco studente, e dove - si può dire - fu piantata la prima pietra miliare di un viaggio, che cominciato con D. Bosco di trionfo in trionfo non sappiamo qual meta siigli prefissa dalla grande infinita misericordia di Dio. Colà si aprì un Oratorio festivo, nel quale si raccolgono parecchie centinaja di giovani ogni festa, tolti così dal vagabondaggio e dal pericolo di malfare.
» Loreto poi ci ricorda la umile dimora di Maria « ubi Verbum caro factum est », e Betlemme la nascita di Gesù Bambino. Quale tumulto d'affetto per un cristiano!... A Loreto si aprì un Istituto di scuole cristiane ed a Betlemme vennero chiamati i Salesiani per aiutare l'opera del benemerito signor canonico Belloni.
» Le Case poi già esistenti andaron via via crescendo ed ampliandosi con indicibile nostra soddisfazione. Merita una parola speciale quella di Lilla, ed or mi accingo a dirla. Eravamo ancora nel lutto per la perdita del nostro amato e venerato Don Bosco, anzi erasi chiusa appena la sua tomba, quando si ricevette la notizia di un grave incendio che aveva consumato gran parte di quella Casa. Dalla disgrazia medesima ebbesi argomento di ammirare la bontà di Maria Santissima. Perchè arrivata la fiamma presso un'imagine di Maria Ausiliatrice che era sopra la seconda parte dell'edifizio, essa si fermò e, ripiegandosi miracolosamente sopra se stessa , si consumò senza procedere oltre. Tale fatto prodigioso fu indubbiamente una predica, una testimonianza della potenza di Maria e dell'aggradimento suo per l'opera. - E che ne avvenne di poi?... Dopo il prodigio, lo slancio francese brillò in tutta la sua possanza. Tutti vollero concorrere, e senza indugio, per un'opera così cara a Maria. Si aprì subito una Casa, per raccogliere quelli che erano rimasti privi di alloggio ; si provvidero gli utensili di cucina consumati dal fuoco; si mandò pane, carne, scodelle, cucchiai, forchette, ecc. ed in tanta copia che bastava ad esuberanza per tutti : anzi si dovette pregare che non se ne portasse al di sopra del bisogno. Nè si fermò qui l'entusiasmo di quei buoni Francesi. Essi raddoppiarono i loro soccorsi, e mercè questi l'Opera di D. Bosco poteva fortunatamente svilupparsi. Infatti, nell'ultimo scorso anno si fu in grado di riaprire i nuovi edifizi, di meglio adattarlì e più , secondo la regola dell' arte. - Un particolare notevole. In mezzo al cortile della Casa in discorso posa come padrona la statua miracolosa di Maria Ausiliatrice ancora tutta affumicata, la quale par che dica: nigra sum sed formosa, e che nel tempo stesso confermi i suoi divoti col ripetere che Essa è potente presso il Signore.
» Procedendo nella rassegna delle importanti opere, che mediante il divino favore e la vostra cooperazione sonosi compiute, vado lieto di annunciarvi come siasi aperta una novella Casa a Liegi, nel Belgio, la città fortunata di S. Giuliana; Casa che fu l'ultima accettata da Don Bosco, visitato nel mese di dicembre del 1887 da quel degnissimo Vescovo, che ci fece proprio meravigliare e piangere per la carità che mostrava verso di lui, già prostrato di forze ed ammalato.
