ANNO II. - N. 12 Esce una volta al mese. DICEMBRE 1878
SOMMARIO - Il concorso dei Cooperatori alla nuova Missione Salesiana - La Patagonia e la Terra del Fuoco - Note sulla Patagonia e sulla Terra del Fuoco - Opere che si propongono ai Cooperatori pel prossimo anno 1879 - Grazia di Maria Ausiliatrice -. Perchè non si parla più tanto di Pio IX - Una richiesta che sarà esaudita - Bibliografia Salesiana - Collegio-Convitto Manfredini in Este - Un buon ufficio raccomandato ai Cooperatori e Cooperatrici - - Indulgenze speciali Dei Cooperatori.
Il primo articolo del N° precedente fu pei nostri Cooperatori quale una scintilla, ed accese nei loro cuori il più vivo desiderio di concorrere, secondo le proprie forze, alla nuova Missione Salesiana, raccomandata alla loro carità. Le loro offerte e le care espressioni, con cui ce le accompagnano, ne sono una prova lampante, mentre ci edificano e commovono altamente. Tra gli altri una persona, che non ci volle rivelare il nome, ci mandava poc'anzi diciassette marenghi con un biglietto concepito in questi termini: « Aveva raccolto queste poche monete per fare un viaggio all'estero; invece desidero che servano per i Salesiani, che partono per l'America. Reverendo D. Bosco, preghi che io possa fare un buon viaggio per l'Eternità. » Oh! sì, chiunque tu sii, ti benedica Iddio: la Vergine Ausiliatrice ti spiani la via del Cielo e i ministri di Satana non osino impedirtene il passo: ministri Satanae iter tuum, impedire non audeant. Ma tu pure prega per noi, che Dio ci conceda la sorte di conoscerti in Cielo cinto il capo di più brillante corona per la tua generosa azione, e di godere eternamente con te.
Non meno toccanti sono le parole di un padre di famiglia da Borzonasca, provincia di Genova: « Leggendo nel Bollettino, egli ci scrive, l'articolo L' Angelo della Patagonia e nuova partenza di Missionari Salesiani, fui intenerito, e mi sentii inspirato a rubare uno scudo alla mia povera borsa e alla numerosa mia famiglia per consacrarlo ad una impresa così generosa e santa. Adunque, caro D. Bosco, accolga la mia tenue offerta. Essa è poca cosa, ma io la do con un cuor grande. Lei non si sgomenti se dissi d'aver rubato questo scudo alla mia famiglia; in pochi giorni io lo risparmierò, tralasciando qualche inutile spesa. »
Così questi caritatevoli benefattori, intantochè concorrono ad un'opera così esimia, mostrano ancora la industria da usare per mettersi in grado di aiutarla. L'industria è quella stessa da loro adoperata : tralasciare le spese inutili, e rinunziare ai piaceri, ancorché leciti, ma non punto necessarii. È in siffatta guisa che si glorifica Iddio in sulla terra, e si attirano sulla famiglia le sue benedizioni, poiché non mentisce Egli che disse : Honora Deum de tua substantia... el implebuntur horrea tua saturitate: Onora il Signore colle tue facoltà, e i tuoi granai si riempiranno.
Di simili tenerissimi fatti potremmo fini d'ora infiorare il Bollettino, se volessimo qui tutti riferirli. Ma non ostante così cordiale carità noi siamo tuttavia ancor lungi dal poter fare fronte alla spesa occorrente: anzi forte temiamo di vederci costretti a diminuire il numero dei Missionarii prima fissato.
In vista di questo pericolo ci pare superfluo insistere maggiormente per aver soccorsi da quelli che potrebbero darcene, e per qualche ragionevole motivo ancor no] fecero. Noi siamo certi che la loro pietà verso Dio, e lo zelo per la salute delle anime inspireranno loro il mezzo ed il modo di porgerci presto la mano in tanta necessità.
Intanto avvertiamo che circostanze impreviste fanno anticipare di qualche giorno la prima partenza. Invece del 14, come avevamo annunziato, i Missionarii Salesiani e le Suore di Maria Ausiliatrice salperanno per l'America una parte il 10 di dicembre, ed il 1° gennaio l'altra.
Uno zelante e dotto Missionario francese, residente in Gerusalemme, avendo avuto contezza delle nostre missioni americane, ci scrisse in proposito una graziosa lettera, spronandoci alla impresa e porgendoci saggi consigli. Alla lettera egli univa la relazione del viaggio in Oceania di un coraggioso capitano di mare, che, costeggiando la Patagonia e la Terra del Fuoco, fece un primo tentativo di missione tra quei selvaggi. Noi crediamo che tanto la lettera quanto la relazione torneranno gradite ai Cooperatori, e gioveranno pure assai ai nostri confratelli Missionarii, eletti da Dio a portare il suo nome in quelle remote parti. Quindi non avendole potuto riferire fin da principio, le pubblichiamo in questo numero tradotte in italiano. La loro lettura darà vie meglio a conoscere quale opera eccelsa sia mai quella di adoperarsi, alla evangelizzazione di quelle terre finora inesplorate, e farà concepire la più fondata speranza di un lieto avvenire per quei miseri popoli, purchè si trovino persone che vogliano esporre le sostanze e la vita per la loro salute.
Gerusalemme, 18 settembre 1878.
REVERENDISSIMO SIGNORE,
La lettura di due articoli pubblicati dal giornale di Lione, Les Missions Catholiques, sopra il disegno formato da Monsignor Aneyros, Arcivescovo di Buenos-Ayres, di evangelizzare la Patagonia coll'aiuto dei Missionaria Salesiani di Torino, dei quali Ella è il Superiore, mi ha fatto nascere il desiderio di scriverle a questo soggetto.
