BS 1930s|1931|Bollettino Salesiano Ottobre 1931

Anno LV.   1° OTTOBRE 1931 (IX)   Numero 10.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

SOMMARIO: Il nuovo Istituto Missionario Salesiano di Montodine per aspiranti "catechisti". - Omaggi al Beato Don Bosco. - Notizie di Famiglia. - Lettera di D. Giulivo ai giovani. - Tra le Istituzioni benefiche. - La festa del Beato Don Bosco. - Grazie del Beato. - Dieci ordinazioni sacerdotali a Hong Kong (Cina). - Dalle nostre Missioni. - Culto e grazie di Maria Ausiliatrice. - Necrologio.

Il nuovo Istituto Missionario Salesiano di Montodine (Crema) per aspiranti "catechisti"

Quante spedizioni missionarie salesiane si son fatte dall'11 novembre 1875 - quando i primi 10 missionari partirono per l'Argentina - ad oggi? A voler tener conto anche di partenze isolate e di quelle delle Suore di Maria Ausiliatrice, ci troviamo imbrogliati a ricordarle tutte. Ora poi che le Missioni Salesiane sono impiantate su tutti i continenti e comprendono milioni e milioni di anime da evangelizzare, le spedizioni annuali son divenute discretamente numerose.

Tale ampiezza di apostolato esige sempre più che il numero dei volonterosi che si dedicano a quest'opera di fede e di civiltà vada crescendo; per questo noi rivolgeremo più frequente l'appello a tutte le anime buone perchè ci aiutino coll'indirizzarci giovani dotati di soda vocazione missionaria, e con la generosa loro carità.

E prossima l'apertura del nuovo Istituto Missionario di Montodine (Crema) che ha per scopo la formazione di religiosi coadiutori che possano coadiuvare i sacerdoti missionari nell'insegnamento della Dottrina Cristiana e in tutte quelle opere di assistenza spirituale, materiale e igienica che sono tanta parte del lavoro missionario. I nostri amici siano compiacenti di indirizzare al Direttore del nuovo Istituto quegli aspiranti dai 16 ai 3o anni che abbiano compiuto almeno le prime quattro classi elementari, e con lui intendersi per le condizioni di accettazione, facilitate all'estremo.

Gli Aspiranti Catechisti faranno un corso di due anni, previo un corso preparatorio ove fosse necessario, e apprenderanno catechismo, storia sacra ed ecclesiastica, pedagogia catechistica, musica, esercizi di corrispondenza, elementi di contabilità, economia domestica, elementi di agraria con indirizzo pratico, igiene e pronto soccorso, lezioni di cucina, di panetteria, di conduzione di macchine, e dei principali mestieri. Avranno inoltre lezioni teorico-pratiche di sacristia e guardaroba.

Così il nuovo Istituto di Montodine integrerà la serie degli Istituti Salesiani di formazione missionaria, ripartiti come segue:

A).

Per la formazione di missionari sacerdoti:

1) Istituto Card. Giov. Cagliero - IVREA (Aosta);

2) Istituto Salesiano - BAGNOLO PIEMONTE (Cuneo);

3) Istituto S. Pio V - PENANGO (Alessandria);

4) Istituto Don Bosco - GAETA (Roma).

5) Istituto Don Bosco - CASTELNUOVO DON Bosco (Alessandria).

B).

Per la formazione di missionari capi d'arte per le Scuole Professionali:

6) Istituto Professionale Conti Rebaudengo - Piazza Conti Rebaudengo, ToRINO.

C).

Per la formazione di missionari capi agricoltori:

7) Scuola Agricola Salesiana - BIVIO DI CUMIANA (Torino).

D).

Per la formazione di missionari catechisti: 8) Istituto Salesiano - MoNToDINE (Crema).

Gli aspiranti dei varii istituti superano oggidì il migliaio ed i nostri Cooperatori sanno certamente capire quali spese considerevoli importi la formazione di questa massa di giovani per la vita missionaria.

"Bollettino Salesiano"

Il periodico s'invia ai Cooperatori e alle Cooperatrici Salesiane e a tutti i benefattori dell'Opera di D. Bosco.

Esso dà ragguaglio di quanto i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice vanno compiendo a bene della gioventù, segnatamente nelle Missioni.

Il periodico narra anche le glorie e i trionfi dell'Ausiliatrice, e suggerisce i mezzi più pratici per giovare alla gioventù secondo lo spirito di D. Bosco.

Il « Bollettino » non ha abbonamento. Chi lo riceve procura di corrispondere con quella libera maggior offerta, possibilmente annuale, per le spese di stampa (di circa L. 10) e per le Opere Salesiane, specialmente per gli orfani, per gli aspiranti al sacerdozio, per le Missioni, ecc.

Omaggi al Beato D. Bosco

Un "viale" a Lanusei.

Con grande concorso di Autorità e popolo si svolse il 26 aprile a Lanusei, in occasione della festa del B. Don Bosco, la cerimonia dello scoprimento della targa che intitola al nome di D. Bosco il viale prospiciente l'Istituto Salesiano.

La gentile iniziativa è dovuta all'interessamento del compianto Podestà Sig. Riccardo Meloni, al quale una morte immatura ha tolto la gioia di quel giorno.

Alle ore 16 un numeroso pubblico gremiva il teatro del Collegio.

Sorse per primo a parlare il Commissario Prefettizio Cav. Uff. Console Anselmo Ghinami, il quale dopo aver elogiato il gran bene morale, culturale ed economico apportato dai Salesiani alla città in trentatrè anni di fecondo apostolato, si disse ben lieto di poter manifestare la riconoscenza dell'intera cittadinanza coll'intitolare al Beato Fondatore il viale che passa davanti all'Istituto Salesiano.

Dopo che il Direttore ebbe espresso il ringraziamento della famiglia salesiana, parlò S. E. Mons. Giuseppe M. Miglior, Vescovo diocesano, elevando gli animi di tutti a belle considerazioni suggerite dalle stesse parole di Viale D. Bosco. D. Bosco è per noi via, e il suo viale sarà sempre circondato di leggiadre pianticelle che sono i giovani che vivono nel Collegio di Lanusei.

Indi si formò il corteo per recarsi al luogo dell'inaugurazione.

Scoperta che fu la targa salutata dall'Inno Salesiano, il corteo riprese e percorrendo il Viale Don Bosco sboccò nel cortile dell'Istituto ove poi si disciolse.

Un ricordo scultoreo.

L'ottima rivista «S. Francesco d'Assisi in Torino ed i suoi restauri» scrive:

«Nella Cappella dell'Angelo Custode della nostra Chiesa è stata posta per iniziativa degli ex-allievi una artistica targa in bronzo per ricordare l'episodio più significativo della vita del loro Fondatore e per solennizzare la Beatificazione di lui che fu sommo Maestro di amore.

La targa ideata e modellata con senso re ligioso dallo scultore Prof. Giuseppe Nori, illustra appunto la sublime cerimonia della S. Messa nel momento culminante dell'Elevazione: Don Bosco è assistito dalla venerata Mamma Margherita e circondato dai fanciulli che tanto predilesse e ai quali dedicò la sua vita.

Una grande medaglia con l'Effìge del Beato si lega alla targa per mezzo di una cornice intonata allo stile della bellissima Chiesa seicentesca.

Sotto l'episodio scultoreo è incisa la ispirata dedica dettata da S. Ecc. Paolo Boselli così concepita:

IN QUESTA CAPPELLA DELL'ANGELO CUSTODE CELEBRO LA SUA Ia MESSA

IL 6 GIUGNO 1841

DON GIOVANNI BOSCO

ELEVANDO NEI, SACRIFICIO AUGUSTO L' ANIMA CHIAMATA PER FEDE IN DIO E PRODIGIOSA CARITÀ ALLE SANTE ASCENSIONI

GLI EX ALLIEVI POSERO IL 6 LUGLIO 1930 GIUBILANTI NELLA SOLENNE BEATIFICAZIONE DI TANTO PADRE E MAESTRO PERENNEMENTE GRATI E DEVOTI.

Lo scultore Nori conosce profondamente l'effige del Beato avendone già modellato un grande ritratto per l'Istituto Salesiano di Borgo S. Paolo in Torino. Inoltre un monumento rappresentante il Beato con Domenico Savio, fu dallo stesso «modellato con sapiente cura d'amore e di verità » per l'Istituto Salesiano di Lanzo. «Don Bosco vi è ritratto nel più sereno e sorridente aspetto paterno mentre stringe a sé il fanciullo a cui indica, portando la mano sul cuore, la dedizione della sua vita per farne un cittadino degno della Religione e della Patria (e come vi riuscisse nessuno l'ignora). Nella concezione e realizzazione dell'opera d'arte il Prof. Nori profuse, non soltanto le sue facoltà artistiche, ma il suo amore per il grande Maestro del quale comprese ed espresse l'animo e il volto ».

Il Prof. Nori in circa 20 anni di attività artistica ha avuto modo di esplicarsi in lavori di molta importanza e largamente apprezzati, come i monumenti ai Caduti di Veneria Reale, di Graglia, di Chiavazza, monumenti funerari e ritratti, fra i quali quello della Mamma di S. Ecc. Mons. Giovanni Garigliano, Vescovo di Biella.

La fusione della targa fu eseguita dalla Ditta Fratelli Chiampo.

A un lavoro umile ma superbo che altamente onora e chi rappresenta e chi l'ideò e chi lo concretò ed opportunamente onora la chiesa ove fu posto, aggiungendosi a quell'emporio di ricchezze artistiche, a testimonianza della stessa R. Sovraintendenza, che costituiscono la chiesa dell'Assisiate un museo di arti belle ».

NOTIZIE DI FAMIGLIA

Compiacimento del Sovrano Pontefice.

Abbiamo dato notizia dell'inaugurazione della statua del S. Cuore di Gesù sul campanile della Basilica del Sacro Cuore al Castro Pretorio in Roma. Ci è caro riportare ora la lettera di S. Em. il Card. Pacelli, segretario di Stato di Sua Santità, con la quale comunicava al nostro Superiore il compiacimento del S. Padre per l'opera effettuata.

SEGRETERIA DI STATO

DI SUA SANTITÀ   N° 104oo6

Dal Vaticano, 19 agosto 1931.

Rev.mo Signore,

L'Augusto Pontefice ha appreso con vera soddisfazione che è stato felicemente eseguito il progetto sei anni fa presentatogli, di erigere un monumento al S. Cuore di Gesù, sul campanile della Basilica omonima, affidata ai Salesiani di Roma.

Egli perciò ben volentieri si compiace con tutti quei buoni figli che hanno voluto concorrere, col loro obolo, ad innalzare al Divin Redentore un così gradito trono di amore, da cui invita a sè e benedice le anime.

E come attestato della Sua benevolenza ed in auspicio delle ricompense promesse a chi promuove l'onore di Dio, Sua Santità imparte con affetto alla S. V. Rev.ma ed a tutti i benefattori della nobile iniziativa, l'Apostolica Benedizione.

Io poi mi valgo dell'opportunità per confermarmi con sensi di sincera stima.

Di V. S. Rev.ma aff.mo per servirla

E. Card. PACELLI.

Atto munifico del Duce.

Riportiamo dal Corriere della Sera:

Il Capo del Governo, venuto a conoscenza delle difficili condizioni in cui si trovava l'Istituto Salesiano di Firenze, che da lunghi anni svolge opera altamente benefica, ospitando giovani privi di ogni risorsa, ha disposto che

l'Istituto stesso venisse in qualche modo aiutato, facendo elargire la somma di lire diecimila. L'atto del Capo del Governo testimonia dell'alta considerazione che presso di lui gode l'opera educativa svolta, a favore della gioventù, dai Salesiani di don Bosco. La direzione dell'Istituto di Firenze ha esternato al Duce, con commosso messaggio, la sua profonda gratitudine.

Esposizione di arredi sacri.

L'annuale esposizione di arredi sacri, preparati dalle Signore Patronesse Salesiane di Genova, per le nostre missioni, va di anno in anno crescendo di importanza. La mostra di quest'anno, apertasi dal 20 giugno al 6 luglio in una delle sale dell'Oratorio di S. Donato, riuscì attraentissima per l'eleganza e pel numero di arredi: tovaglie per altare, camici, cotte, pianete, pissidi, calici, statue, ecc., spiccavano in buon numero ed erano oggetto di ammirazione da parte dei visitatori, che vi trovavano di che lodare e l'abilità artistica e la squisita carità delle gentili Patronesse.

Oh! se in tutte le città d'Italia e dell'Estero vi fosse un comitato del genere che pensasse a provvedere le nostre Missioni di tante cose indispensabili pel culto!

La parola di un nostro Missionario.

Nel Congresso Mariano tenutosi alla metà di agosto in Arezzo, il nostro D. Sante Garelli, missionario in Cina, svolse un caro tema: Maria e le Missioni. Dopo aver rievocato il nome e l'immagine della Vergine nei più antichi monumenti cristiani, e dopo aver notato che passato il trambusto del Medio Evo, riacceso con le nuove scoperte di terre lo spirito missionario, osserva che il culto di Maria rifiorisce nei nuovi banditori del Vangelo. Il culto della Vergine è un bisogno dell'umanità, e questo bisogno è prova della chiamata dei popoli idolatri alla fede. Dimostra quanto la Vergine renda efficace il lavoro missionario.

L'Avvenire d'Italia riferisce che D. Garelli « è stato particolarmente seguito nella sua lezione, anche perchè - missionario lui stesso - ha vivificato il suo discorso portando e narrando fatti a lui occorsi durante i suoi anni di apostolato missionario ».

Visita illustre.

Il 24 giugno, a Caracas (Venezuela), tenendosi nel Collegio Salesiano il Congresso delle Compagnie religiose dei collegi di quella ispettoria, si degnava intervenire il Nunzio Pontificio, che assistette con molta soddisfazione alle discussioni giovanili e manifestò tutto il suo compiacimento per questa iniziativa rispondente al suo desiderio di veder diffondersi al Venezuela l'Azione Cattolica. Alla sera, in onore di Sua Eccellenza, vi fu una magnifica accademia, al termine della quale il Nunzio incoraggiò con vibrante parola quei giovani a svolgere l'apostolato che il Papa desidera pel bene delle nazioni cristiane.

Missioni premiate.

La Giuria dell'Esposizione Internazionale di Elisabethville ha assegnato nove Premi alle Missioni od Istituzioni cattoliche, particolarmente per la loro opera scolastica. L'Esposizione è stata inaugurata il 15 maggio e un grande padiglione è stato riservato alle opere missionarie. Vi concorsero anche le società che lavorano nelle vicine colonie.

Nell'elenco dei premi riportati dalle Missioni cattoliche, troviamo assegnato il «GRAN PREMio » alla nostra Scuola Professionale di La Kafubu, e la « MEDAGLIA D'ARGENTO» alla nostra Scuola Ufficiale per ragazzi europei. Entrambe sono istituzioni che svolgono i nostri missionari della Prefettura Apostolica del Luapula.

Fiera di Beneficenza.

Il Comitato Patronesse pro Istituto Salesiano di La Spezia ha organizzato una grandiosa fiera pel 24 maggio. La cerimonia dell'inaugurazione si è svolta nell'ampio cortile dell'Istituto alla presenza di una folla straordinaria, di alte autorità e distinte personalità. Per concessione dell'ammiraglio Monaco duca di Longano, ha prestato servizio la musica della R. Marina diretta dal Maestro cav. Aghemo. Dopo fervide parole di ringraziamento alle autorità, pronunciate dal direttore, e da un alunno, esprimente la gratitudine dei suoi compagni e degli orfani di guerra alle autorità, S. E. Mons. Costantini ha benedetto la « Fiera »; S. E. il Prefetto Uccelli ha poscia tagliato il nastro tricolore che ostruiva il passaggio all'ingresso e il pubblico si è riversato nei locali.

La fiera a beneficio degli orfani e poveri dell'Istituto Salesiano S. Paolo venne organizzata in seguito alle crescenti richieste per il ricovero di altri allievi, per le necessità sempre maggiori di assicurare ad essi una più completa formazione morale, civile, tecnica,

Grazie alle infaticabili presidentesse duchessa Monaco di Longano e donna Cesarina Uccelli, e alle attivissime Dame e Damine, anche quest'anno non è mancato il contributo del pubblico, che apprezza l'opera salesiana intesa a fare del bene agli umili.

In onore di un Vescovo.

Domenica, 21 giugno, l'oratorio salesiano di Fidenza ha voluto onorare il suo novello vescovo, Mons. Vianello, e l'ha fatto con un'accademia. Dandone la cronaca il Risveglio di Fidenza, vi premetteva questo simpatico preambolo:

« I figli del Beato Don Bosco furon sempre i veri maestri nel preparare quei trattenimenti che presero il nome pomposo di accademie. Sin dai primi anni di quella fondazione,. che la Provvidenza volle universale, il Santo Fondatore amò solennizzare gli avvenimenti, sia d'ordine sacro come quelli di carattere civile, con queste accademie, che tanta buona impressione suscitarono e suscitano nell'animo delle turbe apportando di conseguenza un'ondata di bene spirituale, lo scopo precipuo ch'Egli si proponeva ».

