PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO
ANNO L TORINO - GIUGNO 1926 NUM. VI
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA COTTOLENGO, N. 32 - TORINO (9)
SOMMARIO: Le nostre Celebrazioni Cinquantenarie. - Inaugurazione dell'Esposizione Missionaria.
Le feste dei 24 maggio. - Per la celebrazione del Centenario Aloisiano. - La religione di Gesù nel Giappone (Don Vincenzo Cimatti, Miss. Salesiano). - Dalla nuova Missione Salesiana del Giappone. - Il culto di Maria SS. Ausiliatrice. - In preparazione al X Congresso Internazionale Salesiano. - I Congressi Regionali di Catania e di Roma. - Commemorazione del Card. Cagliero. L'Omaggio di Firenze a Don Bosco. - Nella patria del Venerabile. - Notizie varie. - Necrologio.
L'Inaugurazione dell'Esposizione Missionaria. - Le feste di Maria Ausiliatrice.
Solennemente, nonostante l'imperversare della pioggia la domenica 16 maggio s'inaugurò l'Esposizione Missionaria. Poi, il tempo migliorò alquanto; e i visitatori, a piccoli e a folti drappelli di amici, scuole e associazioni, presero a succedersi ogni giorno, senz'interruzione, sostando tutti, con un senso di ammirazione profonda, nella prima sala, ove s'incontra l'immagine di Don Bosco ed è plasticamente rievocato uno dei suoi racconti profetici sul divenire delle Missioni Salesiane, opera egregia del Comm. Mastrojanni.
L'omaggio al Venerabile sale spontaneo da tutti i cuori di fronte alla vastità dell'apostolato fiorito per sua iniziativa in cinquant'anni in ogni parte della terra; e si sente più vivo all'uscir dall'Esposizione nel contemplare per gli ampi cortili le ricreazioni serene di centinaia di figli del popolo, rappresentanti di altre schiere numerose, educate in ogni nazione con lo stesso programma di dolcezza, di carità, e di zelo. E non son pochi coloro che uscendo dall'istituto si recano a pregare la celeste Ispiratrice e Protettrice dell'Opera Salesiana, le cui sembianze campeggiano anche nel piazzale che prospetta l'ingresso all'Esposizione; e si fermano, evidentemente ammirati, a contemplare il monumento di Don Bosco, che... quasi noncurante di quello che avviene in casa sua, continua a intrattenersi sorridente coi suoi piccoli amici.
La nostra Esposizione Missionaria, ci è caro ripeterlo senz'alcuna ostentazione, è ben riuscita e farà del bene, ed è questo che più di tutto c'importa.
Non è, e non vuol essere, una vana ostentazione di quello che gli umili seguaci di Don Bosco hanno potuto fare nel campo delle Missioni Cattoliche in così breve periodo di tempo. Ogni altro religioso istituto, che ha una storia secolare e più volte secolare, può, indubbiamente, fare un'esposizione assai più grandiosa e impressionante della nostra.
Noi siamo di ieri.
Ma sentendo, grazie a Dio, ognor vivo e parlante lo spirito del Venerabile Fondatore, che volle per sua impresa il motto: « Da mihi animas, coetera tolle », sentiamo anche in noi viva la sete dell'apostolato; e vedendo estendersi sempre più il campo che la Divina Provvidenza ci affida, vediamo il bisogno di raddoppiare attorno ai nostri Missionari la generosità dei Cooperatori, senza i quali, come protestò Don Bosco, noi non avremmo potuto e non potremmo far nulla.
La nostra Esposizione Missionaria è quindi un omaggio a Dio ed uno sprone alla vostra carità. Venite a visitarla, o fate che quanti vostri amici, parenti e conoscenti, si recano a Torino in questi mesi - rimarrà aperta sino alla fine di agosto - abbiano a visitarla.
Al prossimo numero una descrizione completa, che sia sufficiente per darvene un'adeguata idea.
Diremo, in breve, della preziosa documentazione del bene compiuto nella Patagonia, ornai felicemente avviata per i sentieri della Fede e della Civiltà, delle preziose collezioni etnografiche delle tribù dei Bororos e dei Kivaros, della gran messe che si presenta ai nostri nell'India, nella Cina, e nel Congo Belga... diremo, insomma, degli aspetti più interessanti della Mostra.
Accenneremo anche a ciò che essa non dice e non può dir per intero ma fortemente richiama al pensiero di chi conosce la storia delle nostre Missioni, alle ripetute prove dell'eroismo dei Missionari, del fervore dei neofiti, della protezione celeste, dell'intervento continuo e spesso tangibile del Ven. don Bosco e di Maria SS. Ausiliatrice.
Per ora ci limitiamo ripetere a tutti l'invito a visitarla, e preghiamo il Signore che si degni renderla fruttuosa di generose ispirazioni e di nuove energie a vantaggio della grand'Opera delle Missioni Cattoliche e delleMissioni di don Bosco in particolare.
L' inaugurazione dell'Esposizione Missionaria.
La mattina del 16 maggio, come avevamo annunciato, venne solennemente inaugurata l'Esposizione Missionaria Salesiana: e la cerimonia, per quanto solenne ed onorata dalla presenza di Principi del sangue, conservò un'impronta popolare. Largo e vario fu lo stuolo degli invitati. Attorno alle Autorità si può dire che tutte le classi cittadine erano rappresentate. Ex-allievi, ex-allieve, sacerdoti, borghesi, artigiani, nobili e popolani, giovanissimi ed anziani, con la loro presenza hanno ancora ribadito quel carattere veramente popolare ed universale, che è una delle belle caratteristiche di tutta l'opera nata dal cuore e dalla mente di Don Bosco.
Difatti da Via Cottolengo al teatro, nonostante il cattivo tempo, il cammino era segnato agli invitati da una doppia fila di alunni di tutti gli Oratori Salesiani di Torino, convenuti in quel mattino in pellegrinaggio a Maria Ausiliatrice, e da una doppia fittissima schiera di esploratori cattolici in divisa. Ce n'era un piccolo reggimento, accorsi da tutte le città del Piemonte, celebrando in quel giorno il X° Anniversario dalla loro fondazione.
In breve il teatro, tutto adorno di drappi, si affolla. Nelle gallerie prendono posto allievi ed ex-allievi e, di fronte al palco, la banda e la « Schola cantorum » dell'istituto. Sul palco ove campeggia il busto di Don Bosco fra i ritratti di Sua Santità Papa Pio XI e di Sua Maestà il Re, si radunano le Patronesse dell'Opera Salesiana. Nella platea, vicino al palco, sono i posti d'onore per le Autorità; più indietro, il grosso della platea è riservato agli invitati, ed in fondo è raccolto un numeroso gruppo di salesiani.
Un lungo, fragoroso applauso saluta l'ingresso delle LL. AA. RR., il Duca di Genova e la Principessa Adelaide, del Prefetto della Provincia rappresentante il Governo, e dell'Arcivescovo di Torino, S. E. R.ma Mons. Giuseppe Gamba.
E la cerimonia s'inizia senz'altro con un inno d'occasione, scritto dal maestro Pagella, che vien cantato dai giovani della « Schola » con accompagnamento della banda. Quindi un alunno sale il palco, ed a nome dei com panni saluta i Principi e le Autorità, ringrazia gli invitati e attesta ai superiori sentimenti di filiale devozione.
Il discorso del sen. Rebaudengo.
L'oratore ufficiale sen. Rebaudengo, Presidente dell'« Istituto Salesiano per le Missioni » e del Comitato ordinatore della Mostra, pronuncia quindi il suo discorso, attentamente ascoltato dalla numerosa assemblea.
Esordisce così:
È cosa evidente che la Divina Provvidenza favorisce con misteriosi aiuti la Società Salesiana. E cosa evidente che essa con singolare predilezione ne protegge la compagine e gli accrescimenti, ne benedice i propositi e gli sforzi. Come, se così non fosse, avrebbe questa Società - sorta qui in somma umiltà, tra campi e prati, senza mezzi, in epoca tutt'altro che propensa alle religiose imprese - potuto nel breve giro di pochi lustri, trionfalmente espandersi per ogni regione d'Italia, e quindi, valicati mari e monti diffondersi per ogni plaga del mondo, ovunque aprendo oratori, officine, scuole, ospedali, asili per emigrati, chiese talora maestose al pari delle basiliche romane, ovunque, conquistando con le armi incruente del Crocifisso e del Rosario anime al Cielo, ovunque diffondendo in un colla luce del Vangelo, fonte di benessere spirituale e temporale la simpatia ed il rispetto per la nostra Nazione, sì, ovunque imperniando la propria azione sul Vangelo, di cui si inculcano i precetti e le massime, e sul ricordo nostalgico d'Italia, di cui si fanno conoscere il dolce idioma e la gloriosa istoria?
Sta in fatto che caratteristica della Società Salesiana, voluta dalla mente eletta e dal cuore generoso del Venerabile Suo Fondatore, gelosamente conservata dai valorosi ben degni successori di Don Bosco, si è di informare ogni fatica, ogni propria manifestazione ai due sommi principii «Fede e Patria », che sono i due grandi amori, le due nobili passioni che inestinguibili ardono nell'animo di ogni salesiano.
Ricordate le benemerenze di Casa Savoia nell'affermazione sempre più vasta e vitale della Società Salesiana, l'oratore prosegue:
Questa Mostra si apre con alcuni mesi di ritardo, in omaggio all'Esposizione Missionaria Vaticana svoltasi lo scorso anno, in cui realmente cadde il giubileo delle Missioni Salesiane, che l'odierna nostra Mostra intende appunto di solennemente commemorare: ma il ritardo ne accrebbe la preparazione, mentre non ne scemò gli auspici. Essa riferendosi per l'obbietto suo ad un solo dei rami del gigantesco albero salesiano, vale a dire all'evangelizzazione dei popoli infedeli e alla cura dell'emigrazione transoceanica italiana, lascia intravvedere quale poderoso sia il contributo, di cui dà ragione limitata e parziale, apportato dalla famiglia salesiana all'affermarsi progressivo in ogni parte del globo della civiltà figlia del cristianesimo e dell'italianità considerata da Don Bosco veicolo del cattolicismo; e doveva avere luogo qui, dove la Pia Società ebbe culla e mantiene la sua sede centrale all'ombra della tomba di Don Bosco, mèta di pietosi pellegrinaggi, ai piedi del monumentale Santuario, da lui eretto alla Vergine Ausilio dei Cristiani, da cui Egli ebbe ispirazione, incoraggiamento, sostegno.
L'oratore fa pure l'elogio delle Figlie di Maria Ausiliatrice, gareggianti in pietà, carità e coraggio - dichiara di ritener inutile ogni illustrazione della Mostra, la quale sarà ammirata e apprezzata da ogni visitatore - si dice lieto a nome del Comitato Ordinatore di salutare «il coronamento dell'affidatogli compito di rievocare e porre in bella luce l'opera cinquantenaria, di cui Don Bosco, tutto infervorato di apostolico zelo, gettò con mano vigo rosa il seme e guida ora dal Cielo gli svolgimenti; opera intesa a restringere i confini della barbarie, ad elevare ed affratellare i popoli e comporli tutti in un solo ovile e sotto un solo Pastore;
- porge particolari ringraziamenti agli Augusti Principi Reali « primi sempre a promuovere tutto ciò che tende a gloria di Dio ed al bene d'Italia », e al Prefetto della Città Rappresentante ufficiale di quel Governo «fra i cui molti meriti emerge quello di avere voluto e saputo valorizzare le forze spirituali e ristaurare il principio d'autorità ».
E conclude:
Non è purtroppo presente il Venerabile Fondatore, l'amato Padre, l'insuperabile Maestro, che divinò i tempi nostri, ne intuì i mali, applicandovi i rimedi, ne comprese i bisogni, assicurandone l'appagamento; mancano gli insigni Figli suoi, che dopo di lui ressero le sorti della Congregazione con prudente saviezza pari ad esperta attività, Don Rua e Don Albera; e manca il Gran Cardinale, che ancora pochi mesi fa qui applaudiva esultante alle infuocate commoventi parole dell'Eminentissimo Maffi, il braccio destro di Don Bosco, che a Lui, ritenuto morente, predisse sarebbe guarito e andato lontano, lontano sì fino ai selvaggi lembi della terra, fino ai più alti gradi dell'ecclesiastica gerarchia. Ma i loro spiriti paradisiaci qui aleggiano: le loro celestiali sembianze sono più che mai vive nelle nostre menti; li vediamo qui d'attorno e sopra di noi cogli occhi del cuore, ne sentiamo gl'influssi benefici, gli ammonimenti, le esortazioni, i consigli nelle nostre coscienze.
Con questa santa disposizione degli animi procedete, Altezze Reali, all'inaugurazione della Mostra: apritela, Eccellenza, nel nome augusto del Re: beneditela nel sacro nome del Signore, o illustre Presule. Noi tutti vi seguiremo: e dopo noi nei prossimi giorni, nei prossimi mesi, altri molti verranno d'ogni parte della terra, più che attratti dal fascino delle cose nuove, più che ansiosi di apprendere, bramosi di accendersi di quella carità larga, infrenabile, cristianamente operativa, superiore a differenze di razza e di credenze, che qui avvampa per la rinnovazione morale, religiosa, civile ed economica della Società.
Per tal modo a meritato compenso dei bravi Salesiani che da mesi prodigano tempo e studi pel buon esito dell'Esposizione, di questa si affermerà il successo, lo scopo suo si constaterà raggiunto, per nuove magnifiche gemme sempre più prospere verdeggieranno le istituzioni salesiane, anche il buon semi qui ora a piene mani sparso fervorosamente fidando sull'assistenza divina non fallirà.
Il discorso, applaudito più volte, viene alla chiusa salutato da vivissimi applausi, e l'oratore è complimentato da Principi ed Autorità.
Viene eseguita un'altra suggestiva cantata e i Principi, il Prefetto, l'Arcivescovo, e tutte le Autorità si avviano alla Mostra. S. A. R.
la Principessa Adelaide taglia il nastro di seta che ne vieta l'ingresso, e S. E. Mons. Arcivescovo, entrato nella prima sala, la benedice. E si entra alla visita. Il sig. Don Rinaldi e il Prefetto Generale Don Ricaldone dànno agli augusti Visitatori indicazioni sommarie, che destano spesso viva ammirazione.
Dopo le Autorità hanno accesso gli invitati, e nel pomeriggio, le sale sono aperte al pubblico.
Anche la festa di Maria SS. Ausiliatrice rivestì quest'anno maggior splendore dalle celebrazioni missionarie. E non fu Essa l'Ispiratrice delle opere del Venerabile, e in modo particolare delle Missioni?
Ogni giorno del mese, nonostante il tempo poco buono e incostante, fu contrassegnato, come sempre, da una grande frequenza alla S. Comunione, che, al cominciar della Novena, per migliaia di divoti divenne quotidiana. E tre volte al giorno, devotissima, una folla di anime pie fu vista accorrete ad ascoltare la parola di Dio, predicata al mattino dal giovane salesiano don Guido Favini, e la sera dal Teol. don Pietro Stradella Rettore del Rifugio e dal Can. Esquilio Calvari della Cattedrale di Tivoli.
