ANNO LIX 1° GIUGNO 1935 - XIII - N. 6
PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI SAN GIOVANNI BOSCO
Sommario: Aedificavit sibi domum Maria. -- S. M. la Regina d'Italia alla Basilica di Maria Ausiliatrice ed alla Casa-Madre delle Opere e Missioni di S. Giovanni Bosco. - Il trionfo di D. Bosco Santo nella gloria del Sacro Cuore di Gesù. - Sotto la cupola dell'Ausiliatrice. - Dalle nostre Missioni. - Crociata Missionaria. - Per intercessione di Maria Santissima Ausiliatrice e di San Giovanni Bosco. - Don Bosco e Pio X. - Lettera di Don Giulivo ai Giovani. - Echi delle feste per la Canonizzazione di Don Bosco. - Necrologio.
« Aedificavit sibi domum Maria: la Madonna si è fatta la casa da sè ». Così esclamava S. Giovanni Bosco il giorno che potè aprire al culto la chiesa di Maria SS. Ausiliatrice, della « sua Madonna ». Era il 9 giugno 1868. L'Arcivescovo di Torino, Mons. Alessandro Riccardi ne aveva compiuto la solenne consacrazione in mattinata e, celebrata la santa Messa, aveva lasciato l'altar maggiore al nostro Santo il quale salì a celebrare la seconda, servita da D. Francesia e da D. Lemoyne. Era già trascorso mezzogiorno quand'egli potè raggiungere la biblioteca ov'era preparato il pranzo per i Vescovi e gli illustri invitati che avevano assistito alla sacra funzione. Sul levar delle mense, vari oratori inneggiarono alle grandi opere da lui compiute e alla costruzione della chiesa grandiosa, frutto del suo non comune e costante ardimento. Egli allora sentì il bisogno di declinare pubblicamente quegli elogi ed, alzatosi a parlare protestò umilmente: Io non sono l'autore di queste grandi cose che voi dite. È il Signore, è Maria SS. che si degnarono di servirsi di un povero prete per compiere tali opere. Di mio non ci ho messo nulla. Aedificavit sibi domum Maria. Ogni pietra, ogni ornamento segnala una sua grazia. Egli sapeva quel che si diceva. La sua umiltà gli faceva dimenticare le faticose questue e le mille industrie esercitate per ottenere gli aiuti necessari all'erezione di quel monumento di pietà filiale alla Vergine Santa, che il Signore gli aveva dato come madre e maestra fin dall'inizio della stia missione, perchè egli era stato testimone che, quasi ad ogni sua parola, Maria SS. era intervenuta sensibilmente a confortare la fede ch'egli suscitava, con grazie e prodigi strepitosi. E non aveva aspettato allora ad informare i giovani ed i cooperatori delle meraviglie di Maria Ausiliatrice. Le Letture Cattoliche avevano già pubblicato interi fascicoli di grazie, e dal giorno che pose la prima pietra del Santuario s'era fatto un dovere di raccontare ai giovani, nel sermoncino della buona notte, i favori straordinarii che Maria SS. andava prodigando ai nuovi divoti.
La provvidenza della Vergine fu così materna da far giungere da cento parti diverse non solo gli arredi e gli oggetti necessari al culto divino, ma perfino gli alimenti e i servizi di tavola per oltre cinquecento forestieri, tra cui tutti gli alunni dei Collegi di Mirabello e di Lanzo, ospiti dell'Oratorio nel giorno della festa e durante l'ottavario. E con tale precisione che, senza duplicare un oggetto, non mancasse nulla. Un venerando prelato, che potè constatare coi suoi occhi questo nuovo prodigio, descritto dettagliatamente nel IX volume delle Memorie biografiche, pag. 224-229, non potè tenersi dall'esclamare: Chi dicesse che gli oblatori non siano stati mossi dallo spirito del Signore, negherebbe la luce del sole in pieno mezzodì! Ed i Vescovi che predicarono durante l'ottavario ne fecero l'argomento delle più calde esortazioni a confidare nella bontà di Maria. Il Vescovo di Casale Mons. Ferrè, che salì il pulpito il giorno stesso della consacrazione, chiudeva il suo discorso con queste enfatiche parole: Questo tempio poi, della cui consacrazione di presente ci rallegriamo, è in particolar modo il tesoro delle grazie celesti, perché è dedicato espressamente in onore di Maria Vergine Ausiliatrice, e quindi è guardato da lei con occhio di specialissima predilezione. La gran Regina già dimostrò quanto aggradisse l'erezione di questo magnifico tempio, poiché si può dire che Ella stessa, colla frequenza e la magnificenza dei suoi favori, all'ingente spesa della fabbrica e degli adornamenti del medesimo provvedesse. Oh Maria, noi siam sicuri che come promuoveste e con ogni maniera di grazie conduceste a termine l'innalzamento di questa nobilissima mole, così ora che a vostro onore è solennemente dedicata, farete in essa risplendere più che mai la vostra clemenza (V. vol. cit., pag. 248). E Mons. Rota, vescovo di Guastalla, che pontificò e tenne il discorso, il giorno di San Pietro, 29 giugno, concludeva con queste parole: Troppo lungo sarebbe il tessere la serie infinita delle grazie, che per la intercessione di Maria piovvero in ogni tempo sulla Chiesa. Ma che bisogno ho io di ricorrere alla storia dei secoli che furono, se qui sotto gli occhi abbiamo un monumento così magnifico della protezione che Maria, invocata sotto il titolo a lei gradito di Aiuto dei cristiani, ha già fatto sentire a quest'ora a chi con fiducia la prega? Questo tempio non è tanto un invito a ricorrere a Maria per grazie sperate, quanto un inno di ringraziamento per ottenuti favori. Ogni pietra, ogni sasso, ogni fregio che lo adorna, è un monumento di gratitudine per una grazia ricevuta alla semplice invocazione di Maria Ausiliatrice, cosicché possiamo ben dire che Maria, la quale ispirò il pensiero, ne diresse l'opera, la promosse, la incoraggiò, la volle ella stessa, e con grazie in abbondanza sopra di chi a lei ricorse piovute, se la edificò. Aedificavit sibi domum (Prov., IX, 1). Io ammiro la sontuosità dell'edificio, la ricchezza dei marmi, le preziose suppellettili che l'adornano; ma più ancora il numero prodigioso dei miracoli con cui Maria lo fabbricò (V. vol. cit., pag. 302).
Ora che il piccone ha incominciato a demolire le vecchie sagrestie e che si sta per realizzare il desiderio primitivo di Don Bosco, di dare al tempio della Ausiliatrice maggiore ampiezza e magnificenza, preoccupati anche di ospitare degnamente l'insigne reliquia del Corpo del nostro santo Fondatore, noi ci confortiamo alla lettura di queste pagine gloriose della storia del Santuario, perchè ci pare di poter contare ancora sulla materna bontà di Maria. Se ella s'è fatto il suo tempio con tanti prodigi quando viveva Don Bosco, non provvederà ancora con altri prodigi a quell'ampliamento che Ella più di noi vede necessario ed indispensabile ora che il suo fedel Servo è stato elevato all'onore degli altari e che le folle moltiplicano i loro divoti pellegrinaggi? La confidenza che Don Bosco ci ha insegnato ci autorizza a stimolare la vostra fede, o buoni Cooperatori e pie Cooperatrici, per strappare da Maria quelle grazie di cui avete maggiormente bisogno, onde devolvere per questa grande opera quel denaro che dovreste altrimenti spendere per provvedere coi mezzi umani un qualche sollievo ai vostri mali. Come della costruzione, così dell'ampliamento vogliamo dire Aedificavit sibi domum Maria: « Maria s'è fatta la sua casa » rinnovando in quest'ora tremenda di crisi generale, di sofferenze e di fame, i miracoli operati ai tempi di Don Bosco. Non son molti giorni che un povero operaio ex-allievo mandava la sua offerta di 15 lire al Rettor Maggiore e ci commoveva colla sua fede: « Nel Bollettino del corr. m. -scriveva - ho letto ancora il suo appassionato appello per il suo santo ideale, e, sebbene ne risenta assai, trovandomi disoccupato da oltre quattro anni, mi imporrò qualche sacrificio, qualche privazione, pur di concorrere anch'io col modesto obolo all'erezione di un trono degno di tanto e comune Padre! ». Con questi esempi, ravvivate, ravvivate la vostra fede: rivolgetevi a Maria colla novena consigliata dal nostro Santo Don Bosco, e toccherete ancora con mano la potenza dell'Ausiliatrice.
Novena a Maria SS. Ausiliatrice.
1° Recitare per nove giorni: Tre Pater, Ave, Gloria al SS. Sacramento con la giaculatoria: Sia lodato e ringraziato ogni momento il Santissimo e Divinissimo Sacramento; tre Salve Regina a Maria SS. Ausiliatrice con la giaculatoria: Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis.
2° Accostarsi ai SS. Sacramenti.
3° Fare un'offerta secondo le proprie forze per le Opere salesiane.
4° Aver molta fede in Gesù Sacramentato e in Maria SS. Ausiliatrice.
alla Basilica di Maria Ausiliatrice ed alla Casa-Madre delle Opere e Missioni di. S. Giovanni Bosco.
Il 13 aprile 1935 segnerà pei secoli una data memoranda nella storia dell'Oratorio e della Società Salesiana, registrando a caratteri d'oro il pio pellegrinaggio della Regina d'Italia alla Basilica di Maria Ausiliatrice ed all'Urna di Don Bosco Santo, e la visita dell'Augusta Sovrana alla Casa-Madre delle Opere e Missioni Salesiane.
Sorto cogli auspici della benevolenza di Casa Savoia, che Re Carlo Alberto dimostrava provvidenzialmente a Don Bosco fin dal Natale del 1845, l'Oratorio godette successivamente, nello sviluppo delle opere del Santo, l'alta protezione ed il munifico interessamento di Vittorio Emanuele II, di Umberto I e del Re Vittorioso della Terza Italia gloriosamente regnante. Augusti Principi e Principesse gentili illustrarono colla loro presenza i fasti principali della sua storia omai nonagenaria. La stessa Maestà della Regina Madre conferiva il massimo splendore alla II Esposizione triennale delle Scuole Professionali ed Agricole Salesiane scendendo a Valdocco nel pomeriggio del 4 ottobre 19o4.
Ma il sommo onore della prima visita regale glielo riserbava il gran cuore della nostra Regina Elena di Savoia. Sua Maestà, accompagnata dalla Dama di Corte contessa Guicciardini e dal Gentiluomo conte Solaro del Borgo, giungeva puntualissima alla soglia della Basilica alle ore 14, ossequiata dal Rettor Maggiore col Capitolo Superiore, dalla Presidente del Comitato Centrale Dame-Patronesse, marchesa Carmen Compans di Brichanteau, dalle Dame di Corte residenti in Torino, contessa Maria Rignon Nicolis di Robilant, contessa Maria Balbis di Sambuy Gianotti e marchesa Ernestina Ghislieri Costa Carrù di Trinità, e dalla contessa Paola Ricardi di Netro, Dama di Palazzo di S. A. R. la Duchessa di Pistoia, Presidente Onoraria del Comitato Centrale Dame-Patronesse delle Opere Salesiane, mentre tremila giovani dei nostri Istituti ed Oratori cittadini (Valsalice, S. Giovanni Evangelista, Rebaudengo, Martinetto, San Paolo e Monterosa) allineati nella vasta piazza, con centinaia di alunne degli Istituti ed Oratori delle Figlie di Maria Ausiliatrice, erompevano in entusiastici applausi e la fanfara dell'Oratorio « Michele Rua » intonava la Marcia Reale. Preceduta dal Mastro di Corte, conte Cesare Giriodi di Panissera, e dal conte Solaro del Borgo, tra il Rettor Maggiore, il sig. Don Giraudi e la marchesa Compans, seguita dalle Dame e dai Superiori, S. M. raggiunse tosto le porte della Basilica, ove il Curato Don Gallenca le porgeva l'acqua benedetta e, fatto il segno della Croce, si diresse senz'altro all'altar maggiore, salutata colle solenni acclamationes da un coro possente di 200 voci, composto dai giovani della schola cantorum dell'Oratorio e dai nostri Chierici dell'Istituto Teologico Internazionale della Crocetta.
La Basilica era tutto uno sfavillio di luci. I banchi erano stati riservati alle Dame-Patronesse del Comitato Centrale, al Consiglio Generalizio dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice colla rappresentanza di cento Suore, ai 700 giovani artigiani e studenti dell'Oratorio, a limitate rappresentanze degli Orfanelli di Sassi e degli altri nostri Istituti. In presbiterio la Regina si inginocchiò a pregare la Vergine Ausiliatrice che dal quadro taumaturgo, svelato pochi minuti prima, l'avvolgeva nel suo sorriso di benedizione. Terminate le acclamationes al Re, alla Regina, al principe Ereditario, il coro imponente attaccò l'Exultate Deo del M.° Pagella, e Sua Maestà passo all'altare provvisorio del Santo su cui spiccava la magnifica tovaglia ch'Ella aveva fatto pervenire il giorno innanzi al nostro Rettor Maggiore. Il dono regale è pregevolissima opera d'arte; eseguita a perfezione da anonime ricamatrici di un laboratorio diretto da una Gentildonna dell'alta aristocrazia torinese su disegno dell'architetto Gianni Ricci, il quale ha saputo genialmente formare una decorazione liturgica intrecciando la parola Fert coi nodi di Savoia, tra due grandi stemmi di Casa Savoia, scintillanti di argento sul soffice e lieve candore del finissimo tessuto.
Venerata la gloriosa Salma di Don Bosco, S. M. sostava presso la tomba del ven. Domenico Savio e presso l'altare dei SS. Martiri, ov'erano esposti il bozzetto d'ampliamento della Basilica progettato dal nostro ing. Valotti e quello dell'altare monumentale del Santo, dell'arch. prof. Mario Ceradini. Frattanto i giovani, che avevano salutato l'arrivo della Regina in piazza, agli ordini del Prefetto Generale Don Berruti, si erano schierati nel cortile interno dell'Oratorio, per seguirne il passaggio alla cappella delle Reliquie ed alle camerette di Don Bosco. Nella cappella delle Reliquie S. M. s'indugiò ammirata ad adorare il santo Legno della Croce ed a venerare, tra le migliaia di reliquie di Santi e Beati, quelle dei Beati di Casa Savoia, esposte all'altar maggiore. Il Rettor Maggiore ed il sig. Don Giraudi illustrarono a Sua Maestà i preziosi tesori racchiusi nelle quattromila teche disposte ai sette altari; quindi la marchesa Compans offerse alla Regina, in un'artistica teca d'argento dorato, un'insigne reliqua ex ossibus di S. Giovanni Bosco. Fra due ali di giovinezza fremente di entusiasmo, al suono della Marcia Reale e di Giovinezza, acclamata con evviva incessanti, l'Augusta Sovrana attraversò poscia tutto il cortile interno e salì alle camerette di Don Bosco. Con visibile emozione seguì la ricostruzione della vita operosa del Santo attraverso ai cari ricordi custoditi in quelle sacre mura dimostrando la più alta ammirazione e profonda venerazione. Quando uscì sul balcone esterno per recarsi ai laboratori attraverso all'antica scala fatta tante volte da Don Bosco, una marea di giovinezze ondeggiava nel cortile plaudente in un delirio di entusiasmo che soffocava le note della Banda dell'Oratorio. Mancavano solo gli artigiani che erano già tutti, in ordine perfetto, nei singoli laboratori al loro banco di lavoro.
