PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO
ANNO L TORINO - MAGGIO 1926 NUM. V
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE VIA COTTOLENGO, N. 32 - TORINO (9)
SOMMARIO: Le nostre Celebrazioni Cinquantenarie. - Il Venerabile Don Bosco e il culto della SS. Eucaristia: 1) Il suo mirabile esempio. - Ultime notizie dal Rio Negro (Brasile). - Dalla Cina: Ai lettori del "Bollettino,,. - L'avvenire dell'Orfanotrofio di Scianghai. - Quattro angeli di più in paradiso! - Dalla nuova Missione Salesiana del Giappone. - Quanti chiamano i Salesiani! - Il S. Padre e le Missioni Cattoliche. - Anime riconoscenti al Ven. Don Bosco. - Le meraviglie di Maria Ausiliatrice. - Orario delle solennità titolari. - Azione Salesiana: Il rev.mo sig. Don Rinaldi. - In suffragio dell' E.mo Card. Cagliero.- Notizie varie dall'Italia e dall'Estero. - Necrologio.
1876 - MAGGIO - 1926.
A Torino, in questo mese, sacro a Maria Ausiliatrice, s'inaugura l'ESPOSIZIONE MISSIONARIA SALESIANA ed ha luogo il X CONGRESSO INTERNAZIONALE SALESIANO per celebrare il CINQUANTENARIO DELLA PRIMA SPEDIZIONE DI MISSIONARI SALESIANI (ii novembre 1875).
La duplice iniziativa, che si svolge sotto i migliori auspici, si propone di raddoppiare - a maggior gloria di Dio e a salvezza delle anime - a quanti oggi lavorano nelle Missioni Salesiane ogni miglior appoggio spirituale e materiale.
Diremo, in seguito, dell'onda di entusiastici consensi che ha raccolto tra la cittadinanza torinese e folti gruppi di cooperatori di altre città, che si recherenno a Torino per l'una e l'altra manifestazione.
Questa volta ci piace rilevare la felice coincidenza con altra data cinquantenaria. *
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Il 9 corrente - come fu già annunziato nella lettera del 1° gennaio u. s. dal rev.mo sig. Don Rinaldi - compiono cinquant'anni dalla pontificia sanzione dell'UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI e dell'OPERA DI MARIA AUSILIATRICE PER LE VOCAZIONI ALLO STATO ECCLESIASTICO. Il Ven. Don Bosco - approvate definitivamente dalla S. Sede le Costituzioni della Società Salesiana (13 aprile 1874) - vedendo (citiamo le sue parole) «allargarsi il campo della messe evangelica proposta ai Salésiani » e crescere « il numero dei ferovorosi laici ed ecclesiastici che offerivano con sollecitudine la loro cooperazione » e chiedevano « una specie di regolamento che servisse a conservare l'uniformità nell'operare e assicurasse la stabilità di quei sani principii, che solamente si trovano inconcussi nella nostra Santa Cattolica Religione », non tardava ad accontentarli, stendendo il Regolamento dei « Cooperatori Salesiani » per « invitare quelli che vivono nel secolo a venirgli in aiuto, a coltivare quella stessa messe che forma lo scopo della Pia Società Salesiana ». Il Santo Padre Pio IX si degnò farlo esaminare, benedirlo e commendarlo. Molti Vescovi, pregati di accoglierlo per le loro Diocesi, l'appoggiarono con ampie Commendatizie, le quali vennero umiliate da Don Bosco a Sua Santità in data 4 marzo 1876 con istanza di aprire ai Cooperatori Salesiani il tesoro delle Sante Indulgenze. E Pio IX, in data 9 maggio 1876, col fervido desiderio che la Società od Unione dei Cooperatori Salesiani avesse a prendere di giorno in giorno un incremento sempre maggiore, annuiva benevolmente alla domanda.
Con altra supplica e la stessa data 4 marzo 1876 il Venerabile Don Bosco faceva presente al Santo Padre « la necessità di operai nella mistica Vigna del Signore », per cui « molti Vescovi ed altri zelanti cattolici » erano mossi « ad aprire piccoli Seminari, Scuole Apostoliche per le Missioni ed altri privati istituti, o Pie Opere a fine di coltivare i giovinetti nello studio, nella pietà, e conservare nei loro cuori i germi di vocazione ecclesiastica, qualora Dio ve li avesse seminati»; e soggiungeva come tagli sforzi di costoro» parevagli si potesse aggiungere l'« Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni allo Stato Ecclesiastico », avendo per fine « di raccogliere giovani adulti, che forniti delle qualità necessarie e di attitudine allo studio, mercè corsi per loro preparati, possano compiere gli studi letterari. Terminati questi studi e cerziorata la vocazione, gli allievi - continuava Don Bosco - restano affatto liberi di ritornare in diocesi presso i rispettivi Ordinari od abbracciare lo stato religioso, oppure dedicarsi alle Missioni Estere ». E poichè gli stessi Vescovi avevano benevolmente accolto anche questo progetto ed inviate le loro Commendatizie, insieme con altra istanza Don Bosco le umiliava al Santo Padre; e Pio IX con altro Breve e la stessa data di quello che aveva accordato per i Cooperatori (9 maggio 1876) concedeva all'Opera di Maria Ausiliatrice le stesse indulgenze.
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Sono adunque cinquant'anni che il Vicario di Gesù Cristo, il S. P. Pio IX, di ven. memoria, accogliendo le umili istanze del Ven. Don Bosco, sanzionava le provvide iniziative, una delle quali, e precisamente la vostra, o benemeriti Cooperatori, sposando con slancio anche gli ideali della seconda, diede all'Opera Salesiana quell'appoggio costante e multiforme, che la mise in grado di lavorare assiduamente a pro' della Chiesa e della Società.
Cinquant'anni di espansione e di attività prodigiosa!
Soltanto sul finire dell'anno 1875 l'Opera Salesiana valicava i confini d'Italia, ed oggi ha distese le tende in ogni parte della terra!... Chi può contare gli orfani raccolti, i giovani educati cristianamente, le anime redente in terre civili e idolatre?... Il pensiero vola commosso ai nostri missionari - specie delle prime spedizioni - che con l'entusiasmo del sacrifizio insegnarono a tanti altri salesiani a battere la via più gloriosa per arrivare al cielo con la fronte ricinta della corona degli apostoli; ma rivede anche ed enumera con egual commozione le mille e mille prove della vostra carità, o cari Cooperatori, per i figli di Don Bosco.
Come non benedire alle anime zelanti e generose che in cento terre diverse ci prepararono le case, sulle quali potemmo inalberare la bandiera della carità cristiana, e alle altre, omai innumerevoli, che con le preghiere, con l'attività individuale e collettiva, e, spesso, con ignorati sacrifizi, assistono quotidianamente l'Opera Salesiana?
Oh! com'è ancor vivo - e sempre sarà così anche in avvenire - l'inno della riconoscenza alla vostra carità, che innalzava il Ven. Don Bosco in punto di morte!
« Senza la vostra carità io avrei potuto fare poco o nulla; con la vostra carità abbiamo invece cooperato colla grazia di Dio ad asciugare molte lagrime e a salvare molte anime.
» Con la vostra carità abbiamo fondato numerosi Collegi ed Ospizi, dove furono e sono mantenuti migliaia di orfanelli tolti dall'abbandono, strappati dal pericolo della irreligione e della immoralità, e mediante una buona educazione, collo studio e coll'apprendimento di un'arte, fatti buoni cristiani e savi cittadini.
» Con la vostra carità abbiamo stabilito le Missioni sino agli ultimi confini della terra, nella Patagonia e nella Terra del Fuoco, e inviato centinaia di operai evangelici ad estendere e coltivare la vigna del Signore.
» Con la vostra carità abbiamo impiantate tipografie in varie città e paesi, pubblicato tra il popolo a più milioni di copie libri e fogli in difesa della verità, a fomento della pietà e a sostegno del buon costume.
» Con la vostra carità ancora abbiamo innalzate molte cappelle e chiese, nelle quali per secoli e secoli sino alla fine del mondo si canteranno ogni giorno le lodi di Dio e della Beata Vergine, e si salveranno moltissime anime ».
Voi, o cari Cooperatori - e molti, forse, senza saperlo - ascoltate la preghiera del Venerabile:
«Ma se avete aiutato me con tanta bontà e perseveranza, vi prego che continuiate ad aiutare il mio Successore dopo la mia morte. Le opere, che col vostro appoggio io ho cominciate, non hanno più bisogno di me, ma continuano ad aver bisogno di voi e di tutti quelli che come voi amano di promuovere il bene su questa terra. A tutti, io le affido e raccomando ».
E, quindi, giusto che nella data faustissima del Cinquantenario della vostra Unione, Vi ripetiamo tutta la nostra riconoscenza.
« A vostro incoraggiamento e conforto - prosegue Don Bosco - lascio al mio Successore che nelle comuni e private preghiere, che si fanno e si faranno nelle Case Salesiane, siano sempre compresi i nostri Benefattori e le nostre Benefattrici e che metta ognora l'intenzione che Dio conceda il centuplo della loro carità anche nella vita presente colla sanità e concordia nelle famiglie, colla prosperità nelle campagne e negli affari, e colla liberazione ed allontanamento da ogni disgrazia ».
Docili ad ogni cenno e desiderio del Padre, ben potete credere, o cari Cooperatori, come i suoi Successori e i Salesiani tutti sentano il dovere e il bisogno di ottemperare a questa sua raccomandazione. Il Venerabile Fondatore, come ci ha insegnato a cercare unicamente la salvezza delle anime, ci ha educati alla riconoscenza verso i nostri Benefattori; intima e grande riconoscenza, che non avrà fine, neppur col termine della vita.
«Se dopo la mia morte - così Egli termina la Lettera-testamento a Voi diretta - la Divina Misericordia, per meriti di Gesù Cristo e per la protezione di Maria Ausiliatrice, mi troverà degno di essere ricevuto in Paradiso, io pregherò sempre per voi, pregherò per le vostre famiglie, pregherò pei vostri cari, affinchè un giorno vengano tutti a lodare in eterno la Maestà del Creatore, ad inebriarsi delle sue divine delizie, a cantare le sue infinite misericordie!... »
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Ancora un rilievo, che il volgere del mese rende più caro e suggestivo. Si avvicina la solennità di Maria SS. Ausiliatrice, della Celeste Ispiratrice e Patrona delle Opere Salesiane: e « Vi fo eziandio notare - osserva Don Bosco - come in questi tempi facendosi molto sentire la mancanza di mezzi materiali per educare e far educare nella fede e nel buon costume i giovinetti più poveri ed abbandonati, la Santa Vergine si costituì essa medesima loro protettrice; e perciò ottiene ai loro Benefattori e alle loro Benefattrici molte grazie spirituali ed anche temporali straordinarie ».
Ebbene, con l'assicurazione delle povere preghiere nostre, ispirate alla più sentita riconoscenza, ma sopratutto con la certezza di quelle assai più potenti di Don Bosco e di una particolar protezione di Maria SS. Ausiliatrice, unitevi, cari Cooperatori, a tutti i Salesiani nel ringraziare il Signore del bene che ci ha dato di compiere nei cinquant'anni decorsi, con il fermo proposito di calcare sempre le orme del Venerabile.
Mentre l'Esposizione Missionaria, che s'inaugurerà di questi giorni, sarà per tutti, anche per i profani, una sintesi eloquente dei frutti della carità vostra, il X° Congresso Internazionale dirà a Voi, Laici, Sacerdoti, Zelatori, Decurioni e Direttori diocesani, come possiate render quei frutti più copiosi e meritori. Disponetevi ad accogliere i voti e le deliberazioni del prossimo Congresso con animo generoso; e le Missioni Salesiane e la vostra Pia Unione potranno dire di aver commemorato degnamente la propria data cinquantenaria.
Il programma del Congresso.
Il X Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani, che si terrà dal 25 al 27 corrente a Torino, presso la Basilica di Maria SS. Ausiliatrice per il suo carattere spiccatamente missionario sarà il 1° Congresso Generale «pro Missioni Salesiane».
Il primo e il terzo giorno avranno luogo mattina e sera adunanze di sezione, e il secondo giorno speciali adunanze di Direttori Diocesani, Decurioni, Zelatori e Zelatrici della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani.
Ogni giorno, poi, vi sarà adunanza generale con discorsi di brillanti oratori, laici ed ecclesiastici.
Le linee dei temi che si tratteranno nel Congresso - che si prevede imponente per la partecipazione di numerose rappresentanze di Cooperatori ed Ex-allievi anche dall'Estero - vennero tracciate nell'ampio schema da noi pubblicato integralmente fin dal gennaio u. s. e, che, riveduto, verrà distribuito ai singoli Congressisti.
Esposizione Missionaria.
Prima ancora, cioè alla metà del mese, il 16 corrente, nell'Oratorio Salesiano di Torino verrà inaugurata l'Esposizione Generale Missionaria Salesiana.
Il Comitato Promotore non ha risparmiato fatiche per renderla interessantissima con la quantità degli oggetti e documenti raccolti, dai quali affiorerà in modo luminoso nella varietà molteplice il lavoro generosamente compiuto in cinquant'anni nel campo delle Missioni Cattoliche dai figli del Ven. Don Bosco; e non ha trascurato nemmeno quella potente attrattiva che viene ad una mostra dalla sincrona varietà dell'ambiente e cento accessori affini, per cui ciò che è realtà è posto in una luce più viva e quasi in un'irradiazione affascinante che lo rende, più espressivo ed efficace.
L'Esposizione resterà aperta ogni giorno per vari mesi: ma intanto i numerosi che da Torino e dintorni e da tutto il Piemonte verranno, come di consueto, alle feste di Maria SS. Ausiliatrice non manchino di visitarla. Dall'incisione che si vede nella seconda pagina di questo numero, ciascuno può farsi un'idea della vastità e varietà della riuscitissima Mostra Missionaria. Il biglietto d'ingresso si potrà avere con la modestissima offerta di L. 2 a beneficio delle Missioni Salesiane.
Nel Processo Apostolico per la Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Don Bosco, il compianto Card. Cagliero, che fu uno dei primi e dei più cari discepoli del Venerabile, nel deporre dell'« amore da serafino» che Don Bosco aveva per Gesù Sacramentato, uscì in queste parole: « Invece di dire che abbia fatto Don Bosco per promuovere l'amore verso Gesù Sacramentato, io domanderò: Che cosa si poteva fare, che il Venerabile non abbia fatto? »
Se domandiamo ad altri alunni - non pochi hanno deposto nei Processi Canonici per la Causa di Beatificazione e Canonizzazione e non pochi vivono ancora - quali fossero le sue più care esortazioni in pubblico e in privato, quali le prediche più commosse e frequenti, quali le divozioni che inculcava con maggior fervore, li sentiamo rispondere ad una voce: - La venerazione a GESù SACRAMENTATO e la divozione alla Madonna, a MARIA AUSILIATRICE!
Erano questi i nomi cari che aveva sempre sul labbro, queste le fiamme che gli scaldavano l'anima, queste le intime sorgenti di ogni sorta di grazie, questi gli amori che si sforzava di coltivare in ogni cuore.
Anche nelle frequenti visioni che gli mandava il Signore e che umilmente chiamava « sogni » - perchè spesso lo occupavano nelle ore di riposo - Gesù in Sacramento e Maria SS. si rivelavano i suoi grandi amori -- il terzo era il Papa, perchè Vicario di N. S. Gesù Cristo - e se li vedeva spesso innanzi in forme scultorie.
