PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO
ANNO L TORINO - SETTEMBRE 1926 NUM. IX
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA COTTOLENGO, N. 32 - TORINO (9)
SOMMARIO: Il Cinquantenario dell'Unione dei Cooperatori e del "Bollettino Salesiano ": il pensiero del Fondatore. - Ricordando il Ven. Don Bosco. - Un'escursione apostolica nell'Assam. - Dalle lettere dei nostri. - Dal Rio Negro: Pagine vive di vita missionaria. - Preghiamo per i Missionari. - Dalla nuova Missione del Giappone. - La povera Missione dei Kivari. - Le meraviglie di Maria Ausiliatrice. - Anime riconoscenti al Ven. Don Bosco. - La Causa di Don Bosco. - Convegni Salesiani. - Ai piedi del S. Padre. - Nozze d'oro Sacerdotali. - Cooperazione Missionaria. - Notizie varie dall'Italia e dall'Estero. - Salesiani e Cooperatori defunti.
Nel presentar ai lettori il rimanente della preziosa documentazione che abbiam cominciato a stampare il mese scorso, ci piace premettere alcune osservazioni.
I) Chiunque vuol comprendere lo scopo e i frutti che il Ven. Don Bosco si propose di raccogliere dall' « Unione dei Cooperatori » e dal « Bollettino Salesiano », deve leggere e meditar queste pagine. Debbono, quindi, leggerle e meditarle i Cooperatori per ben comprendere com'essi debbano prestar l'opera loro « con unità di spirito, e rivolgere unanimi le loro sollecitudini » all'unico scopo che si propose il Venerabile: - « La gloria di Dio, il bene della civile Società ».
II) Su due punti, che sono i veri capisaldi dell'Unione, i Cooperatori devono fermare la loro attenzione:
1) Com'essi, con la preghiera, con l'azione e l'influenza personale, e con l'elemosina, abbiano l'impegno di cooperare secondo le proprie forze allo sviluppo del programma assegnato alla Società Salesiana.
2) Com'essi, quantunque sparsi in ogni nazione, devono essere tutti solidali - non solo nel promuovere nel proprio paese la vitalità e la diffusione dello spirito salesiano, sostenendo le opere iniziate ed iniziandone delle nuove - ma altresì nell'assecondare concordi ogni direttiva del Rettor Maggiore della Società Salesiana e sostenere, con quel pronto concorso che a ciascuno è possibile, ogni sua iniziativa.
III) Nel 1877 i primi numeri del Bibliofilo o «Bollettino Salesiano» si pubblicarono in poche migliaia di copie. Dopo venticinque anni la sola edizione del Bollettino Salesiano italiano giungeva a 65.ooo copie mensili ed oggi, dopo cinquant'anni, ha già raggiunto la tiratura di 132.500 copie. E ad altre duecento e più mila copie mensili sommano complessivamente quelle delle edizioni nelle altre lingue.
Ora... se tutti i Cooperatori leggessero e facessero leggere il « Bollettino Salesiano», quanto bene di più dovremmo e potremmo aspettarci!
Ci si permetta di scendere a un particolare. Da New York, ultimamente, giungeva al sig. Don Rinaldi questa lettera:
Il Bollettino Salesiano del mese di maggio 1926 - avuto occasionalmente - mi ha dato una pallida idea dell'opera che svolgono i figli del Ven. Don Bosco, in pro' dei bisognosi di tutto il mondo.
La sua lettura mi ha commosso in modo tale, che malgrado i miei bisogni non ho potuto frenarmi di inviarle l'accluso assegno di lire trecento che ella destinerà ai più bisognosi senza distinzione di nazionalità, perchè intendo che il bene va fatto senza tale distinzione!...
Ho letto molti grandi e celebri autori, ma nessuno, anche nelle pagine più brillanti, è arrivato a commuovermi tanto, nè a farmi provare un sollievo d'animo così grande, come il Bollettino Salesiano.
Mi spiace assai, come le ho detto, che le mie condizioni finanziarie, assai tristi, non mi permettano di fare di più, come vorrei; perciò la prego di accettare la mia modesta offerta come una goccia d'acqua in un oceano di bisogni, augurandomi in avvenire un po' di fortuna, o, dirò meglio, non tante disgrazie, per contribuire in maggior quantità all'Opera Salesiana.
Sono a pregarla, intanto, di due cose:
1) L'invio del Bollettino Salesiano;
2) Che non pubblichi il mio nome perchè il bene nascosto è per me il vero bene; mi raccomandi, invece, alle preghiere dei beneficati...
Le preghiere nostre e degli allievi di ogni Casa Salesiana vi accompagnano tutti quotidianamente, e con grande devoto affetto, o nostri Benefattori. Così accompagnino noi le vostre, perchè il panorama di messe biondeggiante si allarga sempre più attorno a noi, e noi, oltre che con la grazia di Dio, non potremo allargare il nostro campo nè intensificare la nostra azione se non col vostro aiuto.
Un risveglio di unanime attività benefica a vantaggio di tutta l'Opera Salesiana sarà, a parer nostro, la migliore celebrazione del Cinquantenario della Pia Unione e del nostro «Bollettino ».
STORIA DEI COOPERATORI SALESIANI.
Prosegue Don Bosco:
Un glorioso elenco.
Tra i signori secolari che si segnalavano per carità e sacri Pizio merita di essere menzionato un negoziante, di nome Gagliardi Giuseppe. Ogni momento libero, ogni suo risparmio, tutto consacrava ai giovani dell'Oratorio, che egli solea sempre chiamare col nome di nostri figli. Sono pochi anni che nell'universale rincrescimento cessava di vivere; ma finchè sussisterà l'opera degli Oratorii, si conserverà sempre grata menoria di lui, ed avrà chi innalzerà al Cielo preghiere speciali per l'anima sua.
Il banchiere Campagna, il negoziante Fino Giovanni, il Comm. Giuseppe Cotta, il celebre Conte Vittorio di Camburzano, erano fervorosi cooperatori che Dio già chiamò a godere il premio del loro zelo.
Tra i viventi nominiamo con piacere il Conte Carlo Cays, Commendatore Giuseppe Duprè, Marchese Domenico Fossati, Marchese Giovanni Scarampi, i sigg. Conti Carlo, Eugenio, e Francesco fratelli De Maistre, Cav. Marco Gonella, Conte Francesco Viancino, Cav. Clemente di Villanuova, Conte Casimiro di Brozolo, Cav. Lorenzo d'Agliano, sig. Michele Scanagatti, Barone Carlo Bianco di Barbania, ed altri molti.
Tra i sacerdoti si aggiunsero i due fratelli Ignazio e Giovanni Vola, Teol. Rossi che morì Direttore dell'Oratorio di S. Luigi, Teol. Avv. Destefanis, che furono già da Dio chiamati alla celeste patria; Teol. Roberto Murialdo Direttore della famiglia di S. Pietro, Teol. Leonardo Murialdo, Direttore del Collegio degli Artigianelli.
Fra i primi Cooperatori Ecclesiastici che Dio conserva tuttora in vita sono anche da annoverare: D. Trivero Giuseppe, il Teol. Cav. Carpano Giacinto, D. Chiatellino Michelangelo, D. Savio Ascanio, D. Giacomelli Giovanni, Teol. Prof. Chiaves, D. Bosio Antò prevosto, D. Sebastiano Pacchiotti, D. Musso Professore, Can. Musso Maestro, D. Pietro Ponte, Can. Luigi Nasi, il Prof. Can. Marengo, Onesti Francesco Maestro, il Teol. Emiliano Manacorda, oggidì Vescovo di Fossano, il Con. Eugenio Galletti, ora Vescovo di Alba, ed in modo speciale l'attuale nostro Arcivescovo di Torino, in quel tempo Con. Gastaldi. Con sollecitudine egli veniva a predicare, confessare, fare scuola, e fu di quelli che ha sempre chiamato gli Oratori Festivi opera provvidenziale e sostenuta dal dito del Signore.
Tutti questi Cooperatori si raccoglievano nei prati di Valdocco, che erano un quartiere di Torino in quel tempo abbandonato, ma ora tutto coperto di case. Impiegavano il tempo, le forze e le sostanze per raccogliere giovanetti pericolanti, istruirli, e col mezzo della religione ridonarli alla società quali utili ed onesti cittadini.
Taluno qui dimanderà: Come era possibile tenere la disciplina e conservare l'ordine in mezzo a migliaia di giovanetti di quella fatta? Non è tanto difficile come pare a prima vista. Avvi un Regolamento per l'Oratorio Festivo, in cui sono distribuiti i varii uffizi che si riferiscono alla chiesa e ad un giardino di amena ricreazione. Un direttore che diriga, gli altri che facciano la loro parte fissata,, ogni cosa procede colla massima soddisfazione, senza mai dover ricorrere nè a minaccia, ne a castigo di sorta.
Le prime insigni Cooperatrici.
Oltre ai Cooperatori Salesiani vi sono le Cooperatrici Salesiane. Tra nostri allievi ve n'erano alcuni così pezzenti e mal messi in arnese che niuno li voleva vicino, niun padrone li accoglieva nelle proprie officine. La pietà dei fedeli non viene mai meno. Diverse caritatevoli signore si diedero a cucire, pulire, rappezzare ed anche provvedere nuovi abiti e biancheria secondo la necessità.
In capo delle Cooperatrici era la signora Castaldi Margherita e sua figlia, ambedue defunte, e sua nipote Lorenzina Mazzè; la Marchesa Maria Fassati, la Contessa Gabriella Corsi, la Contessa Bosco-Riccardi con sua figlia Giulietta, la Contessa Casazza-Riccardi, Nobile Damigella Candida Bosco, la Contessa Bosco-Cantono, la signora Occhiena Vincenza, la signora vedova Bianco Yuva, e molte altre signore. E molti pii Istituti e Case di educazione gareggiavano in prestar l'opera loro a sollievo dei poveri figli del popolo. Tutti palesavano una specie di entusiasmo nel nobile uffizio di carità che era veramente vestire i nudi.
I giovani beneficati, poi, lieti di essere così ritornati all'onore della società, si offerivano di tutto buon grado a cantare, a servire nei divini uffizi in favore dei medesimi Istituti, e innalzavano a Dio mattina e sera la preghiera della riconoscenza pei loro benefattori e per le loro benefattrici.
"Salviamo la gioventù" il primo ideale dei Cooperatori Salesiani. (1)
Gli Oratori festivi si possono definire: Giardini di piacevole ricreazione, dove si raccolgono e si trattengono giovinetti con ameni trastulli dopo aver compiuto in chiesa i loro religiosi doveri. Si ritenga però che il Regolamento di questi Oratori non è altro che una raccolta di osservazioni, precetti e massime che parecchi anni di studio e di esperienza (1841-1855) hanno suggerito. Si fecero viaggi, si visitarono collegi, istituti penitenziari, ricoveri di carità, di mendicità, si studiarono le loro costituzioni, si tennero conferenze coi più accreditati educatori (2). Tutto si raccolse e si fece tesoro di quanto poteva giovare allo scopo. Messa ogni cosa in ordine ne risultò il breve Regolamento che da 25 anni si usa negli Oratori festivi, nelle scuole domenicali, serali ed anche feriali fino a tanto che gli Oratori rimasero localizzati in diversi quartieri di Torino. I collaboratori potevano radunarsi col loro Direttore e conferire tra loro sui principali punti dell'educazione della classe più difficile e più importante della civile società.
Quando poi l'opera degli Oratori prese a dilatarsi in altre città e nei vari paesi d'Italia e all'estero, quando molti parroci diedero mano ad introdurli nella rispettiva parrocchia, allora si conobbe che non bastava più la pratica fino a quel tempo seguita, sibbene era indispensabile un vincolo religioso che rendesse possibile l'opera incominciata in mezzo a qualunque popolazione. I tempi stringevano, gli avvenimenti incalzavano, e la necessità di promuovere la buona stampa, di raccogliere in Ospizi giovanetti abbandonati, aprire collegi anche per le classi di civile condizione, la diminuzione di vocazioni ecclesiastiche erano cose urgenti che richiedevano molte persone caritatevoli, le quali vivendo nel secolo, amministrando i loro interessi in seno alla famiglia, prestassero mano al gran lavoro che richiedeva la civile società.
Ma in pratica quale è questo lavoro?
Qualunque opera personale di carità, sussidi, preghiere; cooperare coi parroci a fare tridui, novene, esercizi spirituali, quaresimali, quarant'ore, catechismi; adoperarsi per aprire case di educazione e di beneficenza, sostenere materialmente e moralmente quelle che sono già aperte: era tutta messe preparata al Cooperatore Salesiano.
"Vis unita fortior ".
Il sacerdote può lavorare con zelo nel sacro ministero; ma la cooperazione morale e materiale appartiene di preferenza alle persone che vivono nel secolo, entro alle officine, negli uffizi civili, nel commercio. Essi possono con maggior libertà e con maggior facilità conoscere i bisogni e meditare sui mezzi atti a provvedervi. Ma questi pii e zelanti cattolici, abbandonati agli sforzi individuali, avrebbero fatto opera assai incompleta, perciocchè un solo che lavori non vede che scarso frutto delle sue fatiche; ma unendosi ad altri e poi ad altri che abbiano il medesimo scopo e la medesima regola, possono ottenere assai: Vis unita fortior.
E dove trovare questo legame che si possa estendere a tutti i tempi, a tutti i luoghi, a tutta le classi di persone senza pericolo di degenerare anzi che valga a garantire una cooperazione sicura ed invariabile?
Ciò si propone nel Regolamento dei Cooperatori Salesiani. E questo Regolamento forma una specie di terziariato molto simile a quello degli antichi religiosi, con questa differenza che quelli attendevano alla perfezione cristiana colle preghiere e colle pratiche di pietà; mentre i Cooperatori Salesiani vi attendono colle opere di carità esercitate in favore di qualunque classe di persone, sotto a qualunque aspetto il bisogno si presenti.
Siccome però l'educazione della gioventù abbandonata in questi tempi costituisce un bisogno che abbraccia tutti gli altri bisogni, così i Cooperatori volgeranno la loro sollecitudine specialmente in favore dei giovinetti.
Approvazione dei Cooperatori.
Ideato così il progetto, e compilato il Regolamento, fu comunicato a molti Vescovi, che con bontà lo lessero, fecero savie osservazioni e ciascuno aggiunse analoga commendatizia da presentare al Sommo Pontefice con due fini:
1. Per assicurare che l'opera fosse secondo i principii di Nostra Santa Cattolica Religione, benedetta ed approvata dal Vicario di Gesù Cristo.
2. L'opera fosse arricchita d'indulgenze. Il lavoro essendo tutto di carità, di pazienza e di sacrifizio, senza che vi entri ombra d'interesse materiale, era ben giusto che fossero in certo modo spiritualmente ricompensati col tesoro delle sante indulgenze.
Il caritatevole Pio IX accolse con grande benevolenza il progetto; fece egli stesso alcune utili osservazioni, di poi diede le commendatizie e il progetto ad esaminare ad alti personaggi a ciò specialmente delegati.
L'Eminentissimo Card. Berardi, che ne era benemerito Relatore, espose a suo tempo ogni cosa al S. Padre, che lodò l'opera proposta, incoraggì a diffonderla fra tutti quelli che amano il bene della religione e della società. Volendo poi appagare i comuni desideri e dar un segno particolare di gradimento e, direi quasi, costituirsi primo Cooperatore, come è già primo Benefattore della Congregazione Salesiana, concedette la serie di Indulgenze notate nel diploma e che più minutamente saranno descritte nel manuale che si sta preparando pei Cooperatori Salesiani (1).
Conclusione.
Da questa storica esposizione si conoscono le due fasi o meglio i due modi con cui i Cooperatori possono adoperarsi pel bene della civile società.
Primieramente con un Regolamento per gli Oratori festivi, scuole domenicali, feriali e serali. E questo Regolamento si può applicare in qualunque paese e modificare secondo il numero e la condizione degli allievi (2).
In secondo luogo con un Regolamento speciale che riunisce i Cooperatori a lavorare pel bene della civile società in modo stabile, esaminato, commendato dal Sommo Pontefice, arricchito di celesti tesori, Regolamento che fa centro alla Congregazione Salesiana e si propone di lavorare nella stessa messe, col medesimo fine per quanto è compatibile a chi vive nel secolo.
Ogni Cooperatore deve per altro ritenere le parole del capo V, articolo 2 del Regolamento, che dice: « L'associazione è umilmente raccomandata alla benevolenza e protezione del Sommo Pontefice, dei Vescovi, dei Parroci, dai quali avrà assoluta dipendenza in tutte le cose che si riferiscono alla religione ».
(1) Dal Bibliofilo Cattolico o Bollettino Salesiano mensuale, Anna 1, n. 2, ottobre 1877.