» E dell' America?... Vi basti che io vi parli di Lima. Come fummo là conosciuti?... Un buon Cappuccino, vìaggiando per mare, leggeva la vita del Despiney , e meravigliato lodava Dio d'aver dato all'Italia un uomo così portentoso. Ma in quel punto sorse una grave tempesta, ed ci ritrovatosi in pericolo della vita, disse pieno di confidenza : « Se voi , Don Bosco, siete in paradiso , e siete quale vi rappresenta questo libro, proteggetemi ; ed io vi assicuro che vi farò conoscere nella mia patria a gloria di Dio ed alla salute delle anime. » - Come per incanto cessò la tempesta; ed egli, riconoscente a Dio e memore del suo Servo, ne fece tradurre la vita in Castigliano e la propagò da tutte le parti , e siffatta mente resela nota che, allorquando arrivò il nostro missionario sac. Rabagliati, ebbe a provare alto stupore in udendo cose di Don Bosco ignote ancora a lui stesso. Egli medesimo trattò subito l'acquisto di una Casa pei Salesiani e per le Figlie di Maria Ausiliatrice, e nel passato settembre, nel bel giorno di San Michele onomastico del nostro Rettor Maggiore - si riceveva un dispaccio da Lima, che annunziava ch'erano colà arrivati sani e salvi.
» A Quito si dovette raddoppiare il personale ed aprire una nuova Casa a Rìobamba con l'intenzione di fare un passo presso ai numerosi Indii di quelle folte boscaglie.
» È celebre al mondo il nome del P. Damiano che - due anni or sono - moriva martire della sua assistenza ai lebbrosi. Anche noi dobbiamo ringraziare Dio , il quale ha voluto mandarci il buon suo servo Don Michele Unia che, col consenso del proprio Superiore, partiva da Bogotà per recarsi a prestare i suoi umili servizi ai disgraziati colpiti dalla spaventosa malattia in quella Repubblica della Colombia. Quando la notizia dell'arrivo di lui si sparse fra quegl'infelici, i giovanetti, divisi in due squadre, vestiti di bianco, gli andarono incontro, cantando al pari dei figli di Gerusalemme a Gesù : « Benedetto chi viene nel nome del Signore! » - Portatosi egli a visitare l'ospedale, vide uno spettacolo miserando. Chi era senza un braccio, chi senza orecchie, chi senza naso! E ognuno di que' sventurati attestava, secondo meglio poteva, la sua riconoscenza per la carità del visitatore. - Ma, pochi giorni appresso, cominciasi a temere che il Missionario sia richiamato. Esso allora è pregato, è scongiurato a non partire ; e al fine di raggiungere l'intento s'invia un dispaccio a Torino per ottenere dal Rettor Maggiore della Pia Società Salesiana la continuazione del benefizio. Poi una lettera di quel Superiore ecclesiastico, poi altra lettera di essi infelici lebbrosi, la più tenera, la più commovente... - Oh! ci lasci (dicevano) ci lasci questo buon padre ! Ci consola tanto con le sue parole, ci edifica talmente col suo esempio, che, rimanendo esso con noi, sentiamo di poter sopportare con maggior pazienza il morbo terribile che ci consuma. - Ed il nostro Superiore rispose aderendo alla domanda.
» A questo punto il chiarissimo conferenziere esclamò : -Noi, ammirando il sublime eroismo del Missionario, consoliamoci poichè coi nostri soccorsi gli abbiamo agevolata la via, e parte de' suoi meriti Dio misericordioso applicherà anche ai Cooperatori ed alle Cooperatrici. -
» Il R.mo Don Francesia scorse poi rapidamente su altre pie Istituzioni aperte, e conchiuse raccomandando quella di Roma, specialmente, quella nuova ottenuta, per l'indulgenza del Santo Padre, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e che si appella : La Casa di Santa Cecilia ed è sita nelle vicinanze della chiesa del Sacro Cuore. - Si ha bisogno di provvedere alla buona educazione ed istruzione delle figlie popolane, per ora della sola parrocchia del Sacro Cuore, e - a Dio piacendo - anche di altre. Stassi in cerca di un locale, ove si possa fare onesta ricreazione, ed il più gran numero si rac colga per l'insegnamento religioso. A voi, o Romani, è affidata l'opera caritatevole, e ne consola la speranza di potere presto agli altri trionfi della carità cristiana aggiungere anche questo.
