PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO
ANNO XLI - N. 9 1 SETTEMBRE 1917
SOMMARIO
Il bell'esempio d'un gruppo di Cooperatori e i loro voti per un'intensa Cooperazione.
La posa della prima pietra del nuovo edifizio delle Scuole professionali Salesiane a Madrid (con illustraz.).
Le Scuole Professionali in Italia, in una relazione della Direzione Generale.
Parole di fede - Come scrivono i nostri soldati. Un'escursione a Ultima Esperanza nello Stretto di Magellano (Cile) - Relazione del Sac. Alberto M. De Agostini (con illustrazioni).
Ufficio di Collocamento per gli invalidi di guerra.
Il Culto di Maria Ausiliatrice: Pel 24 corrente - Grazie e graziati.
Riconoscenza al Ven. Don Bosco.
Pel tempio votivo in onore di Maria Ausiliatrice a Castelnuovo d'Asti.
Una preghiera.
Note e Corrispondenze: La consacrazione di Mons. Aguilera - Trentanove prime comunioni nelle carceri della capitale dell'Equatore - In omaggio a Domenico Savio - Tra gli orfani di guerra a Chieri - Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice - Notizie varie. Necrologio e Cooperatori defunti.
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - ViA COTTOLENGO, 32 - TORINO
Il "Bollettino Salesiano" nel desiderio di rendere sempre più vive le sue pagine, le apre ben volentieri alla collaborazione dei suoi lettori, a condizione che questa sia rivolta a illustrare e diffondere gli ideali e le Opere del Ven. Don Giovanni Bosco.
Accoglie quindi colla più viva riconoscenza ogni scritto in proposito, ed anche semplici suggerimenti, consigli e proposte dei benevoli Cooperatori.
E ciò nell'unico intento di poter meglio promuovere la gloria di Dio e la salvezza delle anime.
La Redazione.
Ci gode l'animo di poter dare ai lettori una cara notizia. Il Corso di Esercizi Spirituali, indetto pei Cooperatori dal 5 al 12 agosto nel Santuario di Piova, ebbe esito consolantissimo. Più di cinquanta furono quelli che vi presero parte - maestri e professori di scuole medie e superiori, ragionieri, ingegneri e avvocati, industriali ed operai - accorsi da Torino, dal Piemonte, dalla Liguria, dalla Lombardia; un'accolta di anime generose, avide della santificazione propria e della salvezza altrui, un forte manipolo di zelanti Cooperatori Salesiani.
Nulla diremo della pace serena di quei giorni indimenticabili, che -per tutti - trascorsero troppo velocemente nell'incantevole soggiorno del Santuario di Piova; nulla della schietta pietà e dell'edificante raccoglimento dei convenuti, che di propria iniziativa vollero aggiungere alle consuete pratiche pie un'ora solenne di adorazione a Gesù Sacramentato, predicata dal zelante Don Trione ; ma non possiamo tacere altri particolari edificanti, che dicono di qual affetto avvampi il cuore di quei bravi Cooperatori per la causa di Dio, cioè per la dilatazione del suo regno sopra la terra.
Avendo il rev.mo Don Albera - fin dai primi giorni - inviato a loro, insieme colla sua benedizione e i migliori auguri di copiosi frutti spirituali, il signor Don Filippo Rinaldi, Prefetto generale della nostra Pia Società, perchè constatasse de visu l'andamento degli Esercizi e s'informasse d'ogni desiderio dei convenuti allo scopo di provvedere nel miglior modo a ogni suggerimento, quei zelanti Cooperatori, in un'ora libera dai consueti esercizi del Ritiro, si adunarono attorno l'inviato del signor Don Albera e, sotto la sua presidenza, formolarono importantissime deliberazioni. Noi temeremmo di scemare il prestigio dei loro deliberati, se ci facessimo ad esporli con altre parole. È pregio dell'opera, e insieme nostro dovere, il riferirli testualmente quali vennero redatti.
I COOPERATORI SALESIANI, radunati in Esercizi Spirituali nel Santuario di Piova sopra Castellamonte;
a) Benedicendo alla santa memoria di Don Bosco, che fin dal 1874 aveva pensato di raccogliere i suoi benefattori, gl'insegnanti e i cattolici di buon volere in pio ritiro annuale presso le sue Case, per informarli allo spirito della Pia Società Salesiana;
b) Grati alle sollecitudini del Successore di Don Bosco, che in quest'anno - nonostante le preoccupazioni dell'ora che volge - cominciò a tradurre in pratica il santo proposito del Venerabile;
c) Riconoscendo con gioia d'essere e di sentirsi uniti dai vincoli dell'ammirazione più sincera e più concorde per l'azione che svolge l'Opera Salesiana, e constatando, col più forte desiderio di ovviarvi, che alla maggior parte dei Cooperatori manca quell'affiatamento coi Salesiani, che è indispensabile per essere intimamente e praticamente educati allo spirito del Ven. Don Bosco:
FANNO VOTI:
I) Che in ogni Ispettoria Salesiana dell'antico e del nuovo Continente si tenga annualmente, nella stagione più propizia, uno o più corsi d'Esercizi Spirituali per i Cooperatori;
II) che presso ogni Casa Salesiana, ogni anno, durante il tempo pasquale, s'indica egualmente un breve corso d'istruzioni spirituali specialmente per quei Cooperatori che non possono attendere comodamente a un Corso di Esercizi altro tempo;
III) che gli ex-allievi degli Istituti Salesiani siero anch'essi annualmente invitati ad un corso di Esercizi Spirituali, tenuto appositamente per loro;
IV) che si realizzino al più presto - a cura degli Ispettori della Pia Società Salesiana - le Settimane di azione salesiana, di cui fece parola lo scorso anno il Bollettino Salesiano, allo scopo d'informare e perfezionare nello spirito e nel metodo di Don Bosco il personale già addetto e necessario alle opere, giovanili;
V) che ogni mese - o il giorno 24, dedicato alla Commemorazione di Maria Ausiliatrice, o il
primo Venerdì o la prima Domenica del mese, o un altro giorno qualsiasi, localmente destinato al Ritiro Mensile e all'Esercizio della Buona Morte - raccomandato dal Ven. Don Bosco, come gli Esercizi Spirituali, a tutti i Cooperatori - prima o dopo l'atto religioso si tengano regolarmente adunanze parziali o generali dei convenuti per uno scambio d'idee sul modo di attuare più proficuamente, in conformità dei bisogni locali, il programma della Cooperazione Salesiana, trattando ad esempio:
Come aiutare i Parroci nei Catechismi parrocchiali;
Come promuovere la Comunione frequente dei giovinetti;
Come raccogliere per una Comunione generale, il I° giovedì del mese, gli alunni delle scuole elementari
Come avviare alla frequenza della Chiesa e dei Sacramenti gli adulti;
Come favorire la vita e lo sviluppo d, gli Oratori festivi già esistenti e la fondazione di nuovi;
Come aprire e sostenere, a lato delle Scuole medie e superiori, acconce Scuole di Religione;
Come opporsi al dilagare della cattiva stampa;
Come zelare e favorire, anche materialmente, le vocazioni allo Stato Ecclesiastico e alle Missioni Estere;
Come sovvenire, direttamente, le Missioni;
Quali opere siano da sostenersi localmente finchè dura la guerra;
Quale il programma di azione da iniziare il giorno della pace; ecc., ecc.
Uno di questi temi, o un altro qualsiasi, proprio della Cooperazione Salesiana, potrebbe utilmente intrattenere i Cooperatori anche per varie adunanze.
Il signor Don Rinaldi, che sul principio della riunione aveva osservato non parergli menomamente inopportuno, pur in mezzo al raccoglimento degli Esercizi Spirituali, uno scambio d'idee per zelare più efficacemente la gloria di Dio e la salvezza delle anime, ebbe parole di cordiale rallegramento per i presenti e recò i loro voti al signor Don Albera, che ci affidava l'incarico di farli noti a tutti i Cooperatori a mezzo del Bollettino.
Il pio Ritiro proseguì e si chiuse nel fervore del raccoglimento più profondo, dopo aver rivolto un pensiero a tutti i Cooperatori defunti, in suffragio dei quali si cantò messa e si applicarono le S. Comunioni e tutte le preghiere del giorno 11 agosto.
Il Santo Padre - al quale il sig. Don Albera comunicò la notizia di questo Corso di S. Esercizi chiedendo pei presenti una speciale benedizione - amabilmente rispondeva fin dall'8 agosto in questi termini
Don Albera, Rettor Maggiore Salesiani - Colleretto-Castelnuovo.
Santo Padre, accolto con gradimento agevoto omaggio Cooperatori Salesiani raccolti in Spirituali Esercizi, imparte loro di cuore implorata benedizione apostolica. - Card. GASPARRI.
Che la benedizione del S. Padre sia apportatrice di frutti salutari a questa iniziativa dei SS. Spirituali Esercizi pei Cooperatori, diffondendola senz'indugio in ogni parte, a compimento di un vivo desiderio del Ven. Don Bosco e ad incremento delle sue Opere, mercè una migliore conoscenza del suo spirito e del suo apostolato religioso-sociale, e mercè il proposito di una più operosa vita cristiana fra i nostri Cooperatori.
I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella, o se viventi in comunità la propria
Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare Indulgenza plenaria:
dal 10 settembre al 10 ottobre
1) il 12 settembre, Nome di Maria;
2) il 15 settembre, i Dolori di Maria V.;
3) il 29 settembre, San Michele Arcangelo; 3) il 7 ottobre, SS. Rosario della B. Vergine.
Inoltre: ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità e un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle ztazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.
Il giorno 28 giugno ebbe luogo in Vaticano la solenne promulgazione del nuovo Codice del Diritto Canonico. Nell'Aula Concistoriale, alla presenza di molti Cardinali, e molti Consultori e Vescovi e Prelati, l'Em. Card. Gasparri con un nobile e devoto indirizzo presentò al Santo Padre il nuovo Codice.
Sua Santità rispose con brevi e ben acconce parole, dimostrando la sua alta soddisfazione, rendendo grazie anzitutto a Dio dal quale bona cuncta procedunt, e a quanti prestarono l'opera loro al felice compimento della grande impresa, e in particolar modo all'Em. Card. Gasparri; rievocò la cara e santa memoria di Pio X, e disse rattristarlo il pensiero che Egli non abbia potuto coronare di sua mano l'opera da lui iniziata. « Noi, eredi del suo spirito, aggiunse, prendiamo il nuovo Codice come venuto dalle sue mani: eredi della sua autorità ci proponiamo di zelarne la fedele osservanza chiudendo l'orecchio a ogni domanda di qualsiasi deroga ». Fu quindi distribuito ai presenti l'elegantissimo volume, che ha in principio la Bolla di promulgazione Providentissima Mater Ecclesia.
La codificazione del Diritto Canonico, cioè l'incarico di riunire e coordinare in un sol corpo tutte le attuali leggi disciplinari della Chiesa, veniva affidata da Papa Pio X ad una speciale Commissione nel marzo del 1904. Fu uno dei primi atti del suo Pontificato. Un plauso unanime accolse l'opportuno provvedimento, perchè universale era il desiderio di conoscere tutte e sole le leggi che oggi reggono la Chiesa; tutte perchè senza la conoscenza di tutte le leggi non si può avere perfetta osservanza dei doveri; sole perchè il ricordo di leggi abrogate o cadute in desuetudine può giovare alla storia del Diritto, ma non giova alla pratica della vita.
Non era lieve fatica; perchè si trattava di trarre dalle collezioni di leggi contenute nel Corpus iuris dai Bollarii e dagli Acta Romanorum Pontificum e dalle collezioni dei Decreti delle Congregazioni Romane - materiale voluminosissimo e tale da formar da sè solo una rispettabile biblioteca - le norme e le disposizioni giuridiche tuttora vigenti nella pratica della Chiesa e ridurle in altrettanti articoli di codice, chiari, semplici, spediti, quanto più fosse possibile.
L'immenso lavoro fu condotto a termine in tredici anni, con quella competenza e perseveranza che tutti riconoscono come particolari nell'Em.mo Card. Gasparri, che fu nell'opera parte principalissima. L'Episcopato intero fu invitato a collaborarvi; anche le Università Cattoliche furono richieste della loro collaborazione
Attesa l'importanza di questo avvenimento, che avrà un'eco nelle pastorali vescovili, nelle predicazioni parrocchiali e nello stesso insegnamento catechistico, ci proponiamo di tornare praticamente sull'argomento, in forma semplicissima, a vantaggio dei nostri lettori,
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La Casa Salesiana di Madrid conta già diciasette anni; ma, per mancanza di spazio ove svilupparsi, era costretta a condurre una vita un po' rachitica rispetto ai bisogni della Capitale. Con tutto ciò esercitava un prezioso apostolato con le sue scuole diurne elementari per 300 alunni, con l'Oratorio Festivo sempre fiorente di 6oo giovanetti, con la chiesa pubblica, con l'opera degli Ex-Allievi. Ma anche per queste opere i locali eran troppo ristretti, il cortile per esempio, dove alla domenica i giovanetti gran troppo agglomerati con continuo pericolo di qualche disgrazia. Per questo si era già pensato di trasportare altrove le tende; ma altre erano le mire della Provvidenza.
IL PRIMO PASSO.
Il primo passo verso la sospirata ampliazione si fece l'anno passato 1915-16, durante i mesi di febbraio, marzo, aprile. Diviso dalla nostra casa, per una piccola striscia di circa 10 metri, si estendeva un vasto terreno adibito come lavatoio pubblico. Già altra volta si era pensato a comperar una parte di quel terreno, ma non si potè venir ad un accordo: poi i prezzi crebbero straordinariamente, di modo che la cosa parve impossibile e per questo si acquistò un esteso terreno al Paseo di Estremadura, nell'anno 1913, in occasione del viaggio trionfale del sig. Don Albera.
Ma doveva venire anche il momento favorevole per l'acquisto vicino. Si cominciò coll'interrarvi alcune medaglie di Maria Ausiliatrice e, dopo un'annua preparazione di preghiere dei fanciulli delle Scuole e dell'Oratorio, si iniziarono le pratiche nel mese di febbraio del 1916, le quali furon condotte così felicemente che il 23 aprile, lunedì di Pasqua, Maria SS. Ausiliatrice prendeva possesso di più di 8ooo mq. di quell'area con una processione solenne, alla quale presero parte le due Case Salesiane di Madrid e Carabanchel Alto, una numerosissima folla di Cooperatori ed amici, e un migliaio di fanciulli con i loro parenti.
È da notare che le lavandaie madrilene non mancarono di protestare, come fecero nel 1847 quelle di Torino quando Don Bosco acquistava l'area per l'Oratorio di S. Luigi, ma fu cosa da poco e, come queste, si pacificarono presto e finirono per unirsi con gioia alla processione di Maria Ausiliatrice, svoltasi negli antichi campi delle loro fatiche.
