ANNO XI - N. 3. Esce una volta al mese. MARZO 1887
DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo, N. 32, TORINO
Sommario - Giubileo Sacerdotale del Sommo Pontefice Leone XIII - La festa di S. Francesco di Sales - I nostri Missionarii - Notizie della Terra del Fuoco e della Patagonia - Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales - Elenco dei Cooperatori e delle Cooperatrici defunti nel 1886.
D. Bosco negli anni scorsi era solito, in questa stagione, recarsi nella Francia meridionale, visitando gli amici e benefattori di Mentone, Monaco, Nizza, Cannes, Tolone, Marsiglia. In quest' anno però è obbligato a rinunciare a questa gita che pure farebbe volentieri e sarebbe necessaria per cercare elemosina ai suoi cari orfanelli. Grazie al Cielo non è ammalato, ma la debolezza di forze, gli incomodi, e il consiglio dei medici lo costringono a rimanersi in Torino. Quivi però egli può ricevere qualunque lettera, alle quali non mancherà di rispondere, ed accogliere quelle persone benefiche che si degnassero di fargli visita. Nella seconda metà poi del mese di Aprile ha stabilito di recarsi a Roma, ove il giorno 7 del mese di Maggio. se non sopravviene alcun incaglio nei lavori. assisterà alla consecrazione di quella bellissima nuova Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, che è l'oggetto di tutte le sue più vive sollecitudini.
Nell'ultimo giorno di questo anno il Santo Padre Leone XIII compirà l'anno cinquantesimo della sua prima Messa. Il 31 dicembre 1837 egli veniva ordinato Sacerdote. Sono cinquant'anni di pugne, di vittorie, di allori immarcescibili.. La sua mente, il suo cuore, la sua dottrina, le sue opere, l'altissima sua dignità, la sua incrollabile fermezza al cospetto dei nemici della Chiesa, i suoi trionfi contro gli errori e gli sforzi delle sétte collegate contro di Lui e contro la S. Sede, lo hanno cinto di tale corona di gloria che splenderà per tutti i secoli venturi. E cinto di questa gloria tra il plauso di milioni e milioni di Cattolici che gli rinnovano il giuramento di loro fedeltà, in faccia al mondo che lo riconosce e chiama per Padre, tra l' ammirazione del cielo e della terra Egli offrirà il 31 dicembre la Vittima immacolata, rinnovando le pure gioie e i sacri entusiasmi della sua prima Messa.
Tutti i popoli si sono commossi per questa solenne festività e da ogni parte in mille maniere si vanno preparando onoranze, quali forse non ricevette mai nessun imperante della terra, per quanto benefico sia stato chiamato dalle soggette nazioni. Infatti la gloria del Papa ha termine in quella di Dio e con essa si confonde, causa della felicità dell' uomo ; e questo memorabile avvenimento era scritto nei disegni della Divina Provvidenza, per fare sempre meglio conoscere al mondo chi sia il Papa, chi sia Leone XIII. I seguaci dell'errore hanno gridato che il Papato è morto. Ma le famiglie, le Associazioni, gli Ordini religiosi, i popoli interi aspettano quel giorno benedetto per gridare ciò che mille volte hanno già ripetuto: - Il Papato vive, e vivrà vittorioso tino al fine del mondo e noi, o Padre Santo, noi siamo e saremo sempre per voi.
Noi abbiamo già parlato altre volte nel nostro Bollettino di questa splendida dimostrazione di fede. La nostra Pia Società non resterà certamente l'ultima nel dare al Sommo Pontefice quel miglior tributo di amore e di ossequio che saprà e potrà, ed in quei modi già indicati alla Commissione promotrice di Bologna, con lettera 25 maggio e 27 dicembre dell'anno testé passato. Sovratutto però intendiamo segnalare quest'anno coll' apertura della chiesa del Sacro Cuore sull' Esquilino, chiesa costrutta da D. Bosco per volere dello stesso S. Padre, e la cui maestosa facciata è dovuta alla sua generosa beneficenza. Il compimento del suo desiderio per mezzo della Pia Società Salesiana, ecco l' opera nostra principale in questa gara di devozione e di amore alla Santa Sede. Al Sacro Cuore di Gesù deve i suoi trionfi la Chiesa.
Bella e maestosa, come sempre, riuscì eziandio in questo anno la festa di S. Francesco di Sales nella Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice. Sua Eminenza Reverendissima l'Arcivescovo Cardinale Alimonda assisteva Pontificalmente alla messa, cantata da M. Pulciano eletto Vescovo di Casale. Mons. Leto Vescovo di Samaria cantava i vespri e dava la benedizione col SS. Sacramento. Teneva colla sua facile eloquenza il panegirico del nostro amabile Santo, Mons. Guigonis, Canonico di Cagliari.
Ma non meno bella riusciva la conferenza dei Cooperatori Salesiani, tenutasi il giovedì seguente nella Chiesa di S. Giovanni Evangelista. Grande era la folla dei signori e delle signore. Alle 3 pomeridiane i giovani cantori dell' Oratorio di Valdocco davano principio alla funzione col melodioso Benedictus di Gounod. Allo 3 1/4 Don Bosco accompagnato da varii Sacerdoti Salesiani veniva ad assistere alla cara adunanza, presieduta da Mons. Leto, e prendeva posto nel Sancta Sanctorum.
Finita la lettura di un breve tratto di vita di S. Francesco di Sales, saliva in pulpito il Rev. D. Marenco, rettore della Chiesa, e per circa un'ora trattenne il colto uditorio che ascoltavalo con viva attenzione.
Disse come facilmente i cooperatori , che formano una sola famiglia coi Salesiani e godono i tesori spirituali concessi dal sommo Pontefice, possono adoperarsi alla salvezza di tante anime e acquistar meriti presso il Signore Iddio. Occuparsi della gioventù povera e abbandonata, diffondere buoni libri, zelare la gloria di Dio dilatando il regno dell'Evangelo colle Missioni, ecco le opere di D. Bosco e dei cooperatori. I bisogni sono sempre grandissimi, ma il cuore di D. Bosco è grande quanto il bisogno. Vengano aiuti a lui, ed egli saprà tutti impiegarli in opere salutari. Se i collegi, i ricoveri, i laboratorii Salesiani, sparsi in Europa ed in America rigurgitano di poveri fanciulli e non bastano più, D. Bosco ne aprirà dei nuovi. Ma egli che non possiede nulla di proprio, aspetta la elemosina dei generosi. La Patagonia bagnata dal sudore dei Missionarii, corsa tutta dall'intrepido Mons. Cagliero e dai suoi compagni, versa in gravi bisogni. Molto si è già fatto, ma è nulla a confronto di quello che rimane a fare : altri missionarii ci vogliono e perciò altri aiuti di limosine. Mentre i nostri fratelli, armati della sola croce , corrono per quelle sterminate pianure e si spingono fino alla Terra del Fuoco in cerca di anime, e nelle fatiche apostoliche non si scordano di pregare e di far pregare pei loro benefattori , aspettano pure il nostro aiuto e ci stendono le braccia, acciocchè noi li soccorriamo nella gloriosa impresa. Ma immarcescibile corona sta preparata per chi coopera a Gesù Redentore collo strappar alla perdizione migliaia di anime.
Il discorso di D. Marenco commosse tutti. Dopo si fece la questua. L'EccellentismO Mons. Leto impartiva la benedizione col Santissimo Sacramento.
Dovremmo qui aggiungere le relazioni delle Conferenze tenute dai Cooperatori nei varii luo. ghi, ma per non essere troppo prolissi, facciamo per ora breve cenno di tre:
Alla Spezia nella Chiesuola del nostro Ospizio tenne il panegirico di San Francesco l'illustre Oratore Prevosto Antonio Colli di Vigevano, che aveva predicata la novena, raccogliendo frutto di moltissime comunioni.
A Caravaggio la Pia unione delle giovani Cooperatrici Salesiane diretta dal Rev. Arciprete Gandini Massimiliano, dopo tre giorni di ritiro spirituale, il mattino del 29 Gennaio, si radunava nella Chiesa sussidiaria di S. Elisabetta. Si celebrò la s. messa, si diede la benedizione colla reliquia del Santo, e le figlie che in numero di 200 si accostarono alla santa mensa, cantarono con grande maestria varii inni sacri e l'Iste Confessor. Alla sera un immenso popolo accorreva nella Chiesa parrochiale ad udire le lodi di un santo così caro e simpatico a coloro che amano la vera pietà.
A Valfenera d'Asti il 2 febbraio si tenne la prima conferenza per impulso dato dal Rev. Parroco D. Cortese G. B. Al mattino molti si accostarono ai SS. Sacramenti e alla sera dopo i vespri solenni D. Baldi Ludovico parlò eloquentemente sulla missione che Dio affidò ai cooperatori Salesiani. La Vergine SS. benedica tutte queste anime generose per le loro preghiere e le loro questue.
L'addio.
Marsiglia, 13 dicembre 1886. AMATISSIMO PADRE,
Le scrivo a nome di tutti i miei compagni. Andiamo fra pochi minuti nella cappella dell'Oratorio di S. Leone per ripetere la funzione fattasi costì là sera del 2 p. p. Interverranno Sua Eccellenza Mons. Vescovo ed i Cooperatori e benefattori di Marsiglia.
Carissimo Padre ! Come il cuor nostro palpita in questi momenti! Stassera alle 6 salperemo e lascieremo, chi sa per quanti anni, la terra in cui abìta il più amato, il più amabile dei Padri, Don Bosco ; tanti nostri ottimi Superiori e confratelli, e tante benevole e caritatevoli persone.
Sì , il cuore ci palpita di doppio sentimento di gioia e di dolore.
Il pensiero che finalmente partiamo per recarci in quelle terre che hanno bisogno di Missionari, partiamo per portare a tanti popoli la buona novella, partiamo per salvare tante anime, partiamo colla sua benedizione paterna, mitiga il sentimento di profonda tenerezza che proviamo nel dividerci dalla patria, da parenti, da Lei.
Amatissimo Padre ! Ci benedica anche una volta prima che partiamo dall'Europa. Noi tutti ci sentiamo immensamente tenuti a Lei, che oltre al darci il vero esempio di vita apostolica e di vera carità verso il prossimo, ci diede ancora il permesso, la facoltà, i mezzi di mettere in esecuzione quanto il nostro cuore da tanto tempo sospirava.
Ci protestiamo eziandio al sommo riconoscenti ai nostri carissimi Cooperatori e benefattori, che con tanta bontà e carità si unirono per aiutarci nella nostra santa Missione. Li assicuri che la nostra gratitudine non avrà fine, e le opere che il Signore per sua misericordia si degnerà compiere per mezzo nostro, noi le offriremo a Lui per la felicità temporale ed eterna dei nostri benefattori, e per essi mattino e sera faremo pregare i nostri poveri giovanetti e selvaggi convertiti.