Nel 1862, quando in un mare in burrasca vide adombrati futuri avvenimenti della Chiesa, vide pur elevate sull'ampia distesa delle onde spumanti due sublimi e salde colonne, e, in alto, sulla prima, una statua dell'Immacolata con la scritta « Auxilium Christianorum », e, sulla seconda, un'Ostia grandissima con le parole: « Salus credentium »; e narrando il « sogno » ai suoi, inculcava questa verità, che anche nei tempi più tristi i cristiani hanno due mezzi di salvezza: la divozione a Maria SS. e la frequenza alla S. Comunione. Erano i giorni in cui meditava la costruzione del Santuario di Maria S.S. Ausiliatrice - dove il SS.mo Sacramento doveva riscuotere un culto tenerissimo e dove in pochi anni si sarebbe giunti a dispensare 1000 Comunioni quotidiane! - e l'anno dopo, accennando ai mali ed ai bisogni dei tempi, scriveva allo stesso Santo Padre Pio IX: « Vostra Santità secondi il pensiero che Iddio Le ispira nel cuore, proclamando, ovunque possa, la venerazione al SS. Sacramento e la divozione alla Beata Vergine, che sono le due àncore di salute per la misera umanità »; e questa fu la sua raccomandazione a tutti, in tutta la vita.
Il Ven. Don Bosco visse in tempi difficili, che, per vari motivi, specie per l'anticlericalismo dominante, non parevano atti a grandi manifestazioni di religiosa pietà: eppure fece anche in questo dei miracoli. Si esalta la sua carità, il lavoro suo multiplo e incessante, l'amor suo tenerissimo per la gioventù, il prestigio del metodo educativo, la genialità delle opere iniziate in patria e all'estero; e si pensa troppo poco al segreto della riuscita, e il segreto è nella sua fede religiosa, basata, come su roccia granitica, sulla reale presenza di N. S. Gesù Cristo nella SS. Eucaristia. L'ideale della sua vita fu la gloria di Dio e la salvezza delle anime, particolarmente le anime dei fanciulli, buoni e cattivi, per portarle a Gesù, ed educando le anime all'amore del SS. Sacramento, riuscì ad avviarle alla vera pietà e a dare ai suoi alunni un'educazione cristiana, intima e duratura, a gloria della Chiesa ed a vantaggio della Società.
Come la venuta o l'avvento di Gesù fu il punto al quale con nostalgico desiderio stavano fissi il pensiero e lo sguardo dei giusti dell'Antico Testamento, così Gesù Sacramentato divenne, per lo zelo di Don Bosco, il centro del culto e dell'amore più tenero dei suoi figli e dei suoi ammiratori. Per i primi sopratutto non poteva riuscire diversamente. Ammessi alla più intima famigliarità di vita con chi era loro benefattore, amico, maestro e padre per l'anima e per il corpo, non potevano non succhiarne lo spirito e crescere, la gran parte, degni della sua famigliarità e della sua scuola.
Negli ultimi anni, quando si moltiplicarono i prodigi operati dalle sue benedizioni nel nome di Maria Ausiliatrice, parve a molti che l'amor suo per la Madonna dovesse ritenersi come la fiamma più alta del suo cuore. Non era così. Egli stesso: ad Jesum ripeteva allora, ad Jesum per Mariam ! La divozione alla Madonna fu per Don Bosco il mezzo più caro, più insistente e più efficace per promuovere il culto al SS. Sacramento.
Il suo mirabile esempio.
E qui, conviene rilevare prima di tutto qual fosse la divozione sua verso il SS. Sacramento, perchè il suo zelo nel diffonderla tra la gioventù e il popolo cristiano trasse un'altissima efficacia dal suo esempio.
Ed è bene risalire alla sua fanciullezza. Ammesso per la sua bontà e per l'edificante pietà alla prima Comunione. a dieci anni, quando non si costumava concedere un tal Favore ai fanciulli prima che avessero compiuti i 12, prese tosto ad amare e frequentare la Mensa Eucaristica. Entrato in seminario, dove il regolamento non concedeva di accostarvisi che una volta alla settimana, riuscì a frequentarla ancor di più, col rinunziare alla colazione, durante la quale, col tacito permesso dei Superiori, si recava all'annessa chiesa di S. Filippo, trovando fin d'allora le sue delizie nell'accostarsi alla Mensa Eucaristica. E il suo esempio non tardava ad aver imitatori.
Negli esercizi spirituali, ai quali attese prima di essere ordinato sacerdote, mosso dall'accresciuta pietà, prese questi proponimenti: « Nel corso della giornata farò breve visita, o almeno una preghiera al SS. Sacramento. Farò almeno un quarto d'ora di preparazione ed altro quarto d'ora di ringraziamento alla S. Messa». E volle salire per la prima volta all'altare «senza rumore» in Torino, assistito dal Beato Cafasso, che fu poi suo maestro di spirito. Era ansiosamente aspettato in patria, dove da vari anni non c'era più stata una Messa nuova; ma non vi andò, per celebrare anche la prima Messa col massimo raccoglimento. E l'anno dopo, a corona degli Esercizi Spirituali fatti a S. Ignazio sopra Lanzo, prendeva quest'altro proponimento: « Procurerò di recitare divotamente il Breviario e di recitarlo preferibilmente in Chiesa, affinchè serva come di visita al SS. Sacramento ».
Com'appare, il suo fu un fervore crescente verso la SS. Eucaristia.
Quando ottenne di poter conservare il SS. Sacramento nella primitiva cappella dell'Oratorio, poco prima che venisse aperta la chiesa di S. Francesco di Sales, ne diede l'annunzio agli alunni in modo così sentito che tutti restarono commossi nel vedere tanta gioia per poter, fin dall'indomani, avere stabilmente in casa Gesù Sacramentato.
Ed era edificante il contemplare con qual fervore pregava davanti il S. Tabernacolo. Vi si portava ogni giorno; ed anche nell'età avanzata, benchè per i malanni da cui era travagliato e per la straordinaria gonfiezza delle gambe stentasse ad inginocchiarsi, si prostrava fino a terra ad adorare; ed indugiava in preghiera, senza alcuna esagerazione ma con tanto raccoglimento, come voleva che pregassero i suoi figliuoli, tutto composto, nella persona, immobile, senza appoggiarsi che sulle ginocchia, col capo alquanto chino e gli occhi bassi, e il viso così assorto nel pensiero della presenza di Dio che impressionava,
Nei primi tempi dell'Oratorio, spesse volte anche durante il giorno, pur sovraccarico di lavoro, soleva interrompere le assillanti occupazioni per recarsi in chiesa a pregare Gesù Sacramentato. Di frequente si portava fin sui gradini dell'altare per essergli più vicino, ed una volta fu visto d'un tratte alzarsi, salire fin sull'ultimo gradino e picchiare delicatamente coll'estremità delle dita alla porticina del Tabernacolo. Aveva urgente bisogno di denaro, e Gesù l'ascoltava; proprio in quel momento entrava in chiesa un amico sacerdote, che gli portava, da parte di un grande benefattore, la somma di cui aveva Liso-no.
Anche durante le malattie, non esclusa l'ultima, che lo tennero a letto molti giorni, lo si vedeva volgersi a quando a quando alla chiesa, segnarsi e adorare.
Pieno di tanta fede nella presenza reale di Gesù nella SS. Eucaristia, era commovente il vederlo all'altare. La S. Messa era per fon Bosco il sole divino del cristianesimo, l'intima sorgente della pietà per ogni sorta eli persone e l'azione più santa della giornata del sacerdote.
Quando scendeva di camera per andare a celebrare, se incontrava qualcuno che lo salutasse, ricambiava il saluto con un sorriso, si lasciava anche baciare la mano, ma non diceva una parola: tant'era assorto nel pensiero dell'azione divina che andava a compiere.
Spesso, più ore della notte e talora tutte le ore, le passava al lavoro. Giunta l'ora di celebrare, prima di scendere faceva una divota preparazione e, in conformità della rubrica, subito soleva anche lavarsi le mani, essendogli più volte capitato di non trovar acqua in qualche sacrestia.
All'altare egli era così raccolto e divoto, che il vederlo era sempre di grande edificazione. Pronunciava gli Oremus e le altre parti delle preghiere della S. Liturgia, che devono proferirsi ad alta voce, con grande chiarezza; l'Epistola ed il Vangelo soleva leggerli non recto tono, ma inflettendo delicatamente la voce, in modo da facilitarne il senso a quanti, conoscendo il latino, si trovassero presso l'altare.
Per tutto il tempo del Santo Sacrificio teneva il volto leggermente chino, frutto dell'intimo raccoglimento, sicchè bastava lo vedessero, perchè, quasi senza accorgersene, i fedeli si stipassero attorno all'altare ove celebrava; e in fine spesso si udiva qualcuno, che non sapeva chi fosse, allontanarsi dicendo: - Quel sacerdote dev'essere un santo
Talvolta gli si bagnava il volto di lagrime e bagnava di lagrime anche il corporale. Lo si vedeva anche interrompere per breve tempo il sacro rito: « non sapremmo dire, - dice il suo biografo don Lemoyne - se da rapimento o da altri fervori straordinari ». Ma abbiamo appreso da intime sue confidenze, che più d'una volta, durante la Santa Messa, anche negli istanti più solenni, aveva delle visioni od apparizioni straordinarie. Erano cosa d'un istante: « se fossero durate di più, diceva, io non avrei potuto resistere », ma in realtà qualche volta anche si prolungarono.
Nel consacrare, non di rado cangiava di colore e prendeva tale espressione, che palesava l'ardenza della carità che gli avvampava nell'anima. All'elevazione, poi, appariva in tutta la sua santità! Oh la fede con cui trattava e adorava Gesù in Sacramento!
Dopo la consacrazione accadde più volte di vederlo sollevarsi da terra e starsene per qualche tempo estatico, come se vedesse a faccia a faccia N. S. Gesù Cristo; ma ordinariamente, senz'affettazione di sorta, sempre esatto nelle cerimonie, non lasciava intravvedere, specie nelle chiese pubbliche, nulla di straordinario.
Quando amministrava la S. Comunione, e preferiva farlo, secondo lo spirito della Chiesa, durante la S. Messa - e cosi dispose che si distribuisse in tutti i suoi Oratorii ed Istituti - proferiva le parole Corpus Domini nostri... con tanta divozione ed intima espressione; che spesso gli si velavano gli occhi di lagrime e moveva al pianto anche quelli che l'osservavano. Eppure, nel celebrare non impiegava mai più di una mezz'ora, nè meno d'una terza parte d'ora, secondo le norme di Benedetto XIV.
E con egual fervore faceva il ringraziamento.
Avrebbe preferito intrattenersi a lungo in intima preghiera con Gesù, ma era quasi sempre atteso per le confessioni od altro esercizio del sacro ministero. Ma, anche quando lo circondava un gran numero di penitenti, soleva pregare per qualche minuto con sommo raccoglimento, poi confessava. D'ordinario non usciva mai di chiesa, prima di essersi intrattenuto almeno una mezz'ora in preghiera, o in opere sante e in pensieri di fede; tuttavia, verso il termine della vita, quando, non potendo più confessare per gli acciacchi, poté dar più libero sfogo alla sua pietà, ebbe a rimpiangere di non aver anche per l'innanzi preferito d'intrattenersi con Gesù in Sacramento, pur riconoscendo che la gloria di Dio e la salvezza delle anime erano state la guida del suo operare.
Tanta carità e tanta fede apparivano, in modo luminoso, in ogni altra circostanza.
Nel passar avanti le Chiese, pur nei luoghi dove se ne incontra una presso un'altra, si cavava ogni volta il cappello in devoto saluto.
Era pur edificante il vederlo con quanta fede prendeva parte alle processioni del Corpus Domini e del Miracolo del SS. Sacramento. Nel quarto centenario di questo prodigio (1893) pubblicò un opuscolo nelle Letture Cattoliche e raccomandò al ch. Rua di ristamparlo nel IX cinquantenario, nel 19o3, cooperando così a radicarne sempre meglio la memoria e la doverosa riconoscenza nella Città del SS. Sacramento.
Per Don Bosco la divozione a Gesù Sacramentato e la frequenza alla S. Comunione si diffusero largamente non solo in Torino, ma nel Piemonte e in tutto il mondo.
Nelle Letture Cattoliche, dove pubblicò molte operette sulla divozione della Madonna e su il primato e la storia di Romani Pontefici, non apparvero altre pubblicazioni . sue su Gesù Sacramentato; ma per sua cura vennero alla luce, e furono largamente diffuse in mezzo al popolo cristiano, molte auree operette di altri autori, che meriterebbero di essere lette anche oggi in ogni famiglia. Ricordiamo tra le altre: Amiamo Gesù del Frassinetti; L'Esistenza reale di Gesù Cristo nel SS. Sacramento dell'Huguet, Il tesoro nascosto, ovvero pregi ed eccellenze della Santa Messa di S. Leonardo da Porto Maurizio; Il Cielo aperto mediante la Comunione frequente di P. Carlo da Poirino; La Santissima Comunione, Ogni otto giorni, e Venite tutti a me di Mons. Segur...
(Continua).
(Lettere del Missionario Salesiano Don Giovanni Marchesi).
N. d. R. - Nel marzo u. s. pubblicammo il commosso appello di Don Marchesi, direttore della residenza missionaria di Taracuà nel Rio Negro - questo mese siamo lieti di pubblicare un'altra sua lettera piena di commoventi e care notizie.
Taracuà, 4 gennaio 1926.
Rev.mo Sig. Don Rinaldi,
Le scrivo col cuore pieno di riconoscenza al Signore per le consolazioni che ci ha dato in questi ultimi giorni del S. Natale.
Abbiamo avuto un numero immenso di indii, rappresentanti ben otto tribù. Si riversarono tutti nella Missione fin dalla vigilia di Natale. Celebrammo la S. Messa anche alla mezzanotte, e in essa si comunicarono per la prima volta diversi ragazzi che ci edificarono con la loro divozione. Al mattino, poi, ci fu messa solenne, accompagnata dal canto della Messa degli Angeli.
Durante il giorno ricevettero il Battesimo diversi gruppi di bambini e di adulti, già preparati al gran Sacramento.
L'ammissione di adulti al S. Battesimo suscitò nei nuovi arrivati un gran desiderio di riceverlo, e con parole compassionevoli me lo chiedevano insistentemente.
Vennero anche i due capi indigeni delle future residenze con tutte le famiglie, e dovetti ascoltare a lungo i loro dolci lamenti:
- Sono due anni che ti aspettiamo; abbiamo preparato una casa per te e per i tuoi compagni; e vogliamo fare anche una Chiesa, ma quando tu verrai. Vieni presto, non ingannarci più. Là ci maltrattano, rubano i nostri figli e se li portano via; quello che è nostro, rimane sempre per loro; quando tu sarai là, non faranno più così.
Ho cercato di convincerli che vi andremo presto,. e che fu per mancanza di personale, se non vi siamo ancor andati.
Ed ora sono ancora tutti qui; e la casa nostra, le diverse costruzioni son piene delle loro reti, e dei loro fuochi accesi giorno e notte, in un chiacchierio ininterrotto. Ma ogni giorno, nessuno manca al Catechismo, alla S. Messa ed al S. Rosario, e consola lo sforzo che fanno per imparare a pregare.
Tant'affluenza di indii mi impedisce di uscire un poco in Missione. Aveva tutto disposto per andarvi in questo mese, e vi andrò solamente in febbraio, se al Signore piacerà.
Amato Padre, l'altra volta Le feci un appello, perchè ci facesse presenti ai cari Cooperatori e Cooperatrici: questa volta le faccio presente il bene immenso che potremo fare coi loro aiuti; e chiudo questa mia con un fatterello, e le confesso che mi piange il cuore di non aver tempo nè capacità di narrargliene degli altri.