Il terreno non è ancora del tutto pagato: ma quella Provvidenza, che ci aiutò a pagarne una parte, ci aiuterà a pagare anche il resto.
IL NUOVO EDIFIZIO.
Assicurato il terreno, il pensiero si volse naturalmente alla fabbrica, almeno parziale, di un edilizio che permettesse un maggiore sviluppo delle scuole elementari, che è uno dei bisogni più urgenti del vicino sobborgo, per pulire le vie dei fanciulli che non trovano scuole e vuotare le scuole dei protestanti; e insieme per aprire alcuni laboratori, che, mentre sono una necessità per tanti giovanetti, renderebbero anche più simpatica l'opera nostra. A dire il vero, i momenti presenti non paiono troppo propizii per fabbricare e avere i mezzi necessarii: ma le nostre speranze sono tutte nella Divina Provvidenza: mentre la vista di tante miserie, le continue insistenze che vengono da tutte le parti e i doveri della nostra Pia Società ci spronano a confidare, pur di poter salvare un maggior numero di anime. Quindi si pensò a preparare gli animi e l'ambiente per la nuova impresa, al che concorse mirabilmente il mese di Maria SS. Ausiliatrice.
IL MESE DI MARIA AUSILIATRICE.
Fu celebrato con entusiasmo e la partecipazione dei giovanetti, delle loro famiglie, e di tutte le persone del sobborgo e dei nostri Cooperatori, che convennero da tutti i punti di Madrid: a segno che più di una volta si presentò l'idea d'ingrandire anche la cappella, che ora può contenere circa 1000 persone, mentre dovrebbe essere almeno tre volte tanto maggiore. E fu necessario, durante la novena predicata, che le guardie prestassero servizio alla porta, con ordine d'impedire l'entrata ai fanciulli, i quali avevano già la loro funzione a parte alle 16,30, ma volevano esser presenti alla funzione della sera perchè più solenne.
Il giorno della festa numerosissime furono
le Sante Comunioni. S. Ecc. il Nunzio Apostolico, Mons. Ragonesi, a cui rendiamo anche da queste pagine le più sentite grazie, assistette pontifìcalmente alla Messa solenne, in cui si eseguì musica del M.° Don G. Pagella con l'intervento di cantori della Cappella Reale, e predicò l'illustre oratore Don Giacomo Estebanell, predicatore della Real Casa.
Alla sera, verso le cinque, si tenne la conferenza dal Direttore Salesiano Don Manfredini; e fu tanta la moltitudine che non si poteva resistere nella chiesa. Seguì la processione, che fu un trionfo. E da qualche anno che questa, si faceva ma si limitava a un breve percorso nella stessa Ronda, o via che passa davanti alla chiesa. Quest'anno assunse un aspetto imponente, sfilando per le vie più importanti del sobborgo, affacciandosi fino alla Glorietta di Atocha, di fronte alla grande Stazione del Mezzogiorno e al palazzo del Ministero di Fomento. Benchè fosse dì feriale, i devoti accorsi farono molte migliaia, e tutti con un contegno molto divoto. Vi convennero anche tutte le autorità ecclesiastiche e civili del sobborgo, col debito concorso di forza pubblica e guardie a cavallo, in alta tenuta, che precedevano il corteo.
Al ritorno, la Chiesa presentava l'aspetto di una piccola Maria Ausiliatrice di Torino: e migliaia di persone dovettero fermarsi sulla strada. Regnava un entusiasmo altissimo ; e per questo l'Ispettore D. Giuseppe Binelli credette bene salir in pulpito per dare le più vive e entusiastiche grazie a quanti avevano contribuito colla loro presenza a quel trionfo, e nel tempo stesso sciogliere un inno di ringraziamento a Maria SS. Ausiliatrice, che in quel momento pareva preludere a un trionfo maggiore.
LA POSA DELLA PRIMA PIETRA.
In realtà il mese di Maria Ausiliatrice era stato fatto in preparazione alla posa della prima pietra: perciò, a misura che questo andava appressandosi alla fine, s'andò pure determinando come si sarebbe potuto compiere un tal atto, col massimo splendore per attirar l'attenzione della. Capitale. Assorti in questo pensiero, consigliati e animati da alcuni dei nostri buoni Cooperatori e Cooperatrici, si stabilì d'invitare alla cerimonia Sua Maestà il Re D. Alfonso XIII e le altre persone della Famiglia Reale. L'invito, presentato da due Dame di Corte, esimie Cooperatrici Salesiane, la Signora Lita de Heredia e la S.ra Marchesa di Via Manuel, fu accettato benevolmente, e per la cerimonia venne fissato il 29 maggio.
Enorme fu il lavoro di preparazione. Certo era un'impresa non piccola per i poveri figli di Don Bosco; e Maria Ausiliatrice si dimostrò, come sempre, nostra buona Madre, assistendoci in un modo maraviglioso. I Salesiani di Madrid e di Carabanchel Alto uniron le forze: si diramarono migliaia di inviti personali; si assicurò l'intervento delle persone più eminenti; e con l'aiuto dei tappezzieri del Real Palazzo, la casa e il cortile, con archi trionfali e arazzi e tappeti,
furono proprio trasformati. Un tappeto, largo tre metri e lungo circa 200, si estendeva dalla porta dell'istituto fino al posto riservato alle LL. MM. Tutto il cortile d'entrata, coperto di arazzi, fu trasformato in una galleria reale; e un vero salone fu improvvisato qual tribuna riservata alle LL. MM.
Alle ore 11 del 29 maggio tutto era pronto, 8oo giovanetti stavano schierati davanti ai seggi reali; immenso era il numero dei cittadini in attesa; il Comitato dei Cooperatori e quello delle Cooperatrici, al completo; mentre un'infinità di Cooperatori, ammiratori, amici, s'erano uniti ai parenti dei giovanetti. Da tutte le parti vedevansi fotografi; anche due macchine cinematografiche erano pronte per cogliere i momenti più caratteristici.
Primi a giungere furono S. A. R. Donna Isabel de Borbon e S. E. Mons. Ragonesi, Nunzio Apost., che ci presentò a S. A. R., la quale conosce già molto l'Opera nostra e personalmente anche varii Salesiani, coi quali s'intrattenne in lingua italiana, volle essere informata minuziosamente dell'Opera, e rievocò la memoria del defunto Salesiano, il Principe Don Augusto Czartoriski. In seguito arrivarono il Sig. Governatore, o, come dicesi in Italia, il Sig. Prefetto; S. E. il Ministro dell'Istruzione Pubblica; S. E. l'Ambasciatore del Re d'Italia, il Conte Bonin Longare; S. Ecc. il Vescovo di Madrid, Mons. Prudenzio Melo, che doveva compiere il sacro rito; poi S. M. la Regina Madre, Donna Cristina, che fu per molti anni Presidente Onoraria delle Cooperatrici Salesiane di Madrid, cioè fin quando tal ufficio non fu accettato dall'attuale Regina, Donna Vittoria Eugenia, che stima moltissimo l'Opera nostra nella Capitale, e fu altra volta a visitarla e la ricorda ogni anno nelle sue generose elargizioni.
Dopo brevi istanti arrivarono le LL. MM. il Re Don Alfonso e la Regina Donna Vittoria. Fatte le presentazioni e scambiate poche parole d'illustrazione dell'opera di cui si poneva la prima pietra, le LL. MM., accompagnate dall'Ispettore Dott. Don Giuseppe Binelli e dal Direttore D. Giuseppe Manfredini, seguite da tutte le illustri persone convenute, attraversato il cortile superiore e l'ampio cortile inferiore dove le attendeva una numerosissima folla plaudente, al suono della marcia reale giunsero al luogo della cerimonia. Nella stessa tribuna reale ebbero posti speciali S. Ecc. il Nunzio Apostolico ed altri Vescovi; e Sua Maestà il Re Don Alfonso volle che l'Ambasciatore italiano sedesse alla sua sinistra; mentre i giovanetti cantavano il brioso inno nazionale, detto del Gurugú, accompagnati dalla banda dell'Istituto Caldeiro.
Il direttore Don Manfredini salutò con brevi parole le LL. MM. dicendo lo scopo del nuovo edificio, elogiando i nostri Cooperatori ed esaltando la bontà del Sovrano che si degnava, qual padre, a venire tra i figli del popolo.
Ciò fatto, si procedette alla benedizione della prima pietra, che fu impartita dal Vescovo di Madrid, Mons. Prudenzio Melo. Compiuto il sacro rito, tutti i membri della Real Famiglia si avvicinavano alla pietra, la quale era sostenuta in alto da una carrucola. E un silenzio generale. Il Re Don Alfonso energicamente getta e stende su di essa quattro cazzolate di calce, poi, come gli altri membri della Famiglia Reale, cioè Sua Maestà la Regina, Sua Maestà
la Regina Madre e S. A. R. la Principessa Isabella, prende in mano uno dei quattro nastri, dai colori nazionali, legati alla carrucola, per accompagnare la pietra nella sua discesa. La carrucola cigola, la pietra comincia a discendere, squilla la marcia reale e scoppia un uragano di applausi. I Reali accompagnano sorridenti il discendere della pietra, scambiando, coi Salesiani che li circondano, auguri sul futuro edifizio.
Collocata a posto la pietra, ogni membro della Famiglia Reale spicca il nastro e lo ritiene come ricordo. S. M. il Re, spiccato il suo, si avvicina all'Ecc.mo Ambasciatore di S. M. il Re d'Italia e glielo consegna dicendogli:
- A lei come ricordo di questa festa e mio!
Segue la lettura del Verbale dell'atto compiuto, nel quale è specialmente ricordato l'intervento delle
LL. MM., insieme coi nomi di tutte le Autorità presenti; e si viene alle firme. Primo è S. M. il Re, poi gli altri Membri della Famiglia Reale; quindi firmano le Autorità e i principali dei Cooperatori e delle Cooperatrici presenti.
Durante quest'atto le LL. MM. s'intrattengono a osservare il disegno dell'edilizio, che era stato progettato per il Paseo de Estremadura e che si pensa eseguire nella nuova area, sebbene alquanto ritoccato.
Furono momenti deliziosi. Ad un Salesiano, che osservava come lo scopo della Casa è di formare operai cristiani, Sua Maestà il Re rispose: « È ciò di cui si ha bisogno specialmente oggi ». Mentre il Re osservava il piano della costruzione, fu chiesto all'Architetto Joaquin Soldaña quanto sarebbe costata l'esecuzione: « Tre milioni, Maestà », rispose l'Architetto. - « Mi pare, obbiettò Don Alfonso, che tre milioni sia troppo; sarà un po' difficile trovarli ». - « La nostra fiducia è però riposta nella Provvidenza » interloquì un Salesiano. - « Hanno ragione » esclamò il Re « la Provvidenza è l'unico banco sicuro al giorno d'oggi ». - Anche le due Regine e la Infante furono compiacentissime, intrattenendosi coi vari Salesiani presenti. S. M. il Re s'intrattenne con Don Manfredini.
IL SALUTO DEI FANCIULLI AL RE.
Fatte le firme, si pregò S. M. Che volesse ascoltare un saluto dei fanciulli; e un giovanetto sui dodici anni salutò e ringraziò le LL. MM. con un discorsetto, pronunciato in un modo così cordiale e vibrato, che tutti l'ascoltarono ammirati. A un certo punto si unirono a lui vari compagni intrecciando un dialogo, in cui, dimandavano tra l'altro al compagno come mai fosse tanto ardito da parlare al Re, e il ragazzetto rispondeva che non v'era motivo di timore poichè il Re era il padre di tutti gli Spagnuoli: e com'egli non ebbe e non ha timore di parlare cal papà quando, ritornando dal lavoro, lo accarezza, così non aveva timore di parlare al Re buono, venuto a rallegrare i figli degli operai. Questo pensiero, ben detto, produsse una grande commozione in tutti e S. M. Don Alfonso, che già fino allora aveva ascoltato con somma attenzione, parve dimenticasse le ordinarie preoccupazioni e, poggiando le braccia alle ginocchia, col sorriso sul volto prese la posizione compiacente d'un buon papà che sta a sentire i propri figliuoletti, quando vanno a gara per dimostrargli la loro gratitudine. L'atto paterno incoraggiò quei frugolini e il dialogo assunse una vivacità che commosse tutti quanti.
Com'ebbero finito di parlare quei giovanetti, passarono tutti a baciar la mano alle LL. MM. e a offrire fiori alle Regine. Il Re si volle intrattenere col piccolo oratore, dimandandogli come si chiamasse, dove abitava, dove lavorava il babbo, e varie altre informazioni che indicarono quanto bene conosce S. M. la condizione degli operai della Capitale. Il pubblico ammirava ed applaudiva.
In questo frattempo si era tutto disposto per l'ultima parte della cerimonia. Il Verbale, redatto su pergamena, fu chiuso in un tubo di vetro insieme con una medaglia benedetta da Don Bosco, un'altra recante l'effigie di S. S. Papa Benedetto XV, e varie monete, tutte coll'effigie di D. Alfonso XIII, e il Re stesso collocò il tubo nel cavo della pietra con una copia dell'elenco dei Soci Salesiani, dell'ultimo numero del Bollettino italiano e spagnuolo, e dei giornali cattolici di Madrid che diedero l'annunzio della posa della prima pietra.
Chiuso il loculo, ebbe fine l'atto solenne e si formò altra volta il corteo per accompagnare, alla soglia dell'Istituto, le LL. MM., mentre l'Ispettore e il Direttore le ringraziavano commossi, tra gli evviva della folla plaudente e le note della marcia reale.
Durante questo tragitto S. M. il Re si interessò molto della Causa di Beatificazione del Ven. Don Bosco, e godette assai quando seppe essa aveva fatto un nuovo passo.
Nell'udire dall'Ispettore che pochi dì prima era stato dichiarato Beato un altro Sacerdote Torinese, il Can. Cottolengo, se ne rallegrò molto e soggiunse: « Per Don Bosco si starà aspettando che finisca la guerra, poichè la sua importanza è internazionale, e tutto il mondo desidera parteciparvi ».
Sulla soglia, le LL. MM. e tutti gli altri illustri personaggi si accomiatarono soddisfattissimi della cerimonia lasciando in tutti le più grate impressioni e un gran desiderio di adoperarsi perchè sorga presto l'edifizio.
Il giorno seguente l'Ambasciatore d'Italia, ringraziando dell'invito e congratulandosi per l'atto così felicemente riuscito, ci donava metà del nastro che S. M. Don Alfonso aveva tenuto in mano mentre si collocava la prima pietra.