» Ed il conferenziere, dopo altre cose, poneva termine al suo dire col fatto seguente - Un buon padre di famiglia, già nostro allievo, ed ora piccolo padrone di bottega, campa la vita nell'onestà e nel lavoro. Aveva l'anno scorso lavorato assai per un tale, ed a lui - sapendolo danaroso - lasciava come in sacro deposito la mercede che eragli dovuta. Giunta che questa fu a circa sei mila lire, coll'intenzione di migliori imprese, ne fece richiesta. Ma quale non fu la sua sorpresa , allorchè sentì a dirsi dal debitore che, se egli avesse insistito, avrebbe il primo rassegnato il proprio bilancio ! Il povero artigiano non vide così davanti a sè che la completa sua rovina e quella della sua famiglia. Però il nostro antico allievo aveva un piccolo bambino, al quale insegnava le preghiere e raccomandava sempre di non dimenticarsi della Madonna e di Don Bosco. Allora il bambino a dire : - O Vergine Immacolata, salvate il mio buon papà. Deve essere tanto afflitto, che ieri manco si ricordò di baciarmi. Se voi, o Don Bosco, siete in Paradiso, siccome spero e credo, e continuate a voler bene ai bambini, ascoltate la mia preghiera : Consolate papà! - Che volete! La preghiera piacque; ed il Signore piegò il cuore di quel tale, che nel mattino seguente portò tutto il montare del suo debito a quell'operaio, che lo ricevette con ineffabile gioia.
» Cooperatori e Cooperatrici, vogliate far tesoro di queste mie ultime parole che contengono un consiglio utile per voi : Dio dimostrò sempre di voler bene a D. Bosco ed alle opere sue. Favoritele voi pure queste opere, e per tal modo aiuterete puranco le vostre. Date et dabitur vobis, ha detto il nostro Signor Gesù Cristo ; ed io credo di poter aggiungere: Se voi darete ai giovanetti che sono la delizia di Gesù, Gesù vi concederà più facilmente le sue più elette grazie, i suoi celesti favori. »
(1) V. Lettera di D. Rua nel Bollettino di gennaio
TORINO.
A Torino la conferenza annuale ai Cooperatori Salesiani per la festa di San Francesco di Sales, ebbe luogo il 28 gennaio alle 2 1/2 pom., nella Chiesa di San Giovanni Evangelista, della quale ecco la relazione che ne fa il Corriere Nazionale
« Si cominciò con una divota lettura che durò un quarto d'ora, mentre intorno affluiva il pubblico. Poi la cantoria dell'unita Casa di San Giovanni fece udire due bei mottetti. Terminato il canto ascese il pulpito Monsignor Omodei-Zorini da Vigevano, nome ben noto non ai Torinesi solamente, ma a tutta Italia, come quello di uno dei più valenti suoi oratori sacri.
» Ci sentiamo impari a compendiare la magniloquente conferenza del valente parlatore. Esordì con un saluto alla nobile e pia Torino, alla città di Don Bosco, passò quindi rapidamente in rassegne le varie profanazioni che si fanno adesso della parola missione, e dimostrò con vigore di prove come D. Bosco abbia avuto dalla Divina Provvidenza la santa missione di far praticamente cristiana la parte più misera della gioventù. Accennò alle Missioni salesiane della Patagonia e della Terra del Fuoco, aperte dall'infuocato zelo di D. Bosco. Fece rilevare come il suo Successore e i suoi figli continuano con mirabile vigore l'opera, del loro Padre, aprendo sempre nuove Case a vantaggio del povero popolo, moltiplicando le istituzioni caritatevoli, allargando ogni dì più il campo già così vasto delle loro sante imprese. - Ma come ha fatto D. Bosco a cominciar queste Opere? Come fanno i suoi figli a condurle avanti e farle prosperare? È la vostra carità inesauribile, o signori Cooperatori e Cooperatrici, è la vostra generosità che le ha sostenute e le sostiene. E questa carità questa generosità ha da continuare, perciò continuano e si fanno più urgenti i bisogni. - E così l'illustre oratore seguì per buon tratto con teneri episodi, con calde esortazioni, lasciando vivamente commosso il numeroso ed eletto uditorio, il quale abbiam ragione di credere abbia corrisposto con abbondante elemosina allo zelo dell'illustre conferenziere.