S. M. trascorse dai sarti, ai calzolai, ai falegnami-intagliatori, interessandosi minutamente con affabilità materna al progresso dei giovani allievi, confusi di tanta degnazione dell'Augusta Sovrana. Una vera sorpresa furono i due vasti refettori ove oltre settecento coperti attendono ad ogni pasto artigiani e studenti. Dal laboratorio dei falegnami S. M. venne accompagnata alla cappella Pinardi per una cerimonia che legherà per sempre il nome della Regina d'Italia alla Betlemme salesiana, alla Porziuncola di Don Bosco. Con delicato pensiero i Superiori avevano fatto murare una lapide a ricordo della Canonizzazione colla dolce effigie del Santo sorridente nel marmo dello scultore Fait, e pregarono Sua Maestà a toglierne il velo e ad inaugurarla. La cerimonia fu salutata all'esterno dalle note della Marcia Reale e dagli applausi della folla dei giovani.
Visitata ancora la cappella di S. Francesco di Sales, la Regina passò alla Tipografia ove gli allievi stamparono sotto il Suo sguardo materno un grazioso ricordo con questa dedica:
Accogli, o buona Sovrana, quest'umile omaggio che le nostre mani di fanciulli inesperti compongono sotto il tuo sguardo incoraggiante, mentre passi per la Scuola Tipografica lasciando in noi il ricordo incancellabile del tuo materno sorriso.
Particolare interesse destò nella Regina, che si diletta anche di quest'arte, la visita della Legatoria, ove i giovani Legatori umiliarono a S. M. la vita di S. Giovanni Bosco in una ricca artistica rilegatura. La buona Sovrana apprezzò vivamente il nuovo sistema brevettato del nostro confratello sig. Colombini e volle copia dei metodi di legatura da lui pubblicati in questi ultimi anni. Era omai trascorsa più di un'ora dacchè S. M. ci onorava e ci allietava della Sua augusta presenza, e le Dame-Patronesse, le Figlie di Maria Ausiliatrice, le poche personalità ammesse ed una larga rappresentanza dei giovani convenuti a Valdocco avevan gremito il salone-teatro, addobbato con fine senso d'arte, tra trofei di bandiere, per l'omaggio ufficiale della Famiglia Salesiana all'amata Sovrana. Accolta da un'imponente ovazione, al suono della Marcia Reale e di Giovinezza, S. M. salì sul palco col Rettor Maggiore ed il Seguito, ossequiata dal Presidente Generale dei Cooperatori conte sen. Eugenio Rebaudengo e dal Presidente Internazionale degli ex-allievi avv. comm. Felice Masera.
Il coro aperse il breve programma con un madrigale del M.o Antolisei, quindi si avanzò sul palco un giovane studente a dire alla Regina con affetto e confidenza filiale, la gioia, la gratitudine e la devozione di tutta la gioventù educata nei Collegi salesiani per l'ambito onore della visita regale. Due alunni artigiani si unirono allo studente per offrire alla Maestà Sua uno splendido mazzo di fiori, e la folla dei giovani eruppe in uno scroscio di applausi quando l'Augusta Sovrana ringraziò i piccoli con un bacio regale. Cessati gli applausi, il Rettor Maggiore lesse alla Regina il seguente indirizzo:
MAESTÀ!
Noi siamo profondamente grati alla M. V. per questo atto di sovrana benevolenza con cui si è degnata di scendere in mezzo ai Figli di Don Bosco Santo e portare loro l'incoraggiamento del suo augusto materno sorriso.
La presenza di V. M. ci riporta col pensiero ai tempi nei quali Don Bosco accoglieva qui nell'Oratorio, con devozione cordiale, gli amati Principi della Casa regnante, sempre così buoni verso la sua persona e le sue Opere; e io vorrei possedere un po' della sua grande anima per dire e fare tutto ciò che, in questo momento, il cuore suggerisce.
Ecco qui pertanto, Maestà, i nostri cari giovani. La gioia che in questo istante Voi vedete sfavillare sul loro volto è la gioia dell'intiera Famiglia Salesiana. Essi trascorrono il fiore della loro età, gli uni negli studi secondari, gli altri nelle scuole professionali, tutti viventi nello spirito di Don Bosco che aleggia ognora sopra la Casa.
Una Casa questa che proprio 89 anni fa, il 12 aprile cominciava ben umilmente con una misera tettoia presa in affitto da Don Bosco in mezzo a un gran prato che ogni domenica si popolava di autentici birichini attratti dalla soave bontà del giovane prete.
Erano quei birichini, per i quali il Re Carlo Alberto, intuendo, prima di tanti altri, l'utilità sociale compiuta dall'umile sacerdote, e interessandosene personalmente, gl'inviava per buon Capo d'anno un'offerta con le parole: Pei birichini di Don Bosco.
Il prato deserto scomparve a poco a poco sotto un vasto gruppo di edifizi; scomparve la meschina cappella nell'ombra del Santuario, sull'alto del quale troneggia il simulacro di Maria Ausiliatrice, e la cui prima pietra fu posta da S. A. R. il Principe Amedeo, Duca d'Aosta. Accanto a un nuovo asilo per le turbe giovanili dei dì festivi si apersero sonanti officine, ben attrezzati laboratori, scuole fiorenti per centinaia di fanciulli, che non avrebbero potuto ricevere altrove il beneficio di una cristiana e civile educazione. Sorse così questo Istituto, del quale il Re Umberto I, accogliendo a La Spezia nel 1886 una rappresentanza del locale collegio salesiano, disse ai personaggi del seguito: « Ora Don Bosco ha fondato a Torino un Istituto che può star a pari con i migliori del genere ». Poi soggiunse: « Dovunque Don Bosco impianta un Istituto lo fa fiorire a meraviglia ».
Don Bosco potè fare tanto bene per la sua santità. Ora quella santità, che da lui irradiò sul mondo intero che, nella Pasqua indimenticabile dell'anno scorso fu proclamata dal Vicario di Gesù Cristo in una cerimonia storica, illustrata dalla partecipazione del nostro amato Sovrani, Vittorio Emanuele III nella persona dell'Augusto Figlio delle Maestà Loro, quella santità, dica, si maturò qui, in questi ambienti: una santità fatta non solo di sublimi ascensioni a Dio, ma di eroismi d'ogni specie: una santità che quando non riempiva ancora la terra della sua fama, era già stata riconosciuta dal Re Vittorio Emanuele II allorchè a Mons. Charvaz, Arcivescovo di Genova, e un tempo suo precettore, ebbe a dire: « Don Bosco è veramente un santo ».
Ebbene io non dubito di asserire che, mossa dal fascino di tale santità, la nostra venerata Regina abbia voluto vedere con i suoi occhi, non solo la Casa Madre della Famiglia Salesiana, ma anche il luogo sacro dove il gran Padre si santificò pregando e lavorando, e donde il suo spirito eletto spiccò il volo verso il Cielo.
Qui pertanto ove sorse l'Opera provvidenziale, che, benedetta da Dio e aiutata dai buoni, si diffuse su tutti i continenti in migliaia d'Istituti, uniti oggi con me in un sol palpito di riconoscente affetto e di profonda devozione, i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice, le Patronesse e Cooperatori, gli Allievi e gli Ex-Allievi, rendono le più sentite grazie alla M. V. e Le promettono di elevare al loro Santo Fondatore le più fervide preghiere: perché Egli dal Cielo ottenga per Voi e per la Vostra Reale Famiglia le più elette grazie, conservando la preziosa esistenza di V. M. e del nostro amato Sovrano per lunghi anni all'affetto di tutto un popolo e alla prosperità della nostra diletta Patria.
Le parole del Rettor Maggiore tornarono particolarmente gradite alla Maestà della Regina che, compiacendosi col Successore di S. Giovanni Bosco per lo sviluppo dell'Opera salesiana, si congedava dall'Oratorio, lasciando nel cuore di tutti il dolce fascino della bontà sovrana.
Trovateci nuovi Cooperatori
Se conoscete qualche persona o qualche famiglia, disposta ad aiutarci in qualche modo, mandateci l'indirizzo e noi invieremo il nostro Bollettino per informarla delle Opere e Missioni di Don Bosco ed invogliarla a farsi cooperatrice.
Il 5 maggio 1886 Don Bosco, accolto con onori sovrani, nella capitale della Catalogna, pellegrinava al celebre santuario di N. S. della Mercede, cuore della pietà mariana di Barcellona. La notizia di questo omaggio del Santo alla Vergine benedetta aveva commosso profondamente la cittadinanza che si era riversata al Tempio gremendolo assai prima che egli giungesse. Un coro di fanciulli salutò il suo ingresso col canto della Salve Regina. Quindi il Presidente della Società di San Vincenzo de' Paoli, accompagnato da altri illustri personaggi, fattosi innanzi al Santo, gli rivolse queste parole: « A perpetuare il ricordo della vostra venuta in questa città, questi signori si sono consigliati e di comune accordo hanno deliberato di cedervi la proprietà del Tibidabo, affinchè la cima di esso, che minacciava di divenire un semenzaio di irreligione, sia consacrata con un santuario al Sacro Cuore di Gesù, per mantenere ferma cd incrollabile quella religione, che con tanto zelo ed esempio voi ci avete predicata e che è il retaggio dei nostri padri». Il Tibidabo è la più alta delle colline che fanno corona alla città di Barcellona, e la leggenda che le ha fatto il nome vorrebbe ch'essa fosse quella su cui il Vangelo dice che il demonio un giorno trasportò il Divin Salvatore per la terza tentazione, quando, indicando al Signore tutti i regni del mondo, osò dirgli: Haec omnia tibi dabo si cadens adoraveris me: tutte queste cose io le darò a te, se in ginocchio tu mi adorerai » (MATTEO, IV, 9). E Gesù rispose: « Vade Satana, scriptum est enim: Dominum Deum tuum adorabis et illi soli servies: Vattene, Satana; poichè sta scritto: adorerai il Signore Dio tuo e servirai lui solo ».
Don Bosco fece allora a quei signori una rivelazione: « Sono confuso dell'inaspettata e novella prova che mi date della vostra religione e pietà. Ve ne ringrazio, e sappiate che voi in questo istante siete gli strumenti della Divina Provvidenza; voi compite i suoi imperscrutabili disegni. Quand'io lasciava Torino per venire a questa volta, pensava tra me: Ora la chiesa del Sacro Cuore a Roma è pressochè terminata; bisogna che studi qualche altro mezzo per onorare e propagare questa divozione salutare. Ed una voce interna mi rendeva tranquillo, suggerendomi che qui io avrei potuto soddisfare al mio voto; era una voce che mi ripe teva: Tibidabo ». Interrotto dal pianto suo e degli astanti, Don Bosco continuò: « Sì, o signori, voi siete lo strumento della Divina Provvidenza; col suo aiuto ben presto sorgerà su quel monte un maestoso santuario dedicato al Sacro Cuore di Gesù, dove tutti avranno agio di accostarsi ai santi Sacramenti, e ricorderà in eterno la vostra carità e la vostra divozione alla religione cattolica di cui mi avete dato tante e così belle prove ». La profezia non tardò ad avverarsi. Iniziato umilmente con una graziosa cappella dovuta alla munificenza della Serva di Dio Donna Dorotea Chopitea ved. Serra, il Tempio monumentale, gettò le sue basi su un magnifico disegno, e favorito dall'apostolato di due anime ardenti, Amelia Vivé de Negra e Maria de Echarri, crebbe con un voto di espiazione e riparazione per gli orrori sacrileghi del sovversivismo di quei tempi. L'Episcopato Spagnolo, raccolto a Madrid pel solenne Congresso Eucaristico Internazionale del 1911, fece assurgere il voto delle anime buone a carattere nazionale, ottenendo dall'Assemblea generale l'approvazione ufficiale della proposta dell'Arcivescovo di Granada, firmata da tutti i Congressisti, di dichiarare il Tibidabo Tempio Nazionale Espiatorio. Nel 1914 si aperse al culto la splendida cripta. E se la grande guerra non ne avesse rallentato la costruzione forse a quest'ora sarebbe già finito. È però a buon punto, come i nostri Cooperatori possono vedere dalle fotografie allegate. Nel febbraio u. s. sono state solennemente benedette ed inaugurate due grandi statue ad onore del Sacro Cuore di Gesù e di San Giovanni Bosco. Con delicato pensiero si volle associare la festa della Canonizzazione dell'Apostolo e del Profeta del maestoso tempio con funzioni espiatorie al Cuore dolcissimo di Gesù per gli orrori dell'ultima rivoluzione.
Il triduo predicato, dal 31 gennaio al 2 febbraio, da P. Olivera e dai nostri confratelli Don Beltràn e D. Martin, attirò al tempio una folla di popolo che si assiepò ai santi Sacramenti, il giorno della festa, 3 febbraio, affollando la balaustra ininterrottamente dalle prime ore del mattino alle 10,30. Distinta da maggior concorso e da un efficace fervorino fu la Messa celebrata dal Parroco dei Santi Gervasio e Protasio, Don Luigi de F. Xiró. La Messa solenne fu cantata dall'Ispettore salesiano Don Calasanz, e la schola cantorum del nostro Istituto di Sant Vincens dels Horts eseguì musica di Cagliero e del Franco. Fece il panegirico il salesiano Don Massana. Terminata la Messa, il Vescovo di Barcellona, S. E. Mons. Irurita y Almandoz, intonò il Te Deum, poi salì sulla terrazza che sovrasta la cripta a benedire la statua del Sacro Cuore e quella di San Giovanni Bosco. Oltre quattordici mila persone assistevano al sacro rito. Tutto il cuore della Spagna Cattolica batteva all'unissono in quel momento, grazie alla Radio che trasmetteva regolarmente la funzione, mentre l'Episcopato vi partecipava in forma ufficiale con cordiali adesioni. Il Vescovo non potè tenere la sua commozione e suggellò con paterne parole il magnifico discorso del salesiano Don Castell. Un sole di primavera sembrava asciugare le lagrime dei generosi espiatori e riparatori che, nel nome di Don Bosco, offrivano al Cuore di Gesù i palpiti ardenti della loro pietà filiale per riparare le offese dei fratelli che non sapevano quel che si facevano e per implorare ancora ima volta l'amore divino del Salvatore su tutta la Spagna. L'Ora di adorazione del pomeriggio fuse tutti quei cuori nel S. Cuore di Gesù. Il sorriso del cielo parve promessa di benedizione e di gloria per la cara Nazione.
La statua del Sacro Cuore misura otto metri di altezza e pesa 12.000 chilogrammi. Il solo capo è alto m. 1,30. Sulla palma della mano potrebbero sedere comodamente cinque persone. Coll'aiuto di Dio ed il concorso dei buoni si spera di terminare il Tempio pel 5 maggio 1936, cinquantenario della consegna del Tibidabo a San Giovanni Bosco.
L'espansione dell'Opera salesiana non consente alle trentadue pagine del Bollettino di segnalare mese per mese neppure le principali manifestazioni della vita religiosa e dell'azione salesiana dei nostri 1504 Istituti, sparsi per tutto il mondo e fiorenti di giovinezza balda e generosa. Per questo essi hanno, omai quasi tutti, un proprio periodico che interessa opportunamente i Cooperatori locali e li informa di tutto quello che fanno. Non l'ha invece la Casa-Madre, l'Oratorio di Valdocco, il cuore dell'Opera salesiana, che, svolgendo integralmente, sulle tradizioni del Santo, tutto il programma della vita e dell'attività salesiana, e riflettendone fedelmente lo spirito con interesse universale per tutte le altre Case e per la Pia Unione dei nostri Cooperatori, non può evidentemente compiere questa sua missione particolare che per mezzo del Bollettino.
Per favorirla maggiormente abbiamo pensato di raccogliere mensilmente sotto il nuovo titolo almeno i cenni sommarii della sua cronaca, che riprendiamo subito da quest'ultimo trimestre per continuare poi meno saltuariamente in avvenire.
