1° GENNAIO 1935 -XIII - N.1 ANNO LIX
PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO
Sommario: Il Sacerdote Pietro Ricaldone ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane. - S. Francesco di Sales. - L'Eminentissimo Card. Pietro Gasparri. - In famiglia. - Azione salesiana. - Echi delle feste per la Canonizzazione di Don Bosco. - Lettera di Don Giulivo ai Giovani. - Dalle nostre Missioni : Mato Grosso. - Giappone. - Crociata Missionaria. - Per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice e di S. Giovanni Bosco. - Necrologio.
BENEMERITI COOPERATORI e BENEMERITE COOPERATRICI,
permettete che, prima del termine di quest'anno così denso di fausti avvenimenti per la nostra umile Società, io v'inviti ancora una volta ad innalzare, con la Famiglia Salesiana, l'inno del ringraziamento al Signore, il quale, colla glorificazione del nostro Santo Fondatore, ci ha ricolmato di grazie e ci ha fatto gustare purissime gioie.
Avete già appreso dai Bollettini e, possiam dire, dai giornali di tutte le lingue, che, dopo le giornate indimenticabili di Roma e di Torino, fu un succedersi ininterrotto di feste grandiose nelle popolose capitali e nei piccoli centri, con tale fervore di pietà ed entusiasmo di partecipazione da restarne profondamente ammirati e commossi.
Ed io m'indugerei volentieri a ricordarvi almeno le manifestazioni più solenni, se non temessi di dilungarmi troppo, con pericolo forse di deplorevoli omissioni.
Non voglio tuttavia dispensarmi dal far giungere ancora una volta, attraverso l'umile mia voce, alle più alte Autorità Ecclesiastiche, Civili e Politiche di ogni Nazione e di ogni paese, ai Cooperatori ed alle Cooperatrici, ai nostri Allievi ed Exallievi, alle Alunne ed Exalunne delle Figlie di Maria Ausiliatrice, a tutti gli Amici e Benefattori che, in qualsiasi modo, abbiano cooperato alla glorificazione del nostro Santo, i più fervidi ringraziamenti di tutta la Famiglia Salesiana.
Le grandiose feste in onore del Padre tornarono di ineffabile conforto al cuore dei figli, i quali vi hanno sentito soprattutto un efficacissimo stimolo ad intensificare la loro attività, anche a costo dei più gravi sacrifici, per l'incremento e la moltiplicazione delle sue opere ed istituzioni.
Crediamo infatti di non andare errati vedendo in questa universale manifestazione di simpatia verso don Bosco Santo, non solo la più luminosa testimonianza della bontà delle sue opere, ma quasi un incitamento a moltiplicarle per la salvezza di tanta povera gioventù, insidiata purtroppo, in ogni dove, da allettamenti, letture, compagnie e spettacoli scandalosi che minacciano di avvelenarle la mente ed il cuore.
Saggiamente gli Uomini di governo, che si preoccupano dell'avvenire delle loro Nazioni, si sforzano di sanare la Società dalla radice, riconducendo i giovani all'insegnamento ed alla pratica della Religione; mentre vediamo addensarsi tempeste devastatrici sul cielo di quei popoli che, nella scuola e nelle officine, colla stampa e con leggi conculcatrici di ogni diritto divino ed umano, persistono nel corrompere le future generazioni.
Or, la salvezza della gioventù fu proprio la missione specifica del nostro santo Fondatore, che tutto il mondo onora come «apostolo della gioventù». Ed è ancora la missione particolare dei suoi figli, i quali sentono di doverla oggi intensificare col massimo fervore. Ma per riuscire adeguatamente occorre accrescere incessantemente il numero di quei giovani che, chiamati da Dio, si offrono generosamente a continuare l'apostolato di Don Bosco Santo. Ed è quello che abbiamo cercato di fare specialmente in questi ultimi anni; quello a cui dirigiamo ancor oggi le nostre più sollecite cure, con un'audacia che potrà parer temeraria a chi si basa su calcoli puramente umani; ma che è invece frutto di quella illimitata fiducia nella Divina Provvidenza che Don Bosco ha acceso così potentemente nelle anime nostre. Non facciamo che seguire i suoi sublimi insegnamenti: « Per mancanza di mezzi - egli diceva - non cessate mai di ricevere un giovane che dia buona speranza di vocazione. Spendete tutto quello che avete, se fa mestieri; andate anche a questuare, e se, dopo ciò, vi troverete nel bisogno, non affannatevi, chè la Vergine, in qualche modo, anche prodigiosamente, verrà in vostro aiuto ».
E vi sia di conforto e di stimolo, o benemeriti Cooperatori e pie Cooperatrici, il sapere che finora non è mai mancato il pane alle migliaia e migliaia di giovani che, nelle case di formazione, si preparano all'apostolato salesiano. Del resto come potremmo mantenere ed accrescere le opere incominciate, come potremmo accettarne delle nuove ed inviare personale sufficiente alle varie missioni, se non spalancassimo tutte le porte alle vocazioni che il Signore ci manda? Senonchè Egli stesso sembra incoraggiare ogni nostra audacia. Il 7 dicembre u. s. si sono compiuti 5o anni dacchè il nostro amato Padre ebbe la gioia di abbracciare il primo dei suoi figli insignito del carattere episcopale e destinato a reggere la sua prima missione. E non è senza profonda commozione che, mentre ricordiamo con affettuosa venerazione il nome glorioso dell'Em.mo Card. Cagliero, noi vediamo, proprio in quest'anno, altri quattro figli di Don Bosco innalzati alla dignità episcopale ed un quinto nominato Prefetto Apostolico, come avete già appreso dal Bollettino. Che dire poi della spedizione missionaria di quest'anno? Quando nel 1925, cinquantesimo delle nostre Missioni, allestimmo una spedizione di 151 missionari, e nel 1929, anno della Beatificazione, ne partirono ben 181, ci parve che non avremmo mai potuto superare tali cifre. Invece, qual conforto per tutti l'aver visto, in quest'anno memorando, un doppio stuolo di 226 Salesiani e 125 Figlie di Maria Ausiliatrice recarsi alle nostre Missioni! Don Bosco Santo dal cielo, mentre ha condiviso la nostra gioia, avrà pur benedetto i nostri sforzi. Voi però, o buoni Cooperatori e buone Cooperatrici, che seguite così da vicino e con tanta sollecitudine e carità lo svolgersi delle nostre opere, non durate fatica a persuadervi che le cifre suindicate e pur tanto consolanti, sono sempre insufficienti ai bisogni delle opere già avviate e delle nuove che sorgono.
Voglia pertanto il Cielo suscitare anime generose che, mentre si preoccupano di fornire il pane ai nostri orfanelli, rivolgano pure le loro cure alla formazione dei futuri salesiani e missionari.
Permettete che ve lo ripeta in nome di Don Bosco: nessun'altra opera è così grande come questa di cooperare alla formazione di un sacerdote. Io confido che questa voce sarà ascoltata. Ora, come in passato, me ne dà affidamento la vostra carità, si continueranno a costituire borse missionarie, e voglia il Cielo suscitare pure insigni Benefattori, forse privi di famiglia e ricchi di fortuna, che vogliano perpetuare il nome del loro casato o di qualche persona cara colla fondazione e dotazione d'Istituti speciali per la formazione dei futuri apostoli.
Intanto ringraziamo il Signore che, col personale di cui potevamo disporre, ci ha permesso di accogliere le domande più urgenti e di aprire in quest'anno 1934 ben 36 nuove Case: 24 i Salesiani e 12 le Figlie di Maria Ausiliatrice. Mi limito a segnalarvele, cominciando da quelle Salesiane.
In ITALIA: un Istituto con oratorio festivo a Cisternino Napoletana, ed un altro con chiesa pubblica ed Oratorio festivo a Brindisi, dovuto alla munificenza di una nobile e generosa Cooperatrice di cui, per ora, debbo tacere il nome; due ad Amelia per diretto interessamento e cordiale concorso delle Autorità. In uno abbiamo sistemato il Noviziato dell'Ispettoria Romana; nell'altro, l'Aspirandato, un Pensionato e l'Oratorio festivo, accanto alla chiesa pubblica. In AUSTRIA: un Oratorio quotidiano con chiesa pubblica a Gratz; un Pensionato per studenti ed artigiani a Innsbruck; una Parrocchia con Oratorio quotidiano a St. Ruprecht Klagenfurt. In ISPAGNA: un Oratorio festivo con Scuole elementari a Madrid; una Parrocchia con Oratorio quotidiano a Algeciras. In GERMANIA: un Ospizio con pensionato a Berlino. Nella FRANCIA del Nord: uno Studentato filosofico con Scuole ginnasiali per interni ed esterni a Saint Dizier. Nel BELGIO: uno Studentato teologico con Aspirandato missionario a Vieux Héverlé. In JUGOSLAVIA e CECOSLOVACCHIA: un Oratorio festivo con chiesa pubblica a Bodenbach o Podmolky; ed uno Studentato filosofico con Scuole ginnasiali per interni ed esterni a Moravska Ostrava. Particolarmente cara ci fu l'apertura della prima casa nella nobile Nazione LITUANA, che da anni fornisce numerose vocazioni in preparazione alla fondazione di opere salesiane tanto desiderate. Ci potemmo stabilire a Skirsnemune. In POLONIA: un Oratorio festivo con chiesa pubblica a Leopoli; ed una chiesa pubblica con cappellanie a Kurhan. In UNGHERIA: un Ospizio con Oratorio festivo a Balassagyarmat; ed un Pensionato con Scuole elementari e ginnasiali a Magyarovar. In America, nel BRASILE: il Seminario Metropolitano a Belem. Nelle Missioni del CONGO BELGA: è stata costituita in sede fissa, con chiesa pubblica, Scuole elementari e 72 stazioni missionarie, l'antica stazione missionaria di Kambikila. Nelle Missioni dell'INDIA: una Parrocchia con Cappellanie, Scuole elementari ecc. a Madras Perambur; ed un'altra Parrocchia a Madras (Chiesa del Rifugio). Nel SIAM la residenza di Rajaburi, con 2 cappellanie e Scuole serali.
Lo zelo delle Figlie di Maria Ausiliatrice seppe pure dar vita nelle case già esistenti a molte nuove opere. Particolarmente provvidenziali le numerose Colonie marine e montane di cui va ampia lode anche ai Dirigenti che vollero affidata una missione tanto delicata all'Opera salesiana. In ITALIA esse hanno aperto nuove case a Milano Certosa, a Bellisio Solfare, a Gualdo Cattaneo, a Rapallo, a Venezia-Lido, a Vercelli, a Borgonovo Valtidone, ed a Treviglio. In POLONIA, a Wilno-Laurowa. In America, VENEZUELA, fu eretto canonicamente il Noviziato a Caracas. In CINA, due nuove Case: una a Lok-Chong e l'altra a Shanghai.
In ogni casa fu subito una fioritura di diverse opere che promettono rigoglioso sviluppo. Sicchè c'è proprio da ringraziarne e benedirne il Signore.
Ora, quali opere proporre pel 1935? Ecco: vorrei che gli sforzi di tutti i nostri benemeriti Cooperatori e delle nostre buone Cooperatrici, dei nostri cari Ex-allievi e delle nostre zelanti Ex-allieve convergessero ad un solo scopo: quello di far sorgere quanto prima, nell'ampliato Santuario di Maria Ausiliatrice, un trono degno del nostro amatissimo Padre.
Fervono i lavori di preparazione: l'entusiasmo è grande; ed io spero che, colla vostra efficace cooperazione, possa divenir presto una magnifica realtà quello che oggi costituisce la più ardente aspirazione dei nostri cuori.
Frattanto in tutte le nostre Case e Missioni noi raddoppieremo le preghiere per voi, o anime generose, per le vostre famiglie, pei vostri interessi e per tutte le vostre intenzioni.
Voi poi sapete di poter contare sulla grande promessa del Divin Redentore che disse: « Tutto ciò che voi farete anche al più piccolo fra questi miei figliuoli, lo riterrò come fatto a me stesso » e « ve ne darò il cento per uno - con grazie spirituali e temporali quaggiù sulla terra - ed infine la vita eterna»; e questo sia il maggior conforto e lo stimolo più efficace alla vostra generosa carità.
Il nostro santo Fondatore avvalori colla sua potente intercessione le nostre preghiere e vi ottenga dal Cielo le grazie più elette e le più copiose benedizioni.
Coi sensi della più viva gratitudine, il suo povero Successore vi prega gradire ancora ogni migliore augurio e gode professarsi
vostro obbl.mo in G. C.
Sac. PIETRO RICALDONE Rettor Maggiore.
Torino, 24 dicembre 1934.
I Cooperatori che confessati e comunicati visite ranno una chiesa o pubblica cappella pregando secondo l'intenzione del Sommo Pontefice (i Religiosi e le Religiose, la loro cappella privata) possono acquistare l'indulgenza plenaria:
Ogni mese:
1) In un giorno del mese a loro scelta.
2) Il giorno in cui fanno l'Esercizio di Buona Morte. 3) Il giorno in cui partecipano alla Conferenza mensile salesiana.
Nel mese di Gennaio anche nei seguenti giorni:
1) Circoncisione del Signore.
6) Epifania.
13) Sacra Famiglia.
18) Cattedra di S. Pietro in Roma. 23) Sposalizio di Maria Vergine. 25) Conversione di S. Paolo. 29) San Francesco di Sales.
* Alcuni nostri Cooperatori ci hanno comunicato di aver ricevuto lettere o circolari dall'Italia e dall'Estero con preghiera di mandare offerte ad Istituti, Opere e Missioni Salesiane. Ad evitare che si ripetano spiacevoli sorprese, preghiamo i nostri Cooperatori e le nostre Cooperatrici ad inviare soltanto al RETTOR MAGGIORE DEI SALESIANI - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO (109) qualsiasi offerta, sia che si tratti delle Opere o Missioni Salesiane in generale, sia che si tratti di Opere, Istituti o Missioni Salesiane in particolare. Il Rettor Maggiore provvederà a recapitare le offerte particolari secondo il desiderio dei Cooperatori, purchè essi indichino chiaramente a chi intendono di farle pervenire. * Notiamo ancora che noi non autorizziamo mai persone sconosciute a raccogliere offerte per le Opere e Missioni Salesiane.
Non vogliamo lasciar passare questo mese senza dire ai nostri lettori una parola sul nostro celeste Patrono, la cui festa cade appunto al 29 gennaio.
Nel 1877 il Salesio fu dall'angelico Pio IX proclamato Dottore di Santa Chiesa. Questo titolo glorioso competeva a lui specialmente per il valore e l'efficacia de' suoi insegnamenti in materia di ascetica. Vissuto in un secolo, nel quale si dibattevano accese controversie sopra gl'indirizzi da seguire nel guidar le anime alla perfezione, egli, senza polemizzare, ma attingendo al Vangelo e ascoltando gl'interni dettami dello Spirito Santo, si fece con la lingua e con la penna maestro incomparabile di un'ascetica piana, sicura e lontana da qualsiasi estremo.
Un manuale, in cui il Santo condensò la sua dottrina spirituale, è la Filotea o Introduzione alla vita divota, com'egli modestamente intitolò questo vero capolavoro sulla perfezione cristiana. La fortuna toccata al libro, tradotto in tutte le lingue, fu davvero straordinaria. Anche oggi, alla distanza di tre secoli e mezzo, viene largamente ricercato e letto, come ne fa pur fede lo smercio continuo della traduzione italiana, edita dalla nostra tipografia di Sampierdarena.
Una miniera poi, dove sono sparsamente profusi tesori di sapienza ascetica, è il suo epistolario, che nell'edizione completa delle Opere di S. Francesco di Sales riempie ben undici volumi. Il succo di questa sapienza, estratto da tutte le lettere e ordinato secondo concetti ben definiti, si può trovare in un lavoro originale pubblicato dalla Società Editrice Internazionale sotto il titolo di Vita religiosa negli insegnamenti di S. Francesco di Sales.
Nulla diciamo del Teotimo, dove l'ascetica trascende le vie ordinarie e tocca i vertici della mistica. Coloro che vi hanno sufficiente preparazione, rinvengono in tale lettura un pascolo delizioso e un fascino inebriante.
Ma esiste un'altra fonte per conoscere il tenore della direzione spirituale praticata e insegnata dall'amabile Vescovo di Ginevra, ed è il Direttorio spirituale. È un libretto pochissimo noto fuori dei Monasteri della Visitazione, che formano su di esso la loro vita religiosa; eppure tornerebbe di somma utilità non solo alle persone consacrate a Dio, ma anche ai sacerdoti che le dirigono e a tutte le anime di vita interiore.
Dobbiamo però aggiungere che le pratiche del Direttorio, così come sono ivi sommariamente esposte, non possono essere da tutti nel debito modo apprezzate senza il sussidio di opportune illustrazioni; poichè è necessario mettere in evidenza le profonde verità, a cui quelle pratiche si ispirano. Un'opera magistrale che compie appunto tale ufficio, uscita in Francia nel 1930, ha visto or ora la luce in veste italiana per cura del Monastero della Visitazione di Salò e per la penna di una Visitandina, ex-alunna delle Figlie di Maria Ausiliatrice (1). Il testo del Santo vi è illustrato articolo per articolo coli la massima chiarezza di forma e con ricchezza di soda dottrina. Nulla si saprebbe desiderare di meglio per apprendere lo spirito del Santo Dottore nel condurre le anime alla vita di unione con Dio, soggiornino esse all'ombra dei chiostri o stiano in mezzo al mondo.
San Vincenzo de' Paoli chiamò il nostro Santo Evangelium loquens, Vangelo parlante. Certo è che dai tempi apostolici nessuno fu mai salutato con sì alto appellativo. Noi vorremmo che fra i nostri Cooperatori si rendesse ognor più familiare la voce di sì soave e autorevole interprete della dottrina evangelica.
(1) Can. L. BLIN, cappellano della Visitazione di Le Mens. Studio sul Direttorio di San Francesco di Sales. Unica traduzione italiana autorizzata. Monastero della Visitazione S. M. di Salò, 1934. Lire 24.
Una fulminea polmonite ci ha rapito l'Em.mo Principe di Santa Chiesa proprio nell'ora in cui sulla sua veneranda figura si rifletteva con spontaneo riverbero la gloria del grande Congresso Giuridico Internazionale, convocato dal Santo Padre nella Capitale del mondo cattolico.
Anche il discorso ch'egli aveva tenuto, tre giorni prima di morire, il 15 novembre 1934, all'Apollinare, colla patriarcale semplicità di una familiare conversazione, sulla « Storia della Codificazione del Diritto Canonico », era riuscito uno splendido elogio di una delle sue più nobili fatiche. Poichè dove l'Em.mo, con tutta l'umiltà della sua grande fede, non faceva che adorare i disegni di Dio « che aveva tutto predestinato nella sua vita per metterlo in grado di compiere quell'opera », l'eletto uditorio, attraverso l'oggettiva modestia della esposizione, si era fatto un concetto anche più adeguato della mole del lavoro che solo il genio e la proverbiale laboriosità del Gasparri avrebbe potuto condurre felicemente a termine in meno di tre lustri. Che se la Codificazione del Diritto Canonico Latino costituisce il monumento aere perennius all'insigne Canonista, un altro monumento - e qual monumento! - Egli si è innalzato, come Segretario di Stato di due Papi per quasi altri tre lustri, col naturale cristiano sviluppo delle sue doti eccezionali e delle sue virtù caratteristiche.
Queste avevano già riscossa l'ammirazione del mondo, quando venne chiamato da Leone XIII alla Segreteria della Sacra Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari, donde successe come Segretario di Stato all'Em.mo Ferrata, nei primi mesi del pontificato di Benedetto XV.
