ANNO II. - N. 9 Esce una volta al mese. OTTOBRE 1878
DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N. 32, TORINO
SOMMARIO - Mancanza di Sacerdoti in Francia e in Italia - Mezzi per provvederne - Seconda risposta ad una passata rimostranza - Missioni Salesiane - Colonia agricola salesiana - Un conte Sacerdote Salesiano - Indulgenze speciali pei Cooperatori Salesiani.
In Francia e in Italia - Mezzi per provvederne.
Nel mese di Febbraio dell'anno corrente noi trattavamo nel Bollettino un argomento della più alta importanza, quale si è la necessità del Sacerdozio Cattolico per la Religione e pel benessere della civile società. Facevamo vedere nel primo articolo come per la parola, pel ministero salutare dei Sacerdoti, la umana società, che stava morendo, riprese vita novella ; e che senza l'opera loro benefica, oltre che le nazioni pagane non divengono cristiane giammai, le già incivilite ricadono nell'antica barbarie, e nelle più nefande turpitudini. Di ciò adducevamo in esempio la stolta idolatria, i sacrifizi umani, l'esposizione dei bambini, la schiavitù spietata e crudele, che regnano tuttora nelle Indie, nella Cina, nel Giappone, nella Nigrizia ; nelle isole dell'Oceania, nella Patagonia ove non esercitò, nè può esercitare il suo celeste influsso il Sacerdote Cattolico; adducevamo in prova eziandio le più vaste contrade dell' Asia e dell'Africa, non che varie provincie della stessa Europa, un dì floridisssimi giardini di virtù perchè coltivate dai Sacerdoti Cattolici, ed ora deserti aridi ed infecondi di ogni opera buona, perchè prive di essi. Deplorando poscia che ogni anno or per avanzata età, or per troppe fatiche, ed or per morte precoce cadano a schiere gli Apostoli di Gesù Cristo tra noi, e pochi sorgano ad occuparne il posto, volgevamo in fine un caldo appello ai nostri Cooperatori e Cooperatrici, che volessero porgerci pietosa la mano per promuovere le vocazioni ecclesiastiche. Così noi in allora.
Or ecco celebri scrittori francesi prendere a svolgere lo stesso soggetto, rimpiangere la mancanza di Sacerdoti e proporre mezzi acconci a scongiurare una disgrazia così disastrosa per la Religione e per la civile società. Fra gli altri l'abate Bougaud, Vicario generale della diocesi di Orléans, pubblicò testé un libro intitolato : Il grande pericolo della Francia al secolo XIX; questo pericolo è appunto il difetto di Sacerdoti, Egli ci fa sapere che in quel paese cattolico vi sono ben 1204 vicariati vacanti, e 1492 parrocchie senza parroci per mancanza di Preti da destinare a questo uffizio. Fra le ottanta e più diocesi francesi se ne contano solo 25, dove i Sacerdoti sieno sufficienti al bisogno. Quindi immense popolazioni senza istruzione religiosa, e quasi nella impossibilità dei celesti conforti in vita ed in morte, con un danno incalcolabile delle anime pel tempo e per la eternità. Anche Monsig. Besson illustre Vescovo di Nimes, in una lettera indirizzata il 28 agosto al prelato abate, leva insieme con 30 altri Prelati francesi pari lamenti, e cerca di scuotere ogni anima generosa ad adoperarsi per allontanare dalla sua patria il grande pericolo, quale si è la diminuzione delle vocazioni sacerdotali.
Ma se la Francia piange, l'Italia non ride; imperocchè la mancanza di sacri Ministri si fa pure sentire vivamente tra noi. In tutte le diocesi della penisola le vocazioni ecclesiastiche diminuiscono siffattamente, che i Vescovi ne tremano per le anime alle loro cure affidate. Se non si trova un riparo efficace 1' Italia giungerà al punto da dover ricorrere ad altre contrade del mondo Cattolico per aver Sacerdoti, che mantengano nel suo seno acceso il fuoco della carità, e viva la luce della Religione di Gesù Cristo; poichè per causa della indifferenza religiosa e di mondani interessi di molte famiglie cristiane, per la trascurata, e più ancora per la funesta educazione che si dà alla gioventù nelle case e nelle scuole, per l'influenza delle pessime dottrine largamente sparse, pel continuo svillaneggiarsi del Sacerdote su pei libri e, giornali, nelle conversazioni e sui teatri, per tutte queste ed altre fatali cagioni scemano dolorosamente gli Apostoli di Gesù Cristo, si diradano le file dei soldati della Chiesa, scompaiono i pastori delle anime; e queste come agnelle senza guida e senza difesa prendono le tortuose vie dell'errore, e cadono irreparabilmente negli artigli di lupi rapaci.
Per questo difetto di Ministri di Dio, chi può tutta misurare l'immensità dei danni religiosi e morali che ne derivano in ogni ordine di cittadini? Poveri, e voi tutti che stentate miseramente la vita, senza la parola del Sacerdote che vi consoli nelle privazioni, ed i ricchi e doviziosi esorti e sproni a sovvenire alle vostre indigenze, che sarà di voi? Ahi ! forse spinti dal mal genio vi getterete sulla via del disonore, o per lo meno condurrete una vita in continuo lamento, consunti dal livore e dalla fame.
