BS 1920s|1926|Bollettino Salesiano Agosto 1926

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

ANNO L   TORINO - AGOSTO 1926   NUM. VIII

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA COTTOLENGO, N. 32 - TORINO (9)

SOMMARIO: Il Cinquantenario dell'Unione dei Cooperatori e del " Bollettino Salesiano ": il pensiero di Don Bosco. - All'Esposizione Missionaria: Mostra di arredi sacri e Conferenze. - Congressi Missionari. - Il Venerabile Don Bosco e il culto della Santissima Eucaristia. - Un'escursione apostolica nell'Assam (relazione di Mons. Mathias). - Dalla Cina: Conte il Signore protegge i nostri Missionari. - Dai dintorni di Tanjore. - Le meraviglie di Maria Ausiliatrice. - San Luigi e il Ven. Don Bosco. - Il Primate di Polonia. - Nuovo Vescovo Salesiano. - Notizie varie: Cerimonie solenni per inaugurazioni ed inizi di nuovi Istituti. - Cooperatori defunti.

Il Cinquantenario dell'Unione dei Cooperatori e del "Bollettino Salesiano

Il Ven. don Bosco ebbe in giovine età svelata la missione che l'attendeva, ma non potè veder stabilita la spirituale famiglia, la quale doveva proseguire quella missione in ogni parte della terra, se non dopo molti e molti anni, non ostante che vi si affaticasse fin dal principio del suo apostolato. E ciò non tanto per le difficoltà dei tempi, ma per le ammirabili disposizioni della Divina Provvidenza, la quale, a far meglio risplendere la santità del suo Servo e per dare alla nuova Società una più forte compagine e mente e cuore più atti ad assimilare e conservare lo spirito di fondazione, la volle formata di quegli stessi ragazzi, che avevano raggiunta la maturità della vita sotto lo sguardo e le cure del Fondatore.

Solo quando fu vicino ai 6o anni - e ne visse appena 72 - Don Bosco vide definitivamente sancite dalla Suprema Autorità della Chiesa le costituzioni della Società Salesiana; e questa, iniziata nel 1859, non contava allora - cioè nel 1874 - che 148 soci e 105 ascritti nelle sue sette case. Ed assai meno erano le Figlie di Maria Ausiliatrice nell'unica sede aperta per l'incipiente Istituto a Mornese nel Monferrato, due anni prima.

Ma non appena la Società Salesiana fu definitivamente approvata, divenne mirabile lo sviluppo che Don Bosco riuscì a dare all'una e all'altra famiglia, con la grazia di Dio e l'appoggio dei Cooperatori.

Uno dei nuovi ideali di Don Bosco dopo il 1874, fu appunto quello di dar vita ad una terza famiglia salesiana, i «Cooperatori», non meno importante della prima e della seconda per lo scopo di fondazione e la sua storia.

Ecco, chiaramente e scultoriamente, con le parole stesse del Venerabile, il fine di questa terza associazione.

« Diconsi Cooperatori Salesiani coloro che desiderano occuparsi di opere caritatevoli, non in generale ma in ispecie, d'accordo e secondo lo spirito della Congregazione di San Francesco di Sales».

I Cooperatori Salesiani non sono, e non vogliono essere, «una Confraternita», nè « un'Associazione religiosa, letteraria o scientifica»; «ma una semplice unione di benefattori dell'umanità, pronti a dedicare, non promesse, ma fatti, sollecitudini, disturbi e sacrifizi per giovare al nostro simile».

Come dice il titolo del loro regolamento, sono «UN modo pratico per giovare al buon costume ed alla civile società », « perchè - spiega Don Bosco - non intendiamo dire che questo sia il solo mezzo per far del bene in mezzo alla Società; anzi noi approviamo ed altamente lodiamo tutte le istituzioni, le unioni, le associazioni pubbliche e private che tendono a beneficare l'umanità, e preghiamo Dio che a tutti mandi mezzi morali e materiali per conservarsi, progredire e conseguire il fine proposto».

« Le parole GIOVARE AL BUON COSTUME dànno più chiaramente a conoscere ciò che vogliamo fare e quale sia il comune nostro intendimento.

» Estranei affatto alla politica,... il nostro programma sarà inalterabilmente questo; -

LASCIATECI LA CURA DEI GIOVANI POVERI ED ABBANDONATI, E NOI FAREMO TUTTI I NOSTRI SFORZI PER FAR LORO IL MAGGIOR BENE CHE POSSIAMO, CHE COSÌ CREDIAMO POTER GIOVARE AL BUON COSTUME ED ALLA CIVILTÀ ».

Il regolamento della nuova associazione, intorno all quale il Venerabile lavorò assiduamente oltre due anni, come appare dai vari schemi l'un dopo l'altro pazientemente distesi, venne approvato dal S. Padre Pio IX il 9 maggio 1876; e fin dall'anno dopo, nel mese d'agosto, a tenore dell'articolo 7 del Capo V del Regolamento, che dice: «Ogni tre mesi, ed anche più sovente, con un Bollettino, o foglietto a stampa, si darà ai soci un ragguaglio delle cose proposte, fatte, o che si propongono a farsi», il Venerabile iniziava il «BOLLETTINO SALESIANO».

Si compivano, quindi, cinquant'anni dall'approvazione dei Cooperatori il 9 maggio u. s.; e in questo mese comincia l'anno cinquantesimo del Bollettino Salesiano.

I primi numeri del " Bollettino ".

Nell'agosto del 1877 Don Bosco pubblicò il 1° Numero del Bollettino Salesiano.

Usciva da tre anni, quasi mensilmente, un periodico della Libreria Salesiana di Torino, dal titolo: «Il Bibliofilo cattolico», e nel 1877 se n'erano pubblicati quattro numeri, quando Don Bosco, che aveva deciso di radunare in Lanzo Torinese il I° Capitolo Generale della Società Salesiana (al quale prese parte anche Don Cagliero, perciò richiamato dall'America), volle prima chiamare a raccolta i Cooperatori, vedendo com'era urgente la loro azione per lo sviluppo che voleva dare alla Società Salesiana.

E nel mese di agosto inviava a tutti i Cooperatori l'accennato periodico « Il Bibliofilo Cattolico » con l'aggiunta del sottotitolo « o Bollettino Salesiano mensuale », dove, annunziando il suo divisamento, ne precisava lo scopo e illustrava brevemente le finalità dell'associazione. Nello stesso numero pubblicava tre lettere di Don Cagliero ed uno splendido esempio di recente cooperazione salesiana; ricordava le indulgenze che i Cooperatori potevano lucrare in quel mese, ed aggiungeva il programma del Collegio Convitto

Valsalice. Quindi seguivano gli annunzi librari: - Operette del Sac. Bosco Giovanni - Opere musicali del Teol. Giovanni Cagliero, vendibili a benefizio della Missione Salesiana in America diretta dal medesimo.

Il numero successivo (Anno III° del Bibliofilo Cattolico, n. 6°, settembre 1877) recava nelle prime pagine la prima parte di una breve ma interessantissima Storia dei Cooperatori Salesiani, distesa dallo stesso Venerabile; poi la biografia del Missionario salesiano Don Giovanni Battista Baccino, morto vittima del lavoro a Buenos Aires, scritta dal sac. Giulio Barberis; la narrazione di una grazia ottenuta ad intercessione di Maria Ausiliatrice, e precisamente la guarigione prodigiosa della torinese Giuseppina Longhi, con la dichiarazione del conte Carlo Cays, testimone del fatto, che n'ebbe luce viva ed ultimo sprone a seguire il pensiero già vagheggiato d'entrare nella Società Salesiana; un accenno ai Collegi Salesiani, «dove si fa quanto si può per garantire agli allievi moralità, scienza e sanità, a cui i nostri Cooperatori possono indirizzare quei giovanetti, che intendessero percorrere la carriera degli studi »; le indulgenze speciali per il mese di settembre; e, in fine, venivano gli annunzi librari, tra cui un elenco dei fascicoli delle Letture Cattoliche, dal 1853 a tutto il 1877, completo quanto al numero, ma non autentico, perchè molti fascicoli esauriti vennero sostituiti con altre pubblicazioni, per soddisfare coloro che per le piccole biblioteche di sana propaganda popolare desideravano acquistare la collezione intera.

Anche il nuovo periodico incontrò subito grande favore; e in breve i primi numeri vennero esauriti, e per soddisfare quei nuovi cooperatori che desideravano la collezione completa, si ristampò in 4 pagine una parte del primo numero di agosto con la testata Anno 1°, n. 1°, Settembre 1877, Bibliofilo Cattolico o Bollettino Salesiano mensuale; e i numeri successivi ne seguirono la numerazione: ottobre n. 2°, novembre n. 3°, dicembre n. 4°; finchè il fascicolo di gennaio 1878, Anno II, n. 1°, assunse il titolo proprio « BOLLETTINO SALESIANO », e gli annunzi librari restarono limitati alla copertina.

Interessantissimi i primi tre numeri del « Bibliofilo Cattolico, o Bollettino Salesiano mensuale », e precisamente quelli elencati Anno III, n. 5, agosto 1877 - Anno III, n. 6, settembre 1877 - ed Anno I, n. 2, ottobre 1377; - perchè, come abbiamo accennato, contengono parecchie pagine di Don Bosco sullo scopo del Bollettino e dell'Associazione dei Cooperatori, dalle quali abbiam tolto i periodi dianzi riportati e che ci par doveroso riferire integralmente.

La duplice commemorazione cinquantenaria - dell'approvazione dei Cooperatori e della pubblicazione del Bollettino - non potrebbe avere un'illustrazione migliore o più autorevole di quella che le viene dalla parola stessa del Fondatore. Diciamo di più: è una documentazione nuova che getta una luce così viva sul duplice argomento, che va letta e meditata da chi vuol conoscere appieno il pensiero genuino di don Bosco.

Il "Bollettino Salesiano „ (1).

Nel nostro Regolamento, o Benemeriti Cooperatori, è prescritto un Bollettino mensuale che a suo tempo sarebbesi pubblicato per darvi ragguaglio delle cose fatte o da farsi onde ottenere il fine che ci siamo proposto. Secondiamo ora il comune desiderio, affinchè ognuno possa prestare l'opera sua con unità di spirito e rivolgere unanimi le nostre sollecitudini ad un punto solo: - La gloria di Dio, il bene della Civile Società.

A quest'uopo giudichiamo di servirci del Bibliofilo, Bollettino che da qualche anno si stampa nella nostra tipografia di Torino e che per l'avvenire sarà stampato nell'Ospizio di S. Vincenzo in Sampierdarena.

Questo nostro bollettino esporrà:

1. Le cose che i soci o i loro direttori giudicano di proporre pel bene generale e particolare degli associati, cui seguiranno le norme pratiche pei Cooperatori.

2. Esposizione dei fatti che ai soci riuscirono fruttuosi e che possono servire ad altri d'esempio. Quindi gli episodi avvenuti, uditi, letti: purché siano collegati col bene dell'umanità e della religione; le notizie e le lettere dei Missionari che lavorano per la fede nell'Asia, nell'Australia, e specialmente dei Salesiani, che sono dispersi nell'America del Sud in vicinanza dei selvaggi, è materia per noi opportuna.

3. Comunicazioni, annunzi di cose diverse, opere proposte; libri e massime da propagarsi sono la terza parte del Bollettino.

Esposti così i nostri pensieri veniamo alla dimanda che ci vien fatta da tutte parti, di sapere, cioè, quale sia lo scopo pratico dei Cooperatori.

(1) Dal Bibliofilo Cattolico o Bollettino Salesiano mensuale, anno III, n. 5. Agosto 1877.

Scopo dei Cooperatori Salesiani.

Il titolo del diploma o del libretto presentato ai Cooperatori spiega quale ne sia lo scopo. Diamone tuttavia breve spiegazione.

Diconsi Cooperatori Salesiani coloro che desiderano occuparsi di opere caritatevoli non, in generale, ma in ispecie, d'accordo e secondo lo spirito della Congregazione di S. Francesco di Sales.

Un Cooperatore di per sè può fare del bene, ma il frutto resta assai limitato e per lo più di poca durata. Al contrario unito con altri trova appoggio, consiglio, coraggio e spesso con leggera fatica ottiene assai, perchè le forze anche deboli diventano forti se vengono riunite.

Quindi il gran detto che l'unione fa la forza, vis unita fortior.

Pertanto i nostri Cooperatori seguendo lo scopo della Congregazione Salesiana si adopereranno secondo le loro forze per raccogliere ragazzi pericolanti ed abbandonati nelle vie e nelle piazze; avviarli al catechismo, trattenerli nei giorni festivi e collocarli presso ad onesto padrone, dirigerli, consigliarli, aiutarli per quanto si può, per farne buoni Cristiani ed onesti cittadini. Le norme da seguirsi nelle opere, che a tale uopo si proporranno ai Cooperatori, sarà materia del « Bollettino Salesiano ».

Si aggiungono le parole: «un modo pratico » per notare che qui non si stabilisce una Confraternita, non un'Associazione religiosa, letteraria o scientifica, nemmeno un giornale; ma una semplice unione di benefattori dell'umanità, pronti a dedicare, non promesse, ma fatti, sollecitudini, disturbi e sacrifizi per giovare al nostro simile. Si è messa la parola un modo pratico: perchè non intendiamo dire che questo sia il solo mezzo per far del bene in mezzo alla civile società; anzi noi approviamo ed altamente lodiamo tutte le istituzioni, le unioni, le associazioni pubbliche e private che tendono e beneficare l'umanità, e preghiamo Dio che a tutti mandi mezzi morali e materiali per conservarsi, progredire e conseguire il fine proposto. Noi a nostra volta qui intendiamo proporre un mezzo di operare e questo mezzo lo proponiamo nell'Associazione dei Cooperatori Salesiani.

Le parole giovare al buon costume dànno ancor più chiaramente a conoscere ciò che vogliamo fare e quale sia il comune nostro intendimento.

Estranei affatto alla politica, noi ci terremo costantemente lontani da ogni cosa che possa tornare a carico di qualche persona costituita in autorità civile od ecclesiastica. Il nostro programma sarà inalterabilmente questo: - Lasciateci la cura dei giovani poveri ed abbandonati, e noi faremo tutti i nostri sforzi per far loro il maggior bene che possiamo, chè così crediamo poter giovare al buon costume ed alla civiltà.

I primi Cooperatori (1).

Dato un cenno sullo scopo dei Cooperatori Salesiani, nasce spontaneamente il desiderio di conoscerne l'origine, il progresso e l'organismo, siccome studieremo di fare nel presente numero.

Fin dal 1841 si cominciò in Torino il catechismo ai giovani più poveri ed abbandonati, a quei giovanetti che si trovano da un momento all'altro in procinto di essere condotti a popolare le prigioni (1).

La messe era assai copiosa e vie più copiosa diveniva a vista d'occhio. Il Sac. Bosco trovavisi spesso circondato da cinquecento o seicento fanciulli, sì che gli tornava impossibile tener in freno e provvedere ai bisogni di quella moltitudine. Fu allora che molti zelanti sacerdoti e pii secolari a lui si associarono per coadiuvarlo nell'esercizio di quest'importante ministero. Capi di essi ricordiamo con piacere e con gioia gli zelanti e non mai abbastanza compianti Teol. Giovanni Borel, D. Cafasso Giuseppe, Can. Borsarelli. Questi furono i primi Cooperatori ecclesiastici. Ma tutti, legati da altre gravi occupazioni, potevano solamente prestare aiuto in certe ore ed in certe eventualità, non regolarmente.

