ANNO VII. N. 7. Esce una volta al mèse. LUGLIO 1883.
Direzione nell' Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo, N. 32, TORINO
SOMMARIO - Aumento di fede e di pietà cristiana per mezza di Maria - Festa di Mara Ausiliatrice in Genova e in S. Pier d'Arena - Esercizi spirituali per le signore in Nizza Monferrato - Lettera Patagonica - Un quesito sbagliato e le Letture Francescane di Cuneo - Nuovo elenco d'lndulgenze e privilegi dei Terziarii di S. Francesco d'Assisi - Pellegrinaggio a Roma di Sacerdoti italiani -- L' Oratorio di Maria Ausiliatrice in Carignano - Festa della S. Infanzia al Nichelino - Giorno onomastico di D. Bosco - Bibliografia - Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales -La cremazione dei cadaveri e il Dott. Antonio Rota - Morte di Suor Maddalena Martini.
Un uomo ed una donna, riflette il mellifluo dottore S. Bernardo, Adamo ed Eva, ci nocquero grandemente. Ma viva Dio! che per mezzo di un altro uomo e di un' altra donna, Gesù Cristo e Maria sua divina Madre, ogni cosa venne restaurata, con grande nostro vantaggio. E prima di lui il dottore S. Agostino scriveva : Per una donna venne la morte e per un'altra donna venne la vita ; per Eva la rovina , per Maria la salute : Per Evam interitus , per Mariam salus.
Certo non si ha da intendere che Maria Santissima sia la causa efficiente e primaria di nostra salute, perchè è di fede che Salvatore del genere umano altri non è che Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo ; ma ciò non toglie che la Beata Vergine sua Madre non sia ancor essa causa istrumentale, causa secondaria di nostra salvezza, di nostra felicità , come ne insegna la Chiesa, chiamandola: Causa nostrae laetitiae, cagione di nostra allegrezza.
Ed in vero sìn dai primordii del mondo Iddio, coll'annunzio di Maria, risollevò l'animo dei nostri progenitori , avviliti sotto il peso della prima colpa, e puni l'infernal serpente loro seduttore : Io porrò inimicizie tra te e la donna , disse, tra il seme tuo e il seme di Lei ; ed Essa ti schiaccerà il capo Ipsa conteret caput tuum. - Venuta poscia la pienezza dei tempi, di Maria si servì Iddio per adempiere le sue promesse, per dare al mondo il Sospirato di tutti i secoli, il Desiderato di tutte le genti, per ispandere insomma in sulla terra una pioggia non interrotta di benedizioni temporali ed eterne, secondo la sua antica parola ad Abramo Et benedicentur in te cunctae tribus terrae. - Di Maria già sua Madre si servì Gesù medesimo, per comunicare la grazia di santificazione al suo eccelso Precursore, Giovanni Battista, movendola a recarsi nella casa di Zaccaria e di Elisabetta, e a rimanervi per ben tre mesi. - Da Maria aspettò Gesù di essere pregato per operare il suo primo miracolo a conforto degli sposi di Cana in Galilea, onde fare manifesto a tutti la benefica influenza, che Ella esercitar doveva presso di Lui a vantaggio de' suoi devoti. -- A Maria , nella persona del Discepolo prediletto, Egli affidò la cura, la difesa, la protezione de'suoi seguaci ; ed affinché agli Apostoli ed ai primi Cristiani fosse guida, maestra, consigliera e salvezza, lasciolla per più anni ancora in sulla terra, sebbene già matura pel Cielo.
Tutto questo dimostra che Gesù Cristo volle associarsi la Madre sua nella redenzione del genere umano e nel sollevarne le spirituali e corporali miserie; e come Egli per ministero degli Apostoli e dei loro successori conduce le anime dalle tenebre dell'errore alla luce della verità, dal peccato alla grazia, dalla morte alla vita, dalla terra al Cielo ; come Egli pel ministero degli Angeli operò già inauditi prodigi a pro de' suoi credenti , così si compiace di servirsi soprattutto dell'opera della Madre sua, delle sue preghiere, della sua intercessione, della sua potenza, della sua amabilità, dell'amor suo materno ed invincibile , per trarre le anime a sè, per comunicare loro in abbondanza i frutti di sua passione e di sua morte, per largheggiare favori di ogni maniera sopra gli individui , le famiglie , le città, le nazioni, sopra tutto il popolo cristiano.
Questo glorioso cómpito da Dio a Lei assegnato , Maria lo adempi in ogni tempo splendidamente. Per il che con tutta ragione fin dal V secolo della Chiesa, S. Cirillo Alessandrino la salutava con queste nobili e solenni parole : - Salve, o Madre di Dio, o venerando tesoro di tutto il mondo, lampada inestinguibile, scettro della fede e della retta dottrina. Salve , o Madre Vergine , per la quale si dà gloria e benedizione a Colui, che viene nel nome del Signore. Salve, o Maria , per la quale alla Triade sacrosanta si tributa gloria e adorazione in tutto l' universo, è celebrata la preziosa croce, sono vòlti in fuga i demonii, le genti cessano dall'errore, rompono i lacci dell'idolatria, abbandonano il vizio, vengono a cognizione della verità, e l'uomo si solleva sino al Cielo. Salve, o Maria, per la quale i credenti si rinnovano a vita più bella, in tutte le parti sorgono Chiese, e le generazioni sono condotte alla penitenza. Che più? Per te l'Unigenito Figliuolo di Dio a quelli, che sedevano nelle tenebre e nelle ombre di morte , rifulse qual luce vivissima ; per te gli Apostoli predicarono la salute ai popoli, per te risuscitano i morti.»
Queste enfatiche sentenze si affacciarono alla nostra mente il 5 del passato giugno, al mirare coi proprii occhi il grandioso spettacolo di fede e di religione, che diede un popolo incalcolabile, accorso alla Chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino ; al vedere- i sacri tribunali circondati di penitenti ; all'assistere alle nove e più mila Comunioni fattesi in quel solo mattino ; al contemplare dalle ore 4 antimeridiane sino alle 9 di sera un ondeggiare incessante di fedeli, un continuo flusso e riflusso di persone, nobili e popolani, Sacerdoti e laici , non solo della città e dei paesi vicini, ma provenienti dalle provincie più lontane dell'Italia e sin dalla Francia, dalla Svizzera e dalla Spagna. E per verità chi era la cagione di tanto religioso trasporto, chi la inspiratrice di così splendida festa, se non Maria? Chi la promotrice di tanti atti di amore, di tante lodi, di tante adorazioni a Gesù Cristo , se non l'augusta sua Madre ? Chi conduceva appiè dei confessori tanti peccatori a detestare le loro colpe, tanti nemici a darsi il bacio di pace, tanti figli alla docilità, al rispetto, all'ubbidienza verso i loro genitori, tanti padri e tante madri all' amore, alla sollecitudine delle loro' famiglie? Chi risvegliò e ravvivò in tanti cuori la semispenta fiaccola della fede? Chi rassodò tanti giusti nella grazia, e diede loro slancio a più sublimi voli nelle vie della perfezione ? Chi insomma strappò tante vittime all'inferno e restituille al Signore ? Oh ! si, ripetiamolo pure col grande Patriarca dì Alessandria : Per te, Maria , Sancta Trinitas glorificatur et adoratur , per te demones fugantur, per te prolapsa creatura in coelum assumitur, per te gentes adducuntur ad poenitentiam , per te mortui exsuscitantur (Lab. Conc. tom. 3).
Si, davvero, la festa di Maria Ausiliatrice riuscì in questo, come negli altri anni, un trionfo della Chiesa Cattolica, una fonte di grazie e di benedizioni, un aumento di fede e di cristiana pietà in migliaia e migliaia di anime. I fedeli , che vi presero parte ne gioirono in cuor loro, e si sentirono avventurati di appartenere ad una Religione, che ha tal forza da produrre così giocondi e commoventi spettacoli ; gli eretici poterono conoscere la sovrumana efficacia, che esercita nelle anime la divozione alla Beata Vergine per conservarle o ricondurle a Gesù Cristo ; e gli increduli dovettero persuadersi che indarno si arrabattano per istrappare la Religione dal cuore di un popolo, protetto da Colei , che viene giustamente assomigliata ad un esercito, schierato in bell'ordine di battaglia, e che ne è e ne sarà sempre la difesa, la protettrice, l'aiuto potente.
Seguendo la consuetudine degli anni scorsi noi riferiremo più sotto le cose, che sembrano degne di particolar memoria, avvenute nel corso della novena e nel giorno della festa. Con ciò speriamo di fare cosa gradita a quei Cooperatori e a quelle Cooperatrici, che o per lontananza o per altro motivo non poterono assistervi personalmente , e di tributare nel tempo stesso alquanto di onore alla Vergine Ausiliatrice, la cui potenza ed amore brameremmo di fare conoscere sino agli ultimi confini della terra.
Una città, che abbia da ricevere tra le sue mura o da festeggiare una Regina , non aspetta a preparare gli abitanti nel giorno dell'arrivo o del festeggiamento, ma il fa qualche tempo prima. Anzitutto con pubblici manifesti e in apposite adunanze se ne avvertono i cittadini, si espongono o si rammentano i meriti dell'augusta persona, si cerca in ogni modo di farne concepire stima e venerazione; indi si viene agli indirizzi, ai regali, alle acclamazioni, alle feste e via dicendo.
Per simile guisa abbiamo adoperato ancor noi , a fine di ben disporre i fedeli alla solennità di Maria Ausiliatrice , non solo Regina, ma Madre nostra dolcissima. A quest'uopo si celebrò con pompa speciale la novena, nella quale tenne il primo posto un acconcio sermone ogni sera intorno all'eccellenza di Lei , alle sue virtù , alla sua gloria. Predicava nei giorni feriali il Canonico Prospero Venck di Torino, e lo suppliva per due giorni festivi il Sacerdote D. Giovanni Elena da Brescia, ed ambidue seppero infiammare i cuori dei numerosi uditori con parole calde di cristiana eloquenza.
La Benedizione col SS. Sacramento , impartita poscia da qualche dignitario del Clero torinese, era ogni volta preceduta dal canto delle Litanie e del Tantum ergo in musica. Aggiungeva decoro alla sacra funzione l' assistenza del giovane clero dell'Istituto e lo splendido apparato dell'altare, sicchè il molto popolo, che vi prendeva parte, ne restava religiosamente edificato, colla mente ricca di buoni pensieri e col cuore caldo di santi affetti verso Maria.
Il buon risultato della predicazione, delle sacre cerimonie e del canto, si manifestava ogni mattino nelle Confessioni e nelle Comunioni, le quali ultime durante la novena superarono le 10 mila. Se a queste opere di cristiana pietà, le quali ebbero luogo in Torino, aggiungiamo quelle altresì che sappiamo essersi compiute dai Cooperatori e dalle Cooperatrici nei proprii paesi, abbiamo ragione di credere che sia stato molto il bene dello anime, e non poco l'onore che ne tornò alla Vergine Ausiliatrice.
Il 31 maggio si compivano 4 mesi precisi, dacchè D. Bosco era assente da Torino. Quantunque ognuno sapesse che la Dio mercé egli godeva buona
salute , e dalle notizie che ne pervenivano risultasse che Maria Ausiliatrice eragli quale scorta fedele per le varie città di Francia , ove passava, tuttavia era comune e viva la brama di riaverlo tra noi e lo si attendeva ansiosamente. La novena era già da due giorni incominciata, quando da Digione giunse per telegramma la sospirata novella che egli sarebbe arrivato il giovedì mattina, 31 di maggio. Corsane la voce, molte persone e parecchi pii visitatori del Santuario si trovavano alla porta dell'Istituto per assistere al suo ingresso. Tra gli altri vedevasi anche una povera cieca del vicinato, la quale in mezzo alla calca tastava colla mano e domandava di poterglisi avvicinare. A quella vista tutti furono inteneriti , e commosso più di ogni altro si mostrò D. Bosco, il quale si fermò dinanzi alla buona vecchia, le domandò notizie di sua sanità, e le volse alcune parole, che la colmarono di gioia.
Questo arrivo e questo ricevimento vennero già descritti dal giornale l' Unita Cattolica nel suo n° 120 del 3 di giugno, la quale riporta eziandio la breve parlata che tenne Don Bosco a' suoi giovinetti. Ci piace di riportare il passo seguente
« Giovedì, 31 maggio, fu giorno di festa ed esultanza nell'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino. Alle ore 8 antim. giungeva D. Bosco dalla Francia , e vi veniva accolto con significazioni di alto onore da varie ragguardevoli persone di Torino e dell'estero, tra cui il marchese D'Avila di Spagna, e dai suoi giovanetti ed alunni con tale trasporto di gioia e di entusiasmo, che è più facile immaginare che descrivere. Tra gli evviva, i battimani e le armonie della banda musicale fu accompagnato sino ai portici dell' Istituto, messi a festa e tappezzati. Un' iscriziono altrettanto semplice quanto bella ed espressiva diceva : Caro Padre, la Francia ti onora, Torino ti ama! Salito su apposita cattedra, Don Bosco volse poche, ma cordiali parole a tutti i suoi cari, sopra i cui volti si vedeva dipinta la gioia più viva. Sorridendo, diede uno sguardo al cappello alla francese , che teneva in mano, e piacevolmente disse: - Forse a voi sembrerà che con questo cappello francese Don Bosco non sia più quello di una volta. Oh non temete , miei cari, io sono sempre quel desso ; sempre quel vostro affezionatissimo amico sino a che Iddio mi lascerà un filo di vita. In Francia io vi ricordava ogni giorno ; ogni giorno pregava per voi; riceveva con molto piacere le vostre lettere, le vostre notizie ; ed ho pure sperimentato l'efficacia delle vostre preghiere per la povera mia persona. Ed ora, dopo quattro mesi di assenza, godo di ritrovarmi nuovamente con voi, che siete il mio gaudio e la mia corona. Io desidero che martedì prossimo, 5 giugno , facciamo una splendida festa in onore di Maria Ausiliatrice, la quale da buona Madre ci ha assistiti in questo viaggio, ci ha ottenuto da Dio grazie segnalate, dei favori grandi anche per voi. Ho molte cose a dirvi, ma per ora basta; perchè intendo di andare a celebrare la santa Messa all' altare di Maria Ausiliatrice in ringraziamcnto della sua celeste protezione... - I giovanetti spontaneamente si recarono ancor essi nel Santuario, dal quale erano usciti solo poc' anzi , ascoltarono divotamente la Messa di D. Bosco, recitarono il santo Rosario, e infine intuonato il Te Deum ringraziarono il Signore di aver loro ricondotto sano e salvo il loro amatissimo Padre. » Fin qui l' Unità Cattolica.