L'accademia raccolse nell'ampio cortile dell'oratorio, pavesato elegantemente da fantasiosi artisti amici, tutta la popolazione con le più alte autorità; e si svolse magnifica, commovente, elettrizzante. Dal discorso ufficiale, detto dal prof. D. Lingueglia, alle parole di chiusura del direttore D. Garlaschi, attraverso le brillanti esecuzioni musicali e le artistiche declamazioni, l'attraentissimo programma fu da tutti gustato con senso di giocondità e colla più viva attenzione. Mons. Vianello chiuse il trattenimento col suo dire facile e profondo: riferiamo il pensiero stralciando dal Risveglio:

« Egli non vuole con la sua parola interrompere la dolce impressione che destarono le dolci armonie gustate, sotto la guida infallibile della bacchetta di quel sempre giovane Don Garlaschi. Ma una parola, una parola almeno è necessario che la dica. Ed invita tutti a ringraziare l'ottimo Salesiano per l'opera sua indefessa di bene morale e religioso. Una parola che valga perciò a far scaturire dalle labbra di tutti una bella espressione di gratitudine e valga a far giungere le mani per applaudire Don Garlaschi.

» Ma anche i figli hanno diritto d'un discorso, di qualche frase che resti impressa per ricordare questa festa, questa grande riunione, dove sono convenuti tutti, dal più umile al più eminente cittadino; e questo è onore, è vanto, è gloria di Fidenza.

» In mezzo allo sfavillio di mille luci, due lampade sono immensamente più potenti delle altre e sembra che tutte ricevano luce da queste. Così due sono i fari da cui dovete ricevere forza e luce. L'uno ci parla di Dio, l'altro della Patria. Là debbono sempre convergere i nostri cuori, là uniformarsi le nostre azioni per il bene morale e civile dell'Italia nostra. Siate buoni, prendendo ispirazione da Dio, siate generosi, prendendo ispirazione dalla Patria ».

Una Figlia di M. A. decorata.

Il periodico Voz Amiga di Bogotà pubblicava nei mesi scorsi questa notizia:

«Con Regio Decreto del 3o ottobre 1930, il Governo Italiano dichiarò meritevole di decorazione, con medaglia d'argento, la nostra buona Suor Modesta Ravassa che, da circa 3o anni, sta prodigando i tesori del suo gran cuore tra le infelici lebbrosine del lazzaretto di Contrataciòn, qual loro madre, maestra, angelo tutelare.

» I nostri rallegramenti all'ottima Figlia di Maria Ausiliatrice, vera eroina di carità; e il nostro plauso al Governo Italiano, che ricompensa così una concittadina che si sacrifica in terra straniera.

» La consegna della medaglia sarà fatta dallo stesso Rappresentante di S. M. il Re d'Italia ».

La notizia richiama alla memoria il più puro eroismo di questa Suora di Don Bosco che giungendo a Bogotà nel 1897, insieme a due altre generose sorelle, proseguiva per Contrataciòn e senza scoraggirsi per le difficoltà del viaggio e per la squallida miseria che avrebbe trovato nel lazzaretto dei lebbrosi, offriva a sollievo di tante creature sofferenti la sua squisita carità.

Prima nelle strettezze quotidiane e tra il lavoro estenuante e ributtante, poi tra gli orrori della guerra civile, che si fecero sentire duramente anche nel lazzaretto di Contrataciòn, Sr. Modesta fu l'angelo consolatore di quegli infelici e un prezioso sostegno alle sorelle con la sua allegria e col suo zelo ardente.

Proprio nel periodo di prove più acute la salute della buona Suora cominciò a impensierire per alcuni sintomi che destavano gravi e angosciosi timori. E la generosa Figlia di Maria Ausiliatrice diceva e ripeteva: « Io desidero passare tutta la mia vita tra questi infelici e se un giorno la terribile lebbra dovesse colpirmi, prego il Signore a lasciarmi sane le mani per lavorare e sana la faccia per non ispirare ribrezzo ad alcuno. Così potrei dedicarmi a queste care lebbrose, senza tante precauzioni; potrei curarle ed evitare alle mie sorelle certe ripugnanze che la loro virtù supera ed abbraccia, ma che fanno scuotere la natura più forte ». Nel dicembre del 19o6 due medici constatarono in Sr. Modesta la terribile malattia: Dio aveva esaudito il desiderio della generosa sorella, che dovette rinunziare alla convivenza della Comunità e segregarsi con le orfanelle lebbrose. E continuò il suo apostolato con maggior intensità e con la tenerezza di chi condivide la stessa aspra sventura, assistendo, dirigendo e confortando centinaia di fanciulle colpite dal morbo; per tutte Sr. Modesta da 34 anni ha un sorriso, una sollecitudine materna, un esempio di sublime rassegnazione che opera meravigliose trasformazioni in quelle anime, vittime del più acerbo dolore.

Ma Suor Modesta non doveva essere la sola prescelta vittima della carità nel lazzaretto di Contrataciòn: nel 1916 la sua ex-Direttrice, Suor Teresa Rota, travagliata dallo stesso morbo, andò a dividere con lei l'amaro calice, profumato però dalla carità della tenera e solerte sorella e dalla dolce soddisfazione di un eroismo compiuto. Pochi anni dopo, anche la zelante e pia infermiera dell'Ospedale D. Bosco; Sr. Domenica Barbero che, da oltre 2o anni, spargeva colà i tesori della sua abnegazione, avvertita di ritirarsi dalle abitazioni comuni, passava senz'altro in cappella e, recitato il Te Deum, andava ad unirsi alle due sorelle lebbrose per formare la Comunità delle privilegiate eroine, appellativo che esse scherzando solevano modificare in quello di rovine!

Suor Teresa Rota, dopo quattro anni di silenzioso martirio, che gli Angeli avranno ammirato e insoavito di celesti conforti, lasciava la terra, fra il rimpianto di tutto il lazzaretto, che ebbe per la saggia e pia Direttrice elogi e fiori e preci più abbondanti.

Suor Domenica Barbero continuò il suo apostolato, non più tra gli uomini dell'ospedale, perche non reggeva a quelle fatiche, ma tra le fanciulle dell'ospizio e con le esterne, preparando bimbe e adulte alla prima Comunione.

La lebbra l'aveva deformata talmente che avrebbe fatto ribrezzo, se l'aureola della sua già nota santità, abbellita dallo splendore del martirio, non l'avesse presentata come il più ricco tesoro della casa, come la calamita delle divine grazie, come una gemma fulgidissima dell'Istituto. Vissuta per Dio e per le anime, morì nel 1927, pregustando con gioia sensibile le delizie purissime del Veni Sponsa!

Ora Suor Modesta Ravassa ha il petto fregiato d'una gloriosa medaglia, e viene enumerata fra i benemeriti della salute pubblica. Il premio giunge a lei, e per lei a tutte le sue eroiche consorelle, che le furono o le sono compagne di apostolato, a Contrataciòn o in altri lazzaretti.

A tutte e a ciascuna la nostra edificata e commossa ammirazione! E alla fortunata Mamma le nostre affettuose congratulazioni e i più fervidi voti!

Festa di Maria Ausiliatrice a Roma.

All'Istituto «Pio XI » si è svolta il 7 giugno la festa di Maria Ausiliatrice, riuscita particolarmente bella e solenne. Il santuario della nostra Madonna non c'è ancora, ma la divozione a Maria Ausiliatrice è già ben radicata e fiorente nel popoloso rione.

Per la prima festa di Maria Ausiliatrice una folla straordinaria gremì l'ampia cappella dell'Istituto assistendo alla messa celebrata da S. Em. il card. Sbarretti, alla messa pontificata di S. E. Mons. Olivares e alla magnifica processione del pomeriggio alla quale prese parte S. E. Mons. Emmanuel, che impartì la benedizione eucaristica, dopo un vibrante discorso del direttore dell'Istituto.

A coronamento della festa le bande salesiane eseguirono un scelto programma mentre la folla si godeva la splendida illuminazione.

Per l'occasione due benemerite cooperatrici salesiane hanno offerto oro e argento e la somma di L. 1184 per confezionare un calice, tutto d'argento con coppa d'oro, egregiamente fuso dalla Ditta Spartaco Lecler e riuscito veramente artistico, cesellato e splendente di 17 brillanti. La Madonna comincia così a provvedere al decoro della sua casa.

Un'onorificenza.

Rileviamo il conferimento della Croce di Cavaliere da parte del Governo Italiano al sacerdote salesiano D. Oreste Trinchieri (superiore delle Case di California e parroco della chiesa italiana di S. Francisco) per le numerose personalità che raccolse intorno all'umile figlio di D. Bosco. Vi erano l'Arcivescovo Mons. Hanna, il Sindaco di S. Francisco, il Comandante della nave italiana California, il Console Generale d'Italia, il Vice console, il capo della politica e le più cospicue personalità della colonia italiana. Il Console d'Italia con elevate parole trasmise le insegne esaltando le molteplici benemerenze acquistatesi da D. Trinchieri; il quale a sua volta ringraziò dell'onore a lui conferito assicurando che gli sarebbe stato di sprone a prodigarsi maggiormente in favore degli Italiani di San Francisco.

SUORE MISSIONARIE

Già, a più riprese, abbiamo raccomandato ai nostri zelanti Cooperatori di indirizzare alle Figlie di Maria Ausiliatrice quelle giovinette che essi conoscessero chiamate alle Missioni. Insistiamo ancora.

L'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, fondato da D. Bosco nel 1872, cinque anni dopo (nel 1877) inviava in America il primo gruppo di suore missionarie: oggi si estendono, svolgendo un fruttuoso apostolato, nelle due Americhe, nell'Africa e nell'Asia. Oltre 2000 Suore attendono presentemente all'evangelizzazione dei pagani e degli infedeli con svariate opere che vanno dagli ospedali agli orfanotrofi e alle scuole di tutte le specie; ma non sono sufficienti.

Per preparare nuove reclute, l'Istituto ha aperto speciali case di formazione spirituale e tecnica: a BESSOLO (Torino) per le aspiranti missionarie dai 14 ai 16 anni - a TORINO (Casa Madre Mazzarello - Via Cumiana, 14) - a CASANOVA DI CARMAGNOLA (Torino).

A queste case si possono rivolgere per le domande di accettazione, e per gli schiarimenti opportuni.

Lettera di Don Giulivo ai giovani.

Carissimi,

Eccovi una lieta notizia. Nel prossimo anno scolastico ricorrerà il Centenario della Società dell'Allegria che il B. Don Bosco, allievo del Civico Ginnasio di Chieri (Torino), istituiva circa l'anno scolastico 1831-32 con un scelto numero di compagni.

Ecco come ne scrive il suo biografo D. Lemovne:

Al Civico Ginnasio di Chieri l'allievo Giovanni Bosco, pio e buono senza ostentazione, non tardò a cattivarsi di tutti i compagni la benevolenza, affezione e stima.

Dapprima presero a raccogliersi attorno a lui per ricreazione e ascoltarne i racconti, poi per compiere i doveri di scuola; finalmente anche senza motivo accorrevano a lui, come già i compagni di Murialdo e di Castelnuovo.

Così sorse la Società dell'Allegria: nome assai adatto a quelle riunioni, perché ciascuno era obbligato a cercare quei libri, introdurre quei discorsi e trastulli che avessero potuto contribuire oltre che all'adempimento dei doveri scolastici, a stare allegri; e per contrario era proibito ogni cosa che cagionasse melanconia.

Di comune accordo avevan posto per base della loro unione questi due articoli:

1° Ogni membro della Società dell'Allegria deve evitare ogni discorso, ogni azione che disdica ad un buon cristiano.

2° Esattezza nell'adempimento dei doveri scolastici e dei doveri religiosi.

Tutti i giorni festivi, dopo la congregazione del Collegio, andavano alla Chiesa dei Gesuiti per altre prediche ed altre funzioni sacre.

Lungo la settimana la Società dell'Allegria si raccoglieva in casa di uno dei soci per parlar di religione.

Frequenti erano le ricreazioni, i giuochi e le passeggiate ».

Essi seguivano la gran massima: « Servite Domino in laetitia », Servite il Signore in santa allegria.

Oh bella e santa allegria, con la quale il Beato Don Bosco rese così amabile la sua vita e il suo apostolato della gioventù!

Sorga in voi, o carissimi giovani, e in tutte le Congregazioni e Unioni giovanili simpatizzanti con il Beato Don Bosco e il suo sistema educativo, qualche bella iniziativa per celebrare degnamente il suddetto giocondissimo centenario. Frattanto procurate di essere sempre allegri di quella santa letizia che rendeva contenti e allegri il B. D. Bosco e i suoi compagni di Chieri.

Addio.

Aff.mo

Don GIULIVO.

Tra le Istituzioni benefiche.

La Pia Casa a Tarsia (Napoli).

Sotto questo titolo il Giornale del Mezzogiorno pubblica interessanti rilievi sull'opera caritatevole che i Salesiani svolgono in Napoli a favore dei Sordomuti. Ecco in riassunto quanto pubblica il quotidiano napoletano.

Fra le tante pie e nobilissime opere ed istituzioni di carità, Napoli ne vanta una che, per essere di primissimo ordine e di purissima beneficenza, merita tutto l'appoggio e tutta la benevolenza dei napoletani. E un'opera, che nella povertà di mezzi e nella disinteressata dedizione dei dirigenti, svolge una missione quanto spinosa altrettanto magnifica, quale è quella di accogliere, dare vitto e vestito, impartire una istruzione scolastico-professionale e più che tutto, una sana educazione religiosa e civile, a oltre 9o minorati dell'udito e della parola. Quest'opera sì utile e benefica è la Pia Casa Arcivescovile per i sordomuti e le sordomute.

Sotto l'alto Patronato di S. E. l'Arcivescovo di Napoli, la Casa diretta dai Salesiani del Beato Don Bosco, coadiuvati per la sezione femminile dalle R. R. Suore Stimmatine, è presentemente un'Opera Pia eretta in Ente Morale, e riconosciuta dalle autorità scolastiche come pubblica scuola per i Sordomuti. Essa ha doppia sede: una per la sezione femminile a Casoria; l'altra per la sezione maschile e l'Amministrazione, in Napoli a Tarsia.

La Sezione maschile di Educazione e Istruzione ha nell'entrata un bell'atrio, un parlatorio, un ampio corridoio con alla sinistra un gioiello di Cappellina, ed un artistico salone per le accademie musico-letterarie-drammatiche, ricevimenti e proiezioni cinematografiche; alla destra la calzoleria, falegnameria, sartoria e tipografia, ed in fondo un ridente giardinetto per le ricreazioni all'aperto. In un sotterraneo vi sono vasti refettori, pieni di luce e di sole, cucina con dispensa e sala da bagno con docce e vasche. Al primo piano Uffici di Direzione ed Amministrazione con una biblioteca, aule scolastiche, scuole di pittura e lavori manuali, sale da studio e disegno, guardaroba e infermeria con farmacia. Un secondo piano ci prospetta un magnifico corridoio e quattro ampi ed arieggiati dormitori. Orario, vitto, scuola e lavoro, ginnastica e ricreazione all'aperto, passeggiate, teatrino e cinematografo, bagni, ordine e pulizia, tutto è regolato secondo le prescrizioni della pedagogia speciale per i sordomuti e l'igiene moderna.

Il sistema educativo è il « Preventivo » del Beato don Bosco. Ai giovani è data ampia libertà di saltare, correre, schiamazzare a piacimento, sempre però sotto la vigile ed amorosa assistenza e la viva partecipazione dei loro superiori.

L'istruzione viene impartita in nove corsi distinti, ognuno dei quali è affidato ad insegnante legalmente diplomato e specializzato. Le scuole svolgono il programma delle prime quattro classi elementari ed i sordomuti vengono messi in condizione da sapersi esprimere, farsi comprendere e rilevare la parola altrui dal labbro.

E non si ferma qui l'opera benefica della Pia Casa; ma in scuole-laboratorio di falegnameria, ebanisteria ed intaglio, sartoria e taglio, calzoleria, pittura e decorazione, tipografia, cucito, ricamo e maglificio, addestra e prepara i sordomuti e le sordomute a guadagnarsi onestamente il pane.

Così la Pia Casa offre a questo ramo di sventurati la sicurezza di trovare in essa una cura affettiva e una scuola scientifica morale e dignitosa, ed ai loro parenti la certezza di poter riavere i figliuoli migliorati nell'anime e nel corpo.

Un po' di storia.

Nacque l'anno 1853. Un quadro, esposto sullo scalone della stessa Pia Casa, dà come fonda tore il sac. Luigi Aiello dei Bigi, coadiuvato nella caritatevole impresa dai Sac. Giuseppe Pinto e Lorenzo Apicella e dal concorso finanziario del cardinale Arcivescovo di Napoli, per cui fu denominata Pia Casa Arcivescovile, e l'Arcivescovo di Napoli ne fu il Patrono e proprietario.