Si ricorse allora ad alcuni signori, nobili e borghesi, che si offersero di buon grado ed in numero sufficiente di fare il Catechismo, scuola, assistere in tempo delle funzioni entro e fuori di chiesa. Guidarli nelle preghiere, nel canto, prepararli ai Santi Sacramenti e istruirli per ricevere degnamente la Cresima, era l'uffizio di quegli esemplari cristiani. Fuori di chiesa poi mantenevano l'ordine, accoglievano i fanciulli quando giungevano all'Oratorio, con amorevolezza facevano parte dei loro trastulli e segnavano il sito dove potersi a piacimento divertire.

Altro Uffizio importante dei Cooperatori era quello detto di collocamento. Molti ragazzi, venuti di lontano paese, si trovavano senza pane, senza occupazione, senza chi prendesse cura di loro. Alcuni Cooperatori si davano premura di cercare coloro che non avessero lavoro, procuravano di pulirli e metterli in grado di presentarsi decentemente nelle officine e collocarli presso a qualche onesto padrone. Lungo la settimana li visitavano e procuravano di condurli la domenica seguente, affinchè non si perdesse in un giorno il frutto che erasi procacciato colle sollecitudini di più settimane.

Tra questi Cooperatori parecchi durante l'invernale stagione per vie disagiatissime si recavano ogni sera a fare la scuola di lettura, scrittura, canto, aritmetica ed anche di lingua italiana. Altri poi venivano tutti i giorni al mezzodì per istruire nel catechismo quelli che maggiormente ne abbisognavano.

(Continua).

(1) Dal Bibliofilo Cattolico o Bollettino Salesiano mensuale, Anno III, n. 6, Settembre 1877.

(1) ... Le radunanze dei giovani nel 1841 avevano luogo nella chiesa di S. Francesco d'Assisi in Torino; nel 1844 si tenevano nei campi e prati di Valdocco.

All'Esposizione Missionaria Salesiana.

Continua ogni giorno, massime nei festivi, un'affluenza consolante; sono intere famiglie, scuole, istituti e pellegrinaggi, provenienti dalla città, dai dintorni, dal Piemonte e da altre regioni.

Il 26 giugno s'inaugurò in un nuovo grande reparto un'Esposizione di arredi ed oggetti sacri per i Missionari e per i neofiti, confezionati o raccolti a cura del Comitato Centrale delle Dame Patronesse, e da altri attivissimi Comitati, tra i quali meritano una special menzione di alto encomio quelli di Roma, Napoli e Catania.

Esposizione di arredi sacri.

Ecco come il Momento del 27 giugno parlava di questa ben riuscita Esposizione:

Una cerimonia intima e di significato profondamente civile, si è svolta ieri pomeriggio nel reparto della Mostra Missionaria rimasto finora chiuso al pubblico. La grande sala « Per le Missioni » - che, raccoglie quanto in un anno le varie diocesi e in genere gli istituti religiosi e di beneficenza hanno fatto pervenire alla sede centrale di Torino per essere poi diramato nelle lontane Missioni d'Africa, di Asia e d'America - ha aperto i suoi battenti.

È questa una funzione che si rinnova annualmente per merito di quel Comitato di benefiche signore la cui presidenza è affidata a S. A. R. la Principessa Laetitia; ma la funzione di ieri ha assunto uno speciale significato, coincidendo con l'interessantissima Esposizione Missionaria Salesiana.

La nuova sala offre un curioso aspetto. Quanto può tornar utile alla salute materiale e spirituale di quelle lontane e barbare genti, fra le quali i continuatori della grandiosa opera iniziata da Don Bosco lavorano con zelo infaticato e sovente con quotidiano rischio della vita, è qui raccolto, per l'anima e per il corpo; ed è raccolto con umiltà degna del luogo, con una severità degna dello scopo.

Sono paramenti e vasi sacri per quelle chiese improvvisate talora all'aperto, nella solenne austerità della natura; indumenti d'ogni genere destinati a ricoprire nudità di nuovi convertiti; medicinali e strumenti chirurgici di prima necessità; oggetti di cancelleria, libri, immagini sacre, modesti arredamenti che possono infondere nelle anime attonite un primo barlume di vita civile...

L'opera sanitaria nelle Missioni Salesiane.

Il 1 luglio, a cura del Comitato Esecutivo della Mostra Missionaria, alla presenza del rev.mo sig. Don Rinaldi, del senatore Conte Rebaudengo, del dott. comm. Abba, medico capo dell'Ufficio d'Igiene del Municipio, del dott. comm. Possetto, del prof. Bormans, del prof. Maggiora Vergani della R. Università, del dott. comm. Nota, del dott. Casassa, e di altri illustri sanitari e numerosissimo pubblico, il prof. comm. Ferdinando Battistini, già assessore per l'igiene del Comune di Torino, tenne nel salone delle proiezioni una splendida conferenza su « L'opera sanitaria nelle missioni salesiane ».

Esordì col rilevare l'importanza dell'Esposizione Missionaria, che acquista un interesse speciale per la funzione civilizzatrice del Missionario, per la forza che crea la sua figura caratteristica che fa sentire sempre presente la nostra Patria nei più lontani paesi, in immensi campi di redenzione morale e materiale...

Passando a parlare delle istituzioni ed opere di assistenza, l'oratore ricorda che il grande Cardinal Massaia lasciò importanti osservazioni sul vaiuolo, come altri missionari fecero seri studi su altre malattie, compresa quella del sonno, così grave nelle regioni tropicali. I Missionari della Consolata curarono l'istruzione tecnica del loro personale, con frutti consolantissimi.

Anche i Salesiani si dedicarono subito con abnegazione all'assistenza sanitaria; basti ricordare l'ospedale di Viedma, fondato da Mons. Cagliero e l'eroica assistenza a migliaia di lebbrosi in immensi lazzaretti, dove si fusero i due spiriti del beato Cottolengo e del Ven. Don Bosco nel compianto ed eroico D. Michele Unia e nel suo successore D. Evasio Rebagliati che estesero a ben 13 mila lebbrosi l'opera caritatevole, e altri sacerdoti e suore morte per il terribile morbo. « Inchiniamoci reverenti, dice il comm. Battistini, a questi martiri ed eroi della carità e della medicina! »

Quindi rileva le grandi difficoltà che incontra il missionario per l'ignoranza assurda di ogni regola d'igiene, e per i pregiudizi e la diffidenza delle tribù selvaggie in tema di medicina. Fra i Bororos, il concetto di malattia è unito a quello di malefizio.

E perciò si compiace dell'istituzione di una Commissione sanitaria per le direttive tecniche del missionario salesiano per provvedere la cassetta tipo portatile di pronto soccorso, dell'armadio farmaceutico, del più semplice tipo di ambulatorio e di ospedaletto. Contemporaneamente, nelle case di preparazione per il personale missionario verranno impiantati corsi per l'istruzione dei principali mezzi sanitari: e speciali gruppi. di missionari verranno istruiti con corsi di conferenze sulle malattie particolari delle regioni a cui sono destinati, e fondate biblioteche con opere igienico-profilattiche.

Conchiude, augurandosi che da Torino, culla delle Missioni Salesiane, con l'aiuto di tutti i Cooperatori ed ammiratori dell'Opera di Don Bosco, l'opera sanitaria abbia ad irradiarsi nelle più lontane regioni del mondo, sull'esempio dei poveri alunni dell'Oratorio che hanno fornito i mezzi per una tenda ambulatorio.

Sul volo del "Norge ".

Il 4 luglio, ad iniziativa dello stesso Comitato Esecutivo della Mostra Missionaria, il prof. Filippo Eredia, Direttore dell'Istituto Meteorologico Italiano, tenne una conferenza su la meteorologia nel volo del « Norge ».

L'illustre scienziato, che organizzò il servizio meteorologico durante la leggendaria gesta del dirigibile italiano, ha tenuto al pubblico accorso numerosissimo una piacevole, divertente, garbatissima conversazione, senza eccedere in dimostrazioni scientifiche e mettendo invece in rilievo con cento aneddoti quanto di gentile, di buono, di entusiastico e di baldamente giovanile fu nella meravigliosa impresa.

Dopo una rapida esposizione dei progressi ottenuti nel campo della meteorologia dai primi esperimenti ad oggi con l'ausilio dei varii tipi di areostati e dei cervi volanti, e dopo avere rivendicata all'Italia l'iniziativa degli studi delle regioni atmosferiche, l'Eredia ha narrato le fasi più importanti del volo, dalla partenza fino alla gran tappa di Pietrogrado, ove giunse egli pure a bordo della navicella; ed Inviato un caloroso ringraziamento agli scienziati russi che si son messi a completa disposizione dei naviganti, ha descritto anche la seconda e più avventurosa parte del viaggio.

L'egregio conferenziere è stato lungamente applaudito.

CONGRESSI MISSIONARI.

Tra i Congressi locali e regionali, che in adesione al X° Congresso Internazionale Salesiano si sono svolti ovunque sono case salesiane, meritano un cenno speciale quelli di Lòdz in Polonia e di Napoli.

12.000 Congressisti a Lòdz (Polonia).

A Lòdz le funzioni solenni che precedettero il Congresso si svolsero nella cattedrale, con l'intervento di Mons. Tymieniecki, Vescovo diocesano, dell'Arcivescovo Mons. De Ropp, e dei Vescovi Mons. Hlond e Mons. Okoniewski.

Imponente il corteo composto di 15.ooo persone d'ogni grado sociale, autorità e rappresentanze, che sfilò dalla cat†edrale all'istituto salesiano.

Le adunanze si svolsero in una gran sala dov'erano stati preparati 4000 posti numerati. Anche la sala sottostante si gremì di più di 6ooo persone che restarono in piedi. Anche il cortile si affollò ed anche la strada, avanti l'Istituto, era rigurgitante di quelli che non avevan potuto trovar posto nelle sale. Si contarono a 12.ooo le persone accorse al Congresso, al quale presero parte il Prefetto e il Presiden†e della città e numerosissimi personaggi.

Le sedute furono due. Nell'antimeridiana si trattò dell'impor†anza ed attualità delle Missioni Cattoliche, del contributo della Polonia e dell'azione svolta dal Ven. Don Bosco a pro' delle Missioni. Nella pomeridiana s'illustrarono le Missioni Salesiane e i mezzi migliori per favorirle. Gli stessi temi si svolsero contemporaneamente in ambedue le sale. Inviarono adesioni e benedizioni molti Vescovi, l'Em.mo Card. Kakowski, il Nunzio Apostolico S. E. R. Mons. Lauri, e lo stesso Santo Padre.

Fu un vero trionfo del Ven. Don Bosco e dell'attività sua a favore delle Missioni.

Il Congresso Regionale di Napoli.

A Napoli il Congresso Regionale di Cooperazione Missionaria Salesiana si svolse dal 17 al 20 giugno, accompagnato da speciali funzioni nella chiesa del Sacro Cuore al Vomero e in quella dei Gerolomini per la gioventù e per il popolo, rese più solenni dall'intervento delle LL. EE. RR.me, Mons. Guerra Arcivescovo tit. di Verissa, Mons. Petrone Vescovo di Pozzuoli, Mons. Melchiori Vescovo di Nola, e Mons. D'Alessio Vescovo Ausiliare di S. E. il Cardinale Arcivescovo.

La mattina del 17, dopo l'inaugurazione della Mostra dei doni « pro Missioni Salesiane », si raccolsero a convegno i decurioni e direttori dei Cooperatori salesiani sotto la presidenza di Mons. Vescovo di Pozzuoli, del rev.mo dott. Don Pietro Tirone, rappresentante del sig. Don Rinaldi, e dell'ispettore dott. Don Arnaldo Persiani.

Il S. Padre «vivamente compiacendosi benefica attività salesiana incremento Missioni Estere, auspica da codesto Congresso Missionario Regionale frutti degni generose tradizioni cattolica Napoli » ed « invia singoli intervenuti ai lavori apostolica benedizione ».

L'adunanza interessò assai il folto uditorio, per l'ardente parola dei relatori, il rev.mo Don Marseglia, il comm. Mastellone, duca di Salza, e il ch.mo Mons. Fabozzi.

Il venerdì fu consacrato alla preghiera; e la conferenza con proiezioni luminose, che Don Fasulo doveva †ener quel giorno al R. Politeama, ebbe luogo con gran concorso il 22.

Il sabato, convegno delle Ex-allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

La domenica è la volta degli Ex-allievi e degli Allievi. Più di 15oo giovani, accolti da tutta la città e dagli Istituti Salesiani di Caserta, Castellamare e Portici, con a capo la banda degli orfani di guerra di Bari, convengono di buon mattino nel cortile dell'Episcopio per rendere omaggio al Card. Arcivescovo; e dopo aver ascoltata la Messa nella chiesa dei Gerolomini, sfilano in corteo per Via Duomo e Corso Umberto fino a Piazza Dante. Segue l'adunanza degli ex-allievi; e nel pomeriggio, alla presenza di S. E. il Cardinale Ascalesi, e di altri Arcivescovi e Vescovi, ed eminenti Autorità e Rappresentanti, nel cortile dell'Istituto del Vomero, il comm. Avv. Felice Masera commemora il Card. Cagliero. Cessati gli applausi che salutano le sue ultime parole, d'un tratto cala il drappo che ornava, il palco sul quale sedevano le autorità ed appare un al†are. Il gremito cortile diviene un tempio. Si avanza l'Arcivescovo Mons. Guerra, intona il Te Deum, ed imparte la Benedizione Eucaristica.

Il Venerabile Don Bosco e il culto della Santissima Eucaristia.(1)

Quando insisteva sulla frequenza alla Santa Comunione, dissipava le difficoltà più comuni. Diceva così:

«Taluno dirà: Io sono troppo peccatore. Se tu sei peccatore, procura di metterti in grazia col Sacramento della Confessione e poi accòstati alla S. Comunione, e ne avrai grande aiuto.

» Un altro dirà: Mi comunico di rado per avere maggior fervore. È questo un inganno. Le cose che si fanno di rado per lo più si fanno male. D'altronde essendo frequenti i tuoi bisogni, frequente dev'essere il soccorso per l'anima tua.

» Alcuni soggiungono: Io sono pieno d'infermità spirituali e non oso comunicarmi sovente. Risponde Gesù Cristo: «Quelli che stanno bene non hanno bisogno del medico »; perciò quelli che sono maggiormente soggetti ad incomodi, loro è mestieri essere sovente visitati dal medico.

» Coraggio dunque, se vuoi fare un'azione la più gloriosa a Dio, la più gradevole a tutti i Santi del cielo, la più efficace per vincere le tentazioni, la più sicura a farti perseverare nel bene, ella è certamente la Santa Comunione ».

E in tanta insistenza quanta cura e vigilanza perchè anche dai fanciulli si protraesse il ringraziamento per un quarto d'ora. Secondo lo spirito della S. Liturgia dispensava la S. Comunione infra Missam e non voleva che uscissero di chiesa se non dopo un quarto d'ora dall'amministrazione della Santa Comunione, disponendo che terminassero nel frattempo le preghiere quotidiane ed attendessero ad un po' di meditazione o di lettura spirituale.

E quanto zelo e quante cautele perchè nessuno osasse appressarsi alla Mensa Eucaristica non ben preparato!