Tanto concorso, non appena il tempo migliorò, crebbe a dismisura, e, divenendo il Santuario troppo angusto per contenerlo, si vide ogni sera una gran moltitudine pigiarsi in preghiera sulla piazza, tra la soglia del tempio e il Monumento di don Bosco, e divotamente prostrarsi al momento della Benedizione Eucaristica.
Negli ultimi giorni si associarono ai Torinesi molti pellegrini di ogni parte del Piemonte e d'Italia, i quali anche al mattino, mossi dallo stesso spirito di religiosa pietà, come insegnava don Bosco, non trovavano miglior ossequio da offrire alla Vergine che nell'accostarsi al Banchetto Eucaristico.
Quante le Sante Comunioni distribuite dal 23 al 24 maggio? Circa TRENTAMILA!
Quanti i voti sciolti ai piedi della Madonna e gl'inni di ringraziamento? Nella sacrestia fu un flusso continuo di devoti, che con accenti di fede ringraziavano l'Ausiliatrice dei Cristiani!
E lo spettacolo di un popolo immenso, riboccante di religiosa pietà, crebbe ancora la vigilia. Dalle prime ore del 23 fino a notte inoltrata del 24 la Basilica risuonò di cantici e di preghiere, mentre un'onda di popolo rinnovantesi continuamente gremiva, durante le sacre funzioni, la piazza, le vie adiacenti e i cortili dell'Oratorio. Su ogni labbro erano accenti di ammirazioni o pie giaculatorie, ed ogni sguardo si levava alla Vergine, che troneggiante dall'alto della cupola con la destra benedicente tra migliaia e migliaia di lampade elettriche, attraeva a sè il cuore di tutti, anche in mezzo ai concerti delle bande musicali.
Le sacre funzioni, decorate già durante il mese dalla presenza di vari Prelati, la vigilia e la festa si svolsero in forma solennissima con le accurate esecuzioni della nostra Schola Cantorum, coadiuvata da quella dell'Istituto Internazionale don Bosco, e l'intervento di vari ecc.mi Vescovi ed Arcivescovi, Mons. Pinardi, Mons. Castrale, Mons. Guerra, che pontificò ai Vespri e alla Messa solenne, e Mons. Giuseppe Gamba, che con altri Eccellentissimi Vescovi volle prender parte alla processione, che da sola è tale uno spettacolo, che merita un viaggio sino a Torino. Più di 12.000 persone, fanciulli, fanciulle, ex-allievi, cooperatori, donne e uomini cattolici, chierici, sacerdoti, cantando e pregando, presero parte al corteo preceduto da numerosi drappelli di esploratori, accompagnati da sette bande musicali, ornato da più di 200 bandiere e dai 50 labari con gli stemmi delle nazioni ov'è diffusa l'Opera di Don Bosco.
Quando, dopo la Benedizione, S. E. Mons. Gamba comparve sulla soglia della Basilica a benedire l'immensa moltitudine pigiata sulla piazza, fu un applauso commovente a Gesù in Sacramento, e con le lacrime agli occhi ripensammo alle parole che, don Bosco dava per iscritto ai primi Missionari: « Fate quello che potete: Dio farà quello che non possiamo noi. Confidate ogni cosa in Gesù Cristo Sacramentato ed in Maria Ausiliatrice e vedrete che cosa sono i miracoli».
E i miracoli li abbiamo visti e li vediamo anche noi, quest'anno nell'Esposizione Missionaria ed ogni anno in quest'augusta solennità del 24 maggio, in questo popolo immenso di ogni età e ogni classe sociale, che si fa un vanto - come voleva Don Bosco - di associare alla divozione alla Vergine il culto più tenero al SS. Sacramento.
Delle feste che si svolsero dal 22 al 24 maggio nell'Esposizione Missionaria e del Congresso Internazionale il prossimo numero.
Il Comitato Aloisiano per il 2° Centenario della Canonizzazione di S. Luigi Gonzaga ha diramato un nobilissimo appello alla gioventù cattolica di tutte le nazioni:
« La Società moderna, in mezzo a cui viviamo, è stanca di correre dietro ad un vano miraggio di felicità e di pace, senza raggiungerlo mai! La società non avrà mai felicità e pace, finchè s'illude di trovare questi beni nell'appagamento delle passioni sfrenate. No, ben altro è il cammino che conduce al vero benessere ed alla vera pace: è il cammino che ci traccia così luminoso e sincero l'ideale cattolico, cioè il sentiero della Fede, della purezza, della energia di carattere, dell'amore al prossimo, dell'apostolato ardente e costante.
» Oh! se i giovani di tutte le Nazioni volessero nobilmente percorrere questa via di virtù e di alta idealità! La società di domani sarebbe salva e godrebbe la felicità. Gli uomini di domani siete voi, o giovani di oggi; a voi dunque l'intraprendere questa Crociata per il rinnovellamento morale e spirituale della società moderna.
»Eccovi il piano di azione:
» Il 1926 è l'anno della Gioventù Cattolica. Il 31 dicembre si compiranno due secoli dacchè il Sommo Pontefice Benedetto XIII decretava i sommi onori della Chiesa ad un giovane che come noi, vissuto in mezzo al lusso ed alle seduzioni di una società dedita ai godimenti, ma più di noi forte di animo, seppe lottare e passare illeso tra i pericola. Questo giovane, così grande, così nobile, così simpatico, è appunto Luigi Gonzaga, il principe di Castiglione, il giglio di Mantova, l'angelo in carne umana, che, superando l'ambiente di mondanità in cui viveva, divenne esempio massimo di purezza, di carità e di sacrificio. La sua rinunzia ai godimenti non solo, ma a qualunque riguardo per la propria vita, fino a soccorrere gli appestati, attestano le virtù e la grandezza morale di questo santo che i giovani devono aspirare di imitare. L'esempio, certo, è tra i più fulgidi per eccitare la generosità dei giovani, per liberare dal torpore quelli che illanguidiscono e per richiamare al dovere quelli che se ne allontanano.
» Far risaltare la vita di S. Luigi Gonzaga, ecco il programma di questo anno giubilare. Tutto sarà messo in azione... per eccitare in tutti il santo entusiasmo, che ci porti a penetrare la vita di San Luigi Gonzaga. Che tutti i giovani possano imitare il loro grande modello e patrono, sappiano cioè elevarsi al disopra del mondo corrotto ed egoista che li circonda; sappiano resistere alle vertigini di ingannevoli piaceri ed alle lusinghe di ignobili ricchezze; desiderosi di ideali sublimi di purezza e di carità, si elevino nei cieli sereni del bello e del soprannaturale... »
Ed è questo il programma che anche il rev.mo sig. Don Rinaldi, nostro Rettor Maggiore, ha caldamente raccomandato a tutti i direttori e a tutti i Figli di Don Bosco. « Vorrei - egli scrive - che in questa occasione noi ci sforzassimo di operare tra i nostri giovani un santo risveglio di bene, soprattutto per quanto riguarda quella che il nostro buon Padre chiamava « la bella virtù »; perchè, lasciate ch'io che ve lo ricordi, miei cari figli, era principalmente per animarci alla pratica di essa, ch'egli ci additava a modello San Luigi e promuoveva tra di noi la sua devozione. Quel che più gli piaceva in questo santo era il candido giglio della santa purità, che egli avrebbe voluto vedere risplendere anche in tutte le nostre parole e azioni; e lo attraeva pure, come naturale conseguenza, il suo straordinario spirito di mortificazione quale mezzo indispensabile per custodirne immacolato il candore. Oh! quanto gli stava a cuore che questo giglio fiorisse rigoglioso nel giardino della sua Congregazione, ne fosse il più bell'ornamento, costituisse quasi il distintivo dei Salesiani e dei loro alunni!»
* *
Le feste centenarie s'iniziano il 21 corrente, e l'ultimo giorno dell'anno rivestiranno la maggiore solennità, per chiudersi il 21 giugno 1927. Sia quindi impegno di tutti i giovani e di tutti gli amici della gioventù di dare particolar splendore alla imminente solennità dell'angelico Patrono.
Circa le manifestazioni ulteriori, memori dell'amore che il Ven. Don Bosco volle acceso tra la gioventù per S. Luigi Gonzaga e delle idealità che zelava di diffondere con cotesta divozione, torneremo a parlare.
Due appena erano le case salesiane di Spagna sul finire del 1889, quando don Rinaldi fu inviato da don Rua a Sarrià come direttore di quelle Scuole Professionali; sei nel 1892, quando fu eletto ispettore; - e tra la Spagna e il Portogallo eran salite a ventuna nel 1901, quando fu richiamato in Italia come Prefetto Generale... - E 42 case di Don Bosco egli trovò solo nella Spagna, quando dal febbraio all'aprile u. s. fu a visitarla come Rettor Maggiore.
Naturalmente non potè recarsi e fermarsi in tutte le case, ma ne vide 33, le principali, comprese alcune delle 16 che vi ha l'istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
CINQUANTOTTO case di Don Bosco nella cattolica Spagna, e tutte rigurgitanti di figli e figlie del popolo, che crescono alla sua scuola - splendida prova, pur questa, dell'assistenza divina sull'Opera Salesiana.
Il sig. don Rinaldi tornò intimamente soddisfatto per lo spirito che regna tra i confratelli, per l'assistenza cordiale dei Cooperatori, e per il buono spirito che anima egli ex-allievi.
Dal giorno che mise il piede in terra spagnuola, il suo viaggio fu un trionfo: un trionfo per don Bosco, per l'Opera sua, e per il suo III° Successore, largamente conosciuto ed apprezzato fin dagli anni che passò a Barcellona come direttore ed ispettore, per la sua paternità, per il suo zelo, per la sua sagacia, per l'attività instancabile, ed ebbe dappertutto accoglienze trionfali. Tutte le Autorità civili ed ecclesiastiche si fecero un vanto di andargli incontro alle stazioni con larghe fiumane di popolo: in più luoghi s'innalzarono archi di trionfo; s'illuminarono le vie e le case; si celebrarono solenni funzioni di ringraziamento; i Municipi gli offersero la carrozza ufficiale, scortata da dieci, venti e trenta automobili; e la musiche municipali si unirono alle musiche salesiane nel salutarlo con gli inni patrii.
Don Rinaldi ritrovò nella Spagna i più grati ricordi degli anni più laboriosi della sua vita; ma nella sua umiltà non vide altra ragione di tante feste che nella popolarità del nome di don Bosco e nell'entusiasmo che suscita dappertutto l'Opera Salesiana.
« Non è qui per me quest'onda di popolo col fior fiore della cittadinanza - ripeteva agli alunni - ma è qui per voi, per l'amore che porta a voi, perchè voi siete la speranza della Religione e della Patria!»
« E che patria è la vostra! che patria è la vostra Spagna!... - diceva a Madrid. - Su questa bandiera, che ho dinnanzi e che tocco con le mie mani, vedo uniti l'amor di Patria e il culto della Religione, perchè tra i suoi colori nazionali campeggia il nome della Vergine Ausiliatrice! »
A Barcellona ebbe la consolazione di benedire la nuova chiesa intitolata a S. Dorotea, presso l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, in omaggio alla memoria della Serva di Dio Donna Dorotea de Chopitea, insigne cooperatrice salesiana, per cui si son compiuti i preliminari relativi al Processo dell'Ordinario intorno alla sua vita, alte sue virtù ed alle grazie ottenute a sua intercessione, nella fiducia di poter giungere alla sua Beatificazione. Il Ven. Don Bosco, supernamente illuminato, conobbe ancor prima di avere corrispondenza con cotesta generosa matrona e prima ancora che i suoi figli mettessero piede nella Spagna, che ella avrebbe chiamato i Salesiani a Barcellona, sostenendo le spese della nuova fondazione.
Don Rinaldi è entusiasta di questa Causa; ed ha pur provveduto perchè i resti mortali della veneranda Cooperatrice - splendido episodio di questo Cinquantenario della fondazione della Pia Unione - sieno trasportati nella chiesa salesiana di Sarrià, sorta per la sua munificenza.
Altra grande consolazione provò Don Rinaldi nel visitare i lavori, sempre in progresso, del superbo Tempio Nazionale, che si sta erigendo ad onore del S. Cuore di Gesù sulla vetta del Tibi dabo, offerta a Don Bosco fin dal 1886 nel suo viaggio trionfale a Barcellona; e gli tornò pure di sommo conforto l'alta fama di santità che gode il nostro Venerabile Fondatore. Fu con commozione che ebbe a constatare in molte nobili famiglie la venerazione con la quale conservano come care reliquie oggetti a lui appartenuti, e che - insieme con don Candela che gli fu compagno in tutto il viaggio - nella villa Marti y Codolar si sedette sulle stesse sedie e nello stesso punto ove venne preso un ritratto a don Bosco e posarono anche don Rua e don Albera.
A Siviglia assistette alla posa della prima pietra delle Scuole Popolari, che i Salesiani apriranno nel quartiere di Triana: cerimonia solennissima, compiuta dall'E.mo Card. Ilundain, alla presenza dell'Alcalde, dell'Infante don Carlos, della sua signora Donna Luisa d'Orléans, e di tutte le Autorità cittadine.
Le feste più imponenti si svolsero a Madrid, dove si festeggiò il XXV di quella casa salesiana. Alla stazione mossero incontro al nostro Superiore, col sig. Emmanuele Bofarull, rappresentante del Sindaco, il Presidente della Federazione Nazionale degli Ex-Allievi, sig. Angelo Garcia de Vinuesa, il Comitato dei Cooperatori Salesiani, presieduto dal sig. Ferdinando Bauer, e nobili signori e signore, Conti e Duchi, e lo stesso Nunzio Apostolico S. E. R. Mons. Todeschini.
E il 24 marzo, nel sobborgo de los Cuatro Caminos, il sig. don Rinaldi vide accorrere alla posa della prima pietra di un gran tempio presso quella nuova casa salesiana tutta l'aristocrazia, e le Autorità, i Ministri della Pubblica Istruzione e di Grazia e Giustizia, il Vescovo di Madrid-Alcalà, il Nunzio Apostolico, le LL. AA. RR. l'Infante don Ferdinando e l'Infante donna Isabella, e le LL. MM. il Re e la Regina di Spagna.
Le LL. Maestà mossero in corteo al luogo della cerimonia, accompagnate dal sig. Don Rinaldi, ascoltarono la lettura dell'atto che si collocò nella 1a pietra, misero su questa la prima calce, e tennero, com'è costume, uno dei nastri legati alla pietra, mentre veniva calata nelle fondamenta.
Fu tanta la bontà di Re Alfonso verso il Successore di don Bosco, che non soddisfatto di essersi intrattenuto con lui in quell'occasione, lo chiamò a palazzo, mentre era già lontano da Madrid, e don Rinaldi anticipò il ritorno capitale alla per recarsi all'udienza.