Il sac. Pinto donò più tardi all'opera una sua proprietà nella quale essa visse ma senza prosperare essendo quei locali non adatti allo scopo. Un altro pio religioso, Mons. Alfano (direttore e proprietario di un istituto di nobili in via Avellino a Tarsia) saputo delle preoccupazioni del suo Cardinale, con slancio degno del suo nobile cuore, licenziò i convittori e cedette l'Istituto al Card. Arcivescovo, per i sordomuti.

La sezione maschile però non trovò subito la via di svilupparsi, anzi cadde tanto in basso da far prevedere una sicura, prossima morte.

Mons. Alfano che seguiva trepidante questo stato di cose, soffriva immensamente in cuor suo, e, per tutelare la vita della Pia Casa si appigliò ad una ultima àncora di salvezza. Morendo lasciò 2o mila lire alla Pia Opera, a condizione che la Direzione venisse affidata ai Salesiani del B. Don Bosco. Questi, col gradimento di tutti, ne presero possesso nell'ottobre 1909.

L'opera dei Salesiani.

Il giornalista ricorda i lavori preliminari che essi dovettero compiere per rafforzamento dello stabile che minacciava rovina, poi i lavori di restauro che nel corso di parecchi anni cambiarono d'aspetto la Pia Casa.

Contemporaneamente, le cure si rivolsero anche ai laboratori e alle scuole. Vennero prima riattivati e resi efficienti i tre già esistenti, aggiungendovi più tardi quelli di pittura e decorazione e quindi la tipografia. Una mostra di lavori ha reso nel 1918 di pubblica ragione il grande progresso delle scuole professionali della Pia Casa. L'anno 1922 la Casa intervenne all'esposizione dei lavori dei sordomuti in Firenze e vi meritò la medaglia d'oro e due di argento e questo significante e incoraggiante successo fu, nello stesso anno, unanimemente confermato nella Fiera Campionaria di Napoli.

I Salesiani inoltre rivolsero le loro cure alle scuole: studiati i metodi orali della parola, vi applicarono l'insegnamento con grande vantaggio. I consolanti risultati ottenuti, i piccoli saggi di declamazione, che più volte all'anno hanno luogo, e soprattutto il riconoscimento ufficiale delle scuole dichiarate pubbliche per l'assolvimento dell'obbligo scolastico per sordomuti, sono le migliori prove della bontà del metodo d'insegnamento.

I sordomuti ricoverati erano 19 all'arrivo dei Salesiani; oltre quaranta l'anno scolastico 192122; raggiungevano i sessanta l'anno 1924-25; furono ottanta l'anno passato e oltrepassano l'ottantina quest'anno. Per l'anno venturo si teme che per mancanza di posto si debbano rifiutare altre domande di accettazione, non consentendo i locali di ospitarne più di 90.

La Pia Casa ha celebrato in questi ultimi mesi la festa della premiazione scolastica col saggio Ginnastico, e la mostra dei lavori dei ricoverati. Vi parteciparono gentilmente S. Em. il Card. Ascalesi, autorità civili e militari, sempre deferenti verso la Pia Opera che tante simpatie va acquistando presso la generosa gente napoletana.

Napoli è orgogliosa di questa istituzione modello e sente l'obbligo morale di sostenerla e di soccorrerla generosamente.

La festa del Beato Don Bosco

DOSSO (Ferrara). - La festa del Beato è riuscita solenne e fruttuosa. Il popolo accorse assai numeroso al triduo predicato dal P. Sigismondo e di giorno in giorno crebbe il concorso e il fervore. Il 24 maggio la festa fu caratterizzata dalla comunione generale e dall'assistenza più divota da parte di tutti alle funzioni religiose. In un anno la divozione al Beato Don Bosco ha fatto molto cammino tra i fedeli di Dosso, specialmente tra la gioventù.

SANLURI. -- Per iniziativa delle ex-allieve delle Figlie di M. A., coadiuvate dal Rev.mo Parroco Sac. Celestino Fois, anche Sanluri ha potuto celebrare il 26 aprile la festa del Beato Giov. Bosco. Preceduta da un triduo di preghiere, che ha richiamato al tempio un numero straordinario di fedeli, ha saputo tributare al Grande Apostolo solenni onoranze. Fu corona della festa la prima Comunione di oltre 100 bambini, preparati con ammirabile zelo e sacrificio dalle ottime Suore e dal Rev. Parroco.

Su apposito altarino, artisticamente preparato dalle giovani ex-allieve, la cara figura del Beato, tra luci e fiori paternamente sorrideva e benediceva allo stuolo immenso che lo circondava. Nel pomeriggio seguirono altre funzioni religiose: la rinnovazione dei voti battesimali; il panegirico predicato dal Rev.mo Parroco, il quale, con vivo trasporto, ha illustrato il bene fatto dal Beato Giovanni Bosco, e la Benedizione Eucaristica. La giornata si chiuse con la splendida processione, che sfilò tra fitte ali di popolo riverente al passaggio della sacra Reliquia, che venne nuovamente trasportata dalla Parrocchia all'Asilo, diretto dalle Figlie di M. A., all'ingresso del quale il Rev.mo Parroco la porse a baciare a numerosissima folla.

Parteciparono alla processione tutte le Associazioni Religiose e la Banda locale, che spontaneamente e gratuitamente si offerse per l'accompagnamento della Santa Reliquia e per il servizio musicale, seguito nel Salone dello stesso Asilo.

ETROUBLES. - Nell'anniversario della nascita del Beato (16 agosto), col permesso del vescovo di Aosta fu indetta ad Etroubles una giornata esclusivamente per le Opere Salesiane. Alle 10 si ebbe la messa cantata con assistenza dei Canonici Lateranensi, preceduta dall'esposizione in forma solenne della Reliquia del Beato che rimase per l'intera giornata oggetto della venerazione dei fedeli. Infra missam il prof. Perrenchio disse il panegirico del Beato invitando la popolazione a sostenerne le opere. A sera la Musica del 1° Reggimento Artiglieria pesante, gentilmente concessa dall'Autorità, tenne concerto davanti la Chiesa; alle 21 si ebbe la benedizione solenne. La giornata fu chiusa col bacio della Reliquia, e con un più vivo risveglio di devozione al Padre dei giovani.

S. MAURIZIO. -- Magnifica la festa celebratasi in S. Maurizio il 5 luglio per iniziativa del Revmo. Pievano teol. cav. Alberto Coatto, antico allievo di Don Bosco. Per l'occasione egli volle far dipingere dal prof. Orlando Giovanni, residente in S. Maurizio, un artistico quadro del Beato, che fu benedetto nel fausto giorno. L'ottima popolazione, preparata alla festa, la celebrò con una comunione generale e partecipò a tutte le funzioni svoltesi con particolare solennità, grazie alle squisite esecuzioni musicali sotto la direzione del valente organista M. Luigi Garneri.

Per la circostanza il sig. Pievano volle che il panegirico del Beato fosse detto da un sacerdote salesiano, il quale, congratulandosi di vedere introdotta nella parrocchia la devozione al Beato D. Bosco, incoraggiò a renderla viva ricordando che il Beato fu uno dei santi che ebbe più generosamente il favore della Divina Provvidenza, di cui si sente più che mai vivo il bisogno nelle strettezze del momento presente.

La bella giornata si chiuse con la benedizione e col bacio della sacra Reliquia.

All'Estero.

SHIU CHOW (Cina). - Essendo la festa patronale del Collegio di Shiu Chow, fu solennizzata il meglio possibile per aderire al caldo invito di Monsignor Vicario: ma fu preceduta da giorni che non potevano esser peggiori. Acqua che cadeva ininterrottamente, fiumi gonfi e vorticosi che tutto travolgevano minacciando di invadere la campagna e l'abitato, chiusura forzata delle scuole per essere le vie intransitabili; ecco ciò che succedeva mentre gli alunni interni del Collegio Don Bosco facevano colla miglior divozione il triduo in preparazione alla festa, e i pagani, sgomenti, bruciavano candele e petardi per implorare protezione dalle loro divinità e arrestare il disastro che si delineava.

La festa riuscì entusiastica. Devotissime le funzioni religiose e brillantissima l'accademia, a chiusura della giornata, nella quale vari maestri, alcuni ancora pagani, presero la parola per inneggiare a D. Bosco, il cui nome suona agli orecchi cinesi come quello del loro Confucio. Anche gli alunni l'esaltarono con fervide lodi; e vi ebbero pure parte le alunne del collegio femminile delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che dissero il loro ringraziamento e offersero i loro fiori.

FORTIN MERCEDES. - La festa del 26 aprile rimarrà memorabile negli annali del Collegio S. Pietro di Fortin Mercedes: fu la festa delle prime comunioni di un buon numero di fanciulli e alla Messa solenne sei giovani, rinunziando alle carriere mondane, vestirono l'abito clericale avviandosi alla carriera ecclesiastica.

SANTA ANA (El Salvador - Centro America). - Alunni, ex-alunni del Collegio S. José coi Cooperatori e il popolo della città andarono a gara nell'effondere la loro vivissima devozione al B. Doli Bosco nella ricorrenza del 26 aprile. Preparata da una novena predicata con entusiasmo da un valente oratore, la festa riuscì solenne per le magnifiche funzioni alle quali assistette sempre una folla imponente e devota: molte furono le comunioni alla messa celebrata dall'Ispettore Salesiano. A sera la splendida processione riuscì un trionfo pel Beato che passò benedicendo per le vie gremite di gente. La giornata fu chiusa da una brillante accademia e dall'illuminazione.

Grazie ricevute per intercessione del Beato

Chiamato d'urgenza ad amministrare gli ultimi conforti religiosi alla fanciulla Rita Napolino di Salvatore e di Migliorisi Marianna, ammalata di tifo da ben due mesi e senza alcuna speranza dichiarata da parte dei medici, come ultimo tentativo misi una reliquia del nostro Beato nelle mani smorte della piccola creatura. Quale non fu la subitanea sorpresa quando la notte riposò tranquilla e l'indomani diede segni di novella vita. Dopo due mesi di convalescenza, si rimise completamente ed ora a mezzo mio rende pubblica la grazia ad onore del Beato D. Bosco.

Modica, 2 maggio 1931.

Sac. D. FILIPPO L. PIRA Direttore Salesiano.

Un mio nipotino, Antonio de Falco di circa cinque anni, da Bella (prov. di Potenza), si ammalò, il 27-4-1931, di gastro-enterite acuta. Dopo pochi giorni intervenne una grave congestione polmonare. Il caso si presentava molto disperato, tanto che si temeva la catastrofe da un momento all'altro. Saputa la cosa la Direttrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che, da sei mesi hanno aperto un fiorente « Giardino d'infanzia » ed altre opere a bene della gioventù di Bella, si recava al letto dell'infermo e, mentre animava i presenti a pregare e sperare nel Beato Don Bosco, porse al piccino, loro alunno, un'immagine-reliquia del medesimo Beato

La febbre violenta continuava e consumava il tenero corpicino. Nella notte dal 5 al 6 aprile, dopo aver passato alcune ore agitatissimo, il piccino riposò alcuni istanti e, nello svegliarsi gridò:

Mammma, mamma, Don Bosco mi ha guarito; Don Bosco mi ha guarito ». Così, dopo solo cinque giorni, avveniva la risoluzione della polmonite, senza che io riuscissi a spiegarmi l'insolito fenomeno.

Ora il bambino è guarito completamente.

Bella, 14-5-1931.

Dott. GIusEPPE MATONE.

Circa due paesi fa si presentava in questo ospedale della Concezione, per essere operato di appendicectomia, un tal Lanza Antonino di Andrea da Caltavuturo (prov. di Palermo), operaio, nato il 4-8-1904. Munito di una lettera di raccomandazione per mio fratello, il quale in atto è assistente in questa clinica chirurgica che ha sede proprio nel su nominato ospedale. Egli veniva subito ricoverato e dopo pochi giorni operato.

Mio fratello, al cui reparto il Lanza era stato assegnato, aveva per il medesimo, sebbene non avesse eseguito lui l'operazione, delle cure speciali, data anche l'entità del caso; e, quando nel povero operato si fu manifestata una grave infezione peritoneale, mi riferì la cosa con affettuosa accoratezza, anche perchè la madre del malato, una buona donna dei nostri monti, conscia del grave stato del figlio, si era rivolta proprio a mio fratello con queste desolate parole: - Professore, quando non ci sarà più rimedio voglia per carità dirmelo, affinchè mio figlio possa in automobile essere trasportato ancora vivo in paese e venga a chiudere gli occhi nella nostra casetta! - L'implorazione era disperata, e, quando la sera seguente mio fratello ritornava dopo la cena in ospedale, constatava che al malato non restava che qualche ora di vita, anche perchè il ritmo cardiaco era in completo disordine, e dava alla povera madre il triste consenso per la partenza.

Quella sera avevo accompagnato in ospedale mio fratello, proprio per aver nuove del Lanza, per il quale, chissà perchè, avevo preso un interesse speciale, ed ero rimasto fuori del reparto ad attenderlo. Quando mio fratello uscì fuori, ebbe tristamente, a diruti: - Non c'è più rimedio, ho consentito che lo trasportino al loro paese, ma indubbiamente arriverà morto, perchè le scosse della macchina accelereranno la fine. - Intanto la povera madre, singhiozzando, usciva insieme con un congiunto dal reparto per disporre la partenza. Il pianto di quella povera madre mi commosse altamente, avrei voluto consolarla, ma per lei non seppi far altro che pregare così in cuor mio: - Beato Don Bosco, intercedete Voi presso il trono dell'Altissimo affinché le venga restituito il figlio, ed io invierò alle vostre Missioni la somma di lire cento!

- Nari c'è proprio nessun rimedio? soggiunsi poi rivolgendomi a mio fratello.

- Soltanto un miracolo può salvarlo!

Io conoscevo lo scetticismo di mio fratello in fatto di miracoli, e con una fede mai sentita esclamai:

- Crederai nel miracolo se egli vivrà?

Sì, mi fu risposto, e ci avviammo a casa.

Per via ripresi fervidamente la mia tacita preghiera:

- Beato D. Bosco, per la gloria di Dio, per la vostra santificazione, per edificazione mia e di mio fratello, ottenete che quel moribondo sia restituito alla vita!

L'indomani seppi che il medesimo era stato trasportato in automobile al suo paese; e dopo circa una settimana - gioia per me indicibile - ebbi nuova che era vivo e fuori pericolo.

Sciolgo ora, con ritardo, il mio voto.

Palermo, 17-6-31

Prof. PAOLo Di GIOIA.

Alla vigilia della mia Partenza per l'America, sento imperioso il bisogno ed il dovere di sciogliere un voto fatto al B. Don Bosco per alcune importanti grazie da Lui benignamente concessemi. Lo pregai con tutta la fede di cui sono capace per due carissime mie congiunte, una ammalata di tubercolosi, e l'altra di malattia che difficilmente perdona; non mancammo di fare molte novene in famiglia in onore del Beato, mettendo le inferme sotto la sua potente protezione, e le nostre povere preghiere sono state esaudite oltre ogni dire, perchè ora le care inferme stanno proprio bene. Ma un'altra grazia ancora più importante il B. Don Bosco nella sua immensa bontà s'è degnato ottenermi. Mio marito da tanti anni viveva lontano dai Sacramenti ed a nulla erano valse le mie esortazioni per ricondurlo a Dio. Angosciata mi rivolsi ancora una volta al Beato, promettendogli, che se mi avesse concesso la sospirata grazia, avrei, nei limiti del possibile, aiutato sempre le Opere Salesiane. Oh! meraviglia! Ecco che mio marito sente improvvisamente il bisogno di confessarsi e riceve i Sacramenti con edificante devozione. Con l'animo riboccante di gioia rendo grazie al Beato desiderosa che cresca in tutti la devozione verso di lui, che tutti sappiamo come non spera invano chi al B. Don Bosco si affida.

Fermo.   CORRADINA MICHELETTI.

Una guarigione prodigiosa. - Fara Maria di Luigi di anni 6 fu colpita da gravissima meningite, per cui il medico curante dopo di aver esaurite tutte le risorse dell'arte, perdeva ogni fiducia di salvarla. In tale situazione dolorosa per la famiglia, le R. Suore di Maria Ausiliatrice, di cui la piccola Maria era affezionata alunna, ricorsero al patrocinio del loro Fondatore con una novena. Ed ecco, che quando proprio ogni speranza era umanamente perduta, dopo quindici giorni di lotta straziante tra vita e morte, la Maria riprende i sensi, la percezione chiara delle persone, delle cose, e il pericolo è scongiurato. Oggi dopo un mese di convalescenza è perfettamente guarita con grande meraviglia del paese, e con un senso generale di accresciuta divozione al Beato Don Bosco.

Se mio figlio troverà lavoro, promisi al Beato Don Bosco, io offrirò 5o lire per tre anni consecutivi. - Mio figlio trovò lavoro, ma non stabile, per cui non mi credetti in dovere di mantenere la promessa.