Quando parlava di questo a lui più caro tra tutti i Misteri, specie dell'eccesso d'amore che Gesù ci dimostra con la sua presenza reale sotto le specie eucaristiche e del cocente desiderio che ci uniamo a Lui, talora piangeva e faceva piangere, e sempre con parole incisive ricordava le disposizioni necessarie per accostarsi degnamente alla Sacra Mensa.

E quando parlava della Comunione fatta indegnamente, « la sua voce - depose nei Processi quel dotto e caro teologo che fu il salesiano Don Luigi Piscetta - la sua voce aveva un non so che di solenne e di terribile che incuteva un sacro orrore del sacrilegio. Chi l'udiva, sentiva che l'anima sua era tutta compenetrata dalla grandezza e santità di questo Sacramento ».

La visita quotidiana.

Altra raccomandazione, frequente sul labbro del Venerabile e sempre con parole calde ed incisive, era quella di fare ogni giorno una visita a Gesù in Sacramento.

La devota celebrazione della Santa Messa era per Don Bosco una predica edificante che ogni sacerdote può e deve fare al popolo ogni volta che sale all'altare; e questa era una delle più vive raccomandazioni che ripeteva ai suoi sacerdoti durante gli Esercizi Spirituali, quando inculcava loro di ripassare attentamente le rubriche e di servirsi la S. Messa a vicenda per conoscere, ammonirsi, e correggersi di ogni più piccolo difetto. E per raggiungere una devota celebrazione abituale, il Venerabile raccomandava anche ai sacerdoti la visita quotidiana al SS. Sacramento, e di recitare il Breviario preferibilmente in chiesa innanzi all'Augusto Tabernacolo.

Nonostante la povertà che regnava nell'Oratorio, Don Bosco amava tanto lo splendore del divin culto e voleva che nel Santuario di Maria SS. Ausiliatrice ardessero avanti il Tabernacolo di continuo sei lampade. Ma più che le luci delle lampade, egli diceva che Gesù ama le fiamme dei cuori, e non lasciava alcun'occasione per inculcare anche agli alunni i preziosi vantaggi delle brevi visite a Gesù in Sacramento, e li esortava con meravigliosa carità a sacrificar volentieri qualche minuto di ricreazione per recarsi in chiesa a rendere omaggio al divin Prigioniero.

Oh! con qual ardore zelava queste visite spontanee degli alunni, e come godeva quando vedeva alcuni dei suoi preti, chierici o laici, interrompere i giuochi chiassosi e avviarsi in chiesa, attorniati da un bel numero di giovinetti

Il venerato Don Rua, suo degno Vicario e 1° Successore, quando nel 1901 s'inaugurò un busto del Venerabile presso la porta del coro di Maria Ausiliatrice, diceva agli alunni dell'Oratorio: «Volete fare una cosa sommarnente gradita a Don Bosco, che d'ora innanzi vi sorriderà sempre da questo luogo? Fate che ogni giorno vi veda passar tutti da questa porta per recarvi a far visita a Gesù in Sacramento. Se un giovinetto, ci diceva tante volte il buon Padre, si reca volentieri ogni giorno, anche solo un minuto, a pregare innanzi a Gesù in Sacramento, state certi che non terrà cattiva condotta ».

Don Bosco era solito a ripetere a tutti: « Volete che il Signore vi faccia molte grazie? visitatelo sovente. Volete che ve ne faccia poche? visitatelo di rado... Volete che il demonio vi assalti? visitate di rado Gesù in Sacramento... Volete che fugga da voi? visitate sovente Gesù... Volete vincere il demonio? rifugiatevi sovente ai piedi di Gesù.. Miei cari! La visita al Sacramento è un mezzo troppo necessario per vincere il demonio. Andate, dunque, sovente a visitare Gesù, e il demonio non la vincerà contro di voi ».

E ne dava egli stesso l'esempio.

Nella biografia di Francesco Besucco, parla delle insistenze che il pio giovane faceva presso quel prete o quel chierico, « affinchè radunati alcuni giovani, li accompagnasse in chiesa per visitare Gesù in Sacramento »; ed aggiunge che più d'una volta recandosi egli, il Venerabile, in chiesa dopo cena « mentre appunto i giovinetti della casa facevano la più allegra ed animata ricreazione nel cortile », e non avendo tra mano il lume, inceppò in cosa che sembravagli sacco di frumento, con rischio prossimo di cadere stramazzoni; « ma quale, egli dice, non fu la mia sorpresa quando mi accorsi di aver urtato nel devoto Besucco, che in un nascondiglio, dietro ma vicino all'altare, in mezzo alle tenebre della notte, pregava l'amato Gesù a favorirlo dei celesti lumi per conoscere la verità, farsi ognora più buono, più santo? » E che altro andava a fare Don Bosco in quell'ora nel luogo santo e perchè si appressava all'Augusto Tabernacolo, se non per intrattenersi più dappresso col Divin Salvatore in intimi colloqui?

La Compagnia del SS. Sacramento.

La divozione alla SS. Eucaristia fu per Don Bosco la più alta sorgente di fervore

e riuscì a promuoverla con splendidi risultati, anche tra gli alunni, con l'istituzione della Compagnia del SS. Sacramento. Eccone gli statuti, semplici, pratici, preziosissimi (1):

1) Lo scopo principale di questa Compagnia si è di promuovere l'adorazione verso alla SS.. Eucarestia e risarcire Gesù Cristo dagli oltraggi che dagli infedeli, dagli eretici e dai cristiani riceve in questo Augustissimo Sacramento.

2) A questo fine i confratelli procureranno di ripartire le loro Comunioni in modo che vi possa essere la Comunione quotidiana. Ciascun confratello, col permesso del confessore, avrà cura di comunicarsi ogni giorno festivo ed una volta lungo la settimana.

3) Si presterà con prontezza speciale a tutte le funzioni dirette al culto della SS. Eucarestia, come sarebbe servire la S. Messa, assistere alla Benedizione del Venerabile, accompagnare il Viatico quando è portato agli infermi, visitare il SS. Sacramento, quando è nascosto nel Santo Tabernacolo, e specialmente quando è esposto nelle Quarant'ore.

4) Ognuno procuri d'imparare a servire bene la S. Messa facendo con esattezza tutte le cerimonie, e proferendo divotamente e distintamente le parole che occorrono in questo sublime ministero.

5) Si terrà una conferenza spirituale per settimana, cui ognuno si darà premura d'intervenire e d'invitare gli altri a venirvi pure con puntualità.

6) Nelle conferenze si tratterranno cose che riguardino il culto verso il SS. Sacramento come sarebbe incoraggiare a comunicarsi col massimo raccoglimento, istruire ed assistere quelli che fanno la loro prima Comunione, aiutare a fare la preparazione ed il ringraziamento quelli che ne avessero bisogno, e diffondere libri, immagini, foglietti che tendono a questo scopo.

Beati quegli Oratori e quegli Istituti, dove fiorisce cotesta Compagnia, e felici, i giovani che vi appartengono: essi non possono non crescere l'orgoglio delle famiglie, della Religione e della Patria! E tale la vivezza del sentimento religioso che accende nei giovani cuori, che un ex-allievo, per esempio, così depone nel Processo per la Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Venerabile:

Ci aveva educati ad assistere alla S. Messa con tanto raccoglimento, che noi provavamo pena, vedendo altri ad assistervi malamente! »

Frutti preziosissimi.

Il Card. Alimonda, volendo ritrarre con una sola frase la profondità della straordinaria virtù di Don Bosco, disse che era abitualmente unito con Dio; difatti, ad ogni istante, in qualunque luogo, a qualunque cosa attendesse, quest'intima unione traspariva da tutta la sua persona. Sempre fisso in Dio, ne aveva frequente il nome nelle conversazioni famigliari e ne esaltava gli attributi alla vista delle meraviglie del creato; ma la SS. Eucaristia, com'era il centro dei suoi affetti, era l'alimento perenne della sua pietà e santità.

E mercè il culto eucaristico, al quale diresse e coordinò ogni altra divozione - e cominciare da quella di Maria Ausiliatrice - ed ogni pratica di pietà, ogni esercizio di virtù, ogni istruzione morale e religiosa ed ogni fattore educativo, ebbe la consolazione di vedere numerose schiere di alunni intimamente educati alla vita cristiana e migliaia di essi consacrarsi a Dio nel sacerdozio ed alla Società Salesiana, nuova splendida prova che la SS. Eucarestia è sempre il pane degli eletti ed il vino che germina i vergini!

Cosi, infatti, attorno il Venerabile fiorirono altre anime sante. Basti ricordare il giovinetto Domenico Savio, che passava le lunghe ore in estasi contemplando il Santo Tabernacolo e spirava a 15 anni dopo aver raggiunto il più alto grado di fervori eucaristici; Don Andrea Beltrami, che fu un vero serafino d'amore per Gesù Sacramentato; Don Michele Rua, che in questa come in ogni altra virtù, si studiò di far rivivere il Venerabile... dei quali è pure in corso la Causa di Beatificazione e Canonizzazione.

A tutti i giovani, anche ai meno virtuosi, era sprone a migliorare una sola parola del Venerabile. Talvolta, prima di andare a celebrare, ne chiamava qualcuno e gli diceva all'orecchio: - Che grazia vuoi che dimandi per te a Gesù nella santa Messa? - Il sentirsi da lui raccomandati a Gesù, quando l'avrebbe avuto nelle mani, era a tutti un incoraggiamento a correre la via del dovere.

Dal Culto Eucaristico Don Bosco traeva luce, forza, consiglio, ed anche i mezzi necessari per svolgere l'opera sua. Nei momenti più gravi, quando era costretto ad uscire in città in cerca di soccorsi straordinari per imminenti pagamenti o si trattava qualche affare importante per la Pia Società, disponeva che alcuni alunni, i più buoni e fervorosi, si succedessero senza interruzione innanzi a Gesù Sacramentato, ed otteneva ciò che desiderava. Quanti di questi fatti!

Quali ammaestramenti dobbiamo trarne?

Quali ammaestramenti noi possiamo e dobbiamo trarre dalla rievocazione di tant'amore di Don Bosco verso Gesù Sacramentato?

Quando, mossi dalla fama della sua santità e dai prodigi che il Signore concedeva alle preghiere dei figli ed alle sue benedizioni, molti quotidianamente correvano all'Oratorio e intere moltitudini si schieravano al suo passaggio in Italia, in Francia e in Spagna, e gli domandavano come ottenere dal cielo grazie e favori speciali, egli rispondeva a tutti di fare una novena a Maria Ausiliatrice; e, pregato a specificare in qual modo, consigliava la recita di tre Salve e della giaculatoria alla Vergine, e prima ancora tre Pater Ave e Gloria a Gesù in Sacramento, con la giaculatoria: Sia lodato e ringraziato ogni momento il Santissimo e Divinissimo Sacramento; e insieme li invitava ad accostarsi alla S. Comunione. Nè più ne meno egli ripeteva ciò che aveva additato come scopo fondamentale ai Divoti di Maria Ausiliatrice fin dal 1869, quando ne volle canonicamente eretta l'Associazione.

Ebbene, in primo luogo, proponiamoci di unire, come fece e insegnò Don Bosco, la devozione a Gesù Sacramentato e la divozione alla Madonna, ed esperimenteremo noi pure la dolcezza e i frutti di questa unione, specialmente in ogni strettezza o tribolazione, spirituale e temporale.

In secondo luogo facciamo nostro il suo metodo educativo. Non è il caso di diffonderci su questo argomento sufficientemente conosciuto, ma proponiamo d'inculcare a tutti, particolarmente ai giovani, la frequenza dei SS. Sacramenti, e d'insistere amabilmente, prudentemente, come faceva il Venerabile, perchè ascoltino l'invito.

Teniamo presente questa sua calorosa dichiarazione riassuntiva: « Dicasi pure quanto si vuole intorno ai vari sistemi di educazione, ma io non trovo alcuna base più sicura se non nella frequenza della Confessione e della Comunione, e credo di non dir troppo affermando che omessi questi due elementi la moralità resta bandita... (1) ».

Il Sacramento della Penitenza - per Don Bosco - è il più gran sostegno della debolezza giovanile: « Raccomando - insiste - coi più vivi affetti del cuore a tutti, ma in special modo alla gioventù, di voler far per tempo la scelta di un confessore stabile, nè mai cangiarlo se non in caso di necessità... ».

Istruiamo perciò i giovani sullo scopo di questo Sacramento, sui vantaggi di un confessore stabile e sopra il sigillo sacramentale, ed: « Io sono persuaso - ci assicura Don Bosco - che se queste cose saranno raccomandate e a dovere spiegate, si otterranno grandi risultati morali fra i giovanetti e si conoscerà coi fatti qual meraviglioso elemento di moralità abbia la Cattolica Religione nel Sacramento della Penitenza ».

E ricordiamo anche che « il secondo sostegno della gioventù è la Santa Comunione.

Fortunati quei giovinetti che cominciano per tempo ad accostarsi con frequenza e colle debite disposizioni a questo Sacramento (1) ».

Sia, quindi, nostra cura di preparar. anche per tempo i fanciulli alla la Comunione. La Comunione - è un altro pensiero di Don Bosco - fa riflettere sull'annientamento del Figlio di Dio, anche la mente del fanciullo, il quale «sotto l'influsso potente e le divine attrattive di un tal esempio », diviene capace « di disprezzare tutta ciò che le seduzioni del mondo possono offrire agli umani desideri e di seguire Gesù nell'umile e faticosa via dell'abnegazione e della dedizione più generosa. Gesù si è sacrificato per lui ed egli si sentirà spinto a sacrificarsi totalmente per Gesù. Gesù si dona tutto a lui, ed egli sarà mosso a darsi tutto a Gesù (2) » Gran pensiero questo, che dovrebbero aver presente per il proprio profitto, non solo i figli, gli allievi e i Cooperatori del Venerabile, ma tutti i cristiani, specie i padri e le madri di famiglia, gli educatori e i sacerdoti; e rammentarlo alla gioventù.

Ricordiamo, infine - e pratichiamolo noi e predichiamolo a tutti - che il gran mezzo più caro a Gesù ed a Maria per ottenere ogni sorta di grazie è sempre la S. Comunione.

Don Bosco era già sul letto di morte, quando l'ultimo di dicembre del 1887, invitato a dare, com'era solito, un ricordo, un pensiero, quale strenna agli alunni, quasi a suggello dei suoi più grandi insegnamenti, raccomandava loro « la frequente Confessione e la frequente Comunione», non tanto per il nuovo anno, ma per tutta la vita.

E nelle ultime Memorie per i Salesiani, dove vergò quanto il cuore e l'esperienza gli suggerivano di più pratico e importante, perchè potessero allargare il solco da lui aperto nella vigna del Signore: « Due fonti di grazie - scrive - per noi sono raccomandare preventivamente in tutte le occasioni di cui possiamo servirci ed inculcare ai nostri giovani allievi che in onore di Maria si accostino ai SS. Sacramenti ed esercitino almeno qualche opera di pietà ». Le due fonti di grazie, quali affiorano luminose dal contesto, sono la divozione alla Madonna e l'amore a Gesù unite e fuse insieme nel Culto Eucaristico. Di fatti Don Bosco prosegue così: « L'ascoltare con devozione la S. Messa, la visita a Gesù Sacramentato, la frequente Comunione Sacramentale o almeno Spirituale, sono di sommo gradimento a Maria e un mezzo potente per ottenere grazie speciali ».