Addio, carissimo Padre. Il cuore si commuove troppo nel pronunciare questa parola. Suona la campana. Partiamo. E una voce potente, irresistibile che ci chiama a guadagnare nuovi figli e devoti al Santo Padre, al Sommo Pontefice , al Vicario di Gesù Cristo, a Leone XIII, a ravvivare la fede in coloro che l'hanno già abbracciata, ad accenderla in chi ne è ancor privo.
Ci benedica, carissimo sig. D. Bosco, e preghi sempre per i suoi amantissimi e devotissimi figli.
Sac. GASTALDI SEBASTIANO.
A bordo del Tibet, il 23 Dicembre 1886. VENERATISSIMO PADRE,
Dopo il mio primo viaggio di dieci anni fa, a bordo dell'Iberia, che portava per la prima volta all'Uruguai i figli di Don Bosco, e quello poco posteriore di Don Costamagna sul battello Santa Rosa, che recava i primi nostri Missionarii alla Patagonia, viaggi entrambi ben tristi, in tante altre spedizioni che si fecero poscia ripetutamente, Ella, o amatissimo Padre, fu sempre consolato da notizie assai liete intorno alle lunghe e pericolose navigazioni intraprese da figli suoi, che ebbero quasi sempre prosperi i venti e tranquillo il mare.
Ora invece, tocca di nuovo a me la poco invidiabile sorte d'interrompere questa serie quasi già monotona di pacifiche relazioni, colla descrizione di nuove burrasche, di nuovi sgomenti e dolori da far pietà. Poveri miei compagni di Missione!.. Certo non si scorderanno mai più di quanto soffersero, specialmente nelle due terribili giornate del 19 e 20 dicembre di quest'anno! Quando partimmo da Marsiglia la notte del 14, il golfo di Lione e quello di Valenza si mostrarono abbastanza corrucciati contro di noi, ma non era punto cosa d'impaurirci. Sebbene la maggior parte dei nostri patisse di nausee e vertigini, pure ce n'erano molti che si mostravano forti, e volgendo persino la cosa in riso, colle lepidezze loro rinfrancavano anche i più pusillanimi. E poi avevamo grandi speranze di esser meglio trattati dall'Oceano Atlantico. Il buon Capitano, Cav. Andras, per nostro conforto ce lo rìpeteva ad ogni istante : - Sicuro ! l' Atlantico in questa stagione, è sempre più quieto del Mediterraneo. Questo po' di agitazione dovevamo aspettarcela qui in questi luoghi, ma una volta sbucati fuori dallo stretto di Gibilterra, oh! allora avremo piena bonaccia! E noi tutti ci credevamo ad occhi chiusi, poiché, a dir vero, avevamo troppo bisogno di riposare alquanto lo stomaco sconvolto e la testa in preda a capogiri quasi continui. A confermarci viemaggiormente in questa cara speranza venne opportuna la sera del giorno 16, in cui a misura che ci avvicinavamo a Gibilterra si quetavano i venti, riuscendo così a godere una vera calma, la quale permise a tutti per la prima volta di riunirsi allegramente a tavola per la cena e rifocillarsi insieme; cosa che non era più avvenuta dacché avevam lasciate le spiaggie di Marsiglia. Ma che? Quella non fu che una breve, una dorata illusione! Verso la mezzanotte l'Atlantico cominciò a ribollirci sotto cupo e mi naccioso i il vento raddoppiando la sua furia, scoteva gagliardamente il vascello, il quale cominciò subito quella certa razza di danza così fatale ai poveri naviganti. Verso il mezzodì però le onde parve tornassero a calmarsi, e noi pallidi e sfiniti scendevamo dai nostri lettucci, e correvamo sopra coperta a respirare un po' d'aria pura. - Si vede proprio, diceva il Capitano, paternamente sollecito verso di noi, si vede proprio che erano gli ultimi sbuffi d'una procella che ora venne a spegnersi affatto affatto. Coraggio adunque; adesso si andrà bene, il brutto tempo è passato. - Poveri noi! eravamo invece al principio appena d'una burrasca delle più spaventose. Il cielo era tutto chiuso e scurissimo d' una maniera eguale. e paurosa, verso qualunque parte volgessimo lo sguardo atterrito. Il mare che in quella calma momentanea non aveva cessato mai di fremerci sotto con un rumore sordo, poco a poco cominciò di nuovo a rimescolarsi al soffio ognor crescente di venti freddi, che scendevano furiosamente dal Nord a flagellare la nostra povera nave. È inutile dire che tutti corremmo tosto a rintanarci nelle nostre stanzuccie, rassegnati .a patire ancora questo assalto. E davvero che fu brusco, accanito, feroce! S'immagini che il vento con una furia indicibile investiva di tal maniera il battello da poppa che lo sollevava di peso in aria come un guscio di noce, costringendo così tutta la prora a tuffarsi nell'onde per più minuti secondi, con un angoscia mortale di tutti i 1200 naviganti del povero Tibet che si credevan perduti !
Solo chi è pratico di mare si può fare una giusta idea di quelle agonie. Poiché l' elice girando vertiginosamente nell'aria per tanto tempo e così spesso, dava all'intiera nave dei crolli siffatti che credevamo la mandasse a sfacelo. Quante volte poi tornava a ripiombare nell'acqua, era sempre d'un fianco, sicché le ringhiere più alte rasentavano le onde, che sormontandole ci passavano sul capo da una banda all'altra con un fracasso da non dirsi. E noi dalle nostre stanzucce, rannicchiati nei letti, che terrori, che ambasce ! Si figuri che dovevamo legarci con cinghie ai letti stessi, per non essere trabalzati sul pavimento fra le valigie e i bauli che correvano a sbattersi da una parete all'altra, trascinando seco in una ridda diabolica i cocci e frantumi di catinelle, bottiglie, libri, bicchieri e quanti arnesi avevamo in stanza.
Quand'ecco mentre gemevamo in simili frangenti ci assalì di repente un'ondata così gagliarda che scassinò di colpo la porta che mette al vestibolo del salone, ed alla scala che conduce sotto alle stanze. Non ci fu certo uno solo che in quel momento non siasi sentito agghiacciare il sangue.
L'acqua c'invadeva da ogni parte, ci pioveva dall'alto, ci correva sotto e seco travolgeva e vesti e valigie ed ogni cosa. Qualcuno ci fu che non ebbe neppur più fiato di gridar aiuto !
Fu allora che tutti gli ufficiali e macchinisti, spaventati dall'imperversar della bufera, pregarono e supplicarono con istanze ripetuto il capitano di dar volta al battello e cercare uno scampo in qualche porto. Ma egli la credette una misura inutile per esser già troppo lontani da ogni porto di rifugio, e risolvette arrestare la macchina, rivolgere la prora ai marosi e così contentarsi con schermire i cavalloni, galleggiando tutta la notte di Sabato, tutto il giorno di Domenica, la notte seguente ancora e parte del Lunedì, senza dare un passo avanti. Il dirlo gli spasimi del vomito, le vertigini, le agonie patite, mi sarebbe affatto impossibile. Le narrerò piuttosto qualche episodio, che le farà comprender meglio la terribile situazione nostra in quei momenti.
Nella memoranda ed interminabile giornata del 19 Dicembre, mentre io giaceva inzuppato da capo a piedi nel lettuccio, tenendomi stretto alle cinghie per non rotolare per la stanza, ad una delle violentissime scosse della nave, si sconficcò dalla parete una lunga e pesante tavola di marmo, che copriva e congiungeva i due lavatoi del camerino. Portata dal movimento ondulatorio del bastimento, si drizzava in piedi or da un capo or dall'altro, e venne così una volta a rovesciarsi con furia sul mio povero capezzale, e m'avrebbe senza fallo sfracellato, se non avessi alzato a tempo la testa e schivato il terribile colpo. Ad un grido che diedi accorse un marinaio e si poté così con istento arrestare quel mostro di nuovo conio e legarlo alle sbarre del letto. La stanza più danneggiata dall'acqua fu quella destinata alle nostre Suore. Vi nuotavan dentro fino al ginocchio. La notte della Domenica al Lunedì, non potendone più, inzuppate, intirizzite, travagliate dalle vertigine e dal vomito, si fecero accompagnare al salone. Colà rannicchiate sopra un sofà in un angolo della sala, coi piedi puntati ad un tavolo fisso per non essere trabalzate dalle brusche ondulazioni della nave, tutte strette insieme ed addossate l'una all'altra, come una nidiata di rondini, sostenevano così col Gesù, Maria sempre sul labbro, i disagi di quella notte lugubre ed eterna. Quando raccogliendo le poche forze loro intonarono tra quegli orrori l'Ave Maris Stella! Noi di sotto sentivamo quelle note, quei gemiti, come un'eco lontana lontana che ci pioveva sull'animo desolato una mestizia ineffabile, una melanconia dolce, soave come la speranza del naufrago ! Giammai ho sentito musica più tenera ricercarmi tutte le fibre del cuore, giammai ho trovato in tutta la mia vita neppure sotto le volte delle più sontuose basiliche , neppure sotto la cupola di Maria Ausiliatrice, giammai, dico, ho trovato il canto popolare dell' Ave maris stella, così sublime, così affascinatore, così potente sull'animo mio, come in quella memoranda notte. Quel Monstra te esse Matrem, quell' Iter para tutum in quei tremendi istanti, a noi sfiniti, tremanti, e quasi sfiduciati della vita, ci giungeva dall'alto come un'armonia angelica, come un gomito indescrivibile di spiriti celestiali che supplicassero per noi, poveri tapini, la Vergine possente, chiamata non invano la Stella del mare, l'aiuto dei Cristiani!...
Il Lunedì verso mezzogiorno durava bensì rabbiosa ed accannita la burrasca , ma andava già scemando di forze. La nave, sempre ondeggiando paurosamente , tagliava colla prora dritta i cavalloni , che le scorrevano muggendo lungo i fianchi. Molti dei nostri facendo sforzi sommi erano usciti all' aria aperta, ed io per essere in loro compagnia , sebbene in preda ancora agli assalti di vomiti e di vertigini, mi feci condurre tra loro nel corridoio che corre tra il salone ed il parapetto della nave.