La sera del giorno medesimo ebbe luogo nella Chiesa interna dell'Oratorio l' annunziata Conferenza dei Cooperatori Salesiani di Torino. All'ora stabilita , tra Sacerdoti , nobili e borghesi, erano raccolte non meno di 200 persone. Molti altri che non avevano potuto intervenire ebbero la bontà di mandare a Don Bosco la propria offerta in prova di loro adesione. Don Bosco, presa la parola, cominciò ad osservare che oggidì molti buoni cattolici, specialmente di Torino, lavorano con lodevole zelo a vantaggio della Religione e della civile società ; ma pur troppo le loro fatiche o trovano incagli o non sono sempre corrisposte dal frutto desiderato. - Volete che vi suggerisca, soggiunse D. Bosco, volete che vi suggerisca un lavoro relativamente facile, molto vantaggioso e fecondo dei più ambiti risultati ? Ebbene, lavorate intorno alla buona educazione della gioventù, di quella specialmente più povera ed abbandonata, che è in maggior numero, e voi riuscirete agevolmente a dare gloria a Dio, a procurare il bene della Religione, a salvare molte anime e a cooperare efficacemente alla riforma, al benessere della civile società ; imperocchè la ragione, la Religione, la storia, l'esperienza dimostrano che la società religiosa e civile sarà buona o cattiva, secondo che buona o cattiva è la gioventù, che ora ci fa corona. - Don Bosco si rallegrò poscia co' suoi Cooperatori, perchè conosceva come tutti si adoperano al nobile scopo di ben coltivare la gioventù, che hanno nelle proprie famiglie, nelle scuole , nelle parrocchie, e perchè esperimenta eziandio la loro carità pel mantenimento delle molte migliaia de' suoi ricoverati, non esclusi quelli della lontana Patagonia. - Segnalò il progressivo aumento delle opere Salesiane in Europa e in America, mettendo loro sott'occhio i frutti della loro carità. - Disse come la Pia Associazione dei Cooperatori si va facendo strada in più altre contrade, specialmente in Francia, dove viene accolta e promossa e dal clero e dal popolo siccome un mezzo dei più efficàci, onde preservare la incauta gioventù dal vizio e dalla irreligione, e per tal modo procurare buonì cristiani alla Chiesa e savii cittadini alla patria ; imperocchè i Cooperatori non lavorano esclusivamente per le opere Salesiane, ma secondo il loro scopo procurano eziandio il benessere morale e religioso dei proprii paesi. - Li esortò ad applicarsi con amorosa sollecitudine alla coltura dei fancìulli , ricordando in proposito la bontà tutta divina, colla quale li accoglieva e trattava nostro Signor Gesù Cristo , e le consolanti parole che Ei disse, per tutti istimolarci a far loro del bene. « Chi avrà ricevuto e beneficato un fanciullo in nome mio, è come avesse ricevuto e beneficato me stesso Qui susceperit unum parvulum talem in nomine meo , me suscipit. Voi che avete fatta la carità ad uno dei più piccoli miei fratelli, dirà ancora il divin Giudice, nel giorno estremo, ai giusti collocati alla sua destra, voi l' avete fatta a me. Venite adunque ; possedete il regno eterno , che vi fu preparato : Venite... possidete paratum vobis regnum ... Amen dico vobis , quandiu fecistis uni ex his fratribus meis minimis, mihi fecistis. » - Voi mi domanderete, riprese D. Bosco, quali mezzi abbiate specialmente da usare per giovare alla gioventù. I principali, e che sono alla portata di tutti , si trovano accennati nel Regolamento dei Cooperatori. Voi potete per es. mandare i fanciulli al Catechismo, aiutare i Parrochi ad istruirli ed assisterli in Chiesa, od anche ammaestrarli voi medesimi in casa ; potete togliere loro di mano i libri cattivi se ne hanno e farne loro avere dei buoni; potete allontanarli dai cattivi compagni , o da altri pericoli di mal costume ; dovendoli collocare in educazione potete , o meglio dovete scegliere quei Collegi, quegli Istituti, che non ne trascurano l'anima, che non ne bandiscono la Religione e le sue pratiche, quei Collegi ed Istituti, dove colla scienza profana s' impartisce altresì la sapienza del santo timor di Dio. Siccome poi oggidì scarseggiano tanto i sacri Ministri, perchè non sono abbastanza coltivate le vocazioni ecclesiastiche, così voi farete cosa da ottimi Cooperatori , se prenderete cura speciale di quei giovani o vostri o di altri, i quali mostrino inclinazione a questo stato, aiutandoli se poveri, a fine di dare alla Chiesa qualche Sacerdote, qualche Religioso, qualche Missionario di più. - Don Bosco pose fine al suo dire coll'invocare la protezione di Dio e di Maria Ausiliatrice sopra tutti i Cooperatori presenti e le loro famiglie , ed annunziata la indulgenza plenaria impartiva a tutti la benedizione a nome del Santo Padre Leone XIII.
La sera del 4 di giugno , ultimo giorno della novena e vigilia dalla solennità di Maria Ausiliatrice, si tenne la Conferenza delle Cooperatrici. Il giorno propizio e il bel tempo vi attirarono tal numero di persone della città o dei dintorni, che la Chiesa interna dell'Oratorio fu incapace di contenerle tutte, e si dovettero perciò raccogliere nel vasto Santuario di Maria Ausiliatrice.
Don Bosco nel suo intrattenimento tolse a sviluppare queste parole scritturali, che la Chiesa applica a Maria: - Se alcuno è fanciullo venga a me... Venite , o figliuoli , ascoltatemi : io v'insegnerò il timor di Dio: Si quis est parvulus veniat ad me... Venite , filii, audite me : timorem Domini docebo vos. - Egli dimostrò quanto Maria ami la gioventù, e per conseguenza quanto ami e benefichi coloro, che si prendono cura dei fanciulli e delle fanciulle più bisognosi ed esposti ai più gravi pericoli. - Che Maria ami i piccoli, osservò D. Bosco, non v' ha cristiano che ne possa dubitare; imperocchè Ella è Madre , e le madri sentono maggior tenerezza e si prendono più sollecita cura dei loro figliuoli , quando sono ancor fanciulli , che non quando sono già adulti. Maria predilige i piccoli e perchè innocenti e perché più facilì ad essere sedotti, e perciò più degnì di compassione, di aiuto e di difesa. Essa li ama eziandio in modo particolare, perchè le rappresentano più al vivo il suo Gesù, che passò la infanzia, la fanciullezza, e la gioventù sotto gli occhi suoi.
Amando così la tenera età, e desiderando che i giovinetti e le giovinette si conservino e crescano nel timor di Dio , ne viene che Maria ama e favorisce quelle persone ancora, le quali attendono al loro benessere spirituale e corporale. A queste persone Maria ottiene da Dio grazie singolari ed anche. straordinarie. - Date, proseguì D. Bosco, date uno sguardo a questa Chiesa, che ci raccoglie. Pochì anni sono questo spazio era un campo seminato a meliga, a fagiuoli e a patate. Urgeva il bisogno di una Chiesa in questo sito , la quale servisse per radunare alle sacre funzioni i giovanetti, che si educavano nella Casa annessa e i molti altri , che sarebbero venuti in appresso. Or bene, perchè questa Chiesa era destinata a -vantaggio della gioventù, e ad istruire i piccoli nel santo timor di Dio, Maria vi concorse in modo mirabile e la fece innalzare, direi, a forza di miracoli, operati a pro di coloro, che portavano il loro obolo per affrontarne le spese. - Qui D. Bosco raccontò alcuni fatti maravigliosi, accaduti nel tempo della costruzione e da noi già altre volte accennati, e proseguì : - Nè i favori di Maria cessarono al compimento della fabbrica ; chè anzi continuarono e continuano in maggior numero ancora. Io più non la finirei , se volessi raccontarvi tutte le grazie, che la Beata Vergine Ausiliatrice ottiene in questi giorni alle persone, le quali concorrono alla buona educazione e al mantenimento dei poveri fanciulli raccolti sotto il suo manto. Sono cose che fanno piangere di tenerezza. Ultimamente in Francia in tutti i luoghi per dove io passava, a Nizza, a Saint Cyr, a Toulon, a Marsiglia, a Lione, ad Amiens, a Parigi, a Lille, a Digione e in più altre città, udiva a narrarmi dei favori segnalati, delle guarigioni inaspettate, delle cessazioni di liti e di discordie, che mettevano lo scompiglio, delle conversioni da più anni sospirate, e di tante altre grazie ottenute per intercessione di Maria Ausiliatrice da persone, fattesi benefattrici della povera gioventù. In questa guisa la Beata Vergine si fa la questuante a vantaggio dei poveri fanciulli, e pare che dica a tutte le persone benestanti : Date et dabitur vobis. Fate del bene ai giovinetti abbandonati, ', cooperate secondo le vostre forze ad allevarli nel timore e nell'amore del mio Figliuolo Gesù; prendetevi cura di loro in sulla terra , e io dal Cielo mi prenderò cura di voi, aiutandovi in quelle cose, nelle quali niuno di questo mondo può arrecarvi soccorso. - Don Bosco pose fine al suo discorso, esortando le Cooperatrici ad imitare la Beata Vergine nel soccorrere la gioventù nel corpo e nell'anima, e facendo loro sperare la sua celeste protezione in vita ed in morte, annunziò come già ai Cooperatori, la indulgenza plenaria, e impartì loro la benedizione in nome del Sommo Pontefice.
Aflinchè le sacre funzioni nel giorno della solennità riuscissero colla maggior pompa e decoro possibile, si ebbe cura che vi fossero i pontificali mattino e sera. Essendo tuttor vacante la Sede arcivescovìle di Torino per la morte di Mons. Lorenzo Gastaldi , il Vicario Capitolare Mons. Alessandro Vogliotti diede colla più grande effusione dell' animo il consenso che fosse invitato un Vescovo di altra città. Fu questi Mons. Sigismondo de' Conti Brandolini, ausiliare di Mons. Corradino de' Marchesi Cavriani, Vescovo di Ceneda. L'ottimo Prelato, zelante Cooperatore Salesiano , insieme coll'esimio Mons. Cavriani, usò la più squisita carità a due nostri Sacerdoti, mandati l'anno scorso nel Veneto a raccogliere limosine per la Chiesa e per l'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma, e in quell'occasione esternò vivo desiderio di fare una visita all'Oratorio di S. Francesco di Sales. Pertanto avvicinandosi la festa di Maria Ausiliatrice gli si volse umile preghiera che volesse avere la bontà di venire a pontificare in quel giorno solenne, e Mons. Brandolini accettò di buon animo, assoggettandosi al faticoso viaggio di oltre a 200 miglia per recarsi tra noi. Egli giungeva all'Oratorio la sera del 4 di giugno , ricevuto, dopo le sacre funzioni, col suono dei musicali strumenti e co' più cordiali evviva dei giovanetti. Commovente assai fu il suo primo incontro con D. Bosco nella sacrestia della Chiesa di Maria Ausiliatrice.
Sua Eccellenza Revma ebbe la degnazione di rimanere con noi 4 giorni. Dopo la festa visitò le scuole, i laboratorii della Casa e i più celebri monumenti di Torino ; celebrò la Messa ai giovanetti studenti ed artigiani ; dispensò la santa Comunione e fece loro separatamente due stupende parlate , inculcando ai primi di santificare lo studio, e ai secondi di santificare il lavoro, mediante l'esercizio della Religione. L' egregio Prelato parlò con tanto affetto, che lasciò in noi tutti la più grata impressione. Partendo fu visto profondamente commosso, mostrando così di unire all' alta dottrina un animo nobilissimo. La sua visita, le sue parole e la sua carità rimarranno indelebili nelle anime nostre, come pure non dimenticheremo giammai la squisita gentilezza de' suoi segretarii, che furono tra noi quali fratelli.
Tanti furono i doni fatti a decoro della Chiesa di Maria Ausiliatrice durante il mese di maggio e nel corso della novena, che sarebbe troppo lungo il registrarli qui tutti. Essi per altro saranno certamente ricordati da Maria, la quale a tempo e a luogo ne retribuirà generosamente i pii oblatori. Noi ne segnaliamo qui uno, che ci pare degno di speciale menzione. Esso consiste nella magnifica corona di legno riccamente indorata, che pende maestosa dall'alto della volta sopra l'altare maggiore. Venne provveduta colle spontanee offerte dei più affezionati tra i primi giovani dell'Oratorio, oggidì sparsi in molte e varie parti. Essa doveva essere da loro presentata a D. Bosco il 24 dello scorso giugno, suo giorno onomastico , quale omaggio di filiale amore e di profonda gratitudine ; ma fu inviata anticipatamente , affinchè cominciasse fin di quest'anno a fare la sua bella comparsa nella festa di Maria Ausiliatrice. Dall'alto della Chiesa essa ricorderà a' più o meno giovani offerenti che Maria un giorno renderà a ciascun di loro il contraccambio di un'altra ben più ricca e splendida corona in Cielo, purché proseguano ad amarla ed onorarla, vivendo da buoni cristiani , come hanno imparato nell'Oratorio, negli anni più belli di loro vita.
L'andamento della festa fu pressochè quello degli anni scorsi ; onde per non ripetere le stesse cose, diremo quelle soltanto, le quali hanno alcun che di particolare.
Essendo nel mattino favorevole il tempo, cominciò tosto un gran concorso di gente. Mescolati ai Torinesi si vedevano molti forestieri , gli uni venuti sia dal giorno innanzi, gli altri in quel mattino istesso , quali per ferrovia e quali a piedi , viaggiando ad onor di Maria da veri pellegrini. I confessionali furono per più ore circondati dai fedeli. Quasi continua la Comunione , la quale per alcun tempo fu d' uopo che venisse distribuita contemporaneamente da due Sacerdoti. Il numero dei comunicati superò i 9 mìla. Oltre a 140 furono le. Messe celebrate nel Santuario, e ciò non ostante molti Sacerdoti si dovettero risolvere di celebrare nelle vicine Chiese, perchè insufficiente il numero degli altari in quella di Maria Ausiliatrice.
Quello che maggiormente edificava erano i motivi dominanti, che conducevano tanto popolo appiedi della Madonna Ausiliatrice : l'acquisto cioè dell'Indulgenza plenaria, la riconoscenza per le grazie ricevute e la fiducia di riceverne.
Insieme cogli altri divoti erano pur venuti a congiungersi i giovani del Collegio di Valsalice e di S. Benigno, le educande di Nizza Monferrato e di Chieri, con un buon numero di figlie dell'Oratorio festivo di detta città ; anzi quasi tutte le Case salesiane d'Italia e di Francia vi avevano un loro rappresentante.
Verso le ore 10 il cielo si coperse di neri nuvoloni, prese a lampeggiare il fulmine , a rumoreggiare il tuono, sicchè pareva imminente un forte uragano. Ciò nondimeno al cominciare della Messa pontificale la gente in Chiesa era così accalcata, che molti dovettero restarsene nel coro e nella sacrestia, contentandosi di udire senza vedere.
