Anno LV. 1° FEBBRAIO 1931 (IX) Numero 2.
PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO
SOMMARIO: Compagnie religiose negli Istituti salesiani. - Il Card. Giuseppe Gamba. - Anniversario. - Mons. Maurilio Fossati, Arcivescovo di Torino. - Consacrazione di Mons. Canazei. - Concorso per le "Letture Cattoliche". - Notizie di Famiglia. - La Crociata missionaria. - Grazie del Beato D. Bosco. - Dalle nostre Missioni: La pacificazione dei selvaggi Baràs del Rio Negro - Propaganda cattolica nel Giappone. - Culto e Grazie di Maria Ausiliatrice. - Necrologio. - Lettera di Don Giulivo.
Un bel fascicolo del periodico mensile Albores (edito dal collegio salesiano Pio IX di Buenos Aires) contenente gli Atti del Congresso tenutosi nella capitale argentina ai primi di luglio dalle « Compagnie religiose dei collegi dell'Ispettoria salesiana di San Francesco di Sales », ci suggerisce un argomento che merita di essere illustrato ai nostri Cooperatori, perchè conoscano e apprezzino sempre più i mezzi escogitati da D. Bosco per l'educazione cristiana dei suoi alunni.
Le Compagnie religiose, tanto fiorenti negli Istituti salesiani, furono ideate da Don Bosco per ravvivare nei giovani lo zelo nella pietà, nella virtù e nell'apostolato del buon esempio; e fin da principio si rivelarono di un'efficacia meravigliosa che non venne mai meno, attraverso gli ottant'anni e più di vita che esse vantano, e che diede copiosissimi frutti non solo in Italia, ma in tutte le nazioni dove vennero propagate, fin anche nelle missioni.
Vasto programma.
Le varie Compagnie religiose dei nostri Istituti mirano a crescere una giovinezza sana, operosa, nell'atmosfera della pietà e del lavoro, nella letizia gioconda dei figli di Dio e nella coscienza dei forti doveri che incombono, nell'abito della virtù e nella serietà dei propositi per le future lotte della vita, perchè un giorno affermi, nella famiglia e nella società, in qualsiasi condizione sociale, la divozione al Cristo e alla sua Chiesa e la magnifica grandezza dell'educazione cristiana.
L'apostolato di D. Bosco mirava a guadagnare anime a Dio; nell'ardore della sua carità egli combattè in tutti i modi il « peccato » e cercò di far vivere i suoi giovani nella bontà, nella purezza, nella illibatezza dei costumi, della vita cristiana, e di prepararli all'avvenire perchè recassero nella società il contributo di un sacro lievito evangelico. Egli preparò bensì gli animi, ma volle che il buon seme germogliasse per virtù propria; volle che le virtù fiorissero non solo per efficacia della sua parola e per le cautele di vigilanza, ma in un'atmosfera di santa libertà. Sapeva che c'era del rispetto umano da vincere; una virtù, più di tutte insidiata e più di tutte preziosa, da tutelare; un amore a Gesù da far divampare: una avanguardia da costituire come focolare di santi entusiasmi, come scolta di vigilanza contro le insidie del demonio, seminatore di zizzania.
Per questi motivi e con questi criteri D. Bosco fondò le Compagnie religiose, in epoche diverse e con un proprio programma da svolgere; ma tutte riuscirono ugualmente opportune e fruttuose, sviluppando tra i giovani la virtù, le vocazioni religiose ed ecclesiastiche, e preparandone molti a divenire ottimi cristiani e cittadini.
Una pagina di storia.
Prima in ordine di tempo fu la Compagnia di S. Luigi, e sorse con lo scopo di impegnare i giovani a praticare le virtù che rifulsero più luminose nella vita del santo patrono. D. Bosco intendeva avviare così i suoi alunni ad una vita morigerata e pia da divenire sole e luce in mezzo alla moltitudine dei compagni.
Egli stesso tracciò il regolamento e lo sottopose all'approvazione di Mons. Fransoni, Arcivescovo di Torino. Questi non fece che una riserva: gli pareva eccessivo l'obbligo della comunione ogni 8 giorni, bastava ogni 15 giorni... D. Bosco corresse docilmente, e Monsignore, approvato il regolamento (12 aprile 1847) volle essere il primo dei soci ascritti.
La festa della costituzione della Compagnia ebbe luogo il 21 maggio in forma solennissima. Lo storiografo D. Lemoyne, nel tramandarcene la descrizione, aggiunge alcune notizie dègne di rilievo: che la Compagnia segnò un notevole miglioramento nei costumi e nella pietà, che fra i primi soci onorari vi furono illustri personalità, conce Pio IX, il card. Giacomo Antonelli, Mons. Fransoni, Mons. Antonucci, Nunzio a Torino, ecc.
Memoranda fu la festa di S. Luigi del 1849; due giovani di nobilissima famiglia ressero i fiocchi dello stendardo portato da un artigianello, e ai fianchi della statua, col cero acceso in una mano, col « Giovane Provveduto » nell'altra, cantarono l'hostis infensus il Marchese Gustavo e il Conte Camillo Benso di Cavour (1). Il marchese Gustavo, come altri della nobiltà torinese, era anche socio onorario della Compagnia.
Nove anni dopo sorse la Compagnia dell' Immacolata e - come poi l'altra del SS. Sacramento che la seguì - ebbe origine da un episodio.
« Da qualche tempo -- scrive D. Lemoyne - erasi raffreddato alquanto, in un colla pietà, la diligenza negli studi, e pareva che la casa non procedesse con la regolarità di prima.
« Un mattino di giorno feriale (cosa insolita) nessuno erasi presentato alla balaustra a fare la santa Comunione; e D. Bosco che celebrava la S. Messa, scoperta la pisside aveva dovuto senza più ricoprirla e riporla nel Tabernacolo.
« Il giovane Celestino Durando, che frequentava in quell'anno il ginnasio nel Collegio Nazionale al Carmine, accompagnatosi con Bongiovanni, gli disse al Rondò - Hai visto stamane! Don Bosco ne avrà provato gran dispiacere!
« E ritornati ambedue a casa, stabilirono coi compagni Bonetti, Rua ed altri di formare fra loro un'unione i cui membri scegliessero un giorno feriale per accostarsi alla S. Mensa, in modo che tutte le mattine vi fossero alcuni comunicandi » (1.
E così fu fatto con grande consolazione di D. Bosco.
Era allora nell'Oratorio Savio Domenico, il quale non solo aderì con entusiasmo alla proposta, ma la fece sua e, consigliato e guidato da D. Bosco, istituì la Compagnia dell'Immacolata l'8 giugno 1856.
Storia quanto mai simpatica, perchè manifesta tra i giovani un certo ardore di iniziativa generosa. Nasce per lo spirito di Don Bosco che pervade quelle anime, ma è un frutto della loro libertà e del loro slancio nel precorrere, quasi, i desideri del padre. E, segna un'ascesa nel ritmo della frequenza eucaristica e ravviva la divozione a Maria Santissima coll'onore a Gesù Eucaristico.
Si crea con la Compagnia dell'Immacolata una forma nuova di apostolato: la protezione di qualche discolo o meno docile fra i compagni; ogni socio ha il suo protetto, del quale è l'amico, il consigliere, il protettore, l'angelo custode. La Compagnia diviene così una piccola legione di angeli che, sparsi fra i compagni, giuocando, conversando, faceziando rendono la vita dell'Oratorio cara e amabile (1).
Con la Compagnia dell'Immacolata, Don Bosco che, ad onta di pregiudizi, con fede, prevenendo voci auguste di Pontefici, ha preparato il movimento eucaristico - di cui oggi vediamo l'intensità - ha destato nei suoi giovani il desiderio della Comunione più frequente.
Nel 1857 poteva scegliere la falange sacra, la scorta d'onore fra gli adoratori di Gesù Eucaristico e creare la Compagnia del SS. Sacramento. Ne diede l'idea al giovane chierico Bongiovanni e questi la tradusse in atto.
D. Bosco a quando a quando adunava le Compagnie: « sotto la sua direzione faceva fare la lettura del regolamento, ne dava la spiegazione, invitava i soci a darsi buon esempio a vicenda; e intanto preparavali insensibilmente al sacerdozio a misura che vedeva svilupparsi le vocazioni » (1). Un verbale redatto dal Bongiovanni dice: e la conferenza... fu presieduta dal confratello D. Bosco » (2); e si conservano appunti di due conferenze eucaristiche, tenute da lui - il confratello D. Bosco - la cui semplice lettura fa sentire ancora la calda efficacia della sua parola (3).
Ultima nacque la Compagnia di S. Giuseppe, nel 1858.
D. Bosco voleva promuovere il culto a S. Giuseppe, capo della Sacra Famiglia, modello delle più alte virtù cristiane, e di laborioso e cristiano operaio. Nello stesso tempo vedeva l'opportunità di elevare il ritmo della vita religiosa anche fra gli artigiani.
La Compagnia di S. Luigi accoglieva quasi solo studenti - quella dell'Immacolata era una piccola schiera di elezione tra anziani, studenti e artigiani di virtù sicura, che esercitavano apostolato di carità spirituale verso i compagni - e quella del SS. Sacramento reclutava i migliori fra gli studenti, specialmente in vista di vocazioni ecclesiastiche. L'opportunità dunque di un istituzione per gli artigiani e la venerazione a S. Giuseppe suggerirono a Don Bosco la fondazione della Compagnia (4).
I primi risultati furono davvero consolanti; gli artigiani dell'Oratorio, che in parte lavoravano anche fuori, acquistarono una riputazione di serietà professionale e di virtù che li onorava (5).
Il successo.
Queste le Compagnie religiose istituite da D. Bosco.
Altre, sul modello di queste e con finalità presso a poco identiche, sorsero in seguito rispondendo a speciali condizioni di ambiente. Ma tutte conseguirono sempre il loro scopo; servirono cioè magnificamente all'educazione cristiana di tanta gioventù.
La presenza di un superiore alla direzione di ogni Compagnia che ne sorveglia l'andamento, che suggerisce, che stimola; le conferenze settimanali che offrono agli entusiasmi giovanili tante belle iniziative da svolgere; le occasioni di solennità, di feste abilmente sfruttate col farvi partecipare in un modo diretto e attivo i soci; e in fine l'emulazione del buon esempio nell'attività religiosa e sociale, tutto concorre a rendere fiorente la vita delle Compagnie e a deporre nell' animo dei giovani i germi per un apostolato futuro, sempre più vasto e benefico.
Chi può numerare le vocazioni sbocciate in 8o anni dalle varie Compagnie? gli onesti cittadini e ferventi cristiani che esse hanno disseminato nel mondo, i quali si gloriano del ricordo che abbellisce di una luce di santa operosità la loro giovinezza e si rannoda ai primi sforzi per lormare la loro coscienza a rettitudine, per aver zelo nell'operare virtuosamente?
Ogni anno centinaia e migliaia dei giovani delle nostre Compagnie religiose affluiscono tra le file della Gioventù Cattolica, recandovi, con l'entusiasmo per gli alti ideali, la fresca energia della loro esuberante attività. Non solo in Italia, ma anche all'Estero; anzi vorremmo dire che in alcune regioni estere - l'America del Sud per esempio - il nucleo più importante e più attivo è formato da ex allievi di Don Bosco, già soci delle Compagnie religiose.
Basterebbe questo risultato per benedire la Provvidenza di aver dato al Beato D. Bosco l'ispirazione di attuare un'istituzione così utile e feconda.
Mentre era in corso la stampa, il Sig. Don Rinaldi, raccomandando con apposita circolare alle Case salesiane la coltura delle Compagnie religiose, ordinava che, in quest'anno, si celebrasse la Giornata delle Compagnie, con funzioni, adunanze e discussioni, in preparazione al Congresso delle Compagnie da tenersi in ogni Ispettoria.
(1) LEMOYNE, Memorie, vol. III, pag. 407.
(1 Loc. cit., vol. V., pag. 478.
(1) Loc. cit., vol. V, pag. 483-87.
(1) Loc. cit. Vol. V, pag. 761.
(2) id. Vol. VIII, pag. 1057.
(3) id. Vol. VI, pag. 185.
(4) id. Vol. V, pag. 190.
(5) id. Vol. VI, pag. 193.
Torino, nel mesto anniversario della morte del Card. Giuseppe Gamba, ha avuto incitamento a ricordarne la memoria benedetta dall'elezione, avvenuta ai primi di dicembre, del successore nella persona di S. E. Monsignor MAURILIO FosSATI, del quale i giornali hanno rilevato affinità e punti di contatto col defunto Cardinale - e dalla pubblicazione, pure di quei giorni, della biografia del Cardinal Gamba, scritta con affettuosa sollecitudine dal Teol. Giuseppe Angrisani, già suo segretario e che rievoca assai al vivo la figura dell' indimenticabile Pastore nel suo carattere e nella sua virtù, con pagine sobrie ma efficaci.
Il bel libro è riuscito graditissimo a quanti amavano il Card. Gamba e ancora ne rimpiangono la repentina scomparsa: ed è stato assai apprezzato per la elegante edizione (1), e più ancora per lo stile vivace e attraente, e la fedeltà della rievocazione, che desta nel lettore interesse e soddisfazione per vedersi balzar da ogni pagina sempre più netta e grandiosa la cara figura del compianto Cardinale.
Vi abbiamo trovato felicemente espressa la profonda ammirazione e devozione che il defunto aveva per il beato D. Bosco, del quale fu non solo affezionato discepolo, ma imitatore fervente della sua alta virtù. Molte sono le pagine del libro vibranti di affetto pel nostro beato e saremmo tentati di riprodurne parecchie per far gustare ai nostri Cooperatori la soavità dell'intima amicizia che legava il Gamba a Don Bosco.
Ma tutti ricordano la gioia ineffabile provata dal buon Arcivescovo nel prodigarsi per le feste della beatificazione del Maestro e le parole esaltatrici che gli sgorgarono dal cuore in più circostanze: nella bella biografia questi slanci per onorare l'Apostolo della Gioventù e lo spirito di imitazione delle sue eroiche virtù ci dànno anche un'idea adeguata della grande virtù del Card. Gamba, e ce lo presentano in una luce di bellezza morale piena e fulgente, quale forse molti non l'avrebbero pensato.
Togliamo dal libro e presentiamo ai nostri amici una pagina, che potremmo dire autobiografica e che dirà eloquentemente dell'affetto che univa il defunto al Padre nostro.
Una visita di D. Bosco.
Nei primissimi anni del suo sacerdozio, il giovane Don Gamba ricevette una visita dal Beato Don Bosco.
Il marchese Crispolti vi accennò in un suo articolo sul « Pro-Familia », scritto subito dopo la morte del Cardinale; ma il suo racconto, sostanzialmente giusto, manca di quella precisione di particolari, che dànno al fatto il profumo più delicato.
Io lo riferisco come lo sentii narrare molte volte da lui, e come egli stesso lo raccontò nell'estate del 1929 a Valsalice, davanti al Capitolo Generale dei Salesiani, al quale era stato invitato.
Terminati i brevi discorsi di omaggio indirizzatigli... Egli si alzò. Con un sorriso e due parole si scrollò di dosso tutte quelle lodi e poi disse:
« Veramente anch'io dovevo essere salesiano. Nei primi mesi del mio sacerdozio, Don Bosco venne a trovarmi ad Asti e mi disse: -- Senti, Don Gamba; vuoi venire con me all Oratorio?
» - Ben volentieri!, gli risposi, ma io ho con me la mamma...
» - Per la mamma, mi disse, ci penso io. La condurremo a Torino e starà con la mamma di Don Rua, di Don Dalmasso, e con altre brave donne, e passeranno il tempo a lavorare e a pregare insieme.
» - Bene: ma lo dica lei, Don Bosco, a mia mamma!