Operai, artigiani, contadini, domestici, servi, e voi tutti che vi guadagnate il pane col sudore della fronte, privi del Sacerdote, che vi mostri il lavoro e la servitù onorati dallo stesso Figliuolo di Dio, che volle passare in povera officina gli anni più belli della sua vita mortale, e si fece servo per rendere la libertà ai fratelli, dove andrete a finire ? Ahimè! i comunisti e socialisti che agognano agli altrui possessi, agli altrui poteri, già , vi stanno sobillando alle orecchie parole insidiose, già vi stillano in petto astio ed invidia contro i ricchi, contro i padroni, contro i potenti. Ah ! voi diverrete servi dei loro biechi disegni, vi farete nelle loro mani strumenti di distruzione, seppellirete voi stessi e i figli vostri sotto un cumulo di rovine, seppure non andrete a finire i vostri giorni nello squallore di una tetra prigione, o sopra un palco di morte. Ricchi, proprietarii sfondolati, gaudenti del secolo, ancor voi senza il Sacerdote Cattolico, che tenga in freno un popolo sofferente, cupido di mal predicate novità, circonvenuto dai tristi, ancor voi tremate, chè non iscamperete dal minacciato eccidio. Padroni, che di tratto in tratto vi vedete costretti a mutar servi, perchè trovati pigri ed infedeli, disponetevi pure a diffidare vie maggiormente, a premunirvi contro di loro, ed anche a nutrirvi ladri in seno, se mai per mancanza di sacri banditori la vostra servitù non udirà più a ripetersi le parole dell'Apostolo : « Servi, siate fedeli ai vostri padroni, e servite a loro come a Dio medesimo, che ve ne darà in Cielo il meritato stipendio.»
Voi padri e madri, che tanto già vi lamentate delle insolenze e caparbietà dei vostri figli, quale calice di amarezze non vi toccherà di sorbire sino alla feccia, 'se mai verrà a mancare il Sacerdote che chiami a più sani consigli la vostra figliuolanza, e a nome di Dio le intimi l'osservanza del quarto Comandamento, le ricordi il rispetto, l'obbedienza e il sostegno che deve in ogni tempo, soprattutto nei bisogni della vita, e nelle noie della vecchiaia.
E voi reggitori di popoli, se continuano ad assottigliarsi le file dei Sacerdoti di Cristo, attendete pure ad accrescere il numero dei gendarmi e dei magistrati; date pure ordine di allargare le antiche prigioni ed innalzarne delle nuove; poichè di mano in mano che cesseranno di essere frequentati i tribunali di penitenza per manco dei giudici di Dio, saranno assiepati i tribunali dei giudici civili ; si vuoteranno le chiese, ma rigurgiteranno di malfattori le vostre galere.
Sì, che sarà mai per l'avvenire di tante anime sventurate, se verranno tuttavia a scemare quei pochi Sacerdoti, che ad esempio del di vin Pastore corrano pietosi dietro alle smarrite pecorelle, chiamandole e riducendole all'ovile, prima che ne faccia l' ultimo scempio il lupo infernale ? Piangete, o Cieli, e voi porte eternali fate corruccio grande, che ne avete, e ne avrete ben donde.
Fratelli dilettissimi, per amor di noi medesimi, e dei figli, e dei nipoti vostri ; per amor di tante anime presenti e future; per amor della Chiesa, delle famiglie e della civile società, adoperiamoci a formare qualche Sacerdote. È questa un'opera la più utile, la più santa, la più feconda di meriti e di gloria.
In questi giorni all' udire gli accennati lamenti, sulla generale scarsezza di sacri Ministri, mentre i buoni ne piangevano in cuor loro, i tristi ne esultavano invece, come se già tenessero in pugno la palma della vittoria contro la Chiesa. Continuiamo nell'opera nostra, andavano gridando, e tra non molto non vi saranno più Sacerdoti, e le porte dell' inferno avranno vinto. Questa è la parola d'ordine contro la Chiesa Cattolica : abbatterla col toglierle i difensori.
Or bene, voi che avete ancor fede e cuore, stringetevi ad un patto coi buoni, e, tutti insieme uniti porgiamo una prova novella che Gesù Cristo assiste la sua Sposa, e non solo la fa madre e regina di nuovi popoli, ma le somministra prodi soldati in tutti i tempi, in tutti i luoghi, in tutti i pericoli.
E quali mezzi useremo noi? - Eccone per ora i principali.
I. I padri e le madri coltivino con tutta premura le propensioni e le inclinazioni, che i loro figli sentono per la carriera ecclesiastica ; e quando scorgono in essi la vocazione allo stato sacerdotale, invece di adontarsi o mostrarne dispiacere, si tengano per onorati. Non riputerebbero essi onor grande se il re domandasse loro un figlio per farlo suo ministro e servirgli nella corte ? Certo che sì. E perchè dunque non tenersi per onorati che loro lo chiami il Re dei re, per consacrarlo al suo divino servizio, per propagare ed amministrare il suo regno in sulla terra, accrescergli gloria fra gli uomini, rallegrare il Cielo di nuove conquiste, e mettere in iscompiglio l'impero di Satana? Ah ! se avessero avuto un poco più di fede, quante famiglie potrebbero anche oggidì gloriarsi di aver dei figli collocati nei primi seggi del Santuario! Invece li tengono in un misero impiego del mondo, col peso di un terribile conto da rendere a Cristo giudice per tante anime perdutesi anche per loro colpa, per loro viltà.
II. Si mandino i fanciulli a quelle scuole e a quegli instituti, in cui s'impartisce una educazione veramente cristiana; in cui sono in vigore le pratiche di pietà ; in cui soprattutto dai maestri e dai direttori si ha l'occhio a custodire e promuovere il buon costume nei giovani allievi ; imperocchè il fiore della vocazione sacerdotale non nasce, e nato non attecchisce nella immoralità.