Al principio del febbraio 1930 mio figlio si trovò disoccupato di nuovo; allora ricorsi con una più fervorosa novena al mio Protettore. Una notte durante la novena sognai il Beato che con una schiera di ragazzi andava per una via... Lo chiamai, lo pregai di trovare occupazione pel mio figliuolo. Egli si voltò verso di me e mi disse:

- Tu chiedi la grazia di un'occupazione... ma la più importante non la chiedil

E quale?

La salute dell'anima di tuo marito.

Purtroppo il marito non metteva piedi in chiesa e da 23 anni non si accostava più ai Sacramenti.

- Bene. Don Bosco, chiedo questa grazia, ma desidero anche l'altra.

- E quello che hai promesso, lo farai? - mi disse facendosi serio. - Rìcordati che i miei figli hanno bisogno... -Alzò la mano come per benedirmi.

Mio marito corse rischio di essere poco dopo stritolato da un tram, e fu proprio un miracolo che una vite del salvagente entratagli nel piede, lo tenesse sospeso finchè il tram potè fermarsi. Gli si dovettero asportare tre dita e ne ebbe per 7 mesi di ospedale: ma là ritrovò la pace dell'anima col ritorno alla fede ed ora è puntuale ai doveri della vita cristiana.

Anche il figlio trovò impiego nei tram.

Sono stata lietissima di offrire alle Missioni il suo primo mese di stipendio di L. 520, per dimostrare al Beato la mia riconoscenza.

Torino.   M. F., cooperatrice.

Due belle grazie.

La prima si è ottenuta nel gennaio dell'anno corrente a favore di un bambino (Mari Pacifico) affetto da polmonite doppia. Tanto il medico curante come lo specialista chiamato dai genitori avevano giudicato il caso tanto grave che nulla dava motivo a sperare. Vedendo inutile ogni rimedio umano, la mamma del bambino mi fece chiedere una benedizione per il suo piccolo. Non potendo sul momento andare, mandai la reliquia del B. D. Bosco che, dono graditissimo, avevo ricevuta da Torino il 1° gennaio. Andai dal bambino nel pomeriggio e lo trovai quasi nello stato preagonico: gli diedi la benedizione e poi per confortare la mamma addoloratissima le dissi: - Pregate il B. Don Bosco; voleva tanto bene ai piccoli, vi otterrà sicuramente la guarigione del vostro bambino. - Chiesi notizie il mattino seguente: erano sempre gravi. Raccomandai che insistessero nella preghiera ed infatti il bambino cominciò a migliorare, e in breve, con meraviglia di tutti, ritornò in perfetta salute.

Un'altra guarigione. La mattina del Sabato Santo fui chiamato per portare il Viatico ai giovanetto Seri Pierino di Nicola affetto ancor esso di polmonite e in stato gravissimo, a giudizio del medico. Non potendo andare dall'ammalato, mandai il Cappellano al quale diedi la reliquia del Beato Don Bosco perche la portasse all'infermo. Circa le ore 10 vidi il dottore che tornava dalla visita dell'ammalato. Domandai notizie e mi rispose che il, giovane si trovava in uno stato gravissimo e che non sperava poterlo salvare perchè chiamato con troppo ritardo. Intanto dalla famiglia si pregava il Beato D. Bosco. Il miglioramento fu così repentino che, quando nel pomeriggio della Pasqua andai a visitare l'infermo, lo trovai in uno stato così buono che ne feci le meraviglie con i genitori. - Se l'avesse visto ieri, mi risposero, non ci si sperava più. - Anche questi in brevissimo tempo guarì perfettamente e venne in chiesa a ringraziare il Signore e il Beato D. Bosco della guarigione ottenuta.

Colmurano.

D. QUIRICO GESUELLI, parroco.

Guarita da una grave ulcera allo stomaco. - Già fin dagli anni di mia gioventù era travagliata da forti dolori allo stomaco, per cui mi tornava impossibile, o per lo meno assai difficile la deglutizione di certi cibi solidi e piuttosto infiammativi. Visitata a più riprese da diversi distinti sanitari, attribuirono sempre il mio malessere a difficoltà di digestione, causata dalla vita sedentaria che conducevo per ragione del mio lavoro di cucito.

Frattanto erano trascorsi oltre 15 anni ed i miei dolori, per quanto alternati da mesi o settimane, nonchè diminuire, aumentarono sempre fuor misura, tanto da decidermi a farmi rivisitare da un nuovo ed illustre sanitario. La diagnosi pronosticò una profonda e larga ulcera allo stomaco, prognosi che venne confermata alla visita dei raggi X.

Dovetti così rassegnarmi ad una rigorosa dieta lattea, la quale, se scrupolosamente osservata, mi recava un grande sollievo; non fece però scomparire l'ulcera, che ad intervalli più o meno lunghi mi sottoponeva a sofferenze indicibili.

Trascinai in tal modo la mia dolorosa esistenza per ben altri 7 anni, quando sul finire del gennaio corr. anno e precisamente la sera del 28 stesso, fui assalita da così forti e lancinanti dolori allo stomaco che credevo di venir meno e assillata per di più da timore fondato di una probabile catastrofe a non lunga scadenza, con grande fiducia invocai il Beato D. Bosco, incominciando subito una novena in suo onore. Ero appena giunta alla sera del terzo giorno della medesima, quando, in una ripresa spasmodica de' miei dolori, presa un'immagine del Beato tra le mani, con le lacrime agli occhi, invocai fervorosamente la sua assistenza e fidente nella sua potente protezione mi posi a letto. Passai una notte tranquillissima e al mattino svegliandomi, mi alzai libera da tutti i miei dolori. Provai a deglutire qualsiasi sorta di cibi, ingoiai un bicchiere di vino, che da anni ed anni più non gustavo, ma non risentii il minimo malanno. Ero guarita. Il Beato D. Bosco mi. aveva ottenuta la grazia. Sono ormai passati 5 mesi da quel giorno fortunato e la guarigione perdura costante con grande consolazione mia, de' miei fratelli e sorelle.

Riconoscente, adempio la promessa fatta di an dare a ringraziar il Beato nel santuario di Maria Ausiliatrice in Valdocco, e deporvi la mia umile offerta.

Cavour, 13 Luglio 1931.

BORDA BOSSANA EMILIA

Cooperatrice salesiana.

Esprimono pure la loro riconoscenza al Beato Don Bosco:

Galeno Giovanni (Bari) per grazia ricevuta offre con riconoscenza al Beato Don Bosco un calice d'oro.

Ghiglia Caterina (Fontanile). Suo marito nel febbraio cadde gravemente e fu dato per spacciato dal dottore e dal professore accorsi presso il suo capezzale. La moglie si rivolse con fede all'intercessione del Beato, e rinacque la speranza di veder guarire il caro malato; e benchè il dottore avesse detto che forse l'infermo sarebbe rimasto disgraziato per tutta la vita, pure guarì perfettamente.

Gerboni Abramo (Gaione di Vigatto) per guarigione da grave bronco polmonite in pochi giorni.

M. Azario (Torino) è riconoscente al Beato per la protezione efficace avuta.

Sorelle Barale (Torino) offrono per le missioni salesiane una catena d'oro con brillanti, riconoscentissime per tre grazie segnalate ricevute a intercessione di Don Bosco: e ne invocano la protezione anche per l'avvenire.

M. B. (Brescia) invia L. 5o per le opere del Beato Don Bosco come da promessa fatta riconoscentissima per la protezione ottenuta e fidente nella potente sua intercessione in una situazione difficilissima.

M. V. B. (Torino). Colpita da grave bronco-polmonite in seguito a diverse ricadute d'influenza, si rivolse con grande fiducia al Beato Don Bosco. Subito il medico constatò un sensibilissimo miglioramento, che proseguì fino a completa guarigione.

Donna Anna Finazzi Ferraris (Roma) invia riconoscente per mezzo del Sig. D. Domenico Martinetti di Villanova Casale L. 500.

Francesca Lupi Degnino (Voltri) dopo la perdita di un tenero bambino che era la gioia della famiglia il Signore le fece regalo di un secondo; ma poche ore dopo la nascita lo si vide contorcersi dolorosamente per le convulsioni, di cui ebbe ripetuti attacchi violenti che fecero temere della sua debolissima esistenza. In quei momenti in cui nessun rimedio riusciva efficace, la reliquia del B. Don Bosco fu per gli afflitti genitori di grande speranza: e fu collocata sul corpo del piccino. Ad ogni attacco era una promessa della mamma di crescere nella virtù il figlio, se D. Bosco l'avesse conservato in vita. Colla protezione del Beato il bimbo in pochi giorni veniva a star bene, senza conservar tracce delle sofferenze patite.

Tricerri D. Francesco (Casale) ci scrive: « Nella primavera del 1928 la mamma fu colpita da forte febbre intestinale e pielite.

Le cure del dottore e di un professore non portavano ad alcuna felice risoluzione della malattia, e si temeva fortemente di perdere la nostra cara inferma. Essa era rassegnata; ma il desiderio di poter assistere alla prima messa del figlio sacerdote salesiano, la spinse a ricorrere al B. Don Bosco per ottenere la guarigione. E D. Bosco l'esaudì: a poco a poco le ritornarono le forze e si ristabilì perfettamente a.

Teresa Balbiano Ved. Bezzato (Incisa Scapaccino). Colpita improvvisamente da gravissimi dolori, per consiglio del Dott. Galansino di Nizza che la visitò fu trasportata all'Ospedale di Nizza ed ivi subito, operata dal valente chirurgo Prof. Galansino assistito da quattro dottori. L'inferma, che si era messa sotto la protezione del B. Don Bosco, dopo l'operazione durata due ore, temeva dover soccombere pel male assai avanzato, ma fu premiata della fiducia riposta nel Servo di Dio. Dopo un mese e più di degenza nell'ospedale ne uscì completamente risanata.

O. I. Ex-allievo (Belluno) affetto da grave malattia intestinale per cui si rendeva necessaria un'operazione chirurgica, ricorse con una novena al Beato promettendo un'offerta per le Missioni; ed ebbe la grazia desiderata della perfetta guarigione.

Sr. Maria Piacentini (Lenta) si raccomandò al Beato per la felice riuscita dell'operazione agli occhi. L'operazione riuscì benissimo per un occhio, ma essendo l'altro più debole fu in apprensione di doverlo perdere nonostante la felice operazione subita. Coll'aiuto di D. Bosco il pericolo fu superato ed ora vede benissimo.

Ida Rossi (Salassa) offre al Beato l'offerta a nome di un'amica che trovandosi in fin di vita fu guarita coll'intercessione di Don Bosco.

Direttrice Ist. Magistrale (Giaveno) ringrazia il Beato per la protezione accordatale.

M. F. (Vercelli). Ebbe la figlia di 17 anni colpita da influenza assai forte con alta febbre ed emorragia dal naso che mise la sua vita ìn pericolo. Non cessò in quei momenti di pregare il Beato e l'emorragia finì, per dar luogo ad una polmonite che ridusse l'inferma agli estremi. Però non venne meno la fiducia in D. Bosco, e colla sua protezione l'ammalata si riebbe e guarì in poco tempo.

Maria Zanotti Rizzoli (Corticella) ringrazia per le continue grazie.

Carlo e Aldegonda Bona (Cairo) sono grati al Beato per la guarigione insperata ottenuta con novena in suo onore.

Cena Giuseppe (Casa Bianca) ricorse a D. Bosco perchè fosse scongiurata una lite e fu tosto esaudita.

Adele e Dino Bruno (Novara) sotto la pressione di un lungo e ingiusto martirio, calunniati per tre anni, lottarono e si trovarono sfiniti, senza risorse pci loro bimbi. Ricorsero in quelle ore angosciose al Beato e col suo aiuto videro trionfare la loro innocenza. Ringraziano cordialmente per tanta protezione.

Margherita Bolla (Torino). Sofferente da tre anni per forte esaurimento generale e poco o nulla giovandole le cure mediche, supplicò con fiducia il caro Beato G. Bosco ed ottenne un notevolissimo miglioramento, per il quale può ora disimpegnare le sue occupazioni. Con animo profondamente grato scioglie la sua promessa inviando offerta per le Missioni, ed invocando completa guarigione.

Dieci ordinazioni sacerdotali a Hong Kong.

Hong, Kong, 17 Luglio 1931. Amatissimo Padre,

Mentre la vasta provincia del Kuang Tung, ribellatasi al Governo Centrale, si prepara per una formidabile campagna di guerre e di stragi, che avranno per campo il terreno della nostra già tanto provata missione, nell'incertezza del domani e quasi ad animarci ad una serena fiducia, il buon Dio ci ha donato una grande gioia e consolazione. Il 30 maggio dieci nostri studenti di teologia (la maggior parte dei quali ha compiti i suoi studi in questa Cina) venivano ordinati sacerdoti. La commovente funzione si svolse con solennità di riti nella vasta Cattedrale di Hong Kong, dedicata all'Immacolata, per mano di S. E. Rev.ma Monsignor Enrico Valtorta, grande amico e fervido sostenitore dell'Opera Salesiana.

Ad assistere alla bella cerimonia, quasi a supplire alla mancanza dei parenti lontani, facevano corona agli ordinandi molti confratelli e missionari di diverse congregazioni, i giovanetti dell'Istituto S. Luigi, alcuni Oratoriani allievi e Superiori di Macao, buon numero di Cooperatori e Cooperatrici, che accompagnavano colle preghiere e coi voti più fervidi i dieci novelli leviti.

Era la prima volta che la Congregazione nostra in Cina si arricchiva di un sì bel numero di sacerdoti, ed anche nella cattedrale mai si era avuta una ordinazione tanto numerosa. Monsignor Valtorta tenne alla fine un vibrante discorso animando i novelli ministri di Dio a portare con intrepidezza Gesù ai tanti pagani che attendono la Redenzione, imitando lo zelo di Don Bosco e seguendo le orme dei nostri Martiri Mons. Versiglia e Don Caravario.

I buoni Padri dell'Istituto Pontificio delle Missioni Estere vollero trattenere a colazione i novelli sacerdoti trattandoli con squisita carità e cortesia.

Il 31 maggio i nostri cari ordinati venivano gentilmente invitati per la celebrazione della loro prima S. Messa dai Rettori delle diverse chiese o dai Superiori delle comunità religiose. Fu una gara cordiale, premurosa, da darci una novella prova dell'amore che qui si ha per Don Bosco e per la sua opera.

I Padri Gesuiti Irlandesi che profondono il loro vasto sapere ed il loro zelo apostolico in diverse istituzioni, vollero il nostro Don Davide Hourigan loro connazionale; Don Pomati venne invitato dal parroco cinese della chiesa di Santa Croce; Don Mario Calvi celebrò per la comunità cinese nella Cattedrale; Don Riccardo Musso presso le Suore Indigene del Prezioso Sangue; Don Mario Rasiga nella Cappella dell'Istituto italiano delle Suore Canossiane; D. Natale Giuseppe Avalle nella casa delle Suore Canadesi; Don Guglielmo Schuzdeller e D. Michele Suppo nella nostra rettoria di Sant'Antonio. Alle dieci D. Mario Acquistapace cantava la Messa solenne in detta chiesa, accompagnata dall'esecuzione di musica figurata e gregoriana, e D. Stefano Bosio teneva il discorso di occasione.

Ovunque i neo-sacerdoti furono oggetto delle più vive dimostrazioni di stima e di affetto, specialmente da parte degli oratoriani.

All'una pomeridiana non ostante il diluviare di un temporale la povera nostra mensa veniva rallegrata dalla presenza di molti nostri amici ed ammiratori dell'Opera Salesiana. Non mancarono i brindisi: parlarono applauditi S. E. Mons. Deswaziéres delle Missioni Estere di Parigi, il venerando padre Spada dell'Istituto Pontificio delle Missioni Estere di Milano, Padre Byrne Superiore dei Gesuiti, il Console del Brasile ammiratore dell'Opera Salesiana.

Anche rappresentanti di ben dodici nazioni inneggiarono a Don Bosco e bene augurarono ai novelli leviti. Rispose a tutti D. Davide Hourigan impegnando i suoi nove compagni a spendere tutta la vita a pro' dei cinesi.

Il Vicario Apost. di Hong Kong S. E. Mons. Valtorta, volle pure onorarci di una sua visita, appena l'inclemenza del tempo glielo permise.

Sul tardi gli ex allievi richiamarono un folto pubblico al teatro, da essi pazientemente preparato. Osservavo commosso la moltitudine di pagani che si commoveva all'avvicendarsi dell'azione drammatica che ricordava il Martire San Vito e s'interessava vivamente alla dottrina che il confessore della fede predicava e viveva.

Amato Padre, è veramente consolante l'avere nelle file del nostro piccolo esercito dieci nuovi soldati, pronti alla pugna; ma se consideriamo il bisogno, la necessità in cui versiamo di personale, è proprio il caso di ripetere di essi e di noi: Rari nantes in gurgito vasto.

Attendiamo altre anime generose che ci vengano in aiuto, e auguriamo che altri genitori sentano l'orgoglio di dare alla Chiesa zelanti Missionari.   Sac. CARLo BRAGA

Missionario Salesiano.