Sdraiati tutti sulle seggiole a bracciuoli da noi provviste a Torino , coi piedi puntati a sbarre di ferro, onde non esser sbattuti di qua e di là dai crolli della nave , guardavamo in silenzio , pallidi come cadaveri quei cavalloni, che ci sfilavano sott'occhio, incalzandosi l'un l'altro sempre in linea retta da prora a poppa. Nelle forti ondulazioni, giungevamo tavolta coi piedi a rasentare il mare, ma senza altro pericolo che quello di qualche buona spruzzata, che veniva di tratto in tratto a far spuntare un sorriso d'ilarità sul nostro volto cadaverico.
Ma pare che il demonio abbia avuto invidia anche di quel po' di pace quasi sepolcrale, poiché alzatasi di repente un'altissima onda di traverso; spinta non so da quale spirito malefico, immensa, ruggente, venne in men che nol dico ad avventarsi furiosamente sopra di noi , avvolgendoci tutti insieme come un immane serpente nelle sue gelate spire, e tentando trascinarci seco negli abissi del mare, come sarebbe accaduto, se l'alto parapetto non ci avesse arrestati pressoché soffocati e più morti che vivi. Allora ci alzammo inzuppati, gocciolanti da ogni pelo e da ogni punta rivi d'acqua salsa, e cercammo barcollando della porta, onde ritornare più fradici che mai sui nostri giacigli ad aspettare la fine di quella tragedia, che ci teneva sospesi d'un filo sull'orlo di abissi senza fondo.
Ancora un fatto. Nello stesso frattempo il chierico Graglia, più timidetto, s'era fermato nel vestibolo del salone. Seduto anche lui ed afferrato alla parete, ne venne come divelto da una scossa gagliarda e balzato di colpo giù per le scale col capo all'ingiù. Sono sedici scalini cogli spigoli aguzzi foderati in acciaio, che percorse rotoloni. I presenti diedero un grido di spavento e, correndo in suo aiuto, credevano di trovarlo morto nel piano inferiore. Invece per una grazia evidente di Maria Ausiliatrice non ne riportò neppure la più lieve ammaccatura, e gli accorrenti lo trovarono già ritto in piedi e graziosamente sorridente della terribile avventura.
Or bene, amatissimo Signor D. Bosco, dobbiamo proprio pubblicarlo ai quattro venti ad onore della nostra buona Madre, la Vergine Ausiliatrice. Di tanto patire, di tanto spasimare, di tanti pericolosi incidenti per cui passammo, non ci restò a noi traccia alcuna. Giungendo alla mezzanotte del Lunedì accanto alle Isole Canarie il mare si rabbonì affatto, e noi ci alzammo la mattina del Martedì per tempo, e ci trovammo tutti insieme riuniti per la S. Messa. Da tutti, e Suore e Salesiani, si fece la S. Comunione di ringraziamento, e d'allora in poi tornò a regnare tra noi la più grande allegria, la più invidiabile salute. Grazie alla squisita cortesia del Capitano, del Commissario e di tutti gli ufficiali di bordo, che ci colmano di riguardi e conforti, abbiamo potuto metter su una vera cappella, dove mattino e sera facciamo puntualmento le nostre funzioni religiose e con tutta comodità. Oh ! se sentisse con che armonia e slancio cantiamo intiera e regolare la novena del S. Natale !
Due volte al giorno raccogliamo i fanciulli e le fanciulle al Catechismo e li prepariamo alla S. Comunione per la festa del Capo d'anno, poiché il S. Natale ci è già troppo addosso, e per questa grande solennità non ci basterebbe più il tempo. La celebreremo nondimeno colla massima pompa, avendo già in pronto all'uopo e canti e suoni e quanto si può fare da noi.
Oh! quante cose vorrei ancor dirle, ma il tempo è scarso e questa lettera riuscirebbe troppo lunga. Il resto adunque ad un'altra volta. Per ora sappia che tutti stiamo bene, che tutti le mandiamo da questo Oceano i più cari, i più teneri auguri del nostro cuore per le Sante feste di Natale e del buon capo d'anno. Favorisca di parteciparli pure a tutti i nostri cari Superiori, confratelli e benefattori, raccomandandoci alle loro preghiere, e dica loro che da parte nostra mai, mai ci scorderemo di loro dinanzi a Dio. Se qualche cosa ci toccò patire pel Signore questo lungi dallo scoraggiarci, ci dà animo poiché ci fa toccare con mano che l' opera nostra, la nostra Missione dev'essere santa, quando il demonio vi spiega contro tanta rabbia. Davvero! non mi sarei mai creduto di trovare in queste giovani, in queste povere Suore, tanta securità, tanta intrepidezza. Ne sia lodato Iddio e ringraziato anche Lei, o caro Padre, che ha saputo trasfondere sì eccellente spirito tra suoi figliuoli.
Tutti le baciamo con rispettosa tenerezza la mano e sotto gli occhi del Bambino Gesù, che invochiamo pietoso a Lei ed a noi, ci professiamo suoi Affmi e Devmi Figli.
D. LUIGI LASAGNA.
Un dispaccio telegrafico spedito a D. Bosco da Montevideo il giorno 9 gennaio è concepito nei seguenti termini.
ARRIVATI FELICEMENTE!
D. LASAGNA.
Deo gratias et Mariae.
S. Carlos Almagro, 29 dicembre 1886. CARISSIMO SIG. DIRETTORE,
Son venuto in Buenos-Ayres col consenso dei miei superiori, D. Fagnano, Mons. Cagliero, nonché del signor Governatore, il quale mi diede gratuito e libero passaggio di andata e ritorno. Il motivo che mi spinse a lasciare Santa Cruz si è far veder modo di raggranellare una somma, per poter costrurre una cappella ed una casa per noi in quella missione, poiché manchiamo ancora dell'una e dell'altra. La cappella ci è di assoluta necessità, se vogliamo fare qualche cosa di bene, come pure la casa, se vuolsi qui stabilire realmente una nostra residenza. Mi dicono che in Buenos-Ayres vi sia il cholera, e che ogni giorno un certo numero di cittadini muoia colpito da questa epidemia. Ciò nondimeno non tralascierò di fare i passi necessari al mio intento; bisogna che mi muova, e mi muoverò.
D. Fagnano finalmente sta visitando il territorio della sua Missione , approfittando di una spedizione scientifica alla Terra del Fuoco.
Partito da Patagones, stette con noi in Santa Cruz il 16 e 17 novembre, ed il 24 dello stesso mese, con un buon viaggio, molestato però nello ultime ore da venti contraria, arrivava e metteva i piedi in S. Sebastiano, baia dell'isola del Fuego, posta vicino all'imboccatura dello stretto di Magellano, al nord-est della Terra del Fuoco.
Secondo le notizie che ci giunsero , il giorno seguente (25), recate dal Villarino il giorno 6 dicembre, i soldati dì scorta furono assaliti dagli Indiani Onas con una scarica di freccie, rimanendo ferito gravemente il capitano argentino. Ma i poveri Indii restarono malconci e pagarono a carissimo prezzo il loro ardimento, perché i soldati Argentini fecero fuoco su di essi e inseguitili , fuggenti, colla spada in mano, ne uccisero quattordici e molti ne ferirono, i quali probabilmente sono morti in seguito. Restarono in loro potere alcuni Indii, fra i quali due donne madri di bambini di pochi giorni.
Dal 25 novembre, giorno di questo fatto, fino al presente, non si hanno più netizie né della spedizione, né del nostro caro D. Fagnano , non essendovi alcuna comunicazione nè di telegrafo, né di posta.
Giunsi a Patagones il 15 dicembre sul Villarino reduce dalla Terra del Fuoco, il quale portava i prigionieri. Vi era fra questi una donna, la quale cantava continuamente una canzone gutturale e lugubre e guardava attorno a sé in aria come forsennata. Credeva forse vedersi vagolare intorno gli spettri de' suoi parenti uccisi nel primo scontro. A bordo vidi eziandio e accarezzai i poveri bambini di pochi mesi, primizie della Terra del Fuoco, battezzati da D. Fagnano, che mise loro al collo una medaglia della Madonna. Poveri angioletti!
A Patagones non ho trovato Mons. Cagliero , poiche, anch'esso Missionario, è andato sul Rio Negro coadiuvato dai sacerdoti Milanesio e Panaro col coadiutore Zanchetta a 60 leguas circa da Patagones, in Chichinal sopra Choele-Choel. In un mese ha già amministrato il Battesimo a tutti i ragazzi e le ragazze della tribù di Saiuhueque e molte confessioni e Comunioni. Presto farà la solenne funzione del Battesimo di tutti gli adulti che saranno circa duemila Indii. D. Milanesio è il suo braccio diritto e parla così bene l'idioma Teuelche, da far stupire gli stessi indigeni. E riuscito ad indurre una gran parte a non dipingersi più la faccia con quelli strani colori che li fanno parere diavoli. Monsignore quivi abita in una capanna di legno che è allo stesso tempo dormitorio, sala , refettorio e cattedrale. Vi entrano con tutta libertà vento, arena, sole, pioggia, ma specialmente un calore di 40 gradi che si sviluppò d'improvviso e che Monsignore soffre assai.
Anche D. Piccono era stato in Missione a Bahia, ad Arroyo Curto, a Laguna Grande. Ha trovato Italiani dappertutto, e ad Arroyo Curto perfin Canavesi, gente col cuore in mano, ai quali noi stringiamo le destre con effusione di fratelli.
D. Remotti era anch'esso in Missione or qua or là nel deserto.
Finisco. Qui stiamo tutti bene. Il solo D. Bourlot fu colpito dal cholera, ma ora sta meglio degli altri, perché è un vero Sansone per robustezza.
Preghi sempre per noi e faccia pregare , ché ne abbiamo molto bisogno , e specialmente per chi, baciando umilmente le mani di Vostra Paternità, si dice
Affino. figlio in Gesù C.
D. GIUSEPPE MARIA BEaUVOIR. STORIA DELL'ORATORIO DI S. FRANCESCO DI SALES.
PERIODO I.
CAPO I.
Un po' di preludio - Che faceva D. Bosco per i suoi figli a proposito delle passeggiate - Primi esperimenti - Si comincia ad andare a Castelnuovo d'Asti - Il canonico Calosso - Il vapore d'allora - Come si passava il tempo - D. Bosco predica - Fa scuola di latino - Si va qua e là - L'esercito è in marcia - Casi per via - Come si arriva ai Becchi - A letto a letto ! - Casi notturni - La festa del S. Rosario.