Nato a Capo Vallazza, comune di Ussita, diocesi di Norcia, il 5 maggio 1852 e fatti i primi studi nel Seminario di Sutri, era passato al Seminario Romano conseguendovi a pieni voti le lauree in filosofia, teologia e diritto canonico. Ordinato sacerdote nel 1877, eccolo subito segretario del Card. Mertel e professore prima «De Re Sacramentaria » nello stesso Seminario Roteano, quindi di Diritto Canonico nel Collegio Urbano di Propaganda. La fama della sua competenza in materia non tardò a valicare i confini d'Italia, e Parigi lo richiese nel 1879 per la cattedra di Diritto Canonico all'Istituto Cattolico. Nella Capitale francese, all'insegnamento Mons. Gasparri associò lo zelo pastorale dedicandosi con particolare affetto alla cura religiosa degli immigrati italiani. Il 1883 segnò nella storia la data dell'incontro del futuro Protettore della Società Salesiana col Santo Fondatore Don Giovanni Bosco. Il nostro buon Padre s'era deciso a lasciar Torino, stretto dai molteplici bisogni delle sue opere, per chiedere alla Francia generosa l'elemosina della sua carità. Ma Parigi non fu paga di soccorrere le sue opere; si disputò per vari giorni la sua persona improvvisandogli uno di quei trionfi che non molti Sovrani possono vantare. Ora, Mons. Gasparri ebbe la sorte, ch'Egli chiamò sempre una gran fortuna, di accompagnare il Santo all'Istituto Cattolico ove Professori ed Allievi se lo godettero per qualche ora. E l'impressione ch'ebbe del Santo non gli si cancellò più. L'aveva colto in pieno col suo genio perspicace e ne aveva misurata tutta la grandezza. La mattina della Canonizzazione, il venerando Cardinale aveva ancora negli occhi e nel cuore quell'incontro e ne parlava con sì viva emozione come se fosse avvenuto il giorno innanzi.
Elevato alla dignità episcopale ed inviato nel 1898 come Delegato Apostolico alle Repubbliche del Perù, della Bolivia e dell'Equatore, col titolo di Arcivescovo di Cesarea, seppe affermarsi con tanto successo nell'arte diplo matica da essere richiamato dopo appena un triennio a Roma dallo stesso Leone XIII come Segretario della Sacra Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari. Confermato nell'alta carica da Pio X, ebbe tra i primi incarichi dal grande Pontefice quello di provvedere alla Codificazione del Diritto Canonico per la Chiesa Latina. Aveva previsto almeno cinque lustri per compiere l'immenso lavoro che altri competenti giudicavano addirittura impossibile; ma la Sua abilità e sollecitudine seppero condurlo felicemente a termine in meno di tre, procurando alla Santità di Benedetto XV la gioia della promulgazione nel IV anno del suo Pontificato. Pio X lo aveva elevato alla sacra Porpora nel Concistoro del 16 dicembre 1907; e Benedetto XV lo volle Segretario di Stato all'alba tragica della grande guerra. Nell'altissimo ufficio e nella delicata situazione creata alla Chiesa e al mondo dall'immane flagello, rifulsero più che mai il tatto diplomatico e le elette virtù dell'Em.mo Porporato. E Pio XI volle che nonostante l'età inoltrata Egli continuasse per altri otto anni a prestare alla Chiesa i Suoi preziosi servigi nello stesso ufficio. Il nuovo e così diffuso prestigio della Chiesa nel mondo, la nuova organizzazione della crescente attività missionaria, l'incremento degli studi, la diffusione dell'Azione Cattolica, le innumerevoli iniziative di carità, di umanità, di magistero e di pace, tutti i fasti del glorioso pontificato di Colui che, salendo la Cattedra di Pietro, si era proposto «la pace di Cristo nel Regno di Cristo », dalle prime manifestazioni fino ai Patti del Laterano, ebbero nel Segretario di Stato lo spirito agile, la mente pronta, la volontà piena, la fedeltà assoluta alla S. Sede nell'attuazione del vasto programma del Vicario di Cristo. Innumerevoli sono le benemerenze acquistate dal compianto Porporato verso la Chiesa e la Santa Sede, presso le Nazioni cattoliche e non cattoliche, soprattutto nell'Italia nostra, che giustamente ha pianto in lui uno dei più validi tutori dei suoi spirituali interessi. Per ben giusti titoli fu quindi Collare dell'Annunziata ed Accademico d'Italia.
Che se la Sua dipartita fu un gran lutto per la Chiesa e per lo Stato, fu per noi particolarmente dolorosa, poichè dal 1914 l'Em.mo aveva raccolto per augusto volere del Papa, l'eredità del Card. Rampolla nel protettorato della nostra Società. E con quanto affetto! Il nostro Rettor Maggiore, dando l'annunzio del decesso a tutta la Comunità raccolta in preghiera nella Basilica di Maria Ausiliatrice, diceva: « Più che un protettore, noi abbiamo perduto nell'Em.mo Card. Gasparri un padre, ed un grande padre! ».
Per vent'anni infatti, insieme agli interessi della Chiesa universale, l'Em.mo ha curato gli interessi della Società Salesiana con la premura e la bontà di un padre; e paterna era la delicatezza con cui ci soccorreva di consiglio e di conforto, perchè tutto paterno era il suo gran cuore che viveva della nostra vita e divideva tutte le nostre pene, tutte le nostre gioie. L'abbiamo visto il giorno della Canonizzazione di Don Bosco. Alle sette era già pronto nell'atrio del suo villino per recarsi al Palazzo Apostolico: nel volto dipinta, più che la gioia, la dolce impazienza del gran rito. Prima di salire in macchina aveva fermato i due salesiani che l'accompagnavano e cogli occhi sfavillanti nella previsione della realtà, aveva detto: « Vedrete, vedrete: Chiesa piena, piazza piena, borghi pieni, finestre piene, tetti pieni.., vedrete... Don Bosco! » . E, durante il tragitto, a parlar di Don Bosco e del suo incontro a Parigi, a descrivere tutta la sua vita, fino ai più curiosi episodi della fanciullezza, alle corse, alle sfide, ai giochi di prestigio, come se parlasse ad estranei (ed eravamo due Salesiani) con una vivacità di descrizione e una freschezza di colorito inimitabili. Deplorando che persone care non si fossero tempestivamente interessate di lui e della sua vocazione ebbe uno scatto che a noi strappò le lagrime: « Ma io avrei venduto le scarpe e le calzette per metterlo in Seminario: un figlietto come quello, un prodigio di memoria che da Adamo ai giorni nostri non so se ci sia mai stato l'eguale!... ».
Quando apparve nella « Sala dei Paramenti » gli Em.mi presenti, ch'eran due, e quelli che vennero dopo, gli leggevano la gioia incontenibile sul volto ed a gara felicitavano il Protettore della Famiglia Salesiana. Ed Egli ne godeva con semplicità espansiva, ripetendo: « Don Bosco! Don Bosco! ». E quando nella Cappella Sistina Mons. Bonazzi fu ad invitare il Cardinale Vidal per servire il Sommo Pontefice nell'imposizione dell'incenso, risparmiando questo consueto disturbo ai suoi 82 anni, l'Em.mo nostro gli sgranò in faccia i suoi grandi occhi con un'aria di protesta, sicchè Monsignore sentì il bisogno di scusarsene: « Vostra Eminenza non ci viene, non è vero? ». « Oh, per Don Bosco - rispose il Card. Gasparri - ci potrei pur venire! ». E scese a ministrare al Santo Padre. Ma come descrivere il suo entusiasmo - è la parola - quando dalla Scala Regia s'accorse che veramente s'usciva dal Portone di bronzo, per la piazza: « Si esce, si esce! -- fu la sua prima esclamazione, ripetuta agli Em.mi più prossimi - dal Portone di bronzo, dal Portone di bronzo! È la prima volta dopo il settanta! ». Era il Cardinale della Conciliazione che sentiva tutto l'incanto del gesto pontificio! Per tutta la funzione fu un succedersi di dolcissime emozioni nel suo gran cuore, fino alla preoccupazione per la sorte delle tortorelle e degli uccellini: « Son le tortorelle del Santo, son gli uccelli del Santo: reclamateli voi Salesiani; se non li prendete voi, li reclamo io! ». E fu contento quando seppe che le tortorelle finivano in casa salesiana, che gli uccelletti allietavano gli Augusti Principi di Piemonte. Alla benedizione papale dalla loggia di. San Pietro aveva le lagrime agli occhi. Lo spettacolo di quella folla innumerevole, cosmopolita, sotto l'acqua improvvisa, lo commosse profondamente. Pensava al giorno in cui Egli aveva rappresentato il Papa alla firma di quei Patti che hanno ridato l'Italia a Dio e Dio all'Italia!... Don Bosco sfavillava in quell'ora al sommo della gloria...
E a noi pare oggi di vedervi rapita anche l'anima del grande Cardinale. Sentiamo di non aver perduto il nostro Protettore della Canonizzazione, ma d'averlo ancora più potente in Cielo!
Adorando però gli imperscrutabili disegni di Dio, lo raccomandiamo con tutta l'anima alle preghiere dei nostri cari Cooperatori. Nella Basilica di Maria Ausiliatrice, il 13 dicembre u.s., si è celebrato un solenne funerale al quale hanno assistito dignità ed alte personalità del Clero e del laicato, Superiori e giovani della Casa Madre, e dei nostri Istituti cittadini. Ma appena avvenuto il decesso, il Rettor Maggiore aveva fatto applicare numerose S. Messe. Altri copiosi suffragi si sono fatti in tutte le Case Salesiane ed in quelle dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. La nostra gratitudine non avrà fine.
Mostra Missionaria Salesiana al "Maschio Angioino" di Napoli.
Si chiuderà alla fine di questo mese la Seconda Esposizione Internazionale di Arte Coloniale inaugurata solennemente da S. M. il Re d'Italia, il 10 ottobre scorso, nella città di Napoli.
La storica sede, il celebre « Maschio Angioino » la ricca documentazione dell'attività coloniale italiana e di varie Nazioni Europee, quali la Francia, il Belgio, la Spagna, il Portogallo, l'Olanda ecc., assai bene rappresentate, nonchè le suggestive costruzioni del vasto Borgo e parco Arabo, costruiti nello spazioso fossato del castello stesso, hanno attirato folla di ammiratori nei mesi decorsi e continuano ad attirarne ogni giorno nell'incantevole metropoli partenopea.
Con nobile pensiero, come fu già fatto in altre esposizioni estere del genere, i Promotori hanno riservato uno speciale reparto alla «Mostra Missionaria », promossa da « Propaganda Fide » ed allestita da uno zelante Comitato di rappresentanti di Istituti Missionari, con a capo il sac. salesiano Don Piacente.
Il contributo delle Missioni fu disposto al 3° piano del Castello e nella Cappella di Santa Barbara o degli Aragonesi, a pian terreno. Se lo spazio ce lo consentisse vorremmo illustrare ampiamente e la magnifica Esposizione Coloniale e le sezioni di «Mostra Missionaria » che riguardano le altre famiglie religiose che vantano secoli di attività missionaria. Non essendo possibile, ci limitiamo ad un cenno della nostra la quale occupa tutta la storica Cappella ristaurata.
L'ambiente, veramente grandioso, largo m. 11 lungo m. 30, alto m. 25 circa, è quanto mai suggestivo e favorevole. Richiama tanti ricordi storici, e, ai lati interni dei maestosi finestroni ogivali, offre artistici bassorilievi e notevoli decorazioni Giottesche.
La parte centrale della navata, per una larghezza di m. 1,6o e lunghezza di circa 20 m., è ornata di oggetti missionari e di fantasia, esposti dalle Figlie di Maria Ausiliatrice. L'occhio è attratto subito da un gruppo plastico rappresentante una Suora Salesiana addetta alla cura di un lebbroso.
Ai due lati corrono lungo le pareti, due striscie, larghe circa un metro, per documenti missionari od etnografici, cimeli, fotografie, quadri, incisioni, ecc. esposti dai Salesiani. Ogni monotonia fu abilmente evitata con statue al vero in costumi e colori di indigeni delle principali missioni salesiane, collocate davanti alle vetrate che separano gli oggetti dal pubblico.
Ci dilungheremmo soverchiamente se volessimo descrivere, anche sommariamente, gli oggetti esposti, alcuni dei quali hanno particolare valore, come il modesto lettino da campo usato da don G. Cagliero nelle sue escursioni; un ricamo rappresentante il Duce, eseguito da una delle nostre Scuole dell'India; un grande tappeto con emblemi pontifici, opera della Scuola professionale di Madras; busto, staffe e finimenti d'argento per cavallo del gran capitano patagone Namuncurà, prima terribile nemico dei bianchi, poi convertito alla religione, e per l'interessamento dei Missionari, promosso maggiore dell'esercito argentino (1); un preziosissimo manoscritto cinese fatto su corteccia, ecc. ecc.
Il totale degli oggetti esposti dai Salesiani è di oltre 400; quello degli oggetti esposti dalle Figlie di Maria Ausiliatrice è di oltre 200. Ogni oggetto ha un'etichetta didascalica.
Nel presbiterio della Cappella troneggia, contrastato da un « boa acquatico » imbalsamato, del Mato Grosso, un bel gruppo in bronzo, rappresentante Don Bosco con un fanciullo. Sulle pareti laterali, figurano 16 carte geografiche dimostrative e documentarie delle 16 maggiori Missioni affidate da « Propaganda ride » ai Salesiani.
Nel centro della parete posteriore del presbiterio, in due quadri di fattura cinese, pendono i ritratti ingranditi di S. R. Mons. L. Versiglia, Vicario Apostolico di Shiu Chow (Cina) e del suo segretario, Doti Caravario, entrambi massacrati da briganti cinesi nel 1930. Le fotografie, con diciture latine e cinesi, sono circondate dai preziosi cimeli imporporati di sangue, che si poterono ancora raccogliere presso i cadaveri dei due Missionari.
L'antica sacristia della cappella, comunicante col presbiterio, fu trasformata in un riuscito diorama, con 5 statue di grandezza naturale riproducenti un curioso tribunale congolese nell'esercizio della potestà giudiziaria. Rientrando dal diorama alla cappella, l'occhio del visitatore è attratto da 12 ritratti di missionari e missionarie morti eroicamente, e da una grande carta luminosa (di m. 5 x 3) col titolo Cinquantenario delle Missioni ed Opere Salesiane d'America (1875-1925), vivificata da 500 micro-lampadine di diversi colori i quali si alternano automaticamente e rappresentano i centri missionari e civili, fino a tutte le residenze ed Istituti Salesiani esistenti nel 1925 nell'America latina.
S. M. il Re, accompagnato dalle L.L. A.A. R.R. il Principe di Piemonte e il Duca di Spoleto, dall'Em.mo Card. Arcivescovo Alessio Ascalesi, dalle massime Autorità dello Stato e da una eletta di rappresentanze nazionali, provinciali e cittadine, nella visita inaugurale, si trattenne per più di un quarto d'ora nel « Reparto Salesiano », felicitando poi i Religiosi presenti per l'ottima organizzazione.
La Mostra volle interessare il pubblico al grande problema missionario, di tanta attualità, e ci pare che vi sia pienamente riuscita.
(1) È noto che il figlio primogenito di Namuncurà volle farsi salesiano; fu istruito e poi condotto a Roma, per gli studi ecclesiastici; ma fu sorpreso precocemente dalla morte.
Nuova opera per gli Emigrati.
Lione (Francia). I nostri Confratelli che attendono con ammirabile sollecitudine alla cura degli emigrati Italiani nella popolosa città di Lione sono finalmente riusciti a trovare una sede conveniente con tanto di ufficio pel personale, sale di convegno per gli « Amici della Missione », per le Associazioni di Azione Cattolica, per la ricreazione dei piccoli, ecc. al n. 21 della Place Tolozan. Fu un gran progresso nella storia della Missione che potrà così dare alle varie opere tutto l'incremento necessario. I nostri connazionali hanno fatto gran festa e si sono in parte quotati a sostenere mensilmente la provvida istituzione. Essi formano coi Confratelli una vera famiglia, lieti di trovare nei sacerdoti salesiani chi curi affettuosamente i loro interessi spirituali. L'attività dei Confratelli è davvero ammirabile. Chi sta a disposizione degli emigrati all'ufficio, chi corre nei vari centri a prodigare il sacro ministero della parola e della grazia. Funzioni speciali provvedono a conservare e sviluppare la fede nei cuori. Feste solenni, come quella di S. Giovanni Bosco, di San Rocco, di Sant'Antonio, ecc. la portano all'entusiasmo. Scuole di canto, teatro e cinematografo educativo concorrono all'opera di educazione e ad una onesta ricreazione. Alla festa di Don Bosco hanno invitato da Torino il salesiano D. Provera che illustrò la figura del nostro Santo dal pulpito ed in una interessante conferenza alla presenza delle Autorità. La Schola Cantorum della Missione eseguì la musica liturgica. Da parecchi mesi si è iniziata la pubblicazione di un periodico mensile La buona parola, che mantiene i vincoli tra missionari ed emigrati.
Autorità religiose e civili hanno espresso più volte il loro plauso e le loro felicitazioni.
Esempi che strappan le lagrime.
Il nostro Rettor Maggiore ha ricevuto dal Giappone la lettera seguente:
Amatissimo Padre,
Anche i poveri suoi figli lontani del Giappone hanno udito l'appello del Padre per offrire a Don Bosco Santo, nell'ampliato Santuario dell'Ausiliatrice, un trono meno indegno della sua gloria; e, uniti di cuore, hanno domandato alle loro cristianità l'obolo per concorrere a questo omaggio tanto desiderato. Le cristianità hanno risposto, e noi siamo lieti di poterle inviare la modesta offerta. E l'obolo della vedova; ma come l'ha gradito ed apprezzato Gesù, così, io credo, lo gradirà anche lei che conosce le condizioni finanziarie della nostra povera Missione. Mentre glielo invio, io penso istintivamente al fruttivendolo di cui si parla nella vita di Don Bosco, all'epoca della costruzione del tempio di Maria Ausiliatrice...
Don Bosco ci benedica, e lei preghi, amato Padre, e faccia pregare per noi.
Per tutti i suoi figli ed amici di Don Bosco Santo in Giappone
Miyazaki, 11-X-1934. aff.mo in G. C.
Don VINCENZO CIMATTI Missionario salesiano.
La lettera conteneva 7 sterline e 15 scellini. Non volevamo credere ai nostri occhi. Possibile?
Una Missione, che ha bisogno di tutto, preoccuparsi di concorrere all'erezione dell'altare di Don Bosco Santo in « Maria Ausiliatrice? » Oh, vedete i miracoli della carità! Chissà quali sacrifici si saranno imposti quei cari cristiani per mettere insieme un'offerta il cui valore morale può stimarlo adeguatamente soltanto il Signore. Valga l'esempio ad incoraggiare i più facoltosi; e Don Bosco Santo ottenga ai cari amici del Giappone il cento per uno.
Ricordiamo ai nostri Cooperatori la festa di San Francesco di Sales, raccomandando vivamente ai Direttori Diocesani e Decurioni, ai Zelatori e alle Zelatrici di organizzare la Conferenza prescritta dal Regolamento della Pia Unione.
Ora che Don Bosco è Santo, nessuno dei Cooperatori si lasci sfuggire l'occasione di godere un poco dei benefici spirituali della Famiglia Salesiana. Anche nei piccoli paesi si può organizzare assai facilmente perchè per lo più gli stessi Parroci sono i Decurioni ed essi comprendono benissimo la necessità e l'efficacia della pia pratica pel bene delle anime. E ovvio che la Conferenza deve avere sempre il duplice fine: 1) di diffondere lo spirito dei Santo applicandolo praticamente alla vita cristiana secondo i bisogni dei tempi; 2) di interessare efficacemente i Cooperatori all'attività salesiana. A questi criteri si ispirino i Conferenzieri e su questo svolga il suo commento chi presiede l'adunanza, accennando in particolare alle opere prospettate dal Rettor Maggiore nella circolare pel corrente anno.