III. I Catechisti, i maestri, gli institutori veggano ancor essi di conservare la vocazione al divino servizio in quei giovinetti, che mostrano di averla dal Cielo ricevuta; e siccome questa talora si trova nei loro cuori solamente in germe, così procurino di farla sviluppare col loro svelarne l'alto pregio, i vantaggi temporali ed eterni per chi la possiede e per gli altri ancora. Qual gioia per es. è quella mai di colui, il quale riesce a salvare dalle fiamme divoratrici di un incendio, o dalle zanne di un lupo affamato, un bel bambino, e restituirlo sano e salvo nelle braccia di sua desolata madre? Or chi può comprendere la piena di sovrumana dolcezza che ribocca nel cuore del Sacerdote Cattolico nel liberare che ei fa tante anime così preziose e belle da un fuoco, che più non si spegne, dalle spire e dalle fauci dell'infernal dragone, e ricondurle liete e giulive agli amplessi di Gesù Cristo, e ai sempiterni gaudii dei Beati ? Noi preghiamo umilmente, ma caldamente i parroci, e i direttori di. Collegi, che tengano ogni anno apposite istruzioni al popolo ed agli alunni loro affidati, e avvantaggeranno grandemente la causa che propugniamo.
IV. Riguardo alla leva militare si osservi che essa gravita sopra tutte le carriere. Or, siccome quei giovani, che vogliono diventare professori, avvocati, medici e simili, non si arrestano dall'intraprenderne gli studii, quantunque sappiano di doverli forse
interrompere per alcun tempo a causa del servizio militare; così pure non deve lasciare di prendere la via del Sacerdozio chi vi si sente inclinato, perchè facendo come tutti gli altri riuscirà ancor esso nel bramato intento. Del resto il Cielo oggidì in modi vani ed anche maravigliosi provvede bene spesso agli eletti suoi. Dunque confidenza in Dio, e avanti.
V. Mezzo assai efficace per aver Sacerdoti si è pur quello di promuovere le vocazioni ecclesiastiche nei giovani adulti, già liberi dalla milizia, od esenti per legge o per altri motivi. A questo fine appunto noi abbiamo instituita col favore della S. Sede, e possiamo dire di tutto l'episcopato italiano, la così detta Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni allo stato ecclesiastico.
Essa ha per iscopo di raccogliere giovani adulti, che forniti delle qualità necessarie, possano mercé corsi appropriati compiere gli studii letterarii, per entrare poscia nei Seminarii delle relative diocesi, o abbracciare lo stato religioso, oppure dedicarsi alle Missioni estere. Quest'Opera fu molto bene accolta dal glorioso Pontefice Pio 1X di veneranda memoria, il, Il quale volle arricchire di alti favori spirituali in vita ed in morte tutti quei fedeli dell'uno e dell'altro sesso, che vi prendessero parte col raccogliere di questi giovani, renderli fermi nella loro vocazione, istruirli nelle lettere e negli studii, soprattutto coll'aiutarli con limosine, offerte ed altri mezzi materiali a percorrere la nobile carriera (1).
VI. Ai giorni nostri le vocazioni sacerdotali si manifestano più nei giovanetti poveri, che non nei ricchi e benestanti; non è qui il caso di cercarne la cagione. Quello che vogliamo dire si è che molti di questi giovanetti, i quali diverrebbero col tempo buoni Sacerdoti, non avendo mezzi da poter essere collocati in Collegio, o nel Seminario per gli studii opportuni, sono costretti a sotterrare loro malgrado il prezioso talento ricevuto dal Cielo, e divenire servi della gleba o di un'officina invece di servi di Dio a salute delle anime. Per la qual cosa mezzo validissimo per accrescere il numero degli Apostoli quello si è di soccorrere questi fanciulli di belle speranze per la Chiesa, e con qualche spesa metterli e mantenerli in appositi instituti. Sarebbe quindi a desiderare che le persone, le quali vogliono fare legati ad opere di beneficenza, avessero specialmente di mira oggidì quegli Ospizi e quegli Istituti, che hanno per iscopo la educazione dei giovani poverelli, dai quali il Signore sceglie generalmente i suoi Ministri.
V'ha un altro mezzo ancora, che proporremo nel seguente articolo.
(1) Vedi Bollettino dei mese di novembre 1877.
Taluni videro già di mal occhio che le Congregazioni religiose reclutassero per loro servizio Chierici e Preti, e li mandassero eziandio nelle straniere Missioni; e quasi con ciò venissero a spopolare maggiormente di Sacerdoti i nostri paesi, ne venne lei, l'atto rimprovero. A questa rimostranza noi abbiamo risposto per conto nostro nello stesso numero del periodico del mese di febbraio coll'articolo: La Congregazione Salesiana e le vocazioni ecclesiastiche.