» Don Bosco venne subito con me a casa e disse a mia mamma:
» - Sentite: se siete contenta, vostro figlio verrà con me ,all'Oratorio, e voi potrete venire con lui, e starete in compagnia di tante altre brave donne a lavorare, a pregare, a farvi del bene.
» Mia mamma lo ascoltò attenta e poi gli disse con calma:
» - Senta, Don Bosco: mio figlio è padrone di fare ciò che gli pare, ed io sono ben contenta che vada con lei. Ma, quanto a me, io non me la sento di venire a Torino. Sono troppo abituata alla vita di campagna, e mi sembra che non potrei resistervi.
» Allora Don Bosco mi guardò e mi disse: - Ben: allora resta finchè il Signore ti lascierà la mamma. Dopo vedremo!
» Il guaio si è - conchiuse il Cardinale - che, quando mia mamma morì, io ero Vescovo di Biella, e non potevo più uscire... di prigione; e così dovetti accontentarmi di essere salesiano nell'anima ». Sac. Teol. G. ANGRISANI.
(1) Sac. Teol. G. ANGRISANI, Il Cardinale Giuseppe Gamba - Torino, Marietti, 1930, pag. 280 illustrate: L. 5.
Il 25 febbraio ricorre l'anniversario della morte gloriosa di Mons. Versiglia e di Don Caravario, avvenuta in Cina per mano dei bolscevichi. Che la memoria di questi eroi sia viva nell'animo di molti, è cosa che constatiamo ogni giorno: le lettere che ci giungono, le offerte stesse che ci vengono trasmesse, sono accompagnate con parole di viva ammirazione e venerazione.
I loro nomi, le loro tombe hanno ogni giorno più l'onore del ricordo rispettoso e riverente da parte di tutti. Alcuni mesi fa il governatore di Canton, generale TchanMens-Shu, ispezionando le truppe di ShiuChow, si recava a visitare il Collegio Don Bosco; dopo un rinfresco volle vedere la tomba di Mons. Versiglia e là presso rimase alcuni minuti in posizione di attenti.
Nel novembre, Mons. Costantini con altri quattro vescovi si raccolse in preghiera sulla tomba dei nostri due martiri.
Vescovi, uomini di governo, ufficiali, giornalisti hanno parlato di essi con una deferenza che non ha del convenzionale, ma dell'ammirazione più alta.
Ricordiamoli anche noi affettuosamente in questa ricorrenza anniversaria, elevando al Signore la preghiera fervente per le anime loro, per la missione bagnata del loro sangue e per le loro mamme e parenti che in questi giorni volgeranno ai figli il palpito più vibrante del cuore ricordando la loro immolazione per la causa di Dio
Oliva Gessi ha onorato la memoria di Mons. Luigi Versiglia. Con le offerte di tutti gli abitanti fu preparata un'artistica lapide con medaglione di bronzo di Mons. Versiglia, e collocata sulla facciata della casa dove nacque, oggi proprietà della distinta famiglia De Benedetti.
I buoni Olivesi vollero prepararsi a glorificare il martire con otto giorni di Esercizi spirituali, che furono predicati dal salesiano D. Giacone, missionario al Rio Negro. Ed ebbero tra loro l'amatissimo Pastore Mons. Simon Pietro Grassi ed un altro Vescovo missionario, Mons. Luigi Calza, che a Voghera avendo avuto notizia della glorificazione, volle parteciparvi per attestare l'affettuosa amicizia che lo legava al Vicario di Shiu-Chow.
Il 30 novembre tutto il paese era imbandierato e rigurgitante di gente accorsa dalle vicine frazioni. Dopo le funzioni nella Parrocchia il corteo, formatosi sul piazzale, cominciò a sfilare: in testa la Musica di Mornico, i Balilla, le Piccole Italiane, le scuole del comune coi loro egregi Fiduciari ed insegnanti, i Militi, il Circolo giovanile con le rappresentanze di quelli di Stradella e Montù Beccaria, con le relative fiamme, bandiere e gagliardetti; in ultimo le autorità, Mons. Vescovo con Mons. Calza, il sig. Podestà dott. Tino Trucco, il rappresentante del Console, i fratelli Avv. ed Ingegnere De Benedetti con le gentili Signore, il Cav. Buttini, Cav. Defilippi, il Vice-Podestà, gli impiegati e i dignitari del Comune.
Sul palco, di fronte all'umile casa, presero posto le autorità e quando comparve la mamma ottuagenaria di Mons. Versiglia gli occhi si inumidirono di lagrime.
Lo zelantissimo Parroco Don Ulderico Guerra aprì la cerimonia salutando con parole calde e piene di entusiasmo autorità e popolo, e invitò a scoprire la lapide che Mons Vescovo benedisse. Parlò poi il Podestà Dott. Gino Trucco commovendo col ricordo del sacrifizio compiuto dalla madre e dal figlio, e presentò l'oratore ufficiale nella persona di Mons. Vescovo, lasciando a lui l'alto còmpito di illustrare la vita del martire.
E Mons. Grassi parlò con vero amore di Mons. Versiglia, dando luminoso rilievo alla sua eroica figura di missionario, di vescovo e di martire, e chiuse coll'augurio alla mamma di poterlo vedere innalzato agli onori dell'altare.
Per ultimo parlò l'Avv. De Benedetti congratulandosi dello slancio generoso della popolazione nel tributare al più grande cittadino l'onore e il ricordo ben meritato.
La lapide, opera pregevole ed ammirata, è dovuta all'abilità dello scultore vogherese prof. Antonio Minghetti, ex allievo salesiano; essa reca la seguente iscrizione:
Qui nacque il 5 Giugno 1873 MONS. LUIGI VERSIGLIA Missionario Salesiano Vescovo e Vicario Apostolico di Shiu-Chow in Cina massacrato il 25 Febbraio 1930 mentre andava compiendo uno dei più alti uffici episcopali la S. Visita Pastorale.
All'Apostolo e Martire della Fede e della Civiltà Cristiana questo ricordo Oliva dedicò il 3o Novembre 1930 alla presenza di S. Ecc. Mons. Grassi Vescovo Diocesano e delle Autorità del Comune e della Provincia per onorare la memoria e implorare la protezione celeste del suo Figlio glorioso.
nuovo Arcivescovo della Sede Metropolitana di Torino
Il 14 dicembre Torino ha elevato a Dio l'inno di ringraziamento per l'elezione del nuovo Arcivescovo nella persona di Mons. MAURILIO FOSSATI, arcivescovo di Sassari, a successore del compianto Card. Gamba. -
Il venerato nostro Rettor Maggiore, Don Filippo Rinaldi, ha presentato al novello Pastore gli auguri e le felicitazioni a nome della Famiglia Salesiana, che l'Eletto degnavasi contraccambiare con questo affettuoso telegramma:
Rinaldi, Superiore Salesiani, Torino.
Commosso, ringrazio grande Famiglia Don Bosco, invoco preghiere. Ossequii. - FOSSATI, Arcivescovo
La vivissima simpatia che la nomina di Mons. Fossati ha destato nell'Archidiocesi non ci sorprende: noi, che conosciamo la bontà dell'illustre Presule e l'ardente zelo da cui è animato pel bene delle anime, siamo lieti della scelta e comprendiamo il rammarico che testè esprimeva la Libertà di Sassari, scrivendo:
« Mons. Fossati porta via con sè la parte migliore di noi: il nostro cuore; lascia a noi parte di sè, il buon ricordo della sua paternità spirituale, del suo sorriso incoraggiante e pacificatore, della sua parola autorevole e dolce, al cui comando tutto diveniva facile e bello, perchè parola di un Pastore che per primo dava esempio di pietà, di attività, di generosità, di amore ».
Parole che mettono bene in rilievo la nostra fortuna di avere in Mons. Fossati un pastore degno della sede di San Massimo, e giustificano il « ben venuto » entusiastico e filiale che gli diamo anche dalle colonne del Bollettino e i fervidissimi voti di fruttuoso apostolato che fin d'ora innalziamo per Lui,
Successore di Mons. Versiglia nel Vicariato di Shiu-Chov
Scrivo col cuore ancora commosso per le ineffabili gioie provate in questi giorni a Shiu-Chow, in occasione della consacrazione episcopale di Mons. Canazei. Tutti i missionari che vi poterono assistere, da lunghi anni avvezzi alla dura e amata fatica dell'apostolato nelle trincee più avanzate del cristianesimo, non dimenticheranno tanto facilmente ciò che là hanno visto e sentito, e che ha loro recato grandissimo conforto tra le amarezze della vita agitata. E gli occhi si velarono ancora di lagrime, non più per piangere lo strazio di Mors. Versiglia e di Don Caravario, ma per vederne rievocata, esaltata, glorificata l'eroica figura da tanti Vescovi, dai missionari e dai fedeli che li avevano conosciuti, stimati ed amati. È certo che in questi giorni di feste i più presenti, i più ricordati furono i due martiri nostri.
Del resto i Vescovi intervenuti hanno essi pure l'aureola dell'eroismo per l'operosità spiegata nella vigna del Signore, e, provati al fuoco di tante battaglie e vincitori di tante lotte con la carità e pazienza apostolica, sono i più competenti per glorificare i fratelli che versarono il sangue in difesa del loro gregge. Universalmente conosciuti e venerati questi Vescovi, che vollero contribuire alla solennità della nostra festa, non hanno bisogno di essere presentati con parole ai lettori del Bollettino: basterà ricordarne i nomi perchè la mente di ognuno corra ai titoli della loro grandezza e dei loro meriti.
La figura del Delegato Apostolico Mons. Celso Costantini spiccava sovrana per la grande paternità spirituale, per l'affabile condiscendenza, e per il sorriso avvincente. Egli, che da anni sostiene in Cina senza tregua un immane lavoro, ha voluto, di passaggio ad Hong-Kong, onorare con la sua presenza la nostra povera missione e illuminare della luce del suo zelo la nostra festa.
V'era Mons. Tsu, entusiasta ammiratore di D. Bosco, uno dei sei Vescovi consacrati a Roma nel 1926 dal Papa Pio XI. Sul suo volto intelligente, sereno, sono le traccie d'una fiorente giovinezza che suscita la meraviglia nei cristiani e nei pagani. Tutti godono nel vedere onorato, e sempre al posto d'onore, il loro connazionale; e i fanciulli al vederlo esclamano con entusiasmo: E uno dei nostri! È Cinese! Egli ha lasciato la sua lontana missione e affrontato un viaggio non scevro di pericoli per essere con noi.
Anche Mons. Fourquet, il padre dei Cantonesi, ha vissuto giornate piene di fervore apostolico, rivedendo città e luoghi che già conobbero i frutti squisiti della sua carità. Organizzatore previdente, di molta influenza nella Cina del sud, egli ci ha avvicinato in quei giorni le autorità distrettuali e provinciali facendole partecipare alla nostra esultanza.
Mons. Valtorta, sempre gaio, incontrò subito la più viva simpatia, anche perché parla con perfezione la lingua hakkà e ha conosciuto nei lunghi anni di apostolato molti emigrati di Shiu-Chow e dintorni. Il quinto Vescovo era Mons. Walsh, una bella figura di americano col perpetuo sorriso sulle labbra, che il popolo non si stancava di ammirare e applaudire.
Debbo ora rammentare anche Mons. Canazei? Veniva a tutti spontaneo ripensare al 23 luglio quando da Pekino ci giunse il telegramma del Delegato che annunziava: - Canazei nominato Vicario Apostolico. Auguri. La notizia si diffuse dappertutto accolta con entusiasmo: l'unico incredulo era lui, l'eletto, che l'ebbe mentre era intento a divertire i ragazzi dell'Oratorio festivo di Hong-Kong col giuoco della tigre... Con semplicità evangelica piegò il capo alla nuova dignità, sapendo gli oneri che includeva, la fatica e il sacrifizio che gli aggiungeva. Si fece il proposito di precedere tutti con l'esempio e si preparò nel ritiro e nella preghiera al giorno della consacrazione.
Nulla ha mutato della sua semplicità; non ha elevato di un millimetro il tono della sua vita normale di lavoro e di studio; espertissimo della lingua si è dato con l'ardore di un principiante a rivedere volumi per rendere la sua coltura più vasta, più degna della missione che dovrà svolgere.
Ha scelto per motto : SINAE DEo; EGO SINIS - torni a Dio la Cina, io sarò tutto pei Cinesi
Preparazione al gran giorno.
Le Bolle giunsero il 27 settembre.
Il 29 lo stesso Mons. Canazei ci informò che probabilmente vescovo consacrante sarebbe stato Mons. Costantini. I preparativi pel gran giorno ebbero principio: tutta la Missione aspettò con ansia il 9 novembre.
Il 21 ottobre recandomi a Canton per prendere accordi con Mons. Fourquet ebbi in treno una piccola avventura. Alla stazione di San P'ing molti viaggiatori furono in preda alla paura vedendo che i soldati perquisivano dei viaggiatori. Sento dire che i briganti due volte hanno svaligiato il treno e prese prigioniere molte persone. Ad un dato punto salgono in treno vari soldati e perquisiscono tutti; anch'io son del numero dei perquisiti. Compie l'opera un ufficialetto: ad un tratto le sue mani si fermano sul mio petto, tastano, frugano mentre il suo volto si fa oscuro e imperioso.
- Fuori quest'arma: ecco che ti ho colto in flagrante. Non c'è da fidarsi più di nessuno, tanto meno dei diavoli stranieri.
Bigliettari, impiegati, controllori fanno crocchio intorno a me, stupiti che il Padre sia incappato nella legge... e dicono all'ufficiale:
- Ma lascialo in pace: è un brav'uomo, lo conosciamo da 11 anni...
Ma l'altro tiene le mani sul mio petto e grida: - Fuori! Fuori!
Lo prego di lasciarmi libero e l'assicuro che non ho armi; ma egli si ostina a voler vedere... Allora, sorridente, estraggo di sotto il panciotto l'unica arma che può portare il missionario: il Crocifisso.
Le risate furono davvero generali e l'ufficiale si affrettò a lasciarmi in pace.
A Canton si decide che la consacrazione avvenga a Shiu-Chow: il generale Wong Kiong assicura che non vi saranno difficoltà, e il governo provvederà a difendere gli ospiti.
Il 3 novembre S. E. Mons. Costantini giunge a Hong-Kong e toglie le ultime incertezze; il 6 da Macao e da Hong-Kong i battelli cogli ospiti e colle rappresentanze dei nostri istituti salpano risalendo il « fiume delle Perle ».
Tralascio di descrivere le splendide accoglienze fatte al Delegato Apostolico a Canton: autorità e popolo furono quanto mai cortesi e ossequenti con tutti. Il governo volle mettere a disposizione il vagone di lusso, nel quale, oltre i Vescovi, presero posto anche i Padri Comisso, Grensnigt, celebre architetto benedettino, Mac Donnal, Finn, Bousquet, Pierrat, Granelli, Terruzzi, P. Colè. P. Alvez, superiore dei Gesuiti Portoghesi, Can. Sarmento, il Sig. Ferdinando Rodriguez rappresentante il governo di Macao, ecc.
L'arrivo a Shiu-Chow fu dei più commoventi ed entusiastici. Formatosi il corteo, scortato da tre bande, i Vescovi procedettero in portantina: alla Tai Kai (gran via, oggi con bei palazzi e portici che la fiancheggiano) tutto il popolo accorse a godersi il magnifico spettacolo e ad applaudire.
Appena giunti al Collegio D. Bosco Mons. Costantini seguito dagli altri volle recarsi in cappella a ringraziare il Signore; poi, fatto rimuovere il tappeto che ricopre la tomba di Mons. Versiglia, intonò il De profundis. Nel pomeriggio Vescovi e missionari pellegrinarono alla tomba di D. Caravario, ad Ho-Shi.
