BS 1880s|1883|Bollettino Salesiano Maggio 1883

ANNO VII. N. 5.   Esce una volta al mese.   MAGGIO 1883.

BOLLETTINO SALESIANO

Direzione nell' Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo, N. 82, TORINO

SOMMARIO - Trasferimento della festa di Maria SS. Ausiliatrice - Novena di Maria Ausiliatrice - Invito a ben celebrare la festa di Maria Ausiliatrice - Altro mezzo per onorare Maria Ausiliatrice ossia la Conferenza dei Cooperatori - Per la Chiesa del S. Cuore - Buon effetto di una lettera - Dalla Brianza al Sacro Cuore di Gesù - Discorso del Santo Padre - Festa e Conferenza dei Cooperatori nell' Oratorio di San Leone in Marsiglia - Estratto da una lettera della Patagonia - Lettera Argentina - Grave sciagura toccata alla Missione della Nigrizia - Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales - Bibliografia - Il timore salutare dell' Inferno - Nuovo Manuale pei Terziarii.

TRASFERIMENTO DELLA FESTA DI MARIA SS. AUSILIATRICE.

É noto che nel giorno 24 di Maggio, stabilito dalla Chiesa per la festa di Maria Auxilium Christianorum, quest'anno coincide la solennità del Corpus Domini, e perciò la festa della Beatissima Vergine viene trasferita in altro dì.

Nel Bollettino del mese scorso manifestammo la speranza di anticiparla, fissandola pel 22 di Maggio; ma dopo maturo consiglio si è stabilito di posticiparla.

Pertanto essa verrà celebrata il 5 di Giugno, giorno, nel quale è pure fissata dal Calendario liturgico dell'Arcidiocesi di Torino.

Per concessione della Santa Sede è altresì trasferita a quel giorno, 5 di Giugno, la Indulgenza plenaria , elargita ai singoli fedeli, che confessati e comunicati visitano il Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino nel giorno di sua festa, pregandovi secondo l'intenzione del Sommo Pontefice.

Preghiamo quindi i Cooperatori e le Cooperatrici che vogliano diffondere questa notizia tra i loro parenti, conoscenti ed amici.

Come negli altri anni, così pure nel corrente può essere che molti fedeli, massime dei paesi vicini, intendano di recarsi a Torino in occasione della festa di Maria Ausiliatrice, gli uni per ringraziare la Vergine dei benefizi loro impartiti , gli altri per implorarne , e taluni per isciogliere voti fatti, od anche solo per soddisfare alla loro divozione. Per la qual cosa noi sapremmo sommamente grado a quei signori Parrochi, nostri benemeriti Cooperatori, i quali in una delle domeniche , che precedono il 24 di Maggio, avessero la bontà di dare alla loro popolazione un apposito avviso sul trasferimento di detta Solennità , affinché non avvenga ad alcuno di sbagliare il giorno , nè di vedersi deluso nella sua aspettazione.

NOVENA DI MARIA AUSILIATRICE,

Il mese Mariano nel Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino, invece del 21 Aprile, come avevamo annunziato nel N° precedente, comincierà la sera del 3 del corrente Maggio, festa dell'Ascensione di N. S. G. C.; e sino al giorno 26 vi predicherà ogni sera, verso le 7 1/2 il Sac. D. Giovanni Elena da Brescia, valente oratore (1).

Avendo già pubblicato l'orario delle sacre funzioni nei giorni feriali e festivi del mese, aggiungiamo ora quello della Novena, ed invitiamo i Cooperatori e le Cooperatrici della divota città a prendervi parte, ad onore dell'Augusta Regina del Cielo.

A quelli poi , che non possono intervenirvi, raccomandiamo che vogliano celebrarla privatamente, recitando per nove giorni qualche speciale preghiera, o compiendo qualche altra pratica di cristiana pietà. A questo scopo giova un apposito libretto intitolato: Nove giorni consacrati all'Augusta Madre di Dío. Contiene una considerazione, un esempio ed una pratica per ogni giorno, ed è molto acconcio alla circostanza (2).

(1) Il medesimo predica pure nel corrente maggio nella Chiesa di S. Giovanni Evangelista, alle ore 8 1/2., del mattino nei giorni feriali, e allo 10 1/2 nei giorni festivi.

(2) Si vende nella Libreria Salesiana di Torino, al prezzo di cent. 20 la copia.

ORARIO DELLE SACRE FUNZIONI.

La Novena comincia il 27 Maggio, e vi predicherà ogni sera il M. Rev. Teol. Prospero Venk, Canonico di S. Lorenzo in Torino.

In ciascun giorno lungo il mattino sino alle ore undici vi sarà celebrazione di Messe e comodità di accostarsi ai santi Sacramenti della Confessione e Comunione.

Nel mattino dei giorni feriali alle 5 1/2 ed alle 7 1/2 Messa e Comunione con particolari esercizi di pietà; e nella sera alle 7 canto di una lode sacra, Predica e Benedizione col SS. Sacramento.

Nei di festivi, come sono il primo e l'ottavo della Novena, l'ordine delle funzioni cangia come segue: Al mattino alle ore 7, Messa e Comunione generale; alle 10 1/2 Messa solenne ; alla sera verso le ore 3 1/2 Vespri, Predica e Benedizione col SS. Sacramento.

Tutte le pratiche religiose , compresa la Messa delle ore 7, le Comunioni e le preghiere dei due giorni festivi, che occorrono durante la Novena, sono offerte a Dio secondo la pia intenzione dei Benefattori e delle Benefattrici della Chiesa e dell'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma, e delle altre opere Salesiane.

Chi interverrà in qualsiasi giorno dell'anno ad alcuni di questi divoti esercizi, per ogni volta lucrerà Indulgenza di 3 anni (Breve della Santa Memoria di Pio Papa IX, 26 Febbraio 1875).

Nel giovedi, 31 Maggio, quinto giorno della Novena, si farà la Conferenza pei signori Cooperatori Salesiani nella Chiesa interna dell' Istituto, alle ore 3 pomeridiane.

Il 4 Giugno , vigilia della Solennità, si terrà, nel medesimo luogo ed ora, la Conferenza per le signore Cooperatrici.

Il prodotto della questua delle due Conferenze sarà a totale benefizio della Chiesa e dell'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma.

LUNEDI' 4 GIUGNO.

Sera.

Alle ore 6 1/2 Primi Vespri, Predica e Benedizione col SS. Sacramento.

MARTEDI' 5.

SOLENNITÀ DI MARIA AIUTO DEI CRISTIANI.

Mattino.

Alle ore 7 Messa e Comunione generale.

» 10 Messa solenne, che speriamo anche pontificale per l'intervento di qualche Vescovo.

Sera.

Alle ore 6, Vespri solenni, Panegirico detto dal M. Rev. Can. Venk, Tantum Ergo, e Benedizione col Santissimo Sacramento.

In questo giorno verrà eseguita dai giovani dell'Oratorio Salesiano, coadiuvati da distinti professori di canto della Città, la grandiosa Messa a quattro parti del Maestro Salvatore CHERUBINI. - Nei Vespri, il Domine, Dixit e Magnificat sono del Maestro Cav. Fortunato MONINA; il Laetatus sum, Nisi Dominus, Lauda Ierusalem ed Inno sono nuove produzioni del Teol. Giov. CAGLIERO. - Prima della predica si eseguirà la grandiosa Antifona Sancta Maria, succurre miseris, concerto a tre cori divisi, rinnovato dall'Autore. - Il Tantum Ergo è pure opera del Teol.

Giov. CAGLIERO.

MERCOLEDI' 6.

Mattino.

Alle ore 7 1/2 Messa, Comunione ed altre pratiche di pietà in suffragio delle anime dei defunti Cooperatori e Cooperatrici, e dei Confratelli e Consorelle dell'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice.

NB. - Chi desidera farsi iscrivere nell' Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice, troverà persona appositamente incaricata nella sacrestia della Chiesa.

INVITO a ben celebrare la festa di Maria Ausiliatrice.