La musica del M°. Salvatore Cherubini, eseguita nella Messa, fu degna della solennità. Persone di Roma , che vi erano presenti , ebbero a dire che la Chiesa di Maria Ausiliatrice non aveva in quel mattino nulla da invidiare alle primarie Basiliche Romane, che si spesso risuonano delle gravi e maestose note del M° Palestrina.
Presso a mezzogiorno stava per terminare la Messa pontificale, quando le grossi nubi, che erano in aria , si sciolsero in pioggia e mandarono giù un torrente di acqua. Pareva che la Vergine volesse costringere tutti que' suoi devoti a rimanersi più a lungo in Chiesa presso di Lei ; e così fecero molti difatto, e perché il temporale durò più di un'ora, e perché sprovvisti di ombrello.
Ma era l'ora del pranzo ; onde dopo alcun tempo quei della città affrontarono la pioggia e si recarono a casa loro ; molti forestieri fecero altrettanto e portaronsi nei pubblici alberghi ; altri entrarono sotto i portici dell'istituto, e tratto fuori pane e companatico, che avevano con sè, fecero la loro refezione alla democratica. Tuttavia un buon numero ancora ne rimaneva, i quali non avevano di che cibarsi, e l'intemperie non permetteva loro di andarsene a provvedere. Che fare ? La Madonna pensò anche per questi. Conosciuti da qualche superiore gli uomini , ecclesiastici e laici, furono a più riprese fatti passare avanti e rifocillati alla meglio con quei della Casa ; le donne furono indirizzate nel vicino Istituto delle Suore di Maria Ausiliatrice, ove fu loro fatto parte di quel poco, che si aveva di preparato. Basti il dire che erano contemporaneamente pieni di commensali 12 vasti refettorii, in tre dei quali gli invitati si rinnovarono ben 5 volte.
E degno di nota che tra quelli delle varie nostre Case e le avventizie furono circa due mila le persone , a cui D. Bosco diede da pranzo in quel giorno. A tutto provvide la Beata Vergine colle limosine, che aveva mandato all'Oratorio per mano de' suoi divoti e dall'Italia e dalla Francia, mostrandosi così veramente Ausiliatrice dei Cristiani in tutte le necessità della vita.
Non ostante che il tempo continuasse ad essere più o meno piovoso,, tuttavia nelle ore pomeridiane i divoti affluirono alla visita del Santuario in numero considerevole. Non vi mancarono signori e signore; non vi mancò la primaria nobiltà di Torino. Nelle due ultime ore, tempo delle sacre funzioni , la Chiesa era così stipata di fedeli, che a stento vi si poteva entrare, e molti dovevano rimanere di fuori, finché altri ne uscisse; eppure pioveva. Fu sentimento comune che se il tempo avesse proseguito bello come nelle prime ore del mattino, quest'anno il concorso della città e dei paesi circonvicini avrebbe superato quello di tutti gli anni decorsi, e non solo la Chiesa, ma la nuova píazza di Maria Ausiliatrice avrebbe presentato per la prima volta uno spettacolo indescrivibile.
Le sacre funzioni furono oltremodo decorose ; e il Revmo Pontefice, circondato da numeroso clero e da venerandi ministri , rappresentava al vivo il Pontefice eterno, descritto divinamente dalla penna dell'Apostolo Giovanni , in mezzo ai 24 Seniori e alle miriadi di Santi , nel gran Tempio della celeste Sionne. Solamente nelle Chiese cattoliche si riceve qualche idea del Paradiso.
Le due ore e mezzo, che durarono le sacre funzioni, parvero brevissime, soprattutto pel soave e delizioso canto, che inebriava l'anima. Il Dixit e il Magniflcat del Cav. Fortunato Monina, il Nisi Dominus cogli altri salmi, l'antifona Sancta Maria, succurre miseris e il Tantum ergo del Teol. Giovanni Cagliero furono di un effetto superiore ad ogni aspettazione. In certi momenti le voci dei giovanetti dell'Oratorio e dei primi artisti della città, sposate bellamente alle note dell' organo, toccato dal maestro Giuseppe Dogliani, rapivano la mente e il cuore ad un celeste incanto. A fine di preparare i musici alla esecuzione di opere così stupende furono certamente necessarie fatica e pazienza ; ma queste furono appieno ricompensate e dal buon esito del canto, e dal dolce piacere di avere onorato il meglio che ci fu possibile Colei, i cui meriti non sarebbero celebrati abbastanza degnamente nè anco da un coro di Angeli.
Meritevole di encomio fu pure il discorso , recitato dal M. Rev. Canonico Venk. Egli esordì notando che molti bei titoli suole dare la Chiesa alla Santissima Vergine. Di questi altri ci esprimono le sue grandezze e ci fanno concepire di Lei alta stima e venerazione ; altri ci svelano le sue virtù e ci spronano ad imitarle ; altri finalmente ci manifestano la sua potenza e la sua bontà e c'infondono confidenza ed amore. Tra questi non ultimo è quello di Aiuto dei Cristiani , Auxilium Christianorum. Dopo ciò, l'oratore annunziò, indi venne a svolgere il suo assunto, vale a dire che Maria è Aiuto dei Cristiani nelle private loro necessità, ed Aiuto specialmente della Chiesa e dei Papi nelle persecuzioni. - Nostro vero Aiuto, egli disse, è Dio solo, onde la Chiesa ci fa ripetere col salmista : Vieni in mio aiuto, o Dio ; affrettati ad aiutarmi, o Signore : Deus in adiutorium meum intende ; Domine ad adiuvandum me festina. Ma quantunque Iddio sia il nostro vero aiuto e possa soccorrerci da sè, tuttavia Egli suole servirsi degli uomini per aiutare altri uomini. Così per mezzo di Giuseppe figliuolo di Giacobbe Dio salvò la vita agli Egiziani, provvedendo loro il pane nel tempo della carestia ; per mezzo di Mosé liberò il suo popolo dalla schiavitù di Faraone ; per Daniele salvò l'onore e la vita della casta Susanna ; per Giuditta liberò la città di Betulia dall'assedio e dallo sterminio di Oloferne, e così via via. - Nè Iddio mutò consiglio nella legge di grazia. Egli dall' alto de' Cieli continua ad ascoltare le. preci di chi lo invoca, continua a stendere il suo braccio alla difesa degli oppressi, continua ad asciugare le lagrime di chi piange in questa valle del dolore; ma in ciò fare il Signore il più delle volte si serve dell'opera de' suoi Santi, soprattutto dell'opera di Maria, Regina dei Santi. - Qui il valente oratore coi fatti del santo Vangelo pose in bella luce quanto sollecita sia la Vergine nell'aiutare i suoi devoti, che l' amano, le si affidano e la pregano nei bisogni dell'anima e del corpo ; e poscia coi fatti della Storia Ecclesiastica dimostrò quanto potente Ella sia nel soccorrere la Chiesa e i Romani Pontefici contro le più formidabili potenze del mondo, congiurate ai loro danni. Nel discorrere dalla vittoria di Lepanto, riportata da Pio V per intercessione di Maria ; nel narrare di Napoleone I vinto da Pio VII , che nella sua prigione invocava l'aiuto della Vergine e le faceva voto di stabilire una festa in suo onore, se restituivàlo nella sua Roma, il Can. Venk si appalesò grande oratore. La parafrasi dell'antifona Sancta Maria succurre miseris , colla quale pose fine al suo discorso, fu un bel serto di laudi, che egli pose sul capo di Maria Ausiliatrice, e ci diletta il pensare che ne avranno esultato gli Angeli, come ne restarono commosse e intenerite le molte migliaia di uditori.
Sebbene Maria Ausiliatrice consoli in ogni tempo coloro, che a Lei fanno con fiducia ricorso, tuttavia è cosa accertata che nell' occasione della sua festa, sia pel risveglio di maggior pietà nei fedeli, sia perchè Ella voglia in quella circostanza fare maggiore sfoggio di sua materna bontà , le grazie si ottengono più facilmente e in più gran copia. Abbiamo sott' occhio un mucchio di lettere pervenuteci da luoghi i più disparati, nelle quali si riferiscono favori di ogni genere, ottenuti per sua intercessione nel solo mese di maggio e nei primi giorni di giugno. Ne produciamo qui alcune delle più recenti , premettendo per altro che intendiamo di ottemperare ai Decreti di Papa Urbano VIII, emanati in proposito sui fatti soprannaturali non ancora riconosciuti dalla Santa Sede.
I.
Limone S. Giovanni (Brescia), 24 maggio 1883. REv. D. Bosco,
Senza tanti preamboli, mi permetta V. S. che mi sdebiti di un obbligo ieri contratto con l' augustissima nostra Regina , Auxilium Christianorum.
Ieri sera, vìgilia della solennità del Corpus Domini , e della festa di Nostra Signora Aiuto dei Cristiani, io mi trovava gravemente angustiato dal timore di non potere nella seguente giornata disimpegnare le mie incombenze di Parroco, per un forte mal di gola. Anzichè diminuire, minacciando di vieppiù aggravarsi, mi raccomandai di tutto cuore alla pietosa nostra Avvocata, promettendo che, se nel giorno seguente io avessi potuto attendere alle molteplici mie funzioni, avrei mandato la relazione della grazia ottenuta al suo Santuario di Torino, affinché venisse pubbiicata a gloria di Dio e di Lei sua e nostra amorosissima Madre. Ed ecco che stasera, dopo di avere nel corso della giornata assistito alle confessioni, celebrata la santa Messa , fatta la solenne processione col SS. Sacramento, sotto un sole ardente, e, dopo mezzodì fatte altre tre processioni di consuetudine in parrocchia per la visita dei fedeli all'adorabile Sacramento esposto alla pubblica venerazione ; dopo avere cantati i vespri e recitato le preci e il sermoncino del mese di Maria, ecco, dico, che dopo tutto questo, io, anziché peggiorato, mi trovo del tutto guarito. Senz' altro aggiungere , in pegno di eterna gratitudine per l'immeritato favore dalla materna bontà dell'invocata Regina Aiuto dei Cristiani elargitomi mando la qui unita offerta, che avrei dovuto spendere nella provvista degli occorrenti medicinali. Mi tenga della S. V. Rev.ma
Obbl.mo Servo GIOVANNI MARIA CESCOTTI parroCO.
II.
Moretta, 31 maggio 1883.
M. REV. SIGNORE,
Sì tocca propriamente con mano che, Maria Ausiliatrice ottiene da Dio quanto vuole. Dal momento che si fece a Lei ricorso , il malato Giuseppe Botto prese un miglioramento notabile, direi miracoloso. Per il che a nome suo rendo i più vivi ringraziamenti e l'assicuro che il medesimo si mostra molto riconoscente della grazia ricevuta.
Sono di V. S. M. Rev.da
Dev.mo Servo
GIUSEPPE REINERI.
III.
Torino, 2 giugno 1883.
M. REV. SIGNORE,
A maggior gloria di Dio ed aumento della divozione verso Maria Ausiliatrice mi prendo la libertà di riferire alla S. V. la grazia testé ricevuta per intercessione della nostra cara Madre. Trovandomi già da tre mesi obbligata a letto da grave e complicata malattia , una pia signora mi consigliò di ricorrere a Maria Ausiliatrice, e andò a domandare per me la benedizione in cotesto Santuario. Dopo tale benedizione io cominciai a migliorare, ed ora mi trovo in grado di venire a ringraziare la mia celeste Benefattrice.
Gradisca i sensi di profondo rispetto, coi quali godo confermarmi
Di V. S. M. Rev.da
Umil.ma ed obbl.ma Serva
NATALINA PERRONE. IV.
Diamo anche la traduzione di una delle moltissìme lettere francesi sullo stesso argomento. Quella, che qui presentiamo , è di un Sacerdote, il quale per varii malori da più anni non era più in grado di celebrare la santa Messa, e dopo avere invocato Maria Ausiliatrice si sentì libero da ogni incomodo con alto stupore di tutta la città.
V.
Aire (Pas de Calais), 30 maggio 1883. Mio REV. PADRE,
Io sono l'Abbé Engrand d'Aire, guarito poc'anzi da Nostra Signora Ausiliatrice. Aveva promesso, se otteneva la guarigione, di consacrare alle opere Salesiane tutte le limosine della mia Messa. Io eseguisco la mia promessa e le invio 50 franchi per incominciare. (1)
Tutta la città d'Aire è nello stupore nel vedere la mia guarigione. Tutti hanno la più grande confidenza in Nostra Signora Ausiliatrice, ed un grandissimo numero di persone m'incaricano di raccomandarle. Questa confidenza è divenuta ad Aire così grande, che io spero che la Santa Vergine vorrà ben accordarci dei nuovi favori.
Ho l'onore, mio Rev. Padre, di offrirle i miei rispettosi omaggi.
Suo Um.mo Servitore in N. S.
Abbe' ENGRAND.
(1) L' ottimo Sacerdote regalò eziandio alla Chiesa di' Maria Ausiliatrice il prezioso calice, che aveva adoperato nella celebrazione della sua prima Messa, e che gli era molto caro.
Le grazie sopra riferite ed altre innumerevoli, che qui ommettiamo, sono bensì prova chiarissima della potenza e della bontà di Maria Ausiliatrice; ma argomento ben più forte del suo alto potere e del suo materno affetto sono le grazie spirituali, che da Lei si ottengeno , sono il mutamento del cuore , l' abborrimento al peccato, la conversione dell'anima. Per operare quelle Maria non ha che da vincere ostacoli materiali ; ma per produrre queste ha da soggiogare la libera volontà dell'uomo, ha da distruggere talora inveterate abitudini, ha da spegnere l'incendio di ardenti passioni. Di qui la sentenza dei santi Padri e Dottori della Chiesa, essere cioè maggior miracolo la giustificazione dell'empio che non la creazione del mondo. Or di grazie spirituali, di questi miracolosi mutamenti dell' animo , Maria ne opera moltissimi ; anzi il più delle volte le grazie del corpo e del tempo non sono che la chiave, la quale apre la porta a grazie ben più importanti, che riguardano l'anima e la eternità. Una di queste ebbe principio la sera della solennità di Maria Ausiliatrice e compimento nel mattino seguente. Ed ecco in breve di che si tratta.