I cristiani del Vicariato sono giunti nella notte e nelle prime ore della festa con tutti i mezzi, a piedi, in barca, in auto: la casa presenta un'animazione insolita, mentre altre folle continuano ad arrivare.
Giunge pure a Shiu-Chow Mons. Walsh (che non aveva potuto trovarsi cogli altri Vescovi) accompagnato dal P. Gillicuddy, superiore dei Lazzaristi, che col loro eroico Vescovo Mons. O'Shea hanno meritato di essere citati all'ordine del giorno da Sua Santità per la costanza dimostrata nei lunghi mesi dell'assedio da parte dei bolscevichi, è pure con loro il P. Borer.
Il fatidico giorno.
Alle 9 sfila il corteo partendo dall'Episcopio e attraverso i giardini e i cortili raggiunge la chiesa: vi prendono parte anche il Governatore di Canton e le autorità cinesi.
La consacrazione episcopale è stata celebrata da Mons. Celso Costantini, Delegato Apostolico in Cina, assistito da due Vescovi, Mons. Tsu, Vicario Apostolico di Haimen, e Mons. Fourquet, Vicario Apostolico di Canton. Nel coro si trovavano Mons. H. Valtorta, Vicario Apostolico di Hong-Kong, e Mons. Walsh, Vic. Apostolico dì Kongmoon. Inoltre erano presenti Padre Mac Gillicuddy, Vicario generale del Vicariato di Monsignor O'Shea nel Kiangsi, evacuato dai comunisti; Don Braga, provinciale dei Salesiani; Don Bernardini, superiore della scuola industriale di San Luigi a Hong-Kong; Don Adalberto Gresnigt, il distinto architetto benedettino, le di cui opere sono già famose in Cina, e che è il progettista, del bellissimo seminario regionale che si sta costruendo ad Aberdeen (Hong-Kong); i rappresentanti della Società delle missioni estere di Parigi; del Pontificio Istituto di Missioni estere di Milano; della Società di Missioni estere di Maryknoll; della Compagnia di Gesù; il Capitolo della cattedrale di Macao; e molti Padri cinesi.
Al pranzo, offerto agli ospiti, regnò la più gioconda armonia e, secondo l'uso cinese, non mancarono i brindisi dopo ogni portata.
Il discorso di Mons. Costantini.
A tavola Mons. Costantini ha preso la parola pronunciando un discorso in italiano, nel quale ha detto:
Venerabili fratelli, al sinodo di Shanghai, salutando l'assemblea dei vescovi, ho parlato di carità e di apostolica fortezza. Due di quei vescovi allora presenti, Mons. Jans e Mons. Versiglia, hanno già fatto il supremo sacrificio di carità. «L'uomo non ha una maggiore dimostrazione d'amore, di quella di dar la vita per i suoi amici ». Ed il loro sangue non ha gridato vendetta, ma ha chiesto al Signore, che possa affrettare il giorno della sua grazia per la vasta popolazione di questo immenso paese. L'ultimo palpito di quei nobili cuori è stato un palpito di carità, ed io credo che coll'ultima goccia del loro sangue, essi abbiano anche espresso la preghiera di Cristo sulla croce: « Padre perdonate ad essi, perchè non sanno quello che fanno ».
E con gioia che sono venuto a conferirvi la pienezza del sacerdozio, Monsignor Canazei, ma ero anche desideroso di trovarmi qui per pagare il mio tributo di amore e venerazione al buon pastore, che ha dato la sua vita per il suo gregge, ed a Padre Caravario, fiore divelto nella primavera della sua vita quaggiù per essere trapiantato in cielo. Proprio, con lo stesso sentimento mi sono recato nel gennaio scorso a Schang a visitare la tomba di Mons. Jans, e di quei Padri che sono caduti con lui come soldati sul fronte di battaglia.
Prima di partire da Pekino ho letto ancora una volta lettere scritte da, Mons. Versiglia in varie occasioni alla delegazione apostolica. Da queste lettere si riflette quello spirito di bontà, di carità cristiana e di zelo missionario, che facevano di Mons. Versiglia una delle più nobili figure fra i Vescovi missionari. I miei auguri per voi, venerabile confratello, e le preghiere che oggi rivolgo per voi al Signore, tendono a che voi possiate essere un degno successore di Monsignor Versiglia, e che possiate mettere in pratica alla perfezione gli insegnamenti che il santo Don Bosco ha dato a Don Cagliero, ed agli altri missionari che partivano per l'America. Rileggiamo alcune di quelle saggie parole: « Cercate le anime e non denaro, onori, dignità, siate caritatevoli e cortesi verso tutti... abbiate specialmente cura dei malati, dei fanciulli, dei vecchi e dei poveri: così meriterete le benedizioni di Dio, e la benevolenza degli uomini. Prestate obbedienza a tutte le autorità civili e religiose... lasciate che il mondo veda che siete poveri nelle vesti, nel cibo, nell'alloggio, ma sarete ricchi davanti a Dio e potrete vincere il cuore degli uomini... Amatevi l'un l'altro, consigliatevi, correggetevi l'un l'altro ».
Queste parole contengono tutto il programma dell'opera missionaria. Esse non sono che un commentario delle parole di San Paolo: «Siate tutto per tutti».
« Queste parole del santo Don Bosco sono meravigliosamente in armonia colla liturgia di oggi, nella quale è detto che un Vescovo deve risplendere non per la ricchezza degli abiti, ma per la luce dell'anima. Possa il vostro episcopato, caro confratello, esser lungo e fecondo. Non importa se sarà difficile. La Chiesa vi ha chiamato non per le gioie di questo mondo, ma per affrontare e sopportare le fatiche dell'apostolato, al solo scopo di far conoscere Cristo.
Il sentiero che dovete seguire vi è stato tracciato da un grande missionario, Mons. Versiglia; ed il santo Don Bosco vi guida colla luce della sua santa ed attiva vita, e dal cielo vi aiuta col suo amore e con le sue preghiere.
Il mandarino di Shiu-Chow, - colonnello Tang Fai - lo stesso che fu presente ai funerali di Mons. Versiglia - prendendo la parola, ha espresso il suo rispetto per la Chiesa cattolica e ha detto che per sue osservazioni personali ha trovato che i Missionari cattolici sono sinceri e veritieri, caritatevoli, e operano solo per l'amore ed il bene degli altri. La loro sincerità e lealtà non hanno uguali. Hanno lavorato per l'istruzione della gioventù, hanno fondato ospedali, ricoveri per i vecchi, per i ciechi, e queste opere testimoniano del loro valore. Egli si sentiva onorato di aver prima rappresentato il governo ai funerali di Mons. Versiglia, ed ora alla consacrazione di Monsignor Canazei, che ha il piacere di conoscere personalmente. Egli era sicuro che il nuovo Vescovo avrebbe seguito da vicino le orme del suo predecessore, e avrebbe condotto il vicariato ad uno stato di prosperità. Il fatto che si trovavano presenti quindici nazionalità ospiti insieme, era una prova dello spirito di mutua cooperazione nella Chiesa, in cui non vi è differenza di nazionalità, ma amore e unione universale.
Il sig. Tang, nel suo discorso, ha manifestato il suo vivo desiderio di potere, quando fra pochi anni si ritirerà, e poichè i suoi figliuoli, Ignazio e Giuseppe, sono ben collocati, dedicarsi esclusivamente all'opera della Società dei Salesiani, che da tanto tempo conosce ed ama.
Si sono avuti altri discorsi, e infine Mons. Canazei ha parlato con pari eloquenza prima in italiano poi in cinese.
Nel pomeriggio seguì l'accademia in onore del nuovo Vicario e degli ospiti; discorsi, recite, musica si alternarono con artistica armonia agli esercizi ginnastici eseguiti dagli alunni di Macao.
Gli ospiti a Canton.
Il 10 novembre gli ospitì rìpartìvano. Mons. Canazei accompagnò i Vescovi fino a Canton per rendere omaggio alle Autorità della provincia e ringraziarle delle dategli dimostrazioni. Anche gli alunni dei tre collegi (Shiu-Chow, Macao, Hong-Kong) si separarono con le più affettuose attestazioni di vicendevole simpatia e si esortarono a perseverate nella fede e nella virtù appresa dai loro superiori.
L'11 novembre nell'Episcopio di Canton, si raccoglievano il Dott. Heui, vice-governatore di Canton, il Dott. Moe, ministro dell'Educazione, l'Ing. Vong, dei Lavori Pubblici, l'Avv. Pang, capo della Sicurezza e il simpatico Generale Wong Kiong per partecipare al pranzo in onore del Delegato Pontificio. Alla sera il Governo di Canton offriva a sua volta un pranzo di gala a S. E. Mons. Costantini e ai Vescovi. Il Dott. Heui alla squisitezza del trattamento ha voluto aggiungere il seguente brindisi:
Ecc.mo Mons. Costantini, Cari Signori, Cari Missionari,
Due giorni fa a Shiu-Chow aveva luogo la consacrazione episcopale di Mons. Canazei. Il Papa di Roma aveva delegato in modo speciale Mons. Costantini a questa cerimonia.
Ora la vostra Missione a Shiu-Chow è terminata; eccovi di ritorno a Canton. In qualità di rappresentante del Governo del Kuang Tung, io sono lietissimo, Monsignore, di ricevervi e di offrirvi rispettosamente questo modesto banchetto a fine di testimoniarvi palesemente il grande piacere e la gioia del mio cuore.
Durante questi ultimi anni i Missionari stranieri della nostra Provincia si sono assai bene incontrati col nostro popolo. Disgraziatamente scoppiò inaspettata la guerra civile. I pirati approfittarono di questa occasione per provocare dei disordini.
Così si spiega l'uccisione del compianto Mons. Versiglia. All'ora attuale il mio cuore prova per questo delitto la più viva afflizione.
Presentemente la guerra civile si può dire passata. Il nostro Governo è abbastanza forte per far cessare i disordini del brigantaggio e mantenere dappertutto la tranquillità. Io ho l'impressione, Monsignore, che d'ora innanzi la nostra Provincia del Kuang Tung godrà della pace più completa. I Missionari come il nostro popolo potranno per tal modo condurre una esistenza normale e tranquilla.
Approfitto dell'occasione della vostra onorevole presenza per formulare il voto di vedere le vostre missioni prosperare.
Voi andate a Roma, Eccellenza. Vogliate dire al Papa tutta la gratitudine che noi serbiamo pel nobile messaggio che Egli ha inviato al nostro popolo. bevo il mio bicchiere in unione ai miei compatrioti per augurarvi, Monsignore, una buona salute, la prosperità delle vostre Missioni cattoliche e l'unione ognor più perfetta tra le Missioni ed il popolo.
La convinzione e la sincerità con cui furono pronunciate le ultime frasi commossero e toccarono tutti. S. E. il Delegato Apostolico rispose in francese ringraziando per quelle parole così piene di bontà e di saggezza ripromettendosi una sempre più viva concordia ed armonia tra i Governanti ed i Missionari per il bene e la prosperità della grande nazione cinese.
Mons. Canazei tradusse in cantonese il discorso del Rappresentante del Papa e vi aggiunse qualche cosa del suo per sdebitarsi, come gli era possibile in quel momento, di tante gentilezze, attenzioni e riguardi di cui era stato favorito, impegnandosi con tutte le sue forze ad attuare il suo programma per la prosperità morale della Cina.
Conclusione.
Le feste riuscirono splendidamente.
Mons. Costantini col cuore traboccante di gioia andava ripetendo: « Ho affidato l'esito di queste feste al Beato Don Bosco ed ero sicuro che con tal Patrono tutto sarebbe riuscito bene ». La sua fiducia non fu delusa, benchè proprio il giorno 9, quando gli animi erano santamente accesi di commozione, l'inimicus homo tendesse le fila per far scoppiare l'11 novembre una insurrezione bolscevica in Shiu-Chow. Il Colonn. Tang Fai, proprio all'ora del pranzo dovette premurosamente assentarsi, lasciandoci un po' sorpresi. Seppimo che era stato richiesto d'urgenza dal Tribunale Militare. Agitatori sovversivi s'erano radunati in Shiu-Chow, avevano guadagnato alla loro causa i mitraglieri della terza Divisione e non pochi altri aderenti in altre associazioni. Il sagace Comandante, mediante i suoi investigatori segreti, era riuscito a rompere le fila della terribile congiura, a giudicare e giustiziare il 10 novembre i principali fautori della progettata sommossa. Il Presidente del futuro Soviet, un giovane di solo 19 anni, ed i più scalmanati suoi gregari, erano tutti al di sotto dei vent'anni. Affrettiamoci a salvare la giovinezza della Cina, a portarla a Gesù Cristo prima che dai tristi sia lanciata a perturbare il mondo.
Sac. CARLo BRAGA Missionario salesiano.
A proposito della Recita del Breviario dinanzi al SS. Sacramento, pubblicata nel precedente numero, rettifichiamo l'ultima frase riferendo le parole stesse del Decreto: che cioè l'indulgenza è concessa a coloro che reciteranno integrum divinum Officium, quamvis in partes distributum, coram SS.mo Sacramento...
Al nostro appello, lanciato nel numero del novembre u. s., hanno risposto cordialmente parecchi zelanti Cooperatori e buone Cooperatrici, che gareggiarono cogli istituti Salesiani e con quelli delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel diffondere le « Letture cattoliche» del Beato Don Bosco. La Direzione, riconoscente, ci prega di esprimere pubblicamente la sua gratitudine e noi lo facciamo con gran piacere perchè ci sta tanto a cuore che quest'opera del Beato trovi ospitalità presso tutte le famiglie cattoliche alle quali recherà mensilmente un volumetto elegante di sana cultura religiosa, e di popolare istruzione, di edificante ed amena lettura.
CONCORSO PER UN VOLUMETTO DELLE LETTURE CATTOLICHE - PREMIO L. 500.
Uno zelante Cooperatore, apostolo delle Vocazioni ecclesiastiche, mette 500 lire a disposizione della Direzione generale delle Opere del Beato Don Bosco, perchè si indica un concorso per la pubblicazione di un volumetto delle « Letture Cattoliche » il quale tratti dei Mezzi più efficaci per la formazione di un ottimo clero e segnatamente del mezzo principalissimo che è l'impedire che entri nel Santuario chi non vi è chiamato da Dio.
LA DIREZIONE DELLE « LETTURE CATTOLICHE » indice pertanto il concorso alle seguenti condizioni:
1) Dal febbraio 1931 a tutto il febbraio 1932 è aperto il concorso per la presentazione di un fascicolo delle «Letture Cattoliche» che tratti il tema suindicato.
2) La trattazione deve avere carattere popolare e destare attrattiva ed interesse per sodezza di dottrina, per brio e spigliatezza di forma.
3) Ogni manoscritto: a) deve contenersi fra le 128 e le 16o pagine dell'attuale formato delle Letture Cattoliche »; b) dev'essere dattilografato; e) e contraddistinto da un motto. (In lettera a parte ogni concorrente indicherà il proprio cognome, nome ed indirizzo ed il motto prescelto).
4) Un'apposita commissione prenderà in esame i manoscritti e darà il suo giudizio entro il 31 dicembre 1932.
5) Al miglior manoscritto verrà assegnato il premio di L. 500. Verrà pubblicato entro il 1933.
6) Saranno pure pubblicati, ordinatamente negli anni successivi gli altri manoscritti che risponderanno sufficientemente allo scopo proposto.
NB. -- Si restituiranno i manoscritti non approvati, dietro invio delle spese postali.
I nostri Cooperatori sono invitati a concorrere.
La Direzione delle « Letture Cattoliche » Via Cottolengo, 32 - Torino.
Prima festa in Parrocchia.