(2) Da questa dichiarazione del Venerabile si comprende di quant'amore e di quante riflessioni sieno frutto anche le poche pagine che ci ha lasciato sul suo sistema educativo.
(1) Il manuale vagheggiato dal Venerabile non fu compilato; ma nel 1905 Mons. Pasquale Morganti, Arcivescovo di Ravenna, affezionatissimo ex=allievo di Don Bosco, ne pubblicò uno, che vorremmo vedere in mano ad ogni Cooperatore: è intitolato appunto Manuale dei Cooperatori Salesiani. Richiederlo alla Società Editrice Internazionale, Corso Regina Margherita 176, Torino. - Prezzo L. 5.
(2) Se lo spazio ce lo permettesse, vorremmo offrire ai lettori tutti quegli scritti e documenti usciti dalla penna o dal labbro del Venerabile ad illustrazione dello scopo che ebbe nel fondare l'Associazione dei Cooperatori Salesiani; ma a suo tempo se ne farà apposito opuscolo.
Il « Bollettino Salesiano » di settembre u. s. ridestava in me affetti e memorie da lungo tempo latenti.
Il « Bollettino » parla del giovinetto Francesco Besucco e della biografia che ne scrisse il Venerabile nel luglio del 1864; orbene io lessi il libretto nell'agosto di quell'anno, imparai a conoscere l'Oratorio, mi invogliai di far la conoscenza di quelli che al Besucco erano stati compagni, e verso la fine di ottobre 1864 il Ven. Don Bosco mi accoglieva come studente di seconda ginnasiale nell'oratorio di San Francesco di Sales, dove la memoria del pastorello delle Alpi, morto angelicamente da circa nove mesi, era viva e ancora vibrante in molti.
La diretta e personale conoscenza che avevo fatto di Don Bosco assorbì la riflessa conoscenza fatta del Besucco, il quale pure viveva in molti compagni, che ne imitarono mirabilmente la vita.
" Don Bosco... era tutta la nostra vita... "
Don Bosco, così modesto, così semplice, così mite, era tutta la nostra vita; noi non vedevamo che lui. Lietissimi di saperlo in casa, mesti quando si sapeva che Don Bosco era lontano da Torino, la nostra allegria non aveva più misura quando ci si diceva: « Oggi torna Don Bosco! ». Assediavamo la portieria per essere i primi a vederlo: e quando finalmente compariva, erano fremiti di gioia, svanivano tutte le malinconie, e ci stringevamo tanto attorno a lui che non gli era possibile dare un passo e abbandonava ai nostri baci quelle mani benedette; e noi esultanti di averlo quasi riconquistato, lo trascinavamo quasi per tutta l'ampiezza del grande cortile, fino sotto ai portici, fino ai piedi della scala, che doveva salire per arrivare alle sue camere, quelle camerette che mezzo mondo conosce e che a noi parevano, già fin d'allora, un santuario. Qui non entra menzogna, nè esagerazione; chi visse quei tempi, li rivive ogniqualvolta il pensiero vi torna sopra; e quegli affetti, quelle dimostrazioni un po' rubeste di gioia, si ha un bell'invecchiare, tornano limpide nella memoria, con questa sola diversità, che allora ci facevano ridere, ora ci fanno piangere; ma le presenti lagrime hanno radice nelle profondità dell'anima, come le inconsapevoli risa di quel tempo. Ecco perchè mi sono rallegrato trovando nel Bollettino riportate alcune delle brevi pagine scritte dal Venerabile con quell'aurea semplicità che conquista i cuori, delle quali Dio si servì per chiamarmi all'Oratorio.
" Se qualcuno rimane, si faccia vivo
Un secondo motivo di gaudio e di interna commozione soave fu quella noticina: « Chi conobbe personalmente il Venerabile Don Bosco e ne serba vivo il ricordo, farà cosa carissima a tutti i Salesiani se vorrà darcene qualche notizia ». Si capisce che i Salesiani vogliono raccogliere quanto rimane di vivo nelle memorie e nei cuori intorno al grande loro Padre. I grandi conoscitori di Don Bosco hanno ormai parlato e scritto; essi hanno detto le grandi cose delle quali sono stati cooperatori...
Ma molte briciole di celeste sapienza Don Bosco lasciava cadere nella sua via, senza parere, forse senza volere; chi le raccoglie le piccole perle? Restiamo noi poveri e sbandati allievi antichi, ammessi a vedere il primo germogliare di quella, che doveva poi essere la grande pianta salesiana, alla cui benefica ombra tanta parte di mondo si ricovera. Dove siete voi, amici miei e condiscepoli, che negli anni 1864, 1865, 1866, v'inginocchiavate meco intorno a Don Bosco, specialmente la sera di ogni sabato, per deporre nell'orecchio del comun padre le prime ansie del cuore che si apriva alla vita, gli ingenui desiderii della mente bambina, dove siete voi? Penso che in cielo saranno i più di coloro che visitarono meco, nelle vacanze del 1865, la casa dove Don Bosco nacque, e dormirono per due notti su quel solaio, sulla paglia, più felici che se ospitati in una reggia!
Ah! se qualcuno rimane, si faccia vivo e narri le piccole avventure di quei tempi eroici. A me risuonano ancora nell'orecchio alcune di quelle parole, che Don Bosco mi susurrava facendosi schermo col bianco fazzoletto: erano parole di vita, che produssero in molti animi giovanili propositi generosi; e se io non sono peggio di quel che sono, lo debbo ai paterni avvisi di Don Bosco. Egli aveva pronti rimedi per tutti i mali, anzi le sue medicine avevano effetto preventivo, più che curativo.
Ed ora qui dirò quello che avrei dovuto dir subito, se la ressa dei ricordi non mi avesse fuorviato.
Bontà e umiltà del Venerabile.
Nell'anno 1865 Don Bosco fece un viaggio verso la Liguria. Per una mancata coincidenza di treni dovette fermarsi qualche ora a Novi Ligure; ricordò che aveva a Torino un ragazzo novese, e nella sua grande carità volle trar profitto della fermata, per visitarne la famiglia.
Stavo a Torino, confuso fra cinquecento altri, ed ero lontano mille miglia dal pensare che la minuscola mia persona avesse mai potuto avere tanta importanza da occupare la mente e il tempo così prezioso di Don Bosco.
Trovò la casa di mia famiglia, si presentò dando notizie dei miei studi e della mia salute ai miei genitori, che, meravigliati di tanta degnazione, non sapevano che dire; mia madre, povera e santa donna, sfogava piangendo l'interna commozione. Ed ecco, mentre la famiglia era impacciata per non sapere come dimostrare a tanto visitatore la propria gratitudine, entra un mio zio. Don Bosco gli va gentilmente incontro e dice: - Questo sì, che è un fior di negoziante! - e ne loda la avvedutezza e la rettitudine.
Mio zio vedeva Don Bosco per la prima volta, nè poteva quindi essere da lui conosciuto; era per altro verissimo che mio zio, Bartolomeo Castelli, poi Commendatore di San Gregorio Magno, era il principale autore della modesta agiatezza, che la famiglia, uscita, si può dire, dal nulla, cominciava a godere, mediante il commercio onesto ed attivo, cui lo zio l'aveva addestrata. L'accenno di Don Bosco meravigliò tutti, ma specialmente mia madre, che aveva forse l'animo più disposto a intendere che il Venerabile parlava così non per umana scienza.
Soleva poi dire la povera mia mamma, che lì, nel luogo dove Don Bosco aveva parlato, bene sarebbe stata una lapide, che ricordasse ai posteri non tanto quello che il santo sacerdote aveva detto, quanto la benedizione che la presenza di lui aveva portato sulla casa, sulla famiglia, sugli interessi famigliari.
Secondo l'uso che Don Bosco aveva quando si avvedeva di aver detto cosa fuori dell'ordinario, che tosto cercava di farne scomparire l'impressione con una barzelletta o con un atto di umiltà, egli rivolgendo il discorso ai miei genitori disse: - Bene, domani vedrò vostro figlio Alfonso: avete nulla da mandargli? - Mia madre si affrettò ad avvolgere in carta due formelle di quel formaggio pecorino, che usava un tempo nel Monferrato, e, tremante di soggezione, affidò il poco elegante pacco a Don Bosco, il quale non sdegnò l'incarico, e il dì seguente, fattomi chiamare, mi consegnò le due caciole, con tanti saluti da parte dei miei.
Come rimanessi io a quell'atto di tanta umiltà, e al pensiero che Don Bosco aveva onorato di sua presenza la mia modesta casa, non vi saprei dire; credo però che la mia testa di studentello, non del tutto, per grazia, di Dio, sciocco, ruminasse questo pensiero: - Don Bosco vuol mostrarsi piccolo agli occhi degli uomini, ma egli deve essere ben grande agli occhi di Dio! - E grande in Dio ognora più si rivela e potente in opere di carità.
O Padre mio, o Venerabile Don Bosco, ricordatevi di me presso la Vergine SS.ma Maria Ausiliatrice, la quale vorrà concedere ai miei poveri occhi, vicini omai a chiudersi, di vedere la vostra dolce figura rifulgente di gloria sui nostri altari. Padre dolcissimo, che io vegga il trionfo della vostra umiltà!
Roma, 20 luglio 1926.
Comm. ALFONSO CASTELLI.
(Relazione del Prefetto Ap. Mons. Luigi Mathias al Sig. Don Rinaldi) (Cont. e fine. Cfr. num. di agosto u. s.
In quindici giorni percorrendo più di 300 km. a piedi, potemmo radunare più di 25.ooo persone; si amministrarono sessanta battesimi e trecento cresime, si benedissero dieci matrimoni, si ascoltarono migliaia di confessioni e si distribuirono migliaia di Sante Comunioni; e ci confermammo ancor una volta nell'idea che questi popoli son maturi per la nostra Santa Fede e che ci occorrono molti missionari zelanti.
Tra i Garos.
Ai primi di febbraio avemmo la sorpresa di veder giungere alla casa di Missione di Gauhati una quindicina di Garos cattolici, del paesello di Chachulja. Ci dissero che erano minacciati di espulsione dal paese, perseguitati dai battisti. Mi decisi a recarmi sul luogo con alcuni dei nostri.
I Garos, di cui si è parlato più volte, ricordano molto i Khassì, e sono in due distretti: il distretto di Goalpara nella pianura del Bramaputra e l'altro sui Monti Garos. Stabilimmo di recarci anzitutto a visitare quelli che trovansi nella pianura e che per fortuna non hanno nulla da soffrire, a Damra e a Laskarpara; anche perchè là risiede il catechista generale che doveva metterci al corrente degli avvenimenti di Chachulja.
Le popolazione Garo conta 179.140 anime. I Battisti Americani vi penetrarono nel 1848 e fecero ben poco in realtà, non avendo ancora dieci mila adepti. Ma, essendo per i primi penetrati tra quei popoli, pretendono averne il monopolio... e, purtroppo, riescono a qualche sorpruso.
Dappertutto entusiasmo per i Missionari.
Lasciato Gauhati di buon mattino con Don Piasecki e i chierici Cinato e Camolese, la sera giungevamo a Damra, centro importante, ma dove è poca speranza di fare gran che. Laskarpara dista 8oo metri da Damra ma senza strada: e ci toccò passare attraverso le risaie, e si ebbero non poche avventure in quel breve tragitto. Era giorno di mercato. Subito più di un migliaio di persone d'ogni razza e colore ci circondò: le nostre barbe, il nostro vestito, tutto fu oggetto di meraviglia per la maggioranza, che non aveva ancor visto gente come noi. I cattolici andavano subito fieri e sparsero la voce che i loro Padri eran venuti per vederli ed avevano portato macchine speciali che facevano camminare gli uomini e le case. Non ci volle altro perchè la voce si spargesse subito nei dintorni, e la sera, verso le otto, più di due mila furono gli intervenuti al cinema. Si diede anche la vita di Gesù, in proiezioni, ed il catechista Pietro, una volta battista e convertitosi in Shillong, ne fece la spiegazione.
Non lungi da Laskarpara vi è il più grosso villaggio dei Garos del distretto di Goalpara. Conta circa otto mila abitanti; ed in gran parte in mano dei battisti che vi hanno una bella chiesa e grandi scuole. Molti pagani ed anche battisti vennero e chiesero si parlasse loro del cattolicismo: ed anche là dovetti constatare quanto sia penoso il non conoscere tutte le lingue.
Dovemmo servirci del catechista, e l'effetto fu molto scemato.
Radunammo tutti i nostri l'indomani e si fece loro una breve istruzione, fissando per il giorno seguente i battesimi che furono 35 e le cresime che oltrepassarono la sessantina.
La sera nuovamente cinema e proiezioni. Le macchine di proiezioni, specie il metodo di ottenere la luce colla piccola dinamo a giro a mano, sono di un effetto meraviglioso e riusciamo a dare spettacoli stupendi. La seconda sera gli intervenuti erano quasi il doppio e sembra che anche gli avversari avessero mandato dei loro adepti per spiare il nostro operato.
Quando potremo dare un sacerdote ai Garos?
Soddisfatti, lasciammo Laskarpara verso mezzodì, e prendemmo la direzione di Chachulja. Che viaggio! Tutto tra risaie, campi, colline senza strade, ed ostacoli non lievi; ma finalmente si giunse al luogo stabilito. Il paesello conta circa 5oo anime. Un centinaio sono dei nostri, ed altrettanti sono battisti. Appartiene al distretto dei Garos Hills, ed è proprio al confine col distretto di Goalpara. Il carissimo Don Gil a richiesta degli abitanti vi aprì una scuola nell'aprile del 1924. Era allora capo del paese un bravo pagano, la cui moglie si fece cattolica: e si ottenne terreno e quanto si voleva, ma questo attirò subito la gelosia di coloro che si videro di fronte un avversario potente. Per avvenimenti politici il capo fu deposto ed in sua vece fu eletto un altro, battista, la cui opera fu di usare tutta la sua influenza anche presso chi dovrebbe rimanere neutro; si ottenne un decreto col quale si ordinava la chiusura della scuola, e si minacciarono i nostri d'espulsione dal paese, se non tornavano battisti! Seppi giorni fa che il catechista dopo la mia visita fu chiamato e gli fu imposto di non predicare più la religione cattolica sotto pena di essere castigato. Poveri ciechi!... Come vede, non mancano dei sorprusi e ci vuol molta prudenza ed oculatezza.
Quando potremo dare un sacerdote ai Garos?... Amato Padre, sia presto! e vedrà qual cumulo di benedizioni sulla nostra Pia Società che avrà agio di difendere tra quei popoli i diritti di Dio.
Benedica tutti i suoi figli, in particolare i Garos che l'invidia perseguita, e mi abbia sempre
All'ombra delle croce.
Il missionario Don Albisetti ci scrive dal Matto Grosso (Brasile):
Il bacino del Garças e la più alta parte degli affluenti di destra del Rio das Mortes, poco più d'una ventina di anni fa eran quasi del tutto disabitati, spadroneggiandovi i Bororos, che ne rendevano pericoloso anche il transito! Pazientemente catechizzati i terribili indii, il territorio si andò a poco a poco popolando fino a raggiungere un 12 mila abitanti, e ciò specialmente dopo Io sviluppo della ricerca del diamante.
Mons. Malan, quand'era Prelato di Registro, eresse in parrocchia la chiesa della residenza missionaria di S. Giuseppe al Sangradouro per meglio attendere ai bisogni spirituali della popolazione
E per rendere l'azione nostra maggiormente. proficua in modo che ne risentano l'efficacia le famiglie presenti e future, si attende in modo speciale all'educazione della gioventù, la quale in proporzione dei mezzi disponibili viene accettata nella residenza, formando un collegetto paterno. Anche le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno un bel numero di alunne, e si procura di dare anche all'opera loro incremento e sviluppo. Ed è bello il vedere i figli dei terribili Bororos e quelli del tanto odiato civilizzato sedere accanto sugli stessi banchi di scuola e fraternizzare. Prodigi della religione cristiana!
Come si vive in Cina.
Il missionario Don Umberto Dalmasso:
Da molti giorni i militari s'esercitano in manovre campali, e si sbandano dappertutto. E quasi tutti i giorni avevo a Li=heu=kiao visite di una decina di militari, che si prendevano l'incarico di saccheggiare la frutta dell'unico albero che abbiamo.
Una mattina durai un poco fatica a metterli alla porta bel bello: un altro giorno, in mia assenza, (ero al Yong-leu a far scuola) dopo aver rubato, investirano anche di male parole chi osava dir loro qualche cosa. Fin qui nulla di grave; ma una mattina, era domenica, alle sette e trenta circa ero già al Yong- leu intento a sentire le confessioni, quando un concitato e confuso parlare di botte, d'invasione,... mi ferì l'orecchio. Mentre m'informo, ecco che arrivano due cristiani di Li=heu=kiao ed il maestro di colà, malconcio dai soliti soldatacci ladri, che sentitisi rinfacciare il modo di agire, l'avevano trascinato fuori di residenza e caricato di percosse, e ferirono il maestro con arma da taglio al capo e gli diedero un calcio nelle costole da fargli sputare sangue per un po'.