Il 6 di giugno un signore in sui 40 anni si portava nelle prime ore del giorno al Santuario di Maria Ausiliatrice. Dopo lunga, preghiera fatta in un profluvio di lagrime, ei fu visto accostarsi alla Confessione e poscia alla Comunione. Prima di. uscir di Chiesa , pieno il cuore d' insolita gioia, egli si appressò ad un Sacerdote e così gli parlò : - Io fui un infelice ; da 20 e più anni non credeva più a nulla, nè a Religione , nè a Dio, nè all' altra vita: fui un incredulo ; fui un ateo. Dodici anni fa quando mi sono ammogliato andai in Chiesa, perchè così porta l'uso, ma rimasi qual era. Ieri sera entrai per curiosità in questo Santuario ; il suo splendido apparato m' invitò a fermarmi , ed assistetti alla sacra funzione per udire la musica. Qui mi attendeva la misericordia di Dio. Al vedere tanto concorso di gente, all' udire le melodie dei canto e le armonie del suono io cominciai a provare dentro di me un non so che di misterioso. Intanto si accendono i lumi all' altare e i lampadari dinanzi al gran quadro della Vergine, si cantano le Litanie e il Tantum ergo in musica. I miei sensi sono colpiti, il mio cuore si sente commosso, i miei occhi si riempiono di lagrime. Diceva entro me stesso : Io non credo ; eppure tutta questa sta gente crede ; e che cosa sono io mai a confronto di tante migliaia di persone ? Possibile che sia io il solo sapiente, e tutti costoro sieno ignoranti ? E quel Vescovo, e quei Sacerdoti prostrati a quell'altare in così divoto atteggiamento non mi provano ancor essi che là dinanzi a loro vi ha qualche cosa di divino? E questi musici avrebbero essi cotanto faticato per cantare così bene e cantare al nulla ? Ah ! sì , che vi deve essere Iddio!. Credo ancor io che vi è una Religione; credo ancor io ad un'altra vita. In quei momenti io sentii risvegliarsi in me la fede de' miei primi anni , provai orrore del mio stato infelice, e prima di uscire di questa Chiesa risolsi di mutar vita, raccomandandomi alla Madonna che intercedesse per me. La notte mi fu ancor essa maestra di buoni consigli ; e la passai in parte a ricordare le principali verità e le preghiere dimenticate per oltre a 20 anni. Questa mattina ho deposto appiedi del confessore il peso delle mie iniquità ; ho fatta la Comunione, ed ora provo tale contento , che non ricordo di aver provato mai. Io ritengo che sia questa una grazia ottenutami dalla Beata Vergine, la quale nei verdi miei anni mia madre m' insegnò ad amare ed onorare. Racconti pure la S. V. questo fatto ; e se è vero che in Cielo si fa festa quando si converte un peccatore, io sono di avviso che la festa che si fa oggi dagli Angeli è ben grande, perchè si è convertito non solo un peccatore, ma un ateo. - Il Sacerdote che udì questo racconto ci assicurò che ne fu profondamente commosso.
Se la festa di Maria Ausiliatrice non avesse prodotto altro bene che questa conversione, noi ci sen-, tiremmo nondimeno ricompensati ad usura di ogni nostra fatica ; ed avrebbero pur motivo di goderne tutti coloro, che ci vennero in aiuto a ben celebrarla. Viva pertanto ora ed in eterno Maria Ausiliatrice, Madre di misericordia , Vita, Dolcezza e Speranza nostra.
Crediamo pregio dell'opera chiudere questa relazione col seguente articolo , che ne pubblicava l'egregia Unità Cattolica di Torino nel suo n. 133 dell'8 di giugno.
« O giorno felice, degno d'imperitura memoria O dies felix , memoranda fastis ! E questa l' esclamazione che ci spuntava sul labbro martedì scorso nell' assistere alla festa di Maria Ausiliatrice in Torino. Se non avessimo altre ragioni per rallegrarci di essere figli della Chiesa Cattolica , basterebbe a colmarcene di gioia e a rendercene difensori intrepidi lo spettacolo maestoso ed imponente, che ebbe luogo in quel giorno nel Santuario di Valdocco. Tolte le prime ore, la giornata fu piovosa, e ciò nondimeno il concorso del popolo fu grande e continuo dalle 4 del mattino sino alle 9 di sera; circondati di penitenti i sacri tribunali ed onorata la mensa degli Angeli da più migliaia di fedeli. Si scorgevano pur molti forestieri, tra cui un buon numero di Francesi.
» Ad ogni ora del giorno il vasto tempio si rinnovava di divoti, che si recavano a visitare, a pregare, a ringraziare la Vergine Ausiliatrice, ad invocarne e a riceverne la benedizione per le mani di D. Bosco, che in sacrestia fu per più ore assediato da sempre nuove turbe e di sani e di malati e di afflitti di ogni fatta. Si raccontano varie guarigioni, alcune istantanee ed altre ottenute prima del terminare della festa. Oh ! no, il braccio di Dio non si è ancor accorciato tra noi ; e la Vergine Maria sa tuttora strappargli le grazie più segnalate a sollievo de' suoi amati figli.
» Pontificò la Messa ed i vespri solenni Sua Eccellenza Rev.ma Monsignor Sigismondo dei Conti Brandolini, vescovo ausiliare di Ceneda, ammiratore di D. Bosco e delle opere sue. Il pio e zelante Prelato veneto dichiarò di aver passato uno dei giorni piè belli della sua vita, e ne rimase altamente edificato. - In vita mia , disse , ho già fatto molti pontificali , ma niuno mai così splendido e che mi abbia cotanto consolato.
» La musica del maestro Salvatore Cherubini, del maestro cav. Monina e del teologo Giovanni Cagliero , Sacerdote salesiano , fu mattino e sera eseguita con impareggiabile perfezione, e i giovani musici di D. Bosco, coadiuvati da distinti professori di canto della nostra città, ci diedero una qualche idea degli inni e delle armonie celesti.
» Dal canto suo il M. R. signor canonico Venk non venne meno alla ben meritata fama di facondo ed attraente oratore, e nel suo discorso dimostrò Maria vera Ausiliatrice dei cristiani nei loro privati bisogni, ed Ausiliatrice potente della Chiesa Cattolica e dei Romani Pontefici nelle lotte contro i lori persecutori.
» Nel tempo della benedizione il religioso spettacolo non avrebbe potuto essere più stupendo e magnifico. Il vasto tempio gremito di gente, l'altar maggiore sfarzosamente adorno e risplendente di mille faci in bell'ordine collocate, le belle voci dei musici, le soavi armonie dell'organo, il numeroso clero schierato nel presbiterio, la veneranda imagine di Maria Ausiliatrice , che dall' alto del quadro pareva che con dolce sembiante tutti invitasse ad adorare il suo divin Figliuolo in Sacramento, tutto questo eccitava la fede, rapiva i cuori e li inebriava di sovrumana dolcezza, lasciando in fondo dell'animo vivo desiderio di virtù e dì vita migliore. (1)
» Di certo le feste cattoliche ben celebrate esercitano tutte una benefica influenza sui costumi del popolo ; e, per non uscire dalla nostra città, e senza fare torto ad alcuno, diciamo con franchezza che promuove maggiormente il buon costume nella gioventù e nella popolazione torinese D. Giov. Bosco colle sue divote e grandiose solennità, che non il Governo co' suoi avvocati, tribunali, questurini , guardie e carabinieri, di cui andiamo a dovizia provvisti. Oh! viva Dio, che si degna di animare il nostro coraggio con si gioconde e splendide dimostrazioni di pietà e di religione ! Viva Maria Ausiliatrice, che tiene rivolti sopra di noi i suoi occhi di singolare misericordia, e dal suo Santuario di Valdocco diffonde sin nei più lontani paesi grazie innumerevoli ed anche straordinarie ! Evviva eziandio a Don Bosco e a' suoi degni Cooperatori, eletti a strumento di tanto bene nella Chiesa a vantaggio della civile società. »
(1) Quello che all'altare maggiore più di ogni altra cosa la gente meritamente ammirava erano le ricche e stupende piramidi, e non furono pochi coloro, che ce ne domandarono l'autore. Per norma di chi avesse da provvedere oggetti consimili, diciamo che tutto l'ornato dell'altare di Maria Ausiliatrice è uscito dal laboratorio di Giovanni Minoja, indoratore, verniciatore, e fabbricante di candellieri, carte-gloria, piramidi, statue, troni ed altri oggetti relativi per Chiese, in via s. Francesco d'Assisi n. 24 Torino. Vi si incontra bene e a prezzi onesti.
In tutte le Chiese Salesiane ed in altre ancora per lo zelo dei Cooperatori si è celebrata la festa di Maria Ausiliatrice con pompa più o meno solenne. Non potendo scrivere partitamente di ognuna, facciamo cenno di quella celebratasi in Genova e in S. Pier d'Arena. Ecco in breve quello, che ce ne venne riferito in proposito.
- Anche in quest'anno il nostro Veneratissimo Arcivescovo concesse e fu lietissimo che noi celebrassimo la solennità di Maria Ausiliatrice nella insigne Basilica di S. Siro in Genova, e il M. R. sig. Curato vi si prestò con singolare bontà. La festa ebbe luogo il 2 di Giugno, giusta il Calendario Diocesano. L' annunziarono graziosamente i giornali cattolici della città , e il Direttore dell'Ospizio di S. Pier d' Arena invitò in particolar modo i Cooperatori e le Cooperatrici con apposita lettera così concepita : -
BENEMERITI CooPERATORI E COOPERATRICI,
Sono lieto di partecipare alle SS. LL. che Sabato prossimo, 2 di Giugno, nella Basilica di S. Siro in Genova , si celebrerà la festa di Maria SS. Aiuto dei Cristiani, singolare Patrona e Benefattrice dei Salesiani e loro Cooperatori e Cooperatrici.
La stessa solennità verrà pur celebrata nella Domenica consecutiva, 3 Giugno, nella Chiesa di S. Gaetano in S. Pier d'Arena, annessa all'Ospizio di S. Vincenzo de' Paoli.
Le due feste hanno eziandio lo scopo della Conferenza prescritta in quest' occasione dal Regolamento dei Cooperatori, e perciò prendendovi parte si può lucrare l'Indulgenza Plenaria concessa dal S. Pontefice.
Trattandosi di onorare in modo speciale l' Augusta Regina del Cielo, io invito le SS. LL. che, potendo , vogliano intervenire a quella delle due feste, che tornerà più comoda, ed anche ad ambedue, se tale fosse il loro desiderio. A quest'uopo si fa seguire qui dietro l'orario delle sacre funzioni dell'una e dell'altra solennità.
Confido che col loro concorso la festa riuscirà molto splendida e devota, e che ci otterrà dalla celeste Ausiliatrice le grazie più belle pel tempo e per l'eternità. -
Seguiva poscia l'orario dell'una e dell'altra funzione. Il concorso dei fedeli fu perciò molto numeroso nella Chiesa di S. Siro, e vi prendeva parte eziandio un centinaio di giovanetti dell' Ospizio, gli uni pel suono , gli altri pel canto , ed alcuni pel servizio dell'altare.
Alle ore 11 incominciò la Messa Solenne ed i giovani musici eseguirono lodevolmente la Messa del P. Gian Giacomo da Falconara. Dopo il Vangelo il P. Maria Parisi Barnabita fece un bellissimo discorso. Il giovane oratore per la eleganza della parola, per la ricchezza dei concetti e pel brio del porgere eccitò siffattamente l'attenzione che il numeroso uditorio pendeva come estatico dalle sue labbra e ne fu profondamente commosso.
Che le sue parole sieno state benevolmente ascoltate ne fu prova l' abbondante limosina fatta dagli uditori a vantaggio dell'Ospizio di S. Pier d'Arena, e raccolta da una eletta schiera di giovani signorì del Circolo Cattolico , fra i quali si notava il nobile signor Flavio Marchese Durazzo. Dopo la Messa si cantò il mottetto, Salve Regina, del Coccia; indi esposto il SS. Sacramento, si eseguì in musica il Tantum Ergo , accompagnato dalla banda dell'Ospizio. La funzione terminò circa le ore due pomeridiane, e fu al divoto popolo Genovese di grande edificazione.
Non meno splendida fu la festa medesima celebrata al domani in S. Pier d'Arena nella Chiesa di S. Gaetano, annessa all'Ospizio di S. Vincenzo de' Paoli. Essa serviva ad un tempo di chiusura al mese di Maria. Alle ore 7 celebrò la Messa della Comunione generale il Revmo Mons. Agostino Sanguineti, Abate mitrato di N. S. del Rimedio in Genova. Non vi furono meno di 600 Comunioni. Alle ore 10 1/2 ebbe luogo la Messa solenne cantata parimenti in musica dai giovinetti dell'Ospizio, con accompagnamento dell'organo. Al Vangelo tessé un magnifico discorso il prelodato Mons. Sanguineti, che si fece ammirare per la parola chiara, per la unzione che penetrava e inteneriva il cuore, e pei pensieri nobili e nel tempo stesso adattati alla numerosa udienza, composta di elementi disparati, giovani, adulti, chierici, Sacerdoti, signori e popolani. Alla sera vi furono i vespri in musica, predica e benedizione, ed ogni cosa riuscì degna della festa , e del divoto contegno e della esimia pietà dei Cooperatori e delle Cooperatrici, che vi accorsero numerosi. - Cosi la relazione.
Noi non possiamo non godere altamente dell'onore che si diede a Dio ed alla Vergine in Genova ed in S. Pier d'Arena, nell'occasione di detta solennità, e ringraziamo dall'intimo del cuore tutte le caritatevoli persone, che si prestarono volenterose in nostro aiuto. Vogliano il Signore e la Madre sua ricompensarle di tutto, specialmente della carità, che hanno fatto ai 300 poveri giovanetti di detto Ospizio, che vive della pubblica beneficenza.
BRANO DEL MENTOVATO DISCORSO DEL P. PARISI.
Abbiamo potuto avere l' ultima parte dell'applaudito discorso , che il P. Parisi tenne nella Basilica di S. Siro in Genova, e crediamo pregio dell'opera il qui riprodurlo. Il giovane Barnabita dopo aver ragionato di Maria Ausiliatrice, e invocato il patrocinio di questa Madre amorosa, passò a raccomandare alla carità de' suoi uditori i poveri giovanetti dell'Ospizio di S. Vincenzo de' Paoli in S. Pier d'Arena e parlò così
- Signori, ho invocato la Madre qui, dove una corona di fanciulli e di giovani leviti col volto giulivo e con le voci squillanti allietano la Casa di Dio.
Che cosa leggete voi in quei sembianti d'innocenza, che cosa vi parlano al cuore quei cantici e quelle armonie?... Non vi dicono forse che nella tempesta, la quale ci rumoreggia con orribil fracasso intorno, che al rombo del tuono e al lampeggiar della folgore che striscia intorno alle nostre case, sono i figli, i figli nostri, i figli del popolo che, se vogliono campare al minacciato sterminio della società presente , debbono correre a rifugio fra le braccia di Maria Aiuto dei Cristiani? E non è forse Maria , la quale in questo sconvolgimento di cose e di uomini, in questa lascivia di costumi, che insudicia la parte più eletta della nazione, in questo eccidio morale della gioventù nostra, in questo dileguarsi di ogni più bella speranza dell'avvenire, non è forse Maria che debbe salvare la famiglia e la patria, deve salvarci i figli?...
Gli uomini della Provvidenza già sorgono e alla ispirazione di Maria scendono animosi in campo, fanno nobile sacrifizio di tutto se medesimi, e nel nome di Maria si lanciano alla impresa, nel nome di Maria fanno miracoli di generosità e di zelo. Gli uomini della Provvidenza non hanno paventato gli scherni e le minacce. Maria li ha scorti della sua luce nell'arduo cammino ; Maria li ha sorretti della sua mano a traverso le asprezze del viaggio; Maria li adombra della sua protezione e par che dica : Uomini di fede, io sono con voi.