I nostri alunni si erano ritirati in cappella per una visita a Gesù in Sacramento e a Maria Ausiliatrice con la speranza di ottenere una provvigione di alimenti; perchè, come Le ho detto, spesso scarseggiano assai: e all'uscir di cappella mandarono un grido di gioia:
- Poka! Poka! (farina, farina!)
Una canoa, ben carica, si fermava nel nostro porto; vi fecero subito un'ispezione, e vi trovarono una buona provvigione di farina e vari cesti ripieni di tapiri e di maiale selvatico e di pesci arrostiti, cibo prediletto di questi indi.
In un attimo scaricammo tutto, e, in fine, ancor in un angolo della canoa, mi colpì la vista di un povero fanciullo di circa 7 anni, ischeletrito a tal segno che gli si potevano contare le ossa. Lo chiamai, ma, tra la vergogna e lo spavento, non osava nemmeno alzar gli occhi.
Da quanto mi disse la guida, è un povero orfanello, tutto solo, e abbandonato, che da due mesi era martoriato da piaghe che aveva al femore destro, causa una mosca che vi aveva deposte le uova, da cui erano usciti insetti schifosi. La piccola gamba era atrofizzata; l'articolazione del ginocchio offesa, e due ferite emanavano pus in abbondanza. Pensi che impressione faceva a vederlo, e in un'immensa sporcizia.
- Padre, mi disse la guida, questo fanciullo te lo regalo; e se qualcuno te lo chiede, non cederglielo, è tuo: si chiama Idu. Con le tue medicine lo guarirai, - e così dicendo se lo caricò e lo portò nella baracca dei nostri ragazzi.
Subito gli apprestammo una rete in un angolo, e con le migliori parole lo rassicurai che sarebbe stato in buona compagnia.
Ed ora il piccolo Idu si è già rifatto, e salta tutto il giorno con le sue grucce e non lascia di prender parte, nè alle S. Funzioni, nè alla scuola. Le dirò di più, per la festa dell'Epifania riceverà il S. Battesimo con altri, che siamo preparando.
Quanti di questi infelici vivono come il povero Idu, e ci stringe il cuore di non poterli raccogliere per mancanza di mezzi!...
Ma basta, caro Padre! Ci benedica, e ci raccomandi alle orazioni di tutti i nostri Cooperatori, amici e confratelli. Il suo
dev.mo ed obbl.mo figlio
Sac. GIOVANNI MARCHESI Missionario Salesiano.
"Lettori del Bollettino Salesiano..."
E un orfano di Shanghai, un alunno di Don Garelli, che fa quest'invito ai Cooperatori Salesiani in un nitido autografo in lingua italiana... che studia da quattro mesi.
Lettori del Bollettino Salesiano, sono quattro mesi che studio la vostra lingua italiana, che trovo un poco difficile: però adesso la voglio adoperare come posso e scrivere con la mia mano cinese queste parole italiane. Noi orfanelli di Shanghai siamo felici che Maria Ausiliatrice ci ha oggi raccolti sotto la protezione di San Giuseppe e attorno al Ven. Don Bosco. Noi vogliamo salvare con la fede santa cattolica la nostra grande nazione cinese ancora pagana.
Generosi lettori del Bollettino Salesiano, pregate per noi, e sosteneteci con le vostre offerte, di cui vi saremo eternamenti grati. E voi fratelli nostri, giovani della bella e tutta cattolica Italia, veniteci ad aiutare. Se mi volete conoscere, ho 14 anni, sono orfano di padre e di madre, nella fotografia siedo alla destra del nostro amato Direttore, perchè sono presidente, e mi chiamo TONG-HEN-ZEN.
Bravo Tong-Hen-Zen! Don Bosco ti benedica e ti ottenga la grazia di divenir un suo bravo discepolo!
L'avvenire dell'Orfanotrofio di Scianghai.
Spigoliamo da una lettera di Don Garelli al signor Don Rinaldi.
I primi cento orfanelli che ci vennero affidati saranno quasi tutti destinati a un mestiere, ma il Comm. Lo Pa Hong è preoccupato non poco anche degli studenti. Anch'egli da principio aveva pensato quasi esclusivamente agli artigiani; ma egli è un uomo che quando ha messo la mano ad un'opera credendo che quella debba costituire un termine, si accorge che proprio lì la Provvidenza gli apre una nuova via per la quale deve inoltrarsi.
Così cominciò l' edificio destinato alla nostra Scuola Professionale senza che possedesse neppur l'ombra del denaro che gli occorreva. Fiducioso nell'aiuto di Dio, bussò alle porte, non già dei cristiani, ma dei pagani. E da quella società pagana Cinese, che passa in Europa come il tipo dell'egoismo interessato, ottenne denaro finchè ne volle. Mentre i suoi amici gli dicevano che era pazzo e che avrebbe fatto fallimento, potè invece coprire le spese e averne d'avanzo, sempre grazie alle offerte straordinarie di Cinesi pagani. Ad esempio, invitato un giorno ad un pranzo cinese, alla fine gli furono consegnati 40oo dollari per le sue opere. Ed allora un pensiero gli venne spontaneo:
«Questi pagani che a traverso le mie mani dànno il loro danaro a Dio, non riceverebbero da Dio a traverso le mie opere la grazia della conversione? Accanto agli artigiani sorga dunque una nuova scuola, dove i pagani possano mandare i loro figli a ricevere quell'istruzione tecnica di cui hanno bisogno e che è essenzialmente a base di lingue europee. I Salesiani, che nelle loro case di Missione riuniscono confratelli di tutte le nazionalità, si prestano meravigliosamente allo scopo. E così la classe delle persone colte e possidenti, che costituiscono la classe dirigente della Società, sarà attratta dal bisogno di istruzione, e riceverà nello stesso tempo la vera Religione. Convertita la classe dirigente, è convertita la testa delle nazione; il resto del corpo ne seguirà l'impulso. I due istituti, scolastico e professionale, sorgano l'uno accanto all'altro: così sarà più facile, anche di mezzo ai poveri fanciulli, venuti per apprendere un mestiere, scegliere i migliori da elevare moralmente e socialmente. Essi andranno ad accrescere le file della classe dirigente, e vi porteranno quello zelo che proviene dalla gratitudine e dalla constatazione pratica dell'utilità anche terrena di quella carità che ha l'unica sorgente nella religione cristiana ».
Pensiero questo grandioso ed ardito. Chi reputasse il Cinese incapace di grandi concezioni, avrebbe qui una smentita. Così sorse l'idea di un vasto edificio capace di mille alunni interni, fra studenti e artigiani. Qualche Vescovo dell'interno della Cina ha già chiesto informazioni e programma con l'intenzione di inviarci alunni scelti e capaci poi di essere di vero aiuto nelle rispettive missioni.
Come vede, amatissimo Padre, non abbiamo ancora appuntato l'aratro per tracciare il primo solco, e già il campo ci si distende assai sconfinato. Vi sarebbe da rimanerne sgomentati, se non avessimo fiducia nel Signore e fede nelle parole del Venerabile Don Bosco.
Vorrei, intanto, suonare due trombe d'argento, affinchè lo squillo risuonasse contemporaneamente al cuore dei nostri studenti e dei nostri artigiani. Degli uni e degli altri il Signore ha bisogno in questa Cina sconfinata, che il Cuore di Gesù chiama a sè a traverso la carità.
Quando osservammo i vasti locali in costruzione non potemmo fare a meno di notare che la chiesa non era stata ingrandita in proporzione della nuova ampiezza data all'edificio. Ed allora la chiesa e il teatro vennero dapprima sospesi e poi addirittura demoliti, per dar luogo a due nuovi ambienti capaci precisamente di almeno mille alunni ciascuno.
E noi che faremo? Quello che lo zelo e la prudenza ci suggeriranno. Certo che non dobbiamo e non vogliamo invadere il campo altrui, ma non possiamo nemmeno ritrarci dal lavoro che il buon Dio ci vorrà mandare per la diffusione del Vangelo e la salvezza delle anime...
Quattro angeli di più in Paradiso.
Dal Missionario Don Pamio, in data 18 gennaio, da Macau:
Scrivo con l'animo angosciato e la mano tremante: il Signore ci ha visitati e ci ha provati, e sia sempre fatta la Sua santissima volontà!
Il 7 corrente partivano di qui diretti a Shanghai il primo salesiano cinese, coadiutore calzolaio, Simone Wong-Sam e tre nostri alunni: Wong-Cù-Yin Giuseppe, Wong-SiuMeng Giacomo, e Carmelo Ku-Tin-San.
La catastrofe.
Questi tre cari giovinetti andavano a Shanghai per studiare il latino con Don Garelli, mentre il confratello Wong-Sam vi si recava per perfezionarsi nel taglio delle scarpe.
E ci è giunto questo telegramma:
«La nave Tong-San (sulla quale si erano imbarcati i nostri) presso Shanghai fu investita da un grosso vapore, e affondò in pochi minuti: 10 passeggeri sono morti ».
Si può immaginare ciò che successe in casa! Si mandò subito un telegramma a Shanghai per domandare notizie, benchè ci brillasse un raggio di speranza, poichè su tanti passeggeri 10 soli erano i morti; e ci preparavamo al canto di un Te Deum, quando all'indomani giunse la risposta:
« Tutti periti. Segue lettera ».
Non dico di più: tutti piangemmo come bambini. Solo nel Signore il nostro dolore potrà provare un po' di conforto.
E i particolari non tardarono a giungere confermando la perdita dei nostri cari.
La nave era omai in porto, quando, proprio prima di approdare, fu investita da un colosso di nave americana, e in 4 o 5 minuti calò a picco. Perirono 10 persone su 3oo; e tra le dieci, i nostri quattro...
Invochiamo dal Signore la rassegnazione e la grazia di veder altri giovani seguir l'invito di Dio e prendere il posto dei periti!
E troppo umano che piangiamo la perdita di gemme così preziose: ma è insieme confortante il pensiero che proprio durante le feste cinquantenarie delle Missioni Salesiane il Signore abbia voluto donare al nostro Venerabile Padre, anche di mezzo ai Cinesi, il primo mazzolino di quattro fragrantissimi fiori!
Fin qui Don Paimo.
Le vittime. Ecco alcuni cenni biografici dei periti.
Simone Tse Wong Sam entrava nell'Orfanotrofio di Macao a 13 anni. Era il più bel cuore, ove la grazia di Dio si sarebbe compiaciuto di lavorare; infatti ascrittosi alla Compagnia di S. Giuseppe, subito si trovò circondato da una primavera di fervore, e il sistema di Don Bosco ne compì la trasformazione. Invitato a recitare in teatro, vinse le ripugnanze di una natura eccessivamente timida e impacciata, ed acquistò apertura, scioltezza, giovialità, loquela, influenza sui compagni, che presto. lo ebbero carissimo e lo elessero ad una delle cariche della Compagnia. Fondata in quel tempo, accanto alla Compagnia di S. Giuseppe, anche quella del SS. Sacramento, dove si accolsero di preferenza i più piccoli, Wong Sam ne fu creato presidente. Finito il corso professionale, domandò ed ottenne di consacrarsi con altri due compagni a Dio, e costituì il primo gruppo di alunni Cinesi che ottennero di arruolarsi sotto la bandiera di Don Bosco. Divenuto salesiano e messo a capo del Laboratorio calzolai di Shiu-Chow, non si accontentò d'essere capo d'arte, ma fu educatore ed apostolo, specie degli alunni più piccoli, pei quali aveva l'oculatezza di un babbo, le cure delicate di una mamma, e la pieghevolezza di un fratello, guadagnandosi il cuore di tutti. Destinato a Shanghai, sentì l'acutezza del distacco, ma scese tosto a Macao, dove lo attendevano i tre angioletti che dovevano insieme con lui spiccare il volo pel paradiso.
Carmelo Ku Tin San, « Saluto di Cielo », d'anni 14, era neofito. Appena ricevuto il Battesimo, divenne apostolo tra i compagni. Figlio unico di madre vedova, non dubitava un istante ad abbandonare la mamma per seguire la voce del Signore che lo chiamava alla salvezza dei suoi connazionali. La mamma annuì, ma restava ancor pagana. Volato al Paradiso, il piccolo «Saluto di Cielo» le inviò tosto il suo saluto accompagnandolo con la grazia della conversione. La povera donna piange il suo figliuoletto, ma studia rassegnata il catechismo per divenire cristiana e ricevere intero ad intercessione sua quel « Saluto di Cielo » che gli aveva imposto per nome.
Giacomo Wong Sia Meng, « Primo albore», di anni 14, era l'innocenza in persona. Appena ottenne dalla mamma il permesso di partire per Shanghai, il suo volto, ridente e lieto sempre, perchè rideva costantemente d'angelica purezza l'anima scia, assunse tutte le grazie d'una prima luce mattutina. Ormai si sentiva tutto di Don Bosco e la sua gioia traboccava. Non sapeva il piccino che quello era il primo albore della piena luce celeste, che così presto lo attendeva!
Giuseppe Wong Cù Yin « Colonna di saggezza », d'anni 15, fu un altro Domenico Savio.
« Bisognerà - dice Don Garelli - scriverne a parte. Santità non nata, ma acquisita, con un naturale per sè restìo ai colpi della grazia, come resiste la pietra ai colpi del martello, ma con una volontà, altrettanto incrollabilmente forte nel volere ad ogni costo scalpellare se stesso e rendersi pieghevole alla voce di Dio.
» Piccino di 11 anni, eletto dai compagni a vicepresidente della Compagnia del Sacramento insieme col Wong Sam presidente, divenne modello di serietà e saggezza infantile.
» - Quali grazie volete che dimandi al Signore per voi? chiesi un giorno ai soci della Compagnia. » Il piccolo « Colonna di saggezza » viene tutto grave e mi dice: - Padre, tre grazie desidero che domandi a Gesù per me: 1° Che l'anima di mio babbo, se è ancora in purgatorio, voli subito in Paradiso: 2° Che io abbia da morire, prima che abbia a commettere un solo peccato mortale: 3° Che io possa lavorare a convertire a Gesù tutti quanti i Cinesi.
» - Caro figliuolo, gli dissi, le due prime grazie certo il Signore te le concederà, ma la terza sarà un po' difficile: come vuoi tu col tuo lavoro arrivare a tutti i Cinesi?
» Il piccino tacque, ma non cambiò la sua domanda.
» - Ebbene, continuai, anche questa la chiederò; ma chiedila anche tu.
» E l'ottenne di fatto. Volato martire al Paradiso, ora intercede per tutti i Cinesi, e compirà l'opera che non avrebbe potuto compiere quaggiù. La sua morte ha suscitato subito nuove vovazioni tanto a Shanghai quanto a Macao, dove ottimi figlioli si sono offerti per prenderne il posto e imitarne gli esempi ».
Le salme.
Per un mese intero non si riuscì ad avere nessuna traccia dei loro cadaveri. Finalmente, proprio un mese dopo la catastrofe, si ebbe notizia di due che erano stati seppelliti per cura della Polizia del fiume. Dissotterrati e messi a nostra disposizione per l'esame di ricognizione, furono identificati per Simone Tse Wong Sam, e il piccolo « Colonna di saggezza ».
Trasportati alla Chiesa dell'Ospizio di San Giuseppe, il giorno dopo, trigesima del disastro, fu cantata una messa solenne da requiem, servita dallo stesso Comm. Lo Pa Hong.
Poi si trovarono anche gli altri due; e il generoso Comm. Lo Pa Hong mise a nostra disposizione un tratto di terreno, che divenne il primo cimitero salesiano in Cina.
Disgrazie simili a questa - quattro giovani esistenze tragicamente scomparse mentre avevano fissa la mente e il cuore nel più santo degli apostolati a prò dei loro connazionali - addolorano, è vero, perchè la morte di un amico o di un fratello è sempre un dolore, ed anche Gesù pianse sulla tomba di Lazzaro... ma ricordano anche le parole: - SANGUIS MARTYRUM, SEMEN CHRISTIANORUM
(Lettere del Sac. Doti. Vincenzo Cimatti al signor Don Rinaldi).