A quante peripezie , a quanti rischi , a quante sciagure non andrebbe mai incontro la vita di un pargoletto, qualora la madre non lo tenesse continuamente d'occhio e non gli usasse la più sollecita cura! Nella vita del corpo e specialmente dell' anima noi tutti , grandi e piccoli , Sacerdoti e semplici fedeli , siamo come altrettanti fanciulli deboli ed inesperti. Quindi abbiamo ancor noi bisogno di una madre , abbiamo bisogno di Maria , che dal Cielo ci assista, ci allontani dal male, ci difenda dai nemici, ci fortifichi nelle tentazioni , ci renda saldi nella fede , costanti nella virtù , e come per mano ci conduca alla Patria Celeste. Gesù morente in croce la diede per madre all'Apostolo S. Giovanni, dicendogli : Ecce mater tua. A questo proposito i sacri espositori osservano che per la vita corporale ed umanamente parlando S. Giovanni non abbisognava punto dell'uffizio di una seconda madre, sia perché già adulto, sia perché gli rimaneva tuttavia la propria genitrice, ancor essa presente colle pie donne alla dolorosa scena del Calvario; ma saviamente soggiungono che egli ben ne abbisognava per la vita spirituale, per la salvezza dell'anima, e per tutti quegli incontri, nei quali indarno s'invoca aiuto o da chi non vuole o da chi non può darlo. E se di una tal madre ebbe bisogno il Discepolo prediletto, quanto più ne abbisogniamo noi ! Ond' é che i Santi Padri si accordano nel dire, che, nella persona di S. Giovanni, il divin Redentore lasciò Maria per madre a tutti ed a ciascuno dei suoi fedeli.,

Per altra parte, se al presente non ci troviamo né afflitti, né minacciati da veruna disgrazia, non si può tuttavia negare che andiamo pur troppo soggetti a molti pericoli ed ognuno sa quali. Per il che è cosa prudente l'accaparrarsi la benevolenza e la protezione di una persona, la quale all'uopo possa e voglia soccorrerci; possa, perché potente; voglia, perché piena di bontà per noi. Or qual persona è più potente, quale è più disposta ad aiutarci ed a proteggerci che Maria, proclamata dalla santa Chiesa, Vergine potente, Vergine clemente e pia? Ella può aiutarci in tutte le nostre necessità, perchè fatta partecipe della onnipotenza del suo divin Figliuolo Gesù; Ella vuole pur anche aiutarci , perché buona , perchè compassionevole , perché Madre nostra amorosa. Questa sua potenza e bontà Maria fa dolcemente esperimentare a quanti la invocano e Le sono devoti. Prova eloquente ne sono le molte grazie spirituali e temporali, di cui noi medesimi andiamo ogni giorno ricevendo relazione da svariatissimi luoghi. Le pubblicate finora nelle Letture Cattoliche e nel Bollettino Salesiano non ne sono che una minima parte ed un lievissimo saggio.

Sebbene la Beatissima Vergine soccorra tutti coloro, che ne implorano con fiducia la intercessione, e meritamente sia chiamata Aiuto dei Cristiani, non di meno la esperienza ne ammaestra eziandio che più facilmente ricevono favori da Lei quei fedeli, i quali e Le si mostrano riconoscenti dei già ricevuti, e sono più solleciti ad onorarla nei giorni,, in particolar modo consacrati alle sue glorie.

Per la qual cosa noi invitiamo caldamente i Cooperatori e le Cooperatrici a meritarsi la speciale benevolenza e protezione di Maria Ausiliatrice, col celebrare con molta divozione la sua festa il 5 del prossimo giugno. Quelli, che possono, vengano a celebrarla con noi in Torino; gli altri poi la celebrino nel proprio paese o il giorno medesimo, o la Domenica innanzi.

Facciamo in quel giorno qualche particolare preghiera ed ascoltiamo la Santa Messa in onore di Lei; procuriamo soprattutto di accostarci alla Confessione ed alla Comunione, e potendo attiriamovi altresì qualche persona con noi.

Negli anni scorsi in molti siti si fece cantare la Messa, ed ebbe luogo un apposito Discorso, colla Benedizione del SS. Sacramento.

Noi ricordiamo ed esponiamo semplicemente queste cose ; ed abbiamo tanta fiducia nella pietà e nello zelo dei nostri Cooperatori, massime dei Sacerdoti e dei Parrochi, da rimanere sicuri che non avremo scritte queste parole invano. Anzi fin d'ora apriamo il cuore a dolce speranza che tutti i membri della Pia Unione, congiunti in spirito coi Salesiani, coi loro giovanetti e coi Cattolici Torinesi, offriranno in quel giorno a Maria un sì ricco serto di buone opere, e Le scioglieranno un inno di sì caldo amore, che non sia indegno degli alti suoi meriti e della materna sua bontà, e torni di dolce spettacolo a Dio, agli Angeli ed agli uomini.

ALTRO MEZZO PER ONORARE MARIA AUS. ossia la Conferenza dei Cooperatori.

All'approssimarsi della festa di un insigne personaggio, sogliono i suoi aderenti raccogliersi per deliberare di comune accordo sui mezzi più acconci a celebrarla in modo, che abbia a tornargli megliogradita.

Per questo motivo noi raccomandiamo ai nostri Direttori e ai benemeriti Decurioni che vogliano avere la bontà di tenere la Conferenza dei Cooperatori e delle Cooperatrici , che il Regolamento prescrive nell' occasione della festa di Maria Ausiliatrice , e di eccitarli a speciali opere di cristiana pietà. Per radunare e radunarsi occorrerà qualche sacrifizio e di tempo e di comodità ; ma questo sacrifizio è ricompensato dall' Indulgenza plenaria, che per quest'opera pia il Santo Padre concede ai Cooperatori e alle Cooperatrici che si trovano in grazia di Dio ; è ricompensato dalla consolazione che si prova nel vedersi molti insieme, animati dal medesimo desiderio di fare del bene ; è ricompensato eziandio dal vantaggio grande, che si arrcca al benessere dell'intiera nostra Associazione.

Del resto ricordiamo che questo è il mese di Maria ; e perciò se per detta Conferenza vi è qualche noia e disturbo a soffrire, soffriamolo ad onore e per amore di questa nostra dolcissima Madre ed augusta Regina , ed Essa saprà ricompensarcene.

Confidiamo poi a tutti che i mezzi per la erezione della Chiesa e dell' Ospizio del Sacro Cuore

a Roma sono insufficienti alla gravezza delle spese che occorrono giornalmente, onde ci tocca sovente di rallentare i lavori, che pur tanto premono. Quindi preghiamo umilmente i Capi e Decurioni, che vogliano esporre la cosa ai Cooperatori e alle Cooperatrici, ed esortarli a fare per amor di Maria una qualche limosina ad onore del Cuore adorabile del suo Gesti, ed inviarcela al più presto possibile.

PER LA CHIESA DEL SACRO CUORE.

Siccome possiamo ritenere per certo essere il Signore che per mezzo del suo Vicario in terra abbia affidato alla carità ed allo zelo dei Cooperatori Salesiani la erezione della Chiesa e dell'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma, così noi speriamo che la Divina Provvidenza non ci lascierà mancare i mezzi per portare a termine la importantissima impresa. Ci confermano in questa speranza le offerte, che molti Cooperatori e molte Cooperatrici inviarono già e vanno mandando di mano in mano che si trovano in grado; cì conforta l'impegno, che varii Collettori e Collettrici, muniti di apposito diploma, spiegarono nel far conoscere quest'opera e nel promuovere limosine e spedircele ; ci confortano soprattutto le grazie , che in Italia e in Francia ricevettero quelle persone , le quali si mostrarono generose a vantaggio di un' opera, destinata alle glorie del divin Cuore nel centro istesso della Chiesa cattolica.

Ma questa nostra speranza e questi conforti, lungi dal farci restare nell' inerzia , ci spronano anzi a sollecitare i soccorsi opportuni dalla pietà di tutti, perché è giusta la sentenza che dice : Aiutati clie ti aiuto. Iddio ci benedice bensì , ma vuole che facciamo la parte nostra.

I lavori alla Chiesa del Sacro Cuore progrediscono , é vero ; ma dobbiamo pur dirlo che non progrediscono con quella celerità che è necessaria; perchè talvolta mancano i danari per soddisfare gli operai e per affrontare le spese dei materiali.

Per la qual cosa noi facciamo caldo appello ai Cooperatori e alle Cooperatrici, e li preghiamo che vogliano essere istrumenti di carità nelle mani di Dio , e ci porgano quell' aiuto che le forze loro permettono.

Al nobile scopo ciascuno veda di fare qualche sacrifizio, e per meglio animarvisi ricordi il vivo desiderio, che ha il Santo Padre Leone XIII, di vedere presto innalzata la detta Chiesa e l' annesso Ospizio nella sua Roma ; ricordi le grandi promesse di grazie e benedizioni spirituali e temporali, fatte dal nostro Signor Gesù Cristo a pro di coloro, che avessero promosso onore e divozione al suo divin Cuore ; ricordi ancora che promuovendo quest'opera, oltre ad un distinto premio in Cielo, egli può aspettarsi da Dio molti favori in terra, durante la vita, ed una specialissima consolazione al punto di morte.

BUON EFFETTO DI UNA LETTERA.

Nel mese di marzo noi pubblicammo la lettcra di un insigne Prelato, che da una confidente facezia di uno dei nostri era stato mosso ad inviare a D. Bosco una graziosa somma per la Chiesa del Sacro Cuore. Ora siamo lieti di far sapere che la lettura di quella lettera produsse dei buonissimi effetti. Varie persone seguirono l'esempio di quel venerando personaggio, e c' inviarono le loro offerte pel medesimo fine.

