BS 1880s|1883|Bollettino Salesiano Marzo 1883

ANNO VII. N. 3.   Esce una volta al mese.   MARZO 1883.

BOLLETTINO SALESIANO

Direzione nell' Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo, N. 32, TORINO

SOMMARIO - Motivi di promuovere la gloria di Dio e la salute delle anime - L' Articolo del Bollettino di febbraio: Gesù Cristo nostro Dio e nostro Re - Biglietto Pasquale - Soppressione di una virgoletta od una bella offerta per la Chiesa del S. Cuore. - Relazione intorno la Festa di S. Francesco e le Conferenze dei Cooperatori Salesiani - Anniversario della morte di Pio IX celebrato nella Chiesa di S. Giovanni Evangelista - Le Maraviglie del SS. Sacramento - Miniera d'oro ossia aurei mezzi per divenire ricchi e felici in questo mondo e nell' altro - Morte di un Benefattore insigne - Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales - Il Conte D. Carlo Cays di Giletta - Indulgenze speciali pei Cooperatori Salesiani.

MOTIVI DI PROMUOVERE LA GLORIA DI DIO E LA SALUTE DELLE ANIME.

Vi ha di taluni , ai quali sembra che noi attendiamo con troppo ardore ad ampliare ed aprire Case pei giovanetti abbandonati, ad inviare Missionarii tra le tribù lontane, a scrivere, pubblicare, diffondere buoni libri tra il popolo , a sobbarcarci a sempre nuove spese ed ingolfarci in difficili affari e penose cure. Laonde a viva voce e per iscritto eglino ci vanno dicendo : - A che tanta smania di nuove opere ? Fermatevi , sospendete, non caricatevi di cosi enorme fardello di debiti e di noie. Questi ed altri consimili suggerimenti noi riceviamo or da questo ed or da quello; e se molti ci spronano a tirare innanzi, non pochi, forse in buona fede, tentano pure di arrestarci.

Davvero, se lavorassimo per un fine mondano, se guardassimo le cose dai tetti in giù, noi dovremmo accogliere i costoro consigli, almeno per noi, siccome convenienti ed utili ; imperocchè di triboli e spine è pur troppo cosparsa la via, che ora ci tocca di percorrere. Quantunque i 150 istituti Salesiani , aperti fin qui , siano governati da persone capaci , e godano la benevolenza dei buoni, tuttavia ci dànno ogni giorno di molte sollecitudini. Ora mancano i mezzi per affrontare le spese del mantenimento dei giovanetti ricoverati , e bisogna provvederli , per non rigettare sulla pubblica via tanti miseri orfanelli. Ora si difetta di un maestro di scuola o di un capo di laboratorio, e per trovarlo in questa o in quell'altra Casa si mette alla tortura il cervello. Ora insorge un inconveniente, a cui si deve porre un rimedio, e non si sa in qual modo. Tutti questi ed altri consimili affari fanno passare sopra pensiero la maggior parte dei giorni e pur delle notti dell'anno. Laddove, se restringessimo le opere nostre, se chiudessimo Ospizi, se non ne aprissimo più, se dessimo il bando-a tante altre imprese, se lasciassimo correre, come si dice, l'acqua per la sua china, noi potremmo vivere molto più tranquilli e sicuri.

Ma viva Dio ! Noi non la penseremo né opereremo in tal modo giammai. Ce lo vieta il Signore e colle parole e coll' esempio. Iddio comandò a ciascuno di aver cura del suo prossimo : Deus mandavit unicuique de proximo suo. Anzi dal suo canto Egli ci porse un esempio efficacissimo. Infatti il Signore ebbe tanta pietà delle miserie del mondo e tanto amò gli uomini, che per salvarli diede lo stesso Unigenito Figliuol suo, e non solo lo diede, ma lo sacrificò sopra il legno della croce tra mezzo a tormenti e a spasimi indicibili : Sic Deus dilexit mundum, ci assicurò lo stesso Gesù nel suo discorso a Nicodemo, sic Deus dilexit mundum, ut Filium suum Unigenitum daret. E al suono di queste parole , e alla vista di questo spettacolo, chi potrebbe in coscienza rimanersi freddo e indifferente al benessere spirituale e temporale de' suoi simili ?

E poi, oltre il dovere che come uomini e come Cristiani ci stringe in tutti i tempi a fare il bene, noi dobbiamo procurare la gloria di Dio, il decoro della Religione, il vantaggio della società, la salute del prossimo, con molto maggiore abnegazione, costanza ed energia, in questi giorni, nei quali i nemici fanno incredibili sforzi per combattere la Chiesa, sconvolgere la famiglia, pervertire nella mente e nel cuore tanta povera ed inesperta gioventù, e perdere innumerevoli anime.

Nei paesi cattolici , anzi in mezzo agli stessi infedeli delle più remote parti della terra, si veggono insediarsi ogni anno i ministri protestanti. Ben pagati e provvisti di pingui stipendii eglino insieme colle mogli e coi figli si recano ora tra noi, ora tra i pagani dell'Asia, dell'America, dell' Oceania, a fare non già dei veri seguaci di Gesù Cristo, ma degli eretici. E noi Cattolici dovremmo lasciarli fare senza alcun contrasto? E dovranno i figli della luce permettere ai figli delle tenebre di seminare la zizzania dell' errore nel campo del Signore, e non cercare d' impedirneli , e di spargervi in quella vece la verità?

Mirate ancora i guasti, che cagiona nel popolo cristiano la cattiva stampa ; mirate le perverse massime , che si diffondono a sconvolgere le famiglie e la società ; mirate la irreligione, l'ignoranza delle cose di fede, la corruttela, l' insubordinazione, in cui si alleva la odierna gioventù. E al contemplare tanta colluvie di mali, che va ogni giorno crescendo, potrà egli un buon Cattolico starsene neghittoso? No di certo. Che diremmo noi di un figlio, che vedesse il padre e la madre sua oltraggiati da una turba di monelli, e se ne stesse mirando quell' empia scena senza muoversi a farla cessare ? Che diremmo di un cotale , che vedesse i suoi fratelli e le sue sorelle in pericolo di essere ingannati da un cattivo soggetto , ed egli non aprisse bocca per avvertirneli e li lasciasse tradire ? Che diremmo di uno, che vedesse appiccarsi il fuoco alla casa del suo vicino, ed essere in pericolo di bruciar vivi sani e malati, bambini e bambine, ed egli potendo salvarli, almeno col gridare, se ne fuggisse invece o se ne stesse nascosto in silenzio ? Diremmo che tutti costoro sono persone per, lo meno senza pietà e senza cuore. Or bene, potremo noi vedere i cattivi a fare tanti insulti a Dio ed alla Chiesa, e non opporvici, e non industriarci per scemarli almeno e ripararli in qualche maniera ? Potremo noi vedere scorrere torrenti di cattivi libri a pervertire le menti e a corrompere i cuori, e non aprire almeno un ruscello di stampe buone ad istruire i fedeli nelle verità della Religione, e a corroborarli nella pratica della virtù? Potremo noi vedere tante migliaia di poveri giovanetti crescere nella ignoranza e nel mal costume, vivere tuttodi esposti al pericolo di cadere nella prigione e nell'inferno, e non adoperarci a strapparneli secondo le nostre forze? Potremo noi vedere tante tribù selvagge, che ancora non conoscono Iddio, e non cercar modo di inviare qualche Missionario, che porti loro la luce del Vangelo e i ritrovati della vera civiltà? Davvero, se in questo tempo noi ci rimanessimo pigri e colle mani in mano, avremmo ragione di temere gravi castighi da Dio , e al punto della morte non potremmo presentarci con piena fiducia al tribunale del Giudice Supremo, che per le anime è venuto dal Cielo in terra, ha faticato , ha sudato, ha tollerati strapazzi, insulti , villanìe, e infine la morte e morte di croce.

Ecco, o buoni Cooperatori e buone Cooperatrici, i motivi principali , per cui abbiamo impiantate varie opere di carità e di religione, e ci adoperiamo per fondarne delle altre ancora. Compatiteci, se invece di arrestarci su questa via noi andiamo ognora avanti, e cerchiamo di tirare voi pure insieme con noi. Al progresso del male, che non possiamo infrenare, vada almeno di pari passo il progresso nel bene , che dipende da noi.

Del resto poi ricordiamoci che siamo Cristiani e come tali siamo tutti soldati. Oggi più che mai ferve la battaglia tra il bene ed il male, tra Gesù Cristo e l'anticristo , tra i Cattolici e gli eretici, tra i figli della luce e i figli delle tenebre. Or quando la pugna è ingaggiata, è vile e traditore non solo quel soldato, che fugge alla parte nemica, ma quello altresì, che si nasconde nella tenda o ricusa come che sia di brandire le armi in aiuto de' suoi commilitoni. Deh ! imitiamo la condotta di quel prode Uria , di cui ci parla lo Spirito Santo nel secondo libro dei Re. Invitato in tempo di guerra alle gioie ed al riposo di casa sua egli disse: « L'arca di Dio e Israele e Giuda abitano sotto le tende, e il generale mio Gioabbo, e i servi del mio Sovrano dormono sulla nuda terra, e io andrò a casa mia tra le comodità e le delizie? Per la vita e per la salute del mio Re non farò io tal cosa. » Sì, all' esempio di questo eroe dell'antica legge diciamo ancor noi : - La Chiesa di Dio, il popolo cattolico, il nostro generale in capo, il Pontefice di Roma, i servi del nostro Principe G. Cristo, i Vescovi, i Sacerdoti, si trovano in aspra tenzone contro i seguaci di Satana. Schiere di novelli apostoli vanno errando per deserti e per foreste, dormono o sulla terra agghiacciata, o sulle sabbie ardenti, ed espongono la vita ai più gravi disagi, per estendere il regno di Dio tra le barbare nazioni. Migliaia di persone caritatevoli e pie prodigano sostanze, tranquillità e pace a difesa della Religione, a salute delle anime, e noi? E noi tra il fervore della battaglia, tra il cimento dei combattenti nostri padri e fratelli, tra lo spettacolo dei loro ardui sacrifizi, ci resteremo indifferenti e neghittosi? No, che questo non sarà. Se per salute, se per età, se per condizione non possiamo impugnare la penna a difendere Gesù Cristo e il suo Vicario in terra, se non. possiamo salire una cattedra per insegnare la verità e sfolgorare l' errore , se non possiamo valicare i monti e salpare i mari in traccia di anime smarrite, se non possiamo raccogliere in casa nostra giovanetti orfani e derelitti, noi pregheremo con ardore pei nostri fratelli, che si trovano in campo di battaglia; con limosine ed elargizioni provvederemo loro le armi necessarie ; procacceremo nuovi soldati in loro aiuto e sostegno, promuovendo vocazioni ecclesiastiche e religiose ; provvederemo il pane e il vestito a chi ne abbisogna, specialmente ai poveri fanciulli ; diffonderemo libri edificanti; instruiremo più efficacemente i nostri figli ; ci adopreremo a mantenere salda la fede, ardente l' amore al Nostro Signor Gesù Cristo tra noi ; saremo intrepidi sostenitori de' suoi divini diritti, e fedeli osservatori delle sacrosante sue leggi.

Sì, questo appunto é il da farsi, o nostri Cooperatori ; e se per riuscirvi dovremo sopportare molestie e fatiche, ed affrontare disagi e pene, non ismarriamoci d'animo, perché Dio sarà con noi. Ci risuonino sempre all'orecchio le calde parole del sapiente ed invitto Pontefice, che ci governa : « Nelle quali cose tutte, Egli dice, se ai nostri si presenta alcun che di disagio, osino con tutto ciò di affrontarlo, non avendo il Cristiano niuna causa più giusta di andare incontro a molestie e fatiche che questa , di non sopportare che venga malmenata dagli empi la Religione. Ché certamente la Chiesa e generò ed allevò i figli non a condizione, che, quando il tempo o la necessità lo richiedesse , ella non dovesse aspettarsi da loro alcun aiuto, ma perché ognuno alla propria tranquillità e ai privati interessi anteponesse la salute delle anime e la incolumità degli interessi religiosi (1). »

(1) Encicl. Etsi Nos, 15 febbraio 1882.