Missionario anch'io a Gerusalemme fino dal 1852, in seguito ad un pellegrinaggio da me fatto ai Luoghi Santi nel 1850, spesso mi accadde di percorrere, sopra le carte di un atlante di geografia, quelle lontane contrade, in cui non fu ancora annunziato il santo Nome di Gesù, ed un tristo pensiero mi assaliva in vedendo tante isole e tante vastissime regioni starsene tuttavia involte nell'ombra della morte, malgrado la loro vicinanza a paesi cattolici. Fra queste io scorgeva la Patagonia. Che il Signore Iddio sparga abbondanti le sue Benedizioni sopra la sua Congregazione, che ha risposto all'appello di Monsignor Aneyros.
Io pure, semplice Missionario, mi faccio cuore a dar una spinta allo zelo suo già così ardente per la salute delle anime, onde voglia anche rivolgerlo in favore di altre popolazioni selvagge, fra le quali la predicazione dell'Evangelio non è ancora penetrata, e che pure sono degne di un grande interessamento. Questi sono gli abitanti della Terra del Fuoco al Sud della Patagonia, separata soltanto dallo stretto di Magellano.
Ma preferisco di lasciar la parola in loro favore ad un illustre convertito, e capitano di fregata, il quale da più di 30 anni si è consecrato all'opera dclle missioni straniere. Eccole il fatto.
Nel 1844 il capitano Marceau riuscì a costituire una Società parte religiosa e parte commerciale, allo scopo di aiutare i Missionarii delle innumerevoli terre sparse nei mari dell'Oceania e di visitarli nel loro isolamento.
Il primo legno di questa Società Marittima fu l'Arca dell'Alleanza, che ebbe naturalmente per comandante il nostro zelante Cristiano Marceau, che aveva concepito il piano di tale gigantesca impresa. Troverà nel qui unito foglio un estratto del suo giornale marittimo.
Come l'Angelo della Macedonia apparso notte tempo a s. Paolo, stans et deprecans cum et dicens: transiens in Macedoniam adiuva nos; tale il Marceau, l'Angelo dei selvaggi della Terra del Fuoco, fin dal 1845 supplica i Missionarii e non si ristà dal ripetere : Passate nella Terra del Fuoco ed aiutate quei popoli.
Il Signore mi ha ispirato di far sentire a Lei queste grida supplichevoli. Voglia degnarsi la S. V. di leggere ciò che il coraggioso capitano scrive di quei poveri selvaggi, ed io sono certo che Ella rimarrà colpito dalle loro buone disposizioni, e non lascierà di suggerire ai suoi Missionarii di stabilire fra di essi una loro missione. Più conosciuti e meglio disposti dei Patagoni essi riceveranno con gioia la buona semenza, che porterà ben presto i suoi frutti. Quei popoli convertiti potranno aiutare i suoi alunni ad impiantare altre missioni al di là dello stretto di Magellano sulle terre della Patagonia, per esempio nelle prossimità di PortGalant, ove approdano tutte le navi Europee.
Il più grande ostacolo, che forse si incontrerà nella conversione dei Patagoni, è il timore che provano quei selvaggi, nel credere che all'entrata dei Missionarii tenga dietro l'invasione de: loro territorio per parte della Repubblica Argentina e del Chili. Se i nuovi Apostoli riescono a convincere quei popoli ch'eglino altro scopo non hanno che quello dì salvar le loro anime, il loro apostolato non può fallire.
Se Ella, Rev.mo Signore, avesse da passare per Lione, potrebbe far conoscenza coi PP. Maristi, in ispecie col P. Mayer, autore della vita del capitano Marceau. Essi possedono il giornale del Viaggio Marittimo di questo Apostolo dell'Oceania, e le potranno fornire i più minuti ragguagli sullo stretto di Magellano, sulla Patagonia, sulla Terra del Fuoco e sulle principali sue isole. Tale nome le fu dato a cagione dei Vulcani che vi si trovano in attività. La sua latitudine tra il 52° 41 e 55° 11 indica un clima assai freddo. Ciò non impedì che gl'Inglesi piantassero a Hopparo, nell'isola del paese più all'Est della Terra del Fuoco, uno stabilimento per i loro vascelli, che corrono quei mari alla pesca delle balene. Anche il Governo del Chili fondò una colonia, detta di Magellano, all'estremo Sud-Ovest della Patagonia nella penisola di Brunswich, vicino al capo Forward a Porto d'Arenas sullo stretto.
Se gl'Inglesi ed i Chiliani hanno osato fondare le loro colonie in queste fredde regioni nel solo interesse del proprio commercio, ben più a ragione i Missionarii cattolici non temeranno di stabilire le loro stazioni per la conversione dei selvaggi.
Senza dubbio i suoi Salesiani troveranno ancor ritta la gran Croce di 30 piedi d'altezza piantata da Marceau nel 1846 sull'isolato della Baia di Port-Galant, e forse la tribù dei selvaggi della Terra del Fuoco visitata da quel capitano, e forse ancora la piroga Gesù-Maria (1). Il giornale Les Missions Catholiques riceverà con trasporto le relazioni che le saranno mandate dai suoi Missionarii intorno a queste interessanti ricerche, ed ai loro tentativi per istabilirvisi.
Il voto più ardente del mio cuore si é di veder coronati da successo gli sforzi che da Lei si fanno e da' suoi, per la conversione dei popoli di quelle contrade, ed a questo fine innalzerò tutti i giorni al Signore delle Misericordie una fervida preghiera nella santa Messa.
Suo umilissimo e devotissimo nel N. S. Gesù
POYET, protonotario apostolico
PS. Voglia, Rev. Padre, gradire le due immagini che unisco a questa mia, quali
memorie di Terra Santa, e del suo serVitore.
(1) Dicesi piroga la barca dei selvaggi d'America fatta di nn tronco d'albero incavato.