Il mese di marzo fu distinto oltrechè dalla commemorazione del ven. Domenico Savio, di cui abbiamo dato relazione nel numero precedente, dalla festa di San Giuseppe, organizzata, come al solito, dagli allievi artigiani e celebrata con grande solennità. Fin dalla vigilia l'Oratorio apparve trasformato da archi trionfali, festoni, bandiere e lampioncini che a sera riflettevano mille luci colorate nell'ampio cortile dei laboratorii in cui tutti si raccolsero artigiani e studenti a cantare le lodi del Santo, al suono della banda. L'illuminazione graziosa ed elegante diede lo spunto al sig. Don Giraudi per il sermoncino della buona notte che ritrasse nella sua vera luce la grandezza di San Giuseppe. Lo stesso Superiore celebrò l'indomani la Messa della comunione generale, e il Direttore Don Santini cantò la Messa solenne e presiedette la processione che si snodò, nel pomeriggio, per gli ampi cortili e per la piazza, seguita divotamente dai parrocchiani e dai fedeli. Disse il panegirico il salesiano Don Zerbino. A sera gli stessi alunni artigiani esaurirono il programma colla rappresentazione di un dramma medioevale Il quadro della Madonna di Don Uguccioni. La festa del Patrono della Chiesa universale preparò la festa del Papa che, si celebrò la domenica seguente, consacrando preghiere, comunioni e funzioni sacre ad implorare grazie e benedizioni sul Vicario di Cristo che per noi è oggi il « Papa di Don Bosco ».
L'omaggio al « dolce Cristo in terra » ebbe degna corona nel nuovo teatro dell'Oratorio festivo coll'esaltazione del pontificato romano e specialmente degli ultimi cinque Papi di cui Don Favini rievocò le grandi benemerenze verso Don Bosco e l'Opera salesiana. La proiezione del film della Canonizzazione di Don Bosco strappò applausi interminabili all'indirizzo del Santo Padre Pio XI.
Fervorosissima la preparazione alla Pasqua, allietata quest'anno da un concorso straordinario ai SS. Sacramenti. I giovani artigiani e studenti si disposero con corsi speciali di esercizi spirituali; il popolo ed i fedeli della parrocchia con quindici giorni di missioni predicate dai nostri confratelli Don Brancati, Don Calvi, Don Mellica, Don Panciatichi e Don Spriano. Esercizi e Missioni si chiusero coll'acquisto del Giubileo. In due domeniche successive sfilarono per la città in visita alle chiese, prima i 700 giovani interni, poi i fedeli della parrocchia coi giovani esterni. Confuso nella folla, coi Superiori, era il nostro Rettor Maggiore il quale impartì infine l'eucaristica benedizione. Ricorrendo il 6 aprile il XXV anniversario della morte del Servo di Dio Don Michele Rua, tutto l'Oratorio pellegrinò alla sua tomba in Valsalice pregando e ricordando la figura del successore di Don Bosco esaltata dal loro Direttore. Il Rettor Maggiore si alternò col sig. Don Giraudi e col Parroco per le funzioni della settimana santa e per la commovente funzione della lavanda dei piedi ai giovani rappresentanti gli Apostoli, nella basilica. L'alleluja di Pasqua si riflettè subito sul nostro santo Fondatore pel triduo e la festa di Don Bosco Santo, preparata dalla predicazione di P. Favero, barnabita, P. Bernardo, cappuccino, e Don Uguccioni. Tenne i pontificali S. E. Mons. Pinardi. La scuola di canto, diretta dal M.o Scarzanella, eseguì ottima musica. Enorme folla accorse il 28 aprile per la funzione di chiusura dell'Anno Santo e continua ad affluire alla predicazione del mese mariano che sta per chiudersi mentre il Bollettino va in macchina. Imponenti pellegrinaggi esteri si alternarono ai pellegrini italiani che, isolati o in comitiva, quasi ogni giorno, accorrono alla basilica dell'Ausiliatrice. Ricordiamo, in aprile, il pellegrinaggio salesiano francese ed il pellegrinaggio svizzero guidato dal Vescovo di Sion: 496 pellegrini. Purtroppo la basilica s'è fatta più piccola: l'altar maggiore è scomparso, sostituito da un altare provvisorio ove fu trasportato il quadro taumaturgo della Madonna, e l'Oratorio pare un cantiere. Ma il lavoro di demolizione del coro e delle sagrestie sta per cedere il posto a quello di ampliamento che ci darà fra qualche anno, col concorso delle anime buone, una chiesa degna della Madonna e di Don Bosco Santo.
Un viaggio nel Sunderban.
Amatissimo Padre,
Sono di ritorno da un viaggio apostolico nel Sunderban, regione situata nel delta formato dalle ramificazioni del Gange e Bramaputra. È la terra dei fiumi maestosi, dei canali intersecantisi in ogni direzione, delle foreste. Noi ci spingemmo fino all'estremo limite della zona abitata; al di là per quasi cento chilometri si estendono le foreste vergini ove la tigre del Bengala sta in agguato. Cercammo di inoltrarci alquanto nei folto della foresta, scortati da due guardie armate di fucile, ma ben presto trovammo la strada impossibile.
Il clima dolce e salubre della stagione invernale, la bontà della popolazione semplice e cortese, tutto contribuì a rendere la visita pastorale dilettevole. Ma quello che ha confortato il cuore del Vescovo si è l'abbondante messe spirituale che ormai biondeggia. In lui mese furono amministrati più di cento battesimi ad adulti, e noi che conosciamo la difficoltà di conversione in mezzo ai bengalesi, ringraziamo il Signore con immensa gioia.
Nel Sunderban c'è un movimento non trascurabile verso il Cristianesimo. I primi a far conoscere Nostro Signore Gesù Cristo sono stati i protestanti Battisti, le cui missioni ebbero un periodo di floridezza. Però un musulmano, direttore della Scuola industriale di Khulna, importante porto fluviale, mi diceva: I Battisti hanno ormai fatto fallimento ». Da quanto ho potuto constatare c'è del vero in questa asserzione. C'è qualche cosa che si sfascia nel loro edificio. Molte anime dànno la sensazione di naufraghi abbandonati che cercano la vera àncora di salvezza: la Chiesa Cattolica.
Fummo giornalmente a contatto con questi fratelli separati che ci tempestarono di domande e spiegazioni. Nicodemi vennero a noi di notte e le conversazioni si protrassero per ore ed ore. In un villaggio due donne bengalesi, le più influenti e istruite, ci inghirlandarono di fiori, e poi in canto melodioso espressero il loro desiderio di diventare cattoliche. Anche i pagani non rimangono indifferenti. I più bisognosi di aiuto e difesa ricorrono al missionario cattolico. Sono paesi interi che si dichiarano pronti ad entrare nella vera Chiesa. Non si può pretendere che tutti questi poveri pagani abbraccino la cristianità per un motivo puramente religioso: gli interessi materiali sono talmente pressanti che paiono soffocare le aspirazioni soprannaturali. Ma chi oserebbe rifiutare gente che viene a noi perchè non ha più riso, o si stringe attorno al Padre cattolico come unico protettore in casi dolorosi di prepotenze e ingiustizie? Vengano pure per il pane e i pesci; la grazia divina opererà il resto.
Anche famiglie «indù» benestanti e di alta casta insistentemente richiesero che andassi a benedire le loro case. In una di queste un vecchio, che mi ricordava gli antichi patriarchi, dopo aver ordinato ai figli e nipoti di salutarmi con tutte le prostrazioni orientali di massimo rispetto, diceva: « Oggi il Signore è venuto a visitare questa casa ». In un altro villaggio i nostri essendo troppo pochi per poter onorare degnamente il loro Vescovo, invitarono i protestanti e i pagani, e tutti andarono a gara con canti, danze e un'agape fraterna a festeggiare il Vescovo cattolico. Manifestazioni d'affetto, e di stima che intenerivano il cuore.
Nessuna meraviglia che i missionari protestanti dell'Oxford Movement, che cercano di imitare i cattolici in tutto, abbiano invaso questo campo promettente. Bisogna riconoscere in essi un grande spirito di sacrificio e zelo intraprendente. Uno di essi mi diceva: «Io non ho stazione fissa; la mia casa è la barca sul fiume ». E noi spesse volte incontrammo il suo barcone-casa che ci seguiva o precedeva in tutti i villaggi.
Le suore protestanti pure dell'Oxford Movement hanno un bianco piccolo battello, che porta il fatidico nome di « Epifania ». E vogano, vogano per i larghi fiumi del Sunderban, ove altre barche spiegano vele multicolori, approdano ai mercati più frequentati, nei villaggi che sorgono sulle sponde dei canali all'ombra dei palmizi e ovunque predicano il Vangelo. I due missionari cattolici: i carissimi Don Marocchino e Don Bianchi viaggiano invece su una piccola barca a remi. Non è tanto dilettevole rimanere in barca per ore e ore sotto il cocente sole indiano, sullo specchio d'acqua che ha un riverbero tremendo. La parola e il canto vengono meno e si sente solo il ritmo del remo frangente le acque. Quante volte poi bisogna fare i conti col flusso e riflusso delle acque, causato dalla marea! Oh, se avessimo un motoscafo!. quanto sarebbe facilitato il lavoro missionario!
La visita pastorale ebbe un degno coronamento in Malgajee, uno degli ultimi paesi verso il mare dove abbiamo una fiorente scuola. Qui l'entusiasmo raggiunse il delirio, e furono i giovani che senza distinzione di credo o casta diedero un'intonazione di spontaneità e gioia al ricevimento. I fanciulli cattolici indossavano la divisa dell'« Unione San Giovanni Bosco», e portavano in alto lo stendardo del Papa. Quando entrai nella chiesetta e vidi sull'altare il quadro di San Giovanni Bosco, non potei trattenere le lagrime. San Giovanni Bosco anche qui aveva conquiso i cuori, anche qui da cento e cento petti prorompeva il grido della riconoscenza: « Viva Don Bosco! ». La chiesa fu costruita quarant'anni fa da Mons. Marietti delle Missioni Estere di Milano: bella figura di sacerdote la cui memoria è ancora in benedizione. Disgraziatamente un ciclone l'ha danneggiata tanto che urge fabbricarne una nuova, e se la Provvidenza ci aiuta, sorgerà la chiesa nuova, la prima forse nel Bengala dedicata a San Giovanni Bosco.
Lasciammo il Sunderban a malincuore perchè non potemmo accontentare tutti i paesi che desideravano una nostra visita. Eppure il Sunderban è un terzo del vasto distretto missionario di Shimulia, dove due sacerdoti devono evangelizzare e provvedere ai bisogni spirituali dei cristiani. La messe è molta ma gli operai sono pochi. E non posso fare a meno che ricordare il contrasto fra la bella primavera del Sunderban e il gelo e il ghiaccio dell'apostasia che trovai in altri villaggi attorno a Shimulia. Quivi abitano le « depressed classes » cioè i « senza casta», gli « intoccabili». Villaggi che erano cattolici apostatarono in massa. È una storia dolorosa. Il carattere incostante di questa gente, che vive nella più grande abbiezione spirituale e materiale, il dover vivere a contatto con indù e musulmani che li legano con catene ferree d'interessi, sono forse il motivo principale. Ma la ragione data da essi è sempre: « Ci hanno lasciati soli ». « No - dissi loro - sono qua io, il vostro Vescovo; qui c'è il Padre che verrà a voi ». Ci sono cuori induriti che resistono, ma le buone parole e l'opera caritatevole e paziente del missionario hanno trovato la via del cuore, ridestando sentimenti che sembravano morti. Le pecorelle sperdute rientreranno presto nell'ovile e il cuore del Buon Pastore esulterà. Sarà un trionfo della grazia.
Nella vita missionaria le rose non vanno mai disgiunte dalle spine più pungenti. Le « depressed classes » in India sono sessanta milioni.
Sono i poveri, più abbietti, ai quali deve andare il cattolicismo. Noi cercheremo di aiutarli perchè veramente fra di essi vi sono gli ignudi da vestire, gli ammalati da visitare, gli affamati da sfamare. Ed è la missione del cattolicismo. Già se ne vedono i frutti: gli abbietti, i disprezzati da sè stessi e dagli altri, rinati in Cristo, vivono una vita di novella speranza. Io li vidi in chiesa una domenica, tutti raccolti, pregare con grande divozione. Le ragazze specialmente, grazie al lavoro paziente delle suore, sono completamente trasformate. Pulite nel loro bianco vestito, cantano e pregano come angioli del buon Dio. E i poveretti fecero anche la loro offerta per la chiesa: chi un pugno di riso, chi un uovo, chi un po' di latte. Non avevano altro. Possa il loro esempio ridestare nei cuori dei benestanti di Europa sentimenti di generosa carità verso le nostre povere missioni.
Ci benedica tutti amato Padre, e specialmente il suo devotissimo figlio in J. C.
Krishnagar, 13-3-1935
+ STEFANo FERRANDO. Vescovo di Krishnagar.
Fine dell'anno scolastico.
Rev.mo ed amat.mo signor Don Ricaldone,
Colla fine di marzo finisce l'anno scolastico in Giappone, e col rinnovarsi della natura -vero incanto di stagione in questi paraggi - è l'inizio del nuovo anno. Mi pare significativo questo inizio di anno nel tempo in cui con maggior intensità la natura tutta manifesta la sua attività - stimolo agli allievi, che vanno con gioia a scuola o che incominciano la loro vita sociale - stimolo alle famiglie che con sicurezza affidano alle pubbliche scuole i loro figliuoli - famiglia e scuola saldamente unite nell'opera educativa del futuro cittadino. Quanto ci sarebbe a dire in proposito! Ma penso di non ingannarmi dicendo che in questo connubio solidissimo d'intenti, il Giappone non è secondo ad altre Nazioni, ed in questo sta appunto una delle basi della sua forza e grandezza.
Si vanno succedendo gli esami, ordinati, seri, e si chiude l'anno in ogni scuola con una funzione solenne, cui intervengono autorità e famiglie. Il canto dell'inno nazionale a voce di popolo, la lettura del decreto imperiale sull'educazione, la distribuzione dei Diplomi, i discorsi delle massime autorità centrali, provinciali e paesane (a seconda dei gradi di scuole), i saluti degli allievi a quanti hanno cooperato alla loro educazione, il tutto avvolto in un'atmosfera di rispettoso silenzio, di riconoscente commozione, fa davvero impressione, e bisogna dire che la scuola in Giappone è una vera seconda famiglia, che plasma meravigliosamente il tipo giapponese.
A giorni, a frotte gli allievi piccini e grandi popoleranno di nuovo le aule scolastiche, e fra lo splendore dei ciliegi in fiore, non meno vaghi, fiori viventi, si appresteranno a produrre abbondanti frutti di rettitudine e di sapere.
Anche la nostra cara Missione - Lei, o buon Padre, ne diede l'annuncio -- ha avuto la sua promozione a Prefettura Apostolica. La bontà del S. Padre, che ha voluto manifestarsi ancora una volta verso i poveri missionari salesiani in Giappone, vuol essere uno stimolo a sempre maggiori conquiste per la santa Fede in cotesto largo campo apostolico. Persevereremo dunque nel lavoro con immutato fervore e con piena fiducia nella Divina volontà, e, come Lei ci suggeriva in questa occasione, cercheremo di corrispondere meglio col nostro lavoro, coi nostri sacrifici e soprattutto coll'esemplare osservanza religiosa, alla benevolenza del S. Padre.