Non è qui il luogo di segnalare né il nome degli oblatori, né le somme da essi offerte ad onore del Sacro Cuore ; imperocchè i medesimi non ce lo permettono, e poi sarebbe cosa troppo lunga. Tuttavia sotto certe condizioni ci crediamo licenziati a farne conoscere una, accompagnata dalla lettera seguente

... Lago Maggiore, 3 aprile 1883. REV. D. Bosco,

Lessi sull' ultimo Bollettino Salesiano la bella e faceta storiella della Soppressione di una virgoletta. Questa mi ha invaghita ad imitare quel degno Prelato, e come Lui mutare avviso, persuasa io pure che qui cito dat bis dat : chi dà presto dà il doppio.

Penso dunque di mandare a Lei, ottimo e Rev. D. Bosco , lire duecento per la Chiesa del Sacro Cuore, le quali aveva io destinate per altra opera pia da compiersi però fra qualche anno.

Le chiedo per altro il favore di non rendere di pubblica ragione questa mia offerta; ma quando volesse farlo per animare altri ad imitare quel caritatevole Prelato , lo consento , purché non manifesti il mio nome, né quello della mia città.

Le accludo pertanto in questa mia un bono di 200 lire, e Le sarò tenuta se vorrà con qualche mezzo farmi conoscere di averle ricevute.

Di questi giorni fui a Torino. Sperava di poter finalmente avere la consolazione di fare la di Lei personale conoscenza ; ma rimasi anche questa volta delusa. Mi si disse che non si trovava in Torino (1).

Mi faccia la carità di raccomandarmi nelle sue orazioni , specie dinanzi alla divota immagine di Maria Ausiliatrice. Io non dimentico Lei , Rev. Padre, e la sua benemerita Congregazione, a cui fo parte come Cooperatrice.

Le dimando la sua benedizione e con tutta stima mi ripeto e Le sono

Devma nel Signore

V. P.

(1) Don Bosco si trova in visita delle Case di Francia sin dal principio di marzo, e non sarà di ritorno a Torino che presso la festa di Maria Ausiliatrice.

DALLA BRIANZA AL SACRO CUORE DI GESU'.

Non possiamo più oltre nascondere un nobile atto di carità di due persone della Brianza, che mostra al mondo quanto possa nei cuori ben fatti l'amore di Dio e della Religione. Ecco ciò che si scriveva a D. Bosco sin dal 20 del passato febbraio.

AMATissimoo E M. R. D. Bosco,

Col suo appello del 2 p. p. gennaio, pubblicato sul Bollettino Salesiano , la S. V. si rivolse ai Cooperatori e alle Cooperatrici , e mettendo loro sott'occhio varii bisogni, fra cui i bisogni relativi alla Chiesa ed Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma, li pregava a voler essere i canali della divina Provvidenza e a venirle in soccorso.

Or bene , a siffatto appello tanto io quanto la mia buona zia non vogliamo restare indifferenti ; epperò in questa mia lettera raccomandata troverà lire due mila, che offriamo a V. S. per la suddetta Chiesa ed Ospizio di Roma.

Nella lusinga che tale offerta sarà da Lei aggradita, la pregherei a darmi un segno di ricevuta per mia norma.

Nel caso poi che di cotesta offerta Ella facesse cenno sul Bollettino , per eccitamento ad altri di buon volere, favorisca tacere i nostri nomi. Circa la provenienza basterà notare che l'offerta Le pervenne da un paese della Brianza.

La prego a raccomandare ed a fare raccomandare a Maria Ausiliatrico me e le anime da me dirette, non che la mia zia , onde tutti possiamo avere le grazie, che ci occorrono pel tempo e per la eternità.

Implorando la sua paterna benedizione ed augurando ogni miglior bene a Lei, alla sua Congregazione e a tutte le opere sue, Le presento a nome anche di mia zia i più cordiali ed ossequiosi rispetti, e mi dico

Di V. R.

Af mo e Devmo Servo Sac. P. O.

DISCORSO DEL SANTO PADRE.

Ricco di utili ammaestramenti è il Discorso , che il nostro Santo Padre Leone XIlI tenne in Vaticano alla Società primaria romana per gli Interessi Cattolici, il giorno 8 del passato Aprile , Domenica, detta del Buon Pastore.

Tre opere soprattutto raccomandò di promuovere ìl Vicario di Gesù Cristo : La religiosa educazione della gioventù , la diffusione della buona stampa, e la santificazione dei giorni festivi.

A queste tre opere mirano eziandio e devono continuamente mirare gli sforzi dei Salesiani e dei loro Cooperatori ; onde a comune eccitamento crediamo bene di presentare loro per intiero il mirabile Discorso. Da questo Discorso si scorge ancora quanto al Santo Padre stia a cuore il benessere religioso e morale di Roma ; e quindi ognuno può di leggieri comprendere come gli debba tornare gradito il soccorso, che i Cooperatori e le Cooperatrici prestano alla erezione della Chiesa e dell'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù, affinché vie meglio si estenda il bene tra le anime in Roma, e s'impedisca il guasto, che vi menano i nemicì di Dio e della Religione.

Nella sala Clementina, circondato dalla sua nobile. Corte e da illustri ed eminenti personaggi, il Santo Padre così parlava ai membri della prefata Società.

« Il desiderio che abbiamo sempre manifestato di veder prosperare le Società, intese a promuovere in Italia gli interessi cattolici, Ci ha fatto accogliere di buon grado la domanda di ammettere oggi la intera vostra Società alla Nostra presenza. Ora partitamente vedremo le diverse sezioni che la compongono , desiderosi di animarle tutte al bene e di benedirle.

» Prima però Ci piace di rivolgere a voi, figli carissimi, alcune brevi parole, per esprimervi innanzi tutto la Nostra compiacenza e il Nostro gradimento per quello che fate in servigio della causa cattolica ed a vantaggio di Roma. - Se ardentemente bramiamo che la vita cattolica dappertutto si manifesti, conforme richiedono i gravissimi bisogni dei tempi presenti, questa Nostra brama è anche più intensa e più viva, quando trattasi di Roma, centro del cattolicismo e sede del Supremo Pastore della Chiesa ; Roma, che sempre si è fatta ammirare per la sua fede sincera e feconda di grandi opere ; Roma, dove accorrono del continuo i Cattolici d' ogni parte del mondo per trovarvi conforto alla loro fede ed impulso a ben fare; Roma deve dare dell' azione cattolica alle altre città e agli altri popoli l'esempio.

» Ma ohimè ! questa nostra diletta città è oggi fatta segno di nemici assalti e nella più speciale maniera presa di mira per parte degli empi. Qui infatti si vagheggiano oggi idee pagane , e con un'educazione senza base religiosa, con una stampa quotidiana rotta ad ogni licenza e con altri mezzi di morale pervertimento si fa di tutto per indebolire nel popolo il sentimento cristiano, per sottrarlo alle benefiche influenze della Chiesa , per - iscuotere la sua fedeltà e la sua devozione al Romano Pontefice. Per questi motivi caldamente raccomandiamo al vostro zelo e a quello di tutti i membri della vostra Società che mai non abbia a venir meno nelle vostre file l' ardore del bene , che abbia anzi a raddoppiarsi ; che si moltiplichino i soci, che ciascuno nel miglior modo concorra efficacemente al conseguimento dello scopo prefisso alla Società.

» V'è tra voi una parte che ha cura delle diverse scuole cattoliche, fondate con lodevolissimo pensiero dalla Società stessa, e si studia di mantenerle prospere e fiorenti. Perseverate , diremo loro, in questa utilissima intrapresa, e raddoppiate gli sforzi e i sacrifici. Noi facciamo quanto Ci è possibile ; ma non si farà mai abbastanza su questo campo sì vasto, sì disputato, e dove tanti ostacoli s'incontrano.

» V'è pur tra voi una parte, che si occupa della buona stampa e generosamente concorre a dare sviluppo e diffusione ad un periodico, che si pubblica in Roma, molto benemerito della causa cattolica. Non possiamo non encomiare ed incoraggiare queste lodevoli cure, e ci auguriamo che abbiano queste a riuscire sempre più efficaci e feconde.

» V'è tra voi anche chi si adopera ad impedire con santo coraggio e con mille industrie la profanazione dei giorni festivi. Abbiamo più volte pubblicamente attestato quanto Ci stia a cuore quest'opera, alla quale è strettamente legato l'onor di Dio , il bene delle anime , la stessa materiale prosperità dei popoli. Intendiamo di ripetere e confermare gl' incoraggiamenti e le esortazioni già date, colla speranza di vedervi cogliere frutti sempre più abbondanti dalle vostre fatiche.