Questa. parola risuonò alle orecchie del povero Prete da voi conosciuto, i cui figli il festeggiamento d' oggi promossero qui in mezzo a voi. Questa parola di Maria lo condusse per ogni parte d'Italia, gli fece valicare le Alpi, e lo porti nella Francia e nella Spagna; gli fe' varcare l'Oceano e lo portò nel nuovo mondo.
« Povero, senza mezzi di sussistenza, come ho potuto fondare e sostenere queste opere ? E` questo il segreto della misericordiosa bontà di Dio , a cui piacque favorire l'opera mia; perchè il bene della società e della Chiesa stanno nella buona educazione della gioventù. La Santa Vergine si è fatta la nostra protettrice, è a Lei che dobbiamo la riuscita delle nostre opere , è Dessa che ci procurò il mezzo di fabbricare le nostre case e le nostre cappelle. Noi non abbiamo camminato che sotto la sua protezione; Essa benedice chi s'occupa della gioventù. »
Così diceva egli pochi giorni or sono nella Chiesa della Maddalena a Parigi. E i Parigini a quella parola si commossero, salutarono il messo di Maria, l'apostolo che col nome di Maria scende nelle piazze e per le vie, amico, educatore, padre ai poveri figli del popolo.
Benedetto il popolo, che all' apostolo di Maria fa largo il passo ed agevola la strada!... O Genova, contro. i lupi rapaci che insidiano alla vita de' tuoi figli, di fronte alle arti scaltrite di coloro, che vogliono ucciso le anime e contaminata la mente e il cuore de' tuoi fanciulli, sta il messo di Marìa, Lì stende la mano, ti chiede l' obolo della carità, chiamandoti a parte dell' opera sua nobilissima. Genova, non ismentire te medesima! In altri tempi, quando la Genovese Repubblica vedovasi nella libertà , nella indipendenza, nella vita de' tuoi figli minacciata da esterni nemici, bastava una parola, perché di mezzo a voi sorgessero prodigi di generosità e di patriottismo. Per la difesa della patria Anna Spinola sborsa immediatamente 20,000 scudi d'oro; e Veronica Spinola a tutte sue spese fa una leva di soldati. A difesa della Religione in altri tempi bastava una parola di fra Filippo da Savona, perché le matrone Genovesi si spogliassero degli ori e degli argenti per armare tutta una squadra, pronte esse medesime a combattere, se così fosse piaciuto al Pontefice.
Oggi , e signori , è minacciato tutto quanto lo avvenire della generazione, che nasce e cresce in mezzo a voi... Che cosa facciamo?... Non seguirete gli uomini della Provvidenza e i messi di Maria in mezzo a voi.?..
In nome di questi benemeriti figli di D. Bosco, in nome della educazione popolare manomessa da chi pur troppo l'ha continuamente sulle labbra a scherno del popolo , in nome della civiltà e della Religione, per l' avvenire della patria,: per pietà dei nostri figli, protendo la mano e chieggo l'obolo della elemosina.
Viva Dio! Le donne Genovesi d' oggi o i loro uomini raccolti ai piedi di Maria Aiuto dei Cristiani oh ! non ismentiranno le donne egli uomini Genovesi di altri tempi! -
Per secondare il desiderio di molte zitelle e Maestre di scuola, nonché di pie signore, le quali amerebbero passare alcuni giorni di sacro ritiro per attendere al bene dell'anima loro, saranno dati gli Esercizi spirituali nel Conservatorio della Madonna delle Grazie, diretto dalle Figlie di Maria SS. Ausiliatrice in Nizza Monferrato.
Incominciano la sera del 10 di Agosto e terminano la mattina del 10.
La pensione è fissata in L. 20. Si fa una eccezione per le Maestre, la cui quota sarà di L. 15.
L' aria salubre e di campagna, il sito amenissimo e solitario , sono allo stesso tempo un sollievo per lo spirito affaticato e abbisognevole di riposo.
Pertanto chi volesse prendervi parte, é pregata a farne pervenire la domanda non più tardi del 30 Luglio alla Superiora dell'Istituto delle Figlie di M. A. in Nizza Monferrato.
NB. Nizza MONFERRATO é Stazione delle Ferrovie,, ALESSANDRIA - CAVALLERMAGGIORE.
Degna di considerazione è la lettera seguente , scritta da un nostro Missionario della Patagonia, e giuntaci alquanto in ritardo. Da essa i Cooperatori e le Cooperatrici apprenderanno quanto opporportuna riesca la loro carità per quelle lontane Missioni.
General Pringle, 20 febbraio 1883. REV. E CARISSIMO D. Bosco,
La S. V. Rev.ma ha mille ragioni per lamentarsi che troppo di rado le scriviamo, per informarla di queste Missioni nel territorio di Patagones e della Patagonia. Ma , valgano a scusarci e la bontà della S. V. e le circostanze nostre, le quali non sempre ci acconsentono di scrivere quando vogliamo.
Mi trovo attualmente in un paesetto detto Generale Pringle. Vi fui inviato dal Superiore Don Fagnano , allo scopo di assistere ai lavori di una Cappella che vi si sta erigendo, istruire e battezzare alcuni Indii infedeli, e insegnare ai più provetti nella Religione il Pater noster e l' Ave Maria.
Nel mese di gennaio passai pure 15 giorni fra gli Indii di Conesa, raccogliendoli mattino e sera, per insegnar loro le verità principali di nostra santa Religione e l'orazione domenicale. Con una buona parte di costoro il Missionario deve contentarsi delle cose più necessarie, e passarsela sopra molte altre, le quali non sono ancora pane pe' loro denti. Anche S. Paolo non dava ai primi Cristiani che il latte della dottrina di Gesù Cristo , e scriveva a quei di Corinto : Vi nutrii col latte, non con cibo; imperocchè non ne eravate peranco capaci. Noi lo imitiamo facendo intendere. a questi poveri selvaggi che possono salvarsi egualmente, sebbene non apprendano a memoria le verità più sublimi. Imparino il segno della santa Croce, credano al mistero dell'Unità e Trinità di Dio e a quello della nostra Redenzione, ricevano il battesimo, pratichino il bene e si astengano dal male a norma del Decalogo, e basta. Questo fu sinora il sunto del Catechismo insegnato agli Indii di Patagonia, non potendo eglino imparar gran fatto di più , nè essendo a noi possibile di estenderci maggiormente e per la difficoltà della lingua e pel poco tempo che ci rimane, perché ci tocca percorrere delle distanze sterminate, a fine di portarci da un luogo all'altro a far risplendere la luce del Vangelo ad un maggior numero di povere anime. Speriamo giorno per giorno qualche aiutante. Allora potremo attendere di più a questi poveri Indiani, i quali meritano tutta la compassione nostra. Dal misero stato in cui giacciono può sottrarli la Religione cristiana, che sola dà ai credenti la vera libertà insieme colla civiltà.
Nei 15 giorni che passai a Conesa, vidi molta miseria per avere il Governo della Repubblica sospeso la razione di cibo a tutti gli Indii , meno a quei pochi destinati al servizio pubblico. Tal razione consisteva in libbre 3 di carne, in oncie 4 di riso, 4 di pane o galletta, in sale, tabacco od altri generi. Ella può bene immaginare quanto abbiano dovuto soffrire quei poveri infelici, specialmente i giovani orfani ed abbandonati ed i vecchi. Era una scena, chie mi schiantava il cuore. Tentai tutti i mezzi possibili, onde aiutarli, ma non potei riuscire come avrei voluto e come essi abbisognavano. Mi posi anzitutto d'accordo coll' Alcade e mandammo un telegramma al Governatore dei territorio, descrivendogli la estrema indigenza di questa Colonia, e il pericolo in cui molti si trovano di morir di fame. Il Governatore pose la sua firma al telegramma e lo diresse al Presidente ; ma fino ad ora non abbiamo ancora avuto alcuna risposta ! Intanto siccome il caso urgeva , e io non aveva in tasca neppur un centesimo, mi volsi a raccomandarli alla carità di alcuni Cristiani, che vivono in mezzo di loro ; ma ne ottenni ben poco vantaggio, perché sono Cristiani ridottisi in questi luoghi solo per materiali interessi, quindi hanno una fede morta e una carità spenta. In otto giorni non vidi a fare altra limosina, fuorché la distribuzione di dieci pecore state provvidenzialmente soffocate. Ne ringraziai tuttavia il Signore per quei poveri affamati. Vedendo che continuava la miseria, feci un debito di 500 pesos, provvidi paste, riso e pane, e ne feci misuratamente dispensare ai più bisognosi , in aspettazione di ulteriore provvidenza. Ho creduto bene di narrarle questo fatto , affinché e Lei e i nostri Cooperatori e Cooperatrici veggano come ci torni opportuna e talora necessaria la loro carità.
Mentre mi trovava colà si presentarono a me due dei loro principali , detti Capitancjos, e mi significarono che sarebbe loro vivo desiderio che un Sacerdote fosse andato a stabilirsi fra loro , a fine di prendersi cura dell'Indiata di Conesa, impartire loro la cristiana istruzione, e con questa insegnar loro anche l'agricoltura, onde trarre dalla terra di che campare la vita. Io non potei fare altro che promettere di riferire la cosa a chi era d'uopo, e di aiutarli in tutto ciò che avrei potuto tanto presso il Governo, quanto presso il Superiore delle Missioni Salesiane. Ma nelle attuali circostanze io credo che dal Governo non si possa attendere verun aiuto per ordinare una Colonia sotto la direzione di Sacerdoti, perché anche in questa Repubblica taluni servono alla Rivoluzione, il cui intento è di sottrarre all'influenza della Chiesa ogni individuo suscettivo d'istruzione. E perciò necessario fare da noi. Per questo non ci manca la buona volontà, onde se non possiamo educare l'Indio coll'autorità ed appoggio del Governo lo educheremo con quei mezzi, che il Signore non ci lascerà mancare, supplendo colla carità e colla pazienza al prestigio dell' autorità e della forza. Ma per questo abbiamo bisogno che D. Bosco e i nostri benefattori continuino a soccorrerci ; Don Bosco coll' inviarci degli aiutanti, ed i benefattori colle loro limosine.
Il personale, per quanto io di qui ne sappia, sta bene. Favorisca V. S. d'inviarci la sua benedizione, onde possiamo essere fedeli alla nostra Missione , e meritare di aver parte un giorno con coloro, qui laborant in verbo et doctrina, che sì affaticano nel predicare e nell'insegnare.
Sono di V. S. Rev.ma
Um.mo Figlio in Gesù Cristo
Sac. DOMENICO MILANESIO.
Nella città di Cuneo si stampa un periodico mensile col titolo, Letture Francescane, dedicato ai figli Terziarii di S. Francesco d'Assisi. Questo periodico nel suo N° dello scorso giugno, dopo di aver inserito in parte il primo articolo del Bollettino Salesiano del mese di dicembre ultimo passato, intorno ai Terziarii di S. Francesco d'Assisi e ai Cooperatori Salesiani, viene a fare il quesito se questi possano guadagnare tutte le indulgenze di quelli, e risponde di no, adducendo ragioni, che ci hanno veramente sorpresi. Ecco le sue parole : « Senza voler nulla detrarre al gran bene e per conseguenza al gran merito che si fanno avanti Dio i detti Cooperatori e Cooperatrici Salesiani, é certo però che non possono godere di detto favore, non potendo essi invocare in proposito alcun Breve che loro lo conceda. Anzi dalle ultime risposte date dalla Sacra Congregazione delle indulgenze appare veramente il contrario. »
Per tranquillità dei Cooperatori e delle Cooperatrici noi rispondiamo invece che le Letture Francescane di Cuneo, certamente in buona fede, hanno preso un grave abbaglio. Esse applicarono alla Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, fondata da D. Bosco e benedetta e commendata da Papa Pio IX nel 1876, alcune risposte della Sacra Congregazione delle indulgenze in data del 18 marzo 1879, spettanti l'Opera di S. Francesco di Sales per la difesa e la conservazione della fede, stabilita dal compianto Mons. Gastone De-Ségur nel 1857 (1).
A dimostrare l' abbaglio, in cui sono inavvertentemente cadute le mentovate Letture Francescane, ci bastino per ora due sole osservazioni.
Primieramente le risposte della Sacra Congregazione da loro citate furono date a dimande, fatte dal Presidente generale della Società cattolica di S. Francesco di Sales , il quale esponeva come per Rescritto del Sommo Pontefice, sotto il giorno 1 di maggio 1873, detta Società era stata fatta partecipe dei privilegi, dei quali godono coloro, che portano il Cordone di S. Francesco d'Assisi. Ciò posto, oltre che il Superiore dei Cooperatori non ha il titolo di Presidente generale, oltre che egli non fece mai alla Sacra Congregazione delle indulgenze domande analoghe, si osserva che nel maggio del 1873, data del mentovato Rescritto, la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani non era per anco fondata, e perciò è fuor di dubbio che quelle risposte non la riguardano punto.
In secondo luogo le Letture Francescane dicono che i Cooperatori Salesiani non possono invocare alcun Breve, che loro conceda le indulgenze dei Terziarii di S. Francesco d'Assisi; eppure. questo Breve esiste chiaro e netto, e tutti i Cooperatori e Cooperatrici lo possono leggere nelle prime pagìne del loro Regolamento. Anzì ci fa molto meraviglia il vedere che abbia negata l'esistenza di questo Breve lo scrittore delle Letture Francescane, mentre poche pagine prima egli riproduce un articolo del Bollettino Salesiano, dove il detto Breve non solo è citato, ma riferito nella sua parte principale ! Ma che mai ! Siamo uomini, e potendo tutti egualmente sbagliare dobbiamo compatirci , memori delle parole del poeta: Homo sum ; et nihil humani a me alienum puto.
(1) Vedi a pag. 406 l'opera: Decreta Authentica Sacrae Congregationis indulgentiis Sacrisque reliquiis praepositae ab anno 1668 al annum 1882, edita jussu et auctoritate SS. D. N. Leonis pp. XIII.
Il nostro Santissìmo Padre Leone XIII glorìosamente regnante, con sua Costituzione in data del 30 di maggio dell'anno corrente, modificò la Regola del Terz'Ordine secolare di S. Francesco d'Assisi, rendendola più mite e conforme ai tempi e ai costumi di oggi giorno. Nel medesimo tempo, affine di togliere varii dubbii insorti circa le indulgenze dai Sommi Pontefici concesse ai Terziarii nel corso di parecchi secoli, giudicò pure saviamente ed utilmente di annullarle tutte, e concedette loro nuove Indulgenze e nuovi Privilegi. Eccone qui l'elenco.
CAPO I. Delle Indulgenze Plenarie.