Celebrai la S. Messa e, poi, preso un boccone, andai alla pagoda dov'erano accasermati quei manigoldi; dapprima negarono la loro responsabilità; pregai il sottotenente di mettere in rango la compagnia, e si scoprirono così quattro rei. L'ufficiale si protestò nesciente di tutto, ci chiamò pubblicamente scusa più volte, e fece punire i colpevoli!
Collegio Maria Ausiliatrice.
È già fiorente il nuovo Collegio eretto da Mons. Versiglia a Shiu=Chow per le scuole femminili. I tre piani sorsero come per incanto in solo quattro mesi, che furono, forse, dei più burrascosi per la nostra Missione. Quante ansie e timori! « Maria Ausiliatrice, ci scrivono, guidò e assistette i lavori, non ci lasciò mancar nulla e ci pagherà anche i debiti. E una nuova meraviglia della Vergine, e possiamo con tutta verità affermare: Aedificavit sibi domum Maria!»
Ubb.mo figlio in C. J.
Sac. LUIGI MATHIAS
Prefetto Apostolico.
(Dal Rio Negro: - Lettere di don Balzola e don Marchesi al sig. don Rínaldi).
N. d. R. -- Queste pagine desteranno molti generosi sentimenti in favore dei poveri Missionari; ma uno più d'ogni altro, ne vorremmo veder sorgere dal cuore di tutti i Cooperatori, più ancora d'ogni pietosa sollecitudine per assisterli nei bisogni materiali, il PROPOSITO
DI PREGARE PER LORO OGNI GIORNO, perchè il Signore li assista paternamente in ogni necessità.
Siccità tremenda.
Manaos, 16 febbraio 1926. Venerat.mo e Amat.mo sig. Don Rinaldi,
Deo gratias, et semper Deo gratias! tanto nei tempi prosperi, come nelle contrarietà. Le prove continuano, e quella che più di ogni altra ci rattrista, è la siccità persistente. Le acque del fiume diminuiscono tanto da impedire la navigazione, e mancano in conseguenza i mezzi di trasporto per la popolazione del Rio Negro e della nostra cara missione.
Sin dal giorno del mio arrivo a Manaos, il 17 gennaio, si attendeva il vapore fluviale che fa i viaggi mensili pel Rio Negro, ed aspettavamo il caro Don Peixoto che essendo in missione al basso Rio Negro doveva venire a Manaos, e insieme Don Caballero che da Manaos s'era recato in Missione sino a Barcellos; ed invece, proprio quel giorno, a 350 km. di qui, il vapore incagliò e non vi fu più mezzo di muoverlo.
Poveri passeggeri! fermi in una zona arenosa, chiamata la spiaggia della disgrazia! E molti di loro ammalati, anche gravemente, tanto che due, e dei più distinti..., furono là sepolti, assistiti fortunatamente negli ultimi istanti da Don Peixoto.
Finalmente, dopo lunghi giorni di angoscia, il 25 giunge uno dei piloti in cerca di soccorsi e ci comunica che sul vapore si trova anche molto ammalato il nostro medico di S. Gabriel col suo aiutante.
La Compagnia pensò ad inviare soccorsi d'urgenza; ed il giorno 27 partiva un altro vapore per vedere se poteva disincagliare l'altro e condurre i passeggeri a Manaos. E, fortunatamente, il giorno 3o era di ritorno con tutto il carico ed i passeggeri, lasciando arenato l'altro vapore.
Giunsero anche i nostri due Missionari, e in ottima salute. Don Peixoto era al capezzale di un moribondo, che spirò poco dopo. Il nostro medico e il suo aiutante vennero subito condotti all'ospedale, e vanno un po' migliorando, ma solo in modo da potersi mettere in viaggio di ritorno per la Germania...
Come vede, amatissimo Don Rinaldi, sono momenti brutti per tutti, specie per il povero missionario, che oltre alle difficoltà che lo circondano, soffre anche nel pensare ai compagni che soffrono ancor più e che, forse, soffrono o arriveranno a soffrir anche la fame.
Le acque del fiume, intanto, continuano a scemare, e la navigazione nel mese prossimo si prevede impossibile.
La partenza del vapore di questo mese, dal 3 venne rinviata al 10; e noi, ritenendo un'imprudenza di fare tutti il viaggio, pensiamo di mandar avanti Don Peixoto con soccorsi di viveri per la nostra missione, sperando, ad ogni evenienza, che potrà trovare qualche barca o vaporino per proseguire.
Viene il 10, e si scoprono dei guasti alla macchina, e il vapore non parte che il 13; e siamo in trepidazione di vederlo tornare indietro nell'impossibilità d'inoltrarsi pei 6oo e più chilometri che deve percorrere.
Intanto, io sono qui bloccato. Com'Ella sa, tornai dall'Italia prima del tempo stabilito per le giuste insistenze di Mons. Massa, che m'invitava a proseguire la grand'opera di missione iniziata a Barcellos, che dovetti sospendere quando, per curar la salute, paternamente venni da Lei richiamato in Italia.
Carissimo Padre, raccomandi alle preghiere di tutti questa difficile missione, e specialmente il povero suo obb.mo figlio in C. J. et M.
Sac. GiOv. BALZOLA.
La situazione si aggrava.
Barcellos, 3o aprile 1926. Venerat.mo e Rev.mo sig. Don Rinaldi,
Grazie a Dio, quantunque si stiano passando momenti di grandi difficoltà, siamo giunti a Barcellos e ci siamo messi all'opera per la nuova fondazione.
Ma, disgraziatamente, anche questa volta non posso darle che tristi notizie, per la secca del fiume e l'interrotta navigazione.
Fin da gennaio le cose si presentavano allarmanti; tuttavia eravamo in tempo di aspettar la pioggia e di veder tornare le cose a posto: ma non fu così. Non possiamo neppur sapere quello che staranno soffrendo i confratelli di S. Gabriel e Taracuà, cui solo in febbraio si potè mandar loro qualche cosa. Il vapore di marzo non potè caricar nulla, e quello di aprile, sul quale siam venuti noi, si spinse solo a 30o km. da Manaos e poi dovette fermarsi aspettando barche e vaporini.
Noi pure proseguimmo fino a Barcellos su d'una piccola barca a vapore.
Tutte le cose che dovevano andare a San Gabriel son rimaste ferme, perchè i due vaporini maggiori, che dovevano condurre le mercanzie all'Alto Rio Negro, non possono continuare il viaggio, perchè il fiume secca sempre di più.
Dappertutto si lamenta la mancanza di generi di prima necessità, cui nessuno può provvedere. Passiamo una vita tristissima! E il mio pensiero è sempre alle nostre residenze lontane che si troveranno prive di tante cose e, forse di tutto, senza poterle aiutare.
Aprile era il tempo delle pioggie e di piena, e siamo già in maggio e non piove ancora, ed il fiume è talmente scarso d'acqua che non fu mai visto così. E cosa triste e direi spaventosa il pensare a ciò che può succedere, se il buon Dio non ci manda quanto prima acqua in abbondanza. Il fuoco incendiò già molte foreste con danni enormi. Il fumo è tanto che oscura il sole, e questo già dal fin di dicembre. Il letto vastissimo del fiume appare, in molti luoghi, come un campo coperto di neve per le bianche arene.
Naturalmente ciò che si teme per i nostri si teme per tutto l'Alto Rio Negro sino alla Colombia e alla Venezuela, dove deve regnare una secca spaventosa.
Amato Padre, continui a pregare e a far pregare per noi, specie per quelli che più soffrono per la gloria di Dio e la salvezza delle anime.
Suo dev.mo in C. J.
Sac. GIOVANNI BALZOLA.
Migliori notizie.
Barcellos, 5 giugno 1926. Venerat.mo e Amat.mo sig. Don Rinaldi,
Deo gratias! Finalmente Le posso dare notizie un po' migliori. Le scrissi già da Barcellos, dove potei arrivare con molte difficoltà, insieme col personale per la nuova fondazione, fin dal mese di aprile, e potemmo mandare aiuti a S. Gabriel e a Taracuà, i quali giunsero quando stavano già soffrendo la mancanza di diverse cose.
In maggio si pensava che il vapore potesse partire, ma non vi riuscì e le cose si facevano più serie, quando grazie a Dio incominciarono le pioggie e le acque del fiume incominciarono a crescere ed i cuori si apersero alla speranza pel mese di giugno, e in effetto tutto potè mettersi in regola.
Anche noi qui ci siam messi all'opera, pur lottando sempre con difficoltà d'ogni genere che con l'aiuto di Dio cerchiamo di superare. S'incominciò l'opera nel mese di Maria Ausiliatrice, e questa buona Mamma veglierà su essa.
Don Cerri, venuto da Buenos Aires, si è messo con tutto l'impegno ad abituarsi alla vita missionaria del Rio Negro facendo sforzi per dimenticare le comodità ed il movimento di Buenos Aires. Essendo buon musico e buon disegnatore, migliorò le condizioni della nostra povera Cappella, dove si potè solennizzare la festa di S. Giuseppe, Patrono della Missione, col cantar messa per la prima volta in Barcellos, e si fece la chiusura del mese di Maria con altra messa cantata ed una bella processione con la statua di Maria Ausiliatrice. Il giorno del Corpus Domini si fece lo stesso portando in processione il SS. Sacramento, per vedere se con queste speciali benedizioni la nostra nuova missione potrà vincere gli ostacoli e le difficoltà che non mancano.
Io aveva ricevuto ordine da Mons. Massa di andare a S. Gabriel, ma la lunga interruzione di navigazione me lo impedì, e solamente in questo mese potrò recarmi a visitare anche i nostri cari confratelli e tutto il personale della missione che ebbe tanto a soffrire. Ci consta pure che a conseguenza di tutto infierirono febbri nelle famiglie, e fu una vera desolazione.
io giugno. - Lasciando a Barcellos la missione bene incamminata, m'imbarcai ed arrivai qui a S. Isabel e seguirò domani verso S. Gabriel. Erano 6 mesi che il vapore non arrivava in questo porto e molta gente discesa dalla Colombia e dal Venezuela ansiosa attendeva l'arrivo del vapore con i sospirati aiuti.
Le notizie che ho potuto avere sono tristissime per le privazioni passate e per le malattie apparse.
La missione di S. Gabriel fu provvidenziale perchè potè aiutare moltissimi, fino ad ultimare le medicine. Ma finalmente sono arrivati e vanno arrivando gli aiuti necessari. Si vede che il buon Dio volle provare e sta provando seriamente questa missione, ma nel medesimo tempo si manifesta la Provvidenza Divina che non viene mai meno, specialmente nei momenti più pericolosi e quando le necessità si fanno sentir di più.
Dopo la mia visita, e cioè pel mese venturo, le manderò altre notizie che spero saranno migliori.
Chissà quali belle feste si saranno fatte a Torino per Maria Ausiliatrice e quanto bella sarà riuscita la nostra Esposizione Missionaria! Ecco come vanno le cose di questo mondo! In un luogo solennità, splendori, meraviglie, ammirazioni, ecc. ecc.; e in altro luogo sofferenze e miserie; ma intanto è sempre l'opera di Dio che trionfa e fa trionfare a suo tempo quei che soffrono per la propagazione della Fede e per l'estensione del Regno di Gesù Cristo sino agli ultimi confini della terra.
Rev.mo sig. Don Rinaldi, per non annoiarla di più finisco raccomandandomi caldamente alle sue orazioni e pregandola di far pregare per questi suoi figli lontani che sempre la ricordano.
Suo obbl.mo figlio in C. J.
Sac. GIOVANNI BALZOLA.
La Divina Provvidenza! Taracuà, 27 maggio 1926. Rev.mo Signor Don Rinaldi,
Finalmente le scrivo con un po' di speranza che possa ricevere questa mia.
Da mesi la nostra posta è interrotta per la secca straordinaria che ha reso il fiume innavigabile.
Il vapore dal mese di febbraio non esce più da Manaos, e siamo rimasti quasi per quattro mesi completamente isolati; nè provvigioni, nè mercanzie di sorta, nè corrispondenza. Da parecchie settimane non abbiamo più nulla in casa e viviamo, giorno per giorno, della Provvidenza, che non ha lasciato mancar il necessario a noi ed ai nostri ragazzi.
Finalmente è giunta la piena. Il fiume dai primi di maggio sta crescendo sempre e speriamo che sia uscito il vapore e le lance ci portino in questi ultimi mesi qualche cosa.
I nostri buoni confratelli e le suore hanno dato esempi di grande mortificazione adattandosi per tante settimane ad un cibo così scarso e frugale. Alle volte era un po' di farina di mandioca cotta nell'acqua ed alcune radici
della stessa mandioca, od un pesce senza condimento.
A San Gabriel hanno sofferto anche di più, e là avevano anche ammalati, e poi hanno meno pesca e meno caccia.
Il sistema educativo di Don Bosco.
Quanto alla Missione mi pare di poterle dare ottime notizie. Tanto gli indii, quanto i nostri ragazzi aumentano sempre nella pietà. Al mattino la Cappella per la Santa Messa e per il Catechismo si riempie; alla sera per il S. Rosario, la Benedizione e il Catechismo si riempie di nuovo. I nostri ragazzi frequentano molto i SS. Sacramenti; tutti i giorni ne abbiamo un gruppo che si accosta alla Sacra Mensa con edificante divozione.
Domenica faremo la festa di Maria Ausiliatrice con gran pompa; i nostri piccoli cantori eseguiranno una nuova messa; avremo un nuovo gruppo di prime S. Comunioni; e la festa sarà coronata con la processione. Aspettiamo un buon numero di indii.
Quello che ci riempie l'animo di grande entusiasmo è lo spettacolo che presentano i nostri ragazzi. Quando io penso alle prime difficoltà che incontrammo e faccio oggi un po' di confronto, mi sento commuovere e tocco con mano l'efficacia del sistema di Don Bosco. Sono 50, ed il buon Don Antonio Giacone, quasi sempre solo, li assiste e governa senza alcuna difficoltà; gli sono docilissimi; non ha bisogno di ricorrere a castighi; il solo timore di dare dispiacere al Missionario li mantiene docili ed ubbidienti. Sono sempre contenti di tutto, e vedesse quanta povertà nel loro cibo, nel vestito; ma non si lamentano mai; di tutto son contenti.
Approfittano assai nello studio. In quattro mesi alcuni si son resi capaci di copiare una pagina qualunque con buona calligrafia.
Si son piegati assai bene anche al lavoro: abbiamo un buon numero di agricoltori, un gruppo di sarti che fanno gli abiti per tutti e rattoppano i vecchi, ed anche un gruppetto di falegnami che aiutano assai nella nostra scuola da falegname.
Per la parte morale fanno sacrifici enormi e molti si sono trasformati. In questi ultimi giorni voleva approfittare di una barca per mandare alcuni a visitare i loro parenti e con sorpresa vidi che non ne erano entusiasti, e da alcune parole che mi rivolsero compresi che non vogliono più tornare alla loro maloca, perchè dicono è troppo brutta, cioè troppo pericolosa.
Anche le buone Suore hanno le prime interne; solo 15 per ora, ma già ben incamminate.
Quanto al resto sto sempre con gran pena vedendo il maggior bene che si potrebbe fare e che non possiamo fare per mancanza di mezzi e scarsezza di personale.
Quattordici nuovi centri di missione in vista!
Ho fatto un rapido viaggio in febbraio, ed in ben 14 punti ho potuto disporre della buona volontà degli Indi per iniziare la fondazione di un villaggio con chiesa e casa per il Missionario. In questi mesi hanno già preparato materiali ed aspettano che il Missionario vada per cominciare il lavoro, ma come fare? Dobbiamo pure aiutarli con qualche cosa, con strumenti di lavoro, con qualche regalo, per animarli all'attuazione di questa grande opera.
E non ci è possibile; le spese di Taracuà son già tanto elevate che non ci permettono di aumentarle.
Pensi che grande opera poter in breve avere quattordici centri dove si raccolgano gli Indi, perchè il Missionario possa regolarmente avvicinarli: quattordici cappelle dove almeno un catechista, un dei nostri ragazzi, potrà più tardi raccoglierli tutti i giorni per le preghiere ed il Catechismo.
Ma l'attuazione di questo programma, piange il cuore a pensarlo, non ci è possibile, ripeto, per scarsezza di personale e di mezzi. Non passa giorno che non venga qualcun dei capi dei diversi punti per domandarci: « Quando venite a cominciare la Chiesa »... e insistono con parole che fanno pietà.