» Queste poche parole avevamo a dirvi , figli carissimi, a vostro conforto ; aggiungendo solo che molto Noi Ci ripromettiamo dall' incremento di queste e delle altre opere della vostra Società ; molto dalla vostra ben nota pietà e dal vostro ardente amore per la Chiesa. Dal Cielo imploriamo su voi la divina assistenza ; ed a pegno delle divine grazie impartiamo con paterno affetto a voi, a tutti i membri della Società, e a tutte le vostre e loro famiglie l'Apostolica Benedizione. »

FESTA E CONFERENZA DEI COOPERATORI nell' Oratorio di San Leone in Marsiglia.

Lo scorso mese ci scrivevano da Marsiglia quanto segue:

Viva Maria Ausiliatrice ! Viva oggi e sempre! Ecco il grìdo di chi giovedì scorso, 20 Marzo, si trovò il mattino ad assistere, nella Cappella dell'Oratorio di S. Leone, alla solenne benedizione di una bellissima statua , rappresentante la Vergine Ausiliatrice ; dono fatto all' Oratorio da una pia famiglia marsigliese , in attestato di riconoscenza per grazia ottenuta, ed egregio lavoro dell' artista Galard. - La funzione non poteva riuscire nè più commovente nè più consolante. D. Bosco celebrava la s. Messa e benediceva la statua. Ben trecento e più tra Cooperatori e Cooperatrici vi assistevano con particolare raccoglimento e devozione, e presso che tutti si accostarono alla s. Comunione insieme coi giovani della Casa.

Finita la Messa, al levarsi d'un velo che ne toglieva la vista, apparve la Vergine in una bellissima nicchia, circondata da bianche nubi, illuminata da centinaia di fiammelle in bell'ordine disposte. L'effetto fu sorprendente. La statua è dell'altezza di circa 2 metri e di rara bellezza. La delicatezza dei colori, la proporzione delle parti, la soave espressione in modo particolare del Bambino Gesù ne formano i principali pregi ; tutti l'ammirano e ne sono entusiasmati.

Benedetta secondo il rito la sacra immagine , D. Bosco rivolse commosso brevi parole ai divoti uditori. Si rallegrò di tanta fede in Marsiglia , non solo tra poveri, ma fra la nobiltà, non solo di donne , ma in modo particolare di uomini ; ne lodò la frequenza ai santi Sacramenti ; li animò a perseverare ed- a ricorrere per questo fine alla Vergìne Ausiliatrice, di cui in breve dimostrò il potente patrocinio , le grazie ottenute specialmente in seguito a promesse di compiere qualche opera, che torni alla maggior gloria di Dio e alla salute delle anime. E tra queste opere, quale è più santa, quale è più accetta a Dio ed alla sua amorosa Madre , che il promuovere l' educazione della gioventù ?

Conferenza.

Vorrei scrivere per disteso quanto Don Bosco disse quel mattino ; ma per non dilungarmi di troppo passo alla Conferenza.

Si era stampato sull'invito pei Cooperatori e per le Cooperatricì della città e del di fuori che alle ore 3 di quel giorno stesso D. Bosco avrebbe fatta la sua esposizione; e che Sua Eccellenza Revma Mons. Robert, avrebbe presieduto alla pia radunanza, e indirizzato qualche parola ai convenuti. La pia adunanza non doveva aver principio che alle ore 3; ma ad un' ora dopo mezzodì buon numero di persone erano già venute per prendersi un posto, e non la sbagliarono ; poiché alle due e mezzo chi voleva stare in Cappella doveva contentarsi di rimanere in piedi, ed alle 3 non v'era più luogo nè a sedere nè a stare diritti. Piena la Chiesa, la tribuna, il coretto, onde gli ultimi arrivati dovettero ritornarsene via con molto rincrescimento.

Mentre alla Cappella- si attendeva Don Bosco, i Sacerdoti e Chierici della Casa ed altri benemeriti Cooperatori si erano schierati nel cortile per ricevere Sua Eccellenza. Tra gli altri vi prendevano parte il degnissimo Parroco di San Giuseppe , il fratel suo Mons. Guiol, e parecchi insigni ecclesiastici della città.

L'allegro suono della banda del Collegio accolse al suo entrare Sua Eccellenza Revma Monsignor Vescovo. D. Bosco si avanzò ad incontrarlo allo sportello della carrozza ; quindi insieme si discese alla Cappella ; non però i giovani, perchè non vi aveva luogo per essi. Qui D. Bosco ricevuta la benedizione dal Revmo Prelato, prese la parola e su per giù espresse in francese questi sentimenti

Discorso di D. Bosco.

Una delle prime e più necessarie cose a farsi, quando per favore della Provvidenza divina i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane si radunano a Conferenza, si è quella di esporre lo stato delle opere , che noi ci siamo proposto di sostenere a vantaggio della religione e della civile società, di vedere cioè se vi sia in esse un progresso e quale. - Or bene, grazie a Dio e alla vostra generosa carità , io godo di assicurarvi che le nostre speranze non furono deluso, e che quel bene, il quale colla vostra cooperazione venne incominciato , va ampiamente dilatandosi e prendendo uno sviluppo, che supera di molto la nostra aspettazione.

Lasciando a parte le Case d'Italia, di Spagna, del Brasile, dell' Uruguay, della Repubblica Argentina, della Patagonia , le quali furono in quest'anno o cominciate od aperte od ingrandite; tralasciando pure di parlare di altre, che tra breve si avrà occasione d' impiantare nel Portogallo ed altrove , mi tratterrò di preferenza delle Case di Francia, come quelle che ci stanno molto a cuore, e che dalla divina Provvidenza furono in modo particolare a voi affidate.

E per seguire l'ordine stesso ch'io tenni nella visita che feci a ciascuna di esse , comincierò da quella di Nizza. Colà io trovai fatta di nuovo una casa per le Suore addette al servizio dell'Istituto, un locale acconcio ad impiantarvi alcuni laboratorii di più , una Cappella pel culto religioso. Cotali fabbriche permisero di portare il numero dei giovani ivi raccolti da 100 a 200. Cento giovani di più, che apprendono un mestiere, ricevono i principii delle lettere e delle scienze, ed imparano a conoscere ed amare Iddio è cosa molto consolante.

Da Nizza passai alla Navarra vicin di Tolone. Quivi , come vi è già noto , abbiamo raccolto gli orfanelli abbandonati della campagna ; è una colonia agricola che ha già dati dei buoni frutti, e che si prepara a darne dei migliori. L'anno scorso esisteva ancora una vecchia casupola minacciante rovina. Occorreva un pronto riparo ; mancavano i mezzi ; tuttavia si pose confidenza in Dio e si benedisse la primi pietra di un nuovo ed ampio fabbricato, capace di oltre centocinquanta giovani. Oggi è finito, e chi al par di me, conoscendo le condizioni di quella Casa, abbia visto nel passato anno quello che vi era, e veda al presente quello che vi è, non può non esserne meravigliato e mostrare viva gratitudine al Signore , che ci ha in modo così visibile protetti.

Tra le Case fuori di Marsiglia mi resta a parlare di St. Cyr. I pericoli e le seduzioni, alle quali vanno soggetti i giovani delle campagne, sono di certo molto maggiori per le povere ragazze orfane. Il più delle volte per guadagnarsi da vivere esse sono obbligate a condursi nelle città, adattarsi ad ogni mestiere, ad ogni servizio. La mancanza di educazione e di religione, per una parte, lo scandalo, la corruzione , la malizia per l'altra, fanno stragi immense. Chi può contare tutte le vittime? Chi può dire quante di queste creature ritornano ancora alle loro case quali erano partite ? Voi vedete che urge il bisogno di opporsi a tanto pericolo di pervertimento. - Era necessario pensare alle orfanelle della campagna , ed anche a questo si è provveduto. Ed eccovi la Casa di St. Cyr impiantata a questo scopo. Una quarantina di giovani figlie là vi sono già mantenute, istruite, educate ; lavorano la terra, ricevono l' istruzione intellettuale, religiosa e morale ; attendono ad apprendere ciò che è conforme al loro sesso ed alla loro condizione ; si studiano di formare il cuore a sode virtù e a prepararsi all'avvenire.

Ma questa Casa, lo dico con rincrescimento, per essere troppo discosta dai centri popolati, è poco conosciuta , e non gode di quella carità, che sostiene e fa fiorire quelle di Nizza, di Navarra e di Marsiglia. - Si vorrebbe raddoppiare il numero delle ricoverate, da 40 farlo ascendere ad 80 a 120, ed avere così un centinaio di anime candide, che pregano per noi e danno gloria a Dio ; ma i mezzi ci mancano al presente. Malgrado ciò non ci manca la speranza di cominciare tra poco un nuovo edifizio anche in quel luogo ; imperocchè, avendo bandita la guerra all'inferno, non patiremo d'essere vinti in operosità dai figli delle tenebre.