Ma ecco somministrataci poc'anzi un'altra risposta da fare a chi non la sente con noi, della prima più forte ancora, siccome quella che viene da un luminare della Chiesa di Francia, e corredata di fatti irrefragabili. Il dotto Vescovo di Nimes nella lettera sopra citata dimostra che il favorire non solo i chierici, ma i Sacerdoti stessi ad entrare nelle Corporazioni religiose, ed uscire anche di diocesi per andare nelle Missioni estere a predicare la Fede, lungi dal diminuire i Preti nelle diocesi, giova invece ad accrescerli. Laonde egli propone questo favore ed accondiscendenza quale un mezzo potente per eccitare le vocazioni allo stato ecclesiastico, provando come questo nobile sacrifizio venga appunto in questa guisa ricompensato dalla divina Provvidenza. Il venerando Prelato reca in proposito l'esempio del Cardinale Mathieu Vescovo di Besançon, non che il proprio. Ecco le parole di Mons. Besson:
« Nei primi anni del suo episcopato a Bèsançon egli (il Cardinale Mathieu) non accordava senza ripugnanza i suoi Preti alle Congregazioni religiose ed alle Missioni estere. Parevagli che fosse uno spogliarsi improvvidamente, e che gli convenisse assicurare innanzi tutto l' avvenire del clero diocesano. Dopo alcuni anni di esperimento egli mutò parere, e la diocesi mutò faccia. Quanto più ei permetteva partenze per le Missioni, altrettanto Iddio gli concedeva soggetti per la sua Chiesa. Per un missionario, che aveva ottenuto il permesso di partire, vedevansi nello stesso villaggio nascere due o tre seminaristi.
« La grande prosperità ecclesiastica della diocesi di Besançon, continua il Vescovo di Nimes, data dal giorno in cui i suoi figli si diressero verso tutte le Missioni lontane per evangelizzare i popoli ancora sepolti nelle ombre della morte. Un documento del 1851 conta 45 Missionarii ; il Calendario del 1878 ne novera 70. Non si è dato ancora la cifra esatta delle vocazioni religiose nate in questa bella diocesi; forse non ci hanno meno di 200 tra domenicani, cappuccini, gesuiti, oblati, maristi, fratelli di Maria, missionari religiosi di ogni genere e di ogni nome, che le appartengono per nascita e per educazione. E non ostante questa legione che serve di fuori, la diocesi di Besançon è così ricca che può somministrare alle altre diocesi della Francia persone piene di merito ; tanto è vero che più si dà al Signore, e più il Signore si compiace di renderci. « Con questi sentimenti, soggiunge l' inclito Presule, io ho benedetto testè, per quanto grande sia la mia povertà, la vocazione di un giovane Chierico, il quale ha abbandonata la diocesi per entrare nelle Missioni straniere, e che riceverà in Parigi il Suddiaconato per portare in Cocincina la devozione della sua grand'anima. Io mi guardai bene dal ritenerlo per me, persuaso che il suo sacrifizio così completo mi otterrà altre vocazioni agli altari della sua terra nativa. » Fin qui il Vescovo di Nimes.
Della stessa cosa possiamo oggimai far fede ancor noi. Sono appena tre anni che abbiamo aperte le Missioni Salesiane in America allo scopo di tentare la evangelizzazione e l' incivilmento della inculta Patagonia, e ben sessanta individui vi abbiamo già inviati tra Sacerdoti, Chierici, Catechisti e Coadiutori. Eppure il credereste ? L'invio di tanti confratelli in quelle remote parti, invece di scemare le vocazioni tra noi, ce le accrebbe del doppio ogni anno. L'esempio di quelli che lasciano quanto hanno di più caro quaggiù, patria, amici, parenti, ed arrischiano la vita in un viaggio marittimo di circa sette mila miglia per andare in cerca non già di oro, ma di anime, ed estendere i confini del regno di Cristo tra ignoti popoli; le lettere che scrivono, la descrizione dei patimenti e dei pericoli per mare e per terra, le conquiste che fanno e che sperano, le dolcezze celestiali di che li ricolma Iddio, tutte queste cose sono come una predica eloquentissima, eccitano nei giovani dabbene un vivo entusiasmo, sviluppano la vocazione sacerdotale in moltissimi cuori, e fanno aumentare le domande per le divise ecclesiastiche in modo ammirabile. - I più dei giovani, nell'atto di deliberare tra il mondo e la Chiesa, vanno dicendo : Ecchè? quei nostri conoscenti, compagni, ed amici per amor di Dio, della Religione, delle anime, abbracciano non solo lo stato sacerdotale e religioso, ma sacrificano ogni gioia terrena, e vanno a prodigare la vita tra mille stenti e pene in contrade d'ignota lingua e di barbari costumi, e noi ci mostreremo neghittosi e vili ? Non sia mai ; se non ci sentiremo l' animo di tenere dietro a quei generosi, ci resteremo qui ad occupare i loro posti ; essi conquisteranno alla Chiesa nuove provincie, e noi ci adopreremo a conservarle i regni antichi e le antiche corone ; essi faranno risplendere la luce della verità dove non ha brillato ancor mai, e noi impediremo che venga ad ecclissarsi tra i popoli già illuminati ; essi accenderanno il fuoco del divino amore in cuori stati sempre freddi ed agghiacciati, e noi il terremo vivo, e lo scuoteremo, onde non si estingua dove avvampa od ha già avvampato. - Con questi ed altri simili riflessi eglino si spronano ad abbracciare il nobile partito di dedicarsi al servizio di Dio piuttostochè a quello del mondo.
Così un mezzo, che a prima vista sembrerebbe atto per scemare vie più di sacri operai le diocesi nostre, giova in quella vece a loro procurarne, volendo Iddio con ciò dimostrare il suo intervento nel provvedere il suo Santuario contro i calcoli della umana prudenza.
Buenos- Avres, 4 Agosto 18i S. CARISSIMO D. CAGLIERO,
Ho ricevuto con grandissimo piacere notizie del nostro caro Padre Don Bosco e di Lei per mezzo di una lettera del signor D. Francesia da Varazze, e questa fummi di sprone per rispondere alla sua del mese passato.
Che Le dirò adunque ? Quante cose mi si affacciano alla mente ! e tutte vorrebbero avere il primo posto in questa che Le scrivo.
