Anno LV. 1° LUGLIO 1931 (IX) Numero 7.
PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO --
SOMMARIO: Prorompe l'entusiasmo. - Il XV Centenario del Concilio di Efeso. - Azione salesiana. - Notizie di Familia. - Commemorazioni del Beato D. Bosco. - La Crociata missionaria. - Grazie di Don Bosco. - Dalla Sindone a Maria Ausiliatrice. - Dalle nostre Missioni: Assam - Giappone. - Festeggiamenti in onore del Beato. - Culto e Grazie di Maria Ausiliatrice. - Necrologio.
La notizia, data nell'ultimo numero del " Bollettino ", delle prossime Nozze d'Oro del nostro venerato Rettor Maggiore, Sig. Don Rinaldi, e la proposta di innalzare nella Basilica di Maria Ausiliatrice un altare in onore del Beato Don Bosco, quale omaggio per la fausta ricorrenza, sono state accolte ovunque col più vivo entusiasmo.
Già ci sono giunte bellissime lettere di plauso e di fervida adesione; e non pochi dei nostri più affezionati Cooperatori con mirabile slancio vollero avere l'ambito onore di essere dei primi a dimostrare con le loro generose offerte l'amore per Don Bosco e pel suo Successore.
L'urgenza di mandare in macchina il " Bollettino " non ci permette di trattenere i benemeriti Cooperatori su questo caro argomento: diremo più ampiamente nei prossimi mesi. Per ora ci limitiamo a constatare con viva soddisfazione che la nostra notizia ha destato ovunque un'eco vastissima di consensi, di adesioni per una promettente azione..
E questo è per noi un conforto e una lieta speranza.
L'amatissimo nostro Rettor Maggiore prima di entrare nel suo cinquantesimo di sacerdozio, confida di poter, coll'aiuto di Dio e dei buoni Cooperatori, completare la serie di opere che il suo zelo ha ideato per lo sviluppo delle previdenze in favore delle nostre Missioni. Egli ha in questi anni dato vita a numerosi Istituti missionari per la coltura delle vocazioni missionarie: ricordiamo quelli di Ivrea, Penango, Bagnolo, Gaeta, Astudillo (Spagna), Shrigley (Inghilterra) per preparare missionari " sacerdoti " - quello dei Conti Rebaudengo di Torino per "coadiutori capi d'arte ", e quello di Cumiana per " coadiutori capi di aziende agricole -.
Nei prossimi mesi il Sig. Don Rinaldi aprirà il nono Istituto missionario in Montodine (Crema) destinato a formare " coadiutori catechisti " per le missioni. Oltre allo studio accurato del Catechismo i giovani aspiranti apprenderanno: Nozioni pratiche di igiene e di infermeria; Contabilità; Nozioni di agricoltura : e verranno istruiti negli uffici di sacrestani e guardarobieri per poter disimpegnare varie mansioni e essere di grande aiuto ai missionari sacerdoti.
Con quest'ultimo Istituto il nostro venerato Rettor Maggiore perfezionerà un'opera che ha potuto svolgere con l'aiuto generoso di tanti benemeriti Cooperatori e Ammiratori. Essa, per i fruttuosi risultati che ha già dato e per quelli che darà in seguito, forma uno dei meriti più belli del Sig. Don Rinaldi e dice tutto il suo vivissimo zelo per la salute delle anime, tanto care al Beato Don Bosco.
Nella importante serie di « centenarii » che si commemorano in quest'anno 1931, quello che avrà la più alta risonanza è certamente il XV Centenario del Concilio di Efeso. Per volere di Sua Santità Pio XI, nel mese di maggio si è commemorato in Roma con pompa straordinaria il grande avvenimento; ma anche noi vogliamo ricordarlo ai nostri buoni Cooperatori per gli utili insegnamenti che esso richiama e che pure oggidì appaiono tanto opportuni.
Una limpida pagina ha scritto il Beato Don Bosco sul Concilio Efesino. La riportiamo dalla sua Storia Ecclesiastica nella splendida edizione delle Opere e scritti editi e inediti di D. Bosco che la Pia Società Salesiana ha incominciato a pubblicare sotto la direzione del Salesiano Prof. D. Alberto Caviglia (1) - facendovi seguire alcune considerazioni a modo di commento.
« Il terzo Concilio generale è l'Efesino, così appellato perchè celebrato nella città di Efeso. È anche detto Concilio di Maria, perchè in esso fu definito, che Maria è veramente madre di Dio, e perchè si tenne in una chiesa a Lei dedicata. Esso venne convocato per condannare le empietà e bestemmie di Nestorio, Vescovo di Costantinopoli. Invece di farla da Pastore egli si convertì in lupo rapace predicando e sostenendo che in Gesù Cristo sono due persone, cioè due figliuoli, il figliuolo di Dio, ossia il Verbo, e il figliuolo dell'uomo, ossia il Cristo. Da questo primo errore ne deduceva un secondo, cioè che Maria Santissima non si può nè devesi punto chiamare madre di Dio, ma solamente madre del Cristo, che secondo lui non era altro che uomo, non Deipara, ma Cristipara. Tale fu l'orrore che i cristiani sentirono di queste bestemmie che la prima volta che le udirono nella cattedrale di Costantinopoli, fuggirono di chiesa. S. Cirillo, patriarca di Alessandria, venutone a cognizione, scrisse a Nestorio una lettera caritatevole, colla quale cercava di persuaderlo a desistere dall'empio errore. Ma il superbo rispose con insolenza. Allora S. Cirillo, indotto, come dice egli stesso, dall'antica consuetudine delle chiese di comunicare ogni cosa al Sommo Pontefice, denunziò a S. Celestino I gli errori di Nestorio, supplicandolo di provvedere qualche rimedio a quei mali colla sua autorità.
Il Papa esaminò la questione e trovata la dottrina di Nestorio erronea e contraria a quella della Chiesa, da prima lo ammonì, poscia minacciò di scomunicarlo se non rientrava in se stesso. Ma nulla valsero nè le preghiere, nè le minacce. Il mansueto Pontefice, volendo tentare l'ultima prova verso l'ostinato Nestorio, convocò un Concilio generale in Efeso, e non potendolo presiedere in persona, vi deputò fra gli altri lo zelante S. Cirillo.
Il Concilio si aprì il 22 giugno 431 e i Vescovi accorsi furono circa 200. Gli errori di Nestorio vennero condannati e fu definito che in Gesù Cristo vi è una sola persona e che è la divina, e che la Santissima Vergine è realmente madre di Dio; il che arrecò un grande giubilo a tutti i fedeli. Per propagare e conservare la memoria di questa definizione i padri del Concilio composero la seconda parte dell'Ave Maria, onde porgere ai fedeli un mezzo facile per onorare e professare la divina maternità di Maria ».
Particolari interessanti.
Chi avrebbe mai detto, che quella città e quei cittadini, i quali meno di quattro secoli avanti si erano mostrati tanto fanatici del culto pagano, da sollevare contro S. Paolo e i cristiani una sommossa minacciosa al grido di Viva Diana, la dea di Efeso! (Act., 19. 28), chi l'avrebbe mai detto, che non solo dovevano diventare la prima città e i primi cittadini devoti di Maria, non solo a Maria dovevano erigere una basilica, la quale fosse la chiesa madre delle chiese dintorno, ma che, nell'esultanza di vedere dai Padri adunati in Concilio riconosciuta a Maria La divina ma ternità, avrebbero improvvisato una specie di travolgente dimostrazione contro Nestorio, gridando per le strade e per le piazze: Viva Maria, la madre di Dio?!
La cosa andò così. Sentiamolo da S. Cirillo, Vescovo d'Alessandria, che si trovò presente, anzi che di Nestorio fu l'antagonista. Cirillo dunque scrisse ai suoi Alessandrini questa relazione:
« Sappiate che nella grande chiesa di Efeso, la quale è chiamata Maria Deipara, il 22 giugno si tenne il Santo Sinodo. Avendovi impiegato il giorno intero, alla fine condannammo quel bestemmiatore di Nestorio, che non osò presentarsi, e, pronunziata contro di lui la sentenza di deposizione, lo rimovemmo dal grado episcopale. Più o meno, eravamo circa duecento Vescovi, insieme convenuti.
» Tutta la popolazione della città, dal primo sorger del sole sino alla sera, aspettava il giudizio conciliare. Come sentirono che quel fabbricatore di bestemmie era stato privato della dignità sua, tutti ad una voce cominciarono a lodare il Concilio, e a dar gloria a Dio che fosse finalmente colpito il nemico della fede.
» Quanto a noi, appena uscimmo di chiesa, con torcie e fiaccole ci accompagnarono ai nostri alloggi. Era già tardi: molta letizia dappertutto: molte le luminarie accese; perfino alcune donne, agitando turiboli, ci andavano innanzi ». (KIRCH, 793-794).
Non era quella una glorificazione della donna fatidica? Le donne pertanto di Efeso, almeno le più fervorose, non credono di dover restare estranee a quel trionfo, e nonostante il costume orientale di non uscire in pubblico dopo il tramonto, giacche l'illuminazione cambiava in luce le tenebre, anch'esse unironsi al popolo nel festeggiare i Vescovi difensori di Maria.
La via dell'abisso.
Per quali vie Nestorio, che pure era patriarca di Costantinopoli, giunse a quel disgraziatissimo epilogo?
Sembra che la prima origine dell'errore non fosse da lui. Uno storico di nome Socrate, costantinopolitano e coevo, e quindi in grado di conoscer bene i fatti, verso il 440, forse neppur dieci anni dopo, lasciò scritto:
« Godeva la familiarità di Nestorio il prete Anastasio, che insieme a lui era venuto da Antiochia. Nestorio lo ricolmava di onori, e si serviva del suo consiglio negli affari. Questo Anastasio dunque un giorno, predicando in chiesa, uscì a dire:
« Nessuno chiama Deipara Maria, perchè Maria fu una creatura umana. Nè può da umana creatura nascere Iddio ».
Siffatte parole turbarono molti, anzi provocarono tumulti; ma Nestorio appoggiò l'empio amico fino a condividerne le idee.
«In mezzo a noi - egli diceva - spesso a vicenda interrogano: theotòcos, cioè genitrice di Dio, oppure, anthropotòcos, cioè genitrice dell'uomo? Ha una madre Iddio? Si fa colpa ai Greci di aver assegnato madri agli dèi. Non potè la creatura avere per figlio il Creatore, ma ebbe un uomo, strumento della divinità ». (DE JoURNEL, 2057 a).
« Si cessi - concludeva - di dire che Maria è madre di Dio. Maria non è che una donna, e una donna non potrà mai avere per figlio Dio ».
Maria quindi, secondo Nestorio, doveva chiamarsi genitrice dell'uomo (anthropotòcos), poteva chiamarsi anche genitrice del Cristo (Christotòcos), ma non poteva nè doveva affatto chiamarsi genitrice di Dio (theotòcos), perchè dell'uomo e del Cristo aveva generato l'umanità e la passibilità, ma di Dio non le era dato di generare la divinità, a Lei infinitamente superiore ed essenzialmente anteriore.
Al più - soggiungeva l'eresiarca - si potrebbe chiamare Maria madre di Dio solo in un senso improprio e conseguente, per relazione, non per natura delle cose, come quando di una donna il cui figlio è diventato sacerdote o vescovo, siamo soliti dire che è la madre del sacerdote o la madre del vescovo (1).
L'epilogo.
Sintomatico il fatto rilevato da S. Cirillo e che dimostra il profondo orgoglio dell'eresiarca. Nestorio, che era giunto ad Efeso con 16 vescovi prima che vi giungessero Cirillo con 50, i metropoliti di Gerusalemme, di Tessalonica, ecc. e i messi pontifici, invitato per ben tre volte a intervenire alla seduta del 22 giugno, si rifiutò. I Padri del Concilio discussero a fondo la sua dottrina, quindi provarono con la Scrittura e coi Padri della Chiesa, e proclamarono dogma di fede due verità: l'unione delle due nature in Cristo, e la divina maternità di Maria.
Nestorio fu deposto, dichiarato eretico e scomunicato: « Il Signore Gesù Cristo, che egli ha bestemmiato, dichiara per mezzo di questo santo Concilio che Nestorio è privato della dignità episcopale e della comunione sacerdotale ».
Fu relegato in un convento e vi morì verso il 451.
Gli atti del Concilio di Efeso, mandati al Papa per l'approvazione, giunsero a Roma la sera del 24 dicembre, quando il popolo col Pontefice ed i sacerdoti era riunito nella Basilica di S. Maria Maggiore per la veglia natalizia. Fu in questa notte santa, in cui la Chiesa inneggia a Maria Vergine e Madre, che il Papa fra la grande commozione e gioia di tutti annunziò ai Romani la proclamazione dogmatica della maternità divina di Maria.
Apoteosi romana,
La ricorrenza centenaria di Efeso fu commemorata a Roma con tridui solenni nelle principali Basiliche nel maggio decorso: ed offrì l'occasione per un riuscitissimo Congresso Nazionale Mariano. Preceduto da tre importanti sedute preparatorie, il Congresso si svolse con l'intervento di una folla di distinte personalità nella « Basilica dei Ss. XII Apostoli ». Fu aperto con la lettura di una bella lettera di Sua Santità Pio XI e con un forte discorso di S. Em. il Card. Cerretti; quindi giorno per giorno esimi oratori svolsero con grande dottrina e con senso di praticità tre temi fondamentali: Maria, madre di Dio, nel dogma cattolico - Maria nel culto cattolico - Maria nell'apostolato cattolico.
Il Congresso fu chiuso con la solenne processione della sacra icone di Maria Salus populi romani portata dalla Basilica Liberiana all'Arcibasilica Lateranense, ritornando poscia la sera del 14 maggio alla Basilica donde era partita. È da notare che tutta Roma si trovò compatta per celebrare questo duplice trionfo di Maria, riuscito di indicibile commozione per tutte le anime che amano la Madonna e riconoscono in Lei la benedetta Madre di Dio e degli uomini.
(1) Sono « cinque serie » di opere: di esse già sono usciti due
volumi della « prima serie - Scritti Storici ». La pagina riferita è tolta
dalla PARTE II - pag. 356-357.
I due eleganti volumi sono in vendita presso la Società Editrice Internazionale
al prezzo di L. 75.
(1) Cfr. P. VENTURINI in L'Osservatore Romano del 22-23 maggio.
Convegni di Decurioni Salesiani in Liguria e Toscana.
Con larga partecipazione di clero, alla presenza o con la piena adesione e la benedizione di Ecc.mi Vescovi, in un'atmosfera di lieta e fervida fraternità, si sono tenuti i convegni annuali dei Decurioni e Cooperatori Salesiani nell'Ispettoria ligure-toscana.
Sedi delle riuscitissime riunioni furono: il 5 maggio, l'Istituto Municipale di Alassio per le Diocesi di Albenga e di Ventimiglia; il 9 maggio, l'Istituto San Paolo della Spezia, per le Diocesi della Spezia, di Massa Carrara e di Pontremoli; il 12, l'istituto Salesiano di Livorno, per le Diocesi della Toscana occidentale; il 18, l'Istituto Salesiano di Firenze, per le Diocesi della Toscana orientale; e il 2 giugno anniversario della Beatificazione di Don Bosco, l'Ospizio di S. Vincenzo de' Paoli di S. Pier d'Arena, sede ispettoriale, per le Diocesi di Genova, Bobbio, Chiavari e Savona.