Ci hanno consolato assai le dimostrazioni di simpatia, gli auguri cordiali, le assicurazioni di aumentate preghiere che, e dagli amati Superiori, confratelli, ex-allievi e dalla pleiade di amici, ci furono fatte in questa circostanza. I poveri missionari salesiani in Giappone vogliono assicurare a tutti la loro riconoscenza - confidano nella cooperazione costante di tutti - e così fiancheggiati, spinti e rinfrancati, continuano il loro lavoro.
Ma anche nella missione altri ebbero la promozione: è la prima volta che si celebra la festa di fine d'anno per alcuni elementi, per cui da tempo si lavora e che formano la parte vitale per l'avvenire della missione, voglio dire i nostri cari seminaristi. Cinque di essi hanno compiuto fra noi il loro corso regolare di studi ed entrano nel gran Seminario di Tokyo per iniziare il corso filosofico. La vita del nostro piccolo Seminario, che viene, sempre meglio inquadrandosi e per serietà di studi e per sodezza di formazione spirituale, si allieta di questo primo avvenimento, che darà grande impulso alla formazione dei nostri allievi che restano e che vanno, che apre sempre più il cuore di tutti, e missionari e cristiani, alle più belle speranze, ed anche (se si pensa quale è il fascino che esercita Tokyo sullo spirito giapponese) non può non avere un benefico riflesso sii quanti di parte non nostra seguono il nostro lavoro.
Il Signore conservi e formi questi primi fiori in frutti maturi e saporosi a vantaggio della stia Chiesa, e Lei, amato Padre, e tutti gli amici nostri lo realizzino colle loro preghiere.
Qua e là per la missione e nelle due fondazioni di Tokyo si manifestano risultati splendidi di rinnovato lavoro, di cui presto Le darò relazione a gloria di Dio e ad incoraggiamento di quanti in tutte le forme ci vengono in aiuto Ma non voglio passare sotto silenzio l'opera di benefica attività che vengono svolgendo in favore della missione le Figlie di Maria Ausiliatrice. A Beppu coll'opera della S. Infanzia, Aspirandato e Noviziato e coll'Oratorio femminile, a Miyazaki coll'Asilo e con un Collegietto vanno facendo del gran bene specie alla gioventù femminile e alle famiglie povere, contribuendo con tutte le loro forze alla dilatazione del Regno del Signore in questo difficile campo.
Sulle opere nostre, su quelle delle Figlie di Maria Ausiliatrice e specialmente sul povero sottoscritto invoco la sua paterna benedizione e molte preghiere.
Miyazaki, 1 marzo 1935.
Mons. VINCENZO CIMATTI.
Prefetto Apostolico di Miyazaki.
BORSE DA COMPLETARE
Borsa ANIME DEL PURGATORIO (3a) - Somma prec.: 6.722 - Zannoni Aurora, 10 - Anna Maggiolini, 25 -- Leviscardo Costanzo, 5 - Prato Teresa, 100 Famiglia Corte, 970 - Due benemerite Cooperatrici, 2.000 - Tot. L. 9632.
Borsa BEL TRAMI DON ANDREA (4a) - Somma prec.: 2840 - A. D. C. L. 20 - Tot. L. 2860. Borsa BERRUTI DON PIETRO - Somma prec.: 697 - M. T., 255 Tot. L. 952.
Borsa CARAVARIO DON CALLISTO -- Somma prec.: 1329 - Chiara F. E., 20 - Tot. L. 1349.
Borsa CRISTO RE (3a) - Somma prec.: 1105 - Gay Adele, 5o - Tot. L. 1155
Borsa DIVINA PROVVIDENZA - Somma prec.: 6897,50 - Agata Gioni, 10 - Boglione Francesco, 20 - Tot. L. 6927,50.
Borsa DON BOSCO EDUCATORE (4a) - Somma prec.: 2242,40 - Rag. Guido Betta, 10 - Tot. L. 2252,40.
Borsa DON BOSCO SALVATE I NOSTRI FIGLI (2a) - Somma prec: 2246,50 - L. D. M., 50 - Doriguzzi Bozzo, 100 - Galletto Sebastiano, 5o. - Tot. L. 2446,50.
Borsa DON BOSCO E LA CONCILIAZIONE, a cura di S. E. Mons. Coppo - Somma prec: 5347 - Parrocchia S. Antonino di Bra, 222 - Parrocchia SS. Cosma e Damiano di Alba, 255 - Offerte diverse, 1045 - Tot. L. 6869.
Borsa DOGLIANI CAV. GIUSEPPE - Somma prec.: 300 - Sig. Pozzi Francesco, 1oo -- Tot. L. 400.
Borsa ETERNO PADRE - Somma prec.: 1905,05 - Ghirardi Anna, 20 Tot. L. 1925,05. Borsa FERRANDO DON G. B. - Somma prec.: 245 - Merli Pietro, 30 - Tot. L. 275.
Borsa FRASSATI PIER GIORGIO (2a) - Somma prec.: 4297 - Caretto Innocenza, 10 - Grimaldi Giuseppe, 5o - Tot. 4357.
Borsa GAMBETTA GEROLAMO E MARIA - Somma prec.: 4000 - Pistarino Maria, 1ooo - Tot.- L. 5000.
Borsa GENTILI ANDREA, a cura di Ernesto Gentili - Somma prec.: 700 - Nuova offerta, 600 - Tot. L. 1300.
Borsa GESU', MARIA AUS., DON BOSCO (2a) - Somma prec.: 15.604 - A. Guzzo Columbus, 177 - Lanza Raffaele, 30 - Caraccia Spagnolo, 30 - S. Eisenegger, 30 - Minatelli Maria, 20 - Dorighelli Caterina, 5o -- Tot. L. 15.941.
Borsa GIRAUDI DON FEDELE (2a) - Somma prec.: 9334,25 - N. N., 120 - Angiolina Bruno 100 - Tot. L. 9554,25.
Borsa GIUBILEO E RICONCILIAZIONE Somma prec.: 3550 - Dott. Francesco Casalbore, 30 - Tot. L. 3580.
Borsa LAIOLO DON AGOSTINO - Somma prec.: 390.: - N. N. Belveglio, 200 - Tot. L. 1130. Borsa MADONNA DI POMPEI - Somma prec.: 100 - L. F. Torino, 30 - Cav. Bucci Giuseppe, 100 - Tot. L. 230.
Borsa MAFFI CARD. PIETRO, a cura della casa Salesiana di Pisa - Somma prec.: 17.600 - Sac. Torretti Guglielmo, 100 - Dott. Augusto Del medico, 100 -- Tot. L. 17.800. .
Borsa MAMMA MARGHERITA (3a) - Somma prec.: 14oo -- Contarini Francesca, 5 - Tot. L. 1405.
Borsa MARIA AUSILIATRICE (26a) Somma prec.: 6224,30 - Zannoni Aurora, 15 - Teresa Ferraro Giacone, 100 - Simone Pozzo, 5o - Leviscardi Costanzo, 5 -- Geom. Benedetto Domenico, 5 - Tot. L. 6399,30.
Borsa MARIA AUSILIATRICE E SAN GIOV.
BOSCO (4a) - Somma prec.: 6383 - Lillia Marca, 23 - Mutazzi Adelaide, 1000 - Irene De Sirello, 50 - Sac. Uguccioni Vigilio, 690 - - Tot. L. 8146.
Borsa NOGARA MONS. GIUSEPPE, ARCIVESCOVO DI UDINE a cura dell'Unione ex allievi - Somma prec.: 12.309,75 - N. N. 10 - Furlani Livia, 10 - N. N. 1o - Sabina Giordani, io - N. N. 2 - Franco Del Platto, 10 - Battaglia Ottavio, 20 - N. N. io - N. N. 20 - N. N. 7,50 - Pelizzoni Michele, 25 - Adriana Selan, io - Tot. L. 12.454,25.
Borsa PIO X (2a) - Somma prec.: 977 - Carola Fagiuoli, 10 - Tot. L. 987.
Borsa PISCETTA DON LUIGI (2a) - Somma prec.: 450 - Sac. Domino Giuseppe, 20 - Tot. L. 470.
Borsa REGINA DI MONDOVI' - Somma prec.: 3139,70 - Beccaria Tonino, 10- Tot. L. 3149,70
Borsa RICCARDI DON ROBERTO Somma prec.: 18.688,20 - Maggia Secondina, 10 - Famiglia Bianco, 15 - Miranda Rosina, 25 - Tot. L. 18. 738,20.
Bossa RINALDI DON FILIPPO (5a), a cura della Casa Salesiana di Perosa - Somma prec.: 11.500 - Nuove offerte, 500 - Tot. L. 12.000.
Borsa S. CUORE DI GESU' CONFIDO IN VOI (3a) - Somma prec.: 931,60 - Pisanò Giuseppina 60 - Ceccarelli Ermanno, 5 - Pardo Prof. Michele, 5o - Sac. G. P. Palermo, 305,40 - Marseglia Assunta, 10 - B. A., 5 - Tot. L. 1367.
Borsa SAGLIETTI ANGELO, GIOVANNI, GIUSEPPE - Somma prec.: 4000 - Saglietti Ruscazio, 500 - Tot. L. 4500.
Borsa S. GIOVANNI BOSCO (2a) - Somma prec.: 2397,60 - Ferrero Margherita, 5 - Momo Erminia, 50 - Famiglia del fu Cav. Rag. Annibale Garlanda, tono - N. N. Vigevano, 5o - Nadin Annibale e Ida, 29 - . Rosaria Ferrara, 20 - Bacchione Rina, 5 - Tot. L. 3556,60.
Borsa S. MARGHERITA DA CORTONA - Somma prec.: 6309,30 - Varie pie persone a mezzo Valori Angelo, 107 - Tot. L. 6416,30.
Borsa S. RITA DA CASCIA - Somma prec.: 2931 - Mangiarotti Rachele, 20 - Binda Ernesta, 5 - Tot. L. 2956.
Borsa S. TERESA DEL BAMBINO GESU' (11a) - Somma prec.: 4542,60 - Famiglia del fu Cav. Rag. Annibale Garlanda, 1006 - Angeleri Elena, 15 - Tot. L. 5557,6
Borsa S. TOMMASO APOSTOLO - G. E. 399.
Borsa TRIONE D. STEFANO - De Secondi Margherita, 20 - Pozzi Francesco, 100 - Tot. L. 120.
Borsa UBALDI DON PAOLO - Somma prec.: 2500 - Ciardi Dupré Prof. Giuseppe, 20 - Pozzi Francesco. 100 - Ex allieve Università di Torino, 130 - Tot. L. 2750.
Borsa VERSIGLIA E CARAVARIO --- Somma prec.: 9002,50 - Chiotasso Giuseppina e Vando, 20 - Tot. L. 9022,50.
I nostri Cooperatori e le nostre Cooperatrici che ci mandano relazioni di grazie, sono pregati di osservare sempre queste norme:
1) specificare le malattie coi termini propri, che si possono avere dai medici curanti;
2) quando si tratta di grazie prodigiose, aggiungere la fede medica in carta libera;
3) segnare chiaramente cognome, nome, paese e data;
4) distinguere bene a chi si è fatto ricorso, indicando se fu invocata solo la Madonna, o solo S. Gio. Bosco, o tutti e due insieme.
NB. Non si pubblicano le grazie non firmate regolarmente.
Il tumore scompare senza operazione. - Mia moglie Silvia Rinaldi in Giammarioli lamentava da lungo tempo gravi disturbi interni, tanto che la mattina del 10 u. s. si decise di sottoporsi ad una visita medica che ebbe un esito allarmantissimo. L'illustre sanitario dichiarò ch'essa era affetta da un tumore così grave da rendere necessaria ed urgente l'operazione. Il giorno stesso fu accompagnata a Roma e altri sanitari confermarono pienamente la diagnosi del medico di Frascati. In caso tanto disperato, noi allora pensammo di ricorrere alla potenza di Maria Ausiliatrice e del suo Servo fedele San Giovanni Bosco ed iniziammo fervide preghiere che furono completamente esaudite.
Mia moglie da quel momento, contro ogni aspettativa umana, non ha più avuto bisogno di operazione ed è perfettamente guarita anche a giudizio dei medici. Ora insieme con me e colla famiglia sente il dovere di rendere pubbliche grazie alla SS. Vergine e a S. Giovanni Bosco, mediante pubblicazione sul Bollettino Salesiano.
Frascati, 8-IV-1935.
GIAMMARIOLI MICHELE.
Guarito da paralisi cardiaca. - Verso la fine d'aprile dello scorso anno venni colpito da gravissima paralisi cardiaca che mi tenne fuori dei sensi per più di un'ora: Rinvenuto, grazie anche al pronto intervento dei medici, ebbi chiara l'ispirazione di rivolgermi a Maria Ausiliatrice, pregandola, per intercessione di Don Bosco, di farmi la grazia della guarigione o almeno di prolungarmi la vita in modo che io avessi il tempo di sistemare i miei affari.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco Santo lui hanno esaudito perchè oltre al dono della vita, mi hanno ottenuto di sistemare i miei affari in modo del tutto insperato. In questo frattempo superai un'altra gravissima crisi per grazia che attribuisco ancora a Maria Aus. e a San Gio. Bosco ai quali mi sono sempre raccomar dato. Unisco offerta come da promessa fatta.
Blenio (Svizzera-Canton Ticino).
SORGESA VINCENZO.
Grazia segnalatissima. Un paratifo di forma acutissima colpì mio marito e lo ridusse in fin di vita. Temendo un esito letale ricorsi fiduciosa a Maria Aus. e, al termine di una fervorosa novena, scomparvero i pericoli di morte con stupore del dottore curante e indicibile giubilo mio e dei congiunti. Con animo riconoscente assolvo il mio voto e mando un'offerta per l'ampliamento del Santuario di Valdocco.
Reggio Emilia, 1935. COLI ELISA.
Mi concede la grazia della conversione di un figlio. Con viva fede invocai la grazia che il mio unico figlio malato gravissimo e molto trascurato nei suoi doveri di buon cristiano morisse in grazia di Dio. Offersi al Signore con rassegnazione tutto lo strazio del mio cuore addolorato e implorai l'intercessione di Maria SS. Aus. e di San Giov. Bosco ed ottenni la sospiratissima grazia. Mio figlio prima di morire ricevette tutti i Sacramenti e spirò da buon cristiano rassegnato alla volontà di Dio.
Torino 1934.
BRIO VITTORIA ved. AGLIANI.
Due grazie. - Un mio figlio fu colpito da grave malore alla bocca: per 15 giorni non gli fu possibile nè mangiare, nè parlare.
Piangendo iniziai una novena alla potente Ausiliatrice ed a San G. Bosco facendo pregare anche gli altri miei figli. Al termine della novena l'infermo prese subito a migliorare; riebbe la favella e ricominciò a nutrirsi.
Io poi ero stata colpita da un'infezione a un dito e per l'intercessione ancora di Maria A. e di D. Bosco Santo in breve fui guarita.
Orsara Bormida. ROBINO TERESA.
Grazia segnalatissima. - Maria Ausiliatrice per intercessione di San Giovanni Bosco, mi ha scampato da un urgente intervento chirurgo per peritonite acuta guarendomi completamente anche da appendicite perforata e cancrenosa, e perforazione dell'intestino cieco. Accludo un umile obolo affinchè la Divina Madre dei Salesiani continui sempre a proteggermi particolarmente ora nel mio richiamo alle armi per le esigenze dell'Africa Orientale.
LUIGI PERIN.
Guarisce mio fratello. -- Col cuore pieno di infinita riconoscenza compio un atto di sincera gratitudine pubblicando una segnalatissima grazia ottenuta per intercessione di Maria SS.ma Ausiliatrice.