Ma pur nell'intimità delle nostre case e nel mezzo dei nostri allievi e dei Cooperatori il buon Padre ebbe grandi consolazioni. Tre cose in modo particolare gli riuscirono care: la fiorente divozione a Maria SS. Ausiliatrice, la venerazione per don Bosco e Domenico Savio, e la santa cordialità che regna tra Salesiani e Cooperatori, e tra superiori, ex-allievi ed allievi.
E con efficaci parole animò tutti a perseverare sulla retta via.
« Siate sempre più devoti di Maria Ausiliatrice - diceva don Rinaldi; - dove si leva alto il suo stendardo, si avanza di vittoria in vittoria e la conquista delle anime è sicura! ».
A Madrid e a Barcellona ebbe il conforto di benedire due nuovi monumenti ad onore di Domenico Savio.
A Madrid, dal 4 al 5 aprile, presiedette il Congresso Nazionale degli ex-allievi, che trattò particolarmente della vita di fede che deve animare e stringere quanti son cresciuti alla scuola di Don Bosco, al di sopra di ogni competizione e divergenza.
E tanta fu la gioia con cui anche gli allievi si stringevano attorno al superiore avidi di una sua parola, di una sua carezza, di un suo sorriso, che in più luoghi molti furori visti piangere alla sua partenza.
Eguali manifestazioni di affettuosa esultanza si ebbero nello studentato teologico di Campello e nella casa di formazione di S. José del Valle. Quei buoni giovani chierici e laici sentirono vivamente il suo distacco.
Il più bel ricordo di questo viaggio del signor don Rinaldi sarà l'imminente apertura di un nuovo Istituto Salesiano per Aspiranti
Missionari, sul tipo dell'Istituto « Card. Cagliero »; indizio, questo, dello zelo che arde in petto al nostro Superiore e delle liete speranze che dà all'Opera Salesiana anche la gioventù di Spagna.
Nel ritorno il sig. Don Rinaldi sostò a Nizza Marittima, dove, a ricordo del Cinquantenario di quella prima fondazione salesiana all'Estero, assistette alla posa solenne della prima pietra di un nuovo tempio da dedicarsi a Maria Ausiliatrice.
Tanto a Catania, come a Roma, in occasione dei Congressi Regionali vennero esposti numerosi lini e paramenti sacri ed altri oggetti, confezionati o raccolti « pro Missioni Salesiane ».
Anche da altre città ci giunge la consolante notizia di eguale fervoroso contributo.
Ne parleremo, com'è di dovere, quando tutti codesti oggetti, inviati a Torino, figureranno in un reparto speciale dell'Esposizione Missionaria, il che avverrà, speriamo, quanto prima, e precisamente verso la fine di questo mese.
II. Il suo pratico zelo.
Naturalmente i frutti dello zelo del Venerabile per la diffusione del Culto Eucaristico si hanno ad ammirare nel 1° Oratorio da lui fondato e negli altri suoi Istituti.
Non appena potè raccogliere un piccol gruppo di poveri giovani, bisognosi di cure paterne, volle che ogni mattina ascoltassero insieme la Santa Messa, prima di recarsi al lavoro o a scuola in città; e quando crebbe il loro numero ed ebbe scuole ginnasiali e professionali interne, crebbe anche la sua carità, e li volle iniziati ad un metodo di vita eminentemente cristiana basata sul culto a Gesù in Sacramento. Per tutti Messa ogni giorno, ed ogni giorno comodità di confessarsi per potersi accostare degnamente alla Sacra Mensa; nelle domeniche, poi, e nelle altre feste di precetto volle che ascoltassero due messe, per abituarli, tornati in famiglia, a frequentare le solenni funzioni delle parrocchie.
E benché fosse così largo con i ricoverati da permettere loro e da spronarli alle ricreazioni più animate - non esigendo altri limiti nelle ore di svago che quelli imposti dall'igiene e dalla moralità - volle che essi, a cominciare dalla sera non appena dette le orazioni fino al mattino dopo Messa, anche se questa si celebrasse dopo un'ora o un'ora e mezzo dalla levata, quasi tanti piccoli cenobiti osservassero rigoroso silenzio. Pose questa regola anche per promuovere e tutelare efficacemente la moralità, ma vi fu mosso soprattutto dal pensiero di disporre le tenere anime, nel raccoglimento più intimo ed edificante, a trarre dalle pratiche di pietà mattutine, specie dall'assistenza alla Santa Messa e dalla frequenza alla S. Comunione, frutti abbondanti.
Il segreto dei successi educativi del Venerabile sta qui: nell'educare gli alunni ad ascoltare devotamente ogni giorno la Santa Messa ed a frequentare i Santi Sacramenti. Era tanta la sua fiducia nei divini vantaggi che il Sacrifizio Eucaristico dona a chi vi assiste devotamente, che, ai Salesiani per regola e agli alunni e a tutti gli altri per consiglio, suggeriva di assistervi ogni giorno, ricordando le parole di S. Agostino, che non può fare una cattiva morte chi ascolta assiduamente e devotamente la Santa Messa.
Per lo stesso motivo, pieno com'era di riconoscenza verso i benefattori, - cui, dopo Dio, ascriveva con intima convinzione tutto il bene che veniva facendo - non appena venne aperto il Santuario di Maria Ausiliatrice, dispose che vi si celebrasse in perpetuo una Santa Messa quotidiana secondo le loro intenzioni o in loro suffragio. E in feste e in circostanze particolarmente care e solenni si dava delicata premura di annunziare alle nobili famiglie, che, l'assistevano con più generose elemosine, di applicare la S. Messa secondo le loro intenzioni: e a queste manifestazioni di santa riconoscenza univa la dichiarazione di offrire al Signore le preghiere, le S. Comunioni e le opere buone degli alunni.
Guidato sempre dalla fede, era ben lieto che i suoi sacerdoti, quando sovrabbondassero ai bisogni della comunità, nei giorni festivi, anzichè celebrare privatamente, si recassero nelle chiese che mancavano di sacerdoti, ma con questa norma: - di dar la preferenza, tra le chiese bisognose, alle parrocchie, poi alle altre più importanti ed a quelle delle confraternite, quindi alle cappelle ed alle ville signorili, e in ogni caso di preferire il luogo che offriva minore elemosina, perchè più difficilmente avrebbe potuto trovar un sacerdote.
Anche a quelli che, discretamente forniti di beni di fortuna, ricorrevano a lui per ottenere grazie speciali, raccomandava di far celebrare una Messa e di udirla e di parteciparvi con la Santa Comunione.
E perchè tutti, giovani e adulti, si abituassero ad assistere al Santo Sacrifizio con divozione, diceva anche, e lo ripeteva sovente, che il Signore esaudisce in modo speciale le preghiere fatte in tempo dell'Elevazione, e son molti quelli che toccarono con mano la verità di questa esortazione.
Basterebbe quanto abbiamo accennato, per collocare la figura di Don Bosco tra i più grandi devoti della SS. Eucarestia; ma orribilmente monca, di fronte alla realtà, rimarrebbe la rapida esposizione.
Come tacere del suo zelo instancabile per animar tutti alla frequenza della S. Comunione? La fede nella reale presenza di Gesù Sacramentato e il desiderio di vederlo adorato da tutti era la vita della sua vita, e lo zelo per la frequenza alla Mensa Eucaristica la più fulgida manifestazione della pietà dell'anima sua. Su quest'amore e su questa divina frequenza gettò la base del suo sistema educativo.
Il valore del sistema educativo.
E svelato in queste parole:
« E comprovato dall'esperienza che i più validi sostegni della gioventù sono il Sacramento della Confessione e della Comunione. Datemi un giovanetto che frequenti, questi Sacramenti, voi lo vedrete crescere nell'età giovanile, giungere alla virile età, e, arrivare, se così piace a Dio, fino alla più tarda vecchiaia con una condotta che è l'esempio di tutti quelli che lo conoscono. Questa massima la comprendano i giovanetti per praticarla; la comprendano tutti quelli che si occupano dell'educazione dei medesimi per insinuarla».
Perchè gli alunni potessero vivere in grazia di Dio e frequentare la Mensa Eucaristica, egli, che fu sempre un zelantissimo ministro del Sacramento della Penitenza, dispose che nei suoi istituti gli alunni avessero ogni giorno comodità di confessarsi, mirabile in pari tempo nell'insistere in cotesta divina frequenza e nel rispettare la volontà e la libertà individuale.
Egli insegnava così:
«La frequente Confessione, la frequente Comunione, la Messa quotidiana sono le colonne che devono reggere un edifizio educativo da cui si vuol tener lontano la minaccia e la sferza. Non mai obbligare i giovanetti alla frequenza dei Santi Sacramenti, ma soltanto incoraggiarveli e porgere loro comodità di approfittarne ».
E a questo mirava con le istruzioni, con le conversazioni, con i sermoncini serali, con l'esercizio mensile della Buona Morte, con le novene di preparazione alle feste di Nostro Signore e della Beata Vergine, con l'istituzione di varie Compagnie, i cui membri con l'esempio spronassero all'imitazione la gran massa dei compagni (all'Oratorio c'erano più di 8oo alunni interni); e tutto senza pressione, senza coercizione alcuna, con la più schietta libertà.
«Nei casi di esercizi spirituali, tridui, novene, predicazioni, catechismi, si faccia rilevare la bellezza, la grandezza, la santità di quella religione che propone dei mezzi così facili, così utili alla civile società, alla tranquillità del cuore, alla salvezza dell'anima, come appunto sono i Santi Sacramenti. In questa guisa i fanciulli restano spontaneamente invogliati a queste pratiche di pietà e vi si accosteranno con piacere e con frutto (1) »
Un rilievo.
Anche con tanta soavità ed affettuosità d'inviti - altra delicatezza squisita - non permise mai, nemmeno nelle circostanze più solenni, che gli alunni si accostassero alla S. Comunione ordinatamente banco per banco, ma volle e lasciò che uscissero spontaneamente e contemporaneamente da qualunque banco, perchè, nel caso che taluno non fosse ben disposto, non trovasse nel pensiero e nella vergogna di restarsene solo al proprio posto in vista dei compagni, una leggera o grave tentazione ad accostarsi male, e fors'anche sacrilegamente, alla Santa Comunione.
Altro desiderio del Venerabile che merita particolar rilievo è questo: voleva che i fanciulli fossero ammessi al banchetto celeste, appena l'età loro lo consenta, « affinchè - diceva - il Signore possa prender possesso dei loro cuori, prima che siano guasti dal peccato ».
Il ricordo della prima Comunione, fatta due anni prima dell'età richiesta ai suoi tempi ed egualmente da lui tanto desiderata e sospirata, non gli si cancellò mai dal cuore; e mentre ne lasciava nelle Memorie per i Salesiani una cara pagina, l'ebbe certo presente anche nel 1854 nello stendere l'opuscolo delle Letture Cattoliche: « La forza della buona educazione », dove s'indugia a descrivere in vari capitoli le cure squisite di una madre cristiana per preparare il figliuolo all'atto più importante della vita e i preziosi frutti che ne conseguirono.
« Raccomando quanto posso - insiste anche nella biografia di Domenico Savio - ai padri e alle madri di famiglia e a tutti quelli che esercitano qualche autorità sulla gioventù di dare la più grande importanza a questo atto religioso. Siate persuasi che la prima Comunione ben fatta pone un solido fondamento morale per tutta la vita, e sarà cosa strana che si trovi alcuno che abbia compiuto bene quel solenne dovere e non ne sia succeduta una vita buona e virtuosa. Al contrario si contano a migliaia i giovani discoli, che sono la desolazione dei genitori e di chi si occupa di loro, ma se si va alla radice del male, si riconosce che la loro condotta cominciò ad apparire nella poca o nessuna preparazione alla prima Comunione ».
E chiude con queste gravi parole: « E meglio differirla, anzi è meglio non farla, che farla male ».
Anche nel Regolamento per le Case Salesiane insiste che si ammettano per tempo i fanciulli alla Santa Comunione: « Si tenga lontano come la peste, l'opinione di taluno che vorrebbe differire la prima Comunione a un'età troppo inoltrata, quando per lo più il demonio ha preso possesso del cuore di un giovinetto a danno incalcolabile della sua innocenza. Secondo la disciplina della Chiesa primitiva si solevano dare ai bambini le ostie consacrate che sopravvanzavano nella Comunione Pasquale. Questo serve a farci conoscere quanto la Chiesa ama che i fanciulli siano ammessi per tempo alla S. Comunione. Quando un giovinetto sa distinguere tra pane e pane, e palesa sufficiente istruzione, non si badi più all'età e venga il Sovrano celeste a regnare in quell'anima benedetta ».
Per la Comunione frequente.
Apostolo della Comunione quotidiana e frequente, Don Bosco raccomandava a tutti, ai piccoli e ai grandi, di conservarsi in tale stato di coscienza, da potersi accostare, con il consiglio del confessore alla Mensa Eucaristica ogni giorno: e per parte sua non esitava a dare questa licenza a chi vi era disposto. D'ordinario, diceva ai penitenti che si accostassero alla S. Comunione ogni volta che nulla inquietasse la loro coscienza.
Anche su questo punto la sua teoria era chiara e esplicita.
« Gesù, avendo istituito questo sacramento pel bene delle anime nostre, desidera che noi vi ci accostiamo sovente. Ecco le parole con cui Egli ci invita: - Venite a me tutti, o voi che siete stanchi ed oppressi ed io vi solleverò: Venite ad me omnes qui laboratis et onerati estis, et ego reficiam vos. - Altrove diceva agli Ebrei:- I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e morirono, ma colui che mangia il cibo figurato nella manna, quel cibo che io dò, quel cibo che è il mio corpo e il mio sangue, egli più non morrà in eterno. La mia carne è un vero cibo, e il mio sangue una vera bevanda.
» Chi mai potrebbe resistere a questi amorevoli inviti del Divin Salvatore?
» Per corrispondere a questi inviti, i cristiani dei primi tempi andavano ogni giorno ad ascoltare la parola di Dio, ed ogni giorno si accostavano alla Santa Comunione. Egli è in questo Sacramento che i martiri trovavano la loro forza, le vergini il loro fervore, i santi il loro coraggio. E noi con quale frequenza ci accostiamo a questo cibo celeste?
» Se esaminiamo i desiderii di Gesù Cristo e il nostro bisogno, dobbiamo comunicarci assai spesso. Siccome la manna ogni giorno servì di cibo corporale agli Ebrei, in tutto il tempo che vissero nel deserto, finchè furono condotti alla terra promessa, così la Santa Comunione dovrebbe essere il nostro conforto, il cibo quotidiano nei pericoli di questo mondo per guidarci alla vera Terra promessa del Paradiso.
» S. Agostino dice così: - Se ogni giorno domandiamo a Dio il pane corporale, perchè non procureremo anche di cibarci ogni giorno del pane spirituale colla Santa Comunione? - San Filippo Neri incoraggiava i cristiani a confessarsi ogni otto giorni e a comunicarsi anche più spesso secondo l'avviso del Confessore.