Nella parrocchia S. Benedetto di Ferrara, affidata ai Salesiani, si è celebrata la prima festa con la solennità dell'Immacolata. Oltre a Mons. Ferrari, vicario generale, volle intervenirvi anche S. E. Mons. Arcivescovo che assistette alla nascita dei due circoli Auxilium e Don Bosco rivolgendo alla gioventù di S. Benedetto una fervida esortazione alla vita cristiana. Quindi si svolse la cerimonia déll'inaugurazione del nuovo Oratorio festivo salesiano.
Nuovo Oratorio Festivo a Pordenone.
Fin da quando i Salesiani si stabilirono a Pordenone fu un loro vivo desiderio di poter aprire un Oratorio per accogliere la numerosa gioventù pordenonese: l'8 dicembre u. s. il desiderio fu realizzato. Alla cerimonia di inaugurazione furono presenti S. E. Mons. Paulini, i Rev.di Parroci della Città, autorità e una folla di giovani. Parlarono applauditissimi il Direttore del Collegio salesiano D. M. Signorini esprimendo la sua gioia nel veder attuato il voto ardente, D. R. Ziggiotti recante da Torino il plauso e l'augurio del Sig. D. Rinaldi, e D. Annibale Giordani sulle benemerenze degli Oratori festivi salesiani. S. E. Monsignor Vescovo, che aveva benedetto i nuovi locali, chiuse con un vivissimo ringraziamento e coll'augurare alla novella istituzione il più ampio sviluppo a bene della gioventù pordenonese.
Per gli Eroi caduti.
Le Dame Patronesse Italiane di Rosario (Argentina) appena aperta al culto la cripta dell'erigendo Santuario di Maria Ausiliatrice. vollero promuovere una solenne funzione in suffragio dei nostri Caduti in guerra. Alla presenza di tutta la Colonia Italiana, dopo la Messa di Mons. Harrison, vescovo di Polibia, vennero benedette da S. E. le nuove bandiere delle associazioni patriottiche, e scoperta l'artistica lapide in ricordo degli Eroi caduti sul campo. Il R. Console Generale On. Bruno Gemelli tessè uno smagliante elogio dei valorosi.
Una medaglia d'oro è stata conferita, presenti le autorità religiose, civili e militari, al Sac. salesiano D. Giuseppe Còncina per le alte benemerenze acquistatesi presso l'Unione Corale della Spezia. Egli fu uno dei maggiori fautori della rinascita dell'Unione Corale e seppe indirizzare i soci a nuova vita e a nuove affermazioni artistiche altamente apprezzate nel campo musicale.
Bimillenario Virgiliano.
La premiazione scolastica al Convitto Civico di Cuneo svoltasi alla presenza delle più alte autorità religiose, civili e militari e con la partecipazione dei Capi d'Istituto e Insegnanti cittadini, e di un folto stuolo di notabilità cuneesi, riuscì una manifestazione vibrante e a tutti simpatica. Il discorso ufficiale, tenuto dal Prof. Agostino Barolo del R. Liceo, fu ispirato al ricorrente bimillenario Virgiliano, e venne seguito da tutti con intenso godimento spirituale e colla persuasione di udire qualche cosa di istruttivo e nuovo.
Al discorso seguirono declamazioni ed esecuzioni musicali.
Il voto di Arezzo.
« Il voto di Arezzo - leggiamo sul Bollettino Ufficiale della Diocesi - è compiuto... Tutti i cattolici Aretini, e in modo speciale la Gioventù Cattolica, inviano ai benemeriti Salesiani, il saluto augurale, per un ministero fecondo e consolante.
» La Parrocchia di S. Gemignano e particolarmente l'Oratorio che vive al suo fianco, acquisteranno una vita promettente, sotto la mano vigile ed esperta di coloro che attingono luce e forza, come a sorgente inesauribile al grande Educatore giovanile del secolo XIX, il Beato D. Bosco ».
E porgendo il e benvenuto » ai Confratelli nostri recatisi ad aprire quella nuova casa esprime l'augurio che tale evento e segni per la città, una tappa gloriosa nell'assillante e importante problema della cristiana educazione della gioventù ».
Un busto del Beato.
Fu scolpito dal Prof. Salvatore Postiglione, ex allievo di S. Severo di Foggia, da poco diplomatosi alla R. Accademia di Belle Arti di Napoli.
« Con quanto successo l'artista ha ottenuto l'espressione della grande figura del Beato, umile e maestoso; con quanta spontaneità di tecnica ne riassume i caratteri fisionomici, sì da farci constatare quante poche siano le opere che veramente ben riproducono la figura di Don Bosco. L'atteggiamento del volto, l'espressione degli occhi e del sorriso, che del Beato sono i caratteri naturali più salienti, prendono, sotto lo scalpello dell'artista, forme che assurgono ad una perfezione mirabile ». Così giudica di quest'opera d'arte un periodico locale.
Cinquantenario a Faenza.
L'Opera salesiana di Faenza è entrata nel cinquantesimo anno di vita. Con una funzione religiosa nella chiesa di S. Antonio dove ebbe principio l'Oratorio si è invocato l'aiuto del Signore per ringraziarlo degnamente di tutti i benefizi concessi all'Opera nostra.
Sorta su umili basi, per l'assistenza provvidenziale, per l'apostolato fecondo di uomini (primo tra tutti, il compianto Don G. B. Rinaldi), e per l'appoggio generoso dei Faentini, l'Opera si svolse e si ingrandì meravigliosamente.
Dopo la funzione religiosa, fu scoperto nell'Oratorio un busto al B. Don Bosco e il nostro
D. Lingueglia con eloquenza smagliante, in un chiaro ed elevato discorso, ha detto del soprannaturale che accompagnò lo sviluppo dell'Opera di D. Bosco in Faenza. Diede solennità alla cerimonia la presenza di S. E. Mons. Antonio Scaravante, Vescovo diocesano, del Sig. Podestà, delle primarie autorità, e rappresentanze delle autorità ecclesiastiche di Faenza e degli Istituti cittadini.
Natale dei poveri di Pisa.
I nostri confratelli di Pisa hanno attuato una simpaticissima iniziativa in favore dei poveri della città per la ricorrenza del Santo Natale, distribuendo loro provviste natalizie.
Oltre 20o poveri hanno assistito alla Messa delle 12 celebrata nella chiesa di S. Eufrasia dal Direttore D. Novasio ed hanno sentito dal salesiano D. Roccia una parola di fede e di conforto. Quindi hanno consumato il modesto pranzo natalizio nel cortile dell'Oratorio Salesiano, serviti dai Salesiani e dai giovani del Circolo « Don Bosco »
Altri quattrocento e più poveri hanno potuto portare a casa le provviste per sollevare le sorti delle loro derelitte mense, nel giorno in cui liete imbandigioni riuniscono le famiglie di tutto il mondo.
La bella iniziativa è stata assai ammirata e lodata.
Giornata di sociologia.
Una giornata sociale riuscitissima fu quella che l'Accademia Mons. Lasagna - composta degli alunni di Filosofia -- celebrarono a Manga il 6 novembre, dedicandola alla santa memoria di Mons. Luigi Lasagna, del quale ricorreva in quel giorno il XXXI anniversario della morte.
Tema di studio e di discussioni fu « Il salario», argomento scottante di attualità perchè in questi giorni preoccupa tutti i Parlamenti e Nazioni. La giornata fu divisa in due sedute: l'antimeridiana, presieduta da S. E. Rev.ma l'Arcivescovo di Montevideo Mons. Aragona, trattò le questioni della legittimità del contratto del salario e del salario giusto, e mirò anche a combattere le difficoltà che gli avversari accampano contro la Chiesa; la pomeridiana, presieduta dal Rev.mo D. Girolamo Silva, direttore emerito delle Opere Sociali Cattoliche dell'Archidiocesi, trattò della Tassazione del salario minimo.
La trattazione fu accompagnata da opportuni riferimenti alla Rerum Novarum, ai rapporti corsi tra D. Bosco e gli operai, ecc.
La grata impressione riportata dai presenti fu espressa bellamente dall'Eccellentissimo Arcivescovo nel congedarsi, che si disse lieto di aver presieduto quella discussione e aver ammirato mirato la serietà con cui i Chierici salesiani di Manga si preparano alla futura missione.
Crediamo doveroso segnalare agli amici delle Missioni salesiane una bella lettera che alcuni mesi la un nostro zelante Cooperatore di Sicilia scriveva al Sig. D. Rinaldi, accompagnandola con l'importo per una « borsa missionaria » che già abbiamo pubblicata.
Il documento è una prova dello zelo che anima tanti benevoli Cooperatori verso le Opere Salesiane e non mancherà di destare nei nostri amici una santa emulazione per prodigarsi in bene delle anime.
17 Giugno 1930.
Rev.mo Sig. Don Rinaldi,
Oggi, giorno solenne delle mie nozze d'argento sacerdotali, voglio che sia più ricordevole col fondare una borsa missionaria; le invio pertanto la somma di lire ventimila. Preghi e faccia pregare per me, acciocchè il Signore voglia rendere ubertoso di frutti spirituali per l'anima mia e pel prossimo l'altro tempo che mi resta del mio Regale Sacerdozio; tempo che spero pure di impiegare nella cooperazione salesiana, promuovendo tra le altre cose l'opera delle sei Sante Messe quotidiane fondata dal Beato D. Bosco nella Basilica del Sacro Cuore in Roma, e per la quale oggi ho avuto la soddisfazione di spedire tre schede, con 48 inscritti in ciascuna, dopo averne spedite prima ben altre trentatrè. Spero continuare a spedirne molte altre, essendo un'opera fondata da un Santo e di gran merito specialmente perche i denari s'impiegano anche al mantenimento di tanti orfanelli, dei quali alcuni potranno forse riuscire missionari salesiani. Così in qualche modo potrò soddisfare ad un grande desiderio che avevo sin dal seminario di farmi salesiano e che il Signore non volle permettere per i suoi sapientissimi fini, riserbando questa grazia specialissima ad una mia sorella, che da tanti anni trovasi in America quale missionaria tra le Figlie di Maria Ausiliatrice.
Voglio sperare - e lo auguro di cuore - che con questa mia Borsa il Cuore SS. di Gesù faccia ben riuscire qualche ottimo missionario, non meno zelante dei due scomparsi dolorosissimamente, cioè dell'Ecc.mo Mons. Luigi Versiglia e di Don Callisto Caravario, per cui anch'io Le invio le più vive condoglianze.
Gradisca i miei più rispettosi ossequi e baciandole la mano voglia benedire in modo speciale me, e la sorella mia suora Salesiana.
Dev.mo in Corde Jesu
Sac. N. N.
Cooperatore Salesiano.
BORSE COMPLETE.
39. Borsa MAMMA MARGHERITA (completata). Somma precedente: L. 19.389,50.
I coniugi M. S. che, con devota ammirazione verso la veneranda Mamma di Don Bosco, iniziarono e alimentarono con frequenti generose offerte questa Borsa « Mamma Margherita », vollero riserbare a sè la pia soddisfazione di completarla con l'offerta di L. 61o,5o. Il buon Dio li benedica! Totale L. 20.000.
40. Borsa IN MANUS TUAS, DOMINE, COMMENDO SPIRITUM MEUM (2a) fondata da pia persona che vuol conservare l'anonimo.
41. Borsa MADRE MARINA COPPA (completata). Somma precedente: L. 8596.
Le buone alunne del collegio di Sant'Agnese del Salvador, che l'hanno iniziata, ora la completano coll'invio di L. 12.478, volendo avere l'onore di dedicare alla memoria dell'ottima Madre un ricordo perenne di grato affetto.
42. Borsa G. M. A. D. BOSCO iniziata e condotta a compimento dalla esimia e pia Signora Maria Cavalli.
BORSE DA COMPLETARE.
Borsa B. ANIME DEL PURGATORIO - Somma precedente: L. 8908 - Margherita Federici, L. 30 - Grassi Dott. Paolo notaio, 40 - Maria Maspes, 5o - O. R., 200 - Emilia Romagnoli, io - Nastri Andrea, io - Ilotta Moglie in suffragio dell'anima del papà Benedetto, 5 - N. N. (Colorno), 5o - S. B. (Valenza), 200 - Bruna Ermelinda, 5 - Totale L. 9;08.
Borsa BEATO D. BOSCO (13a)- Somma precedente: L. 1185 - Maria Lorandi, L. 10o - Cristina Pisano, 5o - Elisa Andreetta, 5o - Munizzi Francesco, 5o - Costanza Azimonti, 1000 - Fornero Luigi, 6o - Troncana L. (Castrezzato), 1oo - Gandolfo Marietta, 15 - Remotti Clementina, 20 - G. D., 20 - Cattaneo Giovanna, 15 - Giulio Centemero, 200 - Marmiroli Maddalena, 5 N. N. (Treville), 300 - Suor Giuseppina Raciti, io - Carolina Sacco, 25 - Ing. -I. Negro in memoria e suffragio dell'ottimo comm. Ettore Negri, cooperatore salesiano, 200 - Mortaro Angelina, io - Tognetti Liduina, 15 - Bonomi Vittorio e Franco, 20 - Ferrero -Margherita, 5oo - N. N. (Torino), 300 - Totale L. 4250.
Borsa BEATO D. BOSCO - iniziata a cura dell'Oratorio Valsalice - Somma precedente: L. 1558 - Gennari Carlo, L. 100 - Totale L. 165o.
Borsa BERTELLO D. GIUSEPPE - Somma precedente: L. 8350 - Ex-allievi, 1279 - Offerte da ex-allievi nell'anno, 1500 - Allievi e ammiratori, 5221 - Totale L. 16.350.
Borsa DON M. BORGATELLO - Somma precedente: L. 1342,15 - Raccolte dal sig. Borda col libr. N. 43.117, L, 15o - Pessina Stefano, ioo —Sig. Bonino, 1o9, 50 - Guarneri Giulia (Napoli), 20 - N. N., 25 - Totale L. 1746,65.
Borsa BUON PASTORE - Somma prec.: L. 1190 - Maria Rosa Gaspari, 30 - Totale L. 1220.
Borsa DECURIONI D'ITALIA - Somma precedente: L. 146o - Can. Sabino Titomanlio, 25 - Totale L. 1485.
Borsa DON BOSCO EDUCATORE (2a) - Somma precedente: L. 17.067 - Rosa Santagostino, L. 50 - Teodolinda Carretti, 5 - Una docente (Minusio), 25 - Dalmazzone Fausta, 5o - Luigi Angeli, 30 - Contessa M. Balbo Donato, 5o - Totale L. 17.267.
Borsa DON BOSCO, PROTETTORE DEI GIOVANI - Somma precedente: L. 55 - Circolo G. C. D. Bosco di Valfenera, 30 - Totale L. 85.
Borsa DON BOSCO, SALVATE I NOSTRI FIGLI - Somma precedente: L. 3957 - Ronco Maria Lunati, 10 - Totale L. 3967.
Borsa EUCARISTICA DEL P. SERAFINO (4a) - Somma precedente: L. 10.045 - Maria Bruni io - Totale L. 10.055.
Borsa P. G. FRASSATI (2a) - Somma precedente: L. 2385 - Gustavo Rostagno, L. 25 - Roberto dott. Lodati, 100 - Giannina Facchini, 5 - Totale L. 2515.
Borsa CESARE GARNERO - Somma precedente: L. 1330 - Signora Lupano, L. 5 - Rota Giuseppe, 5 - Pasino Giovanni, 5 - Novarese Clementina, 20 - Pasino Luigia, 20 - Pasino Maria, 20 - Rita Ludovina, 3 - Rota Carolina, 3 - Pasino Rossola, 5 - Totale L. 1416.