Mio fratello Bortolo che era stato colpito quasi improvvisamente da fortissimi dolori ai reni, fu trasportato d'urgenza all'Ospedale Maggiore di Parma e dal chiarissimo prof. Nazaro riconosciuto affetto di tumore maligno al polo superiore del rene sinistro. Sarebbe stata necessaria un'operazione ma l'esito si prospettava della massima incertezza. Il paziente tuttavia, che soffriva dolori spasmodici chiese formalmente l'operazione al più presto, e si munì per ogni evenienza di tutti i conforti religiosi. La difficile operazione durò tre ore circa e finì con l'estrazione di un rene. Otto giorni dopo il chirurgo operante esclamava con soddisfazione: « L'abbiamo salvato miracolosamente ». Maria SS. Aus. aveva guidato la mano del professore. Prima della difficile operazione io mi ero infatti rivolta con, fede ardente a Maria SS. Aus., affinché per l'intercessione del suo fedel servo San Giovanni Bosco, aiutasse la tremenda operazione.
Di grazia sì segnalata serberò eterna riconoscenza e non loderò mai abbastanza la bontà e la potenza dell'Aiuto dei Cristiani sempre pronta ad esaudire i suoi devoti.
Langhirano (Parma),
CoccoNI LUCIA.
Le debbo la salute. Ricoverata in un ospedale perchè colpita da grave malore e fallite le speranze umane, mi raccomandai con tutto il cuore alla Vergine Ausiliatrice. Sono guarita bene e mi faccio un dovere d'inviare la mia offerta materiale conservando però nel cuore una riconoscenza infinita verso l'Aiuto dei Cristiani.
In fede RAITERI ANNA.
Siano rese pubbliche grazie a S. Giovanni Bosco. - Nella notte tra il primo e il due marzo la nostra piccola Giuseppina fu colpita violentemente dalla polmonite. Temevamo assai che la piccina non potesse superare il male, perchè già ammalata di nefrite. Il giorno cinque al mattino, era in uno stato gravissimo e non avevamo più nessuna speranza.
Venne il Prevosto della parrocchia di S. Donnino, per dare una benedizione all'ammalata e narrandoci di essere stato egli stesso graziato da S. Giovanni Bosco, ci esortò a rivolgerci al Santo, che ci avrebbe esaudito.
Ricorremmo con fiducia all'intercessione di San Giovanni Bosco e, mediante vaglia telegrafico, inviammo un'offerta a Torino per le opere di Don Bosco, chiedendo preghiere per la guarigione della ammalata.
Dopo la spedizione del telegramma, la nostra Giuseppina prese inaspettatamente a migliorare: cominciò a sudare e in poco tempo la febbre diminuì e sparì.
Il medico curante constatò, con sorpresa, che la, piccina era fuori pericolo: la polmonite si era risolta in soli tre giorni e mezzo e la nefrite era scomparsa.
Siano rese pubbliche grazie al glorioso S. Giovanni Bosco, al quale ci siamo rivolti per intercedere dal Signore l'invocata guarigione.
Como, 12 marzo 1935.
Famiglia Rossi SALA.
Guarito da otite infettiva. - Nel dicembre scorso fui colpito da forte influenza e in breve ridotto in condizioni gravissime. Dopo qualche giorno si manifestò un'otite infettiva con pericolo di mastoidite. Io temevo anche una meningite causa i forti dolori che non mi permettevano di riposare di notte.
Intanto in famiglia furono fatte suppliche a San Giovanni Bosco e dopo due novene si manifestò un notevole miglioramento con sorpresa del dottore curante. Desiderando guarire presto iniziai anch'io una fervorosa novena al nostro Santo Fondatore e alla fine di essa, precisamente il 31 gennaio, potei dirmi perfettamente guarito.
Catania, 3-2-1935.
Sac. BOGGIO-LERA LORENZO Salesiano.
Dite fra le tante. - La mia devozione a Don Bosco Santo risale ad un trentennio, fino a quando lui feci inscrivere tra i Cooperatori Salesiani.
Senza dubbio egli mi ha ottenuto molte grazie da Maria Ausiliatrice; ma, fra tutte, sento di doverne ricordare due; sofferente di disturbi, che mi facevano temere di una grave malattia, promisi un giorno un'offerta annua per le sue Opere. Da quel giorno, e son trascorsi ben sette anni, non ho più avuto il bisogno di ricorrere, come prima, nè a medici, nè a medicine. Sorpreso poi da un'ernia che esigeva l'intervento chirurgico, guarii con la sola e perseverante applicazione di una Sua reliquia ex indumentis.
Pesaro, 21 marzo 1935.
Can.o LIBORIo PITTARI.
Mi assiste in difficili esami. - Dovendo sostenere l'esame di maturità classica all'unica sessione autunnale e, proprio in un periodo in cui il mio stato fisico era preoccupante, mi rivolsi fiduciosa alla Vergine Ausil., sede della Sapienza, ed al suo fedel servo Don Bosco Santo. Ottenni la grazia fervorosamente richiesta superando felicemente gli esami. Il che prego di pubblicare come da promessa fatta. Con animo riconoscente
MARIA MONGE.
Grazie! o cara Madonna. - Sento vivo il bisogno di far pubblica la mia gratitudine alla cara Ausiliatrice per due grazie ricevute. Nell'ottobre scorso fui colpita da polmonite con febbre altissima cui sopraggiunse un attacco di artrite al braccio destro che in breve restò paralizzato. Ricorsi con fede all'Aiuto dei Cristiani colla novena consigliata da Don Bosco Santo e dopo due mesi di ospedale potei dirmi guarita del tutto senza conseguenze di sorta.
Da parecchi mesi mi trovavo in gravi angustie e, fatto fiducioso ricorso a Maria Aus. e a S. Giovanni Bosco, con parecchie novene, ritrovai la serenità dello spirito e la gioia del cuore.
Australia, 1935.
PELAccHE AGNESE e fam.a.
Guarita da otite. - Da parecchi giorni la mia piccola Maria Teresa accusava un forte dolore agli orecchi. Condotta alla clinica e Gradenigo » fu immediatamente trattenuta per un pronto intervento chirurgico, trattandosi di otite acuta all'orecchio sinistro con minaccia di mastoidite. L'operazione praticata dal Primario ebbe ottimo esito, ma inattese complicazioni obbligarono la piccina alla degenza di circa un mese. Tornata a casa, il viale ricomparve dopo 4 mesi, mantenendosi, con alternative, fra le cure dei medici, per oltre un anno, ed un giorno si fece così violento che stimammo bene di riportarla al Primario del « Gradenigo ». Questi capì subito tutta la gravità e disse alla mamma di ricondurre la bambina l'indomani per una nuova operazione. La poverina ne fu spaventata e invece di tornare a casa, entrò nella chiesa di Maria Ausiliatrice ad implorare la grazia da Don Bosco. Giunta poi a casa, chiamò tutti gli altri bambini attorno al quadro di Don Bosco Santo, a pregare fervorosamente, mentre essa prometteva anche un'offerta per le missioni e la pubblicazione della grazia. Tornata alla clinica il mattino seguente ebbe il conforto della sua fede. Il professore, visitò e rivisitò la bambina, poi le domandò, sorpreso:
« Ma, senti un po': sei stata da Santa Rita? ».
« No -- rispose la mamma - siamo stati a trovare Don Bosco! ».
« È inutile allora che siate venuti da me; - conchiuse l'illustre Primario - perchè non trovo più nulla! ». Le fece un'ultima visita accurata e la rimandò felice. Mamma e bambina corsero a Maria Ausiliatrice a ringraziare Don Bosco. Sono passati ormai 15 mesi e la piccina non ha mai più sentito alcun male all'orecchio.
Torino, 3-III-1935.
LUIGI BoccHIOTTI Ex-allievo salesiano.
Guarito improvvisamente da dolori artritici. - Colpito da dolori artritici e trovandomi in condizioni gravissime di esaurimento anche a causa dell'assoluta immobilità, mi rivolsi a Don Bosco Santo.
Una sera, dopo una giornata molto agitata, mi fu consegnata da un mio giovane di Azione Cattolica una immaginetta del Santo, che deposta sul guanciale m'infuse tanta fiducia da farmi esclamare in presenza di tutti: « stanotte guarirò ».
A mezzanotte, dopo aver sognato la processione del Santo, mi svegliai di soprassalto ed accorgendomi di essere guarito, scesi subito dal letto con grande meraviglia di tutti.
In ringraziamento a Don Bosco Santo invio anche la mia modesta offerta.
Pozzo di Gotto, 1-2-1935.
Sac. CARMELO SALOMONE.
Guarita da bronco-polmonite. - La mia mamma, d'età avanzata, fu colpita da bronco polmonite influenzale. Ricorsi a S. Giovanni Bosco e dopo otto giorni di febbre altissima l'ammalata accennò a migliorare e dopo soli 6 giorni dacchè era sfebbrata incominciò ad alzarsi per qualche ora.
Non trovo parole capaci per esprimere tutta la mia riconoscenza a Maria SS. Aus. ed a Don Bosco Santo che si degnarono concedermi tanta grazia.
Scaldasole.
POLTRONERI CESARE.
Guarito da grave malore. - Nel maggio del 1934 mio papà si ammalò improvvisamente e nel giugno si temeva di perderlo da un istante all'altro. Feci fiducioso ricorso alla Vergine Ausiliatrice e a S. Giovanni Bosco ed ecco che il caro infermo migliorò in modo insperato e dopo pochi giorni potè uscire di casa.
Randazzo.
Lo GIUDICE CELESTINA.
Guarita da influenza e bronco polmonite. Nel gennaio del 1934 la nostra cara piccina era colpita da influenza che poi si complicava con bronco polmonite. A nulla valevano le nostre cure e le visite d'un bravo dottore: la piccola s'avviava alla morte. Possedendo una immagine di Maria Aus. e di Don Bosco Santo cominciammo una fervorosa novena, ed ecco che al sesto giorno la malatina, ch'era ormai entrata in agonia, riapre gli occhi e ci sorride! Eterna sarà la nostra gratitudine ai nostri intercessori ai quali mandiamo l'offerta promessa.
Martres de Vezre (Francia).
Famiglia CULpo.
A. V. per essere stata liberata da improvviso e grave malore che minacciava la vita.
Castagna Maria (Frossasco) per guarigione da morbillo con commozione cerebrale.
Favaro Simone (Torino) per il sicuro ristabilimento del babbo da bronco-polmonite e febbri malariche che facevano temere la tubercolosi.
Contessa Laura Chionio Trotti (Torino) per ottenuta guarigione, implorando anche quella del suo consorte.
Olimpia Illengo per grazia ricevuta.
Gemma S. Abate-Daga (Cavoretto) pel felice esito di una operazione e scongiurato pericolo di un'altra.
Annunziata M. in B. per guarigione sua e della figlia, per scongiurata influenza sua e del marito, per la protezione di due figli e per varie altre grazie.
N. N. per la grazia concessa a persona cara.
Rosa Rossi, insegnante in Ovada, riconoscente alla potente Ausiliatrice e al suo grande apostolo San Giovanni Bosco per l'ottenuta guarigione della sorella, invia l'offerta promessa, nella fiducia di ottenere altre grazie importanti per sè e per le persone che si rivolgono per il suo tramite alla Madonna di Don Bosco Santo. Intende pure ringraziare pubblicamente la Vergine Santa delle moltissime altre grazie già ottenute e per le quali avesse promesso la pubblicazione sul Bollettino Salesiano.
La famiglia Pennisi di S. Giovanni di Giarre, per una grazia segnalata.
N. N. con devota e filiale riconoscenza rende grazie alla SS. Vergine Ausiliatrice che in replicate e difficili contingenze è stata larga della sua protezione e dei suoi favori a me ed alla mia famiglia, pregandola a volerle continuare la sua materna assistenza.
Ci salva da certa morte. Il giorno 24 maggio 1934 ero di ritorno, in automobile, da Tucumàn (Rep. Argentina) in compagnia di vari amici. Sembrava che il viaggio dovesse effettuarsi senza incidenti di sorta quando, improvvisamente, la macchina cominciò a sbandare a sinistra... Mio fratello, che ne era il conduttore, fece ogni sforzo per rimetterla sulla retta via ma non ci riuscí. Vidi con terrore che le due ruote di sinistra erano completamente fuori strada: sicchè la macchina stava per ruzzolare giù dalla scarpata. Nel grave e imminente pericolo io gridai: «Maria Ausiliatrice salvateci! » L'automobile, come guidata da mano invisibile, si rimise sulla carreggiata, e noi tutti, grazie alla bontà della Madonna di S. Giovanni Bosco, fummo salvi. Riconoscente faccio offerta per l'erigendo altare a Don Bosco e invoco continua protezione.
OTTONELLo GIACOMO.
Il 2 giugno 1935 ricorre il centenario della nascita di Pio X. A Riese sua patria si sta allestendo un museo che raccolga i suoi preziosi cimelii e un monumento degno di Lui. In Italia poi ed all'Estero è un vero entusiasmo per concorrere ai festeggiamenti, già in qualche luogo iniziati, per la fausta circostanza.
A rendere anche noi omaggio alla memoria del Santo Pontefice preferiamo accostarlo al nostro Santo Don Bosco in quelle che furono per ambedue le più importanti operosità, il Catechismo cioè, e l'Eucaristia.
Essi vissero in un'epoca in cui più che di discorsi elevati, i quali difficilmente impressionano anche gli uomini colti, c'era bisogno di dissodare il terreno arido dell'ignoranza religiosa, ciò che non si poteva fare se non gettando la buona semente del Catechismo.
Tutti sappiamo come Don Bosco l'abbia zelato fin da bambino così da parere quasi una sua seconda natura. Il Moglia lo sorprese col Catechismo in mano mentre conduceva l'armento ai pascoli; nell'inverno sul fienile, seduto sopra un mucchio più alto lo insegnava ai suoi coetanei; l'inizio della sua grande opera fu l'insegnamento del Catechismo a Bartolomeo Garelli, e poi nella, sacrestia di San Francesco ad altri birichini, specialmente nella quaresima. Acquistata poi la tettoia Pinardi e stabilita l'opera sua, la sua prima premura fu l'organizzazione delle scuole di Catechismo che nel suo programma educativo hanno un primato indiscusso. Visitando ogni settimana, compiacenti i Direttori, parecchie scuole secondarie della città, trovava modo di spiegare e commentare il Catechismo; e dal 1846 al 1866 soleva radunare i suoi chierici e maestri per farne emergere l'importanza somma e per istruirli sul modo più efficace di insegnarlo. Compilò pure e fece stampare con l'approva rione ecclesiastica il « Breve Catechismo » ad uso dei fanciulli della diocesi di Torino.
Il suo zelo fu perciò ammirato in modo speciale da distinti titolati personaggi del laicato, i quali si prestarono nobilmente a coadiuvarlo e furono i primi catechisti del suo Oratorio.
* * *
Nè meno si adoperò Pio X a diffondere il Catechismo fin dai primordi del Sacerdozio: esso rimase sempre il suo centro di azione. Parroco ed arciprete lo sminuzzava ai bambini e perchè non mancassero alla frequenza, si associava ai loro giuochi infantili. Agli adulti in chiesa e fuori inculcava lo studio del Catechismo di cui si faceva loro maestro, non soltanto colla spiegazione del Vangelo, ma in altri modi e specialmente colla istituzione di una ben regolata e disciplinata
scuola della Dottrina Cristiana, della quale celebrava ogni anno la festa con tutta solennità per aumentare così il concorso. Nè tralasciava di comparire assai spesso nelle scuole comunali, ove interrogava, fuori programma, ed istruiva sul catechismo. Portato alla predicazione familiare, fu tra i primi in adottare i catechismi a dialogo, i quali attiravano anche turbe di fedeli delle parrocchie limitrofe, così che alcuni parroci se ne lamentarono presso il Vescovo, il quale non trovò di dar loro maggior soddisfazione che eccitandoli a seguire quanto faceva l'arciprete di Salzano.