Nei cinque convegni, presieduti tutti e regolati dall'Ispettore Salesiano, Prof. Don Carlo Valle e dal Prof. Don Antonio Fasulo, inviato dalla Direzione Centrale, fu trattato il seguente ordine del giorno:
I dirigenti e rappresentanti della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, raccolti nel nome del Beato Don Bosco, rievocando i trionfi e l'esultanza della beatificazione, si propongono:
1) di promuoverne il culto; 2) d'imitarne le virtù; 3) d'aiutarne le opere.
Relatori dei tre temi furono: ad Alassio, il Rev. Don G. B. Revelli, parroco di Valloria, il Teol. Don Marco Brunello di Alassio ed il Teol. Don G. B. Secondo, parroco di Borgio; a Livorno Mons. Pierattini, Vicario Generale della Diocesi di Volterra, il Prof. Don Domenico Novasio, Direttore dell'Istituto Don Bosco di Pisa ed il Rev. P. Vincenzo, Superiore dei Passionisti di Lucca; a S. Pier d'Arena, il Prof. D. Stefano Trione, Don Felice Mondani, Prevosto di Casanova, Don Girolamo Conte e Don Cesare Sorbone di Genova.
Alla Spezia ed a Firenze, la discussione sugli argomenti posti all'ordine del giorno si svolse in forma di viva, spigliata ed interessante conversazione cui parteciparono molti dei presenti e che conferì alle riunioni un simpatico carattere di familiare cordialità e di praticità. - Questo carattere ebbero tutti i convegni nelle adunanze, cui parteciparono anche larghe rappresentanze di Cooperatori e di Cooperatrici, e nell'ospitalità, offerta in gentili indirizzi ai Decurioni, dai Direttori degli Istituti Salesiani e signorilmente praticata nelle mense dappertutto rallegrate da canti e recite degli alunni.
Colla più profonda ed entusiastica devozione al Beato Dori Bosco e col proposito di seguirne i fulgidi esempi e di aiutarne le provvidenziali opere, furono, volta a volta, affermati dai convenuti ed espressi in nobili telegrammi sensi di riverente, filiale attaccamento al Sommo Pontefice ed al Rettor Maggiore dei Salesiani Rev.mo Sig. Don Filippo Rinaldi.
Un busto del Teol. G. B. Borel.
Ne abbiamo già dato notizia nell'ultimo numero, ma non ci fu possibile riferire i particolari della bella cerimonia, svoltasi con viva animazione in presenza di un forte numero di benemeriti sacerdoti dell' Archidiocesi Torinese, raccolti all'Oratorio per l'annuale convegno dei Cooperatori Salesiani.
Dopo apposita funzione nel Santuario di Maria Ausiliatrice, l'adunanza ebbe inizio il 7 maggio nel teatro con un magnifico discorso del Prof. D. Alberto Caviglia, il quale tenne una geniale commemorazione del sacerdote torinese Teol. Giovanni Battista Borel, il primo dei sacerdoti cooperatori di Don Bosco e l'unico, si può dire, che gli fu di valido aiuto nella creazione del primo Oratorio, dal quale nacque e si sviluppò la mirabile Opera salesiana. L'oratore ha fatto rivivere la nobile figura del degno sacerdote, prospettandolo come il più devoto amico del gran Fondatore.
Dopo il discorso, la « Schola cantorum » dell'Istituto internazionale « Don Bosco » eseguì con la consueta bravura alcuni inni d'occasione; quindi Don Ricaldone e Don Fasulo trattarono brevemente alcuni punti riguardanti la organizzazione dei convegni dei sacerdoti cooperatori; venne deliberato di tenerli regolarmente a partire dal prossimo 1932.
Frattanto era giunto, festeggiatissimo, l'Arcivescovo Mons. Fossati, col senatore conte Rebaudengo. L'Ecc.mo Pastore, dopo aver assistito all'ultima parte del convegno, si portò con tutti i presenti nel cortile dell'Oratorio, ove sotto il porticato venne scoperto un busto del Teol. G. Borel, che fu benedetto dal Rettor Maggiore Don Rinaldi. Il Rev.mo D. Giraudi diede lettura della iscrizione lapidaria, che suona così: « Teologo G. Battista Borel - insigne cooperatore e benefattore - del nascente Oratorio - ebbe dal Beato Don Bosco la lode - di amico intrepido e di sacerdote santo. - Nato il 25 maggio 1804. Morto il 9 settembre 1873 ».
L'Arcivescovo rivolse quindi la sua fervida parola alla folla, che frattanto, per il sopraggiungere di pellegrini della SS. Sindone, aveva invaso tutto il cortile, ed elevò un inno alla santa operosità del commemorato D. Borel.
Alle Catacombe di S. Callisto.
Il 3 maggio alle Catacombe di S. Callisto il Collegium Tarcisii ha commemorato con solenni funzioni il protomartire dell'Eucaristia: dopo la Messa, il Santissimo venne esposto nella cella trichora all'adorazione dei fedeli; e nel pomeriggio, dopo la bella conferenza dell'archeologo Prof. Iosi, ebbe luogo la processione eucaristica nel sacro recinto.
Nuovo Vescovo Salesiano.
La Santa Sede ha nominato il Rev. D. Emilio Sosa Gaona missionario del Ciaco Paraguayo, Vescovo suffraganeo dell'Arcivescovo di Asunción (Paraguay).
Gli Em.mi Pietro ed Enrico Gasparri al "Pio XI ".
Il 13 aprile gli Em.mi Cardinali Pietro ed Enrico Gasparri onoravano colla loro presenza il nostro Istituto Professionale Pio XI. Benchè la visita fosse un'improvvisata, i due illustri Prìncipi della Chiesa furono accolti col più vivo entusiasmo, e accompagnati per i locali dell'ampio Istituto. Tutto essi videro e ammirarono, specialmente l'Em.mo nostro Protettore che compiacendosi della grandiosità degli ambienti, dell'ordine e disciplina degli allievi, e del magnifico scenario che si apre davanti alle ampie finestre esclamava: « Ma qui è tutto un incanto di arte e di natura. Un vero paradiso terrestre!».
Visitarono pure il dormitorio S. Giuseppe di 130 letti che tanto impressiona tutti i visitatori, indi percorsero le varie scuole e scendendo trovarono schierata sotto il portico centrale tutta la comunità. Sua Eminenza il Cardinale Protettore con visibile commozione ringraziava tutti quanti dell'affettuosa dimostrazione e si diceva fortunatissimo di poter benedire superiori ed alunni, con quella effusione che può sentire nel cuore un Cardinale che tanto ammira ed ama l'opera meravigliosa che ha il bene di proteggere. E benediceva, prima di risalire in automobile tra gli applausi degli astanti.
Il 3 maggio anche un gruppo di giornalisti visitava l'Istituto Professionale Pio XI e la vicina Scuola di Agricoltura del Mandrione ammirando queste due opere tanto nel loro spirito di carità, quanto nel loro valore tecnico, corrispondente a tutte le esigenze dei sistemi più moderni e progrediti.
S. A. R. la Principessa di Piemonte all'Orfanotrofio di Sassi.
S. A. R. la Principessa Maria ha voluto colla sua augusta presenza dare un segno di benevolenza all'Orfanotrofio di Sassi diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice. Presentemente l'Orfanotrofio accoglie 16o bimbi dai 3 ai 12 anni, dei quali 8 orfani di guerra, 76 a cura dell'Opera di Maternità e Infanzia, 24 a cura dell'Opera Pia Liautaud e 52 altri orfani o abbandonati.
Ad ossequiare l'Augusta Principessa, che era accompagnata dal Principe e dalla Principessa di Mirto, erano con S. E. l'Arcivescovo Fossati accompagnato dal segretario Teologo Barale, il Rev.mo D. Ricaldone, i rappresentanti delle autorità, un gruppo di nobili signore, oltre le Suore addette all'Opera.
S. E. l'Arcivescovo Fossati impartiva la benedizione ai gagliardetti dell'Orfanotrofio di Sassi, dell'Opera Maternità ed Infanzia, dell'Opera Pia Liautaud.
Mentre nel vasto cortile imbandierato ed infiorato i fanciulli levavano potente al cielo il canto di « Giovinezza », la Principessa visitava minutamente i nuovi locali, sostando dapprima a pregare nella artistica Cappella, percorrendo i dormitori ed i refettori, interessandosi di tutta l'organizzazione e rivolgendo parole di vivo compiacimento ai dirigenti, alle patronesse, alle suore.
Nel paese di Domenico Savio.
A Mondonio d'Asti il 5 maggio u. s. si fece gran festa per l'inaugurazione dei nuovi altari e dei restauri delle quattro cappelle laterali della chiesa parrocchiale, ove sono sempre vivamente ricordati gli esempi di pietà del Serro di Dio Domenico Savio.
I bellissimi altari di marmo, eseguiti dalla ditta Garbi Adino di Asti, formano ora un tesoro per quella chiesa. Alla Messa solenne di inaugurazione parlò il nostro D. Stefano Trione, ricordando ai pii fedeli che in quella stessa ora tenevasi in Vaticano la « Congregazione preparatoria » sulle virtù eroiche del caro loro conterraneo, e che andassero a gara nell'onorare il Servo di Dio coll'imitarne le virtù e nel pregare pel buon esito della causa della sua beatificazione.
Nuove campane.
Nella parrocchia di S. Maria Liberatrice al Testaccio, ha avuto luogo alla metà d'aprile la solenne benedizione delle cinque nuove campane della chiesa parrocchiale.
La cerimonia liturgica è stata celebrata da S. E. Rev.ma Mons. Federico Emanuel, Vescovo titolare di Filomelio ed Ausiliare di Sabina e Poggio Mirteto; una folla di popolo ha assistito devota alla sacra funzione, insieme a un gruppo di distinte personalità.
Le campane, fornite dalla rinomata ditta Bianchi di Varese, splendide nella forma artistica e veramente armoniose nel suono vanno dal peso massimo di oltre 14 quintali ad un minimo di circa 5 quintali e sono state intitolate ai nomi di S. Maria Liberatrice, del S. Cuore di Gesù, di S. Giuseppe, di S. Francesco di Sales e del Beato Don Bosco. Così veniva portato a termine l'impegno assunto dai buoni parrocchiani nel 1° Congresso parrocchiale (dicembre 1930) di dotare la chiesa di un nuovo concerto di campane.
Il R. Console d'Italia di Salvador.
L'Istituto Salesiano di Ayagualo (Salvador) ebbe il 19 aprile l'onore di una gradita visita del R. Console Generale d'Italia, Comm. Bartolomeo Dagli. Nell'Istituto, adorno di festoni con intrecciate la bandiera d'Italia e la nazionale, l'illustre rappresentante d'Italia fu accolto al suono della banda e salutato dagli alunni della Scuola magistrale pareggiata con un indirizzo in lingua italiana; indi, accompagnato dai Superiori compì la visita ai locali, soffermandosi particolarmente all'importantissimo Osservatorio sismologico. Il R. Console nel congedarsi ebbe espressioni di viva lode per l'attività dei Figli di Don Bosco e di cordiale ringraziamento per l'accoglienza festosa tributatagli.
Venticinquesimo.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice della Palestina hanno festeggiato il 26 aprile il venticinquesimo del loro stabilirsi nella Terra Santa. I festeggiamenti, svoltisi sotto l'alto patronato di S. B. Mons. Barlassina, Patriarca di Gerusalemme, e del R. Console Generale d'Italia Comm. Luigi Gabrielli, hanno avuto esito consolantissimo per la partecipazione presa dai numerosi ammiratori ed amici dell'Opera di Maria Ausiliatrice. Le sacre funzioni alla chiesa concattedrale del Patriarcato Latino, e la commemorazione alla Scuola Femminile Italiana riuscirono solenni.
Nell'Arcivescovado di Pisa.
Nel salone dell'Arcivescovado di Pisa il giorno 26 aprile l'on. Meda ha tenuto davanti a un enorme e scelto pubblico una conferenza sul Beato.
Filippo Meda inizia il suo forte discorso scusandosi di parlare di Don Bosco a persone che tanto han già sentito parlarne e conoscono vari episodi della sua vita.
Il Meda si sofferma dapprima ad analizzare in Don Bosco l'uomo singolare, uno degli uomini più singolari che abbia visto il secolo XIX.
Venendo poi a parlare di quello che a lui pare il carattere più saliente dell'azione di Don Bosco, ossia del suo carattere di educatore, premette un breve studio sull'ambiente sociale in cui visse Don Bosco.
Tratta in seguito magistralmente di Don Bosco educatore, citando qualcuno dei suoi sogni, che - dice l'oratore - talora hanno il profumo dei Fioretti di S. Francesco e tal altra il sapore delle parabole evangeliche. Conclude il suo bellissimo studio affermando che uomini come il Beato Don Bosco non si spiegano colla sola esperienza umana e storica. Essi lasciano vedere nella loro opera i segni immateriali della santità e dell'ispirazione divina, per cui ci appaiono venuti, come dice il Poeta: di cielo in terra a miracol mostrare.
Nella Cattedrale di Catania.
Nella Cattedrale di Catania, il 3 maggio, S. E. Mons. Bartolomasi tenne una conferenza sul Beato D. Bosco alla presenza di un immenso stuolo di Cooperatori e di ammiratori che gremivano il vastissimo tempio. Largamente rappresentati erano i tre fiorenti Istituti salesiani della città, l'Istituto delle Figlie di M. A. e il Seminario; erano pure presenti tutte le autorità politiche, militari, civili, magistrati, associazioni cittadine, e i superiori degli Ordini Religiosi.
S. E. Mons.. Bartolomasi fece con un'eloquenza, chiarezza ed efficacia grandissima una rapida sintesi della vita e delle opere di Don Bosco. Casa e chiesa, egli disse, sono sempre stati i due potenti amori di Don Bosco da cui sgorgarono e a cui s'informarono tutte le sue opere: l'oratorio, l'ospizio, il collegio, le scuole professionali e agricole, le opere assistenziali, le missioni. I fattori che assicurarono il successo al suo piano colossale furono la sua Madonna, i suoi Cooperatori, le sue Cooperatrici, il chiaro intuito che egli ebbe della sua missione sociale e la tenacia con cui la portò a compimento.
E l'opera di D. Bosco valicò presto i confini della patria e si estese in tutto il mondo perchè tutte le classi sociali del mondo non possono non sentire il fascino e l'azione educatrice che s'irradia dalla casa e dalla chiesa.
Finita la dotta conferenza, Mons. Bartolomasi fu complimentato da tutte le autorità; quindi il Salesiano D. Michelangelo Rubino ispettore dei Cappellani della Milizia impartì la benedizione eucaristica.
Conferenza a Nizza.
Nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice ha parlato su « La disciplina nel metodo educativo di Don Bosco » il Rev.mo Sig. D. Fascie, Direttore Generale delle Scuole Salesiane. Oltre la Preside dell'Istituto con le Insegnanti ed allieve, vi parteciparono le Autorità locali, la R. Ispettrice Scolastica di Acqui, vari Direttori didattici e numerosi Maestri dei paesi vicini. I Maestri la cui missione ha tanti punti di contatto con l'opera svolta dal Beato Don Bosco, ascoltarono con vivo interesse l'argomento che il conferenziere sviluppò con profondità di dottrina, con entusiastica passione di figlio e discepolo, e con la competenza di conoscitore intimo e interprete fedele della missione educatrice del Beato.
Nell'Istituto di Sampierdarena.
Il 26 aprile, nell'occasione dell'annuale convegno degli ex allievi, fu scoperta una lapide nella cameretta tante volte abitata dal Beato nell'Istituto salesiano di Sampierdarena. L'epigrafe ricorda infatti:
IN QUEST'UMILE STANZA IL BEATO D. BOSCO Più VOLTE SOGGIORNò ALTERNANDO AL BREVE RIPOSO L'ASSIDUO LAVORO - LA FERVIDA PRECE A PERPETUO RICORDO SUPERIORI, Ex-ALLIEvi, ALUNNI POSERO 26 APRILE 1931 - A. IX.