Estratto dal giornale del Viaggio Marittimo nell'Oceania fatto negli anni 1845-46-47-48 e 49 dal Capitano Marceau comandante l'Arca dell' Alleanza).
1845. 30 Agosto. Benedizione dell'Arca dell'Alleanza nel porto di Havre.
20 Ottobre. Marceau prende il comando del Vascello.
- 15 Novembre. Mette alla vela a 10 ore del mattino. Officiali e marinai 29 - Passeggieri e Missionarii 22.
- 25 Dicembre. Messa di Natale a bordo.
1846. Febbraio. Entrata nello Stretto di Magellano, e venti gagliardi.
- 1° Marzo. Fermata a Port-Galant sulle coste della Patagonia : porto così bello e così sicuro, che Marceau lo paragona a quello di Brest in Francia.
2 Id. Marceau fa preparare una Croce di 30 piedi d'altezza, sulla quale molte medaglie formavano il Monogramma di Cristo Salvatore, e di Maria. Un piccolo Crocifisso era fissato alle estremità di ciascun braccio della croce ; al piede erano scritte queste lettere : D. D. M. Deo Dicavit Marceau; in alto, Mundi Salus.
- 4 Id. Egli la fece piantare sopra un isolotto nel mezzo della baia che serve d'entrata a Port-Galant qual segno di salute per i selvaggi, che l'avrebbero veduta dalla cima delle colline, e segno pur anche di riconoscimento per i navigatori.
La cerimonia ebbe principio con una salve di 21 colpi di cannone. Venti uomini con Marceau alla testa prendono sulle spalle la Croce, e la portano processionalmente attorno all'isola, cantando Christus factus est pro nobis obediens Vexilla Regis Benedizione della Croce. Discorso. Canto del Salmo Exurgat Deus et dissipentur inimici eius... Salmo Dominus regnavit ed altri.
Entrando nello stretto di Magellano, l'Arca dell'Alleanza era, passata presso un accampamento di Patagoni. situato all'entrata di un'immensa foresta. Come il vento era favorevole, Marceau non s'arrestò, sperando di poter più tardi incontrarne degli altri. Ma fu deluso nella sua speranza. Sarebbe forse avvenuto lo stesso a riguardo dei selvaggi della Terra del Fuoco a sinistra, ed al Sud dello stretto, senza il contrattempo arrivato al. Vascello dopo la funzione dell'innalzamento della Croce.
- 5 Id. All'uscita dalla Baia di Port-Galant, venti contrarii e violenti. L'Arca dell'Alleanza sì ripiega colla poppa sopra un fondo di 5 braccia di profondità. Per errore lo scandaglio avea segnato la profondità 13. Si perdono 24 ore in inutili lavori per sollevare la nave.
- 6 Id. All' indomani finalmente verso le ore 6 della sera, le acque rigonfiate dalla violenza del vento rialzano l'Arca dell'Alleanza e la rimettono a galla. - Gran pericolo evitato.
Marceau intravide in questo accidente una favorevole occasione mandatagli dalla Provvidenza per mettersi in relazione cogl'Indigeni della Terra del Fuoco.
Difatti si scorgono in quel punto due piroghe di selvaggi che venivano verso l'Arca dell'Alleanza. E il Signore che ce li manda, dice un Missionario. Si sventolano i fazzoletti, si grida ad alta voce .galetas (biscotto), tabago (tabacco). I selvaggi agitano per l'aria diversi oggetti, ma quando già sono presso alla nave, presi da diffidenza, mutano direzione, e si volgono verso terra facendo segno alla nave di avvicinarsi pur essa, ed agli uomini di discendere.
Marceau con alcuni uomini cala in un canotto ; ma si tiene ad una certa distanza. Gl' Indigeni sono raccolti sulla riva attorno ad un gran fuoco armati ed abbastanza numerosi. Eravi dubbio sul genere di ricevimento che gli volessero' fare.`,. Uno di essi staccandosi dal gruppo viene verso di lui 'gridando, cherou cherou, e facendogli segno di condurre il suo cherou (canotto) nel fiumicello,;, ove erano riunite le loro piroghe. Non era prudenza scendere', a terra, ed abbandonare la barca. Marceau si fece ancora a gridare ;'galetas, tabago. Finalmente 14 selvaggi vinti' dalla attrattiva dei regali si fecero coraggio e vennero a salire sull'Arca dell'Alleanza. La miseria loro era assai grande; portavano sulle spalle una pelle di guanaco (1), alcuni avevano degli avanzi di calzoni laceri ed a pezzi.
Faia, faia (fa freddo) gridavano, e così dicendo prendevano per gli abiti i marinai ed i Missionarii, come per dire che gliene dessero. Ne furono loro regalati quanti se ne potè. Essi pernottarono sulla spiaggia, non potendo raggiungere la loro tribù colla piroga a cagione della corrente e del vento contrario.
- 7 Id. Al domani gli indigeni ritornarono all'Arca dell'Alleanza, e stettero presenti al sacrifizio della Santa Messa celebrata a bordo. Il religioso silenzio dei marinai, gli ornamenti dell'altare, il sacro Ministro colle sue vesti sacerdotali, tutto era loro cagione di alta sorpresa.
Parvero maggiormente colpiti d'ammirazione al canto del Veni Creator - dell' Ave Maris Stella - delle Litanie dei Santi che s'innalzò appunto per far discendere sopra di loro la grazia della loro prossima conversione.
Cantarono pur essi cogli altri Ora pro nobis, dimostrando la grande facilità che hanno a ripetere con precisione quelle parole che sentivano.
Terminata la Messa furon loro prodigate quante cortesie si potè, e messi in assetto di pulizia e vestiti, sì fece loro far prova di molti canti. Per tal guisa si poterono osservare da vicino, e studiare le loro costumanze, e tendenze. I Missionarii assistettero al loro asciolvere che si compose di animali a conchiglia raccolti sulla spiaggia, e di grasso di balena, che essi tagliavano coi gusci delle conchiglie, servendosene a guisa di coltelli.