Sono nella storia degli Oratorii di S. Filippo assai famose le ricreazioni, che procurava a' suoi figli spirituali, quel santo apostolo della gioventù romana. L'esempio, siccome salutare e vantaggioso, fu imitato da tutti quei savii e industriosi amici della prima età, che vennero dopo. Ai nostri giorni poi presero un aspetto nuovo, ed anche da meritarsi il nome di vero progresso, nell'ordine educativo della gioventù. Era una questione importante per i collegi, che man mano si aprivano da anime sante, come dai figli di S. Ignazio di Loiola, di S. Giuseppe Calasanzio, di S. Girolamo Miani, quella delle vacanze occupate ed insieme libere : e capitava, che i giovanetti, dopo molti mesi di studio fra quattro mura del Collegio nelle città, si tramutavano in villa, e colà alternando allo studio la scuola, e questa con gli spassi su per le colline ed i monti , godevano , senza perdere quel poco di imparato, l'aria sana ed ossigenata della campagna.
Ma poi non bastò più; e, parlando sempre e solo dei collegi del nostro Piemonte , furon celebri per altri riguardi le passeggiato dette istruttive , che si facevano fin sulle Alpi da questo o quel Collegio; ora era il viaggio fino al Tirolo , ora si correva a visitare la Svizzera... e poi descrizioni ed annunzi su pei giornali, che arieggiavano al romanzo , da non vederci più nulla di vero, neppur da chi ne era stato fatto parte interessata. Ed a noi queste cose come facevano gola ! Ma sì, era come cercar il silenzio in casa del ferraio.
Qualcuno potrebbe domandarci: D. Bosco non conosceva dunque i suoi tempi? O, conoscendoli, non era all'altezza della sua missione ? Chi parlasse così e facesse di questi giudizi, darebbe a conoscere che non sa chi fu D. Bosco, nelle prime giornate della laboriosa sua vita, a benefizio di coloro, che egli doveva e voleva salvare. Le sue sante ricreazioni sono impresse nel nostro cuore, e gli effetti li sentivamo per molto tempo. Che egli poi abbia sentito l'influenza dei tempi nuovi, è quello che formerà l'argomento dei nostri raccontini.
Facciamo adagio e con ordine.
Chi seguì il racconto del nostro Oratorio, ricorderà benissimo , che qualche passeggiatina l'avevamo fatta pur noi, poichè così già si soleva fare fin dai primi giorni degli Oratorii. Ma tutto consisteva nell'andare ad un santuario della città, direi quasi in divoto pellegrinaggio, e poi punto fermo. E vero che allora non si poteva fare di più e che facendo quello, era già quanto si poteva fare con D. Bosco, che aveva egli le tende mobili è le doveva trasportare ora in un prato ed ora in una piazza. Eppure le passeggiate d'allora come ci fanno diletto anche adesso ! Alla domenica precedente mentre eravamo per separarci dall'Oratorio, egli o in Chiesa, o nel cortile, ci dava l'annunzio del lieto avvenimento. Ci tracciava la via, ci dava l'orario della raccolta , del modo di contenerci, dello scopo che egli aveva nel proporci quel piccolo divertimento, e ci augurava di trovarci in numero compito. Anzi soggiungeva : « Se avete qualche amico , invitatelo a venire. Più saremo e più faremo grande la festa ». Quella settimana serviva a noi argomento di molti discorsi nelle nostre famiglie , le quali anche esigevano così più ubbidienza, più studio, più silenzio, per non essere in quel dì ritenuti a casa in castigo. Così , per esempio , si andava al Monte dei Cappuccini, alla Madonna di Campagna , a Pozzo di Strada, e poi a Soperga qualche rarissima volta, od alla Madonna dei Laghi di Avigliana; ma ci si andava! Era un giorno che restava solenne nella nostra memoria, nella nostra vita, direi addirittura e che lasciava nell'anima un non so che di grande e per la pietà che ne era sempre l'argomento, o per l'allegria che si godeva dal principio al fine senza misura. Era l'esperimento che suol fare l'uccellino prima di abbandonarsi a più lunghi voli: si contenta di saltare da un ramo all'altro , e poi fermo!
Però fin dal cinquanta o cinquant'uno le cose migliorarono anche per noi, e presero un aspetto più compito e dilettevole. Chè da allora ebbero principio le nostre vere passeggiate, e su, su, fino a Castelnuovo d'Asti.
Da quegli anni perciò avendo l'Oratorio già raccolti assai giovanetti interni, a cui provvedeva la carità di D. Bosco, mentre alcuni lavoravano in città, ed altri attendevano sotto la sua cura agli studi, volle procurarci questa ricreazione in autunno. Sul finire di settembre, era nell'Oratorio un gran discorrere, ed un gran prepararsi per questa passeggiata, perchè andare a Castelnuovo, era andare nientemeno che alla patria di Don Bosco. Pensate perciò la nostra gioia, e quanta curiosità avevamo noi di vedere il paese , dove era nato e cresciuto il nostro più grande e vero benefattore. Egli non era nato propriamente nel paese, ma in una piccola borgata appartenente appunto a Castelnuovo d'Asti, allora appena conosciuta, e direi quasi anche adesso, chiamata dei Becchi , per le molte famiglie , che portarono a suo tempo quel cognome. Colà, in una modesta casetta, che noi ci mostravamo con pia curiosità, ai 15 di agosto, nel 1815, veniva al mondo Don Bosco. La cameretta in cui era nato e vissuto i primi tempi di sua vita, era in completa rovina, e serviva, come serve tuttora, a deporvi gli strumenti agricoli della famiglia. Il nostro alloggio era in un'altra casa, fabbricata di fronte, ma un po' per isbieco , all' antica , dove erasi tramutato il fratello Giuseppe. Colà si era trovato un posto decente per tutti, cominciando dal Signore, a cui era dedicata una cappelletta sotto il bel titolo del Rosario. Alcuni dei più privilegiati, e questi erano o i più bisognosi di riguardi, per la salute poco buona, o perchè avevano nessuno che potesse pensare a loro, ed avere due o tre giorni di svago, almeno solo per cambiar aria, andavano anche per la novena del Rosario, che nei primi tempi soleva predicare D. Bosco stesso. Il quale , come soleva fare quando era ancora semplice studente a Chieri , ed a Torino, nei primi tempi dello studio di teologia morale; senza alcun riguardo a sè, non potendo provvedere a tutti un posto nell'omnibus, andava generalmente a piedi, passando per Chieri, Riva e Buttigliera d'Asti. Ecco il nostro vapore di allora !
Si partiva da Torino verso le otto e mezzo o le nove, quasi sempre poi ci fermavamo a Chieri pel pranzo, e molti amici volevano avere il piacere di ospitarlo con i suoi piccoli amici. Ci ricorda che, sapendo il giorno e l'ora del nostro arrivo, alcuni suoi intimi gli venivano all'incontro. Tacendo di altri, non possiamo omettere di ricordare a titolo di gratitudine il canonico Calosso, che fin d'allora e poi sempre portò grandissima affezione a D. Bosco, amandolo teneramente ed apprezzandone i pregi eminenti fin da quando l'aveva a figlio spirituale fra gli studenti di ginnasio a Chieri. Quelli che accompagnavano D. Bosco fra i primi erano al nostro giudizio i veri fortunati ! Non si invidiava loro questa fortuna , chè , grazie a Dio , non conoscevamo questa brutta figura, ma, pur lasciando che essi andassero, avremmo desiderato di essere anche noi della bella comitiva.
La via che si faceva, a considerarla con mente calma, era ed è realmente lunga , ma noi non ce ne accorgevamo ; che D. Bosco aveva l'arte, di abbreviarla. Allora aveva per mano a scrivere la Storia d'Italia e per nostra istruzione e diletto ci raccontava ora questo ed ora quell'altro episodio sia del tempo passato, sia del contemporaneo, da farci venire ancora adesso l'acquolina in bocca per la soave rimembranza di quella felicità.
Siccome in quel tempo era D. Bosco nostro predicatore continuo, e ci raccontava in dialetto piemontese nelle sue istruzioni del mattino la storia ecclesiastica: così si rivelava specialmente in quella occasione questo altro emporio vero della sua erudizione delle vicende della Chiesa cattolica. Quei racconti, quelle osservazioni e più di tutto quell'amabile facilità , con cui sapeva condire le sue parole, erano allora come sono adesso caramente impresse nella memoria.
Intanto da noi si camminava senza pensare né alla lunghezza della via, nè alla rispettiva stanchezza. Tutto si dimenticava, ma non la preziosa conversazione di tanto padre e guida.
La dimora poi ai Becchi erano giorni di soavissima pietà anche per noi, che vedevamo con ammirazione quella buona gente venire tutte le sere in bel numero, cioè quanti potevano a quell'ora essere liberi. Non bastando mai la piccola cappelletta a contenere tutti i divoti, gran parte, ma con molto raccoglimento, se ne stava anche di fuori. Si recitava il Rosario, si cantavano le litanie, si dava la benedizione col SS. Sacramento, e ad un'ora ancora discreta se ne ritornavano alle loro case, Chè D. Bosco desiderava, e ce lo lasciò sempre per ricordo, che nessuno avesse a lamentarsi della lunghezza delle sacre funzioni. Per molti quella festa e quella novena segnava la Pasqua, e la risoluzione di vivere con Dio proprio con fermezza. Il nostro caro D. Bosco faticava , è vero, ma raccoglieva una buona messe di anime, che lo compensava d'ogni sua stanchezza; e non cessava di riceverne i ringraziamenti di quei buoni contadini.
Lungo il giorno si faceva ancora la scuola di latino, di italiano e persino di francese. Il maestro, va da sè, era sempre D. Bosco nei primi tempi; e vi sappiamo dire che ne eravamo non solo contenti, ma contentoni. Ed il profitto era, secondo noi, relativo all'abilità ed esperienza del nostro maestro. Aveva certe maniere a sè, certe teorie, che incidevano in capo anche le forme delle regole più difficili. Bastava usargli un po' di attenzione, e poi con tutta facilità egli ci faceva progredire in quel benedetto latino, che noi cercavamo sovente con tanto studio, e non potevamo mai trovare. Innamorato egli del latino di S. Girolamo, di cui ci diceva enfaticamente, qui cum Cicerone certare videtur, ci faceva tradurre alcune pagine delle sue lettere scelte , che a noi sembravano veramente meravigliose. Anche molto tempo dopo, cioè quando per nostro dovere ci era imposto lo studio degli autori classici profani, ricordavamo, con un non so che di affetto e di dolce desiderio quel latino così bello, così potente e corretto, e non meno armonioso di quel medesimo di Cicerone.
Facevamo intanto qualche volta delle passeggiate nei paesi d'intorno, come p. es., a Capriglio, a Mondonio, a Passerano; donde si ritornava nel giorno stesso. Ma le passeggiate, che chiamavamo con questo titolo fastoso, erano sempre riservate dopo la solennità del S. Rosario.