L'avv. Masera, oratore ufficiale della cerimonia, commemorò il Beato, illustrando con elevate parole l'operosità, l'attività e la diligenza del Santo che con lo stesso impegno, con lo stesso amore attendeva tanto alle grandi come alle piccole cose, e con la stessa premura, nel disbrigo della numerosa sua, corrispondenza che lo occupava tante e intere notti, rispon deva ai grandi e agli umili, perchè il Beato, pur nella sua umiltà, era in relazione con i più grandi uomini del mondo come con i più umili e più semplici.
Lo stesso Avv. Masera tenne a sera in Genova nel salone delle Opere Cattoliche una conferenza su Don Bosco: con accento vibrante e commosso avvinse per un'ora l'attento uditorio, dando un magnifico quadro della vita del Beato, mettendo in particolare rilievo le qualità specifiche che fecero di quest'uomo un mirabile strumento della Divina Provvidenza sia nell'attuazione del programma dell'educazione della gioventù, sia nella benefica partecipazione a tutte le gravi vicende della vita politica e nel piccolo Piemonte, e nel Regno d'Italia, spianando le difficoltà ed eliminando i pericoli che minacciavano e la Chiesa e lo Stato, perchè il prete D. Bosco, pur rimanendo sempre prete, coerente e fedele alla Chiesa, era ovunque bene accetto e a tutti caro anche se politicamente di opinione avversa.
Il Beato, che ora s'onora sugli altari ha gettato un seme fecondo: un'opera immensa è in pieno sviluppo.
Gli amici di D. Bosco, conclude l'oratore, i Cooperatori devono lavorare attorno all'opera che egli ci ha lasciata perche s'estenda sempre più: un'opera religiosa che mira non solo all'educazione della gioventù, ma a diffondere la luce del Vangelo nelle terre selvagge e più lontane.
Un discorso del sen. Fedele.
Nell'ultimo numero abbiamo dato notizia dell'inaugurazione del nuovo Istituto Missionario «Don Bosco» di Gaeta. Ci piace riferire ora il sunto del discorso tenuto in quella occasione dall'ex ministro senatore Fedele, quale stralciamo da un giornale di Napoli:
« Alle ore 16, nel gran cortile interno dell'antico convento francescano, trasformato dai Salesiani in un modernissimo Istituto-convitto giovanile, e presenti tutte le autorità, associazioni e popolo, l'ex ministro senatore professore Pietro Fedele, oratore ufficiale della cerimonia, pronunciò, religiosamente ascoltato e spesso interrotto da scroscianti applausi, una vera, calda, dotta orazione. Dopo aver ricordato i vantaggi, per la nazione e pel Vaticano, del recente concordato voluto da Benito Mussolini, esaltò l'immortalità di Roma, il cui nome sarà sempre più diffuso nel mondo dai figli di Don Bosco. Disse che dalla storica Gaeta questo nuovo Istituto irradierà dappertutto un nuovo raggio di luce, che propagherà la meravigliosa bellezza dell'opera creata da Don Bosco. Affermò che egli accarezzò sempre la speranza che i Salesiani venissero in mezzo a noi e ricordò che allorquando, a nome del Governo, offrì la Caserma Menabrea al rev. D. Tommaso Masera, direttore del nuovo Istituto, che l'accettò con entusiasmo, fu lieto di aver reso un piccolo servigio a Gaeta ed alla religione. " Oggi, pro seguì il senatore Fedele, il tempio di S. Francesco salvato dalla rovina, è risorto come d'incanto a sentir rinnovata la voce della preghiera. Dovunque i Salesiani hanno portato il fervore della loro attività, che si espande, rigogliosa, come il fiume che s'ingrandisce nel suo percorso ". Quindi il chiaro oratore ricordò per sommi capi tutta la vita travagliata di lavoro, di fede e di opere proficue, spesa dal Beato Don Bosco per il benessere della gioventù e per il trionfo della civiltà e della religione, onde oggi dal seme da lui gettato è nato l'albero gigantesco, rappresentato nel mondo, da migliaia di scuole, laboratori, ospedali, ricreatori: esercito d'ogni lingua e d'ogni nazione. " Senza il soprannaturale, continuò l'oratore, l'opera di Don Bosco non si spiega. E quest'opera è il fiorire esterno delle sue virtù interne. Egli fu contro il materialismo corrompitore della gioventù e fermò a tempo il popolo italiano sulla china della via funesta. Quando io proposi lo studio della dottrina pedagogica di Don Bosco, qualche filosofo idealista sorrise. Oggi il tempo mi ha dato ragione ".
» Quindi l'ex ministro della P. I. parlò dell'opera educativa dei Salesiani, che si svolge con la sola bontà fra le giovinezze loro affidate ed accennò alla organizzazione della gioventù voluta dal Duce Mussolini, per l'avvenire della Patria. Lesse un brano di una eloquente lettera di Don Bosco e così concluse:
» " Signori! L'Istituto che oggi si inaugura è destinato a proseguire l'opera di Don Bosco in tutte le parti del mondo, diffondendovi il nome d'Italia e di Roma. E come da Gaeta mossero nel 915 le armi e gli armati chiamati dal pontefice Giovanni X a combattere i Saraceni che furono infatti sbaragliati nella famosa battaglia del Garigliano; e come nel 1571 da questo porto di Gaeta mossero le navi, che al comando di Marcantonio Colonna vinsero la celebre battaglia di Lepanto, così, oggi, muoveranno da Gaeta altre voci di incitamento ed altri giovani di fede, che propagheranno nel mondo le dottrine e le massime cristiane della nostra religione. Signori! Con la visione di questa nuova opera di civiltà e mentre oggi qui si apre questo nuovo Istituto Missionario, gridiamo il quod est bonum, felix, faustumque. per la gloria di Dio e per la gloria d'Italia! ".
» Calorosi, entusiastici applausi salutano l'orazione del senatore Fedele, che è complimentato da tutte le autorità e personalità convenute ».
Nel teatro Verdi di Gorizia.
Il 17 maggio il Beato Don Bosco fu commemorato nel teatro «Verdi » in Gorizia dall'avvocato Felice Masera presidente generale degli ex allievi salesiani, alla presenza del fior fiore della cittadinanza e di tutte le autorità.
Bellamente presentato al pubblico dall'avvocato Culot, l'esimio oratore seppe lumeggiare splendidamente l'alta figura di D. Bosco, presentandolo come l'apostolo dei tempi nuovi, particolarmente nel campo dell'educazione cristiana della gioventù. Mai una parola di sì alta spiritualità era stata udita in un ambiente di per sè profano, come il teatro. Il conferenziere ebbe spunti felicissimi, toccando il sentimento religioso e patriottico dell'affollato uditorio.
Al termine della conferenza le più ragguardevoli personalità si vollero congratulare con l'oratore e ringraziarlo dell'intenso godimento spirituale loro procurato. L'on. Podestà vi aggiunse i suoi particolari ringraziamenti a nome della città, augurando che altra volta ancora una sì elevata parola potesse essere udita in quelle magnifiche terre.
BORSE COMPLETE.
56. Borsa GIOACCHINO e FILOMENA fondata dal benemerito sac. Don Ignazio Vincenzo Diaz (Colombia) in memoria dei suoi cari genitori.
57. Borsa SACRO CUORE DI GESÙ, CONFIDO IN VOI!
Somma precedente: L. 16.ooo.
Il sig. Luigi del Moro volle per sè l'onore di chiuderla inviando L. 4035. - Totale L. 20.035.
58. Borsa S. GIOVANNI GRISOSTOMO offerta da un ottimo sacerdote dell'Italia Centrale.
59. Borsa D. GIO. SCAPARONE
Somma precedente: L. 16.604,50. - Versamento della Casa di Gorizia al 21 maggio: L. 3415, 5o. - Totale L. 20.020.
Il nome di Don Scaparone è tuttora caro ai Goriziani. Ne è una prova il fatto che la presente borsa, cominciata due anni or sono, ha potuto essere ultimata quasi esclusivamente colle piccole offerte degli allievi, ex-allievi e amici.
60. Borsa D. AGOSTINO ANZINI
Il Sig. Lafranchi Alberto nel presentare questa Borsa al nostro veneratissimo Rettor Maggiore Don Rinaldi, scrive da Seattle, Washington:
« ... Il 25 maggio di quest'anno ricorre il decimo anniversario della morte di questo mio impareggiabile Maestro, benefattore e cognato; ed io con i miei tre figli e quattro figlie, abbiamo pensato di fondare una Borsa Missionaria nel suo nome e memoria, anche per compiere un vivo desiderio della mia desideratissima consorte Irene, la quale, l' 11 settembre scorso, ci ha lasciati orfani per raggiungere in cielo l'indimenticabile suo fratello Don Agostino.
» La memoria di questo santo sacerdote che prodigò le primizie del suo zelo apostolico nella mia natia Vallemaggia, meriterebbe ben altro che una Borsa Missionaria. Nei 42 anni del suo ministero sacerdotale e quasi 3o di scuola, tra privata è pubblica, nel Collegio Pontificio d'Ascona e nel Ginnasio di Locarno, egli ha fatto risplendere in sè e intorno a sè le virtù e lo spirito del Beato D. Bosco, del quale era stato discepolo e figlio per più di sette anni.
» Le sue delizie erano i ragazzi, e usava mille industrie per conservarci buoni e per coltivare i germi della vocazione ecclesiastica, che parecchi miei compagni ebbero la fortuna di vedere attuata in loro, e fanno tuttora molto del bene alle anime. Io devo a lui la fortuna di avere conosciuto e parlato con il Beato D. Bosco, a Torino, nella sua cameretta, e poi a Lanzo Torinese, riportandone sempre un'impressione indelebile. Ma quando la Provvidenza dispose che entrassi in relazioni più intime
e di famiglia con lui, ho potuto apprezzare meglio i tesori di bontà e cordialità squisite e soavissime ch'egli aveva saputo attingere alla scuola del Beato. Sono senza numero i suoi benefizi verso di me e dei miei figli: le sue lettere, specie quelle alla sua sorella, la mia compianta consorte, rivelano tutto il suo gran cuore e la sua inesauribile carità. Le rileggiamo sovente per trarne nuovi tesori di norme pratiche e di eccitamenti al bene.
». Questa Borsa deve ricordare eziandio l'inseparabile sorella Anna Maria e la nostra Irene, consorte e mamma esemplare, onde partecipino esse pure in perpetuo alle preghiere e ai suffragi dei Missionari favoriti dalla Borsa e della Società Salesiana in generale.
» Reverendissimo Superiore, ci benedica tutti, e Le sarò grato della pubblicazione di queste poche righe sull'ottimo Bollettino Salesiano, nell'unico fine e con la speranza che altri molti siano mossi ad onorare e suffragare i propri defunti con la fondazione di una Borsa Missionaria. Secondo me non è possibile assicurarsi maggior copia di suffragi ».
Per mancanza di spazio rimandiamo al prossimo numero l'elenco delle Borse da completare colle relative offerte.
Grazie ricevute per intercessione del Beato D. Bosco.
Una grave malattia renale mi teneva da tre mesi immobilizzata in letto, quando apparve l'urgenza di un'operazione. Ma per la debolezza organica del corpo e per l'affievolimento del cuore non fu tentata. Mi furono allora amministrati gli ultimi Sacramenti e nell'imminenza della catastrofe, tutta la famiglia si rivolse alla protezione del B. Don Bosco promettendo un'offerta per le opere salesiane.
Varie novene si susseguirono. Dopo vari giorni di agonia presi lentamente a migliorare e a quattro mesi di distanza potei alzarmi e attendere alle mie occupazioni. Voglia ora il Beato ottenermi la perfetta guarigione.
Novara. MARIA CORRADINI PERONI.
Fui guarito del vaiuolo. - Il 4 marzo fui colpito da febbre violenta e poco dopo si manifestarono sul mio corpo delle pustolette, sintomi della pericolosa malattia. Avuta una reliquia del Beato, la passai con fede sul petto e sulla faccia che erano le parti più colpite; e immediatamente il male cominciò a diminuire, le pustolette scomparvero a poco a poco lasciandomi solo qualche rara cicatrice a perenne ricordo della grazia ricevuta.
Castelpetroso.
Ch. ADOLFO GIANCOLA.
Tutti i sintomi del male che non perdona si rivelarono in me, poco prima del Natale, confermati dall'esame microscopico e dalla radiografia; vissi giornate di terribile ansia per la mia disgrazia, ma volli tuttavia continuare nel disimpegno dei miei doveri di scuola. Urgevano intanto i preparativi per la Beatificazione di D. Bosco ed io attendevo con grande fiducia quel « 2 giugno » per ottenere il fiore delle grazie dal nuovo Beato. Quando seppi che nella ricognizione del corpo del B. Padre si era trovato un polmone ben conservato ravvivai le mie speranze, vedendo nel fatto come un indizio che D. Bosco voleva guarirmi. La sera del 23 maggio inghiottii una piccola reliquia e pregai la Madonna che glorificasse il suo Servo; il 24 in un nuovo esame si riscontrò dai medici che il bacillo era scomparso e scomparse le lesioni. Un miglioramento generale marcatissimo cominciò a verificarsi e oggi - a due anni di distanza - sono completamente ristabilito.
UN SACERDOTE SALESIANO.
Un esaurimento nervoso acuto mi faceva orribilmente soffrire da quattro anni. Provai tutti i rimedi suggeriti dall'arte medica, ma inutilmente, anzi peggiorarono le mie condizioni.
In tale stato ebbi pensieri di disperazione, di avvilimento e di cupa malinconia. Mi raccomandai alla protezione di vari santi e della Vergine stessa, ma non ebbi sollievo. Per ultimo, leggendo i miracoli di Don Bosco sul Bollettino, mi sentii spuntare in cuore la sicura speranza di essere esaudito se l'avessi pregato con spirito evangelico.
Cominciai un triduo di Ss. Comunioni e di preghiere al Beato. In due giorni mi sentii migliorato e ora mi trovo relativamente bene e con la certezza di una completa guarigione.
Prodolone. VIANELLO LUIGI.
Siano grazie al Beato D. Bosco. - Da 5 anni mia figlia Giuseppina di anni 9 era affetta dal così detto « ballo di San Vito » che visitandola due volte all'anno, la lasciava ogni volta per cinque mesi paralizzata. Sperimentato vano ogni rimedio suggerito dalla scienza, mi rivolsi al Beato Don Bosco, ed ecco come: ero stata ad assistere alle belle proiezioni della vita e della gloria del novello Beato, illustrate dal Rettore di questo Seminario Mons. Carbone, e n'ero rimasta così contenta e tanta fiducia sentivo in me che, tornata a casa, mi inginocchiai dinanzi all'immagine del Beato Don Bosco, dicendogli: - Don Bosco, se è vero tutto quello che ho sentito di te, guarisci la mia povera figlia.
È passato oltre un anno; mia figlia non è stata più tormentata da quel male e gode buona salute. Il Beato Don Bosco me l'ha guarita! Sian grazie a Lui!
Lanciano.
LEONILDE MURRI ved. VULCANO.
Per la cattiveria e malignità di certe persone, che ci volevano danneggiare, si addensava su di noi una terribile bufera, che scatenandosi, ci avrebbe recato pene, sofferenze e guai gravissimi. Certe della nostra incolpabilità davanti a Dio ed agli uomini, ricorremmo nel doloroso frangente al nostro Padre il Beato D. Bosco, pregandolo a proteggerci e difenderci dal Cielo, come lo aveva fatto quand'era ancor in vita. La sua mano potente e buona ci soccorse prontamente e interamente.