Assistendo a questa Conferenza i Cooperatori posso no acquistare l'INDULGENZA PLENARIA purchè, confessati e comunicati, visitino qualche chiesa pubblica pregando secondo l'intenzione del Sommo Pontefice.
Ove si raccogliessero offerte per le Opere Salesiane si trasmettano con sollecitudine al Rettor Maggiore, Via Cottolengo. 32 - Torino, 109.
L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, eretto in Ente Morale con Regio Decreto 13 gennaio 1924, n. 22, può legalmente ricevere Legati ed Eredità. Ad evitare possibili contestazioni si consigliano le seguenti formule: Se trattasi d'un Legato: « ... lascio all'Istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino a titolo di legato la somma di Lire... (oppure) l'immobile sito in... ».
Se trattasi invece di nominare erede di ogni sostanza l'Istituto, la formula potrebbe esser questa: « Nomino mio erede universale l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino, lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo ». (Luogo data). (Firma per esteso).
BORGOMANERO ha invitato a cantare le glorie di S. Gio. Bosco S. E. Mons. Ernesto Coppo, vescovo salesiano, il quale dal 17 al 20 maggio ha predicato ogni sera nella Collegiata ed ogni mattina ha tenuto un fervorino, durante la Messa, ai giovani studenti ed ai fedeli che frequentano la cappella dell'Istituto salesiano. Fra le funzioni speciali riuscitissimo l'omaggio delle scolaresche che convennero al completo in Collegiata il giorno 19 per la S. Messa ed il discorso di S. E. Dopo la funzione passarono al Cinema Sociale per la proiezione di films missionarie salesiane. Il giorno della festa convennero all'Istituto numerosi Ex-allievi per dire la parola ufficiale della riconoscenza e della venerazione al santo Educatore. S. E. Mons. Coppo celebrò la Messa della Comunione ed assistette pontificalmente a quella solenne. Erano presenti il Capitolo e tutte le autorità cittadine. Nel pomeriggio, dopo il panegirico e la Benedizione impartita da S. E., il popolo accorse al teatro Sociale per la commemorazione civile tenuta dallo stesse Podestà avv. Gianni Colombo con eloquenza calda di affetto e vibrante di entusiasmo. Tutta la città offerse a notte il magnifico spettacolo di lana illuminazione generale. La cappella della Collegiata e la Banda cittadina si divisero il programma musicale nelle diverse manifestazioni.
BORGO SAN MARTINO, che si vanta di ospitare uno dei primi e più fiorenti collegi salesiani, aperto dallo stesso Santo, ha tributato un affettuoso omaggio di devozione durante il triduo predicato dal salesiano D. Toigo, il 19, 20, 21 aprile nella chiesa parrocchiale. A rendere poi più solenne la festa accorsero, il giorno 22, Ex-allievi da tutte parti ed intervenne l'Ecc.mo Arcivescovo salesiano Mons. Guglielmo Piani, Delegato Ap. alle Filippine, insieme col sig. D. Serié del Cap. Sup. e l'Ispettore D. Rivolta. La grande giornata cominciò per tempo colla Messa di mezzanotte celebrata dal Prevosto locale per distribuire subito la S. Comunione alla falange di giovani e di uomini accorsi la sera della vigilia per le confessioni e la veglia santa.
Tutta la mattinata poi fu un trionfo eucaristico alle varie messe. S. E. celebrò in collegio, dopo aver benedetto il nuovo altare dedicato al Santo, ed assistette pontificalmente alla Messa solenne in parrocchia, tessendo nell'Omelia l'elogio del Santo. Al convegno degli Ex-allievi l'oratore ufficiale prof. Gabotto svolse il tema « Don Bosco è nostro ». Nel pomeriggio il tempo permise la grandiosa processione che fu coronata dalla Benedizione eucaristica e dal bacio della Reliquia. A notte illuminazione, concerto, fuochi artificiali.
BUSCA. - Promossa dal Comitato locale degli Ex-allievi e preceduta da un triduo predicato dal salesiano D. Fogliasso, la festa, il 23 settembre u. s., è riuscita un trionfo tanto alla messa della comunione generale come a quella solenne, durante la quale disse il panegirico il salesiano D. Lajolo. Nel pomeriggio poi, dopo il canto dei Vespri, un'imponente processione raccolse tutto il popolo e numerosi fedeli dei paesi vicini, attorno al Clero ed alle Autorità per un tributo di devozione indimenticabile. Prima della Benedizione D. Fogliasso ringraziò dell'omaggio tutti i suoi compaesani. A notte illuminazione generale.
BUSTO ARSIZIO. - Lo zelo del Clero, la cordiale cooperazione di tutte le Autorità, l'attività dei Comitati organizzati dagli Ex-allievi hanno preparato a San Giovanni Bosco un trionfo che fu coronato da splendido successo il 23 settembre u. s. Tre illustri oratori hanno dapprima lumeggiato gli aspetti più caratteristici della figura del Santo, davanti ad autorità ed elettissimo pubblico nel Teatro delle Associazioni Cattoliche, in un ciclo di accuratissime conferenze: l'avv.- Luigi Meda, l'avv. comm. Giuseppe Cavazzana e l'on. avv. Giovanni Paleari. Poi le tre grandi parrocchie hanno spiritualmente disposto le rispettive popolazioni con tre tridui contemporanei. Nella Basilica di S. Giovanni predicò il salesiano D. Guido Favini, nella Prepositurale di S. Michele il prof. D. Peppino Cereda del Seminario Arciv. di Venegono, nella parrocchia dei SS. Apostoli il Parroco cav. D. P. Cairoli, mentre alla chiesa dei Francescani e in altre chiese della città si facevano coincidere speciali funzioni propiziatrici. La sera della vigilia con semplice ma significativa cerimonia Mons. Prevosto benedisse la II Fiera del libro cattolico, che richiamò numeroso pubblico a utili e sane letture. All'indomani concorso di folle strabocchevoli a tutte le funzioni; Comunioni generali a migliaia. Dopo la Messa celebrata in Basilica dall'Ispettore salesiano D. Colombo, autorità e popolo, con a capo Mons. Prevosto e il vice-Podestà, procedettero alla inaugurazione della nuova via dedicata a San Giovanni Bosco. Quindi Mons. Prevosto comm. Paolo Borroni fece l'ingresso in Basilica pel solenne pontificale durante il quale la celebre corale « S. Cecilia a eseguì impeccabilmente musica liturgica di mirabile effetto.
Descrivere la processione del pomeriggio? Ci vorrebbero parecchie pagine. I giornali hanno dato da 3o a 40.000 persone, convenute da tutte le parrocchie della Pieve coi loro Parroci, Associazioni, musiche e stendardi. Fu un trionfo di organizzazione, di fede, e di entusiasmo giustamente rilevato dal predicatore salesiano nel rivolgere a quel mare di gente, stipata nell'ampia piazza, al ritorno della processione, le brevi parole di plauso, dopo che Mons. Borroni ebbe impartita la benedizione colla Reliquia del Santo.
Tutta la città era addobbata ed imbandierata.
Con geniale iniziativa le autorità vollero dare alla festa anche la massima solennità civile, issando il tricolore a tutti i pubblici e privati edifici. A notte illuminazione generale, mentre Autorità, Ex-allievi e folla gremiva il teatro delle Associazioni Cattoliche per assistere ad una grandiosa accademia ed al discorso ufficiale tenuto dal Presidente gen. degli Ex-allievi, avv. comm. Felice Masera.
La corale « S. Cecilia » con una massa di oltre 100 voci e l'orchestra « Rossini » composta di 40 professori, svolsero un magnifico programma. Disse il grazie della Società Salesiana l'ispettore Don Colombo.
CASTELGANDOLFO. - Le grandiose feste celebrate da Castelgandolfo ad onore di S. Giovanni Bosco, dal 26 al 29 dello scorso luglio, furono forse la risposta più eloquente alla cura affettuosa che i Salesiani, chiamati dal Santo Padre Pio XI a reggere la vetusta parrocchia, prodigano, nello spirito del Santo Fondatore, a vantaggio delle anime degli abitanti.
Un attivo commutato di cittadini e di villeggianti, presieduto dal Parroco e dal Podestà, ha attuato un magnifico programma. Predicò il triduo con efficacia veramente straordinaria S. E. Mons. Olivares, salesiano, vescovo di Nepi e Sutri. Ed i fedeli accorsero numerosi fino a gremire la chiesa nel corso delle principali funzioni in cui officiarono distinte personalità del clero diocesano e romano.
La vigilia fu ancor più fervida per l'omaggio ufficiale della Gioventù, Associazioni Cattoliche, istituti religiosi e Clero. Celebrò la Messa della comunione Mons. Parenti, Rettore del Collegio di « Propaganda Fide », e dopo la messa cantata dal Rettore del Collegio Nord-Americano, Mons. Burke, il Direttore spirituale di « Propaganda Fide », Mons. Canestri, tenue ai sacerdoti ed ai seminaristi un'interessante conferenza sull'apostolato del Santo. Il trionfo esteriore cominciò la sera del sabato con una imponente processione che trasportò dalla cappella del Collegio di « Propaganda Fide » alla parrocchia l'insigne Reliquia offerta dai Salesiani al Santo Padre e dal Vicario di Cristo regalata alla Chiesa di Maria Ausiliatrice in Roma.
Aperta dai « Balilla », seguivano le orfanelle dell'Istituto Torlonia, le novizie delle Figlie di Maria Ausiliatrice, le Maestre pie Filippine, le Figlie di Maria, le Donne Cattoliche di Castel Gandolfo, un gruppo della Schola cantorum femminile, la banda di Grottaferrata diretta dal Maestro Gentile e la Schola cantorum di Propaganda Fide. Vi presero parte tutti i collegi che risiedono a Castel Gandolfo per la villeggiatura e i religiosi di Castello e di Albano: Collegio di Propaganda, Salvatoriani, Ruteni, del Preziosissimo Sangue, Sacramentini, Carissimi, PP. Gesuiti della Specola, ecc. In piviale e mitra venivano poscia S. E. Mons. Luigi Olivares, S. E. Mons. Luigi Pellizzo, Arcivescovo Tit. di Damiata, S. E. Mons. Giov. Ant. Dueñas, Arcivescovo di S. Michele nel Salvador, S. E. Mons. Felice Guerra, salesiano, che portava l'insigne reliquia, la 5a vertebra cervicale. Seguiva la processione S. E. il Marchese Camillo Serafini, governatore della Città del Vaticano, con il comm. Emilio Bonomelli, direttore delle ville pontificie, il podestà e gli officiali del Comune, il gruppo giovanile di A. C., cittadini e villeggianti innumerevoli. Appena la processione sboccò sul corso Vittorio Emanuele fu accesa un'artistica galleria di lampadine elettriche a colori. Il popolo che devoto assisteva al passaggio si unì alla folla che seguiva la Reliquia, addensandosi sulla piazza fino a gremirla. Sul pronao del tempio S. E. Mons. Olivares rivolse allora un breve e vibrante discorso invitando tutti, a nome del Santo, a considerare la necessità di salvare la propria anima, con questo augurio usato da D. Bosco: «salute, scienza, santità». La cerimonia ebbe termine con la Benedizione eucaristica impartita da S. E. Mons. Guerra.
L'indomani celebrò la Messa della comunione generale S. E. Mons. Olivares e molti fedeli si accostarono alla mensa eucaristica dopo aver ascoltato un devoto fervorino.
Alle ore 9,15, giunse da Roma Sua Em. Rev.ma il Signor Cardinale Gennaro Granito Pignatelli di Belmonte, decano del Sacro Collegio e Vescovo di Ostia e di Albano, ricevuto al Palazzo Pontificio ed ossequiato dal parroco, dal direttore delle ville pontificie, dal podestà di Castel Gandolfo e da un gruppo dell'Azione Cattolica. Preceduto dal clero e accompagnato dalle autorità e dal popolo si recò immediatamente alla chiesa parrocchiale per il solenne pontificale. Gli alunni della Schola cantorum di Propaganda, diretti dal Maestro Praglia, l'accolsero cantando l'Ecce Sacerdos Magnus. Assisosi al trono, e rivestitosi dei sacri paramenti e assistito dai rev.di canonici di Albano, iniziò la Messa pontificale. Il servizio all'altare fu eseguito in modo inappuntabile dai giovani del Collegio di Propaganda, e sotto la direzione artistica del maestro Praglia i giovani dello stesso Collegio eseguirono musica del Palestrina e del Praglia. Finito il pontificale, Sua Em. ripartì per Roma.
Nel pomeriggio, giunse dall'Urbe la Banda Giacomo Puccini O. N. D. Elettricità e Gas » che eseguì un ottimo programma musicale. Alla funzione religiosa, S. E. Mons. Olivares intessè un filiale e magnifico panegirico del Santo, e dopo il Te Deum, l'inno Iste Confessor del Cagliero e il Tantum Ergo dell'Amedei, eseguiti dalla Schola cantorum dei giovani di A. C., S. E. Mons. Guerra impartì la Benedizione eucaristica. Il bacio della reliquia del Santo chiuse le cerimonie religiose.
A sera, i Sampietrini accesero, per la prima volta, le fiaccole sulla cupola del Bernini ed il popolo godette coll'illuminazione anche un apprezzato spettacolo pirotecnico.
CASTELNUOVO DON BOSCO. - La terra natale del nostro Santo non poteva esser seconda a nessuno nell'onorare il suo primo Figlio Santo, cui deve oltre la gloria della santità, anche la massima fama che omai l'immortala dall'estremo oriente, all'estremo occidente, fino all'ultimo lembo di espansione dell'Opera salesiana. Ed i festeggiamenti organizzati dal Parroco e dalle Autorità locali assursero infatti al trionfo di una vera apoteosi. Predicò il triduo, dal 13 al 16 settembre, S. E. Mons. Galeazzi, vescovo di Grosseto, in quella chiesa parrocchiale in cui il Santo ricevette il Battesimo, la prima Comunione e l'abito ecclesiastico. Il secondo giorno del triduo fu distinto da speciali funzioni e dal Convegno della gioventù di Azione Cattolica della plaga. Al venerando Mons. Filipello, vescovo di Ivrea, gloria Castelnovese, fu riserbato l'onore di consacrare l'altare dedicato al Santo e di celebrare la Messa per la gioventù del paese. S. E. Mons. Galeazzi rivolse invece la sua parola alle numerose rappresentanze delle Associazioni Giovanili di A. C. convenute da tutta la plaga a rendere omaggio al Santo dei giovani.
L'efficacia del triduo fu documentata dalla Comunione generale del giorno della festa che diede l'impressione di una nuova Pasqua. S'alternarono all'altare gli Ecc.mi Vescovi ed il Prefetto generale della Società Salesiana, sig. D. Berruti, che rappresentava il Rettor Maggiore. Pel solenne pontificale giunse poi da Torino l'Em.mo Card. Arcivescovo Maurilio Fossati, accolto con immenso giubilo da autorità e popolo. Al Vangelo Sua Eminenza tenne l'Omelia esaltando l'umiltà del Santo. Lo stesso Em.mo Principe portò lo splendore della sacra porpora alla imponente processione del pomeriggio decorata dalla presenza di cinque Vescovi, gli Ecc.mi Mons. Galeazzi, Mons. Filipello, Mons. Pinardi, Mons. Coppo, Mons. Perrachon, il Prefetto Ap. Mons. Cagliero, tutte le Autorità, i Rev.mi Don Berruti e Don Candela del Cap. Sup. ecc. La statua del Santo è passata in trionfo per quelle vie che lo videro fanciullo raggiungere scalzo le scuole elementari e che risuonarono poi dell'eco della sua ascesa fino agli altari. Il canto del Te Deum e la Benedizione eucaristica, impartita da S. Eminenza, chiusero il ciclo delle sacre funzioni. Una graziosa illuminazione ed il concerto della banda rallegrarono invece il popolo fino a tarda ora nella piazza in cui s'erge il monumento al Santo.
CATANIA. - Le onoranze a Don Bosco Santo, decretate, più che da programmi concordati, dal plebiscitario consenso delle folle, si svolsero in Sicilia con quel ritmo crescente, che accompagna sempre i trionfi della santità eroica e della bontà effusiva.
Tutti i figli dell'Isola generosa, che nutrono sempre palpiti di sincera ammirazione per le Opere Salesiane portarono a questo ritmo di simpatia il loro contributo di partecipazione e di plauso. Tutta la Sicilia Salesiana fu mobilitata per la commemorazione del fausto avvenimento. Alla sua degna celebrazione diedero la loro entusiastica adesione tutto l'Ecc.mo Episcopato Siculo, dietro l'esempio di S. Em. il Card. Lavitrano, Arcivescovo di Palermo, Onor. Senatori e Deputati, tutti gli Ecc.mi Prefetti delle Provincie della Sicilia, Segretari Federali e Podestà e le più spiccate personalità nel campo dell'Istruzione Pubblica, della Magistratura, del Foro, dell'Esercito, dell'alta cultura e dell'aristocrazia isolana.
Catania iniziava il ciclo dei festeggiamenti, organizzati da un attivissimo Comitato, il 24 maggio, al Duomo.
Il maggior tempio della città, aveva rivestito le gale pompose della solennità. Una luce gemmea, palpitante brillava da mille lampadari.
Altri bagliori d'oro coloravano i grandi quadri illustrativi degli episodi più caratteristici della vita di Don Bosco, pendenti dalle colonne del tempio, e specialmente l'artistica tela che dominava l'altar maggiore.
L'onore del primo omaggio al «Santo dei giovani a fu riservato ai giovani.
Circa cinquemila tra Balilla e Piccole e Giovani Italiane, guidati dai loro dirigenti, con i labari delle loro legioni, convennero al Duomo per assistere alla S. Messa celebrata da Mons. Salvatore Romeo, e per ascoltare un fervido discorso di Mons. Carmelo Scalia.
A sera cominciò il triduo predicato da S. E. Mons. Peruzzo, vescovo di Agrigento, e le funzioni si svolsero ordinate con crescente sensibile fervore.
Il venerdì, 25 maggio, S. E. Rev.ma Mons. Salvatore Russo, Vescovo di Acireale, celebrò la messa della Comunione Generale per gli Istituti Maschili. Alle 10, Messa solenne Pontificale, celebrata da S. E. Rev.ma Mons. Giovanni Bargiggia, Vescovo di Caltagirone, che disse anche l'omelia.
L'indomani la Messa della comunione generale fu celebrata da S. E. Rev.ma Mons. G. B. Peruzzo, Vescovo di Agrigento, con l'intervento degli Istituti Femminili, e il pontificale e l'omelia vennero tenuti da S. E. Rev.ma Mons. Giovanni Iacono, Vescovo di Caltanissetta.
In tutti e due i giorni, da cinque altari, altrettanti sacerdoti, non facevano che dispensare il Pane degli Angeli a tanta folla di giovinezze.
L'organo e la musica liturgica, eseguita a turno dalle varie Scholae Cantorum del Seminario Arcivescovile, dell'Istituto Maria Ausiliatrice e degli Istituti salesiani di Catania, S. Gregorio e Pedara, scandivano il rituro della letizia spirituale.
La domenica 27, fu un trionfo incomparabile!
Non si contano coloro - tanto erano in gran numero - che al mattino, nel monumentale tempio maggiore, e contemporaneamente nella chiesa parrocchiale di S. Placido, parteciparono al Sacramento dell'Eucaristia.