L'ARTICOLO DEL BOLLETTINO DI FEBBRAIO GESU' CRISTO NOSTRO DIO E NOSTRO RE.

Per consiglio di alcuni Cooperatori abbiamo ridotto a libretto il primo articolo del Bollettino Salesiano dello scorso febbraio , e ne abbiamo distribuite gratuitamente in Torino 100 mila copie. Questo atto ci costò la spesa di mille lire ; ma non importa. Nostro scopo fu di porgere ancor noi una qualche riparazione agli oltraggi, che alcune penne sacrileghe , sotto la protezione di

una malintesa libertà, scagliano da qualche mese in Torino contro l'adorata Persona del nostro divin Redentore e la sua Chiesa, con iscandalo dei pusilli e con immenso cordoglio di tutti i Cattolici.

L'opuscoletto, nella sua brevità, fu trovato molto acconcio a rassodare la fede dei Cristiani nella divinità di Gesù Cristo, ed eccitarli a dargli, in questi tristissimi giorni, prove di più caldo amore e di più esimia pietà. Molte persone se ne provvidero centinaia e migliaia di copie , per regalarle e distribuirle ai loro soggetti. Quindi è che esaurita già la prima edizione di 100 mila copie, se ne intraprese una seconda di altre 100 mila.

Oggi ad un buon Cattolico più non basta il deplorare il male, ma è d'uopo che ciascuno gli si opponga, secondo le proprie forze. Laonde esortiamo i Cooperatori , le Cooperatrici, i maestri, le maestre, i catechisti , i capi di fabbrica, ma sopra tutti i molto reverendi Parroci, e quelli che hanno anime in cura , a procacciarsi questo libretto in quantità e a spanderlo gratuitamente nelle campagne , nelle borgate , nelle città, nelle botteghe, nelle officine, nelle scuole, in ogni famiglia. In questo modo essi coopereranno coi Torinesi a dare al nostro divin Salvatore un più largo e più degno contraccambio degli insulti, che gli si fanno nella stessa città del SS. Sacramento e della Santissima Sindone. Leggendo quelle pagine è impossibile che la mente del fedele non concepisca qualche buon pensiero, e che il cuore non isprigioni un atto di amore verso Gesù Cristo. Volesse il Cielo che per tal guisa una nuvola di sante aspirazioni si sollevasse dalla terra e salisse sino al trono di Dio, per risarcirlo in parte delle quotidiane bestemmie, che dall'inferno e dai suoi satelliti si scagliano contro di Lui. Oh ! sì, volesse il Cielo che in questo modo si avverassero anche le parole di S. Paolo : « Dove abbondò il peccato , soprabbondò la grazia : Soprabbondò la grazia del Signor Nostro colla fede e coll'amore, che è in Cristo Gesù : Ubi abundavit delictum superabundavit gratia : Superabundavit gratia Domini nostri cum fide et dilectione, quae est in Christo Jesu. (1) »

In Torino, coll'assenso dell'Autorità Ecclesiastica, il libretto venne distribuito alla porta delle chiese, quando i fedeli ne uscivano dalla principale funzione. In questa maniera ogni famiglia ebbe il suo, o il potè leggere presso il conoscente od amico.

Per facilitarne la diffusione per tutta l' Italia, la Libreria Salesiana di Torino lo vende al mitissimo prezzo di L. 2,50 per ogni cento copie, e di L. 20 per ogni mille.

(1) Ad Rom. V, 20 e Ad Tim. 1, 14.

BIGLIETTO PASQUALE.

Molti Parroci, avendo letto sui giornali l'annunzio dell' accennato librettino, ce ne diedero tosto commissione di molte copie per distribuirle ai fedeli come biglietto pasquale.

Ci sembra questo un felice pensiero, poiché, oltre a ricordo dell'adempiuto precetto, l' opuscolo in questo caso farà nelle famiglie ancora da ottimo maestro.

In vista di ciò, ne abbiamo fatto tirare parecchie migliaia con questa scritta sul frontispizio : Segno della Comunione Pasquale.

Il prezzo è il medesimo: L. 20 per ogni , mille copie. - E vero che costa un tantino di più che non il solito bigliettino; ma il bene religioso e morale che verrebbe a produrre è tale, che un Parroco non avrà a dolersi di aver fatto un piccolo sacrifizio per le anime, affidate alla sua cura. -

Visto: Nulla osta alla stampa.

Luigi Rossi Pro-Vic. Generale. Genova, 1 marzo 1883.

SOPPRESSIONE DI UNA VIRGOLETTA od una bella offerta per la Chiesa del S. Cuore.

Uno dei Prelati più insigni e Per dottrina e per pietà, del quale ci duole di dover qui tacere il nome, essendosi fatto inviare dei libri dalla nostra Libreria di Torino, domandava la nota del suo debito per soddisfarlo. La spesa fatta era di lire 14,00. Verso di noi benevolo e amorevole come un padre, egli inspira, in quanti hanno la bella sorte di trattare con lui, una confidenza più che figliale. Laonde il Sacerdote Giovanni Cagliero, incaricato di rispondergli , nell' unire il conto alla lettera. gli notava facetamente che nella cifra di L. 14,00 vedevasi bensì una virgoletta, ma che questa nel totale potevasi pur riguardare come inutile e fuor di posto. Con ciò voleva dire che, soppressa la virgola, la nota avrebbe portato non più la somma di quattordici lire, ma di mille e quattrocento. Or bene, la lettera seguente dirà quello che ne sia avvenuto.

C... 21 del 1883.

ILLmo Sig. TEOL. D. CAGLIERO,

Accetto come una voce del Cielo l'osservazione di V. S. sulla virgoletta inutile e fuori posto nel totale. Perciò spedisco 14 lire in estinzione del mio debito verso la Libreria Salesiana, conforme risulta dalla lista che rimando; ed aggiungo 1400 lire senza virgoletta, da servire a D. Bosco per la fabbrica della nuova Chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Roma:

Quest'ultima somma io aveva raccolto a spilluzzico, risparmiando qua e là, coll'intendimento d' impiegarla in un' opera pia, che ho intrapresa, e non ancora compiuta. Ma la virgoletta fuori posto mi ha fatto mutare avviso, perchè mi ha ricondotto alla memoria la nota sentenza : Qui cito dat, bis dat. Don Bosco adunque riceva con buon viso l'umile mia offerta, e me ne ricambi con una fervorosa preghiera a quell'adorabile Cuore, che tanto ci amò e ci ama. Rispetto a Lei, Ella si contenti del 14,00 colla virgola, la quale resterà celebre negli annali delle finanze Salesiane. Inchiudo per conseguente un vaglia di L. 1414, e Le bacio con affetto le mani.

Mi raccomando alle sue orazioni e sono

Di Lei

Devmo in G. C. N. N.

RELAZIONE intorno la Festa di S. Francesco e le Conferenze dei Cooperatori Salesiani.

Sì belle e consolanti sono le notizie avute intorno la Festa di S. Francesco di Sales e le Conferenze tenute in tale occasione , che ci riescono di grande conforto. Le relazioni poi, che ci furono spedite , sono in tanto numero , che per dire di ciascuna dovremmo occupare tutte le colonne del Bollettino. Quindi noi conserveremo gelosamente le lettere pervenuteci su tale proposito ; ringraziamo i benevoli che con bontà veramente fraterna ce le hanno inviate , e intanto faremo cenno di alcune a comune edificazione.

Festa di S. Francesco in Roma.

Diamo la precedenza alla Festa celebratasi nella Chiesa provvisoria del Sacro Cuore di Gesù in Roma. Di essa scrissero varii giornali di quella città, come Le Moniteur de Rome, La Voce della Verità, e L'Osservatore Romano nel suo numero 24. Trascriviamo da quest' ultimo: - « Ieri, 29, nella Chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù, al Castro Pretorio, si celebrò con pompa solenne e con l' intervento di popolo numerosissimo , la Festa di S. Francesco di Sales, a cura precipua del M. R. Parroco signor Francesco Dalmazzo e degli altri Sacerdoti della Società Salesiana , ivi presso raccolti in un Ospizio fondato dal benemerito Don Bosco di Torino, e che, siccome è noto, s' interessano amorevolmente a trasfondere negli altri la dottrina e gli insegnamenti dell' illustre Dottore di Santa Madre Chiesa.

» Nel mattino fuvvi copioso numero di Messe lette, tra cui quella di Sua Eminenza Revma il Cardinale Alimonda, il quale, alla Comunione generale, pronunziava uno splendido discorso (1).

» La Messa solenne veniva cantata , sulle ore 10, dal M. R. Don Cesare Boccanera, Parroco di S. Maria Maggiore, con musica scelta, eseguita ad harmonium e col concorso dei cantanti di San Pietro in Vaticano.

» Questo nel mattino.

» Nelle ore pomeridiane poi e prima della Benedizione coll'Augustissimo Sacramento, data da Sua Eminenza Revma il Cardinale Nina , Protettore della Società dei Salesiani, ebbe luogo un bellissimo discorso panegirico, detto dal Reverendissimo Mons. Marini, Cameriere segreto partecipante di Sua Santità Papa Leone XIII (2); al quale discorso facevano seguito le tanto celebrate Litanie del maestro Capocci, cantate, come il bellissimo Tantum ergo, dai sullodati artisti di San Pietro.

» E stata, insomma, una Festa assai devota e benissimo riuscita. »

(1) L' argomento trattato dall' Emmo oratore fu : L' amore che S. Francesco di Sales portava a Dio, e l'amore che il gran Dottore della Chiesa voleva che gli uomini portassero a Dio, facendo risaltare avere in ciò consistito principalmente la dottrina di lui.

(2) Mons. Nicolò Marini nel citato discorso non venne meno alla bella fama che gode di valentissimo oratore, e di cui ci diede prova luminosa l'anno scorso nella nostra Chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino. « La sua magnifica orazione, così La Voce della verità, aggirossi attorno allo zelo apostolico di S. Francesco, alle vie leggiadre e pacifiche che egli seguì nelle sue azioni e nei suoi scritti, ed alle cure incessanti dei Salesiani, perchè la dottrina del loro celeste Protettore abbia sulla terra salutare e pratico svolgimento (Vedi La Voce della Verità, mercoledì 31 gennaio 1883).

Conferenza in Lu.

Uno dei paesi, in cui si contano assai numerosi e zelanti i Cooperatori e le Cooperatrici, si è il paese di Lu, diocesi di Casalmonferrato, di cui ci cadde già di parlare parecchie altre volte. Lasciando a parte la stima e l'aiuto, che il rispettabile clero e le famiglie portano alle Suore di Maria Ausiliatrice, le quali vi tengono asilo infantile, scuole elementari, laboratorio ed Oratorio festivo per le fanciulle e giovanette delle tre parrocchie, noi, ad onor della verità, dobbiamo confessare che soprattutto i Cooperatori e le Cooperatrici di quel Comune ci diedero già e ci danno non dubbie prove di loro carità e benevolenza. Essi ci confortano colle loro preghiere , essi ci mandano oggetti di vestiario e di biancheria pei nostri poveri giovanetti, essi ci spediscono soccorsi pei Missionarii, essi si adoprano alla sana educazione della loro figliuolanza, essi, lungi dall'impedire le vocazioni, si gloriano anzi di avere dei figli , fratelli , nipoti , parenti nelle schiere dei Salesiani, e delle figliuole e sorelle tra le Suore, e nelle terre stesse dell' America e nella Patagonia.