Tutti i Terziarii dell' uno e dell' altro sesso , confessati e comunicati, potranno lucrare l'Indulgenza Plenaria nei giorni e per i titoli che seguono:
§ I. Nel giorno dell'aggregazione;
§ II. Nel giorno della professione;
§ III. Nel giorno che intervengono all'adunanza o Conferenza mensuale, purché visitino devotamente qualche tempio od oratorio pubblico, e preghino secondo l'usato per i bisogni di santa Chiesa;
§ IV. Nel giorno 4 ottobre, festa del Patriarca S. Francesco; nel giorno 12 agosto festa della Madre S. Chiara d' Assisi ; nel giorno 2 agosto , festa della Sagra di S. Maria degli Angeli ; nella festa del Santo Titolare della chiesa in cui è eretto il Sodalizio dei Terziarii, purché visitino quella chiesa e quivi preghino secondo l'usato pei bisogni di santa Chiesa;
V. Una volta al mese in quel giorno che a ciascuno piacerà, purchè devotamente visitino qualche chiesa o pubblico oratorio, e ivi per qualche spazio di tempo preghino secondo l'intenzione del Sommo Pontefice ;
§ VI. Ogni volta che all'uopo di migliorare se stessì si ritireranno a fare gli Esercizi Spirituali pel corso di otto giorni continui ;
§ VII. In punto di morte, se invocheranno col labbro, o, avendo perduta la parola, col cuore, il santissimo none di Gesù. Godano dello stesso favore anche quelli, che non potendo né confessarsi né comunicarsi si pentiranno con perfetto dolore delle loro colpe ;
§ VIII. Due volte l'anno quelli che riceveranno la benedizione papale, se pregheranno per qualche tempo secondo l'intenzione del Sommo Pontefice: egualmente, con questa condizione medesima, coloro che riceveranno quella che chiamano Assoluzione ossia Benedizione, nei giorni che sieguono: I. il Natale di nostro Signor Gesù Cristo ; II. la Pasqua di Risurrezione; III. la Pentecoste; IV. la festa del Santissimo Cuore di Gesù ; V. dell'Immacolata Concezione ; VI. di S. Giuseppe Sposo di Maria Vergine ai 19 di marzo ; VII. delle Stimmate di S. Francesco ai 17 di settembre ; VIII. di S. Luigi re di Francia Patrono celeste dei Terziari ai 25 d'agosto; IX. di S. Elisabetta d'Ungheria ai 19 di novembre ;
§ IX. Egualmente quelli che reciteranno cinque Pater, Ave e Gloria per i bisogni di S. Chiesa ed. uno secondo la mente del Sommo Pontefice , acquisteranno una volta al mese le stesse Indulgenze e remissioni che sono concedute a chi visita devotamente le Stazioni di Roma o fa devoto pellegrinaggio alla Porziuncola, ai Luoghi Santi, a San Giacomo di Compostella ;
§ X. Nei giorni delle Stazioni designati nel Messale Romano ogni Terziario che visiti il tempio o l'oratorio del proprio Sodalizio, e quivi devotamente preghi secondo l'usato per i bisogni di S. Chiesa, goda in quel tempio o in quell' oratorio e nei suddetti giorni delle stesse grazie e favori spirituali di cui godono in Roma i romani e i forestieri.
CAPO II. Delle Indulgenze Parziali.
I. A tutti i Terziarii dell' uno e dell' altro sesso che visiteranno il tempio o l'oratorio in cui è eretto il Sodalizio, e quivi supplicheranno a Dio pe' bisogni della Chiesa, si concede Indulgenza di 7 anni e di altrettante quarantene nelle Feste della prodigiosa Impressione delle sacre Stimmate del Patriarca S. Francesco, di S. Lodovico Re di Francia, di Santa Elisabetta Regina di Portogallo, di Santa Elisabetta Regina d'Ungheria, di Santa Margherita da Cortona, e in altri dodici giorni a scelta di ciascuno, coll'approvazione del Ministro del Sodalizio.
§ II. Tutte le volte che i Terziari assisteranno alla Messa o ad altri divini uffici, o interverranno alle adunanze pubbliche o private de' confratelli daranno ospizio ai poveri : comporranno discordie o procureranno sieno composte : andranno alle sacre processioni : accompagneranno il SS. Sacramento, o non potendolo accompagnare, reciteranno, al segno della campana, un Pater Noster ed un Ave Maria, diranno cinque Pater e Ave pei bisogni di S. Chiesa, o in suffragio dei confratelli defunti : seguiranno alla sepoltura i morti : ridurranno al buon sentiero qualche traviato: istruiranno alcuno nei divini precetti e nelle altre cosa necessarie a salute , o faranno altre simili opere di carità, potranno lucrare ogni volta e per ciascuno di questi titoli l'indulgenza di trecento giorni.
I Terziari, se vogliono, potranno applicare tutte e singole le sopraddette Indulgenze, sia plenarie, sia parziali, in suffragio de' fedeli defunti.
CAPO III. Dei privilegi.
I. I Sacerdoti ascritti al Terz' Ordine , dovunque celebrino, godano personalmente dell'Altare privilegiato, tre giorni di ciascuna settimana, purché non abbiano ottenuto simile privilegio per altro giorno.
§ II. Quando i medesimi Sacerdoti celebreranno in suffragio delle anime de' Terziari defunti, l'altare sia per essi sempre dovunque privilegiato.
Dal M. Rev. Sig. Teologo Alberto Ghiotti, nostro antico allievo, promotore di un Pellegrinaggio di Sacerdoti italiani a Roma, riceviamo in proposito una lettera, di cui ci affrettiamo di dare qui la parte principale
ILLmO SiG. DIRETTORE,
Sarei a pregare la squisita bontà della S. V. Ill.ma di un favore, di annunziare cioè sullo stimatissimo giornale , così saggiamente da Lei diretto, un Pellegrinaggio di Sacerdoti di tutta Italia alla Cattedra di S. Pietro, da farsi nel prossimo autunno e forse contemporaneamente al Pellegrinaggio italiano, cosicché i reverendi Sacerdoti potranno accompagnarsi a Roma coi loro parenti ed amici. Mi preme molto che si sappia che detto Pellegrinaggio avrà luogo, affinché i predetti Sacerdoti possano regolarsi in proposito. Il Pellegrinaggio sarà presieduto da S. Eminenza il Cardinale Gaetano Alimonda e dagli Ecc.mi e Rev.mi Arcivescovi di Milano, Firenze, Napoli e Palermo. É questo il primo Pellegrinaggio aperto a tutto il Clero italiano senza distinzione di grado e d'età, e si spera che debba riuscire, mediante il concorso dei giornali cattolici. Sarebbe mio desiderio il poterle trasmettere i nobili sentimenti che mi espressero i prelodati Onorandi Prelati nell'accettare la Presidenza di questa dimostrazione di ossequio e venerazione alla Cattedra di S. Pietro , ma per essere questi di un carattere privato e confidenziale mi limito a trasmetterle in fine di questa mia quella dell' Arcivescovo di Palermo, che tutte le altre compendia e comprende.
Il Revmo Arcivescovo di Palermo scrive così
« Devotissimo, come io sono , alla Cattedra di Pietro, non meno che al Grande Pontefice che su quella vi siede, verso il quale sento un profondo ed amoroso rispetto, non posso che far plauso alla proposta di un Pellegrinaggio di Sacerdoti Italiani ai pigli del Santo Padre Leone XIII. In mezzo ai dolori, che per la tristezza dei tempi e la malvagità degli nomini trafiggono l'anima del Padre comune dai fedeli , gli riuscirà certamente di conforto una dimostrazione di affetto e di piena adesione da parte dal Clero italiano. - Il proposto Pellegrinaggio mostrerà una volta di più come il Sacerdozio cattolico si stringa al suo centro, molto più, che vien esso Pellegrinaggio onorato della Presidenza dell'Emmo Alimonda, tanto venerato e tanto caro a tutti. »
Intanto i Sacerdoti, i quali intendessero di fare parte del detto Pellegrinaggio, possono per le relative norme rivolgersi al prelodato Sig. Teologo Ghiotti in Leynì (Torino), oppure al R. sig. D. Giuseppe Casalegno , Rettore della Chiesa della, SS. Trinità - Doragrossa - Torino.
Da alcuni anni il Sac. D. Michelangelo Chiatellino, nostro zelante Cooperatore ed antico amico ed aiutante di D. Bosco, impiantò nella città di Carignano sua patria un Oratorio festivo pei giovanetti, il quale diede e dà tuttora degli ottimi frutti. Crediamo ben fatto dirne qui alcune parole.
L'Oratorio annovera circa 250 ragazzi, la maggior parte artigiani. Si trovò, mediante poca spesa, un locale con cortile , il tutto abbastanza adatto. Colà ogni festa si raccolgono i giovani e, mancandovi la Cappella, si conducono in corpo alla Chiesa parrocchiale per udire la S. Messa. Dopo ciò ritornano all'Oratorio e non ne escono che circa il mezzodì per recarvisi nuovamente alle due. Là si divertono coll'altalena, col passo volante, colle parallele, lungi dai pericoli dell'anima e del corpo. A cert'ora si radunano in una sala del locale pel Catechismo. Questo finito , il Direttore tien loro un'acconcia istruzione; poscia come al mattino portansi alla Chiesa parrocchiale per la Benedizione del Santissimo.
Il Clero della parrocchia si presta lodevolmente ad assistere i giovanetti, ad istruirli e confessarli. Il bravo Direttore insegna loro altresì la musica vocale e il canto di sacre lodi. li 27 maggio essi festeggiarono la loro celeste patrona Maria Ausiliatrice, che sotto tal nome, ab immemorabili, si venera in quella città. In quel giorno accostaronsi quasi tutti ai Santi Sacramenti e presero parte colla popolazione alla Messa solenne, che alcuni di essi musicarono, nella vasta e meravigliosa Chiesa parrocchiale. Un nostro Sacerdote di Torino, che fin dal dì innanzi si era prestato per le confessioni e necessarie istruzioni ai giovani, tessè l'elogio di Maria Ausiliatrice.
Dopo pranzo raccoltisi i giovani nel locale dell'Oratorio, il detto Sacerdote indirizzava loro cordiali parole, animandoli alla frequenza dell'Oratorio, all' ubbidienza e rispetto verso i genitori ed alle virtù più confacenti ad un giovane cristiano.
Dopo il discorso distribuivasi a ciascuno una medaglia di Maria Ausiliatrice e confetti. Colla Benedizione solenne del Venerabile si poneva fine alla cara festicciuola, che lasciò ottima impressione in tutta la città.
Non possiamo non tributare le meritate lodi all'iniziatore e ai promotori di quell'Oratorio, e faccian voti che ne sorga uno consimile in ogni parrocchia del mondo cattolico.
Una delle più utili istituzioni cattoliche é senza dubbio quella della S. Infanzia; imperciocchè quest'opera mentre tende al sollievo e alla salute eterna dei bambini degli infedeli , contribuisce in pari tempo a formare il cuore dei fanciulli e delle fanciulle cristiane alla pietà verso Dio e verso il prossimo, e a far serbare più gelosamente il gran dono della fede dalle nostre popolazioni.
Che questo nobile scopo si ottenga ne abbiamo avuto una prova luminosa il 17 dello scorso Giugno, assistendo alla festa della santa Infanzia nel paese del Nichelino, celebratasi con pompa speciale per cura del solerte e zelante parroco, coadiuvato dalle Suore di Maria Ausiliatrice, maestre dell'asilo infantile. Stante la vicinanza del luogo e il santo fine della festa, vi prese parte anche D. Bosco, il quale col divoto popolo ne ebbe a provare grande soddisfazione.
Verso le ore 4 pom. i bimbi e le bimbe raccolti già nell'Asilo passarono ordinatamente nella Chiesa parrochiale , gremita di gente. Colà tra alcuni di quegli innocenti di ambo i sessi ebbe luogo un dialoghetto analogo alla festicciola, indi la commovente cerimonia dell' abbraccio dei cristiani cogli infedeli sulla porta della Chiesa, susseguito da un grazioso canto di comune fratellanza.
In appresso D. Bosco salito in pulpito tenne un breve discorso, col quale dipinse al vivo lo stato compassionevole di milioni di bambini nei paesi tuttora infedeli; descrisse gli sforzi dei Missionarii per salvarli e battezzarli; narrò quello, che fanno in proposito i Salesiani e le Suore di Maria Ausiliatrice nella Patagonia ; e infine esortò i parenti ad inscrivere i loro figliuolini e le loro figliuoline all' Opera della S. Infanzia , all' intento di procurare al Cielo tanti angioletti di più, e a se stessi e ai loro bimbi la divina protezione.
Finita la predica, ascoltata con particolare attenzione, seguì la processione dei soli fanciulli e fanciulle, assistita e fiancheggiata da tutto il popolo profondamente commosso. Ed era veramente cosa, che eccitava dolcemente al pianto, íl vedere due lunghe file di quelle amabili creature a percorrere le principali vie del paese , il mirare la divota statuetta del Bambino Gesù portata sulle tenere spalle di 4 di loro , che ad ogni tratto venivano sostituiti da 4 altri nell' ambito uffizio, e l'udire le loro vocine sciolte in graziosi canti di gioia. Era impossibile il non immaginare schiere di angeli mescolati insieme con essi a rendere lo spettacolo vie più giocondo al Cielo. La festa ebbe fine colla benedizione del SS. Sacramento, e lasciò in tutti sì profonda e dolce impressione , che rimarrà incancellabile.
Protegga Iddio la buona popolazione del Nichelino; benedica i genitori nei loro figli, e faccia altresì che le Suore di Maria Ausiliatrice siano ognora corrisposte nelle loro fatiche come il furono finora.
Il 24 di Giugno, onomastico del nostro amatissimo Benefattore e Padre , D. Giovanni Bosco , venne pure quest'anno celebrato con grande entusiasmo. I sentimenti di gratitudine e di amore furono espressi dai suoi giovanetti ed alunni presenti e passati , interni ed esterni , con preziosi doni, colle melodie dei canti, colle armonie dei suoni, e colla lettura di svariati componimenti in versi ed in prosa. Alla cordiale manifestazione presero parte non solo gli allievi dell'Oratorio di S. Francesco di Sales e dei Collegi vicini di Torino, ma di ogni altro, non esclusi quelli della Patagonia, per mezzo di tenerissime lettere. Gli uffîzi postali e telegrafici concorsero ancor essi , portando a centinaia lettere e biglietti di visita e dispacci, provenienti da ogni parte d'Italia e ancora della Francia. Per rendere la festa più splendida vennero ad unirsi coi membri dell' Istituto circa due mila persone, tra cui l' egregio sig. Teol. Margotti, e fin da Tolone l'illustre conte Luigi Colle e la contessa Sofia, sua degnissima consorte, due signori, che nella pietà verso Dio e nella carità verso il prossimo si mostrano veri figli della generosa e cattolica Francia.
Ci duole di non poterne dire di più, perché ci manca lo spazio ; ma speriamo di ritornare sull'argomento nel prossimo numero.