La tempesta si sedò all'istante, ogni pericolo scomparve, e la pace e la tranquillità ritornò nella nostra Comunità e nei nostri cuori. Deo gratias!...
S. M. F., Superiora.
Esprimono pure la loro riconoscenza al Beato Don Bosco:
Chiappe Angela (Buenos Aires) per essere stata risanata da una grave polmonite doppia.
Ottavio Battaglia (Udine) per la guarigione della moglie Anita degente da 15 giorni all'ospedale per nefrite; e pel dono di un bimbo, a cui fu imposto il nome del Beato.
Emilia Corona Fardello (Casale) invia con gratitudine offerta al Beato per una grazia importante conseguita con l'intercessione di Lui.
George Crucetti (New York) riconoscente per grazie ricevute invia 2 dollari per le Missioni.
Ferraro Giuseppina (Savona) da lungo tempo in discordia con persone di famiglia sentiva la vita farsi insopportabile ogni dì più. Per suggerimento di un'amica mise l'affare sotto la protezione del B. D. Bosco e in breve le cose cambiarono. D. Bosco toccò il cuore di tutti e i rapporti ripresero di nuovo cordiali.
La Pergola Maria (Catania) per una frattura al braccio del suo bambino, gli si praticarono delle iniezioni ricostituenti. Una di queste non assimilata minacciava di supporare, e un atto chirurgico sarebbe riuscito molto doloroso per la fasciatura e per la profondità dell'iniezione. Ma invocata la protezione di D. Bosco l'infiammazione scomparve.
N. N. durante una lunga e insidiosa malattia del marito ricorse all'intercessione del Beato per ottenerne la guarigione. Avuta una reliquia del Servo di Dio la fece ingerire all'ammalato che da quel giorno cominciò a migliorare, ed ora è guarito.
C. F. S... arrestato per grave calunnia durante i 13 giorni di ingiusta prigionia si raccomandò con fede al Beato D. Bosco. Ed ecco, riconosciuta l'enormità delle cose, fu rimesso in libertà quando la libertà sembrava impossibile.
Giuseppina Ragusa Vismar (S. Remo) avendo il fratello in pericolo di morte per una emorragia interna, chiese al Beato con fervore la di lui guarigione promettendo un'offerta per le missioni. E la grazia venne sollecita e piena.
Teresina Mariani (Aquila). Una sua sorella avrebbe dovuto subire d'urgenza un'operazione all'ospedale, ma a causa della febbre altissima non fu operata. Avendo applicato una reliquia del Beato sulla parte dolente e fatto ricorso alla di lui intercessione, vide come per incanto scomparire febbre e male, rendendosi inutile l'operazione ritenuta prima indispensabile.
Fiorino ed Emma Tacchino (Castelletto Or.). -Due grazie ottennero per intercessione del Beato D. Bosco: prima il felice esito di tre operazioni per otite che misero fuori d'ogni pericolo il capo famiglia; poi la scomparsa di sintomi inquietanti nella signora che lasciavano perplessi i medici; appena invocata la protezione di D. Bosco.
C. G. per aver avuto luce e conforto in momenti di dubbio: invia modesta offerta in riconoscenza e per la continuazione della protezione del Beato sui cari sposi.
A. D. (Lu) per aver ottenuto un favore speciale in un caso assai difficile.
Una Cooperatrice per grazia ricevuta da Maria Ausiliatrice e dal Beato Doli Bosco, nella guarigione da grave appendicite di un suo bimbo di sette anni, riconoscente offre per le Missioni lire cinquecento.
Luisa Imoda De Negri (Genova) per intercessione del Beato D. Bosco ha ottenuto una grazia importantissima che da tempo desiderava.
Maestranza e operaie Setificio di Racconigi, dei Sigg. Fratelli Musso, rendono vive grazie al Beato D. Bosco al quale avevano fatto ricorso perchè non venisse loro a mancare il lavoro.
Il Beato ascoltò ed esaudì la preghiera: nonostante la grave crisi che attraversa la sericoltura, fin'ora la mano d'opera fu sempre in efficienza. Inviano pure una riconoscente offerta per le opere del Beato D. Bosco.
E. A. (Chioggia) si raccomandò al Beato Don Bosco onde ottenere il suo intervento in un caso particolarmente grave. L'ottenne, vedendo definita la cosa secondo i propri desideri. Offre riconoscente L. 100 alle Opere Salesiane.
N. N. affetta da un male alla gola si raccomandò al Beato per la buona riuscita dell'operazione e fu esaudita; ora invoca il ritorno delle sue forze.
A. M. (Incisa) per una grazia ricevuta dal Beato.
Un ex-allievo per, la guarigione del papà ridotto in fin di vita da un'appendicite che già più volte lo aveva colpito; e per un'altra segnalatissima grazia.
Bonini Angelo (Bardonecchia) per grazia ricevuta per l'intercessione del Beato Don Bosco commosso e riconoscente della continua assistenza ricevuta in contingenze difficilissime invocandone la protezione anche in avvenire, invia per le missioni lire duecento come da promessa fatta.
Filippone Carmela per la ricuperata salute.
Capitani Maria per la rapida guarigione della sua bambina di 3 anni da malattia infettiva.
Cadore, aprile 1931. Il B. Don Bosco mi ha sempre aiutato; mentre lo ringrazio per una grande grazia recentemente ricevuta, soddisfo il mio voto versando all'Opera Salesiana la somma promessa.
Gamba Vittoria (Castell'Alfero) per infezione ad una mano pareva indispensabile un'operazione, ma ottenne la guarigione col promettere a D. Bosco un'offerta per le missioni.
N. N. (Candiolo) coll'applicazione della reliquia del Beato sulla guancia del fratello che soffriva da più giorni fortissimo mal di denti, ne ottenne la guarigione: una mezz'ora dopo il fratello si addormentava per 16 ore continue e si risvegliava guarito.
N. N. (Nerviano) per grazia ricevuta coll'intercessione del Beato.
G. A. (Cavallermaggiore) per grazia ricevuta offre L. 5o.
Cooperatore Furlan (Udine) ebbe l'ispirazione al principio della quaresima di pregare il Beato perchè inducesse una persona peccatrice a far Pasqua dopo tanti anni: e la preghiera fu esaudita.
N. N. (Toscana). - Una calunnia minacciava di rovinare il nostro figliuolo che sapevamo innocente. Si ricorse con viva fede al Beato D. Bosco, il quale fece rifulgere ben presto l'innocenza del nostro caro e ridiede a noi la pace perduta, dissipando ogni ansia.
N. N. per scongiurata minaccia di operazione chirurgica, appena raccomandatasi al Beato.
A. V. G. (Cagliari) per grazia ricevuta dopo un triduo al Beato D. Bosco e implorandone altre.
M. T. riconoscente per la guarigione ottenuta di una figliuola coll'intercessione del Beato, invoca protezione e grazie sulla famiglia.
Salvatore Zappalà per consiglio di una persona devota implorò coli una novena la grazia della guarigione della moglie in gravissimo stato; e questa cominciò a migliorare al termine della novena.
Fantino Maria raccomandò il 26 maggio 1930 al Beato un suo figlio che da qualche anno soffriva frequenti dolori al capo, fortissimi, refrattari ad ogni cura, che gli impedivano di attendere al suo lavoro. Da quel giorno egli non lamentò più disturbi e potè attendere assiduamente alle sue occupazioni.
Braccio Giuseppe (Valle Lomellina) ottenne per intercessione del Beato la guarigione da malattia di fegato, senza operazione chirurgica.
M. A. (Moncalvo) per il felice esito nel concorso a cui partecipò l'anno passato, riuscendo con la protezione del Beato primo e unico vincitore e restando ancora alle dipendenze di superiori conosciuti e amati.
Coniugi Giolito (Villastellone) per una grazia implorata e ricevuta il 26 aprile, festa del Beato.
E. Monchiero (Torino) per un aiuto e conforto avuto in un brutto momento.
Cooperatore Salesiano (Ancona) con una novena al Beato ottenne la guarigione di una zia colpita da grave malattia mentale. Il giorno stesso in cui le inviò una reliquia, cominciò il rapido miglioramento che maturò nella guarigione definitiva.
Gettiamo giù queste righe per fissare dolci ricordi di grandi emozioni provate nel meraviglioso maggio di quest'anno.
Le straripanti adunate di pellegrini devoti che per venti giorni hanno fatto di Torino un incontenibile mareggiare di folla, furono - scriveva l'Avvenire d'Italia - una bella prova dell'irresistibile forza di attrazione che ha esercitato sulle moltitudini il sacro Lino esposto nel duomo torinese alla venerazione dei fedeli. Ogni giorno, per circa tre settimane, il quadro della devozione popolare e lo spettacolo di una raccolta pietà si è ricomposto nella grandiosità delle sue incomparabili proporzioni.
La solenne ostensione in cui 21 vescovo, 14 principi reali con a capo S. A. R. il Principe Ereditario, una folla eletta di autorità, di aristocrazia e di popolo torinese faceva maestosa corona al Pastore dell'archidiocesi, fu suggestiva quanto la cerimonia di chiusura nella quale Vescovi, Principi, autorità e popolo gareggiarono con pio entusiasmo nel supremo tributo di devota ammirazione per la preziosissima reliquia del Redentore. Forse mai prima si è tanto compresa, quanto ora, la meravigliosa preziosità della Sindone, documento palpitante dell'onta subita dal Redentore dell'umanità e della sua vittoria sulla morte.
La si è contemplata sull'alto dell'altare alla luce di riflettori, e la si è vista alla luce naturale, sollevata dai Vescovi che la portavano, dall'alto della gradinata del tempio, sotto gli sguardi ansiosi di una immensa folla che dopo 89 anni vedeva ripristinata una cerimonia compiutasi nel 1842, nell'ostensione per le auguste nozze di Vittorio Emanuele II con la Principessa Adelaide. Davanti alla Sindone vedemmo prostrata S. M. la Regina d'Italia, e Principi Sabaudi, 5 Cardinali e una cinquantina di Vescovi venuti da ogni parte dell'Italia e dell'estero: e tutte le gradazioni sociali effusero ai piedi di quel sacro Lenzuolo l'omaggio delle loro preghiere e delle loro aspirazioni al benignissimo Salvatore.
Gesù, attraverso le vivide impronte che la passione ha fatto del suo Corpo adorabile, non avrà parlato a tanti cuori, scuotendoli dalla loro indifferenza, dalle loro malizie? Non avrà elevato le menti a ricordi capaci di ridestare riconoscenza e amore per Lui, che ponendo sotto gli sguardi il prodigio della sua Sindone, rievocava i prodigi infiniti del suo amore per l'umanità peccatrice?
Lo speriamo, e crediamo che molte anime avranno trovato, nella contemplazione del sacro Lino, la forza della loro spirituale risurrezione.
Dei pellegrini che visitarono la Sindone (i giornali cittadini li hanno calcolati a due milioni, cifra che non ha nulla di esagerazione!), quanti furono al Santuario di Maria Ausiliatrice, presso l'urna benedetta del Beato Don Bosco o visitarono la sua cameretta? Non sapremmo dirlo, neanche approssimativamente. Non si è mai veduto a Valdocco tanto afflusso di gente: in certi giorni specialmente l'ampia chiesa e i cortili adiacenti furono invasi da moltitudini inverosimili che neppure il pessimo tempo e la pioggia ininterrotta poterono trattenere: più forte di tutto era in esse il desiderio di vedere il centro delle meravigliose opere di Don Bosco, di sciogliere la loro divozione ai piedi della sua taumaturga Madonna e invocarne la benedizione per sè e per le loro famiglie.
Il pio contegno e la fervida pietà di cotesti pellegrini ci ha altamente edificati e conso lati. Ogni giorno, dal 3 al 24 maggio, vi è stata nel nostro Santuario una media di circa 110 messe e 2350 comunioni: ecco la più bella prova della pietà di queste folle venute per l'ostensione della S. Sindone !
E tra la folla dei visitatori a Valdocco abbiamo veduto distinte personalità: le Loro Eminenze i Cardinali Hlond, Primate di Polonia, Maurin, Arcivescovo di Lione; Minoretti, Arcivescovo di Genova.
Vedemmo innumeri schiere giovanili e scolaresche spaziare giocondamente nella casa di Don Bosco come in casa loro, e frotte di popolani accamparsi sotto i porticati o lungo i fabbricati per consumare i loro pasti senza alcuna soggezione, con la piena confidenza che sempre ha loro ispirato l'opera di Don Bosco. E in tanta ressa di persone e trambusto di veicoli d'ogni specie che ingombravano la piazza di Maria Ausiliatrice, le vie vicine e gli stessi cortili della nostra casa non si ebbe a lamentare nessun spiacevole inconveniente: si ebbe invece da benedire la generosa carità di tante anime buone che resero più bella l'entusiastica gioia di quelle ore col testimoniare il loro più vivo affetto alla Vergine Ausiliatrice e alle opere del Beato Don Bosco.
E la Madonna le avrà accompagnate nel ritorno alle case loro con benedizioni celestiali.
Con tale preludio i nostri ottimi Cooperatori possono immaginare che cosa sia stata la Festa di Maria Ausiliatrice.
Il devoto pellegrinaggio non ha avuto mai un attimo di sosta; le porte del Tempio sono state varcate da numerosissime comitive di pellegrini, sempre rinnovantisi per tutta la giornata. Dopo le prime Messe, celebrate dal
Rettor Maggiore dei Salesiani Don Rinaldi, da S. E. Mons. Fossati, Arcivescovo di Torino e da altri Ecc.mi Vescovi, alle 10 ebbe luogo la Messa solenne pontificata da Mons. Emanuel, vescovo ausiliare di Magliano Sabina. Questa funzione era stata preceduta da un'altra tenuta da Mons. Bartolomasi, alla quale avevano assistito i cavalieri del Santo Sepolcro.
Nel pomeriggio l'affluire dei fedeli alla Basilica fu ancora più intenso, più grandioso. Si stava preparando la solenne processione, alla quale doveva assistere e parteciparvi una folla di oltre duecentomila persone.
Vi parteciparono nella pompa dei loro paramenti episcopali ben undici Vescovi: Mons. Fossati, Arcivescovo di Torino; Mons. Pellegrinetti, Nunzio Apostolico a Belgrado; Mons. Bartolomasi, Ordinario Militare; Mons. Umberto Rossi, Vescovo di Susa ; Mons. Barrère, Vescovo di Tucuman nell'Argentina; Mons. Ciceri, Vicario apostolico in Cina; Mons. Pinardi; Mons. Perrachon; Mons. Devoto, Vescovo Ausiliare di Buenos Aires; Mons. Emanuel, Vescovo Ausiliare di Magliano Sabina e Mons. Pichon.
Dietro al clero, su un trionfo d'oro e splendente di mille luci, veniva il Simulacro di Maria Ausiliatrice, su apposito carro pavesato primaverilmente con rose, gigli, garofani, intrecciati intorno a Maria.
Sfilando tra due fittissime ali di popolo, inginocchiato ed orante, il corteo percorse la via Cottolengo, il corso Principe Oddone, il corso Regina Margherita, piazza Emanuele Filiberto, via Cottolengo, ritornando poi sulla piazza della Basilica.