Rev.mo Padre, ricordi sempre questi nostri bisogni ai buoni Cooperatori; la nostra voce, che per la gran lontananza può giungere fino a loro tanto raramente, sia sostituita dalla sua tanto più efficace, e se c'è qualche anima generosa che volesse venire a lavorar con noi in questo povero Rio Negro, ce la mandi presto.
Quanto volentieri mi intratterei ancora a parlarle di tante nostre cose, ma non trovo tempo.
A nome di tutti i buoni Confratelli Le mando i più rispettosi auguri e La prego di ricordarci sempre al Signore.
Con profonda venerazione
Di V. S. Ill.ma,
Dev.mo ed obb.mo figlio Don GIOVANNI MARCHESI Missionario Salesiano.
Ricordano i lettori le relazioni del nostro Missionario Don Crespi? Ci piace offrir loro questi particolari inediti di un grave pericolo, che egli corse nel l'esplorazione alla regione d'Indanza.
La prima escursione aveva per oggetto la catena del Catasgiù dalla cui cima precipitandomi alla bellissima valle del Zamora avrei potuto visitare alcune Kivarie che giammai ebbero la fortuna di vedere il Missionario e sopratutto raccogliere alcune radici di una pianta dotate di un altissimo potere anestetico contro il mal di denti! Preparato il viaggio il giorno precedente e contrattate alcune guide selvagge, mi gettai coi miei peones al fiume Indanza, ove appunto le guide mi avrebbero dovuto aiutare nel difficile passaggio.
Giunti al letto del fiume, le guide non si fecero vedere: le acque però mi parevano così minacciose da presentare un serio pericolo. Armato quindi di una fortissima lancia kivara, del durissimo legno di « chonta », mi avventurai al passaggio.
Dopo un quarto d'ora circa di lotta gigantesca contro la furia delle correnti, arrivai ad un macigno colossale fuori di pericolo, a dirigere il passaggio dei miei uomini che caricavano l'altare, la macchina fotografica ed i vestiti per i Kivaros.
I tre baldi giovinotti, animati dalle mie parole e dalla mia vittoria, ben uniti si avventurarono al passaggio, ma il primo tentativo fu fatale al loro coraggio e si ritirarono spaventati. Vincendo il rumore delle onde, fo loro coraggio, dò loro le norme opportune e finalmente si decidono per una seconda volta alla prova.
Intanto il cielo si era oscurato; un'orribile tempesta cominciò a scatanarsi rovesciando acqua a catinelle. I peones non poterono vincere la corrente e malgrado le mie insistenze si ritirarono, abbandonandomi completamente sopra il macigno.
Il pericolo per la mia vita si era reso minaccioso. Continuare il viaggio senza scarpe, bagnato da capo a piedi come un pulcino, senza avere un oggetto qualunque per cambiarmi era l'imprudenza più fatale. Invocai perciò l'Ausiliatrice, ed a nuoto mi slanciai tra le onde già più violente e quasi invincibili. Quando stavo a pochi metri dalla riva, una corrente spaventosa mi trascinò sballottandomi come una pagliuzza in alto e in basso. Il pericolo di morte era grave: dove mi avrebbe trascinato la furia delle onde, in che gorghi mi avrebbe sepolto, contro qual macigno mi avrebbe furiosamente massacrato?
Le mie forze a nulla oramai valevano, e solo in quelle dell'Ausiliatrice ebbi la piena, completa fiducia. I miei uomini piangendo come bambini, impotenti assolutamente a recarmi aiuto, già mi credevano perduto, quando la corrente, invece di portarmi in mezzo al fiume, mi lanciò a lambire una curva, ove alberi giganteschi si curvavano nelle onde rumorose. Molti furono i rami spezzati, diversi i tentativi falliti, ma finalmente trovai il ramo della salvezza che mi permise di raggiungere la riva. Ero divenuto pallido come un blocco di neve, e, appena gli uomini mi poterono raggiungere, rendemmo le più fervorose grazie all'Ausiliatrice...
(Lettera del Missionario Don Vincenzo Cimatti al Sig. D. Rinaldi).
Miyazaki, 11-5-26.
Mio amatissimo Padre,
I nostri cari benefattori desiderano certo notizie del Giappone; ma nel lavoro di assestamento in cui mi trovo non posso scrivere che affrettati appunti di cronaca.
Per una serie ininterrotta di disposizioni speciali della Provvidenza, che ci facilitarono in ogni senso il lungo viaggio, siamo giunti nel Giappone. Dopo aver passato una settimana a Nagasaki, ospiti di S. Ecc. Mons. Combaz delle Missioni Estere (cui dobbiamo le più sentite grazie per la paterna bontà di cui ci ha ricolmati), eccoci alla sede centrale, a Miyazaki. Qui contiamo fermarci vari mesi per iniziare regolarmente lo studio della difficile lingua.
Prime impressioni.
Impressioni del viaggio? Il Giappone (e pensi che siamo ancora in inverno) è un paese d'incanti. Mare placido che va internandosi per le isole numerose e suddividendosi in numerosi golfi, bracci di mare che facilitano l'approdo, isole grandi, piccole scogliere, un vago frastagliamento di terra, rivestita di boschi fittissimi, di piante d'ogni genere, ridotta a magnifiche coltivazioni nelle pianure e là dove non attecchisce altro. E per ogni dove un susseguirsi di ripiani, vallette, tra cui s'annidano case, villaggi, paesi e nelle vaste pianure popolosissime città. Verde, fiori d'ogni genere e d'ogni colore e tra questa fantasmagoria avvivata dal bel sole, la casetta giapponese. È un'elegante scatola, comoda, linda, di legno, circondata quasi sempre da piante. In mezzo al verde, nella parte più elevata dell'abitato o nella tranquillità del bosco, il tempio.
Gli abitanti cortesi, gentili e tutti premurosi per il forestiero, sono consci della grandezza della loro nazione, e questo soprattutto vogliono fare rilevare, e tutti a questo tendono con tutte le forze. Sono vestiti all'europea, ma più ordinariamente nel loro tradizionale abito, che dà loro un'aria più imponente ed autorevole, a colori scuri per gli uomini, più chiari e variopinti per le donne, e splendido e ricco per i fanciulli e le ragazze e più ancora per i bambini. Avvolti nei loro kimonò dai colori più smaglianti, sembrano proprio mazzi di fiori vaghissimi. I bimbi ordinariamente sono portati a spalla dalla madre o dalle sorelle e dai fratelli; finchè sono bambini sono davvero i re della famiglia, cui non si nega nulla di ciò che è ragionevole e a cui si permette tutto ciò che può conferire al loro libero sviluppo.
L'etichetta giapponese porta con sè i numerosi inchini, le frasi gentili e cortesi ed un complesso di complimenti, di cui abbiamo scarsa idea in Italia. Ha a suo attivo una grande proprietà nei vestiti, negli ambienti, per le vie, dovunque, e tutto questo, abbellito dallo splendore della natura, dà a tutto il paese un qualche cosa di caratteristico e che non credo si trovi in altre nazioni.
Come vivono i nostri.
Qual è la nostra vita a Miyazaki?
Miyazaki è una cittadina di oltre 40.000 abitanti, posta sul fiume Oyodo, a poca distanza dal mare, in fertilissima pianura assai ben coltivata. La casa della missione, in posizione tranquilla, tra il verde delle piante, è dedicata a S. Giuseppe. Vi è un buon nucleo di cristiani che crebbero sotto la guida dell'ottimo P. Bonnecaze, delle Missioni Estere di Parigi, e dànno le migliori speranze per l'avvenire.
Attualmente i Salesiani si esercitano nella pietà e nello studio della lingua per essere atti nel più breve tempo possibile a cooperare con tanti altri missionari nella difficile opera della propagazione del Regno di Gesù in questa terra benedetta.
Di particolare splendore risultò la festa di San Giuseppe, preceduta da devota novena, cui i cristiani accorsero numerosi. Si cantò messa solenne, e i fanciulli si riunirono per la prima volta al robusto coro dei missionari a lodare col canto il Patrono della missione.
Dato il numero dei sacerdoti si poterono pure fare con grande solennità le funzioni della settimana santa, seguite con ammirazione dai cristiani e anche da pagani, che vengono alla Missione attratti dalla curiosità o dal desiderio d'istruirsi. Si prepararono così gli animi alla grande festa di Pasqua, trascorsa in chiesa tra canti ed inni, eseguiti a due cori dagli uomini e dai fanciulli e dalle donne e dalle ragazze. Numerose le sante Comunioni e copioso il bene alle anime.
A sera dopo le funzioni una riuscita conferenza con proiezioni sulla vita di Gesù, alternata ed allietata con canti allegri dei fanciulli e delle ragazze, pose fine alla festa. Fra le proiezioni ne apparvero delle nostre: Maria Ausiliatrice, Don Bosco, Savio Domenico... Sono i primi approcci, i primi avvicinamenti dei suoi figliuoli a queste care anime, desiderose di istruzione, di bene, e su cui Maria Ausiliatrice, la Mamma nostra, deve stendere il suo manto per conquistarle!
I cristiani erano esultanti, e alla fine del trattenimento, coronato dal canto severo dell'inno nazionale, vollero con triplice evviva manifestare la loro riconoscenza ai missionari.
In occasione della visita ispettoriale, ho fatto una rapida corsa ad Oita e Makatsu, le altre residenze che ci attendono.
O buon Padre, quanta messe, qual esteso campo, in cui hanno seminato nei tempi antichi e il grande apostolo S. Francesco Saverio ed altri campioni della fede, ed in questi tempi i Padri delle Missioni
Estere di Parigi, compiendovi prodigi di bene! I poveri figli di Don Bosco vogliono presto iniziare il loro apostolato †ra i fanciulli, tra i giovani, che sono numerosissimi, e che, desiderosi di istruzione in ogni senso, corrisponderanno, ne son sicuro, alla chiamata di Don Bosco. .
Don Bosco dai Giapponesi è poco conosciuto. Già abbiamo pubblicato il suo nome sul quotidiano locale, l'abbiamo ridetto alle autorità locali, che ci hanno accolto coi segni della più cordiale deferenza; il suo nome e il suo spirito sarà apprezzato dalle mentalità studiose che non mancano in Giappone, e che aspirano a conoscere e a valorizzare quanto è buono per l'educazione della gioventù; non parlo dei cristiani che già sono contenti nel vedere che presto avranno dei nuovi aiuti nella formazione dei loro figliuoli.
Amato Padre, il primo saluto al nostro arrivo fu dato da una cinquantina di bimbi che gridarono a noi sorridenti: -Banzai! (Diecimila anni di salute! Evviva!) - Augurio felice per noi e che di gran cuore accettiamo. Ed ora al lavoro.
Voglia Lei essere interprete nostro verso tutti i cari Cooperatori e Cooperatrici, che con tanto interesse appresero la notizia della nuova Missione; verso i nostri benefattori ai quali col grazie cordiale e coll'assicurazione delle nostre preghiere raccomandi questa missione, bisognosa di tutto: verso quanti nel viaggio ci accolsero e ci ospitarono: verso Mons. Combaz, Vescovo di Nagasaki, e a quanti tra i Padri delle Missioni Estere di Parigi ci furono e ci sono larghi di conforto e di preziosi consigli.
Ci raccomandi ai nostri fratelli salesiani, ai nostri allievi. Siamo i più lontani da Lei, dal centro della nostra amata Congregazione; siamo i più bisognosi di tutto, ma vogliamo essere sempre i suoi figli più cari. Ci benedica tutti, tutti e non dimentichi chi ne ha più bisogno di tutti, il suo dev.mo Don VINCENZO CIMATTI Missionario Salesiano.
La povera Missione dei Kivari.
Togliamo da una lettera di S. E. R. Mons. Domenico Comin, Vicario Apostolico di Mendez e Gualaquiza nell'Equatore, una pagina che ci delinea ancor una volta le gravi difficoltà che s'incontrano e i molti mezzi che occorrono per l'evangelizzazione dei Kivari.
... Le Figlie di Maria Ausiliatrice si sono stabilite a Macas con l'incarico della Scuola elementare femminile, di economia domestica, d'un Oratorio Festivo e della fondazione di un piccolo Ospedale.
Spero assai da questa fondazione che sarà presto seguita, se il personale non mancherà, da altre negli altri centri di Missione.
E necessario che venga avvicinata anche la donna Kivara e le Suore sono a ciò le più adatte. I Kivari considerano come una benedizione di Dio e stimano ed amano e s'avvicinano a chi li cura nei loro malanni fisici. Vedesse come vengono alla Missione questi poveretti, dacchè seppero che qui c'è una Suora infermiera. Non pare loro lungo il viaggio di ore ed ore per avere rimedio ai loro mali. Stamane sono state curate una ragazzetta e una donna che non sanno come ringraziare la loro benefattrice.
Credo che un Ospedale, sia pur piccolo, in ogni centro di Missione attirerà numerosi selvaggi e ci sarà dato più facilmente di curare le loro anime curando i corpi. Non ho mai visto in questa Missione tanti Kivari quanti ne vidi per ricevere le Suore.
Al Ciarupi dissi che anche qui a Mendez si sarebbero stabilite le Suore. Non potè nascondere la sua allegria. Aggiunsi: - Ad una condizione, che i Kivari sieno buoni! - Seppe perorare così bene la propria causa, dicendo sè buono e buoni tutti i Kivari suoi amici, che lanciava maledizioni contro i Kivari che gli sono contrari e... quindi cattivi. Siamo ancor lontani, carissimo Padre, dalla mèta che desideriamo raggiungere! Ci è necessario molto, ma molto personale, Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, che vogliano ad ogni costo togliere dalle mani del diavolo questi poveri figli della foresta: ce lo prepari e ce lo mandi presto.
Vorrei, per adesso, formare almeno una residenza modello, nella quale si possano tentare tutte le vie per giungere al cuore del Kivaro. E ci vogliono mezzi.
Da Gualaquiza mi scrivono che da quando si ebbe modo di dar ai Kivari vitto abbondante, alla domenica affluiscono numerosi per ricevere l'istruzione catechistica. Quando il Missionario non ha difetto di mezzi materiali è più stimato ed è più accetta anche la sua parola.
A forza di sacrifici si è riusciti ad avere negli orti yuka, banane, meliga e fagiuoli, per avere condotto alla Missione contadini della parte civilizzata, il cui lavoro bisogna pagar bene, e non sempre s'ha denaro, almeno quanto sarebbe necessario per svolgere un buon programma.
Con questi sacrifici e co' frutti che dai medesimi si possono ricavare, ogni domenica si ha a Gualaquiza una gran pentola piena d'ogni ben di Dio e i Kivaros a dire: - Ora il Missionario non è più avaro; ma ci dà da mangiare, e per questo noi Kivari veniamo alla Messa. - E si fermano tutto il giorno con noi, e così si ha modo d'istruirli a poco a poco nelle verità di nostra Santa Religione.
Volete grazie da Maria SS. Ausiliatrice?
Fate la novena consigliata dal Ven. Don Bosco, e cioè:
I) Abbiate fede, PREGATE! Pregate Gesù in Sacramento, che è il centro di tutte le grazie, e Maria SS. che ne è la dispensatrice. Recitate per NOVE GIORNI 3 PATER, AVE E GLORIA a Gesù Sacramentato con la giaculatoria: Sia lodato e ringraziato ogni momento il santissimo e divinissimo Sacramento, e 3 SALVE REGINA alla Madonna con la giaculatoria: Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis.
II) Promettete di viver sempre in grazia di Dio, e nei giorni in cui fate le accennate preghiere accostatevi - una volta almeno - ai SS. SACRAMENTI DELLA CONFESSIONE E COMUNIONE.
III) Ricordate la parola del Divin Salvatore: - Date e vi sarà dato. - Voi volete una grazia? fate anche voi un'elemosina a vantaggio delle opere suscitate da Maria Ausiliatrice per l'educazione cristiana della gioventù e per la conversione di tanti popoli idolatri: SOCCORRETE LE OPERE E LE MISSIONI SALESIANE.
GRAZIE E FAVORI
Viva Maria Ausiliatrice!
Il 27 agosto 1925, recatami in alta montagna a caricar del fieno col babbo e mia sorella, mi raccomandai alla Vergine Ausiliatrice perchè volesse proteggerci durante la giornata.
Qualche ora dopo, quando, fatto il carico, ci disponemmo a ritornare, con la sorella mi decisi a montare sul carro essendo la strada assai spaziosa e comoda. Non erano passati che pochi minuti, e in una svolta che coincideva con una vallata sul Col Falcon, gli animali che trascinavano il carro, o per paura o per ombra, accelerando la marcia, precipitarono nel burrone, traendo seco il carro con l'enorme carico di fieno.