Del nostro Oratorio di Marsiglia non occorrono tante parole ; voi stessi vedete quanto si è fatto. Finita questa Cappella, comperato il terreno per un terzo fabbricato , siamo stati costretti ad erigere un nuovo tratto di casa per toglierci dalla vista di chi ci sta d' intorno. La fabbrica sarà quanto prima in istato d'essere abitata, e si potrà in tal modo portare il numero dei giovani da 300, quanti sono oggi, a 400 e più. Per tutto questo, si capisce facilmente, ci son voluti denari, i quali mancando si dovettero far debiti, e sapete a quanto monta la nota generale ? A 199,000 lire ! ! Eccovi il primo ricevimento fattomi dai Superiori della Casa ! Mi si presenta una nota a saldare, la quale ne comprende una serie di altre inferiori, di poco meno di 200,000 lire ! Or si tratta di venire al concreto , di soddisfare cioè ai creditori , i quali non si adattano a ricevere parole ; bisogna cercare i mezzi a questo fine. Qualcuno potrà proporre la preghiera, ma le preghiere non bastano, e con queste vanno congiunte le opere. E non solo i creditorì, ma nemmeno i nostri giovani si contentano di preghiere. Essi mangiano pane , ne mangiano molto, e per quanto si faccia e si dica a fine di persuaderli a tralasciare quest'abitudine, non ne vogliono sapere , neppure par un giorno solo. Non pretendono leccornie, no ; ma pane e minestra a sazietà , ecco il vitto che pretendono , e che noi dobbiamo somministrare.

Si domanderà : - Dunque come si ha da fare ad estinguere una così grossa partita ? - A Torino non è gran tempo fu condotta a termine una bellissima Chiesa, la cui erezione ad opera finita non costò meno di un milione di lire ; or bene, sapete voi quanti soldi si trovavano in tasca al cominciamento dei lavori? - Otto soldi ! - Quella settimana si era in pena pel come pagare gli operai, quando il Superiore vien chiamato al letto di una signora inferma, la quale più non isperando sollievo dagli umani rimedi intendeva riporre tutta la sua confidenza in Dio e nella intercessione della Vergine Ausiliatrice. - Certo, le risponde il Sacerdote, Maria l'aiuterà, ma è necessario che ancor lei faccia quanto le è possibile dal canto suo. In primo luogo preghi e preghi di cuore , recitando, durante una novena, tre volte al giorno un Pater , Ave e Gloria con una Salve Regina. - Ah ! questo lo farò ben volentieri e colla maggior divozione. - Ma non è sufficiente, aggiunse il Superiore ;lei deve fare qualche offerta in onore della Madonna, e mi deve aiutare nell'opera che ho cominciata (e le disse quale). Non so proprio dove dar di capo per pagare gli operai sabbato prossimo, e lei dovrebbe incaricarsi di soddisfarli per me. - Anche questo prometto di fare, se la Beata Vergine mi concede la grazia di potere per sabbato muovermi da questo letto. Ma quanto ci vorrà? - Per questa settimana occorrono mille lire. - Ebbene, ritorni sabato, ed ella avrà con che pagare i suoi operai.

Il Superiore nel sabato veniente, dopo mezzodì ritorna alla casa della malata ; bussa là porta, ed alla servente , che era corsa ad aprire, domanda notizie della padrona. - Oh ! Padre, risponde la domestica , ella è bell' e guarita ! Si è alzata di letto, e, non contenta di passeggiare nella camera, è uscita di casa per condursi alla Chiesa a ringraziarne il Signore. - Sia lode a Dio ed alla Vergine, esclamò il Sacerdote ; ma tosto soggiunse Non ha lasciato nulla a consegnarmi? - In quel mentre entra la signora stessa, racconta della sua guarigione , offre la somma promessa e continua ad aiutare la santa impresa sino a che fu mandata a compimento.

Eccovi, o signori, uno tra i molti fatti, che diedero vita al Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino. Di oltre un milione di lire ben ottocento cinquantamila possiamo dirle offerte per grazie ricevute ad intercessione della Madre di Dio. Quello che fu a Torino io spero che si abbia a rinnovare in Marsiglia, a favore dell' Oratorio di S. Leone.

E qui io ringrazio con tutto l'animo coloro, che ci porsero fino ad oggi valido sostegno. Ringrazio anzitutto Sua Eccellenza Revma Mons. Vescovo, che ci mostra una squisita benevolenza ; ringrazio i Comitati dei signori e delle signore a questo fine costituiti, di sostenere cioè ed aiutare l' Oratorio nelle principali sue necessità ; ringrazio tutti i Cooperatori e le Cooperatrici, che ci prestarono finora caritatevolmente la mano e che non si rifiuteranno di prestarcela in avvenire. Ricordiamoci tutti delle parole del Vangelo: Date et dabitur vobis. Date e vi sarà dato. Riflettiamo che Iddio è un buon rimuneratore. Chi fa la carità al prossimo, impresta a Dio ed è sicuro di tirare l'interesse del cento per uno. Or chi si rifiuterà di mettere il suo denaro a questo banca ? Aiutiamoci vicendevolmente a far del bene alla gioventù , a questa porzione eletta dell' eredità del Signore. Non risparmiamo fatiche , stenti, sacrifizi ; imperocchè di tutto saremo largamente ricompensati un giorno in Cielo, dove spero cì avremo a ritrovare tutti riuniti a lodare e a godere il Signore.

Parole di Mons. Vescovo.

Dopo D. Bosco parlò Sua E. Revma Monsìgnor Vescovo. Nel suo mirabile discorsetto Mons. Robert segnalò anzitutto l' opera della Provvidenza divina nello straordinario sviluppo delle Case Salesiane nel mondo ; disse che a compiere tali opere non è sufficiente un uomo solo, ma ci vuole la cooperazione di molti. Ecco perchè. furono istituiti i Cooperatori e le Cooperatrici. D. Bosco è l'istrumento della divina Provvidenza , e i Cooperatori e le Cooperatrici hanno ricevuta dal Cielo la missione di aiutare D. Bosco ed i suoi figli, ad ampliare il regno di Dio sulla terra. Esortò quanti erano presenti ad operare il bene coll' esempio e colla limosina, e rifacendosi sul testo citato da Don Bosco : Date et dabitur, raccontò un bel fatterello : - « Tra i molti conventi, disse Monsignore, i quali fiorirono un tempo nell'Africa settentrionale, uno ve ne fu che senza nulla possedere aveva trovato modo , colla carità dei fedeli e coll'abbondanza delle elemosine, di mantenere i suoi religiosi ed un buon numero di poveri. Se non che non andò molto che la carità per l'innanzi così fiorente cominciò a diminuire cotanto, che in breve quei religiosi si trovarono a gravi strettezze. Del che non è a dire quanto fosse impensierito il Superiore di quella Casa, il quale, non sapendo come porvi rimedio , andò a trovare un altro suo compagno, anch'egli capo di Comunità e gli espose la bisogna. Costui, udito come si era diminuita di molto la elemosina, che in quel convento solevasi dare ai poverelli , e che anzi per non averne a soffrire l'avevano soppressa intieramente, gli spiegò il fatto dicendogli come in quella sua Casa avesse avuto due sorelle, l'una di nome Date e l'altra di nome Dabitur; or avendo eglino un giorno cacciato via suor Date ne avvenne che anche suor Dabitur se ne andò seguendo la sorella, e lasciando i religiosi nella miseria. »

Il fatterello destò le risa negli uditori, e ciascuno ne trasse la morale, inducendosi a beneficare il prossimo per ricevere da Dio ogni sorta di benedizioni.

Posto fine al suo dire, Sua Eccell. Revma assistette alla benedizione del SS. Sacramento, che venne impartita da Mons. Guiol.

Mentre poi la gente usciva di Chiesa, D. Bosco in umile atteggiamento, con un piattello alla mano, si pose alla porta domandando l'elemosina pe'suoi figli. Non è a dire quanto toccasse l'animo il vederlo a quel posto, e quanta generosità inspirasse in questi Francesi, che pur tanto lo amano e lo soccorrono.

Quella giornata finì col canto solenne dei Vespri, e colla Benedizione del SS. Sacramento per quelli di Casa. Tre giorni dopo la Conferenza, Don Bosco partiva da Marsiglia diretto a Parigi, fermandosi ad Avignone, Valenza e Lione.

ESTRATTO DA UNA LETTERA DELLA PATAGONIA.

Il Sac. D. Giuseppe Fagnano, Superiore della nostra Missione di Patagonia, ci scriveva fin dallo scorso gennaio una lettera, pervenutaci solo il 15 aprile, della quale diamo qui l' estratto seguente

Abbiamo avuto nell' anno passato circa ottanta giovani nel nostro Collegio. Si aperse anche un Laboratorio di calzoleria con tre ragazzi, due indiani ed un figlio di cristiani, che cominciano a fare qualche cosa e a prendere amore al lavoro. Abbiamo procurato anche sei istrumenti di musica nell'ultimo mese dell'anno, ed il giorno 25 dicembre suonarono la prima volta nella Chiesa, e diedero anche prova nella distribuzione dei premii, l'ultimo giorno dell' anno. Non possono ancora emulare la banda dell'Oratorio; ma andiamo avanti poco per volta.