Quando le prime ombre della sera velavano il cielo, la processione fece il suo ingresso nel Tempio. Di colpo le mille e mille lampade che illuminano a giorno l'elegante facciata della Basilica si accesero, mentre le campane suonando a distesa invitavano la moltitudine alla preghiera. Dall'interno del Santuario giungevano gli echi delle preci liturgiche, mentre la folla raccolta sulla piazza in ginocchio, seguiva la funzione. Uno squillo di tromba troncò il mormorio delle preghiere: S. E. Mons. Fossati, circondato dal clero, apparve alla porta della Basilica ed impartì la trina benedizione, mentre più alte salivano al cielo le invocazioni a Maria Ausiliatrice
* *
Delle composizioni eseguite ricordiamo : La messa del M°. D. Licinio Refice, titolare della Cappella di Santa Maria Maggiore in Roma; il vigoroso Magnificat del M° Salesiano Enrico Scarzanella; l' Ecce Sacerdos Magnus del M° Salesiano L. Musso; il Tantum ergo del Salesiano M° Cav. G. Dogliani. Qualche parola in più va detta per due mottetti composti espressamente per la circostanza dal Salesiano Don Pagella. Il primo su una strofa d'Inno della Santa Sindone:
Laude felix laeta Sabaudia Syndonis dabis mundo gaudia; Gaude tota mater Ecclesia Novae laudis agens solemnia.
Alleluia.
Il secondo: Exultate Deo adjutori nostro: jubilate Deo Jacob. Sumite psalmum, et date tympanum: psalterium iucundum cum cithara. Buccinate in Neomenia tuba, in insigni die solemnitatis vestrae.
La lirica dei testi ispirarono meravigliosamente l'autore, ed entrambe le composizioni rivelano tali doti di sapienza nello scegliere la frase musicale più espressiva del testo, e di maestria armonica e contrappuntistica per lo sviluppo musicale architettonico e per la condotta delle parti, da non stupire se pochi anni or sono in un concorso per due pezzi corali - uno sacro l'altro profano - per entrambe le composizioni riusciva vincitore del concorso il nostro D. Pagella.
L'esecuzione del bel programma fu opera di un complesso di ben 200 cantori: 140 soprani e contralti (studenti di Ginnasio del nostro Oratorio) dalle voci educate secondo il metodo del venerando Maestro Salesiano Cav. Giuseppe Dogliani; 6o tenori e bassi dell'Istituto Teologico D. Bosco situato alla Crocetta formati all'ottima scuola del Salesiano M° D. Giovanni Grosso; concertatore e direttore consapevole il salesiano M° Enrico Scarzanella; all'organo un altro Maestro Salesiano ben noto ai musicisti: D. Giovanni Pagella.
Se all'arte dei singoli Maestri s'aggiunge il massimo buon volere di tutti gli esecutori, desiderosissimi d'onorare con la voce e col cuore la Vergine Ausiliatrice nella Basilica elevata in suo onore dal Beato, non meraviglia la bellezza dell'esecuzione d'ogni singola parte, del programma; esecuzione fusa in omogenea flessibilità a ogni varietà di movimenti; espressiva a ogni nuance richiesta dalla frase musicale e dal testo; esecuzione per cui va data ampia lode ai bravi cantori che l'attuarono.
(Note di Don Vendrame).
(Ved. n.° di marzo u. s.)
Il paganesimo scosso nelle sue basi.
Il popolo khasi, in generale, è naturalmente buono, semplice, socievole, e di una modestia nel vestire e nel portamento che è veramente edificante; ma in fatto di religione non ha fondamenti solidi e le sue idee religiose sono molto confuse. Ho avuto spesso occasione di intrattenermi familiarmente coi sacrificatori più in voga, ed interrogati sull'argomento, tutti confessarono la loro ignoranza sul Dio unico, eterno, creatore dell'universo e perfino sulla vita futura, da molti negata.
Essi non riconoscono altra divinità che quella creatrice della propria stirpe o tribù (gruppo di famiglie discendenti da uno stesso ceppo secondo la più rigida legge del matriarcato) ed altre divinità tutelari di cui nulla sanno dire di preciso. Così ogni regno (sono una quindicina), ogni stirpe, ogni tribù, ogni famiglia ha le proprie divinità fissate dai loro antenati e non sacrificano che a quelle. Invocare altre divinità, che non siano le proprie, è da essi considerato come un sacrilegio.
Ma il cristianesimo, penetrato ormai quasi in ogni stirpe ed in ogni paese, ha dato già una forte scossa al paganesimo, cosicchè tutti si sentono ormai disorientati nelle loro idee religiose, e tutti, o quasi, confessano la piena sfiducia e la insufficienza della loro propria religione. Quindi il culto pubblico, esterno, cerimonie o feste religiose di popolo, se prima erano rare, ora sono quasi scomparse. Un solo re ormai compie annualmente la festa religiosa pagana a base di danze e di sacrifici, ma corre voce che anche lui abbia fatto già la proposta ai suoi ministri di sopprimere quella festa. (È un ex allievo del nostro collegio cattolico e molto simpatizzante con noi). Cosicchè la religione pagana di questo popolo khasi è già infranta nella sua unità e va sempre più individualizzandosi. Per i più essa consiste ormai in riti funebri a base di sacrifici per i loro morti, in sortilegi e divinazioni per conoscere la causa delle malattie o il diavolo che li tormenta, in sacrifici alle divinità irritate per i peccati di famiglia o ai demoni perchè soddisfatti del sacrificio si allontanino dalla casa o dalla persona.
Il culto di Satana ed il suo potere.
Credono agli spiriti cattivi e si sentono non di rado sotto la loro malevole influenza e talvolta anche manifestamente schiavi della loro abominevole tirannia. Li temono perchè sanno che sono cattivi e fanno del male, ma appunto perche li temono, talora, anzichè cacciarli, perchè non abbiano da irritarsi cercano di farseli amici col far loro dei sacrifici, col prometterne degli altri, col chiamarli in casa dando loro come sede un cestino, una pignatta, una zucca vuota con entro grano, riso, fieno, ed altri simili ingredienti.
Convertendosi, oppure il giorno stesso del battesimo, chiamano il missionario che vada a gettar via i diavoli, come dicono essi, ed a benedire la casa fatta cristiana. Quante volte, dopo la lunga cerimonia dell'amministrazione dei battesimi e degli altri sacramenti, prima di procedere alla benedizione delle nuove case, ho dovuto in cotta e stola, togliere dagli angoli e di sotto il tetto pignatte, cestini, zucche, teste di animali sacrificati, tutte sedi di spiriti, raccogliere ogni cosa in un grande cesto, portarli lungi dalla casa e là infrangere tutto sotto i piedi! E non c'è pericolo che gli indigeni ci mettano un dito. Hanno paura. Talvolta mi schermii per mancanza di tempo, ed essi ad insistere:
- Padre, venga a gettar via i diavoli.
- Ma non ho tempo.
- Son molti, bisogna che venga.
- Ma vedete che è impossibile. Mi aspettano al tal paese e la strada è lunga. Fatelo voi.
- Padre, noi non osiamo più entrare in casa. Sono diavoli molto cattivi.
Ed allora bisogna cedere o mandare un altro.
Ci sono anche testimonianze incontestabili della presenza sensibile e visibile degli spiriti cattivi.
Un uomo sulla quarantina sano di corpo ed equilibrato di mente viene da me per farsi cattolico. Il movente? Era quello di liberarsi da un diavolo che, assicurava lui, aveva in corpo.
- Ma tu sei un illuso, insistevo io.
No, padre, c'è davvero! Me lo sento che gira in corpo; talvolta mi fa soffrire e soprattutto mi annoia giorno e notte zufolando, chiacchierando, raccontandomi le sue vicende. Mi tenta sempre a sacrificare, mi indica il luogo dove vuole il sacrifizio, e mi dice che se non sacrifico non si allontanerà mai da me. Sparla della religione, la disprezza e bestemmia.
- Ma dunque parla davvero? E tu cosa rispondi?
Ed il povero uomo, non senza una certa ritrosia mi ripeteva i dialoghi talvolta ridicoli, talora drammatici che si succedevano tra lui e lo spirito maligno.
Una famiglia mi parlò anche, con una certa riservatezza di frequenti infestazioni diaboliche notturne; e la madre mi assicurò che una notte mentre il diavolo tentava di soffocarla, vide comparire il sacerdote cattolico che aspergendo con l'acqua benedetta lo cacciò via. Di qui l'idea di farsi cattolica e di lasciar battezzare le due figlie.
Nei paesi più evoluti, secondo testimonianze oculari, degne di fede, sono anche frequenti le evocazioni spiritiche. Evocati col sacrificio, gli spiriti non mancano di venire, e quando la persona scelta come medium dagli spiriti stessi sente avvicinarsi la loro presenza, avvisa gli interessati, si ritira nella sua capanna ed incomincia la seduta a lumi spenti ed a fuoco spento. Gli spiriti rispondono dettagliatamente alle loro domande, ma talvolta mentono manifestamente. Dicono che spesso gli spiriti parlano anche delle loro diaboliche intenzioni, del paese di provenienza o di sede ed avvisano quando devono andarsene.
Thlen ed i suoi adoratori.
Thlen è il diavolo delle ricchezze ed è il più cattivo. Promette denaro, ma domanda in compenso di essere dissetato di sangue umano. Di qui le orribili mostruosità di sacrifici umani fatti in omaggio a questo terribile dio delle ricchezze per avere da lui il benessere familiare. Quando questo diavolo esige dai suoi adoratori qualche sacrificio umano, essi si appostano nel bosco e lungo i sentieri e là assaltano la prima persona che si presenta e la portano in casa; quindi legatala, incominciano a tagliare tutte le estremità del corpo dalla punta del naso, delle orecchie, del mento, e giù giù fino alle estremità delle dita dei piedi, finchè la persona muore dissanguata. Il sangue poi viene raccolto accuratamente in un recipiente ed esposto nella notte all'aperto perchè il Thlen venga ad abbeverarsi.
Sembra che cent'anni di dominazione inglese con tutta la sua rigorosa giustizia non sia riuscita ad estirpare questa mostruosità dal popolo khasi. Certo nessun fatto positivo è avvenuto in questi anni che possa dimostrare che esistano anche al presente questi sacrifizi umani; ma è una realtà innegabile la non rara scomparsa misteriosa di persone che non lasciano nessuna traccia di sè. Non vi è uno solo del popolo khasi che non tema questi segreti adoratori del dio delle ricchezze; e hanno tutti un vero terrore a camminare da soli di notte anche nelle vie del proprio paese. È degno di nota in proposito un fatto clamoroso e recente che ha interessato molto il tribunale inglese di Shillong.
Un povero uomo, venuto un giorno qui in città per far visita ad una famiglia parente cattolica, lasciava verso sera la casa per restituirsi al proprio paese, dopo aver manifestato il desiderio di convertirsi. Ma al paese non giunse più. Notata la sua assenza, fu ricercato dovunque per lunghi giorni dai parenti ed amici, dalle guardie del re e dai poliziotti inglesi e solo dopo circa due settimane fu ritrovato cadavere mezzo sepolto nel bosco già in stato di avanzata putrefazione.
Dopo un minuto esame del cadavere da parte delle autorità, si riscontrarono in esso tutti i segni del sacrificio umano per dissanguamento e la voce del popolo si levò in coro a confermare la constatazione del fatto additando anche i supposti segreti adoratori del Thlen esecutori dell'infame delitto.
Fu iniziato tosto il processo dinanzi al tribunale del re nativo che condannò i supposti colpevoli alla morte, ma mancando il tribunale del potere necessario per l'esecuzione, passò la causa nelle mani della giustizia inglese che, dopo varie clamorose sedute, confermò la condanna a morte per impiccagione per due degli accusati. Ma essi si appellarono al tribunale superiore, il quale giudicato il caso dichiarò non avere in mano sufficienti prove per confermare la condanna e li rimise in libertà.
La lotta di Satana contro il regno di Dio.
Il missionario che si trova a contatto col popolo pagano e lotta per la diffusione del regno di Cristo, quotidianamente deve constatare il potere malefico di Satana il quale esplode talvolta in una lotta tenace e serrata contro il regno di Dio. Questo potere malefico sembra accanirsi soprattutto contro le chiese nuove che vanno sorgendo.
Per parlare solo di fatti recenti, l'inizio dei lavori per una chiesa in un paese ormai quasi completamente cattolico eccitò talmente l'ira di Satana che sembrò volesse precipitare di nuovo il paese nel paganesimo. Caso unico nella storia della missione; per questioni materiali il paese si divise in due partiti accanendosi in una lotta così furibonda che uno dei due partiti come ultimo mezzo fece ricorso in massa ai sacrifici più abbominevoli. Appena poi fu benedetta la chiesa, due differenti sètte protestanti fecero un tentativo di penetrazione nei punti opposti del paese con riunioni domenicali di propaganda in due famiglie che diedero loro ricetto. Ma ora sembra che la tempesta sia completamente cessata. Il paese per grazia di Dio è ritornato nella pace e di protestantesimo non vi rimane più nessuna traccia.
Un'altra chiesa, qualche mese dopo la sua solenne benedizione, per una violenta bufera, crollava completamente... In un altro paese l'inizio dei lavori di una bella chiesa provocava una violenta opposizione dei protestanti che si sollevarono in massa con a capo il re, pure protestante. Per tre anni furono sospesi i lavori, e la chiesa scoperta ed esposta a tutte le intemperie crollò per una bufera di vento provocando la perdita di circa 15.ooo lire. Ma a fianco ne sorse subito un'altra che sebbene provvisoria serve allo scopo, mentre dall'altro lato sembra che la mano di Dio pesi grave sugli oppositori responsabili.
Più tenace e più furiosa fu la lotta del nemico infernale contro la chiesa dell'Immacolata di Mawpdaw, sorta per disposizione visibile della Divina Provvidenza, e per un atto di generosità del nostro carissimo Monsignore. Superate le mille difficoltà sorte nel corso della costruzione della chiesa si giunse finalmente alla solenne benedizione della medesima avvenuta precisamente nel giorno di S. Francesco di Sales.
Ma quel giorno segnava anche il principio di una ripresa violenta di lotta dello spirito del male ed i sintomi si rivelarono quella sera stessa della festa nonostante il suo pieno successo. Qualche mese dopo veniva chiamato d'urgenza al paese il sacerdote. Il Padre, con due confratelli, un chierico ed un coadiutore, corre immediatamente sul posto e trova un uomo, il primo convertito del paese, moribondo. In quello stesso giorno sorprende in paese un forte concentramento di protestanti venuti colà per una rivincita. Ma quello che maggiormente addolorò il cuore del sacerdote fu l'udire che in quei giorni ben cinque famiglie avevano apostatato per ridarsi al paganesimo, fatto assolutamente unico nella missione. E tutto non finì qui. Ritiratisi in sacrestia per il riposo, ecco che alle 1o precise sentono nell'interno della chiesa dei colpi violenti ed un passo affrettato e pesante come di uomo che emetteva un continuo lamento e talvolta risate sguaiate che gelavano il sangue nelle vene, a detta dei cari confratelli; e sibili come di verga che fende l'aria e rumori strani. Era evidente la presenza sensibile del nemico infernale, perchè con un atto di coraggio uscendo essi per cercare la causa dei rumori strani e dei gemiti egli sfuggiva sempre il controllo passando di fuori o di sotto o di sopra la chiesa e questa scena continuò fino al mattino alle 6 precise quando dati tre forti colpi lasciò definitivamente quel luogo. Fu una notte veramente diabolica confessarono e confessano tuttora unanimi quei tre confratelli ancora sotto l'impressione della tremenda infestazione dello spirito del male. E la lotta durò oltre un anno veramente accasciante, ma dopo la tempesta venne la calma. Le famiglie apostate si riconvertirono tutte eccetto due o tre individui che si trovano ancora in auto stata d'incertezza, il protestantesimo rimane nel suo elemento trascurabile, mentre altri pagani, nonostante lotte familiari accanite che li portarono fino ad essere diseredati, passarono ad ingrossare le file della già forte comunità cristiana.