La sorella, prevedendo il pericolo, d'un salto era balzata al suolo, ed io pensai d'imitarla, ma ormai era tardi. Conscia di ciò che mi attendeva, chiusi gli occhi, invocai, con voto di pubblicare la grazia, Maria Ausiliatrice, e ciò che successe appena appena ho la forza di ricordarlo. Per ben tre volte carro e fieno furono travolti rotolando nella valle, gravitando ogni volta sul mio corpo schiacciato contro le pietre.
Poco ricordo della scena raccapricciante: solo so e l'attesterei con giuramento, che quando il carico di fieno gravava su di me, una mano pareva mi preservasse dallo stritolamento. L'Ausiliatrice, da me prima invocata, era accorsa in mio aiuto.
Subito i presenti alla scena rovesciarono il carro per estrarre i miei resti mortali, giacchè nessuno pensava che io fossi ancor viva. Raccolta con mille precauzioni e porta†a d'urgenza dal medico, venni dichiarata in gravi condizioni, con prognosi riservata e consigliata a ritirarmi nell'ospedale. La notte che seguì, segnò per me degli spasimi atroci per le contusioni riportate e in buon punto mi sovvenne d'aver letto nel Bollettino Salesiano, che anche la semplice immagine dell'Ausiliatrice o di Don Bosco era servita a operar prodigi. Me ne feci portar una, applicandola alla parte che più mi straziava. Bontà dell'Ausiliatrice! L'effetto desiderato non si fece attendere; in breve potei prender sonno, e il giorno seguente fui trasportata all'ospedale, donde uscivo completamente guarita.
Fonzaso (Belluno), aprile 926.
SEBBEN MARIA GAMBARONA. PERMETTI, O MARIA AUSILIATRICE, che ti gridi anch'io il grazie più sincero per la singolarissima grazia da Te ricevuta. Un mio stretto congiunto, intinto di idee antireligiose, si trovava ormai in fin di vita; non vi era più affatto speranza di salvarlo e quel ch'è più non si riusciva, nè con preghiere, nè con altri mezzi, a persuaderlo di ricevere i sacramenti.
Per me non vi era altra speranza: gli misi al collo una medaglia di Maria Ausiliatrice ed incominciai una novena: e al secondo giorno la grazia era ottenuta: l'infermo stesso tra la sorpresa degli astanti, chiedeva i Santi Sacramenti e moriva invocando il tuo nome. Compio la promessa, pubblicando la grazia ed inviando un'offerta all'Opera da Te inspirata, riconoscente dei favori da Te ricevuti.
Milano, 3o maggio 1926.
Una devota di Maria Ausiliatrice.
CI FU SEMPRE POTENTE AUSILIATRICE! - Compresa da viva gratitudine per un recente favore accordato ai miei cari, mantengo la promessa di ringraziare questa tenera Madre, che già tante volte si dimostrò l'Ausiliatrice potente della mia famiglia!
Ad Essa, angosciosamente invocata anni or sono presso il letto del babbo colpito da apoplessia fulminante, dovemmo il conforto di vedere il morente riprendere i sensi per ricevere gli ultimi Sacramenti, dopo i quali si addormentava nel Signore! Ad Essa dovetti io stessa la mia salvezza, dopo parecchie ore di agonia sotto le macerie del terremoto di Messina. Ad Essa in quanti altri momenti di angoscia affidai le ansie de' miei cari e sempre fui esaudita!
Una recentissima prova della sua protezione l'avemmo nella guarigione perfetta di un caro nipotino. I genitori, desolati pel caso difficilissimo di difterite riscontrato da valenti medici, affidarono il bimbo all'Ausiliatrice, pregarono, e pregai io stessa con le mie consorelle, desiderosa che la guarigione del bimbo portasse un aumento di fede nei genitori e in tutta la famiglia.
Sia benedetta l'Ausiliatrice! Dopo due settimane di ansie crudeli, Renato è guarito e da due mesi sta benissimo! E i genitori, pieni di gratitudine, inviando un'offerta, protestano la loro fede nell'intervento della Madre Celeste.
Acqui, 24 marzo 1926.
Suor CLAUDINA BASERGA. COMPIO UN DOVERE DI GRATITUDINE attestando una grazia ottenuta dalla Madonna SS. Ausiliatrice per intercessione di Don Bosco. Il 29 giugno ultimo scorso, il mio bimbo, che aveva allora lo mesi, giaceva ammalato di bronchi con minaccia di polmonite e complicazione di enterite. La sera si trovava assai aggravato con febbre molto alta, quando una signora piemontese, cooperatrice salesiana, mi consigliava di raccomandarlo alla Madonna Ausiliatrice per intercessione di Don Bosco. Pregammo, e difatti la notte la malattia si voltava ed il bambino fu salvo.
Modena, 15 dicembre 1925.
CARMEN MAZANI IN SORGATO.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:
A) - A. C., A. G., A. N., A. O. G., A. R., A. R. M., Abais A., Abbate F., Acerbi T., Aceto F., Agus P., Aghemo T., Aimino M., Airoldi G., Alessio A. Alessio E., Allico famiglia, Alianiello dr. C., Alloatti M., Amato C. in Mascolino, Amato S., Amico C., Angelini P., Angius L., Ansaldi D. E., Antoniazzi G., Antonini M., Anzolone M. in Antoni, Arrabbio E., Astenigo G. Atzeni D. in Muria, Arzori M., Atzeni M., Ansladi R., Avon E., Avon A. Azzali C.
B) - B. C.. B. G., B. M., Bagnati C., Balegno E., Balestrero C., Balestro G., Ballarati L. in Giorgi, Ballardim M., Bandellero L., Barale G., Barberis B., Baroffio C., Barta M., Barzana M., Basoli F., Bassutti S., Basti D. R., Batzella G., Baudin C., Becchelli G., Bechis L., Bellando D., Bellati G., Bellatore Calvo, Bellora suor G., Benso G., Benvenuti suor B., Berizonzi M., Bernardi R. in Bordignon, Bernich G., Berteletti A., Bertiri I., Bertola G., Bertonasco V., Berzacola M., Bestonso C., Biancheri L., Bianchetti G., Bianco E., Bichiani D., Biffi M. in Baldi, Bigolin M., Billia G., Biangetti C., Blocher A., Bo M., Bocco M., Becchi S., Bocconcello d. G., Bodrito F., Bo A. in Vanni, Bolla N., Bonavia L., Sonetto M., Bonino G., Boninsegna M., Ronami A., Bonzani M., Boradori E., Bordonaro M., Borgnana R., Borla R., Borri M., Bosca G., Bottinelli R., Bottino S., Bourlot M., Sozzi G., Bressanelli C., Bressi A., Bricalli M., Brigugli G. Brosio d. G., Brughieri A. ved. Gramegna, Brun C., Brun E., Bruno C , Bruno F., Brusa C., Bucchetti C., Bugalla d. D., Buletti G., Buletti S., Buoldi M..
C) - C. G. P., C. M. A., C. M., C. P., C. S., Cadore M., Cagliano M., Calabrese E., Calatroni P., Calderella G., Calissano P., Callegari V., Calosso P., Cambiaso M., Cametti S., Camonico A., Campione dr. C., Canni d. E., Capelta Matilde per segnalatissima grazia ottenuta dal Ven. Don Bosco e da Maria Ausiliatrice, Cappelli G., Caprini G., Carderi C., Carlin E., Carosella A., Carrara E. in Perasso, Carrera R., Carta A., Carta P. in Sanna, Caruso G., Casagrande d. P., Castagna B., Castagnero M., Cartagnotti F., Castellana F., Castella C., Cataldo Mons. A., Cattanco L., Catte M., Cavalotto D., Cavanna F., Cazzani G., Cebrelli E., Cecchini M., Cecconi cont.a T., Cedri in Invernizzi, Cedroni M., Celada C., Celoria G., Cereghin d. F., Ceresito A., Cerruti G. in Ubertalli, Cerruti R., Cervetti G., Cesano B., Challancin M., Chanoux A. in Perruchon, Chicchia G., Chiappani T., Chiarelli eh. G., Chiarle N. in Cerutti, Chicco A., Chiodo I., Chiola M., Ciampelli E., Ciarleglio O., Cibrario M., Cicardini T., Cicero T., Cicognani N., Ciravegna G., Cirillo M. in Soreca, Citterio M., Clauser M., Clerico R. in Porro, Coco L., Cocco F., Cogolato A., Colla A., Colombo L., Colombo P., Colussi R., gnani N., Ciravegna G., Cirillo M. in Soreca, Citterio MA Combi A., Combi d. A., Corni M., Comparotto L.; Coniugi Caironi, Gardola, Pavesi, Pinato; Contarini T., Conte S., Coni A., Coppo L., Coppo E., Cordero T., Corino F., Corsini C., in Zanoni, Coeti M., Corti in Del Bosco, Cossio L., Costa B. Costantini C., Cova I., Cozzi D., Crescimanno M., Cristina M., Cristini A., Croce T., Curioni G. in Piotti, Curti M.
D) - Dal Cero A., Dalla E., De Bernardi M. Insegnante, De Carli A., Degani M., Degli Antonini L., De Gasperi M., Dei E. e L., Delanda G., Dell'Acqua M., De Paolucci A., De Pretto E., Dessiliani L., Destefani E., Destefanis L. insegnante, D'Ambrosio A., D'Angelo G., D'Apolito M., Di Benedetto G., Di Colli A., Di Croce M. in Colombo, Di Lavore A., Di Lavore C., Di Naro A., Di Stefano d. A., Domenica M., Donadel A., Donà G., Donde A., Dondero L. in Ghersi, Dosi M., Doy T., Drago A., Dupont d. G.
E) - Ederle M., Erasmo C., Errani A., Ettore C., Euderle C.
F) - Fabbri N., Fagnani M. ved. Marangoni, Failla G.; Famiglie Accamo, Bacchetti, Beisone, Bernerio, Bonicelli, De ContardizGigini, Giraudi, Monti, Peppino, Schiz mariol; Fancon C , Fanni G. in Senis, Fanti L., Farina A., Farinati M., Passi A. in Oldani, Fava I., Pele F., Ferola I., Ferrari A., Ferrari G., Ferrari G., Ferraris E., Ferraris L., Ferretti R., G. Ferri, Ferrara A., Ferro B., Ferroli G., Festari G., Festi M., Fila M., Fiore B., Foglia A., Fos sati F., Fostinelli R. in Scilli, Fracchia A., Fracrek F., Francesconi A., Franchini A., Francia A., Francioli G. in Rizzi, Franco V., Furlan A., Fusari M., Fusco F.
G) - G. P., Galbio C., Gallarati P. e F. Galletti P., Galli M., in Copes, Galli d. A, e sorella, Gallizio M. ved. Gonella, Gallizioli A., Gallizioli M., Gallo M. in Capra, Gamba G., Garelli C., Garelli S., Garello A. ved. Tomatis, Ganglio A., Garro T., Garrone M. in Acuto, Gasolini G., Gasparini A., Gatti A., Gatti R., Gaude C., Gavigli R., Ga C., Gay G., Gazzelli C., Gemme E., Gendre M., Gentile G., Geremia E., Gessaga C., Ghiani B., Ghidini M., Ghione B., Ghirardelli T. in Zucchetti, Giacobino C., Giacometti E., Giacometti R. in Rota, Giaccone M., Giacomuzzi A., Giacopini E., Giambruno A., Giarola L., Giglio E., Ginnasi O., Ginizia S., Gino M. in Gera, Gioia A., Giordani S., Giordano G., Giorgardi S. in Occhipinti, Giovannini A., Girino G., Giuffrè F., Giuffreida M., Giuffrida R., Giussani M., Glarey A., Gnudi I., Gollino M. A., Graffignino C., Granara M., Grande C, n. Canino, Graz ziano G., Greppi R. in Gatti., Greppi A., Griffa G., Grillo famiglia, Guabello P., Guarda L., Guernieri E., Guerrini., Guiglia A., Gulizia D., Gulotta R., Guttero R., Gusberti.
I) - I. B., I. P., Interlandi M., Immovalle suor E., Impiccicchè G., Isola M., Ivaldi D.
L) - Labadini L, in De Franceschi, Laboratorio Femminile di Roma, Lafranchini T., Lagugliani C. e P., Lale M. in Mury, Lamberti E., Lami T., Lamperto R., Lanata E., Laneri M., Lanfranchi G. B., Latini R. in Ryra, Lavagno A., Lazarotto M., Leardi F., Leone G., Lentini P., Leveroni M., Liffredo T., Linares M.,Lisdero, Delle molle, Lodesani I., Lolli A., Lombardi A., Lomello E., Lunate V. in Opezzo, Lupi M., Lusiano M., Luvolini A.
M) - M. P. C., M. R., M. S., Magi A., in Morandini, Magnani A. Malacuso G. in Buffa, Malossetti C., Mamoli M. e fratello Mons. Arturo, Mangione A., Marino N., Mantelli P., Mantello A. in Lunati, Manzoli U., Maragliano E., Marchesa A., Marchiando R. in Treves, Marchi G., Marco M., Marengo M., Mari A., Marino A , Marongio V. Marongin T. in Cao, Marostica A., Martinelli A., Martinez A., Martinez R., Martinetti I.. in Nasi, Marchi P. in Faginoli, Massidda C., Mangeri S., Mazzoleni A., Melano T., Mercu L., Merighi N., Merlato G., Messina C., Messina I., Mesturini S., Mezzetti Q., Migliacci F., Miglio C., Milanese M., Minazzoli E., Minini M., Minotti A., Mirabile M., Modestini d. A., Mogaver R. in Pace, Molinari M.. Molineri E., Molteni V., Monari L., Monay L., Mondino A., Mondino I., Monteleone I., Montecchi M., Monti E., Montini F., Mora S., Morandi R., Moratelli C. in Ziosi, Morello R. in Colossi Mori I. in Gabrielli, Moris M., Morletta E., Moro P. in Galossera, Moro T., Mortellaro G., Motta A., Motta M. ved. Racchetti, Mozzoni M. Nuci M., Mura cav. R., Murgia E., Musmeci d. G., Mussio C., Muttoni e famiglia.
N) - N. C., N. N. di Castel S. Pietro Monferrato, Cencenighe, Cremona, Dumenza, Feltre, Gallarate, Gordola, (Svizzera), Mauciano, Paderno d'Adda, Roma, Salò, Savigliano, Termine Imerese, Torino, Negri S., Negrini A., Negruzzi A.. Nocentini E., Norres G.
O) - O. M., Obertini G., Oberto D., Oggero C., Olivier B., Omarini C., Orsi R., Ottini C.
P) - P. I., P. G. B., Pairotti L., Pani C. Papaleo C. in Biemoo, Panini E., Pareti A., Parisi G., Pasini E., Pasquale V., Pasquariello G., Passanisi G., Passaniti F., Pattanaro M., Pautasso C. in Bonivelli, Pavette R., Pavone A., Pedussia R., Pelizza M., Pellanda=Galletti, Pellis A., Pennisi A., Perazzo V., Peretti V., Pernigotti M., Perotti M., Perpignano M., Perruchon G., Personeni L, Pertile A., Pesagno A., Pescatori A. in Lari, Pession F., Petazzi D., Pezzo V., Piana S., Piazza M., Piazzola L., Piccatto E., Piccetti R., Piccinelli d. L., Piermattei R., Piccolini suor L., Pizzorni M., Polesel R., Polesel S., Porcu M. in Deiala, Porliod E., Prati M. in Lolli, Predelli G., Prevedello F., Proserpio S.
Q) - Quartara T.
R) - Rabino G., Rabotti A., Raggi B., Raggi M., Ragonesi I., Ragusa R., Ramella L., R. G., Raspino M., Reale C., Rebughi C., Redalli A., Renzi G., Revello T. i Folco, Riatti T. in Pensa, Ribero A., Ricca M. in Vota, Riccarand G., Ricci F., Richetta E., Ridolfo G., Rielli d. V. Righini A., Riggi S., Rinaldi C., Riolfo L., Riotta C., Risparmio E., Rittatore A. M., Rizzo L., Roggero C. in Albesiano, Rollandin G., Rollini C., Ronian M., Ronchetti G., Ronco M. in Lunati, Rossetti R. in Catalaino, Rossi F., Rossi M. in Pagani, Rossi (Carena), Rossi A., Rostagno P., Rota G,. Rota M., Russo A. in Sofienza.
S) - Sacchi A., Sacchi P. in Marconi, Sacconi P. in Natoli, Saglia D., Sala A.- Salsano E., Salussoglia D., Sammori D., Sandri V., Santolini R., Santancini M., Sasso C., Serra E, in Cagna, Sbarra A., R., Sbernini M. in Ferrari, Scartezzini M., Scelsi D., Schergna E., Sciacca M., Scidi C., Sciutti N., Sciolla R., Scognamiglio G., Scotti A., Scure lati M. in Talice, Sebastiani F. Seleri G., Sella L. Semeraro A., Serpentino M. in Maira, Sibilirin L., Silvio M. in Farina, Sinistri Can. V., Sogno L., Sola A., Solavagione M., Soldini F., Songia R., Sorelle Dalmasso, Gallarini, Orlandi, Perinciolo, Spadaro F., Spica C., Stassano G., Stifani G., Stoppani G. ved. Muttoni, Stoppino G., Suini E. in Bianchetti, Suino A., Superiora Orsoline di Galliate.