» Finalmente la Santa Chiesa - (e questo era il grande argomento del nostro Venerabile) - manifesta il vivo desiderio della frequente Comunione nel Concilio Tridentino, ove dice: - Sarebbe cosa sommamente desiderabile che ogni fedele cristiano si mantenesse in tale stato di coscienza da poter fare non solo spiritualmente, ma sacramentalmente, la Santa Comunione ogni volta che interviene alla Santa Messa ».
Fu censurato quasi concedesse con troppa facilità la Comunione ai giovani alunni, ma continuò nel suo zelo e senza perdersi in aride disputazioni, con poche parole chiudeva la bocca agli oppositori. A chi gli obbiettava: «Chi avrà tali disposizioni da poter fare ogni giorno la Comunione, mentre lo stesso S. Luigi non la faceva che una volta alla settimana?» rispondeva: - Quando si trovi chi sia perfetto e fervoroso come S. Luigi, per questi potrà bastare la S. Comunione una volta la settimana, purchè, come S. Luigi, sappia impiegare tre giorni a prepararvisi e tre altri, oltre quello della Comunione, in continuo ringraziamento!
(Continua).
(1) Dal Regolamento per le Case Salesiane.
(Relazione del Missionario Salesiano dott. D. Vincenzo Cimatti).
Il Giappone, il paese delle meraviglie, il paese del Sol Levante, viene delineandosi nelle sue schiere di isole agili e svelte, nei suoi scogli traforati come un ricamo disposto a guisa di una elegante frangia lungo il massiccio e vasto continente asiatico. E la regione classica dei terremoti e dei vulcani, essendo una zona di dislocazione tormentatissima, che ha dato luogo a pieghe che si drizzano ad altezze di quasi 4000 metri (Fujihiama), cui corrispondono bacini di mare sprofondati (oltre 8ooo metri). La frangia centrale più ampia e ricca delle altre, è il Giappone propriamente detto. Qualsiasi geografia dà i dettagli geografici e le curiosità locali di cui dirò più tardi, quando sarò più pratico del paese e dei costumi. Ad una prima impressione per quel poco che ho veduto nel Kiusciu non trovo esagerato per nulla quanto leggeva non so più su quale libro italiano: « Il viaggiatore da qualunque parte si volga e in tutte le stagioni, vede colline verdeggianti, pendii pittorechi, villaggi annidati fra gli alberi che scendono fino al mare. L'occhio è attratto dalla verietà del terreno, dalla vegetazione sobria e potente, da una successione di piani pittoreschi, che fanno di ciascun angolo un piccolo quadro separato e come posto a soddisfare il desiderio dello spettatore ».
La stessa armonia che si rivela nella natura fisica si riscontra nelle maniere gentili degli abitatori, nella proprietà degli edifici pubblici e delle case private, delle vie, dei veicoli, nell'etichetta minuziosa, nel fine gusto artistico, con cui ornano quanto loro appartiene. Il Giapponese è un popolo fornito di intelligenza e idealità pronte e aperte, attivo e abile, di gusto fine, cortese, che sa abilmente nascondere ogni passione dell'anima dietro il costante sorriso del volto e nel contegno dignitoso, e in mezzo alle bellezze naturali cresce con vivo senso della natura. Patriota entusiasta ed ardente, ardito di mente e di cuore, coraggioso, non vede avanti di sè di bello, di buono, di grande che il suo paese e la prosperità dell'impero, a cui dona intelligenza, tutta l'attività di cui è capace, tutta la vita.
Nella mesta nenia del suo canto nazionale è improntato l'amor patrio che anima questi caratteristici abitatori: « Del Divo Imperatore - mille anni il regno duri - ed ottomila anni ancora, - finchè una pietra si converta in roccia - dove s'abbarbichi il più folto muschio ».
Sintoismo, buddismo e confucianismo.
E per la religione? La religione ufficiale è il Sintoismo, ereditata dagli antichi attraverso a numerose leggende e che il Giappone non abbandonerà tanto facilmente senza perdere qualche cosa della sua nazionalità e anche delle sue qualità naturali, che gli hanno permesso in così poco tempo, davanti al mondo stupefatto, di elevarsi all'alto grado di gloria e di prosperità che occupa attualmente tra le grandi nazioni (1).
I dati essenziali del Sintoismo sono alla base del pubblico insegnamento in ogni grado di scuole. E tale insegnamento è prolungato fuori della scuola col libro, col giornale e colla rivista, con conferenze, nelle molteplici associazioni fra giovani e adulti, stabilite in ogni centro importante.
Il Sintoismo si può brevemente riassumere così: - E la maniera specifica giapponese, ereditata dagli antichi, di onorare la memoria degli imperatori, padri della patria; quella degli uomini grandi e degli eroi militari che lavorarono in forme svariatissime per arricchire il patrimonio nazionale e a cui dalla venerazione del popolo e della patria riconoscente furono eretti i templi come monumenti commemorativi.
Tramandando ad altre relazioni per ciò che concerne l'origine dell'impero giapponese e che è legato alla leggende fondamentali che sono alla base del Sintoismo, per ora è sufficiente dire che accanto a questa concezione religiosa sorge nel VI° secolo il Buddismo, che si presenta subito come una religione di sapienti e che fece subito presa sugli animi giapponesi desiderosi di sapere, e che attirati dai chiari e pratici precetti morali del buddismo e moralismo cinese, dallo splendore del culto, dalle aspirazioni indefinite verso uno stato di vita superiore, trovavano nei nuovi insegnamenti una maggior soddisfazione, un vero alimento spirituale. Fortunatamente il buddismo, restringendosi sostanzialmente ai precetti morali della vita pratica, non era in contraddizione con le credenze e pratiche religiose del Sintoismo; religione, filosofia e morale si muovevano in piani paralleli, che pur alle volte toccandosi, non si urtavano; potè così espandersi, come lo è tuttora, assai liberamente.
A fianco di queste sorse pure il Confucianismo: tale teoria filosofica estranea a ciò che non è vita presente, non riguarda che al buon ordine sociale, al benessere del popolo, nella pace e nel perfetto governo del sovrano e dei suoi aiutanti, nell'esatto adempimento del dovere. Ed è così che nel Giappone, anche attualmente, hanno valore queste differenti manifestazioni religiose, non vere religioni, che vivono in una specie di ecclettismo, da cui ognuno sceglie quello che gli torna conto, e che in definitiva si conclude coll'indifferentismo, mentre il popolo meno istruito si abbandona alla vera idolatria, sia pure in buona fede, alla più supina superstizione.
Le idee democratiche e socialiste si fanno larga strada anche in Giappone: lo spirito scientifico e critico, fondamento dell'istruzione moderna in Giappone, va lentamente gettando il dubbio e a togliere valore alle credenze religiose antiche. Per utilitarismo, per rispetto umano, per sentimento continueranno molti a prestar fede ufficiale alle credenze sintoistiche: ma anche l'anima giapponese va aprendosi inevitabilmente a nuovi orizzonti: è nell'ordine delle cose e della Provvidenza. Non è il caso, come si fa da taluni, di incolpare il Cristianesimo di togliere il valore alle credenze tradizionali e di essere nemico dell'anima giapponese. Il guazzabuglio d'idee religiose che lega questo popolo, non può impedir certo che nuovi orizzonti si vengano delineando desunti e dalla ragione e dall'esperienza politica e dalla storia. E siccome i mezzi semplicemente umani e naturali non sono sufficienti a garantire e a spiegare ad un paese e all'individuo la sua esistenza e il suo pieno sviluppo, ma occorre ricorrere a mezzi soprannaturali, ecco che entra in giuoco l'insegnamento di N. S. Gesù Cristo: in Lui solo la salute.
I primi albori evangelici.
Come si è venuto svolgendo e si svolge il Cattolicismo in Giappone?
Nel 1542 vi approdano per la prima volta i mercanti portoghesi, ed è così aperta la via anche ai primi missionari. Il grande Apostolo del Giappone, San Francesco Saverio, nel 1549, nel giorno dell'Assunzione di Maria entra a Kangoshima nel Kiusciu, proprio nell'isola, ove iniziano i loro lavori i figli di Don Bosco. Colle pubbliche predicazioni, colle discussioni coi bonzi, coi grandi miracoli, fra lotte di ogni genere e sacrifizii inauditi, lavorando per i Giapponesi che chiamava « delizia della sua anima », nel 1551 in 27 mesi di lavoro ha rigenerato migliaia d'infedeli, guadagnato il cuore di molti prìncipi, confuso l'orgoglio dei bonzi, piantato lo stendardo di Gesù Cristo in mezzo ad un popolo numeroso, suscitato legioni di missionari. Le città di Hiradò, Omurà, Nagasaki vedono il fervore di neofiti, l'austerità dei penitenti, la purezza di vergini come nei primi tempi della Chiesa. Il Cattolicismo si propaga rapidamente in tutto il Giappone fino nella Corte. Nel 1585 si contano a 200.ooo i Cattolici, con 250 chiese, e rimane famosa nella storia della Chiesa l'ambasciata che l'Imperatore del Giappone invia al Papa Gregorio XIII.
Mentre così meravigliosamente viene dilatandosi il regno di Cristo in questa terra benedetta, un brusco e violento arresto viene a colpire la magnifica fioritura di tante anime elette. L'imperatore Hideyoshi (Taiko Sama 1587-97) persuaso dalle istigazioni dei bonzi che i missionari fossero spie, strumenti di conquista a servizio delle potenze europee, emanò il decreto di esilio dei preti cattolici europei. Fortunatamente la persecuzione per i primi dieci anni fu senza spargimento di sangue. Poi per false informazioni di mercanti spagnuoli, i sospetti si riaccendono, la persecuzione si accentua, si richiedono le liste dei cattolici giapponesi, che nel fervore delle loro anime « preparano abiti magnifici pel giorno del loro trionfo, per essere ben vestiti quando li metteranno in croce»; e culmina col martirio dei 26 martiri giapponesi (5 febbraio 1597) sulle colline di Nagasaki. La persecuzione.
Dal 1598 al 1613 è un periodo di pace, caratterizzato dal magnifico sviluppo della Chiesa Cattolica in Giappone, che nel 16o5 col fervido apostolato dei Gesuiti, Francescani, Domenicani e Agostiniani, conta un milione e ottocento mila cattolici con numerose chiese, ospedali, scuole, associazioni varie. E la messe che biondeggia e che è pronta per la raccolta.
Dietro le istigazioni dei protestanti di Olanda e d'Inghilterra, che pieni di odio religioso volevano soppiantare anche nel commercio i mercanti di Portogallo e Spagna, nel 1613 scoppia furiosa la persecuzione, quale forse non fu mai nelle storie e che ha molti punti di contatto, se non le supera, con le persecuzioni romane. Si inizia sui signori della Corte imperiale: si prosegue nel 1614 col bando assoluto dei missionari, colla distruzione delle chiese e coll'obbligo dell'apostasia sotto pena di morte per tutti i cattolici giapponesi. I successori di Taiko Sama rinnovano gli editti e le persecuzioni, che giungono al colmo nel 1623 con Yemitsu, in cui diventa generale. Tutti i mezzi vengono posti in opera per far apostatare questi compioni della fede di Gesù, e dovevano certo suonare terribili ai Giapponesi di quei tempi le superbe e blasfeme parole del Decreto: « Finchè il sole scalderà la terra, che nessun Cristiano osi entrare in Giappone! Che tutti lo sappiano; anche se fosse il re di Spagna in persona, o il Dio dei Cristiani, o Budda stesso, chi violerà questo editto lo pagherà colla testa ».
Nel 1640 il Giappone è chiuso a tutti gli stranieri e con grande esattezza e severità l'ordine è mantenuto. Fino al 1844 in tutte le forme i missionari cattolici tentano di entrarvi, e forma certo questo periodo una delle pagine più gloriose ed interessanti dell'apostolato cattolico (1); inutili i tentativi fatti dai Gesuiti e Domenicani, che muoiono fra atroci supplizi.
Ma le nazioni europee dal '41, '42, '44 con vari trattati vengono forzando l'ingresso e dietro loro entrano pure i missionari e primi i Padri delle Missioni Estere di Parigi. Oh come risuonano dolci le parole di uno di questi santi apostoli, che tanto benemeritarono della civiltà e della religione in queste contrade, approdando al Kiusciu:
« Salute, o terra, un giorno privilegiata, che fosti la prima a ricevere la buona novella e che fu percorsa dai piedi del glorioso S. Francesco Saverio... Salute, o terra sacra, bagnata dai sudori di tanti uomini apostolici e dal sangue di tanti martiri... In mezzo a queste isole innumerevoli, tu fosti la culla e per lungo tempo il focolaio della Chiesa del Giappone... ».
Passano molti anni fra trattative, proposte, trattati definitivi, e dopo una sosta di varii anni pel trattato del 1858 si apre definitivamente il Giappone ai missionarii, che in mezzo a difficoltà d'ogni genere ripigliano il loro apostolato; i cristiani possono esercitare il culto e non essere offesi con atti ingiuriosi alla religione che professano (come era sopratutto col Ye fumi = calpestare la croce). Essi vengono stabilendo centri d'azione nei porti aperti (Nagasaki, Yedo, Kanagawa, Hakodate, ecc.).
" Noi abbiamo lo stesso cuore di Roma! „
E quale fu la sorte dei Cattolici Giapponesi durante le persecuzioni? Innumerevoli si consacrarono col martirio a Dio; altri apostatarono; altri riuscirono a nascondersi e con una specie di organizzazione, per più di 200 anni, senza preti, con pericolo continuo della vita, per l'infuriare della persecuzione, senza libri, si tramandarono di padre in figlio gl'insegnamenti della Chiesa Cattolica, appresi dagli antichi missionari, il modo di battezzare, di seppellire i morti, le preghiere principali, la devozione al Crocifisso, alla S. Vergine, ecc.
Il lavoro dei missionari fu inizialmente di verificare se fossero rimasti gli antichi germi, impiantati così fortemente dagli ardenti apostoli, andare alla ricerca dei discendenti degli antichi cristiani e mettersi così in relazione cogli altri. Toccava in sorte a Mons. Peit Jéan la consolazione di far questa preziosa scoperta.
Si era costrutta a Nagasaki la bella chiesa cattedrale e fra la folla di cristiani e di curiosi che si susseguono durante le feste per visitarla, il 17 marzo 1865, alle ore 12,30, un gruppo di quindici persone, proveniente da Ura Kami entra, e, vedendo il missionario, vedendo la statua della Madonna, protestano di avere anch'essi il medesimo cuore, venerano la Vergine, al cui altare avviene la commovente scena, e in questo primo e susseguenti colloqui col Missionario, spiegano la loro fede, le verità della dottrina cristiana, le feste da loro celebrate, gli oggetti e immagini religiose del culto, le loro funzioni, la loro organizzazione.
- E il gran capo di Roma che ci invia! - dice il missionario.
- Noi abbiamo il vostro medesimo cuore, lo stesso cuore di Roma - rispondono. E poi ansiosi gli domandano: - Non avete figli?
- Oh no! risponde il missionario. Noi amiamo le vostre anime; non abbiamo figli; siamo consacrati irrevocabilmente corpo e anima al Signore.
- Essi sono vergini, gridano i cristiani, sono i Padri delle nostre anime!...