Sappia adunque che dopo il ballo tragico sofferto nel mare, dal quale fummo miracolosamente salvi per intercessione di Maria Ausiliatrice (posto il cuore in pace fino a tempo migliore per ritentare il passo ai Pampas), mi sono occupato delle missioni di casa, cioè della Misericordia di Buenos Ayres, di S. Nicolas e di Colon in Montevideo. Ed oh quante soavi impressioni ho mai sperimentato in queste evangeliche escursioni ! Sembrami che la divina Provvidenza abbia fino adesso disposto che io cammini sulla stessa via e sugli stessi passi tracciati e battuti da Lei l'anno scorso !
Lasciato a D. Cassinis le quotidiane fatiche nella chiesa della Misericordia, partii per S. Nicolas a darvi i santi Esercizi spirituali ai giovani del nostro Collegio. Essi mi ricordarono, che l'anno passato li aveva dettati Lei prima di ritornare in Europa. Oh quanto li trovai arrendevoli e docili alla voce del Signore ! il mio cuore stesso per natura alquanto duro ha sentito delle dolci emozioni. Hanno corrisposto alla grazia di Dio ed alle mie fatiche in modo da sembrarmi non già vispi americani, sibbene mansueti agnelli del Piemonte.
Il Direttore Don Fagnano dopo gli esercizi, e per festeggiare il mio onomastico, e perchè soddisfatto della loro condotta, ha voluto regalarli con una cavalcata, a cui presi parte ancor io. E senta, che bella sorpresa per me: montai sullo stesso cavallo usato da Lei, andammo alla stessa Estancia del Signor D. José Tomas Rojo e nel giorno stesso che V. S. ! Partimmo adunque con una cinquantina di briosi cavalli e da più briosi giovani guidati, con due vetture pei piccoli. Alla testa della prima quadriglia erano Monsignor Ceccarelli ed il nostro Don Tomatis, diventato ora per soprappiù Curita di Ramallo. Seguiva il piccolo squadrone l'umile scrivente a guisa di Sancho Panza, per essere la prima volta che montava a cavallo, quindi nuovo in questo genere di ginnastica. - Ma, se devo dirle la verità, e bisogna dirla tutta intiera, ho fatto le mie dieci leghe senza comprar terreno, come dicono qui, cioè senza cadere. Lo stesso mi è succeduto nel viaggio che feci con Don Rizzo al pueblo di Ramallo, distante 18 miglia da S. Nicolas. In men di tre ore, sempre però galoppando, ci trovammo in questa amena borgata per benedirvi il nuovo cimitero. Il nostro caro Don Tornatis (che tutti i sabbati deve fare a cavallo questo viaggio, dopo le fatiche scolastiche della settimana) terminate le funzioni del mattino , già stava aspettandoci. Ristoratici alquanto, ci preparammo per la processione al nuovo cimitero distante una lega dalla nostra Cappella.
Ma che processione ! certo di nuovo genere. Come non vi sono ancora strade battute, montammo a cavallo con la croce, seguiti da una lunga fila di gauchos e ragazzi tutti a cavallo: le donne venivano su carrette di campagna ed altri ancora a piedi. Terminata la benedizione, salito sopra i rottami che servivano di base, standomi col braccio sinistro aggrappato alla croce, rivolsi a quella gente semplice del campo poche parole di circostanza, che ascoltarono con attenzione ed avidità, sia perché riusciva loro nuova simile funzione, sia perché loro ricordava l'ultima dimora dell'uomo! Ah ! il pensiero della morte ! Dopo, facendosi notte, tornammo a San Nicolas con tre altre ore di cammino, e senza incontrare nè una casa, nè una capanna.
Per quel giorno nulla sentii ; ma al domani... anime neire... rotto e slogato nelle ossa, non poteva più reggermi in piedi ! E Le pare? trentasei miglia in un fiato e la prima volta che usava il cavallo ! Dico la prima volta, perché non calcolo le fiate che montai sugli asini di Mornese quando era in Italia ; essendo due cose troppo distinte fra loro, asini mornesini e cavalli americani.
Ora però voglio contarle di altra Missione, che V. S. conosce, perchè da Lei incominciata, voglio dire dei buoni italiani che circondano S. Nicolas, e che si specificano col nome di famiglie dei Montaldo. Che buona gente, laboriosa e di costumi ancora patriarcali ! Al mattino prima che l'alba spuntasse, già avevano coi loro cavalli e carri fatto il lungo cammino che li separa dal nostro Collegio. Assistita la santa Messa, ascoltavano la predica e ritornavano ai loro lavori sul far del giorno. - Alla sera, calata la notte, eccoli di nuovo in Cappella a recitare il santo Rosario, ascoltare la predica, e benedetti col SS. Sacramento ridursi riflessivi ai loro agresti focolari. Tutti si accostarono ai santi Sacramenti (passavano il centinaio) grandi e piccoli, uomini e donne, fino ai fanciulletti di sei anni! Dio volesse che queste famiglie si moltiplicassero come quelle di Abramo e di Lot e dominassero questi paesi, spargendovi il buon esempio della virtù ed il soave influsso della Religione.
Finita questa Missione ed altra data alle Suore della Misericordia di Savona, che tanto bene fanno nell'ospedale e nelle scuole dì questa città, feci ritorno a Buenos-Ayres di dove Le scrivo. Domani andrò a Montevideo a darvi pure i santi spirituali Esercizi ai nostri piccoli americani di Colon: dopo passerò dalle nostre Suore di Maria Ausiliatrice, le quali hanno casa lì vicino, e vedrò se sarà caso di fare qualche cosa per le ragazze che frequentano la loro scuola, e se potrò combinare la festa della vestizione delle prime postulanti Uruguaye.