Tutti i giornali della Capitale si interessarono di questo fatto pubblicando per varii giorni articoli sull'Opera Salesiana: e altrettanto fecero i più importanti giornali della penisola. Anche moltissimi periodici riprodussero varie fotografie dell'avvenimento. El Día grafico di Barcellona ne pubblicava otto.
Che il Signore e Maria Ausiliatrice benedicano e ricompensino largamente tutti i nostri Benefattori, e, piegandosi alle nostre preghiere, ci concedano la grazia di veder presto compiuta un'opera così felicemente iniziata sotto i più lieti auspicii!
Nel prossimo Numero pubblicheremo un'altra importante corrispondenza spagnuola, sull'inaugurazione del nuovo Istituto Salesiano di Valencia.
A commento del favore col quale son accolte, in Italia, e all'Estero, le Scuole Professionali Salesiane, ci piace offrire ai lettori la relazione pubblicata testè col titolo: « Le Scuole Professionali Salesiane in Italia nell'anno 1916: informazioni date al Ministero Per l'Industria, Commercio e Lavoro... », a cura della stessa Direzione Generale delle Scuole sullodate.
La relazione fu compilata e inviata a richiesta del predetto Ministero, il quale, dopo averla presa in esame, rispondeva alla Direzione con una lettera assai lusinghiera, da noi già pubblicata (1).
I benevoli Cooperatori vi troveranno brevemente illustrata l'indole generale e l'indirizzo didattico delle nostre Scuole Professionali, e i dati riassuntivi circa le iscrizioni compiute durante l'anno 1915-1916, il numero degli insegnanti e varie altre notizie riflettenti la manutenzione e il funzionamento delle Scuole Professionali Salesiane in Italia.
Relazione.
I - INDOLE GENERALE.
L'idea della fondazione delle Scuole Professionali Salesiane nacque nella mente del sacerdote Giovanni Bosco, quando questi, in contatto, pel suo ministero, con la povertà e la miseria, ch'egli aveva sofferto nella sua prima giovinezza, si sentì mosso a profonda compassione di tanti giovinetti materialmente o moralmente abbandonati, che non tardavano a disonorare se stessi e la Patria. Don Bosco aperse la prima modesta Scuola Professionale a Torino, nel 1853.
La Scuola Professionale Salesiana ha quindi, anzitutto, un intento benefico ed educativo. La necessità d'ospitare giovani bisognosi, e di compiere per essi l'ufficio della famiglia, suggerì tosto l'idea dei Convitti. Perciò le nostre Scuole Professionali sono, di regola, Convitti con annesse Scuole di cultura generale e Scuole Professionali propriamente dette ; di qui, la denominazione, ancora in vigore, di Case di arti e mestieri, o di Ospizi per artigianelli.
Sotto il rispetto professionale, la cura di fare di ognuno dei nostri alunni un operaio capace di provvedere a sè e alla sua futura famiglia, ha impresso alle nostre Scuole quel carattere pratico che ne costituisce il maggior pregio, secondo che l'esperienza ha dimostrato.
Per l'ammissione si esige che gli alunni abbiano l'età dai 12 ai 15 anni, e che, di regola, abbiano già superato almeno il corso elementare inferiore. Non sono ammessi giovani con difetti fisici ripugnanti. Nell'ammissione di nuovi alunni, secondo che è permesso dalle condizioni dell'Istituto, hanno la preferenza i giovani più bisognosi d'assistenza o d'aiuto morale, cioè gli orfani e gli abbandonati; Quando le esigenze del bilancio impongono un limite ai posti gratuiti, si pratica la retta minima nella scala più larga possibile, e soltanto i posti restanti, sono disponibili per quelli che possono pagare una pensione da convenirsi nei singoli casi e che non eccede la somma d'una lira al giorno. Della modicità della pensione approfittano non poche famiglie operaie o di modesti commercianti a favore dei loro figli.
II - INDIRIZZO DIDATTICO.
Il CORSO PROFESSIONALE consta ordinariamente di cinque anni e si svolge contemporaneamente a un CORSO DI CULTURA GENERALE e a un CORSO DI DISEGNO applicato.
CORSO PROFESSIONALE: Il Corso professionale, comprende
A) L'ESERCIZIO PRATICO DEL LAVORO;
B) LA SCUOLA DI TEORIA PROFESSIONALE.
A) L'ESERCIZIO PRATICO DEL LAVORO Consiste
nella esecuzione d'una serie progressiva d'esercizi didattici e di lavori utilizzabili, nei quali quegli esercizi possono trovare subito una pratica applicazione. In questo modo si ha il passaggio quasi insensibile dalla Scuola al laboratorio e gli alunni rimangono maggiormente stimolati nella loro attività, vedendo che i loro sforzi producono non solo dei saggi, ma anche qualcosa utile. Cotesti lavori, quando non sono eseguiti per uso dell'Istituto stesso, sono di ordinazione e costituiscono per le nostre Scuole una diminuzione di spesa. Però non se ne accetta che quel tanto ch'è necessario al PRATICO ESERCIZIO degli allievi, e si procura che sia il più variato possibile.
L'ESERCIZIO PRATICO DEL LAVORO è regolato da apposito Programma suddiviso in 5 corsi, detti ordinariamente ANNI DI TIROCINIO. La durata giornaliera dell'esercizio pratico del lavoro è di 5 ore circa ed aumenta leggermente negli ultimi due anni, perchè l'allievo si alleni sempre più alla vita reale dell'officina.
E) - LA SCUOLA DI TEORIA PROFESSIONALE dà ragione agli alunni di quanto si fa loro eseguire durante l'ESERCIZIO DEL LAVORO. Si estende pure:
I° alla spiegazione dei vari processi di lavoro; 2° alla conoscenza delle materie prime e dei meccanismi o apparecchi più usati; 3° ai preventivi di spesa per i lavori da eseguire e alle norme più comuni di amministrazione.
La durata della Scuola di TEORIA PROFESSIONALE è di circa un quinto del tempo stabilito per l'esercizio pratico del lavoro. Inoltre la teoria appresa viene frequentemente ricordata agli allievi nell'esecuzione degli esercizi pratici.
TESTI. - La mancanza di opere adatte o di buoni manuali per l'insegnamento teorico - pratico, ha indotto questa Direzione Generale a pubblicare testi propri per le sue Scuole. Essi furono affidati o a nostri Capi d'Arte o ad altri Tecnici di riconosciuta abilità. Non si badò al sacrificio di lavoro e di spesa che tali pubblicazioni impongono e si proseguirà alacremente l'opera intrapresa. Le edizioni più recenti portano il nome della benemerita Casa Editrice - Libreria Internazionale di Torino.
L'avanzamento degli alunni nel Corso Professionale è constatato da Esami semestrali: i lavori eseguiti e la conoscenza della teoria costituiscono la materia d'esame. Le Commissioni esaminatrici sono composte da capi d'arte o professionisti provetti; sovente sono formate da tecnici degli stabilimenti cittadini.
All'alunno che ha superato l'esame del 5° Anno di tirocinio, si rilascia il « Diploma di Compiuto tirocinio o di Operaio ».
I nostri novelli operai trovano molto facilmente collocamento nell'officine industriali: l'Istituto naturalmente li assiste nei primi passi della loro nuova vita.
Sono pure di aiuto ai nuovi operai le Società degli antichi allievi che fioriscono in parecchie città.
CORSO DI CULTURA.
Il corso di cultura generale è pure diviso in 5 anni, e comprende per i primi anni le materie delle classi quarta, quinta e sesta del Corso popolare secondo i programmi governativi. Superato l'esame di licenza elementare, gli alunni continuano un CORSO COMPLEMENTARE, con un programma speciale, adatto ai diversi mestieri a cui attendono; p.es.: i tipografi-compositori si applicano di preferenza allo studio delle lingue; gl'impressori e litografi allo studio tecnologico ed a quello elementare della chimica applicata; i falegnami e fabbri-ferrai allo studio della geometria, dell'aritmetica, agli elementi della fisica e dell'arte del costrurre, ecc.
La durata delle lezioni di cultura generale è da 2 a 3 ore al giorno: gli allievi dispongono di circa un'ora al giorno per lo studio delle lezioni e per i compiti scolastici.
D'esame è semestrale, e non differisce dagli esami scolastici comuni. Sovente gli esami finali sono dati presso Scuole pubbliche.
CORSO DI DISEGNO.
L'insegnamento del Disegno ha nelle nostre Scuole una speciale importanza. Come i Corsi Professionali e di Cultura Generale, è diviso in 5 anni. Si sa difatti quanta influenza esso eserciti sulla buona formazione dell'operaio e sulla precisione del lavoro, e quanta parte abbia sulla formazione del gusto artistico.
Durante il primo biennio si svolge il Corso PRELIMINARE, che comprende il disegno geometrico, le proiezioni e il disegno a mano libera. Segue quindi un triennio di DISEGNO APPLICATO, che d'ordinario è diviso così
I Anno: - Disegno di elementi dell'arte propria. Disegni, in scala, di parti di lavori (in pianta, elevazione, proiezione, ecc.), Rilievi - Disegni d'insieme di lavori semplici.
II Anno: - Disegno di lavori comuni - Avviamento alla composizione di oggetti semplici.
III Anno: - Disegno di lavori in stile - Continuazione della composizione di lavori dell'arte propria.
La durata delle lezioni è da 1 - 2 ore al giorno.
TESTI. - La deficenza di testi di disegno, in ispecie per i CORSI APPLICATI, ha suggerito a questa Direzione Generale d'allestirne alcuni.
Furono già pubblicati 6 volumi o cartelle di modelli (Vedi Allegato N. 1).
La stampa di tali opere è stata economicamente passiva, ma ha dato ottimi risultati didattici, e maggiori ne promette in avvenire.
III - DATI RIASSUNTIVI.
L'allegato N. 2 contiene i dati specificati relativi alle iscrizioni, agl'insegnanti e alla manutenzione. Da essi risultano:
7o Scuole Professionali Salesiane funzionanti nell'anno decorso, 1915-16, distribuite in 14 città del Regno: Bologna, Catania, Lugo, Milano, Napoli, Novara, Ravenna, Roma, S. Benigno Canavese, Sampierdarena, Spezia, Torino (due) (1), Venezia e Verona. Dette Scuole comprendono io diverse professioni: Compositori-tipografi, Stampatori-tipografi, Litografi, Legatori e doratori, Fabbri-ferrai, Fabbri-meccanici, Falegnami e stipettai, Intagliatori e scultori in legno, Sarti e tagliatori, Calzolai di confezione e taglio; 1076 Allievi interni nei differenti istituti; di cui:
304 completamente gratuiti;
353 pagando una pensione minima mensile da 5 a 15 lire.
317 pagando una pensione da 16 a 25 lire.
102 pagando una pensione da 26 a 30 lire.
181 Insegnanti, e altro personale addetto ai vari istituti; di essi
107 tra Capi e Sotto-capi del Corso Professionale; 74 tra Assistenti, Insegnanti dei Corsi di Coltura e disegno;
L. 233.897 spese di manutenzione delle SCUOLE PROFESSIONALI, Personale e Spese Generali. L. 437.911 spese di manutenzione dei Convitti
(Alunni, Personale e Spese Generali).
A coprire le spese della manutenzione delle Scuole Professionali e dei Convitti concorsero, oltre la modica pensione d'allievi e i limitati lavori eseguiti nelle stesse Scuole Professionali, le oblazioni spontanee di persone benefiche, desiderose di cooperare al bene della gioventù bisognosa.
AVVERTENZE.
La Direzione Generale fa osservare
1° - Che il numero delle Scuole Professionali, e quindi degli allievi, sarebbe stato assai più rilevante, se non fossero stati requisiti a scopi militari alcuni Istituti o parti di essi: p. es., gl'Istituti di Macerata, Verona, Spezia, Ravenna, Torino, Vigevano, ecc. Questo sacrifizio, ed altri, furono intanto accettati con animo lieto, sapendo a quale nobile fine si concorre con essi.
2° - Negl'Istituti che poterono rimanere aperti, il numero degli allievi diminuì in modo considerevole, perchè molti giovinetti dovettero ritornare alle loro famiglie, per supplire almeno in parte all'opera di quelli che erano accorsi alla voce della Patria.
3° - Le chiamate sotto le armi di buon numero di insegnanti e di assistenti, e talvolta la impossibilità di poterli sostituire, obbligò a sopprimere qualche sezione di Scuole Professionali.
4° - La Scuola e Fonderia di Caratteri e Stereotipia » esistente in qualche Istituto, non accettò iscrizioni di allievi, in vista delle speciali presenti condizioni di codesta industria in Italia. Dove fu possibile, invece, funzionò la Scuola di composizione-meccanica, annessa alla scuola tipografica dell'istituto.
La Relazione termina con quest'importantissima osservazione
Passando dai dati di fatto a una considerazione e le « Scuole Professionali Ven. Don Bosco » di Via Carlo Vidua, 32.
Alle prime è unita l'ampia Sezione Studenti con Scuole Ginnasiali, specialmente per quei giovanetti che desiderano avviarsi allo stato ecclesiastico; alle seconde è annesso un Convitto per alunni delle Scuole Elementari.
I programmi si possono avere dalle singole direzioni.
d'ordine generale è grato a questa Direzione di constatare che il tipo di Scuola Professionale che i Salesiani di D. Bosco attuano in Italia e all'Estero nei loro Istituti, mentre risponde pienamente all'intento del loro Fondatore - il quale volle beneficare, educare e istruire la gioventù bisognosa - occupa nella graduatoria delle Scuole Professionali dello Stato un posto medio tra le Scuole di I e di II grado, cioè tra le ScuoLE OPERAIE e quelle pei CAPI-OPERAI. Difatti esse aprono ai giovani d'ingegno la via a essere facilmente Capi-operai e Maestri d'Arte, e forniscono a tutti gli altri alunni quell'esercizio nel lavoro, quelle nozioni di teoria professionale e di cultura generale che occorrono orinai a un abile operaio; frattanto non ingenerano la presunzione d'un'abilità ch'è sovente troppo teorica e che non sa sempre armonizzarsi colla pratica del lavoro.
Ancora: per elevare maggiormente il grado dell'istruzione professionale, alcuni degli Istituti hanno già istituito un CORSO DI PERFEZIONAMENTO o di MAGISTERO PERSONALE della durata di due anni, dopo il quale si conferisce agli allievi il diploma di Maestro d'Arte.
*
Fin qui la relazione, cui era unita copia di alcuni testi recentemente stampati. E poichè anche a qualcuno dei nostri lettori può riuscire interessante il conoscere il loro Elenco, ci permettiamo di riferire l'
ALLEGATO N. 1.
TESTI PER L'INSEGNAMENTO DELLA TEORIA
PROFESSIONALE PUBBLICATI PER CURA DELLA DIREZIONE GENERALE DELLE SCUOLE PROFESSIONALI SALESIANE. -
Per la Scuola di Tipografia.