Fin dalla vigilia arrivavano da Torino i musici di canto e di suono, che, uniti a molti altri e studenti ed artigiani , portavano il bel numero dei nostri amici a cento e qualche volta anche a cento cinquanta. Siccome poi non eravamo tutti della medesima età e forza di camminare, così chi arrivava ad un' ora e chi ad un'altra, e pochetti pochetti giungevano in gruppo e riuniti. Capitava perciò che verso sera ci trovavamo disseminati per quelle colline, che facevamo risuonare delle nostre grida, delle nostre trombe e canti, che come ci servivano di divertimento, erano anche per noi di sicuro richiamo.
Più d'una volta però qualcuno arrivò ad ora tarda ; e sovente nei primissimi tempi alcuni anche essendo poco pratici di quelle vie più imaginarie che reali, non arrivavano che alla mattina seguente.
Che risate, che tripudio, che feste, al racconto delle varie e spesso curiose vicende succedute ! Dobbiamo confessare una nostra ingenuità, che ci faceva compatire allora da certa gente, come poi anche molti anni dopo. Noi ci credevamo, che tutti dovessero già conoscere D. Bosco, e perciò conoscere anche i suoi figli. Ci accadeva che capitando in qualche cascina per chiamar la via, ci chiamavano: « Buoni figli, dove andate? » Noi senza più dicevamo : « Andiamo da D. Bosco! Veniamo dall'Oratorio, da Torino, ed andiamo a trovarlo per la festa del Rosario! » Cara età! Come si era ingenui e semplici ! Eravamo non poco stupiti, che non conoscessero ancora D. Bosco nè i figli, che egli raccoglieva ed educava in Torino. Anzi cadevamo poi giù dalle nuvole, quando dicevano di non sapere neppure che ci fosse una borgata, nè vicina nè lontana, che si chiamasse con quel tal nome. Però si trovava dappertutto cortesia ed onestà proprio patriarcale.
Ci ricordiamo con affetto come alcune volte abbiamo incontrata in certe case, per opera delle madri, un'accoglienza tenerissima. Anzi queste cercavano di fermarci, almeno per riposarci e rimetterci in via, dopo un po' di cordiale. Ci venivano ad indicare la via, se l'avessimo smarrita, e di più anche si offrivano di farci accompagnare, perchè non avessimo più la disgrazia di perdere tempo, col prendere l'una, invece dell'altra.
Quando tutti eravamo giunti si aspettava il momento opportuno per salutare D. Bosco. Oh come si rivedeva con piacere Lui, gli amici che ci avevano preceduti; e come volevamo dire le vicende del nostro viaggio. E Lui a sentirci tutti anche nel medesimo tempo, a compatirci della nostra importunità, a dirci con l'esempio di saperci usare carità. Si faceva poi un po' di cena, che ne avevamo bisogno come di riposo, e poi..., a letto, a letto! Qui, perchè non mi scappi. di memoria, devo ricordare che in quelle sere capitava a qualcuno di dormire anche a tavola. Ed era ammirevole la pazienza di Don Bosco, che una sera si prese nientemeno che dei calci da un poveretto, che soleva regalarne anche dormendo , praticando il noto proverbio : Mensa e letto, niun rispetto. Noi vedevamo ciò con meraviglia, e si faceva, se pure non ci avvisava di lasciar fare, ripetendo, che chi dorme non pecca.
Devo dire ancora una parola sul sistema che allora si praticava , per alloggiare tanta gente, che, piena di vita e di sonno, arrivava colà ad un'ora così tarda.
Ho detto più sopra che D. Bosco aveva una modesta casetta, e non meritava e non merita altro nome.
Qualche maligno diceva già allora, ed altri forse più maligni ripeterono dopo, che colà D. Bosco aveva fabbricato per sè e per suo fratello, che, poverino, morì troppo presto, anche per il conforto che dava a D. Bosco, un vero palazzo, che aveva l'aria nientemeno che di un castello principesco.
Sappiamo che D. Bosco desiderava per molto tempo di fare una vera chiesetta, lui che ne andò a fabbricare fin nella Patagonia, per i suoi borgheggiani, una decente abitazione per un cappellano, ma che sempre ve lo tratteneva il timore di far parlare la gente, come di protettore indiscreto o di sua famiglia o de' suoi. Perciò, com'era trentacinque anni fa, è presentemente, e forse. ... Chi sa che nell'avvenire... ? Certamente colà, pigiati quasi come le acciughe nel barile , non si stava con tutto il nostro comodo, ma ci si stava bene, e nessuno pensava a desiderare di meglio. Il buon fratello di Don Bosco, che si chiamava Giuseppe, metteva un mucchio di paglia sull'ultimo piano, che serviva in altro tempo da granaio , e poi alla sera dava a ciascuno un lenzuolo di tela di bucato , ed accompagnati dai nostri assistenti , andavamo al sito designato a ciascuno. Altre camere della famiglia si convertivano pure allo stesso uffizio, e noi in breve trovavamo un letto, se non soffice e sprimacciato; tuttavia carissimo e bastevole per noi. Capitavano allora e poi delle scene curiosissime. Per esempio, uno che era stato destinato nel fienile, una mattina si trovò nientemeno che nella stalla. Egli nel dormire era solito a dimenarsi , e, non trovando sponda al suo letto, girò, girò, finché venne ad incontrarsi in quel buco della volta, per cui si fa calare il fieno, e giù per quella via. V'immaginerete voi, che si sia fatto del male, che abbia dovuto levarsi il vicinato richiamato dalle grida del povero ferito, non è vero? Ebbene, niente di tutto questo. Egli, arrivato al fondo, si fermò , si accovacciò come potè nel novello suo letto, e continuò a dormire della lunga. Non fu poca la sua meraviglia, quando al mattino si trovò là a basso, in mezzo ad altri compagni, e coricato sulla paglia, mentre erasi alla sera coricato sul fieno. Ma come va , diceva a se stesso , questo mistero? Qualcuno però gli spiegò l'arcano, tanto più perché fu in pericolo di prenderselo addosso. Ora un altro in questi viaggi notturni andò fin sotto le gambe delle vacche, le quali spaventate si mettevano a saltare qua e là, ed immaginatevi con qual pericolo di chi dormiva.
Però queste erano cose eccezionali; chè per ordinario, dopo le nostre orazioni, si faceva silenzio profondo quasi in un momento, e fino alla mattina più nessuno si moveva o faceva disturbo, stando al suo posto come sentinella fidata.
Ricordiamo che qualche volta qua e là si vedeva ancora ora l'uno ora l'altro, levato su in ginocchio pregare, mentre i compagni già dormivano tranquillamente, e spesso anche svegliandosi nella notte si rimettevano così col Signore in modo edificante. Lo spirito di preghiera era allora grande e vigoroso.
Alla mattina poi della festa avevamo tutti il nostro da fare; chi per la chiesa, chi per la musica, chi pel teatro. Anche al teatro dovevamo pensare, per esilarare quella buona gente, che era quasi sempre estranea ai divertimenti delle nostre città. Prima c'era sempre la santa Comunione, e questa proprio generale, ciò che rendeva meno grave la fatica a D. Bosco, che dovèva far tutto in chiesa e fuori. Davanti alla chiesa era preparata l'orchestra. Nei primi tempi portavamo da Torino un piccolo armonium, dopo poi si faceva a suono di banda. Ci ascoltavano con diletto, anzi con ammirazione; chè non è a dire quanto queste cose piacessero a tutti, e quanta gente avesse la pazienza di fermarsi colà, su quella collinetta , fino a notte avanzata. Diciamo poi che Castelnuovo d'Asti, ov'è la parrocchia, in cui fu battezzato il nostro D. Bosco, ancorché sia distante tre o quattro chilometri, formava l'elemento maggiore dei divoti. Dopo tutto, si facevano partire palloni aereostatici, si dava il fuoco ai razzi, a ruote pirotecniche , che , su quel luogo ed a quell'ora, formavano uno spettacolo veramente incantevole ed insolito per quei siti. I falò di gioia le grida , che arrivavano fino a noi , ci rendevano avvisati, che godevano di quella vista anche gli abitanti delle varie colline, poste d'attorno come in un ampio anfiteatro. Oh sere gioconde, degne di essere narrate da penna ben migliore! Ma questa fosse anche la più eletta del mondo, non potrebbe forse dire a metà il nostro entusiasmo, la nostra gioia, che ci riempivano il cuore.
Il giornale La Donna e la Famiglia che abbiamo raccomandato nel nostro numero precedente, comincia con questo mese di Marzo il suo nuovo volume e un nuovo abbonamento. Ciò serva di avvertenza a tutti coloro (e speriamo siano molti) che vorranno associarvisi. - Rivolgersi alla Direzione del Periodico LA DONNA E LA FAMIGLIA, - GENOVA.
ELENCO dei Cooperatori e delle Cooperatrici che furono chiamati all'eternità nel 1886
1 Aceti D. Gilberto, Parr. - S. Martino Velletri (Roma).
2 Adami D. Gio. Battista, Are. a Paroldo (Cuneo).
3 Actis Grosso Cipriano - Rodallo (Torino).
4 Agresti D. Francesco, Parr. - San Miniato, Papigliano (Toscana).
5 Allegri D. Francesco - San Secondo (Parmense).
6 Alessio Rosa ved. Boglione - Gassino (Torino).
7 Aluffi D. Giuseppe, Arc. Vie. For. - Montechiaro d'Asti.
8 Adamoli D. Giuseppe, Parr. - Casargo
9 Amaboldi Giovanna - Milano.
10 Amadei D. Antonio , Rettore - Montesanto (Ferrara).
11 amorth D. Luigi, Parr. - Sopramonte (Tirolo).
12 Antiga Ant. - Castelnuovo (Vicenza). 43 Antonielli D. Domenico, Rett.-Faella (Fiesole).
14 Aquadro Vicheri Eurosia di Ant. - Pralungo.
15 Airolo Rocco Maria - Milano. 16 Astesana Iresia - Torino.
17 Astesano Margherita n. Solero - Valfenera (Alessandria).
18 Aprosio Giovanni Battista - Torrione (Bordighera).
19 Artusio Catterina fu Giov. Batt. -Piolesi (Cuneo).
20 Armani D. Angelo - Tavrà (Austria). 21 Barnaba D. Domenico - Bura (Udine). 22 Barale Maria - Luserna (Torino).
23 Bassignana Cav. Giov. - Via Nizza (Torino).
24 Baccolo I). Giglio - Fondamenta dei Sarti (Venezia).
25 Baccini D. Salvatore, Prof. - Logica (Reggio-Emilia)
26 Barbaglio D. Andrea, Parr. - Crema (Cremona).
27 Ballero Angela - Via Carlo Alberto (Torino).
28 Bertinato Carl'antonio - Terrà d'Arsignana.
29 Bertinato Giuseppe - Terrà d'Arsignana.
30 Bertoncini Domenica - N. N.
31 Benelli D. Ferdinando, Parr. - San Matteo Cevigliaio (Firenze).
32 Bernardini Dorigo Vincenza - Sequals (Udine).
33 Bettanin D. Giuseppe-Schio (Vicenza) 34 Baraldi D. Benigno, Ara. - Molina. 35 Bernardi Giovanni - Gazze (Padova). 36 Bernardi Lucia - Villa d'Adda (Bergamo).