Poco prima del termine della giornata uno dei Missionarii presentò loro un gran Crocifisso alzando gli occhi al Cielo con espressione di venerazione, ed insegnò loro a cantare sul tuono dell' Ora pro nobis i santi Nomi di Gesù e di Maria. Parve che essi comprendessero ciò ch'Egli volea loro dire, che cioè vi era nella Croce qualche cosa di soprannaturale. Più volte vi si misero dinanzi in ginocchio, e per più di mezz'ora, senza stancarsi, cantarono Gesù e Maria. Giunta la notte ritornarono sulla spiaggia.
- 8 Id. I passeggieri dell'Arca dell'Alleanza furono al mattino svegliati dalle grida dei loro buoni amici, gl'indigeni, che si udivano da lungi cantare Gesù, Maria. Sessanta persone, uomini, donne, ragazzi e vecchi giungevano nelle loro piroghe, portando seco tutto il loro avere, cani, pollami, freccie, tende....
Gli uomini erano seduti attorno ad un fuoco acceso sopra di una roccia che sorgeva dall'acqua, circondata dalle piroghe. La maggior parte delle donne con un bambino al seno o sopra le spalle, avevano pur da remare, e mantenere acceso il fuoco.
Verso sera Marceau accompagnato da alcuni Missionarii si recò a far visita a questo popolo amico. Ei portava seco una Croce alta tre piedi, che voleva piantare alla prora di una piroga di quei buoni selvaggi per ricordar loro Gesù e Maria. Alcuni di essi gli vennero incontro, ed uno dei loro Capi avendo presa la Croce s'incominciò la processione. Questi camminava alla testa dei suoi, tenevano loro dietro i marinari del bastimento col comandante Marceau ed i Missionarii, e cantavano con forza Gesù, Maria. Tutti i selvaggi uscirono dai loro bugigattoli per riceverli con segni della più viva gioia. Dopo la visita e la distribuzione di diversi oggetti, la tribù si radunò sul luogo. Marceau e il suo seguito s'inginocchiò d'innanzi alla Croce portata dal Capo dei selvaggi, e la baciò con ' gran rispetto, mentre si cantava 0 Crux ave spes unica. Alcuni selvaggi imitandoli nelle loro prostrazioni, vennero assai gravemente a baciare essi pure la Croce, stando gli altri attorno accoccolati sui proprii talloni. Terminata la cerimonia, la Croce venne inchiodata alla prora della pirega principale. Quei buoni selvaggi non sapevano come dimostrare la loro contentezza.
Era già tardi; la luna brillava sulle onde; la curiosità, ed il cinguettio delle donne selvaggie non avevano fine, e tutti parlavano ad una volta insieme. I visitatori intuonarono le Litanie della SS. Vergine; tutti i selvaggi li accompagnarono fino alle loro barchette rispondendo anch'essi Ora pro nobis.
All'Agnus Dei tutti insieme si inginocchiarono sulla spiaggia. Questo commovente episodio in un viaggio monotono e lungo era un conforto ben degno ad un'anima cristiana.
Quella popolazione ritornò ancora più volte a far visita all'Arca dell'Alleanza sulla piroga Gesú Maria, che tale era il nome che avevano dato alla barca che portava la Croce. Egli è assai probabile, dice Marceau nel suo giornale, che questi selvaggi riceverebbero molto bene quei Missionari, che avessero tale spirito di sacrifizio da portarsi a vivere con loro.
Il fondo del loro carattere parve a Marceau essere di una grande semplicità, senza ombra di gelosia e di malizia; eglino accolsero sempre con affabilità e gioia le visite che lor fecero quelli dell'Arca dell'Alleanza, pronti sempre a prestarsi con compiacenza a quei piccoli servigi, che loro si domandavano. Si crede che questi sventurati adorino il Sole ed il Fuoco.
Lo scrittore della vita di Marceau aggiunge ancora: Non ó ['orse permesso di sperare clle questi buoni selvaggi non abbiano invano innalzato le loro inani supplichevoli verso il Cielo e tante volte invocato i cari nomi di Gesù e di Maria?
(1) Il guanaco è un quadrupede dell'.America, che ha qualche somiglianza col cammello.
Nel mondo si trovano sempre dei buoni cristiani, che memori della grande raccomandazione fatta da san Paolo : Operiamo il bene mentre abbian tempo, desiderano di compiere qualche buona azione innanzi che tramonti per loro l'astro della vita, quando, al dire del divin Salvatore, nemo potest operari. Ma pur troppo il più delle volte il loro pio desiderio non viene appagato per la ragione che, ignorando essi i mezzi ed i modi più atti da ciò, o si rimangono in una perpetua incertezza e sospensione di animo, oppure operando senza norma e senza consiglio non ricavano quel maggior bene che avrebbero voluto. Ciò è tanto vero che non pochi dei nostri Cooperatori, usandoci ormai quella confidenza che suole passare tra fratelli ed amici, ci domandano sovente in quali cose abbiano da esercitare la loro carità, onde vie meglio concorrere con noi alla maggior gloria di Dio ed alla salute delle anime. Laonde siì per rispondere a questi, sì per lasciare a tutti i confratelli e consorelle una regola comune nel promuovere il bene, noi proponiamo loro per l'anno prossimo le opere seguenti
I.
L'Associazione alle Letture Cattoliche, di cui si troveranno nella copertina le condizioni di abbonamento.