(Continua).
Sac. C. VENDRAME Missionario salesiano.
Miyazaki, 28 febbraio 1931. Amatissimo Padre,
Il riassunto mensile delle nostre notizie è caratterizzato da una continua attività ascensionale di bene.
Sono ormai ultimati i lavori di ampliamento per ricevere nel prossimo mese a Nakatsu le nuove vocazioni indigene che il Signore ci vuole regalare. A Oita fervono i lavori di preparazione pel nostro primo piccolo laboratorio tipografico. A Miyazaki si sono iniziati i lavori per la costruzione dell'Asilo. A Takanabe apertura di un oratorio quotidiano; fra giorni apertura di un altro a Uwae. Giorni fa a Beppu, dove si è già potuto fissare il posto per la stabile sede della missione, ci fu un'adunanza di bonzi, e l'ordine del giorno per: La missione cattolica cerca di lavorare... Pensi che Beppu è fra le città del Giappone una delle più visitate da forestieri e Giapponesi, è città balnearia di primo ordine, e sopra di essa domina patrocinatore, con la sua più grande statua, Budda... Oh sì! Non solo cercheremo di lavorare, ma lavoreremo effettivamente, attivamente e coll'aiuto del buon Dio e di quanti ci somministreranno i mezzi del lavoro, certi si riuscirà a concludere qualche cosa di bene.
Date gioconde e date celebri.
L' 11 febbraio, così giocondo e caro al cuore degli Italiani, non lo è meno per i nostri cari Giapponesi, che festeggiano in quel giorno l'intronizzazione del loro primo imperatore Jimmu (11 febbr. 66o av. Cr. secondo la cronologia giapponese), data adottata per il principio dell'èra giapponese. I Giapponesi che trovano già tanti lati di somiglianza fra la loro nazione e l'Italia, furono ben contenti di constatare anche questa coincidenza di data della loro festa con quelle così celebri per la nostra patria. Fa così bene al cuore, lontani come si è, dal dolce natio loco, trovare corrispondenza in cuori che, festeggiando avvenimenti della patria loro, non rimangono insensibili alla gioia di chi pensa alla propria patria lontana.
Tra le cose morte.
Facemmo in quel giorno coi nostri chierici studenti una visita di istruzione alle antiche tombe (Kofun o Tsuka) che numerose si trovano nella zolla da noi abitata. Nei dintorni di Takanabe quelle note ed esplorate salgono ad oltre 6oo. Sono cavità, formate da grosse pietre, che determinano la cella mortuaria, di forma e ampiezza varia secondo la condizione sociale del defunto. Così se ne vedono delle rotonde, quadre, rettangolari, ovali con lungo corridoio d'entrata, a bozzolo, ecc. Sopra vi si trova accumulata la terra in modo da fognare una collina o piramide, più o meno ampia, riconoscibili in lontananza perchè generalmente staccate ed isolate dal sistema collinare locale. Sopra vi cresce vegetazione spontanea, erbe ed alberi, che dànno alle tombe l'aspetto di enormi cespugli, sparsi qua e là nei terreni pianeggianti, magnifico rilievo alla verde cornice delle alture che si profilano dietro.
La cavità era occupata dal corpo del morto, cui facevano corona numerosi oggetti appartenenti al defunto (armi, ornamenti, anche preziosi, utensili di casa, cibarie, ecc.) ed anche nella stessa cavità o nelle vicinanze i corpi di coloro che alla morte degli imperatori o di grandi personaggi si suicidavano. Tale costumanza durò fino all'undecimo imperatore del Giappone, Suinin (29 av. Cr. - 7o d. Cr.), che finalmente decretò di sostituire delle statuette di terra (haniwa) alle vittime umane.
Di questi giorni fu aperta nei dintorni di Takanabe una di queste tombe e le fotografie del nostro D. Marega illustrano parte degli oggetti contenuti.
E celebre in questi luoghi la gran tomba che ricorda Ninigi no mikoto. Secondo le antiche leggende questo dio avrebbe ricevuto dalla dea del Sole Amaterasu l'investitura del regno del Giappone con le insegne del potere imperiale (la spada, lo specchio e la gemma), i tre tesori sacri trasmessi di generazione in generazione fino ai nostri giorni. Discese dal cielo sulla montagna Takachiho nella provincia di Miyazaki. Il primo imperatore del Giappone, di cui ricorreva la festa anniversaria, era un nipote di questi di cui visitavamo la tomba.
Nascosta tra gli alberi, intersecati da splendidi viali, si erge maestosa la collina in cui si dice siavi la tomba del dio. Peccato che non sia stata ancora esplorata.
Un viale esterno circolare determina chiaramente la periferia della parte interna della tomba, a contorno circolare con lungo corridoio d'accesso. Separata da un gran vallo, vi è a fianco la tomba dell'imperatrice che, a differenza delle altre tombe, è a contorno interno a bozzolo. Un prete shintoista gentilmente ci fa da cicerone e ci guida ad un'altra famosa tomba detta caverna dei demoni, perchè per la grossezza delle pietre con cui è fatta, il popolo crede che sia stata costruita in una notte dai diavoli.
Uno stormo di corvi viene roteando in enormi spire compatto sulle tombe e passa come un rombo sulle nostre teste. « I corvi che roteano in massa su un luogo, segnale di morte vicina », commenta la nostra guida gentile. Eravamo in mezzo a tombe... non c'era bisogno di richiamarci certo il pensiero.
Sulla caverna dei demoni veda, amato Padre, le fiorenti speranze dell'avvenire della missione nostra che desiderano davvero dominare il demonio.
Don VINCENZO CIMATTI.
VILLALVERNIA. - Il 17 maggio per la chiusa delle Quarantore a Villalvernia veniva benedetto da Don Orione e inaugurato un bel quadro esposto sull'altare maggiore. Raggiante di gioia il caro Don Orione rivolse dalla balaustra al popolo la sua parola, ringraziando il Sig. Arciprete che gli aveva procurato la grande consolazione di inaugurare un quadro del Beato D. Bosco che, dopo la Vergine, era stato il suo più grande benefattore; e disse che il grande educatore torinese della gioventù, il B. Don Giovanni Bosco, aveva infatti visitato parecchie volte Villalvernia insieme ai suoi giovani, ospitato nell'antico castello, e lo fece notare con alta soddisfazione, chiamando Villalvernia « la piccola Cafarnao di Don Bosco».
Le belle parole di Don Orione hanno contribuito grandemente ad accrescere nell'ottima popolazione la stima e la devozione pel Beato Don Bosco.
CASTELGANDOLFO. - I festeggiamenti organizzati dal Consiglio parrocchiale si svolsero nel classico tempio Berniniano con gran pompa: triduo e festa ebbero un concorso notevolissimo di alunni delle scuole, delle associazioni, degli Istituti religiosi e di fedeli. Mons. P. Berardi, arcivescovo di Nacolia, si prestò gentilmente per le diverse funzioni, e Mons. Budelacci, vicario generale della diocesi di Frascati, fu assai eloquente nei due magnifici panegirici che tessè in onore del Beato.
SONDRIO. - La prima festa di Don Bosco a Sondrio si svolse con grande solennità nella chiesa di San Rocco attigua all'Istituto Salesiano. Mattino e sera le varie funzioni attrassero gran numero di devoti nel corso della novena e ancor più nel giorno della festa, premurosi di propiziarsi la protezione del Beato con fervorose Comunioni, e con preghiere speciali fatte con vibrante sentimento di fede presso l'effigie del Beato.
PARMA. - Ricorrendo la festa del Beato D. Bosco, l'Opera Salesiana della nostra città, colla partecipazione schietta e cordiale degli allievi dell'Istituto San Benedetto, Oratorio, Parrocchia, Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Oratorio femminile e degli ex allievi che numerosi convennero da ogni parte, in unione di affetto al grande Apostolo, Educatore e Padre, celebrò la solennità colla nota caratteristica che il Beato voleva in tutti, la santa e perfetta allegria.
La chiesa parrocchiale e la cappella interna del collegio videro un continuo alternarsi di funzioni devote e solenni: alla prima Messa sessanta fanciulli e fanciulle degli Oratorii si accostarono alla prima Comunione circondati dai loro genitori: poi gli allievi ed ex allievi; quindi gli oratoriani. Alla Messa cantata nella parrocchia e nella cappella assistette in entrambi i luoghi un folto numero di oratoriane delle Figlie di M. A. e di allievi: parimenti dovettero essere duplicate le funzioni perchè tutti potessero avere comodità di soddisfare la propria pietà nell'onorare il Beato.
PULICIANO (Arezzo). - La festa del 10 maggio fu tutta uno slancio di magnifico entu siasmo da parte della buona popolazione, la quale, al completo, volle scortare processionalmente fino alla chiesa parrocchiale, la reliquia del Beato, giunta da Arezzo, ed assistere devotamente alla Messa cantata e alla benedizione eucaristica del pomeriggio. Il venerando Arciprete ottantenne, il clero, le associazioni e il popolo tutto hanno fatto a gara per onorare degnamente il Beato Don Bosco.
BOVINO (Foggia). - Nella chiesa del Carmine la festa ad onore del Beato Giovanni Bosco, preceduta da un triduo predicato dal Rev.mo Rettore Can. D. Michele Giannini, riuscì devota e solenne. Nel giorno della votiva commemorazione (26 aprile), moltissime furono le sante Comunioni; nel pomeriggio lo stesso Rettore tessè le lodi del Beato, facendo in ultimo baciare la Reliquia del grande Apostolo ad un popolo, che ha cominciato a conoscerlo e già lo prega con novene, affrettando il giorno della sua canonizzazione a gloria di Dio.
IUTIZZO (Codroipo). - La prima festa celebrata a Iutizzo rimarrà memoranda per la grande affluenza di popolo venutovi dal di fuori e per l'entusiasmo che destò nel cuore di tutti.
Preparata da un triduo di predicazione tenuta dal Rev.mo D. Giacomo Morandini, parroco di S. Lorenzo, diede il primo frutto in una comunione generale; tutti gli uomini senza alcuna eccezione hanno fatto e ripetuto il giorno seguente la comunione. Suggestiva e imponente riuscì la Messa cantata da Mons. Arciprete di Codroipo circondato dal clero dei paesi vicini; e più ancora la magnifica processione del pomeriggio. La Patria del Friuli l'ha detta a interminabile » ed è stata ammirata per lo spirito religioso dei partecipanti e per il concorso straordinario di uomini e di giovani di ogni ceto che formavano una colonna a quattro lunga più di mezzo chilometro, e di altro popolo silenzioso e riverente che formava due fitte ali lungo il percorso. Un particolare fu rilevato da tutti, mentre nei paesi vicini pioveva: a Iutizzo splendette quel giorno il sole, perchè là, diceva la gente, comandava Don Bosco.
In serata ebbero luogo: il concerto, giuochi, fuochi d'artificio con lancio di razzi assortiti. Fino a tarda ora numeroso pubblico ha fatto ressa nei pubblici esercizi del luogo.
La festa che riuscì un vero trionfo ad onore del Beato Don Bosco, ha lasciato grande impronta nell'animo di tutti i paesani, ed ha soddisfatto pienamente il Cappellano D. Zamparo che ebbe ad organizzarla.
FIUME. - La festa celebrata all'Oratorio riuscì un'entusiastica dimostrazione di fede, e di pietà.
Alla Messa della comunione generale si vide chiaro il frutto del solenne triduo di preparazione. Lo spettacolo dei partecipanti alla sacra mensa eucaristica diede l'idea d'una seconda Pasqua.
Alle 10, una ressa di giovani e di fedeli fece bella corona all'altare del Beato per la Messa solenne e panegirico detto con vera effusione d'animo dal valente predicatore del triduo Sac. Dott. Antonio Angeli.
Nel pomeriggio, fu tutto un fervore di preparativi per la processione e un affluire di popolo. Alle 17,30 l'imponente corteo sfilò in bell'ordine pel vasto recinto dell'Istituto fra suoni, canti e pie preci. La reliquia del Beato, onorata dalla presenza dei rev.dì canonici della Cattedrale, circondata di ceri e di fiori, era portata dal rev. parroco Don Gabriele Gelussi.
Seguivano le associazioni cattoliche.
La processione di ritorno sostò dinanzi alla chiesa, dove la parola commossa ed infuocata di Don Angeli animò la folla alla devozione verso il Beato e l'opera sua. All'eloquente discorso seguì la solenne benedizione eucaristica.
ESERCIZI PER SIGNORE, SIGNORINE nell'Istituto delle Figlie di M. A. in Nizza Monferrato.
Dal 3 al 7 settembre p. v. nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Nizza Monferrato, verrà dettato, da Sacerdoti Salesiani, un corso di Esercizi Spirituali per Maestre, pie Signore, Signorine, Ex Allieve e Cooperatrici salesiane.
A coronamento di questi santi giorni di ritiro, cioè il 7 settembre, si svolgerà un Convegno Ex Allieve per onorare la memoria e fare rivivere gli esempi della prima Superiora Generale dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, la Serva di Dio Madre Maria Domenica Mazzarello, in occasione del 50° Anniversario della sua santa morte.
Le relazioni, interessanti e pratiche, saranno per tutte le intervenute luce e direttiva di vita sinceramente cristiana.
Le Esercitande verranno alloggiate nell'Istituto in camere ariose e belle a letti con tende. La retta è fissata in L. 40 per tutta la durata del corso. Chi desiderasse qualche riguardo speciale, o per il vitto o per la camera, potrà averlo dietro richiesta e con relativo compenso.
Le domande per la partecipazione ai Santi Esercizi con la specifica del proprio desiderio siano rivolte alla Rev.da Direttrice dell'Istituto
N. S. delle Grazie - NIZZA MONFERRATO (Alessandria) prima del 30 agosto.
I Cooperatori salesiani, i quali, confessati e comunicati, divotamente visiteranno qualche chiesa o pubblica cappella, o se viventi in comunità la propria cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'indulgenza plenaria (come dal Decreto della Sacra Congregazione delle Indulgenze 2 ottobre 1904). OGNI MESE:
1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;
3) nel giorno in cui si radunino in conferenza.
NELLE FESTIVITA.
Luglio:
1 Preziosissimo Sangue.
2 Visitazione di Maria Vergine. 16 B. V. del Carmine.
Agosto:
6 Trasfigurazione di Nostro Signore. 15 Assunzione di Maria Vergine. 16 S. Rocco.
RICORDARE
che ogni giorno, con la sola condizione d'essere in grazia di Dio, i Cooperatori salesiani, che durante il loro lavoro o in mezzo alle loro occupazioni uniranno il loro cuore a Dio per mezzo d'una breve e pia invocazione, possono acquistare:
1) Per una invocazione qualunque, a loro scelta, un'indulgenza plenaria.
2) Per tutte le altre, 400 giorni d'indulgenza, ogni volta.
NB. - I Cooperatori, impediti per malattia di portarsi alla chiesa, possono acquistare le indulgenze sopraddette, recitando in casa cinque Pater, Ave e Gloria.
La sacra Penitenzieria Apostolica il 13 novembre 1930 ha arricchito di speciali indulgenze un'invocazione, uscita dal cuore del Beato Don Bosco e solita a recitarsi nelle case salesiane.