N. d. R. - Premettiamo alla prima lettera di don Cimatti dal Giappone altre note di viaggio, in continuazione di quelle già pubblicate nel numero di marzo, che eran già pronte per il mese scorso.
Verso Singapur.
Anche da Porto Said fin qui (omai siamo a Colombo) assai bene. Tempo splendido, mare buono; e l'allegria, l'esatto adempimento delle nostre pratiche di pietà e dell'orario prefissoci, ci fanno passare il tempo abbastanza in fretta. Si desidera però la terra ferma, pur non essendo ancora a metà viaggio.
Le solite constatazioni: bellezza del mare multicolore: pesci che s'avvicinano alla nave o ne fuggono; la fosforescenza del mare, le colonie italiane in Africa; il richiamo alle missioni nostre africane, ai missionari della Consolata, al grande apostolo il Card. Massaia; paesaggi di terre aride e abbandonate; paesaggi verdeggianti nel magnifico sole tropicale; qualche pioggia sotto forma di acquazzone vicino o lontano.
La vita di bordo? Per noi la solita. Un bravo giovane, Senroku Uyehara dott. Merc, che torna in Giappone dopo aver compiuti i suoi studi in storia medioevale e sociologia all'Università di Vienna, affabile, cortese, si presta a farci leggere un po' di giapponese. Non professa nessuna religione. È un bell'incontro procuratoci dalla Provvidenza! Omai siamo a cavallo per la lettura; varii cominciano già a scrivere; e già alla fine della lezione della lettura si incomincia un po' di conversazione pratica utilissima per far l'orecchio alla pronuncia.
A Colombo passammo alcune ore, fraternamente accolti dagli ottimi Padri Oblati di Maria che ci tennero con loro a pranzo, mentre le Figlie di Maria Ausiliatrice furono condotte trionfalmente in carrozzella, tirata da indigeni, dalle Suore Francescane Missionarie di Maria.
Ossequiato l'Arcivescovo, mentre alcuni andavano per le necessarie provviste, gli altri si intrattenevano coi Seminaristi. Intelligenti, furbe queste care anime, rivestite di color cioccolatto e di vesti candide...
17-20 gennaio. - Mare mosso. Il nostro dott. Senroku dimostrò desiderio di avere una Bibbia latina, e glie ne diedi in omaggio una recentissima che mi era stata regalata a Valsalice. Scelsi il giorno della Cattedra di S. Pietro, e gliela offrii con breve dedica. Fu felice. Se ne serve nelle lezioni, perchè ce ne traduce dei brani in giapponese popolare (le traduzioni che hanno, dice che sono in lingua letteraria). Gesù lo illumini.
Entriamo nelle Indie Olandesi. Ecco Sumatra! piccole città sulla costa o nel verde, barche a vela, piroscafi che passano, di notte i vigili fari che qua e là occhieggiano in varie forme. Nel mare numerosi i delfini, raje, meduse multicolori.
21. - In una sosta di qualche ora fatta di fronte a Belwan per carico e scarico di personale e di merci, vediamo i tipi malesi, piccoli, asciutti e nerboruti, allegri... Con un mare d'olio puntiamo verso Singapur cui si spera arrivare domani (22) alle 15.
Ci mancano le altre note di viaggiò, che dovevano dirci dello scambio di saluti con i nostri confratelli di Macao e del passaggio a Shanghai... ma, in compenso... ecco la 1a lettera dal Giappone!
Miyazaki (Japon), 12 febbraio 1926. AMATISSIMO PADRE,
Te Deum laudamus! Deo gratias! è il grido che con cuore commosso abbiamo innalzato nell'arrivare definitivamente al luogo delle nostre speranze, dei nostri lavori, dei nostri sacrifici. Siamo finalmente a Miyazaki. Ho un mondo di cose da dirle.
L'approdo.
6 febbraio. - Salutati i cari confratelli di Shanghai, ci rimettiamo in via.
7. - Ultimo giorno intero di viaggio. Tutti ancora impressionati dei bei giorni passati, ci diamo attorno per fare gli ultimi preparativi per lo sbarco. Il nostro bravo Dott. Senroku ci fa scrivere le domande e risposte più necessarie e con una squisita bontà vuol sbarcare a Moji invece che a Kobe per guidarci almeno fino alla Stazione.
8. - Alle 8 siamo nel gran porto di Moji. Una nebbia folta c'impedicse di vedere il magnifico panorama che a tratti si vede delineato e rischiarato dal sole. È uno splendore, che scomparsa la nebbia si manifesta all'occhio estasiato, più facile a idearsi che ad esprimersi. Isole coperte di fitte foreste, sovrastate lontano da catene e cime montagnose su cui biancheggia la neve, smagliante ai raggi del sole: ai nostri piedi, nell'ampio golfo, ecco delinearsi la industriale città di Moji nelle centinaia dei suoi camini, nella pittoresca magnificenza delle sue case addossate lungo il pendìo dei mori.
Deo gratias!... Nippon banzai! (Evviva il Giappone!)... Un pensiero molesto... ed ora come faremo? specialmente se nessuno viene a trovarci e ad aiutarci? Creda, sig. Don Rinaldi, mai, come in questo viaggio, mi sono buttato con semplicità infantile nelle braccia della Provvidenza, ed essa ha fatto miracoli tali che domando tuttora a me stesso: « Ma! non è troppo? Non ci tratta troppo coi dolci il Signore?... » E il momento di timore mi viene subito addolcito da una bella faccia barbuta sorridente, che ci ha visti e che dal largo del mare ci saluta e salito rapido dalla scaletta di bordo è tra le nostre braccia. È l'ottimo padre Martin delle Missioni Estere di Parigi, che, per ordine del Vescovo di Nagazaki ci viene ad accogliere e ci facilita in modo meraviglioso le operazioni di sbarco. Ne abbiamo avuto fino a mezzogiorno a bordo del Tulda. A questi cari Giapponesi non sfugge nulla. Visita minuta di tutto il personale di servizio, dei passeggeri, dei passaporti. Dopo un boccone mangiato in fretta e furia, scarico di bagagli. Alla dogana, nel vedere le visite minuziose che facevano ai passeggeri, pensavano ai molti nostri bauli e alle nostre valigie. Si accontentarono di osservare una valigia a ciascuno, e nel vedere la nostra schiettezza ed allegria nell'esporre al sole i nostri stracci, si convinsero che non avevamo nulla da nascondere. Osservarono anche un baule apertosi nel trasporto, e, finito, contenti ci recammo alla Missione.
E la prima casa giapponese di cui possiamo varcare la soglia e bisogna incominciare ad adattarsi alle abitudini e costumi locali. Non appena ne toccammo la soglia, ci slacciammo le scarpe all'europea tra le risa del Padre e la meraviglia dei servi, e mettemmo le pianelle. Siamo davanti a un grazioso altarino e intono il Te Deum di ringraziamento e bacio con trasporto la terra benedetta, nostra nuova dimora.
Col treno delle 23,30, proseguiremo per Nagazaki. La cena fu alla Giapponese quanto al vitto, all'europea nei modi, buona (tanto più che il P. Martin ebbe cura di portare pane in abbondanza), servita con squisita garbatezza e proprietà, caratteristica del Giappone. Nom mancò il saké, vino di riso servito tiepido.
Verso Nagazaki. - Stupendi panorami.
Siccome tutti i nostri bagagli non potevano arrivare a Miyazaki subito, preferii condurre tutti a Nagazaki, sicuro di far piacere a Monsignore. Salutati alla stazione da un altro ottimo missionario di Kokura e dal suo coadiutore giapponese che erano pure venuti a salutarci, eccoci in treno alla volta di Nagazaki. Le carrozze di 3a classe sono abbastanza comode, un po' piccole per noi europei, ben riscaldate (perchè fa frescolino) e assai frequentate. Questi bravi giapponesi trovano in generale più comodo togliersi i loro zoccoli e sedersi alla giapponese sul sedile, mangiano e gettano i residui sul pavimento, e tre e quattro volte passa l'incaricato per la pulizia; si soffiano il naso coi fazzoletti di carta e dormono beatamente. I treni anche espressi, impiegano un tempo relativamente lungo per le molteplici fermate e per la continua accidentalità dei luoghi frequenti salite, continue gallerie. Noi pure dormiamo saporitamente.
Risvegliati sull'albeggiare, curiosamente osserviamo lo svariato panorama. E il paese d'incanti questo del sol levante (e pensi che siamo in inverno): è una fantasmagoria di colline e monti verdeggianti, che determinano minuscole e tranquille vallette, in cui alle volte discende ben rapido un torrentello, un fiume. Tutti i punti, non rivestiti da boschi di pini, di camelie, di prugni selvatici, che incominciano a fiorire, sono con cura minuziosa coltivati a piccoli ripiani ben ordinati anche esteticamente. Le piccole pianure sono coltivate a riso o ad altre coltivazioni (grano, orzo, verdura, legumi in abbondanza) con ordine, pulizia, proprietà che appaga l'occhio. Qua e là, disseminate in mezzo al verde, casette isolate o raggruppate, e nei punti più belli in mezzo al folto verde il tempio, e sotto un gran albero le tombe. Le case coloniche, tutte in legno ad un unico piano, col tetto di paglia; quelle dei benestanti a due piani con tetto di tegole speciali; rari (salvo per qualche industria) gli edifici in muratura. E il treno, sbuffando, sale le erte di questi monti vulcanici coronati di boschi o frastagliati di punte per ridiscendere nelle amene vallette e correre lungo le spiaggie da cui si gode uno splendido, nuovo, fantastico panorama. Isole, isolotti, scogli determinano piccoli mari aperti, golfi, bracci di mare sulle cui rive si ripete l'alternarsi dei paeselli, delle città irradiate dai raggi del sole, che proprio in quel momento sorgeva. Oh di quante meravigliose bellezze ti ha voluto adornare il Signore, o terra santificata dalle fatiche apostoliche di S. Francesco Saverio e di tanti missionari, o terra benedetta dal sangue di tanti martiri!
Le accoglienze. - In visita alla città.
8 febbraio. - Alla 8,3o siamo a Nagazaki, accolti festosamente dal P. Tirrhy, Procuratore delle Missioni, e dopo poco alla Cattedrale, ospiti di S. E. Mr. Combaz, che, dopo messa, ci accoglie affabilmente, mi dà un paterno abbraccio e ci manifesta tutta la gioia nell'averci in suo aiuto. Ossequiatolo a nome suo e dei Superiori, ci concede tutte le facoltà che sono in suo potere, e vuole che ci fermiamo con lui finchè i bagagli non siano a Miyazaki. Nel frattempo ci fa occupare il tempo, visitando gli insigni monumenti della Cristianità di Nagazaki (le invierò alcuni dati storici sul Cristianesimo in Giappone) mettendo a nostra disposizione la ricca biblioteca della Missione e un dottissimo missionario, il P. Raguet, per dirozzarci nel difficile compito dell'apprendimento del giapponese. Passammo, così, utilmente il nostro tempo istruendoci, osservando, imparando assai fino al 15 febbraio, giorno desiderato della partenza.
Negli stessi giorni abbiamo fatto visita ai Consoli per la regolarizzazione dei passaporti: - ai PP. Marianisti, che hanno un fiorente liceo frequentato da un 70o allievi, di cui una cinquantina cristiani, con belle scuole in muratura, belle collezioni, essendo le Scuole riconosciute dal Governo: - al colle dei Martiri, ove incontrarono la morte per N. S. G. Cristo i 26 martiri Giapponesi; e nella chiesa di Urakami, ove si radunano i discendenti di questi antichi cristiani, abbiamo visto in quei giorni 6oo madri di famiglia attendere a un po' di ritiro spirituale: - al Seminario che ha una 40a di allievi e un edifizio splendido, in posizione tranquilla e bella: - all'Orphelinat tenuto da Suore giapponesi: - e alle Suore francesi che hanno un buon esternato e una casa di formazione.
C'è, insomma, una fiorita di opere cattoliche, attivate dai missionari, che ci fanno vedere come il terreno, pur difficile a lavorarsi, produsse e produce buoni frutti, ed anche buone vocazioni. Il giapponese è un popolo desiderosissimo d'istruirsi, aperto, vivace.
E i fanciulli, i giovani? Oh sig. Don Rinaldi! numerosi, numerosi, allegri, atti ad ogni genere di sport (vanno pazzi per il tennis) e di giuochi. Vedesse i piccoli cristiani di Nagazaki con quanta pietà pregano, con quanta voglia servono all'altare, come cantano benino guidati dall'esempio dei genitori, che li educano in famiglia senza troppi riguardi, con una certa qual rigidità paterna, e specialmente dal lavoro attivissimo dei Missionari, che, per attendere a questa fiorente cristianità (oltre 6o.ooo, la maggioranza dei cattolici di tutto il Giappone, che ne conta circa 8o.ooo su circa 6o milioni di abitanti) pochi di numero, molti venerandi e deboli per età e forze, debbono moltiplicarsi con uno zelo veramente ammirabile!
Abbiamo visitato anche i monumenti più importanti: il gran Tempio Sintoista (religione ufficiale) e buddista: ed oh! se tanti nostri cattolici avessero il raccoglimento, il rispetto pel decoro dei luoghi sacri, la venerazione che hanno per i loro templi e le loro divinità questi poveri pagani! Ogni loro atto, come il chiamare col timpano la divinità ad ascoltare la preghiera, e l'atto di adorazione, e la limosina fatta all'entrata del tempio, e il contegno raccolto che tengono nella recita delle loro preghiere ecc., ecc., riveste un carattere tale di serietà, che, a parte l'inutilità della cosa e l'errore, edifica.
L'11 era festa nazionale (data di fondazione dell'Impero), solennizzata con sventolio di bandiere e sfilate e gite scolastiche. .
Giunge finalmente l'annuncio dell'arrivo dei nostri bagagli e ci prepariamo a lasciare il dolce nido, per avviarci alla realtà della vita nella nuova nostra missione. Monsignore, in particolare e in pubblico, ci dà gli ultimi ricordi, e, fortificati dai suoi incoraggiamenti e dalla sua paterna benedizione, partiamo.
(Continua) Sac. VINCENZO CIMATTI Missionario Salesiano.
Il Sac. Domenico Cerrato, Ispettore delle Case Salesiane del Sud del Brasile, ci scrive: Era il 14 novembre dell'anno scorso, ed io ritornavo in treno dalla visita fatta alle Case Salesiane dello Stato di Rio grande del Sud (Brasile).
Arrivando alla stazione di Capinzal, nello Stato di S. Catharina, il treno si ferma, affinchè i passeggeri possano prendere un boccone nella locanda. Vicino alla stazione si giuocava alle bocce, ed io dico al mio segretario: «Scommetto che ci troviamo in mezzo ad italiani. »
Non m'ingannai, giacchè eravamo in una colonia di ben 50 mila tra italiani e figli d'italiani.
Ci invitarono a rimanere con loro, e quando seppero chi era, mi pregarono e scongiurarono a mandare i Salesiani.
- Noi, dicevano quasi con le lagrime agli occhi, viviamo qui completamente abbandonati... Il sacerdote è lontano molti e molti chilometri da noi... La domenica e gli altri giorni festivi non possiamo mai udire la parola di Dio che ci ricordi che siamo superiori alle bestie... Oh! ci mandi i Salesiani,, dei quali abbiamo sentito a parlare, e sappiamo che fanno del gran bene ovunque, e che vogliono tanto bene ai giovinetti...
- Veda, soggiunse il capo della colonia, il sig. Giuseppe Tomasone, se Lei ci manda i Salesiani noi promettiamo di edificare a nostre spese la chiesa, la casa parrocchiale ed un collegio per duecento interni.