T) - T. C. P., Tabarelli G., Tabbia V., Tamburino A., Tassera A., Tavoschi A. in Pertoldeo, Tonelli F., Tommasi G., Tomaselli d. E., Tomasoni A., Toselli A., Toso d. C., Trenti L., Trevisan G., Trezzi A., Trona A., Tucci Michele.
W) - Weis G., Weis M.
V) - Vacca G., Vaia d. G., Vaia G., Vai G., Valero M., Valla P., Valleiso P., Valli R. in Belli, Vanasia G., Valsania C., Vassalli L., Vassoney C., Vaudoni C., Vay R., Vecchio G., Vella G., Vercelli S. Vernetti A., Veronesi M., Vertua G., Viale F., Vianello M. in Varagnolo, Vico M. in Porello, Vidi L., Viggiani A., Viggiani M., Viglino (sorelle) Violi I., Vismara M., Vodano G., Vugottini G.
X) - N. N. Sac. (Pida Epid).
Z) - Zabbeni G., Zacearini S., Zacchi L., Zaghet L., Zandonella C„ Zanella A., Zanoni A. in Poma, Zauli G., Zenati M. in Righetti, Zennechini M., Zin M. L. in Ferron, Zimbone C., Zubani M., Zucotti A., Zuliani G.
Associazione dei Divofi di Maria Ausiliatrice.
Ai graziati da Maria Ausiliatrice inculchiamo di ascriversi e promuovere nuove ascrizioni all'Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice, fondata dal Ven. Don Bosco ed elevata dal Sommo Pontefice Pio IX al grado di Arciconfraternita.
Agli ascritti si propongono due cose: Promuovere la gloria della Madre del Salvatore per meritarsi la protezione di Lei in vita e particolarmente in punto di morte, e promuovere e dilatare la venerazione a Gesù Sacramentato.
Nel parlar di Don Bosco e di qualsiasi altro nostro Servo di Dio intendiamo sempre protestare, come protestiamo solennemente, di non voler contravvenire in niun modo alle pontificie disposizioni in proposito, non intendendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita una semplice testimonianza umana, nè di prevenire il giudizio della Chiesa, della quale = sull'esempio di Don Bosco = ci gloriamo di essere ubbidientissimi figli.
Guarito da bronco-alveolite.
Da quattro mesi avevo dovuto abbandonare l'insegnamento e il lavoro per curare un'affezione bronco-alveolite agli apici destro e sinistro e al terzo inferiore destro dei polmoni. Lascio immaginare la costernazione in cui mi aveva gettato la diagnosi di un esimio professore di Novara confermata in seguito da altri medici.
Nel febbraio testè decorso raggiunta la nostra casa di Chieri, come luogo di cura, la diagnosi suaccennata mi veniva riconfermata dal valente medico curante.
Fu allora che pensai di prendere alle strette il Ven. Don Bosco con la novena da Lui consigliata, interponendo solamente la Sua mediazione. Parve un incanto!
Terminata la novena, il medico, riesaminandomi, mi disse sorridendo: « Non trovo in Lei tracce alcune di male. I polmoni sono perfettamente elastici e in piena efficienza ».
Perchè non vi fosse dubbio alcuno sulla guarigione, fui sottoposto a una perizia radioscopica, il cui risultato, quanto mai lusinghiero, assicurava la mia perfetta guarigione.
Vorrei poter ringraziare condegnamente il Venerato Padre di questa e delle molte altre grazie concesse a me e alla mia famiglia, per esser apostolo presso tutti della confidenza nel Suo patrocinio.
Chieri, aprile 1926.
Sac. Giov. VIGNA Salesiano.
L'immagine di Don Bosco.
Abita nella mia casa Giuseppe Abati, il quale, la sera del 16 ottobre u. s. fu assalito per la seconda volta da un attacco di emorragia cerebrale con paresi destra, che gli tolse se non la conoscenza, certo la parola. Le sue condizioni nella notte peggiorarono talmente che il suo parroco, il parroco della Cattedrale, nella persuasione della morte imminente gli amministrò l'Estrema Unzione.
È da notarsi che pochi giorni prima, mia mamma - cooperatrice salesiana - a cui egli aveva confidato le sue pene morali, causa forse del susseguito disturbo fisico, gli aveva suggerito di rivolgersi a Don Bosco. Ed avvenuto l'attacco, mamma mia mandò ai parenti dell'ammalato l'immagine di Don Bosco da porgli al capezzale.
Riandando quei momenti, l'Abati ricorda e racconta di essersi ricordato d'avere invocato Don Bosco, quando, nell'imminenza dell'attacco, assai disturbato saliva le scale per ridursi a casa, e anche di essersi ricordato del Venerabile e di avere ricorso a Lui durante l'attacco stesso. E verso mezzanotte - dopo energici tentativi del medico accorso e che disperava di salvarlo - l'infermo migliorò e alla mattina poteva dirsi fuori di pericolo.
Cesena, novembre 1925.
Prof. DOTT. ANTONIO CASALINI.
La mia piccola Emma da un paio di mesi si trvava debole e triste. Il medico disse: « La piccina ha Ima polmonite, e così sfinita di forze, è impossibile che possa superare una malattia così grave ». E difatti in due giorni non dava più segno di vita.
Una notte, mentre mio marito se ne stava alla culla, aspettando sempre il momento che se ne volasse al cielo, prese in mano il Bollettino Salesiano, e leggendo che dando in mano ad una persona gravemente ammalata una reliquia di Don Bosco, questa nell'istante era guarita, subito diede in mano alla piccina un'immaginetta di Don Bosco. Oh meraviglia! la prese, la guardò, e pareva che sorridesse, e di continuo la baciava; e passò il resto della notte calma e tranquilla.
Venuto il medico si meravigliò e dice che è stato proprio un miracolo, perchè non le trovò più nessuna traccia di male.
Quinto Valpentena (Verona), 13 ottobre 1925.
AUGUSTA COSTANZI CARPENÉ.
Una reliquia del Venerabile.
Grazie, Don Bosco! Nel gennaio dell'anno scorso a mio fratello Vittorio, ex-allievo dei Salesiani, che attendeva al suo lavoro, cadde un pezzo d'acciaio sul ginocchio destro. La ferita era grave e pericolosa. Lo trasportarono d'urgenza all'ospedale ove stette due mesi con la gamba paralizzata soffrendo atroci dolori; ed anzichè migliorare, il male si complicava sempre più, ed a parere dei medici e dei professori la gamba sarebbe stata per sempre paralizzata. La mamma, angosciata ma piena di fede, inviò al caro ammalato una reliquia del Ven. Don Bosco d'applicare sulla parte malata, il che mio fratello fece con fede, promettendo, se otteneva la guarigione, di pubblicare la grazia sul Bollettino e d'inviare un'offerta per le Missioni Salesiane.
Il caro Padre esaudì le nostre preghiere! Dopo pochi giorni il male scomparve sensibilmente, e mio fratello potè lasciare l'ospedale e dopo una breve convalescenza riprendere il lavoro.
Torino, 24 - II - 1926.
LUIGINA SIGNA.
La Causa di Don Bosco.
Martedì 20 luglio 1926, nel Palazzo Apostolico Vaticano con l'intervento degli Em.mi e Rev.mi Signori Cardinali e col voto dei Rev.mi Prelati Officiali e dei Consultori Teologi componenti la Sacra Congregazione dei Riti, si è tenuta la Congregazione Preparatoria per discutere il dubbio sopra l'eroismo delle virtù esercitate dal Ven. Servo di Dio GIOVANNI Bosco, Sacerdote e Fondatore della Pia Società Salesiana e dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Convegni Salesiani.
Presso la tomba del Ven. Don Bosco si son raccolti sul finir di agosto tutti i Direttori delle Case Salesiane d'Italia e, un mese prima, alla fin di luglio, tutti quelli d'Europa. Le due adunanze, con la grazia di Dio, si sono svolte nel più vivo ed entusiastico affiatamento sotto la paterna presidenza del rev.mo sig. Don Rinaldi, che se ne ripromette frutti consolanti.
Ai piedi del S. Padre.
Un gruppo di Direttori d'Europa si recò a Roma e il 2 agosto venne ricevuto in udienza dal S. Padre, il quale disse di vedere in loro « con particolare compiacimento, come un campionario dell'Opera Salesiana, essendo da loro rappresentate tante opere e tante nazioni ». « Ciò, aggiunse il Vicario di G. C., ci dà un senso più vivo come della Nostra Paternità universale, così anche della vostra opera di bene». E diede « ai figli dilettissimi di Don Bosco, e per questo figli anche più diletti al Suo cuore», tutte le benedizioni che desideravano, per sè e per le loro famiglie, « e particolarmente per tutta la grande Famiglia Salesiana, alla quale, notava il S. Padre, voi siete venuti e nella quale lavorate e sappiamo con quanto amore, e con quanto zelo ed efficacia, per la santificazione delle anime e prima dell'anima vostra ».
Nozze d'oro Sacerdotali.
Il 24 corrente nella Basilica di Maria SS. Ausiliatrice celebrerà le Nozze d'Oro sacerdotali il rev.mo DON GIUSEPPE VESPIGNANI, Direttore delle Scuole Professionali e Colonie Agricole Salesiane.
Venuto all'Oratorio pochi giorni dopo la prima messa, nel 1877 fu inviato dal Ven. Don Bosco all'Argentina, dove fu direttore, ispettore dal 1895, e dove rimase fino al 1922, quando fu eletto, per la 2a volta, a far parte del Consiglio Superiore della Società Salesiana.
Vogliano i Cooperatori e le Cooperatrici unirsi alle nostre preghiere nell'invocare al venerando sacerdote ogni più cara benedizione.
Cooperazione Missionaria.
Sentiamo il dovere di benedire allo slancio generoso col quale i Cooperatori e gli alunni nostri, rispondendo all'invito del sig. Don Rinaldi, hanno promosso e continuano a promuovere solenni manifestazioni « pro Missioni Salesiane ».
E poichè ci auguriamo che in tutte le Case continui lo stesso interessamento negli anni venturi, ecco alcune norme per tener con frutto piccoli congressi missionari tra i giovani ed insieme un saggio di pratiche deliberazioni.
NORME GENERALI.
I Congressini devono far comprendere ai giovani:
1) il dovere di considerare come proprii gli interessi della Chiesa e di concorrere alla dilatazione del Regno di Gesù Cristo;
2) il prezioso contributo che l'educazione missionaria porta alla formazione morale della gioventù, alla sua cultura intellettuale, alla sua preparazione alla vita;
3) la maniera con la quale ogni giovane può e deve aiutare, continuare e perfezionare in sè così importante educazione;
4) i mezzi facili di apostolato anche tra i quotidiani doveri di pietà, di studio e di lavoro, in famiglia o in collegio.
NORME PRATICHE.
A Torino, tra gli alunni del Liceo pareggiato « Valsalice », si tenne questo metodo:
1) Fu assegnato un tema speciale ad ognuna delle classi.
2) Si raccolse la prima volta ogni classe separatamente e si enunciò il tema a ciascuna assegnato e si fece eleggere - a votazione segreta e a maggioranza relativa - una commissione di un numero proporzionato di membri (ad es. 5 su 3o) per presiedere alla trattazione dell'argomento e per raccogliere le proposte e le considerazioni dei compagni.
3) Nello spazio di due giorni i membri della Commissione - ripartendosi il lavoro - si fecero consegnare per iscritto dai compagni della rispettiva classe il risultato delle individuali riflessioni sul tema assegnato.
4) Poi si raccolse ogni commissione separatamente a discutere - ammettendole o scartandole - le proposte raccolte fra i compagni, abbozzando un largo ordine del giorno.
5) Si raccolse una seconda volta l'assemblea di ogni classe a discutere punto per punto il sopradetto ordine del giorno; e fu questa l'adunanza più importante praticamente e più viva per la calda partecipazione di tutti i presenti.
6) Si raccolse una seconda volta ogni singola Commissione di classe per dare la forma definitiva all'ordine del giorno approvato dalle singole assemblee di classe e fu incaricato un membro della Commissione a fare la relazione del tema trattato e a presentare l'ordine del giorno approvato;
7) Da ultimo si tenne l'Assemblea Generale del Liceo e in essa ogni relatore, premettendo alcune considerazioni relative al proprio argomento, espose ai radunati le conclusioni della rispettiva classe, conclusioni che l'assemblea approvò per acclamazione.
A facili†are l'attuazione dei deliberati, fu eletta per ogni classe una Commissione Missionaria permanente di tre membri, con incarico di curare e facilitare l'esecuzione graduale dei voti del Congressino. Fra le varie proposte già atttuate ci piace rilevare le seguenti:
1) La giornata missionaria mensile (che coincide colla Commemorazione mensile di Maria Ausiliatrice, nella quale la S. Messa è fatta applicare per le Missioni Salesiane mediante l'elemosina liberamente offerta - con piccolissime oblazioni - da tutti gli allievi, e ciò che dell'elemosine sopravanza al canone diocesano è devoluto a benefizio delle Missioni);
2) La seconda Messa Domenicale ascoltata per le Missioni Salesiane.
3) Il Banco di Beneficenza pro Missioni, allestito con doni liberamente offerti dagli alunni e smaltito quasi interamente da loro stessi colla compera di tutti i biglietti.
L'idea missionaria è fortemen†e sentita dal cuore dei giovani; e mentre eccitata la loro naturale generosità, fa penetrare più profondamente in loro la tendenza all'Apostolato e il desiderio che il Regno di Gesù Cristo si diffonda su tutta la terra.
PRATICHE DELIBERAZIONI.
Gli alunni dell'Istituto Salesiano di Caserta presero queste deliberazioni:
Rievocata la Divina figura di Gesù che morente sulla Croce mostrò la sua sete di anime e dopo la gloria della Resurrezione ai discepoli disse le parole: « Andate e predicate il Vangelo a tutte le genti »;
Riconosciuta la nobiltà e il dovere dell'apostolato missionario, che è l'apostolato stesso di Gesù;
Facciamo voti:
1) che ciascun di noi preghi il Signore perchè gli manifesti la propria vocazione, susciti anche tra i compagni vocazioni religiose e missionarie, e conceda a quelli che vuole consacrati all'apostolato generosa corrispondenza e perseveranza;
2) che ciascuna classe dell'Istituto offra per i Missionari, in giorni determinati della settimana, SS. Comunioni, visite al SS. Sacramento, preghiere ed altre buone opere;
3) che tutti procurino di aiutare anche materialmente le Missioni, con qualsiasi mezzo utile a ciò, invitando anche parenti ed amici a sos†enere quest'opera altamente religiosa e civile;
4) che si diffonda tra noi il sentimento di ammirazione per le Missioni e i Missionari;
a) istituendo una biblioteca circolante di libri ad essi relativi;
b) diffondendo periodici e pubblicazioni riguardanti le Missioni, specialmente il Bollettino Salesiano » e « Gioventù Missionaria ;
5) che si istituisca un gruppo en†usiasta, concorde ed attivo, per tener viva l'idea missionaria tra i compagni e fuori dell'Istituto.
Al prossimo numero, un interessante ragguaglio dell'ampio lavoro svolto dal Comitato d'azione salesiana della gentile città di Fossano.
ITALIA. Solenne commemorazione del Centenario Aloisiano a Roma.
« La consueta festa della premiazione degli alunni all'Ospizio del Sacro Cuore in via Marsala, scrive il Corriere d'Italia - ha assunto quest'anno particolare carattere di solennità giuliva perchè gli Istituti romani di Don Bosco hanno voluto alla più cara ricorrenza scolastica dell'anno unire la celebrazione del centenario della Canonizzazione di S. Luigi Gonzaga. Celebrazione ben degna se si pensi che contributo di funzioni religiose e pie opere di pietà e largo consenso di adesioni di altissime personalità si sono raccolte in questi giorni e nella Basilica e nell'Ospizio per onorare, secondo lo spirito di Don Bosco quel santo giovanetto che fin dai primi inizi dell'Oratorio fu additato dal fondatore a modello della gioventù. Le funzioni religiose sono culminate nel pellegrinaggio di settecen†o giovanetti alla tomba di San Luigi e nelle cerimonie svoltesi nella Basilica del Sacro Cuore».