» Dopo altra buona musica e la benedizione col SS. Sacramento impartita da S. E. R.ma Mons. Leto, che onorò di sua presenza la pia riunione, la sacra funzione ebbe termine, lasciando in tutti la più cara impressione. Muoiono gli uomini, ma non muoiono le istituzioni avvivate dalla carità di N. S. Gesù Cristo che è immortale come la religione che le ha generate. »
Con questo titolo pubblicammo per più anni articoli o capi che contenevano fatti molto interessanti della vita di D. Bosco e della storia del primo Oratorio da lui fondato. Come annunziammo in altri numeri, quelle narrazioni, che rimanevano come foglie sparse nei diversi fascicoli di più annate, venivano finalmente raccolte in un sol volume dalla mano stessa che le aveva scritte, vogliam dire dal compianto e sempre carissimo D. Giovanni Bonetti. La bell'opera che ne uscì piacque moltissimo ed incontrò facile diffusione.
Sorse allora l'idea d'illustrarla e di pubblicare nel Bollettino Salesiano le incisioni che a tal uopo si sarebbero preparate. Dispiacerà ciò ai nostri lettori? Crediamo di no. Ché anzi servirà loro come di dolce richiamo dei fatti più interessanti che già conoscono dell'opera stessa.
L'incisione che qui presentiamo, riguarda il seguente punto del Capo Preliminare (pag. 5 e seg.):
...Appreso con facilità le prime nozioni di lingua e di scrittura, il giovanetto Bosco avrebbe desiderato di continuare gli studi, frequentando di proposito le scuole; ma fattosi ormai grandicello e capace di sostenere qualche fatica, pascolando gli armenti e lavorando alla campagna, egli si vide contrariato nel suo divisamento dal fratellastro Antonio, che sollevando lamenti in famiglia pretese che ei lavorasse la terra con lui - E da quando in qua, gridava egli, dovrò io tollerare che Giovanni faccia il signorino all'ombra e sui banchi della scuola, mentre me ne starò a sudare ai raggi del sole zappando la terra? - Per amor della pace la madre e il figlio dovettero subire le voglie del maggiore e per allora soprassedere. Questa morale violenza peraltro non soffocò punto nel. cuore del nostro Giovanni il germe della vocazione celeste; giovò anzi a temprarne il carattere alle lotte della vita, a formarlo vie più abile alla importante missione, rendendolo proclive a' compatire un giorno e a coadiuvare amorevolmente tanti poveri giovanetti, che per seguire la voce di Dio avrebbero incontrate difficoltà consimili alle sue.
Ed ecco pertanto il nostro futuro Don Bosco per alcuni anni nella stagione propizia ora condurre le vacche alla pastura, ora cogli strumenti di agricoltura alla mano vangare la terra nelle vigne, potare le viti, tagliare il fieno, mietere il frumento, fare e raccogliere i covoni, battere e pulire il grano sull'aia, e a praticare altri lavori più o pieno compatibili colle sue forze. Ma sempre e dappertutto aveva con sé un compagno indivisibile, un libro. Guidasse o custodisse l'armento al pascolo, andasse o venisse dalla campagna, a piedi o sul carro tu l'avresti sempre veduto col libro alla mano studiando. Nei lavori pesanti, e nelle ore in cui gli altri prendevano un po' di ristoro, egli faceva altrettanto, ma con una mano teneva la pagnottella mangiando, e coll'altra il libro leggendo. Alla fine della giornata, ritornato a casa e reficiato alquanto lo stomaco quando ognuno andava a riposo, egli entrato nella sua cameretta vi passava ancora più ore allo studio.