La Missione di Entre Rios, che tanto Le sta a cuore, è ritardata ma non abbandonata.
Quella del Carhuè (oh che parola terribile per noi adesso) sarà bene che venga Lei a tentarla.
Intanto, come so che desidera conoscere altresì qualche cosa di Buenos-Ayres, ecco quanto mi riferisce il nostro caro D. Bodrato, succeduto a V. S. nel governo della nostra Missione.
I1 giorno 25 di agosto si farà la inaugurazione della nuova Casa de Artes ,y Oficios in San Carlo di Almagro - Interverrà Su Señoria Ilustrisima Monsignor Arcivescovo, il signor Ministro Lastra, ed il signor dottor Caranza presidente della Società di S. Vincenzo de' Paoli, il Club Cattolico, che conta i più dotti e distinti personaggi di Buenos-Ayres, tra cui lo stesso presidente delle Camere, i Reverendi Parroci della città ed i Superiori degli Ordini Religiosi. Don Bodrato leggerà una relazione sul principio e progresso della nuova Casa, e si passerà alla dedica dell'Istituto all'immortale Pio IX tra i cantici e suoni della banda musicale dei nostri giovani allievi. Monsignor Arcivescovo dirà un discorso di circostanza, ed il dottor Don Edoardo Caranza farà un caldo appello alla carità dei cittadini pel sostegno di un'opera che tanto onora la Repubblica. Così saranno due i monumenti che i Salesiani hanno innalzato al grande loro Benefattore Pio IX, l'uno nella Repubblica dell'Uruguay, e l'altro nella Repubblica Argentina.
In questa nuova Casa il lavoro cresce a dismisura. I giovani vanno progredendo nello studio, nelle arti e nella pietà. Don Bourlot ha la cura di tutto il vicinato, essendo stata eretta in parrocchia la nostra nuova e bella chiesa di S. Carlo. Egli confessa in Spagnuolo, Italiano e Francese ; ma gli fa d'uopo studiare ancora il Basco e l'Inglese, se vuole soddisfare alle esigenze degli Irlandesi e Biscaglini che abitano i nostri dintorni. E fanno il resto nell'interno della casa D. Rabagliati e Don Vespignani. Oh quanto lavoro ! La spaventerei se volessi proseguire a contarle ciò che si fa e rimane a farsi alla Bocca nelle scuole e nella parrocchia, come ho sentito da Don Milanesio e Don Remotti; se Le dicessi i preparativi che Don Lasagna e compagni fanno in Montevideo per le nuove scuole e casa di artigianelli in Montevideo, e ciò che si desidera che facciamo nel vicino paese de las Piedras. Faccio adunque punto. - Lei sa ciò che abbisogniamo. - Preghi Don Bosco a preparare una quarta spedizione con valenti Salesiani e coraggiose Suore di Maria Ausiliatrice: il campo è vastissimo, il lavoro immenso.
Dica a D. Bosco che benedica tutti i suoi figli d'America; e Lei mi raccomandi al Signore, affinchè possa fare del bene agli altri, senza dimenticare me stesso e che non faccia solo la figura degli ombù, cioè di quegli alberi che Lei ha visto nel deserto, i quali segnano il cammino ai passeggieri, mentre essi non danno mai un passo.
Suo affez.m° in Gesù Cristo D. Giacomo Costamagna.
OSSIA
Patronato di S. Giuseppe in Navarra.
Da molte parti si lamenta oggidì la mancanza di braccia per coltivare la terra. Causa ne sono le leggi militari che in quasi tutta Europa si estendono agli individui più forti e necessarii alla campagna ; causa il prolungamento a più anni di servizio sotto le armi; causa le guerre frequenti, e i timori di scompigli sociali che obbligano i Governi alla permanenza degli eserciti per conservare la così detta pace armata. Ma un'altra cagione vi ha pure, delle prime non meno deplorabile, ed è l'usanza invalsa in molte famiglie contadine di spostare la condizione dei loro figli nella speranza di una miglior fortuna, e invece di lasciare che imparino la onorevolissima professione dei loro padri, li avviano ad apprendere un'arte od una professione civile, abbiano o non abbiano i talenti da ciò. Or questa usanza, e, direi, smania, si fa molto dannosa materialmente e moralmente; materialmente, perchè le campagne per difetto di buoni operai non potendo essere ben coltivate non rendono più il frutto desiderato, e così tutti ne vengono a soffrire pel rincaro delle materie di prima necessità; moralmente poi, perchè i giovanetti contadini inviati nelle officine e nelle scuole delle città ne imparano ben tosto i vizi, restano facilmente imbevuti di false massime, e pervertiti portano in appresso il pervertimento nella proprie famiglie, appestando coll'alito loro quell'aura di fede e di pietà, che ancor vi spirava.
Per allontanare questo doppio malanno vennero da buoni institutori divisate e promosse, soprattutto in questi ultimi tempi, le così dette colonie agricole, tra cui, per tacere di molte altre, sono in Italia assai rinomate quella di Vigna Pia in Roma, e l'altra del Cavaliere D. Giovanni Cocchis in Rivoli presso Torino.