Borsa DON F. GIRAUDI - Somma precedente: L. 7269 - Angelo Mandelli a ricordo del convegno di Tradate, 100 - Coniugi Montiglio, 110 - N. N. (Portieria), io - Lucia Ravedo, 5 - Retenna, io-Mollo Caterina, 15 -Totale L- 7509.
Borsa GIUBILEO E RICONCILIAZIONE - Somma precedente: L. 18oo - Dott. Francesco Casalbore, 500 - Totale L. 2300.
Borsa INFANZIA ABBANDONATA - Somma precedente: L. 2212,50 - Luigi Merlo, 5o - Totale L. 2262,50.
Borsa D. LAJOLO AGOSTINO - Somma precedente: L. ioo - N. N., 5o - Da pia persona, ioo - Totale L. 25o.
Borsa MADONNA DELLE GRAZIE (Pinerolo) - Somma precedente: L. 1394 - Raccolte dagli orfani di guerra di Monte Oliveto, 1284,50 - Totale L. 2678,50.
Borsa MAMMA MARGHERITA (2a) - Radice Secondo, 25 - Maria Bergamini, 20 - Fogliotti R., 10o - Totale L. 145.
Borsa MARIA ADDOLORATA - Somma precedente: L. 200 - Munizzi Francesco, So - Totale L. 250.
Borsa MARIA AUSILIATRICE (24a) - Somma precedente: L. 2691,50 - Bianca Alessi, L. 75 - N. N. (Ronca), 5o -- Carmela Candurra, 100 - D. Gelindo Rizzolo, 15 - Bonomi Vittorio e Franco, i S - Cattaneo Giovanna, 5 - Munizzi Francesco, 5o - Scotto Stefano, ioo - Coniugi Lanza Raffaele e Giovanna, 100 - Antonietta Cavinato, So - N. N. (Bari), 5 - Elisa Bastiani, 2 - Sorelle Figini, 5 - Totale L. 3263,50,
Borsa MARTIRI GIAPPONESI - Somma precedente: L. 7954,59 - D. C. Prandi, ioo - S. E., io - N. N., iooo - N. N., 200 - N. N., 20 - Totale L. 9284,59.
Borsa MONS. P. MORGANTI - Somma precedente: L. ioo - Camerata Piccoli Seminario Ravenna, 5 - Totale L. 105.
Borsa DON PAGELLA - Somma precedente. L. 2646 - Calvetti, L. ioo - De Giovanni Italo, 60 - Agosto Dionigi, 100 - Vacca Bezze, ioo - Possio Camillo, ioo - Da Guiccioli, 55 - D. Giov. Pagella, 200 - Sacco Luigi, 136 - Can. Gili, 34 - D. Calvi Antonio, 15 - Totale L. 3546.
Borsa PARROCCHIALE M. A. - Somma precedente: L. 585,65 - Margherita Vasino, 5o - Bordone Lucia, So - Actis Luigia, 15 - Geom. Dom. Benedetto, 5 - Dalla cassetta del Santuario, 238,65 - Totale L. 944,30.
Borsa D. PISCETTA LUIGI - Somma b recedente: L. 806o,5o- Gina Alfero, i - Maria Alfero, 1, So - Bruno, i - Mozzini, 2 - S. Mancinelli, 2 - Madd. Cappa, i - Luca Fedele, i - Cavagnero, 1,40 - Giannone, 2 - Madd. Tosi, 3 -Rosina Calcagno, i - Delfina Massara, i - Luisa Drocco, i - P. Mellano, i - Achille Peirault, 100 - Totale L. 818o,oo.
Borsa PRINCIPI DI PIEMONTE - Somma precedente: L. 1405 - Carecchio Giovanni, 25 -Totale L. 1430.
Borsa REGINA DI MONDOVÌ - Somma precedente: L. 625 - Felicina Varese, io - Sorelle Calleri, 20 - Maria Perotti, 20 - Famiglia Danni, io - Famiglia Crosetti, 20 - Icardi Domenico, 61 -- Giacchino Amistà, 25 - Anna e Margherita Garelli, 20 - Paola Gazzano, io - Agnese Rignone, io - Giannina Crosetti-Bianco, 5 - Dott. Riccardo Crosetti, 5 - Famiglia Danni, 5 - Totale L. 846.
Borsa DON R. RICCARDI - Somma precedente: L. 11.188,6o - Adelina e Edoardo Gianelli, 25 - N. N., 22 - Bice Gabasio, io - Maggiora, 5
Rachele Romagnoli, 25 - Cantù, io - Ferraris Anna, 5 - Bonney Giuseppina, So - N. N., S. - Aglienzo Anna, io - Famiglia Bianco, io - Diversi a mezzo D. Noci, 65 -Totale L. 11.430,60.
Borsa DON MICHELE RUA (3a) - Somma precedente: L. 18.298,85 - Rovera Teresa, 25 - Franca Alari ved. Paganoni, So - Miroglio Giuseppe, 5o - Alloni Contardo, So - Spoto Salvatore, 5o - Maria Panizzari ved. Zenoni, 200 - Carone Maddalena (Bari), 70 - Arosio Fortunato, 15 - Sensi Giovanna, 20 - Cavalli Cesare, 100 - Raccolte dalla sig. Casè Virginia (libretto 45037), 220 - Sig. Brandes (lib. 2111), 455 - Totale L. 19.603,85.
Borsa S. CUORE DI GESU' SALVATECI (2a) - Somma precedente: L. 5731,6o-Zanoni Aurora, 25 - Giuseppina Maranetto, 5o - Clotilde Sapelli Guasta, 60 - Bruna Ermelinda, io - Totale L. 5876,6o.
Borsa S. CUORE DI GESÙ CONFIDO IN VOI - Somma precedente: L. 13.630 - Belinghieri Clemente. So - Sorelle Figini, io - Actis Luigia, 15 - Totale L. 13.705.
Borsa SAVIO DOMENICO (4a) - Somma precedente: L. 4461,70 - Coniugi Frigerio, io - Totale L. 4471, 70.
Borsa DON SCAPARONE - Somma precedente: L. 11.583,50 - Versata dal Direttore di Gorizia, 2100 - Totale L. 13.683,50.
Borsa S. ANGELA MERICI - Somma precedente:
L. 6zo - Guerini Santina, io - Totale L. 630. Borsa S. ANNA - Somma precedente: L. io.o5o
- D. Carlo per Bongiorno Anna, io - Totale
L. 10.060.
Borsa S. ANTONIO DA PADOVA - Somma precedente: L. 1385 - Maria Rampelotto, 30 - V. Z., 1000 - Belli, 30 - Totale L. 2445.
Borsa S. EUROSIA - Pradotto Guglielmo, ioo - N. N., 50 - Totale L. 15o.
Borsa SACRA FAMIGLIA - Somma precedente: L. 710 - Margherita Lora ved. Gilardi, ioo - Totale L. 8i0.
Borsa S. FILOMENA - Somma precedente: L. 1460
Bonelli Mario, i1 - Campisi Sebastiano, io - Minniti Francesco, io - Vadalà Filomena, io - Filomena Dobrowolny, 105 - Totale L. 1610.
Borsa S. FRANCESCO DI SALES - Somma precedente: L. 1200 - Mazzia Paolina, io - Totale L. 1210.
Borsa S. FRANCESCO SAVERIO - Somma precedente: L. 1900 - Actis Luigia, i 5 - Totale L. 1915.
Borsa S. GIUDA T. - Somma precedente: L. 5 5 - Maria Rampellotto, 30 - Totale L. 85.
Borsa S. GIUSEPPE (3a) - Somma precedente: L. 4820 - Ferrando Vincenzina, io - Actis Luigia, 15 - Totale L. 4845.
Borsa S. LUIGI GONZAGA - Somma precedente: L. 3000 - Maria Supparo, 25 - Totale L. 3025.
Borsa S. MICHELE - Somma precedente: L. 1255 - Volpini Rosa, 5o - Totale L. 1305.
Borsa S. TERESA DEL B. G. (ioa) - Somma precedente: L. 9761,50 - Munizzi Francesco, 5o - Maria Ramognino, 25 - Agnese Comini, 5o - Ferruccio Pergolesi, 150 - Elisa Strada Boni, 100 - Totale L. 1o.136,50.
Borsa MONS. VERSIGLIA - Somma precedente: L. 10.0J7,50 - Pacchioni Giovanni, 20 - Contessallaria Balbo Donato, 5o-Totale L. 10.127, 50.
Borsa MONS. VERSIGLIA E D. CARA VARIO - Somma precedente: L. 551 - Giuseppina Bogetti ved. Martin, 5o - Totale L. 6oi.
Borsa DON G. VESPIGNANI - Somma precedente: L. 12.000 - Dal Collegio Leone XIII di Buenos Aires, 15oo - Totale L. 13.500.
Oltre quattrocento bambini, che giuocavano nelle popolate strade della colonia portoghese in Oakland, furono fatti felici. Essi hanno un ricreatorio proprio, un luogo dove possono saltare e giuocare e correre senza pericolo di essere travolti da un'automobile o sgridati da un passante burbero. Essi devono ringraziare per il loro nuovo territorio il Padre Antonio Ragogna, della chiesa della Nostra Signora Ausiliatrice che si trova a East 9a strada e 23a avenue. Per oltre dieci anni il buon sacerdote ha raggranellato i soldi per potere acquistare il terreno adiacente alla sua chiesetta e quando finalmente riuscì ad avere i 40oo dollari necessari egli ne fece acquisto, iniziando nello stesso tempo una nuova campagna per raccogliere i denari per comperare gli attrezzi ginnici. Ed è anche riuscito ad innalzare nell'Oratorio un bel monumento a D. Bosco che inaugurò il giorno in cui celebrò colla sua devota popolazione la bella festa in onore del Beato.
Una bronco-pleurite aveva colpito mio figlio, lontano dalla propria abitazione, in un paese di montagna dov'era in villeggiatura. Quando gli furono amministrati il Viatico e l'Olio Santo, ero fuori di me pel dolore di dover perdere il figlio di nove anni e trasportarlo al paese natio cadavere. Mi capitò in quei momenti fra le mani il Bollettino Salesiano e piangendo dissi: - Beato D. Bosco, pregate il S. Cuore di Gesù affinche non voglia trattarmi secondo i miei meriti, ma secondo la sua grande misericordia, e voglia restituire la salute al mio figliuoletto.
Tosto sentii in me qualche cosa di insolito: la calma e quasi la certezza della sospirata guarigione. Mio figlio si addormentò tranquillo per tre giorni e tre notti; al risveglio era sfebbrato completamente e si potrebbe dire anche guarito.
Ponte S. Pietro.
PARDINI ITALIA.
Una convittrice di anni 16 nell'aprile si ammalò con febbri reumatiche, cui seguirono polmonite doppia e pleurite doppia essudativa, in forma acuta. La complicazione delle malattie ridusse la paziente in gravi condizioni, sì da far temere della sua esistenza.
Si affidò la grazia della guarigione al Beato Don Bosco. Il male intanto andava aggravandosi al punto che si dovette trasportare d'urgenza l'inferma all'ospedale. Si raddoppiarono le preghiere e si chiese al Beato non più la grazia, ma il miracolo. Era il dì 8 giugno, giorno di Pentecoste.
Il miracolo non venne, ma l'ammalata dopo un breve periodo stazionario cominciò lentamente a migliorare fino a completa guarigione.
S. Giov. a Teduccio.
Direttrice del Convitto Snia Viscosa.
Ammalatasi di febbre setticemica mia moglie, i medici dopo parecchi consulti non davano più speranza. La poverina comprese lo stato suo gravissimo e volle prepararsi al gran passo ricevendo il Santo Viatico. Il dolore delle due figliuole in tenera età e dello scrivente era straziante. Entrata in delirio lo sguardo suo era sempre rivolto alla sacra imagine del Beato D. Bosco portata dallo scrivente da Roma nel giorno della glorificazione del Beato. Nelle mani dell'inferma in messa una medaglia benedetta dal Santo Padre e si incominciò un triduo alla parrocchiale con la benedizione del Sacramento e con l'Oremus del Beato. Dopo un primo triduo, un secondo, poi un terzo. I familiari pure iniziarono tridui con ceri sempre accesi a Don Bosco. Al termine del terzo triduo, l'inferma come trasognata volge lo sguardo attorno, guarda le figlie piangenti, fa segni che si avvicinino, poi rivolge lo sguardo a D. Bosco e grida: - È Lui che mi ha guarita, non piangete più poichè la mia ora non è ancora giunta; inginocchiatevi tutti e ringraziate il Beato D. Bosco. - Poi per la prima volta, dopo nove giorni di delirio, riposò. Il predico curante dovette constatare lo scomparso pericolo e la grave crisi superata. Il giorno dell'Assunzione di Maria segnò il primo giorno senza febbre e dopo due mesi di letto ora la moglie mia, la buona madre delle mie figliuole è guarita. Valganna.
SANNITo ANGELO
Capo stazione, Ex-allievo.
Esprimono pure la loro riconoscenza al Beato Don Bosco:
N. N. (Berceto) e si raccomanda per avere una grazia speciale, promettendo altra offerta.
Coniugi Baà (Giarole). L'unico loro bimbo era stato nel settembre colpito da grave gastro-enterite e si trovava, a giudizio del medico curante e della dottoressa T. Zavattaro chiamata per consulto, in fin di vita. Rivoltisi per preghiere alle Figlie di M. A. queste diedero loro una medaglia e una reliquia del Beato e incominciarono una novena. Appena messa sull'infermo la medaglia, il piccino s'addormentò di un sonno tranquillo: da quel momento cessò la febbre e si iniziò la guarigione.
Paola Riccardi (Diano C.). Colpita da otite alle due orecchie, negli atroci dolori invocò D. Bosco con viva fede e con la promessa di un'offerta se le toglieva il male. Ne fu libera assai presto per uno spurgo sopravvenuto.
Angelina Blardoni (Piedimulera). Riconoscente al Beato Don Bosco per averla guarita da un'indisposizione che la preoccupava molto, offre L. 1000 per le Missioni pregandolo di benedirla con tutti i suoi cari.
E. S. per l'ottenuta completa guarigione e invocando sempre la protezione del Beato.
Rosa Beffa (Montechiaro d'A.) per la guarigione, giudicata impossibile senza intervento chirurgico, ottenuta con preghiere fervidissime al Beato.
Paolina Vistoli per il buon esito degli esami di stato con l'assistenza del Beato.
Maria Baldini Cremona (Lugo). Colpita da una periostite che le infliggeva acutissimi dolori al braccio destro, doveva subire un'operazione col pericolo di perdere il braccio. Si raccomandò con fede al Beato e guarì perfettamente.
Cesira Violetta riconoscente per averle fatto il Beato ritrovare un oggetto prezioso smarrito.
Maria Roth raccomandò al Beato un cognato che si era ferito alla destra con pericolo di gravi conseguenze, e lo vide in breve guarito.
N. N. (Mortara). Colpita da crudelissima malattia guarì invocando con gran fede il Beato.
Amasilia De Barbieri. Per un accidente di automobile, che per poco le costava la vita, ebbe un'infezione al ginocchio. Operata si trovò nella necessità di altre operazioni se la febbre non fosse cessata; allora applicò al ginocchio la reliquia del Beato ed ebbe la grazia desiderata di guarire e poter ancora usar bene la gamba.
R. T. (Livorno). Dopo fiduciose preghiere al Beato aveva la felicità di vedere un suo prossimo parente accostarsi ai sacramenti della confessione e comunione dopo più di 21 anno di lontananza.
A. Z. (Livorno). Trovati inutili i rimedi per far cessare il tormento di una tosse ostinata, si raccomandò al Beato e nella stessa notte in cui fece la prima preghiera le cessò e fu libera da ogni disturbo.