(1) Cfr. i numeri di maggio e giugno u. s.

(1) Cfr.: Vita di Michele Magone, capo XIII.

(1) Cfr.: Il Pastorello delle Alpi, ovvero Vita del giovane Besucco Francesco di Argentera, capo XIX.

(1) Ivi, capo XX.

(2) Cfr.: la biografia di Luigi Colle, capo III.

LE MISSIONI SALESIANE

Un'escursione apostolica nell'Assam.

(Relazione del Prefetto Ap. Mons. Luigi Mathias al Sig. Don Rinaldi). Shillong, 20-5-1926.

Amatissimo Padre,

La stagione, che costì è invernale, è per noi la stagione asciutta e permette al missionario di fare le sue escursioni e di poter con facilità avvicinare la maggior parte dei fedeli che in altri tempi sono intenti alla semina o ad altri lavori. E anche il periodo delle vacanze pei nostri chierici e ce ne approfittiamo per dar loro lezioni pratiche di vita apostolica.

Per questo nel gennaio u. s. mi recai a visitare parecchi centri sui monti e in pianura e presi con me quattro intrepidi chierici, dando a ciascuno un incarico speciale: quello dell'alloggio al ch. Fiore; cucina al ch. Zappa; la cura e l'impianto del cinema portatile e delle proiezioni al bravo ch. Cinato ed al suo aiutante maggiore Camolese, ai quali affidai anche un piccolo grammofono, per radunar la gente alle conferenze.

Quattro portatori ci seguivano fedelmente con tutto il bagaglio ed ognuno di noi aveva il suo sacco di montagna.

Nongbah. - Benedizione della nuova Chiesa.

La prima tappa fu a Nongbah, a circa 50 chilometri da Shillong. La cara popolazione di questa fervente comunità, già preavvisata, ci accolse a sparo di bombe speciali, noci di cocco, riempite di polvere, cui si dà fuoco con una miccia.

Era il sabato 16 gennaio. Molti erano accorsi da altri villaggi, curiosi di vedere la solenne benedizione di una nuova chiesa ed anche di assistere ad un po' di pontificale, chè si cerca di far sempre un po' di solennità, sapendo come rimangano bene impressionati gli stessi avversari, in vista delle belle cerimonie di nostra Santa Religione.

Iniziata la festa con la benedizione solenne, cominciarono subito le confessioni numerosissime: ed a sera si radunavano circa due mila persone per le proiezioni fisse ed animate. Tutta la popolazione del paese e dei dintorni s'era riversata nel povero piazzale per vedere il nuovo spettacolo.

E l'indomani la nuova Chiesa, capace di 6oo persone, era troppo angusta. La funzione si svolse assai bene. Le orfanelle sotto la direzione delle Suore di Nostra Signora delle Missioni, venute dalla stazione di Raliang, eseguirono scelta musica: ed ebbi la consolazione di distribuire più di trecento Comunioni, d'amministrare un centinaio di cresime e conferire parecchi battesimi. A sera ripetizione del cinema dinnanzi a 3000 persone.

Raliang. - Jowai, nuova stazione.

Il carissimo Don Mazzetti, re di Raliang e vicinanze, ci aveva preceduti a Nongbah, mèta prediletta delle sue escursioni missionarie e ci accompagnò al suo quartiere generale, a circa trenta chilometri da Nongbah ed ottanta da Shillong.

Raliang, descritta le tante volte, è la residenza più povera e bisognosa della missione, La sua lontananza da Shillong, resa sensibilissima per le difficoltà di comunicazioni, la priva di tanti aiuti e mezzi che potrebbero renderla più fiorente.

Fui colpito alla vista della chiesa che minaccia rovina ed elencai la sua prossima ricostruzione tra le cose più urgenti senza però intravvedere il modo che mi permetterà di mettermi all'opera, trovandomi in assoluta mancanza di mezzi. A lei, amato Padre, il venirci in aiuto col trovarci chi voglia interessarsi di questa opera urgentissima.

Dopo due giorni di fermata, in cui ebbi la consolazione di amministrare vari Sacramenti e di veder radunata numerosa folla alle proiezioni catechistiche, ci recammo a Jowai, accompagnati dal carissimo D. Domenico Farina, che nel mese di marzo fissò le sue tende in questa nuova e promettentissima residenza.

A Jowai nulla di speciale. Fu una semplice ispezione per la prossima venuta e proseguimmo per Lamin.

I Var aspettano il Missionario.

A Shillong si lavora tra i Khassì, a Nongbah e a Raliang tra i così detti Synteng che parlano un dialetto alquanto difficile, ed avvivinandoci a Lamin trovavamo i cosidetti Var, dall'aspetto intelligente. Essendo nelle vicinanze della pianura hanno maggior facilità di comunicazioni con tribù più evolute e se ne vede l'effetto. Anche essi hanno il loro dialetto, ma fortunatamente su questi monti la maggioranza comprende il Khassì e l'opera nostra è facilitata.

Lamin è un paese di difficilissimo accesso. Posto quasi a picco sulla pianura del Sylhet, non presenta nulla di speciale, ma gode di un magnifico panorama che rallegra il missionario e lo solleva dalla sua stanchezza. I Padri del Divin Salvatore vi avevano un sacerdote residente e la, popolazione non sa ancora rassegnarsi ad esserne priva, donde le continue domande cui debbo rispondere col silenzio o con penosa negativa.

Era la prima volta che mi recava a Lamin. La popolazione, orgogliosa e contenta nel veder tanti missionari tra piccoli e grandi, andò a gara nel mostrarsi generosa e non ci lasciò mancare nulla. E il paese del caffè, ed un buon pagano volle regalarcene un sacchetto.

L'incaricato del grammofono, come l'ebbe messo a posto e prese a farlo suonare, ebbe presto intorno a sè un centinaio di fanciulli: e i nostri chierici, dimentichi di aver camminato per più di dieci ore, si misero subito all'opera ed improvvisarono un oratorio festivo sull'angusta piazza del paese. Canti e giuochi si succedettero, e ben presto un buon numero di spettatori formò un gran circolo di curiosi che non finivano di manifestare la loro ammirazione nel vedere come i piccoli padri intrattenevano in un modo mai visto tutta la gioventù del paese. In fine si annunziò il cinema, e la sera gli spettatori oltrepassarono i due mila. Lo si ripetè per tre sere ed ogni sera i curiosi, accorrendo anche da 2o miglia, raddoppiarono. Ce ne approfittammo per intercalare le films con le proiezioni e far una predica su Gesù Salvatore in cui tutti gli uomini devon credere per essere salvi.

Anche qui non mancarono le consolazioni spirituali: amministrai più di trenta battesimi, un centinaio di cresime, e le confessioni e le S. Comunioni raggiunsero quelle di Nongbah. Si benedissero anche parecchi matrimonii. Restammo a Lamin tre giorni e qui pure vi fu un pontificale ridotto, che lasciò gradita impressione in quegli ottimi cristiani.

La popolazione ci vide par†ire con rammarico. I fanciulli, ripetendo i canti imparati e le arie del grammofono, ci accompagnarono per più miglia e sarebbero venuti tutti con noi se, a un certo punto, non avessi loro imposto di tornar a casa.

Seppi, giorni fa, che ai buoni amici di Lamin toccò un brutto scherzo che facilmente avrà cattive conseguenze. Un infelice, datosi al brigantaggio, era divenuto il terrore di tutti. Aveva già commesso parecchi omicidi, incendiato varie case, e giurato di cibarsi del cuore di parecchi, quando, risoluti di finirla, una decina di giovinotti, sei dei quali cristiani, giurarono di liberarsene. E così fu. Tornato minaccioso al paese, lo finirono in pochi minuti. La giustizia fece prigionieri i colpevoli, che si presentarono spontaneamente, ed è in corso il giudizio.

Nella pianura del Sylhet. - Una sorpresa. La salita di Unnim. - La Passione di Gesù.

Lasciato Lamin ci dirigemmo alla pianura. La gita è meravigliosa. Correvamo tra aranceti e piantagioni di ananas e banani, sotto l'ombra delle altissime palme di betel. Giunti ad un fiume sull'imbrunire e trovati alcuni barcaioli musulmani si cercò di contrattare per essere portati fino a Shella: ma visto che le loro pretese erano troppe, decidemmo di oltrepassare il fiume e d'inoltrarci nella foresta, dove avremmo certamente trovato ricovero. Le speranze, ognuno sa, non si realizzano sempre, ma sempre avanti.

Inoltratici nel folto della foresta, che ci sembrava dovesse presto terminare, si vide giungere la notte ed un cupo rumore più d'una volta ci rese silenziosi. Ognuno può immaginare i commenti in simili circostanze e benchè tutti volessero fare i forti non tutti erano sicuri. Fortuna volle che un cane abbaiasse. Si prese la direzione ed in meno di cinque minuti fummo proprio nelle vicinanze della residenza del Siem (il re) di Kyriem. Chiesto come e dove alloggiare, ci vennero mostrate a poca distanza le capanne abbandonate due giorni prima dall'ufficiale inglese che aveva ispezionata la regione: quattro capanne, e tutte a nostra disposizione! Contenti come un Pasqua, intonammo una lode a Maria Ausiliatrice, e benchè la voce fosse debole per la stanchezza, la valle ed il bosco eccheggiarono della nostra melodia. La notte fu delle migliori benchè dalle fessure delle pareti forte soffiasse il vento.

Di buon mattino si lasciò l'accampamento per riprendere il bosco, tra aranceti e giardini meravigliosi; e verso le dieci, all'improvviso, ci trovammo ad un mercato. Qual non fu la nostra sorpresa nel vederci subito circondati da amici e conoscenti! Eravamo nelle vicinanze di Umniu: vicinanze per modo di dire. Umniu è una nuova conquista dell'instancabile Don Bars. Il paese, un vero nido d'aquile, è posto quasi a picco sui monti Khassì e l'ascensione è delle più difficili che abbia mai fatto. Credo che la salita del Monviso non spossi tanto quanto la salita a certi paesi Khassì, dove la gente s'arrampica come scoiattoli e vi dice una salita di cinque minuti quella che poi con l'orologio in mano non si può fare in meno di due o tre ore.

Ci additarono Umniu a due salti; e partiti all'una dopo pranzo vi giungemmo stanchi morti alle sette di sera, madidi di sudore!

Giunti a quel nido di aquile, benchè fosse tardi, fummo circondati da una folla numerosa, che c'indusse a metter fuori il grammofono e a promettere per la sera il cinema giacchè tutta la popolazione era al corrente delle nostre escursioni. Ci fermammo due giorni e due notti e vedemmo raccolte più di 4000 persone.

Si dovette nuovamente scendere nelle pianure per recarci più facilmente a Laitkynsew, ultima mèta, dove i nostri chierici passavano le loro vacanze e ci aspettavano per celebrare solennemente la festa di S. Francesco di Sales e partecipare ad un convegno generale della gente dei monti Khassì.

Un convegno di seimila persone.

Dopo circa dodici ore di cammino, alquanto faticoso, giungevamo alla residenza di Don Bars, dov'era cominciato il congresso. Da tutte le parti dei Khassì Hills erano venuti i nostri e coloro che desiderano esser nostri, facendo tre, quattro e cinque giorni di viaggio.

Il risultato fu dei migliori: il congresso durò tre giorni: e l'ultimo giorno, malgrado la pioggia, contammo più di seimila persone venute a prender parte alla festa. Se il tempo ci fosse stato favorevole ne avremmo avuto diecimila. Mai altro congresso, nemmeno degli avversari, molto più numerosi di noi, aveva raggiunto un numero così grande.

Vi furono battesimi, cresime e confessioni e comunioni senza fine. La chiesa, che già è grande, non bastava naturalmente per il numero, e ci fu giuocoforza metter su un immenso padiglione all'aperto, dove tutta la gente potè comodamente partecipare alle riunioni ed alle cerimonie. Fu un trionfo!

(Continua)   Mons., Luigi MATHIAS Prefetto Apostolico.

Come il Signore protegge i nostri Missionari.

(Lettera del Sac. Giovanni Guarona al sig. Don Rinaldi).

Amatissimo Padre,

Le concise notizie dei giornali sulla situazione penosa di questa travagliata repubblica le fanno desiderare più frequenti relazioni dai suoi figli dell'Estremo Oriente, ed anche il nostro cuore vorrebbe esser sempre a contatto col suo; ma le gravi preoccupazioni e la triste necessità di dover dare notizie dolorose ci fanno ritenuti nello scrivere.

Cosa vuole, la lingua batte ove il dente duole; e noi, costretti a vivere fra guerre e pirati, non possiamo parlare che di violenze e soprusi. Sembra un tema obbligato, ma è realtà!

Inaugurazione delle Scuole professionali.

Un anno fa, si fece l'inaugurazione delle nuove «Scuole professionali Don Bosco». Era una delle poche notizie, che Le avrebbe arrecato gioia e piacere, e la mia relazione non Le giunse... Fu un giorno di vero trionfo a Shiu Chow. Con l'intervento del Console Italiano di Canton, il sig. cav. Attilio Reggio, alla presenza delle Autorità locali, delle più spiccate personalità cittadine, larghe rappresentanze delle scuole e numeroso pubblico, si svolse un brillante programma musicoginnastico letterario, che ci guadagnò la stima e fiducia della città.

L'ampio e grandioso fabbricato fu invaso da una folla di amici e curiosi, che entrarono dappertutto, e, salendo lo scalone fin su al terzo piano, s'attardavano a godersi il magnifico panorama della città, mai visto da simile altezza, e lo spettacolo dei due fiumi che a sud s'uniscono, si confondono e continuano col nome del grande Pe-Kiang.

Era la prima meraviglia di Shiu-Chow e i semplici popolani misuravano il casone dall'alto in basso e dal basso in alto, domandandosi incantati: come han fatto a portare i mattoni e le tegole fin quassù? chi è il grande architetto d'un simile capolavoro?

Poveretti, abituati a vivere in casettine basse, strette, nere, senza finestre e con un'unica porta, loro non sembrava vero si potessero far case con tant'aria e tanta luce!

E vedendo i lunghi e larghi cameroni: - Come fanno a dormire gli alunni, si domandavano, se non li dividono in stanzette? Quanto costò il fabbricato? Questi missionari devono aver grandi mezzi!

Era la prima volta che la Missione si presentava al pubblico e raccoglieva attorno a sè tanto mondo. Lo stesso Mandarino non fu avaro di elogi e di ringraziamenti, e tutti restarono ammirati del funzionamento delle scuole, dell'abilità degli alunni nella ginnastica e nella musica, e della stessa gentilezza esternata nel servire il thè ai convitati sul fine della cerimonia.

Pochi ci conoscevano, e partirono tutti entusiasmati, quando seppero che l'edificio era stato innalzato in sei mesi, con le spontanee offerte dei nostri benefattori di tutto il mondo, specie d'Italia, e che la Missione manteneva gratis tanti alunni!

I cari benefattori, cui inviamo il ringraziamento più sentito col nostro ricordo riconoscente, come sarebbero stati ricompensati, e Lei, amato Padre, come avrebbe goduto, nel sentir magnificare Don Bosco ed il suo sistema dagli stessi pagani! Noi restammo commossi nell'udire il discorso dello stessa Preside del Liceo, il prof. Wong, che, con parola smagliante, disse in breve la vita di Don Bosco all'immenso uditorio, entusiasta dell'oratore, che qui gode la stima universale!