Lo scopo delle colonie agricole ben regolate, si è di raccogliere poveri giovinetti, e in tenimenti e possessioni annesse esercitarli nell'arte di coltivare la terra per farne contadini intelligenti. Ivi pertanto più colla pratica che colla teoria s'instruiscono circa la natura dei terreni, intorno al modo più conveniente di concimarli, lavorarli, ararli, e farvi le acconce seminagioni; ivi si ammaestrano a falciare il fieno e le biade, a piantare le viti, propagginarle, potarle, fare i vini; ivi loro si fanno apprendere le varie maniere di innestare gli alberi da frutta, sfrondar le piante, tagliare le legna, e tante altre cognizioni loro si comunicano da formarli agricoltori capaci di ricavare dalla terra, e costringerla, per così dire, a porgere all'uomo il maggiore e il migliore frutto che si può. Nel tempo stesso in ore determinate del giorno o della sera s'impartisce loro una istruzione letteraria conforme al loro bisogno e condizione, e specialmente una religiosa e morale educazione, che li renda buoni cristiani e probi cittadini, utili alla religione, alla famiglia ed alla patria.
In un tenimento detto la Navarra, nel comune di La Crau, nel cantone di Hières, dipartimento del Varo, e diocesi di Frejus e Toulon, la Congregazione Salesiana il 5 luglio dell'anno corrente, mercé la divina Provvidenza, e la generosità di un ricco francese, aprì la sua prima casa agricola a pro di giovanetti orfani, poveri od abbandonati. Essa porta il nome di Orfanotrofio o Patronato di S. Giuseppe. Il fabbricato con cascina annessa può contenere un centinaio di persone. Già se ne hanno una trentina, e le domande abbondano ogni giorno. Ivi i Salesiani, coll'aiuto d'intelligenti agricoltori, mentre attendono allo scopo di allevare savii contadini e buoni cristiani, non dimenticano di spiare le inclinazioni, e le doti dei fanciulli alle loro cure commessi, e se ne scorgono taluni di bella indole e propensi allo stato ecclesiastico, non lascieranno di coltivarli premurosamente, col far loro percorrere la via degli studii opportuni, e così resi sacerdoti, regalarli alla Chiesa di Francia, che di sacri Ministri cotanto abbisogna. Per questa parte davvero il cuor nostro si dilata alla più dolce speranza di poter fare del bene assai, conoscendo per esperienza quanto sia buono e generoso il Signore, il quale oggi come sempre si compiace di togliere dalla polvere il figlio del povero per collocarlo tra i principi del suo popolo, col met!ergli in capo la regale corona del Sacerdozio: Suscitans a terra inopem.... ut collocet eum cum principibus populi sui (1). Raccomandiamo pertanto questa novella casa alle preghiere di tutti i nostri confratelli e consorelle, e alla carità e benevolenza dei Cooperatori e Cooperatrici, che numerosi già contiamo in varie città della Francia.
(1) Salm. li, 2.
Nel N. 2:50 della benemerita Unità Cattolica, il giorno 26 Ottobre del 1877, si leggevano queste parole
« A maggior gloria di Dio e ad edificazione dei Cattolici, ci sembra giunto il momento opportuno di annunziare un prezioso acquisto che ha fatto il nostro clero nella persona del conte Carlo Cays di Giletta e di Casellette. Il quale ha rinunziato al mondo, e ceduto il suo patrimonio al proprio figlio, entrò nella Congregazione dei Salesiani di D. Bosco, e vestì, non è molto, l'abito di Chierico. Ora sta compiendo i suoi studii teologici, e siccome egli era già uomo di vasta scienza e di perspicace ingegno, così fa progressi maravigliosi, e non andrà molto che sarà ammesso agli Ordini Sacri » (1).
Or bene, il 22 del passato Settembre era giorno di festa pei figli dell'Oratorio di S. Francesco di Sales; perchà con grande giubilo del loro cuore essi vedevano cinto la fronte della splendida corona del Sacerdozio salire l'altare, e immolare per la prima volta la Divina Vittima di propiziazione e di pace questo illustre patrizio, stato già loro esempio e maestro di specchiata virtù, anzi padre affettuoso. Oh ! davvero quali dolci rimembranze non si affollarono mai alla mente soprattutto dei più attempati di loro, Sacerdoti, Maestri e Capi d'arte, in quel dì avventurato! Essi ricordavano tuttora l'assiduità con cui nei giorni festivi il nobile Signore veniva nella loro chiesuola ad istruirli nel Catechismo giovanetti ancora; lo zelo che spiegava pel bene delle loro anime, le sue affettuose esortazioni, i suoi paterni consigli ; rammentavano la piacevolezza colla quale li rallegrava nella ricreazione; i regalucci onde premiava la condotta dei migliori; la pazienza, la bontà che mostrava eziandio coi più scappatelli, nel desiderio di ridurli più facilmente al dovere. Colla mente adunque ripiena di queste care memorie è facile il persuaderci dell'immensa gioia, onde ridondava il loro cuore nel mirare quell'illustre personaggio così ben rimeritato colla sublime dignità di Ministro di Dio, e di arbitro delle Chiavi del Cielo.
Egli fu ordinato in Torino da Sua Eccellenza Rev.mo Monsignor Lorenzo Gastaldi, ed avrebbe potuto fermarsi in città a celebrare solennemente la sua prima Messa colle maggiori feste possibili ; ma nella esimia pietà del suo cuore temendo di venire disturbato dai concorso dei molti parenti, conoscenti ed amici amò meglio di allontanarsene, e portossi nella nostra Casa di S. Pier d'Arena, ove celebrò privatamente assaporando appieno nella quiete dello spirito la sovrumana dolcezza della divina Azione.