Le ragazze fecero anche bene, ed il primo giorno del corrente si fece loro la distribuzione dei premii, con molta soddisfazione dei parenti e del paese.

Abbiamo pure battezzato circa cento Indiani , benedetti dieci matrimonii, e date cinque missioni lungo le rive del Rio Negro. Il primo di novembre partì per una lunga missione D. Beauvoir, e sino al 28 che potevamo comunicare col telegrafo aveva notizie tutti i giorni , ma ora si trova lontano circa mille chilometri da Patagones.

Si aperse una campagna contro gli Indiani e ben 1500 caddero nelle mani dell' esercito, parte prigionieri e parte spontaneamente sottomessi al Governo , sicchè se gli Indiani verranno condotti al fiume Negro avremo da fare molto, e sia pure.

Abbiamo stretto bisogno di un Prete di più almeno, e d'un secolare per accompagnare nelle missioni il Sacerdote e servire di Catechista. Qui finora non vi sono vocazioni, e da Buenos-Avres non posso sperare aiuto, perchè non ne hanno ; cosi che ci è forza soffrire e tirare innanzi col poco personale che abbiamo.

Senta quanto accadde, un giorno dei mese passato : D. Beauvoir si trovava a mille chilometri da Patagones , D. Milanesio a dugento, e io fui chiamato da cinquanta chilometri per una italiana inferma. Dovetti lasciare due paesi al solo Don Chiara con tre ammalati e due scuole da fare! Oh sì, ci mandino gente in aiuto ! Noi preghiamo di cuore tutti i giorni S. Francesco di Sales, per ottenere questa grazia. Messis multa; dunque non siano più così pochi gli operai.

LETTERA ARGENTINA.

Riceviamo dal Sac. D. Costamagna la lettera seguente, che ci dà una consolante notizia.

Buenos Ayres, 12 marzo 1883. MIO VENERATISSIMO E CARISSIMO D. Bosco,

Deve sapere, carissimo Don Bosco, che l'opera sua di edificare Chiese, a fin di estendere il regno di Dio, è stata si bellamente copiata da' suoi Salesiani in America, che c'è proprio da ringraziarne il Signore.

Infatti , per restringermi solo a questa nostra provincia Argentina, non solamente qui in Almagro si sta terminando un santuarietto in onore di Maria Ausiliatrice ; non solamente D. Fagnano ha gettato in Patagones le fondamenta di una vasta chiesa parrocchiale; ma ieri il nostro D. Bourlot, Parroco alla Boca di Buenos Ayres, ha avuto la consolazione di mettere la prima pietra al primo Tempio cattolico della sua Parrocchia.

Dico primo Tempio cattolico, perché finora ciò che servì di Chiesa non è stato che una miserabile lunga capanna , indecente non dirò per la maestà di un re, ma per un cristiano qualsiasi.

La erezione di una Chiesa vasta e bellissima in quella specie di fortezza di Satanasso, che è stata finora la Boca del Riachuelo (o Bocca del Diavolo) viene considerata da tutti i buoni come un avvenimento fortunatissimo, ed è per questo che mi fo premura di narrarle in succinto la gran festa, che si fece in occasione della benedizione della prima pietra.

Ieri appunto, giorno 11 di marzo, era festeggiato da una setta famosa con musiche , discorsi ecc., onde è che alcuni dubitavano della buona riuscita della nostra festa , temendo non venisse funestata da qualche brutto incidente, ed altri assicuravano che alle funzioni non vi sarebbero intervenute che cuatro beatas; ma s' ingannarono tutti a gran partito.

La folla accorsa fu tanta che, un'ora prima che si desse principio alla Benedizione, più non si poteva passare in mezzo alle strade contigue alla Chiesa , se non mediante l'aiuto delle guardie di pubblica sicurezza.

I tristi poi, che non dovevano mancare in quest'occasione, perché dovevano servire come di ombre per far meglio risaltare i vivi colori di questo bel quadro , incominciarono sì a mandare qualche moccolo ; ma non appena comparve tra la folla immensa la carrozza non solo di Sua Eccellenza Revma Monsig. Arcivescovo Federico Aneiros, ma quella ancora del Presidente stesso della Repubblica , e si videro questi due altissimi personaggi inoltrarsi franchi e sereni per mezzo alla calca di gente , i farabutti zittirono e si ritirarono mogi mogi, lasciandoci affatto tranquilli.

I nostri musici allora incominciarono tosto l'inno nazionale, finito il quale, Monsig. Arcivescovo dié principio alla funzione, assistendo come padrino il sullodato Presidente e Generale Giulio A. Roca, nostro amico fin dal tempo della prima nostra missione alla Patagonia.

Presero pur parte alla sacra funzione Mons. Antonio Espinoza, e molti altri distinti Cooperatori Salesiani, Sacerdoti e secolari, i quali, finita la Benedizione, furono tutti invitati a far compagnia a Mons. Aneiros ed al sig. Presidente nel prendere un rinfresco, che Don Bourlot e quei della Commissione avevano preparato.

Prima di prendere commiato Mons. Arcivescovo concesse ottanta giorni d'indulgenza a tutti quelli, che o col consiglio o con la mano o in qualsiasi altro modo avessero cooperato alla erezione di questa importantissima Chiesa, la quale deve servire come di baluardo contro gli innumerevoli nemici, che la Religione Cattolica ha in questo punto. - Sua Eccellenza il sig. Presidente pose una somma di danaro in mano al Parroco, perché la distribuisse ai poveri della Parrocchia.

Adesso, caro sig. Don Bosco, preghi tanto che possiamo condurre presto a termine questa Chiesa ; preghi eziandio che possiamo trovare onde pagare i debiti contratti per l'edifizio della Cappella e casa di M. SS. Ausiliatrice , che cì era necessaria più del pane per dare alloggio alle nostre Suore, le quali finora avevano dovuto abitare una casipola cadente, e dormire molte volte per terra, per mancanza di locale. Preghi finalmente che portiamo soprattutto a buon termine l'edificio della santificazione delle anime nostre. - Oh sì, ce l'ottenga davvero questa grazia dal Signore.

Nella fiducia di un tanto favore la riverisco rispettosamente a nome di tutti, e mi dichiaro con tutto l'affetto di un figlio - Tutto suo in Gesù C.,

Sac. GIACOMO COSTAMAGNA.

GRAVE SCIAGURA toccata alla Missione della Nigrizia.

Una grave sciagura toccò alla Missione della Nigrizia nell'Africa centrale. Un fanatico Mussulmano per nome Mahdi, ribellatosi al Vice-Re d'Egitto, raccolse delle bande, suscitò la rivoluzione e la guerra, e pose a soqquadro il Sudan, dove esistono le Case o Stazioni avanzate di detta Missione. Mahdi, che vuol farsi credere un messo di Dio e un nuovo Maometto, s'impadronì della città di Nuba e di Obeid, e fece prigionieri 14 tra Missionarii e Suore con 120 moretti da loro educati.

Una lettera in data del 9 marzo da Kartum, scritta a Sua Eminenza Revma il signor Cardinale Luigi di Canossa, Vescovo di Verona e protettore zelantissimo della Missione, da Mons. Sogaro successore di mons. Daniele Comboni , contiene dei particolari commoventi, e rapisce l'animo alla più alta ammirazione verso gli illustri prigionieri.

Ci piace di riprodurre il passo seguente, che si riferisce alla Stazione di Nuba. « Presi dunque il nominato Reverendo D. Luigi Bonomi, i fratelli coadiutori Giuseppe Regnotto e Gabriele Mariani con tre Suore , Suor Amalia Andreis superiora, Suor Eulalia Pesavento , e, suor Marietta Caprini, furono condotti alla presenza di Mahdi , il quale con belle maniere cominciò ad esortarli e catechizzarli per convincerli che egli era il vero messo da Dio, che come tale lo dovevano ascoltare rinunziando al cristianesimo ed abbracciando l' islamismo. Don Luigi , al quale specialmente egli indirizzava la parola, rispose francamente : - Non tante ciarle ; io non credo che tu sia il Messia se tu lo fossi dovresti provarcelo, saziando con una capra tutta questa gente (e segnava le orde del sedicente Messia) ; ma non sei in grado di farlo. Dunque, se tu vuoi la mia testa, eccola qui ; ma io non rinnegherò mai la mia religione nè abbraccierò mai l'islamismo. - Gli Arabi circostanti avrebbero fatto in pezzi il Bonomi ed i suoi compagni, ma il Mahdi atteggiandosi a dolcezza ripigliò: Andate, andate, pregherò Allah! (Iddio) che vi dia lume. »

Dopo ciò essi dovettero seguire il ribelle alla città di Obeid, di circa 100.000 anime, la quale pure gli si arrese per mancanza di viveri. Colà i prigionieri di Nuba si unirono coi loro fratelli e sorelle di quella Stazione, confortandosi vicendevolmente a patire per amore di Gesù Cristo.