A loro istanza il giorno 1° dello scorso febbraio ebbe luogo la prescritta Conferenza, la quale sì pel numero dei socii, e sì all'intento di far conoscere ad altri lo scopo della pia Associazione, fu tenuta nella chiesa parrocchiale di S. Maria Nuova. Il degnissimo sig. Prevosto, D. Alessandro Ganora , aveva la bontà di darne pubblico avviso dal pulpito la domenica innanzi ; onde alle sette del mattino del giorno fissato più centinaia di persone, udita la santa Messa in onore di san Francesco di Sales, ascoltarono con divota attenzione parole analoghe alla circostanza. Il Sacerdote incaricato di loro favellare , dopo di aver ricordato l'indulgenza plenaria, che per concessione del Sommo Pontefice potevano lucrare i Cooperatori e le Cooperatrici presenti alla Conferenza ; dopo di averli salutati a nome di D. Bosco e loro significato la sua riconoscenza e gratitudine, passò a mostrare il gran bene che in qualità di Cooperatori e di Cooperatrici dei Salesiani eglino potevano fare a se stessi, alla famiglia, al paese ed alla civile società, e poscia accennò alcuni dei mezzi principali che dovevano usare, onde dal seno di loro famiglie riuscire efficacemente a propagare la gloria di Dio e a salvare delle anime.

Disceso che ei fu dalla cattedra, si fece innanzi nel presbitero il M. R. D. Luigi Coggiola, arciprete della parrocchia di S. Nazzaro , e con poche , ma fervide parole raccomandò la limosina a benefizio delle opere nostre. La sua parlata produsse un ottimo effetto , e la carità fatta superò la comune aspettazione.

Sono moltissimi anni che le belle colline e i ricchi vigneti di quel Comune non furono più devastati dalla grandine , come pur troppo il sono tutti gli anni molti paesi del Monferrato. Quel popolo riconosce in questo un favore del Cielo. Voglia il Signore continuargli la sua valida protezione, e benedirlo nel corpo e nell' anima , pel tempo e per la eternità.

Conferenza in S. Vittoria d'Alba.

Non ostante la brevità che ci è imposta, crediamo bene di accennare eziandio la Conferenza, che il 25 gennaio si celebrò in S. Vittoria, diocesi d'Alba. Tenuta pubblicamente, essa suscitò nella popolazione un vero entusiasmo. Il M. R. signor D. Tommaso Surra, vice-Curato del paese, fece conoscere le opere principali della Pia Società Salesiana, e in modo particolare il bene, che già fece e fa tuttora a tanta povera gioventù in Italia, in Francia e in America. Discorse indi delle grazie, che la Beata Vergine Ausiliatrice concede a quelli, i quali aiutano queste opere di carità e di religione ; e siccome il degno Sacerdote, zelante ed affezionato Cooperatore, aveva in pronto molti fatti luminosi e, come si dice, palpitanti di attualità , così seppe svolgere il suo tema in modo da lasciare in tutti i cuori le più favorevoli impressioni. Sappiamo che si desidera una Casa Salesiana in quel luogo. Mancandoci il personale, Don Bosco ringrazia fin d'ora quelle benevole persone della fiducia, che gli mostrano, ed augurandosi di poter un giorno o l'altro soddisfare ai comuni desiderii, invocherà tutti i giorni le benedizioni di Dio sui Cooperatori di S. Vittoria, e sopra tutti i benefattori dei suoi poveri giovanetti (1).

(1) Per norma e quiete della pia Cooperatrice P. I. T. facciamo noto che abbiamo ricevuto a suo tempo le offerte dei Cooperatosi Salesiani di S. Vittoria. In quanto alle male dicerie di alcuni essa non si affanni punto I piccoli disgusti che si soffrono per un buon fine, rendono le nostre opere più gradite a Dio e più meritorie. Gesù Cristo fece del bene a tutti, eppure lo hanno messo in croce. E questo serva di conforto a lei e a tutti quelli, che incontrano dispiaceri e contraddizioni per una buona causa.

Conferenza in Este.

Dalla città di Este, dove teniamo un CollegioConvitto pei giovanetti, ci scrivono quanto segue: « Il giorno 20 gennaio i Cooperatori Salesiani di Este si radunarono alla Conferenza prescritta dal loro Regolamento. Il luogo della Radunanza fu una comoda cappella appartenente alla chiesa del Duomo, e che cortesemente fu per questa occasione lasciata e ordinata bellamente dal Reverendo Amministratore ecclesiastico , D. Domenico Salviati. All'ora stabilita convennero in numero copioso e veramente consolante i sigg. Cooperatori e le sigg. Cooperatrici. In buon numero erano pure i RR. Sacerdoti Cooperatori sia di Este, sia dei confinanti paesi. Pareva di trovarsi come in famiglia e tra tratelli, tanta era la carità, l'affabilità e la contentezza di ognuno. In tutti eravi lo stesso pensiero, lo stesso desiderio, la gloria cioè di Dio e il bene del prossimo. Consimili dovevano essere le fratellevoli adunanze dei primi Cristiani.

« Aprì la Conferenza il Direttore del Collegio Salesiano, il dottore D. Giovanni Tamietti, il quale ricordò lo scopo dei Cooperatori Salesiani , e quanto grande sia il bene che essi fanno all'anima propria, col procurare la gloria di Dio in aiuto dei Salesiani in pro della gioventù.

« Presiedeva alla Conferenza il M. R. D. Lancelotto Dal-Motto, Parroco di S. M. delle Grazie, che intrattenne i convenuti con forbito e fecondo discorso. Pigliò egli le mosse dalla parabola del Padrone della Vigna, e mostrando in essa adombrata la vigna benedetta di Santa Chiesa, e nei vignaiuoli gli Apostoli , i Dottori, e quanti operarono ed operano a vantaggio della Religione, passò a dire di s. Francesco d'Assisi , il quale, per trarre un maggior numero di anime al Cielo, fondò il non mai abbastanza lodato Terz'Ordine. Fece indi il confronto di questo Santo con Don Bosco, che, mutati i tempi, stabilì pure una pia Società di operai per faticare nella Vigna di Gesù Cristo ; ma con questa non potendo provvedere ancora al gran bisogno, egli chiama tutti gli uomini ad aiutarlo nel bene, coll'istituzione dei Cooperatori Salesiani. Parlò di quanto già si operò e di quel tanto di più che si farebbe, se maggiori fossero i mezzi. Invitò ognuno ad essere Cooperatore fervente e a non istancarsi di venire in soccorso ai Salesiani colle opere, colle parole, colla preghiera. Egli finì dimostrando i grandi vantaggi, che i Cooperatori possono procurare ai selvaggi dell'America, ai Cristiani sviati, ai giovanetti pericolanti e perciò alla rovinante società, di cui la gioventù omai resta la sola speranza.

« Terminata la Conferenza, si diede la Benedizione col Venerabile, allietata dal canto in musica del Tantum ergo, eseguito dai giovanetti del Collegio Manfredini. » Fin qui la relazione.

Mandiamo un cordiale applauso ai Cooperatori di Este, e vivi ringraziamenti a quei buoni Sacerdoti, che volsero loro parole così opportune.

Conferenza in Vicenza.

Di questa Conferenza così parla Il Berico, ottimo giornale di Vicenza, nel suo n° del 4 febbraio prossimo passato

« Come abbiamo già annunziato, nel giorno 30 gennaio all' Oratorio della Cattedrale ebbe luogo la Riunione dei Cooperatori Salesiani, in onore di S. Francesco di Sales.

» Questa Radunanza riesci edificantissima, e fu onorata dalla presenza di alcuni Revmi Canonici ; ed anzi la presidenza d'onore fu tenuta dal Reverendm Monsig. Gio. Batt. Cavedon.

» L'egregio Sacerdote Don Nazzario Zorzi prese quindi a svolgere il tema della necessità che in Vicenza sorga un Patronato, il quale abbia cura dell' educazione e dell'istruzione dei figli del povero. Ci è impossibile dare un sunto esatto delle eloquenti parole pronunziate dall'esimio Sacerdote; ma sappiamo che per desiderio di tutti i soci presenti , questo bellissimo discorso sarà dato alle stampe.

» Quindi Don Antonio Giorgio recitava una sua poesia indirizzata a Don Bosco, piena d'affetto e di carità cristiana. I Cooperatori firmarono in fine un indirizzo al Sacerdote D. Giovanni Bosco, diretto ad ottenere che quell' uomo di Dio abbia quanto prima a soddisfare la promessa, data già da qualche tempo, di fondare anche nella nostra città un Patronato per i figli del popolo.

» L'Adunanza si sciolse dopo raccolta un'abbondante colletta . per le opere di D. Bosco. » Così Il Berico.

Iddio benedica quegli amatissimi nostri Confratelli, e ci conceda di corrispondere presto ai loro desiderii.

Festa di S. Francesco alla Spezia.

Nella città di Spezia la Festa di s. Francesco di Sales venne celebrata con grande pompa nella chiesa dell'Oratorio delle Scuole Salesiane, e coll'intervento di Sua Eccellenza Revma Monsignor Giacinto Rossi, Vescovo di Luni, Sarzana e Prugnato. Quell' egregio Prelato ebbe l' alta degnazione di prendere alloggio presso i nostri Confratelli e di fermarsi con essi ben 4 giorni, dando loro segni di una bontà e di una benevolenza veramente da padre. Dolenti che ci vada mancando lo spazio, daremo solo una parte della relazione, che di quella festa memoranda ci venne spedita da un Cooperatore di quella città.

« Il 28 e 29 gennaio furono per la Spezia giorni di gioia e di lieta ricordanza per la Festa di san Francesco di Sales, celebrata con grande solennità I nella chiesa dei Salesiani.

» Alcun tempo innanzi il Sacerdote Leveratto Giuseppe, Direttore delle scuole dell'Oratorio, domandò rispettosamente a Sua E. Revma , il nostro veneratissimo Vescovo, che volesse onorarla di sua presenza ; e l'ottimo Monsignore, ben conscio del bene che si è operato e si opera in questa città dagli alunni di D. Bosco , accondiscese alla preghiera e attenne la parola.

» Fin dal mattino della vigilia, il giorno 28, molti fedeli si accostarono alla sacra Mensa , e tra questi furono oltre 250 giovanetti. La loro divozione e la compostezza dimostrarono chiaramente che all'opera della grazia era andata unita la mano di un industre agricoltore.

» Alle 10 1/2 Monsignor Vescovo pontificava, ed era bello il vedere prestato il servizio da un drappello di giovani addestrati nelle relative cerimonie, che compierono con disinvoltura e con grazia ; bello altresì, l'udire sulla tribuna dell'organo eseguiti da altra schiera di giovanetti il Kyrie, il Credo ed altre parti della Messa, con voci ed arte, che commuovevano e rapivano insieme.

» Alla sera disse il panegirico del Santo Sua Ecc. Revma. Parlò della preghiera, dello zelo e dell'umiltà di s. Francesco ; e tale si fu l'attenzione dell'uditorio, che ben si vedeva che le parole dell'ottimo Pastore scendevano nell'animo di tutti placide e soavi ad illuminare ed accendere.

» Sceso Monsignore dal pulpito, assistito come il mattino dai Canonici, diede solennemente la trina benedizione. La chiesa era ripiena da una gran folla di divoto popolo. Monsignor Vescovo provò una grande contentezza nel mirare coi proprii occhi quella dimostrazione di religiosa pietà; ma oltremodo consolante gli tornò la turba numerosissima dei giovani dell'Oratorio festivo, che rettamente istruiti ed educati, lungi dai pericoli delle vie e delle piazze, facevano larga e graziosa corona al Divin Salvatore , e a lui suo rappresentante.