All'udire queste promesse lusinghiere, e pensando al campo immenso che ci metteva innanzi la Divina Provvidenza mi affluivano spontanee le parole, omai troppo conosciute: Parvuli petierunt panem, et non erat qui frangerei eis... Oh! se potessimo avere a nostra disposizione una mezza dozzina di anime generose! Il Signore moltiplichi le nostre vocazioni!
Vari risposero all'appello del nostro Missionario Don Giov. Marchesi, pubblicato nel marzo u. s.; ci piace segnalare due casi.
Dal Bresciano un padre di numerosa famiglia, operaio, appena letto l'appello, prende una graziosa somma che aveva potuto risparmiare con mille sacrifizi, e la manda al signor Don Rinaldi « dolente di non poter inviare di più, e con la preghiera di non ritardarne la spedizione al povero Missionario, perchè al più presto possa disporne a sollievo delle sue grandi sofferenze ».
Una cooperatrice d'Ivrea invia questa letterina a Don Marchesi:
« Alla lettura dell'appassionato appello al di lei Superiore, per la prima volta in mia vita, ho desiderato la ricchezza ». Con quanta felicità La vorrei sollevare dalle gravi angustie che espone... Vergine benedetta, aiutatemi, assistetemi nel mio lavoro, fate che mi ritornino le forze perchè nel p. v. maggio io possa concorrere con altre piccole offerte all'opera magnifica di evangelizzazione che gli eroici figli di Don Bosco svolgono a pro' di quei selvaggi.
u Le povere cento lire che attualmente le posso offrire sono una goccia d'acqua in un mare di' necessità! Accetti il poco, e mi benedica! Dica al Signore: - Aiutatela quella povera vecchierella, perchè ci possa aiutare! - Dal canto mio prego Gesù perchè l'assista sempre ».
(Lettera dell'ispettore Don Gaudenzio Manachino al rev.mo sig. Don Rinaldi). Fortin Mercedes, 22 febbraio 1926.
Rev.mo Sig. Don Rinaldi,
Ritorno or ora da Stroeder, popolazione situata tra Bahia Bianca e Patagones.
Nuovo Collegio "Card. Cagliero".
Il 14 corr. a Stroeder benedissi in suo nome la pietra fondamentale del futuro Collegio che, per unanimità del Comitato Promotore, si chiamerà Collegio «Cardinal Cagliero ». Così l'Eminentissimo Porporato avrà una nuova prova dell'affetto intenso che gli si conserva in queste terre lontane. Il nome del Card. Cagliero, sebbene egli da tanti anni abbia lasciato la Patagonia, continua ad esser famigliare tra noi e tutti ricordano le sue care doti di mente e di cuore e specialmente il suo zelo d'apostolo.
La funzione riuscì solennissima: si pronunziarono discorsi di circostanza ricordando le benemerenze delle nostre Missioni, sopratutto lo spirito di sacrificio e di povertà evangelica dei primi nostri fratelli che seppero dimenticare completamente se stessi, per dedicarsi al servizio di Dio e far fiorire in queste generose terre, particolarmente benedette dalla bontà del Signore, insieme con la Religione, le lettere e le arti.
La banda del Collegio San Francesco di Sales, giunta da Viedma la sera antecedente, sostenne il programma musicale, applauditissima.
Altre costruzioni necessarie.
Quest'anno, grazie all'aiuto di personale ch'Ella volle inviare alla Patagonia per celebrare degnamente il Cinquantenario delle nostre Missioni, s'inizia pure in Porto Deseado il Collegio San Giuseppe, che abbiamo potuto costruire in parte, superando gravissime difficoltà; ma quante altre urgenti necessità ci si presentano, amatissimo Padre!
In Rio Gallegos, per esempio, è necessario ricostrurre il Collegio di Nostra Signora di Lujan, fondato nel 1885 da Mons. Giuseppe Fagnano, poichè essendo stato costrutto in legno, l'edificio sente ormai le conseguenze del tempo ed è inadeguato alle moderne esigenze, e noi ne abbiamo già incominciato la ricostruzione fidenti nell'aiuto del Signore e dei nostri benefattori.
In Comodoro Rivadavia, dove i Salesiani lavorano fin dal 1914 in una casa d'afflitto, ci si presenta il dilemma: o ritirarci, o costruire il Collegio. La popolazione dell'industriosa cittadina desidera che i figli di Don Bosco continuino ad educare la loro gioventù e promette di aiutare i Salesiani a costrurre il Collegio, ma senza dubbio l'aiuto che ci potrà dare è insufficiente. È indispensabile che qualche Benefattore ci venga in aiuto, perchè com'Ella sa, le nostre Missioni sono poverissime e si sostengono e svolgono l'opera loro, solo con la carità dei Cooperatori.
Per gli indigeni.
Abbiamo pure deciso di occuparci di un'altra opera importantissima e cioè di svolgere sempre più l'azione nostra in favore degli indigeni. Chi dicesse che in Patagonia non vi sono più indigeni e che l'opera del Missionario propriamente detta non è più necessaria, parlerebbe senza conoscer affatto le cose. Migliaia e migliaia sono ancora gli indigeni che aspettano l'aiuto del Missionario; e solo il 15 agosto dell'anno p.p., proprio alla vigilia dell'anniversario della nascita del nostro Venerabile Fondatore, ci si presentavano in Viedma due commissioni di indigeni, presieduta l'una dal cacico Don Emmanuele Cottaro, residente in Arroyo Blanco (Rio Negro) e l'altra dal sig. Emmanuele Herrera che risiede nella Colonia 16 Ottobre nel Chubut, supplicandoci di non lasciarli senza il nostro appoggio, perchè anch'essi, dicevano, hanno figli che desiderano veder battezzali, educati ed istruiti.
Mentre il cacico Cottaro difendeva la sua causa con vera eloquenza, io ricordavo un particolare del «sogno » fatto da Don Bosco in San Benigno il 3o agosto 1883: « Questi selvaggi in futuro saranno così docili da venire essi stessi per ricevere istruzione, religione, civiltà e commercio ».
Anche gli emigrati sono oggetto delle nostre cure: e nelle case salesiane trovano aiuti materiali, conforto e consiglio. Anzi non pochi orfanelli, di varie nazionalità europee, si educano gratuitamente nei nostri ospizi di Viedma, Fortìn Mercedes, Santa Cruz, ecc.; e l'opera nostra di beneficenza si estende da Bahia Bianca ad Ushuaia, da Chosmalal a Junin de los Andes.
Come si sente la necessità di aumentare il numero degli operai destinati alla vigna del Signore! Il nostro Seminario di Fortin Mercedes, dove da anni funziona regolarmente la Scuola Normale pareggiata « Don Bosco » conta una cinquantina di studenti di filosofia e più di settanta aspiranti, e chi pensa, caro Padre, a provvedere vitto, vestiti e libri a tanta gente?
La Divina Provvidenza per mezzo dei buoni Cooperatori; e noi siamo certi che Essa continuerà sempre a soccorrerci se sapremo conservarci degni figli di Don Bosco, cercando solo le anime e non danari, nè onori, nè dignità. Altre notizie?
Due nuove chiese.
Mentre il Santuario di Maria SS. Ausiliatrice sorge trionfale in Fortin Mercedes, faro di luce e civilizzazione cristiana in tutta la Patagonia, e in Choele-Choel, il tempio dedicato al S. Cuore di Gesù sarà pure, fra qualche anno, un fatto compiuto sotto la protezione di San Giuseppe, il 19 marzo inaugureremo in Fortin Mercedes il nuovo fabbricato che incominciammo ad edificare l'anno scorso senza sapere come avremmo fatto fronte alle spese. Non appena terminati i lavori, il Cuore dolcissimo di Gesù, si servì di una generosissima dama di Buenos Aires, la cui modestia
m'impedisce di fare il nome, come sarebbe mio dovere e vivissimo desiderio, per venir in nostro aiuto.
Benedetto sia il Signore che ci accompagna con tanta bontà! Continui, Ella pure, amato Padre, a sostenerci colla carità dei nostri Cooperatori, e a ricordarci a Maria Ausiliatrice. benedica tutti i suoi figli della Patagonia e della Terra del Fuoco, e mi creda sempre
Suo aff.mo figlio in G. C.
Soc. GAUDENZIO MANACHINO.
ALTARINI PORTATILI A CUI SI APPORRÀ IN UNA TARGA IL NOME DELLA PERSONA OFFERENTE.
Cassetta in legno L. 16o
Pianeta con accessori 200
Càmice, cingolo, rocchetto * 65 3 tovaglie e piccola biancheria per la S. Messa * 40
Pietra sacra r 20
Calice coppa d'argento » q0
Teca per il SS. Sacramento » 25
Patena e piattino per ampolline I 25
Vasetto per l'Olio Santo , r 32
Crocifisso, candelieri, ampolline * 25 Aspersorio, scatola per le ostie, cartegloria . . !. 33
Rituale * 30
Messalino e leggio i 55
Totale L. 8oo
In data 28 febbraio il S. Padre Pio XI rivolgeva a tutto l'Episcopato una vera « parola d'ordine» sulle Missioni Cattoliche, con l'Enciclica Rerum Ecclesiae gestarum. II preziosissimo documento rammenta ai cattolici il dovere di favorire sempre più l'opera delle Missioni e traccia all'opera missionaria nuove vie, per raccoglierne frutti più copiosi e salutari.
La stampa quotidiana e periodica si è ampiamente occupata della nuova «parola d'ordine » detta dal S. Padre; e non possiamo dispensarci dal farne ampio cenno anche noi, perchè si tratta di un argomento così caro e importante.
Eccone, testualmente, alcuni dei punti principali.
Il S. Padre comincia col rallegrarsi dell'odierno movimento missionario: «È argomento di consolazione il vedere come in questi ultimi anni gli Istituti, che si dedicano alle Missioni tra gli infedeli, hanno raddoppiato il lavoro ed i frutti, e che da parte dei fedeli alle aumentate opere dei Missionari si rispose con l'aumento dei sussidi ».
Desidera che cotesto movimento aumenti e perciò raccomanda ai Vescovi che usino i mezzi più convenienti; e cioè propaganda e preghiera:
«Con la parola e con gli scritti procurate di introdurre e di gradatamente estendere la santa consuetudine di pregare il Padrone della messe, perchè mandi operai alla sua messe, e d'implorare per gl'infedeli gli aiuti del lume e della grazia celeste».
La preghiera è il mezzo più facile e fruttuoso: «Non mancando a nessuno la possibilità della preghiera, tutti hanno in mano loro questo aiuto e questo quasi alimento delle Missioni ».
Accenna anche quali preghiere si possano fare: «Aggiungere, per esempio, al Rosario della B. V., e ad altre simili preghiere solite a recitarsi nelle parrocchie e nelle altre chiese, qualche preghiera per le Missioni e per la conversione dei pagani alla fede».
Le preghiere per le Opere Missionarie il S. Padre le desidera specialmente dalla gioventù, anche nella fiducia di veder sorgere nuove vocazioni missionarie: « Negli asili, negli orfanotrofi, nelle scuole, nei collegi giovanili e nelle case e conventi di Religiose salga ogni giorno la preghiera al cielo per far discendere su tanti infelici, su tante popolose nazioni pagane la misericordia divina: ad anime pure ed innocenti che potrà mai ricusare il Padre celeste? D'altra parte tale usanza dà a sperare che nel tenero cuore dei giovinetti, avvezzatisi a pregare per la salute degl'infedeli col primo sbocciare del fiore della carità, possa con l'aiuto di Dio insinuarsi il desiderio dell'apostolato, desiderio che coltivato con cura darà forse coll'andar del tempo buoni operai al ministero apostolico ».
E passa a raccomandare le grandi Opere Pontificie: « l'Opera della Propagazione della Fede e le altre due che sono ad esse sussidiarie ». Si rallegra dell'azione che il Clero svolge già a favore delle Missioni: «È da desiderare tuttavia che omai non vi sia più ecclesiastico alcuno, il quale non arda della fiamma di questa carità. Giacchè all'OPERA DELLA PROPAGAZIONE DELLA FEDE, principale fra tutte le Opere Missionarie, è mestieri che il popolo cristiano venga in soccorso con una liberalità pari alle molteplici necessità delle Missioni presenti e di quelle che si aggiungeranno in appresso ».
Insieme con l'Opera della Propagazione della Fede debbono tutti i Cattolici, anzittutto, appoggiare anche l'Opera della S. Infanzia e quella detta di S. Pietro per la formazione del Clero indigeno: «All'OPERA principale della PROPAGAZIONE DELLA FEDE si aggiungono altre due, le quali, poichè la Sede Apostolica le ha fatte sue,! fedeli cristiani, a preferenza di altre opere che hanno scopi particolari, con offerte date o raccolte da ogni parte debbono aiutare e mantenere, vale a dire l'OPERA intitolata della S. INFANZIA e l'altra di S. PIETRO APOSTOLO. Ufficio di quella è, com'è ben noto a tutti, invitare i nostri fanciulli perchè s'avvezzino a mettere da parte il proprio peculio e ad offrirlo specialmente per la redenzione e l'educazione cattolica dei bambini degli infedeli dovunque si suole abbandonarli od ucciderli; ufficio di questa è con le preghiere e le collette fare che scelti giovani indigeni possano essere debitamente formati nei Seminari ed assunti ai Sacri Ordini affinchè più facilmente quelli della loro razza possano, coll'andar del tempo, venir convertiti a Cristo, o essere rassodati nella fede ».
Nella seconda parte dell'Enciclica il Santo Padre scende a dare preziose norme pratiche per l'azione diretta dei Missionari; e, schiettamente, in queste ci pare di sentire Don Bosco: « Ricordino... i predicatori evan gelici che agli indigeni bisogna accostarsi imitando il metodo tenuto dal Divin Maestro, quando trattava col popolo. Egli, prima di insegnare alle turbe, era solito sanare gl'infermi. Curò tutti gli ammalati; e molti lo seguirono e tutti li curò... Ne sentì compassione, e curò i loro infermi. Il che pure ordinò di fare agli Apostoli, dando loro il potere: E in qualunque città entrerete... curate gli infermi che vi si trovano... »
» E neppure dimentichino i Missionari come Gesù si mostrasse benigno ed amabile verso i pargoli e i fanciulli, e quando i discepoli li sgridarono, ordinò loro di non impedirli di andare a lui. E, qui, viene a proposito rammentare ciò che altra volta dicemmo, che cioè i Missionari che predicano agli infedeli, sanno benissimo quanta benevolenza ed affetto si concilii anche in quelle regioni chiunque provvede alla salute pubblica, e cura gli infermi, e mostra amore per i bambini e per i fanciulli. Tanto può l'esercizio della carità nel cattivare il cuore degli uomini! »
E insiste ancora:
« Oltre gli ospedali e le sale per la cura degli infermi e la distribuzione delle medicine, oltre alle scuole elementari che dovete aprire dappertutto, è bene che, con la fondazione di altre scuole per i giovani che non si diano all'agricoltura, apriate loro la strada dell'insegnamento superiore e specialmente delle arti e mestieri... ».
Lo ripetiamo; è il metodo del nostro Venerabile Fondatore; le stesse raccomandazioni egli faceva ai nostri Missionari.
« Abbi cura speciale dei malati, dei poveri, dei vecchi e dei fanciulli » diceva il Venerabile a tutti i sacerdoti suoi allievi, che gli annunziavano di scendere in cura d'anime, « ed avrai le benedizioni di Dio e degli uomini ».
Il prezioso documento pontificio è, dunque, anche un riconoscimento della bontà del metodo del nostro Venerabile Fondatore!