DALLE NOSTRE MISSIONI

Una visita al Sundarbans (Krishnagar).

(Notizie missionarie e impressioni di viaggio).

Ho potuto visitare per la seconda volta la regione dei Sundarbans dopo una prima visita affrettata fatta in compagnia di Monsignore due mesi fa circa. Poichè il Catechista di quei paesi si trovava a Shimulia in occasione dell'adunata di tutti i Catechisti della Missione pochi giorni dopo Pasqua, mi unii a lui nel suo viaggio di ritorno, anche per... trovarmi in buona compagnia.

Fu un viaggio caratteristico e non privo di peripezie, ma fu soprattutto, pur non mancando le spine, pieno di spirituali consolazioni.

Khulna il... futuro centro.

Khulna è il centro o il punto d'appoggio per intraprendere questi viaggi. È unita alla Capitale con una linea ferroviaria abbastanza comoda per portarsi da Calcutta a Khulna e viceversa; inoltre la Compagnia Indiana di Navigazione Fluviale dà comodità con corse giornaliere e settimanali di intraprendere il viaggio per il Sundarbans e Faridpur dove abbiamo cristiani da visitare e mezzo di estendere l'opera missionaria, oltrechè in mezzo ai pagani e maomettani, anche in mezzo alle sette protestanti di tutte le denominazioni.

Dovendo recare materiali per riparare la chiesa del centro più importante (Malgajee), già scoperchiata da un violento ciclone un anno fa circa, noleggiamo un barcone che può caricare circa 6o mounds (un 24 quintali circa) e che è provvista pure di due camere o separazioni che il Catechista battezza solennemente, all'inglese, « quartieri» (appartamenti), uno per la Suora che ci accompagna e uno per me. La Suora è realmente sola e libera, io invece faccio comunità col Catechista di Malgajee e con quello di Shimulia, il servo, un ragazzo e tre uomini di... equipaggio. Il padrone della barca, un Hindù fedele, ricorda simili fortune di anni addietro quando i Padri di Milano facevano

a lui simile onore. Manco a dirsi che l'onore per il barcaiolo porta con sè onere per il Padre che alla fine ha da pagare l'onore dato e il disagio ricevuto.

A ogni modo stiamo in mare a quel modo tre giorni sebbene non intieri, godendoci il mare e il sole e la... noia e raccontandoci a vicenda tante storie passate e future, mentre la regione delle tigri e dei coccodrilli, il Sundarbans, si avvicina.

Il Sundarbans.

Il Sundarbans, così detto dalle sue vergini foreste (sundor = bello, bon = foresta) che si estendono dal mare in su per migliaia di miglia, confina al sud colla Baia del Bengala. Gli indigeni, avutone dal Governo il permesso, cominciarono dal lato nord a tagliare il bosco e vi costrussero le loro abitazioni; a mano a mano che andarono aumentando di numero estesero anche il territorio che essi coltivano con molta fatica ma con abbondante raccolto. Tutta la regione è intersecata da fiumi e canali che formano una vera rete e se nella stagione asciutta molti tratti si possono fare a piedi, durante la stagione piovosa non è possibile andare da un posto a un altro se non su barchette o barconi o piroscafi. La gente vive, si può dire, sempre in mezzo all'acqua, che invade tutto formando come un mare senza confini, e siccome per ben otto mesi non può lavorare la terra, si dà alla pesca e passa le serate cantando le proprie canzoni, accompagnate da strumenti caratteristici e da danze a volte piene di vivacità e non prive di grazia.

In quella regione abbiamo tre chiesette e tre principali cristianità. Altri gruppi o case sparse nel vasto territorio fanno capo a queste tre, e quando il Missionario vi si reca (non lo può, purtroppo, che raramente per mancanza di personale e di mezzi pecuniari), tutti, chi prima, chi dopo, rifanno un dovere di recarsi a ossequiare il Padre e fare i loro doveri religiosi con un fervore che è davvero consolante.

I tre centri principali sono Malgajee, con chiesetta e due stanze per il Padre e la Suora, una scuola per cristiani e infedeli. È un paese di circa 200 anime, non contando le due «pare » (frazioni di villaggio) hindù e maomettana. Il secondo è Chelabunia, villaggio che ha circa 6o cristiani con chiesetta e piccola cucina. Questo si può chiamare la roccaforte protestante essendovi circa 200 battisti, che vi hanno chiesa, scuola e un Istituto-convitto. Terzo centro è Chunkuri, villaggio di un'isoletta omonima, che si dice abitata esclusivamente da cristiani. I cattolici sono i meno numerosi, gli altri sono quasi tutti battisti. Noi vi abbiamo una chiesetta frequentata dai nostri cristiani in numero di una cinquantina circa. Altri villaggi minori si trovano disseminati tutto intorno, ma non hanno che pochi cristiani, alle volte una o due famiglie, alle volte un solo individuo, che vive da cristiano magari in mezzo agli hindù e maomettani e protestanti che lo circondano. Non è raro il caso di famiglie i cui membri appartengono a differenti religioni e vivono d'accordo come la cosa più naturale del mondo. A volte però la conversione di un membro porta la guerra in famiglia con gli inevitabili effetti. Così vengono con molta frequenza alla mente le parole del Maestro: « Non veni pacem mittere in terra sed bellum ». « Veni separare hominem adversus patrem suum et filiam adversus matrem et nurus adversus socrum suam... ».

L'Isola di Chunkuri.

Dopo tre giorni non intieri di... navigazione in barcone approdiamo all'isola di Chunkuri. Primo abitante che ci viene a far festa: un vecchio cane che ha conosciuto tante barbe tutte evidentemente buone a suo parere: forse ricorda (felice memoria... canina) qualche boccone prelibato che la vita ordinaria gli nega...

Subito il Catechista e gli altri escono dalle loro case in festa, e ci danno il loro « pronam » con effusione. Siamo specialmente amici dei ragazzi che ci si affollano con tutta confidenza.

Ci fermiamo quel giorno e il giorno appresso, domenica, dando comodità di accostarsi ai Sacramenti, visitando tutti, non esclusi i vicini inquilini battisti, anzi riusciamo ad accalappiarne alcuni che ora sono nel numero dei catecumeni. Cominciamo qui a sentire una frase che avremo occasione di sentire molte altre volte in questo giro di Missione, che cioè se il Padre potesse fermarsi o almeno potesse venire più di frequente tanti battisti si convertirebbero. Ma che farci? Non c'è che pregare il

Padrone della messe «ut mittat operarios in messem suam ».

Il lunedì al lume delle stelle, celebrata la S. Messa, rimontiamo sul nostro barcone e via. Il vento fresco ci accompagna e siamo felici di avvicinarci sempre più alla mèta. Sono le dieci quando... ci troviamo bloccati. Otto o dieci musulmani sono intenti a sbarrarci la via chiudendo l'unico canale per cui possiamo andare a Malgajee. Dicono che sono ordini superiori e non c'è che fare. Ci tocca far di necessità virtù e fare a piedi la non facile strada che ci separa da Malgajee. Sono quasi due miglia che dobbiamo fare a piedi, saltando canali, passando su ponti dondolanti, affondando i piedi nelle frequenti paludi e pozzanghere e difendendoci alla meglio coll'ombrello dai raggi cocenti del sole indiano.

Ma arriviamo sani e salvi, quantunque molto stanchi, e ne ringraziamo il Signore. La Suora è subito attorniata dalle donne che la ricordano da tanti anni e dalle numerose bambine che sbucano da tutte le parti. Io ricambio i numerosi saluti, alle « antiche » conoscenze di tre mesi fa, e mi avvio alla chiesa. Povera chiesa! È un anno fa circa che un terribile ciclone l'ha scoperchiata. La parte del tetto soprastante l'altare è stata violentemente asportata. I cristiani vi si erano rifugiati per salvarsi dal furore dell'uragano che schiantava e sfasciava le loro casette, uniti nella preghiera. Ma il demonio, col permesso di Dio, potè invelenire su quella buona popolazione, e una ventina furono le vittime fatte dalle travi e mattoni caduti sopra la gente. Per un anno la chiesa è restata così, scoperta e... mutilata. Ora speriamo ricoprirla, ma le spese ci sconcertano. Il Catechista, non ricco di soldi, al contrario ricco di... famiglia e di buona volontà, ha anticipato una parte della spesa sperando di esserne rimborsato al principio della stagione (giugno o luglio), e così abbiamo potuto portare con noi l'occorrente per iniziare i lavori (calce, mattoni, travi ecc.) più i muratori che non si trovano sul posto, sperando che la Provvidenza non ci faccia sospirare troppo a lungo il desiderato aiuto.

Quanti tra i lettori vorranno concorrere a riparare la Casa di Dio e acquistarsi così dei meriti per il Paradiso?

Malgajee e dintorni - Lavoro missionario - I protestanti - Fatti e impressioni.

Da Malgajee, come centro, partiamo per visitare i villaggi circonvicini. Nel primo giro visitiamo i paesi posti al nord di Malgajee.

Su di una barchetta mettiamo l'altarino da campo e alcune provviste. Ci si parla di coccodrilli che a volte fanno delle sorprese, ma possiamo fidarci dei barcaioli che sanno tener gli occhi aperti; gli scherzi del tempo che alle volte bruscamente ci fa trovare di fronte a una tempesta poco rispettosa verso il Missionario potrebbe forse farci stare più in dubbio, ma confidiamo nell'aiuto del nostro buon Angelo. Un Missionario alcuni anni prima fu sorpreso in questo modo, e dovette al suo sangue freddo e al fatto che la barca era vicina alla spiaggia se potè cavarsela con un piccolo bagno. Un'ondata improvvisa avviluppò la debole barchetta e la fece letteralmente scomparire.

In molti villaggi trovammo cristiani, amministrammo alcuni battesimi, facemmo alcune conquiste tra i battisti che a suo tempo potranno ricevere il Battesimo. A Jhaubunia, a circa tre miglia da Malgajee, trovammo un ex-Ministro battista, capo di numerosa famiglia, che da più di un anno chiede di essere ammesso al Battesimo. Il suo stato è quanto mai degno di compassione. Era unito in matrimonio con un'ottima donna che però gli morì lasciandolo con parecchi figli. Il suo dolore fu così grande che ne divenne pazzo, e ora è in uno stato compassionevole: parla di tutto, perche è realmente istruito, ma parla anche di visioni avute, pretende di far profezie, di parlar lingue nuove che il Signore gli avrebbe insegnato direttamente, ma quando discute di religione è molto sensato: non ha in bocca che la Chiesa Romana, il Papa e il Battesimo che egli e tutta la sua famiglia devono ricevere. Assicura che tutto il paese dovrà seguirlo, che egli convertirà tutti, dovesse anche morire per questo scopo. Ci riempì la testa, ma più il cuore, e quando gli promettemmo di esaudirlo non ci lasciò più, sembrava invaso da nuova pazzia per la gioia.

Ci dirigemmo quindi a Chelabunia, dove ci fermammo due giorni, benedetti da quei cristiani e ben accolti anche dai battisti. I ragazzi della Scuola battista ci fecero molta festa e ci lasciarono in cuore una grande nostalgia... Oh, se un giorno il nome di Don Bosco potesse diventare per questi buoni e poveri ragazzi sinonimo di Padre! Quanto bene e quante conquiste! Tuttavia questo che ora sembra un sogno chissà che un giorno non diventi una realtà. I battisti confessano di essere a corto di soldi e di non poter più tirar avanti la baracca. Ah, se avessimo noi metà dei soldi che hanno loro!

Nel secondo giro visitammo i paesi del sud: Oldibunia, Kataltolla, Kanainagor e altri, dovunque accolti come inviati della Provvidenza. Ah, se avessimo potuto ascoltare le loro preghiere! Cattolici e protestanti, sebbene con diversità di intenzione, sono uniti nella stessa proposta: « venite e state sempre con noi ».

Oh, il Signore faccia presto che la loro proposta possa essere, almeno in parte, ascoltata!

Impressioni - Appello.

Mentre scriviamo queste righe da altre parti della nostra Missione giungono inviti ripetuti perchè il Missionario vada e consoli tante anime sitibonde della parola di vita.

Abbracciamo in un amplesso tutte queste anime e sciogliamo un inno di ringraziamento alla Provvidenza che apre ai cuori la visione della salute, mentre coll'animo prostrato gridiamo a tutti i nostri fratelli che si uniscano a noi nella preghiera perchè giungano presto, molto presto, quei generosi ché vogliono semi nare in questi campi immensi di Dio. Offriamo ai generosi che verranno (oh, lo sappiamo, la Provvidenza li manderà di sicuro) spine, (di spine è intessuta la vita) ma anche rose e consolazioni.

Offriamo infine ai ricchi un gran mezzo di far del bene coll'inviarci qualche aiuto. Oh, se potessero venire qui a vedere coi loro occhi, quanto facilmente aprirebbero le loro borse! Abbiamo in lista cinque o sei chiesette da aggiustare, se non si vuole che a capo di un anno non rimanga di esse che un mucchio informe di paglia e di fango, e altrettante cappellette nuove che si vorrebbe e dovrebbe erigere stante il presente movimento simultaneo verso di noi da parte degli infedeli, specialmente hindù, e di eretici che aprono gli occhi e si volgono bisognosi di luce alla Chiesa di Roma. Abbiamo inoltre una quindicina di Catechisti e Maestri che debbono essere retribuiti se si vuole che l'opera loro, per poter essere utile, sia dedicata intieramente a vantaggio della Missione.

Anime generose sovveniteci colla preghiera e con gli aiuti materiali; noi speriamo di potervi comunicare fra breve gli effetti della vostra carità. Ve ne ringraziamo fin d'ora di cuore, pregando su di voi urla degna ricompensa dal Padrone della Messe.

Sac. E. SANNA Missionario Salesiano.

Decine di paesi novellamente convertiti alla fede, domandano una chiesa od una cappella. Aiutiamoli, ed avremo assicurato per noi una perenne sorgente di benedizioni celesti.

Vantaggi per gli offerenti.

1° Dedicare la chiesa o cappella al santo preferito in memoria di sè o dei propri cari.

2° Dare al paese un nome cristiano intitolandolo allo stesso santo.

3° Avere il diritto ad una messa annuale nel giorno della festa della dedicazione della chiesa o cappella, celebrata secondo l'intenzione dell'offerente finchè esiste la stessa chiesa o cappella.

4° Una targa ricordo sarà fissata nell'interno della chiesa o cappella col nome dell'offerente.

Prezzi delle chiese e cappelle.

1° Cappella per piccolo villaggio da L. 2.000

a L. 5.000.

2° Cappelle per paesi ordinari da L. 5.000 a L. 12.ooo.

3° Chiese per grossi paesi da L. 12.000

a L. 25.000.

4° Per chiese di centri di zona oltre L. 25.000.

Ai benemeriti offerenti verranno spedite fotografie ed informazioni dettagliate.

Tra gli emigrati d'America.

Premettiamo questo articoletto che il « The Bulletin of the Catholic Laymen's Association of Georgia » pubblicava il 20 giugno u. s. col titolo:

Il risveglio di West Tampa.

« West Tampa » è un quartiere della città di Tampa, popolato quasi esclusivamente da emigrati Latini, molti dei quali vennero dall'isola di Cuba per lavorare nelle fabbriche di sigari. Per molti anni fu assai difficile il problema che la Chiesa ebbe da risolvere, perchè questi figli di nazioni cattoliche avevano quasi interamente rinunziato alla loro fede. Nel frattempo il nemico seminava tra essi la zizzania con fatale risultato.

La costante somministrazione di una stampa anticristiana per anni fatta a questo popolo nelle fabbriche, nei ritrovi di società e altrove, non combattuta energicamente, ebbe il tremendo effetto di trascinare molte anime fuori della Chiesa e ricondurle al paganesimo.

Per venti e più anni la Chiesa di « West Tampa » non esistette che per gli sforzi di poche famiglie americane locali - un minuscolo gregge e uno scoraggiato Pastore! Le scarse collette non bastavano al mantenimento del sacerdote residente e alla manutenzione decente del fabbricato, mentre una popolazione di diecimila figli della Chiesa rimanevano nel letargo e parevano perduti definitivamente. Le varie sette protestanti mantenevano bensì una mezza dozzina di missioni, ma col solito risultato. Un « latino » o è cattolico, o è pagano!

Due anni fa giunse per assumere la Parrocchia di S, Giuseppe il P. Luigi Conde, salesiano, e malgrado le insormontabili difficoltà, rese più gravi dalla depressione generale finanziaria, egli ha già attuato un cambio meraviglioso. Egli comprò una vecchia casa (già fabbrica di sigari) che convertì in scuola parrocchiale e residenza delle Figlie di Maria Ausiliatrice. La Scuola fu iniziata lo scorso settembre con 250 alunni; vi è pure una scuola di lavoro con 50 ragazze, e l'oratorio festivo.