Ai Salesiani, ai loro alunni, agli ex-allievi, ai Cooperatori Salesiani ed agli ascritti alla Pia Associazione dei devoti di Maria Ausiliatrice, che avranno recitato l'invocazione Cara Madre, Vergine Maria, fate che io salvi l'anima mia e l' Ave Maria per tre volte, concede:
1. Indulgenza parziale di 300 giorni, ogni volta, purchè siano almeno di cuore contrito.
2. Indulgenza plenaria, alle solite condizioni, una volta al mese, se per tutto il mese avranno recitato ogni giorno la invocazione suddetta.
L'indulto vale per sette anni.
Maria Ausiliatrice a Modena.
Il 24 maggio nella chiesa di S. Francesco a Modena la Madonna di Don Bosco ebbe quel culto solenne che nei luoghi più svariati della terra riceve annualmente da quanti sono amici ed ammiratori dei Salesiani.
La sera innanzi fra uno scampanio festoso la bella nuovissima statua di Maria Ausiliatrice dall'Istituto Salesiano fu portata processionalmente alla Parrocchia, scortata dai 20o alunni dell'Istituto. Il rev.mo Prevosto, sig. Don Luigi Gualdi alla porta della chiesa riceveva in custodia la bellissima statua che il Direttore dei Salesiani Dott. D. Domenico Finco gli affidava. I giovani intanto con effusione di cuore ed in coro possente cantavano: Ausiliatrice Vergine bella di nostra vita tu sei la stella!... che l'eco ripeteva per le volte maestose della chiesa: una folla di gente si stringeva accanto al bel simulacro e la Vergine di D. Bosco sorridente benediceva alla nostra città che per la prima volta in una pubblica chiesa celebrava le sue glorie. Il giorno seguente celebrava la Messa della Comunione generale Mons. Can. Lodovico Bertoni, Cancelliere Arcivescovile; quindi la Messa solenne il novello sacerdote salesiano D. Luigi Ornaghi, durante la quale il Sac. Dott. Cesare Baldasso tenne un magnifico discorso. Nel pomeriggio la chiesa di S. Francesco per tempissimo rigurgitava di gente orante attorno all'artistica statua della Madonna, opera anch'essa delle Officine Salesiane di Torino. Dopo il panegirico tenuto dal Prof. D. Pizzio, s'iniziò la bella e riuscitissima processione, a cui prese parte S. E. Rev.ma l'Arcivescovo Abate e tutte le Associazioni e Istituti della città. La splendida festa si chiudeva con la benedizione Eucaristica impartita da Mons. Bussolari, lasciando in tutti le più grate impressioni.
Un tempio di Maria Ausiliatrice a Pianico.
Questa piccola Parrocchia bergamasca di circa 1000 ab., il 24 maggio 1923, assisteva alla benedizione e posa della prima pietra dell'erigenda nuova Parrocchiale dedicata a MARIA AUSILIATRICE. Compiva la bella funzione Monsignor Vescovo Luigi Maria Marelli.
In meno di sei anni il tempio che si erge maestoso in faccia al sole, canta al cielo e alla terra, alla presente e alle future generazioni l'abnegazione, il sacrificio, l'eroismo di questa popolazione quasi esclusivamente operaia e agricola. La nuova Parrocchiale è riuscita un vero gioiello d'arte, un monumento che accresce il tesoro di chiese stupende di cui va giustamente fiera la regione bergamasca. Passando per Pianico Mons. Chiappetta, ingegnere addetto al Vaticano, espresse il suo compiacimento con queste parole: « Questo bel tempio è degno di figurare anche in un grande centro! ».
Il disegno (barocco castigato dal '6oo al '700) è del valente ingegnere Dante Fornoni. La decorazione sobria nelle linee bene studiate, lumeggiando con savia distribuzione d'oro a piccoli rilievi i punti più salienti, senza disturbare menomamente la serietà della struttura, venne eseguita dall'artista Renato Bassetti allievo del Taragni.
I sedici affreschi di Pietro Servalli di Gandino sono bene ideati e veramente degni del nome dell'artista. In breve: tutto il tempio è una festa d'arte dalla base fin su al cupolino dove è una soave Madonna Ausiliatrice, patrona della nuova chiesa.
La consacrazione venne fatta il 14 agosto 1929 da Mons. Antonio Stoppani, Vicario Apostolico; e l'inaugurazione ebbe luogo il giorno successivo con grande solennità e concorso di forestieri. Nel Bergamasco è questo il primo tempio consacrato a Maria Ausiliatrice e alla santa memoria del Beato Don Bosco. Tutto sommato, esso è venuto a costare 6oo mila lire; rimangono ancora di debito circa 17o mila lire. E un debito enorme considerata la povertà del paese e la crisi che imperversa; ma la buona popolazione spera molto in Maria Ausiliatrice e nel Beato Don Bosco, e anche nelle preghiere della Famiglia Salesiana e dei suoi Cooperatori, ai quali è orgogliosa di appartenere e di collaborare.
Sac. D. GIACOMO GHITTI Decurione-Parroco.
NB. - Ringraziamo il Rev.mo Sig. Parroco D. Ghitti di averci inviato questa breve relazione, dolenti di non vederla accompagnata da qualche bella fotografia che avrebbe permesso ai nostri ottimi Cooperatori di ammirare la nuova chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice.
Guarita da grave malattia. --- Una seria, inesorabile malattia minava la mia giovane esistenza quando ricorsi fiduciosa a Maria SS. con la promessa di un'offerta. La Vergine ha esaudito la mia preghiera e per l'intercessione del B. Don Bosco mi ha salvata. Voglia ora continuarmi la sua protezione perche possa ristabilirmi completamente.
S. Giovanni di Lecco.
ANTONIETTA FRIGERIO.
Desideri appagati. - Colla protezione di Maria Ausiliatrice i miei desideri sono stati appagati. Colpito da forte esaurimento con complicazione di altre malattie tropicali (dissenteria, tifo, ecc.) ero sul punto, oltreche d'interrompere i miei studi, di dover rimpatriare abbandonando la Missione. Ricorsi alla protezione e all'aiuto di Maria SS. e non tardai a sperimentare la grande bontà della Madonna. Le forze mi ritornarono, e guarito da tutti i mali, potei continuare gli studi e ricevere il presbiterato proprio per la festa dell'Immacolata. Ora i miei desideri sono appagati ed esprimo alla Vergine la mia profonda riconoscenza.
Shiu Chow (Cina).
Sac. CLEMENTE BENATO.
Ritorna la voce... - Da quattro anni una persona carissima era priva della voce e malgrado le molte cure, non ottenendo miglioramento, aveva perduto ogni speranza. Raccomandai allora con una novena la cara inferma a Maria Ausiliatrice; ed eccola ad un tratto riacquistare la voce e parlare come prima. Tale grazia la devo all'intercessione di Maria Ausiliatrice alla quale esprimo la riconoscenza mia e della persona risanata.
Aquila (Svizzera).
VINCENZINA GIULIANO.
L'aiuto di Maria. - Nel giugno 1930, colpita da una crudele malattia, dovetti sottostare a una difficile e inevitabile operazione per non perdere la vita. Memore di altra grazia ottenuta dal Beato, mi raccomandai nuovamente alla sua protezione e a quella di Maria in quel doloroso cimento. L'operazione andò bene, ma per un'emorragia sopraggiunta e per un collasso al cuore stetti più ore in fin di vita. I miei di famiglia, che avevano pure pregato la Madonna per me, cominciavano a perdere ogni speranza. Malgrado avessi lottato in quelle condizioni tra la vita e la morte per 8 giorni, tuttavia un lento miglioramento cominciò con l'aiuto della Madonna e mi portò presto in piena convalescenza e alla guarigione.
Casale Monf. ADELE BASTERO.
Consola una mamma. - Da qualche tempo il mio bambino era infermo e si era ridotto al punto di non poter ritenere più nulla del cibo che gli veniva somministrato. Visitato da valenti professori, questi dissero necessaria l'operazione allo stomaco per tentare di salvarlo, pur non nascondendo l'incertezza di un esito pienamente felice.
Costernata mi rivolsi con fiducia all'aiuto di Maria Ausiliatrice e del Beato Don Bosco con la promessa di un'offerta per le Missioni. Non passò molto tempo che fui pienamente esaudita. A poco a poco il bimbo riacquistò le sue forze e senza alcun intervento chirurgico risanò a perfezione.
Lu. LUIGINA RAITERI.
Esprimono pure la loro riconoscenza a Maria Ausiliatrice e al Beato Don Bosco i seguenti:
Bianco Angelina (Ceres) L. 5o per grazia ricevuta.
S. D. C. (S. Giorgio) per grazie ricevute.
Famiglia Cuffia (Piobesi) raccomandò a M. A. e al Beato il figlio Gaspare addormentato da 12 giorni per encefalite; appena fatta l'invocazione, il bimbo si svegliò, prese a migliorare e in breve guarì.
Scarsi Margherita (Trisobio) offre a M. A. un anello d'oro per l'ottenuta guarigione del figlio Giuseppe.
Soc. P. F. (Casale Monf.) manda un'offerta a M. A. e al Beato per la guarigione ottenuta.
A. A. (Borgo S. Bernardo) invia offerta per la guarigione ottenuta coll'intercessione di M. A. e del Beato.
N. N. offre L. 25 per grazia ricevuta ricorrendo a M. A. e al Beato.
Pierina De Bais per essere stata protetta da Maria Santissima in una difficile operazione. N. N. (Genova).
Figlia di M. A. (Torino) vedendo minacciata l'unione della sua famiglia, con le inevitabili conseguenze, e difficile la conciliazione perche la causa era stata affidata al tribunale, raccomandò l'affare alla Madonna pregandola di scongiurare tanta sciagura. E difatti le parti sospesero il giudizio di comune accordo riconciliandosi.
Rigazzi Virginia (Brusasco) per la guarigione del figlio da grave malattia ottenuta coll'intercessione di M. A. e del Beato.
Famiglia Martinasso per la guarigione della mamma ottenuta con una novena a M. A. e a Don Bosco.
Matilde R. Rossi, avendo il marito gravemente colpito da paralisi, lo raccomandò con preghiere a M. A. Durante la prima novena l'infermo si mantenne stazionario, ma al termine della seconda era dichiarato fuori pericolo: e continuò a migliorare.
C. M. invia offerta riconoscente per grazia ricevuta.
Famiglia Dellavalle per una grazia ricevuta coll'intercessione di Maria Ausiliatrice.
Melina Leonardi (Pedara) colpita da un male che il dottore qualificò dapprima appendicite, poi ciste di Echinococco, si vide costretta a sottoporsi all'operazione. Però volle tentare di ricorrere prima all'aiuto di Maria ed ebbe la gioia di vedere dileguarsi il suo male e di non aver più attacchi del medesimo da vari anni.
Anna Pisusale colpita da risipola facciale e da forti infiammazioni si rivolse con fede a M. A. e al Beato, e applicandone la reliquia sulla faccia, al termine della novena si trovava risanata.
Giuseppina Farruffini offre L. 1000 per le opere salesiane in ringraziamento dell'ottenuta guarigione del nipote Vittore.
Rosina Rio (Pinerolo) a 58 anni dovette per un improvviso malanno essere sottoposta ad un'operazione; e la sostenne raccomandandosi alla Vergine Ausiliatrice con ottimo risultato.
Caterina Grande (S. Pietro Mag.) allarmata per una malattia che aveva colpito il suo primogenito, si rivolse fervidamente a M. A. e al Beato per aiuto. Visitato l'infermo da altro medico, fu rettificata la diagnosi e, convenientemente curato, ritornò in perfetta salute.
M. Cannella (Aquila) riconoscentissima per
molte grazie ricevute dalla bontà di M. A. invia offerta per le opere salesiane.
Una Cooperatrice con viva fede affidò a M. A. e al Beato le sue sventure e con una novena riebbe la desiderata serenità dopo tante lagrime: offre in ringraziamento L. 100.
Barbagallo Concettina per aver ottenuto la guarigione del figlio da dolori reumatici.
Grandi Vittoria (Mesola) chiese all'intercessione di M. A. la grazia della guarigione della figlia Ester operata di otite e di appendicite a 9 anni: e Maria fu così buona da ridargliela risanata.
N. N. rende grazie a M. A. e al Beato per essere stata liberata da una grave infezione a un dito.
Costa Angela Levice per una grazia particolare.
M. Carbone (Torino) per una grazia tanto desiderata e ottenuta coll'intercessione di M. A. e del Beato D. Bosco.
F. M. - Airale Maria per grazie ricevute.
Stella Arturo (Asti) ringrazia M. A. e il Beato per avergli ottenuto la perfetta guarigione della figlia Vincenzina dopo essere stata operata per pleurite e complicazioni.
Giacinta Poletti (Borgomanero) per la guarigione del marito affetto da dolori di schiena che gli impedivano qualunque movimento. Al terzo giorno della novena cominciò subito a migliorare.
B. A. (Bosconero) angustiata da forti pene ricorse a M. A. e al Beato e si trovò presto consolata.
Giuseppina Caprioglio (Casale) per la guarigione di due figlie dopo una grave operazione, ottenuta con preghiere a M. A. e al Beato D. Bosco.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice o dal Beato D. Bosco, e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:
Allena Gius., Avagnina Cl., Angosenova Margh., Amparone Ant., Anfossi Mario, Audisio Maria, A. D., Arena Tamburino E., Allegri Pal., Andrino Giov., Amelotti M., Affoloni R., Allieva (Mongardino) p, gr. rie., Azzaro Laura.
Bonelli Enr. e An. per guarigione del figlio, Barale Ter. per gr. ric., Bosio A. Casarini p. gr. rie., Brasso Carol., Babone Sorelle, Berrino Ang., Braccio Frane., Barbero L., Braziano Regis M., Bocchio Fr. e An., Bonaccorsi Paol., B. R. (Trino), Bigatti Ad., Battezzato Famiglia, Bussolino Am., Bottari Giov., Betto R., Bulzacchi An., Barbone Fr., Besa avv. Ang., Balzi Coniugi (Vorretto) p. gr. rie., Bernasconi Mar. p. gr. ric.
Carbone Mare., p. gr. ric., Chiri Giov. p. gr. ric., Crosetto Cater. p. gr. rie., Castagno Ros., Covo Marian., Casalgno Ad., Circolo Aurora Carmeli, Capella Elis., Castello Margh., Cuffia Toni., Cattaneo Ter., Coniglio Argia, Cerutti Mar., Costa Mat., Cifariello R., Callica Mar., Ciceri Carl., Cristiani Ger., Cariola Nunz., Cardarelli Clel., Caccianotti Mar., Castellani Gen., Cento Carni., Curioni Piatti Gius., Castigliego El., Caselli Gius., Corna Ali., Ciancio Carni., Corona Cat., Cressano Delm., Caucino D. Leon., Corna Coniugi, Coppi T., Coco Gius., Carà can. D. M., Costantini Ad., Cocola Prof. P., Capella Ali., Cerrai Id., Cullò Zair., Civian Ang., C. G. (L. 175) p. gr. ric., Carangia Grazia.
Depaoli sorelle, Depanis Sever., De Salvo Loren., Dal Sasso Ass., Delorenzi Carni., De Marinis Mar., D'Orazi Sil,. Di Stefano Ser., Dolci Mar., De Mercanti Emma Cattalinich.
Franco Filip., Fracchia Aubacher D.a Nelly per gr. ric., Passino Ferrero Giov., Ferrero E. (L. ioo) p. gr. ric., Filippini L., Ferron Clot., Farron Nel., Favaretti Z., Favero M. ved. Camonico, Ferri Carol.