Nel Bollettino di dicembre dell'anno scorso noi pubblicavamo un apposito articolo a fine di far pregio di questa mensile pubblicazione, ed i suoi vantaggi religiosi e morali. Se lo spazio ce lo consentisse, di buon grado riporteremmo qui per intiero quell'articolo pei nuovi Cooperatori, che da quel tempo vennero ad ingrossare le file della Pia Unione, ma per amor di brevità ci limitiamo a far rilevare che il grande Pontefice Pio IX di veneranda memoria, avendo conosciuto il bene che apportava la diffusione dei libretti delle Letture Cattoliche, lodò quest'opera scrivendone in questi termini: « Non v'ha cosa più eccellente di questa, non v'ha cosa più utile per promuovere ed infiammare la pietà del popolo: Nihil excellentius, nihil utilius. »
Ma oltre al vantaggio che si ottiene col leggere e collo spargere largamente nelle famiglie questi fascicoletti, gli associati un altro bene promuovono ancora dei più desiderabili e commendevoli. Ed invero, questa mensile pubblicazione tiene occupate nell'Oratorio di San Francesco di Sales parecchie centinaia di poveri giovanetti in qualità di compositori, tipografi, legatori, librai e via dicendo, i quali sono perciò tolti dal pericolo di crescere oziosi e vagabondi, ed imparano invece un'arte onorata, e intanto si fanno buoni cristiani e uomini probi, capaci di aiutare un giorno le loro famiglie e fare del bene nella civile società. Or questa folla di cari ragazzi sono nel detto Istituto provvisti di vitto e vestito parte dalla carità di persone benefiche, e parte dal guadagno che si ritrae dalla detta Associazione. Quindi ognuno scorge di leggieri il gran bene che fanno i soci delle Letture Cattoliche: essi concorrono per un lato alla propagazione di buone massime tra il popolo, e per altro lato cooperano efficacemente al mantenimento ed alla cristiana educazione di tanti poveri giovani, i quali senza questa provvidenza andrebbero forse perduti pel corpo e per l'anima.
II.
La seconda opera che proponiamo si è l'Associazione alla Biblioteca della Gioventù Italiana.
I primi nostri Cooperatori dall'articolo inserito nel Bollettino di gennaio dell'anno corrente hanno già appreso la natura, lo scopo e l'utilità di questa pubblicazione. Essa è destinata specialmente per le persone studiose, che amano di percorrere le più belle opere letterarie dei classici italiani inoffenso pede, cioè senza tema d'incontrarsi in pagine lubriche od irreligiose.
Noi la raccomandiamo soprattutto ai padri di famiglia, i quali hanno figli, che percorrono o percorsero già la via degli studii ; e volgiamo ad un tempo umile preghiera ai professori delle scuole secondarie, ai direttori dei Ginnasi e Licei, che la vogliano far conoscere ai loro scolari ed alunni. Un illustre letterato dei giorni nostri, il celebre Pietro Fanfani, così si esprime sul pregio di questa pubblicazione : « Essa è una collezione dei migliori classici nostri, condotta con ogni diligenza, con note di parecchi valentuomini. Non si può avere a più buon mercato una biblioteca di tal genere; e raramente si vedono i classici pubblicati con tanta diligenza e perizia. » (Vedi le condizioni di associazione nella copertina).
III.
Se poi taluno fosse in dubbio se debba o no associarsi all'una o all'altra delle accennate pubblicazioni, a motivo che tiene già ricolmi gli scaffali di libri siffatti, noi lo preghiamo a volersi mostrare generoso regalandoli a chi non ne ha, o facendoli correre per le mani di tutti con desiderio che non gli ritornino più. Quella bell'anima di Monsignor Ghilardi vescovo di Mondovì lasciava a bello studio or qua or là dei buoni libretti, con preghiera a chi li trovava che se li prendesse pure senza timore di rubare, purché li leggesse e poi ad altri li distribuisse; tanta era la brama e lo zelo che lo animava nel seminare buone massime in mezzo alle famiglie.
Coraggio adunque. I Cooperatori e le Cooperatrici che sono già associati rinnovino per tempo la loro iscrizione, e coloro che ancor nel sono, la prendano per la prima volta, ed abbiano fiducia che Dio saprà largamente ricompensarli in questa e nell'altra vita.
La signora Antonia Giordano, divenuta madre, fu sorpresa da gagliardo malore, da una accesissima febbre migliare e da tosse impetuosa ed ostinata, che la ridussero a tal punto da disperare di sua vita. L'angosciato consorte non lasciò intentata alcuna via per contrastare al morbo minaccioso; si prodigarono tutte le cure, si fece consulto di più medici, ma questi sentenziarono di comune accordo che il lusingarsi della guarigione sarebbe un volontario illudersi. Derelitto così d'ogni umana speranza, chi potrebbe descrivere t'angoscia dello amante marito e dell'intera famiglia? Tutta la casa era un'eco lugubre di dolorosi lamenti, non vi era un ciglio che non fosse bagnato di lacrime amare. Intanto poiché il male infieriva sempre più, per tema che un repentino accesso non la rapisse, si ministrarono alla paziente i ss. conforti della Religione. Ed io non narrerò l' abbattimento e la desolazione che si accrebbe in tutta la famiglia, la quale vedea rapirsi al suo amore una madre e una sposa tenerissima.
Ma nelle ambasce di questa tribolazione eccoti l'angelo della pace e del consiglio. Una persona, che già sapea di quanti prodigiosi favori si mostrasse benigna la Madonna SS. invocata col titolo Auxilium Christianorum, si fa al marito e gli dice: Volete voi la guarigione di vostra moglie? - La comprerei colla mia vita, risponde quegli. - Ebbene, riprende l'altro, vi dico che ci vuol tanto meno. - E che è questo mai? ripiglia il consorte. - Tanto solo che voi facciate una novena a Maria Ausiliatrice, colla promessa di un'offerta al suo Santuario. - La proposta fu accettata a volo; corre il marito al letto dell'inferma, la esorta a confidare in Maria, e le fa promettere che guarita porterebbe al suo Santuario in Torino quello che avesse di più ricco ne' suoi ornamenti da sposa. Fatta la promessa si comincia una novena. Dio grande! quanta è mai la potenza di Maria!