Il riconoscimento è completo, fondato sopra le basi che i cristiani, discendenti dagli antichi martiri, pongono come inconcusse: - Il primato della Chiesa di Roma, il celibato gemma del sacerdozio cattolico, il culto alla Vergine.
Regina Martyrum ! Auxilium Christianorum!
Da quel giorno si moltiplicano le visite dei cristiani; ricominciano gli intimidamenti, le esose sorveglianze da parte dell'autorità; i cristiani si radunano di notte a Nagasaki e in altri luoghi nascosti, nelle isole, nei boschi, e si rinnovano i primi tempi dei cristiani nelle Catacombe. I cristiani si riconoscono numerosi, forti contro le angherie e i soprusi delle autorità, che davanti al numero e alla fermezza di questi campioni della Fede, lasciano fare. I missionari, intanto, in vista delle lotte future, lavorano a fortificare i cristiani, che liberamente e apertamente esercitano il loro culto e il 2 giugno 1867 erigono davanti alla chiesa, dove avvenne il loro riconoscimento, un bel monumento alla Vergine Immacolata, su cui è scritto: «Nostra Signora del Giappone, pregate per noi. - In memoria del 17 marzo 1865». E ai due lati: «Regina dei Martiri! Aiuto dei Cristiani! » (1).
Dalla bella gradinata della Cattedrale si vede in basso la vasta distesa del porto di Nagasaki chiuso per tanti anni alle navi straniere; a destra la città cui sovrasta la montagna ove consumarono il loro sacrificio i primi martiri giapponesi e in lontananza la valle feconda di fede, di cristianità, di Urakami.
Intanto il governo giapponese tenta colle minaccie, in forme subdole, di ottenere un'apostasia generale dei cristiani di Urakami, prendendo pretesto dalla non voluta sudditanza dei cristiani per i funerali e in occasione della restaurazione del « Mikado » (18681869) si ripiglia la persecuzione con esecuzioni di morti, di esiglio per molti cristiani, finchè nel 1870-73 tutti i cristiani di Ura Kami vengono deportati e dispersi pel Giappone.
Ma ad ogni apertura di nuovi porti, entrano nuovi missionari; le conversioni aumentano, e il decreto del 14 marzo 1873 permette il ritorno agli esiliati; quelli dal 1875 all'85 instaurano il regime di tolleranza, che permette anche a ordini religiosi femminili di gettare le prime fondamenta della loro opera. I Missionari curano la formazione di clero indigeno che dimostra molta pietà e gusto per lo studio: si sforzano di accudire le necessità spirituali e morali dei poveri cristiani così duramente provati e di convertire i pagani. Si fanno conferenze, prediche, si erigono scuole, chiese, istituti, diffondendo ovunque la devozione alla Passione di Gesù Cristo, del S. Rosario, e la frequenza alla S. Eucaristia. Dal 1885 al 1895, con la legge 11 febbraio 1890 viene proclamata la libertà religiosa di diritto e di fatto, ed il Giappone viene lentamente avviandosi alla fede cattolica.
Nostra Signora del Giappone, Regina dei Martiri, Aiuto dei Cristiani, che non si è mai cessato d'invocare fra queste montagne del Kiusciu, compia il miracolo di richiamare alla fede questo popolo che coi suoi martiri, coi suoi missionari tanto ha benemeritato della Chiesa, ed aiuti in modo speciale i figli di Don Bosco, che sempre l'invocano come specialissima protettrice e tenerissima Madre.
Sac. VINCENZO CIMATTI
Missionario Salesiano.
(1) È interessantissimo lo studio del P. J. M. Martin des Missions Etrangères de Paris: Le SHINTOiSME, religion nationale. Hong=Kong, Impr. de Nazareth 5924. È pubblicato il 1° vol., ed è in corso di stampa il 2°, che sarà seguito da un terzo. È un'opera modernissima e decisiva in materia. da cui desumo i presenti appunti e di cui ringrazio l'A., che a Moji accolse con vera fraternità i primi missionari salesiani del Giappone.
(1) La religion de Jesus, resuscitée au Japon par F. Marnos Miss. Ap. - Delhomme, Paris.
(1) N. d. R. - Ci pare d'ottimo augurio per la nuova Missione Salesiana del Giappone cotesta coincidenza della scoperta dei vecchi cristiani giapponesi con l'erezione del Santuario di Maria SS. Ausiliatrice. Don Bosco, infatti, poneva la prima pietra del nostro tempio massimo il 25 aprile 1865 e nel 1868 lo dedicava al divino culto, e negli anni seguenti studiava, ai piedi della Vergine, Aiuto dei Cristiani, il modo d'iniziare le Missioni Salesiane.
L'inaugurazione di una nuova Missione Salesiana in Giappone nel Cinquantenario delle Missioni Salesiane è per noi un nuovo pegno della materna assistenza della Vergine sull'Opera Salesiana.
(Lettera del Sac. Doti. Vincenzo Cimatti al signor Don Rinaldi *). (*) Continuazione - vedi Boll. di maggio u. s.
15 febbraio. - Partiamo alle 13,30 accompagnati alla stazione dal P. Tiry e da uno dei professori del Seminario. Il giorno prima il Rettore del Seminario P. Leon Gracy ebbe un pensiero delicatissimo. Volle regalarci alcuni libri, (che insieme con altri procurati a Nagazaki ci faciliteranno lo studio della lingua), una bella carta del Kiusciu, ed anche un libro che apparteneva al suo predecessore Mons. Bonne, ora defunto, nel 1912 Arcivescovo di Tokio, e cooperatore salesiano fin dal 17 aprile 1888, come risulta dal diploma firmato dal signor Don Rua, conservato nel Seminario. E concludeva l'ottimo Padre: « Avete avuto un valido cooperatore da tanto tempo, ed ora continuerà ad esserlo dal Paradiso! ».
A Miyazaki - Il primo saluto! -- Maria SS. Ausiliatrice è anche Patrona del Giappone.
Panorami incantevoli si succedono continuamente. Alle sei siamo a Kurumè ospiti del Missionario Apostolico P. Raoult e riposiamo fino all'una dopo mezza notte per ripigliare il treno. Fu necessaria questa fermata per giungere a Miyazaki di giorno. All'una sveglio la truppa e partiamo. Dobbiamo cambiare treno, ma il Giapponese è l'uomo, tipo del gentiluomo, e anche con poche parole comprende e si fa in quattro per servirci. La stessa gentilezza l'usano i controllori in treno, i tranvieri nei carrozzoni. Si spalanca l'uscio ed il controllore con un bell'inchino vi prega di presentare i biglietti che egli ha l'onore di verificare. Sul tram vi si dice: « Il tram si è fermato alla tal fermata, ho l'onore di avvertirvi; chi ha bagagli non lo dimentichi ».
Incontrate un cristiano? Lo si distingue tra mille. Non ha paura di farsi vicino o di lasciarvi il passo, e mettendo le mani alle ginocchia farvi un grazioso inchino, se non ha il cappello, oppure cavarsi il cappello e inchinarsi, e tutto ciò con naturalezza, sorridendo. In mezzo a pagani è anche questa una bella professione di fede. I fanciulli sono più arditi: si piantano davanti a voi e con un bell'inchino vi salutano. I saluti per via sono a base di ripetuti inchini, accompagnati da
sospiri come di chi assorbe qualche cosa di buono. I più sballottati sono i piccini, portati dentro il Kimomò sulla schiena, dalle madri, che vengono così a subire dei dondolamenti fortissimi, di cui pare non si risentano guari.
17. - Arriviamo verso le 11 a Miyazaki. E ad attenderci il simpatico P. Bonnecaze e qualche cristiano. Un 1oo metri dalla stazione un gruppo di fanciulli cristiani, avvisati da una brava maestra cristiana, che li istruisce nel catechismo e che volle subito conoscerci, ci gridano dalla strada: Banzai, banzai! (viva, viva!) ed i primi a salutarci all'uscita dalla stazione sono due frugoli, che c'inchinano sorridendo. Oh! Don Bosco volle che i suoi primi figli del Giappone incontrassero come primo saluto le porzioni elette del cuor suo e del Cuore di Gesù.
Saliamo in kurumà, la piccola carozzella orientale, e la processione sfila: in capo Don Cavoli, in coda il sottoscritto fra gli sguardi curiosi della popolazione preavvisata dal giornale, fra l'attenzione vigile della polizia che domanda ad un cristiano, già indettato, le nostre generalità. Giunsi come trasognato davanti alla missione. E magnifica, tutta alla giapponese; Dio ci ha fatto per questo cadere in Paradiso. Glie ne manderò altra volta descrizione dettagliata. Sull'uscio della chiesa ricanto il Te Deum coi compagni e consacriamo noi stessi a Maria che in Giappone è onorata col titolo «Nostra Signora del Giappone, Regina Martyrum, Auxilium Christianorum ». La Madonna di Don Bosco vuol essere onorata in Giappone anche con questo titolo. Deo gratias! Ci troviamo doppiamente in patria nostra!
A sera il padre radunò i cristiani (un centinaio); e diedi benedizione solenne; dopo, gli uomini vollero vederci. Dissi, per interprete, quanto in quel momento il Signore mi inspirava e ci separammo come amici di vecchia conoscenza coi rituali inchini. È il primo giorno del mese di S. Giuseppe e siamo in una casa e in una chiesa consacrata a Lui.
La nostra Missione. - Un'intervista. - Visite alle autorità e al dottore.
18. - È il giorno delle Ceneri. Faccio la funzione e l'imposizione delle Ceneri ai cristiani accorsi. E un seme eletto e prosperoso che forma le migliori speranze per l'av venire. La vita di lotta in cui si trova il cristiano tra i pagani lo rende tenace, fiero, sto per dire rigido nell'esecuzione dei suoi doveri, quasi a sè, specialmente qui a Miyazaki, in cui la comunità cristiana, formata prevalentemente da agricoltori, è portata all'allontanamento dal mondo cittadino e dall'istruzione che non ama troppo: e questo capita specialmente per i vecchi cristiani, discendenti dagli antichi dei tempi di S. Francesco Saverio. Certo si trovano in gravi difficoltà: sono poveri; timidi, data la loro condizione di vita; il rispetto umano c'è anche qua; la dottrina cattolica, paragonata nella pratica a quella protestante e pagana che permettono tutto; la religione ufficiale, il Sintoismo, indispensabile (solo per dire) a chi vuol vivere benino materialmente e far carriera, ed altri motivi, che non pratico dei luoghi, non posso ancor bene afferrare. Ad ogni modo da un rapido sguardo si possono auspicare i più bei frutti per l'avvenire. Ora manca a tutti il massimo strumento materiale d'azione, la lingua. Mi pare siano a proposito per noi quanto scriveva il Saverio nelle sue lettere: « In mezzo a questo popolo, noi non siamo che statue mute. Essi parlano di noi; discutono di noi e noi siamo senza parola... A quest'età noi ritorniamo bambini, apprendendo gli elementi della lingua, e piaccia a Dio che noi abbiamo il candore e la semplicità dei bambini».
Ci siamo allogati per dormire e studiare nelle quattro camere del piano superiore: un po' stretti, ma meglio così che peggio. Al pian terreno, refettorio; e il resto riservato al Missionario.
Mentre pranziamo il Direttore dell'Hinga Scimbum (giornale locale) viene per intervistarci; ci piglia la fotografia e ho creduto opportuno subito far sapere chi siamo e che cosa vogliamo. E comparso oggi l'articolo, colla fotografia; è la prima manifestazione dei Salesiani di Don Bosco in Giappone.
Nel pomeriggio andai con Don Tanguy ad ossequiare il Prefetto, il Sindaco e il Capo di polizia. Ci accolsero con vivi segno di rispetto e si dichiararono disposti ad aiutarci, mettendosi a nostra disposizione. Il Prefetto ci offerse il tè senza zucchero (uso giapponese) e anche qui, come dalle altre, autorità inchini, complimenti senza fine. Mi pare che la nostra visita sia stata gratissima e che ci sarà vantaggiosa.
19 febbraio. - Uno dei nostri è indisposto e mi pare prudente farlo visitare dal dottore. Siamo in piena etichetta giapponese: scalzatura delle scarpe, s'inforcano le pianelle - incontro di persone che si sprofondano in inchini.- visita del malato -- senza pianelle si entra in camera - presentazione della signora del dottore - saluti (bisogna inginocchiarsi, mettere le mani a terra come quando si cammina a quattro gambe e fare tre inchini profondi) - all'invito dell'ospite ci si siede in una stuoietta imbottita sulle calcagna - amena conversazione, di cui su 100 parole se ne capiscono tre o quattro - grandi sorrisi - congedi - fino all'uscio si è seguiti dai padroni che si divertono un mondo a vedere gli Europei, che fanno ginnastica ad infilarsi le scarpe.
A sera Via Crucis, cui assistono con vera edificazione una cinquantina di cristiani, vari dei quali quotidianamente ascoltano messa e si accostano alla S. Comunione.
Per questa volta basta. Intanto si lavora, e si lavora assai, per poter subito cominciar l'opera nostra. Vicino a noi c'è un campo. L'ho già adocchiato. Il bravo dottore (un pagano) starà attento se è in vendita (come pare), e non ha difficoltà a tenerci al corrente... Mah!... c'è tempo!
Buon S. Giuseppe!... con vive preghiere per la nostra missione. Tutti ci hanno parlato e parlano: 1) dell'enorme difficoltà della lingua, 2) della più enorme difficoltà dell'apostolato. Monsignore mi ha parlato altresì delle difficoltà di ambientamento.
Vedremo tutto alla pratica: credo che prima di sei mesi non potremo pensare a dividerci e formare le altre due residenze.
Mi benedica, venerato sig. Don Rinaldi, e ci ottenga da S. Giuseppe umiltà, spirito di raccoglimento e lavoro. L'abbraccio di cuore, unitamente a tutti gli amati Superiori.
Il suo povero figliuolo DON VINCENZO CIMATTI.
Varia e interessante per sè, con gli ampi reparti delle singole Missioni Salesiane, sparse in ogni parte della terra, ha pure l'attrattiva di splendidi diorami, di un parco ricco di numerosa fauna indigena, e, ad ore fisse, di films missionarie e conferenze missionarie con proiezioni.
E aperta ogni giorno, dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 19.
Offerta d'ingresso L. 2 a benefizio delle Missioni Salesiane.
Volete grazie da Maria SS. Ausiliatrice?
Fate la novena consigliata dal Ven. Don Bosco, e cioè:
I) Abbiate fede, PREGATE! Pregate Gesù in Sacramento, che è il centro di tutte le grazie, e Maria SS. che ne è la dispensatrice.
Recitate per NOVE GIORNI 3 PATER, AVE E GLORIA a Gesù Sacramentato con la giaculatoria: Sia lodato e ringraziato ogni momento il santissimo e divinissimo Sacramento, e 3 SALVE REGINA alla Madonna con la giaculatoria: Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis.
II) Promettete di viver sempre in grazia di Dio, e nei giorni in cui fate le accennate preghiere accostatevi - una volta almeno - ai SS. SACRAMENTI DELLA CONFESSIONE E COMUNIONE.