Esempio nobilissimo da proporsi specialmente alla gioventù !
(1) È vendibile presso la Libreria Salesiana al prezzo di L. 3
Il giorno 4 corrente nella Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice, tutta parata a nero, si celebrava una solenne Messa da requiem con scelta musica per il riposo dell' anima del CAV. INGEGNERE ANTONIO SPEZIA. Dopo dolorosa malattia sopportata con fortezza di animo e cristiana rassegnazione, munito dei conforti religiosi spirava l' anima sua il 17 di Gennaio di quest'anno in Torino.
L' Oratorio di S. Francesco di. Sales rendeva in questo modo un tributo di riconoscenza a colui, che era stato legato da antica e stretta amicizia col nostro carissimo Don Bosco, e che gratuitamente aveva fatti i disegni e prestata la sua assistenza per la costruzione della Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice. Egli preparò una bella casa in questo mondo alla Regina del cielo e della terra, e noi speriamo con sicurezza che la Madre celeste avrà preparato per lui una bella mansione in Paradiso.
Un' eletta e numerosa schiera di parenti, amici, colleghi, ed ammiratori assisteva alla commovente funzione. Noi preghiamo i nostri Cooperatori e le nostre Cooperatrici a voler ricordare nelle loro orazioni un nome che andrà sempre unito con quello di D. Bosco.
Commedia in 4 atti del Sac. Teol. FRANCESCO PAGLIA. - Un vol. in-32, di pag. 104, L. 0,40 - Presso la Libreria Salesiana di Torino, 1891.
Il chiarissimo autore Sac. Teol. Paglia, già favorevolmente noto ai lettori della benemerita collana drammatica, che si stampa dalla Tipografia Salesiana di S. Benigno Canavese, per l' altro splendido suo dramma: Il finto ladro, ossia Il figlio generoso, rivelò in questo nuovo suo lavoro non solo profonda conoscenza della scena, studio diligente, accurato del carattere, esperienza larga e sicura dell'animo umano, ma seppe dimostrare in modo chiaro, facile, brillante l'inganno e la fallacia di quelle teorie, che, a noi piovute d'oltre Alpi fin dallo scorcio del secolo passato, cagionano tanta ruina nei cuori e nelle coscienze delle adolescenti generazioni.
L'autore si propone di descrivere il fatto di un servo, che pretendeva essere divenuto padrone del suo padrone stesso (fatto sostanzialmente avvenuto nella piccola e gentile città di Rivarolo
Torinese sul termine del secolo scorso, appena scoppiata la Rivoluzione francese). L'impresa della falsa uguaglianza , concepita dal servo Libero , e trasportata per necessità di scena a' giorni nostri, è intrecciata ai moti anarchici succeduti l'8 febbraio 1889 in Roma, dove per qualche ora si dovette temerei la rinnovazione dei funesti episodii della Comune parigina, ed agli scioperi del 1° maggio. Senza scindere l'unità dell'azione, un doppio antagonismo accresce l'interesse e la varietà dell'intreccio, quello dei servi tra loro e quello tra i servi ed i padroni
..Questo succedersi di passioni, di lotte è condotto con ordine altrettanto chiaro , quanto complicata è la tela ; lo svolgimento dell'azione, sebbene molteplice ed interrotto da varii bei colpi di scena , si presenta concatenato , stringente , cosicchè ne emerge chiara e limpida la tesi propostasi dall'autore.
Ai pregi dell'arte drammatica questa commedia aggiunge quelli della letteratura, proprietà e purezza di lingua, eleganza di frasi, scherzi arguti, stile scorrevole, brioso , quale si addice a questo genere di componimenti....