La frequenza alla Chiesa è ora tanto aumentata che il locale a certe funzioni si presenta troppo angusto. Più di cento adulti furono già battezzati, centocinquanta ricevettero la prima Comunione e novantadue la Cresima. Vi è fiorente la Società del Santo Nome.

Un sentimento di affettuosa simpatia va sbocciando persino tra i massoni verso il sacerdote e l'opera che egli sta compiendo. Speriamo che il popolo di West Tampa voglia incoraggiare questo intrepido sacerdote, che con scarsità di mezzi e in circostanze così gravi, sta vincendo una battaglia che sembrava perduta ».

West Tampa (Florida), Giugno 1931. Veneratissimo Padre,

Siamo certe di farle piacere coll'inviarle una breve relazione della nostra incipiente missione in West Tampa.

Giungemmo qui nello scorso settembre 1930, chiamate dal Rev. Salesiano Padre Luigi Conde, che ci avrebbe volute in numerosa comunità, ma dovette accontentarsi del numero perfetto, e limitato di «tre ». Trovammo terreno «vergine» ma ben preparato... Il precursore ci aveva precedute, colla predicazione, coi sacrifici, collo zelo proprio dei Figli di Don Bosco.

Impossibile però il descriverle esattamente la condizione spirituale di questa povera gente. Lontani dalla Patria, privi, purtroppo, di quella fede illuminata che non è un semplice trasporto del cuore, ma una profonda convinzione della ragione e dello spirito, incompresi e derisi nell'ardore indomito del sentimento naturale, ingannati nelle reti insidiose di vili mercenari protestanti, disertavano da anni ed anni la Chiesa, i Sacramenti, e tutti i loro più sacri doveri religiosi. Conservavano, è vero, una remota ricordanza di Dio... qualche medaglia benedetta, qualche invocazione spontanea, inconsapevolmente sfuggita nell'ora turbinosa della prova... ma la S. Messa festiva? La Santa Comunione? Le preghiere del buon cristiano?... Nulla, nulla di tutto questo! La Chiesa vuota, anche di domenica; la Sacra Mensa deserta, anche nell'epoca pasquale... Battesimi, matrimoni, sepolture... un numero irrisorio. Qui si nasce, si vive e si muore, anche senza Dio!

I primi ad incontrarci furono i «piccoli». Fin dalla prima sera del nostro arrivo, fummo clamorosamente salutate da una turba di monellucci e monellucce del vicinato. Piedini scalzi, gambette nude, vestiti stracciati, faccette birichine, ma illuminate tutte da un sorriso incantevole di semplicità e d'innocenza..

La vera porzione di Don Bosco! Tutti volevano vedere le hermanas, tutti volevano salutarle,, e ricevere la medaglia benedetta di Maria SS.ma Ausiliatrice. Ed essi ci accompagnarono per la prima volta in Chiesa, un venerdì sera, alla Benedizione, facendo un corteo di nuovo genere che tutti i passanti guardavano incuriositi... Erano una sessantina, e forse più della metà non sapevano la strada della Chiesa: erano quasi tutti da battezzare! Incominciammo immediatamente ad istruirli, partendo, naturalmente, dal Segno della Croce. Ai piccoli, seguirono gli adulti. Le mamme, contente nel vederci accarezzare i loro piccini, vennero pure a darci il loro cordiale benvenuto, e, vincendo ogni titubanza o naturale diffidenza, ci offersero con gioia i loro figliuoli, perchè li educassimo come si educano là, - dicevano - oltre il mare, nell'indimenticabile Italia, nella benedetta Spagna.

Ben presto la Scuola Parrocchiale affidataci registrò 25o allievi, ripartiti nei vari gradi, dal l'Asilo all'Ottavo, e sarebbero ancora cresciuti, se la limitazione del locale e delle forze non lo avessero impedito.

Docili e corrispondenti alla legge salesiana della « ragione e della religione » che ci sforzammo d'inculcare con tutte le nostre forze, i nostri cari allievi non ci sono avari di consolazioni. Il Primo Venerdì del mese ed il 24, ora li trovano costantemente alla Santa Mensa Eucaristica in numero consolante e veramente superiore alla nostra aspettativa. La frequenza alle funzioni religiose aumenta settimanalmente; è ormai divenuta spontanea, naturale, e già l'umile chiesetta parrocchiale non è più sufficiente per contenerli... bisognerà che il nostro caro Padre Don Bosco pensi pure ad ingrandirla dacchè ha provveduto i clienti! Ai bambini fa ora seguito un numero sempre crescente di adulti; i papà e le mamme vengono ad accompagnarli, attratti dalla chiamata irresistibile della grazia che dal Tabernacolo d'amore si emana, e per mezzo della parola ispirata e illuminata del Sacerdote, penetra insensibilmente nei cuori, li commuove, li soggioga, li vince! È il Signore che passa e che trionfa; è la vita spirituale che rinasce in West Tampa, è la messe promessa ai Figli di Don Bosco, che nel nome e colla. protezione del Padre avanzano e conquistano gli animi alla causa santa del Vangelo, alla devozione dell'Ausiliatrice!

Le nostre classi (dopo scuola) di Catechismo agli alunni delle Scuole Pubbliche ci hanno pure dato frutti consolanti; un centinaio di Prime Comunioni, altrettante Confermazioni, e... circa 90 Battesimi!

Più fortunati del famoso PONCE DE LEON, scopritore di questa ridente penisola della Florida, che cercò invano la Fontana della giovinezza perpetua, questo bel gruppo di care anime giovanili, assetate di vita e di grazia, guidate dalla luce della Fede, ha trovato invero la meravigliosa « Fontana » e nelle acque salutari del S. Battesimo acquistata « La Vita Eterna ». Questi cari giovinetti e giovanette formano ora il gruppo più fedele e costante del nostro Oratorio Festivo, che pur fiorisce con consolante incremento, e su cui si fondano le nostre più care speranze.

Stiamo organizzando in esso, una Società di Angioletti per le bambine ed un Circolo Domenico Savio per i ragazzetti, onde invogliarli sempre più alla pratica delle virtù cristiane e farli piccoli apostoli di bene fra i loro compagni, secondo il sistema del Beato Don Bosco.

Preghi per noi, veneratissimo Padre, affinchè ci rendiamo degne della sua paterna protezione, per la continuazione del lavoro così felicemente iniziato.

Un vasto programma di bene ci si para dinanzi; sono ancora migliaia e migliaia le care anime dei nostri connazionali Latini, che, abbandonati nelle tenebre dell'irreligione o ingannati nelle reti del Protestantesimo, non hanno ancora raggiunto il «Fonte della Vita Eterna », neppure qui, nella ridente Florida.

Le Figlie di Maria Ausiliatrice.

La Missione assamese.

(Note di Don Vendrame).

(Ved. n°. di luglio u. s.)

Fenòmeni strani inauditi.

Attesto fin da principio la verità dei fatti che sto per narrare, nelle linee generali e nei suoi particolari, assicurando che non una sola parola è stata scritta di cui non fossi moralmente certo della sua verità.

In questi giorni un misterioso fenomeno affatto nuovo, e che va ripetendosi quotidianamente, ha scosso profondamente l'opinione pubblica di tutto il popolo khasi. In un villaggio lontano, disperso fra i monti, un uomo pa gano da tre anni viene posseduto quotidianamente dagli spiriti che si dicono anime giuste, anime sante, servi di Dio, figli di Dio, mandati per ordine espresso di Dio a predicare la giustizia agli uomini, per purificare la terra dal peccato, per richiamare a penitenza i peccatori e placare in tal modo l'ira di Dio minacciante gravi castighi al genere umano.

Predicano la fratellanza universale, il perdono reciproco delle colpe, e perfino impongono la remissione completa dei debiti contratti e la cessazione di tutte le liti, dissidi e cause di tribunale. Combattono il sacrifizio pagano, inveiscono contro i sacrificatori, imprecano contro gli adoratori del terribile dio Thlen, manifestando tutte le loro iniquità, rivelando ed enumerando pubblicamente tutti i sacrifici umani compiuti, imponendo la pubblica confessione ed il pentimento dei delitti e minacciando persino la morte istantanea a chi non riconosce e non confessa pubblicamente le sue colpe. A tutti quelli che si trovano in sofferenza promettono personale e visibile assistenza, dànno spiegazione di tutte le malattie che dicono quasi sempre causate dai peccati o dai malefizi dei nemici o dalla influenza di Satana, domandano la conversione, preghiera, confidenza in Dio ed in loro e di collocarsi sotto la loro protezione; e promettono quasi sempre una visita a domicilio fissando perfino il giorno e l'ora della visita.

Da principio la notizia del fenomeno restò circoscritta nell'ambiente del paese, e gli stessi compaesani non diedero molta importanza al fatto attribuendolo ad un fenomeno strano di pazzia, frequente in queste regioni. Ma quando si incominciò a propagare la notizia di guarigioni meravigliose, secondo essi, di visite sensibili degli spiriti in casa, di morti improvvise per quelli che li hanno insultati, allora la fama di quei fenomeni si propagò in un baleno da un capo all'altro della regione khasi ed oltre i suoi confini, ed allora fu un accorrere di popolo in massa anche dai paesi più lontani per manifestare a quegli spiriti tutte le loro pene, tutte le loro sofferenze, mettendosi sotto la loro protezione, domandando una visita a domicilio, assicurando loro una dedizione completa ed assoluta di se stessi e delle cose loro.

Io stesso nel sentirmi raccontare questi fatti da testimoni oculari degni di fede, ne rimasi sorpreso profondamente e mi sentii incapace di pronunciare un giudizio in proposito, tanto più che quelle sedicenti anime giuste rigettavano sdegnosamente la supposizione di quelli che pensavano fossero spiriti cattivi, e vedendo che ormai incominciava ad intaccare la fede del popolo cristiano, consigliatomi anche coi confratelli pensai bene, in occasione di un viaggio apostolico in quella zona, di fare un sopraluogo ed indagare la verità degli strani fenomeni.

Al paese del mistero. Constatazioni personali.

Mi trovava già a circa 25 km. di distanza quando uno dopo l'altro mi vedo mancare i portatori, due per febbre malarica, uno per impegni familiari, e non trovando ormai più nessun'altra via di soluzione, quantunque a malincuore, rinunciai definitivamente all'impresa e mi disposi a ritornare, tanto più che le finanze erano esauste (mi restavano in tutto 20 lire). Ma ecco che tre giovani neofite, leggendo sul mio volto un senso di profonda mestizia interiore : - Padre, mi dissero, portiamo noi. - Ebbene, risposi con intima riconoscenza, se vi sentite, preparatevi e partiamo. - E partimmo realmente adorando come sempre le ammirabili disposizioni della Divina Provvidenza.

Quella sera giungemmo a Mawsynram, un grosso centro pagano, capitale di un piccolo regno, dove il protestantesimo da oltre 3o anni fa sforzi enormi di penetrazione con scuole e maestri e congressi religiosi di propaganda senza nessun risultato positivo (da tre mesi uno solo si lasciò battezzare, il re stesso del luogo, ma eccitò l'indignazione generale); e là quella sera per la prima volta, fu predicato Gesù Cristo e la sua vera Chiesa da parte del missionario cattolico ad una massa di popolo disciplinata, deferente, commossa. La proiezione di alcune scene della vita di Gesù sulla nascita e sulla passione, morte e resurrezione fatta con un piccolo cinema, li conquise.

- Padre, mi disse al mattino seguente uno dei capi più influenti e più istruiti del paese, qui noi vogliamo una scuola cattolica.

- Non è mio costume, risposi, fissare le scuole dove non ci sono cattolici.

- Lo comprendo, concluse, ma noi qui siamo dieci famiglie ormai decise di farci cattoliche.

Voglia il buon Dio confermare ed intensificare anche qui quella corrente di simpatia che va diffondendosi dovunque verso la Chiesa cattolica e che la loro promessa ed il loro voto sia presto un fatto compiuto.

Alla sera del giorno seguente (il 1° dicembre 1930) giungeva a Lawbah, il paese misterioso a cui si volgeva in quei giorni tutta l'anima khasi con un senso di religioso stupore.

Era la prima volta che il missionario cattolico poneva piede in quel villaggio di cento e più case e preso alloggio in una capanna gentilmente prestatami, con una guida feci un giro pel paese per prendere contatto colla gente e per invitarla alla riunione serale di propaganda indetta anche per sviare l'opinione del popolo sul vero scopo della mia venuta. Per ultimo giunsi anche alla capanna misteriosa, posta piuttosto fuori di mano all'estremità del paese. È coperta tutta di paglia, bassa, piccola da contenere stentatamente forse trenta persone pigiate. Tre o quattro capanne improvvisate a uso albergo per i pellegrini la circondano, più qualche capanna abitata alquanto discosta; poco più in là bosco e bosco. Qua e là gruppi di pellegrini seduti o in piedi in crocchio che chiacchierano e commentano in attesa della notte apportatrice degli spiriti. La mia presenza li sorprende e dà motivo ad altre chiacchiere e ad altri commenti, e parecchi che mi conoscono personalmente si fanno avanti per salutarmi. Qualche cattolico mischiato nella folla si trova in evidente imbarazzo, ma io passo oltre e fingo di non conoscerli.

Chiesi dell'uomo posseduto dagli spiriti ed i parenti troppo felici del mio interessamento per lui lo mandarono tosto a cercare. Lo vidi dopo qualche minuto salire dalla valle che metteva nel bosco e saputo che io stesso lo mandai a cercare si diresse con un contegno un po' imbarazzato verso di me.

È un uomo sulla cinquantina di statura media, ma di robusta costituzione, ed ha un portamento semplice e bonario nel gesto e nella parola che confina colla stupidità. Fatti i primi convenevoli lo invitai a sedersi per terra e seduto anch'io sopra una pietra e circondati da popolo curioso, incominciai la mia inchiesta sotto forma di amichevole conversazione:

- Dicono che nottetempo delle anime giuste discendono in te. È vero?

- Sì. Dicono anche che esse parlano al popolo, ma io non so niente di questo, perchè quando discendono in me, mi serrano la gola fino quasi a soffocarmi; quindi resto come morto.

- Ma sono molte le anime che discendono contemporaneamente nel tuo corpo?

- Ah no, una per volta! Altrimenti come potrei vivere? quando una ha finito di parlare, se ne va, e ne viene subito un'altra.

- Quando e come incominciò questo fatto?

- Tre anni fa alla fine di questa luna: una mattina mi recai al bagno in quel fiume. Ad un tratto mi sentii come tremare in tutto il corpo, ed una voce mi disse interiormente: Stringiamo un patto di amicizia. Da quel giorno in poi di notte mentre io dormiva quelli di casa sentivano gli spiriti che discendevano e parlavano nel mio corpo.

- E tu credi ad essi? hai in essi confidenza?

- Prima ero sempre malaticcio. Quando vennero, mi dissero di non far più sacrifici, e sarei stato curato da loro. Io da quel giorno non ho più sacrificato e mi son sentito sempre meglio nella salute. Perchè non dovrei quindi confidare in loro?

- Tu conosci i padri? (sacerdoti cattolici).

- Non li ho mai visti e nessuno mai mi ha parlato di loro. Non li conosco...

Da testimoni oculari e degni di fede ho potuto conoscere altri particolari dello strano fenomeno. Qui una legione di spiriti sono congiurati in quest'opera e agiscono sotto la direzione di un capo, che si chiama Ramtahkur. Talvolta tengono anche dei conciliaboli preannunciati dagli spiriti stessi e in quelle notti mancano di venire.

Ecco come avviene il fatto quotidianamente. Calata la notte il popolo di pellegrini si radunano in numero di cinquanta o cento e talvolta fino a cento e cinquanta dentro e tutto intorno alla capanna in attesa della venuta degli spiriti, mentre il medium si corica per terra sulla sua stuoia per il riposo notturno.

Verso le dieci si spengono tutti i lumi e, subito dopo - talvolta anche dopo un'ora o due - ecco che l'uomo emette un lamento. È il segnale della venuta dello spirito e quel lamento, simile alla voce d'un grammofono messo in moto, si trasforma in una voce di uomo o di donna, abitualmente un po' nasale, talvolta limpida, che parla o canta. Un medico d'origine armena e catecumeno cattolico, un uomo di autorità e degno di tutta fiducia che mi accompagnava, mi disse di essere andato anche lui personalmente ad indagare il fatto misterioso e che seduto presso la testa del medium mentre parlavano gli spiriti assicurò che teso l'orecchio vicino alla bocca dell'uomo in catalessi, con suo grande stupore non udì la parola uscire dalla bocca stessa, ma invece dal petto, dal ventre, dalle gambe e perfino dalla punta dei piedi. Altri testimoni oculari assicurano di aver visto talvolta al chiaro di luna l'uomo in catalessi elevato da terra per mezzo metro.