Già al cav. Riggio presentammo i nostri devoti omaggi, ma qui ci sia permesso di esprimere tutta la nostra gratitudine al R. Governo d'Italia, che col sussidio straordinario alle Missioni ci permise di dar consolante sviluppo all'opera nostra, che illustra e rende amata l'Italia anche nel Cuantung.

Mi spiace che la mia relazione, causa le guerre ed i torbidi, andò smarrita,... e non mancherò d'inviarle la presente per plico raccomandato.

"Don Bardelli.... attaccato dai pirati... ed irreperibile..."

Ed eccomi ad un'altra notizia che, mentre per una parte le stringerà il cuore, per altra Le farà constatare sempre più l'assis†enza amorosa dell'Ausiliatrice, che non abbandona i suoi figli nei momenti più critici e pericolosi.

Si era ai primi dello scorso novembre, verso le quattro pomeridiane, ed io mi trovava alle prese con diversi creditori che insistevano per aver denaro - si stava costruendo la nuova «Scuola Maria Ausiliatrice » per le Suore - e non aveva un soldo, cosa non rara ai missionari, specie di Shiu-Chow; quando entra un fattorino e mi consegna un telegramma proveniente da Lok-Chong.

Leggo: è Li Kim Kong, un amico, che mi telegrafa:

« Bardelli partito stamane barca Missione. Località Tai Wan Tan attaccato pirati. Barca bruciata; barcaiuoli fuggiti, missionario irreperibile. »

Una mazzata sulla testa non mi avrebbe intontito di più. Con mille paurose fantasie salgo le scale per accingermi ad uscire. Un marmocchio che aveva inteso qualche cosa, riferisce misteriosamente ai compagni.

I confratelli, che scendono per la cena, vedono il mio turbamento e, scorgendo il telegramma, m'interrogano paurosi:

- Quali notizie?

- Misteriose e gravissime: attacco di pirati alla nostra barca, D. Bardelli scomparso! - Sarà fuggito!...

- Che l'abbiano preso?

- Non è possibile:, sarebbe il primo dei nostri!

Giunge Mons. Versiglia e comprende che qualche sinistro è accaduto. Domanda ansiosamente - Che cosa c'è? - ed io a stento gli comunico il contenuto del telegramma, chè un nodo fortissimo mi serra la gola, e non riesco a trattenere le lagrime.

Gli alunni sono entrati in refettorio, e nessuno osa prender cibo, tutti ci guardano con aria interrogativa e compassionevole. Si balbetta, si sospira, si studia il da fare. Non ricordo d'aver passati momenti così cruccianti!

Salvo!... - Storia raccapricciante.

Ma ecco che dalla portieria un giovinotto s'avanza frettoloso: lo riconosciamo: è il servo di Don Bardelli. Prima che l'interrogliamo, egli stesso ci dice stentatamente:

- Don Bardelli è al Pet-Moun (porta settentrionale) e domanda un paio di calze e di scarpe per poter venire.

- Don Bardelli al Pet-Moun, salvo?

- Sì salvo, per miracolo!

Respiriamo. Con calze e scarpe corro al Pet-Moun, mentre il servo mi racconta la storia raccapricciante.

Da giorni Don Bardelli desiderava scendere a Shiu-Chow, e ne aveva avvisato il barcaiuolo, che fa servizio della Missione. Ma da un po' di tempo le barche sul fiume eran divenute rare, più nessuno ornai osava uscire dal porto, chè i pirati eran cresciuti a dismisura.

Il nostro, sapendo per esperienza, che il missionario non teme troppo nè i pericoli nè i briganti, specie dinanzi al dovere, non osò neppure far presente la situazione e tanto meno opporre un rifiuto. In cuor suo, però, rimase assai costernato, e si preparò a partire, lasciando a Lok-Chong la moglie e le figlie. Sembrava che un triste presentimento gli annunciasse la sciagura.

Don Bardelli qualche parola aveva udito, ma pensando trattarsi delle solite prodezze, non ci badò guari. Pel giorno convenuto si portò in città ed alla sera stessa si mise in barca, dovendo partire per tempissimo. La messa l'avrebbe celebrata sull'altarino portatile.

La canoa filava rapida da due ore e già le prime luci si riflettevano sull'ondulata superficie dell'acqua limpida, e si era giunti alla famosa rapida di Tai Wan-Tan, quando Don Bardelli fu bruscamente svegliato da secchi colpi di fucile, mentre il barcaiuolo, lasciato il timone, s'era già precipitato verso di lui e prendendolo convulsivamente per mano mormorava spaventato: - I pirati! scappiamo! - e senz'altro si buttò in acqua, seguito dai pochi passeggeri mezzo vestiti. L'àncora aveva toccato il fondo e la barca si fermò...

Vìstosi ornai quasi solo e continuando la fucilieria, il nostro Missionario si gettò in acqua senza neppure infilare la veste: ma le palle lo sfiorano e sembrano tutte dirette sopra di lui. Riflette che il color bianco ai primi chiarori del giorno serve di ottimo bersaglio e torna cautamente a prendersi la sottana; quindi, a stento, tocca la riva, mentre i pirati raggiungono l'imbarcazione.

Che fare? Il servo lo trascina verso ShiuChow, per un lungo tratto a piedi, senza scarpe, lasciate sulla barca, ripetendo spesso: «Se non facciam presto, ci raggiungeranno, che vogliono ostaggi».

La fucilieria continua e un denso fumo si solleva dal letto del fiume. Sulla barca eran rimaste una giovane donna, in istato interessante, e la vecchia madre del barcaiuolo, che non potendo scappare, si ripetevano a vicenda: «Avranno ben compassione di noi!».

Quelle belve rovistano lo scafo per ogni dove rivolgendo secche parole alle poverette. Ma poco poteron trovare all'infuori dell'altare portatile e della valigetta del Missionario. Il carico non li interessava, sarebbe stato un imbroglio; e rivolsero tutta la loro rabbia contro la giovane donna, e i più inferociti, a colpi di coltello, la squartarono, fecero discendere la vecchia, e diedero fuoco alla barca.

Storie dolorose, attacchi di pirati ne sentii moltissimi ed io stesso per ben tre volte mi ci trovai in mezzo, vittima in parte, ma nessuno m'aveva così commosso.

Al Pet-Moun Don Bardelli attendeva su d'una barchetta, pregando. Pensavo di trovarlo abbattuto, spaventato, e lo vidi calmo, tranquillo, sorridente. L'abbracciai, benedicendo il Signore: Deo gratias!

Entrati in casa fu una festa e tutti volevano sentire la storia particolareggiata. La protezione di Maria Ausiliatrice era stata palese sul povero Missionario, ed i giovani ne gioirono e corsero in chiesa. Don Bardelli mangiò poco e si coricò più presto. Al mattino comparve anche il barcaiuolo con la mamma, e di nuovo udimmo, rabbrividendo, il racconto.

Don Bardelli era stanco e sfinito; il sorriso gli era sforzato, aveva perduto la calma: la giornata così emozionante produceva i suoi effetti e per qualche giorno fu in una grande eccitazione nervosa.

Raccolti tutti i dati, si fece rapporto al mandarino, reclamando severe e pronte misure, essendo la barca della Missione. L'autorità si mosse e riuscì anche a snidare i pirati che fuggirono quasi tutti, ma non si riuscì ad identificare nessuno dei colpevoli.

Il barcaiuolo, senza casa e mezzi di vivere, passò diversi giorni alla missione e dovemmo fare un prestito di 30o dollari (quattro mila lire) per provvedere una nuova barca e permettergli di riprendere il lavoro. Monsignor Versiglia lo ricompensò con una buona offerta, ed il brav'uomo ha ripreso i suoi viaggi.

Don Bardelli, dopo il riposo di alcuni giorni, si ristabilì completamente e, tornato a Lok Chong, mise mano ad una nuova residenza nella stessa città, ove si viveva in una stanzetta affittata.

Ma i pericoli... sono continui !

A qualche mese di distanza, questa mia non l'affliggerà più tanto; ma purtroppo sono queste le vicende che a Shiu-Chow si ripetono con frequenza. Ecco ciò che mi scrive Don Dalmasso da Chi-Hing.

« Dobbiamo tutti ringraziare di cuore il

Signore, che il giorno 11 marzo nessun Missionario si trovasse a Ku-Neong e a TanGnon perchè sarebbero caduti di sicuro prigionieri dei pirati. Questi giunsero, naturalmente inaspettati, dai monti vicini, verso le 18, quando tutti erano intenti alla misera cena. Erano circa una settantina. Accerchiarono tutte le case, alla larga, e non lasciarono uscir nessuno: e fecero 16 prigionieri.

» Una fervente famiglia di cristiani, su sei che la compongono, ebbe cinque prigionieri, fra cui il giovane Marco che doveva venir a studiare a Shiu-Chow. I più dei paesani si salvarono nascondendosi sotto mucchi di legna e di paglia.

» Pare che non ultima mira dei pirati fosse di far prigioniero lo stesso Missionario; e difatti uno, rivolgendosi ad una cristiana, che non potè scappare, essendo ammalata di gambe, le dimandò in dialetto cantonese: - C'è o non c'è il Lau-fan (europeo?) - E la vecchietta credendo che l'altro parlasse in A Ra, rispose: - Siamo in due sole a mangiare e quindi non abbiamo Lau-fan. - Laufan in dialetto A Ka significa riso vecchio; mentre in cantonese vuol dir Europeo.

» Lo stesso pirata rise dell'equivoco e si spiegò dicendo che cercava il Missionario.

» Ieri, sabbato, mi recai per consolarli un po': passai la serata e il mattino della domenica con loro. Erano tutti scappati nel « Vi » (nel castello); chè nelle case nessuno osava trascorrere la notte, solo il Missionario fidato nella Divina Provvidenza.

» E storia di ieri e, purtroppo, di alcuni prigionieri non si sa ancor nulla, e per gli altri domandano delle somme favolose. Son giorni tetri ed angosciosi pel povero Missionario, che vede poveri vecchi, giovani spose, innocenti creaturine, inginocchiati ai suoi piedi, ad implorare aiuto, assistenza, protezione, e molte volte si è impossibilitati a dar loro il minimo soccorso».

Il povero Don Dalmasso e Don Munda misero in moto tutto e tutti, adoperarono ogni mezzo, si rivolsero a tutte le autorità, ma finora nulla si potè ottenere, anche per la diffidenza con cui è guardato ora l'Europeo dopo l'attiva propaganda bolscevica.

E vero che non tutti i distretti sono come quello di Chi-Hing; ma se ciascun Missionario facesse note tutte le sopraffazioni, ingiustizie e prepotenze, cui troppo spesso deve rassegnarsi, quante storie sanguinanti dovremmo udire e come si capirebbero meglio le difficoltà dell'evangelizzazione in Cina e quale speciale vocazione si richiegga in chi vuole venire ad aiutarci.

Amatissimo Padre, finirò con una lieta notizia. Si temeva quest'anno di veder diminuiti assai gli alunni, in seguito ai fatti - non ancor liquidati - di Canton; s'inaugurò solennemente la nuova scuola femminile «Maria Ausiliatrice », e vedemmo duplicàti gli alunni, tanto che, non bastando più il gran locale della città, si dovettero dividere e mandare i piccoli ad Ho-Shi, all'Orfanotrofio S. Giuseppe.

Don Bosco, nel Cinquantenario delle Missioni, moltiplica i miracoli anche qui in Cina, e ciò oltre ad infonderci più animo e zelo, ci fa anche più stimare il benefizio di essere figli d'un tanto Padre.

Amato sig. Don Rinaldi, ricordi ai nostri benefattori che ogni giorno centinaia di piccoli cinesini coi loro educatori e con tanti angioletti già mandati al Paradiso, domandano all'Ausiliatrice particolari favori e generose ricompense per tutti quelli che cooperarono alla loro felicità.

Ci benedica tutti, e ci ricordi Ella pure ai piedi dell'Ausiliatrice.

Shiu-Chow (Cina), 1 aprile 1926.

Aff.mo figlio in C. J.

Sac. GIOVANNI GUARONA Missionario Salesiano.

Dai dintorni di Tanjore.

Il Missionario Salesiano D. Ignazio Muttu scrive al sig. D. Rinaldi:

Le mando la fotografia della nuova cappella, che era in costruzione nei dintorni di Tanjore, della quale parlò il Bollettino di luglio dell'anno scorso. E una bella cappella capace di più di trecento persone. Per l'inaugurazione si è celebrata una grandiosa festa alla quale, possiam dire, non solo tutti i cattolici, ma anche i pagani e i protestanti presero parte. Era la prima festa che si celebrava in quel villaggio. La notte precedente vennero trionfalmente portate alla chiesa varie statue e il corteo fu accompagnato da diversi generi di bande musicali indiane, da spari di fuochi artificiali, ecc., ecc. La processione durò oltre due ore. Mancano ancora due portici ai lati della Cappella, e tanti e tanti oggetti, come la campana, i candelieri, i paramenti ecc... Il nostro « grazie » intanto a chi ci fu largo del suo aiuto.

In questo mese ho cominciato a costrurre un'altra cappella in un altro villaggio, che dà speranza di molte conversioni...

Le meraviglie di Maria Ausiliatrice

Volete grazie da Maria SS. Ausiliatrice?

Fate la novena consigliata dal Ven. Don Bosco, e cioè:

I) Abbiate fede, PREGATE! Pregate Gesù in Sacramento, che è il centro di tutte le grazie, e Maria SS. che ne è la dispensatrice. Recitate per NOVE GIORNI 3 PATER, AVE E GLORIA a Gesù Sacramentato con la giaculatoria: Sia lodato e ringraziato ogni momento il santissimo e divenissimo Sacramento, e 3 SALVE REGINA alla Madonna con la giaculatoria: Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis.

II) Promettete di viver sempre in grazia di Dio, e nei giorni in cui fate le accennate preghiere accostatevi - una volta almeno - ai SS. SACRAMENTI DELLA CONFESSIONE E COMUNIONE.

III) Ricordate la parola del Divin Salvatore: - Date e vi sarà dato. - Voi volete una grazia? fate anche voi un'elemosina a vantaggio delle opere suscitate da Maria Ausiliatrice per l'educazione cristiana della gioventù e per la conversione di tanti popoli idolatri: SOCCORRETE LE OPERE E LE MISSIONI SALESIANE.

GRAZIE E FAVORI

A quanto è riferito in queste relazioni s'intende non doversi altra fede, da quella in fuori che merotano attendibili testimonianze umane

Grazie, o Vergine Ausiliatrice.

Il 14 febbraio u. s. il mio piccolo Luciano, dito mesi, fu colpito da violentissima febbre. Chiamai tosto il medico che lo dichiarò affetto da bronco-polmonite doppia. Gli si usarono tutti i rimedi del caso, ma indarno; e per trentatre giorni lottava tra la vita e la morte, finchè ad affrettare l'imminente catastrofe ecco sopraggiungere una forte meningite che gli tolse pienamente la vista. La notte del 17 marzo era freddo, cadaverico; e lo si credette morto; e solo dopo parecchie ore diede di nuovo qualche segno di vita. Fu allora che col cuore angosciato e fiducioso mi rivolsi alla Madonna di Don Bosco perchè mi ridonasse il piccino ad intercessione del Venerabile, con la promessa che, a grazia ricevuta, mi sarei recata al suo Santuario di Torino con lui per far celebrare una S. Messa in ringraziamento, consegnare un'offerta, e render pubblica la grazia sul Bollettino.