III) Ricordate la parola del Divin Salvatore: - Date e vi sarà dato - Voi volete una grazia? fate anche voi un'elemosina a vantaggio delle opere suscitate da Maria Ausiliatrice per l'educazione cristiana della gioventù e per la conversione di tanti popoli idolatri: SOCCORRETE LE OPERE E LE MISSIONI SALESIANE.
GRAZIE E FAVORI
A quanto è riferito in queste relazioni s'intende non doversi altra fede, da quella in fuori che meritano attendibili testimonianze umane.
Ricorrete a Maria Ausiliatrice.
Da circa un mese un mio nipotino, d'anni dieci circa, fu colpito da congestione cerebrale, con probabile attacco di meningite, quindi malattia gravissima e dai medici dichiarata mortale. In preda a tale angustia, misi sotto il capezzale del caro malato una reliquia di Don Bosco, e con grande fiducia insieme con altre buone persone cominciai a pregare Maria Ausiliatrice, promettendo, a grazia ottenuta, un'offerta per le opere salesiane, e di farmi iscrivere cooperatrice.
Passai giorni di trepidazione, non facendomi mai il medico curante nessuna speranza; ma la Mamma Celeste ascolta chi a Lei ricorre con fiducia. La febbre, sempre insistente, cominciò a diminuire, ed ora è del tutto scomparsa.
Cerveno (Brescia), 29-III-1926.
AGNESE RAVAGNOLI.
CON RICONOSCENZA INFINITA! - Essendo andati in campagna a trascorrere le feste natalizie, tutti i miei cari caddero gravemente ammalati. Mio marito ebbe una forte bronchite che si temette dovesse degenerare in bronco-polmonite, ed il nostro bambino un'angina dellc più cattive, tanto cl e stette lui pure in pericolo di vita. A ciò si aggiunta che tutti gli altri membri della famiglia s'ammalarono contemporaneamente, mentre i disagi della vita della campagna, prodotti in parte dall'abbondanti nevicate, si facevano sentire. Ci rivolgemmo allora fiduciosi a Don Bosco e facemmo con tanta fede la novena a Maria Ausiliatrice, consigliata dal Venerabile, promettendo di pubblicare la grazia sul Bollettino e di inviare un'offerta; ed oggi sciogliamo il voto fatto che ci ha reso la salute e la pace. Con riconoscenza infinita,
Firenze, 6 aprile 1926
ADA MAZZOTTI.
CON L'ANIMO PIENO DI RICONOSCENZA sciolgo la promessa fatta a Maria SS. Ausiliatrice e al Ven. Don Bosco.
Avevo letto nel Bollettino Salesiano le grazie che la Vergine dispensa ai suoi devoti e a Lei e al Venerabile ricorsi nel momento più terribile della mia vita, perchè guarisse la mia mamma colpita da fiera polmonite. Fui esaudita, e con eterna gratitudine invio la mia offerta.
Provincia di Palermo, 27 - III - 1926.
V. R.
GRAZIE, O MARIA AUSILIATRICE! - La mia nipotina, Rosina Gelo, pochi mesi dopo la nascita, contrasse un insieme di malattie: difterite, bronchite, polmonite e gastrica, tanto da giungere agli estremi. Lo stesso professore, consultato in proposito, non ci dava la minima speranza di salvarla. Votai il caro angioletto a Maria SS. Aiuto dei Cristiani, e feci, e feci fare una novena di preghiere promettendo la pubblicazione della grazia.
Seguirono giorni di speranza e di timore, poi ebbi il conforto di vederla fuori di pericolo; dopo un po' di tempo fece una ricaduta, ma infine la cara Ausiliatrice me la salvò; a Lei vive grazie!
Cassolonovo (Pavia), 3 - III - 1926.
MARIA NATALE.
EVVIVA MARIA AUSILIATRICE! - In febbraio u. s. insieme con la moglie e tre figlie fui colpito di forte influenza, ed io per dippiù di nefrite. Ammalatasi pure la persona di servizio, la famiglia, quantunque con febbre alta, dovette a turno lasciare il letto per dare assistenza a me, che ne avevo più bisogno. Ci volgemmo con viva fede a Maria Ausiliatrice e fin dall'indomani cominciò subito il miglioramento, e con meraviglia del medico curante in breve riacquistammo tutti la primiera salute.
Vizzini, 14 - IV - 1926.
Magg. Cav. SALVO FELICE.
COME È BUONA MARIA SS. AUSILIATRICE! - Nel mese di dicembre 1925 mia figlia cadde ammalata con forte febbre e il medico ordinò di portarla all'Ospedale. Dopo un'accurata visita il Professore disse che doveva subire un'operazione, altrimenti avrebbe avuto poco tempo di vita. Addoloratissima mi rivolsi alla Beata Vergine con tutta la fede, pregandola di salvarmi la mia diletta figlia; e fui esaudita! L'operazione ebbe l'esito felice, dopo 15 giorni mia figlia fece ritorno a casa, perfettamente guarita.
Moncalvo, aprile 1926.
MARIA CERRUTI.
COME È BUONA MARIA AUSILIATRICE!... Come è potente l'intcrcessione del Ven. Don Bosco! La nostra piccina Maria, di mesi 18, colpita da forte influenza, con bronchite e polmonite, fu ridotta ad uno stato gravissimo. Consultammo diversi medici e nessuna speranza ci lasciarono per la bimba; dichiarando quasi inutili le cure della scienza. Voltici con fiducia alla Vergine e al Ven. Don Bosco, cominciammo una novena, promettendo un'offerta per le Missioni Salesiane, e la pubblicazione della grazia. Fin dal primo giorno della medesima cominciò a migliorare: e con stupore di tutti in poco tempo guarì perfettamente. Sieno grazie a Dio, grazie alla Vergine, grazie a Don Bosco. Riconoscenti inviamo il nostro piccolo obolo per le Missioni. Coniugi ZANTE.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni,. pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:
A) - A. B. S., Aceto A., Agnesotti F., Alaghisi B.,. Alisio M., Aliverti A., Allegranza L., Alliod S., Almigi G., Anfossi F., Annovazzi R. in Bonini, Anselmo P., Arene M., Armeni R., Ascheri R., v. Lupi, Atzeni M. A., Atzori M. Bonu, Autori F., Avesani S. in Zampieri, Azzolini C.
B) - Badanello O., Badino V., Balbiani F., Barbieri M.,. Barcellini C., Barbagelata D., Battistelli A., Battocchio G.,. Bazzica R., Belorti G., Benita R. in Bonaschi, Berardi M., Berbotto M. in Venturino, Berci L., Beretta M., Bernar dini suor M., Bertoia E., Bertucci F., Bertucci F. in Poce, Besozzi R., Bianco E., Biava A., Biglietti E., Binda M., Bistolfi E., Boero P. in Abba, Boiola E., Bonino C., Bontempo M., Borca P., Borla R., Borsari C. in Salio, Boscaini L., Bosco R. in Bocchio, Bosso E., Bovio G., Brambilla E, Brigatti A. ed M., Broggi R., Bronzini S., Brunelli-O., Brusco F., Burini M., Burzio B.
C) - C. A. N., C. R., Cabelli N., Caligaris G., Calles Bari L., Calvi nob. E., Calvi M. C., Carnfer F. in Zambelli, Camperi L., Canali M., Capello C., Cappello G., Caputo G., Carabini G., Caravasio R., Carneri A., Carrus M. A., Casagli M., Casatta M., Cassotti T., Castagnero M., Catalina G. in Carena, Cattaneo C., Cattaruzza F., Caula G., Cavigioli R., Cayre A., Ceccheini M., Cedroni M., Ceppi P., Ceretti T. in Nobili, Cerina R., Cerrato A., Ceruti D., Chiappero C., Chiapuzzo C., Chiarla T., Chierichetti L., Chierico Antonino, Chiesa G. in Ferraris, Chiesa - L., Chiola G., Ciola M., Cimino d. V., Cislaghi M., Civran A., Cocco ch. G., Cogarelli B., Colla C., Colombo v. M., Cometti F., Comis A., Conti G., Contu A., Cooperatrice salesiana di Milano, Cornelia C., Costa R., Cottini A., Cozzani R. in Ruggia, Cristante d. G. B., Cristina C., Crosa G.
D) - Dalla Pozza M., Damerini M., De Antoni E., De Castro G., De Cet D., De Gerbaudo A., De Giorgi coniugi, Della Mura B., Dell'Oro G., Delpiano V., Demarie T. Demichelis M. in Vigliani, De Paoli S., Derini A., Dessilani L., Dezza L., Dicaro prof. G., Di Mortillara cont.a R., Di Somma A., Divota di M. A. di Torino, Domisoni T., Dones M.
E) - E. A.
F) - Fael E., Falchi dr N., Falconieri N., Famiglie Barale, Castignoni, dr. Dorni, Rossi, Secchi, Sicca, Fardin G. Fenus A., Ferrando E., Ferraris A., Ferraro M. in Bosio, Ferrero M., Ferrero T., Figlia di M. A. di Alessandria, Figlioni E., Filante C., Floris E., Fonte M., Frachey E., Franzini O., Frigerio coniugi.
G) - G. F., Gabrielli I., Galimberti C., Gallo C., Gallo E., Gallo G., Gallo M., Gamerra V., Gangarelli can. S., Canora A., Garello A. v. Tomatis, Carro T., Gaviglio R., Gessaga C., Giaccardi A., Giaccone M., Gianoli G. Giovannini P., Giuffrè F., Giuffrida R., Glarey A., Gnudi I., Goggi A., Gontier A., Cori P., Gottardi F., Gravina E., Grosso M., Guadagnini F., Guglielmetti V., Giuglia M.
1) - 1. M. C., Imperatori G., Ivaldi V.
L) - L. I. B., L. R., Ladetto D., Lanteri C., Lanza C., La Rosa V., Lavacopi 1, m. Crosara, Lecca B. in Picciau, Leonardi A., Leone d. B., Locatelli A., Lo Certo N., Lombardelli M., Lugoboni F., Lupi A., Lusso G.
M) - M. B., M. C., Maccagno G., Macello C., Macarone M., in Palmieri, Maffei D., Magni F., Manca P., Mancini A., Mangeri M. in Orlando, Mangiola A., Maramotti S., Marchini P., Marchisio L., Mareri C. in Goglioso, Mari G., Mariani E., Marinucci O., Marroccu A., Mascarino G., Mazzotti A., Mel E. in Folegato, Mele M. A., Mensi L., Meucci E., Migliano L., Mihich G., Milani A., Milani rag. G. Miorelli G., Molte G. ed M., Moffè M. di New Jork, Molteni G., Molteni V., Mondino I.,. Montarolo A., Montecchi M., Monteleone I., Montini F., Morandi R., Moratelli C. in Ziosi, Morello R. in Colussi, Mori M., Moro P. in Galbusera, Moro T., Mortellaro G., Mosca A., Mosconi V., Mossetti M., Motta A., Motta C., Mulas M. A., Mura E., Murgia G. M., Musmeci d. G., Musmeci M., M'isso A., Musso C., Mutarelli B., Muzzi D.
N) - N. B., N. N. di Alessandria, Ardenno, Borgomanero, Borgosesia, Borgovercelli, Cappella Maggiore, Chironico, Cisterna d'Asti, Dogliani Lanusei, Palazzolo Milanese, Predazzo, S. Antonino di Susa, Torino; Napoli d. C., Nardo P., Nascimbene G., Natale M., Nateri R., Navarra V., Nave A., Neggi C., Negri A., Negri S., Negro F., Neri A., Nicolussi C., Noaro I., Nozza M., Novasi C., Novelli M. in Lupano.
O) - Oddenino L., Odiard C., Odisio P., Oldano M. in Castino, Oldrini G., Olearo S., Oliva C., Oliveri M., Oliveri P., Olivero O. in Battisti, Olivieri E., Operaie dello Stabilimento Depetris di Orbassano, Oppici P., Orazietti G., Orione T., Orlandi B., Orsi A., Ostani E. in Andreetta, Ottani R.
P) - P. L. D., P. T., Padellaro N., Padovani I., Pagani G. Pagani N., Pamio L., Panozza T., Papa M., Paravelli S., Paruzzi G., Pascoli F. e V., Pavialo E., Pavone C., Pecorini A., Pedora p. R., Pedrazzi M., Peila T., Pellanda A., Pellei A., Pellini E., Pepe A., Petich M., Piarusso M., Picchioni L., in Bianchini, Piera P., Pietra G., Pirazzi V., Pirello A., Pisani C., Pisani V., Platé P., Pochy G. in Logozzo, Poltraneri d. P., Ponzio M. in Gadda, Poisa D., Porro A., Porro E., Porro G., Porusso M., Pozza M., Pozzi M. in Gadda, Pradetto B., Prandi C. in Giordano, Prassinelli G., Prati M., in Lolli, Preda V., Preti E., Prior V., Provenzani M. A., Provenzano M. A., Prusso F., Puddu A., Puppin I.
Q) - Quagliarini E., Quaranti d. L., Quindici d. C.
R) - R. E., R. G., R. R., Racca G., Rancati S., Rapelli P., Rastelli G., Ratti G. in Strina, Ravassoli A., Ravetto A., Ravicini L., Re P., R. V., Reale E. in Germano, Reganati M., Reggio M., Regogliosi G., Relleri M., Repetto M., Reschique=Marilli Cacace, Resin C., Respighi M., Revelli F., Revessi A., Ribotto F., Richard F., Ricotti G., Ricci C., in Giovannino, Ricchiardi M., Ricco M., Rigosa E., Rinaldi L., Riolfo F., Riva M., Rivaroli T., Rizza M., in Politi, Rizzi L. in Rossi, Rizzoli T. in Cisella, Romeo T., Ronchetti G., Ronzio M., Rosa Brusin G., Rossi A., Rossi C. Rossi E., Rossi G., Rossi M., Rossi ved. Garbero, Rotti N., Ruschena P.
S) - S. R., S. S., Sailer G., Salsa A., Salvo cav. F., Sangiovanni G., Sani-la T., Santacroce G., Santarosa S., Santi M., Santiano M., Santuz V., Sara M., Saretta P., Satta G., Scaglia C., Scampaole M., Scapini G., e R., Scobini G., Sedda L. in Pellosa, Serra A., Signori M. in Pigato, Sisti I., Sordi E., Sorelle Ferrante, Spina M. Spini B. e M. A., Sprea I. e T., Spreafico P., Stanta suor C., Stella E., Stella P., Stradella M., Surra G., Susini I.
T) - Tabacco P., Tabini G., Tadei C., Tamborini A., Tardito M. in De Marchi, Tassera A., Tateo prof. P., Tenaglia R., Tessarolo d. R. Torchio C., Torreri E. in Mattei, Torre E., Torri G., Tortorelia G., Trabucco M. in Rizzo, Tronci L., Truffi C., Turri A.
U) - Uglio G., Unia A., Urbani C., Urbani T. in Lanfranchi, Urras M. in Serra.