« Piuttosto che mancar al Catechismo, mancate al vespero » ripeteva ai parrocchiani.
Quanto poi alla sua attività in proposito, da vescovo presso il Clero e particolarmente nelle visito pastorali, tutti sanno; come pure della riforma che da Papa portò al Catechismo, e al gesto magnifico dell'invito al Vaticano di quanti romani e forestieri lo volessero per udire là, nel cortile della Pigna, la spiegazione del Vangelo che Egli, Vicario allora di Cristo, faceva nelle domeniche; cosa che non si riscontra che nei tempi apostolici.
Con sue lettere a Vescovi e Cardinali, con Motu Propri, Decreti, Encicliche provvide ed impose l'istruzione religiosa periodica nelle parrocchie delle città per fanciulli, per adulti, per studenti di scuole superiori e delle Università, dettando norme particolari e precise.
E veramente apostoli del Catechismo sono a considerarsi Pio X e Don Bosco. Fondati sul vero e sacrosanto principio di S. Paolo « La fede dall'udito e l'udito dalla parola di Cristo » posero ogni cura anzitutto nell'istruzione religiosa dei giovanetti e del popolo. Erano consci che il giusto apprezzamento delle cose deriva anzitutto dalla conoscenza perfetta di esse e che non si può dare vita cristiana senza la cognizione dei precetti e della dottrina che la disciplinano.
E apostoli furono pure dell'Eucarestia.
Sarebbe ozioso ricercare qui fatti sulla accalorata sollecitudine di Don Bosco per la frequenza della Santa Comunione. Seminarista a Chieri, la faceva nella chiesa di San Filippo quasi nascostamente perchè allora non si permetteva che una volta alla settimana o meno, mentre egli dichiarava di ottenerne tale effetto da poterla chiamare il più efficace alimento della sua vocazione.
Ai seminaristi di Mirabello scriveva il 20 dicembre 1863 « La frequente Comunione è la grande colonna che tiene su il mondo morale e materiale affinchè non cada in rovina ». Ne infervorava i suoi ragazzi così che vi si accostavano spontaneamente assai spesso e parecchi ogni giorno; ciò che assicurava la moralità dell'Istituto. In una buona notte del 20 giugno 1864 diceva loro essere la Comunione una delle ali per la perfezione, e soggiungeva: « Sarei disposto per ottenere questo (la frequenza) a strisciare colla lingua per terra fino a Superga. È uno sproposito, ma io sarei disposto a farlo: la mia lingua andrebbe a pezzi, ma importa niente; io allora avrei tanti giovani santi ».
Fu sua davvero la gloria di aver così abituato fin dall'inizio dell'Oratorio i figli del popolo alla frequente Comunione.
E non si accontentò di inculcarla ad essi, ma aa tutti specie nelle sue molteplici predicazioni. Coi sacerdoti poi dell'Oratorio e dei Seminari insisteva che non tralasciassero occasione, in tridui, novene, quaresimali, conferenze e nel confessionale di parlarne ai fedeli e di animarli alla frequenza.
Fondava poi associazioni e compagnie aventi per iscopo di zelare la Comunione frequente, e componeva e pubblicava al medesimo fine a migliaia opuscoletti che faceva disseminare nel popolo.
Veniva così paralizzando gli effetti funesti del Giansenismo seguendo il magistero della Chiesa, il Conciclio di Trento, i Santi Padri, tra cui S. Agostino, S. Alfonso nonchè Tertulliano, il Cafasso e il Cottolengo, i quali due ultimi formavano in Piemonte con Don Bosco la triade provvidenziale dell'Apostolato Eucaristico. « Bisogna - ripeteva - che il Signore prenda possesso del cuore dei giovanetti prima che vengano guasti dal peccato ».
Si vuole che Don Fusarini arciprete di Riese dicesse che Giuseppe Sarto nel giorno della sua prima Comunione prese un cuore elevato e saldo e che Dio gli infuse il bisogno del sacrificio e dell'amore.
Ebbe anche lui, mi si permetta la frase, un cuore Eucaristico, aperto in tutta la vita al culto del Sacramento. A dimostrarlo coi fatti ci vorrebbe un volume. Accontentiamoci di accennare al grande congresso Eucaristico di Venezia che fu tra i primissimi, da lui voluto ed organizzato; al decreto 2o dicembre 1905 sulla Comunione frequente e quotidiana, il quale fu la risurrezione di Gesù Cristo nelle anime, chè mai si vide affollato il banchetto Eucaristico come da che detto decreto fu pubblicato e spiegato al popolo.
Particolare degno di nota: i principali argomenti di esso sono quelli medesimi che Don Bosco opponeva già ai suoi contradditori.
Cooperò pure agli altri Congressi Eucaristici, specie di Catania, Roma, Metz, Londra e Colonia. Nè possiamo tacere dell'altro decreto 8 agosto 1910 sulla Comunione ai bambini e ai poveri inferni; col quale apportò agli innocenti e ai sofferenti, sua delizia, la luce e il sorriso di Dio.
* * *
Il Sarto conobbe Don Bosco e le sue Opere. Quando nel novembre 1895 il nostro compianto
Don Trione tenne una conferenza a S. Salvatore in Venezia, il Patriarca Sarto vi intervenne e prese la parola per raccomandare le Missioni Salesiane. Il 12 agosto 1896 scriveva al Venerando Don Rua eccitandolo alla pubblicazione sollecita della vita di Don Bosco: « di questo pacifico Apostolo dei nostri dì ». L'aveva già conosciuto personalmente quando, canonico di Treviso, recatosi a Torino, fu trattenuto da lui a pranzo.
Che il nostro amato Padre e Fondatore sul cui capo rifulge l'aureola della Santità, ottenga dal Signore che il centenario della nascita di Pio X serva a cingere anche la sua fronte della stessa corona.
Miei cari amici,
vi voleva tanto bene il compianto Don Giulivo che, chiamato dal Signore al premio eterno, non ha voluto troncare l'apostolato della sua buona parola mensile, che da tanti anni aveva intrapreso con tanta gioia e profitto dell'anima vostra. Non potendo però egli scrivervi personalmente, perchè questa povera terra non è ancora riuscita ad allacciare nessun servizio aereo col Paradiso, ha pensato bene di incaricare un suo confratello un po' più giovane di interpretare il suo pensiero e di trasmettervelo ogni mese a nome suo. Io ho raccolto con trepidazione la cara eredità, a patto che egli mi cedesse almeno il prestigio della sua firma, ed, ottenutolo formalmente, eccomi a voi in questo bel mese di giugno che si può dire il mese del Sacro Cuore ed il mese del Papa, per richiamare la vostra attenzione e la vostra venerazione sulla figura dei due martiri della fede cui il Santo Padre Pio XI ha imposto il 19 maggio u. c., la corona della gloria suprema colla canonizzazione, voglio dire il Card. Fisher, Vescovo di Rochester e Tommaso More, gran Cancelliere del Regno d'Inghilterra. Sono i più insigni tra i fedeli che resistettero all'empietà del re Enrico VIII, che nel secolo XVI strappò l'Inghilterra dal cuore della Chiesa, formando una chiesa scismatica di cui non arrossì di proclamarsi capo mentre dava lo scandalo clamoroso di abbominevole disonestà. Perseguitati e gettati in carcere, salirono serenamente il patibolo pregando e perdonando all'iniquo sovrano, e protestando fino all'ultimo la loro fedeltà alla Chiesa Cattolica ed al Vicario di Cristo. Ne leggerete la vita in un bel fascicolo delle Letture Cattoliche che sta per uscire.
Intanto preparatevi a far festa anche voi ai due Martiri invitti che dalla gloria degli altari proiettano sul mondo la luce di tanto eroismo per ravvivare nei nostri cuori la devozione e l'attaccamento alla Cattedra infallibile di Pietro, che è l'unica Cattedra di Cristo. E sul loro esempio accrescete nel vostro cuore la fiducia e l'amore al Vicario di Cristo, offrendovi generosamente per quell'Azione Cattolica che è tanto necessaria per la salvezza della fede dagli errori dei nostri tempi.
Il Signore vi benedica.
Vostro aff.mo DON GIULIVO.
CHIERI-VILLA MOGLIA. - L'amena collina che ospita i nostri Ascritti si è animata di insolita vita il 24 giugno 1934 per la festa di Don Bosco Santo, preparata da un triduo predicato dal salesiano Don Donà. S. E. Mons. Coppo, vescovo salesiano, celebrò la Messa della Comunione generale, assistette al pontificale di Mons. Rho, arciprete del Duomo di Chieri, e tenne l'omelia sul Santo. Nel pomeriggio, presenti le autorità religiose ed il Podestà di Chieri, l'Economo Generale Don Giraudi inaugurò con un magnifico discorso un grazioso monumento al Santo; quindi la folla si ordinò per la processione che si svolse suggestiva pei colli pittoreschi. La benedizione impartita da S. E. Mons. Coppo ed una riuscitissima accademia organizzata dai nostri chierici chiusero l'indimenticabile giornata.
GENOVA-SAMPIERDARENA. - Si è affrettata a celebrare la festa di Don Bosco Santo nello stesso :pese della Canonizzazione, dal 12 al 23 aprile 1934.
Aperse il ciclo l'Em.mo Card. Arcivescovo Carlo Dalmazio Minoretti, il quale benedisse, nella chiesa parrocchiale salesiana di S. Gaetano, un bellissimo quadro del Santo e celebrò la Messa della Comunione generale per gli Istituti salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice della città, cui rivolse toccanti parole illustrando i tre amori caratteristici di Don Bosco a Gesù Sacramentato, a Maria Ausiliatrice ed alla Chiesa. In mattinata S. Eminenza si degnò ancora di presiedere il convegno dei Decurioni dei Cooperatori salesiani, chiudendo le discussioni dei vari temi con un elevato discorso sullo spirito del Santo.
Nel pomeriggio l'Aula Magna della R. Scuola Lambruschini accolse una eletta di insegnanti alla commemorazione ufficiale del Santo educatore, tenuta con vera competenza dall'ex-allievo prof. Pochettino, Preside del R. Liceo Manzoni di Milano. Le alunne dell'Istituto Magistrale e quelle dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice allietarono la commemorazione con ottime esecuzioni musicali. A sera, Don Fasulo prospettò al popolo la figura di Doti Bosco con una serie di proiezioni applauditissime. Il 13 aprile si iniziò la novena predicata in San Gaetano dai RR. Don Secondo, Don Pestarino e Mons. Sanguineti.
Si alternarono nelle principali funzioni i RR. Monsignori Molfino, Fossati, Reverdini, Re, Fontana, Lizza, Piana, Sanguineti, Canessa, Don Raffetto, Don Schiappacasse, Don Olcese, Don Frati e Don Traverso, i quali rivolsero ai fedeli appropriati fervorini. La vigilia celebrò S. E. Mons. De Amicis, Ausiliare dell'Em.mo Card. Arcivescovo. La festa fu un apoteosi nel pieno senso della parola.
L'alba eucaristica segnò quasi tremila Comunioni. Affollatissimo il tempio alle Messe degli Ecc.mi Mons. Sosa Gaona, salesiano, vescovo di Concepción (Paraguay) e Mons. Tibiletti, Ausiliare di Corrientes (Argentina). Tenne il solenne pontificale S. E. Mons. Guerra, arcivescovo salesiano, con assistenza degli Ecc.mi Vescovi e dell'Abate di S. Matteo. Presenti illustri personalità e rappresentanze, associazioni ed organizzazioni. L'omelia di Mons. Guerra fu una affettuosa rievocazione del Santo che l'aveva accolto fanciullo nei suoi Collegi e l'aveva guadagnato alla famiglia salesiana. La schola cantorum dell'Istituto svolse un magnifico programma. La pioggia impedì la processione. Le feste si chiusero quindi coi Vespri pontificati da S. E. Mons. Guerra, col panegirico detto da Mons. Sanguineti e colla eucaristica Benedizione. Degna corona, il convegno degli ex-allievi, lunedí 23 aprile, che raccolse nel vetusto Collegio salesiano i figli affezionati ad una giornata di santo entusiasmo. Parlarono il comm. Alpino, il prof. Fazio, il direttore D. Savarè e chiuse l'adunanza S. E. Mons. Sosa.
A sera, l'avv. comm. Felice Masera tenne la commemorazione civile alla presenza di S. E. Mons. Tibiletti, dell'Ispettore D. Antoniol, personalità e rappresentanze che gremivano colla folla il teatro salesiano.
IVREA, che ospita il più fiorente Istituto missionario, intitolato al nome dell'intrepido Card. Cagliero, per lo zelo del Vescovo diocesano, S. E. Mons. Filipello, concittadino del Santo, ha tributato a Don Bosco tutta la sua venerazione con un triduo solenne in Cattedrale, dal 19 al 22 aprile dell'anno scorso. Predicò il P. Pianzola, degli Oblati di M. I., e i bimbi delle scuole elementari della città e dei paesi vicini si alternarono con quelli delle scuole medie ad onorare il santo Educatore. Il Teatro « Giacosa » aperse, la vigilia, i suoi battenti per la commemorazione civile tenuta dall'avv. comm. Masera, alla presenza delle autorità e di elettissimo pubblico. La festa ebbe epilogo grandioso non ostante la pioggia con una mattinata eucaristica, col pontificale di S. E. Mons. Filipello e l'omelia di S. E. Mons. Imberti, vescovo di Aosta. Nel pomeriggio, la folla infervorata sfidò anche il maltempo con una processione imponente che, attraverso la città, raggiunse l'Istituto Salesiano ove la grande giornata si chiuse con entusiaste allocuzioni del Parroco di Montalto e del Direttore della Casa, e la benedizione impartita da Mons. Mathias.
LODI è certo una delle città, che pur non avendo alcuna Opera salesiana, vive più intensamente lo spirito di Don Bosco e nutre pel santo la più viva divozione. La sacra fiamma si alimenta nell'Oratorio San Luigi e raggiunge il cuore di tutti i cittadini, i quali hanno dato la prova più eloquente del loro affetto e della loro venerazione durante i solenni festeggiamenti del novembre scorso.
Anima di tutto, gli Ex-allievi ed i Cooperatori.
Un Senatore del Regno, l'on. Cappa, ha aperto il ciclo colla commemorazione civile, al teatro Verdi, gremito di autorità, personalità e pubblico elettissimo, il giorno 6. La sera del giorno seguente tutto l'Oratorio colle sue associazioni di grandi e di piccoli, colla sua banda ed i suoi canti, fu mobilitato pel grandioso corteo che trasportò in Cattedrale la statua del Santo eseguita in Val Gardena. L'entusiasmo fu tanto che s'impose persino alla pioggia, la quale, dopo avere imperversato tutto il giorno, cessò proprio all'ora della cerimonia. Le funzioni religiose del triduo cominciarono colla consacrazione della Cappella e dell'altare del Santo compiuta da S. E. Mons. Vescovo nella chiesa dell'Oratorio. In cattedrale tenne il pulpito il salesiano dott. D. Guido Borra, infervorando mirabilmente una moltitudine di fedeli che accorse sollecita fin dalla prima sera del triduo. Commoventi le funzioni del venerdì mattino e del sabato mattino in cui convennero successivamente al Duomo gli alunni e le alunne delle Scuole Elementari e delle Scuole Medie della città ad offrire l'omaggio della giovinezza studentesca al santo Educatore. Celebrò pei primi D. Borra, e pei secondi S. E. Mons. Vescovo Calchi Novati. Preparata con tanto fervore, la festa ebbe un successo trionfale. A tutte le sante Messe, Comunioni generali di giovani, di popolo, di associazioni cattoliche. Al solennissimo pontificale di S. E. Mons. Vescovo intervennero ufficialmente autorità e rappresentanze in gran numero. Prestò servizio la schola cantorum di S. Angelo Lodigiano La processione finale fu un'apoteosi. Col Vescovo e le autorità intervenne tutta la cittadinanza e numerosi fedeli dai paesi vicini. La banda municipale alternava con quella degli Orfanelli, di Borgo Littorio e di Caselle Lurani, l'accompagnamento degli inni e dei canti. Cinquanta vessilli garrivano al cielo. La processione sfociò all'Oratorio S. Luigi. Nell'immenso cortile Mons. Vescovo chiuse il trionfo di Don Bosco colla sua paterna parola e colla eucaristica Benedizione. Grazioso epilogo, due giorni dopo, la serata offerta dall'Associazione Studenti al Teatro Verdi con ottime rappresentazioni.