La novena che incominciai di quella notte volgeva al fine, e la Vergine Ausiliatrice ascoltò i gemiti dell'angosciato mio cuore; perchè il mio Luciano finalmente superò il male, e i medici, con grande meraviglia, lo dichiaravano completamente guarito; e difatti aveva ricuperato perfettamente anche la vista.

Col cuore traboccante di vivissima riconoscenza, adempio la promessa. Grazie infinite, Vergine Ausiliatrice, in un con la mia famiglia, grazie, o Venerabile Don Bosco.

Torino, 6 luglio 1926.

GIUSEPPINA DELL'OLMO. Come è buona Maria Ausiliatrice !

Nelle strettezze finanziarie in cui era, lontana dalla famiglia, ricorsi con fiducia a Maria SS. Ausiliatrice promettendo un'offerta, e dopo un triduo di preghiere ottenni la grazia sospirata: lavoro e giustizia.

Trovandomi altra volta in gravissima costernazione perchè mi si negava il frutto delle mie lunghe fatiche, e siccome aveva lavorato in base a un contratto di fiducia, qualunque ricorso legale era inutile. Mi rivolsi al Ven. Don Bosco incominciando la sua novena, e prima che questa avesse termine riscossi il mio credito in modo, si può dire, miracoloso.

Caduta in un agguato con una giovane compagna di lavoro, ci vedemmo perdute; invocai la Vergine Ausiliatrice, stringendo la medaglia che teneva al petto, e come per miracolo fummo salve.

Altre volte ricorsi in critiche circostanze a Maria SS. Ausiliatrice e al Ven. Don Bosco, e fui sempre esaudita.

Anche una mia sorella ha sperimenta†o là speciale protezione del Venerabile. A lui si rivolse con fiducia perchè l'aiutasse a trovare una casa ove aprire una scuola privata, e, non ostante tante difficoltà che si sarebbero dette insormontabili, la grazia le fu concessa.

Sieno grazie alla Vergine Santa ed al suo Venerabile Servo.

Dalla Colombia, 24 maggio 1926.

CAROLINA MARCHESI.

VERSO LA FINE DEL DECORSO GENNAIO fui attaccato da bronco-polmonite doppia di natura influenzale, tanto grave che mi ridusse in serio pericolo di vita.

Con viva fede io e la mia famiglia ci siamo rivolti a Maria SS. Ausiliatrice, recitando la novena consigliata dal Ven. Don Bosco, s'intende che io vi potei partecipare soltanto col cuore; e con vera gioia sin dai primi giorni della recita della novena, si poteva constatare un progressivo miglioramento nelle mie condizioni, sino alla completa guarigione in cui già mi trovo.

Siano rese infinite grazie a Maria SS. Ausiliatrice, mentre adempio alla promessa inviando tenue offerta a favore della prodigiosa opera delle Missioni Salesiane.

Alcamo, 10 - III - 1926.

Dott. GAETANO CATALDI.

VOGLIA MARIA SS. AUSILIATRICE, continuare la Sua protezione su me, e su tutta la mia famiglia.

Anni sono caddi gravemente ammalata; diverse malattie complicarono talmente la situazione della mia salute, da mettere il dottore curante in seria apprensione.

Scrivemmo a Torino per un triduo all'altare di Maria SS. Ausiliatrice, promettemmo un'offerta, e la pubblicazione della grazia sul Bollettino. Oh! bontà di Maria! cominciai a migliorare, ed in pochi giorni fui fuori pericolo, con grande stupore del medico, che, sapendo delle nostre preghiere, ebbe a dirmi: « Ha proprio ricevuto un premio alla sua fede». Appena ne fui in grado, andai a Torino, a portare la mia modesta offerta, ed oggi, dolente del ritardo, rendo pubblica riconoscenza alla Madre Celeste, a compimento del mio voto.

Nizza Monferrato, marzo 1926.

MARGHERITA PONZONE PAIRAZZI.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti.

A) - A. A., A. C. Z., A. R. M., Abbate V., Actis A., Actis E., Adamoli F., Adobati eh. G., Aimone M., Albé C., Alberti O., Aldera M., L. in Pianzola, Almigi G., Anfossi F., Annovazzi R., in Rosmini, Anselmo P., Appendino A., Arbizzoni L., Arene M., Arrigoni P. in Barcelloni, Asietti L., Atzeni M., Antori F., Averono R., Aymond G., Azzolini C.

B) - Balbo A., Ballarin N., Balzaretti M., Baragioli L., Barberis L., in Roggiero, Barbero V., Bardoni A., Barmasse A., Basso A., Basso R., Bauducco C., Belorti G., Beltrami F., Bendotti F., Benzi C., Beretta E., Bernabei E., Bertolo M. Berrutto C., Bertucci F. in Pace, Bessone T., Bianchini C , Bianco M., Biava A., Bicfiani C., Bichichi C. B., Bigio R„ Biglietti E., Billotti M„ Binda M., Bistolfi E., Boero P. in Abba, Biglioli P., Biola E., Sonetto G., Bonomi E.,

Bontempo M., Bonu M. in Atzori, Borea P., Borla R., Bartolotto E., Bosia I., Bosio F., Bossotto C., Bovo G., Bridi M., Broggi R., Bronzini S., Brunelli G., Brusco F., Burgioli G., Burini M., Burzio B., Burzio R., Bussa G.

C) - C. D. I., Cabelli N., Caccherano R., Caligaris G., Callegari L., Caltabiano A. in Grassi, Calvi M., in Consolato, Calvi nob. E., Campagna T., Campanini M. in Ferrari, Camperi L., Campisi M., Canali M., Canfer F. in Zambelli, Capello C., Cappello G., Caputo G., in Nicolosi, Carabini G., Caravasio R., Cariola T., Carlevaris G., Cara neri A., Carosio G., Carra M., Carrera R., Carrus M. A., Carta E., Casagli M., Casarico D. A., Casatta M., Cassotti T., Castagnero M. in Ghigo, Catalina G., Catelani A., Cattaneo C., Cattaruzza A., Cattaruzza F., Caula G., Cava E., Cavigioli R., Cavriolo E., Cayre A., Ceccheini M., Cedri C. in Invernizzi, Cedroni M., Celoria G., Cereghini d. F., Cessano B., Chicco A., Chiola M., Chiolerio A., Ciani D., Ciccardini T., Cipollini R., Cipollini L., Ciravegna G., Citterio M., Colla A., Colussi R., Cambi A., Coniugi Brandone, Serra, Contu A., Cordero T., Corti C. in Del Bosco, Cosio L., Costa B., Cozzi D., Crescimanno M., Curti M.

D) - Dalla Pozza M., Dall'Occhio A., Dalzio F., Da Ponte P., De Franceschi C., Degan I. in Bernini, Delfino A., Del Ponte G., Del Pozzo E., De Luca M., De Paolini C., De Sanctis N., De Stefani F., D'Onofrio L., Di Giorgio D., Di Colli A., Dona G.

E) - Elli C., Ex Allieva delle Figlie di M. A,

F.) - F. B., Fabbro A., Falchi dott. N. Famiglie Baroli, Bocca, Boero, Bolgeri, Moretto, di S. Luigi, Farò M., Fasula G., Fenoil R., Ferranti dott. d: Ferrara A., Ferrario R.. Ferrero G., Ferrero L., Fiaccadori A., Filippi T., Filoni L., Fioretti R., Florio L., Fondriest A., Foschi E., Fossati T., Franco V., Fratelli Rocca, Freccero M., Friolotto B.

G) - G. D. C., G. F., Gabrielli 1., Galimberti C., Gallero G., Gallian O., Galli T., Galleioli E., Gallo C., Gallo E., Gallo M., Gamba G., Gandelli D., Gandiglio A., Gandolfo T., Ganora A., Garello A. ved. Tomatis, Garro T., Gasparini A., Caviglia R., Gazzelli C., Gemme E., Gendre M., Gentile G., Gessaga C., Ghidini M., Ghirardelli T., in Zucchetti, Giacometti R. in Rota, Giacomini V., Giaccone M., Giambruno A., Giani R., Giarola L., Giglio E., Ginizia S., Gino M., in Gera Giordano G., Giorgardi. Occhipinti F., Giuffrida R., Glarcy A., Gnudi I., Graffi. gnino C., Grande C. n. Canino, Greppi A., Grillo F., Guarda L., Guttero R.,

I) - Isola M., Ivaldi D.

L) - Labadini L. in De Franceschi, Lanfranchini T., Lale M. in Mury, Lamberti E., Lanata E., Laneri M., Lanfranchi G. B., Lazzarotto M., Lentini P., Leone G., Linares M., Lolli A., Lunate V. in Opezzo, Lusiano M., Luvagno A.

M) - M. M., M. P., M. S., Maccagno M., Maffezzini G., Magni F., Magni I., Magni L., Maiorana A., Mangiamarchi T., Marengo P., Martina Cav. A., Martinet M., Mauri F., Mazzola R., Mazzonzelli E., Mazzullo C. in D'Abbraccio, Medde G., Mellano T., Merlatto C., Migliaccio F., Molteni V., Monari L., Monchio M., Mondino I., Montecchi M., Monteleone I., Monti E., Montini F., Mora S., Morandi R. Moratelli C. in Ziosi, Morello R. in Colussi, Moris M., Morletta E., Moro' P. in Galbusera, Moro T., Mortellaro G., Matta M. Racchetti, Mura Cav. R.

N) - N. N. (vari), Napoli d. C., Nardo P., Nàscimbene C., Nateri R., Navarra V., Nave A., Neggi C., Negri A., Negri S., Negro F., Nervo S., Nodari G.

O) - Occhetta N., Oldino G., Onesto P.e G., Origa C., Orlandi A., Ortu F.,

P) - Pagani A., Pagliotti A., Pallavicini D., Pasi M., Patriarca P., Pecol G., Pecorino d. P. e popolazione di Cunieo Monferrato, Pelle! A., Pellini E., Pepe A., Perinelli A., Perono P., Perotto M., Pertile G., Peruch A., Perucca ved. R., Petich M., Pianuro D., Piarusso M., Piccardo I., Pieehioni=Bianchini L., Picco A., Pietra G., Pilo M., Piolanti N., Pittavino R., Poletti R. ed M., Pompa G., Pozzi E., Pozzi M., in Gedda, Prandi C. in Giordano, Pradetto B., Prassinelli G., Prati M. in Lolli, Preda V., Preti E., Prior V., Provenzano M., Prusso F., Puddu A., Pujatti A., Puppin F., Puppin I.

R) - R. B., Rabbi C., Raggi A., Ratto C., Ravasio R., Ravelli V., Ravetto A., Re A., Revelli O., Ribaudo M., Ribecchi Can. A., Richicchi G., Ricci G., Rolandi P., Ronchetti E., Ronzon D., Rosa L., Rossj R., Rosti C.,

S) - Sacchi T., Sacco G. in Giovanetti, Sagrada C. in Spella, Salerno V., Sali M., in Laguzzi, Salmoiraghi M., Salsa A., Salussolia A., Salvetti M., Sanna T., Santacroce G., Sangiovanni G., Santarossa S., Santi M., Sartori T., Savio O., Sbarra A., Sbernini M., Schierano E., Scobini G., Secante N., Sedda L. in Pellosa, Sella d. P., Sempre boni R., Serra A., Serra V., Silipo G., Sisti I., Soldeno A., Solimani C., Sordi E., Sorelle Casini, Ferranti, Molinari, Montan, Nateri, Parodi, Veglia, Spagnolo B. in Caracci, Spinedi C., Spina, M., Spini M. in Bonifacio, Spozio T., Sprea I. e T., Spreafico P., Spizzirri O., Splendori A., Stagi P., Stenta suor C., Stella E., Stella P., Stoppino C. ved. Scazzola, Surra G., Susini I.

T) - Tabacco P., Tabini G., Tadei C., Tagliani M., Tamborini A., Tartara P., Tassera A., Tateo prof. P. Tebaldi R., Tedoldi M., Tesi A., Testa E., Testi S., Testuzza I., Tedesco T. in Boseggia, Tomasin M., Toni G. ved. Castellanza, Torreri E. in Mattei, Torrisi G. in Rug. geri, Tosti E., Toti T., Trinchero d. G., Trinci A., Trotti M.

V) - Vaglio P., Vadsi S., Vaiana C., Vaia d. G., Vallone G., Valpondi suor M., Valoti F. in Bazzano, Vandelli C., Vannella Cari M., Vanzetti D., Varetto G., Varetto M., Varsi P., Vassallo E., Vassoney R., Vaudagna A., Vecchia G., Vela G., Venanzi T., Vendrame M., Ventura T., Verne I., Vernengo A. in Negrone, Viale C., Vico G., Vidi L., Viganò S., Vignuzzi G., Vio M., Viola E. in Mazzoli, Vizzari V., Volpini P., Volta C.,

Z) - Zacchero G., Zais -A., Zambello B., Zamparini d. A., Zamperoni E., Zambani G., Zanetti M., Zaniboni in Panigada, Zanin A. in Liccini, Zannini L., Zannoni O., Zanoni M., Zauro L. in Vago, Zavattaro L. in Raimondo, Zecchetto A., Ziliotto B., Zoia F., Zois A., Zoli C., Zorzi T., Zucca E., Zucca T., Zurru F.

Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice.

Ai graziati da Maria Ausiliatrice inculchiamo di ascriversi e di procurare nuove ascrizioni all'Associazione dei Divo ti di Maria Ausiliatrice, fondata

dal Ven. Don Bosco ed elevata dal Sommo Pontefice Pio IX al grado di Arciconfraternita.

Agli ascritti si propongono due cose: Promuovere la gloria della Madre del Salvatore per meritarsi la protezione di Lei in vita e particolarmente in punto di morte, e promuovere e dilatare la venerazione a Gesù Sacramentato.

Rivolgersi alla Sacrestia del Santuario.

AZIONE SALESIANA

S. Luigi e il Ven. Don Bosco.

Il S. Padre Pio XI nella Lettera Apostolica diretta al Rev.mo P. Ledochowksi, Generale della Compagnia di Gesù, in data 13 giugno, per il II° Centenario dalla Canonizzazione di S. Luigi Gonzaga, ha quest'accenno:

« ... Scorrendo la storia ecclesiastica è facile riscontrare che i giovani più ammirabili per innocenza di vita suscitati dallo Spirito Santo, dalla morte di S. Luigi fino ai giorni nostri, in gran parte si sono modellati alla sua scuola... »

E nomina Giovanni Berckmans, Nunzio Sulprizio, Contardo Ferrini, Bartolomeo Capitanio, Gabriele dell'Addolorata, quindi prosegue:

« E per citare uno fra i più recenti educatori e maestri della gioventù, Don Giovanni Bosco, non solo fu teneramente divoto di S. Luigi, ma tal devozione che egli lasciò in eredità ai suoi figli, soleva vivamente inculcare a tutti i fanciulli, che egli prendeva sotto il suo magistero educativo; e tra essi s'innalzò sopra tutti, quale imitatore di S. Luigi, l'anima candidissima di Domenico Savio, che per sì breve tempo Dio concesse e lasciò all'ammirazione degli uomini sulla terra (1) ».