CASSETTA=CAPPELLA
A CUI SI APPORRÀ IN UNA TARGA IL NOME DELLA PERSONA O DELLE PERSONE OFFERENTI.
Cassetta in legno con Tabernacolo L. 35o
Piviale e velo omerale » 260
2 Pianete, con accessori » 300
Càmice, cingolo e roccheto 65
3 tovaglie di tela lino » 30
Piccola biancheria per la Santa Messa » z5
Pietra sacra » 20
Calice con coppa d'argento » 90
Pisside e teca pel SS. Sacramento 67
Raggio per la Benedizione » 70
Turibolo e navicella » 75
Vasetto per l'Olio Santo * 33
Crocifisso, candelieri, ampolline 20 Aspersorio, scatola per le ostie, cartegloria . . . » 25
Messalino e leggìo » 50
Lampadina e campanello » 20
Totale L. 15oo
Nel parlar di Don Bosco e di qualsiasi altro nostro Servo di Dio intendiamo sempre protestare, come protestiamo solennemente, di non voler contravvenire in niun modo alle pontificie disposizioni in proposito, non intendendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che me= cita una semplice testimonianza umana, nè di prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio di Dori Bosco - ci gloriamo d'essere ubbidientissimi figli.
Guarito istantaneamente da polmonite doppia.
Ai primi di febbraio scorso un mio nipotino, Campione Alfonso di Vincenzo, alunno nel Collegio di Pedara, fu colto da influenza con febbre, e già dopo pochi giorni si manifestò una complicanza gravissima di polmonite sinistra, per cui il direttore rev. don Morganti avvertì telegraficamente il padre. Costui sollecitamente recessi a Pedara, e per la gravezza insolitamente manifestatasi colla comparsa della polmonite anche al lato destro, fece venire da Catania il valoroso consulente Professore Zongri, il quale suggerì le opportune cure, facendo conoscere anche a me a Regalbuto che il caso era insolitamente grave per le temperature iperpiritiche di 40 al mattino e 41 la sera con vaniloqui persistenti e minaccia di debolezza al cuore, ostacolato specialmente dal vasto attacco del polmone sinistro. All'ottavo giorno, quando la temperatura era di qualche decimo minore, venne una nuova complicanza ad aggravare il caso, una perdita di sangue dal naso che non si riusciva a domare mediante i rimedii opportuni più energici, persistendo il delirio che coi suoi movimenti disordinati faceva riaprire i punti sanguinanti.
Mio nipote, emofilitico, perdeva infrenabilmente sangue dal naso, dal laringe e dai bronchi, riducendosi in istato di collasso con le estremità gelide, il polso appena percettibile, mentre non sentiva più, nè vedeva più. Il povero mio fratello attendeva la fine prossima del figlio senza veder ascoltate le sue fervide preghiere. Il rev. D. Morganti e il prefetto D. Piazza, che venivano frequentemente al capezzale e avevano pregato e fatto pregare, consigliarono di ricorrere alla intercessione di Don Bosco, del quale il sig. Direttore diede una reliquia, che fu applicata sotto la guancia del caro infermo.
S'immagini l'attesa, la speranza, la fiducia di quei momenti in cui il padre già voleva sapere se il figlio, quando fosse morto, sarebbe rimasto a Pedara o gli avremmo permesso il trasporto in patria!
Dopo non più che un'ora dall'applicazione della venerata reliquia, senza alcun mezzo o rimedio adoperato da più che sedici ore, neanche l'acqua da bere, quasi improvvisamente mio nipote si sveglia e riconosce il padre (che sin dalla venuta da cinque giorni non riconosceva), vede tutto, parla con vivacità, anzi colla solita vivacità un po' presuntuosa che aveva sano, e comincia a domandare cibo e compie qualsiasi movimento senza destare nessuna perdita di sangue, nè la stanchezza del collasso precedente.
L'intervento prodigioso del Ven. Don Bosco ritornò da morte a vita mio nipote, il quale poi rapidamente migliorò (come oltre di me ebbe a constatare l'egregio curante dott. Alfio Pappalardo con meraviglia ed ammirazione verso Don Bosco, notando la modificazione rapidissima anche nei focolai polmonari) e dopo una quindicina di giorni potè dal Collegio ritornare in famiglia per una cura ricostituente che gli potesse permettere di riprendere lo studio ininterrotto.
Nell'inviare il tributo di riconoscenza di mio fratello Vincenzo al Ven. Don Bosco, compio il gradito incarico di riferire il fatto prodigioso ottenuto dalla venerata reliquia di fronte alla inanità degli sforzi medici, e prego di renderlo pubblico, auspicando alla sollecitazione di quel lieto giorno, in cui potremo vedere Don Bosco ricinto dell'aureola che la Chiesa pone sul capo dei Santi.
Regalbuto, 8 aprile 1926.
Dott. CAMPIONE CARMELO.
Gesù Cristo si è umiliato, ha faticato, ha patito ed è morto per salvare le anime. Cooperare alla salute di queste è un'opera divina, e tale da meritarsi dal Signore ogni più eletta benedizione. Felice il Missionario, che logorando la sua vita in mille stenti, alza gli occhi al cielo e pensa: Lassù vi sono molte anime che trionfano, perchè io le ho redente dalla schiavitù del demonio. Fortunato il Cooperatore Salesiano che può soggiungere: Se esse sono salve è pur mio merito, poichè ho dato i mezzi al Missionario per compiere la sua opera di redenzione!
Volete grazie da Maria SS. Ausiliatrice?
Fate la novena consigliata dal Ven. Don Bosco, e cioè:
1) Abbiate fede, PREGATE! Pregate Gesù in Sacramento, che è il centro di tutte le grazie, e Maria SS. che ne è la dispensatrice.
Recitate PER NOVE GIORNI 3 PATER, AVE E GLORIA a Gesù Sacramentato, con la giaculatoria: Sia lodato e ringraziato ogni momento il santissimo e divinissimo Sacramento, e 3 SALVE REGINA alla Madonna con la giaculatoria: Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis.
II) Promettete di viver sempre in grazia di Dio, e nei giorni in cui fate le accennate preghiere accostatevi - una volta almeno - ai Ss. SACRAMENTI DELLA CONFESSIONE E COMUNIONE.
III) Ricordate la parola del Divin Salvatore: - Date e vi sarà dato - Voi volete una grazia? fate anche voi un'elemosina a vantaggio delle opere suscitate da Maria Ausiliatrice per l'educazione cristiana della gioventù e per la conversione di tanti popoli idolatri: SOCCORRETE LE OPERE E LE MISSIONI SALESIANE.
Intenzioni di preghiere.
Nel foglietto-orario del Mese di Maria SS. Ausiliatrice nella Basilica di Torino vennero, anche quest'anno, raccomandate le seguenti intenzioni. a tutti i devoti:
DAL 23 AL 25 APRILE - I bisogni particolari di tutte le Nazioni.
DAL 26 APRILE AL 2 MAGGIO. - Le Missioni Cattoliche, particolarmente le Missioni Salesiane.
DAL 3 MAGGIO AL 9 MAGGIO.- Il Sommo Pontefice e i bisogni di Santa Chiesa.
DAL 10 MAGGIO AL 16 MAGGIO. - Le nostre opere giovanili e la vita cristiana dei nostri giovani.
DAL 17 MAGGIO AL 30 MAGGIO. - LA CAUSA DI BEATIFICAZIONE DEL VEN. DON Bosco.
IL 25 MAGGIO. - I Cooperatori Salesiani e i Devoti di Maria Ausiliatrice defunti.
N. B. - Dovendosi quest'anno - e precisamente il 20 luglio - tenere a Roma la Congregazione preparatoria sull'esame delle virtù del nostro Ven. Fondatore, avremmo caro che gli amici e i devoti del Venerabile facessero OGNI GIORNO per il buon esito della Causa una preghiera speciale.
Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice.
Raccomandiamo a tutti di ascriversi e di procurare nuove ascrizioni all'Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice, fondata dal Ven. Don Bosco ed elevata dal Sommo Pontefice Pio IX al grado di Arciconfraternita.
Agli ascritti si propongono due cose: Promuovere la gloria della Madre del Salvatore, per meritarsi la protezione di Lei in vita e particolarmente in punto di morte; e promuovere e dilatare la venerazione a Gesù Sacramentato.
GRAZIE E FAVORI
Gloria a Maria Ausiliatrice !
Maria SS. Ausiliatrice, che ha promesso al Venerabile Don Bosco grazie speciali per i benefattori delle Opere Salesiane, non poteva negare all'esimio Dott. Luciano Forni, che da più di 11 anni prodiga generosamente le sue cure ai giovani dell'Oratorio, il suo aiuto materno.
Colto, nell'esercizio della sua professione, da gravissima infezione, ribelle a tutte le cure affettuosamente prodigategli da altri esimi sanitari, benemeriti anch'essi delle Opere Salesiane, pareva che dovesse soccombere.. I nostri alunni cominciarono, qui in infermeria, con gran fervore una novena di preghiere e di S. Comunioni a Maria Ausiliatrice e al Ven. Don Bosco; e, terminata la prima, ne cominciarono una seconda. Alla fine di questa il signor Dottore era guarito!
Grazie infinite e gloria alla nostra cara, Madre, Maria SS. Ausiliatrice!
Torino, 24 marzo 1926.
FRANCESCO Pozzi, infermiere.
LA MIA PICCOLA ALICE doveva subire una piccola operazione, ma siccome era affetta da tosse asinina, questa riusciva difficile e l'esito incerto. Fiduciosa, cominciai la novena del Venerabile Don Bosco a Maria Ausiliatrice; e la grazia venne! La tosse cessò, l'atto operativo ebbe luogo, e la piccola Alice con me scioglie un inno di grazie alla gran Madre Celeste!
Riconoscentissima per altri segnalati favori, mando l'offerta promessa.
Adro (Brescia) 19 - 1 - 1926.
GINA COLA.
AD UNA NOSTRA NIPOTINA, orfana di guerra, colpita all'occhio sinistro (ferita corneale penetrante a due centimetri dal margine pericheratico interno con impegno di iride, che tratteneva frammenti di matita) la scienza medica riservava la prognosi nei riguardi della funzionalità e della conservazione del bulbo.
Nel caso, gravissimo, ricorremmo, con fede alla Vergine Ausiliatrice, promettendo di ascrivere la guarigione, se si fosse ottenuta, alla sua intercessione e la pubblicazione sul Bollettino e un'offerta.
Tosto l'infezione pronunciata, che destava le più grandi apprensioni, si arrestava; l'occhio sensibilmente migliorava ed in breve era fuori pericolo. Ora, sciogliendo la promessa, preghiamo la cara Madonna a volerci sempre proteggere.
Brebbia (Como) 31 - 1 - 1926.
Per la famiglia
ARCHIMEDE MARGARINI. MILITARE DA CIRCA QUATTRO ANNI, mi trovavo, per speciali circostanze di servizio, in una situazione morale delicatissima. L'ideale candido del sacerdozio, vagheggiato sempre fin dalla fanciullezza con tutta l'anima, si offuscava e minacciava di spegnersi miseramente. Nella amara constatazione raccomandai a Maria SS. Ausiliatrice quanto mi era più caro della vita stessa e la Vergine pietosa, spezzato ogni laccio, mi ritornò presto all'antico nido e maternamente mi guidò al sacerdozio.
A Lei l'espressione più viva della mia riconoscenza con la promessa di divulgarne sempre le ineffabili misericordie.
7 - III - 1926.
Un devoto di Don Bosco.
DEBBO ADEMPIERE UNA PROMESSA fatta un giorno, col fare pubblicare sul Bollettino Salesiano una grazia grande, immensa, che ho ricevuto in questi giorni dalla Vergine Ausiliatrice.
Molti anni addietro, feci iscrivere sul quadrante della Misericordia mio marito, facendo per lui l'ora supplementare, onde ottenere la sua converzione alla nostra santa religione. Nel 1920 fu colpito da grave malore, ebbe una prima scossa dalla grazia di Dio, sentì il bisogno di confessarsi, ma non si decise a fare la S. Comunione. Però, d'allora in poi, cominciò a dar segni di ravvedimento. lo non ho mai cessato di pregare e fare pregare per lui la Vergine SS. Ausiliatrice con messe celebrate al suo santo altare e fervorose novene. Circa un mese addietro, mentre quel giorno facevo fare speciali preghiere a Maria Ausiliatrice per ottenere la sospirata grazia (10 gennaio 1926), mio marito, scosso dalla grazia di Dio, tornò nuovamente a confessarsi e fece la S. Comunione con vero sentimento di pietà. Grazie, grazie di cuore, o Maria Ausiliatrice, ottenetegli la santa perseveranza.
Dalla Provincia di Siracusa, marzo 1926.
A. G.
QUANTO SONO RICONOSCENTE! - Una mia nipotina fu colpita da difterite; chiamai subito il medico il quale, dopo averla esaminata, dichiarò il caso disperato.
Fiducioso, misi sotto il guanciale della piccina una reliquia del Venerabile Don Bosco, pregando ci ottenesse da Maria SS. Ausiliatrice la guarigione dell'inferma. Oh prodigio e bontà del grande Servo di Dio. Il giorno dopo, la piccina era fuor di ogni pericolo. Riconoscente, compio la promessa di pubblicare la grazia e invio un'offerta per la Causa di Beatificazione.
Ribeirao Preto, 19 dicembre 1925.
ERMINIO MORANDINI.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:
A) - A. G. di Pinerolo, A. G. di Siracusa, Agosti E., Alessi C., Alfano d. V., Allemandi M., Amadori V., Andreoletti C., Anselmi C., Antoniazzi G., Antoniazzi R., Antoniazzo A., Aragone M., Argnani P., Arrigoni A., Atzeni A., Avalle C., Avanzi E., Avellina A., Avon A., Azzolini d. R.
B) - B. A., B. M., B. N., Badino M., Ballardini N.. Ballini G., Barberis eh. L., Barbero A., Barbero M., Bari. sone A.. Bartolini G. in Salimbeni, Bassani M., Battarino M., Battaglia G., Batzella E., Bazzoni M., Bollate R., Bel. lotti D., Benzone M., Berardi M., Berchi A. ved. Depretis, Bernasconi G., Berti M. in Ferrari, Bertolotti L., Bianchedi C., Bianchi G., Bianco A., Binello M., Bione E., Bolis C., Bologna D., Bona M., Bonetti M., Bonetti O., Bonicelli C. in Fontana, Bonino Cav. A., Bononcini prof. E., Bordet M., Borsa B. in Ghersi, Boscaini L., Botto G., Brandetti S., Bresciani B., Briccarello G., Brianzi D. ved. Jaccini, Bronda L., Briuna G., Bruneri A., Bruno C., Bruno M., Brusadin G., Bruccelletti M., Buffatti M., Buscaglia U., Busso E., Buttità E. m. Geremia, Buzzetto F.
C) - Cadore M., Cagnolati R., Calatruni E., Calcagno R., Caligaris A. in Borologa, Camilotti I., Camisasca T., Campagna M., Canepa D.,, Canti A., Cantù E., Capra C. in Ravetti, Careggio M., Carelli A., Carena T. e famiglia, Carli G. in Moretti, Carraro V., Carù dr. A., Castagno C., Castagnola R., Castellani A., Castellano avv. L., Castel. lazzi G., Castruccio E. ved. Prato, Cataldi dr. G., Cattaneo S., Cattò D., Cavallanti A., Cerato G., Ceriotti C., Cerra A., Chemello E., Chiadò T., Chiari L., Chiarla E., Chiavarino d. L., Chiarla E., Chiavarino d. L., Chimici C., Chiola M., Ciocchetti F., Cirincione d. F., Civati A., Coda C., Cola O., Colombatto M., Colussi A., Comelli G. in Gramer, Comis L. in Conte, Conchatre C., Concina C., Coni A. in Manca, Coniugi Brentana, Capocchi, Freglio, Ivaldi; Conte A. in Sereno, Conti F., Conversano d. L.; Cooperatrici Salesiane di Bardonecchia, Caluso, Coppola, Corona d. A., Corradini F., Cortevesio E., Cravosio v. in Borea, Cristina A., Curti D.