La presenza dello spirito nell'uomo-medium viene avvertita da un suono gutturale affatto simile a quello di un grammofono messo in movimento, e che si produce talvolta, in una voce armoniosissima di donna che predica la giustizia e risponde alle domande abitualmente cantando su melodie pagane; talvolta invece si produce in una voce rauca d'uomo più o meno distinta che parla un linguaggio misterioso che nessuno mai comprese e che poi lo stesso spirito traduce in lingua khasi. Dopo mezz'ora o un'ora di conversazione lo spirito se ne parte manifestando il suo nome, e se ne va producendo lo stesso gemito prodotto entrando, dando così luogo ad un altro spirito che sottentra immediatamente. E sono cinque, dieci e più gli spiriti che si sostituiscono uno all'altro nella medesima notte.

Appena il popolo avverte la presenza dello spirito si accalca attorno all'uomo caduto in catalessi ed incomincia tosto la conversazione misteriosa che si protrae fino all'alba. Espongono le proprie necessità, i propri fastidi; manifestano le loro malattie o quelle dei parenti e conoscenti e ne domandano la causa; chiedono protezione ed assistenza, promettendo in compenso piena dedizione di se stessi, della famiglia e delle cose loro; ciò che è in via normale richiesto dagli spiriti stessi come condizione essenziale per esserne esauditi.

Terminata la minuziosa inchiesta, mi alzai, strinsi amichevolmente la mano all'uomo misterioso (che la voce popolare già proclama l'uomo di Dio, l'ispirato, il santo, Dio) e mi affrettai a ritornare alla capanna e disporre la massa di popolo adunata ad ascoltare per la prima volta la parola del Missionario cattolico che veniva a predicare Gesù Cristo e la sua Chiesa. L'ascoltò con deferente rispetto ed ammirò con un senso di religioso stupore la dolce immagine del Redentore proiettata sulla tela, specie quando lo vide sofferente salire il Calvario per compiere sulla croce il grande divino Sacrificio. E non fu inutile quella riunione di propaganda perchè ben cinque famiglie fecero la professione di fede in Cristo e nella sua Chiesa.

Verso la mezzanotte mi alzai per recarmi alla capanna fatata ed incontrarmi con quegli spiriti misteriosi, ma quella notte, caso strano! non vennero, e dopo aver aspettato inutilmente qualche ora, me ne ritornai alla mia capanna deciso di partire per gravi impegni precedentemente presi. Al mattino spedii senz'altro tutti i bagagli.

Ma passando per il paese mi incontrai con un assiduo frequentatore delle misteriose sedute notturne ed avendo saputo la mia decisione di partire, tanto fece e tanto disse che mi indusse a cambiare parere.

- Padre, concluse il bravo uomo con tutta convinzione, io lo so perchè ci vado sempre, la notte scorsa quelle anime giuste non potevano venire perchè avevano una grande assemblea sotto la direzione del capo supremo Ramtakur. Si compiono ora tre anni dalla loro comparsa e devono prendere gravi decisioni, che, secondo la loro promessa, manifesteranno in questi giorni. Ma questa notte, verranno, non dubiti! E lei deve rimanere e chiarire il mistero, perchè noi non comprendiamo ancora bene cosa possa esserci, e non osiamo interrogare, mentre lei potrà indagare e fare domande anche sulla religione se crede.

E mi fermai, con sacrificio, nonostante mi trovassi senza cibo e senza danaro in un paese affatto nuovo, ma la Provvidenza come sempre non mancò. E la mia permanenza fu veramente provvidenziale perchè era difficile pronunziare un giudizio in proposito senza indagare la cosa sul posto; cosicchè potei accertarmi che era una cosa diabolica di una malizia incredibile.

(Continua).

Shillong, 27-II-1931 .

Sac. C. VENDRAME Missionario Salesiano.

Matto Grosso -Brasile Colonia San Giuseppe

Visite graditissime.

(Lettera di Don Cesare Albisetti)

Reverendissimo Sig. D. Rinaldi,

Mi permetto informarla della visita di un nostro illustre ed esimio benefattore ed aggiungere alcune fotografie fatte da lui medesimo.

Nella seconda metà dello scorso anno, con la visita dei nostri amati Superiori e della R. Madre T. Pentore, visitatrice straordinaria delle Figlie di M. A.., avemmo il piacere di ospitare anche l'Ill.mo Sig. Prof. Dott. Carlo Brunetti, una celebrità medico-chirurgica di S. Paolo. Egli, con l'ottima sua Signora, invece di scegliere a soggiorno delle vacanze la marina o la montagna, ebbe il coraggio di preferire un viaggio in questa lontana missione, da lui già tanto bèneficata.

Si trattennero con noi varii giorni; vollero visitare casa per casa tutti i Bororos soffermandosi con carità e bontà specialmente con gli ammalati, ai quali il Dottore lasciò opportunissimi consigli; mentre la buona Signora si interessava dei bambini regalando loro vestiti e giocattoli. Lasciarono anche fra i Bororos un ricordo vivissimo del loro gran cuore con una generosa offerta.

A ricordo della visita, il Dottore prese varie fotografie, delle quali ci inviò da S. Paolo copie, accompagnandole con una lettera piena di nobilissimi sentimenti.

« Le foto sono abbastanza buone, diceva; ne ho fatto diapositive e le ho proiettate una sera in una Società Italiana di coltura e all'Istituto delle Suore Salesiane, prima che la Madre Visitatrice partisse... Noi ricordiamo molto raramente le attenzioni ricevute a Sangradouro da lei, dai Padri e dalle Suore; nè dimenticheremo le prime impressioni di cotesti exselvaggi, trasformati dall'attività cristiana dei Salesiani, l'industrioso lavoro per sopperire alle necessità della vita, e i limitati ed onesti divertimenti e passatempi. Sono molto dispiacente che le condizioni finanziarie del Paese non mi permettano di raggranellare somme cospicue a favore delle Missioni del Matto Grosso... ».

E frattanto accludeva ancora una generosa offerta, e spediva medicinali ed indumenti.

Il Missionario ringrazia di cuore ed invoca le più elette benedizioni del Cielo sui caritatevoli benefattori.

Sangradouro, 18 gennaio 1931.

D. ALBISETTI CESARE. Missionario Salesiano

CULTO E GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE

Una nuova cappella dedicata a Maria Ausiliatrice.

Dal gennaio 1914, nella chiesa parrocchiale di Gasoli (Chieti), si venera una devota immagine di Maria SS. Ausiliatrice, e si fa regolarmente la commemorazione mensile nella domenica più vicina al 24 del mese, con messa cantata, comunione generale ed altre pie pratiche, che hanno diffuso sempre maggiormente la devozione all'Ausiliatrice dei Cristiani tra la popolazione del paese e della campagna, mentre dal 1929 il Beato Don Bosco, dall'altare del protettore del paese, S. Gilberto, sorride paternamente e benedice alla gioventù casolana.

Intanto sentendosi da tempo, da alcune frazioni del comune di Gasoli, il bisogno di una cappella locale, per poter più facilmente soddisfare al precetto festivo, nel 1929 si costruì una graziosa cappella, che le persone divote vollero dedicata a Maria SS. Ausiliatrice, e una bella statua della Madonna di Don Bosco sorride ora dall'altare, nel soave atteggiamento di materna bontà, destando filiale e confidente affetto nei cuori dei devoti fedeli. La, nuova cappella, benedetta nel maggio 1930 dal Vicario Foraneo di Casoli, Arciprete Giuseppe Colanzi, è posta a qualche centinaio di metri dalla stazione di Pianibbie, sulla linea S. Vito Lanciano-Castel di Sangro della ferrovia elettrica Adriatico-Appennina, nel centro di una fertile conca elevata tra i colli che si stendono dalla Maiella al mare, e coronata di piccole borgate destinale a un fiorente avvenire. A fianco della cappella, separate solo da una larga strada, si trovano le scuole elementari delle vicine frazioni.

Nei due anni da che la cappella esiste, si è sempre celebrata nei giorni 13 e 14 maggio, con solennità, la festa di Maria Ausiliatrice (13 fiera e 14 festa), partecipandovi tutta la popolazione dei comuni vicini, che facilmente vi può accedere per mezzo della tramvia locale.

Anche nel corso dell'anno, persone divote vi accorrono per visitare la Vergine Ausiliatrice, facendo spesso celebrare, nella piccola cappella, il S. Sacrificio.

Maria Ausiliatrice stenda il suo manto su questa regione d'Abruzzo, ove sono numerosi e ferventi i suoi devoti, e faccia sì che presto tutti abbiano a sentire i benefici effetti della sua materna protezione.

Tra le Chiese di Maria Ausiliatrice.

Segnala quella di Magallanes (Puntanenas) la « Juventud » del maggio u. s. sotto il titolo: Un puñadito de datos... Il maestoso tempio dedicato a Maria Ausiliatrice è stato costruito dalla ditta Pavisic e C.ia su disegni del sacerdote salesiano Giovanni Bernabè, e contribuì efficacemente al progresso edilizio di Magallanes. Per l'inaugurazione, avvenuta nel 1919, Mons. Abramo Aguilera, allora Vicario Apostolico, pubblicò una bella descrizione del tempio con questi dati interessanti. Esso riproduce fedelmente il celebre santuario di Fourvière, presso Lione, un'artistica bellezza, della quale una commissione di Accademici di Francia chiamali a definirne lo stile architettonico, la battezzarono: «bellezza senza stile ». Il nostro Santuario non ha le ricchezze preziose di quello di Fourvière, e vi arieggia solo per la parte materiale: misura m. 5o,5o di lungo, m. 24 di larghezza, m. 16,5o di altezza e m. 18,6o al centro della crocera; occupa un'area di m2 1200. La torre che serve di campanile termina con la statua di Maria Ausiliatrice a 42 m. di altezza sul livello della strada.

Accessori indispensabili, che contribuiscono allo splendore e alla pompa delle funzioni liturgiche, sono: le cinque campane, intonate in mi bemolle maggiore, fuse a Varese, e delle quali la maggiore pesa 978 kg. - l'organo costruito dalla casa italiana Vegezzi Bossi di Centallo, è di 1663 tubi che servono per 26 registri, così distribuiti: 12 per il grand'organo, 10 per l'espressivo, 4 per i pedali; e vi è un concerto di 13 campane tubolari. E insomma un superbo strumento che, suonato da mano maestra, incatena irresistibilmente l'attenzione del pubblico e ne solleva l'animo ad emozioni pure ed elevate; un buon numero di lampadari, di cui otto di grandi dimensioni con 244 lampade elettriche che dànno una luce fulgidissima. Per conforto dei fedeli sono distribuiti nel tempio 28 radiatori caloriferi, molto utili nei lunghi mesi invernali.

Per generosa cooperazione dell'illustre famiglia Menendez-Behety il tempio fu arricchito di quattro magnifiche vetrate istoriate e di quattro artistici altari di marmo dono parimenti della munifica famiglia. Allo stato attuale il tempio di Maria Ausiliatrice di Magallanes è uno dei monumenti più pregevoli delle estreme latitudini americane ed afferma in modo eloquente il trionfale estendersi nel mondo della divozione a Maria Ausiliatrice.

Guarito da cancrena gazosa. - Mio figlio, Emilio Garrone, in seguito ad un incidente sul lavoro, colpito da cancrena gazosa dovette essere ricoverato all'ospedale di Ovada nell'ottobre 1927. La natura del male era tale che, nonostante le più amorevoli cure dei sanitari, andava sempre più aggravandosi fino a farci perdere ormai la speranza di una guarigione.

Il mio cuore di madre e la mia fede di ardente cristiana mi indussero ad affidare la sorte del figliuolo alla protezione potente di Maria Ausiliatrice e del B. Don Bosco, e subito intrapresi una novena.

Un giorno, dopo tre ore di assopimento, Emilio svegliandosi disse sorridente allo zio: - Datemi da bere: ora sono guarito. - E da quel momento cominciò a farsi palese il miglioramento delle sue condizioni e ad avviarsi verso la guarigione.

Carpeneto.   GARRONE MARGHERITA

Certifico io sottoscritto Direttore di questo ospedale S. Antonio che addì 10 ottobre Garrone Emilio fu Federico, di anni 26, nato e domiciliato a Carpeneto d'Acqui si presentò affetto da gravissima cancrena settica gazosa diffusa a tutta la gamba sinistra con febbre elevatissima e grave setticemia generale. Tale infermità che aveva ridotto il Garrone in condizioni quasi disperate ha richiesto una vastissima incisione e cure diligenti per circa quaranta giorni riuscendo in modo quasi insperato a salvarlo.

Ovada, 5 maggio 1931

Dott. LUIGI FoRTECCA.

Guarita da appendicite acuta. - Da un anno e mezzo soffrivo di acutissimi dolori intestinali manifestantisi per ventiquattr'ore all'incirca con intermittenza variante da venti giorni ad un paio di mesi.

Attribuivo in sul principio il fatto ad irritazione causata da soverchio lavoro, ma il ripetersi delle crisi mi costrinse a ricorrere all'opera del medico, il quale, in ultima analisi assicurò trattarsi di appendicite acuta.

Si giudicava inevitabile l'operazione. Consigliata di ricorrere all'intercessione di Maria Ausiliatrice e del Beato D. Bosco, applicai la sacra immagine del Beato sulla parte dolorante e nel medesimo giorno iniziai una novena con la famiglia. Ben presto notai un sensibile miglioramento. Non solo scomparvero gli acuti dolori che m'avevano assai prostrata di forze, ma in breve tempo, senza speciali medicamenti, mi trovai completamente ristabilita.

Beaulard, 20 maggio 1931.

BLANC ROSA.

Una ricetta infallibile. - Mia sorella si pose a letto con un forte mal di gola. Non demmo alcuna importanza al malanno e neppure ricorremmo al medico; ma al terzo giorno la febbre e l'infiammazione alle tonsille si fecero gravi e destarono in famiglia serie preoccupazioni.

Quella sera andando a letto pregai fervidamente per l'ammalata il Beato e la Vergine Ausiliatrice. Nella notte sognai la venuta di un dottore sconosciuto, accompagnato da una Signora con un bimbo in braccio: il dottore si avvicinò all'inferma, l'esaminò e rivolgendosi alla Signora, chiese l'occorrente per scrivere... Io attendeva ansiosamente la diagnosi e la ricetta; il dottore volgendosi a me con un amabile sorriso mi disse: - È guarita! la mia ricetta è: preghiera e carità... - In quel momento mi svegliarono i gemiti dell'ammalata.

Andai a prendere un'immagine del Beato (perchè pensavo che il misterioso dottore fosse D. Bosco e la Signora Maria Ausiliatrice) e fiducioso la posi sotto il guanciale della sorella. La quale andò peggiorando ancor più e non ebbe giovamento dai rimedi ordinati dal dottore di famiglia; tuttavia il terzo giorno quando finiva il triduo al Beato Don Bosco, il male prese a diminuire e in breve scomparve.

Grazie alla Madonna e a Don Bosco che ha voluto farmi conoscere la specialità della sua infallibile ricetta: non tralascerò più di aiutare, secondo le mie forze, le Missioni e di pregare il Beato e la Madonna perchè continuino la loro protezione su noi.

N. N.

Guarita da appendicite. - Affetta da appendicite e colpita da forti dolori con febbre la mia Adele dovette porsi in letto. Si sperava che la cosa si risolvesse benino, poichè dopo otto giorni la cara malata era senza febbre, ed il dottore le permise di alzarsi per un'ora; ma una notte fu colpita da tali dolori, che il medico dovette accorrere d'urgenza e confessare di trovarla in cattive condizioni.

Chiesi allora un consulto del Prof. Montagnani (antico medico di famiglia) il quale, trovatala assai male, le ordinò una cura, non potendo operarsi, causa uno spostamento cardiaco. Ma il Beato Don Bosco, mio Protettore, che già altre volte mi ha aiutato in varii bisogni, vegliava ancora su di me! Io lo pregai, e pregai pure la Vergine Ausiliatrice, promettendo un'offerta per le Missioni Salesiane, e la mia Adele guarì.

Firenze, Settembre 1930.

EGIDIO CICOGNANI.

Guarita da grave infezione polmonare migrante. - Il 9 maggio mia figlia Clelia di 21 mesi fu colpita da bronco polmonite alla base del polmone destro. Nonostante la mia professione di medico richiesi l'intervento del pediatra dell'Università di Catania il quale confermò la diagnosi e formulò una prognosi poco lieta. Difatti l'infezione si propagò all'apice del polmone destro e poi al polmone sinistro. Fiducioso nel Beato D. Bosco dai cui figli fui educato, mi rivolsi a lui e a Maria Ausiliatrice con la promessa di un'offerta all'istituto locale delle Suore Salesiane. Queste iniziarono con gli alunni dell'Asilo una novena per la guarigione della piccola Clelia, che al nono giorno ebbe una crisi benefica e in seguito guarì molto bene.

S. Giovanni da Punta.

Dott. FRANCESCO CANTONE ex allievo salesiano.