Lungo il giorno ebbe luogo una lotteria di 300 premii, per cui si distribuirono oltre a mille biglietti. Era un giocondo spettacolo lo scorgere colà raccolto un migliaio di giovanetti, ciascuno dei quali, colla speranza di essere favorito dalla sorte e di cogliere un oggetto, erasi recato all'Oratorio, dove si apprende ad essere rispettosi verso i genitori, amanti dello studio e del lavoro, a divenire buoni Cristiani, morigerati e savi cittadini.

» Al domani, 29, Sua Eccellenza conferiva il Sacramento della Cresima a 130 fra ragazzi e ragazze. Sebbene giorno feriale , la chiesa era nuovamente affollata di gente, accorsa colla speranza di riudire la voce dell'amato Pastore. Compiuta la sacra cerimonia, Monsignore, prendendo ad argomento lo scopo del Sacramento amministrato, parlò degli obblighi e dei doveri di coloro, che lo avevano ricevuto. Le sue parole fecero del bene non solo alla gioventù cresimata in quel mattino, ma a tutti gli altri ancora.

» In breve la Festa di S. Francesco di Sales è stata un giorno di giubilo pei Salesiani e per le più centinaia di giovanetti affidati alla loro direzione ; è stata una consolazione pel popolo di Spezia, che ha ammirato funzioni commoventi e rare; è stata soprattutto di grande conforto al cuore di Monsignore Vescovo, che in mezzo alle spine della vita pastorale trova pure le sue rose, tra le quali annovera con vera compiacenza le Scuole e l' Oratorio piantati da Don Bosco in questa città , e sovvenuti dall'augusta carità dello stesso Sommo Pontefice Leone XIII. »

A queste notizie aggiungiamo un recente tratto di benevolenza del Santo Padre. Il 20 dell'ultimo scorso, V. anniversario di sua esaltazione al trono Pontificio, il Direttore dell'Oratorio di Spezia gli spediva il seguente telegramma: « Sua Santità Roma - Migliaio alunni Oratorio Salesiano Spezia innalzano voti, fanno preghiere, Comunioni pel loro benefattore Leone XIII- Implorano benedizione » - Ed ecco che poco dopo giungeva la risposta così concepita - « Revdo Leveratto Direttore Oratorio Salesiano Spezia.

IL SANTO PADRE RINGRAZIA VIVAMENTE PER L'INVIATO TELEGRAMMA E CON AFFETTO IMPARTE A LEI ED A TUTTI GLI ALUNNI DI COTESTO ORATORIO L'APOSTOLICA BENEDIZIONE.

L. Cardinale IACOBINI

Conferenza a Penango.

Il M. R. Sig. D. Giuseppe Garavelli, Parroco di Penango, la cui carità e zelo ebbero gran parte nell'impianto del nostro Collegio in quell' ameno e saluberrimo luogo del Monferrato, scrive così sulla Conferenza dei Cooperatori.

« Il 28 gennaio, il giovane Sacerdote D. Enrico Sarzano vice-Curato di Calliano, tenne in questa chiesa parrocchiale Conferenza a questi Cooperatori Salesiani. Egli predicò con unzione e zelo, e nel suo dire dimostrò assai bene e con grato animo quanto ami la pia Società di S. Francesco di Sales e in particolare Don Bosco, da cui ricevette l' educazione. V'intervenne il Collegio e quasi tutta questa mia popolazione. Le sacre funzioni riuscirono molto decorose e divote. »

La festa di San Francesco di Sales e la Conferenza in Torino.

Avremmo ancora a parlare delle Feste e Conferenze di Coprese, di Leonforte, di Sequals, di Utrera e di moltissime altre; ma ci vediamo costretti a passarle sotto silenzio, per dire della Festa e della Conferenza, che ebbero luogo in Torino.

Dell'una e dell'altra scrisse già l'Unità Cattolica nel suo n° 26 del 1° febbraio. Crediamo pregio dell'opera di qui riprodurre l'articolo di quell'ottimo ed importantissimo giornale.

« Lunedì scorso nella chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino, venne celebrata con pompa solenne la Festa del Dottore S. Francesco di Sales, Patrono dell'Istituto Salesiano. Le sacre funzioni, la scelta e la esecuzione della musica e il discorso in onore del Santo riuscirono splendidamente. Quantunque giorno feriale, tuttavia assai edificante fu l' affluire alla chiesa e la frequenza ai Santi Sacramenti, non solo dei giovanetti e dei membri dell'Istituto , ma dei fedeli della città, stati acconciamente preparati colla novena e con un triduo di predicazione.

» Giovedì passato abbiamo pure ricevuto una non meno gioconda impressione , assistendo alla Conferenza dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane, tenuta nella bellissima chiesa di S. Giovanni Evangelista. Ad un semplice invito, fatto per lettera da D. Bosco, ben 1500 persone, tra cui molti membri del clero e della nobiltà torinese, verso le 3 pomeridiane , eransi colà recate per udire dalla sua bocca parole d'incoraggiamento, e per infervorarsi nel bene operare a vantaggio di tanta povera gioventù.

» Il sant'uomo con un dire semplice descrisse brevemente lo stato miserando , in cui giacciono oggidì migliaia di giovanetti ; accennò le continue richieste, che da tutte parti si fanno alle Case Salesiane, specialmente a quella di Torino, affinchè si ricoverino fanciulli pericolanti e degni della più alta compassione ; esternò il vivo dolore che prova nel vedersi costretto di rispondere che non vi è più posto, e nel dover lasciar nell'abbandono e nella via della perdizione tanti giovani, i quali, se fossero tolti dal pericolo ed avviati per tempo ad una qualche carriera, farebbero la più consolante riuscita.

» Venne quindi a discorrere della necessità, in cui s'è trovato, di ampliare l'Ospizio di S. Francesco di Sales, innalzando un nuovo tratto di fabbrica accanto alla chiesa di Maria Ausiliatrice, per mettersi in grado di dare ricetto ad un maggior numero di derelitti, insegnar loro un'arte o mestiere, renderli capaci di guadagnarsi un giorno onoratamente il pane della vita, istruirli ed educarli nella religione e nella morale, e così impedire che, o spinti dalla miseria o tratti dalle cattive compagnie, si diano al vizio ed al malfare, e cadano forse nella prigione, ad esservi il disonore della famiglia e l'obbrobrio della patria.

» Don Bosco passò quindi a trattare di alcuni mezzi da praticarsi per riuscire al nobile intento di giovare oggidì alla Religione ed al buon costume, e recò a quest'uopo alcuni esempi edificanti e sante industrie di persone caritatevoli di Torino e di altre parti. Rispose ad alcuni quesiti fattigli a proposito della Pia Unione dei Cooperatori e delle Cooperatrici. Con amabile lepidezza narrò che sovente a voce e per iscritto riceve congratulazioni, per vistose eredità lasciategli da chi egli non sa, eredità fantastiche, inventate da qualcuno di buono o di cattivo umore per far parlare il mondo ; disse che due, le quali furono vere, diedero pretesto a tante questioni che alla fine riuscì con sensibile perdita ; che una gli venne lasciata poc'anzi, e finora incontestata, ma consistente nella somma di lire una e sessanta centesimi. Egli terminò il suo dire esortando i suoi Cooperatori a fare la carità mentre sono in vita e non aspettare a farla per dopo la morte. « Facendola adesso, egli disse, voi cooperate più presto al bene della Religione e alla salute delle anime; siete sicuri che le vostre intenzioni non sono contrariate; e poi ne riceverete da Dio una doppia mercede, vale a dire, non solo il premio in Cielo, ma ancora il centuplo su questa terra, secondo la promessa del Divin Salvatore : Centuplum accipiet et vitam aeternam possidebit. »

» Le parole di D. Bosco furono ascoltate con molta attenzione ed accolte con rispetto e benevolenza. Esse ci convinsero vieppiù che D. Bosco non è solo un vero amico, un amorevole padre, ma un eloquente avvocato della gioventù ; ci persuasero che egli è uno di quegli uomini, i quali se avessero i mezzi corrispondenti al cuore, allo zelo, all' energia dell'animo , muterebbero faccia al mondo ; ci posero fuori d' ogni dubbio che il prestare aiuto alle istituzioni di questo ecclesiastico è fare oggidì un'opera non solamente cattolica, ma filantropica e sociale. No, l'Italia e la Francia , che posseggono molte Case Salesiane , non hanno nulla a temere da D. Bosco; anzi se esse lo assecondano ne'suoi mirabili disegni a vantaggio della gioventù, la prima vedrà a poco a poco scemare di malfattori le sue prigioni, e la seconda non avrà più cotanto a temere la dinamite degli anarchisti. Don Bosco, salvando la gioventù, salva ad un tempo la società. » Così il principe dei giornali.

E basti questo per le Feste e per le Conferenze in onore del nostro Santo Patrono.

ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI PIO IX celebrato nella chiesa di S. Gio. Evangel.

Il giorno 7 dello scorso febbraio occorreva il quinto anniversario della morte di Pio IX. Essendo il 1° anno che è aperta al divin culto la Chiesa di San Giovanni Evangelista , per cura dei Cooperatori Salesiani eretta in Torino quale monumento a ricordare i benefizi fattici da quel grande Pontefice, vi si celebrarono più Messe in memoria di Lui. Con vero piacere poi del nostro cuore un buon numero di fedeli vi assistette ad ogni . ora, e molti si accostarono eziandio alla santa Comunione. Essi diedero così un sincero attestato di venerazione e di amore a quell'angelico Papa, che in Torino ed in qualsiasi luogo civile non può essere dimenticato e tanto meno oltraggiato, fuorchè dagli ignoranti o da coloro, i quali in fatto di educazione e di civiltà sono lasciati indietro le cento miglia dai Gallas dell' Africa e dai Patagoni dell' America. E meno educati e meno civili dei Gallas e dei Patagoni si danno a vedere certuni, che si dicono anticlericali.

UN FANCIULLO GUARITO DA UNA CROCE BENEDETTA DA PIO IX.

La Campana del Mezzodì, ottimo periodico settimanale di Napoli, sotto il titolo : Memoriale delle grazie ottenute per intercessione di Pio IX, pubblica favori ed anche miracoli, che si attestano ricevuti pei meriti di lui. Nel n. 6 del 10 di febbraio ne riferisce uno, riportato già dall'Osservatore Cattolico e dalla Famiglia Cattolica, e che ci piace di qui presentare ai nostri Cooperatori e alle nostre Cooperatrici.

« Un missionario del Texas, antico allievo della Scuola Apostolica di Avignone, racconta il fatto seguente, avvenuto prima della morte del Santo Padre Pio IX.

» L'inverno scorso venni chiamato in fretta per battezzare un ragazzo di otto anni, che era in punto di morte. Corro, e vedendo che stava per morire, lo battezzo. Finita la cerimonia consolo i genitori, e loro dico di offrire il loro sacrifizio al buon Dio, giacchè prevedevo che dopo poco più di due ore avrebbero avuto un angelo in Paradiso.

» Partii triste, poichè il dolore di questa povera gente, buoni cattolici, mi faceva pena. Ritornato a casa, mi venne un'idea... Mando in fretta una ragazzina con una croce che il nostro Santo Padre Pio IX avea benedetta , facendo dire alla madre di mettere questa croce sul piccolo morente. La ragazza corse in fretta, la madre, che piangeva come suo padre, ricevette il mio messaggio con premura, comprese il mio pensiero, e con una fede da S. Paolo mise la croce sul fanciullo che era agli estremi.

» Appena la croce l'ebbe toccato, egli aprì gli occhi, e fu sanato all'istante, come mi attestò sua madre in presenza di parecchi testimonia. Mi rincresceva di privarmi di quella croce, la richiesi, ma la povera madre con aria raggiante di gioia mi disse : « Signor curato, il nostro Santo Padre il Papa ha sanato il mio piccolo figlio , perciò tengo la croce. » Nello stesso tempo il piccolo Martino (è questo il nome del fanciullo) sorrideva con me, come se avesse voluto dirmi : grazie , padre, grazie. Ciò produsse in molti dei presenti lagrime di consolazione, ed ha contribuito assai nel paese a risvegliare la fede. »

Un altra grazia pur degna di essere conosciuta ci venne riferita, il 30 del passato gennaio , da un nostro Cooperatore di Ascoli Satriano, con preghiera di pubblicarla.