D) - D. F., Dabbene C., De Franceschi C., Degiovannini A., Dellepiane A., Delmonte A., Delpìano P. in Ghersi, De Magda A., De Marco A., De Matteis A., Des Faoli C., De Piero d. G., De Serafin G. in Prono, Dessi P., Destro C., De Vai F., De Varda M., d'Ottavi O., Dogliani M., Donadoni A., Donchi R., Dorato E.
E) - Ellena R., Ellena M.
P) -- F. E., Fadini M., Famiglia Dezulian, Gili, Rabbiosi, Segagni, Fantoli A., Farcina M., Fasci! D., Faitolla R., Fazio B., Felappi T., Ferrari A., Ferrari E., Ferrari I., Ferrari S., Ferrari V., Ferraris A., Ferrer R., Ferrero G. B., Ferrero M., Ferretti d. A. a nome dei Cooperatori Salesiani di Castelnuovo Monti (Reggio Emilia), Ferretti d. L., Ferretti O., Fertili L., Filia E., Filotti G., Fino A., Fiorini A., Fiorio A., Floreani M., Focacci G., Polazzi C. in Pujatti, Fontana D., Fontana M., Poppa R. in Pedretti, Fracchia A., Fracchia V., Franchi B., Francone E., Franzi A., Fresia C.
G) - G. A. C., G. D., G. P., G. R., Galli L. in Baratti, Gallo C., Gallo M., Garrone A. L., Gasparolo can. F., Gatti C., Gatti P., Gandio M., Gavellotti E., Gavellotti G., Gay R., Gayre A., Gazzola E. in Tassi, Geddo L., Genoni M., Gheda D., Ghibando I., Ghizzi C., Giacobino T., Giaccone M., Giani R., Gianelli j. in Vigliani, Gianoni M., Gibba A., Gila P., Gilli N., in Vitter, Gillino G., Giordano G., Giovanatto G., Giovanelli M., Girometta L., Giuliani M., Ginssani M., Gobetti C., Gobbi G., Gonella A., Gotha M., Graglia A., Graglia G., Grandi E., Grasso G., Grasso M., Grasso P., Grassotti M., Gremo V. in Gilardi, Grimoldi C., Grisi D., Grossi T., Grosso d. A., Grosso B., Guarrini R., Guidoni' E., Guglielmi A., Guttero M. ved. Carena.
K) - Kriegesimann d. L.
I) - Icardi M., Imarisio T., Invernizzi M.
L) - L. D., L. P., Labò I., Laguzzi L., Lajolo M. n. Ferrero, Lampis A., Lana F. in Abbona, Lanzarotta A., Laurentig L., Leardi coniugi, Leonardi M., Leone F., Lepori T., Limongi M., Lipuma A., Locatelli e famiglia, Locatelli T., Lolli M. in Prati, Lombardi A., Lombardi M., Lomvardi T., Lorenzoni R., Lunati T.
M) - M. G., M. M., Magrin V., Maira M. in Serpen., tino, Mai L., Malinverni E., Manfrino F., Manni G., Mansné G., Manzoni L., Marchese T., Marchesin M., Marchetto A., Marchi L., Maricia M., Marconcini M., Marconi G., Marengo G., Margio E. m. Avolio, Marini F , Mariotta A., Marostica G., Marroni V., Martello C., Martignoni R., Martina M., Mascherin G., Massa M. in Accini, Massara C., Massolini O., Mauri E., Mazzolini D., Manzonzelli E., Mazzucchetti E., M. e L., Melancdri S., Menso M., Merlo F., Metelli S., Mezzanotte A., Migliano L., Milani A., Milani rag. G., Miscarino G., Mislaghi M., Molteni V., Monteleone I., Monticone P., Montini F., Morandi R., Moris M., Moro P. in Galbusera, Mortellaro G. G Mortellaro G., Mosconi V., Mossetti M., Mulas M. A., Murgia G. M., Musmeci d. G., Musumeci 7., Musso A., Musso C., Muzzi D.
N) - N. B., N. N. di Alassio, Ardenno, Avigliana, Borgomanero, Borgo Sesia, Cappella maggiore, Cisterna d'Asti, Dronero, Lanusei, Palazzolo Milanese, Predazzo,, Rivarolo Canavese, Sannazzaro de' Burgondi, Nardo P. Nascimbene G., Nateri R., Nave A., Negri A., Negri S., Negro F., Negrussi T., Nicolussi C., Noaro I., Norza M., Novasi C.
O) - Odisio P., Oliva C., Iliveri M., Oliveti P., Olivieri E.,, Orlandi B., Orsi A., Ostani E., Ottani R.
P) - P. T., Pagani N., Pagani G., Paolina C., Panozza T., Panza M., Papa M. in Manerba, Papa M., Papaleo T., Parato S. in Lana, Parato G., Parietti C., Parlamento I., Parussa L., Paruzzi A., Passuello R., Pastorelli T., Patria M., Patrucco P., Pavesio G., Pecorari I., Pecoraro suor M., Peisino R., Pellicari R., Penasa N., Pent L., Pepe L., Pepino A., Percianante T., Perego G., Perilongo M. in Bottini, Pernariello d. P., Perotti P., Perotta E., Pesavento E., Pesce I., Pesce E. in Negri, Pezza L., Pezzana B., Pezzuci Pietrantonio R. in Vocello, Pilia T., Pini I., Piovano M., Pirazzi C., Pironti G., Pischedda M. G., Pistillo T., Pistoni mons. M., Pitet C., Pittavino E., Feci d. L., Pollastretto G., Pollo C., Pollono P., Ponzone M., Porliod E., Porro A., Porro E., Pozza M., Predetto B., Prandi C. in Giordano, Prati M. in Lolli, Preti E., Prior V., Provenzani M. A., Provenzano M., Prusso prof. R., Puppini I., Pusatori M.
Q) - Quagliarini E.
R) - R. C. M., Rabellina C., Rago A., Ragusa V., Rancati V., Rapelli P., Ravetto A., Ravicini L., Re P., Reganati M., Reggio M., Repetto M., Resio C., Respighi M., Ressia P., Revessi A., Ricci G. in Giovannini, Richard P., Ricotti G., Rinaldi L., Riolfo F., Riva M., Rizza M. in Politi, Rizzi L. in Rossi, Rizzoli T. in Cisella, Romeo T., Roncarolo D., Ronzio M., Rosa M., Rossi A., Rossi C., Rossi G., Rossi L., Rossi M., Rossi R. ved. Garbero.
S) - Sabaoni=Sonati, Sabini F., Sabioni V., Saini E., Sala A. in Mangini, Salussolia T., Salvo V. in Llo Presti Sampietro C., Sampò L., Santulli G., Santuz M., Sardo M.. Sargiotto A. in Testa, Sarteur M., Setta A., Savonitti A., Scann L., Scarpieri A., Sceberras G. in Vealrdita, Scelsi R., Scerri M., Schanb S., Schilirò A., Schiavon G., Scialpi A., Sciarada L., Scolari D., Serra M. in Rollino, Servidio G., Siciliano A., Siragusa G., Sorelle Armando, Beltrami, Bodi, Conti, Costa, Gallo, La Calce, Mazzini Romano, Valbonesi, Sorrentino C., Spagnoli d. P., Spana M., Spattini G., Stratta C., Sulis G., Suor Cipriana.
T) - Taddei C., Tamburini C., Taramelli M., Targhetta M., Tedoldi M., Telan C., Terra V., Terzu L., Tinti A., Tita E., Tofano F., Toniatto d. U., Tononi B. in Bettari, Toppino C. ved. Scazzola, Torchio P., Torregrossa L., Torriani L., Tosi P., Toti T., Tresso C., Tricarico D., Tronconi E., Tropea M. in Algatina, Trosello M., Trucco C.
U) - Urbani C., Urras M. in Serra.
V) - Vaglio P., Vaia d. G., Valentino M., Vannella can. M., Varetto M., Vassallo E., Vassoney R., Vandano E. in Tonella, Vela G., Venanzi T., Vendrame M., Vernengo A., in Negrone, Vianello M., Vico M. in Porello, Vidi L., Viganò S., Viglierco C., Vignuzzi G., Viola E. in Mazzoli, Volta C.
Z) - Zaffiro C., Zamperoni E., Zoli C., Zorzi T., Zucca T. Zurru F.
SANTUARIO-BASILICA DI MARIA SS.ma AUSILIATRICE.
Orario del mese.
GIORNI FERIALI. - Messe lette dalle 4,3o alle 10 - Ore 6: Messa della Sezione Artigiani, Discorsino, Benedizione. - Ore 7,30: Messa, della Sezione Studenti. - 17: Canto di una lode, Predica, Benedizione. - 19,45: Rosario, Predica, Benedizione.
GIORNI FESTIVI (2, 9, 13, 16, 23 maggio).- Messe dalle ore 4,3o alle 11,30. - Ore 6,3o: Messa della Sezione Artigiani. - Ore 7,3o: Messa della Sezione Studenti. - Ore 9,30: Messa solenne. - Ore 15,15: Rosario, Predica, Benedizione. - Ore 17: Vespri, Predica, Litanie e Benedizione solenne.
ORATORI: ore 6,3o rev. Don Guido Favini Salesiano. - Ore 17 rev. Teol. Pietro Stradella. - Ore 20 e 2a funzione pom. giorni festivi rev.mo Can. Esquilio Càlvari della Cattedrale di Tivoli.
13 MAGGIO. - Ascensione di N. S. G. C.. - Orario festivo.
SABATO 15 MAGGIO. - Comincia la Novena: Messe fino alle 10,30.
DOMENICA 16 MAGGIO. - Ore 8: Pellegrinaggio degli Oratori festivi e Circoli giovanili salesiani. - Ore 15,30: Adorazione predicata per le Figlie di Maria e le Oratoriane.
23-25 MAGGIO. - Corte di Maria.
DOMENICA 23 MAGGIO: Solennità di Pentecoste. - Ore 7,15: Messa di un Ecc.mo Vescovo. Ore 17: Primi Vespri pontificali, Discorso e Benedizione solenne. - Ore 2o: Magnificat, Predica, e Benedizione solenne. - Illuminazione e concerto.
N. B. - Il Santuario rimane aperto per la Veglia Santa. Alle ore 22,15: Ora di adorazione predicata. Magnificar, Supplica a Maria SS. Ausiliatrice. Recita del Santo Rosario.
LUNEDÌ 24 MAGGIO. - SOLENNITÀ Dl MARIA SS. AUSILIATRICE. - Messe dalle 0,3o alle 13. - Ore 6,30:. Messa del rev.mo Don Rinaldi, Rettor Maggiore dei Salesiani. - Ore 7,15. Messa di S. E. R.ma Mons. Giuseppe Gamba, Arcivescovo di Torino. - Ore 1o: Messa Pontificale, Panegirico detto dal rev. Can. Esquilio Càlvari. - Ore 16: Rosario, Discorso del rev. Teol. Stradella, Benedizione pontificale. - Ore 18,30: Secondi Vespri pontificali: Processione, Benedizione col SS. Sacramento, impartita dall'Ecc. Mons. Arcivescovo. - Illuminazione e concerto.
25-30 MAGGIO. - Mattino: Benedizione solenne. - Alle ore 20, Predica, ecc. come nel mese.
DOMENICA 30 MAGGIO. - Chiusura delle feste. Ore 7,15: Messa celebrata da un Ecc.mo Vescovo. Ore 1o: Messa solenne con assistenza pontificale. - 16,30: Vespri solenni, Conferenza Salesiana. - Te Deum e Benedizione pontificale.
Il nostro Rettor Maggiore.
Il 19 u. s. tornava dalla visita alle Case Salesiane di Spagna il rev.mo sig. Don Rinaldi, ammirato del fiorire dell'Opera Salesiana in quella nobile nazione, dell'entusiasmo e dell'attività dei Cooperatori, delle festose e cordiali accoglienze avute da ogni ceto di persone, ecclesiastiche e laiche, anche da S. M. il Re Alfonso XIII, e delle nuove opere in più luoghi inaugurate o iniziate. Mentre ne rendiamo al Signore e a Maria SS. Ausiliatrice le più fervide grazie, ci proponiamo di dare un interessante ragguaglio del viaggio del sig. Don Rinaldi nel prossimo numero.
In memoria del Card. Cagliero.
Sabato, 27 marzo, a Torino, nel Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, si celebrarono solenni funerali di trigesima in suffragio del compianto Card. Cagliero.
La Basilica era interamente e decorosamente parata a lutto. Sotto la cupola, circondato da numerosi cerei, posava il tumulo, coperto della Porpora Cardinalizia. Sulla porta si leggeva l'iscrizione: JOANNI CAGLIERO - CARDINALI - fusta funebria - cum laudibus - e cioè: Esequie solenni per il Cardinal Giovanni Cagliero con elogio funebre.
Alla mesta cerimonia presero parte, in posti riservati, le LL. AA. RR. il Duca di Genova, il Duca di Pistoia e il Duca di Bergamo, le rappresentanze di tutte le Autorità Cittadine, il fior fiore delle famiglie nobili, scuole, istituti, e il Consiglio Superiore della nostra Società e delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
In presbiterio, circondate da numerosi Parroci, stavano le LL. EE. RR.me Mons. Castrale, Mons. Pinardi, Mons. Perlo, Mons. Perrachon.
S. E. R. Mons. Giuseppe Gamba, Arcivescovo, cantò messa pontificale; e la nostra Schola cantorum, coadiuvata dai chierici dell'Istituto Internazionale Don Bosco, eseguì musica del Palestrina e dell'Anerio.
Dopo l'elevazione, un soprano intonò il Recordare della Messa funebre del compianto Cardinale, suscitando viva commozione.
E la commozione divenne più intensa e profonda, quando S. E. R. Mons. Giov. Battista Rosa, Arcivescovo di Perugia, lesse l'orazione funebre. La figura del 1° Vescovo e Cardinale di Don Bosco, attraverso le pagine dell'eloquente Prelato, tornò viva alla mente di tutti, dalla prima giovinezza agli ultimi giorni nell'attività multiforme, soprattutto nel periodo dell'evangelizzazione della Patagonia e negli anni trascorsi nella vita diplomatica, lasciando la più grata impressione. « E poi andrai... lontana, lontano, lontano! » aveva detto Don Bosco a Giovanni Cagliero morente... e Mons. Rosa, con tocchi impressionanti, disse come il caro alunno di Don Bosco realmente sia andato... lontano lontano... fino alle ultime terre australi;... e, lontano lontano da ogni umana previsione, abbia salito i gradi dell'ecclesiastica gerarchia fino alla Sacra Porpora;... e lontano, lontano, lontano, si sia spinto anche negli anni, fino a toccare gli 89!... e in tanto fervore di apostolato e in tanto seme di bene, sparso a piene mani nell'uno e nell'altro emisfero, nei più umili e nei più alti strati sociali, sia sempre stato « il degno figlio di Don Bosco!»
Terminato l'elogio, s'intonò il Libera e da Mons. Gamba venne impartita l'assoluzione al tumulo. Una funzione severa, solenne, imponentissima.
In tutte le Case Salesiane si resero solenni onoranze alla memoria del Card. Cagliero.
A Milano pontificò nella chiesa monumentale di S. Agostino l'E.mo Card. Tosi - a Venezia l'E.mo Card. La Fontaine assistette pontificalmente e impartì l'assoluzione - a Varsavia pontificò Mons. Hlond e impartì l'assoluzione l'E.mo Card. Kakowski.