RAVENNA ha vissuto giornate indimenticabili nella gloria di Don Bosco Santo dal 15 al 18 no vembre. La vetusta Basilica di Sant'Apollinare Nuova, inondata di luce e fragrante di fiori, si gremì successivamente dei fedeli delle diverse parrocchie cittadine, delle scolaresche, delle associazioni, di giovani e di popolo alle varie funzioni del triduo celebrate da Ecc.mi Vescovi. Ma la gran piena era alla sera alla smagliante predicazione di S. E. Mons. Cesare Boccoleri, vescovo di Terni e Narni, il quale celebrò poi la Messa della Comunione generale il giorno della festa e tenne l'omelia al solenne pontificale di S. E. Mons. ArcivescovoPrincipe Antonio Lega. Tutte le Autorità civili, politiche e utilitari si fecero un onore di intervenire personalmente, coi Canonici, il Collegio dei Parroci, il Seminario e larghe rappresentanze di tutti gli Ordini religiosi. La celebre schola cantorum dell'Oratorio arcivescovile eseguì la Messa del Refice con una perfezione incantevole. Nel pomeriggio tutta la città partecipò alla solenne processione, resa più imponente dall'intervento delle LL. EE. RR. Mons. Arcivescovo, Mons. Boccoleri e Mons. Pallaroni, vescovo di Sarsina, dalle Autorità, Cooperatori, Istituti ed Associazioni religiose e patriottiche e rappresentanze anche dei paesi vicini. Gli Exallievi portavano il quadro, e le bande musicali accompagnavano la gioia della moltitudine osannante. Mons. Arcivescovo benedisse il popolo sul piazzale colla Reliquia del Santo e, dopo una vibrante allocuzione del can. Busacchi intonò il Te Deum chiudendo le feste colla benedizione eucaristica.
TREVIGLIO. - « In un'atmosfera vibrante del più vivo entusiasmo, Treviglio ha dato tutto quanto può la sua fede » per la feste di Don Bosco Santo. Così ha scritto il Popolo Cattolico e ha detto la semplice verità. Iniziate coll'ordinazione sacerdotale di due figli di Don Bosco, e con solenni funzioni il giorno dell'Ascensione, si svolsero nella magnifica Collegiata di San Martino tra un crescendo di entusiasmo infervorato dalla parola di S. E. Mons. Olivares, salesiano, Vescovo di Nepi e Sutri, che tenne il pulpito per tutto il triduo e celebrò la Messa dei giovani il sabato 12 maggio. Fra le funzioni religiose s'inserirono opportunamente la commemorazione civile affidata all'eloquenza dell'avv. Camillo Corsanego che parlò nel Collegio Salesiano alla presenza del Vescovo, di tutte le Autorità e di immensa folla; e la conferenza missionaria di Mons. Mathias che interessò mirabilmente i giovani di tutte le scuole alla missione salesiana dell'Assam. La domenica, fu un trionfo eucaristico fin dalle prime ore: una seconda Pasqua. Vere piene a tutte le Messe, ma specialmente a quelle del Prevosto Mons. Bignamini e di Mons. Mathias. Magnifico il pontificale di S. E. Mons. Olivares alla presenza di tutte le Autorità politiche, civili e militari. Disse il panegirico Mons. Mathias. Degna corona la processione del pomeriggio cui parteciparono, colle varie autorità cittadine, associazioni ed organizzazioni religiose e patriottiche, circa 300 Confratelli del SS. Sacramento convenuti dai paesi vicini, con una folla innumerevole osannante al Santo. Chiuse la festa il Te Deum, la benedizione eucaristica ed il concerto della banda cittadina la quale aveva rallegrato tutto il percorso alternandosi colle bande di Fara d'Adda, di Brignano, di Calvenzano. e dell'Oratorio S. Carlo,
VENEZIA fu una delle prime città a celebrare le feste per la Canonizzazione di Don Bosco e vi ha profuso tutto lo splendore della sua pietà. La magnifica chiesa del SS. Salvatore fu il centro delle grandi funzioni coronate dal pontificale dell'Em.mo Card. Patriarca. Prima però del triduo ufficiale, dal 24 al 26 aprile, sei tridui contemporanei prepararono intensamente la popolazione a San Pietro in Castello, ai Ss. Apostoli, al Carmine, a S. Alvise, al Lido e a Mestre. Il 27, la chiesa del SS. Salvatore sfoggiava tutto lo sfarzo dei suoi damaschi, dei suoi fiori e dei suoi ceri. Alla lunetta d'ingresso si leggeva: Venezia festante - rechi i fiori più belli - innalzi le preghiere più ardenti - consacri all'apostolo della gioventù - San Giovanni Bosco - le giovinezze pure e forti che sorgono - per il trionfo della Religione - per la grandezza della Patria. Dopo la Messa prelatizia di Mons. Giuseppe dei Conti Sanfermo, per la Comunione generale degli Istituti femminili, tenne solenne pontificale S. E. Mons. Comin, salesiano, Vicario Apostolico di Mendez e Gualaquiza (Equatore), tessendo in una affettuosa omelia il primo panegirico del Santo. Alla sera la folla gremì nuovamente il tempio per udire la parola del Provinciale dei Carmelitani Scalzi, P. Ferdinando, e per la benedizione impartita da Mores. Cottin. La schola cantorum dell'Istituto « Coletti » e quella del « Leone XIII » si divisero il programma musicale per tutto il triduo e la banda del « Coletti » tenne ogni sera ottimi concerti.
Il 28, celebrò Messa prelatizia l'Abate dei Mechitariti Mons. Aucher per la Comunione generale degli Istituti maschili. Al pontificale del Vescovo Ausiliare S. E. Mons. Jeremich assistettero anche numerose rappresentanze degli Istituti medi cittadini. La sera disse il panegirico Mons. Spanio e diede la benedizione Mons. Ambrosi.
Il 29 fu la grande giornata, aperta da Comunioni generali e da ammirabile fervore.
Mons. Racchello, Arciprete di San Marco, celebrò la Messa per i Cooperatori e le Cooperatrici salesiane, per gli Ex-allievi e per le Associazioni di Azione Cattolica. Alle 10, presenti tutte le Autorità, civili, politiche e militari le rappresentanze degli Ordini religiosi, un gruppo dei Cavalieri Mercedari del Veneto col Gran Balì, Associazioni e Istituti religiosi e patriottici, e folla immensa, fece il solenne ingresso S. Eminenza il Card. Patriarca Pietro La Fontaine per il pontificale che si svolse in tutta la maestà del rito fra ondate di commozione e di entusiasmo. Al Vangelo, S. Eminenza, con quell'oratoria che gli è propria, analizzò in una splendida omelia la costituzione spirituale di S. Giovanni Bosco, partendo dalle quattro divozioni che egli ebbe più care: a Gesù Sacramentato, a Maria SS. Ausiliatrice, a S. Giuseppe ed a S. Francesco di Sales. La Gazzetta di Venezia. ha scritto che « a memoria d'uomo non si ricorda un così imponente concorso di popolo » come quello che si vide al pomeriggio per la funzione di chiusura. Tenne il panegirico finale Mons. Zinato e S. Eminenza cantò il Te Deum ed impartí la benedizione eucaristica. All'uscita fu applauditissimo l'inno a Don Bosco Santo, egregiamente eseguito dagli alunni dei due Istituti Salesiani, in Campo San Salvador. Ricordo delle feste e arra di benedizioni per la zona più bisognosa della città, rimane una graziosa cappella alle « Casermette », voluta dal Duca di Genova e dall'Ammiraglio Conte Ponza di San Martino per la cura spirituale di quella popolazione, e dall'Em.mo Card. Patriarca benedetta solennemente il 2o aprile e dedicata a San Giovanni Bosco.
ARGENTINA: MENDOZA. Gli Italiani proclamano S. Giovanni Bosco patrono della loro collettività. - I nostri fratelli emigrati a Mendoza (Argentina) non si sono accontentati di celebrare una festa per la Canonizzazione di Don Bosco; ma hanno voluto suscitare nella numerosa collettività, che conta alcune migliaia di Italiani o figli di Italiani, un'affettuosa e fervida divozione che leghi per sempre i loro cuori a quello del grande Santo. In una indimenticabile giornata vibrante di entusiasmo religioso e patriottico, l' 11 novembre 1934, LIX anniversario della prima spedizione dei missionari salesiani in Argentina, si sono messi sotto la speciale protezione di Don Bosco proclamandolo loro patrono.
Il mattino, si raccolsero nell'ampio cortile dell'Istituto salesiano, trasformato in cappella, ed assistettero alla messa pontificale celebrata da Mons. Tofanelli, Prot. Ap. della Cattedrale di Lucca, il quale al vangelo pronunciò un magnifico discorso in lode del nuovo Santo. Intervenne ufficialmente il R. Console d'Italia cav. Laorca con tutte le autorità della Colonia e le organizzazioni religiose e patriottiche, con rappresentanze di tutti i dipartimenti della provincia. Fecero servizio d'onore le squadre dei Boys Scouts », e la banda e la fanfara del Collegio salutarono con gli inni nazionali le autorità. Al termine della Messa Mons. Tofanelli ha consacrato solennemente a S. Giovanni Bosco tutti i bambini e le bambine, figli di Italiani di Mendoza, nonchè tutti i cittadini e le famiglie italiane. Quindi benedisse le medaglie commemorative della cerimonia recanti l'effigie del Santo e la fausta data, che furono distribuite a tutti i presenti. La cerimonia si chiuse col canto del Te Deum e la Benedizione eucaristica. L'ora del pranzo raccolse ad agape fraterna nello stesso Collegio numerose personalità attorno a Mons. Tofanelli e al Direttore salesiano. Poi la grande giornata si chiuse la sera nel Teatro Independencia, gremitissimo, colla commemorazione civile del Santo, e la, proclamazione ufficiale a Patrono della collettività.
Sul palco troneggiava un grande ritratto a olio di Don Bosco, sormontato dallo stemma d'Italia e racchiuso in una splendida cornice di bellissimi fiori freschi. Dall'alto del quadro scendevano lunghi festoni di fiori sorretti da bambini e bambine bianco vestiti. Due graziose bambine alate sostenevano ai piedi del quadro lo stemma papale. Prestavano servizio d'onore due squadre di « Boys Scouts » e facevano corona all'effigie del Santo, i vessilli delle varie Associazioni italiane. Preceduta dalla esecuzione delle migliori pagine di musica verdiana, la cerimonia si svolse con crescente entusiasmo. Nel presentare l'oratore ufficiale, uno degli organizzatori ha sottolineato la ragione della scelta di Don Bosco a loro patrono:
Abbiamo voluto San Giovanni Bosco - ha detto - perchè Egli in vita, dopo i fanciulli, ha amato più di tutti gli emigranti, che lasciano il sacro suolo della Patria, per recarsi nei più lontani paesi a portarvi il contributo del loro braccio e della loro intelligenza.
Abbiamo voluto nostro Protettore Don Bosco, perchè quando egli dal porto della superba Genova congedava i suoi Missionari. che partivano per i più lontani paesi, raccomandava loro di andare a propagare la gloria di Dio, a educare e istruire i fanciulli, ara anche a cercare i nostri fratelli emigrati, ad avvicinarli, amarli, proteggerli, essere, insomma, per loro fratelli e padri.
La magnifica orazione di Mons. Tofanelli fu salutata da un subisso di applausi; poi l'orchestra composta di 4o professori e la corale, di 12o elementi, continuarono lo svolgimento del programma.
Proprio LIX anni prima, lo stesso giorno, Don Bosco riandava i primi Salesiani in Argentina raccomandando loro, con accenti di vivissima commozione, i nostri emigrati. La riconoscenza dei nostri fratelli non poteva dare più solenne risposta al l'affetto del Padre.
CALIFORNIA: LOS ANGELES. - In California, dove i Salesiani lavorano indefessamente da quasi 4o anni tra gli emigrati italiani, insieme con la divozione a Maria Ausiliatrice ha preso rapido sviluppo anche quella di San G. Bosco.
Nella città di Los Angeles che conta oltre un milione e mezzo di abitanti, non è facile radunare tutti i quindici mila italiani sparsi un po' per tutto. Tuttavia il loro contatto coi Salesiani s'è agevolato assai e dà frutti consolanti. Numerosi accorrono alla vetusta chiesa di San Patrizio ove sorge, per ora, un altarino provvisorio su cui campeggia una grande statua di Don Bosco. Nelle visite agli ammalati, tutti domandano insistentemente, dopo la Benedizione di Maria Aus., anche il bacio della Reliquia di Don Bosco.
L'entusiasmo dei nostri cari connazionali avrebbe voluto commemorare assai prima l'esaltazione del Padre al sommo onore degli altari, ma l'assenza del Vescovo diocesano, che era venuto a Roma, consigliò di differirla fino al 31 gennaio u. sc.
Il Triduo solenne fu predicato dal salesiano Don Federico Barni che non solo conobbe il Santo, ma da Lui ricevette la veste chiericale e nelle sue piani ebbe la fortuna di emettere la professione religiosa.
La celebrazione fu coronata da una Messa solenne con assistenza Pontificale di Sua Ecc. Mons. Giovanni Cantwell Vescovo diocesano. Celebrò il parroco della vicina Wilmington, grande ammiratore dei Salesiani, mons. Schiapparelli, il quale da giovanetto ebbe la ventura di incontrarsi con Don Bosco nella nativa Biella, ove il Santo erasi recato in una delle sue apostoliche escursioni. Diacono alla messa fu il venerando Sacerdote Don Giovanni Rossi, delle Missioni di Milano, alunno all'Ora torio di Torino quando viveva ancora il Santo.
Assistette S. Ecc. il Marchese della Rosa, Vice Console del Regio Governo nella vasta metropoli.
Oltre il popolo che gremiva la grande chiesa, numerosa la rappresentanza del clero secolare e regolare della città e dintorni come pure quella delle molteplici comunità femminili.
EQUATORE - EL PAN. - Anche nella Parrocchia di El Pan, sperduta tra le Ande maestose, Don Bosco trionfò l'8 settembre 1934, con una festa che, a memoria d'uomo, non ebbe pari. Contribuì alla grandiosità della manifestazione, la presenza dell'Ecc.mo Ordinario, Mons. Daniele Hermida, il quale fu lieto di constatare il fervore eucaristico che suscita attorno a sè l'Apostolo di Gesù Sacramentato e di Maria Ausiliatrice.
Il triduo solenne, predicato dal Provicario delle
Missioni tra i Kivaros, D. Albino del Curto, preparò gli animi ad uno spettacolo di fede senza precedenti. Lo stesso Ecc.mo Vescovo tenne il panegirico.
Per la circostanza fu benedetto il nuovo altare e il quadro del Santo, pregevole opera dell'artista Casalese, Sig. Aceto Giuseppe.