N. N. per grazia ricevuta, implorandone altra per la sistemazione e pace di una famiglia.
L. D. (Torino). Da anni ed anni nel dolore sotto l'onta di una calunnia, e rovinati finanziariamente, con uno slancio di fede si rivolsero al B. Don Bosco e alla "Madonna. Quando meno l'aspettavano, ecco chiara e fulgida nel suo trionfo apparire la verità. Liberi dal grave peso e sereni dopo tante lagrime, offrono al Beato L. 30o quale segno della loro riconoscenza.
Falabrino Teresina (Casale). Trasportata all'ospedale per un fortissimo dolore al braccio, si trovò in pericolo di vederselo amputare. Ricorse con fede al Beato, promettendo un'offerta se le scongiurava tanta iattura, e cominciò subito a migliorare e non dovette più subire operazione.
Boffa Giuseppe (Neive). Colpito prima da ipocondria, quindi da disturbi all'orta che gli rendevano penosa l'esistenza venne in pellegrinaggio à Torino durante il trasporto della salina del Beato per chiedere a lui la guarigione; poscia con la promessa di un'offerta per le Missioni, dopo un altro attacco, si trovò perfettamente guarito.
A. R. Causa una caduta per una scalinata, durante la notte, la mamma accusava dolori interni che facevano temere di qualche pericolo; ma coll'applicazione dell'imagine del Beato sulla parte dolente e con ferventi preghiere il pericolo fu scongiurato.
E. A. (Venezia). Ricorse a Don Bosco perche appoggiasse la sua domanda di aiuto ai Superiori del suo defunto marito e vide esaudita la sua speranza, malgrado il tentativo contrario da parte di alcuni malevoli.
Suor A. R. Pena (F. di M. A.) per essere stata liberata da un'operazione chirurgica.
M. Bernardi (Bricherasio) per grazia ricevuta. Cresta Giovanna (Vigilale) per guarigione ottenuta di un occhio invia L. 100.
Dott. Pietro Riva (Vignale) offre pezzo d'oro adempiendo la promessa fatta al Beato dall'amata consorte.
Franolli Caterina (Nizza). Aveva collocata in una casa di cura la sua figliuola Rita, ma i medici non si pronunciavano: allora la raccomandò al Beato con fervide preghiere. Subito l'ammalata cominciò a migliorare e ad avviarsi alla guarigione.
V. Pedrazzini (Locarno). Raccomandò al Beato l'operazione cui doveva sottostare la sua figlia, e riuscì ottimamente.
Grasso Giuseppe (Ceriale). Colpito da febbre tifoidea con complicazioni di polmonite e ridotto in grave stato, si rivolse con fiducia al Beato e riebbe sollecita la guarigione.
D. Ambrogio Rosa Parroco (Ornago) scrive: Una Signorina di C. B. affetta da disturbi gastrici per ulcere allo stomaco, dopo inutili cure fece novena al Beato D. Bosco, durante la quale stette assai male; alla fine però si trovò guarita, e sono già 3 mesi.
Migliarino Teresina per grazia ricevuta dal Beato.
Farina Giovanna (Barbania). Dopo tre giorni di ansie sulla sorte della sua piccola di 14 mesi colpita da gastro-enterite, invocando il Beato la vide ristabilirsi in salute.
Tersilla Ker (Mansourah) per la guarigione della figlia.
Filippo Fontanella (Verona). Mentre la reliquia del Beato passava per la via adiacente alla sua casa, la sua signora cominciò subito a sentirsi meglio e da quell'istante la malattia entrò in una fase migliore risolvendosi senza alcun atto operatorio.
Vittoria Foglino (Torino) ci scrive: Mi ammalai gravemente lo scorso inverno. Malgrado le cure di bravi medici ero in condizioni disperate. Mi rivolsi con fede al Beato D. Bosco invocando la grazia della guarigione. In breve le mie condizioni migliorarono in modo che potei riprendere le mie occupazioni.
Cortese Margherita (Salassa). Pregava D. Bosco per una grazia... In attesa, ne ricevette un'altra considerevole e fu di essere salvati, essa e il marito, dal restare colpiti dalla volta abbattutasi sul letto poco prima che si accingessero a coricarsi.
Gigina Zini Vincetti per la guarigione del figlio da febbri infettive.
Eugenia Alemanni (Roma) per essere stata liberata dal Beato di una grave malattia allo stomaco che le impediva di nutrirsi.
Luigi Caddese (Belluno) nel prendere una medicina depose la siringa di vetro nel bicchiere e non si avvide di una scheggia di vetro staccatosi. Se ne accorse quando la ingoiò colla medicina. Si raccomandò a D. Bosco promettendo un'offerta perchè non avesse inconvenienti; e non li ebbe.
Irma Rissolli (Torino). Pregò D. Bosco per trovare un buon impiego, appena finiti gli esami, promettendo un'offerta per le Missioni: le ricerche furono lunghe, ma finalmente il B. le fece trovare impiego... proprio sull'uscio di casa, cioè a due passi dalla sua abitazione.
M. M. per la felice riuscita in esami difficilissimi.
S. B. (Brescia). Pel susseguirsi di avversità, trovandosi in strettezze finanziarie, ricorse al Beato fiduciosissima e non invano.
Giulietta Ramuzzini (Modena). Avendo l'unico angioletto in fin di vita lo raccomandò con fede al Beato che glielo donò risanato.
N. N. (Schio) per aver ottenuto colla protezione del Beato un onesto lavoro.
A. Sultana (Sliema). Appena vide la nipotina colpita da un violento attacco di febbre, cominciò una novena al Beato: al termine di questa anche il male dell'inferma era scomparso.
Soave ved. Torchio (Torino) afflitta da mal di cuore e da esaurimento, dopo molte sofferenze, incominciò una novena a D. Bosco ed ebbe subito il desiderato miglioramento.
Rosa Lamberti. Il suo piccolo Giovanni nell'aprile fu colto da grave malattia polmonare e, peggiorando di giorno in giorno, fu dai medici dichiarato in pericolo di morte. La mamma, perduta ogni speranza, gli pose al collo una reliquia del Beato e si affidò alla protezione di lui. Il 1° giugno, mentre per le vie di Varazze era portata in trionfo la reliquia di D. Bosco, il piccolo si addormentò e, svegliandosi l'indomani, era sfebbrato, e si avviava alla guarigione.
P. G. (Gallarate). Raccomandò al Beato una causa riguardante interessi di famiglia ed ebbe la consolazione di vedere appianate le divergenze che parevano insormontabili.
Il missionario D. Antonio Giacone attualmente in Italia ci riferisce un episodio, finora ignorato, del nostro D. Marchesi, missionario nel Rio Negro. Ci affrettiamo a farlo conoscere ai nostri amici.
Una parola, prima di tutto, su questi indi non troppo noti.
I Baràs abitano le foreste alle sorgenti del Rio Tiquiè, affluente del Uapes, nel Rio Negro, e hanno fama di essere feroci, battaglieri: da molti anni essi non sono più discesi lungo il corso del Tiquiè perche in lotta coi Tuyucas, loro acerrimi nemici.
Baràs e Tuyucas.
Per capire le ragioni dell'inimicizia fra queste due tribù, bisogna sapere che fra le tribù del Rio Negro vige il costume di contrarre il matrimonio col rapimento della donna in altra tribù: un rapimento per modo di dire, perchè tutto viene concertato prima coi parenti della ragazza.
I Baràs rapirono ai Tuyucas alcune giovani, ma quando questi cercarono di far altrettanto ai Baràs, trovarono resistenza e nella lotta lasciarono alcuni dei loro, morti sul terreno. I Baràs inoltre per impedire le incursioni dei Tuyucas abbatterono grossi alberi sulle due rive del Tiquiè ostruendo il corso del fiume alle canoe nemiche.
Questa la causa della lotta fra le due tribù, che ebbe da quel giorno un seguito di numerosi incidenti. Se per esempio una donna tuyuca sposata ad un Baràs rimaneva vedova, veniva da tutti perseguitata e costretta a fuggirsene presso quelli della sua tribù; ciò naturalmente aumentava l'odio dei Tuyuca e la sete di vendetta.
Il missionario fra i Baràs.
Nel 1926 D. Marchesi, dovendo partire per un'escursione in canoa sul Tiquiè, mi confidò che voleva tentare di avvicinare i terribili Baràs, per estendere anche ad essi l'opera nostra. Benchè cercassi di dissuaderlo sembrandomi un'imprudenza il suo tentativo, non riuscii a smuoverlo dal suo disegno; egli insistette per essere aiutato con molte preghiere. Dopo 16 giorni di viaggio egli giunse all'ultima maloca Tuyuca e fece i preparativi per spingersi più oltre: nessuno degli indi volle accompagnarlo e tutti cercarono di distoglierlo da un simile progetto, ma il missionario non si scoraggi.
Prese con sè quattro Tucani e un alunno di Taracuà, e, lasciata la canoa, col bagaglio sulle spalle si avviò attraverso la foresta. Marciarono tutto il giorno, aprendosi talora il cammino a colpi di falcetto, attraversando luoghi pantanosi e ruscelli: verso sera sostarono in una piantagione di mandioca e improvvisarono una capanna per riposare. Al mattino il missionario fu assalito da un fortissimo male di denti causato dalla straordinaria umidità della foresta; pure, rifocillatosi un poco, riprese il cammino.
Alle 11 udirono il latrare dei cani e quasi subito apparve ai loro occhi una maloca dei Baràs. Appena fu scorto il missionario, le donne e i bambini strillando fuggirono per la porta opposta della maloca nella selva, mentre gli uomini intorno al cacico si recarono sulla porta attendendo quell'essere mai prima veduto. L'aspetto dei selvaggi non era in quel momento dei più confortanti: orribilmente dipinti in viso fissavano con estrema diffidenza il missionario, pronti a colpirlo con le loro frecce fatali.
I Tucanos che l'accompagnavano, salutati i Baràs, presentarono loro il missionario dicendo: - Questi è Pai Joao (Padre Giovanni): egli è buono, fa del bene a tutti e del male a nessuno. Egli è bianco, ma è buono: ci dà robe per vestirci e attrezzi per lavorare; ci parla di Dio e ci insegna tante e tante cose. Egli non porta armi e vuol bene anche a voi.
Dopo questo panegirico il cacico strinse la mano al missionario, l'invitò ad entrare nella maloca e gli offerse un'amaca per sedere. Non si erano per altro liberati del tutto da ogni diffidenza; perciò, quando lo videro seduto, lo circondarono, lo perquisirono frugandogli nelle tasche e traendo fuori ciò che vi era, gli toccavano il colletto, le scarpe, le calze e i calzoni... Don Marchesi lasciava fare e rideva. Finalmente gli indi si accovacciarono ai suoi piedi osservando tutti i suoi movimenti e facendo le meraviglie per ogni cosa.
Frattanto un indio era corso alla foresta a chiamare le donne perche venissero a vedere il Pai Joao. Le indie, coi bambini aggrappati sulla schiena, in fila indiana si avvicinarono alla maloca, ma nessuna volle entrarvi per la prima. Ne nacque un pigia pigia, i bambini urlarono disperatamente per un senso di invincibile paura... Il cacico brutalmente rimproverò le donne e ordinò loro di entrare: allora obbedirono e una dietro l'altra andarono ad annusare la mano del Padre. Erano anch'esse orridamente dipinte in viso e parevano autentici mostri.
Il panegirico dei Tucanos.
I Tucanos allora ripresero a parlare del missionario e dissero ai Baràs stupefatti che egli insegnava agli indi a costruire belle case, a fare villaggi con al centro la chiesetta (Uaque uii = casa di Dio); raccontarono come egli si prendesse cura dei vecchi e ammalati, raccogliesse i ragazzi, li nutrisse ed istruisse nelle lettere e nel canto... Dissero poi altrettanto bene degli altri missionari e delle Figlie di Maria Ausiliatrice (da essi chiamate Pai-nu-mià = padre donna); descrissero la chiesa di Taracuà, i laboratori, ecc.
Don Marchesi, vedendo ormai tutti i selvaggi intorno a sè e ben disposti, aperse il suo altare portatile e dinanzi ad una bella immagine della Madonna fece la prima funzione religiosa pregando per quei poveri indi. Essendo già tardi invitò gli indi al riposo e anch'egli dopo un po' di ristoro si distese nell'amaca. I Baràs continuarono a conversare attorno ad una dozzina di fuochi accesi nella maloca, scambiandosi le impressioni alternate da risate sonore
All'aurora il missionario fece i preparativi per la celebrazione della S. Messa. Non ebbe bisogno di chiamare i selvaggi, perchè questi già si erano raccolti intorno a lui, attratti dalla novità. Ad ogni paramento che il missionario indossava, partivano grida, esclamazioni dagli indi che mai avevano visto cose più belle: essi assistettero alla Messa seguendo con la più viva curiosità le cerimonie del sacerdote, in un relativo silenzio. Terminata la Messa Don Marchesi parlò a quei figliuoli e poi accompagnato dal cacico visitò tutta la maloca, ma non riuscì ad avvicinare neppure un ragazzo perchè tutti fuggivano paurosi al suo approssimarsi.
Prima di partire il missionario appese al palo principale della maloca una immagine della Madonna Ausiliatrice, promise che dopo tante lune (mesi) sarebbe ritornato a vederli, e come segno della sua amicizia regalò al cacico un paio di calzoni e agli altri qualche cosetta. Anche i Baràs vollero essere generosi col missionario; gli donarono formiche arrostite e un canestro di larve, grosse come bachi, pure arrostite - sono i piatti prelibati degli Indii - e l'accompagnarono per un tratto di strada.
La pace fra le tribù.
Fedele alla promessa fatta D. Marchesi, dopo undici mesi ritornò tra i Baràs accompagnato dai voti e dalle preghiere di tutti perchè riuscisse pienamente nella sua missione di pace. Giunto tra i Tuyucas, invitò il cacico e due altri a volerlo accompagnare per concludere, lui presente, la desiderata pace coi Baràs: dapprima si rifiutarono, poi acconsentirono fidando nella protezione del missionario.
Giunsero alla maloca dei Baràs in un momento in cui vi erano appena sette uomini col cacico. Questi come si accorse della venuta del Pai vestì in fretta i calzoni e corse a salutarlo sulla porta della maloca; rientrò quindi nella maloca, si tolse i calzoni e li passò ad un secondo che vestitili, corse egli pure a salutare il Padre. La scena dei calzoni si ripetè per tutti i Baràs presenti; l'ultimo, per la fretta, o per non saperli vestire se li mise come una cravatta intorno al collo e si presentò in tale toeletta a D. Marchesi che sorrise anche più giocondamente a quel povero figlio della foresta. Quindi il missionario presentò al cacico i Tuyucas, e disse che, essendo egli il padre di tutti gli Indii, desiderava che tutti fossero tra loro amici. Li esortò a dimenticare le offese passate e a fare la pace: promise loro di benedirli, proteggerli e difenderli contro le ingiustizie dei civilizzati, che cercano di sfruttarli.
Le sue parole fecero salutare impressione. Gli Indii, deposto ogni rancore, si strinsero la mano e si chiamarono col dolce nome di fratelli.
Don Marchesi aggiunse che, ogni volta avesse navigato sul Tiquiè, desiderava venire tra i Baràs suoi amici; li persuase quindi a togliere i tronchi gettati attraverso il fiume mantenendo libera la via più naturale per giungere fino ad essi. Il missionario suggellò la pace con restare per due giorni nella tribù e, ripartendo, condusse seco a Taracuà, quattro Tuyucas e due Baràs perchè trascorressero nella gioia due settimane.
Ora le relazioni tra le due tribù sono veramente cordiali e non vi è più neppure il ricordo - delle antiche inimicizie.
Sac. ANTONIO GIACONE.
(Lettera di D. Cimatti).