Al Duomo celebrò una delle prime Messe S. E. Mons. Ettore Baranzini, Arcivescovo di Siracusa per la Comunione Generale degli Oratori e della Gioventù maschile e femminile di A. C., delle Cooperatrici e Dame Patronesse delle Opere Salesiane, delle ex-Allieve, Universitarie e Unioni Donne di A. C., Terziarie e Sacramentine e la coorte di tutte le branche delle varie organizzazioni maschili. Dodici sacerdoti da altrettanti altari la durarono a lungo a distribuire la SS. Eucaristia.
Appena finita la funzione i fedeli che attendevano impazienti si riversarono ad ondate con flusso continuo, da tutte le porte del tempio, per dire a Don Bosco la loro fede e il loro amore.
Alle 10 il tempio rigurgitava pel solenne pontificale di S. E. Mons. Arcivescovo. Assistevano gli altri Ecc.mi Vescovi, Prelati, Capitolo, Dignità e tutte le Autorità con a capo S. E. il Prefetto. Possenti altoparlanti trasmisero la musica e tutta la funzione.
Contemporaneamente nella chiesa parrocchiale di S. Placido, si svolgeva un'altra funzione liturgica, celebrata da Mons. Carmelo Scalia, Vic. Gen. per le Beniamine e i Fanciulli Cattolici. Grande adunata, anche questa, d'innocenza e di fede!
Rinunziamo a descrivere minutamente la processione del pomeriggio in cui l'entusiasmo raggiunse il delirio.
Preceduto da tutte le organizzazioni, dagli Ordini religiosi, dal Clero, dai Prelati, dai Vescovi e dall'Arcivescovo che reggeva la Reliquia, altoelevato su di un'automobile infiorata e illuminato e aureolato di luci di fiamma, il simulacro di Don Bosco Santo è passato, fiancheggiato dalla guardia del corpo degli Universitari di A. C. con berrettino goliardico e torcia, su un tappeto di petali multicolori sparsi da uno stuolo di paggetti in costume secentesco, fra un tripudio indescrivibile. Lo seguivano immediatamente, strette attorno al gonfalone del Comune, tutte le Autotrità cittadine e una folla incalcolabile di Associazioni e di fedeli.
Da piazza Cavour, per l'ampio itinerario, il corteo imboccò piazza Duomo.
Calavano le ombre del crepuscolo e migliaia di lampade improvvisarono al Santo una festa di luci meravigliosa. Tutti i palazzi dipendenti dal Comune, il Palazzo del Governo, la sede del Fascio, la mole imponente del Duomo ardevano di lampadine che correvano attraverso le linee architettoniche, come cordoni di fuoco, stagliando la sagoma degli edifizi.
Piazza Duomo sembrava trasfigurata.
Su la scalea del Duomo era stato improvvisato un altare.
Vessilli, gagliardetti, orifiamme, si disposero ai lati raccogliendo la folla degli Istituti, Associazioni, Organizzazioni, e l'altra folla si affrettò a gremire fin l'ultimo spazio, in attesa della statua del Santo. Quando questa apparve fu un delirio di applausi, di evviva, di gioia, di canti, finchè tutta quella marea umana si raccolse, unissona, al canto del Te Deum e del Tantum ergo.
Uno squillo di tromba e tutte le fronti si curvano a ricevere la S. Benedizione. Un istante di profondo silenzio in adorazione, e poi uno slancio incontenibile, un grido solo: « Viva Don Bosco: ». Degna corona a tutto il ciclo dei festeggiamenti iniziatisi, sotto i migliori auspici, con le due commemorazioni civili tenute nel vastissimo atrio dell'Istituto Salesiano di via Cibali, dall'On. Egilberto Martire e dal Generale Alberto Turano.
COGGIOLA. - Preparata da un triduo predicato dal salesiano D. Baldasso, la popolazione di Coggiola ha chiuso i festeggiamenti a Don Bosco Santo con un programma dei più pittoreschi. Il sabato a sera, grande fiaccolata, sotto una pioggerella uggiosa, al canto degli inni ufficiali. La domenica mattina, 2 settembre, Messa con Comunione generale e fervorino in parrocchia, poi processione colla statua del Santo fino al Santuario di Cavallero, pel canto della Messa solenne e pel panegirico. Folla immensa, autorità e personalità; entusiasmo indescrivibile. Nel pomeriggio, convegno giovanile diocesano col concorso di centinaia e centinaia di giovani; poi Vespri solenni, discorso e discesa processionale alla parrocchia. Il sacro tempio fu incapace a contenere tutta la folla accorsa coi parroci, associazioni e vessilli anche dai paesi vicini. Le funzioni volgevano al termine, quando, accolto festosamente dalle autorità e rappresentanze, sopraggiunse il Vescovo diocesano S. E. Mons. Garigliano a dare ai giovani l'attestato più desiderato del suo paterno affetto. S. E. benedisse infatti il vessillo dell'Associazione Giovanile di A. C. « Voluntas » ed impartì a tutto il popolo la trina benedizione eucaristica, suggellando il trionfo di tanta festa.
COLLE SALVETTI (Livorno). - La festa celebrata in onore di S. Giovanni Bosco la domenica 27 maggio u. s. non poteva essere coronata da miglior successo, grazie alla magnifica organizzazione curata dal solerte Comitato, presieduto dal Podestà Grand'Uff. Avv. Vittorio Chayes. Tutta la popolazione orgogliosa di ospitare i Salesiani da ben 42 anni corrispose con indicibile entusiasmo, coprendo non solo tutte le spese, con offerte spontanee, ma aggiungendovi ancora una cospicua elargizione a favore del locale Aspirandato Salesiano.
Tutto il paese apparve trasformato: archi trionfali e trofei di bandiere, gioia e festa per tutto.
Celebrò la Messa della Comunione generale S. E. Rev.ma Mons. Gabriele Vettori, Arcivescovo di Pisa. Giovani e fedeli si accostarono a centinaia alla Mensa Eucaristica.
Alla Messa solenne celebrata da Mons. Adolfo Braccini, con assistenza pontificale di S. E. e cantata dalla Schola cantorum dell'Aspirandato Salesiano, il concorso del popolo fu tanto che la vasta Chiesa, artisticamente addobbata, non riuscì a contenerlo tutto. Lo stesso Ecc.mo Arcivescovo tenne l'Omelia sul novello Santo. Assistettero ufficialmente il Prefetto della provincia di Livorno, S. E. Guido Letta, il Duca e la Duchessa di S. Elisabetta e tutte le Autorità.
Nel pomeriggio, si svolse grandiosa la processione, cui parteciparono anche i paesi vicini, e fu rallegrata dai canti dei numerosissimi fedeli e dal suono di tre bande musicali.
Dopo la benedizione eucaristica, la festa si chiuse con concerto e spettacolo pirotecnico. Fra le cerimonie preparative va segnalata la splendida conferenza tenuta da S. E. il Prefetto della Provincia nell'Istituto Salesiano. La competenza e l'autorità dell'Ecc.mo Oratore hanno tessuto al Santo Educatore il più alto elogio.
MARSALA. - Il ciclo dei festeggiamenti che si svolsero nella Chiesa Madre fu onorato dalla partecipazione di tre Ecc.mi Vescovi: Mons. Ballo della Diocesi di Mazara, Mons. F. Ricca della Diocesi di Trapani, Mons. Genuardi, Ausiliare di Palermo.
Le funzioni richiamarono moltissimi fedeli che affollarono veramente il tempio sia durante la celebrazione delle Messe, sia alla predicazione di Mons. Buttò. Il pontificale della festa venne celebrato da S. E. Mons. Ballo con l'assistenza dei canonici mitrati della Cattedrale di Mazara e del capitolo della insigne Collegiata. Erano presenti S. E. Mous. Ricca, S. E. il Prefetto, il Segretario Federale e le rappresentanze delle varie organizzazioni e sodalizi della città.
Sull'altare di marmo campeggiava il simulacro di Don Bosco in un mare di luce. Magnifico il panegirico di Mons. Buttò.
Alla processione del pomeriggio parteciparono i due Vescovi, il Capitolo, le Associazioni religiose e tutte le Autorità. L'imponente sfilata raggiunse la Casa «Divina Provvidenza» dove la festa si chiuse con allocuzione di Mons. Buttò e la santa benedizione.
MESSINA. - Messina, che da oltre un quarantennio ha visto tra le sue mura nascere e fiorire le Opere di Don Bosco, consacrò alla degna celebrazione di Lui giorni di indicibile entusiasmo e largo tributo di alta venerazione. Un Comitato d'onore in cui figuravano i nomi di tutte le Autorità civili, religiose, politiche e scolastiche della città, conferì non solo lustro e decoro al ciclo dei festeggiamenti, ma diede anche il più' alto affidamento per la riuscita di essi.
La festa venne preceduta da un Triduo Solenne nella Chiesa del SS. Salvatore, Cattedrale dell'Archimandritato, predicato dall'illustre oratore Can. Pasquale Castro. Officiarono rispettivamente le LL. Ecc.ze Rev.me Mons. Felice Cribellati, Vescovo di Nicotera e Tropea, Mons. Giuseppe Cognata, Vescovo di Bova e Mons. Salvatore Russo, Vescovo di Acireale.
Alle funzioni del mattino, parteciparono, nei vari giorni, gli alunni degli Studentati religiosi della città, gli Allievi dei due locali Istituti Salesiani, delle Scuole elementari, delle Compagnie religiose e di tutte le Associazioni Femminili Cattoliche. La musica, sceltissima, venne magistralmente eseguita dalla Schola Cantorum dello Studentato Teologico Salesiano, con accompagnamento d'orchestra.
La sera della vigilia, dopo la benedizione eucaristica, ebbe luogo il trasporto della Reliquia e dell'Immagine del Santo dalla chiesa del SS. Salvatore al Duomo.
Collocato su elegante ferculo, ricco di fiori e di luci, il quadro del Santo, apprezzato lavoro del P. Cianci, conventuale, fu portato in trionfo tra evviva, acclamazioni, canti, suono di campane, luci di bengala con entusiasmo indescrivibile. Una gran folla seguiva il religioso corteo; P. Giuseppe Liotta dei Conventuali reggeva la santa Reliquia.
Altra gran folla attendeva l'arrivo della processione nel Duomo splendidamente illuminato. Quivi fu impartita la benedizione con la Reliquia e la folla dei giovani e degli ex-allievi di Don Bosco sciolse canti e inni al novello Santo.
Al mattino della domenica, la Cattedrale era gremita di numerosissimo stuolo di fedeli, specialmente di fanciulli e fanciulle per la Messa della Comunione generale celebrata da Mons. Barbaro: ben sei sacerdoti attesero con lui alla distribuzione dell'Eucarestia, mentre si eseguiva scelta musica liturgica.
Alla Messa pontificale, celebrata dal venerando Arcivescovo S. E. Rev.ma. Mons. Paino, così caldo ammiratore di Don Bosco e così benevolo verso l'Opera Salesiana, assistettero in posti d'onore, le più alte Autorità cittadine.
Il sacro tempio era gremitissimo. Al Vangelo, il Can. P. Castro tessè il panegirico del Santo.
Le Scholae Cantorum del Seminario Arcivescovile e del Seminario Salesiano eseguirono la « Missa Pontificalis » del Perosi.
Alla sera, dopo i Vespri, si svolse la solenne Processione. Organizzata nei locali dell'Oratorio Salesiano, di via Lenzi, e dintorni, potè svilupparsi poi uscendo dalla porta maggiore del Duomo.
Intervennero in gran numero le Associazioni, Confraternite, pie Unioni, Istituti, rappresentanze di tutte le scuole della città con bandiere, delle Associazioni di Azione Cattolica, degli Ordini Religiosi e del Clero, dei Parroci e del Capitolo della Cattedrale, che faceva corona a S. Ecc. Mons. Arcivescovo.
Attorno alla statua del Santo facevano scorta d'onore gli ex-allievi salesiani con le loro bandiere e dietro veniva una selva di stendardi e bandiere delle Associazioni Cattoliche e una fiumana di popolo. Chiudeva il corteo la banda dell'orfanotrofio Antoniano.
Giunta la processione ad oltre metà del suo percorso, cominciò a piovere e l'itinerario si dovette forzatamente ridurre.
Il Duomo fu rapidamente affollato e S. Ecc. Mons. Arcivescovo impartì la Benedizione con la Reliquia di San Giovanni Bosco; poi, cessata alquanto la pioggia, giovani ed ex-allievi in devoto corteo, fra una calca di popolo, riportarono l'immagine e la Reliquia di Don Bosco nella chiesa del SS. Salvatore.
Nell'Oratorio Salesiano, tutto illuminato, la festa si protrasse fino a notte, tra fuochi d'artifizio ed il concerto della Banda del Dopolavoro.
L'indomani ebbe luogo nell'Aula Magna della R. Università la commemorazione civile del novello Santo, tenuta dal Generale Alberto Turano di Roma, alla presenza delle Autorità cittadine, e riuscì una nuova esaltazione del nostro Santo.
MODICA. - La festa fu preceduta da una commemorazione tenuta nel teatrino dell'Oratorio dal Rag. Pluchino e da un solenne Triduo predicato dal Rev.mo Mons. Carmelo Scalia, Vicario Generale dell'Archidiocesi di Catania e libero docente all'Università. La folla gremì tutte le sere la magnifica Chiesa Madre di S. Pietro.
La vigilia, giunse S. Ecc. Rev.ma Mons. Cognata Salesiano, Vescovo di Bova, accompagnato da S. Ecc. Rev.ma Mons. Vizzini, Vescovo diocesano. Accolto solennemente dal ven. Capitolo, dal Clero e dal popolo S. E. pontificò i Vespri cantati dai Chierici Cappuccini e dagli Aspiranti Salesiani. Il giorno della festa, 17 maggio, l'artistico tempio di S. Pietro fu mèta di continui pellegrinaggi. Ci furono Messe a tutte le ore; affluenza straordinaria ai SS. Sacramenti, specialmente alla Messa della Comunione Generale,
Alle 10, salutato dal canto dell'antifona Sacerdos et Pontifex fece l'ingresso S. Ecc. Mons. Cognata, pel solenne Pontificale a cui assistette S. Ecc. Mons. Vizzini. La Schola Cantorum delle Figlie di Maria Ausiliatrice eseguì egregiamente la musica liturgica. Alla fine del Pontificale, una scena indescrivibile: tutta la folla si riversò all'improvviso verso l'altar maggiore gridando al miracolo. Una giovane infatti, certa Iolanda Giannone, che da otto anni non poteva parlare per un'escrescenza alla gola, e che si era preparata alla festa con una novena al nuovo Santo per ottenere la grazia, improvvisamente aveva ripreso la parola ed era libera dal suo male.
Alla sera, tenne il panegirico del Santo S. Ecc. Mons. Cognata, alla presenza del Vescovo diocesano, di tutto il clero, di S. Ecc. il Prefetto della Provincia, del Segretario del Fascio, del Podestà di Modica e di tutte le altre Autorità Politiche, Civili e Militari.
Dopo la funzione, concerto della Musica Cittadina al Largo Giardina.
PALERMO. - Preparati sotto l'alto patronato di S. Em. il Card. Lavitrano, con l'appoggio morale di uno sceltissimo Comitato di onore, con il valido e fattivo aiuto di un Comi†ato esecutivo, i festeggiamenti in onore di Don Bosco Santo riuscirono davvero imponenti e segnarono per Palermo un avvenimento cittadino. Se l'adesione ai festeggiamenti fu unanime, se, commovente e significativo, il consenso di simpatia e la cooperazione di tutte le Autorità, particolarmente consolante fu il movimento spirituale e il bene delle anime.
Il monumentale Duomo fu la sede dei festeggiamenti religiosi; il Politeama Garibaldi fu la sede della commemorazione civile. Il Triduo solenne in predicato da S. Ecc. Rev.ma Mons. Ricca, Vescovo di Trapani, che con fervore di spirito e magistero di dottrina, tessè le lodi del Santo di fronte ad un pubblico sceltissimo e numeroso.
Questa affluenza di fedeli divenne imponente nel giorno della solennità. Divote e commoventi le Comunioni Generali in tutte le varie funzioni. Inappuntabile l'esecuzione musicale e il servizio d'ordine, specialmente durante il solenne Pontificale, tenuto da S. Em. il Cardinale Arcivescovo che disse, ascoltatissimo, una magnifica Omelia.
Nel pomeriggio, ordinata e composta, si svolse la processione, in mezzo ad una doppia ala di popolo deferente ed ammirato al passaggio di S. Em. il Cardinale, che si degnò portare la reliquia del Santo.
Animazione insolita per le vie, negozi sfarzosamente addobbati ed illuminati; dappertutto troneggiante l'immagine di Don Bosco.
La Commemorazione civile fu tenuta da S. E. il Ministro Fedele, venuto espressamente ad inneggiare al Gran Santo Italiano. Il Politeama Garibaldi presentava un magnifico colpo d'occhio. Sorrideva dal palco la figura soave di Don Bosco e il teatro, artisticamente addobbato, era stipato di elettissimo pubblico: Autorità al completo, e rappresentanze di ogni ordine cittadino, religioso, civile, politico, militare. L'oratore mise in rilievo le benemerenze di Don Bosco, tessendo in una trama felice, la vita e le geniali iniziative del Santo.
PARMA celebrò degnamente le feste in onore di S. G. Bosco dal 23 al 29 aprile. Precedettero alcune commemorazioni civili, che riuscirono pienamente nell'intento di esaltare in D. Bosco il geniale educatore, il grande italiano, il Santo. Il Prof. Giuseppe Pochettino Preside del Re Liceo-ginnasio « A. Manzoni » di Milano presentò ed illustrò con sapiente maestria la figura di D. Bosco educatore agli insegnanti delle scuole di Parma, convenuti nel Salone del Palazzo Vescovile, g. c. da S. E. Mons. Vescovo. Il Gen. Turano di Roma in una smagliante orazione celebrò l'opera sociale dal Santo svolta in un periodo caratteristico della storia d'Italia. Il Teatro Regio di Parma, g. c. dall'On. Podestà, fu letteralmente gremito dalle autorità religiose civili e militari con a capo S. E. Mons. Colli, S. E. il Prefetto, l'On. Podestà, e da elettissimo pubblico. Una terza conferenza tenne il Prof. Colì, dell'Istituto Magistrale di Parma, nel Palazzo Vescovile; e per ultimo il Comm. Avv. Felice Masera del foro di Torino parlò ancora al Regio della santità di D. Bosco.
Alle commemorazioni civili fecero seguito i festeggiamenti religiosi.
Dopo un triduo preparatorio con predicazione in tutte le parrocchie della vasta diocesi, predicò il triduo solenne nella Basilica Cattedrale, S. E. Rev.ma Mons. G. B. Rosa, Arcivescovo di Perugia.
Al mattino del primo giorno del triduo, 26 aprile, celebrò la Messa della Comunione generale e tenne un discorso di circostanza a tutti gli alunni delle scuole di Parma, il Vescovo diocesano Mons. Colli. Il secondo giorno fu riservato agli Istituti maschili della città e celebrò S. E. Mons. Rosa. Il terzo giorno, funzione speciale per gli Istituti femminili, celebrata da Mons. Emilio Pallavicino, Direttore dei Cooperatori, il quale rivolse al numeroso uditorio un acconcio sermoncino. Alle 10 Mons. Zaffrani, Vescovo di Guastalla, tenne Pontificale, con Omelia. Il canto liturgico fu eseguito dalla Scuola Monastica dei RR. PP. Benedettini della Chiesa di S. Giovanni.