V) - Vaglio P., Vaia d. G., Valente G., Valoti F. in Bazzano, Valpondi suor M., Vannella can. M., Varetto M., Vassallo E., Vassoney R., Vela G., Venanzi T., Vendrame M. Ventura A., Vernengo A. in Negrone, Viale C., Vianello M„ Vico M., in Porello, Vico G., Vidi L., Viganò S., Vignuzzi G Viola E. in Mazzoli, Virano M., Visca B., Volta C.
Z) - Zaffiro C., Zamparini d. A., Zamperoni E., Zanetti M., Zanin A., in Licini, Zanini L., Zante coniugi, Zavattaro L. in Raimondo, Zois A., Zoli C., Zorzi T., Zucca T., Zurru F.
In preparazione al X° Congresso Internazionale.
e consolante il fervore di adesione manifestatosi in varie città in preparazione al X° Congresso Internazionale di Cooperazione Salesiana. Dalle varie relazioni ricevute assurge sovrano l'entusiasmo che regnò a Catania, dove si svolse un riuscitissimo Congresso Regionale; - a Roma, dove si tenne altro imponente Congresso, che culminò con una Commemorazione del Card. Cagliero alla presenza di otto Eminentissimi Principi di S. Chiesa; - a Firenze dove si volle, in omaggio alla ricorrenza cinquantenaria e a destare l'entusiasmo della cittadinanza per la costruzione di nuove scuole professionali salesiane, una solenne adunata in Palazzo Vecchio, nello storico Salone dei Cinquecento.
Di queste ed altre solenni manifestazioni vorremmo - a stimolo, edificazione e ringraziamento - offrire ai lettori una relazione dettagliata, e non ci è possibile.
Non dobbiamo però e non possiamo trattenerci dall'esprimere - a nome del rev.mo nostro Rettor Maggiore - a quanti cooperarono e cooperano alla brillante riuscita di coteste solenni manifestazioni i più vivi rallegramenti e le più fervide grazie.
Il Congresso Regionale di Catania.
Il Congresso Regionale di CATANIA si svolse, dal 15 al 18 aprile, ordinato e animatissimo nelle Ce distinte manifestazioni dei Cooperatori, degli Ex-allievi e delle Ex-allieve, convenuti da tutta la Sicilia, presenti tutti i nostri Direttori e le Direttrici delle Figlie di Maria Ausiliatrice, con una rappresentanza dei loro istituti, in gran parte al completo. Tutti gli orfani di guerra ebbero dal Ministero il viaggio gratuito.
L'assemblea plenaria che si svolse nel tempio di S. Francesco all'Immacolata, fu imponentissima. Presiedeva l'E.mo Card. Nava, circondato da tutte le Autorità Governative, Civili, Militari, e da vari Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi, tra cui Mons. Filippi, Arcivescovo di Monreale ed ex-allievo, e il Salesiano Mons. Guerra.
Rappresentava il nostro Rettor Maggiore, l'Economo Generale dott. D. Fedele Giraudi.
Gli oratori ufficiali, S. E. Mons. Filippi, il Comm. Masera, il Comm. Lucifero, i revv. Don Licata e. Don Chiaramente, Arcipreti di Ribera e di Marsala, e la sig.na Irene Papale, non potevano essere più pratici, nè più brillanti recando un prezioso contributo alla propaganda dell'attività missionaria, della sublimità dell'apostolato, della necessità di nuove vocazioni, del bisogno urgente e quotidiano di venire in soccorso alle mille necessità dei missionari e dei neofiti.
A corona si svolse un corteo ammiratissimo composto di 3000 alunni ed alunne, con sette bande musicali e il gonfalone del Municipio con tutte le Autorità e quattro Vescovi, mentre la flottiglia aerea univa il rombo delle eliche al plauso festoso della cittadinanza.
Giunti all'Istituto Salesiano di via Cibali, a ricordo del Congresso, venne scoperto un busto del Ven. Don Bosco, dopo un vivo discorso di Don Fasulo, che insieme con l'Ispettore don Segala ed altri confratelli fu l'anima delle riuscitissime adunanze.
Il devoto omaggio al Venerabile si svolse in modo indimenticabile. Non appena cadde il velo che copriva il bronzeo busto, opera egregia del Cellini « la commozione degli astanti - scrive la Croce di Catania - è profondissima; gli occhi di molti sono bagnati di lacrime. E ancora più intensa a commozione diviene quando dalle migliaia di allievi dei vari collegi convenuti prorompe all'unisono il cantico: - Cantiam di Don Bosco, fratelli, le glorie.
» La alata parola del Comm. Masera, che rievo a con tratti felicissimi a tutti i piccoli fratelli degli oratori e dei collegi la figura del Grande che essi acclamano, chiude la cerimonia indimenticabile che ha segnato ben più che una semplice tappa nel cammino trionfale dell'azione salesiana in Sicilia, che è stata una affermazione potente, una sanzione mirabile di diecine e diecine di anni di apostolato infaticabile e prezioso nel nome di Cristo, nell'insegnamento geniale di Don Bosco ».
Il Congresso Regionale di Roma.
Come quello di Catania, anche il Congresso Regionale di Roma si protrasse vari giorni, dedicati ai Cooperatori e ai Decurioni, agli Ex-allievi di Don Bosco ed alle Ex-Allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Il 6 maggio si svolse l'adunanza dei decurioni e direttori diocesani e dei Cooperatori. Il rev.mo Mons. Faberi, direttore dei Cooperatori di Roma, tenne un efficacissimo discorso e fece voti che tutti i direttori diocesani e i decurioni dei Cooperatori:
1) Diano il loro nome all'« Unione missionaria del clero » che è destinata a mantenere vivo nei sacerdoti lo spirito missionario;
2) diffondano nel popolo la santa pratica di pregare per le missioni e per i missionari;
3) Facciano continua ed efficace propaganda e preghiere in favore delle tre opere pontificie « Propagazione della fede », « S. Infanzia », e « S. Pietro Apostolo per la formazione del clero indigeno»;
4) Propaghino nelle famiglie letture istruttive intorno alle missioni, e in modo speciale il « Bollettino Salesiano » e e Gioventù missionaria »:
5) Si facciano iniziatori col consenso degli Ecc.mi Ordinari, di conferenze, trattenimenti, lotterie, banchi di beneficenza e simili mezzi per raccogliere offerte in denaro ed in oggetti così sacri come profani a favore delle missioni cattoliche in genere e salesiane in ispecie;
6) Favoriscano e aiutino le vocazioni missionarie così tra i giovanetti come tra le giovinette, mettendoli in relazione con gl'istituti destinati agli aspiranti alla vita missionaria, e facilitando loro in tutti i modi il conseguimento del santo ideale dal quale sono infiammati.
Il 7 maggio, primo venerdì del mese, fu una cara giornata missionaria di preghiere ai piedi del Sacro Cuore di Gesù.
L'8 maggio, alle 18 il nostro don Trione, a cura dell'Istituto Cristoforo Colombo, tenne nella sala Bonomini, gentilmente concessa da Sua Ecc. il Governatore, una conferenza su l'Emigrato Italiano e l'Opera di Don Bosco in Argentina, rievocando quanto aveva potuto constatare e ammirare de visu in una recentissima visita a quella Repubblica: - e alle ore 19 il rev.mo Mons. Belvederi teneva ai Cooperatori e a numerosi fedeli un'altra conferenza sulle Missioni Salesiane nella Basilica del S. Cuore.
La domenica 9 maggio, al mattino si svolsero presso i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice le adunanze degli Ex-Allievi e delle Ex-Allieve su temi di propaganda e di cooperazione missionaria.
E nel pomeriggio, a corona del riuscitissimo Congresso Regionale, al quale aderirono anche i Vescovi e gli Arcivescovi del Lazio, dell'Umbria e delle Marche, si svolse nel cortile dell'Ospizio del S. Cuore una solenne commemorazione del compianto Card. Cagliero.
Commemorazione del Card. Cagliero.
« Se le giornate che son durati i lavori del Congresso - scriveva il Corriere d'Italia del io maggio - furono una magnifica rivista delle milizie e delle loro forze morali, quella del pomeriggio di ieri fu insieme rivista generale e vorremmo dire parata di gran gala. Si fece nel cortile dell'Istituto Salesiano del S. Cuore, disposto e parato a festa per la circostanza, e si svolse decorata dall'intervento di Cardinali e di autorità, nel nome venerato del Cardinale Giovanni Cagliero. Lo scopo principale, anzi, dell'adunata, fu quello di onorare Giovanni Cagliero, il primo e il più grande tra i Missionari di Don Bosco. Una iscrizione commemorativa, dettata da Paolo Boselli grande ammiratore e amico dell'Opera Salesiana, era nel cortile, sul palco addobbato in rosso per accogliere gli Eminentissimi Principi della Chiesa, addossato come di solito alla parete che chiude l'atrio verso la Basilica. Diceva la nobilissima iscrizione:
Onore venerazione - alla gloriosa memoria di Giovanni Cagliero - Cardinale di S. R. Chiesa - zelante di pietà vivido di ingegno - sagace di consiglio possente di volere - eletto preconizzato da Don Bosco - a memorabili opere di Religione e Civiltà - eroico vittorioso - propagatore della fede cristiana - fra i popoli selvaggi dell'America Meridionale - i feroci patagoni gli indi della Pompa fulgido vanto delle Missioni Cattoliche - per virtù animatrici perseveranti eccelse - nei pericoli e nei sacrifici.
» Sotto l'iscrizione, fra i panneggiamenti del palco, un busto del Santo Padre e il grande ritratto del Cardinale Cagliero fra i ritratti di Don Bosco e di Don Rua... ». Otto. Principi di S. Chiesa, Pietro
Gasparri, Ranuzzi de' Bianchi, Galli, Sincero, Laurenti, Lega, Ragonesi, Lucidi, presero posto sul palco sottostante. Facevano corona agli Eminentissimi vari Prelati, tra cui Mons. Guerra, che aveva presieduto le adunanze del Congresso, ed illustri personaggi, e senatori e deputati, con il rappresentante del sig. don Rinaldi, l'Economo Generale dei Salesiani don Giraudi, il Procuratore Generale don Tomasetti, l'Ispettore don Simonetti, il segretario generale dei Cooperatori don Trione, il direttore don Rotolo, ecc. ecc.
Il comm. Arturo Poesio premise una breve relazione dei risultati del Congresso, inneggiando al Ven. Don Bosco ed ai suoi Missionari, che sparsi nel mondo conquistano ogni giorno nuove anime a Dio.
Seguì un'esecuzione musicale, il « Sancta Maria succurre miseris », grandiosa antifona a sette voci dispari senza accompagnamento, musica del Card. Cagliero, della quale il grande Missionario ebbe l'ispirazione nel 1867, in Roma, assistendo alle funzioni del Centenario di S. Pietro, e che per la prima volta fu eseguita a Torino, essendo fra i giovani cantori dell'Oratorio anche Francesco Tamagno.
Terminata l'esecuzione applauditissima, prende la parola il rev.mo Mons. Carlo Salotti per commemorare il card. Cagliero. L'eloquente Prelato assolse il difficilissimo compito con una così completa conoscenza della figura magnifica e così alto calore di devozione, da trasportare spesse volte l'uditorio alle maggiori manifestazioni della approvazione e della commozione, a cominciare dagli Eminentissimi Principi che assentivano di continuo. Il Card. Gasparri fu visto irresistibilmente commosso fino alle lacrime.
« La figura del Card. Cagliero, - disse l'E.mo, com'ebbe Mons. Salotti terminata la sua orazione - non poteva avere testimonianza più solenne in questa magnifica adunata. Qual protettore della Società Salesiana ho ascoltato con commozione il riassunto delle glorie delle Missioni Salesiane fatto dagli oratori, e certamente l'eroe più fulgido di queste glorie fu Giovanni Cagliero così benemerito della Civiltà e della Chiesa. Appunto per ricompensarlo anche in questo mondo delle fatiche sostenute in terre inospitali e selvagge a gloria di Dio e a salvezza delle anime, il Santo Padre Benedetto XV volle elevato alla Porpora Cardinalizia il santo Missionario, ed io come Segretario di Stato fui testimone della sua attività anche nella sfera d'azione, pur così diversa, del Collegio Cardinalizio ».
Le parole del venerando Card. Segretario di Stato, seguite dall'Apostolica Benedizione, furono accolte con entusiastici applausi, che dissero il consenso unanime di profonda ammirazione per il primo Cardinale Salesiano e l'unanime dedizione dei figli e dei devoti ammiratori di don Bosco per il Vicario di Gesù Cristo e la Cattedra Apostolica.
Per mancanza di spazio siamo costretti a rinviare al prossimo numero varie relazioni su altre onoranze rese all'E.mo Card. Cagliero, e su altre commemorazioni tenutesi in Italia e all'Estero in omaggio al compianto Porporato.
L'omaggio di Firenze a Don Bosco.
La domenica 25 aprile - a cura di un eletto Comitato - che si propone di erigere presso l'Istituto Salesiano di via Fra Giovanni Angelico e l'artistico nostro tempio della S. Famiglia un nuovo edifizio per Scuole Professionali - venne reso al Ven. Don Bosco un solenne omaggio nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio.
A cominciare dal Prefetto, dal Sindaco, dai Comandanti il Corpo d'Armata e la Divisione e dal lo Presidente della Corte d'Appello, tutte le Autorità e le notabilità cittadine convennero alla memoranda adunanza. L'E.mo Card. Arcivescovo era rappresentato dal Vicario Generale. Prestavano servizio d'onore, coi membri del Comitato, i vigili urbani.
Anche il Santo Padre, Sua Maestà il Re e il Capo del Governo inviarono, con entusiastici telegrammi, la loro adesione.
Per primo prende la parola il Sen. Garbasso, Sindaco di Firenze, il quale dice che aderisce non solo per dovere di cortesia, ma perchè la cerimonia assuma il carattere che deve avere di cordiale e piena partecipazione di tutto il popolo fiorentino.
Quindi parla l'On. del Croix. « E stato annunziato - dice - un mio discorso, ma invece io mi esprimerò brevemente: prima di tutto perchè altri meglio di me per documenti d'opere più che per parole celebrerà questo primo cinquantenario delle missioni salesiane nel mondo, poi perchè dovendo commemorare un fatto che ha del miracolo chi deve parlare si inchina a chi opera, convinto di umiltà.
» In questi giorni rileggevo lo Specchio di perfezione, dove San Francesco rimprovera un frate minore di aver tenuto un Salterio nella cella e si lagna che molti sol col raccontare le gesta compiute da altri cerchi di guadagnare onore e lode presso il mondo.
» Anche ai giorni nostri troppo spesso così accade: e io avrei volentieri taciuto per meditare questo dolce invito del Santo: ma per riconoscenza, essendo stato allievo di Don Bosco e risentendone ancor vivo l'influsso, non poteva non recare la parola di testimonianza e di devozione in questo giorno in cui si, onora il padre di questa famiglia che opera, combatte e prega per tutte le strade della terra.