Rev.mo e amatissimo sig. D. Rinaldi,
Da qualche tempo il Signore viene provando la nostra Missione. Malattie nei confratelli, difficoltà nell'assestamento delle cose nostre per la mancanza di mezzi sufficienti. Ma la Provvidenza ci dona quotidianamente il necessario per la vita materiale e per continuare a rassodare e moltiplicare il lavoro iniziato; e nemmeno ci lascia mancare le consolazioni dell'apostolato nel farci vedere i risultati della grazia sulle anime.
Tournée di propaganda.
Sono in giro per una tournée di propaganda nei centri più importanti, organizzata dai missionari capi residenze, che mi dà argomento per intrattenere Lei e gli amici della missione giapponese in questa interessantissima opera di penetrazione.
I figli di D. Bosco si sono proposti, anche in Giappone, di non tralasciare nessuno dei mezzi di buona propaganda religiosa che incontri le simpatie di questo popolo così caratteristico; cogli Oratori, colla diffusione della buona stampa, coi concerti di musica, colle serate di proiezioni luminose si sono potuti segnare in attivo buoni successi.
Abbiamo potuto sperimentare anche l'opera delle conferenze pubbliche di propaganda cattolica (koenkwai), seguite dalle riunioni di istruzione (kenhvnkwai) : se ne tennero in questa circostanza una decina coll'intervento di qualche migliaio di persone.
Miracoli della grazia.
Ci venne in aiuto come conferenziere il giovane sacerdote giapponese Shibutani, la cui vita e conversione è uno dei tanti miracoli del Signore.
Figlio di distinta famiglia fervente buddista, bell'ingegno che brilla tra i compagni e per l'attività fisica e per il fervore nel combattere il cattolicismo, dopo un discorso sull'esistenza di un solo Dio e per un atto gentile di carità di un compagno cattolico che egli aveva più volte molestato, si arrende alla grazia (impetratagli da tre anni di incessanti preghiere dei professori e dei compagni cattolici della Scuola dei Marianisti di Osaka) e coll'aiuto dei Gesuiti compie i suoi studi a Roma e a Innsbruk, si fa sacerdote ed ora esercita tra i suoi connazionali un apostolato di propaganda con conferenze, con importanti pubblicazioni; ed il Signore l'ha premiato con la conversione al cattolicismo della mamma, e coll'avvicinamento della famiglia alla nostra religione.
Il bravo sacerdote ci aiutò davvero sostenendo la parte principale; e non sappiamo certo come ringraziarlo e ricompensarlo di così prezioso lavoro.
Le conferenze sono precedute da una nutrita propaganda sui giornali, con manifesti affissi dappertutto, con distribuzione di foglietti per le vie, nei negozi, nelle case, e con inviti personali. Si iniziano con musica, che è una buona attrattiva, e si concludono ancora con musica. Ai partecipanti (uomini e studenti in maggioranza) si distribuiscono foglietti di istruzione religiosa; e all'entrata del locale della conferenza (saloni pubblici, teatri, sale d'albergo o di scuole) vi è il banchetto di vendita di libri di cultura religiosa.
Riunioni d'istruzione.
Il giorno dopo il conferenziere, o nella sede della residenza o in locali affittati, si ferma per ascoltare coloro che desiderano interrogarlo su dubbi, su obiezioni, su quesiti. Si inizia così l'istruzione religiosa; si cominciano le prime relazioni per l'impianto di un nuovo Oratorio o di una residenza a cui si recherà almeno una volta la settimana il missionario o il catechista.
A un lavoro paziente di trasfusione della verità nei singoli, che deve durare mesi ed anni prima di entrare definitivamente nel pensiero, nella volontà e nelle manifestazioni della vita pratica dei pochi che corrisponderanno alla grazia di Dio.
Quanti errori da confutare, quante idee da chiarire... Se vivo con rettitudine di coscienza, non facendo il male, perché il vostro Dio mi condannerà?... Perchè, voi stranieri, venite a toglierci i nostri dèi?... Perchè il dolore a questo mondo, perchè il peccato, se il Dio che ci predicate è il Dio della carità?... Se derivo dagli animali come mi insegnano in scuola, perchè i problemi dello spirito?... Quanti principi da scalzare, quante accuse di marca buddistica e protestantica da sfatare, quante delle laidezze della società moderna apprese dai libri d'Europa e d'America, tutti tradotti e noti in Giappone, da bollare a fuoco...
L'apostolato per ora non si può fare che lavorando sui singoli individui.
Da ciò, amato Padre, la necessità di moltiplicare il personale e i mezzi di propaganda, e per conseguenza la necessità di moltiplicare gli aiuti materiali per sostenere tale propaganda. Gli ottimi risultati ottenuti ci spingono a moltiplicare queste riunioni e la carità dei buoni non mancherà di soccorrerci.
Miyazaki, 3 ottobre 1930.
D. VINCENZO CIMATTI.
Otto anni di malattia con crisi gravissime, tre interventi chirurgici e finalmente coliche spaventose, mi avevano immobilizzata a letto senza speranza di rialzarmi se non mi sottoponevo ad un nuovo gravissimo intervento, che date le mie condizioni fisiche faceva assai esitare i medici curanti e il chirurgo pel timore d'una catastrofe.
Piena di fiducia nel potente aiuto di Maria Ausiliatrice altre volte sperimentato nella mia famiglia, a Lei lui rivolsi con i miei cari, ed insieme impegnammo con ripetute novene il B. D. Bosco ad intercedere per me, perchè se così era volere di Dio, avessi tutti gli aiuti necessari per superare la lotta.
Fra il martirio della lunga e grave operazione che dovetti sopportare sveglia, la Madonna mi sostenne: tutto andò benissimo e dopo venti giorni mi rimettevo in piedi provando la gioia di vivere. un'altra volta.
Padova. ADELE VENUTI.
Grazie, o Maria Ausiliatrice! - Da molti anni soffrivo di un male che lentamente e in modo inesorabile mi aveva tolte le forze e mi aveva resa incapace di compiere i miei doveri di casa; finchè nell'aprile scorso fui costretta a chieder ricovero in ospedale, dove fu giudicato necessario un grave intervento operatorio. Ma come avrei sopportato se le forze più non mi bastavano, se il cuore pareva volesse scoppiarmi nel petto ad ogni movimento che facevo? In quei momenti angosciosi, in cui perfino celebrità mediche dubitarono di un buon esito dell'operazione, solo in Maria ho posto ogni mia confidenza, ed essa, Madre buona, mi ha infuso nelle membra quel tanto di energia necessaria per sopportare il grave trauma chirurgico. A Lei sola io debbo l'immenso favore di avermi ridonata alla mia famiglia, che fu così travagliata durante la mia assenza.
Dopo una lunga convalescenza, ora che mi sono quasi ristabilita completamente in salute, compio il mio dovere, e per mezzo del Bollettino Salesiano intendo rendere un pubblico grazie alla Madonna di D. Bosco.
Palestro, 15 novembre 1930.
MARGHERITA BATTEZZATO-BERTOLA.
Da morte a vita. - Un grave malore portò agli estremi mio marito. Il medico accorso d'urgenza constatò gravissimo il caso e vennero amministrati all'infermo i SS. Sacramenti. Con lo slancio che sa comunicare il dolore mi rivolsi con fiducia alla buona madre Maria Auxilium Christianorum, pregandola di volermelo ridonare alla vita.
Maria, come tante altre volte, mi esaudì. L'ammalato dopo un'ora cominciò a riprendere i sensi e con sorpresa di tutti si riebbe alla presenza del medico che trovò del prodigioso in questa guarigione.
Faenza. MARIA DALL'OSSO.
Esprimono pure la loro riconoscenza a Maria Ausiliatrice e al Beato Don Bosco i seguenti:
N. N. (Cavrie) per aver dissipato una tempesta, proprio quando appariva più rovinosa.
Aghemo Maddalena (Roncaglia) per aver ricondotto alla guarigione la sua cara bambina di pochi mesi, colpita da gastro-enterite.
G. A. Si raccomandò a M. A. e al B. per trovare impiego e fu subito esaudito.
Deromedis D. Amadio (Banco). Una questione, nella quale circostanze gravi lo mettevano nel pericolo di dover pagare una forte multa, quantunque ingiusta, lo tenevano in grande agitazione. Con viva fede ricorse al Beato e a Maria Ausiliatrice e sortì un esito felicissimo.
N. N. Rende grazie a M. A. e al Beato per la guarigione del marito da 20 giorni colpito da fortissimo bruciore alla schiena e ai reni, che gli impediva di riposare la notte. La vigilia della Madonna del Rosario, essendosi fatto più forte, la sua signora pensò il mattino di recarsi in Maria Ausiliatrice a fare le sue divozioni presso l'altare del Beato e invocare pel marito la benedizione della Madonna. Il disturbo si rinnovò in forma leggerissima nella notte, poi cessò.
Famiglia N. N. - La sera del Corpus Domini il figliuoletto di 3 anni accusò un malessere, il giorno dopo fu assalito da grande affanno, poi gli si sviluppò febbre violenta. Il medico la dichiarò infettiva con accenno di meningite. La famiglia ricorse con fede a Maria A. e al Beato D. Bosco con una novena: vi fu un istante che parve il momento della catastrofe, ma subito il malato diede segno di miglioramento e con rapidità si rimise in salute.
Concettina Cilli (Nereto). Avendo la nipotina Stefania colpita da grave infezione polmonare, e disperando di salvarla, cominciò una novena a Maria Ausiliatrice e un triduo in Parrocchia. Tre giorni dopo la nipotina era fuori pericolo.
Olina Olivieri (Roma). - La maggiore delle sue bambine ammalò gravemente e molti valenti pro fessori ne misero in dubbio la guarigione. Ricorse alla Vergine, la pregò di cuore insieme ai suoi bambini e alle Figlie di M. A. e la grazia venne.
Eugenia Zina Giacomelli (Torino). Nella sala di operazione dell'ospedale, in precarie condizioni di salute, si raccomandò al Beato e a Maria SS. e ogni cosa riuscì perfettamente.
Coniugi Rimoldi (Sacconago) per la felice riuscita dell'operazione che ridonò loro risanata la figlia.
Giovanna Miliziano Miceli per la guarigione del bambino affetto da bronco-polmonite, guarigione ottenuta da M. A.
Bruno Agostina (Canadà) per la guarigione di un figlio per grazia di M. A. e del B.
Chiara Balmelli (Paradiso) raccomandò a M. A. e al B. una parente che dopo un'operazione continuava a peggiorare e l'ebbe risanata.
Antonietta Frigerio (Esino). Una malattia minava la sua esistenza. Ricorse fiduciosa alla protezione di M. A. e del B. promettendo un'offerta, e fu salvata.
Anna Angesia Coraglia. Colpita nell'ottobre da grave malattia, che i medici davano per lunga, col ricorrere a M. A. e al B. entrava assai presto in convalescenza.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice o dal Beato D. Bosco, e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:
Andina A., Arbinolo D. P., Avaldi F., Avoledo L., Arnaudo M:, Agosto A., Alberti L., Aureli L., Alpago A., Allora G., Accossato M.
Bizzotto A., Baratta A., Bavassano M., Bezzi O. I., Bussi rag. E., Bussi B. G., Barbero E., Bernardi G., Berardo G., Bertolo V., Boscaglia A., Buzzi M., Bandino E., Bollano D., Bello G., Rossi T., Boschiero S., Bellingeri Baldi E., Beltrame G., Borla C.. Bianchi M., Baudena S., Boccagni C., Bosciane L., Brontesi M., Bacolla M., Bussolino N., guarito da eczema durato tre anni senza rimedio, Busca G., Buratti A., Bert G.
Ciucci A., Canale D. P., Cominelli M., Cavallo P., Comini B., Coliraghi L., Castellanelli A., Calciati R., Chiardo A., Cimpelli G., Chiarelli V., Casalegno I., Cogo D., Cravero G., Carcerano Pilia A., Ceratto E., Camera G., Cermelli G., Cartasegna R , Ceccarelli E., Cespa E., Caprioglio C., Cariddi, Caputo G., Coraci G., Calvo L., Coniglio C., Costantina Suor M. Cavalieri D. A., Caraffa M., C. R. D., Cavallero P., Caretti prof. e famiglia, Combien A. invocando grazia, C. A. Camisassa Stefano
Dell'Agli M., Contessa Della Chiesa N., Dellavalle G., Damosso E., Della Chiesa cav. C., D. M., De Gennaro Ortensio, Defendini G., De Paoli A., Donda E., De Paoli D. A., De Russis C. consacrando i suoi figli al Beato, De Siano D., Degani M., D. V. R. D. G. (Torino).
Fichera Marletta M., Fea M. O., Ferrada M., Fides Suora della 3M., Ferraris R., Fiorina P., Posino 3I. B., Fabbiano sorelle, Pacchetti P., Franco Teol. D. E. Faggionato Guerino, Ferronato A.,
Fedrigotti B., Fossa C., Franco C., F. Ch. Torino, Forueris G. B., Feletto Can. A., Franca Faldella.
Gigante G. e P., Grimaldi M., Gastaldelli SI. F., Gasperi P., Gullè M., Giorgi R. A., Gianninetti G., (anello d'oro)., Ghiani A., Gianotti F., Grati M., Girlando G., Girardi A., Grandi E., Giuria N., Gregori R. M., Guasco R., Gai F., Ghiglia M., Gio vannini I., Gerard CI., G. P. (Torino) per gr. rie.
Iurkovic A., Iacoponelli A., Isola C., Innocente L., Iacod Fea A.
La Torre G. e P., Luccioli M., Lottero sorelle, Li Volti F., La Rosa A., Lisa famiglia, L. C.
Modica M., Montalto C. L., Micozzi F. V., Maresca G., Massi A., Morello C., Mazza T., Masserini A., Mariottini I., Mantovani Z., 'Muratore M., Massiddu F., Mangeri prof. G., M. C., Miclselli M., M. Carla, Meineri C., Massafra C., Marini R., Montoni A., Mascherpa E., Magnani G., Modenesi R., Macrelli I., Marongiu E., Mortara A., Maccario P., Mamma con Sandro e Lucio ringraziano il Beato, Molino, A.
N. N. (Domegliara), N. N. (Bormio), N. N. (Reggio C.), Negri S., N. N. offre L. ioo invocando aiuto dal Beato.
Oddenino M., Obert D., Odetti Ort., Ortu Fenu G., Olino C., Ossella P., Oliva L.
Parvis Gius., Premoli P. A., Pancaldi M., Persichetti A., Piazza Varè L., Panchianco A., Pavesi R. G., Prugger G. A., P. G. R., De Giovanni, Perinciolo V., Piantoni G. B., Paladino A., Pevarello G., P. EI. (Colleretto), Pagano D. G., Pincetti C., Pochintesta M., Pedemonti Ch. G., Paci N., Pietribiasi A., Puleo, Panissa L., Peruzzi L., Pellegrini S. A., Peruzzi T., Paladin A., Pella A., Parisi D. F., Contessa F. Pateri di Stazzano, Paccini coniugi, Pozzati Cl., Paieta Maestra (Rancate) per gr. rie.
Roffarè E., Rudi L. B., Rossi L. ved. A., R. S. T. (Susa), Riolfatti M., Rappelli P., Rizzaglio G., Resellini R., Ravinarese A., Ruzzi A., Renzi B., Rossi Giglio R., Rotaldo M., Rocchia G., Rota E., Reati A., Raffaelli Fr., Riccomagno M., Roth EI., R. G.
Simontacchi A. M., Scaletta R. M., Strada EI., Sartena F., Sartori A., Salomone C., Sonato G., Saragaglia M., Scandelibeni E., Simoneini I., Sanloro M., Scarrone G., Scuratti T., Satullo C., Sassu M., Salmoiraghi C., Suquet P., Scavino 3I., Sandri EI.