Grandioso l'epilogo, il 29 aprile, coi solenni Pontificali del mattino e della sera, tenuti da S. E. Mons. Vescovo diocesano, con assistenza delle LL. EE. Mons. Rosa, Mons. Munerati, del Rev.mo Abate Caronti di S. Giovanni Evangelista di Parma e di tutte le Autorità religiose, civili e militari. Tempio gremito fino all'inverosimile. Al Vangelo S. E. Mons. Colli salì il pergamo e disse le glorie del Santo rilevando pure le benemerenze dell'Opera salesiana in Parma, e specialmente il valore sociale della scuola solariana, di cui fu divulgatore infaticabile D. Baratta. Ai Vespri pontificali recitò il panegirico S. E. Mons. Rosa.
La parte musicale fu assolta dalla Schola Cantorum del Seminario Maggiore, che eseguì una Messa appositamente composta dal M°. Furlotti; sedeva all'organo il M° marchese P. Pallavicino.
Ultima manifestazione della giornata fu l'estrazione della Lotteria che le Dame Patronesse avevano preparato a beneficio dell'Oratorio Salesiano e la chiusa della Pesca di beneficenza, aperta allo stesso scopo nel magnifico Salone del Vescovado, che S. E. Mons. Colli mise a disposizione.
RANDAZZO. - La città di Randazzo, sede del primo Collegio salesiano fondato in Sicilia, ha voluto cogliere l'occasione dei recenti festeggiamenti in onore di San Giovanni Bosco per riaffermare il suo fervido e riconoscente attaccamento alla famiglia salesiana, che attraverso l'educazione dei giovani, ha formato l'attuale generazione.
Le manifestazioni si sono espresse in modo particolare con un triduo di sacre funzioni, caratterizzate dal concorso plebiscitario della città.
Nella monumentale parrocchia di S. Martino, sfarzosamente parata a festa, parlò con molta efficacia il salesiano Don Pier Giuseppe Virzì.
Nella mattina di domenica, Messe dalle 5 alle 12; chiesa sempre affollata, numerosissime Comunioni.
Alla Messa parrocchiale, celebrata dall'Arciprete Can. Birelli, migliaia e migliaia di giovani dell'Oratorio festivo e di tutte le organizzazioni della città ricevettero il Pane dei forti.
Celebrò la Messa solenne Mons. Michelangelo D'Amico, Vicario Generale della Diocesi di Acireale, con assistenza pontificale di S. E. Mons. Russo, Vescovo diocesano.
La Schola Cantorum dell'Istituto Salesiano eseguì scelta musica sacra.
Parteciparono al solenne rito tutte le autorità ecclesiastiche, civili e militari della cittadina e di molti paesi vicini, accorsi in devoto pellegrinaggio.
Alle 18 ebbe inizio la processione con l'artistica statua del nuovo Santo, munifico dono del Clero randazzese. Tre ore di sfilata.
La giornata si chiuse con un magnifico concerto musicale tenuto dalla Banda cittadina, gentilmente offerta dal Podestà.
SAN BENIGNO CANAVESE. - L'Istituto Salesiano di S. Benigno Canavese, l'antica abbazia di Fruttuaria, che tante volte ospitò Don Bosco e ne sentì i palpiti più ardenti di apostolato nell'opera di formazione di tante schiere di Salesiani, chiamò a raccolta i figli vicini e lontani per celebrarne la Canonizzazione. Tutti risposero all'appello: autorità e popolo, cooperatori ed ex allievi, amici e ammiratori. Il Vicario di Volpiano can. Gili predicò mattino e sera il triduo di preparazione con mirabile efficacia nella maestosa chiesa parrocchiale. Il primo giorno fu riservato alla gioventù ed al Clero che accompagnarono fin dal mattino il quadro e la reliquia del Santo dall'Istituto salesiano alla parrocchia ove il Prevosto iniziò col canto della Messa le solenni funzioni. Nonostante i lavori urgenti della mietitura il fervore dei preparativi trasformò il paese, per la domenica 17 giugno, in un'aiuola immensa di fiori. La chiesa parrocchiale benché tanto vasta, fu insufficiente per l'occasione.
Pontificò S. E. Mons. Coppo, Vescovo Salesiano che decorò anche la magnifica processione del pomeriggio sotto un pergolato continuo di verzura e di fiori. Vi parteciparono tutte le autorità, i podestà dei paesi limitrofi, i parroci, le associazioni religiose e politiche.
La processione si raccolse nel cortile dell'Istituto dove Mons. Coppo impartì la benedizione eucaristica. A sera tutte le case erano graziosamente illuminate.
TAORMINA. - Le onoranze che anche Taormina tributò a D. Bosco furono un'alta e solenne affermazione di fede.
Il Programma dei festeggiamenti, ebbe nei giorni 10, 11, 12 e 13 maggio, il suo pieno svolgimento sotto l'impulso vigoroso del Comitato Esecutivo, e con la partecipazione entusiastica di tutta la cittadinanza.
Nel Triduo solenne, celebrato nel Duomo, gremito ogni sera da una gran folla di fedeli, tessè le lodi del Santo il salesiano Prof. Don Di Francesco Onofrio, Direttore dell'Istituto S. Luigi di Messina. Dopo le funzioni in Chiesa, ogni sera proiezioni degli episodi più caratteristici della vita del Santo.
L'apoteosi culminò con le funzioni della festa. La Messa solenne fu celebrata da Mons. D'Andrea, in rappresentanza di S. E. Mons. Arcivescovo Paino, giunto da Messina il giorno precedente ed accolto trionfalmente.
Alla Messa, cantata dalla Schola Cantorum dell'Oratorio Salesiano, intervennero le Autorità e tutte le Organizzazioni.
Nel pomeriggio una imponente processione col simulacro di Maria SS. Ausiliatrice, col quadro e la Reliquia di Don Bosco, percorse le vie della città tutta illuminata, e si sciolse in piazza dove dalla gradinata della chiesa di S. Giuseppe, Mons. D'Andrea pronunciò nobilissime parole di omaggio e impartì la Benedizione Eucaristica.
Alle ore 21, nella stessa piazza sfolgorante di luce proiettata da innumeri lampadine elettriche di fronte allo sfondo meraviglioso dell'Etna, tenne concerto la Banda del Dopolavoro.
La bella festa si chiuse, verso mezzanotte, con l'accensione di fuochi pirotecnici.
Qualche giorno dopo, il Generale Comm. Alberto Turano tenne un'applauditissima conferenza nel teatrino dell'Oratorio, illustrando la figura di Don Bosco come apostolo, geniale educatore e fervido missionario, gloria della Religione e della Patria.
TRAPANI. - Trapani ha voluto, in un impeto di profonda, ammirata devozione per il gran Santo, tributare a Don Bosco solennissime onoranze.
Il ciclo delle feste fu iniziato con la Messa di S. E. Mons. Ricca, vescovo di Trapani, per i Balilla e le Piccole Italiane che si accostarono in massa alla S. Comunione.
Predicò il Triduo in Cattedrale, Mons. G. B. Buttò, della Cattedrale di Mazara.
Il venerdì tenne pontificale S. Ecc. Mons. Ballo, vescovo di Mazara; il quale l'indomani celebrò la Messa della Comunione generale per una folla imponente di Donne e Giovani dell'A. C. e di Istituti Femminili.
Il pontificale della vigilia fu tenuto da S. E. Rev.ma Mons. Giuseppe Cognata salesiano, vescovo di Bova e fondatore della casa salesiana di Trapani.
Lo stesso Mons. Cognata celebrò la Messa della Comunione generale il giorno della festa per le Associazioni Maschili di Azione Cattolica e per gli Istituti maschili. Sfilarono ai piedi dell'altare, in folla consolante, organizzati e fedeli.
Seguì il solenne pontificale celebrato da S. E. Mons. Ricca con l'intervento di S. E. il Prefetto e di tutte le Autorità cittadine.
Al Vangelo S. E. Mons. Cognata, disse come poteva un figlio di Don Bosco, il panegirico del Santo.
La grandiosa processione del pomeriggio portò in trionfo per la prima volta Don Bosco, attraverso le vie della città, con una interminabile teoria di organizzazioni cattoliche e patriottiche, di confraternite, di istituti religiosi, Seminario diocesano, Clero, Capitolo Cattedrale e Collegiale di S. Pietro, cui seguivano le LL. EE. Mons. Ricca e Mons. Cognata, Autorità e popolo innumerevole. Al ritorno, la Cattedrale fu stipata fino all'inverosimile.
Prima della Benedizione Eucaristica S. E. Mons. Ricca, visibilmente commosso, pronunciò un'affettuosa allocuzione, incitando tutti a seguire le orme radiose del Santo.
Giovani carissimi,
Giro a voi una bellissima lettera diretta all'inizio dell'anno scolastico, l'ottobre scorso, da S. E. Mons. Stefano Hanauer, Vescovo di Vác (Ungheria) ai giovani della sua diocesi. Leggetela e fatene tesoro.
Carissimi figliuoli,
Grande onore venne quest'anno alle scuole cattoliche di tutto il mondo ed ai loro scolari: il Santo Padre ha canonizzato un maestro, che aveva consacrato tutta la sua vita ai fanciulli. Colui che, proprio nel giorno di Pasqua, fu dal Santo Padre elevato agli onori dei Santi, è S. Giovanni Bosco.
Non è ancora molto tempo che viveva quaggiù questo nuovo Santo della Chiesa: i vostri nonni erano già in vita quando egli morì; vivono ancora persone che lo conobbero; lo stesso Santo Padre che lo ha canonizzato lo conobbe, e ricorda ancora quale profonda impressione fece in lui quell'uomo straordinario.
Come e per mezzo di che diventò santo Giovanni Bosco, o, come solevano chiamarlo, Don Bosco? Ve lo dico in breve, cari figliuoli: per mezzo dei fanciulli, perchè egli amava molto i fanciulli.
San Giovanni Bosco consacrò tutta la sua lunga vita ai fanciulli, e specialmente ai fanciulli poveri, a quelli che non avevano genitori, oppure avevano genitori così poveri, che non potevano curarsi sufficientemente di loro. Migliaia di poveri giovanetti si sarebbero smarriti nella via del male, se il buon Dio non li avesse condotti a S. Giovanni Bosco, come quel caro piccolo Domerico Savio, di cui vi ho parlato l'anno scorso in una simile occasione. Così poi divennero valorosi e buoni cattolici, cittadini utili alla patria.
Perciò io raccomando tutti voi a S. Giovanni Bosco, pregandolo che, colla sua potenza celeste e colla sua grande influenza, sia vostro protettore presso quel Gesù che ama tanto i fanciulli.
Ma voglio, o miei cari figliuoli, dirvi ancora qualche cosa di S. Giovanni Bosco. Come incominciò la sua vita, come trascorse la sua infanzia, per diventar poi un così gran santo? Della vita dei santi, nulla è più interessante per i fanciulli che il sapere quale fu la loro infanzia. Potrete poi paragonare alla loro la vostra, e sapere quel che dovete fare nella vostra giovane età. Come dunque diventò santo il piccolo Giovanni Bosco? Ve lo dico, cari figliuoli. Il buon Dio gli diede una buona mamma, che fin da bambino lo curò con grande amore, ed anche più tardi rimase con lui, e lo aiutò in quanto poteva. La sua madre si chiamava Mamma Margherita. Mamma Margherita viveva in un villaggio, era povera, e rimase presto vedova, cosicchè dovette attendere da sola all'educazione del piccolo Giovanni. Mamma Margherita era una donna semplice, ma capiva maravigliosamente che cosa giova e che cosa nuoccia al fanciullo. Amava molto il piccolo Giovanni, ma non per questo lo vezzeggiava troppo: sapeva che nella vita sanno stare al loro posto soltanto gli uomini forti e ben temprati, e perciò si industriava di fare del suo Giovannino un uomo ben temprato. Il suo letto non era morbido, doveva alzarsi per tempo, e nel mangiare e nel bere usar grande moderazione: il che Giovannino continuò a fare tutta la sua vita. Sua madre lo abituò a pregare regolarmente, a frequentare la chiesa, e gli impresse nell'animo che non si dimenticasse mai che Dio e l'Angelo Custode vedono tutto, e che è lecito tare soltanto ciò che non offende i loro occhi; anzi, che si può pensare soltanto cose di cui non ci si debba vergognare davanti a loro.
Anche a voi, o cari figliuoli, io non saprei dare miglior consiglio; anche voi dovete prepararvi così alla vita.
Però, se Mamma Margherita era una buona mamma, anche Giovannino era un buon figliuolo. Egli sapeva molto bene che la più grande grazia concessagli da Dio nella sua infanzia era appunto la sua buona mamma, e non dimenticò mai ciò che egli le doveva: fu sempre un figlio buono e riconoscente, e quando la stima di lui crebbe, ed egli fu circondato di onore e venerazione, egli rimase pur sempre per la sua povera e semplice mamma quel buon figliuolo che era stato da bambino.
Fu per aver avuto una sì buona madre, che egli comprese quale fortuna sia una madre, e qual grande sventura sia per un povero bimbo il non avere madre, od avere una madre che non possa occuparsi di lui ed educarlo bene come Mamma Margherita aveva educato Giovannino Bosco. Appunto tali poveri bimbi abbandonati egli volle aiutare, e perciò fondò due congregazioni: quella dei Salesiani per l'educazione dei fanciulli, e quella delle Figlie di Maria Ausiliatrice per le fanciulle, affinché i Salesiani e le Suore sostituissero i genitori nell'amore e nella cura di quei fanciulli e di quelle fanciulle, i cui genitori non possono occuparsi di loro.
Anche per voi, o cari figliuoli, il vostro babbo e la vostra mamma sono un gran dono di Dio: siate sempre per loro dei buoni figliuoli! Pensate quanto costi ai genitori allevare ed educare i loro figli, dalla culla sino a quando si siano fatta una posizione nella vita: siate sempre riconoscenti; cercate di diminuire le loro pene per mezzo dell'ubbidienza, dell'affetto, della buona condotta e della diligenza nello studio.
Ma anche la scuola condivide il lavoro dei vostri genitori, e vi istruisce e vi educa con amore. Amate anche la scuola, cercate di essere buoni scolari, diligenti, affezionati ed obbedienti ai vostri insegnanti. Siate loro riconoscenti: la riconoscenza è l'unico dono che lo scolaro può fare al maestro.
Pregate pei vostri genitori e pei vostri maestri, e raccomandate a S. Giovanni Bosco quei molti poveri fanciulli che pur nella loro infanzia son già tutti soli: pregate Dio che mandi persone di buon cuore, che li prendano sotto la loro protezione e li educhino bene, affinchè possano diventare buoni.
Intanto vi benedice il vostro
VEscovo e PADRE + STEFANO.
Accogliete anche voi, o cari giovani, le sagge esortazioni rivolte ai vostri fratelli di Ungheria, e sforzatevi di crescere quali vi desidera S. Giovanni Bosco, la Chiesa, la Patria ed anche il vostro aff.mo
D. GIULIvo.
La prima catechesi volante fra i "Bororos" del "Rio Vermelho".
Amatissimo Padre,
Di ritorno dalla visita ai Bororos scaglionati lungo le rive del « Rio Vermelho » ed affluenti, mi affretto a fargliene relazione perché lei possa farsi un concetto dell'opportunità di questa forma di evangelizzazione che la situazione creatasi da qualche tempo fra i Bororos ci ha consigliato. Lei sa che un bel numero di famiglie Bororos raccolte per l'addietro in missioni fisse, costituite qua e là con « aldeas » chiesetta e residenza missionaria, cedettero in questi ultimi anni agli inviti di civilizzati in cerca di mano d'opera e, abbandonate varie missioni, li seguirono innestandosi così nella vita civile. Molti però non resistettero alle fatiche, al nuovo genere di vita e soprattutto al trattamento dispotico e talvolta brutale dei padroni, e fuggirono, riprendendo per lo più la via delle foreste.
La dispersione e l'internamento s'è effettuato in modo così capriccioso che riesce estremamente difficile costituire nuovi centri regolari di missione. Mentre quindi noi provvediamo a raccogliere il maggior numero possibile alla Colonia di Sangradouro, che sviluppa con ritmo normale la vita religiosa e civile, abbiamo intrapreso l'opera della Catechesi volante per ridestare nei cattolici la vita cristiana e chiamare alla redenzione quelli che non hanno ancora ricevuto il santo Battesimo. Il primo esperimento ha dato buoni risultati. Ma aumenteranno certo in proporzione della frequenza di organizzazione di questa forma di apostolato.
I luoghi che ho potuto visitare mi hanno richiamato continuamente l'immagine dell'indimenticabile Don Balzola che, tanti anni or sono, pieno di zelo, percorreva queste terre, allora assai più selvagge e deserte. Esclamazione prediletta, quasi un intercalare, del grande missionario scomparso, era un largo e sonoro « Deo gratias »; ed anche a me viene ora spontaneo un « Deo gratias » pieno di riconoscenza al Signore, che visibilmente mi ha assistito durante il lungo viaggio. Mi era compagno il catechista Bussi Secondo che fece questo viaggio quasi come un pellegrinaggio pieno di soavi ricordi, perchè trentasette anni or sono egli aveva cominciato a lavorare con Don Balzola proprio in queste zone.
Dalla mia residenza di « Poxereu » mi recai a quella di Monsignor Couturon a Lageado, una cittadina che in pochi anni si sviluppò straordinariamente ed ha già lui nostro fiorente collegio per ragazzi, mentre le Figlie di Maria Ausiliatrice fanno altrettanto bene fra le ragazze e nella cura degli infermi. Con Monsignore, tutto ben combinato pel mio viaggio, fu stabilita la partenza pel giorno 7 di agosto, perchè io avessi modo di aiutare nella festa patronale del luogo il caro D. Duroure, direttore del Collegio, che ci fu largo di attenzioni.
La maggior parte dei Bororos incontrati nelle diverse « aldeas » aveva già passato alcun tempo nelle Colonie della Missione, ma ne incontrammo anche un buon numero che non ebbe mai contatto con noi, e vivono quasi allo stato selvaggio. I più fedeli agli insegnamenti ricevuti alla Missione sono quelli che provengono dal « Rio das Mortes » (nord), alle cui terre non poterono più far ritorno per timore dei loro nemici, i Caiamos (Chavantes). Meno attaccati alla Missione quelli provenienti dal « Rio Vermelho » (sud) che, amanti delle loro foreste, ricche di caccia e dei loro grandi fiumi, ricchi di pesca, si allontanarono dalla Missione temporaneamente o per sempre. A questi specialmente desideravamo da gran tempo fare una visita che davvero urgeva, e che essi stessi più volte avevano reclamata.
Lo stato morale di molti di essi è forse peggiore di quello di quaranta anni fa. Videro la luce della verità, ma non vi fecero caso. La scarsa vernice di civiltà che ricevettero, permise loro di avvicinare il civilizzato, ma con loro danno. Prova ne sia che su 50o indi visitati, ne trovai solo 70 sotto i dodici anni. Davano la causa a malattie, ma quando parlai loro un po' chiaro in proposito, non poterono nascondere la verità.
Essi hanno per legge il « do ut des», e questo non toglie, a loro giudizio, importanza e gentilezza all'atto del «dare ». Il semplice offrire, sia pure per interesse, é grande atto di stima e cortesia che richiede altrettanto in chi riceve. Ben sapendo tutto ciò, noi non andammo a mani vuote, ma portammo alcuni regali e li rendemmo più accetti colla carità dei modi, offrendo col sorriso sulle labbra e colle parole loro più gradite.
Tutte le « aldeas » ebbero qualche cosa di caratteristico. Al « Toriparu », ove quasi tutti erano nostri antichi amici, riuscirono sommamente care e cordiali le riunioni della sera, in cui noi alternavamo il catechismo col ricordo dei bei giorni passati alla Missione. Nel « Giarudori », la riunione serale fu ancor più solenne, e raggiunse il colmo a « Porogì », la più lontana delle « aldeas » visitate.