E la commemorazione solenne ebbe luogo nel pomeriggio della domenica 10 luglio nel cortile dell'Istituto, con intervento di molte illustri personalità civili ed ecclesiastiche, del Rettore dell'Università Gregoriana, del Rettore dell'Istituto Massimo, del Direttore della Civiltà Cattolica, del rev.mo P. Generale della Compagnia di Gesù, di Vescovi, Arcivescovi, e degli E.mi Cardinali Gasparri, Galli, Billot, Mori, Verdi, e Capotosti.
Un alunno lesse un indirizzo di omaggio agli Eminentissimi manifestando a nome di tutti i compagni il fermo proposito di mantenere fedeltà agli insegnamenti di vita cristiana ricevuti nell'Ospizio, avendo sempre a modello S. Luigi Gonzaga.
Il Comm. Augusto Ciriaci, ex allievo di Don Bosco e Presidente generale degli Uomini Cattolici, tenne il discorso commemorativo sul tema: « Don Bosco e la divozione a San Luigi Gonzaga nell'educazione dei giovani», rievocando felicissimamente il pensiero e l'opera del nostro educatore per inculcare nei giovanetti il culto a S. Luigi e additarlo a vero modello di vita cristiana, e dimostrando sulle testimonianze raccolte dalle parole e dagli scritti del Ven. Don Bosco quanta importanza abbia avuto questo culto nella formazione, dei suoi alunni.
La Schola cantorum e la banda musicale, con scelte esecuzioni, resero più solenne il trattenimento. Applauditissimo fu il mottetto a tre voci bianche senz'accompagnamento «Quis ascendet in montem Domini» del M. Don Antolisei.
Compiuta la distribuzione dei premi sorse a parlare l'E.mo Card. Segretario di Stato, e: « Mi compiaccio - disse - di questa solennissima, riuscitissima riunione, con l'augurio che i giovani, i bravi, giovani di quest'istituto, si mantengano sempre, fedeli a quel programma che uno di loro ha esposto,. fin da principio: fedeli cioè in tutto il corso della vita a quei santi propositi di imitare nella loro condotta la virtù di quell'Angelico Giovane del quale oggi celebrano la festa ».
Una cerimonia solenne, che ha lasciato il più, caro ricordo nel cuore degli alunni.
Pordenone. - Posa della prima pietra del nuovo palazzo del Ginnasio.
La cerimonia ebbe luogo il 20 giugno, alla presenza del gen. comm. Miani, R. Commissario della città, del Sottoprefetto comm. Ceccato, del R. Provveditore agli studi comm. Reina, del dott. Don Fedele Giraudi, Economo Generale della Società Sa— lesiana, e di tutte le autorità cittadine.
Pontifica S. E. R. Mons. Luigi Paulini, Vescovo diocesano, e spiega il significato della cerimonia; plaude e benedice l'iniziativa del rev. Don Marin, esalta Don Bosco e l'Opera sua, si compiace di poter vantare che fra le diocesi italiane una delle prime per numero di figli dati a Don Bosco sia la diocesi di Concordia.
Il prof. Antonio del Piero, vice-Preside del R. Liceo Ginnasio Jacopo Stellini di Udine, dice il discorso di circostanza.
Segue lo scoprimento di un busto a Don Bosco, opera del prof. can. Gigi de Paoli, Presidente del Comitato; quindi un grazioso saggio ginnastico, e, in fine, prende la parola l'Economo Generale Don Giraudi per dare a nome del Successore di Don Bosco che l'ha inviato, a proprio nome giacchè può considerare come sua la fondazione del Collegio Don Bosco a cui tanto ha lavorato col rev. Don Marin e coll'architetto Rupolo, e a nome dei salesiani di Pordenone, il ringraziamento più cordiale a tutti i benemeriti cooperatori della magnifica festa, al Comitato, all'oratore, a tutta la folla dei cittadini.
A notte il Viale Grigoletti, lungo il quale sorgerà il « Ginnasio Don Bosco» su disegno del comm. architetto Domenico Rupolo, viene illuminato a giorno e il concerto bandistico, anzichè nella piazza centrale, ha luogo al largo S. Giovanni per salutar la fine della memoranda giornata.
Inaugurazione dell'Istituto Salesiano "Antonio Sperti" a Belluno.
Ebbe luogo il giorno del Corpus Domini, e « mai forse - scrive l'Amico del popolo di Belluno - come in quest'occasione si rivelò la grandezza del nome e dell'opera di Don Antonio Sperti », il fervente cooperatore, che chiese allo stesso Don Bosco i Salesiani e preparò loro un istituto.
Anche il nostro Rettor Maggiore Don Rinaldi volle recarsi alla cerimonia e si trovò circondato da tutte le autorità cittadine.
Sua Ecc. Mons. Giosuè Cattarossi, Vescovo diocesane, benedisse la bandiera donata all'Istituto dalle Cooperatrici Bellunesi.
Quindi il ch.mo prof. Ettore Ricci tiene il discorso di circostanza. Rammenta i sacrifizi dell'eroico sacerdote Antonio Sperti, le trepidazioni degli immediati eredi della sua opera e del suo spirito, addita alla pubblica riconoscenza S. E. Mons. Giosuè Cattarossi, che, maturato nel sacrificio e nella preghiera il vasto disegno di bene, ricordò alla Diocesi coi suoi frequenti appelli il dovere della carità; il Conte Comm. Dott. Francesco Agosti, che da anni 20 spende a favore degli orfani la sua opera disinteressata, con sapienza pari alla generosità; il Comm. Nob. Ing. Adriano Barcelloni Corte, il geniale architetto, ecc.
Dopo un'esecuzione musicale prende la parola il prof. Don Fedele Giraudi, nostro Economo Generale.
Un fragoroso applauso accoglie il signor Don Rinaldi, che dichiara riservato a sè il compito di ringraziare quanti hanno voluto col consiglio, con l'opera e l'obolo generoso, favorire l'Istituto, al quale egli augura prosperità di azione e il completo sviluppo della triplice missione: raccogliere poveri orfani, assistere ed educare con tutte le finezze di Don Bosco i giovani studenti della città e provincia, donare alla Patria, mediante il Patronato pei figli del popolo, degli onesti cittadini.
Il Cinquantenario dell'Opera Salesiana alla Spezia.
Fin dal 1877, accogliendo l'invito di Pio IX, Don Bosco mandava i primi Salesiani alla Spezia: è quindi prossimo il cinquantenario di quella importante fondazione.
Per celebrarlo nel modo più solenne insieme col venticinquesimo dell'erezione del tempio di N. S. della Neve, si è costituito un attivo Comitato di signore Patronesse.
Ad iniziativa di questo Comitato si è già tenuto nel cinema-teatro Cozzani, alla presenza di tutte le autorità cittadine una conferenza sulle opere e missioni salesiane: oratore Don Fasulo.
L'Opera Salesiana alla Spezia riscuote le più larghe simpatie.
L'ultima domenica di maggio, con un'ora di bella navigazione a bordo di due navi concesse dal Comando del R. Arsenale, i 700 alunni interni ed esterni si recarono in gita d'istruzione alla Palmaria, gentilmente accolti dal Comandante Militare e dai suoi aiutanti.
Un grave incendio nell'Istituto Salesiano di San Pier d'Arena.
Il 28 luglio p. p. verso le ore 12,30, mentre gli alunni ed i superiori dell'istituto si trovavano a tavola, per un corto circuito scoppiò un grave incendio nel laboratorio dei falegnami ebanisti, che conta più di cinquanta allievi. In men di un'ora e mezzo il fuoco distrusse interamente l'edificio della scuola, costrutta per la massima parte in legno, con tutti i banchi, utensili e mobili in lavorazione. I pompieri giunsero appena in tempo a salvare il reparto macchine e ad esular le fiamme che si erano già appiccate al vicino laboratorio di meccanica e minacciavano un altro locale.
Il danno arrecato dall'incendio è calcolato a più di 200.000 lire; il solo mobilio, quasi ultimato, che doveva figurare nell'annuale esposizione delle scuole, completamente distrutto, rappresenta un danno di oltre 5o.ooo lire.
La disgrazia è tanto più sentita in quanto che il laboratorio non era assicurato e l'istituto è già impegnato in altre gravissime spese per l'erezione di un nuovo corpo di fabbrica e la decorazione della Chiesa Parrocchiale di S. Gaetano.
Appena la notizia corse in città fu un accorrere di autorità con a capo il Commissario del Comune, Cav. Diana, e di cari amici e benefattori per porgere condoglianze e assicurare appoggio morale e materiale. Primi tra essi il Comm. Dufour e il
Cav. Stura, che apersero subito una sottoscrizione di soccorso con L. 5.000 ciascuno.
Ad iniziativa dell'Associazione degli Ex Allievi venne pure costituito allo stesso scopo di soccorso un Comitato, del quale accettarono la presidenza gli On. Santini e Broccardi, Commissari del Comune di Genova, e speriamo con l'aiuto della Divina Provvidenza di poter riaprire quanto prima la scuola per completare l'educazione morale e professionale degli allievi.
PALESTINA. Come sorse il Santuario di Gesù Adolescente a Nazareth.
La signora LEON FOACHE, nata DENNECEY DE CEVILLY, il 17 giugno 19o6 scriveva all'Abate Caron: « Ho stabilito di erigere una basilica sull'alto della collina di Nazareth, in suffragio del compianto mio marito; e vorrei, che là, se è possibile, fossero poi trasportati i suoi resti mortali ed anche i miei. Mi aiuti col suo consiglio. E un disturbo che le do, ma Gesù ADOLESCENTE, di cui ella ha scritto così bene, la ricompenserà in cielo! »
La pia signora non poteva rivolgersi ad un cuore più ardente di richiamare l'amore e il culto dei fedeli sull'adolescenza di Gesù: e il suo voto divenne una splendida realtà. La Basilica di Gesù Adolescente s'innalza maestosa sulla collina di Nazareth, e riscuote l'ammirazione di tutti, chiamata meritamente « la perla delle chiese d'Oriente ».
E nella sua cripta riposano già, accanto a quelle del suo consorte il Comandante Foàche, le spoglie della grande benefattrice, morta il 28 marzo u. s. a Versailles.
Un marmoreo mausoleo li rappresenta raccolti nel sonno della morte, uno accanto all'altro, e sulla base reca quest'iscrizione: - Per illos Gallia hanc Basilicam erexit Christo Adolescenti - per loro la Francia innalzò questa Basilica a Gesù Adolescente.
La tumulazione della signora Foàche avvenne ai primi di maggio; e tutta Nazareth prese parte alle esequie solenni che si celebrarono nel Santuario dell'Annunciazione. Autorità, clero e popolo e cristiani di ogni rito, greci ortodossi, protestanti, musulmani, si unirono all'imponente corteo, preceduto dalla banda cittadina, che accompagnò la salma al nuovo Tempio, dove i nostri orfanelli cantarono il De profundis ed un salesiano ringraziò autorità e popolo.
EGITTO. Da Alessandria ed altre città.
Molte care notizie ci son giunte da Alessandria d'Egitto, dall'Istituto Don Bosco, sede di una Scuola Complementare ed Elementare, che furono, di quest'anno, dal Governo d'Italia dichiarate regie con decreto del 7 febbraio u. s. e il titolo « R. Scuola Don Bosco ».
Il 30 maggio fu una giornata memoranda. Al mattino vi fu il 1° convegno degli Ex-allievi di
Don Bosco, residenti nelle varie città dell'Egitto; e nel pomeriggio, alla presenza di S. E. il Delegato Apostolico Mons. Cassulo, del R. Console Generale, conte Della Croce, e di tutte le autorità cittadine, S. E. Mons. Nuti, Vicario Ap., benedisse la ia pietra delle nuove Scuole d'Arti e Mestieri.
Il 22 giugno S. A. R. il Duca di Spoleto visitava l'Istituto, accolto a festa dagli alunni e dagli esploratori, soffermandosi nelle aule scolastiche, nei dormitori, nei laboratori. In tipografia venne offerto a S. A. R. un elegante cartoncino ricordo, impresso sotto i suoi occhi dagli alunni. In fine S. A. appose la firma all'albo d'onore e lasciò l'Istituto esprimendo la sua ammirazione.
- Anche da Ismailia e dal Cairo ci son giunte le relazioni delle solenni cerimonie con le quali si chiuse l'anno scolastico tra l'ammirazione della cittadinanza per gli ampi frutti raccolti.
SPAGNA. Il Tempio in onore del S. Cuore di Gesù sul "Tibi Dabo" a Barcellona.
Il grandioso tempio dedicato al Sacro Cuore di Gesù, che si sta edificando con concorso di tutta la Spagna sul colle Tibidabo a Barcellona, perpetuerà nei secoli il ricordo di migliaia di piccoli sacrifizi, frutto di un ammirevole slancio di fede.
Ogni pietra racchiude in sè l'amore ardente di un'anima: ogni offerta, nell'affettuosa e ingenua motivazione, desta un'onda di tenerezza.
Ora son quattro operai che rinunciano al pollo di Natale per inviare 2o pesetas: ora sono otto soldati di guarnigione in Africa, che si privano del tabacco e dei giornali «per contribuire all'alta impresa di amore », oppure due altri militari che nell'inviare il loro obolo di 6 pesetas aggiungono: « È poco, ma occorre dare il poco che si ha ».
E la gentile schiera di api industriose si addensa. Una povera signorina malata offre un bicchiere di latte; un'altra, pur inferma, sopprime lo zucchero, con cui addolciva la medicina amara. Oggi è il sacrificio di una serva che invia l'intero stipendio di un mese, domani è quello di un corriere che rinuncia al treno e percorre 20 Km. a piedi.
Vi sono pure offerte vistose accompagnate dalle parole: « Sacrifizio gravissimo », ed altre, pure ragguardevoli, con la scritta: « Prezzo di tante privazioni di 4... 5... 10... anime! »
Così i piccoli e i grossi fiori, e tutti di profumo squisito, s'intrecciano e formano ghirlande! Così i sacrifici di tanti cuori vengono scritti a caratteri d'oro nel libro della vita, come un dì le due piccole monete della povera vedova del Vangelo.
EQUATORE. L'Oratorio festivo di Quito.
Sorto da pochi anni, è in continuo aumento di giovani e dà frutti assai consolanti.
Il giorno di Maria Ausiliatrice il numero degli Oratoriani salì a 15oo; e la devota affluenza ai santi Sacramenti fu uno spettacolo imponentissimo. Un bel gruppo si accostò per la prima volta alla SS. Comunione: Ornai sommano a settecento i giovanetti che vennero preparati nell'Oratorio alla Mensa Eucaristica; e «tutti vengono invitati a ripetere a Gesù, nello stringerlo al cuore per la prima volta, li chiamarli in paradiso ancor in tenera età, attorno il Venerabile Don Bosco, piuttostochè crescere cattivi e morire in peccato » .
Attesa così consolante frequenza abbisognano nuovi ed ampi locali; e già si stanno preparando i piani per la costruzione di una chiesa e di un salone, capaci di almeno 18oo giovani.
Il Municipio, nel maggio scorso, constatando i preziosi frutti che maturano nell'Oratorio col metodo di Don Bosco, ha decretato un generoso sussidio per provvederlo di una scuola di musica istrumentale.
TERESA GRAGLIA nata Bosco. - Figlia di Giuseppe Bosco, fratello del nostro Ven. Fondatore, era l'unica sua nipote superstite, affezionatissima all'Opera Salesiana. Donna retta e virtuosa, era amata e stimata da tutti, particolarmente per la sua schietta bontà e umiltà; per cui la sua morte, avvenuta il 20 luglio u. s., fu pianta da tutta Castelnuovo. Il Signore, ne siam certi, l'ha chiamata presso il nostro Venerabile Padre in paradiso!
ANGELA BURAGLIO ved. PORRINI. - Volò alla pace dei giusti il 2o aprile 1926 da Casorate Sempione. Profondamente religiosa, affabile e retta con tutti, conobbe i più nobili slanci della carità cristiana ed attese esemplarmente all'educazione della numerosa prole, felice di veder quattro dei figli consacrarsi al Signore. Moltiplichi Iddio il numero delle anime che sentano e compiano i doveri della maternità cristiana, come cotesta cooperatrice.
Teol. Don FRANCESCO GARIONE. - Da oltre 40 anni pievano di Confienza, amato ed ammirato per multiformi opere di zelo, si spegneva il 26 febbraio u. s. dopo penosa e lunga malattia. Era fervido ammiratore del Ven. Don Bosco, di cui teneva un gran ritratto nel salone della canonica ed era felice quando poteva indirizzare qualche giovanetto ai nostri collegi e mostrare il suo affetto all'Opera Salesiana.
EMANUELE QUEIRAZZA. - Mancò quasi improvvisamente all'affetto dei suoi cari e alle opere buone che zelava, il 15 luglio scorso in Genova. La famiglia Queirazza si dedicò alla cooperazione salesiana fin dai tempi del Venerabile Fondatore, facendosi una legge del consiglio evangelico: non sappia la mano sinistra quello che fa la destra. Lettore assiduo del Bollettino Salesiano, Emmanuele favoriva in particolare le nostre vocazioni missionarie, alle quali cercava aiuti anche presso conoscenti.