I° - ANTONIO ZANETTA, Manuale Tipografico, - 1899 - in 8°, pp. 572 (L. 3,60).
2° -- FELIX LUQUIN, La Scuola Tipografica Moderna. - 1907 -in 8°, pp. 364 (L. 4).
30 - GIANOLIO DALMAZZO, La Tipografia - con 384 illustrazioni interne e 15 tavole fuori testo - 1914 - in 8° grande, 1 vol., pp. XXIV-716 (L. 15).
Per la Scuola di Legatoria.
40 - PIO COLOMBO, Il Legatore di Libri, con 433 illustrazioni interne e 2 tavole fuori testo - 1914 - in 8° grande, 2 vol., pp. 384 e 416 (L. 15).
5° - RAFFAELE VENTURI, L'Arte Decorativa nella Legatura del Libro - 1914 -in 4° (L. 1).
Per la Scuola di Sartoria e di Taglio.
6° - PIETRO CENCI, Nuovo Sistema di Taglio a uso allievi sarti (II ed. 1909) in 4° grande, pp. 428 con molte tavole e illustrazioni intercalate nel testo (L 2o).
7° - VIOLA E DE LUCIA, Il Sarto, Manuale di confezione, con 489 illustrazioni interne (1915) - in 8° grande, pp. 382 (L. 7.50).
8° - PIETRO DANNI, Squadra Ascellare, Aiuto ai sarti tagliatori (1914) (L. 12).
Per la Scuola di Calzoleria (Confezione e taglio)
9° - GIOVANNI GARRONE, Ciò che un Calzolaio deve sapere, Lezioni di economia e di taglio (1911). in 4° album, pp. 115 con molte tavole e illustrazioni nel testo (L. 8).
10° - GIOVANNI GARRONE, manuale di confezione ad uso degli allievi calzolai (19o9) in 8° grande, pp. 114 (L. 3).
Per l'insegnamento del Disegno.
Corso preliminare.
G. VACCHETTA e C. DELLA SALA SPADA, Cinquanta Modelli elementari di Disegno a mano libera (L. 10).
M. CERRADINI e A. SEMPLICI, Disegno Geometrico.
Cento tavole (L. 4).
Corso applicato.
N. VARETTI, La Decorazione Tipografica. Parte
I e II, 8o tavole con Prefazione e testo (L. 18).
P. COLOMBO, Collezione di Legature d'Arte. 26 tavole con 53 soggetti (L. 12).
G. VACCHETTA, Arte del Ferro. 52 tavole di epoche
e tecniche diverse (L. 13).
N.B. - Chi desiderasse acquistare qualcuno di questi libri, può farne richiesta alla Libreria Internazionale della S. A. I. D. « Buona Stampa », Corso Regina Margherita, n. 176, Torino.
(1) Le due Scuole Professionali di Torino sono quelle dell'Oratorio S. Francesco di Sales, Via Cottolengo, 32
PAROLE DI FEDE.
Dal fronte, insieme con l'eco di molte gesta valorose, arriva l'eco dei trionfi della fede rinnovata o rinsaldata in migliaia di cuori. Parlammo già di un carissimo ex-allievo dei Salesiani, il prof. avv. Loreto Starace, tenente di fanteria, morto sul Carso il 26 luglio 1915. Anima semplice e timorata di Dio, piena di entusiasmo pel rinnovamento della società in Cristo, compì il suo dovere di soldato con slancio e abnegazione ammirevole da essere proposto, in due mesi, alla medaglia al valore ben tre volte e alla promozione a capitano. Ma si esalta sopratutto la vivezza della sua fede e il suo fervore cristiano. Con ragione. Si leggano questi pensieri estratti dalle sue lettere, inviate dal fronte e che noi offriamo ai piccoli amici di Don Bosco e di Maria Ausiliatrici.
I. La fede è un dono così grande che se sapessi di aver salva la vita in questa guerra, ma di perdere in seguito il tesoro inestimabile della fede, preferirei mille volte morire sui campi di battaglia.
2. Per questo pregate, perchè la vita conta poco; purchè la fede rimanga intatta fino all'ultimo respiro.
3. Chi ama veramente Dio ha come scopo precipuo di servirlo e di servirlo bene; poco importa il come.
4. Nessun buon cristiano deve tendere alla felicità terrena, e se in qualche momento della vita si hanno delle illusioni in questo senso, bisogna ringraziare Iddio, che con paterna mano ci ha mandato l'angelo del dolore a visitarci e a ricordarci che la felicità terrena non è che un sogno.
5. Felicità terrena no, ma felicità in terra sì: questa la possiamo, anzi la dobbiamo avere, se la grazia di Dio è nel nostro cuore. È tale felicità che ci dà la calma, la pazienza, la rassegnazione, il buon umore, la fiducia nelle nostre intraprese, nel trionfo finale della giustizia e del bene.
6. Si possono avere delle pene, dei dolori, ma un vero cristiano non può dire: - Io sono infelice, o io non posso più esser felice.
7. Ogni nostra azione, anche minima, deve essere santificata dalla buona intenzione perchè divenga meritoria: l'intenzione santifica tutto.
8. Vorrei veder presto appagato il sogno di Benedetto XV, quello della pace e della fratellanza, che fu il precetto di Gesù Cristo sul monte !
9. Il comando di raggiungere la perfezione è stato dato a tutti.
10. Niente di più bello, di più glorioso da parte nostra che vincere le tentazioni, e vincerle noi dobbiamo e possiamo, poichè Dio mette ogni mezzo a nostra disposizione. Se ci vuol fatica e lotta per vincerle, e che perciò? Dovremmo anzi giubilare al per siero di lottare un poco contro noi stessi per Dio, senza scoraggiarci. « Sursum corda » - In alto i cuori - sia questo il nostro motto.
11. S. Paolo trovava la vita più bella della morte, perchè se la morte è gaudio, diceva lui, la vita è Gesù Cristo stesso. Non potremo noi pure seguire le orme di S. Paolo? Che cosa sono le nostre sofferenze a confronto delle sue?
12. Il mondo per essere convertito ha bisogno grande di madri veramente cristiane.
13. Bisogna preparare le armi per il combattimento spirituale, senza il quale non si ottiene vittoria.
14. La vita della maggior parte dei Santi è un'epopea più interessante di qualsiasi romanzo, più gloriosa di qualsiasi epica, più utile di qualsiasi sistema filosofico per imparare a ben vivere e sopratutto a ben morire.
15. (Ad un cugino ammalato). Pensa che io offro a Dio per te anche le preghiere che da tanti si fanno perchè la mia vita sia salva, e così le accetti Iddio come io compio il sacrificio. A tutte queste preghiere unisco anche la mia breve orazione, breve e di nessun valore, e possa tu presto essere pronto non solo a fare, ma ad amare la volontà di Dio. Quando io sapessi ciò, avrei avuto una delle gioie più dolci, più ineffabili della mia vita.
16. Siamo tutti soldati di Cristo, e non merita il nome di soldato colui che non risponde all'appello.
17. La miglior cosa è accettare con piacere la volontà del Signore, qualunque essa sia.
Il giorno prima di partire pel fronte Loreto Starace . disse ad una pia religiosa « La mia vita, è nelle mani di Dio ed io a Lui l'ho già offerta per il bene delle anime, quindi considero questo tempo .dei miei combattimenti come un purgatorio; e quando il Signore mi vedrà giunto al termine di esso, oh allora, se Egli così vuole, un colpo di fucile e... il cielo!» E così fu!
MAGELLANO-CILE Un'escursione a „Ultima Esperanza".
(Lettera del Sac. Alberto M. De Agostini)
Punta Arenas, 15 maggio 1917.
REVERENDISSIMO SIG. D. ALBERA,
Nella certezza che le tornino gradite alcune notizie su d'un recente mio viaggio di missione nella regione di Ultima Esperanza, mi accingo a stenderne una succinta relazione, anche col proposito di farle conoscere questa zona, che, quasi dimenticata fino a pochi anni or sono, acquistò al presente una importanza grandissima nel movimento commerciale di queste terre remote, popolandosi rapidamente ed aprendo così un nuovo campo d'azione allo zelo del missionario.
Pittoresca situazione di Ultima Esperanza - Sua ricchezza e lusinghiero avvenire - Porto Natales, primo centro di popolazione.
Situata la regione di Ultima Esperanza a mezzodi della grande Cordigliera delle Ande, quando questa all'approssimarsi dello Stretto di Magellano converte le sue vette elevate in modeste colline ed ameni terrazzi, fino a trasformarsi più a levante nell'immensa pampa patagonica, racchiude tesori di arcana bellezza, dove tutta la poesia del paesaggio alpino va armonizzandosi in una grandiosità di linee, in una vivacità di luci e colori da impressionare fortemente anche il più refrattario alle sensazioni del bello.
Tale incanto di natura, unito alla fertilità del suolo, sarebbe più che sufficiente per formare di quella regione un soggiorno ideale, se i venti freddissimi e violenti del S. W. che soffiano pressochè di continuo, non scemassero il pregio delle sue bellezze naturali, e non impedissero in gran parte la maturazione dei cereali.
La regione di Ultima Esperanza fino all'anno 189o era conosciuta solamente da esploratori, i quali l'avevano percorsa nel suo interno con carattere più scientifico che industriale ; ma appena si introdusse nel Territorio di Magellano l'allevamento del bestiame, particolarmente ovino, che si trovò acclimatarsi e moltiplicarsi mirabilmente, venne concessa nel 1893 dal Governatore Señoret l'occupazione di quelle terre, e nel 1899 si fondava ufficialmente in Porto Natales, all'entrata del seno Ultima Esperanza, il primo nucleo d'una popolazione.
Effettuatasi in seguito negli anni 1904-905, dal Governo Cileno, la vendita all'asta di circa 400.000 ettari di terreno, che venne acquistato in massima parte da una Società Anonima di elevato capitale, la regione di Ultima Esperanza progredì talmente nell'industria pastorizia da assicurarsi per sempre vìtalità e ricchezza.
Col progredire dell'industria pastorizia venne al pari aumentando la popolazione, composta di coloni d'ogni nazionalità, in maggioranza cileni, sparsi nelle varie fattorie, ma particolarmente in Porto Natales, il quale, per essere un luogo di facile uscita ai prodotti della Patagonia centrale, tanto argentina come cilena, divenne il centro commerciale e marittimo, ed è chiamato senza dubbio ad essere dopo Punta Arenas il paese più importante del Territorio di Magellano. Il numero degli abitanti attualmente è di mille circa, di cui 85 per cento sono cileni, calcolandosi quello di tutta la regione di Ultime Esperanza, a un dipresso, di 2500.
La prima chiesetta in Natales - Mancanza di personale - Un viaggio incantevole attraverso i canali Smith.
Al benessere spirituale di queste incipienti popolazioni provvedeva il compianto Mons. Fagnano inviandovi, quando gli era possibile, un missionario, il quale, ricorrendo le fattorie, amministrava i SS. Sacramenti, apportando a quei lontani coloni il conforto di N. S. Religione.
L'aumento considerevole però della popolazione di Porto Natales, più che l'opera passeggera del missionario, richiedeva ultimamente la stabile dimora di un sacerdote; ed a soddisfare questa nuova necessità ed il desiderio degli abitanti, veniva costruita fin dal 1913 una chiesetta, eretta poco dopo a Parrocchia con il fine di mandarvi un Parroco, il che fino al presente non fu possibile per la mancanza assoluta di personale.
A supplire in parte alle necessità spirituali di quelle popolazioni venni io inviato colà, al principio di dicembre p. p., per un periodo di un mese e mezzo, durante il quale mi fu dato di visitare gran parte dei luoghi abitati di quella estesa regione, amministrando 14 battesimi.
Imbarcatomi a Punta-Arenas su di uno dei battelli, che quasi settimanalmente fanno servizio con Ultima Esperanza, giungevo in due giorni di navigazione a Porto Natales, dopo aver attraversato in lunga curva la parte occidentale dello Stretto di Magellano e le tortuose vie dei canali che limitano all'Ovest ed al Nord la penisola Muñoz Gamero.
La lunghezza e monotonia del viaggio viene in gran parte compensata dalla bellezza severa e variata dei canali, specialmente di quello Smith, dove il vapore scivola silenzioso nelle acque strettissime e tranquille, fiancheggiato da scoscese montagne, chiomate dal verdore esuberante della vegetazione dei faggi, cipressi, magnolie, in contrasto singolare con il bianco immacolato delle nevi perpetue che a poca altezza le sovrastano.
Oltrepassati i canali, seguendo la rotta all'Est, si entra nel golfo Ammiraglio Mont per una strettissima apertura chiamata Passo White di appena 117 metri di larghezza, assai pericolosa per la navigazione, a cagione della forza della marea, la quale in dati periodi raggiunge la velocità di dieci miglia all'ora.
Quivi l'orizzonte si svolge allo sguardo più esteso e maestoso, e mentre ad occidente continua ininterrotta l'alta Cordigliera nevosa, sempre offuscata da nuvole, a levante invece in un'atmosfera più limpida e brillante si aprono estese praterie formanti l'incantevole pianura di Diana.
Giunti al termine del golfo Ammiraglio Mont, le acque del mare nuovamente si restringono e dopo breve curva si dirigono all'Ovest, internandosi nell'alta Cordigliera sotto il nome di fiordo Ultima Esperanza, al termine del quale domina l'imponente massiccio Balmaceda.
Entrati in quello stretto braccio di mare, fiancheggiato in sull'imboccatura da amene vallate, ecco distendersi a poco a poco su d'un soave declivio della sponda di levante le numerose e linde casette di Natales, bene allineate e gaiamente spiccanti su di un verde tappeto di erbe e macchie di arbusti.
Arrivo a Porto Natales - Sgradevole sorpresa - Indifferentismo religioso.
Sceso a terra, presi alloggio in un modesto albergo, detto Ultima Esperanza, che mi era stato raccomandato come il più decente e pulito fra la dozzina e più che sorgono ad ogni passo, piuttosto simili a taverne, in cui i lavoratori che giungono dalla campagna vanno a scialacquare i loro risparmi.
La prima visita, che feci alla Cappella situata su d'un ameno piazzale, fu per me sconsolante alcuni cattivi soggetti avevano frantumato a colpi di pietra tutti i vetri delle finestre, per modo da non lasciarne uno intatto, e per di più asportate le finestre dal lato della sagrestia e forzata la serratura della porta comunicante con l'interno, erano penetrati nella chiesetta per fortuna non ancora benedetta, trasformandola, come mi fu detto, in un ricovero notturno.