Discendendo in canoa il « Rio Vermelho », arrivammo a « Porogì » verso il mezzogiorno; ma, seguendo il costume bororo, mi presentai col mio compagno solo verso sera. Il capo ci venne incontro salutandoci e, dato un fischio, radunò tutto il villaggio intorno a noi. Ebbe così principio una... accademia musico-letteraria.
Anzitutto egli mi dichiarò dei « loro », assegnandomi subito il gruppo e famiglia cui dovevo appartenere. Mi impose poi solennemente il nome di « Ocoghe » (nome di un pesce) e intonò un canto con danza a cui si associarono tutti i presenti. Quindi improvvisò il discorso ufficiale così travolgente che alle orecchie e alla vista di un profano avrebbe potuto sembrare ad una scarica di improperii e d'insulti con prossima minaccia di qualche grandinata di pugni. Dopo un secondo canto, il capo fece la presentazione delle autorità e di tutti i miei nuovi parenti. La cosa non si sa quando sarebbe finita, se non fosse venuta la notte. Con la testa stordita, ma contento, col bravo Bussi, ritornai al bivacco ove, recitato il santo Rosario e le orazioni della sera, prendemmo riposo nelle nostre reti legate ad annosi tronchi sulle sponde del fiume.
A questo medesimo villaggio, ben trentasette anni or sono, era giunto Don Balzola che, a ricordo della visita, aveva piantato sulle rive del fiume una croce. Essendosi poi i Bororos trasferiti più in basso, volli, in canoa, recarmi all'antica dimora denominata « Kegiari ». Vari mi accompagnarono e là vidi la croce ancor conservata con venerazione dagli Indi. Ricordai loro il primo Missionario che aveva piantato quella croce e la diedi loro nuovamente in consegna. Può immaginare la commozione del Catechista Bussi, che allora aveva lavorato personalmente per l'erezione di quella croce!
Più faticosa fu la visita al villaggio « Aigeri » fuori d'ogni cammino, in mezzo a una densa foresta, fino al limitare della quale andammo a cavallo, poi, lasciate le cavalcature presso una famiglia di civilizzati, proseguimmo a piedi.
Accompagnati da un Bororo, ci inoltrammo pel tortuoso sentiero della foresta, portando con noi alcuni viveri, alcune coperte per dormire perchè faceva freddo, ed un po' di regali pei Bororos. Tutto il resto dei nostri bagagli l'avevamo invece già affidato ai Bororos del « Toriparu » ove avremmo dovuto fare ritorno. Constatai poi che avevano rispettato tutto scrupolosamente.
Verso sera ci accampammo sulle rive del « Toddari manna » avendo colà raggiunto una comitiva di Bororos di ritorno dalla caccia. Ci trattarono da amici; ci offrirono carne, riso e perfino una ciotola per cuocerlo. Durante la notte fummo disturbati dal concerto di vari animali più o meno feroci, che però non ci tormentarono tanto come di giorno l'infinito numero di moscherini, pulci e « carrapatos ». Questi ultimi alle volte ci ricoprivano talmente da obbligarci a passare i vestiti sopra il fuoco per liberarci dalla loro feroce compagnia.
Quando Don Balzola visitò l'« Aigeri », era uno dei villaggi più popolati: attorno al capannone centrale eran sorte fino a tre serie di capanne concentriche; ma ora l'« Aigeri » è ridotto ai minimi termini. Proprio il giorno dell'Assunzione di Maria SS., battezzai la nonna di tutti i Bororos: una vecchia certo al di sopra dei 9o anni, cieca, gobba ed ammalata.
Dopo l'istruzione data a più riprese ed a piccole dosi, essa chiese il battesimo dicendomi: «Dammi di quest'acqua buona affinchè veda; mi trovo nelle tenebre ». « Te la darò, risposi, ma non so se vedrai le cose di questa terra; ti assicuro però che vedrai quelle del cielo ».
Al villaggio del « Toriparu », già avevo battezzato un neonato ed un'altra vecchia pure sugli 8o-9o anni. Uno riceveva la grazia all'alba della vita, e l'altra al tramonto.
Ho dovuto constatare con immensa pena che la propaganda protestante non ha risparmiato i nostri Bororos; i propagandisti si sono stabiliti presso il villaggio del « Giarudori » ove abbiamo visto le loro capanne. Ma un aneddoto getterà luce sufficiente sui loro successi. Un protestante disse un giorno ad una Borora: « Getta via da te quella medaglia che tieni al collo. Non è altro che il demonio ». « Sei tu un demonio, rispose pronta la donna, perchè tu come lui hai paura della Madonna ».
Al villaggio del « Pobore » trovai l'indio Antonio, uno dei tre che nel 1908 era venuto in Italia con D. Balzola. Ricorda ancora l'Italia e più che tutto il buon vino. Diceva con enfasi: « Io Antonio Italiano »; ma è ancora Bororo in tutto e per tutto.
Nel ritorno potemmo visitare una plaga abitata da civilizzati il cui centro è Rondonopolis, che anni or sono era pure il centro del protestantesimo. Trovai il popolo ben animato anche per la costruzione di una chiesetta. Quando sia finita potranno più facilmente avere la visita del Missionario che più non vedevano da 5 anni.
Ed ora mi permetta un po' di numeri. Il viaggio è durato due mesi, percorrendo un totale di più di mille chilometri, dei quali cento a piedi, 15o in canoa, ed il resto a cavallo. Presso Bororos e civilizzati esercitai il sacro ministero, amministrando i SS. Sacramenti, ma più che tutto spargendo a larghe mani la semente della divina parola. Ah, quanto ne abbisognano tutti! Ora il Padrone della messe faccia che germogli e fruttifichi.
Visitai i seguenti villaggi:
Toriparu con 68 Bororos; Aigeri con 23; Giarudori con 1o8; Pobore con 14o; Porogì con 124; Rondonopolis con 5;
Un totale di 468 persone così suddivise:
70 sotto i 12 anni; 73 dai 12 ai 2o anni; 28 dai 2o ai 55 amni; 39 al di sopra dei 55 anni.
Aggiungendo a questi il centinaio di Bororos della plaga di Poxoreu sarebbero 50o gli Indi avvicinati, uno per uno, dal missionario. Restano da visitare ancora i villaggi del medio e basso S. Lorenzo; non fu possibile, perchè troppo imminente l'epoca delle piogge.
Ecco adunque iniziato ufficialmente il lavoro delle Catechesi volanti che completa quello delle Missioni o Colonie fisse.
Ma siamo più pochi quelli ancora atti a compiere viaggi ed incursioni così lunghe e faticose. Il tempo è passato; io ho venti anni di missione, e il confratello Bussi ne conta 38. È ora che subentrino elementi nuovi. Noi ringraziamo il Signore che finalmente ha permesso anche in Mato Grosso la costituzione di Case di formazione. Ciò che sostiene noi al tramonto è la visione di queste balde giovinezze che stanno preparandosi nel noviziato e studentato di Cuiabà.
Mi benedica, amatissimo Padre, e preghi per me
Suo aff.mo in C. J.
D. ALBISETTI CESARE. Miss. Sales.
I nostri Cooperatori avranno già appreso la triste notizia della distruzione della nostra missione fra gli indi Chavantes e del massacro dei due missionari D. Fuchs e D. Sacilotti. Pel prossimo numero speriamo di avere i particolari; intanto raccomandiamo caldamente i due eroici confratelli ai comuni suffragi.
Oltre i confini della Missione.
Rev.mo ed amat.mo signor Don Ricaldone,
Le scrivo da Mukden (Manciuria) dove è la tappa di ritorno da una tournée di concerti musicali tenuti con Don Mangiaria successivamente a Dairen, Fushun, Mukden e Shinkyo, la capitale del nuovo impero mancese, e, sulla via del ritorno, in Corea, a Shingishu, Heijo, Keijo (Seoul) e Taikyu.
« Ma che cosa siete andati a fare in Manciuria? » ci domanderà lei. « Non certo per sport, o per brama di migrazione, come fanno tanti dei nostri giapponesi (e del posto ce n'è), ma per fare un po' di bene. Invitati dalle autorità ecclesiastiche locali, i suoi figli credettero doveroso obbedire, anche perchè sapevano di fare cosa gradita alle autorità civili e politiche, che ci furono larghe di protezione, gentilezze e carità. Ci fu concesso il passo gratuito sulla ferrovia, e dovunque fummo trattati con quella squisitezza di modi così caratteristica, a noi ben nota in Giappone, e a cui si inspira il nuovo regime della Manciuria. Non le parlo della carità fraterna con cui Mr Lane e i PP. Mariknol a Dairen e a Fushun, e i PP. delle Missioni Estere di Parigi, e specialmente Mr Blois a Mukden, e Mr Gaspais alla nuova capitale Shinkyo, vollero trattare i poveri figli di Don Bosco. Quando mi trovo di fronte a questi campioni dell'apostolato, molti dei quali contano a loro attivo 25, 30, 40 anni di missione, molti dei quali provarono le sofferenze delle persecuzioni e furono fondatori di rigogliose istituzioni, mi sento profondamente commosso, e mi viene voglia di slanciarmi ed abbracciare con effusione di carità gli strumenti di tanto bene.
È bello e glorioso per la Chiesa e per i Missionari riassumere le tappe di questo mirabile apostolato in Manciuria. Fin dal 1696 questa regione era unita alla Diocesi di Pekino, alimentata nella vita cristiana da emigrati e da cristiani esiliati o fuggiti dalle persecuzioni del 1796, 1805, 1815. Finalmente fu confidata nel 1838 alla Società delle Missioni Estere di Parigi. L'immensa regione (grande più volte l'Italia) contava poco più di 2000 cristiani. Le nascenti cristianità formate con elementi cresciuti nelle persecuzioni, e ripetutamente provati con massacri ed ogni genere di sofferenze, pullulano, prosperano, ingigantiscono; già si pensa ad una divisione di missione, quando la persecuzione del 19oo (Boxers) sembra annientare tutte le magnifiche speranze. Ma il Signore vede e provvede. Dopo gli anni di pace relativa, che seguono la guerra russo-giapponese, le ruine accumulate dalle persecuzioni risorgono; chiese, residenze, scuole, opere di carità si ricostruiscono più numerose e vaste.
La Manciuria conta ora circa 25 milioni di abitanti. I 2000 cristiani cattolici del 1840 sono ora quasi 200.000, ed il lavoro dell'apostolato è ora diviso in 7 circoscrizioni ecclesiastiche, tenute dai PP. delle Missioni Estere di Parigi, delle Missioni Estere Maryknoll di America, di Quebec (Canadà) e di Bethléhem (Svizzera) e dai Benedettini della Congregazione di S. Odyle. Congregazioni femminili delle rispettive regioni dei Missionari e indigene condividono il lavoro di apostolato, specialmente mediante opere di beneficenza. Se si pensa alla Manciuria di un tempo, alle lotte cui dovettero sottostare i primi Missionari per il clima rigido, le difficoltà di comunicazioni, le persecuzioni numerose, nascoste e patenti, il piccolo numero dei Missionari, si deve dire prodigioso il progresso sicuro e continuo dell'evangelizzazione. E c'è davvero da ringraziare il Signore. Il nuovo impero viene organizzandosi, e la Manciuria è destinata ad un grande avvenire. Una comoda rete ferroviaria, che va sempre più intensificandosi, la percorre in ogni senso, portando ovunque facilitazioni di trasporti e commercio. I doni di natura, di cui è stata dotata dalla Provvidenza questa regione (prodotti minerali di prima qualità, terreni agricoli ad alta produzione, ecc.), assicurano la vita e il commercio materiale. Il nuovo impero va organizzandosi sotto tutti gli aspetti, (religioso, intellettuale, amministrativo-giuridico), e non si può negare che il Giappone vi porta i suoi forti contributi in tutti i sensi. I Giapponesi vi emigrano a migliaia. È un momento delicatissimo in cui, se i cattolici sapranno organizzarsi e farsi valere, potranno ottenere vantaggi incalcolabili pel presente e pel futuro. È un momento importantissimo, in cui si tratta di formare tutto e in ogni campo - oppure di coordinare quanto c'è colle nuove direttive - e fortunati quelli che, senza venir meno ai doveri di coscienza, sapranno trovare la vera formula per fiancheggiare e dar mano salda col Governo alla nuova organizzazione. Ed è bello constatare che i cattolici, obbedienti ai loro pastori, vanno comprendendo la loro nuova posizione giuridica. È da pregare il Signore che i reggitori e gli ispiratori della cosa pubblica siano guidati almeno da quei dettami naturali che, vivificati e santificati poi dalla religione cattolica, condurranno a formare del nuovo impero una potenza materiale e morale di prim'ordine.
Appunto per cooperare, sia pur modestamente, a realizzare parte di questo stato di cose, - per mettere la nostra religione in vista presso le autorità e notabilità, - per stringere relazioni preziose, - per far conoscere le residenze cattoliche ai numerosi giapponesi e agli abitanti di Manciuria, - approfittando della réclame giornalistica che abbocca facilmente alle novità, specialmente quando si tratta di stranieri, e di musica italiana: appunto per questo abbiamo accettato un breve soggiorno in Manciuria. I saloni pubblici o degli alberghi delle città e delle scuole, i teatri, due ospedali militari, istituti religiosi e chiese, ecco il teatro delle nostre tenzoni più o meno artistiche. Affollamento al completo. Una sera per un'ora la radio ha trasmesso dalla capitale i nostri saggi in tutto l'Impero e in altri siti. Réclame assicurato per il patronato dei giornalisti. Il provento, consegnato alle autorità, devoluto per le opere di beneficenza dell'Impero. Ed in. quest'opera santa, in cui lavoravano come membri promotori le più alte dignità dell'Impero e l'Associazione, che riunisce in unità d'intenti nazionali tutte le forze della Manciuria, i cattolici hanno fatto ovunque la più bella figura, perchè massimi organizzatori dei concerti e sostenitori della magnifica iniziativa di carità.
E così anche in Manciuria il nome di Don Bosco, già noto ai Missionari e agli istituti religiosi, ha avuto una buona risonanza, e se lei, amato Padre, presterà orecchio e cuore alle preghiere dei cattolici della Manciuria, non sarà lontano il giorno in cui i suoi figli si affermeranno anche nel grande Impero mancese che abbiamo incominciato a conoscere e ad amare. L'avvenire è nelle mani di Dio: a noi il meritarlo favorevole colla preghiera, affinchè si realizzi la sua santa volontà e la sua gloria in tutto.
Dalla Manciuria siamo passati in Corea.
Ho trovato in questa zona presso i zelanti missionari e le comunità religiose un tale amore a Don Bosco, che non posso trattenermi dal farle una breve relazione anche di questo nostro percorso. La conoscenza, la devozione e l'amore a Don Bosco culmina nel fatto che uscirà tra poco, èdita in Coreano, la vita del nostro santo Padre. Mentre questo fatto dev'essere certo da noi salutato con intima gioia, perchè costituisce una nuova glorificazione del Padre nostro, presso questo popolo, in cui sono così profonde le radici del cristianesimo, chissà che non serva anche ad affrettare il giorno dell'entrata delle opere nostre in Corea. E il Padre che precede i suoi figli... e prepara... Ho detto che in questo popolo i germi religiosi sono innestati profondamente in queste anime, nè valsero le persecuzioni più atroci a strapparli o inaridirli nell'anima di questo popolo, chiamato così mirabilmente alla Fede.
È meravigliosa ed unica penso, nella storia della Chiesa e delle Missioni, la nascita spontanea, senza evangelizzazione diretta, per la sola azione della grazia di Dio su anime avide della verità religiosa, della Chiesa cattolica in Corea. Libri cristiani, portati da Pechino dagli ambasciatori del re di Corea, vassallo alla fine del XVIII secolo dell'Imperatore della Cina, furono studiati da anime assetate di verità del solitario impero della Corea. E tre di loro specialmente, battezzati a Pechino, ecco divulgano le verità religiose in Corea, dirigendosi verso persone sagge, intelligenti ed influenti e riescono a convertirle. Cominciano le prime persecuzioni, ma nel 1794, quando il primo sacerdote cattolico cinese penetra in Corea, trova già quattromila cristiani. Le nuove pecorelle, formate così senza sacerdoti, si rivolgono al gran Pastore di Roma, affinchè voglia inviare un vescovo e preti per fortificarli e guidarli nella Fede. Ed è propriamente solo nel 1831 che questo desiderio ardente dei Coreani fu potuto ascoltare dalla Chiesa colla erezione in Corea del 1° Vicariato Apostolico, affidato ai Missionari delle Missioni Estere di Parigi.
Ora la Corea è divisa in quattro circoscrizioni ecclesiastiche tenute dai PP. Missionari di Mariknoll, e dai Benedettini di S. Odyle e dai PP. delle Missioni Estere di Parigi, coadiuvati da Congregazioni religiose femminili straniere e indigene, e non è certo lontano il giorno in cui nuove circoscrizioni saranno affidate al clero coreano, che ogni giorno più cresce di numero.
Oh, come sussulta il cuore delle più liete speranze per l'avvenire di queste fiorenti popolazioni e della Chiesa cattolica! I nostri concerti di propaganda tenuti in quattro grandi centri della Corea, culminarono in quello tenuto alla capitale, e speriamo che anche qui, questa cooperazione indiretta all'apostolato, abbia prodotto i suoi buoni effetti.
Ci benedica tutti e mi creda affezionatissimo come figlio Don VINCENZO CIMATTI
Missionario Salesiano.
BORSE DA COMPLETARE
Borsa ANIME DEL PURGATORIO (3a) - Somma prec.: 3645 - Prof. G. Molinari, 20 - Fenoro Giuseppina, 1o - Castagno Luigia, 5 -- Ottonello Giovanni, 3 - Fiori Zeme, 40 - Camagni Giuseppe, 5o - Anna Mazzola, 5o - Moritini Francesca, io - Manzoni Angela, 5 - Pelacchi Caterina, So - G. M. C. Montegrosso, 30 - Prato Teresa, 25 - Marchet Borel Ernestina, 10 - Tot., L. 3953.
Borsa ANNO SANTO, a cura di S. E. Mons. Ernesto Coppo - Somma prec.: 1648o - F. M., 5 - Tot., L. 16.485.
Borsa BELTRAMI Don ANDREA (4a) - Somma prec.:2725 - A. D. C. L., 25 - Famiglia Triulzi, 20 - Tot., L. 2770.
Borsa BELTRAMI Don ANDREA, a cura della Casa di Borgomanero - Somma prec.: 11.635,50 - N. N., 500 - Famiglia Marinzi, 100 - Del Bono Regina, 50 - Dal salvadanaio, 45 - Tot., L. 12.330,50.
Borsa BRONDA MATTEO, a cura dell'Unione ex-allievi interni dell'Oratorio Salesiano - Somma prec.: 18.302 - A. Zabarino, 25 - Laboratorio Meccanici dell'Istituto Salesiano della Spezia, 5o - M. Spina, 5o - N. N. Villafranca, 100 - N. N., Lucca, 10o. - N. N. Commessaggio, 50. - N. N., Pinerolo, 5o - Anna D'Aulos, 4 - Tot., L. 18.731.
Borsa CARAVARIO DON CALLISTO - Somma prec.: 1284 - Chiara F. E., 10 - Tot. L., 1294.
Borsa DIVINA PROVVIDENZA - Somma prec.: 6o10,50 Caprile Luigi, 15 - Vigani Giuseppe, 25 - F. M., 5 - Boglione Francesco, 5o - Tot., L. 6107,50.