Il Bollettino, nei prossimi numeri, non mancherà d'illustrare le sante sollecitudini con le quali il Ven. Don Bosco si studiò di educare i suoi alunni all'imitazione. dell'angelico San Luigi.

(1) Ecco le parole precise: « Atque ut e recentioribus puerilis iuvenilisque disciplinae auctoribus ac magistris unum afferamus, Joannes Bosco non modo Aloysium amanter colebat, sed eiusmodi cultum, quem suboli suae voluti hereditate reliquit, commendare vehementer pusionibus iis consueverat, quotquot sanctae educandos excepisset: qua in Aloiysii imitatione ex iis maxime omnium profecit candidissima illa anima, Dominicus Savio, quem Deus terris tam brevi permisit deditque conspiciendum ».

Il Primate di Polonia.

Sua Santità Papa Pio XI, nel Concistoro Pubblico svoltosi il 24 giugno u. s. nell'aula soprastante il portico della Basilica Vaticana, elevava alla Chiesa Metropolitana di Gnesna e Posnania il Rev.mo Mons. Augusto Hlond, della Società Salesiana, già Vescovo di Katowice. La sede metropolitana di Gnesna e Posnania è primaziale della Polonia.

Il nuovo Arcivescovo, che abbiamo avuto la fortuna di ossequiare qui all'Oratorio alla metà del mese scorso, mentre si recava a Roma per far atto di omaggio al S. Padre, ci ha sinceramente commossi con la sua bontà fraterna. Pieno di venerazione per il nostro Rettor Maggiore Don Rinaldi e di filial devozione per il Ven. Fondatore, ci ha ripetuto più volte che egli deve tutto a Don Bosco e ai Salesiani, a cominciare dalla sua formazione religiosa e culturale, al « segreto » com'egli dice, di guadagnarsi i cuori col metodo di Don Bosco.

Ed è perciò contento, pur nella trepidazione che sente nel nuovo altissimo ufficio al quale si è degnato elevarlo il S. Padre, che la sua dignità rifletta un nuovo raggio di luce sul Ven. Don Bosco e l'Opera Salesiana.

Al nuovo Arcivescovo-Primate di Polonia rinnoviamo ex corde i più cari voti e i più vivi rallegramenti.

Nuovo Vescovo Salesiano.

Nel Concistoro Segreto del 21 giugno il S. Padre ha promulgato anche la nomina del Rev.mo Mons. Arturo Jara, della Società Salesiana, Vicario Apostolico di Magellano, a Vescovo tit. di Archelaide.

Al nuovo figlio di Don Bosco, elevato alla dignità episcopale, il devoto omaggio augurale di tutti i Salesiani.

La Causa della Serva di Dio Maria Domenica Mazzarello.

Martedì, 22 giugno 1926, nel Palazzo Apostolico Vaticano si è tenuta la Congregazione dei Sacri Riti Particolare, nella quale gli E.mi Signori Cardinali nonchè i Rev.mi Prelati Officiali, componenti la medesima, hanno discusso e dato il loro voto anche intorno al Culto, in ossequio ai decreti di Urbano VIII, non mai prestato alla Serva di

Dio MARIA DOMENICA MAZZARELLO, Confondatrice e prima Superiora dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

NOTIZIE VARIE

Sua Altezza Reale il Principe di Piemonte a Lanzo Torinese.

Nel pomeriggio del 13 giugno tutta la popolazione di Lanzo e delle valli vicine, nonostante il tempo piovigginoso, si schierava lungo le vie e le piazze per fare ossequio a S. A. R. il Principe del Piemonte, che si recava al Collegio Salesiano per l'inaugurazione di un ricordo marmoreo agli exallievi caduti per la patria. S. E. R. Mons. Guerra, Arcivescovo di Verissa, impartì la benedizione al monumento: il Podestà di Lanzo, ex-allievo del Collegio, lesse un saluto, e l'on. Fontana, pur ex allievo, disse il discorso, ineggiando alla memoria di Don Bosco ed alla sua scuola.

Quindi, sull'alto del poggio, dove prima sorgeva un castello dei Conti di Savoia e poi un convento dei Cappuccini (col quale il nuovo Collegio, eretto dal Ven. Don Bosco si allinea all'ultimo piano) si svolse ad onore del Principe un'accademia s†orica.

E precisamente nel vecchio chiostro, ridotto fin dall'anno scorso a splendido salone per le ricreazioni invernali delle classi elementari, intitolato al nome del salesiano prof. Don Giuseppe Puppo ed ora artisticamente decorato a cura degli exallievi in pegno di eterna riconoscenza all'esimio, educatore e maestro, si svolsero quattro quadri viventi, atteggiati dalla nobile Contessa di Brichanteau su costumi del comm. prof. Domenico Gaido, rievocanti quattro ricordi di Casa Savoia, intimamente legati alla storia del Collegio e di Lanzo, e precisamente:

I. (Anno 1046). Lo sposalizio tra Oddone figlio di Umberto Biancamano, con Adelaide, marchesa, di Torino, che porta in dote a Casa Savoia il Marchesato di Torino, la Valle di Susa, Lanzo e le sue valli.

II. (Anno 1346). Margherita di Savoia, vedova di Giovanni Monferrato, si reca da Ciriè al Castello di Lanzo, ove è accolta da Aimone di Challant, e fa fondere, nella Torre di Lanzo, i primi quattro cannoncini italiani.

III. (Anno 1356). Amedeo VI, il Conte Verde, sotto le mura del Castello di Balangero, sconfigge Iacopo Principe di Acaja che offre al Conte di Savoia le chiavi del Castello.

IV. (Anno 1561). Emanuele Filiberto, dopo la vittoria di S. Quintino, ritorna in possesso di Lanzo, accoltovi dalle entusiastiche dimostrazioni del suo popolo.

La rievocazione, eseguita in costumi delle varie epoche da molti membri della nobiltà torinese, riuscì perfetta e tornò assai gradita a S. A. R.

S. A. R. il Principe di Piemonte pone la 1a pietra del compimento dell'Istituto Salesiano di Bologna.

La storica cerimonia si svolse sul mezzodì del 17 giugno, secondo giorno della visita di S. A. R. alla città di Bologna.

Un superbo padiglione e due tribune per le autorità e gli invitati fiancheggiavano l'area ove sorgerà la nuova ala dell'istituto.

S. A. R. venne accolta nell'atrio da S. E. R. il Card. Arcivescovo Naselli-Rocca, dal nostro Superiore Generale Don Filippo Rinaldi, dall'Economo generale Don Giraudi, dall'Ispettore, dal Direttore e da tutti i superiori dell'Istituto.

Lungo il portico, tra le due file dei collegiali plaudenti, il Principe procede sorridente ed entra nel recinto della cerimonia accolto da alti applausi.

Al suono della Marcia Reale, il Principe e il Cardinale Arcivescovo prendono posto al centro del palco d'onore. A destra di S. Altezza è Don Rinaldi, a sinistra del Cardinale il sindaco Puppini. Ai lati e attorno S. E. l'on. Grandi, il Prefetto, mons. Lodi, mons. Gallinetti, i senatori Pini, Dall'Olio, gli on. Manaresi, Milani e Loero, il gen. Sani, il Primo Presidente della Corte d'Appello, il Procuratore del Re, il conte Cays, il comm. Crocioni R. Provveditore agli studi, l'architetto dell'edifizio prof. Collamarini, che viene presentato a S. A., le signore Cooperatrici Salesiane con la presidente contessa Zucchini, ecc. ecc.

Un alunno - dei più, piccoli - si avanza e saluta il Principe:

« ... Noi siamo poveri, non possiamo offrirvi nulla, ma Vi diamo il nostro cuore perchè Voi siete bello, siete tanto buono, che venite a mettere la pietra nella nostra casa, così come un buon muratore. Voi oggi avete dato il segnale, e la casa s'ergerà come per miracolo. Verranno ad abitarla orfanelli nuovi più piccini di noi, ma noi che Vi abbiamo veduto, e allora saremo grandi, racconteremo ad essi, e tutti poi se lo ripeteranno l'un l'altro: - Sentite, qui è venuto una volta il figlio del Re come nelle favole; noi Lo abbiamo veduto, era alto, era bello come la nostra bandiera. Ha messo in terra una pietra ed è sorta questa casa!

» Siate benedetto da Dio e da Don Bosco, o Principe forte e buono, e con Voi lo sieno questi nostri benefattori! Viva il nostro Principe! Viva Casa Savoia! ».

S. A., tra le acclamazioni della folla, bacia il piccolo alunno.

La banda dell'Istituto e gli alunni intonano l'inno salesiano, e il Principe, il Cardinale e tutte le autorità firmano la pergamena, di cui dà lettura l'avv. Brazioli, presidente dell'Associazione exallievi.

Il Cerimoniere Arcivescovile e il cav. Lovato presentano a S. A. le medaglie-ricordo e le monete, e S. A. le pone nel tubo di piombo da collocarsi nel cavo della pietra. Tutte le autorità scendono dal palco e si avvicinano alla fondamenta, dove la pietra sospesa attende la calce e la benedizione.

Sua Altezza Reale, Sua Eminenza e il Sindaco vi gettano il primo cemento, il Card. Arcivescovo la benedice: e il masso vien calato nelle fondamenta e il Principe e il Cardinale ne tengono il nastro tricolore.

Calata la pie†ra, il Principe getta sopra di essa altro cemento, mentre la banda intona la marcia reale e il pubblico applaude ripetutamente.

Tornate le autorità sul palco, il Cardinale con brevissime parole esprime tutta la compiacenza del suo animo di pastore per la cerimonia.

Ricorda la figura del Cardinale Svampa che volle i Salesiani a Bologna e preparò la bella casa che si avvia al suo compimento.

Addita al Principe le benemerenze delle Patronesse dell'Istituto, delle quali molte sono presenti con la presidente attuale Contessa Zucchini, segnala la larga generosità della defunta presidente Contessa Anna Zavaglini Germini, che santificata da due fiamme, il dolore e la carità, tanto prodigò a vantaggio dell'Istituto.

Esalta le benemerenze di Casa Savoia verso i figli di Don Bosco e si compiace nel constatare che il Principe di Piemonte continuerà le belle e benefiche tradizioni.

Le parole dell'Eminentissimo sono salu†ate da applausi che si accentuano quando il Principe accompagnato dalle autorità e stretto dalla folla degli invitati si allontana.

Gli alunni dell' Istituto, allineati sotto il portico, gli rinnovano una calorosissima dimostrazione, mentre Sua Altezza, congedandosi, stringe con effusione la mano al sig. Don Rinaldi.

Torino. - Il Giubileo d'oro dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Meritava d'essere celebrato per ringraziar Iddio delle benedizioni sparse a piene mani nei cinquant'anni di vita e trarne eccitamento a nuove conquiste, perchè il piccolo grano di senapa si è fatto un albero gigante, che abbraccia tante opere quante furono gradatamente riconosciute necessarie per la formazione cristiana di 500 figlie del popolo assidue all'Oratorio, di una falange di ex-allieve, di un numero non meno grande di giovani che attraverso le scuole invernali di taglio, cucito, ricamo e buona massaia tornano ad amare e a praticare la Religione, e, ultimamente, di più di cento orfane di guerra che han trovato all'ombra del Santuario di Maria Ausiliatrice la più lieta casa paterna. Non meno di mille fanciulle e giovinette varcano settimanalmente la soglia dell'Istituto e vi trovano il più forte stimolo a ben operare. Tanto può nel cuore della gioventù, anche femminile, il metodo di Don Bosco.

I festeggiamenti s'iniziarono il 27 giugno con un imponente convegno delle ex-allieve ed una solenne dimostrazione all'aperto, onorata dalla presenza di Mons. Arcivescovo. Il rev.mo dott. Don Fedele Giraudi illustrò i cinquant'anni di vita dell'Istituto, e le alunne interne ed esterne svolsero un riuscitissimo saggio ginnastico.

Il 1° luglio vi fu un'altra grande adunata per le bambine: e la domenica seguente si chiusero i fe steggiamenti con l'annuale solennità ad onore del S. Cuore di Gesù, celebrata dal nostro Rettor Maggiore Don F. Rinaldi che, dopo il venerando Don Francesia, fu per 2o anni l'attivo e saggio direttore dell'Oratorio delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Inaugurazione delle nuove Scuole Professionali Salesiane a Verona.

La cerimonia della benedizione ed inaugurazione del nuovo grandioso edificio delle Scuole Professionali, sorto come per prodigio ad accrescere la mole dell'Istituto Don Bosco a Verona, si svolse la prima domenica di giugno.

Nello spiazzo di fronte al portone d'ingresso, tenuto sgombro da carabinieri e da militi, si collocano le autorità religiose, civili e militari, circondate dalle bandiere; e alle 18 precise la Schola Cantorum dell'Istituto intona la liturgica antifona, musicata dal salesiano M. Angelini.

Cessato il canto, S. E. Mons. Vescovo benedice il nuovo fabbricato; e subito dopo la signora Francesca Raffaldi taglia il nastro tricolore che chiude l'ingresso. La folla corona la breve cerimonia in un caloroso applauso, e le autorità e le rappresentanze entrano nel nuovo Istituto.

Segue un trattenimen†o commemorativo.

Sul palco, al centro è il rev.mo Rettor Maggiore Don Rinaldi; alla sua destra S. E. Mons. Guerra salesiano, il prefetto comm. Cotta, S. E. Mons. Vescovo di Verona, il senatore Montresor; alla sua sinistra S. E. il generale Taranto Comandante il Corpo d'Armata, i senatori Campostrini e Dorigo, ed il Sindaco comm. Raffaldi; e tutt'attorno una moltitudine di personalità civili, militari, ecclesiastiche.

La cerimonia inaugurale s'inizia con l'Inno della riconoscenza del M. Angelini, eseguito da un'orchestrina e dalla Schola cantorum.

Il direttore prof. Don Ghibaudo rivolge un saluto ai presenti, e il Sen. Montresor tiene il discorso. Rileva « il miracolo perenne della cristiana carità » nell'opera di Don Bosco, « le energie di spirito » dei suoi figli, « i quali preparano le grandi seminagioni nel campo sconfinato delle anime », « l'epilogo della paziente e laboriosa attesa: questo maestoso edificio che protende le ampie braccia paterne in una zona prima addormentata tra lo squallore di umili dimore e di solenni memorie, risonante solo del vocio dei fanciulli di poveri operai, che attendevano chi dèsse loro, con la dignità del lavoro intelligente, quella elevazione religiosa e morale che nobilita i ceti, e modera la frenesia delle gare umane.

Diceva l'oratore che augurava, tre anni or sono, prosperi eventi a questo edificio di cui si poneva la prima pietra, che la carità è il farmaco per i nostri tormenti sociali. Molto bene! Ed è la politica migliore, aggiungo io, perchè ci trascina ad assecondare tutti gli slanci più generosi, per attenuare almeno le infinite miserie materiali e morali dei fratelli.

»Ma la paternità di ques†o spirito operante la vedete nel grande da cui si noma la Società dei figli di Don Bosco. S. Francesco di Sales. l'uomo della calma imperturbata, perchè agguerrita di dottrina e di carità evangelica.