Il giorno dopo l' inferma era fuori d' ogni pericolo, e dopo breve tempo fu perfettamente ristabilita. Memori e grati di una cotanta benignità di Maria, i coniugi vennero poc'anzi al Santuario ed offerirono una collana d'oro a compimento della fatta promessa.
Giorni or sono taluno ci faceva osservare come sembri raffreddato il fervore destatosi in sulle prime tra il popolo fedele verso il defunto Pontefice Pio IX. Difatto da qualche tempo in qua più di rado si scrive e parla di lui; più di rado si fa risuonare l'augusto suo nome ; più di rado eziandio si vanno pubblicando grazie per sua intercessione ottenute, e via dicendo.
A chi così ci parlava abbiamo risposto che ciò era in parte vero, ma che così portava la natura stessa della cosa. Allo scomparire dalla faccia della terra di una figura così amabile e tosi amata qual fu Pio IX, il quale per più di un mezzo secolo da Sacerdote, da Vescovo, da Papa aveva tirati e tenuti a sé rivolti i pensieri, gli affetti, gli sguardi di Roma, dell'Italia e del Mondo, era impossibile che da principio non si eccitasse in tutti i cuori una grande commozione. Avvenne allora nei Cattolici quello che in una famiglia alla morte del padre o della madre : gli amanti figli vedendosi orbati della cara persona, nei primi giorni della sua dipartita non sanno darsene pace, e quasi per consolarsi nell'amara perdita, o lenire almeno il loro dolore, più non rifiniscono di ricordare le sue doti, la bontà di cuore, la dolcezza, i -detti ed i fatti più rivelanti della sua vita, e in siffatto modo ne accrescono in se stessi e negli altri la stima, l'ammirazione e l'amore. Così a un di presso accadde nei primi giorni e mesi dalla morte del Gran Pio. Appena colla velocità del lampo si sparse la terribile novella che Pio IX non era più, non fuvvi cuor ben fatto che non si sentisse restringere per subito affanno. Quindi si offerse l'occasione di parlare di lui in tutte le famiglie, in ogni circolo, in ogni casa, ed ognuno aveva un fatto edificante da ricordare ad onor suo; quindi gli stupendi articoli dei giornali, le dotte pagine di libri innumerevoli infiorate di ben meritate lodi alla sua incomparabile persona; quindi gli elogi funebri, in cui gli oratori colla eloquenza dei fatti ne dimostrarono la fortezza, la magnanimità, la carità, la dolcezza, le virtù eroiche ed ammirabili: di qui ancora i divoti a riputarlo in gloria, ricorrere alla sua intercessione, e fare così a Dio come una dolce violenza a glorificare con prodigi il fedele suo servo.
Ma questo slancio quantunque ragionevole e santo era un entusiasmo, vale a dire un eccitamento
gagliardo, un impeto del cuore prodotto dai grandi pensieri, dalle grandi cose di Pio IX in quei giorni più eloquentemente predicate, più attentamente riflettute. Or cessata, o, a dir meglio, diminuita la causa, diminuire pur ne doveva l'effetto. E la causa diminuire si doveva, essendo pressoché impossibile il continuare a lungo il canto delle glorie di un uomo per grande che ei sia; impossibile ancora che il cuore umano duri gran tempo in una grande emozione, e resista alla piena di troppo veementi affetti.
Per altra parte avendo Iddio consolata la sua Chiesa di un nuovo Padre in Leone XIII, gli scrittori presero ben tosto a farne rilevare le belle doti di mente e di cuore, ed i Vescovi e Sacerdoti ad eccitare i fedeli a tributargli obbedienza Ad amore come a Vicario di Cristo. Laonde il cuore dei cattolici cominciò a palpitare pel nuovo Padre, la lingua a ripetere le sue virtù, e la mano a portargli soccorso. Per questo motivo si fecero veno frequenti le occasioni di parlare di Pio IX, a così diminuì ad un tempo il primiero entusiasmo per lui suscitato.
Ma se questo per le addotte ragioni andò scemando, non scemò per nulla la stima, la venerazione, l' affetto al grande Pontefice dell'Immacolata. Le opere insigni da lui compiute, la copia delle sue splendide virtù, i benefizi immensi spirituali e corporali da lui sparsi in seno a tante persone per lo spazio di circa un secolo, no, non permetteranno giammai che ci cada in dimenticanza tra i popoli. Dio stesso dispone in due modi che il sito nome viva quaggiù immortale, e coll' inspirare ai suoi beneficati ed ammiratori di erigergli in molte parti del mondo superbi monumenti, onde rendere quaggiù imperitura la sua memoria, e col favorire tuttora di consolazioni e di grazie i divoti, che ricorrono alla valida sua protezione.
I Salesiani e loro Cooperatori nella loro pochezza non cesseranno dal conservare in se stessi ed in altri la cara ricordanza dell'insigne loro Benefattore e Padre, ed arida si farà la loro lingua, e secca la loro destra pria che cessi dal predicare e dallo scrivere quanto tra i mortali dell'antico e del nuovo Mondo possa giovare alla gloria di Lui. A questo fine mentre attendono alacremente al compimento della Chiesa ed Ospizio di S. Giovanni in Torino, essi, come fu già riferito nel passato N°, dedicarono non è guari in Buenos Ayres una nuova Casa col nome del Sommo Pio, per mantenerne vivo il ricordo tra gli Americani del Sud.
Altre opere si stanno tuttora divisando, delle quali a tempo opportuno renderemo consapevoli i nostri Cooperatori.