37 Bertani D. Giuseppe, Parr. - Terno (Bergamo).
38 Bertetti D. Vitale, Prev. - Vergnasco (Novara .
39 Bertuzzi D. Antonio, Conf. S. Felice - Salò (Brescia).
40 Berti D. Gio. Batt. , Capp. - Strò (Venezia).
41 Bentivegna Can. Rosario - Salerno. 42 Biondini D. Giovanni - Modena. 13 Biolchi Maddalena - Cremona. 44 Beccherucci Maria - Firenze.
45 Bianchi D. Giovanni, Parr. - Primato (Como).
46 Serrino Michele - Valfenera (Alessandria).
47 Bellocchio D. Luigi - Bobbio (Pavia). 48 Bertacchi Maria - Torino.
19 Battisti D. Davide - Bosetza di Pini (Austria).
50 Bando Giovanni Battista - Villatalla (Portomaurizio).
51 Brighenti D. Donato, Rettore - Castelletto (Verona).
52 Berutto Angela nata Botta - Torino. 53 Benedetto Cav. D. Felice, Rettore - Pianzano (Treviso).
54 Belotti D. Antonio, Curato - Malonno (Brescia).
55 Baruffaldi Margherita - Cartabbio (Como).
56 Berta Giuseppe fu Domenico-Montalenghe Canavese (Torino).
57 Bianco di S. Secondo, allievo militare (Modena).
58 Bortoletti Domitilla ved. Bonvicini - (Meano).
59 Rondini D. Emidio Dell'Orci- Sarmano (Macerata).
60 Bottali D. Antonio, Prevosto - Rizzolo (Piacenza).
61 Bozzola D. Carlo , Arc. S. Ambrogio - Tomba (Verona).
62 Bona D. Alessandro, Can. Parr. di Barolo (Cuneo).
63 Bologna Maddalena - Sera (Mondovì). 64 Bevi D. Michele, Vie. For. - Chiaravalle (Ancona).
65 Bossi D. Ambrogio, Can. di S. Giorgio (Milano).
66 Bonicelli D. Lorenzo, Parr. -Nembo (Bergamo).
67 Bottero Tommaso - Orsara Bormida (Alessandria).
68 Bovio Eugenia.
69 Bongiovanni Barberis Maria - Crava (Mondovì).
70 Bono Adelaide - Colombase (Brescia). 71 Bonavera D. Andrea - Oneglia (Portomaurizio).
72 Bolognetti Suor Maria Catterina - Torre de' Specchi (Roma).
73 Borghese Marchese Antonio - Roma. 74 Bozzone D. Leopoldo, Curato - Moine (Novara).
75 Bondi D. Giovanni - Caverano (Austria).
76 Bozziero D. Giulio, Rettore.
77 Butterini D. Antonio - San Giorgio Crotta (Austria .
78 Bugli D. Luigi, Arcip. Ric. - Forti. 79 Bugiani Antonio - Capo di Strada (Firenze).
80 Busso Maria - Sampeyre (Cuneo).
81 Butera D. Giusep e , Can. - Castronuovo (Palermo).
82 Buzzoni D. Luigi - Verona.
83 Brunati Bartolomeo , Pr. - Moderno (Brescia).
84 Bracadello D. Marco, Parr. - Conca d'Albero (Padova).
85 Bruzzone Andrea - Vezima (Genova). 86 Brentegani D. Luigi, Capp. - Rivoli (Verona).
87 Briani D. Pietro, Parroco - Sovera (Como).
88 Bruzzone Maria - Crevari (Genova). 89 Briotta Carlo Cav. Can. - Casatmonferrato (Alessandria).
90 Caleassoli D. Luigi, Rettore in Maria della Scala (Verona).
91 Cacli D. Luigi - Uras (Cagliarti).
92 Campana Giovanni, Tenente - Livorno.
93 Campi Valentino, Sindaco - Mornese. 94 Campana D. Antonio - Scaunicco (Udine).
95 Camilli D. Emidio, Arc. - Ponticelli (Perugia).
96 Cametti D. Francesco, Prev. di Tamporo (Novara).
97 Canossini Mens. Dott. D. Domenico, Arc. Sesso (Reggio-Emilia).
98 Candiani D. Giuseppe, Parr. - Villa Cortese (Milano).
99 Canova D. Giacomo, Arc. - Echi (Verona).
100 Carena Teresa ved. Acelli - Torino. 101 Carretta Paolina Contessa ved. Santhein - Fonzaso (Padova).
102 Carnera Lucia ved. Zambon-Segua ls (Udine).
103 Cardona D. Luigi, Parr. - Brugora (Milano).
104 Cardammo Pasquale - Parenti (Rogliane).
105 Carboni Raffaele - Nuoro (Sardegna). 106 Capsoni Camillo - Milano.
107 Casolati Giovanna ved. Malatto -~ Genova.
108 Gallassa Angela ved. Ricci-Tarino.
109 Cardini D. Andrea, Parr. - Castelletto (Milano).
110 Casoni Giuseppe, Mediatore, Vice Priore - Cerese.
111 Castelfranchi D. Alessandro - Lumbrato (Milano).
112 Casoni D. Giuseppe, Priore - Ceresa (Mantova).
113 Cassini Giuseppe, Cons. municipale - Bordighera (Portomaurizio).
114 Casti Maria - Cividate Alp. (Brescia). 115 Cassinelli Maria- Castagneto Cuneo). 116 Casati Angelo - Milano.
117 Cattaneo D. Michele, Can. - pontecurone (Alessandria).
118 Cauci D. Giuseppe - Cialda Chiazraco Udine).
119 Cavriani Marchese Cesare- Verona. 120 Cerio Nob. Marianna ved. - Giomizerani (Lucca).
121 Centurione Lorenzo Marchese - Castello d'Ivrea Varazze (Genova).
122 Ceriana Cav. Giuseppe - Torino. 123 Ceccati D. Pietro, Curato - Seragnano (Tirolo).
124 Cheremone D. Cremonesi - Forlì (Firenze).
125 Cherubini D. angelo, Can. - Panicale (Perugia).
126 Chiozzone Gat. - Vezima (Genova). 127 Chiesa Filippo, Vescovo di Pinerolo (Torino).
128 Crugnola Paolo - Varese Lomb. (Alilane).
129 Cumo D. Carlo, Prev. Vie. For. - Montebello (Pavia).
130 Cozzani D. Luigi, Prev. - Marola (Genova).
131 Coretto di Corrida Samsthein Contessa Paolina - Belluno.
132 Corradini Regina, or fan. - Priani (Cremona).
133 Codarino Gio. Datt., chierico - Castion di Strase (Udine).
134 Cortese D. Francesco, Parr. di San Michele (Vercelli).
135 Danuzzo Margherita ved. Gariglio - Carignano.
136 Daniele D. Matteo, Curato - Grinnano (Cuneo).
137 Dalla Vedova D. Gio. Batt. - Calla brigo (Treviso).
138 De Andrea D. Felice, Maestro - Casale Monferrato (Alessandria).
139 D'Allora Alessandro - Castelnuovo d'Asti (Alessandria).
140 De Garoli Catterina - San Remo (Portomourizio).
141 Cesaris Contessa Carlotta - Alatra (Roma).
142 Degano D. Gio. Batt. , Pievano - Flambro (Udine).
143 Denicola D. Luigi, Vie. For. - Masserano (Novara).
144 Defroli D. Carlo - Caste Beone Castelmadonna (Cremona).
145 Dellera D. Giovanni - Torino,
146 Della Torre Riccardo - Cividale (Udine).
147 De Dominicia Vincenzo - Luvino (Lago Maggiore).
148 Del Mastro D. Giuseppe, Piev. di Baignasco (Alessandria).
149 Demillo Magnani Vincenzo - Gambolò (Pavia).
150 De Pieri Pietro Corlanzone - Vicenza.. 151 De Negri Nob. Francesco di S. Pietro, R. Cons. - Trento.
152 Della Riva Fende Emanuele, Tenente Colonnello - Torino.
153 De Vigili D. Carlo , Prof. - Mezzo Lombardo (Trento).
154 Della Valle D. Giovanni, Arc. in Lovezzano (Min.erbio).
155 De Vito D. Angelo, Provicario -Laritto (Campobasso).
156 De Thomatis D. Gio. Batt. , Arc. - Pontedassio (Portomaurizio).
157 Dini Domenico, Dottore - Camaiore (Lucca).
158 Dotta Giuseppe- Carignasoo (Torino). 159 Dossi D. Giovanni - Mansionario (Rovigo).
160 Domenichetti D. Romato, Parroco - Caprignano (Massa Carrara).
161 Donebi D. Domenico, Prev. Vie. Foraneo - Ponte in Valtellina.
162 Durazzo Vittoria ved. Cavina, Marchesa - Faenza (Ravenna).
163 Endrizzi D. Giovanni - Mezzo Lombardo (Tirolo).
164 Eula Monsignor Stanislao, Vescovo di Novara.
165 Eccler D. Pietro, Parr. - Calceranica (Tirato).
166 Elefante D. Giovanni Batt. - Putignano (Bari).
167 Eula Gabriele - Mondovì (Cuneo).
168 Fanelli D. Matteo - Giamperelo (Macerata).
159 Fra Giovanni Malvino - Convento Oregino (Genova).
170 Fantini Teresa - Torino.
171 Farinati D. Stefano, Arc. - S. Maria Castelnuovo (Verona).
172 Faschini Marco - Russi (Ravenna). 173 Facchini D. Venanzio - Borgo Valsugana (Tirolo).
174 Fassio D. Giacinto, Arciprete - Asti (Alessandria).
175 Farneda D. Natale, Arcipr. V. F. - S. Bonifacio (Verona).,
176 Ferughi Michele Angelo - .llfarano Valpollicella (Verona).
177 Ferrè Pietro Maria, Vescovo - Casal Monferrato (Alessandria).
178 Ferrero D. Giuseppe - Vigevano (Pavia).
179 Ferrari D. Francesco, Prev. - Cervesina (Pavia).
180 Ferrero Secondo -Castagnito(Cuneo). 181 Fenocchio Giuseppe fu Felice- Trezzo Tinella (Cuneo).
182 Fiorina Domenica - Montalenghe Canavese (Torino).
183 Di Fani D. Augusto , Can. - Roma. 184 Fisauli Vagliasindi Dottore Giuseppe Bacone Nocerozzo (Randazzo).
185 Fiocchi Felicita nata Malusardi - Cilavegna (Vigevano).
186 Fissore D. Matteo - Bra (Cuneo). 187 Forgon D. Lodovico - S. Giorgio in Brenta (Padova).
188 Fossati D. Giuseppe - Vignole Barbera (Alessandria.
189 Fraire Giovanna - Envie (Cuneo). 190 Franco D. Matteo - Bra (Cuneo). 191 Frassinetti D. Francesco, Can. Priore Genova.