Delle solenni onoranze rese all'Eminentissino a Buenos Aires e nella Patagonia diremo altra volta.
TORINO All' "Unione Don Bosco fra insegnanti".
L'11 marzo ebbe luogo l'assemblea generale. Si trattò del pellegrinaggio annuale alla casa ove nacque il Ven. Don Bosco e del monumento che per iniziativa degli insegnanti si vuol erigere là, dove il grande educatore intese le prime voci divine sulla vocazione.
Seguì un'interessantissima conferenza.
Il ch. Dott. Don Bartolomeo Fascie continuò ad illustrare, nei suoi particolari rilievi, il primo « sogno » di Don Bosco, osservando che, se Egli non fu il creatore del sistema preventivo, pur lo applicò con una genialità tutta sua, quella che gli era venuta (assai prima di aver avuta conoscenza di pedagogia e di didattica) dall'ispirazione meravigliosa sentita nel primo sogno. Come nel « sogno », i « fanciulli », irrequieti e turbolenti, erano divenuti i suoi pacifici « amici », Don Bosco, come nota dominante che colorisce d'una soavità tutta particolare il suo sistema educativo, volle « la mitezza nella carità ». Così, l'educatore non sovrasta, ma guida; non impone, ma persuade; non doma, ma, conquista, traducendo in atto la parola Evangelica: « Guadagnerai i cuori con la bontà ».
BAVIERA.
L'inaugurazione di un nuovo edificio per apprendisti a Monaco.
A Monaco si sentiva da tempo la necessità di ampliare i locali dell'Istituto Salesiano per accogliere un maggior numero di poveri giovani, che le autorità e le famiglie vogliono affidarci e a ciò provvide la Società « Protezione della Gioventù », che si assunse la fabbrica di un edificio, per elevare il numero dei giovani ricoverati a 25o.
Sua Eminenza Rev.ma il Sig. Cardinale de Faulhaber ,ebbe la bontà di recarsi a benedirlo, desideroso, come dichiarò, di dare ai Salesiani una novella prova della sua benevolenza per l'opera salvatrice, che cominciata sei anni fa in una modestissima baracca di legno, si è gradatamente sviluppata in modo consolante.
A ricevere Sua Eminenza e ad assistere alla sacra cerimonia della benedizione si trovarono pei Ministro degli Interni il Consigliere ministeriale superiore Dr. Baumann, pel Governo della Baviera il Consigliere ministeriale sup. Dr. Grill, per la Dieta Bavarese l'Onorevole Sig. Breitenbach...
Sua Eminenza celebrò la S. Messa, alla quale assistettero tutti i rappresentanti e i nostri giovani interni ed esterni: e prendendo lo spunto dal Vangelo della Domenica (era la Settuagesima) tenne un affettuoso discorso, che ci è caro riassumere.
« Il Vangelo della corrente domenica - diceva l'Eminentissimo - è il vangelo del lavoro. Il padrone della vigna chiama gli operai. È un fatto nella storia della Chiesa che ovunque si volle stabilire il regno di Dio, si cominciò col lavoro, come è un fatto che quasi tutti i giovani delinquenti cominciarono coll'ozio. Insinuare l'amore al lavoro è educare alla vita ordinata, morigerata.
» E nell'odierno Vangelo troviamo anche la base per le questioni operaie moderne: contratto di lavoro, diritto alla paga. Si fa parola di operai che mormorano, e il padrone non tratta con tutti i singoli ma chiama a sè uno di essi, probabilmente il capo, poichè si legge che il padrone disse: « Amico, non ho io pattuito tanto? »
» L'odierno Vangelo è un vangelo del lavoro giovanile. Il padrone uscì nelle prime ore del giorno. Nella gioventù della vita risuona l'invito al lavoro; e un uomo del secolo scorso udì in modo particolare quest'invito, il Ven. Don Bosco, il Missionario del lavoro, l'apostolo della gioventù del secolo 19° e 20°. È noto che persino egregi professori consigliarono i loro discepoli a recarsi all'Oratorio di Don Bosco per veder messi in pratica i principii della sana pedagogia. E quando un R. Ministro della pubblica istruzione si recò a Torimo, a far visita all'Oratorio di Don Bosco, per conoscere il suo metodo educativo, e si meravigliò di trovare tant'ordine e tanta disciplina, senza che vi fosse bisogno della sferza e dei castighi, Don Bosco spiegò che egli educava la gioventù secondo lo spirito del Vangelo, cercando di guadagnare il cuore degli alunni e di fortificare la loro volontà alle sorgenti della grazia col facilitare la frequenza ai SS. Sacra menti. Per questo il vostro Vescovo si rallegra di celebrare oggi la S. Messa in mezzo ad una schiera giovanile, così numerosa, e di poter distribuire la S. Comunione a centinaia di giovani. Questo è secondo lo spirito di Don Bosco, che considerava la S. Comunione come il centro del suo sistema educativo.
» L'odierno Vangelo è un vangelo del lavoro benedetto: ed oggi ha luogo la benedizione del nuovo edifizio. S'invoca il nome del Signore, s'invoca la sua benedizione per quanti dovranno abitare in questa casa. I Salesiani hanno riempita una lacuna che avevamo nella nostra capitale: hanno cominciato a prendersi cura della gioventù operaia e a raccoglierla, perchè ascolti fin dalle prime ore della vita la voce del Signore... Cari giovani, ognuno di voi aspira a diventare maestro d'arte: ricordatevi che maestro diventa solamente chi fu un buon apprendista, chi è passato per la scuola della vita. Per diventar maestro ci vuole una volontà forte; e la volontà si fortifica per mezzo della grazia, che deriva dai SS. Sacramenti.
» Il generalissimo Moltke, dopo la battaglia di Koniggratz, esclamava: « Non v'è una scena più triste che il vedere il campo di battaglia seminato di cadaveri giovanili... ». Ed io soggiungo: « Sì, vi è ancora qualcosa di più triste: vedere la gioventù incadaverita nel vizio,... come non vi è vista più consolante, che vedere la gioventù lieta di quell'allegrezza che deriva dalla buona coscienza, che è frutto della moralità, che domina tútte le azioni ed accompagna il lavoro coscienzioso, lavoro che apporta benessere economico e sociale!
» Perchè questo divenga una realtà il vostro Vescovo v'imparte di tutto cuore la celeste benedizione ».
Terminata la Messa l'Eminentissimo, seguito da tutte le Rappresentanze e dal Clero, passò a benedire il nuovo edificio.
POLONIA "Onoranze ai meriti di un Salesiano".
Con questo titolo i giornali di Varsavia, Cracovia, Lodz, Leopoli e Posnania, davano conto di un omaggio reso al rev.mo dott. don Pietro Tirone, già Ispettore delle Case Salesiane della Polonia, ora Ausiliare del venerando Teol. Don Giulio Barberis, Direttore Spirituale della Società Salesiana.
La cerimonia si svolse nell'Istituto Salesiano « Don Siemiec » di Varsavia la domenica in Albis, l' 11 aprile, alla presenza di molti insigni Cooperatori e vari direttori salesiani.
S. E. il sig. Stanislao Grabski, Ministro dei Culti e della Pubblica Istruzione, accolto al suono dell'inno nazionale, dopo aver ricordato le benemerenze dell'Ispettore salesiano che durante il suo governo aveva quintuplicate le fondazioni salesiane in Polonia, portandole da 4 a 20, a nome del Presidente della Repubblica appendeva al petto di Don Tirone la decorazione della « Medaglia d'oro al merito », sottolineando le relazioni d'amicizia che da secoli stringono l'Italia e la Polonia, nella cultura dello spirito e nella civilizzazione.
« I castelli reali di Cracovia e di Varsavia - diceva tra l'altro il Ministro - e innumerevoli chiese ed altri nostri monumenti sono opera del genio d'Italia, cosicchè ogni italiano che viene sotto il nostro cielo, assai di frequente crede di essere nella sua patria:... e questa comunanza culturale coll'Italia data dal secolo XVI». Sua Eccellenza pose quindi in rilievo le particolari benemerenze acquistate dall'Opera di Don Bosco in Polonia coll'apertura di fiorenti Scuole professionali, additando in esse i fattori più potenti per rialzare dalla secolare scadenza le arti e i mestieri nella nazione.
Presero, quindi, la parola l'avv. Dziewulski, don Kopa e il dott. Kutak, a nome dei Cooperatori, dei Salesiani e degli Ex-Allievi: e in fine, profondamente commosso, sorse Don Tirone, il quale dopo aver ringraziato il sig. Ministro e S. E. R. il Nunzio Apostolico Mons. Lauri, presente alla cerimonia, dichiarava con belle parole che l'onore ricevuto andava tutto al Ven. Don Bosco e all'opera sua, e ai singoli suoi confratelli, i salesiani.
La cerimonia, rallegrata da canti e declamazioni degli alunni dell'istituto, lasciò la più cara impressione anche nelle autorità civili ed ecclesiastiche che vi presero parte, tra cui ricordiamo Mons. Chiarlo, Uditore di Nunziatura, e il rappresentante della Legazione Italiana.
P. GIOVANNI GIACCARDI. - Prete dell'Oratorio di S. Filippo a Torino, anche per l'Oratorio nostro e il Venerabile Don Bosco e i suoi figli ebbe una simpatia profonda, che rendeva manifesta con carità fraterna. La sua scomparsa ha destato largo rimpianto nei molti che andavano debitori al degno ministro di Dio di consiglio e direzione spirituale. Gli doni Iddio ampia mercede.
ERMINIA GASTALDI ved. Poesio. - Ottima cooperatrice salesiana, pia, zelante, caritatevole, fu lieta di affidare la prima educazione del figlio alla scuola del Ven. Don Bosco, di cui ammirava il valore nel temprare i giovinetti alla pietà più sentita e alla virtù più intima e duratura. La sua morte avvenne esemplarmente in Roma il 6 aprile u. s. Alla desolata famiglia, specie al Comm. Arturo, inviamo le più affettuose condoglianze, invocando, con la promessa di devoti suffragi, i sublimi conforti della Fede.
Cav. BARTOLOMEO CASTELLI. - Commendatore di S. Gregorio Magno, si spense a Novi Ligure tra il compianto della cittadinanza, che gli rese estreme onoranze nell'insigne Collegiata di Santa Maria Maggiore, della cui fabbriceria era stato presidente. Alle benemerenze verso chiese ed istituti religiosi, associava cordialmente ogni altr'opera di carità ad enti e privati. Si spense ad 88 anni memore sempre di aver potuto nel 1865 salutare il Venerabile Don Bosco in casa sua. Una prece per il venerando cooperatore.
ABBATE=PERSICHETTI Giuseppina, † Alvito (Caserta). ACETO Luigi, + Occimiano (Alessandria). ALEUzzI D. Luigi, † Milano. ALLOATI Francesca, † Torino.
ALTARE can. Alessandro, + Lequio Tanaro (Cuneo). ANGELONI Teresina, † Locarno (Svizzera). ANSELMO Isabella † Arenzano (Genova). ARRIGO Maria,† Lentini (Siracusa). ASTEGIANO Elisabetta, † Pollenzo (Cuneo). BILONI Eufrosina, † Vescovato (Cremona).
BAZZONI D. Marcello, † Settimo Milanese (Milano). BELLARDONE Egidio, † Villata (Novara). BIFFI D. Giulio, † Vignate (Milano). BILONI Eufro.sina, † Vescovato (Cremona). BoNESIO Ortensia, † Torino. BUGNONE Serafina, + Rivera (Torino). CACCIA Maria, † Sacconago (Milano). CARCANO D. Ferdinando, † Capriano (Milano). CARTOCCI B. Bice † Udine. CASANOVA PURO Amabile, † Belluno. CASTELLI=STEFANONI Giulietta, † Inveruno (Milano). CERESA=COSTA Teresa, † Strambino (Torino). CERUTTI=CAMPESE Angelo, + Casale (Alessandria). CONTU Francesco, † Elmas (Cagliari).
CONTU=CARDIA Grazietta, † Nurri (Cagliari).
CaRINO Salvina, † Casale=Torcello (Alessandria). CRIPPA D. Giuseppe, † Zelo Foromagno Milano. CUROTTI Torquato, † Bologna.
DAGNA D. Giov. Battista, † Bergamasco (Alessandria.) DE BELLO Padre Vincenzo, † Torino.
DOSSENA Maria, Maestra, † Bognanco Dentro (Novara),. ELIA Carlo, † Castagnole Lanze (Alessandria). FALLERINI Anna, † Rieti (Roma). FERRANDO D. Nicola, † Mango (Cuneo). FERRARI Annetta, † Piedimulera (Novara). FERRARI Mons. Ferdinando, † Guastalla (Reggio Emilia), FERRERO Paolo, † Sale delle Langhe (Cuneo).
FuMERO Anne Ved. SERRINO, † S. Michele d'Asti (Aless.).. GARUTI Prof. Ennio, † Modena. GERMONio Teresa, † Druent (Torino. GIACHINO Luigia Ved., † Susa (Torino). GIACOMETTO Angelo, † Caluso (Torino). GRASSI D. Alessandro, † Molta Visconti (Milano). GRASSI NICOTRA cav. Alfio, † Riposto (Catania). GRAZIANO Luigi, † Moncestino (Alessandria). GRASSO Catterina, † Bra (Cuneo). GROSSO Maria n. JANNI, † Mollia (Novara). LIVIANI DONATI Augusto, † Spezia. LOCATELLI Maria fu Domenico, † Terno d'Isola (Bergamo). LUCERNI Ernestina, † Casinalbo (Modena). MACARIO Elisabetta, † Fossano (Cuneo). MACERI Can. Teol. Francesco, † Torino. MAIMONE Marchesa Francesca, † Castroreale (Messina). MARIANI Sorelle, † Celana (Bergamo). MASCARINO Giuseppe, † Cessole (Alessandria). MASINI Annetta MANI, † Faenza (Ravenna). MELEN VALLE Corinna, † Schio (Vicenza). NOVENA Maddalena CAVAGLIA, † Torino. PERETTI Ved. MAZZETTI Carolina, † Druogno (Torino). PESSINO Angela, † Vignole Borbera (Alessandria). PICCOTTI D. Pietro, † S. Stefano. POGGIO Luisa Ved. TAVERNA, † Alessandria.
PREDAZZI Avv. Francesco, † Castelnuovo d'Asti (Aless.). RASINO Maddalena, † Cortemiglia (Cuneo). RICOTTI Luigi, † Lambrate (Milano). RoGGERO Argentina, † Casale=Vallone (Alessandria). ROMOLO Bortolo, † Terno d'Isola (Bergamo). ROVERE Maria, † Beinette (Cuneo). SARTO Anna, + Roma.
SCANU Filomena m. PULIA, + Tonara (Cagliari). SCRIFFIGNANI Grazia, † Agira (Catania). SPANDRI D. Giuseppe, † Bindo (Como). SQUILLARI Paolina,. † Agira (Catania). TABUCCHI D. Gaetano, † Torino.
TALLONE Angela di Franc., † Ville S. Sebastiano (Imperia). TARONI Giovanna, † Lumezzane Pieve (Brescia). TOLAMEOTTI Giov. Batt., † Taio (Trentino). ToMASINI Regina, † Mossano (Vucenza). TRESOLDI D. Giuseppe, † Lazzate (Milano). VIGANO Albina, † Torino.
VICO D. Paolo, † Fagnano (Milano). VILLANI Teresa, † (Trecate (Novara).
VITTORIO D. Achille, † Pieve Emanuele (Milano). VULLO Ignazio fu Luciano, † Marianopoli (Caltanisetta). WENCH Can. Teol. Prospero, † Torino.