Questo articolo ci venne inspirato dalla cara immagine dell'immortale Pontefice, ognor presente ai nostri sguardi. Al nostro cuore ella sarebbe parsa una ingratitudine, se avessimo terminato il 1878 senza più far parola di Lui, che per tanti anni dalla sublime altezza della Cattedra di Pietro si degnò di volgere i suoi pensieri e i suoi affetti alla nostra pochezza, e fu ai Salesiani e loro Cooperatori incomparabile Benefattore, avendoci aperta dei celesti tesori la più larga. vena.
Da molte parti ci si domanda una Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, che diede la culla alla Congregazione Salesiana, della quale è Casa-Madre e centrale. Questi vuol saperne l'origine, là natura, lo scopo; quegli desidera conoscerne i progressi, le difficoltà incontrate e come superate; l'uno c'interpella sui mezzi di sussistenza; l'altro sul sistema di educazione e via dicendo. Siccome un libro apposito, che racchiuda tutte queste ed altre consimili notizie, ancor non lo possediamo, così à molti o à viva voce o per iscritto abbiamo dovuto rispondere troppo brevemente dà non poterli pienamente appagare; quindi nuove richieste, nuove interrogazioni quasi tutti i giorni. Anzi taluni, Francesi, Inglesi, Tedeschi, Italiani e Spàgnuoli con ottima intenzione raccogliendo notizie qua e colà disegnarono schizzi di storia non sempre precisi nei fatti e nelle circostanze di tempo e di luogo.
In vista di ciò noi riputiàmo opportuno di appagare le ripetute istanze con una monografia di questa Casa, onde soddisfare à tutti con ogni esattezza. Siccome poi desideriamo di dare fatti positivi ed accertati, così per averne aiuto ci siamo rivolti agli antichi e tuttora viventi allievi, che videro nascere e crescere quest'Oratorio, specialmente ad uno, che prese parte importante alle sue vicissitudini or prospere or fortunose, potendo meritàmente ripetere : quorum pars magna fui. Questi è Giuseppe Buzzetti, uomo oggimài sui 45 anni, di grande criterio, e di fedeltà à tutta prova.
Noi pertanto coll'aiuto dei predetti collaboratori comincieremo l'anno terzo del Bollettino colla Storia dell'Oratorio Salesiano, che è pur quella dei nostri Cooperatori.
Roma, Lettere di Onorina Casale, con note di F. M. - E questo il fascicolo delle Letture Cattoliche dei mesi di novembre e dicembre del volgente anno 1878. E un grazioso libriccino di 218 pagine, contenente 30 lettere, veri gioielli di stile epistolare. Onorinà Casale che le scrisse era una di quelle care anime veramente eccezionali, che, per insito candore d'animo, tenerezza di puri affetti ed illibatezza di santi costumi, paiono emulare in terrà là vita degli àngioli in Cielo. Era il candido giglio delle convalli, e continuo spandeva à sè d'intorno i suoi delicati effluvii di soavissima fragranza. Làonde ne' suoi dettati dàppertutto tu ammiri una unzione, che ti alletta e rapisce alle celesti cose.
Ella scrive alla più tenera amica del suo cuore, nomata Emilia, nobile donzella anch'essa, à dovizia fornita delle più belle virtù, e le apre tutto l'animo suo; scrive poi dà Roma dove eràsi recata col babbo e colla mamma à diporto di onesto sollievo. Quindi il Foro, il Panteon ed il Co
losseo, superbi avanzi di Roma pagana;. le Catacombe, S. Pietro, S. Giovanni in Làteràno, Santa Maria Maggiore e mille altri sontuosi edifizi, dovunque celebrati, porgono ricca materia alla facile sua penna. Queste lettere bellissime quanto alla sostanza non lasciano nulla à desiderare neppure dal lato estetico; dàppoichè sono dettate in buona lingua con uno stile piano, nobile, spigliato ed elegante ad un tempo. Sicché sono proprio degne d'esser fatte di pubblica ragione, siccome modelli di bello scrivere.
Il chiarissimo F. Martinengo Prete della Missione, già conosciuto dài nostri lettori per varie pregevoli operette, prima di licenziare queste lettere per là stampa volle egli stesso rivederle, e le corredò qua e là di erudite annotazioni dichiarative, aggiungendo i migliori squarci del Vàsàri sui principali monumenti d'architettura, scultura e pittura della sapienza italiana, che maggiormente attraggono l'occhio dell'intelligente viaggiatore.
Di questo commendevole opuscoletto caldamente si raccomanda là diffusione ai bravi Cooperatori Salesiani. Lo legga chi già contemplò le sovrane bellezze di Roma, e con grata sorpresa se le vedrà ad una ad una rappresentare in bell'ordine alla fantasia dà lasciargliene nella mente profonda impressione, e fargliene provare care e gioconde reminiscenze. Ma soprattutto vuolsi per noi raccomandato à coloro, che perànco non ebbero là sorte di visitar Roma, e teniamo per fermo che dà questa lettura trarranno profitto e diletto grande.
Trovasi vendibile presso le librerie Salesiane di Torino e di S. Pier d'Arena al modico prezzo di Centesimi 50.
Nel mese di Giugno fu all'Oratorio di San Francesco di Sales un degno ecclesiastico, Cooperatore Salesiano : era il M. Rev.do D. Agostino Perin, Parroco di Este. Colà lo movevà il vivo desiderio che dà molto tempo gli ardeva in petto di vedere nella sua parrocchia un Collegio-Convitto diretto dài Salesiani. Siccome i numerosi impegni già prima assuntici, non che le spese ed i gravami di tante opere in corso, formavano quale un monte di difficoltà non facile à superarsi; così il generoso uomo con uno slancio veramente edificante ci `disse : « Ebbene, mi promettano di venire fin di quest'anno, ed io farò per essi l'acquisto del locale. » Un atto di cotanta carità ci rapi l'animo, e lo giudicammo degno di essere assecondato. Pertanto accettammo il dono, e ci disponemmo a portare le povere nostre tende in quella città illustre.