« Nella città, egli ci scrive, da parecchi mesi era inferma una donna, la quale, quantunque avesse preso tutti i rimedii suggeriti dalla medicina, nulladimeno spesso ricadeva nel medesimo morbo. Finalmente una pia persona avendo pregata caldamente la SS. Vergine Immacolata, che ad intercessione dell'angelico Pio IX si benignasse concedere la sanità all' inferma, questa dopo pochi giorni riacquistò la primiera floridezza, e tuttora vive, come se non avesse mai sofferto. »

LE MARAVIGLIE DEL SS. SACRAMENTO.

Ci facciamo premura di annunziare un libro opportunissimo in ogni tempo, ma soprattutto nella quaresima, intitolato: Le meraviglie del SS. Sacramento, narrate ai fanciulli della prima Comunioae. Ne è autore il P. Pietro Laurenti della Compagnia di Gesù, il quale, lo diciamo senza tema di essere smentiti, ha fatto un'operetta che tornerà non solo utile e gradita ai fanciulli e alle fanciulle, ma ai catechisti e alle catechiste , ai Parroci, ai Sacerdoti, ai maestri, alle maestre, e a tutti i buoni genitori. Il libretto contiene 4 brevi istruzioni , rivolte ai ragazzi ed alle ragazze, ed acconcissime a ben prepararli al grande atto della prima Comunione. La prima ne prepara l'intelletto, la seconda ne prepara l' anima, la terza il cuore, e la quarta li conforta ed ammaestra a serbare per tutta la vita il frutto della prima Comunione. A ciascuna istruzione fa seguito un' assennata raccolta di miracoli autentici e di fatti edificanti, di cui è sempre avida la tenera età. Essi giovano a raffermare nei fanciulli e a ravvivare la fede nella divina Eucaristia ; giovano a destare nei loro cuori la pietà e la divozione verso Gesù in Sacramento ; giovano altresì a quelli, che li hanno da istruire e da disporre ad accogliere convenientemente l' Ospite divino. Può servire di ottimo premio e di utile ricordo ai giovanetti e alle giovanette delle classi di catechismo e delle scuole. Per molti pregi il , libretto è degno di essere conosciuto ; e noi siamo sicuri che i RR. Parroci , letto che lo abbiano ,sapranno grado all'autore che lo ha composto, o a noi che lo abbiamo annunziato.

Si vende alla Libr. Sales. di Torino al prezzo di Cent. 50 per ogni copia. Leg. in tela L. 1,10.

MINIERA D' ORO ossia aurei mezzi per divenire ricchi e felici in questo mondo e nell' altro.

Con questo titolo è uscita nella nostra Tipografia di Torino la seconda edizione corretta ed accresciuta di un opuscoletto, che è un brevissima compendio dell'opera : Direttorio ascetico del P,. Gio. Scaramelli, ed è per istradare le anime buone, che tendono alla perfezione, a leggere l'opera in grande, ponendo loro sott'occhio il sugo della medesima, e in pochissime pagine tutto quelle. che debbono fare per coltivare la virtù con per lezione, nella quale vi è la vera felicità in questo, mondo e nell'altro.

Nelle città e in tutti i paesi, massime di campagna, vi sono anime semplici che ben istradate farebbero mirabili progressi nella virtù. Niente di meglio farebbero i MM. RR. Sigg. Parroci e Direttori spirituali, che provvedere queste anime d' quest'opuscoletto, ove si contiene questo istradamento breve, succinto e adattato alla ca pacità di tutti

Prezzo una copia L. 0,15 - 50 copie L. 6,00 Si vende alla Libreria Salesiana di Torino, di San Pier d'Arena e di Lucca.

MORTE DI UN BENEFATTORE INSIGNE.

Riconoscenza e gratitudine vogliono che facciamo un cenno particolare di un caritatevole Cooperatore, la cui vita altamente benefica si estingueva in Este sullo scorcio del mese di gennaio. Egli è il Cav. Benedetto Pelà, venerando vegliardo più che ottuagenario. Il bene che egli fece alla umanità sofferente, l'aiuto altresi che egli prestò al nostro Collegio di quella città, il conosce Iddio, il quale a quest' ora lo avrà già doviziosamente rimunerato , secondo la sua immancabile promessa. Dal canto nostro, dopo di aver innalzato preghiere al Cielo in sollievo dell' anima sua, di buon grado riportiamo in queste colonne alcune notizie su di lui, affinchè si conservi tra i mortati più duratura la sua venerata memoria. Ecco quanto il Direttore del Collegio di Este scrive ad uno dei Redattori di questo nostro periodico.

Este, 30 gennaio 1833.

CARIssm° D. BONETTI,

In questo momento dal Duomo di Este è giunta accompagnata da' Sacerdoti, dalla banda della città e da molti fedeli, la salma del defunto Cav. Benedetto Pelà. Qui accanto al Collegio nostro aveva preparata la sua tomba, e qui ora appunto è deposto. Sono andato fin vicino alla sua cappella, ma non ho petuto resistere allo stringimento di cuore, e mi sono dovuto ritirare. Quanto amore aveva per D. Bosco, pei Salesiani e per la povera mia persona ! Quanto sento che lo amava, ora che Dio ce lo tolse ! Non posso dimenticarlo. - Amoroso verso dei Salesiani, affettuoso verso i parenti, caritatevole verso i poverelli , era, da quanti lo conoscevano, stimato ed amato. La sua morte è riguardata come una sventura.

Era nato il 2 aprile 1810. All'età di circa 20 anni perdette il padre, e si trovò povero, senza istruzione, senza professione , con una madre da mantenere e cinque fratelli minori di lui. D'allora la sua vita fu un lavoro continuo di meravigliosa attività. A sè non badò più, purchè potesse aiutare la madre ed i fratelli. Patì la farne, sofferse la mortificazione della più squallida miseria ; ma Dio benedì l'amore grande ch'egli ebbe verso la genitrice. A poco a poco riuscì a fare uno stato comodo a se stesso, ai fratelli ed ai parenti. Quello poi che è degno di nota si è, che, quando raccontava questa sua vita piena di travagli e di fatiche, finiva dicendo : « Dio mi diede ricchezza ; ma ho la consolazione di avermela procurata col suo aiuto senza aver fatto piangere nessuno, anzi soccorrendo sempre gli altri, quanto ho potuto.» Ei diceva il vero. Non so quanti , fattisi ricchi, possano affermare altrettanto.

Non dico quello che fece per noi , dopochè ci venne Cooperatore. Basti accennare che il nostro Collegio Manfredini era per lui la sua seconda casa, e resistette a dure prove e fiorisce pel suo aiuto : amico più sincero, più Amorevole, più generoso sarà ben difficile il trovarlo. Ogni giorno veniva qua, e si deliziava in vedendo il bene, che si cercava di fare ai giovanetti. Voleva spesso udir narrare di D. Bosco, delle nostre Case, delle nostre Missioni. I nostri piaceri erano piaceri suoi, i nostri dolori erano suoi dolori, i nostri bisogni sentiva come i bisogni proprii.

Per quanto odo dire , lasciò un legato di 75 mila lire per mantenimento e premii alle povere scuole femminili del Ricovero di Este. Così assicurò la sussistenza delle Suore che le dirigono, e impedì che i malevoli le bandiscano. Questa disposizione è altamente commendata da chiunque conosce le cose.

Moriva il 27 corrente gennaio alle ore 9 1/2 pomeridiane. Di pochi mesi lo aveva preceduto il suo confessore Mons. Zanderigo Agostino, arciprete del Duomo e caro nostro Cooperatore, ed il suo e nostro carissimo amico Antonio Venturini. In poco tempo tre preziose esistenze si spensero in Este.

Frattanto voglia la S. V. avvisare i Cooperatari Salesiani che preghino in suffragio di questa anima eletta , e la raccomandi in modo speciale al nostro comun padre D. Bosco ed ai nostri amati confratelli. Nell'istesso tempo abbia presente dinanzi a Dio anche il povero scrivente , molto addolorato per la perdita di un tanto benefattore.

Con tutta stima mi dico

Suo affmo in G. C. Sac. GIOVANNI TAMIETTI.

NB. Il Veneto Cattolico così scrive di Benedetto Pelà

« Colla serenità del giusto e forte nelle divine speranze s'addormentava ieri in seno a Dio il signor Benedetto Pelà, cavaliere dell'Ordine di san Silvestro Papa. Veramente benedetto per le virtuose e generose sue azioni ! Larghissimo del ricco censo, prodigò elemosine pei poveri, pel Pio Ricovero, contribuì in gran parte alla fondazione del Collegio-Convitto Manfredini, diretto dai Salesiani di D. Bosco, ed all'ampliamento ed abbellimento di questo istituto erogò vistose somme. Zelante e schietto cattolico , ebbe sommamente a cuore il decoro del sacro tempio, fu socio benemerito delle locali società, all' augusta povertà del Sommo Pontefice sovvenne mai sempre con generose oblazioni. Siagli copiosa in Cielo la mercede dei tanti meriti accumulati in terra.

La Società Promotrice Cattolica

Il Circolo della Gioventù Cattolica. »

STORIA DELL'ORATORIO DI S. FRANCESCO DI SALES

PARTE SECONDA. CAPO IX.

Nuovo tratto di fabbrica e nuovo rovesciamento - Prova della protezione di Dio - Altra Lotteria - Invito alla medesima - Sussidio del Governo - Decreto del Ministro Rattazzi.

A cagione della guerra nella Crimea e per altre non meno disastrose si moltiplicavano ogni giorno le domande a D. Bosco, perchè ricoverasse poveri giovanetti nell'Oratorio od Ospizio di S. Francesco di Sales. Oltre quelli, che venivano raccomandati o dai parenti, o dai parroci, o dai municipii, moltissimi si raccomandavano di per se stessi. Quasi tutte le domeniche tra i giovani, che frequentavano o si recavano per la prima volta all'Oratorio festivo, D. Bosco ne scorgeva di quelli, i quali si trovavano in tale abbandono, o in siffatti pericoli di corpo e di anima, che se non venivano presto ritirati si sarebbero messi infallantemente nella via del male. Nella stessa condizione scorgevansi molti dei fanciulli, che si portavano negli Oratorii di S. Luigi a Porta Nuova, e dell'Angelo Custode in Vanchiglia. Ogni settimana or l'uno or l'altro dei Direttori di quei due Oratorii gliene consegnava di quelli, che erano veramente degni della più alta compassione. Anche il Governo molto di spesso gli raccomandava ora il figlio d'un impiegato, ora l'orfanello di un militare, ed ora un giovanetto, la cui condotta non era ancora così biasimevole da meritare un luogo di correzione, ma che tuttavia faceva assai temere per l'avvenire, se non gli si dava una educazione morale. Frequentissime erano le raccomandazioni di simil genere, che D. Bosco riceveva e dai varii Ministeri, e dalle Intendenze o Prefetture dello Stato, alle quali finché aveva un bugigattolo non rispondeva mai di no. Con questo metodo di carità sulla fine dell'anno 1855 ogni ripostiglio della casa di Valdocco era occupatp da un letto; anzi nella estate qualcuno aveva dormito niente meno che in un piano del campanile.