L' imitazione di Maria ossia la vera divozione a Maria SS. Vergine Immacolata per le zitelle.
É questo un librettino, che ci rincresce di non aver annunziato prima d' ora; imperocché quanto e piccolo di mole altrettanto è ricco di bellissimi pensieri. Lettolo appena, abbiamo tosto preso la penna per farlo conoscere ai nostri Cooperatori e alle nostre Cooperatrici, e siamo persuasi che la sua diffusione non solamente tornerà di grande onore a Maria Immacolata , ma di grande vantaggio ai fedeli, specialmente alle giovinette. Un parroco, una catechista, una maestra, una madre, una persona qualunque non potrebbe fare ad una zitella un regalo più utile e meno costoso.
Per facilitarne la diffusione si vende alla libreria Salesiana di Torino al minimo prezzo di cent. 10 per ogni copia, e di sole L. 8 per ogni cento copie , quantunque il libriccino sia di oltre a 100 pagine.
Racconto storico della vita e martirio di S. Vittore, soldato mauritano, martirizzato in Milano ai tempi dell'imperatore Massimiano.
In questi tempi la fede di un cristiano è assalita non meno pericolosamente che all'epoca delle prime persecuzioni. Perciò crediamo oggidì molto utile la lettura del libro sopra nominato. Oltre le preziose notizie storiche che contìene esso può essere di forte stimolo a conservare gelosamente il tesoro della fede a costo di qualsiasi sacrifizio, e se occorresse a costo anche della vita stessa. Si vende al prezzo di cent. 60 , a bènefizio di una povera parrocchia campestre, dedicata a S. Vittore martire.
Rivolgersi al libraio Giovanni Berruti, piazza della Consolata N. 5 - Torino.
Partenza di D. Bosco per Roma - Preghiere dei gìovani - Ospizio di Tata Giovanni e di S. Michele a Ripa - Scuole di carità - Conferenza dì San Vincenzo de' Paoli - Oratorii festivi - Visita al Cardinale Antonelli - Udienza di Pio IX - Sua benedizione - Le regole della pia Società dì S. Francesco di Sales - Conferenze col Cardinale Gaude - Ritorno di D. Bosco a Torino (1).
Giorno memorando sarà sempre il 18 di febbraio del 1858. Alle ore 8 e mezzo del mattino , colla commozione che prova un padre nel separarsi dai suoi amati figliuoli, D. Bosco si strappava da noì per intraprendere il suo primo viaggio di Roma. Come usavasi in quel tempo dalle persone prudenti, egli pure, prima di cimentarsi a questo viaggio , in allora abbastanza pericoloso , volle fare il suo testamento - a fine, diceva , di non lasciare incaglio di sorta intorno alle cose dell'Oratorio, qualora la divina Provvidenza volesse darci in cibo ai pesci del Mediterraneo. - Questo pensiero ci rendeva la sua partenza ancora più dolorosa, onde molti di noi vedendolo ad uscire dall'Oratorio ne piangevamo a calde lagrime.
Lo accompagnava come segretario il chierico Michele Rua ; ma come figli affezionati, cogli augurii più fervidi , colla mente e col cuore , gli fecero compagnia tutti i giovani dell'Oratorio. Ogni mattina poi una eletta schiera dei più divoti facevano la santa Comunione; moltissimi la visita al SS. Sacramento nelle ore di ricreazione, e non pochi praticavano eziandio varie mortificazioni, a fine di ottenergli un viaggio felice. Le preghiere ed i sacrifizi di tanti figliuoli affettuosi tornarono graditi al Signore, che li accolse e benedisse largamente il nostro buon Padre.
Noi non ci formeremo a narrare qui minutamente le cose occorsegli nel suo tragitto per terra e per mare , nè quanto ei fece in Roma ; ma noteremo quello soltanto, che sembra avere una qualche attinenza colla nostra istoria, lasciando il resto per altro lavoro e per altro tempo.
Fatta adunque per ferrovia la distanza da Torino a Genova, per bastimento quella da Genova a Civitavecchia, e per vettura il rimanente di via, Don Bosco giungeva alla città dei Papi il 21 febbraio e prendeva stanza alle Quattro Fontane, presso la nobile ed illustre famiglia dei Conti De-Maistre , la quale lo trattò con un'attenzione e con una carità, superiori ad ogni encomio. Fin dai primi giorni egli si pose in relazione con ragguardevoli personaggi dell' alma Città, e prese tosto a visitare i luoghi più celebri. Nòn potendolo seguire in tutti i suoi passi, non ommetteremo per altro di tenergli dietro nelle visite ad alcuni Istituti di beneficenza a pro dei giovani, dalle quali egli ebbe lume e conforto a zelare vie maggiormente il nostro spirituale e materiale vantaggio.
Il giorno 27 di febbraio andò a visitare l'Ospizio detto di Tata Giovanni, che fu per lui oggetto di vera compiacenza e per l'origine e per lo scopo, non che pel suo andamento consimile al nostro. - Sul finire del secolo scorso un povero muratore di nome Giovanni Burgi, vedendo ogni giorno tanti poveri fanciulli andar vagando per Roma cenciosi e scalzi, ne fu tocco di compassione, e provò di raccoglierne alcuni in una piccola casa presa a pigione. Benedicendo Iddio quest'opera, il numero dei giovani andò aumentando ; fu ampliato il locale e i fanciulli pieni di riconoscenza e di affetto presero a chiamare il loro benefattore col nome di Tata, che nella favella del volgo romano significa padre. Di qui derivò all'Istituto il titolo di Tata Giovanni, che conserva tuttora. Il Burgi aveva pochi mezzi di fortuna, ma possedeva un gran cuore, onde pei suoi figliuoli adottivi non si adontava punto di andare questuando. Papa Pio VI, che vide sorgere sotto il suo pontificato quell' Istituto , se ne fece insigne benefattore, e i suoi successori ne imìtarono l' esempio. I giovanetti vi sono accolti dai nove ai quattordici anni, e vi si tengono sino ai venti. I più maturi e virtuosi presiedono alle camerate , ed i meglio istruiti insegnano agli altri gli elementi del leggere e dello scrivere e dell'aritmetica. Alcuni chierici e laici fanno scuola alla sera. La maggior parte dei ricoverati imparano un mestiere, scegliendo quello che loro talenta. Non avendo i laboratorii interni , uscivano ed escono tuttavia ad imparare il mestiere in varii laboratorii della città, come da principio facevasi anche tra noi. A taluni si permette l'apprendimento delle arti belle e lo studio delle lettere, ma dopo lunghe e sicure prove di una eminente pietà e di perspicace ingegno. - L'Istituto é posto sotto la protezione di Maria Vergine Assunta in Cielo e di San Francesco di Sales. L'ora della levata e del riposo, i dormitorii e l'assistenza, un Santo per protettore a ciascuna camera, tutto insomma portava l' impronta del nostro Ospizio, e D. Bosco apprese con soddisfazione di aver piantata in Torino l'opera di Tata Giovanni senza neppure conoscerla. Le opere di carità qual più qual meno si assomigliano tutte, perché hanno per autore Iddio, e per ispiratrice la Chiesa , che non mutano mai nè per mutar di tempo nè per mutar di luogo. - Pio IX da semplice Sacerdote fu sette anni Direttore di quell'Ospizio. Di qui si spìega la speciale benevolenza , che ebbe sempre verso del medesimo e verso del nostro ancora, che di quello fin da quel tempo ritraeva moltissimo. In quell' anno i giovani erano circa 150 ; oggi sono ridotti ad una settantina. Sono sostenuti da quel tanto che guadagnano e dalla carità dell'attuale Pontefice, che non ostante le sue strettezze li soccorre generosamente.
Fu pure molto interessante la visita fatta, nel mattino del 6 marzo, all' Ospizio di San Michele a Ripa, che albergava oltre ad 800 giovani. Il Cardinale Tosti, che n'era Presidente, ebbe la degnazione di accompagnarvelo per ogni parte. Visitando i laboratorii, Don Bosco vi trovò i mestieri come tra noi ; ma i più dei giovani si occupavano nel disegno, nella pittura, nella scultura, e molti in una tipografia. Pio IX a fine di beneficare quell'Ospizio avevagli concesso il privilegio, in forza del quale soltanto colà potevansi stampare i libri di scuola, che si usavano in tutti gli Stati Pontificii. Nel vedere 800 e più giovani così bene avviati alla virtù e ad una vita onorata, D. Bosco ne provò una grande soddisfazione, e pare che abbia concepito il santo desiderio e domandato a Dio di portare i suoi giovanetti di Torino allo stesso numero. Pochi anni dopo ed oggi ancora quel suo desiderio era ed é tuttavia una realtà.
Ma più altre visite sono pur degne di essere in questo luogo segnalate. Nel pomeriggio del 3 di marzo l'illustre Duca Scipione Salviati, oggi Presidente del Comitato Permanente dell'Opera dei Congressi Cattolici , in Italia , lo condusse a Santa Maria dei Monti , per visitare le scuole di carità sostenute dalle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli, che quell'anno in Roma erano in numero di quindici ed oggidì ascendono a diciannove. Entrato in quella scuola gli parve di trovarsi in mezzo di noi. I giovanetti erano circa sessanta. Il maestro li fece leggere alquanto, indi recitare il catechismo , ed infine eseguire alcune operazioni di aritmetica. Gli scolari erano disinvolti, attenti alle dimande , e rispondevano senza confondersi. Don Bosco volle pure conoscere se capivano anche quanto leggevano , e interrogatone alcuni si accorse che intendevano poco; onde in modo pulito e prudente diede alcune norme opportune al maestro, che le ricevette con gratitudine. In sostanza egli trovò quella scuola condotta secondo lo scopo delle scuole di carità, le quali devono essere essenzialmente dirette a togliere i ragazzi dai pericoli delle strade , ad ammaestrarli nelle verità della fede e nei precetti della morale cristiana, o a fornirli di quelle cognizioni, che sono più acconcie alla condizione loro, senza pretendere punto di farne dei saccenti e degli spostati , che finiscono poi per divenire ambiziosi e superbi , inutili a se stessi e fors' anche perniciosi alla civile società. Della stessa natura erano le scuole serali , diurne e festive attivato pei giovani esterni e per gli artigianelli del nostro Oratorio.
La sera stessa Don Bosco andò ad assistere ad una Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli, inaugurata sotto il titolo di S. Nicola. Erane Presidente l'egregio Marchese Patrizi, nipote del Cardinale Vicario. Pregato di volgere ai Soci alcune parole, D. Bosco tenne loro un breve discorso, col quale li esortò a coltivare con ardore lo spirito delle Conferenze, ma di riguardare e promuovere come opera prediletta il patronato dei giovani poveri ed abbandonati. Siccome poi da qualche tempo, mediante il concorso dell'egregio Conte Carlo Cays , Don Bosco aveva stabilite negli Oratorii di Torino le stesse Conferenze tra i giovani adulti, sotto il titolo di Conferenze annesse, così ne diede relazione a quei Soci, e li invogliò di praticare la stessa cosa tra i giovani delle scuole serali della città di Roma. Queste Conferenze tra la gioventù avevano lo scopo di esercitarla per tempo nelle opere di carità verso le famiglie più bisognose, e intanto con questo mezzo indurle più facilmente ad inviare i proprii figliuoli al catechismo.
Egli non tralasciò di visitare eziandio gli Oratorii festivi. A quest'uopo consacrò una domenica intiera, che fu il 14 di marzo. Gli faceva da guida il prelodato Marchese Patrizi. Nel mattino visitò l'Oratorio , detto di Santa Maria della Quercia. Raccolti nella spaziosa sacrestia erano circa 40 giovanetti, che nel contegno e nella vivacità rassomigliavano molto ai biricchini di Torino. Messa, Confessione e Comunione per chi era preparato , catechismo ed una breve istruzione erano le funzioni, che avevano luogo per essi. Prestavano il loro sacro ministero due Sacerdoti, l' uno confessando, e l' altro assistendo. Alcuni membri della Società di S. Vincenzo de'Paoli facevano il catechismo e dirigevano le pratiche di pietà ; e il Marchese Patrizi segnava i biglietti , che ciascun giovanetto portava a casa ogni domenica. - Per difetto di apposito locale quei fanciulli nel pomeriggio si recavano in un altro Oratorio detto di san. Giovanni dei Fiorentini, e D. Bosco nell'ora competente si trovò pure con essi. Non più 40, ma ben 100 ne vide, che si divertivano lietamente lontani dai pericoli e dall' immoralità. Mancava per altro una cosa, ed era la istruzione religiosa e le sacre funzioni , che non si tenevano punto , forse perché non trovavasi un Sacerdote libero per quest'opera di carità ; quindi invece di Oratorio doveva piuttosto chiamarsi ricreatorio.
Dopo essersi trattenuto alquanto con quei ragazzi , che mostravano assai buone disposizioni , D. Bosco col nobile signore passò in Transtevere a vederne un terzo, sotto il titolo dell' Assunta, frequentato da circa ottanta giovani adulti. Questo gli piacque assai. Un cortile spazioso ed acconcio per qualsiasi divertimento, Chiesa vicina, giovani adulti, canto e sacre funzioni gli presentarono al vivo i nostri Oratorii di Torino. Provò eziandio viva compiacenza nel vedere il Direttore, l'Abate Biondi, ad istruire e interrogare i giovani, come faceva egli pure con noi al mattino della domenica, dopo il racconto della storia ecclesiastica.
Abbiamo creduto bene di narrare le visite fatte da D. Bosco a cotali opere, poiché sappiamo che vedendo praticato in Roma a favore dei giovinetti quello stesso, che da 17 anni egli pure praticava in Torino, si confermò vie maggiormente nel proposito di proseguire l'opera sua, e cercare di perpetuarla altresì col suffragio della Sede Apostolica.
Questo appunto essendo lo scopo principale, per Cui era andato a Roma, egli procurò di avere l'udienza dal glorioso Pio IX, di Santa Memoria, a fine di comunicargli la sua idea e di averne gli alti consigli. A questo effetto D. Bosco cominciò a far visita all'Eminentissimo Cardinale Giacomo Antonelli, Segretario di Stato, che il 28 febbraio lo accolse con segni di grande bontà e gli diede un'udienza di quasi due ore. Sua Eminenza si compiacque di discorrere delle Letture Cattoliche, della Storia d'Italia, degli Oratorii festivi, dei giovani della Casa e delle varie loro categorie ; passò indi a parlare del Santo Padre, di sua fuga da Roma nel 1848, della sua dimora a Gaeta, della nostra offerta di 35 lire, e delle corone benedette, che in segno di gradimento Pio IX ci aveva regalate. In fine il Cardinale assicurò D. Bosco che lo avrebbe annunziato a Sua Santità , e procuratagli l'udienza privata; e così fu. Di fatto la sera dell'otto di marzo egli riceveva una lettera del tenore seguente: - Si previene il Signor Abate Bosco che Sua Santità si è degnata di ammetterlo all'udienza domani, 9 di marzo, dalle ore undici e tre quarti ad un'ora.