Avuta la sospirata parola, lo zelante Sacerdote ritornò contento e giulivo ad Este, ove giunto, tanto s'ingegnò che, col fatto suo e coll'aiuto d i alcuni altri Cooperatori e benefiche persone, pose insieme la somma necessaria di comperare un grande ed ampio palazzo, capace di 200 convittori. Il Convitto fu aperto il 18 dell'or passato novembre, e porta il nome di Collegio Manfredini in ossequio a Monsignor Federico de' Marchesi Manfredini, Vescovo di Padova, nella cui diocesi si trova.
L'insegnamento abbraccia i1 corso elementare e ginnasiale, e viene impartito a norma dei programmi governativi da maestri e professori~ approvati. In quest' anno però saranno solamente attivate le quattro classi elementari e la prima ginnasiale.
La pensione è di L. 40 al mese. Le domande di ammissione si fanno al Sac. D. Agostino Perin, Parroco in Este, o al Direttore del Collegio Sacerdote Giovanni Tamietti, Dottore in lettere, oppure a D. Giovanni Bosco in Torino.
Fedelissimo alle sue promesse degnisi Iddio rimunerare col centuplo in questo mondo, e colla Vita Eterna nell'altro coloro tutti, che cooperarono all'impianto di questo nuovo Collegio; e nella sua misericordia renda pur questo per moltissimi giovanetti studiosi quale una scuola di virtù, ed un vivaio di buoni cristiani e probi cittadini.
(1) Este, città del Veneto, nella provincia di Padova. ai piedi dei monti Euganei, conta oggidi circa 10 mila abitanti. Alvei tempi antichi vuolsi che fosse colonia greca, una appartenne in appresso alla tribù Romiglia. L'anno 452 fu da Attila interamente distrutta. I Longobardi la riedificarono, ma in uno spazio più ristretto, poichè rima le sue mura si estendevano per d miglia in giro. Nei tempi di mezzo era città vescovile, assai forte e cospicua.
Questa città è pur celebre per aver dato sul fine del secolo X e sul principio dell'XI il nome alla illustre Casa degli Estensi, la quale col volgere degli anni divenne potentissima, e si divise in molti rami principeschi sparsi in molte parti di Europa specialmente in Italia ed in Germania. Tra tutti rinomatissimo fu il ramo degli Estensi, Signori di Ferrara.
Sono molte persone dell'uno e dell'altro sesso, le quali di buon grado si farebbero Cooperatori Salesiani, se conoscessero la esistenza di questa Pia Unione. Siccome il Santo Padre Pio IX di Santa Memoria col suo Breve del 9 Maggio 1876 aperse la fonte dei celesti favori per arricchire quanti più fedeli fosse possibile, così noi raccomandiamo ai nostri lettori che vogliano compiere il buon uffizio di far consapevoli di questa Pia Associazione quelle persone di loro conoscenza, che ancora la ignorano. I requisiti, che si richiedono per essere Cooperatore Salesiano o Cooperatrice, sono i seguenti
1° Età di 16 anni almeno.
2° Godere buona riputazione religiosa e morale.
3° Essere in grado di promuovere e sostenere le opere della Congregazione Salesiana o con mezzi proprii, per es. limosine, offerte, lavori, diffusione di libri, e simili, oppure con beneficenze raccolte presso a caritatevoli persone, per così giovare al buon costume ed alla civile società.
4° La Pia Unione non imponendo alcun obbligo di coscienza, possono parteciparvi eziandio le persone religiose ; come pure gli stessi Istituti e Corpi Morali nella persona dei rispettivi Superiori, purchè i singoli membri siano in potere di concorrere a qualche opera di pietà e di carità, secondo il Regolamento.
50 Oltre a questi requisiti fondamentali richiesti per poter essere ascritto tra i Cooperatori Salesiani, a fine poi di lucrare le sacre indulgenze loro concesse, è pur sempre necessario adempiere le opere ingiunte dalla Santa Chiesa per l'acquisto delle medesime. Ma di questo tratteremo più di proposito altre volte
Ogni Cooperatore può acquistare indulgenza plenaria una volta al giorno, da applicarsi alle anime del Purgatorio, recitando la terza parte del Rosario di Maria Vergine avanti al SS. Sacramento, e non potendo avanti al divin Sacramento, recitandola innanzi al Crocifisso.
Indulgenza plenaria ogni volta che si accosta alla santa Comunione.
Può altresì lucrare moltissime indulgenze plenarie nel corso del giorno mediante la recita di sei Pater, Ave e Gloria, secondo la mente del Sommo Pontefice. E queste indulgenze, applicabili alle anime purganti, le può acquistare toties quoties, ossia tutte le volte che recita i suddetti Pater, Ave e Gloria in qualunque luogo, senza bisogno di Confessione e Comunione, purchè sia in grazia di Dio.
Oltre a queste, un'altra plenaria ne può guadagnare ogni Domenica, e nei giorni qui sotto notati, purchè confessato negli otto giorni, e comunicato, visiti una qualche Chiesa, pregandovi secondo l' intenzione del Sommo Pontefice.
3. S. Francesco Zaverio apostolo delle Indie.
8. Immacolata Concezione di Maria Vergine. 16. Primo giorno della Novena del SS. Natale. 21. S. Tommaso Apostolo. 24. Ultimo giorno della stessa Novena. 25. Natività di N. S. G. C.
27. S. Giovanni Apostolo ed Evangelista.
Sampierdarena, 1375. Tip. di San Vincenzo de' Paoli.
Con permesso dell'Aut. Eccl. FERRARI GIUSEPPE gerente respons.