Un telegramma in data del 5 aprile, proveniente dal Cairo, porta la dolorosa notizia che sono già morti due Missionari e due Suore, e che tutti gli altri si trovano tuttora in potere di Mahdi.

Queste notizie ci affliggono come se ci venissero dalla Patagonia; onde dolenti di non poter correre in aiuto alla travagliata Missione della povera Nigrizia , la raccomandiamo di cuore alla carità ed alle preghiere dei Cooperatori e delle Cooperatrici, e facciamo voti ardenti che il mondo civile si scuota una volta e si unisca efficacemente colla Chiesa Cattolica a liberare dalla barbarie quelle tribù disgraziate, e dalla schiavitù e fors' anche dalla morte quei nostri amatissimi fratelli.

STORIA DELL'ORATORIO DI S. FRANCESCO DI SALES

Parte seconda. CAPO X.

Estrazione e risultato della Lotteria -Uso della nuova fabbrica - Morte di Margherita Bosco - Origine e progresso di una nuova famiglia di ricoverati - Le scuole dei professori Giuseppe Bonzanino e Don Matteo Picco.

La estrazione dei numeri della predetta Lotteria ebbe luogo in Torino nel Palazzo di città il 6 luglio del 1857. Il prodotto della medesima fu sufficiente a saldare tutte le spese della nuova fabbrica, e a togliere D. Bosco da molti altri imbarazzi , onde avemmo motivo di ringraziare di cuore il Signore.

Intanto la nuova fabbrica veniva messa in ordine sin dall' anno innanzi. Avvicinandosi l' inverno, urgeva il bisogno di averla in pronto per alloggiarvi un buon numero di giovanetti, già accettati per la cattiva stagione; ma la freschezza dei muri ciò non permetteva. Che fare? Don Bosco non si smarrì. Troppo dolendogli di lasciare più a lungo esposti all'abbandono e nella miseria tanti poveri fanciulli, egli ottenne colla industria ciò, che indarno avrebbe

aspettato dalla natura. Fece pertanto provvedere grandi bragieri , e diede ordine che si mantenessero accesi nelle nuove camere giorno e notte, affinché, uscitane l'umidità, i muri più presto si asciugassero, e così vi si potesse dormire senza pericolo della salute. L'operazione riuscì felicemente, onde fin dal novembre del 1856 la nuova casa fu in gran parte riempiuta di ricoverati, che salirono ben tosto al bel numero di 150.

Don Bosco godeva in cuor suo nel vedere cresciuta la famiglia di tanti giovanetti , tolti dal pericolo del vizio ed avviati sul cammino della virtù ; i giovani più antichi, avuti quali primogeniti, godevano ancor essi nel vedere ingrossare le file dei loro fratelli minori ; godevano questi nell'aver trovato un asilo sicuro e il pane della vita e della intelligenza ; godevano tanti parenti nel sapere bene istruiti ed educati i loro raccomandati e ne esprimevano la più viva riconoscenza ; godevano anche dal canto loro i nostri benefattori e le nostre benefattrici nel mirare il buon risultato della loro carità. Ma in mezzo a tanti motivi di gioia non mancava una forte ragione di pianto. Il 25 di novembre noi perdevamo la buona mamma Margherita Bosco, la quale ci teneva il posto delle nostre madri, e colla sua bontà, colla sua attenzione, colla sua sollecitudine ci faceva come dimenticare o di averle perdute o di averle lontane. La sua malattia, che fu una violenta polmonite, ci fece pregare molto per la sua guarigione , ci tenne per varii giorni come sospesi tra la speranza ed il timore, e ci diede occasione a dimostrare quanto noi apprezzassimo e la sua virtù e l' amore che ci portava. Quasi ad ogni ora questo o quell' altro dei giovani era alla camera dell'ammalata per averne notizie. Alla sera poi dopo le orazioni comuni tutti attendevamo con ansietà o da D. Bosco o da Don Alasonatti notizie di lei, e niuno si metteva a letto senza averla prima raccomandata alla Vergine Consolatrice. Grande fu l' angustia del nostro cuore, quando udimmo che era stato a confessarla il teologo Giovanni Borel, suo direttore spirituale ; immenso il cordoglio quando le furono amministrati gli ultimi conforti di nostra santa Religione, perché il male si faceva gigante e si appressava la morte. E qual penna potrebbe mai descrivere il dolore, i singhiozzi ed il pianto nostro, quando ricevemmo il ferale annunzio che la madre di Don Bosco e la madre nostra non era più? Spettacolo più doloroso e commovente nell' Oratorio, sino a quel giorno, non si era visto mai. Si trovava anche tra noi l'altro de' suoi figliuoli, per nome Giuseppe, venuto da Castelnuovo ad assisterla insieme con D. Bosco, colla zia Maria Anna Occhiena , e colla signora Giovanna Maria Rua ; onde, spirata che fu, i due fratelli si guardarono l' un l' altro senza profferire parola, e poi diedero in un pianto dirotto, che schiantava il cuore a tutti gli astanti. La pia donna moriva alle ore 3 antimeridiane ; e D. Bosco nel mattino stesso , accompagnato dal giovane Giuseppe Buzzetti , andò a celebrare la santa Messa nella Cappella sotterranea del Santuario della Consolata. Colà egli dopo aver sacrificato il divino Agnello ed offertolo al divin Padre in suffragio dell' anima della madre sua, si fermava a pregare lungamente dinanzi alla immagine di Maria Consolatrice. Tra le altre cose egli le diceva : - O pietosissima Vergine, io ed i miei figliuoli siamo ora senza madre quaggiù ; deh ! siate Voi per lo innanzi in particolar modo la Madre mia e la Madre loro. - I funerali furono modesti ma cordialissimi. Fu celebrata una Messa solenne nella Chiesa dell'Oratorio, e i giovani fecero come una Comunione generale in sollievo dell' anima della insigne loro benefattrice e madre. Tutti poscia ne accompagnammo la salma alla parrocchia, e la nostra banda alternava il canto del Miserere col mesto suono dei musicali strumenti. Il lugubre corteo procedette con tanto ordine e destò in tutti gli spettatori così alta edificazione, che tra le altre la egregia signora Margherita Gastaldi, madre del compianto Arcivescovo di Torino, ebbe a dire che non aveva mai assistito a funerali così commoventi. Di Margherita Bosco , di questa donna degna di eterna memoria, è nostra intenzione di tessere la biografia ; la quale cosa, per non interrompere il filo di questa nostra istoria, noi faremo a parte e in altro tempo.

L'anno dopo il nostro Oratorio faceva due altre sensibili perdite; il 9 di marzo perdeva il giovane Domenico Savio, del quale abbiamo già detto di sopra ; e il 22 giugno perdeva Maria Anna Occhiena, zia di D. Bosco e sorella della madre sua, di cui occupava assai bene il posto, prestandoci caritatevolmente i più utili servizi.

Noi avevamo perduto una madre ; ma il buon Dio ci lasciava ancora D. Bosco a farci da padre. Sembra poi che Maria SS. abbia esaudita la preghiera di lui , di proteggerci in modo tutto particolare. Infatti da quel tempo il nostro Oratorio prese uno sviluppo , diremmo quasi, prodigioso ; sviluppo che non ha ancora cessato e che speriamo continuerà ognora a vantaggio della religione e della civile società.

Ora ripigliando il corso dei fatti ci cade in acconcio di dire anzitutto alcune parole sulla origine e sul progresso di una seconda classe di ricoverati nel nostro Oratorio, la quale fin dall'anno 1857 prese un'alta importanza. Come abbiamo veduto, i primi giovani raccolti da D. Bosco nell' Oratorio od Ospizio di S. Francesco di Sales, furono artigianelli, che egli destinava a questo o a quell' altro mestiere, secondo la capacità e le propensioni di ciascuno ; ma i bisogni e le varie condizioni dei raccomandati fecero sì che a poco a poco agli artigiani si aggiungessero anche gli studenti. La cosa cominciò come insensibilmente, e sin dal 1848 e 1849. Nell' occasione della così detta guerra dell' Indipendenza , essendo stati i Seminarii occupati dai militari, D. Bosco pregato da Monsignor Fransoni ricevette all'Oratorio quanti Chierici vi poté, affinché lontani dalle distrazioni delle loro famiglie e dai pericoli del mondo continuassero la carriera intrapresa. Essi vi rimanevano come in pensione, vi facevano studio ed attendevano in comune agli esercizi di pietà ; ma si recavano mattino e sera a scuola dai professori del Seminario di Torino, che davano le loro lezioni gli uni in propria casa, e gli altri in una camera presso il Seminario medesimo , lasciata a questo uso dal Governo.