Goretto Mar., p. gr. rie., Gonella Ig. ved. Rosmino, Garoglio B. Silvana p. gr. rie., Graglia Eug., Gai Rina, Guido L., Giuttani Gatto Ali., Giuliari avv. Giov., Giuliano Gius., Gal. Filom., Guerello G., Gheno R., Gualandi M., Gerolimetto Nor., Gallina G., Groppi Enn., G. P. G.
J. H. de B. Rocafuerte, Isabel Veliz de Riochico, Interdonato P. e M.
Lavagno Ville., ved. Agosto, Lignari Carol., LoCascio Giovanni, Lonco Pepp., Lancellotti Enrico, Luzzo L.
Martini sorelle offrono un marengo, Mittone Margh., Mosso Clel., Mosso Carl., Mosso Giul., Mussa Enr., Mora Cat. (un paio orecchini d'oro), Morganti rag., Maino Gugl., M. C. (Langhirano), Marotta M., Marenghi Luis., Motta Benv., Mantero An., Manacorda Ang., Mazzella Ad., Mazzolini L., Mezzullo D'Abbraccio C., Moroni Ces., Mauro Ang.
N. N. (Giarole) per gr. ric., N. N. (Torino) per gr. rie., N. N. (L. I0o) per gr. rie., N. N. (Pinerolo), N. N., N. N. (Asti), N. N., N. N., Natta Car.
Oddone Fior. Carbone, Olivetto Coniugi, Olivieri Gina.
Penna coniugi per gr. ric., Pasteris Margh. (un paio orecchini oro), Pevarello M., Pedrana Batt.,
Passali Ei., Pighetti Gius., Panizza Vitt., Pizzio Ant., Piattelli Ad., Pera Let., Penna Giov., Petrarca dott. Fr., Pozzi Fior., Pagano Carmela, Poretto Angelo (L. 20).
Quaglini Maria p. gr. ric.
Ricci M., Roella Agli., R. T. p. gr. rie., Rapalino Irma, Raffaella Tiri., Rubino Ali., Rombai avv. Alberigo, Redigolo Br., Raffaellini Ter., Romei Mar.
Sorelle N. N. (S. Salvadore), Sorgato G. Carlo, Scoffoni Giov., S. D. C., Sillitti Ang., Susana Cec., L. L. (Ronca), Scicluna D. Lor., Saraceno M., Serra Giac., Satrìani suor Gel., Solari Elis., Sella A., Sartori Mar., Storari Vitt., Serafino Ter., Solarino Fr., Spanu Mar., Soldati Mar.
Tizzani Nat., Tomassone Giov., Todescan G. C., Tonini Oliv., Ticozzi L.
Volpatto L., Visentin (L. 90), Viora Laura, Vai Maria, Vassia Elis., Valdemarin D. Ig., Valente Andr., Venturelli G. B. Pretore (Conegliano) per segnalata grazia, Valentini Filoni., Vannini Berli., Vieri Bell., Vannini Zaira Contini, Vallanzasca (L. 25).
Zucco Emilia, Zanni Tina, Zenone Clara ved. Zucca (L. 50).
Carissimi,
Tutta Torino gioisce ancora al ricordo della solenne Ostensione della S. Sindone o Sudario, che ebbe luogo dal 3 al 24 maggio u. s., con grandiose manifestazioni di pietà e con immenso concorso di pellegrini.
A proposito della Sindone mi piace riportarvi un brano di una graziosa lettera che S. Francesco di Sales scrisse a S. Giovanna Francesca di Chantal dopo l'Ostensione del 4 maggio 1613, alla quale egli aveva preso parte. La riflessione occasionale che vi fa il Santo, servirà anche per voi.
«Mi trovavo - così il Santo - a Torino e nel mostrare il Santo Sudario in mezzo a una gran moltitudine di gente, parecchie gocce del sudore che mi colava dal viso caddero sul Sacro Sudario. Il mio cuore allora fece quest'augurio: " Oh, vi piaccia, Salvatore della mia vita, mescolare i miei vili sudori con i vostri e bagnare il mio sangue, la mia vita, i miei affetti nei meriti del vostro santo sudore! ".
» Il Principe Cardinale Maurizio di Savoia, che mi stava a lato, si credette in dovere di mostrarsi risentito, perchè il mio sudore era gocciolato sul Santo Sudario del mio Salvatore.
» Io però avrei voluto dirgli, che Nostro Signore non era tanto delicato, e che aveva sparso il suo sudore e il suo sangue solo per questo, per mescolarlo con il nostro, a fine di dargli il prezzo della vita eterna ». Fin qui il Santo.
Carissimi, ora anche voi, nella vostra florida giovinezza imparate per tempo a mescolare il sudor delle vostre opere buone e specialmente dei vostri sacrifici e dolori con quelli del Nostro Divin Salvatore, per santificarli e avere maggior merito di vita eterna.
Oh secreto di sublime ascetica e d'illuminata pietà, che deve pervadere tutta l'anima vostra!
Addio.
Affezionatissimo vostro amico
DON GIULivo.
Comm. Avv. Prof. Nob. LORENZO RICCI.
Spirava serenamente nella sua villa di Rapallo l' 11 maggio. Uomo di alto ingegno e di grande attività, aveva per la religione tutto lo zelo di un sincero praticante e di un intrepido difensore: tanto che da Pio X fu insignito della medaglia d'oro di benemerenza, e da Benedetto XV della Croce pro Ecclesia et Pontifice. Occupò cariche pubbliche con onore: fu Presidente del Circolo Universitario di Genova, Presidente dell'Opera dei Congressi, Primo Presidente dell'Opera dei Concorsi sportivi cattolici, sindaco di Rapallo dal 1910 al 1922, ecc. Il suo amore per la gioventù l'indusse a chiamare in Rapallo i figli di Don Bosco e se il suo animo gioì al loro arrivo, molto penò allorche ne ripartirono. Egli aveva per le opere del Beato illimitata ammirazione e di esse fu generoso cooperatore.
All'illustre consorte siano di conforto le nostre condoglianze e le nostre preghiere.
CELESTINA BOZZANI ved. PASSALACQUA.
Il 3 marzo in Parma, quasi novantenne, moriva santamente, come santamente era vissuta, assistita dai suoi figli e munita dei conforti della religione che sempre aveva praticata. Quanti la conobbero, la dissero veramente uria santa.
Amava le opere salesiane delle quali fu sempre valida cooperatrice. Assidua alle funzioni religiose, anche con sacrificio sia per la tarda sua età, sia per la rigidezza della stagione, volle fino all'ultimo dimostrare quella forza di volontà pratica nelle opere buone che formarono il programma della sua vita.
TURCO EVASIO.
Si è spento serenamente a Castelnuovo Don Bosco, sua patria natale. - Discepolo affezionatissimo dei compianto Don Francesia nell'istituto salesiano di Varazze, attinse dal suo Direttore e padre un amore grande al Beato Don Bosco, che conobbe personalmente, ed a cui confidò più volte i segreti del suo cuore.
Fervido ammiratore della Società Salesiana seguì con interesse filiale la meravigliosa espansione dell'opera del Beato D. Bosco e cooperò con vero ardore di apostolo alla diffusione delle « Letture Cattoliche » nella zona castelnovese.
TERESA MORUZZI SIGNANI.
Spirava il giorno della festa di D. Bosco, in Lugo. Questa nobile signora si era resa grandemente benemerita per la sua attivissima opera di assistenza alle tante istituzioni di beneficenza, e più ancora per le virtù personali che l'adornavano e che trovavano il loro divino alimento nella frequenza eucaristica e nella vivissima fede. Beneficò con grande carità le opere salesiane in vita e volle ricordarle anche nel punto della morte.
GIUSEPPE DE BONIS.
A soli 2o giorni dalla morte della sua diletta figliuola, veniva a mancare in San Giovanni Rotondo il 7 marzo u. s., in età di anni 68, questo nostro Cooperatore. Distinto organista fu, per oltre un quarantennio, seguace convinto ed apostolo attivo delle direttive pontificie sulla musica sacra. Il Signore già gli avrà concesso il premio di una vita impiegata tutta per il decoro del tempio. Le nostre preghiere siano di suffragio all'anima sua e di conforto per la consorte e pel figlio D. Alessandro, sacerdote salesiano.
GIOVANNI ZILIANI.
Fu uomo religiosissimo nel vero senso della parola. Era stato uno dei fondatori della Società Cattolica « S. Giuseppe » a Cremona e per 52 anni vi
rimase iscritto col numero uno. Amante del lavoro, era pure osservante scrupoloso delle domeniche e dei giorni festivi che amava santificare colla comunione e coll'attendere ad opere di assistenza negli Oratori Festivi: e tanti ricordano tuttora il paziente e zelante assistente dell'Oratorio. Fu uno dei primi oratoriani appena Don Bosco aperse la casa di Cremona, e da quell'epoca conservò pel Beato un affetto e una venerazione inestinguibile.
Nell'anno della Beatificazione aveva celebrato il giubileo delle nozze d'oro assieme al figlio sacerdote, che celebrava la sua messa d'argento: poi si avviò rassegnato e ben disposto alla sua fine. La morte lo colse il 28 gennaio a un anno dalla dipartita dell'affezionata e degna consorte, e la sua cara salina - come aveva desiderato - ebbe la compagnia di immagini del Beato D. Bosco.
Giungano le nostre più vive condoglianze al figlio prof. Don Luigi, attivo missionario degli emigranti, con l'assicurazione delle nostre preghiere per l'estinto.
PORCELLANA LUIGIA ved. TERZUOLO.
Spirava santamente a 91 anno. Nella sua vita ebbe la fortuna di conoscere personalmente Don Bosco e di fargli dono di un figlio che fu missionario in America. Devotissima di Maria Ausiliatrice, ne visitava ogni anno il suo santuario in Torino e ne zelava la divozione: la Madonna le avrà ottenuto premio adeguato ai molti meriti.
CENA ANTONIO.
A 8o anni lasciava la terra per raggiungere il cielo, chiudendo a Boschetto di Chivasso la sua vita santamente operosa e virtuosa. Per quarant'anni fu zelante cooperatore delle opere salesiane. Dio gli dia il premio che ha così ben meritato.
AICARDI SECONDINA, Piano Borello (Imperia). AIMoNIN MAURIZIO, Challand S. Anselmo (Aosta). APPOLONIO MARIANNA, Artogne (Brescia). AuDISIO MARIA, fu Gabriele, Entraque (Cuneo). BARBARINO LORENZO, Alice Belcolle (Alessandria). BARBARINO TARDITO FRANCESCA, Alice Belcolle (Alessandria).
BARBIERI ROSALIA BoNINO, Pinerolo (Torino). BAROZZI MARIA, Monfestino (Modena). BENELLI IDA, Pisa.
BERLUSCONI MARTA, Firenze.
BERTOLUCCI D. FILIPPO, Barbarasco (Massa Carrara). BERTONE AMELIA, Roccavignale (Savona). BOTTI LUIGIA, Tarsogno (Parma). Bozze GIUDITTA ved. PICCIOLA, Macerata. BuSETTI GIACOMO, Bergamo.
CAMADINI GIULIO, Sellero (Brescia). CAFFONI PIERINA, Azzone (Bergamo). CARDELLA avv. ALFREDO, Pisa.
CASALONE MARGHERITA, Refrancore (Alessandria). CATTANEO GIOVANNI, Valnegra (Bergamo). CHIARA TERESINA, Torino.
CuzzoTTI ANTONIETTA, Alessandria. COMINELLI ANGELA, Sellero (Brescia). COSTA BASILIO, Villacidro (Cagliari). DEMICHELIS CARLO, Crescentino (Vercelli). FASSI GEROMINA, Vanzaghello (Milano). FERRARI TULLIO, Minerbe (Verona). FoGLIATTO LUCIA, Ceresole d'Alba (Cuneo). FOSSATI EUFEMIA, Monza (Milano). FRANCO LUCIA, Torino.
FRIGO SANTA, Cogollo (Vicenza).
GANDOLFO D. SAVERIO, Borgomaro (Imperia). GENOVA DI SALLE barone comm. L. ANTONIO, Fano (Pesaro-Urbino).
GILLINO VINCENZO, Ormea (Cuneo). GIUDICE MAZZOLETTI FANNY, Genova.
GIUGANINO mons. BARTOLOMEO, Torino. GIUSTINIANI marchesa OTTAVIA, Pisa. GoGGIOLI dott. avv. GIUSEPPE, Venezia. GREGGIO MARCEL LINA, Padova.
INVERNIZZI TERESA ved. PEROTTI, Pieve-Albignola. ISSOGLIO LUISA BORZONE, Torino. LAMA GIOVANNI, Savona. LIGNAROLO GIOVANNINA, Palermo. LINERO ADRIANA, Alice Belcolle (Alessandria). LUCCHESI VITTORIA CARLI, Pisa. MAISTRI ERNESTO, Ravina (Trento). MANFREDI GIUSEPPE, Rifreddo (Cuneo). MAZZOCCHI suor AURELIA, Torino. MINASSO Gio. BATT., Ville S. Pietro (Imperia). MIRIANI DESIDERIO, Vanzaghello (Milano). MISTRUZZI SANTE, Clanzetto (Udine)..
MOGLIANO LAURA ved. CURANTE, Valmacea (Aless.) MORI ALFREDO, Pisa.
MORRA CAROLINA, Trezzo Tinella (Cuneo). OLIVETTi ANNETTA Lanzo (Torino). PAVIATO PIER GIUSEPPE, Arre (Padova). PELLEGRINI D. DOMENICO, arciprete, S. Maria del Piano (Parma).
PENCO LUIGIA CANESSA, Genova. PERONI LUIGI, Trecate (Novara). PIGRI ROSA, S. Michele Extra (Verona). PITTOLO CLORINDA, Quargnento (Alessandria). POJERO LIGNAROLO ROSA, Palermo. RAMPINI GIUSEPPINA, Molino Nuovo (Pavia). RAPETTI GIUDITTA ved. RUGGERI, Borgotaro (Parma). RAMUS LUIGI, Mu (Brescia). RATA ANTONIA n. MAZZOLENI, Palazzago (Bergamo). REYNA teol. can. GUGLIELMO, Torino. RONCO MONICA, Borgo Vercelli (Vercelli). ROTONDO ERMELINDA, Privati (Napoli). TODESCHINI GIOVANNA, Milano. TOPA can. LUIGI, Palmi (Reggio Calabria). TORRE BEATRICE, Grondona (Alessandria). TORREGROSSA LUIGI, Valguarnera (Enna). VANZETTA ANTONIA, Ziano (Trento). ZANON GIULIA, Ziano (Trento). ZUCCHELLI PIETRO, Bergamo (Ardesio).
Presentiamo vivissime condoglianze alle famiglie, raccomandando ai suffragi dei nostri Cooperatori gli amici defunti.
1) Inviandoci offerte ed indirizzi pel BOLLETTINO favorite sempre specificare se le persone interessate GIÀ RICEVONO o NON RICEVONO ANCORA il periodico: si eviterà così uno sciupio inutile di copie ed un lavoro non indifferente all'Amministrazione.
2) Dovendo fare cambiamenti o sostituzioni di indirizzi è NECESSARIO INVIARE L'INDIRIZZO STAMPATO IN COPERTINA, accompagnato dalle opportune correzioni.
3) Si dia subito notizia dei Cooperatori defunti inviando la targhetta dell'indirizzo con cui viene spedito il "Bollettino" con l'indicazione "defunto" o gli eventuali cambiamenti.
Preghiamo tutti di uniformarsi a queste disposizioni che non importano grave fatica, ma che ci aiutano grandemente a sveltire il lavoro di amministrazione del periodico.