In vista dell'accrescersi delle miserie e delle domande, D. Bosco prese la risoluzione d'innalzare quel tratto di doppia fabbrica, che si estende attualmente dal portone di mezzo sino alla chiesa di San Francesco di Sales. Fece pertanto chiamare un certo sig. Giovenale Delponte, che faceva da ingegnere e da impresario, e gli domandò se avesse del danaro per le prime spese. - No, rispose quegli. - E nemmeno io, soggiunse D. Bosco. - E come facciamo? - Cominciamo egualmente, conchiuse D. Bosco, e prima che sia tempo di pagare gli operai il Signore qualche soldo ci manderà.

Nel mese di marzo del 1856 si diede principio ai lavori ; si diroccò la vecchia casuccia, che ancora restava in piedi come reliquia delle nostre primiere grandezze, e si cominciò il nuovo fabbricato, che compieva il già concepito disegno. Nelle ore di ricreazione prestavamo ancor noi la mano e a rovesciar muri e a portare mattoni, onde guadagnar tempo e risparmiare spese. Fra gli altri muratori lavoravano i fratelli Buzzetti, che da quel tempo più non abbandonarono il servizio di D. Bosco. Dotati di una intelligenza e fedeltà a tutta prova, eglino progredirono siffattamente nell'arte edilizia, che godono oggidì una ben meritata fama tra i primi impresarii di Torino. Siccome urgeva di avere il locale a disposizione pel prossimo autunno, così le opere si accelerarono al punto, che alla fine di luglio la nuova fabbrica non solo era coperta, ma, fatte le volte dei 4 piani, lasciava speranza di essere tra poco abitata. Ma eccoci addosso un nuovo disastro.

Il giorno 22 di agosto , verso le ore 10 antimeridiane, un muratore stava disarmando le volte della nuova fabbrica nella parte, che guarda a mezzanotte. Nei giorni precedenti egli aveva tolte le armature nei piani inferiori, e in quello toglieva i sostegni nel penultimo. Oramai il suo lavoro era compiuto, quando, non si sa il perché, la volta di quel piano si apre e cade sulla volta sottostante; questa precipita sulla terza e così di seguito sino alla cantina. In un minuto, i tre piani di quella parte di casa divennero un mucchio di rovine.

Questo rovesciamento fu per l' Oratorio una grave sciagura per le spese che dovettero ripetersi; ma in mezzo alla disgrazia apparve eziandio visibile la mano proteggitrice della divina Provvidenza. Accenniamo due fatti molto consolanti. Il piano terreno, già da qualche giorno libero dalle armature, siccome luogo comodissimo e di molta frescura, nelle ore di ricreazione era sempre ingombro di giovani e di assistenti. Alcuni vi s' intertenevano giuocando, altri vi stavano leggendo e studiando , taluni discorrendo e sorvegliando. Ma intanto alle ore 9 1/2 di quel mattino suona il campanello, ed ognuno con esemplare diligenza si ritira, quale nella scuola o di ripetizione o di metodo d'insegnamento, che si faceva nelle vacanze autunnali, e quale nello studio comune. Or bene, appena fummo tutti al nostro posto, ecco che udiamo un fragore e rovinio, che ci fa trasalire erano in quell'istante cadute le volte. Se questa rovina succedeva pochi minuti innanzi, avrebbe colto e schiacciato almeno una quarantina di giovani.

Un fatto non meno mirabile fu quello del muratore, che si trovava sopra la prima volta caduta. Appena ei si accorse che questa cedeva cercò tosto di mettersi al sicuro, correndo verso il muro di fianco; ma in quell'atto gli mancarono i mattoni di sotto ai piedi, ed egli, gettatosi come per istinto sopra un ultimo tratto di volta, vi rimase colla parte principale del corpo e colle gambe penzoloni per aria. Aveva nei piedi un paio di ciabatte, e queste gli caddero eziandio mescolate coi rottami e col calcinaccio. Era impossibile il non vedere la mano di Dio a sostenere quel pezzo di volta isolato, per cui il poverino, a malgrado che vi poggiasse sopra con tutto il suo peso, ebbe nondimeno salva la vita. Parimenti di tanti altri operai, che in quel momento lavoravano attorno alla fabbrica, neppur uno ebbe a soffrire il minimo male.

Il nostro D. Bosco era in quel giorno fuori di casa. Nella sera essendo ritornato all'Oratorio, come vide il disastro ne fu molto addolorato. Saputo poi che salva era la vita di tutti, ne ringraziò il Signore, e con aria serena e faceta disse ai giovani, che lo attorniavano : - E tanti, che eravate a casa, non foste capaci di andare a mettere il dito sotto le volte, ed impedire che cadessero? Oh ! buoni a niente ! Ma vi compatisco : è Berlich , che ci ha dato una cornata (1). È già la seconda volta, che questa mala bestia ci usa la sgarbatezza di gettarci giù la casa ; ma non importa. Egli l'ha da fare con Dio e colla Madonna, e non la spunterà. Se le volte sono cadute, noi le rialzeremo e non cadranno più.  

I nostri benefattori di Torino quando seppero l'accaduto ne provarono compassione per D. Bosco, e invece di raffreddarsi nel portargli soccorso si accesero vieppiù di zelo per l'opera sua. Tuttavia le spese già fatte e quelle che rimanevano a farsi ascendendo a più migliaia di lire, egli pensò di ricorrere alla carità pubblica per mezzo di una grande Lotteria. D. Bosco fu mosso a ciò da parecchie ragioni. Egli mirava anzitutto di porgere ad un maggior numero di fedeli la propizia occasione di compiere un atto di carità esimia, o coll'offrire doni o collo smerciare biglietti, e per tal guisa procacciare loro più ricca corona di merito e a Dio maggior gloria ed onore; in secondo luogo intendeva di risparmiare alquanto la borsa de' soliti suoi benefattori, affinchè potessero erogare limosine a sollievo altresì di tante altre miserie di Torino e del Piemonte; e infine procurarsi il fondo necessario per condurre a compimento, e soddisfare i debiti della incominciata fabbrica, a dispetto del nemico d'ogni bene, che invece di guadagnare veniva a perderne e pel moltiplicarsi delle opere buone, e per l'accrescersi degli atti di amore verso Dio e verso il prossimo.

Appena D. Bosco manifestò l'intenzione di porre mano ad una Lotteria, parecchi signori e signore, ecclesiastici e laici , di Torino e di altre parti, si fecero un vanto di ascriversi tra i promotori e le promotrici in aiuto di lui. Ci sarebbe caro di qui riferire i nomi di tante benemerite persone, che troviamo registrati in apposito libro; ma per amor della brevità notiamo solo che i promotori e le promotrici furono ben oltre a 340, e gli oggetti raccolti superarono i due mila e novecento (1).

Degno di far parte di questa nostra istoria ci sembra l'invito pubblicato e diffuso all'uopo dalla Commissione promotrice. Era concepito in questi termini

INVITO

Ad una Lotteria d'oggetti a favore degli Oratorii di S. Luigi a Porta Nuova, di S. Francesco in Valdocco e del S. Angelo Custode in Vanchiglia.

« La carità del Vangelo che ispira all' uomo le più belle opere di beneficenza, sebbene rifugga

dal richiamare sopra di sè gli sguardi altrui, tuttavia, ove la gloria di Dio e il vantaggio del prossimo lo richiedano, non esita di superare la sua ritrosia e stendere la mano alle persone benefiche, e narrare talvolta il bene operato, onde serva ad altri d'invito e di eccitamento a venire in aiuto ai bisognosi. Questo riflesso ha fatto deliberare la Commissione costituita per questa Lotteria a dare un cenno delle opere principali, che in questi Oratorii si fanno, e così fare a tutti conoscere a che sia destinato il provento, che ne fosse per derivare.

» Crediamo cosa pubblicamente conosciuta come il Sac. Bosco Giovanni nel desiderio di promuovere il vantaggio morale della gioventù abbandonata , si adoperò che fossero aperti tre Oratorii maschili ai tre principali lati di questa città, ove nei giorni festivi sono raccolti, nel maggior numero che si può , quei giovani pericolanti della città e de' paesi di provincia, che intervengono a questa Capitale. In questi Oratorii avvi cappella per le funzioni religiose , alcune camere per la scuola ed un giardino per ricreazione. Ivi sono allettati con premii , e trattenuti con un po' di ginnastica o con altra onesta ricreazione, dopoché hanno assistito alle sacre funzioni. Il numero di quelli che intervengono eccede talvolta i tre mila. Quando le stagioni dell' anno lo comportano, vi è

scuola di lettura , scrittura , canto e suono. Un ragguardevole numero di pii signori sono solleciti a prestare l' opera loro col fare il catechismo, e coll'adoperarsi che i giovani disoccupati vengano collocati al lavoro presso ad onesto padrone, continuando loro quell' amorevole assistenza che ad un buon padre si conviene.

» Nell'Oratorio poi di Valdocco vi sono anche le scuole feriali di giorno e di sera specialmente per quei ragazzi, che o per l'umiltà delle lacere vesti, o per la loro indisciplina non possono essere accolti nelle pubbliche scuole.

» Le scuole serali sono assai frequentate. Ivi è parimenti insegnata lettura , scrittura, musica vocale ed istrumentale , e ciò tutto per allontanarli dalle cattive compagnie, ove di certo correrebbero rischio di perdere lo scarso guadagno del lavoro, la moralità e la religione.

« Tra questi giovani, siano della città, siano dei paesi di provincia, se ne incontrano alcuni (per lo più orfani) i quali sono talmente poveri ed abbandonati , che non si potrebbero avviare ad un'arte o mestiere senza dar loro alloggio, vitto e vestito ; e a tal bisogno si è provveduto con una casa annessa all'Oratorio di Valdocco , ove sono accolti in numero di oltre centocinquanta (1) : loro è somministrato quanto occorre per farsi buoni cristiani ed onesti artigiani.

» Accennato così lo stato di questi Oratorii si può facilmente conoscere ove sia diretto il provento della Lotteria : le spese dei fitti dei rispettivi locali, la manutenzione delle scuole e delle chiese, il dar pane ai centocinquanta ricoverati sono oggetti di gravi dispendii.

» Inoltre or sono tre anni nella. fatale invasione del colèra si dovette riattare un locale apposito, ove in quella congiuntura furono ricoverati in numero di quaranta orfani, parecchi dei quali sono tuttora nella casa. In quest'anno poi si è dovuto ultimare un tratto di fabbrica da alcuni anni messo in costruzione. Tutti questi lavori, sebbene eseguiti colla più studiata economia, resero indispensabile la spesa di oltre quarantamila franchi. La qual somma coll' aiuto di caritatevoli persone fu già nella maggior parte pagata, ma rimane ancora un debito di dodici mila franchi.

» A soddisfare tali spese , a provvedere alla possibilità di proseguire nel bene incominciato , non abbiamo potuto trovare altro mezzo se non una Lotteria di oggetti, come quella che apre la via a qualsiasi condizione di persone di concorrere in quel modo e misura, che i mezzi e la carità di ciascuno suggeriscono.

» A tal uopo fu chiesta la debita autorizzazione dal Regio Governo, che accolse favorevolmente la domanda , e con decreto del 2 corrente febbraio accordò tutte le facoltà, che pel buon esito della Lotteria sembrano opportune.

» Noi siamo intimamente persuasi che i nostri concittadini e le persone caritatevoli delle provincie, alle quali pure si estende il benefizio degli Oratorii e della casa, vorranno associarsi con noi e prendere non piccola parte , mandando oggetti destinati a servire di premio, e facendo acquisto di biglietti. Un eletto numero di benemerite persone furono cortesi di accettare di farsi promotori e promotrici, impegnandosi a raccogliere oggetti e a smerciare biglietti a norma del piano di regolamento ivi unito.