» Quando il liberalismo dottrinario, cresciuto ed educato fra gli splendori del Rinascimento, aveva seminato strage funesta nel campo religioso e aveva additato alle nuove generazioni le vie fatali della ribellione ad ogni principio di autorità e di subordinazione, e la controriforma tridentina aveva arginato la irrompente minacciosa marea con un esercito di provvide istituzioni rigeneratrici in tutti i campi dell'assistenza fraterna, il Santo Vescovo di Ginevra ideò genialmente le università di arti e mestieri, che sono eco rinnovata del cooperativismo antico e modello corretto di sana solidarietà moderna, aiutato in quest'opera sapiente dalla Casa di Thonon e dai Duchi di Savoia.

» Ecco lo spirito animatore del sistema educativo di Don Bosco, il quale raccolse da S. Francesco la preziosa eredità: apprendere al popolo le arti, i mestieri, l'amore agli studi e alle professioni geniali, ma premunirlo contro gli abberramenti del libero esame e difenderlo dalle rovine della miscredenza... »

« ... Concittadini - conchiudeva il Montresor - e voi, ottimo Sindaco, che ricevete in questo giorno sacro alla Magna Carta d'Italia, un dono magnifico dalle mani dei Salesiani, custodite questa reggia del lavoro, dove il figlio del popolo imparerà che non la falce e il martello solamente possono creare la sana e prospera convivenza sociale, ma lo spirito di disciplina che insegna a ubbidire a chi comanda, che tempra i caratteri al sacrificio e guida le volontà alle pacifiche conquiste che l'Italia e chi la governa attendono dai figli più degni del suo nome glorioso ».

La cerimonia volge alla fine. Un alunno dice il grazie commosso dei compagni. Il Sindaco comm. Raffaldi esalta la missione di bene del sacerdote, ricordando la sua opera di religione e di conforto nelle trincee, esalta il lavoro che rende forti e migliori, ed ha parole di ammirazione e di riconoscenza per quanto hanno fatto a Verona i Salesiani, dicendosi orgoglioso che la città possieda un tale istituto che reca tanto bene ai figli del popolo.

Ultimo il sig. Don Rinaldi pronuncia paterne parole di ringraziamento alle autorità, ai ricchi ed ai poveri che con le loro offerte aiutarono il sorgere dell'opera di bene, dicendosi interprete della gratitudine di tanti giovanetti, che nell'Istituto trovano la via per diventar ottimi operai e integerrimi cittadini.

Il nuovo fabbricato consta di due vaste ali a due piani, dominate da un'alta torretta dalla quale lo sguardo spazia su Verona, si spinge fino ai colli ridenti, e contempla, oltre l'Adige, la pianura ubertosa.

Dal vasto ed armonioso atrio d'ingresso, ben disposti corridori e passaggi portano ad ampi locali per gli uffici di direzione, la mostra permanente delle scuole professionali, i laboratori, le sale per le visite del pubblico, ecc. Un ampio e bellissimo scalone mette al piano superiore, ove son le aule scolastiche, le stanze per gli insegnanti, i dormitori per gli alunni.

Il grande fabbricato - che potrà ospitare un mezzo migliaio di allievi, ai quali sono aperte le vie per la preparazione tecnica e culturale di ogni ramo del lavoro - fu progettato dall'ing. prof. Ceradini, direttore dell'Accademia Albertina di Torino.

Inaugurazione dei nuovi locali all'Istituto Coletti a Venezia.

La stessa domenica 6 giugno si svolse un'altra solenne cerimonia a Venezia, per l'inaugurazione dei nuovi locali, compiuti nell'Istituto Salesiano Coletti.

Il Consiglio Amministrativo del Collegio, con a capo il benemerito conte ing. cav. De Mori, Presidente, l'onorava di sua presenza, tra una gran folla di signori.

Alle 15,3o giunse l'E.mo Card. Patriarca, che si recò in cappella, ove amministrò la S. Cresima a molti alunni. Quindi, usciti nella nuova terrazza Invitati ed alunni, si svolse là benedizione di una immagine di Maria Ausiliatrice, che sovrasta l'atrio ed i nuovi locali. Poi parlò il cav. ufficiale prof. Davide Benassi: disse la storia dell'Istituto, esaltò la carità dei Veneziani, l'apostolato dei figli di Don Bosco, augurando che l'opera abbia da progredire ogni giorno più ed assicurando che anche la nuova cappella, progettata da qualche tempo, sorgerà quanto prima per completare la magnificenza del fabbricato.

Il Patriarca e gli ospiti assistettero dall'alto della terrazza ad un- grazioso saggio ginnastico degli alunni, poi ad una gara catechistica, e il pubblico espresse più volte il suo entusiastico consenso per la prontezza dei gareggianti.

Il XXV° dell'Istituto Salesiano di Schio.

A cura di un attivissimo Comitato, si celebrò alla fine di giugno. Il rev. Don Giuseppe Chiot di Verona predicò magnificamente il triduo di preparazione; e convennero al giorno solenne anche vari ex-direttori, l'ispettore Don Festini, e il rev.mo Don Antonio Candela, del Consiglio Superiore della Società Salesiana, quale rappresentante del sig. Don Rinaldi.

Dopo la messa cantata, Clero, Autorità, giovani e popolo si recano nel cortile per assistere alla posa della prima pietra di un erigendo porticato. La cerimonia viene compiuta da Mons. Arciprete.

Segue un'adunata commemorativa. Il cav. uff. Fochesato reca l'adesione del sig Commissario e del Comune con l'offerta di L. 1000. Dice pure parole di plauso e d'incoraggiamento Mons. Arciprete. L'avv. Galletti tiene il discorso ufficiale sulle finalità dell'Opera Salesiana. Parla, in fine, il sig. Don Candela ringraziando tutti e promettendo di rendersi interprete dei loro sentimenti presso il sig. Don Rinaldi.

Dopo le funzioni della sera una graziosa festa campestre nel cortile, gremito di gioventù e di popolo, coronava la festa giubilare.

NECROLOGIO

MARIA ANNA PASSADORE ved. VIGNAUD. - La morte di questa ottima e benefica Cooperatrice - della quale parleremo più diffusamente - avvenne la mattina del 15 giugno u. s. e la notizia si sparse come il fulmine destando vivo dolore nella Colonia Vignaud e dintorni.

La signora Maria Anna era nata in Buenos Aires il 27 luglio 1868, da Gio. Batt. Passadore e da Luisa Cambiaso, genovesi.

I coniugi Vignaud si stabilirono nel 1900 nella località omonima, dove Don Ernesto Vignaud aveva fatto costrurre una cappella e varie sale per l'insegnamento religioso e scolastico dei figli dei coloni; ma fin dal 1898 visitando per caso l'Oratorio di S. Francesco di Sales di Via Vittoria in Buenos Aires, al vedere quella falange di ragazzi che giuocavano allegramente e crescevano virtuosi mercè l'insegnamento cateschistico impartito con paterna carità, erano rimasti ammirati del sistema educativo del Ven. Don Bosco c s'erano subito iscritti tra i Cooperatori.

Nel 1903, venendosi a trovare la loro Colonia senza sacerdote e desiderando assai assai formare una popolazione cristiana e istruita, si rivolsero all'ispettore Salesiano Don Giuseppe Vespignani e con le più vive istanze ottennero dal venerato Don Rua la promessa di aprire a Vignaud un Collegio Salesiano con un tempio di Maria Ausiliatrice.

Ed in breve per la loro generosità l'uno e l'altro divennero un fatto compiuto.

Dapprima sorsero due collegi, i quali, compresi i nuovi saloni da poco costrutti, accolgono zoo alunni e provvedono all'educazione di molti altri fanciulli poveri ed abbandonati.

Nel 1911 moriva in Buenos Aires il sig. Vignaud, e da quel momento la signora Anna si costituì la madre dei poveri, particolarmente dell'infanzia. E fu allora che vedendo la deficienza della cappella primitiva, fece costrurre il magnifico tempio che oggi si ammira, lungo 6o metri, largo 30, su disegno dell'architetto Don Ernesto Vespignani.

Modesta e umile sempre, non volle mai che il suo nome comparisse nei giornali, praticando tassativamente il detto evangelico: « Non sappia la sinistra ciò che fa la destra »; pur facendo, in mille modi, indirettamente e direttamente, sempre del bene.

Sul principio di maggio u. s. cadde malata, e dopo un mese di alternative di timori e di speranze volò al cielo ricca di meriti, accresciuti dalla serenità eroica con cui sopportò l'ultima malattia.

Fervente e franca cristiana che non lasciava passar giorno senza accostarsi alla Santa Comunione, a quest'ora ella deve godere insieme col suo sposo le gioie celesti; e noi preghiamo secondo le sue intenzioni c quelle del suo degno consorte, nella fiducia che sulle opere da loro fondate - delle quali godono i frutti migliaia e migliaia di emigrati italiani - continueranno perenni le benedizioni di Dio.

Avv. FRANCESCO PEDRAZZI. - Concittadino del Ven. Don Bosco, ne era ammiratore entusiasta cd operoso. Fin dal 1898, quando venne eretto al Venerabile un marmoreo monumento nella sua città natale, il bravo avvocato ne pubblicò, a scopo di propaganda, un ampio schizzo biografico, desunto accuratamente dai Cinque lustri di Don Sonetti. Poeta facile ed arguto, non lasciava passar un'occasione propizia senza leggere qualche bella poesia sull'Opera Salesiana. Vero amico e benefattore dell'istituto Paterno locale, s'interessava della, cose nostre come di cose proprie, con grande affetto e cordialità squisitamente fraterna; ci voleva proprio un gran bene.

Non appena ce ne fu comunicata la perdita, abbiam pensato alla gioia che avrà provato nel rivedere Don Bosco in paradiso... dove noi gli preghiamo il premio che si è meritato con la sua operosità, carità, e bontà.

Rag. NICOLO CORSANEGO. - Spirò l'8 giugno u.s. quasi repentinamente, in Genova. Professionista integro e valente, fu dei più attivi membri della Gioventù Cattolica, dell'Opera dei Congressi e delle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli, ed educò i figli alla stessa scuola, per cui l'avv. Camillo meritò che la fiducia del Santo Padre lo confermasse nell'importante e delicato ufficio di Presidente Generale della Gioventù Cattolica italiana, cui l'aveva eletto l'universale favore degli Associati.

A lui, in modo speciale, e a tutti i congiunti l'espressione delle più sentite condoglianze.

Preghiamo anche per i Cooperatori:

ADRIANO Domenico, † Alba (Cuneo).

ALLEMANDI Elisabetta, † S. Michele Prazzo (Cuneo). ALESSIO Maddalena, † Casale Monferrato (Alessandria). ARRIGHI Don Angelo, † Pumenengo (Bergamo). BALBO Luigia ved. DEMASIO, † Motta (Torino). BASSANI Mons. Antonio, † Bologna . BECCARIA SANTI Lorenzina, † Roreto (Cuneo). BERTOLINI Ermenegildo, † Manzano (Trento). BERTOLINI Mollato da Fontana, † Manzano (Trento). BOCISELLI Adalgisa nata Belloni, † Roma. BosTIcco Maria, S. Damiano d'Asti (Alessandria). BREGANZE Antonio, † Vicenza. BRUERA Vittorina, † Paterson (Stati Uniti).. BRUNO Carolina, † Cigliano (Novara). BUFFA Maria, t Sezzadio (Alessandria). BUFFA Angela, † Sezzadio (Alessandria). CAMPIGLIO Rosa in Cordoni, † Lodi (Milano). CAPIRONE Giovanni, † Montanaro (Torino). CAPROTTI Carolina Dalforno, † Vittorio (Treviso). CATONE Maria, † Iesi (Ancona). CELOTTO Clemente, † S. Martino (Alessandria). CENCIA Marta, † Cherasco (Cuneo). CIANCIA Carletta Teodolinda, † Caprile (Novara). COMBI Virginia, † Ballabio Sup. (Como). CoLoNGo Tersilla, † Paterson (Stati Uniti). CONTI Antonietta di Giovanni, † Valledolmo (Palermo). COSENTINA Carmela, † Paterson (Stati Uniti).

CuGusi Raffaella, † Cheremule (Sassari).

D'ANNA Don Giuseppe, † Raffordali (Girgenti). FANTI Mons. Giuseppe, † Bologna.

FANTINO Mons. Comm. Teol. Angelo, † Vercelli. FONTANA Natalina, † Verolzngo (Torino). FORGIARINI Margherita, † Gemona (Udine). FORNAVA Carlo, Lenta (Novara. FRANCESCHI Italo, † Roma. FRATTINI Don .Angelo, † Vajano (Milano). GARAGIOLA Teresa, Inveruno (Milano). GASPARINI BELLI Maria, † Sedrina (Bergamo). GERMINI Contessa Anna, † Bologna. GERMANETTI Maria, † Bra (Cuneo). GARIBALDO Camilla, † Bordighera (Imperia). GRAMEGNA Maria, † Villavernia (Alessandria). GRANATA Don Giovanni, † Merlino (Milano). GRATTAROLA D. Lorenzo, † Castiglione (Alessandria). GRossI Battista, † Mosso S. Maria (Novara). GUGINO Carolina, † Valledolmo (Palermo). MAGNI Basilio, † Roma.

MANARESI Avv. Antonio, t Bologna.

MARCHESA DI BRAMBILLA Erminia, † Castelnuovo (Como). MARUCCHI Teol. D. Luca; † Vercelli (Novara). MONTANARI Bianca ved. MERLANI, † Bologna. MUNIzzI Franceschina, + Soveroto (Catanzaro). MUSCARELLI Concettina, † Valledolmo (Palermo). OVERGNACCHI Caterina, † Gemona. (Udine). PALLADINO D. Antonio, † Cerignola (Foggia). PANERO Giacomina, † Roreto (Cuneo). PASINETTI Francesco, † Sellero (Brescia). Picco Luigi, † Caluso (Torino). POLLI Alice, † Manzano (Trento). PORTA Pasqua, † Brescia.

PORTA Speranza, † Montemagno (Alessandria). RAMARINI Margherita, † Monterotondo (Roma). RIBAUDO Giovanna, † Mistretta (Messina). RIBOLINI D. Carlo, † Cavenago (Milano). ROBOTTI Battista, † Fubine (Alessandria). ROSMINI Luigi, † Lenta (Novara). ROTA Erasmo, . Torino. ROVERI Cav. Pietro, † Bologna. SALIS Maria Chiara, † S. Antioco (Cagliari). SANGUINETTI Maria, † Varazze (Genova).

SAN MARTINO Conte Maurizio di Castellamonte, + Torino. SARTI Giovan Domenico Ch., † Roma. SCHIAPPACASSE D. Luigi, + Vignale (Genova). SERRA Vitlae, † Assolo (Cagliari). SOMANO Camilla, † Magliano Alfieri (Cuneo). STARDERO Francesco, † Vinovo (Torino). TAMAGNI Paolo Ved. MARCHI, † Lodi (Milano). TONI Pia, † Bologna.

TOSCHIANi D. Giovanni, † S. Martino Pizzolono (Milano). TRECCANI Cristina, + Orzinuovi (Brescia). TURCHI Augusto, † Bologna.

VARALDA Giacomo, † Costanzana (Novara). VETTORI Luigia, † Manzano (Trento).

VETTORI Maria fu Attilio, † Manzano (Trento). VETTORI Rocco, + Manzano (Trento). ViGo Colombina Elisabetta, † Torino. ZANINI Giuseppe, † Bologna.