Questa nuova popolazione, quantunque formata in maggioranza da buone famiglie di emigranti delle isole di Ciloé e di pochi altri paesi europei, specialmente di spagnuoli e dalmati, i quali portano ancor ben radicati nel loro cuore i principii religiosi appresi nei loro paesi natii, racchiude, come in tutti i centri popolati dell'America Australe, un elemento corrotto e sedizioso in non pochi girovaghi, commercianti senza pudore, relegati ed expresidiarii, ivi rifugiatisi al sicuro delle indiscrete investigazioni del pubblico e della giustizia.
Non è da meravigliarsi che al contatto di gente così depravata, trascinati in parte dal mal esempio, questi nuovi coloni, che dapprima non temono di manifestare i loro sentimenti religiosi, in breve tempo, per un fenomeno disgraziato di assimilazione, sopraffatti dall'affanno continuo d'accumulare beni materiali, divengano del tutto indifferenti alle pratiche religiose e, fatte rarissime eccezioni, cessino per sempre d'accostarsi ai SS. Sacramenti.
Il mattino seguente al mio arrivo, e così neì giorni seguenti, in buon numero e ragazzi e persone adulte vennero ad assistere alla S. Messa nella chiesetta, all'ora che avevo annunziato ; ed alcuni subito mi richiesero alle loro case per far battezzare i bambini, facendomi sentire il loro rammarico per essere privati per tanto tempo del sacerdote.
L'istruzione pubblica è attesa da due scuole municipali, fatte appositamente costrurre dal Governo; ed il numero complessivo dei ragazzi d'ambo i sessi che le frequentano raggiunge la bella cifra di 15o. E facile comprendere lo stato compassionevole di ignoranza religiosa in cui si trovano, poco preoccupandosi i maestri di dar loro l'istruzione religiosa, che il programma governativo imporrebbe. Venga presto il giorno in cui si stabilisca in questa nuova e fiorente popolazione il sacerdote, chè l'attende un vasto campo di lavoro, a benefizio specialmente della gioventù abbandonata !
A poca distanza da Natales si trovano i porti Bories, Condor, Prat e Consuelo, presso i quali feci pure una breve visita per amministrare parecchi battesimi, in varie famiglie colà residenti.
A Porto Bories, distante 5 km. da Natales, a cui è unito da una linea ferrata, è stabilito un gran frigorifero, uno dei tre che funzionano attualmente nel territorio di Magellano, dedicato alla conservazione delle carni per esportarle in Europa e particolarmente in Inghilterra.
Occupa nella stagione estiva 50o e più operai, ed il numero degli animali ovini che vengono utilizzati in distinti modi è enorme in ogni stagione: solamente nell'estate del 1916 ascese a ben 218.976 capi.
Al presente, trovandosi insufficiente detto stabilimento ai bisogni delle fattorie, per lo straordinario aumento delle pecore e per le molteplici richieste di questo prodotte, si sta progettando in Porto Natales altro frigorifero, che sarà un nuovo fattore di progresso per quella popolazione.
Escursione al fiordo Ultima Esperanza - Il massiccio Balmaceda - Creste e ghiacciai.
Dopo aver passati dieci giorni nella popolazione di Natales amministrando un buon numero di battesimi, alcuni dei quali mi costarono duro lavoro per vincere la indifferenza e cattiva volontà dei genitori, che non volevano che i loro bambini fossero rigenerati nelle acque battesimali, mi accinsi a tare una breve escursione lungo le coste del fiordo Ultima Esperanza, dove si trovano stabilite parecchie famiglie di lavoratori, presso le quali potevo compiere un po' di bene.
Appena mi si offerse la opportunità, m'imbarcai su di un cutter o barca a vela, provvista di motore, proprietà dei fratelli Crema, italiani, residenti nella isola Diego Portales, in cui posseggono un'azienda pastorizia.
La comodità, a dire il vero, era poco o nulla, ma chi credesse di poter viaggiare con agio in queste regioni, dovrebbe rinunziare ad uscir di casa.
Il seno di Ultima Esperanza, che misura all'incirca 35 miglia di lunghezza, con un massimo di due di larghezza, non è frequentato che a tempo indeterminato da piccole imbarcazioni,, le quali si recano in diversi punti della costa per fornire di viveri e personale le aziende dedicate all'esportazione del legname ed alla pastorizia.
Lasciammo Porto Natales verso sera, quando generalmente i venti fortissimi del W. e S. W. che soffiano tutto il giorno vanno ammainando col tramontar del sole, con l'intenzione di navigare durante la notte, chè altrimenti con il vento di prora ci sarebbe stato impossibile e pericoloso avanzare, messi anche preventivamente in guardia dalla terribile fama che gode questo fiordo per i violenti uragani che si scatenano repentinamente dalle gole del Balmaceda, presso il quale, in questi ultimi anni, naufragarono ben cinque imbarcazioni con venti persone
Favoriti da una calma ammirevole, navigammo fino a mezzanotte al chiarore di una scialba luce crepuscolare, la quale, sprigionandosi dalle ombre fantastiche e misteriose delle elevate montagne, che a somiglianza di due formidabili bastioni fiancheggiano le acque del -seno, si spandeva vaporosamente sul cielo stellato ed illuminava di luce sinistra e spettrica antri foschi e orridi precipizi, in un silenzio di morte. Raggiunta una piccola rada presso la estremità del seno, e là sbarcati due lavoratori diretti ad una piccola azienda ivì stabilita, credemmo prudente, essendosi fatte più intense le tenebre, di ancorare, per il rimanente della notte.
Salpammo al mattino verso le quattro, con perfetta calma, ma sotto un cielo repentinamente imbronciato.
In poco meno di un'ora fummo ai piedi del gigantesco massiccio del Balmaceda, che erge la sua mole quasi verticalmente dalle acque del mare, per un'altezza di 2020 metri, e sbarra, da signore indomito, le estese acque del fiordo, che al suo contatto si partono in due bracci, uno dei quali si dirige al Nord e l'altro al Sud, cingendone graziosamente le basi per una lunghezza di 15 miglia.
Due colossali ghiacciai scendono dalle sue gole profonde in ripide cascate di seracchi, staccantisi vivamente per il candore delle nevi e l'azzurro compatto del ghiaccio dal nero cupo delle ardue pareti.
Sempre favoriti dalla calma assai rara in, quella località, seguimmo la rotta nel braccio dei Sud, al termine del quale doveva trovarsi un'azienda, presso cui avremmo incontrato un buon ancoraggio nelle frastagliature della costa.
A misura che c'inoltravamo, contemplavamo, pieni di meraviglia e direi di terrore, gli immani dirupi e le affilate creste tagliate verticalmente sulle acque del mare, le quali si spiegavano alla nostra vista sempre più accigliate e piene di mistero, attraverso i repentini squarci dei densi vapori che tenacemente avvolgevano le vette supreme.
Verso le dieci antimeridiane gettammo l'àncora presso la spiaggia Nord di una bellissima baia denominata Bellavista, circondata da una verdeggiante fascia della foresta antartica, a cui faceva corona al Sud una catena di elevate montagne coperte di nevai, e al Nord la viole superba del Balmaceda.
Al nostro arrivo, con gran stupore, mettemmo in fuga una quantità enorme di uccelli acquatici, tra cui un bellissimo stormo di più di 200 cigni bianchi, che si staccavano graziosamente per il loro candore sulle acque azzurre del mare, e un'infinita varietà di anitre d'ogni grandezza e colore.
Un altro Robinson Crusoè - Sfuggiti ad un naufragio -- Tramonto meraviglioso - Terribile uragano.
Appena entrati in quella pittoresca insenata, scorgemmo nella costa Sud a poca distanza una grottesca capanna di pali rozzamente lavorati, circondata da uno steccato di ugual fattura, motivo per cui, credendola dimora di qualche colono, sbarcammo in terra per assicurarcene ; ma, con nostra sorpresa, la trovammo deserta.
Eravamo sul punto di tornare a bordo, quando un abbaiare di cani attrasse la nostra attenzione, e poco dopo apparve, sul limite della foresta, un uomo seguito da tre mastini, di aspetto sinistro e selvaggio, armato di carabina e lunghi coltellacci, il quale, con un incedere cauto e sospettoso, dopo averci squadrato in silenzio da capo a' piedi, vistosi di fronte ad un sacerdote depose ogni sentimento di diffidenza, ci salutò cortesemente e saputo il motivo del nostro viaggio, incominciò a conversare con espansione dandoci notizia della sua vita solitaria. Stabilitosi colà da circa due anni aveva occupato tutte le valli al S. W. del Balmaceda per l'allevamento del bestiame vaccino, non saprei con qual profitto, trovandosi detta zona formata di terreni pantanosì e oltremodo umidi per le continue pioggie. Talora il sogno di future ricchezze induce questa povera gente a tentare la sorte con eroici sacrifizi. Era da quattro mesi che non vedeva essere vivente e qual novello Robinson passava la vita nella solitudine girovagando per valli e monti, pascolando le vacche, cibandosi di carne di cervo che è numeroso in quelle vallate, fintantochè, ultimati i viveri, avrebbe attraversato a cavallo le valli al Nord del Balmaceda, e, guadati pericolosi fiumi, si sarebbe recato a Natales per l'acquisto di altre provvigioni.
Non avendo più uno scopo la nostra dimora colà, decidemmo di salpare al mattino seguente per la costa Nord del fiordo, dove risiedevano le altre fattorie.
Una sgradevole sorpresa ci attendeva. però quella notte.
Il tempo, che fino allora si era mantenuto tranquillo, a notte inoltrata si sconvolse, e raffiche impetuose del S. W. scesero nella baia dalle gole del Balmaceda in cupi ululati.
La sicurezza di trovarmi in un buon porto e bene ancorato, mi allontanò in sul principio ogni timore e preoccupazione ; però alle tre del mattino il movimento insolito della imbarcazione ed i forti strappi alla catena dell'àncora mi misero in soprappensiero, e vedendo che nessuno dell'equipaggio vigilava, balzai in coperta, e con gran sorpresa m'accorsi che l'àn cora aveva ceduto, ed il nostro cutter in balia delle onde era trascinato con sensibile velocità dove più infuriava la tempesta.
Svegliati i marinai, subito trattammo dì raggiungere la costa che ci sfuggiva a sopravvento, issammo le vele e, messa la barra all'orza, la nostra piccola imbarcazione si diresse nuovamente al primitivo ancoraggio, dove gettammo le due ancore, passando il rimanente della notte in veglia.
Se mi fossi svegliato una mezz'ora più tardi, saremmo stati lanciati nella spiaggia opposta, irta di scogli, dove certamente avremmo naufragato!... ma la nostra buona Madre Maria SS. Ausiliatrice vegliava su noi.
Al cominciar del giorno il vento andò gradualmente scemando fino a ritornare nel pomeriggio la calma, della quale subito approfittammo per guadagnare la costa Nord, prima che si facesse notte.
Lasciammo alle cinque pomeridiane quella preziosa e quasi fatale insenata e, ritornando sulla rotta di due giorni prima , sfilammo nuovamente dinanzi alla ciclopica massa del Balmaceda, che ha sempre occulta la sommità da densi vapori, ma in quell'ora era illuminata qua e là da sprazzi di luce vivissima del sole, che, dagli interstizi delle nubi grigie e nere, scendevano in una fantastica pioggia d'oro sulle creste e sugli abissi.
A misura che la gigantesca mole del Balmaceda, col nostro avanzare si ritirava a ponente, lasciando scoperta la insenata Nord, come all'aprirsi di un magico sipario, si delineò al nostro sguardo attraverso la depressione idrografica del rio Serrano, che separa la Cordigliera Arturo Prat dal Balmaceda, una visione sublime, impressionante, che provocò dalle nostre labbra un grido spontaneo di profonda ammirazione.
Lontano lontano nell'orizzonte, sullo sfondo celeste dolcissimo d'un cielo terso e luminoso, la maestosa catena del Paine si proiettava in profilo gigantesco con le sue rosse torri, le sue candide guglie di gelo, come la fantastica apparizione d'un regno ultramondano.
Non una nuvola offuscava la serena grandezza di quelle vette eccelse, che ai raggi dell'astro morente, acquistavano una delicata graduazione di colori, sfumantesi dal rosso porpora al giallo cromo, dall'azzurro e violetto delle ombre al verde fiameggiante della rigogliosa vegetazione antartica, la quale, presso di noi, a ridosso delle ardue pendici del Balmaceda si spegneva in fredde intonazioni grigio-verdastre, rese ancor più cupe dal riverbero delle dense nubi a noi sovrastanti, formando con la visione lontana del Paine, limpida e soave, tal contrasto di luci, tal vivezza di colori da imparadisare l'anima d'un pittore e trarre da ogni creatura un inno di ringraziamento al supremo Fattore del creato.
La catena del Paine è situata a circa 6o km. al N. E. del Balmaceda e, come questo, forma uno dei più elevati massicci delle Ande Patagoniche, alle quali si trova unita da contrafforti di poca elevazione; ma dal Balmaceda ha caratteri completamente distinti, trovandosi questo ultimo avvolto quasi perennemente in un'atmosfera densa di vapori che si trasformano in continue pioggie, mentre il Paine possiede un cielo assai più limpido e sereno, essendo rarissime le precipitazioni atmosferiche.
L'indomani visitai le varie insenate della costa Nord, incontrandovi alcune famiglie di lavoratori con numerosa prole: quivi amministrai sette battesimi a bambini ed a ragazzi girl grandicelli colà nati e cresciuti, e fino allora rimasti senza Battesimo per trovarsi in un luogo oltremodo appartato e privo di comunicazioni.
Mentre eravamo ancorati in una di queste baie, si scatenò d'improvviso un uragano cosi violento, che se ci avesse sorpreso nel mezzo del seno, difficilmente la nostra piccola imbarcazione avrebbe potuto vincerne la veemenza.
Oscuratosi l'orizzonte verso le gole del Balmaceda, con la rapidità del fulmine scesero impetuose le prime raffiche del vento a cui nessuna vela avrebbe potuto resistere, seguite da un rumore sordo e prolungato come il rombo del tuono su d'una vallata. In un attimo tutta la superficie del mare non fu che una pianura di acqua spumeggiante, che il vento sollevava in alto come in un turbinio di polvere !
Per tre ore durò il terribile uragano, finché calmatosi, potemmo nel pomeriggio favoriti da un vento fresco, issare le vele e prendere la via del ritorno a Natales, dove giungemmo felicemente sul principiar della notte.
Sciopero dei lavoratori del campo - Partenza per la regione del Paine - Fiori e frutti - Di ritorno a Punta Arenas per la via di Gallegos.
Una notizia insolita ci aspettava: era scoppiato da tre giorni lo sciopero generale dei lavoratori del campo, proprio nell'epoca in cui si doveva dar principio, in tutte le fattorie, alla tosatura delle pecore.