192 Fratellini Monsignor Eugenio, Vescovo - Fossombrano (Perugia). 193 Ganglio P. Cesare, Curato - Poirino (Torino).
194 Garibaldi Gio. Batt. - Torino.
195 Gasca Carlo, Macellaio - Bricherasio (Torino).
196 Gamaleri Teresa - Valmadonna (Alessandria).
197 Gavotti fu Pietro, Marchese-Savona (Genova).
198 Gazzani D. Pietro, Arciprete - Calerno (Reggio-Emilia).
199 Garelli D. Sebastiano, Arcip. Parr. - Dogliani (Mandavi).
200 Gallizio Bronzino Teresa - S. Vittoria d'Alba (Cuneo).
201 Gallinari D. Pietro - Rovereto (Austria .
202 Garu li D. Gregorio, Rettore - Compiano (Reggio-Emilia).
203 Gaspari D. Edoardo - S. Maria del Piano (Forlì).
204 Gamba Gioannina - Colomba (Cremona).
205 Gambarotta Virginia - Novi-Ligure (Alessandria).
206 Gambarotta Carlotta - Novi-Ligure (Alessandria).
207 Gardella D. Vincenzo , Canonico - Alassio (Genova).
208 Gaja Anna - Pocapaglia (Cuneo). 209 Gerra D. Pier Luigi, Professore - Piacenza.
210 Gervasi D. Luigi, Parroco - Todella (Perugia).
211 Ghivarello Maria - Torino.
212 Ghio D. Gio. Batt., Arcip. Can. Vicario Foraneo - Moneglia (Genova). 213 Ghià Ernesto - Cava Pianura (Pavia). 214 Ghiotti Ernestino -Volpiano (Torino). 215 Giani D. Carlo, Coad. in S. Stefano (Milano).
216 Gian D. Giuseppe, Capp. Curato - Rovari (Treviso).
217 Giordano D. Vincenzo, Can. Coll. - Oneglia (Portom.aurizio).
218 Gioacchino Giovanni - Ellera (Genova).
219 Giovana D. Giuseppe, Curato -Avigliana (Torino).
220 GiribaldiRaffaele -Jtontegrazie (Portomaurizio).
221 Giarnonico D. Alberto, Arciprete - Bozzolo Castello (Novara).
222 Giordano D. Gio. Ilatt., Canonico - San Remo (Portomaurizio).
223 Giolitti D. Pietro - Torino.
224 Gonella Avv. Nob. Marco - Chieri. 225 Gortan Bettina Maddalena - Buttrio (Udine).
226 Granata D. Teodoro, Parr. - Cazzago (Brescia).
227 Grosso Delfina - Trino.
228 Gruva Maria - Casabianca di Verolengo (Torino).
229 Grossi Marta - Barzio (Como).
230 Grossi Can. Giuseppe - San Remo (Portomaurizio).
231 Gusberti D. Claudio - Prep. Vicario Abbiategrasso (Milano).
232 Guglielmi Lorenzo, Organista - Vallebona (Portomaurizio).
233 Guglielmo Giuseppe fu Giacomo - Montalenghe (Torino).
234 Iardini Francesca nata Marengo - Cherasco (Torino).
235 Imoda Marcellino - Torino.
236 Iorioz D. Enrico, Can. Teol.-Genova
237 Ivaldi D. Giovanni - Acqui (Alessandria).
238 Laj Laura ved. Sola - Carmagnota (Torino).
239 Lamorini D. Andrea - Ceppomorelli (Novara).
240 Lassetovichl Dionisi Angelina , Marchesa - Verona.
241 Latini-Bipa Luigia - Villagrande (Urbino).
242 Lazzari D. Bartolomeo, Parroco - Pezzoso (Brescia).
243 Leinati D. Domenico, Parr. -- Zelbio (Como).
244 Leona Secondo, Notaio - Vigore /Torino).
245 Lemmi Giovanni - Castelnuovo Garfagnana (Massa-Carrara).
246 Lisa D. Nicola - Volvera (Torino). 247 Livorani Maria - Rrolo (Ravenna). 248 Luppi Lui i, Ing. - Brescello (Reggio-Emilia.
249 Masini Suor Agostina, Agostiniana Lucca.
450 Magnani ved. Teresa - Segno Tejo (Austria).
251 Maralla D. Giac. Ant., Parr. - Pallanza S. Stefano (Novara).
252 Maggi D. Luigi, Prev. - C'ornegliano (Piacenza).
253 Mattana Chier. Angelo, Semin. Vescovile - Padova.
254 Marcagno Gioanni - Monte A7' no. 255 Mainardi D. Lorenzo - Parma.
256 Mago Carolina nata Soardi--Torino. 257 Masino Rosa - Vgnole Barbera (Alessandria).
258 Maranzani b. Girolamo, Reti. - San Gaetano (Vicenza).
259 Malfanti Marchesa Luigia - Genova. 260 Marchini D. Valentino - Borgo taro (Parma).
261 Martini D. Giacomo, V. F. - Pianezza (Torino).
262 Marrone 1YZons. G. B., Cani. d'on. di S. S., Prep. V. F. - Carme (Cuneo). 263 Marchesi Angela, Maestra - Scanzo
(Bergamo).
264 Mazzucconi D. Michele, Prev. di San Alessandro (Milano).
265 Marcello D. Ansehno G. B. - Ginovalla (Liguria).
266 Massa D. Albino, Curato -Mongrono (Torino).
267 Marocco Catterina - Valfenera (Alessandria).
268 Maggini D. Antonio, Arcip. - Montagnana (Sondrio).
269 Marchi Domenica - Fonzaso (Belluno).
270 MaluganiGiuseppe -Barcone Corno).
271 Magni Maria Ant. -Vimogno Como).
272 Martini Giovanni fu Chiaf cedo -Stentivi (Cuneo).
273 Magni Maria - Vimogno (Como).
274 Mabellini D. Samuele, Rett. - Pessina (Verona).
275 Merlo D. Stefano, Rett. - Marengo (Alessandria).
276 Merlo D. Stefano, Rett. - Castellazzo Bormida (Alessandria).
277. Medda D. Vincenzo, Rett. - Simola (Cagliari).
278 flerlone D. Secondo, Vice-Curato - S. Martino al Tanaro (Alessandria).