Guarita da grave infezione. - Nel novembre passato una figlia ventenne di un mio colono, ritornava da una città vicina dove era in servizio, con una mano ferita da taglio di coltello. Aveva un dito gonfio e dolorante assai che il medico, dopo alcuni giorni di cura, dichiarò così pericolosamente infetto da pronosticare di doverlo amputare all'indomani per scongiurare un'infezione generale. A questo si aggiunse l'inizio d'una forte risipola che oltre alla parte ammalata colpì tutto il braccio e la spalla, provocando febbre altissima e delirio. Il medico ordinò che l'ammalata fosse trasportata all'ospedale. Intanto consigliai sua madre, piissima donna di fare un voto a Don Bosco per ottenere dalla Madonna Ausiliatrice la guarigione della figlia e la conservazione del dito; e le diedi una immagine che fu subito collocata sotto il capezzale dell'inferma. Quella sera il termometro segnava 40 gradi ma la mattina seguente la febbre era completamente scomparsa. Anche la risipola scomparve e l'infiammazione al dito diminuì in modo tale che venne evitata anche l'amputazione. Don Bosco e la Madonna ci avevano ottenuta la grazia singolare.

Gemona.

ANGELICA PIEMONTE.

Esprimono pure la loro riconoscenza a Maria Ausiliatrice e al Beato Don Bosco i seguenti:

M. Menarini per grazia tanto desiderata.

Michele Dalponte (Torino). Operato di gastroenteroanastomasi, la Vergine SS. Maria Ausiliatrice ed il Beato Doli Bosco hanno guidato la mano del chirurgo e così tutto riuscì a meraviglia.

Maddalena Ballario (Torino) per la guarigione del suo bambino dalla grippe che tanto lo straziava.

Sorelle Lottino (Buttigliera) per grazia ricevuta offrono L. 50.

Matteis Ignazio (Moriondo) offre L. 200 al Santuario di M. A. in ringraziamento della guarigione ottenuta dei figli Francesco e Antonio.

Antonio Marfio (S. Ilario Ionio) disoccupato da lungo tempo e senza possibilità alcuna di procurare ai suoi i mezzi per una vita modesta, si rivolse fidente a M. A. e al B. con una novena e prima che questa terminasse, fra lo stupore degli amici, otteneva di trovare un'ottima occupazione.

Cavallero Caterina (Carmagnola) colpita da bronco polmonite forte ricorse a M. A. e si vide prodigiosamente guarita.

B. C. per aver dato tanta rassegnazione alla sua figlia Rita.

C. Baiocchini per la guarigione della sua figliuola assai grave.

Sac. Vincenzo Campo (Villarosa) avendo la sorella colpita da grave malattia, dichiarata dai medici incurabile, ricorse a M. A. e ne ottenne la perfetta guarigione con meraviglia dei medici curanti.

Bonino Massima (Sangano) esprime a M. A. e al B. la sua riconoscenza per grazia ricevuta.

Francesca Melano (Bra) per la ricuperata salute grazie a M. A. e al B. Don Bosco.

N. N. in un momento di grave angustia stava per commettere un atto di disperazione, quando le cadde sott'occhio la novena di M. A, raccomandata da D. Bosco e l'incominciò, ottenendo il grande conforto di riavere la pace e ritornare in tranquillità.

Coniugi Durando (Rivoli) per grazia ricevuta offrono riconoscenti L. 35.

Lina D. Corona (Chàtillon) offre una collana d'oro con ciondolo spilla e perla orientale a Maria Ausiliatrice, riconoscente per grazia ricevuta, e fiduciosa che la Madonna vorrà ottenere la guarigione degli occhi al consorte.

Chionio Cristina (Torino) per la guarigione prodigiosa della nipote Stabielli Carolina colpita da lesioni polmonari, mediante l'intercessione di Maria Ausiliatrice.

N. N. (Sciacca) per l'ottenuta guarigione di un congiunto da gravissima malattia coll'intercessione di Maria Ausiliatrice e del B. Don Bosco.

Giuseppina Tabarelli (Ferlago). Nel luglio scorso fu assalita improvvisamente da acuti dolori e nel tempo stesso fu colpita da grande debolezza cardiaca. Il caso fu giudicato grave dal medico e all'inferma vennero amministrati i Sacramenti. Essa però, unitamente alla famiglia cominciò una novena a M. A. e al Beato Don Bosco. Dopo 17 ore di lotta fra la vita e la risorte, il cuore riprese a funzionare regolarmente. Rimaneva la necessità di un'operazione chirurgica: ma anche questa fu scongiurata grazie ad alcune cure speciali tentate sull'ammalata all'Ospedale. Ora è perfettamente risanata.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice o dal Beato D. Bosco, e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:

Ambrosetti C., A. G. O., Angelotti R. (spilla d'oro), Ansaldi R., Aghena F., Audisio G., Agliano G. Arpellino D., Audano M., Antonelli A., Agnelli M., Albertini F.

Bosio P., Boccardo, Bocchio R. (anello d'oro), Blandino Fratelli, Benassa E., Bassi G., Borgogna, Balbo D., Baldelli M., Bellocchia G., Bergia E., Borda R., Bacilieri B., Bassi I., Bertetti D., Brosso M., Barbetta I,., B. M. (Bra), Bosio G., Bruno C.,

Bartolo L., Benin M., Beltritti G., Borrelli L. M., Brusa L., Burgio A., Bruno A., Barale F., Busso L., Battistella N.

Clerico tool. G., Chionio C., Capelli A., Colombo B., Coccito P., Chiarbonella P., Castigliano G., Chiapponcelli M., Cappa M., Cavallari A., Cena E., Cornagliotti F., Cerutti M., C. A. G., Cervellatto L., Castella M., Cravotto A., Carbone M., Cucchetti A., Claro M., Curino G., Ceresa M., Cantone P., Crevacuori M., Colautti M., Castelnuovo C., Cerrato A., Ciardelli B., Capriolo C., C. C. (Torino).

De Giorgis, Damosso F., De Leoni R., Desana A., Delianchi V., Del Salvatore B.

Foschini A., Figlia di M., Fenoglio L., Famiglia Sciandra, Famiglia Brunetti, Ferrando T., Flaviano A., Famiglia Costantino, Ferrari M., Ferrero G., Ferri P., Floreani A., Filotti F., Fabbri E., Farina P., Famiglia Fantini, Ficolotti M., Fattori G., Ferraris T., Famiglia Sguerso, Francesconi I.

Grasso E. (braccialetto d'oro), Giovanetto O., Goresio, Gariglio A., Garlanda E. e G., Gatti M,, Galletti, Gerardo A., Galvagno M., Garalotto C., Gallo R., G. I., Graglia G., Giovannini M.. G. A. (Torino), Gianotti M., Gloria L., Gennari I., Gassa C., Giovenzana C., Gasperi P., Gazza O., Geminata, L. I. G., larelli M.

Lovera G., Lupano O., Lupotto M., Lagosteno, Lamperetti L., Lanzetti Ferrati M., Liminico G.

Mina A., Manero M., Mantelli A., Marchisio C., Maggiore G., Massero T. (catenella d'oro), M:aia E., Marini B., Montiglio, M. P. (Torino), Martini T., Moccagatta L., Manduchi I., Moretti P. A., Merlini A., Martorelli A., Mathis G., Martini C., Martini M., M. R. (Torino).

N.N. (Cooperatrice). N. N. (5o), Novara L. (spilIone d'oro), N. N. (20), N. N. (5o), Virginia N. (Osnago), N. Ernesta, N. N. (*oo), Nepi A., N. N. (Crema), Novarino L., N. N. (Campobello), N. N. (Bugliasco) p. gr. ric., N. N. (Villastellone) per assistenza in affari difficili.

Olmo L., Oreste R. C.

Pagni I., Pezzana N., Piano sorelle, Pavarani S., Patrucco T., Pita M. O., Pirovano A., Paolizzi L., Pocchettino D., Passera C., P. P. (T'orino), Peghini A., Pastore T., Pazzini sorelle, Ponzio L., Piccinelli L., Peirani I., Porta E., Preda D. A., Pomero M.

Rastello, Roccia, Reinaldi L., Ronco M., Raviolo A., Rivalta A., Rossi C. F., Rosso G., Romagnolo M., Riva C., Rocco A. M., Rovati G. G., Rossi M., Rasini M., Riccardi R., Rostagno E.

Secardi M., Soino C., Stasi M., Stratta A., Seri T., Serafini M., Sino M., Serra F., Sanvito A., Spataro E., Stranco G., Speciale G.

Tramontano T., Torazzo T., Tresso C., Torazzo G., Tapparello L., Travagliati U., Testa M., Trivelli A., Trentini P., Tibaldi R.

Vaschetti D., Villa L., Veglia Signorine, Vico C. (orecchini e crocetta d'oro), Valle C., Virando M., Virando L., Vogliazzo P., Vergnano A., Vercelli, Vanetta Z., Volpi L., Vergano C., Venturini G., Vanzetto C.

Zarino G., Zigliani T., Zanetti A. L., Zini S., Zanetta C., Zonca F.

NECROLOGIO

Barone Comm. LODOVICO ANTONIO GENOVA DI SALLE Cav. del Sacro Militare Ordine Cost. di S. Giorgio.

Spirava a 26 anni in Fano, il 20 maggio, munito dei conforti religiosi e della benedizione del S. Padre. Giovane di vivacissimo ingegno e di attività multiforme, aveva ereditato, dall'antichissima nobile famiglia dalla quale discendeva, sentimenti di profondo attaccamento alla Religione, alla Patria e alla famiglia. E pari alla non comune elevatezza del suo spirito era il suo tratto distinto con tutti, e la sua squisita generosità verso i più umili e poveri. Cooperatore zelante e generoso dell'Opera Salesiana, che profondamente ammirava, fu felice di visitare il Santuario di Maria Ausiliatrice, di assistere alla Beatificazione del nostro Fondatore, e di essere personalmente in rapporti col Rettor Maggiore della nostra Congregazione. Gli imponenti funerali dimostrarono quanto rimpianto la sua morte avesse destato nella città natale: egli però non fiori, ma preghiere volle presso la sua salma e sulla tomba immatura. Anche le preghiere nostre saranno all'anima sua di suffragio, e di conforto alla desolata Mamma e Famiglia che tanto lo amava.

SBERNINI ANTONIO.

Chiuse improvvisamente la sua vita in Sabbioneta (Mantova) il 18 luglio u. s., all'età di 81 anni.

Religione e famiglia furono i santi ideali che informarono tutta la sua lunga e feconda esistenza. Il ricordo della sua fede viva, a cui ispirò ogni sua azione, della sua carità generosa, nella quale ogni opera buona trovò sempre valido sostegno, del suo elevato senso di giustizia, a cui mai venne meno nell'operosità complessa della sua vita, formano l'eredità più preziosa che egli lasciò alla numerosa famiglia.

Andava santamente orgoglioso di avere offerto due figli al Signore, uno nella Pia Società Salesiana, l'altra nelle Ancelle di Carità.

BARESE CARMELA.

Fu una delle più attive Patronesse salesiane di Port Chester, da tutti conosciuta per la sua profonda affezione alle opere del B. Don Bosco. Consacrò la sua vita a beneficare le Istituzioni e a diffondere la divozione a Maria Ausiliatrice.

ANGELA FERRARI Ved. RASTELLO.

Volava al cielo dalla serena casetta di Mathi Torinese il 5 luglio confortata dai carismi della religione. Anima piissima, volontà tenace al sacrificio e al lavoro, colla saggezza della mente e colle austere rinuncia educò la numerosa figliuolanza all'amore di Dio, alla virtù. Fu lieta di consacrare al Signore il figlio D. Secondo nella Congregazione Salesiana di cui fu fervente cooperatrice.

Donna MARIA dei Baroni NASI DI COSSOMBRATO.

Donna di nobili sentimenti e di squisita educazione cristiana, considerò la vita come un apostolato che essa svolse meravigliosamente nella famiglia e nella società, comunicando alle anime i tesori della sua fede, della sua virtù e del suo esempio. Piena di ammirazione e di affetto per le opere del Beato D. Bosco le aiutò generosamente.

N. H. BORTOLAZZI Dott. ANTONIO.

Spirò santamente a 79 anni in Sambruson di Dolo (Venezia) il 1° agosto u. s. Uomo di vivissima fede visse sempre collo sguardo al Cielo, e alla religione praticata con scrupolo informò sempre la sua vita. Era cooperatore entusiasta delle Opere Salesiane.

ADINOLFI GIOACCHINO.

Ardente ammiratore di Don Bosco lavorò intensamente in Mussomeli per celebrarvi la festa

religiosa ed esterna dopo la sua beatificazione, e il suo affetto pel Beato seppe trasfondere nella gioventù colla sua parola affascinante. Cooperatore entusiasta, diffuse la divozione a Maria Ausiliatrice e si adoperò per dotare Mussomeli di un Oratorio Salesiano. Spirò il 14 agosto a 54 anni stringendo fra le mani il crocifisso e la medaglia del Beato e della Madonna, tra lo strazio del fratello sacerdote e il più vivo compianto del popolo, che egli aveva trascinato alla religione.

FRANCESCA FAILLA.

Lasciò la terra pel Cielo il 20 luglio, a 69 anni, dopo una vita ricchissima di opere buone compiute a gloria di Dio e a bene delle anime. Zelatrice salesiana fu apostola instancabile nel propagare le Opere del Beato D. Bosco, e si trovò presente a tutti i convegni di Decurioni e Zelatrici. E quanto aiutò le Missioni, speciali pente col preparare sacri paramenti! Divotissima di M. Ausiliatrice ne promosse il culto, raggranellando la somma per erigerle un alta e di marmo. Diffuse la Pia Associazione dell'Adorazione quotidiana perpetua e diede a tutti l'esempio del suo affetto per G. Sacramentato, tanto che il compianto Don Rua la chiamò

una favilla di amor di Dio a. Fu assidua a insegnare il catechismo domenicale, felice di inculcare alle anime giovanili l'amore a Dio che essa sentiva così vivo e possente in se stessa.

Cooperatori defunti:

AGATI MARIA, Siracusa.

AIRASCA CAROLINA, Firenze.

AMERIO MARIA TINELLA, Cortanze (Alessandria). ATELLA GIOVANNA, Cornale (Bergamo). BALESTRA ISABELLA, Chiasso (Svizzera-Ticino). BARONCELLI ROSMUNDA, S. Martino (Firenze). BETTINI ANNA GENTILINI, Mordano (Bologna). BORGATELLo FRANCESCO, Varengo (Alessandria). Bosco DOMENICA, Torino. CALZONA TERESINA, Satriano (Catanzaro).

CANE FRANCESCA REBAUDI, Dolceacqua (Imperia). CANTARUTTI GIUSEPPE, Castions di Strada (Udine). CARATELLI D. FILIPPO, Arciprete, Segni (Roana). CATTANI EMILIA, Faenza (Ravenna). CAVALLETTI D. EMANUELE, Papiano (Perugia). CECCARELLI ARGENTINA, Vignarello (Viterbo). COLUCCi GIOVANNI, Glassboro (U. S. A.). COMES SALVATORE, Belpasso (Catania). CONTESSI MADDALENA, Genova (Udine). CONTI D. ToMASO, Castiglion Alberti (Arezzo). CRIPPA MARIA, Osnago (Como). DELL'ORO ASSUNTA, Valmadrera (Como). DE MARIA RosANO VINCENZINA, Trapani. FUMMAGALLI ERSILIA, Perego (Como). GIUDICE ROSA, CaSSOlnuovo (Pavia). MAURI BICE, Bergamo.

MONDADORi GIOVANNINA, S. Alberto (Ravenna). MONIGATTI LUCIO, Brusio (Svizzera).

MORNINO AGOSTINA, Termini Imerese (Palermo). MTTNIZZi FRANCESCO, Soverato (Catanzaro). MUTTIS MARIA, Torino.

NITTI CARMELA, Triggiano (Bari). NOTA GIACOMO, S. Remo (Imperia).

PAPINI ANNA BIANCHI, Samprugnano (Grosseto). PERETTI NATALE GIOVANNI, Vicenza. PUZZANO D. ERNESTO, Ozzano (Parma). PIATTI M. Ved. VERDA, Campione d'Intelvi (Como). PICHLER CLARA, S. Michele d'Appiano (Bolzano). PORTIERI FERDINANDO, Adria (Rovigo). PRENCiPE D. MICHELE, Mattinata (Foggia). RADICE SECONDO, Santhià (Vercelli). RIGO ANGELA, Colà (Verona). RIGO CAROLINA, Colà (Verona). ROBOTTI ANGELA, Torino. Rossi AMALIA, Pinerolo (Torino). Rossi Avv. FILIPPO, Fabriano (Ancona). RESTANI Gio. BATT., Levanto (Spezia). SANGUINETTI ELVIRA PARODI, Genova. SBERNINI ANTONIO, Sabbioneta (Mantova). TESSIERI D. GIUSEPPE, Pomaro (Alessandria). VACCARI RoMEo, Modena.

VALENTI MAN. Ved. MESCHIA, Vigevano (Pavia). VIOLA GIOVANNI, Torino. VISINI PIETRO, Ghedi (Brescia).

Presentiamo vivissime condoglianze alle famiglie, raccomandando ai suffragi dei nostri Cooperatori gli amici defunti.