L'ordine della serrata generale era stato indetto dalla presidenza della Federazione operaia residente in Punta Arenas (alla quale la maggioranza degli operai del Territorio di Magellano sono ascritti) non appena risultarono fallite le prime trattative intavolate con i proprietari.
Era questo un buon tiro fatto di sorpresa a quest'ultimi nell'epoca in cui più abbisognavano dell'opera dei lavoratori, specialmente dei tosatori, affine di ottenere un aumento esorbitante di paga, se non volevano esporre a sicura perdita gran parte della produzione lanare di quella stagione.
La tranquilla popolazione di Natales aveva quindi preso un aspetto di movimento e vitalità insolita; le vie eran percorse continuamente da gruppi di operai i quali giungevano a cavallo dalle varie fattorie e prendevano alloggio negli alberghi e presso le famiglie di parenti ed amici.
In pochi giorni erano affluiti così a Natales più di mille operai, la cui maggioranza andava dissipando nelle taverne i guadagni di mesi ed anni interi, nella speranza di un prossimo e lauto aumento di salario.
Essendosi dichiarato nel medesimo tempo in Punta Arenas lo sciopero della gente di mare, paralizzando così tutto il commercio marittimo del Territorio di Magellano, e cominciando in Natales a farsi sentire la mancanza di viveri per l'agglomeramento repentino di tanta gente, veniva trasmesso dalla Federazione Operaia di Punta Arenas l'ordine che si trasferissero in quella tutti gli operai; i quali avrebbero potuto ottenere, colà stabiliti, i mezzi di sussistenza con i fondi della cassa di detta associazione, e nello stesso tempo far prevalere più poderosamente le loro richieste.
Presenziai pertanto, pochi giorni dai mio ritorno, ad fin curioso ed interessante esodo di tutta quella agglomerazione di operai di ogni classe e nazione, che in numero di 8oo sfilarono schierati per le vie del paese, parte a cavallo e parte a piedi, cantando l'inno dei lavoratori con la certezza di un futuro trionfo.
Amara disillusione ! Giunti a Punta Arenas, come seppi al mio ritorno colà, dopo una settimana di faticoso cammino, stanchi ed affamati, calmatosi di molto l'entusiasmo, si riunirono all'altra massa operaia nell'ansiosa aspettativa di un buon accomodamento. Ma l'esito non fu quale si promettevano.
I proprietari, incappricciatisi, tennero fermo, ed ottenuto dal Governo Cileno un pronto rinforzo di militari, venuti dal Nord su d'un barco da guerra, provvidero alle prime necessità con altri lavoratori contrattati a Buenos-Aires ed a Ciloè. Vistisi soppiantati, vacillò la fede degli scioperanti e, dopo un mese e mezzo di aspettativa, esauriti i pochi risparmi, cominciò fra di essi il malcontento e la disunione, la quale traboccò e pose termine al conflitto quand'uno dei caporioni se ne fuggi lasciando un deficit in cassa di 20.000 lire.
Compiuta la mia missione in Natales, e resa la mia dimora alquanto difficile per gli eventi del giorno, mi decisi di partire al più presto alla volta del Paine, dove mi avevano richiesto alcune famiglie colà residenti.
Partii da Natales su di una automobile che la cortesia di un tal signor Vasquez, estanciero, residente a Concha Carrera, mi aveva imprestato, e dopo tre ore di veloce corsa attraverso pittoresche vallate popolate di migliaia di pecore, giunsi alla fattoria Cerro Castillo, a metà cammino del Paine.
Questa fattoria, che è conosciuta come una delle più grandi del mondo, conta attualmente mezzo milione di pecore in una superficie di 6oo.ooo ettari, parte in territorio cileno e parte in territorio argentino, ed è proprietà della Societad Esplotadora della Patagonia e Terra del Fuoco.
Fui ricevuto, con grande gentilezza, dall'amministratore signor Morsen nella sua ricca abitazione di materiale, provvista di tutto il confort ed il lusso moderno, tale da poter rivaleggiare con il più aristocratico chàlet svizzero, e che in quelle remote regioni causa nel viaggiatore un senso di gradevole sorpresa.
Attorno al villino è un grazioso giardino cosparso di numerosi e delicati fiori, e di alcune pianticelle di mele, susine, ciliege, i cui frutti, giungendo a maturazione, davano testimonianza essere il clima di quella regione assai più mite di quello di Punta Arenas.
La fattoria in quei giorni era quasi completamente deserta; tutti i lavoratori si erano allontanati di buona o cattiva voglia per partecipare allo sciopero, ed era rimasto colà solamente il personale amministrativo.
Nonostante la scarsezza di personale, il signor Morsen volle preparararmi pel giorno seguente vettura e cavalli, onde potessi proseguire il mio viaggio.
In dieci giorni di continuo viaggiare per strade talora impraticabili, superate non poche difficoltà, potei visitare due remote fattorie internate nella catena del Paine e amministrar due battesimi. In una di queste, denominata Laguna Azzurra da un lago pittoresco alla riviera del quale è situata passai la festa del S. Natale; e la celebrazione della S. Messa in quelle valli solitarie, dove la natura sfoggia tesori di arcana bellezza, fu per me insolitamente solenne e commovente.
Altri due battesimi mi rimanevano da amministrare in una lontana abitazione d'un pastore presso la Sierra de los Baguales; però i fiumi enormemente ingrossati per lo scioglimento delle nevi non me lo permisero e con rincrescimento dovetti prendere la via del ritorno.
Giunto a Cerro Castillo lasciai il cammino che conduce ad Ultima Esperanza, seguito nell'andata giorni addietro; e mi diressi alle Fonti del Coile ad una sessantina di km. più all'oriente, in direzione dell'Atlantico, dove l'amministratore di quella fattoria, il sig. Dik, protestante, unitosi da un anno in matrimonio con una italiana, cattolica, mi aveva fatto avvisare con preghiera che mi recassi colà per battezzare un bambino e legittimare il loro matrimonio con il rito di N. S. Chiesa.
Dal Coile, per cortesia del medesimo signor Dik, potei seguire il viaggio in vettura fino al Pueblo Ness, formato da un hòtel e da due o tre casette, presso cui viene ad innestarsi il gran stradale che scende dal Lago Argentino e conduce a Gallegos, percorso due volte alla settimana dalle automobili-postali.
Dopo due giorni d'attesa giunse l'automobilecorriere, ed in sole quattro ore di vertiginosa corsa attraverso la Pampa senza limiti, percorremmo i 250 km. che ci separavano da Gallegos, e che pochi anni addietro, quando non erano ancor in uso le automobili, richiedevano più giornate di duro galoppo.
A Gallegos passai alcuni giorni con i cari confratelli della nostra Casa, finchè, giunto un vapore della costa, m'imbarcai alla volta di Punta Arenas, giungendovi felicemente alla metà di gennaio dell'anno in corso.
Giova sperare che nel prossimo estate si possa definitivamente provvedere al benessere spirituale delle menzionate popolazioni, ora entrate sotto le cure e lo zelo del primo Vicario Apostolico di Magellano, Mons. Abramo Aguilera.
Mi benedica, sig. D. Albera, e mi creda suo
aff.mo figlio in G. M.
SAC. ALBERTO M. DE AGOSTINI Missionario Salesiano.
Il Comitato delle Provincie Piemontesi per l'assistenza ai lavoratori mutilati in guerra ha istituito, sotto l'egida di alte personalità del commercio, dell'industria e della finanza, nonché di ragguardevoli sodalizi, di Torino e del Piemonte, un UFFICIO DI COLLOCAMENTO per tutti i militari (ufficiali, graduati, soldati), mutilati o storpi, che cercano occupazione, anche se non passati in una Casa di rieducazione professionale.
L'UFFICIO DI COLLOCAMENTO è posto in Torino, via Rosmini, n. 6; gli interessati vi si possono rivolgere per lettera ed anche ricevere è dare schiarimenti a voce, in tutti i giorni non festivi, dalle ore io alle 11,30.
L'opera dell'UFFICIO DI COLLOCAMENTO a favore degli Invalidi di Guerra è totalmente gratuita.
NEL SANTUARIO Il 24 di ogni mese, si ripetono, mattino e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino, ha luogo la messa della Comunione Generale, seguita dalla Benedizione col SS. Sacramento: alla sera si compie in forma solenne l'adorazione pubblica innanzi al SS. Sacramento.
Vogliano i benemeriti Cooperatori e le pie Cooperatrici unirsi sempre in ispirito a queste sacre funzioni mensili, le quali hanno due fini principali: pregare secondo le intenzioni del Santo Padre e affrettare il ristabilimento della pace fra le nazioni.
Ogni sera
alla benedizione col SS. Sacramento si continua sempre a far pubbliche preghiere per la pace. Il Signore nella sua infinita clemenza, per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice, le esaudisca a sollievo di tutti i popoli della terra.
GRAZIE E FAVORI (*)
Evviva Maria Ausiliatrice.
Che la Celeste Regina del Cielo e della terra Maria SS. Ausiliatrice sia sempre amata, benedetta e ringraziata!
Un giorno della novena preparatoria alla sua festa, mi trovavo coli alcuni compagni d'armi in un piccolo baracchino, fino a quel dì considerato come luogo sicurissimo per la sua posizione. Dopo una mezz'ora di soggiorno in quel luogo, sento come un'ispirazione di andarmene; e uscii di fatto come se una forza soprannaturale mi costringesse a partire. Io mi allontanai da quel luogo, malgrado le istanze e le preghiere dei compagni di rimanere.
Non mi ero ancora allontanato più di 300 metri che, sentendo lo scoppio di un proiettile, volsi naturalmente lo sguardo indietro, ed oh dolore! un obice era caduto sul baracchino, uccidendo due compagni e lasciando il terzo così gravemente ferito che spirava dopo un quarto d'ora.
Là vicino v'era un altro piccolo baracchino, nel quale prendeva riposo un Salesiano di D. Bosco, mio amico. Pel contraccolpo anche il suo ricovero fu tutto sfasciato, la lamiera saltò in aria ed i sacchetti di terra furono spostati, ed egli restò sano e salvo e ne è riconoscentissimo a Maria Ausiliatrice.
Appena ci fu dato d'incontrarci, sciogliemmo un inno di lode alla cara Madonna di Don Bosco promettendo:
I) di non usai lasciar passare un giorno senza dire il Rosario in suo onore;
II) di fare pubblicare questa segnalatissima grazia nel Bollettino Salesiano;
III) d'inviare un'offerta al suo Santuario.
Certo che i pericoli non sono ancora finiti, e finchè non sarà finita la guerra noi saremo sempre esposti ad essi, ma la nostra confidenza sarà sempre più grande in Colei, che è nostro scudo e nostra corazza.
Oh! se tutti i soldati conoscessero la bontà, la potenza e la materna protezione di Maria, non pronunzierebbero più bestemmie, nè canzoni indecenti, ma lodi e cantici a Colei che è nostra Madre e Ausiliatrice.
Zona di guerra, 30 giugno 1917.
GIUSEPPE REGONESE.
NB. - I soldati Albergucci e Bercia proclamano ed esaltano anch'essi la bontà e la potenza di Maria Ausiliatrice, e riconoscenti mandano al suo Santuari lire 5 ciascuno.
BERTIoLo. - 17-vII-1917. - Da parecchia tempo la mia amata sposa soffriva un po' di mal di cuore, e la sera del 14 del corrente mese la colse tanto forte che si credeva perduta ogni speranza. Da un momento all'altro si temeva che morisse.
Chiamato il sacerdote le ministrò gli ultimi Sacramenti, e il dottore attestò di non avere mai veduto una crisi simile per mal di cuore. S'immagini il dolore mio, della figlia e della nuora che circondavano il suo capezzale. S'implorò grazia alla Vergine Ausiliatrice, supplicandola specialmente per i due figli che si trovano alla fronte, che non dovessimo dar loro sì straziante annunzio. Migliorò istantaneamente, e il giorno 18 cominciò, ad alzarsi.
Alla celeste Ausiliatrice eterna riconoscenza, e l'offerta promessa di L. 20.
FRANCESCO VILOTTI e famiglia.
S. LUSsURGIU. - 2o-VI-1917. - Siano rese grazie alla potente Vergine Ausiliatrice. Da più lunghi mesi ero addoloratissima per l'incertezza sulla sorte di mio figlio dichiarato disperso, e, da alcuni caduto in combattimento. Mi rivolsi con tutto l'ardore del cuore alla Vergine Ausiliatrice, promettendole un'offerta per il suo Santuario e di pubblicare la grazia sul Bollettino, se mi confortava con qualche notizia. Proprio nel mese a lei consacrato fui esaudita; seppi che si trovava prigioniero.
Riconoscente alla Vergine Ausiliatrice mantengo la promessa, inviando l'offerta di L. 10.
P. G. A.
GRIGNASCO. - 7-VII-1917. - La domenica 29 aprile u. s., festa del Patrocinio di S. Giuseppe, fui chiamata d'urgenza a vedere la cara piccina di due anni Adriana Simendingo, la quale, colta da polmonite acuta, trovavasi in pericolo di vita, come constatò il dottor curante, uscito poco prima chiedendo un consulto.
Mentre la comunità, radunata in cappella, pregava la cara Ausiliatrice, mi recai frettolosa dal caro angioletto che trovai molto sofferente. Stavo rivolgendo una parola di conforto agli angosciati genitori, quando mi sovvenni che la cara piccina, da sana, vedeva sempre con gioia la statua della Madonna. Presi una piccola statuetta dell'Ausiliatrice ed anche in quel momento, che pareva inutile ogni prova, gliela porsi sulle labbra e subito la baciò teneramente, mentre quel volto subiva una trasformazione angelica. Riprese il dolce sorriso perduto da qualche giorno, e, con una forza che non era sua, esclama: Cala Madonnina! Fu per i circostanti un momento di consolante emozione che ci strappò lagrime di gioia, e apri il cuore alle più liete speranze.
Suonavano le dodici del mezzogiorno, e mentre si attendeva il consulto, c'inginocchiammo tutti a fare una preghiera alla cara Ausiliatrice con l'animo sereno e tranquillo. I medici vennero, e non si ebbe più l'angoscia di qualche ora prima, perchè l'Ausiliatrice ci aveva esaudite. La piccina continua ad essere in piena salute, ed i genitori con la sorella Moranda, sinceramente riconoscenti, m'incaricarono di rendere pubblica la grazia, inviando un'offerta in ringraziamento, mentre invocano dalla cara Madonna del Ven. D. Bosco, continua protezione su tutta la famiglia.
Una Figlia di Maria Ausiliatrice del Convitto Filatura.
TRINO VERCELLESE. - 24-VI.-1917, - A Te, o Vergine Ausiliatrice, o Vergine cara di Don Bosco, la mia offerta di L. 5 e il ringraziamento per la tua potente protezione. Continua ognora a proteggermi; toglimi dall'ambascia che mi opprime.