» Noi abbiamo soltanto esposto lo scopo degli Oratorii ed i mezzi principali, che sono posti in opera onde conseguirlo. L' opera ci pare da se stessa abbastanza commendevole, senzachè vi aggiungiamo parola. Notiamo soltanto che prendendo parte a quest'opera di beneficenza si provvede alla pubblica ed alla privata utilità ; e voi sarete benedetti da Dio e dagli uomini. Da Dio presso cui non vi verrà meno la ricompensa; dagli -uomini poi avrete la più sentita riconoscenza, mentre uno stuolo di giovani benediranno ogni momento la mano benefica, che li ha tolti dai pericoli delle strade, avviandoli al buon sentiero, al lavoro, alla salvezza dell'anima.

LA COMMISSIONE. »

Qui non ci fermeremo a dire per singolo le sollecitudini, le noie, le fatiche, che questa Lotteria diede a D. Bosco, a D. Alasonatti e a tanti altri benemeriti signori, tra cui il Cav. Lorenzo d'Agliano, l'Avvocato Gaetano Bellingeri, e il compianto Michele Scanagatti, i quali ebbero la costanza di passare più volte con noi le intiere notti, a fine di, preparare biglietti. Ricordiamo con piacere

che per mezzo di tanti promotori e tante promotrici i biglietti si distribuirono a migliaia, ed ogni ordine di cittadini ne comperò in copia , non tanto per la speranza di guadagnare un premio a sorte, quanto per la soddisfazione di porgere la mano ad un'opera, che riputavano utilissima alla Religione ed alla civile società.

Lasciando il resto, ci è dolce di qui segnalare il lodevole concorso, che ci porse in questa circostanza anche il Governo del Re. Fin da principio il Ministro Rattazzi ad una richiesta di D. Bosco ebbe la bontà di assegnargli tosto lire mille, per affrontare le prime spese della nuova fabbrica. In data del 9 maggio del 1856 dal Ministero dell'Interno in Torino egli scriveva così:

« Il Ministro sottoscritto mentre commenda il divisamento del Sacerdote sig. D. Bosco, Direttore dell'Oratorio maschile in Valdocco, di far ampliare l'attuale fabbricato, onde estendere ad un maggior numero il ricovero dei poveri figli abbandonati, gli partecipa che per coadiuvarlo nella rispettiva spesa ha determinato di accordargli una sovvenzione di lire mille sui fondi del Bilancio di questo Ministero. Spiacente chi scrive che le ristrettezze in cui versa l'erario non acconsentano ad una maggiore elargizione, lo previene intanto che detta somma gli sarà corrisposta per la concorrente di L. 500 dal Cassiere di questo Ministero, e chegli saranno le restanti L. 500 pagate dal Tesoriere della Provincia in questa Capitale.

Il Ministro U. RATTAZZI »

Succeduta poscia la riferita catastrofe, il medesimo Ministro volle pure concorrere a ripararla, e a nome del Governo faceva tenere a 'D. Bosco un nuovo sussidio di L. mille, notificandoglielo colla lettera seguente.

Torino, 4 ottobre 1856

ILLm° E REvm° SIGNORE,

Volendo dimostrare in modo particolare l'interesse, che il Regio Governo prende all'incremento del pio Istituto maschile di Valdocco, iniziato e sì ben diretto dal M. R. Sacerdote Giovanni Bosco, il sottoscritto conscio delle strettezze pecuniarie del medesimo, e conoscendo come la somma di L. 1000 testé elargita fosse al disotto degli ingenti bisogni in cui versa, con suo Decreto d'oggi ha nuovamente disposto, perchè gli siano fatte corrispondere altre L. mille sui fondi casuali di questo Ministero.

Facendo seguito alla sua nota di ieri, lo scrivente partecipa al M. R. Direttore dell'Oratorio suddetto la presa determinazione, e gli soggiunge che ha parimenti già impartite le disposizioni in proposito pel rilascio in di lui capo dell'analogo mandato di pagamento della somma anzi citata.

Il ministro U. RATTAZZI

Finalmente in occasione della mentovata Lotteria il Rattazzi, per parte del Ministero, mandava in dono un quadro ad olio, rappresentante

un episodio di Erminia; indi emanava un Decreto, degno di essere conosciuto non solo per la sovvenzione, che vi è ordinata, ma per le considerazioni sopra cui è appoggiato. Qui lo riproduciamo quale istorico documento.

IL MINISTRO SEGRETARIO DI STATO per gli affari dell'Interno

Visto il programma della Lotteria di oggetti a favore degli Oratorii di S. Luigi a Porta Nuova, di S. Francesco di Sales in Valdocco, e dell'Angelo Custode in Vanchiglia, che si sta eseguendo per cura del benemerito Sacerdote D.Bosco, sotto gli auspicii del quale nacquero e si mantengono, con utile grandissimo dei giovani maschi abbandonati, li detti tre Oratorii, aperti non ha guari ai tre principali lati di questa Capitale, per dare ricovero ed educazione, conforme alla condizione loro, ai giovani pericolanti di Torino, o che altrimenti vi giungono dalle provincie ;

Vista la lettera del prefato Sig. D. Bosco, colla quale fa offerta al Ministero di quattrocento biglietti della Lotteria stessa a centesimi cinquanta caduno, colla viva preghiera di aggradirli a sollievo delle strettezze in cui versano le dette pie Case;

Considerando che senza un possente aiuto, che il D. Bosco spera dalla carità pubblica, a cui in gran parte affida l'opera sua filantropica, gli mancherebbero i mezzi indispensabili per continuarla con successo e vantaggio grandissimo della classe povera;

Ritenuto che il Ministero, conscio delle critiche condizioni finanziarie in cui trovossi più volte l'Oratorio di Valdocco, da cui hanno principio e vita le altre due pie Case di Porta Nuova e Vanchiglia, prontamente al medesimo soccorse;

Che è massima consacrata dal Governo di sussidiare per quanto in lui sta ogni Istituto, che sotto qualsiasi denominazione imprende ad educare il popolo, e facilitargli la via a quella educazione morale , che i giovani abbandonati non possono altrimenti procacciarsi,

DECRETA:

Sui fondi casuali del Bilancio di questo Ministero pel corrente anno è assegnata al Reverendo Sig. D. Bosco, Direttore dell'Oratorio maschile in Valdocco, Presidente della Commissione della Lotteria anzi accennata, la somma di L. 200, importare di N° 400 biglietti a cent. 50 caduno, oltre il dono de' biglietti stessi, che ad un tal fine saranno al medesimo restituiti a totale benefizio dell'Oratorio di Valdocco, Vanchiglia e Porta Nuova, a favore de' quali con merito di lode e filantropico zelo venne dal predetto Sig. D. Bosco la Lotteria avviata. L' ufficio centrale di Contabilità è incaricato della spedizione del relativo mandato di pagamento della somma anzidetta di Lire duecento, in capo al Signor D. Bosco predetto, sulla Tesoreria Provinciale di questa Capitale.

Dato a Torino, addì 30 aprile 1857

Il Ministro U. RATTAZZI.

Per copia conforme Il Direttore Capo della I Divisione

ALASIA.

Abbiamo creduto opportuno di qui riferire questo documento, affinchè si veda come le stesse Autorità governative apprezzassero l'opera del nostro Oratorio. Quantunque gli uomini, che sedevano ia quei giorni al timone dello Stato, professassero principii ben diversi da quelli di D. Bosco, tuttavia dalla esperienza ammaestrati riconoscevano che la educazione, che egli impartiva a' suoi giovanetti, era un' arra sicura di benessere per la famiglia e per la società. Quindi desideravano la prosperità e l' incremento del suo Istituto , e lo favorivano secondo il loro potere. E meritamente; imperciocchè chi impiega i suoi talenti, e sacrifica sostanze e vita a vantaggio dei figli del popolo, ha diritto al plauso non solo, ma al concorso di qualsiasi Autorità costituita; e secondo la sentenza di Urbano Rattazzi dovrebbe essere « massima consacrata dal Governo di sussidiare per quanto sta in lui ogni Istituto, che sotto qualsiasi denominazione imprende ad educare il popolo, e facilitargli la via a quella educazione morale, che non potrebbe altrimenti procacciarsi ».

Dal canto suo D. Bosco teneva volentieri relazione colle Autorità civili, e con ciò faceva due benefizi; l'uno a' suoi giovanetti, e l'altro al Governo. Mediante siffatta concordia , egli per una parte riceveva dai Ministri del Re sussidii ed appoggio a pro del suo Istituto, e per altra parte dando ricetto a tanta gioventù povera ed abbandonata ne rendeva loro il contraccambio ; imperocchè avveniva sovente che il Governo avesse da provvedere al collocamento di fanciulli, non cattivi da essere ricoverati tra i discoli, e pur tanto bisognosi e pericolanti da meritare di essere messi al riparo in qualche Istituto ; e niun altro Istituto a ciò meglio si prestava che quello di D. Bosco. E qui ci corre alla mente una riflessione pur degna di nota ed è che, non ostante le molte vicissitudini di tempi e di persone , pur troppo non sempre benevole, Don Bosco potè tuttavia tirare innanzi l'opera sua. Questo si deve certamente alla protezione del Cielo; ma. bisogna dire altresì che egli coll'unico scopo di fare del bene ai figli del popolo si studiò anche di praticare il precetto di Gesù Cristo: Date a Cesare. quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio.

(1) Berlich, voce piemontese, che indica il demonio.

(1) Se non possiamo fare menzione di tutte le persone benevoli che porsero la mano alla prefata Lotteria, non dobbiamo astenerci dal segnalare almeno i membri della Commissione creata a tale effetto, pochi dei quali tuttor viventi, e i più chiamati già al premio eterno. Essi sono

CAYS DI GILETTA Conte CARLO Presidente.

BIANCO DI BARBANIA Barone GIACINTO Vice-Presidente. GALLEANI D AGLIANO Cavaliere LORENZO Segretario. SCARAMPI DI PRUNEY Marc. Ludovico Dirett. della Lotteria. COTTA Cav. GIUSEPPE Senatore del Regno Cassiere. BELLINGERI Avvocato GAETANO. Bosco Sacerdote GIOVANNI Direttore degli Oratorii. Bosco DI RUFFINO Cavaliere ALERAMO. CERRUTI PAOLO.

DE MAISTRE Conte CARLO.

DUPRE Cavaliere GIUSEPPE Consigliere Municipale. FASSATI Marchese DOMENICO.

GALLEANI D'AGLIANO Conte Pio.   , GALLEANI D'AGLIANO Cavaliere MICHELE. GONELLA Cavaliere MARCO Direttore della Lotteria. GROSSO CARLO Direttore della Lotteria. PREVER ACHILLE.

PROVANA Di COLLEGNO Conte ALESSANDRO. ROASENDA DI ROASENDA Cavaliere GIUSEPPE. VIANCINO DI VIANCINO Conte FRANCESCO.

(1) Oggidì il loro numero si avvicina al mille.

IL CONTE D. CARLO CAYS DI GILETTA.

III.

Mentre era ancora nel secolo , ed allora specialmente quando fungeva l' uffizio di membro e - poi di presidente della Società di San Vincenzo de' Paoli, il nobile uomo si adoperava con tanto zelo a vantaggio corporale e spirituale del prossimo, che pareva già un apostolo. Più volte persone autorevoli ebbero a dire : - Il Conte Cays lavora tanto e parla sì bene, che meglio non potrebbe fare un Sacerdote. - Infatti, di un esemplare ecclesiastico il nobile Conte aveva tutte le virtù e l'attitudine. Ora, avendo in oltre per si lungo tempo sopportato l'onere, il peso del Sacerdozio. con una vita di tanta carità ed abnegazione, non è a stupire che Iddio nella sovrana sua bontà volesse infine premiarlo, col dargliene anche l'onore e la gloria.