» La Madre de' Santi sta conducendo il processo sacro che porterà sugli altari il povero pastorello, che partendo dalla tettoia di Valdocco fondò questa congregazione di apostoli che oggi dal Congo al fiume Azzurro, dalle Ande al mare Indiano, raccoglie una moltitudine di fanciulli viventi e crescenti nello studio, nella fede e nel lavoro.
» Gli scettici, che arriverebbero a dubitare anche del latte materno e non credono che a sè stessi, sorrideranno, ma noi diciamo che in questa opera che sorge e si sviluppa in un'età così scarsa di fede come il secolo scorso c'è la luce del prodigio. E saremo contenti come cattolici e come italiani quando Colui che a quest'opera dètte vita sarà assunto agli onori dei Santi».
E dava la parola a don Fasulo, il quale, con 200 quadri luminosi illustrò il prodigioso espandersi dell'Opera Salesiana nel mondo.
» La cerimonia - scriveva l'Unità Cattolica - fu quanto mai significativa.
» Il vecchio e glorioso Palazzo dei Signori, nel salone che già risuonò dell'alta terribile parola del fiero domenicano Girolamo Savonarola, ha accolto una moltitudine di autorità e di popolo accorsi ad onorare nel cinquantenario delle sue missioni il grande figlio d'Italia, il fervido educatore dei giovani, il Venerabile Don Giovanni Bosco.
» Il manipolo d'ignoti che cinquanta anni or sono salpava per la lontana America a compiere l'opera di civiltà che un altro grande italiano - Cristoforo Colombo - aveva iniziato, è stato il seme fecondo d'un albero dai rami oggi carichi di frutti.
» Poco tempo fa un largo vuoto si è aperto nelle file salesiane: il Card. Cagliero, l'apostolo della Patagonia è scomparso; ma i suoi figli, i suoi confratelli, confortati e sostenuti da una falange di amici e di cooperatori, hanno strette le file per continuare la santa battaglia nel nome della Vergine Ausiliatrice.
» Firenze gentile veramente, ha detto domenica la parola della sua riconoscenza: l'ha detta colla partecipazione larga alla riunione che il benemerito Comitato cittadino aveva tenacemente voluto, l'ha detto per bocca del suo Sindaco, che ha chiamato la celebrazione, manifestazione di gratitudine del Comune e del Popolo, l'ha detto, per mezzo del suo grande figlio mutilato, che ha ravvisato nel dilatarsi dell'opera di prodigio, il miracolo.
» Miracolo: sì miracolo d'amore e di fede, miracolo che continua e si svolge anche sotto i nostri occhi a monito e incitamento di tutti i tardigradi, di tutti gli scettici, di tutti gli increduli... »
Nella patria del Venerabile.
Altra splendida affermazione di eloquente simpatia per il Venerabile nostro Fondatore, fu quella svòltasi, la festa dell'Ascensione, ad iniziativa dell'Unione Insegnanti « Don Bosco» di Torino, presso l'umile casetta dov'egli nacque e a Castelnuovo d'Asti, ai piedi del Monumento, eretto in suo onore e, infine, nell'Istituto Salesiano.
Duecento furono i soci, e tutti insegnanti, che vi presero parte. Il sig. don Rinaldi celebrò per loro la S. Messa nel graziosissimo tempio che fronteggia la casetta del Venerabile, distribuì a molti la S. Comunione, e presiedette il loro Convegno.
Disse della commozione sua nell'aver riscontrato egual entusiasmo per il Venerabile anche all'Estero; ed espresse tutta la sua gioia nel veder raccolti attorno la culla del Padre venerato un numero così grande d'insegnanti, ai quali il Venerabile desiderava tanto di poter rivolgere una parola di carità e di fede, per spronarli santamente all'educazione cristiana della gioventù. Il loro convegno, diceva don Rinaldi, era la prova migliore del fascino che il metodo educativo del Venerabile esercitava sull'animo loro, e ne traeva i più lieti auspici per il bene di tanta gioventù, alla quale, come voleva Don Bosco, con la carità preveniente e con la pratica della Religione essi debbono insegnare a fuggire il male e a progredire generosamente, come fecero Domenico Savio e tanti altri alunni dell'Oratorio, pel sentiero della virtù.
Splendido il saluto che anche Castelnuovo, per bocca del suo Commissario, rivolse all'« Unione », e cordialissima l'agape che si tenne nell'Istituto.
Nel pomeriggio, prima di tornare a Torino, nonostante il cattivo tempo vollero fare una gita anche a Mondonio, per visitare la casetta dove morì il piissimo alunno di don Bosco, Domenico Savio, ad implorare sui loro alunni una special benedizione del giovane Servo di Dio.
La prima pietra dell'Opera Salesiana in Brescia.
Il 21 aprile, in un angolo del nuovo e popoloso quartiere di Bottonaga, in territorio di Borghetto S. Nazaro, venne benedetta la prima pietra dell'Oratorio e delle Opere Salesiane che gli sorgeranno accanto.
La cerimonia rituale si svolse solennissima, celebrante il Vescovo diocesano, il venerando Mons. Gaggia, circondato delle prime autorità e personalità cittadine, che firmarono l'artistica pergamena posta entro la pietra.
Ritornato S. E. col Clero all'altare, il Commissario ing. Calzoni lesse un nobile indirizzo. « Il Rappresentante di Brescia - diceva il foglio locale, il Cittadino - esordisce affermando che non poteva essere assente a questa cerimonia e facendo plauso all'opera che si inizia, ricorda come la voce di Sua Eccellenza implorante commossa la benedizione alle armi italiane, nove anni or sono lanciò il voto di erigere, a vittoria conseguita, templi nei nuovi estesi quartieri... » In seguito « si compiace che all'ombra del nuovo Tempio sorga un Istituto di quel grande Educatore italiano che fu Don Bosco, al cui nome sarà sacra la via su cui si stenderanno il Tempio e il nuovo Istituto in cui i suoi figli perpetueranno l'opera sua. Auspica al prossimo compimento dei tre templi votivi e coll'ammirazione a Sua Eccellenza che seppe ideare così ardita e nobile iniziativa manda il plauso al Comitato che sa così bene interpretare il pensiero del venerando Presule ed ai RR. Salesiani venuti tra noi ad un apostolato di bene. Chiude presentando una cospicua offerta a nome della Città.
» Sua Eccellenza risponde, colla commozione che gli destano in petto la solenne circostanza e il devoto omaggio del Rappresentante della città, ringrazia degli auguri e afferma di aver pur esso la speranza di veder presto e le mura e il tetto della nuova Chiesa baciati dal sole. Auspica con tutto il cuore il verificarsi di questo desiderio, per il gran bene che il nuovo tempio porterà al popolo, perchè vi troverà l'alimento alla fede e purificato l'amore di Patria e sopratutto per il bene che ne verrà alla gioventù. Poco felice profeta fu colui che scrisse che coll'aprirsi di una scuola si chiude un carcere, poichè abbiam veduto quanta gioventù traviata, irriverente verso i genitori e le autorità, facile al malfare è venuta crescendo; per fortificare l'animo giovanile nella virtù, bisogna innanzi tutto e sopra tutto inserirvi il rispetto a Dio, ed è per questo che le Chiese sono una vera scuola delle anime, dove si apprende ad amare tutto quello che è grande e bello, a rispettare i genitori e le autorità, ad essere buoni cittadini, sinceramente devoti della patria. Sua Eccellenza fa affidamento per tanto sui valorosi educatori della gioventù, quali sono i figli di Don Bosco... ».
Anche il nostro venerato Rettor Maggiore, reduce appena dalla Spagna, volle prender parte alla cerimonia, e ne tornò entusiasmato per lo spirito che anima i benemeriti Cooperatori e i numerosi ex allievi di Brescia, e per la generosità che ha già raccolto nella cittadinanza l'opera di D. Bosco.
S. E. MONS. NATALE BRUNI. - Già Rettore del Seminario di Bedonia e dal 19oo Arcivescovo di Modena ed Abate di Nonantola, si spense improvvisamente la mattina del 14 aprile, pianto dall'intera diocesi. Compagno di studi del S. Padre Pio XI, che molto lo amava, tre anni fa s'era fatto promotore di un tempio monumentale per i caduti, di cui S. M. il Re fu padrino alla posa della la pietra e che verrà inaugurato il 24 corrente. Pastore attivo e zelante, non si rifiutava mai d'incoraggiare ogni santa iniziativa e di rendere con la sua presenza più imponente ogni religiosa cerimonia. Anche alle feste di S. Francesco di Sales e di Maria Ausiliatrice nel nostro Istituto di Modena interveniva sempre con esultanza squisitamente paterna.
Dio susciti molti sacri Pastori, come Mons. Bruni.
Avv. FELICE SIMEONI. - Era uno dei nostri più cari ed affezionati amici di Ancona. Cristiano fervente e splendido esemplare di rettitudine e di bontà, si spense santamente a 8o anni la mattina di S. Giuseppe, di cui era divotissimo. Tra le altre pratiche divote, alle quali prendeva parte nella nostra chiesa, sebbene assai lontana dalla sua abitazione, c'era quella dell'Esercizio della Buona Morte, alla quale interveniva puntualmente ogni mese. Il rimpianto per la sua scomparsa fu generale, ed unanime fu pure il coro di ammirazione per le sue virtù.
Innalziamo per cotesti cari defunti una fervida prece!
AIMONE Angelo, † Biella (Novara).
ALMICI MIGLIORATI Elisa, † Coccaglio (Brescia). ANDREIS Agnese DoMINICI, † Fossano (Cuneo). ANDREOLI Caterina RACCHIOTTI, † Castegnato (Brescia). ANTOMARCHI D. Carlo, parroco, † Pariana (Lucca). ARRIGHI D. Angelo, prevosto, t Pumenengo (Bergamo). BALBO contessa Maria di Vinadio, † Torino. BARATTA Maria, † Castelnuovo Calcea (Alessandria). BARONI Luigia Ved. RAIMONDI, † Croce S. Spirito (Piac.). BosTICCO Maria n. BRIGNOLO, † S. Damiano d'Asti (Aless.). BELFIoRE=GRASSO Anna, † Fiumefreddo (Catania). BERETTA Giovanni, + Terno d'Isola (Bergamo). BIANCHI Antonio, † Vedano Blona (Como). BERTOLI Caterina, † Loane (Verona). BRAMBILLA Maria, † Torino.
BRizio Paolo, † Sale (Alessandria).
BROZZI=FRANCHI D. Alberto, † Castevoli (Massa=Carrara). BRUSCO Giovanni, † Alice Belcolle (Alessandria). BUSATTI Angelo, + Laterina (Arezzo). BUZZOLANI Giuseppe, + Conegliano (Treviso). CACHERANO Contessa Maria di Bricherasio, † Torino. CARAVITA Luisa DALMONTE, † Bagnacavallo (Ravenna). CARDELLI Margherita, † Verzemoli (Lucca). CARINA Tilde, † Borgo Madonna (Treviso). CHIARATTI Carlo, † Trebaseleghe (Padova). CIROLLO D. Roco, † Levanto (Genova). CoLussl Angela, i Cusano (Friuli).
COSTAMAGNA Maggiorina FERRERO, † Dogliani (Cuneo). CREDIDIO Can. D. Vincenzo, † S. Marco Argentano. DA Ruos NOEMI, † Conegliano (Treviso). DELOGU Domenico, † Bitti Sassari.
Dosio Ferdinando, t Almese (Torino). FAGIUOLI Marcello, t Verona.
FASCIE Cristina, † Finalpia (Genova). FERRAI D. Clemente, † Telve (Trentino).
FERRERO Cav. D. Michele, † Reano (Torino).
FRANCO Anna fu Luigi, † S. Damiano d'Asti (Alessandria). FRATTINI Sabino, † Gravellona (Pavia). GABBANINO Ignazio, † Torino. GALLO Lucia, Ved. SANTI, † Bra (Cuneo). GAMBA Mons. Giuseppe, † Fossano (Cuneo). GAMBA Ignazio, † Villanova d'Asti (Alessandria). GAMBERASIO=COLLEONI Margherita, † Terno d'isola (Berg.) GAMBERASIO Vincenzina, † Terno d'Isola (Bergamo). GAVATORTI Anna, † Fossano (Cuneo). GHEZZI Bortolo, † Pradibondo (Trento). GHISLIERI Laura Ved. Prof. SAVOINO, † Alessandria. GUACCHIONE Carlo, † Alice Belcolle, † Alessandria. GuIDAZI oRaffaele, † Caluso(Torino), ROLLANO Patrick, + Sliema (Malta). LONAROLI Francesco, † Murano V. (Verona). Lupi Conte Luigi di Moirano, † Torino. LUZZANI Giovanni, † Lodrone (Trento). MACCARIO Elisabetta, † Possano (Cuneo). MARINGONI Davide, † Gorno (Bergamo). MARITANO=ROERO Luigia, Canelli (Alessandria). MIGLIAVACCA Giovanni, † Castelnuovo Calcea (Aless.). MORELLI D. Cesare, parroco, † Firenze. PAGANESI Francesco, † Vertova (Bergamo). PALOMBA Giovanni, † Caserta. PERRICHETTI Giuseppina, † Aloto (Caserta). PICCININI D. Pietro = arciprete, † Sariasco (Pavia). PICCIRILLI Nora, † Aloito (Caserta). PIETRi Alfonso, † Correggio (Reggio=Emilia). POIATTI Maria POLLONINI, † Piancamurro (Brescia). PORRINI Ved. Angelo, † Casorate Sempione (Milano). PRATO G. B. † Campegli (Genova).
PROVERBIO Maria Antonietta, t Torino.
PRATO G. B., † Campegli (Genova).
PROVERBIO Maria Antonietta, † Torino.
REDEMAGNI Paolo, + Paullo (Milano). RICCARDI Sesto, † Cattabiano (Parma). RINALDI Francesco, † Gavi (Genova). RINALDI Francesco, † Nevi Ligure (Genova). ROLLE Maria, † Orbassano (Torino). ROMAGNA Metilde, † Moncalieri (Torino). RONCHAIL D. Giuseppe, † Riclaretto (Torino). RoNco D. Simone, † Cantoira (Torino). SAITTA Not. Carmelo, + Mistretta (Messina). Scocco Carlo, † Castellamare Adriatico (Teramo). SECONDI Cav. Prof. Giovanni, † Torino.
SEMPLICI D. Giuseppe, † Colle Val d'Elsa (Siena). SOLDI Margherita, † Croce S. Spirito (Piacenza). TAGLIAFERRI Orsola, † PezzolO (Bergamo). TERZAGO Giuseppe, † Brianzè (Novara). TORLONIA Principe Augusto, † Roma.
Tosi Ernesto, † Modena.
TRiCERRI Adelaide, † Trino (Novara).
TURTAS Gio. Antonio, † Bitti (Sassari).
URBINO Francesca LA BELLA, + Mazzarino (Caltanisetta). VARESCHIN Augusta, † Mansué (Treviso). VINOTTi Teresa, † Nomi (Trentino). VERTUA Giovanni, + Cologne (Brescia). VOLTA Teresa Ved. FoRZANI, † Borgomanero (Novara). ZAMBOTTI Marietta, † Suardi (Pavia).