Borsa DON BOSCO EDUCATORE (4a) - Somma prec.: 1964,55 - Una docente di Minusio, 25 - Pozzo Maria, 10 - Pometta Pietro, 37,85 - Rag. Guido Betta, 10 - Tot., L. 2047,40.
Borsa DON BOSCO PROTETTORE DEI GIOVANI - Somma prec.: 2876 - G. V. G., 1o0 - A. Tittoni, 50 - Girardello Teresa, 20 - Pompei Giovanni, 25 - Luciano C., 5 - Tot., L. 3076.
Borsa DON BOSCO SALVATE I NOSTRI FIGLI (2a) - Somma prec.: 18oo,5o - Fava Teresa, 5 - Battezzati Evaristo, 10 - Brustia Angelo, 10 - P. Zocchi, 25 - Oddone Giuseppina, 20 - Tot., L. 1870, 5o.
Borsa ETERNO PADRE - Somma prec.: 1750,05 - Giuseppina Digobbi, 25 - Bianca Bianchi, 10 - Lino Pasquali, 20 - Tot., L. 1805,05.
Borsa FRASSATI PIER GIORGIO (2a) - Somma prec.: 4107 - N. N., 5 -Tot., L. 4112.
Borsa FRIULANA, a cura della Casa di Tolmezzo - Somma prec.: 7352,75 - Sac. Armellini Antonio, 500 - Tot., L. 7452,75.
Borsa GARNERO CESARE - Somma prec.: 2700 - Rivoira Liduina, 150 - Tot., L. 2850.
Borsa GESU', MARIA AUSILIATRICE, DON BOSCO (2a) - Somma prec.: 13.784 - Antonia Guzzo, 154 - Bice Caretta Bertola, 10 - Prof. Pasquale Fontana, 5o - S. Eisenegger, 30 - F. M., 5 - Assunta Branca, 15 - Tot., L. 14.048.
Borsa GESU', GIUSEPPE, S. ANNA E MARIA, a cura di N. N. di Napoli - Prima offerta, L. 6oo.
Borsa GENTILI ANDREA, a cura di Ernesto Gentili di Castiglione del Lago - Prima offerta, L. 6oo.
Borsa GIRAUDI Don FEDELE (2a) - Somma prec. 7950,25 - Antonio Acheno, 300 - A. I., 1oo - Sac. Calvi G. B., 100 - Tot., L. 8450, 25.
Borsa GLI EDUCATORI AL LORO SANTO, a cura dell'Ing. Comm. A. Bianchi, presidente dell'Unione Don Bosco fra gli insegnanti - Somma prec.: 3054 - A. G. D., 10 --Tot., L. 3064.
Borsa GIUBILEO E RICONCILIAZIONE - Somma prec.: 3500 - Casalbore Francesco, 50 - Tot., L. 3550.
Borsa LAIOLO Don AGOSTINO - Somma prec.: 870 - N. N., so - Una pia persona, 5o -- Tot., L. 930.
Borsa MADONNA DEL CARMINE- Maria Canuto, L. 100. Borsa MAMMA MARGHERITA (3a) - Somma prec.: 1145 - N. N., 100 - A. Albina, San Remo, 40 - Luigia Bottazzi, 25 - Tot., L. 1310.
Borsa MARIA AUSILIATRICE (26a) - Somma prec.: 3839,30 - Sac. Delfino Enrico, 10 - Manusardi Ilia, 30 - Trifari Guglielmo, 25 - Tot., L. 3904,30.
Borsa MARIA AUSILIATRICE E S. GIOVANNI BOSCO (4a) - Somma prec.: 5673 - Fantoni Rina, 5 - Sapelli Elena, 10 - Modica Nunziatina, 5 - Valla Virginia, 20 -A. O., 100 - Tot., L. 5793.
Borsa MEMI VIAN, a cura della Parrocchia Salesiana di Milano - Somma prec.: 2000 - L. S., Milano, 200 - Tot., L. 2200.
Borsa MORGANTI Mons. PASQUALE (2a) - Somma prec.: 240 - Facchini Giannina, 5 - Tot., L. 245.
Borsa NARDI Don VENERIO -- Somma prec.: 2561,20 - C. B. Lugo, 100 - Tot., L. 2661,2o.
Borsa NOGARA Mons. GIUSEPPE, Arcivescovo di Udine, a cura dell'Unione ex-allievi salesiani -Somma prec.: 11.709,65 - N. N., io - Bertoni Santo, io - N. N., 50 -- N. N., io - Tomada Federico, 5o - N. N., 5o - N. N., 3 -- N. N., 5 - Contardo Giuseppe, io - Mario Bianchi, 5 -- Avv. Botto Annibale, 20 - Di Gaspero Dott. Francesco, 10 - Tot., L. 11902, 65.
Borsa PARROCCHIALE MARIA AUSILIATRICE (2a) - Somma prec.: 17.773,45 -- Dalle cassette del Santuario, 421 - Tot., L. 18.194,45
Borsa PATROCINIO S. GIUSEPPE (2a) - Somma prec.: 2917 - Bianchi Giuseppina, 250 - N. N., 5 - N. N. 5, - Prof. Teodoro Ciresola, 5o - N. N., 5 - Tot., L. 3232.
Borsa PERA DOTTO MARGHERITA - Balduino Elena, 2 - Marchino Adele, 2 - Bortolin Romana, 1 - Ribba Maria, 10 - Tot., L. 15.
Borsa PIO X - Somma prec.: 19.210 - Sig.ra Foli, 10 - Buffa Giulio, 25 - Tot., L. 19245.
Borsa PISCETTA DON LUIGI (2a) - Somma prec.: 220 - Sac. Cesare Ossola, 20 - Sac. Calvi G. B., 100 - Tot., L. 340.
Borsa REGINA DEL SOGNO - Somma prec.: 4717 - Vella Antonio, 283 - Tot., L. 5000.
Borsa RICCARDI Don ROBERTO - Somma prec.: 18.343,20 - Ferrero Maria, 20 - N. N., io - Tot., L. 18.373,20.
Borsa SACRA FAMIGLIA - Somma prec.: 2911 - Gilardi G. B., 100 - Tot., L. 3011.
Borsa SACRO CUORE DI GESU' CONFIDO IN VOI (2a) -Somma prec.: 18.115.60. - C. D. G., Biella, 5oo - Mosso Lucia, 30 - Pisanò Giuseppina, 45 - Corminelli Marianna, 25 - Giuffrida Francesco, 15 - Emilia Albizzati, 5 - Tot., L. 18..735,60.
Borsa SACRO CUORE DI GESU' SALVATECI (2a) - Somma prec.: 19.154,60 - Fiorari Maria, io - Teobaldi Lucia, 10 - Tot., L. 19.174,60.
Borsa SAVIO DOMENICO (4a) - Somma prec.: 5560,70 - N. N., Alessandria, 50 - Tot., L. 5610,70.
Borsa S. FRANCESCO DI SALES (2a) - Somma prec.: 266o - Lami Anita, 100 - Tot., L. 2760.
Borsa S. GIUDA TADDEO - Somma prec.: 2695 - Ernesto Cafiero, 20 - Tot., L. 2715.
Borsa S. GIOVANNI BOSCO (17') - Somma prec.: 15155,60 - Sac. Francesco Tessore, 15 - Mosso Lucia, 30 - Nina Gheno, 200 - Enrico Squillari, 100 - Sac. Delfino Enrico, lo - Miss Agnes Pelacchi, Australia, 290 - V. M., Poirino, zo - Marta Maria, 5 - Trifari Guglielmo, 25 - Zanà Gattamorta, 25 - Martini Isabella, 25 - Rosso Chiarina, io - Canepa Teresa, So - Luigia Bottazzi, 25 - Perico Erminia, z5 - Emilia Albizzati 5 - A. Maria, io - Famiglia Milanesio, Chialamberto, 500 - Tot., L. 16.525,60.
Borsa S. MARCO a cura della Casa Salesiana di Venezia (Istituto Colletti) - Somma prec.: 9050 - Sac. Giovanni Segala, 500 - Tot., L. 9550.
Borsa S. MARGHERITA DA CORTONA - Somma prec.: 6127,30 - Sac. E. R., 40 - A. Riva, io - B. Pichioni, 5 - Sac. P. Formaggi, io - Tot., L. 6192,30.
Borsa S. TERESA DEL BAMBINO GESU' (11a )- Somma prec.: 4271,60 - Bice Caretta Bertola, 10 - Franco Antonietta, 25 - Zanà Gattamorta, 25 - Tot. L. 4331,60. Borsa S. VALERIO - Somma prec.: 2700 - Can. Bisoglio Don Giuseppe, 100 - Tot., L. 28oo.
Borsa S. ROBOAMO - Pasquini Roboamo, 1o,ooo.
Borsa STEFANIA MARGOTTI ED ELENA TURBIL - Somma prec.: 4700 - Clerici, 100 - Tot., L. 4800.
Borsa UBALDI Don PAOLO - Somma prec.: 130 - Bobbio Don Giovanni, 5o - Tot., L. 18o.
Borsa VERSIGLIA E CARAVARIO - Somma prec.: 8937 - Bogetti Giuseppina, 5o - Tot., L. 8987.
Borsa VIOLA ANGELA LINA - Somma prec.: 2328 - Varie pie persone a mezzo Sig. Guastelli, 400 - Saltini, io - Meliga, 5 - Di Santi, S - Sinibaldi, S - R. R., Londra, 700 - P. P., Torino, 10 - E. Viola, 12 - Famiglia Amerio, 50 - Antonietta Maria B., 70 - N. N., Aosta, 250 - Candioli G., 100 - D. C. G., 15 - Giuglardi Maria, 5 - E, Molinaro, 20 - N. N., 5 - N. N., io - N. N., 5 - E. Serafina, 100 - N. N., 100 - Prandi, 300 - N, N., a mezzo Sac. Calvi G. B., 5oo -- Tot. L. 5005.
N. B. - Raccomandiamo ai graziati che nei casi di guarigione specifichino sempre bene la qualità della malattia e le circostanze più importanti.
Grazia singolare. - Sulla fine del mese di Maggio 1933, un sacerdote di Como ammalò di pleuro-bronco-polmonite e in pochi giorni il male raggiunse tale gravità da non lasciar alcuna speranza, nonostante le più sollecite cure dei medici curanti. Allora i fedeli della Parrocchia incominciarono un triduo di preghiere al Santuario del nostro taumaturgo Crocifisso; al mattino del primo giorno, al momento preciso in cui i fedeli si trovavano riuniti a pregare per l'infermo, questi che nulla sapeva delle preghiere che si innalzavano per lui, quasi destandosi da un assopimento, disse a quelli che l'assistevano: « Quanti pregano per me! » Poi immediatamente dopo aver ricevuto la S. Comunione, assopitosi di nuovo, gli parve di vedere il caro Don Bosco, - di cui teneva una reliquia sotto il capezzale, e al quale era stata fatta celebrare una S. Messa nel santuario di Maria Ausiliatrice in Torino, - nell'aspetto solito, vestito da sacerdote, il quale lo assicurò che sarebbe guarito se avesse mandato un'offerta per le Opere Salesiane, e con lui sarebbero guariti due altri: nel tempo stesso gli sembrò di scorgere tre orfanelle che portavano ciascuna una specie di attestato su cui dovevano esser scritti tre nomi, e l'ultima di esse, invitata dal Beato, offriva all'ammalato il proprio attestato. Il giorno stesso il buon sacerdote faceva inviare l'offerta per le Opere di Don Bosco. In realtà il male non accennò a diminuire, anzi si aggravò così che si dovettero amministrare gli ultimi Sacramenti, ma poi, quasi per incanto, la febbre cessò e si avviò subito la convalescenza. I predici stessi non poterono a meno di dichiararla una cosa insperata e oggi, dopo molti mesi dal fatto, il sacerdote in salute può compiere tutti gli uffici del proprio ministero e coadiuvare efficacemente il proprio parroco nel governo della parrocchia, riconoscentissimo al glorioso novello Santo.
Como, 10 gennaio, 1934.
Il Direttore Diocesano CASARICO D. ANTONIO.
Guarita dal tetano. - Nell'ottobre ultimo scorso, alla vigilia della Giornata Missionaria, venni chiamato a casa, perchè la mia nipotina Franca era colpita dal tetano.
Già da una settimana mia sorella aveva notato nella bambina tutti quei sintomi che i medici indicano come « maschera tetanica ». A tutto ciò si era aggiunto una notevole difficoltà nel camminare e nello stare in piedi, seguita poi da un forte opistotono.
Si era adunque di fronte ad un caso di tetano, che, se si poteva dire benigno per la sua lunga incubazione, si era però fatto decisamente maligno per non essere stato diagnosticato in tempo.
È opinione comune che la cura del tetano, solo se precoce, ha qualche probabilità di riuscita.
Il caso era dunque gravissimo, se non disperato, dato che si era appena incominciata la cura, quando già si facevano palesi i sintomi di incipiente paralisi dei muscoli del respiro. Si sa che dal respiro al cuore breve è il passo.
In tale frangente, mentre il parroco amministrava il S. Viatico alla bambina, la mamma la votava a Don Bosco.
La Franca stessa, con parole che straziavano il cuore, invocava il Santo dal cielo ed. offriva per i Missionari tutti i suoi dolori.
Don Bosco non fu insensibile alle invocazioni della bambina ed alle nostre preghiere e ci ha confortati colla completa guarigione.
Villanova d'Asti.
SAVIO GIUSEPPE, studente in Medicina.
Ali guarisce il bambino. - Il mio Carlino di 32 mesi, soffriva già di tosse asinina con febbre a 41 gradi, e ripetuti e lunghi attacchi spasmodici, quando fu sorpreso dalla meningite, che lo ridusse in breve allo stato agonico. Disperata dei mezzi umani, fra il pianto dei presenti che si attendevano la morte da un momento all'altro, io ricorsi fidente a S. Giovanni Bosco; e fra lo stupore di tutti, compresi il medico e il parroco, il malatino si riprese fino a godere perfetta salute. Unisco offerta per le Opere Salesiane.
Candiana 1934. MION MONTRESOR FRANCESCA.
Mi salva la vista! - Da 21 anni malata gravemente a un occhio, dovetti rassegnarmi ad una operazione. Temendo dell'esito e delle forze necessarie, feci unitamente a mio marito una novena di fervorose preghiere a S. Giovanni Bosco. Subii l'operazione soffrendo atrocemente anche per le tristi condizioni generali di salute, ma fui salva. Si trattava di un focolaio di tumori che minacciavano non solo la vista, ma addirittura le facoltà mentali. Ora sono completamente guarita.
Chieri, 25-6-1934. CICCERI MARIA.
Salva da certa morte. - Ringrazio con tutto il cuore San Giovanni Bosco che mi guarì la mia cara figliuola Maria da un terribile attacco di meningite che me la portava alla tomba. I medici stessi vi riconobbero un prodigio. Grati al novello Santo protettore della gioventù inviamo una modesta offerta.
Delia, 28-6-1934. GuLIZIA DIEGO e PAGLIARELLO CROCIFISSA.
Grazie, D. Bosco! - Avevo il padre gravemente malato ed era mio vivo desiderio che egli potesse ricevere i santi Sacramenti e con essi il S. Giubileo; ma tra le molte difficoltà vi era anche questa che non poteva deglutire nulla. Durante le feste tributate a Don Bosco Santo in questa città di Perugia, pregai tanto il novello Santo che ottenni le grazie desiderate.
Perugia, 27-8-1934. BURCHIA LAURA.
Grazia prodigiosa. - Nell'aprile dell'anno corrente, in via Ponti Rossi, Villa Cioff 16, Napoli, la piccola Arma Farias di Francesco, di anni 5, veniva sorpresa da un attacco di meningite ed i medici curanti, riuniti a consulto, non lasciarono alcuna speranza di vita. Nella notte del 15 aprile la bimba ebbe un nuovo attacco più violento e perdette la parola e la vista. Chi scrive è molto affezionato alla bambina e, preso da disperazione, ricorse a S. Giovanni Bosco come ad ancora di salvezza. Tolta l'effigie del Santo che era su un cassettone, la pose sotto il guanciale della piccina ed esclamò al colmo dell'angoscia: « Se è vero che i Santi fanno miracoli, fammelo ed avrò fede ». Non ebbe tempo di allontanarsi che la bimba aprì gli occhi e prese a parlare. In tutta la notte migliorò sensibilmente ed il giorno dopo il medico curante gridò al miracolo. Oggi la piccola è sanissima e parla senza la più piccola traccia di quel male. Prego pubblicare la grazia sul Bollettino perchè tutti vedano come Don Bosco predilige i bambini.
Napoli, 21-11-1934.
ANGELO DE SIMONE fu GENNARO.
Mi salva il marito. - Il 29 giugno, 1934, mio marito tornava da Pragelato verso Fenestrelle in bicicletta quando ad un tratto si ruppe la forcella della ruota anteriore ed egli fu sbalzato a terra battendo malamente due volte la testa. Trasportato all'Ospedale di Pinerolo gli fu riscontrata la frattura della base cranica con grave commozione cerebrale. Per tre settimane rimase senza dar segni di cognizione, con pericolo di meningite. Io mi rivolsi fervorosamente a S. Giovanni Bosco e posi una reliquia sotto il capo del malato. La grazia è venuta. Mio marito è guarito perfettamente e sta benissimo. Non cesserò di ringraziare Maria Ausiliatrice e S. Giovanni Bosco.
Riva di Pinerolo, 20-11-1934.
EMMA VIGLIANCO TAVELLA.
N. N. (Torino) ringrazia con tutta l'anima San Giovanni Bosco che, in un'ora d'indicibile angoscia per la famiglia, ascoltò le preghiere comuni ed ottenne la salute ad un congiunto gravemente infermo e sottoposto a difficilissima operazione.
Piccavi Elvira (Croce di Montecolombo), ringrazia Maria SS. Ausiliatrice e San Giovanni Bosco per averle ottenuto la guarigione da una sciatica maligna che la faceva soffrire da lungo tempo ridicendola in uno stato compassionevole.
Bernardi Maria insegnante a Gradisca, protesta immensa gratitudine a Maria Ausiliatrice per la rassegnazione concessale alla morte della mamma, che era già stata liberata prodigiosamente dalla Vergine da crudo malore. Attribuisce ancora all'intercessione di Maria l'appianamento di varie difficoltà che ostavano al suo avvenire ed affida alla sua materna protezione la sua scolaresca.
Astolfo Guido (Murano di Venezia) ringrazia Maria Ausiliatrice e Don Bosco Santo per la protezione esercitata sui suoi studi e Li prega per la guarigione di un suo ottimo antico.
Maria Liberali con infinita riconoscenza ringrazia il novello Santo protettore della gioventù per il felicissimo esito degli esami del figlio Tonino.
Fazzina Francesca ringrazia l'Aiuto dei Cristiani e San Giovanni Bosco per l'assistenza prestata al suo figlio Antonio durante la sessione degli esami felicemente superati.
G. A. dovendo presentarsi agli esami di Concorso magistrale pose ogni sua speranza nell'aiuto di Don Bosco Educatore e tutto le riuscì bene. Riconoscente devolve per le Opere Salesiane il primo mensile.
Ghio Lina ringrazia per l'aiuto dato al figlio durante gli esami e promette eterna riconoscenza.
Staniero Maddalena (Valpone) ringrazia Don Bosco per avergli guarito il piccolo Domenico, ridotto da una polmonite in fin di vita.
N. N. (Torino) ringrazia pel buon esito di un esame.
Acquarone Cecilia, esprime vivissima riconoscenza per l'ottenuta promozione.
Ferrua Anna ringrazia commossa e riconoscente per una segnalatissima grazia ricevuta.
Valsania Domenico (Moncalieri) ringrazia per l'ottenuta guarigione da morbo pericoloso.