Un suo antico allievo di catechismo, ed ora confratello di religione, il sacerdote D. Giovanni Francesia Direttore del Collegio di Varazze, gli leggeva in quell'occasione la seguente
POESIA.
Angiol, che vieni di lontani lidi
Quai ti molesta il core Gloria pei tuo Signore?
Sento l'aria sonar di lieti gridi! Donde ritorni, o quale
Quaggiù ti trasse mai cura mortale?
- Dove la Dora dentro il Po discende A nome del Signor guardo le tende,
E quante là si fan opere belle Sovra calice d'or porto alle stelle, Io colà vidi da molti anni sai, Pia persona mescolarsi ai guai,
Che più nel cor, nell'anima molesta
La gente sofferente e più modesta.
Tu pianger cogli afflitti lo vedevi, Né la pioggia il fermava né le nevi, Dal visitarli, amarli e in tutte l'ore Render sereno più d'un mesto core. Era Tobia, era Daniele il pio,
Che il tempo consecrava intier per Dio. Ed io vedeva e dentro coppe d'oro Le preghiere poneva e il suo lavoro!
Oh quante preci di fanciulli erranti, Da lui guidati nel sentier de' Santi! Oh quante, pio fratel, di vedovelle Io preghiere portai sovra le stelle! Tu lo vedevi, uso all'aurate sale, Dell'infortunio per l'eterne scale.
E l'error trionfante e la dottrina, Che contro l'ara l'intelletto affina, Egli nutrito di saper la mente Combatte là, dove più il ver si sente. Di giorno lo vedevi e nella sera A portar pane a chi quaggiù dispera; E col pane mortal versar pietoso Balsamo al cor d'un volto lacrimoso. Allor rivolto al ciel dir sospirando: Chi vide un operar più memorando?
E voce giù calar serena e bella,
Per l'aura udii da più lontana stella L'opere belle mi son conte appieno Di questo franco e generoso seno !
- Angiolo, dimmi, questo pio mortale, E pellegrino ancor, o l'immortale Secolo già tra gl'infiniti beni Accoglilo ne' seggi più sereni?
- A dirti il guiderdon non ho parola ! Oggi vestito della bianca stola Col figlio, cogli amici, co' fratelli Fra canti nuovi, armoniosi e belli Offriva tra l'incenso al buon Signore L'Ostia di pace viva e dell'amore.
Or chi può dir appieno il suo contento, Chi la piena del cor in tal momento? Vedilo e l'Angiol di Liguria anch'esso Al nuovo sacerdote dar l'amplesso Di carità, di pace... e sovra il cielo Il fervor raddoppiarsi, e in dolce zelo A gridar gloria al pio Signor che suo?e Premiar anche quaggiù chi ben lo cole, E fargli pregustar dentro del petto li più soave e celestiale affetto.
Conte... Levita... 0 quale più le piace Nome sentire in questo di fugace?
lo credo di formar certo il più bello Poiché La posso salutar fratello.
(1) Vedi nel foglio citato l'articolo: Un deputato Chierico Salesiano, ossia il conte Carlo Cays di Giletta. - Questo illustre patrizio, che alla nobiltà del sangue congiunge lo splendore della virtù, conta 64 anni. Rimasto vedovo ancora in giovane età consacrò tutto se stesso ad opere di beneficenza, e fu per lungo tempo presidente delle Conferenze della società di S. Vincenzo de' Paoli in Torino. Nel 1857 veniva eletto deputato al Parlamento Subalpino dal Collegio di Condove. Egli votò sempre e parlò in difesa del diritto e della giustizia. Non volle più essere deputato quando stimò di non poter più esercitare il suo uffizio di legislatore. Allora lontano dalla vita pubblica il nobile Conte continuò nell'esercizio delle più belle virtù, colle quali meritossi da Dio la grazia della vocazione al Sacerdozio, che è il premio più splendido che ei potesse desiderare in questa vita.
Ogni Cooperatore può acquistare indulgenza plenaria una volta al giorno da applicarsi alle anime del Purgatorio, recitandola terza parte del Rosario di Maria Vergine avanti al SS. Sacramento, e non potendo avanti al divin Sacramento, recitandola innanzi al Crocifisso.
Indulgenza plenaria ogni volta che si accosta alla santa Comunione.
Può altresì lucrare moltissime indulgenze plenarie nel corso del giorno mediante la recita di sei Pater, Ave e Gloria, secondo la mente del Sommo Pontefice. E queste indulgenze applicabili alle anime purganti, le può acquistare toties quoties, ossia tutte le volte che recita i suddetti Pater Ave e Gloria in qualunque luogo, senza bisogno di Confessione e Comunione, purché sia in grazia di Dio.
Oltre a queste un'altra plenaria ne può guadagnare ogni Domenica, e nei giorni qui sotto notati, purché confessato negli otto giorni, e comunicato, visiti una qualche Chiesa, pregandovi secondo l' intenzione del Sommo Pontefice.
Mese di Ottobre.
1. Beata Lodovica di Savoia.
2. Santi Angeli Custodi.
4. S. Francesco di Assisi.
6. Solennità del SS. Rosario della B. V. M.
8. S. Brigida.
13. Maternità di Maria Vergine. 10. S. Pietro d'Alcantara. 20. Festa della Purità di Maria. 23. S. Giovanni da Capistrano.
28. Santi Apostoli Simone e Giuda.
I
Con permesso dell'Aut. Eccl. - FERRARI GIUSEPPE gerente
respons.
Sampierdarena 1878. Tip. di San Vincenzo de' Paoli.