N. N.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, per l'erigendo Santuario dei Becchi, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:
A) Accornero M. Agnanno F. Agosti A. Albenga G. Albergucci. Albrito M. Ambrosiani C. Ancilotti R. Aprosio E. Artisi G.
B) Bacchetta A. n. Prandina. Balbiani M. Balbo M. n. Centorno. Baldi M. Balsato C . Barbati C. Barbero M. Barbiellini L. Barberi E. Barbieri T. Baresani M. n. Mazotti. Barone T. Basaluzzo M. Bassi D. Battistoni P. n. Carrara. Beccaris M. Bernardi P. Bernardini N. Bertola F. Bertone G. Berzacola M. Béthoz S. Biscottini B. Bisi M. n. Gira. Bisio G. B. Boarino O. Bono M. Bonello M. Borello D. Boi L. n. Congiu. Bordino R. Bottamin G. Branzanti P. ed E. Brugnini L. n. Mazzoni. Bubani G. Butti M. n. Manzoni.
C) Cairo D. Calciati G. Callegaris L. Cambiaso F. Campredelli. Candusso I. Cane T. Cannonero L. Caratti L. Carcano M. Carena E. Carniel A. Caroni L.. Carozzo C. Carpinella A. Caruso G. Casaione G. Cassano E. Cassetta E. n. Pavia. Cassini P. Castagna G. Castiglione A. Casu E. Catania C. Cavagnet R. v. Pacitique. Cavigliolio F. ed A. Cecchetto P. Chiodi M. Ciaccheri M. v. Bellauti. Cittadino M. Cornelli L. Compostella P. Coniugi Colombo. Contanis G. Corbetta L. Cossentino d. V. Costa D. e G. Cravero S. Crotti C. n. Maffeis. Croci G.
D) D'Oro C. v. Patrignani. De Laude M. Deledda L. De Lorenzi G. Delpiano M. De Martin G. B. Depaoli C. De Zotti E. Di Naro S. Duclair R.
F) Famiglia Cuppi. Fam. Donato. Fantin M. n. Tomè. Fedolfi G. Ferrari F. Ferrario G. Ferrero G. Ferro. Ferron T. Flora M. n. Cane; ani. Foresto C. Forlano M. v. Dedé. Forni A. m. Guenzani. Frajale P. Frascotti d. P. F.lli Boano. Frestra Al. Fu onagalli A.
G) Gabrielli I. Galeasso G M. ed L. Gallo F. Garnero D. Garbolo M. Gasparini M. Ghiola M. Giacobbe O. Giacopini A. Gianferrari d. A. Giani E. n. Rossi. Giardini. Gili D. Giorio R. Giuliano E. n. Candolini. Givone B. Grasso M. Graziano P. Griglio M. Guadagni A. Guardalba D. Guarinoni B. n. Scolari. Guarnon B. Guastavino A. ed S. Guerin G Gunetti G. n. Moglia.
I) Invernizzi P.
L) Legnaro E. Leidi M. Leoncini d. L. Lotto M.
M) Maccaluso A e C. Maccario A. Maiorana A. Majolo B. Malaguti T. Mancini M. Mangarelli M. Mantelli M. in Garlarino. Marchetti T. n. Riccardi. Marchisio C. ed M. Marocco avv. P. Marostica A. Marrano G. Marras V. Martini T. Masemiglia T. Masi E. Masotti M. Massara G. Masserano C. Mathamel V. Mazzocchi G. Mazzola d. G. Meccli C. Meirano B. Meloni R. Menegolo N. Menghini E. Meolia M. Mezzan C. Miceli C. Micheletti A. A. Migliasso A. Milesi Ferretti e. F. Mione R. Missaglia A. Modica C. Molino L. Morrastra C. n. La Pergola. Moritini A. Morandi M. Morchio T. Morello T. Moroterio E. Morra A. Musso M.
N) Nebulani R. Negri C. Nervegna L.
O) Obert G. A. Olezza M. Orrù R.
P) Palleschi C. Papero A. Pasquero B. Pastore A. Paviato E. n. Salvagnini. Pavignano M. Permisi T. Perruchon G. Pertusati B. n. Pallestrini. Pessina d. F. Piazza L. Piccione V. Pie persone. Piglutti G. Pividori G. Pirovano A. Pozzo F. n. Cartaro. Prestianni V. Provera L.
Q) Quinsod A.
R) Racca M. Radice M. n. Fossati. Rama G. Reboulaz Antonietta. Recagni L. Recardino D. Reggio M. A. n. Provenzano. Reginato A. Revelli A. e G. Riccabone P. Ricchini G. Riglietti A. Rigoglio G. Rinaldi A. e C. Rodi N. Roella A. Rossi P. Rossi d. P. Rosso F. Ruella D. Buggeri C. Ruzzeddu.
S) Salghetti Drioli M. v. Bruschi. Sarigo G. Sarteur N. Savinelli G. Scapino G. Schiavi N. Senis F. Simondi E. Sini G. v. Pettorru. Sinigalia I. Sola A. Soldato. Sopracasa G. Sorelle Borselli. Spadaro G. Spagnoli A. Sposi Veneto. Stella A. n. Gandolfi.
T) Taberna B. Tamburino G. n. Capuana. Tarasco D. Tasta A. Tentori E. Tesio R. Tifino M. Todde A. r-i. Puddu. Tognarelli E. Tommaselli d. E. Toppino D. Tropea A. Tusa G n. Consentino.
V) Valente NI. Valle E. n. Repelli. Vallenzasca E. Vailory d. M. Valva e. E. Vannini G. Venerus P. Ventoruzzo A. Versaci T. n. Loreto. Vettori E. E. Vezzoli A, Villa L. Vimercati E. Virginia C. Visini P. Vitali A. v. Mora. Volta T. v. Forzani. Viullermes M.
Z) Zammaicotti G. Zanotti T. Zinozzi G. G. Zoccola F. Zublena G. Zucchiatti E. n. Bacchetti. Zucchiatti V.
Nello svolgere questa rubrica, torniamo a protestare solennemente che non intendiamo contravvenire in nessun modo alle disposizioni pontificie in proposito, non volendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita una semplice testimonianza umana, né prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio di D. Bosco - ci gloriamo di essere ubbidientissimi figli.
Il 10 febbraio 1917 la mia consorte Teresa Fabrini, affetta da una forma gravissima di meningite cerebro-spinale veniva accolta nel Lazzaretto Municipale di S. Egidio. In questo frattempo io sottoscritto ero degente all'Ospedale della Consolazione per un'operazione chirurgica e solo un mese dopo potei recarmi al Lazzaretto. Per misure igieniche non mi fu permesso rivedere la mia cara interma, ma le notizie che ebbi di essa, furono veramente disperate. Per ben due volte, ridotta in uno stato quasi preagonico, aveva lottato con la morte ed ora il male era in una stasi cronica. Il dottore del Lazzaretto, senza ambagi, mi disse di rassegnarmi alla dura sorte di perdere quella donna, e questo me lo asserì in presenza della Rev. Madre Superiora, soggiungendo quasi a conferma: « Solo un miracolo può salvarla ».
Ed io che non potevo assolutamente persuadermi di dover perdere un'esistenza per me tanto preziosa e tanto necessaria per le mie innocenti creature, dissi fra me: Se per salvarla occorre un miracolo, questa volta il miracolo ci sarà! e nel medesimo istante il mio pensiero pieno di fiducia e confidenza corse al caro nostro Don Bosco. Mi procurai subito, per mezzo di un Salesiano una reliquia del Ven. Servo di Dio (alcuni capelli) e la feci mettere dalla Madre Superiora sotto il capezzale dell'inferma. Nello stesso tempo incominciai una fervorosa novena, al termine della quale, nella malata subito si verificò un lievissimo miglioramento.
D'allora in poi il male incominciò inaspettatamente a risolversi, ed un bel giorno il dottore del Lazzaretto, meravigliato egli stesso, mi dovette dire: «Io non riesco a capire ciò che sia avvenuto entro a quel cervello, il fatto è per me nuovo e misterioso; ora anch'io comincio a sperare qualche cosa. »
Il miglioramento continuò sempre a progredire e finalmente il 1° luglio, dopo circa 5 mesi, la cara malata, restituita in buone condizioni di salute e perfettamente sana di mente, usciva dal Lazzaretto. Le infermiere, le suore, la Madre Superiora ed il dottore l'accompagnarono sino alla strada e non credevano ai propri occhi, e non finivano di congratularsi della sua guarigione come di cosa del tutto straordinaria, e ben a ragione, poichè sopra 250 meningitici di forma così grave, curati da quel dottore era quello il primo caso di guarigione.
Pieno di affetto e riconoscenza verso il buon padre Don Bosco, mando questa relazione al Bollettino Salesiano pregando a volerla pubblicare, a maggior gloria di Dio, e ad incremento di fiducia nell'intercessione del Venerabile Servo di Dio.
Roma, 24 luglio 1917.
PERUCCI GIACOMO.
Posso scrivere poco perchè la testa e la vista me lo impediscono, quindi narro schematicamente il fatto.
Il 25 maggio u. s. rientrato in anticipo dalla licenza perchè aveva saputo che il mio reggimento era impegnato in una azione, ho partecipato con la mia Compagnia all'assalto del M... Giunto sulla vetta, una scheggia di granata mi colpì alla testa producendo una grave ferita al cranio. Gettato a terra stordito, appena ripresi i sensi, invocai il Ven. Don Bosco, e fui raccolto, curato in fretta e portato al posto di medicazione, dal quale fui mandato a quest'opedale in stato gravissimo. tanto che si disperò di salvarmi.
Assoggettato a una difficilissima operazione per estrarre dal cervello schegge di granata, di osso, capelli, ecc., fui considerato in pericolo di vita; infatti fui sacramentato e fu avvertita la famiglia delle mie condizioni.
Nell'assopimento della congestione continuava ad invocare il Ven. Don Bosco e lentamente cominciai a star meglio, finchè il 10 u. s. fui dichiarato fuori pericolo e il miglioramento continua. Grato al Ven. Don Bosco, sciolgo a Lui il mio pubblico ringraziamento.
Ospedale da campo 022, 21 giugno 1917.
Tenente VENANZIO GABRIOTTI, del 43° Regg. Fanteria.
Da circa 15 giorni m'erano sopravvenuti dolori. alle membra ed in tutta la persona, per cui, impossibilitata a disimpegnare le faccende domestiche, dovetti tenere il letto. Tutto quello che in simili circostanze vien suggerito dall'affezione dei nostri cari, e ciò che l'arte medica suol prescrivere, fu adoperato. Nonchè guarire o diminuire le mie sofferenze, fui ridotta in condizioni da inquietare seriamente i miei di casa circa la mia guarigione; ed oltre all'aumento dei miei dolori, ero divenuta come paralizzata nei miei movimenti. Allo sforzo della volontà, anche solo per alzare un braccio o muovere la mano, non corrispondeva il movimento. In tale doloroso e deplorevole stato mi trovavo ancora la mattina del giovedì Santo, quando una buona mia vicina (che in tutto questo tempo mi circondò di cure caritatevoli) molto devota di Maria SS. Ausiliatrice, ammiratrice e affezionata per ciò stesso al Ven. Don Bosco, ispirata certo da Dio, ebbe l'idea di mettere sotto il mio guanciale l'immagine del caro Don Bosco. All'istante cominciai a muovere le mani e le braccia con sua e mia meraviglia. Colle lagrime agli occhi, dissi esser quello un miracolo dì Don Bosco. Presi io stessa la sua imagine e la baciai ripetutamente promettendo che, alla prima occasione, avrei inviato un'offerta per le sue opere a Torino, in ringraziamento. Don Bosco gradì il mio pensiero, ed ecco come. La mia buona vicina tutta giuliva della prova della potenza del caro Don Bosco, m'incoraggiò ad aver fiducia in lui, e mi disse: «Vedrà che al suono delle campane del Sabato Santo, al Gloria, lei si alzerà n.
Incredibile se ciò non si fosse avverato a puntino. Mi alzai difatti senza bisogno che alcuno mi aiutasse a vestirmi. I dolori erano già scemati sensibilmente nell'intervallo; e non ne sentii, neppure l'ombra, come si dice, in tutto quel giorno che rimasi alzata. Fino ad oggi mi rimase solo debolezza che giorno per giorno va scomparendo. Talvolta non posso credere a me stessa (e chi mi vide e mi vede è nella stessa meraviglia) che, dopo aver preso invano tanti .rimedi sotto l'impero di un'artrite dolorosissima e che prevedevasi dovesse durare per un bel pezzo, tutto sia sparito in men di due giorni, e proprio dal momento che l'immagine del Venerabile fu messa sotto il mio guanciale.
Sarei lieta che questo fatto, che non esito a chiamare miracoloso, venisse a conoscenza di altri, perchè provino anch'essi la potenza del caro Ven. D. Bosco.
Spezia, 1° maggio 1917.
PRIMIZIA PICONE.
Da oltre due anni ero in grande afflizione perchè mia moglie soffriva di soventi accessi nervosi così forti da toglierle l'uso delle facoltà mentali, e perfino dei sensi, talchè era gravemente impedita di attendere alle cure della famiglia e invano aveva ormai sperimentato tutti i rimedii della scienza medica.
Or soli circa tre mesi il fratello sacerdote, interessandosi del mio fastidio, mi consigliava a ricorrere all'intercessione del Venerabile Don Bosco. D'accordo colla moglie cominciammo subito con tutta fiducia una novena al Venerabile, affinchè ci ottenesse da Maria Ausiliatrice la grazia che la poverina fosse liberata da quelle molestie.
A gloria del Ven. Servo di Dio dichiaro di essere stato esaudito perchè la povera moglie da quel giorno non andò più soggetta a quei disturbi, ed invio lire dieci promesse pel Santuario dei Becchi, sicuro che il Venerabile vorrà. continuarci la sua valida protezione, mentre prometto di dimostrargli la mia riconoscenza per tutta la vita.
Bonvicino, 18 luglio 1917.
REvELLI GIACOMO.
Grazie, o Venerabile Don Bosco, della paterna assistenza costantemente accordatami, delle grazie ottenutemi; continua, o Padre dei poveri, la tua paterna e misericordiosa opera. Non è questa l'ultima riconoscenza; ben altra ancora ne tengo riservata al tuo discepolo, e nostro compatriota Domenico Savio. Sarà gloria d'entrambi, e son certo che tu ne gioirai, perchè il bene fatto agli orfani grandemente glorifica Iddio nei suoi Santi.
Accetta l'umile presente offerta, quale preghiera e quale caparra di nuove grazie, di nuovi benedizioni, specialmente per quella che Tu sai.
Riva di Chieri, luglio 1917.