Non ci diffondiamo di più; diremo solo che La falsa uguaglianza ebbe già ottimo e brillante successo l'inverno scorso nel teatrino dell'Istituto Salesiano di Valdocco, ed ultimamente nell'Oratorio festivo di S. Giuseppe in Torino. Essa formerà sempre il soggetto di un'amena ed utile rappresentazione drammatica.
(Dall'egregio Ateneo di Torino, periodico settimanale, illustrato, religioso, scientifico, letterario ed artistico).
Per mancanza di spazio con vero nostro rincrescimento, dobbiamo rimandare ad altro mese la pubblicazione di moltissime ed importanti grazie di MARIA AUSILIATRICE.
Non tutti i M. R. Sacerdoti, che lavorano a dilatare il regno di Dio sulla terra, hanno la facilità o comodità di acquistare e consultare buone opere, indispensabili nell'esercizio del sacro ministero della Predicazione. Principale difficoltà per molti poi è per l'appunto di trovare libri semplici e piani, nel quali le verità, che devono essere spezzate come pane al popolo cristiano, siano trattate in modo che si adattino alla comune intelligenza. Ordinariamente si han da tenero discorsi morali, esposti con semplicità, spiegare con chiarezza le verità della Religione, innamorare della Pietà, della Fede tanto animo tiepide, infiammandole alla pratica, all'esercizio della virtù, e l'oratore deve non solo dilettare, ma commuovere, convincere, spargendo quella viva luce che guida i cuori sul sentiero della perfezione e della giustizia. Pe' fini sopra accennati, ed anche per assecondare il desiderio manifestatoci da molti sacerdoti, abbiamo iniziato col 1° Gennaio questa associazione, la quale conterrà opere predicabili scelte fra quelle di autori i più recenti e commendevoli così per la dottrina, come per la forma letteraria; citiamo solamente i nomi del Verdona, del Gay, dell'Olmi, del Remondini, del Belasio, ecc.
Noi speriamo che l'Associazione alle Opere Predicabili troverà la più lieta accoglienza, e non ispendiamo parole per raccomandarla ai M. R. Signori Parroci ed ai sacri oratori.
Lo speciali facilitazioni concesse nel programma d'abbonamento rendono questo possibile anche alle condizioni più modeste.
CONDIZIONI DELL'ASSOCIAZIONE. 1° L'associazione è principiata col 1° Gennaio 1892; ogni due mesi uscirà alla luce un volume in-16° grande di pagine 300 a 400 circa.
2° Il prezzo d'abbonamento è di L. 10 annue anticipate; per gli Stati dell' Unione Postale L. 12
3° Le associazioni si concedono anche mediante la celebrazione di Sante Messe.
Per maggiori schiarimenti vedasi la copertina del Bollettino Salesiano del mese di Gennaio anno corrente.
Rivolgersi alle Librerie Salesiane di Torino e S. Pier d'Arena; le altre nostre Succursali non possono accettare abbonamenti con la celebrazione di S. M.
1. Allievi Gaetano - Milano
2. Andreis suor Maria Colomba-Modona.
3. Antero Carolina - Chivasso (Torino.
4. Arnaud D. Giuseppe, vicario Pagno (Cuneo)
5. Asinari-Martinoli Maria Teresa - Genova.
6. Astegiano Teresa - Torino.
7. Avogadro di Casanova conta Adila - Torino.
8. Azzalli D. Francesco - Lavezzola (Ravenna).
9. Badinelli D. Francesco, parroco - Margnago (Brescia).
10. Bagroni Rosa - Brescia.
11 Bedeschi D. Francesco Felice - Massa Superiore (Rovigo).
12. Bernardi Giovanni - Gazze (Padova).
13, Bernasconi cav. Giuseppe - Varese (Como)