Ma da cosa nasce cosa. Circa quel tempo medesimo Don Bosco sentì vie meglio la necessità di avere dei maestri e dei collaboratori nell' opera sua, dei quali potesse liberamente disporre. A fine di provvedersene, egli, tra i giovani che la divina Provvidenza gli mandava , cominciò a scegliere quelli, i quali tenevano miglior condotta e lasciavano più fondata speranza di buona riuscita, e questi applicò allo studio. Nel 1850 la loro classe era composta di 12 ; ma in appresso alcuni di essi si fecero Oblati, altri cangiarono carriera e pochissimi rimasero all' Oratorio. A risultato così poco lusinghiero Don Bosco non si perdé di coraggio ; egli se ne fece una nuova cerna , la quale gli fu più fedele.

Intanto di mano in mano che aumentavano i ricoverati, andava pure ingrossando la categoria degli studenti per la ragione, che stiamo per dire. Tra i giovani, che dal Governo, dai Municipii, dai Parrochi e dai parenti venivano raccomandati a D. Bosco, non pochi appartenevano a famiglie già benestanti o di civile condizione , ma per rovesci di fortuna cadute nella miseria. A questi giovinetti, allevati già nelle agiatezze della vita, l'apprendimento di un'arte faticosa o di un ruvido mestiere, non tornava sempre né il più gradito né il più conveniente. Altri poi mostravansi forniti di sì raro talento , che pareva un peccato lasciarlo come sepolto in una officina ; poiché era facile il comprendere che giovani siffatti , se fossero stati coltivati nella scienza, avrebbero potuto col tempo prestare alla civile società servizi assai più importanti. Ora D. Bosco, che, per quanto poteva, acconciava la carità sua a seconda del bisogno, della convenienza e della propensione , destinava cotali ragazzi piuttosto allo studio, che non ad un manuale lavoro. Per questa guisa la famiglia degli studenti in capo a pochi anni venne ad eguagliare quella degli artigiani.

Finché le occupazioni glielo permisero, D. Bosco a questi giovani faceva da maestro egli medesimo ; ma l'anno 1852 non potendo più attendere a cotale uffizio , cominciò a mandarli alla scuola privata del signor Cav. Giuseppe Bonzanino, professore di ginnasio inferiore, indi a quella del Sacerdote D. Matteo Picco, professore di rettorica.

Questi due egregi signori si prestarono di buon cuore a questo atto di carità, apersero gratuitamente i loro corsi agli alunni di D. Bosco, e furono del nostro Oratorio e di molte famiglie altamente benemeriti. Per lunga serie di anni dalle loro classi uscirono lodevolmente istruiti centinaia di giovani, molti dei quali sono oggidì professori di grido , direttori di poste , dottori in medicina, giudici, notai, procuratori, avvocati. Non pochi, abbracciata la carriera ecclesiastica , lavorano tuttora in molte diocesi da Sacerdoti e da Parrochi zelanti , ed un bel numero , divenuti collaboratori di D. Bosco, ad esempio suo spendono la loro vita a vantaggio della gioventù, nei varii suoi Istituti.

La instituzione di questa classe di ricoverati fu un'opera ben concepita, e possiamo dirla inspirata da Dio. Con questa D. Bosco rese il suo Oratorio benefico ad un maggior numero di povere famiglie ; coltivò bellissimi ingegni , che altrimenti , perché privi di mezzi, sarebbero rimasti nella rozzezza ; diede alla civile società non solo dei buoni operai ed abili artisti, ma degli istruiti impiegati ; e, quello che meglio vale, in quegli anni forse i più infensi e i più fatali alle vocazioni ecclesiastiche, provvide all' archidiocesi di Torino , anzi a tutte le diocesi del Piemonte, più centinaia di chierìci e di Sacerdoti. Che più? Con questa istituzione medesima D. Bosco inaugurò fin d'allora quel vivaio di suoi aiutanti, coi quali poté e può estendere il benefizio della civile istruzione e della morale educazione a migliaia di poveri fanciulli nell'uno e nell'altro emisfero.

BIBLIOGRAFIA.

Il più bello di tutti i Libri ossia Il Crocifisso. - 2a Edizione migliorata ed accresciuta di orazioni e di esempi.

Fu veramente meraviglioso lo smercio della 1a edizìone di quest'opuscoletto. Benchè fosse di 4000 copie in meno di un mese fu esaurita : dimodochè non potemmo annunziarlo nel Bollettino del mese passato, mancando fin le copie lorchè doveva uscire. E però cosa come certa che questa edizione di 16 mila piglierà ancor maggiore sviluppo. Esso dimostra con tutta chiarezza che il Crocifisso è veramente il più bello di tutti i libri, degno di essere messo nelle mani di ogni classe di persone, facendo trovare nel Crocifisso e fogli e pagine e parole, che esprimono le migliori di tutte le prediche ed animano efficacemente a praticare tutte le virtù , anzi insegnano la filosofia più sublime e la teologia più profonda. In questi tempi di tant' odio contro N. S. G. C. certo niente vi ha migliore di quest'Opuscolo per farlo conoscere ed amare, e per moralizzare ed educare cristianamente le famiglie e le popolazioni. Potrebbe servire di regalo, e di premio da dare ai ragazzi che lo portino nel seno della loro casa.

Si vende presso la nostra Libreria Salesiana al prezzo di cent. 15 la copia; 50 copie L. 6,00.

IL TIMORE SALUTARE DELL'INFERNO.

Nel Belgio si pubblicò, non è molto, un opuscolo col titolo: Il domma dell' inferno illustrato con fatti tratti dalla storia sacra e profana. L'operetta è del P. Felice Schouppe, della Compagnia di Gesti., ed è scritto in francese. La sua lettura è piena dì attrattive: non vi sono freddi ragionamenti o considerazioni astratte, ma racconti varii, commoventi, che vi presentano sott'occhio le manifestazioni dell'inferno e dei reprobi, l'orrìbile destarsi del dannato, i supplizi che soffre e la facilità di perdersi. Crediamo che faranno del bene le seguenti riflessioni

« Noi dobbiamo temer l'inferno, perché possiamo cadervi. Ohìmé ! è molto facile dannarsi ; e coloro che si dannano sono molto numerosi. Santa Teresa li paragona ai fiocchi di neve, che cadono nelle oscure giornate d'inverno. Il servo di Dio Antonio Pereyra , in una visione oltremodo autentica , di cui venne favorito , vide le anime dei peccatori discendere nell'abisso, come il grano sotto la macina, come pietre gittate in massa in un vasto forno di calce.

« Dio mostrò un giorno davanti ad una numerosa moltitudine che esse ci cadono, come in autunno le foglie morte cadono dagli alberi per il soffio del vento. Il venerabile padre Antonio Baldinucci, missionario della Compagnia di Gesù, morto in odore di santità, nel 1717 predicava all' aria aperta, non potendo la Chiesa contenere i fedeli accorsi per ascoltarlo.

« Miei fratelli, disse, parlando dell'inferno, volete voi sapere quanto è grande il numero di coloro che si dannano? Guardate quest'albero. - Tutti gli sguardi si rivolsero verso un albero, che era là carico di foglie. Nello stesso istante un soffio di vento manifestandosi repentinamente agitò tutti i rami dell' albero e fece cader le sue foglie in tale abbondanza, che non ne rimaneva più che un certo numero sparse e facili a numerarsi. - Ecco, soggiunse l'uomo di Dio, quali sono le anime che si perdono e quelle che si salvano. Prendete le vostre precauzioni per essere del numero di questi ultimi (1). »

(1) Ultimamente questo libro è stato tradotto in italiano e si stampa dalla benemerita Tipografia di S. Giuseppe a benefizio del Collegio degli Artigianelli di Torino.

NUOVO MANUALE PEI TERZIARII.

Il Decreto del 7 di luglio dell'anno scorso, col quale il Santo Padre Leone XIII prescrisse nuove Formole per le Assoluzioni e Benedizioni da impartirsi ai Terziarii di qualsivoglia Ordine, indica eziandio che dovrà uscire in Roma un nuovo Manuale, od elenco d'Indulgenze, a cui dovranno in appresso tutti appoggiarsi.

Mentre attendiamo la pubblicazione di detto Manuale, che dovrà servire di norma anche ai Cooperatori e alle Cooperatrici , noi sospendiamo la pubblicazione delle Indulgenze fatta finora.

Questa sospensione per altro non deve tornare di niun aggravio ai Cooperatori e alle Cooperatrici, perché da quanto siamo venuti pubblicando fin qui nel Bollettino, e dal Regolamento o Diploma, che si dà nell'atto dell'aggregazione, ciascuno è in grado di sapere quali sieno le Indulgenze plenarie e parzialì, che può lucrare ogni anno, ogni mese, ogni settimana ed ogni giorno. Le cose proseguono come per lo innanzi sino a che il Santo Padre non abbia fatto conoscere le ulteriori sue disposizioni, le quali tutti riceveremo con quel rispetto e sommessione, che si deve al Vicario di nostro Signor Gesù Cristo.