La nota caratteristica della festa, com'era da aspettarselo, la diedero i bambini, che, dopo aver sostenuto in numero di 700 e più con brio e coraggio una riuscitissinnva gara catechistica, fecero al loro Santo una vera corte d'onore tutto il giorno. E fu cosa nuova e commovente sentire le loro voci argentine mescolarsi per la prima volta alle voci robuste dei Filosofi Salesiani di Cuenca, venuti al
Pan per l'occasione a cantare la Messa a 2 voci dispari del M.o Vicari, l'Ecce Sacerdos del Clementoni, a 3 voci, e mottetti e lodi che diedero l'illusione di essere in una gran Cattedrale.
BRASILE: CAMPINAS. - Preparata da un solennissimo triduo tenuto nella Cattedrale, dal 14 al 16 giugno, da tre distinti oratori, il can. Salim, Mons. Loschi, curato della Cattedrale, e Mons. De Moura Vicario generale, la festa culminò col pontificale di S. E. Mons. De Miranda Chagas, vescovo di Pouso Alegre. Imponentissima la processione, cui seguì il panegirico detto dal salesiano D. Valentim e la Benedizione eucaristica. A sera, nel Teatro Municipale vi fu la Commemorazione civile, presente I'Ecc.mo Vescovo, autorità religiose, civili e militari ed elettissimo pubblico. L'Italia era rappresentata ufficialmente dal Vice-Console e da rappresentanze del Fascio e delle Scuole italiane. Oratori il dott. Melillo, in brasiliano, ed il dott. Rubbiani, in italiano.
PERU' ; AREQUIPA. - Dalla città eterna e dalla capitale del Piemonte, il nome di Don Bosco Santo echeggiò pure nel versante occidentale delle Ande peruviane. Arequipa che da oltre 38 anni gode dell'apostolato dei figli di Don Bosco, volle rendergli il più solenne omaggio.
Le giornate dal 15 al 17 dicembre rimarranno incancellabili nella storia religiosa della città, per lo splendore delle funzioni, per lo straordinario concorso dei fedeli e per l'ambita presenza di S. E. Rev.ma il Nunzio Apostolico di La Paz, Mons. Luigi Centoz, il quale celebrò il pontificale e recò in processione la Reliquia del Santo.
Gli alunni della nostra scuola agricola di Puno, con la loro banda di sessanta musici, uniti ai collegi maschili e femminili della città, accrebbero l'entusiasmo della popolazione. La processione con la statua del Santo, portata dagli ex-allievi, allietata da quattro bande, ed onorata dalla presenza delle autorità locali, fu una magnifica manifestazione di fede e di amore al nostro Padre e Maestro Santo.
L'accademia lirico-musicale, svoltasi la sera in uno dei cortili del collegio per accogliere tutta la moltitudine, chiuse splendidamente la grande giornata.
STATI UNITI - NUOVA YORK. - Nuova York ha offerto la sua superba Cattedrale per la festa di Don Bosco Santo. Rare volte il tempio di San Patrizio vide tanta folla. Tenne solenne pontificale S. E. Mons. Donahue, vescovo ausiliare, con assistenza di S. Eminenza il Card. Hayes, arcivescovo di New York. Disse il panegirico del Santo S. E. Mons. Duffy, vescovo di Siracusa. La presenza ufficiale dell'Ambasciatore d'Italia Augusto Rosso, del vice Console di Polonia Pogorzelski e di numerose personalità del clero e del laicato ha dato alla funzione il massimo splendore. (Continua).
MOLINARI D. BARTOLOMEO, sac., da Borgo Fornari (Genova) † a S. Nicolàs de los Arroyos (Argentina) il 31-1-1935 a 81 anni di età. Accolto da S. Gio. Bosco nell'Oratorio di Torino, l'anno 1868, crebbe alla scuola del Santo, temprandosi a quell'ardore apostolico che ne fece uno dei più zelanti missionarii ed il direttore ideale delle nostre Case di formazione, in Argentina, ove diffuse lo spirito del Fondatore formando generazioni di confratelli secondo il cuore di Don Bosco.
DIAZ ANTONIO GIOVANNI, ch., da Farruco del Durazno (Uruguay) † a Manga (Uruguay) a 21 anni di età.
CRON D. ENRICO, sac., da Bonnemain (Francia) † a Guernesey (Inghilterra) il 1o-II-1935 a 55 anni di età.
MARTELLA GIUSEPPE, coad., da Roma, † a Roma (S. C.) il 29-III-1935 a 68 anni di età.
GIUSEPPE MARTINA, Colonnello Commissario R. M., da Bibiana (Torino) † alla Spezia il 1-II-1935. Cristiano esemplare, educato ai più nobili sentimenti, colla franca professione della fede seppe unire la più squisita bontà dell'animo nel compimento dei suoi doveri.
ANTONIO PERINO da Caravino (Aosta) † il 5 marzo u. s. in età di 84 anni. Padre e sposo affezionato, seppe fare per il Signore la rinuncia dei suoi due figli Sacerdoti Salesiani e di una figlia Suora Vincenzina del Cottolengo. Il Signore però lo ricompensò largamente, dandogli vita lunga, salute sempre buona, e infine una morte preziosa al suo cospetto, preludio al premio riservato alle anime generose e buone.
VITTORIA FRANCESCHETTI in SCACCI da Rimini † il 23-III-1935, dopo lunghe sofferenze sopportate con ammirabile rassegnazione, confortandosi con una tenera divozione a S. Gio. Bosco.
REBAGLIATI GEROLAMO da Varazze † il 3-1-1935. Diplomato macchinista navale seppe far onore all'educazione ricevuta nei Collegi di Don Bosco con una vita intemerata.
D'ALU' prof. GIUSEPPE direttore didattico, da Termini † il 7-III-1935. Alla scuola di Don Bosco Santo ispirò i suoi criteri pedagogici che resero preziosi e benedetti i suoi 53 anni di insegnamento cattivandosi la stima e l'affetto di tutti e meritando la medaglia d'oro dal R. Governo. L'edificante morte cristiana fu degno epilogo della vita operosa di questo ottimo Cooperatore.
MARIA CALDINI † a Bologna il 13-III-1935. Anima profondamente cristiana aperta ai più nobili palpiti di carità, spese tutta la sua vita in opere buone con predilezione speciale per quelle di Don Bosco Santo. Il Ministero dell'Interno premiò colla medaglia di benemerenza la sua pietà per le saline dei Caduti nella grande guerra; il Signore, speriamo, premierà presto tutta la sua carità.
Altri Cooperatori defunti:
Amodeo Giuseppina, Trapani - Aprà D. Edoardo, Rosta (Torino) - Balbo D. Giuseppe, Molare (Aless.) - Battistella Matilde, Portobuffolè (Treviso) - Bazzanella Augusta, Povo (Trento) - Bianco Don Eugenio, S. Marzano Oliveto (Asti) - Bono Francesco, S. Damiano d'Asti - Bruni Paolo, Jaguary (Brasile) - Bruno Domenica ved. Castagno, Bagnolo Pieni. (Cuneo) - Canavero Francesca, Poirino (Torino) - Canepa Luigia, Roma - Carabolanti Riccardo, S. Pietro di Feletto (Treviso) - Casagrande D. Giovanni, Rua di Feletto ('Treviso) - Casetta Giuseppe, Tornai di Brugnera (Udine) - Ceccato Antonio, Prata di Pordenone (Udine) - Cerra Alessandro, Valle Lomellina (Pavia) - Coin Dott. Aurelio, Padova - Colombo Arma, Paderno d'Adda (Como) - Cometto Luigia, Cuneo - Congedo Giuseppe, Lecce - Dalto Fausta, S. Pietro di Feletto (Treviso) - De Giuliano Maria Ved. Mussio, Torino - De Zuliani Lucia, Cordovado (Udine) - Dui Mauro, Lula (Nuoro) - Ferro Pietro, Borgosesia (Vercelli) - Forni C.ssa Caterina-Modena-Isola Natale, Rovegno (Genova) - Maggioni Bartolina, Pian Camuno (Brescia) - Margherita Rosa, Castelrosso (Torino) - Menin D. Pietro, Susegana (Treviso) - Monari Maria ved. Veggetti, Bologna - Nessi Maria fu Paolo, Muralto (Svizzera) - Pizzolato Giacomo, Jaguarv (Brasile) - Ragusa Can. D. Giacomo, Niscemi (Caltanissetta) - Salari Maria, Spello (Perugia) - Tassan Olga, Modena - Vaubianchi Assunta, Novara - Viano Teresa, Canelli (Asti) - Vicarelli Maria, Osinzo (Ancona).
Ci hanno segnalato grazie ottenute per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice o di S. G. Bosco, e alcuni hanno anche inviato offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:
A. A. di Torino, Acame Teresa, Alberti Angela, Alessiato Teresa, Amato Comitini Aurelia, Antoniotti Rosalia, Ardito Teresa, Atzeni Giustina, Audetti Giovanni.
Badero Maria, Balestrero Clara, Barbarose Paola, Barnabè, B. E., Beccuti Gemma, Beltramo Coniugi, Berardi fama, Berardis Dott. Giuseppe, Bernardini Crespi Ida, Bertolino, Bertolone Cristina, Bertolotti Avv., Bessone Angiolina, Bianco Crista Lina, B. M. di Piobesi Torinese, Boasso Giovanna, Bocca Teresa, Boero, Bonaiti Virginia, Bondolfi Gerolamo, Boni Matilde, Bonino Lucia, Bonino Maria e Caterina, Bonino Nilda (oggetti argento), Bormida coniugi, Bortolotti Ferdinando, Bressani Teresita, Brudaglio Raffaella, Bruno Piera, Bussi Maddalena (oggetti oro).
Calderano Alfonsina, Canale fam.a, Canonico, Cappello Camilla, Carraro Giovanni, Casanova Teresa, Cerutti Gioachino, C. G., Chiesa Teresa, Cima Domenica, Collo Tomaso, Como Francesco, Comola, Comune Margherita, Conti Anna, Corsivo Luigina, C. P.
D'Agni Caterina, Delfino Maria, De Maria Adele, De Silvestris Giuseppina, Destefanis Francesco, De Vivo Ernestina, Durando Ignazia.
Falcetti Luigi, Ferrario Anna, Ferraris fama, Ferrua Matteo, F. G., Filipello Olga, Folletti Dante, Fracca Anna, Francione Antonietta, Franco Guglielmina, Franco Maria, Frigoli Maria.
Gadola Caterina, Gallenca Pia, Galletto Sebastiano, Gammino Savino, Gatta Degnis Maria, Gatti Francesca ved. Bargero, Gatti Maria, Gay Pietro, Gazzola Clelia, Giacomelli, Giannitrapani Giacomo, Giraudi Teresa, Gontier Rosa di Tomaso, Grassi Stella, Grassis Laura, Gratarolo Maria, Grigi Silvia, G. T.
Laneri Lorenzo.
Maggia Carolina, Mandini Margherita, Manetta, Marchello, Maritano Teresa, Marta Gina, Martinuzzi Dina, Martoja Giuseppina (anello oro), Massasso Letizia, Melotti Scorzino, M. F., Michelino Celestina, Miello Margherita, Minola Angiolina, Molino Teresa, Monetti Maddalena, Morando Antonio e Antonietta, Moser Lancino Lina, Mosso Michele, Murolo Latella Antonietta.
N. E., N. N. di S. Remo, Noce Amabile.
Operai uniti alla Direzione della fabbrica bilance Vittoria di Torino, Ottino Ede.
Parisi Giuseppina, Pazzini, Pedroni Teresa, Penna Giacinta e fam.a, Perruchon Maria, P. G., Picco Innocenza, Poddio Margherita, Prevosto Lucia, Priotti Teresa, Pusateri.
Ravinale, Rivera Francesco, Rivera Ottavio, Roggero Anna, Rolandini Giuseppe, Roncarolo fama, Rosso Maria, Rota Matilde, Ruffinello Carmelina.
Sacco Emilia, Sala B. L., Scaglione Maddalena, Scolari Rosa, Scotti, Serafino Angela, Spanedda Salvatora.
Tesio Margherita.
Vegezzi Golieri Giuseppina, Vigliermo Adele, Vinai Paolo.
Zibellini Delfina.
In fiduciosa attesa.
Raccomandiamo caldamente alle preghiere di tutti i nostri Cooperatori, le seguenti persone e le loro particolari intenzioni:
Aluffi Francesco, Audenino, Baldoni Maria, Baruffaldi Margherita, Berra Rita, Boffa Mario ed Adelaide, Brambilla, Comba Prospera, D. Alessandria, Demichelis Carlo fu Luigi, Enria Giovanna, Faldella, Giannoni Matilde, Gregorio Giuseppina, Grosso Luisa, Lagostena Antonio, Maffei Federico, Massasso Letizia, Merenda, Novelli Dr. Giovanni, Personale della Fabbrica Bilance Vittoria, Piatti Margherita, Piovera Lina, Riva Peppa, Ruffini Cesarino, Salico fam.a, Sarasio Domenica, Spaggiari Mariuccia, Tino, Todeschini Severino, Vallero, Zanone Maria, Zanzotti Silvio.
I Cooperatori che, confessati e comunicati, visiteranno una chiesa o pubblica cappella pregando secondo l'intenzione del Sommo Pontefice (i Religiosi e le Religiose, la loro cappella privata) possono acquistare l'indulgenza plenaria:
Ogni mese:
1) In un giorno del mese a loro scelta.
2) Il giorno in cui fanno l'Esercizio di Buona Morte. 3) Il giorno in cui partecipano alla Conferenza mensile salesiana.
Nel mese di Giugno anche:
1) Il giorno 9: Pentecoste.
2) Il giorno 16: Trinità.
3) Il giorno 20: Corpus Domini.
4) Il giorno 24: S. Giovanni Battista. 5) Il giorno 29: Sacro Cuore di Maria.
6) Il giorno 30: Commemorazione di S. Paolo.
L'INDULGENZA DEL LAVORO SANTIFICATO
Il S. Padre Pio XI il 6 giugno 1922, pregato dal rev.mo sig. Don Rinaldi, allora Rettor Maggiore, benignamente concesse ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice, Allievi, Ex-allievi, Cooperatori e Cooperatrici l'indulgenza di 400 giorni ogni qualvolta essi uniranno al lavoro (qualunque esso sia) qualche divota invocazione, anche brevissima; e, una volta al giorno l'indulgenza plenaria, applicabile alle anime del Purgatorio. Per l'acquisto della indulgenza plenaria sono però sempre necessarie le condizioni comuni, cioè Confessione, Comunione e visita di una chiesa, pregando secondo l'intenzione del S. Padre.
Pei pellegrinaggi a M. Ausiliatrice ricordiamo le recenti facilitazioni concesse dal Ministero delle Comunicazioni:
I biglietti di fine settimana per qualsiasi località ed i biglietti festivi per i capoluoghi di provincia saranno unificati ed assumeranno l'unica denominazione di biglietti di andata-ritorno festivi sempre nel raggio di 250 km. dalla stazione di partenza e colle stesse riduzioni:
Cinquanta per cento per i viaggi individuali:
Settanta per cento per i viaggi in comitiva di almeno cinque persone.
Validità. - I biglietti saranno distribuiti dalle ore 12 del giorno che precede il festivo e nel giorno festivo. Il viaggio di ritorno dovrà essere iniziato nel giorno festivo oppure non oltre le ore 12 del giorno feriale che immediatamente lo segue.
Quando ricorrano due o più giorni festivi consecutivi, ovvero intercalati da un giorno feriale, i biglietti saranno valevoli per iniziare il ritorno fino alle ore 12 del giorno feriale che segue l'ultimo festivo.