Il desiderio di abbracciare lo stato sacerdotale egli lo ebbe fin dai primi anni di sua vedovanza; ed è per questo che si mostrò sempre restìo a contrarre nuove nozze, a cui lo sollecitavano e parenti ed amici. A questo riguardo soleva raccontare che, stando un giorno per deliberare se dovesse acconsentire alla proposta di un nuovo matrimonio molto conveniente, egli si portò al Santuario della Consolata in Torino, e tra le altre cose disse alla SS. Vergine : - Se non entra nelle viste di Dio che io contragga nuovi legami col mondo, fate, o Maria, che si rompano le trattative di questo matrimonio , e che la fidanzata trovi un altro partito. - In quel giorno stesso la nobile signora venne richiesta da altri, e il Conte Cays si conservò nella sua vedovanza e non pensò più mai ad abbandonarla.

Fin d'allora egli sarebbesi posto nella via ecclesiastica ; ma ve lo trattenne e la tenera età del figlio e soprattutto l'umiltà sua, per cui riputavasi indegno di uno stato così alto e glorioso. Iddio disponeva così per la sua maggior gloria ; imperocché il bene che fece il Conte Cays nello stato di laico fu tale, che in quei tempi difficilmente avrebbelo potuto operare come uomo di Chiesa. Comunque fosse, accettato definitivamente tra i Salesiani, lontano da ogni impaccio del mondo, e guidato dalla voce dell'ubbidienza, egli rivolse i suoi pensieri ed affetti alla nobile meta. Pertanto, per le mani di D. Bosco e ai piedi dell'altare di Maria Ausiliatrice, il 17 di settembre dell'anno medesimo 1877, egli vestiva l'abito da Chierico, e tosto intraprendeva lo studio della Sacra Teologia. La memoria non servivagli più, come egli diceva, in quel grado che nella giovanile età; tuttavia l'ingegno perspicace, gli studii già fatti, la vasta erudizione acquistata , il vivo desiderio d'imparare e di approfondire le questioni, e soprattutto una volontà ferma e tenace nel superare le difficoltà, gli giovarono siffattamente, che in breve tempo egli poté compire l'intiero corso della Teologia dommatica e morale, riportando nei singoli esami suffragio favorevolissimo e la ben meritata lode.

L' egregio giornale L' Unità Cattolica , il giorno 26 di ottobre del 1877, pubblicava un bell'articolo intitolato : Un deputato Chierico Salesiano. Tra le altre ivi si leggevano queste parole : « A maggior gloria di Dio e ad edificazione dei Cattolici, ci sembra giunto il momento opportuno di annunziare un prezioso acquisto, che ha fatto il nostro clero nella persona del Conte Carlo Cays di Giletta e di Casellette. Il quale ha rinunziato al mondo e, ceduto il suo patrimonio al proprio figlio, entrò nella Congregazione dei Salesiani di D. Bosco, e vestì, non è molto, l'abito da Chierico. Ora sta compiendo i suoi studii teologici ; e siccome egli era già uomo di vasta scienza e di perspicace ingegno, così fa progressi maravigliosi, e non andrà molto che sarà ammesso agli Ordini Sacri, » E così era di fatto.

Non essendo nostro cómpito di porgere qui una compiuta biografia , noteremo solo la data degli Ordini, ricevuti da questo nostro compianto Confratello. Il giorno 22 di dicembre del 1877 ricevette la tonsura ed i 4 minori da Mons. Lorenzo Castaldi Arcivescovo di Torino; il giorno 20 di aprile del 1878, il soddiaconato da Mons. Giocondo Salvai Vescovo di Alessandria ; il 15 giugno dello stesso anno, il diaconato dall'Arcivescovo di Torino, e dal medesimo riceveva pure il presbiterato il 20 di settembre nella Chiesa cattedrale, alla presenza di un gran concorso di popolo e di nobili signori e signore, parenti, conoscenti ed amici. Per amore di brevità tacciamo parimenti il divoto preparamento, che egli premetteva ad ognuna di queste sacre Ordinazioni : diciamo solo che gli ordinandi andavano lieti di avernelo a compagno, perché la sua preghiera, la sua conversazione, il suo raccoglimento, la sua divozione era quella di un santo, e comunicava loro un grande fervore.

Essendo stato insignito dell'Ordine sacerdotale in Torino, egli avrebbe potuto fermarvisi per celebrare solennemente la sua prima Messa colle maggiori feste possibili, come generalmente si usa ; ma la esimia sua pietà, coll'assenso de' suoi Superiori, gli fece prendere un'altra risoluzione. Pertanto temendo di venire distratto anche per poco dal concorso delle molte persone, che sarebbero venute a congratularsi con lui in quel giorno, egli rinunziò ad ogni festa, si allontanò dalla città, e portatosi col figlio nella nostra Casa di S. Pier d'Arena celebrò colà la sua prima Messa, assaporando appieno nella quiete dello spirito quella sovrumana dolcezza , di cui il Signore gli inondava deliziosamente il cuore.

Cinto il capo della sacerdotale corona , il nostro D. Carlo gustava ogni mattina all'altare un saggio di Paradiso anticipato. Quantunque fosse sempre lieto di recarsi a celebrare la Messa, dove i Superiori lo inviassero a comodità dei fedeli, tuttavia prediligeva di celebrarla nel Santuario di Maria Ausiliatrice, e a quell'ora in cui potesse meglio raccogliersi e soddisfare la sua pietà. In questa sacrosanta azione egli abborriva la fretta. Dopo la Consacrazione e nel momento della Comunione spirava poi da tutto il suo contegno tale un'aria di divozione, di fede e di amore, che inteneriva il vederlo e l' udirlo. Vi fu chi predicando a Sacerdoti non dubitò di loro proporre ad esempio la pietà del nobile Conte. Egli non tralasciò mai di celebrare fuorché in caso di malattia, che lo costringesse a letto. - Giacché non posso far nulla di buono a pro della Chiesa e delle anime, andava dicendo con grande umiltà, bisogna almeno che io celebri la santa Messa per dare la dovuta gloria a Dio, ed implorare le sue misericordie sopra di me e sopra dei giusti e dei peccatori.

Tra le persone, che all'altare egli non dimenticava mai di raccomandare al Signore, oltre i parenti, erano i nostri Missionarii dell'America, dei quali ammirava ed invidiava lo zelo. Sapendo il molto lavoro che avevano in quei paesi, e quanto si affaticassero per guadagnare anime a Dio, egli fu udito a dire più volte : - Se avessi 20 anni di meno volerei di buon grado ancor io in loro soccorso; ma a 66 anni è giuocoforza che mi contenti di essere Missionario col desiderio. - Ogni volta poi che un drappello di giovani Missionarii prendeva le mosse per l'America, il Conte li salutava ad uno ad uno, e raccomandandosi alle loro preghiere soleva dire : - Almeno essi fanno qualche cosa pel Signore ; io invece non sono abile a niente; - e in così dicendo il sant'uomo talora piangeva. Non potendo accompagnarli col corpo, egli li accompagnava colla mente e col cuore, pregando ogni giorno il, Signore che loro fosse propizio, e coll'abbondanza delle sue grazie rendesse ubertoso il sacro loro Apostolato.

Ma se il nostro D. Carlo non potè essere Missionario in America, esercitò per altro molto fruttuosamente il sacro suo Ministero in Italia ed in Francia.

L'anno 1879 il signor Commendatore Giovanni Battista Dupraz, che ad una fede sinceramente cattolica congiungeva una carità ed uno zelo ammirabile pel bene della gioventù, allestì una casa in Challonges, suo paese natio della Savoja, nella diocesi di Annecy, e pregò D. Bosco che volesse mandarvi un Sacerdote con alcuni maestri ed assistenti, per aprirvi scuole elementari ed Oratorio festivo. D. Bosco soddisfece alle domande del pio signore, designando a Direttore di quell'Istituto il Conte D. Carlo Cays. Il nobile uomo, sebbene amasse meglio di fermarsi a Torino , tuttavia si arrese al desiderio del Superiore con una docilità edificante. Per sincera umiltà e per indole inclinato a temere sempre di se stesso, egli si limitò ad esporre la supposta sua insufficienza ed inettitudine all' uffizio che gli si voleva affidare; ma pienamente si tranquillò quando D. Bosco gli rispose: - In quanto alla incapacità, Lei non si affanni : quello, che le manca, Iddio glielo aggiunge. Del resto si ricordi sempre delle parole di S. Paolo : Omnia possum in eo, qui me confortat. - Celebrata la festa di s. Carlo, il 4 di novembre, e dato l'addio a' suoi cari, egli partiva da Torino, e si dirigeva a Challonges, accompagnatovi dal Prof. D. Celestino Durando.

Da lettere scritte a D. Bosco veniamo a conoscere il buon avviamento, che prese tosto il nuovo Istituto , e i sentimenti di profonda umiltà del suo Direttore - « Pare che il Signore voglia benedire questa nuova colonia Salesiana, scriveva egli poche settimane dopo il suo arrivo, e fin da questi primordii si possono trarre ottimi augurii. I giovani che si sono fatti inscrivere ascendono già a circa 80. E consolante il vedere come questi buoni giovanetti stanno raccolti e divoti in Chiesa. Fino ad ora non la frequentavano , fuorché nei giorni festivi per udirvi la santa Messa, e adesso v'intervengono in buon numero ogni mattino, e vi stanno con grande raccoglimento. La casa è magnifica e le scuole sono delle più belle e comode che si possano desiderare. Bisogna dire che l'ottimo e zelantissimo Commendatore Dupraz ha fatte le cose con una splendida magnificenza. Egli ci tratta con indicibile bontà e squisita gentilezza, occupandosi fin dei più minuti particolari per l'utile della istituzione, ed anche per le nostre comodità. Che il Signore lo benedica insieme colla degnissima sua consorte - Tutto va bene, continuava il nobile non meno che umile Conte, tutto va bene , ad eccezione del povero Direttore, il quale si sente assai lontano dal possedere le doti necessarie per corrispondere all' importanza della sua posizione. E vero che vo ripensando ben sovente a quello, che Ella mi disse tante volte che Omnia possum in eo, qui me confortat; con tutto ciò avrei bisogno che la debolezza della mia confidenza non fosse pari alla mia incapacità. Le scrivo sinceramente questa mia ansietà, non già perchè io voglia rifiutarmi a fare il mio possibile , ma per ottenere da Lei che preghi assai il Signore per me. Oh ! se sapesse quanto ne abbisogno. Mi raccomando adunque alle sue preghiere , e voglio sperare che Ella mi otterrà dal Signore quanto mi manca, cioè ogni cosa ».

INDULGENZE SPECIALI pei Cooperatori Salesiani.

Per concessione pontificia in data del 9 di maggio 1876 ogni Cooperatore ed ogni Cooperatrice può guadagnare tutte le indulgenze dei Terziarii di S. Francesco di Assisi, tanto plenarie quanto parziali.

Fra le altre può acquistare Indulgenza plenaria una volta al giorno, da applicarsi alle anime del Purgatorio, recitando la terza parte del Rosario di Maria Vergine avanti al SS. Sacramento, e noti potendo avanti al divin Sacramento , recitandola innanzi al Crocifisso.

Indulgenza plenaria ogni volta che si accosta alla santa Comunione.

Può altresì lucrare moltissime Indulgenze plenarie nel corso del giorno mediante la recita di sei Pater Ave e Gloria , secondo la mente del Sommo Pontefice. E queste Indulgenze applicabili alle anime purganti, le può acquistare toties quoties, ossia tutte le volte che recita i suddetti Pater, Ave e Gloria in qualunque luogo, senza bisogno di Confessione e Comunione, purché sia in grazia di Dio.

Oltre a queste, un' altra Plenaria ne può guadagnare ogni domenica, e nei giorni qui sotto notati, purché confessato negli otto giorni, e comunicato visiti una qualche chiesa, pregandovi secondo l'intenzione del Sommo Pontefice.

Mese di Aprile.

4. S. Isidoro, Vescovo e Dottore della Chiesa. 15. Patrocinio di S. Giuseppe, Sposo di Maria. 24. S. Fedele da Simmaringa. 28. S. Paolo della Croce.