14. Bertolotti Signora- Gavassa (Reg' gio Emila).
15. Bianchi Maria -Scaldasole (Pavia).
16. Biarese Maria - Val di Pesio (Cuneo).
17. Bisio-Pie Alessandrina - Torino.
18. Blengini Carolina - Torino.
19. Bonanni Andrea - Riomaggiore (Genova).
20. Boraschi Giulia - Como.
21. Borgesa cav. ing. Giovanni - Avigliana (Torino).
22. Bozzo Teresa - Lu (Alessandria).
23. Caimi cav. nobil Gerolamo - viano (Milano).
24. Campora Teresa - Campomorone (Genova).
25. Cappellini D. Gio. Battista, parroco - Bonistallo (Pistoia).
26. Carnelutti D. Carlo - Tricesimo (Udine).
27. Casciotti Alfredo - Boiano (Campobasso).
28. Castelli Teresa vedova Alasia - Torino.
29. Cataldo Onesto - Cranatoglia (Macerata).
30. Cervini cav. Giuseppe - Ponzone (Alessaudria).
31. Clerici, via Durini. 31 - Milano. 32. Corradi Lucia - Sona (Verona). 33, Corva Francesco - Gamalero (Novara).
34. Criscioni Spataro Maria - Ragusa Inferiore (Siracusa).
35. Bassano Giuseppe - Brusasco (Torino).
36. Della Croce ved'' Ricetti Luigia - Tirano (Sondrio).
37. De Spaun baronessa - Gorizia (Austria).
38. Destefanis Catterina nata Dusuasso - Savigliano (Cuneo).
39. Don Fabiano Direttore spirituale Semin. - Vicenza..
40. Fagnani dottore Ettore - Rimini (Forlì).
41 Fejnes Teresa - Saluzzo (Cuneo). 42. Fissore D. Guglielmo, teologo-Bra (Cuneo).
43. Flaudinet Giuseppina nata Vanganti - Torino.
44. Fontanesi D. Antonio - Savognatica (Reggia-Emilia).
45. Formia Margherita.
40. Gambino Marco - Villanova d'Asti (Alessandria).
47. Gaddi-Hercolani contessa Rosa - - Forlì.
48. Gaiandii Benedetta - Zerzorio (Porto Maurizio).
49. Garo Maria - Torino.
50. Garzoni Giovanna - Brescia.
51. Gaspari Lucedio - Dolcè (Verona). 52. Gastaldi Maddalena - Val di Pesio (Cuneo).
53. Gazzera Catterina fu Luigi - Benevagienna (Cuneo).
54. Gazzola contessa Aurelia - Piacenza.
55. Gila Paolo - Rivoli (Torino).
56. Gilardi Giovanni Battista - Cossilla (Novara)
57. Giordano D. Angelo Francesco, prev. vic. for. - Veneria Reale (Torino). 58. Giuganino Maddalena - Carmagnola (Torino).
59. Grazzini Adelaide - Montebenichi (Arezzo).
60. Grisi-Rodoli Della Piè Rosalia - Torino.
61. Guerra Teresa - Torino.
62. Hergenroether Mons. Giuseppe, cardinale - Roma.
63. Hoc baronessa Ulivieri - Gorizia (Austria).
64. Iuson avv. Antonio fu Giuseppe - Venezia.
65. Legnani Maddalena nata Caselli - Torino.
66. Losana Giovanni Michele-Torino. 67. Magnani Teresa veda Pacchiarotti Chianciano (Siena).
68. Magnasco Mons. Salvatore, arciveSCOVO - Genova,
69. Malogati D. Giuseppe - S. Pietro in Elda (Bologna).
70. Manzone Maria veda Dabbene - S. Vittoria d'Alba (Cuneo).
71. Marangoni Lucia ved' Fornizzi - Palmanova (Udine).
72. Marcherino maggiore Salvatore - Ragusa Inferiore (Siracusa).
73. Marello Giovanni - S. Martino al Tanaro (Alessandria).
74. Marus Mons. Giuseppe - Gorizia (Austria).
75. Mossero Luigia - Chieri (Torino). 76. Mattè D. Gio. Battista, arciprete - Castellamonte (Torino).
77. Mazzarello Agostino fu Lorenzo - Mornese (Alessandria).
78. Mestorino Domenica - Torino.
79. Ministrollo Catterina - Monta (Vicenza)
S0. Mighetti Luigi - Gorizia (Austria). 81. Moleno cav. Giuseppe - Bordighera (Porto Maurizio).