289 Mercati D. Domenico, Prep. - S. Giovanni (Arezzo).
280 Mezzetti D. Ottavio, Parroco - Maiano (Perugia).
281 Melandri Anselmo - Bagnacavallo (Ravenna).
282 Melesi Ambrogio - Cortabbio (Como).
283 Morini D. Antonio, Can. - Novara.
284 Montauto Marchesa Emilia -Firenze.
285 Morelli D. Lodovico, Arcip. - Caprino (Verona).
286 Montemerlo D. Giuseppe, Prev.-Galtiavola (Mortara).
287 Monetti D. G. B., Miss. ApostolicoCasaigrasso (Torino).
288 Molinari Luigi fu Giuseppe - Ipptio (Udine).
289 Montanari Assunta - Borgo Schiavonia (Farli).
290 More D. Lorenzo, Arcip. - Mateo (Lodi).
291 Mosè Viotti - Torino.
292 Monticoli Pietro - Carpeneto (Umbria).
293 Modena D. Gio Batt. , Rett. - San Giorgio Salice (Verona).
294 Momo Giovanni, Negoziante - Saluggia (Novara).
295 Morato D. Marco, Parroco -S. Lanciano (Venezia).
296 Monticelli Girolamo, Dottore- Monticelli Pavese.
297 Marazzini Natalina -Albano Laziale (Roma).
298 Naccarini D. Benedetto - Castelnuovo di Garfagnana.
299 Nada Carlo fu Giuseppe - Trezzo (Cuneo).
300 Nannini D. Emilio, Rett. - S. Bartolomeo in Bosco (Ferrara).
301 Nardi D. Francesco, Parr. - Barbaresco (Massa-Carrara).
302 Negro Orsola - Valfenera (Alessandria).
303 Neri D. Domenico, Parr. - Senago (Milano).
304 Negrini D. Natale, Arcip. - Anghiari (Verona).
305 Negro D. Giuseppe, Rett. - NotiLigure (Alessandria).
306 Nicosi D. Giacomo - Gorizia (Austria).
307 Nizzolo D. Antonio--Barzio (Como).
308 Nogara Chierico Antonio - Milano.
309 Nonio D. Didaco, Vice-Parr. - Olivola (Massa-Carrara).
310 Novelli D. Eugenio, Arcip. - Rivoltella (Brescia).
311 Oddo D. Luigi -Rosolini (Siracusa).
312 Oliva D. Giuseppe, Metropolitana - (Genova).
313 Oliva D. Gio. Batt. - Sori (Genova).
314 Olivieri Teresa - Verona.
315 Orenga Suor Delfina, Canon. Later. - Ventimiglia (Portomaurizio).
316 Ortombina D. Luigi - Costermano (Verona).
317 Ottino D. Cesare - Valperga (Torino).
318 Ottaviani Isabella - Arcevia (Ancona).
319 Panceroni D. Francesco, Rett. - Ceevagliano (Novara).
320 Paolizzi D. Pietro, Parr. - Passano (Forlì).
321 Panceri Giovanna ved. Romagnini - Monza (Milano).
322 Pagnoscin D. Ferdinando, Canon. - Treviso.
323 Palazzolo D. Carlo, Rett. - S. Pancrazio (Torino).
324 Paolini D. Paolo, Parr. - Artimino (Firenze).
325 Pazzini Marietta - Barzio (Como). 326 Pesce D. Nazzaro, V. F. - Calvisano (Brescia).
327 Petronio Prof. Do it. Matteo - Udine. 328 Perucchini D. Felice, Míand.-Oderzo (Treviso).
329 Pernigotti D. Luigi, Prevosto - Lornate (Pavia).
330 Petitti Marianna - Torino.
331 Perotti Rosa - Castelnuovo Calcea (Alessandria).
332 Perotti Luigia ved. Moncalvo - Castelnuovo Calcea (Alessandria).
333 Perasso Giuseppe - Silvano d'Orba (Alessandria).
334 Pennati G. B., Pristinaio - Arcore (Milano).
335 Pirao D. Antioco, Capp. - Villacidro (Cagliari).
336 Pini D. Gaspero, Rett. - Montaceraio (Firenze).
337 Piana Moria Marchesa Cerini - Milano.
338 Pierattini Lucia - Pontedera (Pisa). 339 Piacenza D. Fortunato - Fagna(Firenne).
340 Pinna Pietro - Nuoro (Sardegna). 341 Pinaffo D. Francesco, Capp. Curato S. Bruson (Venezia).
342 Piantino Maria - Botto (Novara). 343 Pizzagalli-CatenazziLiduina-Morbio Inferiore (Udine).
344 Pietrini Luigia - Ligurno (Como). 345 Picchiotti Can. Francesco - Valenza (Alessandria).
346 Pompon Can. Giuseppe - Apiro (Macerata).
347 Poyani D. Gioanni. Capp. - Monsinello (Udine).
348 Pozza D. Cristiano - Panchia (Austria).
349 Polledri Luigia nata Betto - Padova. 350 Provana Galleani D'Agliano Contessa Carolina - Torino.
351. Pratesi D. Ang.-Santorssana (Pisa). 352 Puyatti D. Andrea, Parr. - Prata (Udine).
353 Quadri Carolina ved. Piombati - Firenze.
354 Quaini D. Massimiliano, Parroco - Pievi d'Olmi, (Udine).
355 Quartino D. Benedetto, Arcip.- Voltri (Genova).
356 Ramellini D. Lodovico, Parr. di Santa Brigida - Piacenza.
357 Ravuzzi D. Cesare - Ravenna.
358 Rapetti Domenica - Morsasco (Alessandria).
359 Ravizza Cesare, Prof. - Tignole Monferrato (Alessandria).
360 Realio Savino, Ing. - l'orino. 361 Recchi D. Giuseppe - Roma.
362 Remondini Sante - Nogara (Verona). 363 Ricci Angela - Torino.
364 Rinaldi Nicola, Sindaco - Boschi S. Anna (Verona).
365 Rinaudi D. Giust, Prev. - Villarbasse (Torino).
366 Rivodossi Pietro - Cividale Alpino (Brescia).
367 Riva Anela - Chignola d'.Isola (Bergamo.
368 Ricci Stefano - Orsara Bormida (Alessandria).
369 Riccione D. G. B., Prev. - Caselle (Torino).
370 Rizzi D. Luigi - S. Pietro in Cariano (Verona).
371 Rocca Mons. Conte Guido, Vescovo di Reggio-Emilia.
372 Rossi D. Giuseppe, Capp. - Levine Lago (Treviso).
373 Rossi Silva vedova Cardi - Peecioii (Pisa).
374 Rogeri di Villanova Contessa Adela nata Sannazzaro - Casal Monferrato.
375 Rondinini Lucrezia-Riolo (Ravenna). 376 Rossi Antonia - Thiene (Vicenza). 377 Rossi Domenica - Cotteluce (Macerata).
378 Rovo Anna - Magtiano d'Alba (Cuneo). 379 Roveresi Maria -Torrione Quartara (Novara).
380 Romagnolo Luigi - Casozzo (Alessandria).
381 Rovea D. Giovanni - Cortemsglia (Cuneo).
382 Rubini Maria Giuseppe - Montealbano.
383 Rusconi D. Pietro, Parroco - S. Trinità (Novara).
384 Rulle P. Giulio - Roma.
385 Sala D.. Salvatore, Parr. - Galliano (Como).
386 Savorin D. Ant. Parroco- Soriano. 387 SartorelliD. Pietro- Caselle (Treviso). 388 Sardi D. Basilio, V. F. - Ormea (Cuneo).
389 Salvoni D. Antonio - Firenze.
390 Solventi D. Napoleone, Parr. - Commessaggio (Mantova).
391 Sanna D. Antonio, Teol. Parr. - San Gavino Monreale (Cagliari).
392 SartoriAntonietta - Settimo (Venezia) 393 Sartora D. Antonio, Arcip. - Mompiano (Brescia).
394 Sanfilippo Chier. Giuseppe - Catania. 395 Sala Giovanni - Brivio (Como).
396 Savoja Mons. Carlo, Prim. Parr. - Mantova.
397 Salta Michele - Oristano (Cagliari). 398 Scanzoni Giuseppe, Fabb. Parr. - Cerese (Mantova).
399 Schieri Eugenio - Montealbano.
400 Schena D. Gian Francesco - Oga Sondrio).
401 canagatti Can. Luigi, Cav. Teologo Rett. S. Lorenzo - Torino.
402 Scarsi Sante - Acqui (Alessandria). 403 Schiavinotti D. Pietro, Arcip. - Spresiano (Treviso).
404 Scalzotto Vincenza - Sossano (Vicenza).
405 Serenelli Cont. Angelina - Verona. 406 Segato Celestino -Nervesa (Treviso). 407 Selva Maria - Cortabbio (Como). 408 Serra D. Pietro- Veglio (Novara). 409 Selli D. Michelangelo, Curato - Monteleone Sabino Perugia).
410 Simoni D. Luigi , Parr. di S. Ilario - Macerata.
411 Silvestri Epifanio - Scandiglia (Perugia).
412 Silva Angela ved. Poli - Cornogiovine (Bergamo).
413 Smaniotti D. Gio. B., Rett. - Monsetice (Padova).
414 Sommaruga D. Giuseppe, Miss. Apostolico - Carnago (Como).
415 Somaini D. Angelo, Penit. Melrop. - Milano.
416 Somaglia Angela - Trisobbio (Alessandria).
417 Soardi Delfina vedova Galvagno - Torino.
418 Sorini D. Bortolo, V. F. - Cedegolo (Brescia).
419 Soregotti D. G. B., Parr. - Villapoma (Mantova).
420 Spada Venusta - Riolo (Ravenna). 421 Stella D. Domenico, V. F. - Resultano (Callanisetta).
422 Stura Cav. Enrico - Torino.
423 Superiora Monastero S. Catterina - S. Severino (Marche).
424 Superiora delle Orsoline - Miasino. 425 Svidescalchi Antonia - Verona. 426 Tachio Maria - Poirino (Torino). 427 Taddei Angiolina - Poggio a Caiano (Firenze).
428 Tallone Allasia Maria - S. Vittoria d'Alba (Cuneo).
429 Targon D. Lodovico, Capp. - San Giorgio in Brenta (Padova).
430 Tecchio Carlotta Maria -Mlontecchio Maggiore (Vicenza).
431 Temporin D. Bartolomeo, Rett. - Mlonselice S. Martino (Padova). 432 Tedaldi D. Felice, Arcip. -Cenlovera (Firenze).
433 Testa D. Biagio, Parr. - S. Donnino (Ancona).
434 Tenero D. Giuseppe - S. Giovanni di Canzano (Udine).
435 Tosser D. Francesco - Villa di Gioue (Austria).
436 Tmnmasi Marianna ved. Orlandini - Carpenedolo (Brescia).
437 Tommasi.oi Baldassare, Negoziante - Sergine (Austria).
438 Torelli D. Lorenzo, Can. Rett. Sem. Novara.
439 Torretta Angelina -Buttigherad'Ask (Alessandria).
440 Tosano Chierico Angelo Cemmo (Brescia).
441 Tolomeo Basilio - Trezzo Tinetls (Cuneo).
442 Toddia D. Salvatore, Parr. - Mandao (Cagliari)
443 Triaca Cav. D. G. B., Prev. - Mese (Sondrio).
444 Trentin D. G. B., Capp. Cur. - Castelfranco Vicentino (Treviso).
445 Trinchero Pietro - S. Stefano Belbo (Alessandria),
446 Trentin D. Antonio - Longare (Vicenza).
447 Travaglio Gioanni - Serravalle Langhe (Cuneo).
448 Tubini D. Marco - Verona.
449 Turco D. Lupicino, Arcip. - Monteforte d'Atpone (Verona).
450 Ulion Luigi - Ruda (Austria).
451 Vallega D. Luigi - Alassio (Genova). 452 Valverti D. Costanzo, Parr. - Sonvico (Brescia).
453 Vallebona D. Benedetto, Rettore - Querzi (Genova).
454 Vecchi Carolina - Modena.
455 Verdona Cav. Lorenzo - Gavi (Alcisandria).
456 Verdona Geronima - Gavi (Alessandria).
457 Villoresi D. Lodovico, Parr. Prep.Gallarate (Milano).
458 Vicentini Giuseppe - Montebellun• (Treviso).
459 Villa D. Giacomo, Prev. Vie. - Saronno (Milano).
460 Vitarella D. Vite -Lauria (Potenza). 461 Vinelli Filippo - Genova. 462 VittorelliAngela-Bassano(Vicenza) 463 Vignola Margherita - Pocapagtia (Cuneo).
464 Villa D. Carlo, Parroco - Cremnag. (Como).
465 Vigna Catterina - Biella (Novara). 466 Wilelmo Can. Braghirolli, Cattedrale - Mantova.
467 Wer Filippo, istitutore Coli. Raffaello - Urbino (Pesaro).
468 Zanoli D. Antonio, Curato -Marciai (Belluno).
469 Zanella D. Agostino, Capp. - S..Mcolò (Verona).
470 Zanoni D. Antonio, Coop. - Pescantina Verona).
471 Zanotti Catterina - Marano Voipicella (Verona).
472 Zardini Domenico - Marano Votpicella Verona).
473 Zara D. Giovanni, Parr. - Sorradile (Cagliari).
474 Zannini D. Filippo ,. Arcip. - Agno (Padova).
475 Zannoni-Naziani Maria - S. Giorgio Piacentino (Piacenza).
476 Zaccarelli D. Michele, Arcip. V. F. - Collina (Forlì).
477 Zarro Francesco - Soazza(Svizzera). 478 Zanoni Libera - Pescantino (Verona).
479 Ziggiotti Giovanni - Lonigo (Vicenza). 480 Zoagli Matilde Marchesa ved. Ristori di Casaleggio - Genova.
481 Zoccola D. Giovanni, Priore - Cassine (Alessandria).
482 Zortea D. Pietro, Parroco Decano -Villagarina (Austria).
4S3 Zucristan D. Francesco, Cur. - Lusegna (Austria).