Toneguzzo Antonia e famiglia (Columbus, Ohio) manda la sua offerta pel nuovo altare a Don Bosco Santo in omaggio di profonda riconoscenza per le moltissime grazie ricevute.
Grovano Teresa (Milano) ringrazia San Giovanni Bosco che gli guarì il figlio, da quattro anni sofferente per infezione intestinale.
Barberis Angiolina (Varallo Pombia) ringrazia sentitamente S. G. Bosco per una grande grazia ottenuta ad un suo nipotino.
Anime riconoscenti a Maria Ausiliatrice e a San Giovanni Bosco.
Ci hanno segnalato grazie ottenute per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice o di S. G. Bosco, e alcuni hanno anche inviato offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:
Abate Maria, Acossato Lucia (anello oro), A. G. di Borgovercelli, A. G. D. di Brescia, Alasia Caterina, Alessio Angela, Ambrogio famiglia, Andrioli Teresa, Anna Maria Lucia, Ansaldo Emilia, Antognazza Luigia, Arena Dora, Arese Can. Giovanni, Artusio Giuseppe, Ascheri Rina, Augiol Sultana.
Bacci Vittorio, Balduino Maria, Barbi Anna, Baschirotto Ida, Basilico Rosetta, Bazzini Fausto, Bernardi Maria, Bernasconi Enrica, Bertola famiglia, Bertolino Giovanna, Billotti Luigi, B. M., Bocca coniugi, Bocchino Teresa, Borra Carlo, Bossi Maria, Bozzola Pedemonte, Brega Annetta, Broglia Enrico.
Caglierola Luce, Camilleri can.co Martino, Capra, Caroli Anna, Carosio Renata, Casandrini Enrico, Cassina Angelina, Castagnotti Filippo, Cattaneo Giuseppina, Cavalieri Antonietta, Caverino Morino Luisa, Caviglia Ermenegilda, C. D. C., Cerrato Maria Teresa, Cerruti M., Chariè Luigi, Ciresola Teodoro, Coradini Bossi, Corvi Margherita, Curatto Palma.
Dall'Olmo Luigia, Daliani Angela, Damusso Adele, Degani Maria Luisa, D'Elia Elia, De Pietro Luigi, De Stefanis-Tarraglio, Di Rienzo Antonietta, D. N. di Torino, Dominici.
Facelli, Ferrari Giovanni, Flumeri Giuseppe, Foglia Silvevestro, Frigerio Rita, Frumer.
Gaglia Caterina, Gai Giuseppina, Galliano Caterina, G. F. E., Ghelli Lia, Gheno Nina, Ghezzi Giulio, Giva Amalia, Goio Maria, Grosso Ettore, G. T., Guidobono Agnese, Guzzanti Marietta.
Inzaghi coniugi, Invernizzi Giovanni, Isoardi Domenica.
Lanfranco Onorina, Lavagno Gina, Lelbi Landice, Lusso Rosetta (braccialetto oro).
Macellaro Margherita, Madre di famiglia di Gradisca, Magone Margherita, Magrini Pietro, Malò Luigi, Manassero Maria, Manno Baronessa Maria, Marchello Maria, Marchesa Garbarino, Marchionne Enrico, Marenzi Angelo, Marzanasco Maria, Maurino Felicina, Minacci Sofia, Modica Teresa, Monchiero Caterina, Monge, Morandi Maria, Morlino Tilde, Motta, M. P.
Natta Giovanni, N. N. di Borgo Sacco di Rovereto, di Commessaggio, di Conegliano Veneto, di Formicola, di Torino, Novello Giacomo.
Oddone Giovanni, Odoardì Giuditta, Ospitali Anita, Ottone Margherita.
Pagnamenta Carlo e famiglia, Papa Marianna Fragale, Parisi Aurea, Pasteris Orsolina, Patritto Giuliana, Pavero Giulia, Peiro Dott. Enrico, Pellegrini Rita di Sante, Perazzo Maria, Pilati Maria, Pozzo Caterina, Pujatti Caterina.
R. A., Regalia Maddalena, Ricca Giovanni, Riccardi Luigi, Riccardi Luigi fu Francesco, Romeo Dott. Carmelo, Rossi Giovanni, Ruffinoni Margherita.
Salatini Augusta, Salietti Castagnotti Rosa, Sansalvadore Sac. Tomaso, Santamaria Sac. Antonio, Saracco Giuseppe e Francesca, Sarzi Pellegrini Adele, Sciano Maria, Serra Boiral Emilia, Sgorlo Eugenia, Silva Costanza, Simonetta Cl, Sissia Domenica ved. Viglietti, Spada famiglia di Faenza (con offerta), Speluzzi Paola, Suardi Plebani Lucia, Superiora Suore Carmelitane.
Taccone Luigi, Tantardini Maria, Tommasi Don Giovanna. Una cooperatrice, Una persona di servizio. Viglino Virginia e Attilio, Villa Ester, Vinelli Dina ved. Armano.
Zoratti Cecilia, Zottarel Olga, Zunino Isabella.
LINGUEGLIA D. PAOLO, sac. nato a Torino il 16 agosto 1869, † a Parma il 6 novembre 1934• Grave perdita per la Società Salesiana l'ingegno e il cuore di Don Lingueglia. Trentun anno di direzione nei nostri Istituti di Ferrara, Parma, Alassio, Faenza, La Spezia, una quarantina di insegnamento, innumeri corsi di predicazione, pubblicazioni di genere letterario, ascetico, religioso, morale, educativo, didattico in volumi editi dalle nostre tipografie, in periodici, giornali e riviste, non avrebbero esaurito a 65 anni la sua attività multiforme, se l'intossicazione diabetica non ne avesse precocemente minata la fibra robusta. Avvezzo a soffrire tacendo, per virtù religiosa e per naturale energia di volontà, restò sulla breccia fino all'ultimo. Aveva, veramente, ottenuto da un anno l'esonero dalla direzione dell'Istituto salesiano di Parma, ma l'apostolato della penna e della parola continuava a riempire santamente tutte le sue giornate. Gli stessi mesi di vacanza li aveva trascorsi dettando Esercizi spirituali ai Confratelli, tenendo conferenze e corsi di predicazione. Tornava da Lucca, ove aveva dettato gli Esercizi al Seminario ed alle associazioni di A. C., quando il male lo costrinse al letto da cui non si alzò che per celebrare l'ultima messa il giorno dei morti. Quattro giorni dopo era morto. La notizia, diffusa dai giornali, suscitò immenso cordoglio non solo nella famiglia salesiana, ma in tutte le classi sociali ove Don Lingueglia contava ex-allievi affezionati, moltissimi amici e cordiali ammiratori, i quali veneravano in lui il sacerdote pio, umile, semplice, il conferenziere erudito e brillante, il predicatore sostanzioso, incisivo, efficace, lo scrittore spontaneo, fluente, inesauribile, il maestro secondo lo spirito di Don Bosco, il padre buono, tutto cuore, sotto la mole di una corporatura imponente e trascinata quasi come un impaccio di cui lo spirito avrebbe fatto volentieri a meno.
Era venuto tra noi in età matura, al termine dell'Università con una bella laurea in lettere e filosofia. Ma la vocazione gli era nata parecchi anni addietro quando, nel 1877, la madre l'aveva affidato, orfano del babbo, al nostro Istituto di Alassio. Salesiano, Don Lingueglia fu tutto di Don Bosco, geloso del suo spirito, entusiasta del suo sistema. Aveva provato altri sistemi al Liceo ed all'Università, asservite al laicismo di allora, ed aveva senito il bisogno di porre il suo ingegno ed il suo cuore a servigio di una educazione sana, vera, cristiana. E consacrò l'uno e l'altro all'insegnamento, seguendo il metodo di D. Bosco, facendosi piccolo coi piccoli, sacerdote in classe, come in pulpito, conte all'altare. Nè gli bastò l'insegnamento e la direzione di Istituti di prim'ordine. Signore com'era della lingua e del pensiero, s'appassionò ardentemente a quella ch'egli chiamava la sua seconda vocazione, alla letteratura, rivelando subito i talenti eccezionali di cui Iddio aveva articchito la sua bella mente e la straordinaria fecondità della sua penna. Oltre ai volumi già pubblicati, ci ha lasciato una quantità considerevole di manoscritti ch'egli avrebbe voluto riordinare prima di morire. Le più pure soddisfazioni però le trovava ancor sempre nel ministero della predicazione in cui si spandeva con zelo ammirabile ed efficacia singolare.
Il Signore avrà già premiato la sua virtù e la sua attività. Noi però l'abbiamo ricordato per richiamare sull'anima sua benedetta copiosi suffragi.
BORIO D. ERMINIO, sac. da Canelli, † a Genova Sampierdarena il 16 novembre 1934, a 82 anni di età. Era il più anziano dei Salesiani della Casa e costituiva come la tradizione vivente del Santo Fondatore. Accolto da Don Bosco stesso nell'Oratorio di Valdocco l'anno 1866, visse a fianco di Lui per ben 32 anni. Ne assorbì subito tutto lo spirito e lo trasmutò in una mirabile integrità di vita, in una rettitudine inalterata, in un ardore di zelo incoercibile. E codeste doti gli infusero una inestinguibile sete di lavoro e uno spirito di sacrificio che non conobbero mai sosta. Fu carissimo a Don Bosco, che lo chiamava, ancora giovane chierico: gaudium meum et corona mea: « il mio gaudio e la mia corona ». Tutto il suo impegno era infatti nel ricopiarne fedelmente la vita e gli insegnamenti, e nel raccomandare ai più giovani la fedeltà alle regole, alle tradizioni, allo spirito del Padre. Furono ancor queste le ultime sue raccomandazioni sul letto di morte. Uomo di bella mente, di vasta cultura sacra e profana, diresse successivamente per 23 anni l'Istituto Don Bosco in Sampierdarena, quello di Lanusei e quello di Trevi. Resse pure per vario tempo una delle Ispettorie più importanti del Piemonte. Tempra adamantina, lasciò ovunque, nella scuola, nel confessionale, sul pulpito, nella direzione, tracce indelebili di profondo sapere e di austera virtù.
LIANO D. AGOSTINO, sac. da San Romàn (Spagna), † a Vigo (Spagna) il 23-9-1934 a 43 anni di età. Modello di osservanza religiosa, di laboriosità e di zelo svolse un fecondo apostolato in varie nostre Case di Spagna e soprattutto come Direttore dell'Aspirandato ove prodigò le più sollecite cure alle nascenti vocazioni.
TAMOSIUNAS GIOVANNI, ch. da Baisogala (Lituania), † a Kaunas (Lituania) l'8-10-1934 a 21 anno di età. È il primo fiore della famiglia salesiana Lituana trapiantato in cielo. Si era appena laureato in filosofia alla Gregoriana, a Roma, e faceva concepire ottiene speranze, tanto che i Superiori l'avevano già destinato come insegnante al nostro studentato di Avana (Cuba). Il Signore, che l'ha chiamato quasi improvvisamente, ci mandi molte altre buone vocazioni dalla fertile Nazione.
PENNA D. GIOVANNI, sac. da Castelnuovo Calcea (Alessandria), † ad Alessandria il 16 ottobre 1934, a 57 anni di età. Passò la sua vita nell'insegnamento e nella direzione di vari nostri Oratori, cattivandosi ovunque l'affetto e la stima degli allievi e dei Cooperatori. Nella direzione degli Oratori s'era mirabilmente specializzato. E ne colse frutti copiosi ed imperituri. Prezioso fu il suo ministero anche nel corso della grande guerra ove il suo eroismo per la cura dei feriti ebbe autorevole rilievo negli encomii ufficiali.
PEREZ D. FRANCESCO, sac. da Cordova (Spagna), † a Siviglia il 10-10-1934 a 57 anni di età. Nonostante la gracile salute si consacrò all'educazione con apostolico ardore, edificando ovunque pel suo zelo, per la sua pietà e per la sua costante rassegnazione al corso della malattia che lo trasse alla tomba.
PROVERBIO SERAFINO, coad. da Torino, † a Lombriasco (Torino) l'I- 11-1934 a 68 anni di età.
Sentì la vocazione salesiana nel collegio degli Artigianelli in Torino e vi corrispose con ammirabile generosità. Ingegno versatile e laboriosissimo, carattere aperto e gioviale divenne uno di quei coadiutori esemplari che sono una vera benedizione. S'adattava a tutto e riusciva in tutto: nei più umili mestieri, nella musica, nella drammatica. I nostri Oratori di Tunisi, Marsa, Malta e soprattutto quello di Torino Borgo San Paolo, lo ricordano con venerazione. Andò incontro alla morte, dopo aver chiesto e ricevuto con grande edificazione i SS. Sacramenti, come andava incontro ai giovani che facevano ressa alle porte degli Oratori: colla stessa allegria e serenità andava incontro al Signorel
LUDOVICA CAVIGLIA IN BORIO. Sorella del nostro D. Alberto, fu donna esemplarmente cristiana, devota al consorte, tenera madre a tre orfani adottivi, buona con tutti. Dotta di musica, di arte, di più lingue, per 49 anni insegnò nobilmente in patria ed all'estero. Ebbe per S. G. Bosco profonda venerazione, e per le Opere Salesiane carità generosa.
Si spense in San Francisco (Brasile) il 15-VII-1934.
BRUNELLI ANNA VED. KOLBEL, morta a Riccione in età di 83 anni. Sorella del nostro D. Luigi fu fatta Cooperatrice da Don Bosco nel 1882, e lo fu fino alla morte, sostenendo caritatevolmente le Opere salesiane e vivendo in famiglia il vero spirito del Santo che rese la sua esistenza tanto cara a tutti.
CALVI GIUSEPPE, da Palestro. Padre del nostro D. Antonio, fratello e congiunto di varii altri Salesiani, spese tutta la sua vita pel bene della famiglia e dell'intero paese di cui curò con ammirabile sollecitudine e competenza i comuni interessi, come Capo del Consorzio Irriguo per 34 anni. Rifulse per cristiane e civiche virtù, lasciando luminosi esempi di bontà.
PROF. D. ACHILLE MOTTA, Parroco di Valmadrera. Crebbe alla scuola di Don Bosco ed insegnò, vivente il Santo, nei Collegi salesiani di Alassio e di Valsalice. Chiamato alla vocazione sacerdotale in Diocesi, non dimenticò mai il Maestro ed a lui ispirò l'insegnamento continuato per quasi un ventennio nei Collegi diocesani, e lo zelo apostolico della cura delle anime svolto per 28 anni a Valmadrera.
GIULIA BARDASSONO, morta a Perosa Canavese a 87 anni di età. Maestra per 4o anni a Bessolo, conobbe Don Bosco Santo all'inizio del suo insegnamento e fu tra le sue prime Cooperatrici, aiutandolo con offerte periodiche sottratte al suo modesto onorario e inspirandosi nella scuola ai suoi principi educativi. Spese tutta la sua vita nell'esercizio della carità e nella diffusione del Culto a Maria Ausiliatrice di cui era divotissima. La sua memoria vive in benedizione nella moltitudine dei suoi allievi e sopratutto tra i figli di S. Giovanni Bosco, i quali sanno che tante volte lavorava ad ago, le notti intiere, fino all'alba, per consegnare a Don Bosco tutto il suo magro stipendio mensile.
AUGUSTA BORIANI IN BONDI, † a Budrio il 27-X-1934. Donna umile e laboriosa trascorse la vita nella pietà e nel sacrificio allietando il marito ed i figli con perenne sorriso di bontà cristiana nella sua missione di sposa e di madre, felice di aver dato un figliolo alla Società Salesiana.
Altri Cooperatori defunti:
ANDRES Prof. ANGELO, Milano. - ANZI IRENE, Vicenza. - ANZIANO GIUSEPPINA VITÈ, Torino. - ARATO MARIA, Pecetto (Torino). - ARTARIA GIUSEPPE, Como. - ASTORELLI MARGHERITA, Torino. - BARETTA ANGELA, Conselve (Padova). - BARGETTO VINCENZA, Castelnuovo D. Bosco (AleSS.). - BANDA ANGELO, Samarate (Varese). - BASSANO ISABELLA, Bianzi (Vercelli). - BENTIVOGLIO Contessa GIULIA n. FILIPPETTI (Modena). - BETTINI Dott. ARRIDEO, Frontone Serra (Pesaro). - BEUCI GINO, Arezzo. - BOLLANO VINCENZO, S. Stefano Belbo (Cuneo). - BONANNO ROSA, Randazzo (Catania). - BONINI MARIA, Aviatico (Bergamo). - BORDOLI ANTONIETTA, Lenno (Como). - CAFASSO LUCIA, Castelnuovo D. Bosco (Aless.). - CALDERINI GIUSEPPINA ved. NEBIOLO, Torino. - PONTA UGO, Genova-Pegli. - CANZANO GIOVANNI, Rotta. - CASELLA PIETRO, (Selvole) Castelgofredo (Mantova). - CLERICI MATTEO, Cimolais (Udine). - COLOMBO D. ANNIBALE, Brinzio (Varese). - DE ANDREIS CELESTINO, Borghetto d'Arroscia (Imperia). - DELLE PIANE LUIGIA, Vignole Borbera (Aless.). - DEL FABBRO OLIVA, Forni Avoltri (Udine). - DESTEFANIS PIETRO, Pontestura (Aless.). - DIANA ANNETTA, Simala (Cagliari). - FENOGLIO MICHELE, Villanova-Mondovì (Cuneo). - FORMENTI ROSA, Sacconago (Varese). - FOTI CARMELA DEL CAMPO, Randazzo (Catania). - FRUSCA ALBINA, Bedizzole (Brescia). - GENNARO LUIGIA ved. PONTE, Apparizione (Genova). - GROTTOLO TERESA, Riva (Trento). - MAIOCCHI COLOMBA, Garlasco (Pavia). - MARENTINI EMILIA, Torino. - MARRAS BATTISTINA ved. FANTASIA, S. Andrea Frius (Cagliari). - MARTIN ANTONIO, Codevigo (Padova). - MEDAIL PIETRO, Bardonecchia (Torino). - MENEGATO GIUSEPPE, Dueville (Vicenza). - MERLO D. STEFANO, S. Pietro Val Lemina (Torino). - MINOIA Cav. GIAN ANGELO, Fossano (Cuneo). - MOGNA AGNESE, Fossano (Cuneo). - OPESSO CATERINA, Torino. - PARIZIA CARLO, Verzuolo (Cuneo). - PAREDI ANTONIA, Canzo (Como). - PASSERA ELVEZIo, Chiasso (Svizzera). - PERRONE D. LUIGI, Sestri Ponente (Genova). - PIACENZA DELFINA, Feisoglio (Cuneo). - PITTALUCA ANGELA, Bordighera (Imperia). - POLLA NATALE CARLO, Torino. - PRONI MARIA, Roma. - REALI GIUSEPPINA ved. MANGIOTTI, Groppetlo Cairoti (Pavia). - ROBUSTELLI ORSOLA, Grosotto (Sondrio). - RUSPA FELICINA, Cavaglio d'Agogna (Novara). - SACCO GIUSEPPE, Serravalle Scrivia (Aless.). - SANFILIPPo ALFIO, Gela (Caltanissetta). - SARZI ELISA, Ponte dell'Olio (Piacenza). - SCANDELLI ENRICA BEATRICE, Padova. - STRADA ENRICO, Bresso (Milano). - TIZZANI MARIA ved. RIBALDONE, Torino. - Tovo LUIGIA, S. Maurizio Monf. (Aless.). - VALSECCHI PIETRO, Presezzo (Bergamo). - VOCE VITTORIA in DIENi, Bruzzano Zeffirio (Reggio Calabria). - ZORATTI SANTE, S. Lorenzo di Sedegliano (Udine).