82. Molinari cav. D. Paolo - Capelli (Alessandria).
83. Mombello cav. Antonio - Varazze (Genova)
84. Montaldo Luigi -Pontedecirno (Genova).
85. Morana Dorotea - Ragusa Inferiore Siracusa.
86. Muzio D Cesare, prevosto - Varzi (Pavia).
87. Morelli Lucia - .Ragusa Inferiore (Siracusa).
88. Negrotto Cambiaso Ma Luigia nata Galletti - Alassio (Genova).
89. Nicosia D Pietro, Vic. generale - Caltanissetta.
90. Partigiani Stefano - Ragusa Inferiore (Siracusa).
91. Parrocchetti D. Antonio, parroco Darnenza (Ceno).
92. Pasquini cav. medico-chirurgo-ToTino.
93. Pavetti D. Prospero - Romano Canavese (Torino).
94. Pensa di Maraglia conte Carlo - Mazzè (Torinoo.
95. Ponzo Adelina- Chioggia(Venezia)_96. Perrosegni D. Carlo Francesco - Carloforte (Cagliari/.
97. Piaciani Antonia - Borgo S. Donnino (ParmaJ.
98. Pittarelli Don Celio pievano - Quarto (Arezzo).
99. Pizzoni Maria ved' Devecel/i - Calcinato (Brescia),
100. Poggi Bartolome-Frignano (Modena).
101. Poli Pietro -Cadelsosso(Saadrio). 102. Policchio D. Antonio-Rovito (Ceseuza).
103. Pompeati conte Girolamo - Trento (Austria).
104. Ponti Lorenzo Sa Maria Maggiore (Novara).
105. Putiggia Marietta - Marello (Bergamo).
106. Racchetta Lucia Giovanna- Borgomanero (Novara).
107, Riunhaldi Anna nata Cassini-San Re_ruo (Porto Maurizio).
108. Rameri D. Domenico - Siradella (Pavia).
109. Ratti D. Bernardino, professore - Seveso (Milano).
110. Riccardi di Netro conte ErnestoTorino.
111. Rivolta Geltrude - Russi (Ravenna).
112. Rossi Lorenzina- Vallebona (Porto Maurizio).
113. Rossi D. Vitaliano, parroco - Cinisello (Milano).
114. Ruggerenti Stefano - Dolce (Verona).
115. Sala Angelo, Torino.
116. Saldi D. Vincenzo, parroco - Lavenone (Brescia).
117. Sandrone Margherita - Carmagnola (Torino.).
118. Santoro D. Gaspare, parroco - Mazzaro del Vallo (Trapani) 119. Sorta D. Gio. Battista, canonico Cosenza
120. Scala Barbara Maria veda Reynaud - Agliè (Torino).
121. Scapolo Giulia-Gorizia (Austria). 132. Stievano Sante - Roncajelte (Padova).
123. Talin D. Pietro-Valle dei Signori (Vicenza).
124. Tavallini. Maria, nata Marcone - Vercelli (Novaria).
125. Tenti Agostino - Mantelevecchìe Negano Urbino).
120. Torchio Paola - Borgo San Dalmazzo (Cuneoo
127. Teso Elena - Tonco (Alessandria) 128. Vallauri Marianna - Fariglia (Cuneo),
129. Vandcre D. Giovanni - Torino. 130. Vecchietti M. - Domodossola (Novara).
131. Zaccheo Antonietta - Casale Litta (Milano).
132. Zangerle prof. D.Luigi - Gorizia (Austria).