(1) Cfr. Boll. di settembre 1925.
ALONSO sac. Gennaro, nato a Bayona de Galicia Spagna, + a Rawson (Argentina) il 25 -VIII - 1925, a 51 anno.
Recatosi giovanissimo in America per negoziare, a 23 anni sentì la vocazione religiosa, entrò in Società, fu ordinato sacerdote da Mons. Cagliero in Patagonia, e lavorò con zelo instancabile per la salvezza delle anime.
BARAVALLE sac. Demetrio, nato a Pioraco (Macerata), + a S. Colombano al Lambro il 2 - VIII - 1925, a 46 anni.
Educatore amorevole e buon insegnante, fu inviato dopo la guerra ad aprire l'Oratorio Salesiano di Fiume, e, in breve, riuscì a guadagnare amici ed ammiratori a vantaggio di molti figli del popolo.
CASTELLARI sac. Giov. Batt., nato a Cenova (Imperia), + a Santa Filomena (Chile) il 13 - x - 1925, a 55 anni.
Partito per l'America nel 1895, fu a La Paz (Bolivia), ad Iquique, a Macul e Punta Arenas nel Cile, e dappertutto con una semplicità evangelica, studiandosi di ricopiar fedelmente Don Bosco, riuscì a produrre preziosi frutti di azione sacerdotale.
CASTELLS sac. Giuseppe, nato a Concepción Entrerios (Uruguay), + a Montevideo il 23 - Ix - 19z5, a 63 anni.
Accolto nella Società Salesiana da Mons. Lasagna, visse tutta la vita in Montevideo, animi~ rato per la sua carità. Per molti anni cappellano dell'Ospedale dei Tubercolotici, quindi addetto alla parrocchia di Maria Ausiliatrice, era il padre degli umili.
CRESTANELLO sac. Augusto, nato a Pressana (Verona), + a Comodoro Rivadavia (Argentina) il 25 - VII - 1925, a 63 anni.
Iniziatore del Collegio « Michele Rua » in Comodoro di Rivadavia, fin dal 1914, mentre si accingeva a costrurre il nuovo edifizio reclamato dal crescente numero degli alunni, fu chiamato all'eternità, compianto da tutta quanta la popolazione.
CUROTTO Davide, nato a Lavagna, + a Chiavari il 19 - VIII - 1925, a 7o anni.
Giovane di 25 anni si presentò a Don Costamagna in Buenos Aires, dove si era recato per far fortuna. « Non ti piacerebbe farti salesiano, gli disse lo zelante missionario, ed assicurarti il paradiso salvando delle anime, anzichè far denari che dovrai lasciare in punto di morte»? Il buon giovane obbedì e per 45 anni fu buon Salesiano. Tornato in Italia per rivedere i parenti, lo colse la morte non appena fatti i Santi Esercizi.
DE PONTI sac. Giovanni, nato a Treviglio, + a Torino il 9 - XII - 1925, a 38 anni.
Abbiamo già accennato alla grave perdita che fece la Missione dell'Assam con la morte di questo confratello, che dovette tornare in Italia per il grave malore che lo trasse alla tomba. Era un'anima bella, candida, apostolica, di virtù morali e religiose in grado eminente.
FALQUEZ sac. Francesco, nato a S. Martin de Coya (Spagna), † a Cercedilla il 23 - VII - 1925, a 26 anni.
Ammiratore devoto del nostro santo confratello Don Andrea Beltrami, da lui apprese a patire e a soffrire con fortezza cristiana e a far il sacrifizio della vita per la gloria del Signore.
FARKAS eh. Francesco, nato a Crensowi (Iugoslavia), † a Lubiana il 6 - x - 1925, a 22 anni.
Pieno di fede, religiosissimo, cercò e trovò nella preghiera la rassegnazione per sopportare la veemenza del male che d'un tratto spezzò le sue più liete speranze.
GILI sac. Antonio, nato a La Loggia (Torino), + a Malaga (Spagna) il 28 - xii - 1925, a 76 anni.
Mite, esemplare, di pietà soave e profonda, ha lasciato, nelle nostre case e fuori, cara memoria di sè. Un popolo immenso l'accompagnò alla tomba.
GONZÀLES FERREIRO Raimondo, nato a Nogueira (Spagna), + a Madrid il 4 - Xiii - 1925, a 42 anni.
Entrò tra i Salesiani a 19 anni, e dotato di bella intelligenza e di ferrea volontà per lo studio, divenne un bravo insegnante. Desideroso di consacrarsi alle Missioni, fu a Shiu Chow in Cina, ma dovette tornare in patria per salute. Rassegnato visse gli ultimi mesi in continuo raccoglimento.
GONZÀLES ch. Raimondo, nato a Vitigudino (Spagna), † a Siviglia il 21 - ix - 1925, a 28 anni.
Profondamente compreso della vocazione e prossimo a salire all'altare, fu colto da grave malattia, e morì offrendo generosamente la vita ad implorare altre vocazioni.
HEISE sac. Americo, nato a Valdivia (Cile), + a Santiago il 18 - ix - 1925, a 3o anni.
Di cristiana famiglia, ricevette dalla mamma la prima ispirazione di consacrarsi a Dio, e, sebbene per pochi anni, fu degno ministro del Santuario.
MARTIN sac. Pietro, nato a Sampeyre (Cuneo), + a Cartago (America) il 4 - VII - 1925, a 52 anni.
Visse 28 areni nel Centro America, insegnante, maestro e parroco, raccogliendo frutti di bene. Di carattere mite ed allegro, lasciò in quanti lo conobbero un caro ricordo.
MOVELLÀN sac. Licinio, nato a Fuentes Valdepero (Spagna), † a Campello il 9- vili - 1925, a 3o anni.
Colto da bronchite cronica durante il servizio militare, continuò a lavorar con zelo nell'educazione della gioventù da buon figlio di Don Bosco, finchè la salute glie lo permise; poi si arricchì di meriti più preziosi con la rassegnazione.
Musso Bernardo, nato a Castelnuovo d'Asti, † a Buenos Aires il 27 - Ix - 1925, a 73 anni.
Da Don Bosco accolto all'Oratorio ed inviato in America, fu buon salesiano e buon missionario, affabile, gentile, generoso, di pietà e di buon esempio a tutti, paziente e zelante cogli alunni: e queste furono le sue ultime parole: « Mi sento ben preparato per morire!».
NARSONA Paolo, nato a Cardè (Cuneo), † a Santiago (Cile) il 23 - XI - 1925, a 82 anni.
Di carattere soave, mite e zelante, era tutto di Dio e di Don Bosco. Uomo di fede robusta, osservante sino allo scrupolo, non conobbe riposo nè comodità. Servizievole con tutti, era a tutti, caro,, ed anche negli ultimi anni fu una vera benedizione per l'istituto.
NOWAK Francesco, nato a Lukawiec (Polonia), + a Rózànystok il 18 VII - 1925, a 22 anni.
Maestro sarto ed assistente nella casa di Varsavia, di belle speranze, perì improvvisamente mentre si era slanciato al salvataggio di uno che annegava.
OLOBARDI sac. Francesco, nato a Serravezza (Lucca) + a Lisbona il 9 - VIII - 1925, a 52 anni.
Indole mite e tranquilla, ebbe varie occupazioni in Italia, nel Centro America e nel Portogallo, dove, sebbene scosso nella salute, non si può dir quanto bene abbia compiuto nel silenzio di una vita quasi interamente spesa nel sacro ministero.
PECCHIOLI ch. Aldo, nato a S. Pier d'Arena, + a Varazze il 26 - XII - 1925, a 18 anni.
Sebbene adolescente ancora, aveva già cominciato le prime prove tra gli alunni più piccoli; e per il fare allegro e per la pietà e quell'impronta di serietà che soleva dare anche alle cose minute, riusciva bene nel suo ufficio.
PISCETTA sac. Luigi, nato a Comignago (Novara), + a Torino-Oratorio l'8 - x - 1925, a 67 anni.
Ne abbiamo già parlato diffusamente. Membro del Consiglio Superiore della Pia Società e della Facoltà Teologica e Legale di Torino, ha lasciato tra noi e nel Clero di Torino e del Piemonte la più santa memoria.
SAMMORY sac. Giov. Battista, nato a Cornegliano (Cuneo), † a Spezia il 24 - I - 1925, a 72 anni.
D'ingegno pronto e di carattere allegro, passò lunghi anni nell'insegnamento, amato da tutti. Oratore facile ed efficace, dopo essere stato a Torino, Savona e Varazze, era in fine parroco di N. S. della Neve alla Spezia, di cui zelò il culto e lo splendore fino al termine della vita.
SOKOLOWSKI ch. Costantino, nato a Razoscow (Polonia), † a Rózànystok il 18-VII - 1925, a 21 anni.
Di bell'ingegno e promettente riuscita negli studi, era assai amato dai giovani in mezzo a cui lavorava, quando lo colse la morte.
STICCA sac. Eugenio, nato a Castelnuovo d'Asti, † a Santiago (Chile) il 1 - xii - 1925, a 62 anni.
Partito per l'America nel 1888, si consacrò generosamente all'apostolato fino al termine della vita. I parenti insistettero più volte per rivederlo e gli mandarono anche il denaro per il viaggio; ma egli, destinandolo ai bisogni delle Case in cui dimorava li ringraziava con le più affettuose parole, assicurandoli che il Signore avrebbe tenuto conto del comun sacrifizio.
TOMATIS sac. Giorgio, nato a Beinette (Cuneo), + a Meliapor nel novembre 1925, a 6o anni.
Inviato all'India fin dal 1905, fu il primo direttore di Tanjore, e in seguito passò a Meliapor. sereno ovunque e instancabile nell'affaticarsi per la gloria di Dio e la salvezza delle anime. La morte lo colse quasi improvvisamente, quando, toccando in buona salute i 6o anni, rendeva grazie a Dio della vocazione sacerdotale e missionaria e delle sue piene energie.
ALBERT Vincenzo, † Civitavecchia (Roma).
ALRERTINELLI Candida, † Angolo (Brescia). ALCHIERI Angelo, † Pandino (Cremona). ALTAVILLA Caterina, † Somano (Cuneo). AMATEIS Giovanni, † Rivarossa (Torino). ANGELOTTI Prof.ssa Amalia, † Novara.
ANSELMO Isabella Ved. ANSELMO, † Arenzano (Genova). ARENA Giuseppina, † Roma. ARMANDO Pietro, † Caraglio (Cuneo). BALDIERI Rosa, maestra, † Sigillo (Perugia). BALLERO ROSSI Giuseppina, † Cagliari.
BARUFFATTI Giuseppe, † S. Vincenzo di Borgotaro (Parma). BELLERI Angelo, † Castegnato (Brescia). BERTELLI Maria fu Giov. B , † Rivarossa (Torino). BIANCHI Carlotta, † Borghetto di Borbera (Alessandria). BIANCO Marianna Ved., † Montegrosso d'Asti (Aless.). BIAVA Costanza, † Rivarossa (Torino). BOCCARDO Orazio, † Spezia.
BORLO Giovanni. + Rivarossa (Torino). BRUGARELLO Teresa, + Trapani.
BUSSOLA Massimino, † S. Pietro Incariano (Verona). CALVINO D. Leonardo, † Trapani. CASTELLANA Giuseppe, † Scillato (Palermo). CELORIA Clara, † Ponzano (Alessandria). CENSI Battista, † Caxias (Brasile). CHIAVENTONE Caterina, † Cuorgnè (Torino). COLMI Cav. Celestino, † Sigillo (Perugia). COMELLI D. Dornenico, † Ragogna (Udine). COMISI Rosaria, † Catania. CORSANGO Rag. Nicolò, † Genova. COSTA Ennio, † Bazzano Parmense (Parma).
CRIMI Don Samuele, † Castrogiovanni (Caltanisetta). CROCE Maria, † Alassio (Genova). DALLA COSTA Don Giacomo, † Longare (Vicenza). DALMAZZO B.ssa Cecilia DI GARZEGNA, † Cuneo. DALPIANO Clemente, † Giaveno (Torino). DE FERRARI Fusi Laura, † Novara. DE GIORGI Carolina, + Suardi (Pavia). DE MAGISTRIS Prof. Carlo=Pio, † Torino. DE SIMONE Salvatore, † Canicatti (Girgenti). Di BRUNO Giovanni, † Loreto Aprutino (Teramo).. Di MICHELE Mariannina, † Pescara (Chieti). DoNINI Emanuele, † Molveno (Trento). FABANI D. Alessandro, † Regoledo (Sondrio). FERRANTI Maria, + Malgrate (Como). FERRANTI Sante, † Ciminno (Palermo). FERRARi Tomaso, † Luino (Como). FERRAZZI Antonio, † Cassano=Magnago (Milano). FIGAZZOLO Antonia, † Occimiano (Alessandria). FILA Giovanni, † Aranco Sesia (Novara). FLORIDIA Can.co Rosario, † Lomiso (Siracusa). GAGLIARDONE Amalia, + Torino.
GALLINA Maddalena GASPARINO, † Ponzano (Alessandria). GALLINONI Donna Lino, † Nerviano (Milano). GERVASI Giuseppe, † Casola in Lunigiana (Massa Carrara).
GHEZZI Giovanni, † Pradibondo (Trento).
GIACOMETTI Catterina, † Trino Vercellese (Novara). GIANNINI Dionisia Ved. † Genzano (Roma). GIOANETTI Matilde, † Montaldo Dora (Torino). GONZINA Orsolina, f Salasco (Novara). GRAWIER Paolina, f Torino.
GUARINI Maria Addolorata,. † Corigliano d'Otranto. HERZEN dott. cav. Giuseppe, t Roma. INVERNIZZI Giuseppe, † Pieve del Cairo (Pavia). LAURO Emilia, † Cornigliano (Genova). LEONE Margherita, † S. Giorgio Canavese (Torino). LEONE Rosa, † Rivarolo Canavese (Torino). LINARI Felice, † Frassinovo (Modena). LovERA Giuseppina, † Cuneo. MAGRI Adele, † Polistena (Reggio Calabria). MAFFÈ Giovanni, † Costigliole d'Asti. MANFRIN Can.co Beniamino, † Padova. MARINI Ubaldo, † Castelplanio Ancona). MAZZOLA Suor M. Margherita, † Milano. MENGA Nicola, † Reggio Calabria MONFREDINI Maria, † Breguzzo (Trento). MONTEVERDE Clotilde, + S. Stefano d'Aveto (Genova). MORENA Don Giuseppe, † Demonte (Cuneo). MORALDO Maria, † Triora (Omperia). MOTTURA Luisa, t Torino.
NIGRA Silvia in BoASSO, † Cercenasco (Torino). OLIVERI D. Giacinto, † Sasselli (Genova). OLLERO Maria, † Saluzzo (Cuneo). PALETTO Luigia, f Torino. PANERO Maria Margherita, † Alba (Cuneo). PEDONE Agata maestra, † Salemi (Trapani), PERNICIARO Andrea, † New York. PERSICHETTI Ing. Giacomo, † Alvito (Caserta). PETRONI Clementina, f Crevalcore (Bologna). RAMBALDI Maria in BALESTRA, † Prelà (Imperia). RAVIDA Maddalena, † Portacomaro (Alessandria). REALE Giovanni, † S. Maurizio Canav. (Torino). REGOLI Annunziata, † Faenza (Ravenna). RENZI PAUSINI Maria, † Valfabbrica (Perugia). RICCARDI Rosa Ved. BUSCA, † Alba (Cuneo). ROATTA Notaio Alessandro, † Ceva (Cuneo).
ROCCA Don Carlo, † Arcuata Scrivia (Alessandria). ROCCHIETTI Giacomo, † Torino. ROTA Francesco, † Roncola (Bergamo). RossIANO Sabina, † Bagnasco (Cuneo). RUGGERI Francesco, † Adro (Brescia). SAITTA Gemma Salvatore, † Catania. SALVATORE Don Benedetto, † Carife (Avellino). SAVIO Massimo, † Cuorgnè (Torino). SCALA Chiara, † Varazze (Genova). SCAPINI Carlo Corrado, † Caluso (Torino). TAFFARET Don Desiderio, † Tajedo (Udine). TEDIOLI Raffaele, † Argenta (Ferrara). TERI Ninetta, † Giarratana (Siracusa). VALLE Prof. Albino, † Verrua Savoia (Torino). VESCOVI Rosa, † Castellonchio (Parma). VOLA Giovannina, † Novi Ligure (Alessandria). ZAMBOTTI Maria, † Suardi (Pavia). ZAVA Marietta, † Cison di Valmarino (Treviso).