T. A. per guarigione ottenuta dal B., Tarchetti sorelle, Travaglini M., Tunicchia S., Trapani A., T. B. A. (Borgo d' Ale).
Usai M., Udini I.
Vicini F., Vierin L. I., Viano G., Vallauri A., Vottero A., Valente M., Vallaino A., Vaccani E., Venezzina G., Vallivi L., Vecchietti P., Viretto L., Valle famiglia, Vaudano M.
Zaglio A., Zobbi E., Zanetti G., Zuraghi E.
Dono a Maria Ausiliatrice.
Leggiamo sul « Corriere di Saluzzo »:
« Un cospicuo dono a Maria Ausiliatrice è stato offerto da una pia sposa saluzzese per ottenere una grazia speciale: si tratta di una splendida collana d'oro e di un anello con brillanti che sono però fin d'ora espressamente destinati ad ornare la statua della Madonna Ausiliatrice che i Salesiani certamente collocheranno nell'erigenda chiesa loro a Saluzzo ».
ELENA COFFARO.
Zelante patronessa dell'Opera Salesiana di Bologna spirava nel dicembre santamente. S'interessò sempre coli premuroso affetto delle Opere Salesiane e con la gentilissima sua figlia Elena si adoperò con fervore di carità al loro successo.
D. FRANCESCO PICCOLLO Salesiano.
Sul letto di morte ha lasciato ai confratelli un pensiero che non può venire in mente che a chi con una vita veramente esemplare attende serenamente l'ultima ora: Ricordatevi, ha detto, che la più bella ora della vita è quella della morte.
Quanto può far meditare questo pensiero cristianamente sublime!
Il nostro carissimo D. Piccollo si spense a 70 anni il mattino della festa dell'Immacolata, ed ebbe a Roma splendidi funerali con intervento di distinte personalità che assai lo stimavano.
Studente all'Oratorio, D. Bosco lo additò come un emulo di Savio Domenico e gli predisse che avrebbe molto vissuto e fatto molto bene. La parola del Padre si avverò. Ascrittosi alla famiglia salesiana, cominciò il suo apostolato in Ariccia, poi a Randazzo in Sicilia. E in Sicilia rimase per lo spazio di quasi 3o anni: come insegnante, come Direttore, come Ispettore egli compì un lavoro veramente fecondo di ottimi risultati. Fu un assiduo e abilissimo cultore di vocazioni.
Fu anche molto provato dal dolore e in questo stato rifulse la sua virtù. Incaricato della visita all'Ispettorie Ligure, Romana e Napoletana, il 7 maggio 1909 fu colpito gravemente da un ascesso; operato, per lunghi anni visse a Roma, diremmo nel dolore, perchè sempre colla ferita aperta, quotidianamente curata dal chirurgo; altri disturbi ebbe pure a provare in questi ultimi anni. In questo stato non perdette mai il suo buon umore, e l'amore al lavoro prestandosi come poteva a confessare e a predicare.
Spirò santamente invocando Gesù, Maria, Don Bosco; lasciò sulla terra benedetta memoria di sè, da buon figlio di Don Bosco.
Cav. Uff. Dott. GIUSEPPE VINARDI.
Medico premuroso e intelligente per tanti anni del collegio di Lanzo, ebbe per D. Bosco stima e devozione profonda, che col volgere degli anni si fece più affettuosa e più elevata: in D. Bosco vedeva non più l'uomo grande, straordinario, ma il santo. Quando nel giugno 1929 a Valsalice si recò a venerare la salma di D. Bosco, che egli aveva curato per l'ultima volta nel 1887, cadde in ginocchio, baciò quelle sante ossa e pregò a lungo.
Il Beato che gli fu riconoscente in vita, avrà assistita l'anima buona del Dott. Vinardi il 19 novembre u. s. quando serenamente e quasi all'improvviso si addormentò nel Signore.
DOMENICO VERCELLI Studente in legge.
Spirò santamente il 23 agosto, dopo aver fatto dono alla Patria della sua fiorente giovinezza. Partì infatti per la guerra mentr'era studente all'Università di Torino, confortando i suoi cari, trepidanti sulla sua sorte, con parole di ardore e di fede. E ritornò alla famiglia mutilato glorioso e torturato dai gas asfissianti. In mezzo alle sofferenze che l'accompagnarono in questi anni, egli, rassegnato ai divini voleri, serbò sempre quel carattere sereno e gioviale che rivelava la bontà del suo cuore e lo rendeva caro a tutti. Ex allievo dei nostri collegi portò sempre inalterato il grande affetto ai suoi superiori e la divozione verso Maria A. e il Beato D. Bosco.
Madre GIULIA GILARDI.
Spirava serenamente nella casa delle Figlie di M. A. in Borgo S. Paolo l' 11 novembre. Missionaria per lunghi anni in America, consacrò al bene delle anime la sua intelligenza, il suo cuore e le sue forze, lavorando indefessamente da virtuosa Figlia di Maria Ausiliatrice.
Cav. Uff. TOMASO LIXI.
Tempra profondamente cristiana, visse continuamente orientato in Dio verso gli eterni destini, dando a tutti l'esempio di elette virtù cristiane. Le opere buone furono sempre la mèta della sua carità: anche quelle del B. Don Bosco.
On. Avv. GUIDO DONATI.
Fiorentino colto e operoso continuò in sè le nobili tradizioni della sua famiglia: professionista di indiscutibile valore ebbe ispirazione alla sua vita da una. religiosità profonda. Nelle opere di cultura sociale recò il contributo efficace del suo ingegno e della sua fede, additando sempre nella religione la fonte inesauribile della carità e della bontà. Nella festa di collocamento della prima pietra delle Scuole Professionali Salesiane di Firenze, tenuto alla presenza del Re, nel 1927 egli sciolse un inno a Don Bosco ed alla Chiesa Cattolica in ogni tempo ed in ogni luogo madre di Santi.
Mons. FRANCESCO BALCONI Arciprete del Duomo di Milano.
Assistito da S. Em. il Card. Schuster rendeva la sua bell'anima a Dio. Professore di Storia al Seminario Maggiore, poi Direttore del Collegio S. Carlo, quindi Penitenziere al Duomo, e in fine Canonico e Arciprete, si rivelò nelle varie mansioni di profonda dottrina, di elette virtù e di energica azione. Fu fino all'ultimo puntualissimo nell'impartire le lezioni domenicali della Dottrina Cristiana in Duomo. Nutrì per le Opere di D. Bosco viva ammirazione, favorendole in ogni modo.
Can. CRAVERO D. GIOVANNI.
Era il decano dei parroci dell'Archidiocesi di Torino, contando ormai 55 anni di ministero parrocchiale. E presentandosi al Signore a 92 anni, confortato dai SS. Sacramenti, poteva aver pure il conforto di una vita vissuta tutta nello zelo per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime. Molto bene egli fece coli la parola e più ancora con le virtù di cui era adorna la sua vita. Era un nostro affezionato amico.
MARIA CHIABOTTO.
Madre di un sacerdote salesiano e per molti anni assidua al Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino moriva a Buenos Aires dove con la famiglia aveva raggiunto il figlio colà emigrato.
Padre FRANCESCO DUNKEL.
Il 31 ottobre ultimo passava a miglior vita quest'insigne amico e benefattore nostro. Superiore dei Lazzaristi tedeschi di Gerusalemme e Direttore dell'ospizio di San Paolo, fu uomo di grande azione, sapienza e virtù, ed il suo apostolato di carità non conobbe limiti. Non v'è chi non rimpianga in Palestina la perdita di questo vero benefattore dell'umanità.
Per i Salesiani di Palestina fu un vero padre e per alcuno di essi ebbe intima, fraterna amicizia. Nei torbidi giorni della grande guerra, mentre i Salesiani italiani si trovavano in gravi difficoltà ed alcuni di essi si trovavano nelle prigioni turche, fu il Padre Dunkel che curò la sussistenza di questi ultimi, e, potendo avvicinare le autorità, liberò gli altri da molti imbarazzi. Dopo la guerra facilitò ai Salesiani il modo di stabilirsi in Caifa, dove sognava di vedere un oratorio festivo ed un Santuario di Maria Ausiliatrice.
All'amore verso il suo S. Vincenzo de' Paoli abbinava un affetto tenerissimo a Don Bosco; ed al nostro Don Sacchetti che pochi istanti prima di morire gli diceva che si pregava per lui, e si chiedeva un miracolo a Don Bosco, egli sorridendo indicava che ne aveva la reliquia sul cuore e che preferiva andare a vederlo in Paradiso.
ABBIATI LUIGI. Luvinale (Varese).
ANDRETTA VITTORIO, S. Martino di Lupari (Padova) AZZARETTI GIUsEPPE D. D., Varzi (Pavia). BAGLIANI ANDREA, Villa del Foro (Alessandria). BALDACCI SERAFINO, Musella (Forlì). BALLARINI GIULIA, Livorno. BAVA GIUSEPPE, Castelnuovo D. Bosco (Alessandria). BELLOCCHIO BRAMBILLA BEATRICE, Torino. BERNARDINI GIOVANNI, Bassano Teverina (Viterbo). BETTONI D. DOMENICO, Azzone (Bergamo). BIANCHI CRESCENTI MARIA, Ospitaletto (Brescia). BOBBA CHIESA TERESA, Torino. BoccHIO ANDREA, Strona (Vercelli). BOLOGNA Giov. ALBERTO, Piazze (Siena).
BOLZONELLA ANGELO, Este (Padova).
BONELLI GRASSELLI FRANCESCA, Cassolnuovo (Pavia BRAGGIO CLARA, Bergamasco (Alessandria). BROVEDANI PIETRO DOMINE, Clauzetto (Udine). CACCHIONE-CAROSELLI GIUSEPPINA, S. Elia a Pian. CANZANO SAVERIA, Roma.
CARASSI DEL VILLAR March. MAT. AIRENTI P. Maur. CASOLETTI MARCELLINA Ved. BARAVALLE, Torino. CASTELLA PETR. Ved. QUARELLA, Cardone di Villad.CATTANEO VIRGILIO, Riviera d'Adda (Bergamo). CLEMENTI ELISABETTA Ved. MARSEGAGLIA, Edolo. COLITTI COMELLI CATTERINA, Montegnacco (Udine). DAGNA QUAGLIA ROSA, Bergamasco (Alessandria). DEITINGER GAETANO, Milano.
DE TONE GIACINTO, Tai (Belluno).
FOGLIANI Duchessa, Castelnuovo Fogliani (Piacenza). DUSI D. Amos, Borello (Forlì).
FAGIOLI AURELIA, Cevio (Svizzera). FANTINATO GAETANA, Cartigliano (Vicenza). FERRERO ANNA, Ozegna (Aosta).
FORNERIS LUIGIA, Bosconero (Torino).
FRITTOLi TERESINA, Cignone (Cremona). GARATTINI ANDREA, Pisogne (Brescia). GIACCO VINCENZINA, Comitini (Agrigento). GUARNERIO PIETRO, Bregnano S. Giorgio (Como). ILARI ALESSANDRO, Piancastagnoio (Siena). JANNY LIBORIO CARMELO, Mazzarino (Caltanissetta). LANZA PIETRO, Loria (Treviso).
LAVOYER Suor ALESSIA, Cogne (Aosta). LIPARI ROSA, Pulsano (Taranto).
LUCCHESI ANTONIO, Nave (Lucca).
LUXARDO D. PROSPERO, Camogli (Genova). MACARIO MARIA, Chiusa Pesio (Cuneo). MARTINI LuiGI, Monte di Malo (Vicenza). MASSÈ GIACOMO, Cuorgné (Aosta). MATTIODA LODOVICO, Castellamonte (Aosta). MAZZINI ENRICO, Bagnone (Massa Carrara). MEOTTI Mons. EMANUELE, Gaggio Montano (Bolog.). MIGLIARINA, Luvinate (Varese).
MILLI GAETANO, Cà di David (Verona). MIRRA VITO, Carife (Avellino).
MOZZONI MARINA, Latisana (Udine). NEGRI Comm. ETTORE, Torino.
NESCINBENE MARIA, Pavia.
ORTELLI ANTONIO, Schio (Vicenza).
ORTELLI GINA, Mendrisio (Svizzera).
PAGANO MARIA, Cà de Maestri (Alessandria). PASTORELLO MARIA GIACOMELLI, Padova. PERUFFO FRANCESCO, Olmo (Vicenza). PIZZALI Avv. GIUSEPPE, Milano.
PORTALUPI Dott. Can. FRANCESCO, Pavia. RAFFA ERMINIO, Corleolona (Pavia). REGGIANI UMBERTO, Camposanto (Modena). RIGHINI ANDREA, Pandino (Cremona) RIVALTA DELFINA, Altavilla (Alessandria). RIZZA MARIA, Avola (Siracusa).
RIZZOTTO TERESA, Cologna Veneta (Verona). ROSA TOMASO, Avigliano (Potenza).
Rossi DOMEN. Ved. CANDOLINI, Tarcento (Udine). ROSSO LUIGI, Cavour (Torino).
RUSNATI PAOLO, Bergamo.
SABOTTI LAURA GRONETTi, Fiorano al Serio (Berg.). SACCHI MARGHERITA Ved. PISTOIA, Novara. SAETTA Can. GAETANO, Caltanissetta. SALVADORI PIETRO, Piombino Dese (Padova). SANNA FEDERICO, Borghetto d'Arroscia (Imperia). SCOTTI GIOVANNI, Cesano Maderno (Milano). SIGNORINI GAETANO, Soave (Verona). SPINI MARIANNA, Campo Tartano (Sondrio).
TANGERI ALFONSO, Terlizzi (Bari).
TEMPIA PIA, Mezzana Mortigliengo (Vercelli). VIGNOLA LIBERA Ved. CRESCINI, S. Ambrogio V. P. VINCENZI GIACOMO, Prata di Pordenone (Udine).
Presentiamo vivissime condoglianze alle famiglie, raccomandando ai suffragi dei nostri Cooperatori gli amici defunti.
Carissimi,
Leggete la Vita di Domenico Savio, fatela leggere ad altri e porterà ovunque la benedizione di Dio.
In una famiglia di Còrtico, prov. di Milano, si era desolati essendo gravemente infermo il padre. La madre recatasi a visitare due figli nel fiorente Collegio Arcivescovile di Saronno, si vide venire incontro il più piccolo con un libro in mano; era la Vita di Domenico Savio, toccatagli in sorte nella scuola. Interpretò subito che fosse una missiva del Cielo e si rivolse con piena fiducia, con gli stessi figli, a Domenico Savio per la guarigione dell'infermo e per la protezione su tutta la famiglia.
L'infermo si riebbe ben presto, e quando un distinto medico primario di Milano lo rivide per consulto, esclamò lietamente sorpreso, che giammai nella lunga sua carriera di medico aveva potuto constatare un simile miglioramento in sì breve tempo in una malattia tanto grave, e non sapeva darsene spiegazione. La gioia ritornò in quella casa.
La mamma nella relazione inviataci aggiunge: « Noi ogni giorno preghiamo Domenico Savio che tutti ci protegga sempre. Quand'ecco un giorno il mio figlio Carluccio, di 15 anni, uscendo in bicicletta, veniva investito da un'automobile a tutta velocità, fracassando la ruota anteriore della bicicletta, mentre il ragazzo si trovò pienamente illeso sul cofano della stessa automobile, con meraviglia di tutti gli astanti. Noi di famiglia ne riconoscemmo una grazia di Domenico Savio, a cui sarà perenne la nostra gratitudine ».
Carissimi, oh quante grazie si narrano di Domenico Savio! È una meravigliosa pioggia di fiori! Pregatelo anche voi!
Addio.
Don GIULIVO.