Nel tempo fissato D. Bosco e il ch. Rua si trovarono nelle camere del Vaticano. Siccome questa udienza riuscì di alta importanza pel nostro Oratorio, così crediamo pregio dell' opera il narrarne i particolari, che ricaviamo dalla citata Memoria.
Mentre stavano occupati in varii pensieri, suona il campanello, e il Prelato fa loro cenno di avanzarsi e presentarsi a Pio IX. In quel momento D. Bosco restò come confuso, ed ha dovuto farsi una specie di violenza per non perdere l' equilibrio. Coraggio, disse, andiamo. Rua lo segue, portando una copia delle Letture Cattoliche. Entrano, fanno una genuflessione nell' ingresso della sala del Papa , l'altra nella metà , e la terza ai suoi piedi. Ma cessò quasi intieramente la loro apprensione, quando videro nel Pontefice l' aspetto di un uomo il più affabile, il più venerando e nel tempo stesso il più bello, che possa dipingere un pittore. Non gli poterono baciare il piede , perché era seduto al tavolino; gli baciarono la mano, e il chierico Rua, memore della promessa fatta ai suoi compagni, la baciò una volta per sé e una volta per essi. Allora il Santo Padre fe' loro segno di alzarsi e mettersi davanti a lui. Conviene qui notare che nell'annunziare D. Bosco al Papa fu letto male il suo nome, perchè a vece di scrivere Bosco avevano scritto Bosser; perciò il Papa cominciò ad interrogarlo così : - Voi siete Piemontese - Sì, Santità, sono Piemontese, e in questo momento provo la più grande consolazione della mia vita, trovandomi ai piedi del Vicario di Gesù Cristo. - In quale cosa vi occupate? -- Santità, io mi occupo nella istruzione della gioventù e nelle Letture Cattoliche. - L'istruzione della gioventù fu cosa utile in tutti i tempi; ma oggidì essa è più necessaria che mai. Vi é anche un'altro in Torino, che si occupa dei giovani. -
« Qui D. Bosco si accorse che non si era dato giusto il suo nome, e in pari tempo il Papa comprese altresì che egli non era Bosser, ma Bosco. Allora prese un'aspetto assai più ilare , e gli dimandò più cose riguardanti ai giovani, ai chierici , ed agli Oratorii. Voltosi poi a Rua gli chiese se era già Sacerdote, ed egli rispose: - Santità, non ancora, ma sono solamente chierico e percorro il terzo anno di teologia. - Che trattato studiate? - Studio il trattato de Baptismo e de Confirmatione - e mentre voleva ancora nominare gli altri , il Papa disse : - Questo è il trattato più facile. - Quindi voltosi nuovamente a D. Bosco con aria ridente gli disse : - Mi ricordo dell' obblazione mandatami a Gaeta , e dei teneri sentimenti, con cui quei giovanetti l'accompagnarono. - D. Bosco approfittò di quel medesimo discorso per esprimergli l' attaccamento di noi tutti alla sacra sua persona , e lo pregava di gradirne un segno in una copia delle Letture Cattoliche. - Santità , gli disse , Le offro una copia di quei libretti finora stampati e la offro a nome della Direzione; la legatura è lavoro dei giovani di nostra Casa. - Quanti sono questi giovani? - Santità, i giovani della Casa sono circa 200; i legatori sono 15. - Bene, egli rispose, io voglio mandar una medaglia a caduno. - Quindi andato in un'altra camera, dopo brevi istanti ritornò, portando quindici piccole medaglie della Concezione. - Queste saranno pei giovanetti legatori, disse a Don Bosco, mentre gliele porgeva. - Rivoltosi poi a Rua, gliene diede una più grande, dicendo : - Questa è pel suo compagno. - Quindi rivoltosi nuovamente a lui, gli porse una piccola scatola , che ne rinchiudeva un'altra ancora più grande, dicendo: - E questa é per voi. - Essendosi essi inginocchiati per ricevere i preziosi regali, il Santo Padre loro disse di alzarsi.
Credendo poi che eglino volessero già partire, Pio IX stava per congedarli , quando D. Bosco prese a parlargli così: - Santità, avrei qualche cosa di particolare da comunicarle. - Va bene , rispose il Papa. Allora fu fatto cenno a Rua di ritirarsi , ed egli fatta la genuflessione in mezzo alla camera, se ne uscì. Il Santo Padre ragionò di nuovo con D. Bosco intorno agli Oratorii e sullo spirito che vi s'insinua, e lodò la pubblicazione delle Letture Cattoliche, dicendogli d'incoraggiarne i collaboratori, che egli di cuore benediceva. Tra le cose che ripeté con vera compiacenza fu questa: - Quando penso a quei giovani, rimango ancora intenerito per quei trentacinque franchi e quaranta centesimi inviatimi a Gaeta. Poveri giovani, aggiungeva, si privarono del soldo destinato alla pagnottella e al companatico; gran sacrifizio per loro! - Don Bosco rispose : Il nostro desiderio era di poter fare di più, e fummo grandemente consolati alla notizia che l'umile nostra offerta tornò gradita a Vostra Santità: Sappiate, o Santissimo Padre, che là in Torino avete una numerosa schiera di figli, che vi amano teneramente, ed ogni qual volta loro accade di parlare del Vicario di Gesù Cristo lo fanno col più vivo trasporto di gioia. -
Il Santo Padre udì ciò con molta soddisfazione, e fatto ricadere il discorso sugli Oratorii , ad un certo punto uscì spontaneamente in questa dimanda a D. Bosco : - Ma se voi veniste a morire che cosa ne sarebbe dell'opera vostra? - D. Bosco, che stava per entrare nel suo argomento principale , colse tosto la propizia occasione , e risposto che era appunto venuto a Roma per provvedere all'avvenire degli Oratorii, gli presentò la lettera commendatizia di Mons. Fransoni. Il Vicario di Gesù Cristo, letta la raccomandazione dell' intrepido esiliato, e conosciuta la intenzione di D. Bosco, se ne mostrò molto contento e disse : - Si vede che andiamo tutti e tre d'accordo. - Pio Nono esortò pertanto D. Bosco a redigere le regole della Pia Società secondo lo scopo , che ne aveva concepito, e gli diede in proposito degli importanti suggerimenti. Tra le altre cose gli disse: - Bisogna che voi stabiliate una Società, la quale non possa essere incagliata dal Governo, ma nel tempo stesso non dovete contentarvi di legarne i membri con semplici promesse , perchè altrimenti non sareste mai sicuro dei vostri soggetti, né potreste fare lungo assegnamento sopra la loro volontà. -
Pio IX era pronto nel capire le dimande e spedito nel dare le risposte ; per il che non solo questo, ma più altri affari si trattarono in quella udienza. In fine D. Bosco chiese la benedizione sopra le persone, che in qualche modo lo riguardavano. Gli dimandò pure varii favori, che benignamente gli concedette. Fra essi vi fu l' Oratorio privato per la nostra Casa e per quella dell'Abate Montebruno di Genova.
Allora fu richiamato il chierico Rua, rientrato il quale D. Bosco domandò al Papa la santa Benedizione, ed ambidue s'inginocchiarono per riceverla. - Ve la do di cuore, rispose il Santo Padre, con voce intenerita, mentre erano ancor essi del pari commossi. Ed ecco la formola speciale che usò Pio IX, e che giudichiamo bene di registrare quale gloriosa rimembranza.
Benedictio Dei Omnipotentis, Patris et Filii et Spiritus Sancti descendat super te, super socium tuum, super tuos in sortem Domini vocatos, super adiutores et benefactores tuos, et super omnes pueros tuos , et super omnia opera tua, et maneat nunc et semper et semper et semper.
A questa semplice esposizione aggiungiamo un solo riflesso : La singolare benedizione di Pio IX ha prodotto il suo effetto; ne sono prova eloquente le opere dell' Oratorio, compiutesi nei 25 anni da quel giorno decorsi.
Dopo questa udienza così consolante, D. Bosco faceva conto di fare presto ritorno a Torino ; ma poco dopo Pio IX mandavagli a casa Mons. De Merode suo Maestro di Camera, per invitarlo a dettare gli esercizii spirituali alle detenute ed ai detenuti nelle prigioni dello Stato, e in appresso si compiaceva di dargli ancora per ben due volte privata udienza , discorrendo con lui a lungo e di molte cose, e trattandolo con una benevolenza, superiore ad ogni aspettazione. Ne sia un saggio il fatto seguente. In sul finire dell'ultima udienza l'amorevole Pio IX disse a D. Bosco. - Voi desiderate certamente ancora qualche cosa. - Santo Padre, rispose egli, la Sàntità Vostra si è degnata di concedermi quanto ho domandato, e per ora non mi resta che di ringraziarla dal più intimo del cuore. - Eppure, eppure, voi desiderate ancora qualche cosa. - A questa replica D. Bosco stava là come sospeso senza proferir parola, quando il Pontefice soggiunse : - E come? Non desiderate voi di fare stare allegri i vostri giovanetti, quando sarete ritornato in mezzo di loro? - Santità, questo sì. - Dunque aspettate. - Ciò detto, apre lo scrigno, trae fuori e mette in mano a D. Bosco 25 marenghi dicendo - Prendete e date poi una buona merenda ai vostri figliuoli. - Ognuno può immaginare la impressione che fece sopra di D. Bosco questo atto di sì paterna bontà di Pio IX, e la cordialissima festa che abbiamo fatto noi tutti, quando egli ce lo raccontò e ce ne fece godere il frutto.
Illuminato dai consigli e confortato dalle parole del Vicario di Gesù Cristo , D. Bosco nei giorni che si fermò ancora in Roma , ritoccò le regole della Pia Società di s. Francesco di Sales, già scritte l'anno innanzi, e che avea portate con sé, ne tolse ed aggiunse più altre per renderne la sostanza più conforme ai sentimenti di Pio IX , il quale avutele poscia tra mano si degnò di leggerle attentamente, vi appose alcune osservazioni di proprio pugno, e le inviò all'Eminentissimo Cardinale Gaude. Questo insigne porporato , illustre figlio di s. Domenico e gloria del Piemonte, essendo stato l'anno innanzi a rivedere Cambiano sua patria presso Torino, era pure venuto a visitare il nostro Oratorio. Egli perciò conosceva già quest'opera, e D. Bosco era in ottima relazione con lui. Laonde prima di partire da Roma D. Bosco tenne con esso parecchie conferenze in proposito, e si andò d'accordo che le regole fossero praticate per qualche tempo , come si erano modificate , e in fine rimesse a Sua Eminenza, che le avrebbe presentate alla Santa Sede por l'approvazione. Sventuratamente il benemerito Cardinale Gaude in quel frattempo cessava di vivere. La morte di questo fido consigliere ed alto protettore di D. Bosco , avvenuta il 14 dicembre del 1860, fu causa che si differisse oltre l'occorrente la detta approvazione, della quale diremo a suo tempo.
Intanto ottenuto il fine primario, che lo aveva condotto a Roma, colmato di benevolenza dalle più ragguardevoli persone e dallo stesso supremo Gerarca della Chiesa , D. Bosco ripartiva da Roma il 14 e ritornava prosperamente a Torino il 16 di Aprile, accolto e festeggiato dai giovani con tale tripudio ed atto , che niun padre potrebbe augurarsene un maggiore dai proprii figliuoli.
(1) Le notizie per tessere questo capo di storia le ricaviamo in gran parte da una Memoria tuttora inedita. Quello che vi manca lo abbiamo saputo dal Sac. D. Michele Rua, che allora semplice chierico accompagnò Don Bosco a Roma.
Nelle congreghe dei framassoni tempo fa si è preso il partito di promuovere una barbara innovazione circa i cadaveri , quella cioè di bruciarli invece di seppellirli. Questa novità per opera delle sétte si è già introdotta in alcune città d'Italia, e minaccia di estendersi in più altri luoghi ; anzi si vorrebbe indurre il Governo a renderla obbligatoria per tutti, mentre oggidì è solo facoltativa.
I fautori della cremazione, per fare strada tra il popolo a questa aberrazione, tentano di mostrarla più ragionevole, più igienica e più economica che non il seppellimento ; ma i loro non sono che sofismi ed inganni. Ciò che li muove a propugnare l'incenerimento è l'astio mal celato contro la Chiesa Cattolica, la quale fin da principio adottò l'uso di seppellire e non approvò giammai la pratica di bruciare le spoglie mortali de'suoi figliuoli, che aspettano lo squillo della tromba angelica, per sorgere a novella vita.
La cremazione conta tra i suoi sostenitori parecchi medici , parte dei quali imbevuti di falsi principii, parte deboli e timidi nel fare aperta professione dei loro sentimenti religiosi. Non pochi per altro la combattono con ogni fatta di argomenti, e dimostrano l' incenerimento dei cadaveri contrario alla storia, alla scienza , all' economia, all'igiene, all'arte, alla società, alla religione. Fra questi si è finora segnalato l'illustre dottore Antonio Rota di Chiari, il quale ad una profonda dottrina congiunge una rara intrepidezza nel difendere le ragioni della Chiesa, nel professarsi sincero cattolico, e attaccatissimo al Vicario di Gesù Cristo.
Nel corso di 10 anni, dacchè cominciossi tra noi a parlare di cremazione , il dottor Rota levò in più occasioni la sua autorevole voce, per oppugnare la settaria innovazione , or tenendo dotti discorsi nei Congressi, or pubblicando elaborati articoli sopra i giornali. Ultimamente egli unì tutti questi suoi lavori e, li diede alla luce ìn un solo volume col titolo : La cremazione dei cadaveri.
Zelante Cooperatore Salesiano, l'egregio autore ebbe la bontà di offrirne parecchie copie a D. Bosco, allo scopo di venderle a tutto vantaggio della Chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Roma, disposto di spedirne altre, qualora trovino spaccio.
Ai giorni nostri può facilmente accaderci di udire a parlare di cremazione, o di avere anche bisogno di darne giudizio con piena cognizione di causa. Pare dunque non solo conveniente, ma utile ancora il sapere le ragioni pro e contro , soprattutto per un Sacerdote o per un uomo che tratta col mondo. Or bene, l'operetta del Rota è acconcissima all' uopo ; e leggendola non solamente si conosce che sono labili i fondamenti , sopra cui i crematori poggiano il brutto loro edifizio, ma s'impara a scalzarlo di pianta.
Si vende nella Libreria Salesiana di Torino al prezzo di L. 1 la copia.
Un telegramma di poche parole in data del 28 Giugno ci recava da Buenos Aires la dolorosa notizia della morte di Suor Maddalena Martini, Superiora delle Figlie di Maria Ausiliatrice di America, consumatasi per amore del suo celeste Sposo. Attendiamo notizie per lettera e le daremo in un prossimo numero. Per ora ci limitiamo a raccomandare l'anima della pia e zelante Suora defunta alle comuni preghiere.