Una Cooperatrice.
La mia cara Ausiliatrice ha voluto riservata la grazia tutta pel suo Servo Don Bosco. Era circa quattro mesi che quotidianamente facevo la novena unita ai miei figliuoletti, e, cosa per me strana, non avendo ricevuto per intiero quella grazia a lite tanto cara, essendo in altre circostanze stata esaudita, avevo perduta quasi ogni speranza. Finalmente mi capitò fra le mani il Bollettino Salesiano (essendo mio marito ascritto fra i Cooperatori) e vi lessi che molte persone ottennero grazie per mezzo di Don Bosco. Così feci anch'io. Mi rivolsi a lui con fiducia recitando diversi Gloria in suo onore; e fui pienamente esaudita. Ora compio la mia promessa inviando L. 30 per le Opere del Venerabile, supplicandolo che voglia mantenermi sempre la sua valida protezione presso Dio e Maria SS. Ausiliatrice.
Treviso, 27 marzo 1917.
DE' ZULIANI IN CALLEGARI.
Raccomandatami vivamente al Ven. Don Bosco in una desolante circostanza della mia famiglia, ottenni la grazia sospirata e colla grazia tornò la vita nella casa. Riconoscente offro la tenue offerta di L. 1oo per l'Opera del Ven. Padre, invocando dal Cielo una speciale sua benedizione sulla mia famiglia.
S. Giorgio di Livenza (Venezia), 14-2-1917. N. N.
Quando lessi le numerose grazie che il Ven. Don Bosco ottiene ai suoi devoti, non voleva credere: ma essendo malato e non trovando modo di guarire, m'animai a sperare in lui e lo pregai. E son guarito quasi istantaneamente! Promisi di pubblicare la grazia e lo faccio ora, dicendo a tutti che è, proprio Don Bosco che mi ha guarito !
Dalla Zona di Guerra, 5 febbraio 1917. ANTONIO MARSONI.
Essendo stato colpito da grave malattia ricorsi all'intercessione del Venerabile Don Bosco e ottenni completa guarigione. Riconoscente mi recai a far le mie divozioni al Santuario di Maria Ausiliatrice, offrendo L. 1oo per la Beatificazione del Venerabile.
Torino, 19 marzo 1917.
LUIGI ACTIS di Rodallo.
A CASTELNUOVO D'ASTI
Rose e Gigli.
Due ragazze di Pontestura offrono ciascuna L. 1 per la chiesa dei Becchi affnchè Maria Ausiliatrice le benedica con i loro cari.
Gonella Costantino e la sorella Emilia, ambedue di Pontestura, offrono L. 1,5o pel nuovo Santuario dei Becchi, affinché Maria Ausiliatrice salvi il babbo che trovasi in zona di guerra.
Luigi Prospero di Trofarello offre L. 2 per la Chiesa dei Becchi, fiducioso che la Vergine Ausiliatrice e il Ven. Don Bosco conservino sempre innocente il suo cuore e proteggano i suoi cari.
La bambina Esterina De Bettin di S. Nicolò Comelico invia L. 2 per la Chiesa dei Becchi, affinchè Maria SS. Ausiliatrice la benedica con tutta la famiglia.
Motta Giuseppa di Cardè, L. 5, riconoscente a Maria Ausiliatrice che le ha protetto il figlio.
Sono L. 9,5o raccolte tra cinquantotto fanciulle dell'Oratorio di Testona, le quali, memori che il nuovo Santuario si sta erigendo ai Becchi dove per la prima volta Domenico Savio s'incontrò con Don Bosco, a meritare la protezione di Maria Ausiliatrice sulle loro famiglie e sui cari combattenti, promettono d'imitare l'angelico giovane nell'amore a Gesù Sacramentato e nel fermo proposito di voler piuttosto la morte, che il peccato. --- Natalina Cantone.
Non ancora cinquenne, nel più bel giorno della mia vita, ringrazio Gesù Sacramentato della sua prima unione coll'anima mia, offrendo L. 10 pel nuovo Santuario dei Becchi. -- Mariuccia Cantone.
Mamme e insegnanti devote..
Caterina Oglietti in Reviglione, di Borgomanero, invocando la protezione della Vergine Ausiliatrice per la guarigione della mamma e perchè protegga sempre i suoi cari, invia L. 10 per il nuovo Santuario dei Becchi.
Altre pie persone di Borgomasino, offrono L. 1 per l'erigendo Santuario, invocando l'aiuto della celeste Regina.
N. N. di Mirabello Monferrato ex-allieva figlia di M. A., offre riconoscente il tenue obolo di L. 2, parchi la Madonna di Don Bosco protegga la sua famiglia, specialmente il marito che trovasi al fronte.
L'ex-allieva Maddalena Baldi di Mirabello Monferrato, manda all'Ausiliatrice dei Becchi L. 2 affinchè la benedica e le conservi i fratelli.
N. N. di Moncrivello invia L. 2 parchi la Vergine Ausiliatrice le riconduca sani e salvi i fratelli dalla guerra.
Rosa Rizzo d'Orsara Bormida manda L. 5 a nome della sua cara Pasqualina, perchè la Vergine
Ausiliatrice la faccia crescere buona e affretti il giorno della pace.
I coniugi Giuseppe ed Emma Butta inviano la piccola offerta di L. 3 per il tempio votivo dei Becchi, pregando la Vergine Ausiliatrice perché faccia crescere buoni e nel santo timor di Dio i loro cari bambini Silvio e Maria.
Preci e ringraziamenti.
Rosa Fanari di Guspini offre L. 2 Per l'erigenda Chiesa di Maria Ausiliatrice in ringraziamento alla Celeste Madre per grazie ricevute.
Peppina Lena di Guspini offre L. 1 per la Chiesa dei Becchi, grata alla Celeste Regina che la salvò da certa disgrazia nel rovinare del tetto della propria camera.
Onorina Riccardi di Chiusa S. Michele offre L. 5 Per la Chiesa dei Becchi per grazia ricevuta.
I bimbi Gilberto, Renato, Brema e Maria Floris di Guspini offrono L. 1,5o per l'erigenda Chiesa dei Becchi, implorando dalla Celeste Ausiliatrice la protezione materna sul babbo che trovasi in guerra.
La famiglia Marchisio invia L. 6 per la Chiesa dei Becchi per impegnare Maria Ausiliatrice a benedirla.
La Direttrice dell'Oratorio « D. Rua » di Mirabello Monferrato, a nome di parecchi Cooperatori, manda L. 5 Pel Santuario dei Becchi perchè la potente Ausiliatrice benedica tutta l'Unione dei Cooperatori Salesiani Mirabellesi.
Carola G. di Alba acclude L. 3 quale offerta per la chiesa votiva dei Becchi per ottenere felice esito negli esami.
Colomba Rota in Provera, Cooperatrice Salesiana di Mirabello Monferrato, già più volte visibilmente protetta da Maria SS. Ausiliatrire, offre pel suo Santuario dei Becchi L. 5o affinché l'Ausiliatrice e il Ven. D. Bosco le continuino la loro potente protezione.
La famiglia Siri di Cogno invia la tenue offerta per la Chiesa dei Becchi, avendo ottenuto una grazia particolare da Maria Ausiliatrice.
Maria Vecchi, educanda del Collegio di Maria Ausiliatrice a Todi, invia L. 5 pel Santuario dei Becchi, grata pel buon esito degli esami che ascrive alla materna protezione di tanta Protettrice.
La signorina Taraglio Camilla offre L, 5 pel Santuario dei Becchi in riconoscenza al Ven. Don Bosco per una grazia che consolò molto la famiglia.
Il bambino Michele Doglioli di Castellanza manda L. 2 Pel Santuario di Maria Ausiliatrice ai Becchi per ottenere la guarigione della mamma ammalata da otto mesi.
Luigina Rotondi dell'Istituto S. Gaetano a Lugo di Romagna, manda L. 5, riconoscente a Domenico
Savio per essere stata ,protetta in modo speciale nei suoi studi ed esami.
Catterina Viglianco, del Cotonificio Mazzonis di Torre Pellice, offre L. 3 pel Santuario dei Becchi per grazia ottenuta da Maria SS. Ausiliatrice.
Una pia persona di Pontestura manda L. 5 per la Chiesa dei Becchi affinchè Maria Ausiliatrice le sia conforto ed aiuto in tutti i suoi bisogni.
Adelaide Castagno, raccomandandosi alla Vergine Ausiliatrice, offre L. 1 per la Chiesina dei Becchi.
La famiglia Bellucci di Verucchio offre L. 5 per grazia ottenuta da Maria Ausiliatrice, risparmiando una dolorosa operazione alla loro figlia Prassede.
Una devota di Maria SS. Ausiliatrice invia L. 4 per ottenere grazie e lavori.
Fortunata Dessi di Guspini, grata a Maria Ausiliatrice per lavori ricevuti, invia una tenue offerta al suo Santuario dei Becchi.
O Venerabile D. Bosco, che una speciale benedizione di Maria Ausiliatrice mi conceda quelle grazie che mi stanno tanto a cuore nell'ordine spirituale e temporale! Essa sia sempre sopra di me, ed i singoli membri della mia famiglia ! Possano i figli miei crescere ognora a maggior gloria di Dio ! - N. N. L. 1oo.
Il Soldato N. N. di Castelnuovo d'Asti, con filiale tenerezza e devote speranze, L. 5.
L. Pessina di Villa Ravero L. 1,5o per grazia ricevuta da Maria Ausiliatrice.
Perazzoli Gina d'Isola Rizza (Verona) perchè Maria Ausiliatrice accolga le sue suppliche, L. 5.
A. e C. di Castelnuovo d'Asti, offrono L. 5 pregando e sperando.
Belvisi Gaetana di Pantelleria, per ottenere la guarigione da lunga malattia, devotamente, L. 10.
Saccheri Dott. Tommaso di Savona manda L. 10 pel nuovo Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, in riconoscenza della prodigiosa guarigione concessa alla moglie.
Comitini Suor Teresa, Figlia di Maria Ausiliatrice, a Martina Franca, a nome di due persone graziate, L. 15.
M. G. Cooperatrice Salesiana di Torino, L. 15 pregando il Ven. Don Bosco che le ottenga da Maria Ausiliatrice alcune grazie spirituali e temporali.
Pozzuolo Maria di Certosa Ligure offre L. 2 imzioni per sè e le persone a lei care.
Emma Vecellio di Milano, a nome dei suoi nipotini Ugo e Goffredino, mandando L. 3, invoca da Maria Ausiliatrice il sollecito ritorno dell'amato loro babbo.
Giuseppina Bollava ved. Barioglio di Alassio, a nome dei suoi pronipoti Carlino, Giuseppino e Pierino, offre L. 2 affinchè Maria Ausiliatrice li tenga sotto il suo manto.
Teresa Bonora, della borgata Mansi (Piacenza) invia L. 2 a nome dei suoi cinque nipoti, implorando benedizioni e grazie.
Da Schierano inviano L. 1 ciascuno Valeria, Fiorina e Alberto Bertello, L. 2 Carolina Bertello, Visca Pasqualina e Carera Rossino, implorando una benedizione dell'Ausiliatrice.
Da Murialdo, frazione di Castelnuovo d'Asti, offrono Virone Maria L. 1, e Maria Sala, insegnante, L. 2,5o insieme cogli alunni, afinchè Maria Ausiliatrice li protegga colle loro famiglie.
Da Castelnuovo d'Asti Rina Pangella L. 3; N. N. L. S per g. r. e per ottenere altri favori e Zucca Gabriella L. 3, implorando la protezione di Maria Ausiliatrice sopra di sè e di tre fratelli che si trovano al fronte.
A. S. di Bologna per g. r. L. 5.
Alina Germano di Villastellone, per riconoscenza a Maria Ausiliatrice, L. 1.
Rosso Bartolomeo di Buttigliera d'Asti L. 3.
Gioachino Rossi De Gasperis di Roma, per ottenere la proiezione di Maria SS. Ausiliatrice - e del Ven. D. Bosco, L. 10.
Elisa Gianis di Caluso, per g. r., L. 2.
Il soldato Antonio Baldini invia dall'Albania. L. 10, ringraziando e implorando.
L. S. da Bologna L. 5, Pagano Maria fu Domenico di Arena L. 2, .Sena Firmina di Fossano L. 1, implorando benedizioni.
I fratelli Poletti di Borgomasino, perchè la Vergine Ausiliatrice protegga sempre le loro famiglie, mandano L. 10.
G. C. di Torino L. 2, rinnovando alla Vergine Ausiliatrice le suppliche più devote per l'incolumità del fratello, tenente al fronte.
Oratori e Collegi.
Le alunne del Collegio di Maria Ausiliatrice al Vomero (Napoli), offrono L. 15 per la Chiesa votiva dei Becchi, affinchè la Madonna di Don Bosco le benedica colle famiglie e tutto l'Istituto.
Il sac. Don Domenico Ferraris, a nome del Circolo Savio Domenico di Varazze, offre L. 3 con fidenti preghiere.
Le Figlie di Maria di S. Maria a Víco offrono L.. 5, perchè la Madonna Ausiliatrice benedica la loro Pia Unione e le loro famiglie.
Una preghiera.
Facciamo appello alle pie persone che sogliono preparare sacri paramenti e biancheria per le chiese, che vogliano ricordarsi del Tempio Votivo in costruzione a Castelnuovo d'Asti.
Una distinta signora sta già lavorando un artistico drappo per coprire l'altare. Un Collegio di Figlie di Maria Ausiliatrice ha ricamato una splendida pianeta di color bianco per le solennità.
Pel resto manca ancora tutto: paramentali per la messa cantata e le altre sacre funzioni solenni, pianete, piviali, camici, tovaglie, ecc., ecc.
Riguardo alle misure delle tovaglie e del pallio, ecco le dimensioni dell'altare: metri o,9o di altezza, metri 3,15 di lunghezza, e metri o,7o di profondità.
La Madonna Ausiliatrice benedica tutti quelli che provvederanno di sacre suppellettili il suo nuovo Santuario !
La consacrazione di Mons. Aguilera.
Spigoliamo queste notizie da El Mensajero de Maria Auxiliadora di Santiago di Cile.
La solenne cerimonia si compì il 2o maggio, nella Chiesa Salesiana della Gratitud Nacional gremita di Cooperatori e di fedeli. Consacrante fu S. E. Rev.ma Mons. Sebastiano Nicotra: conconsacrante le LL. EE. RR.me Mons. Luigi Izquierdo e Mons. Edoardo Gimper.
Nello stesso giorno ebbe luogo un trattenimento letterario in onore del nuovo Vescovo. Questi tenne il suo primo pontificale il 24 maggio e poco dopo partiva alla volta di Puntarenas.
Auguri di fecondo apostolato!
Trentadue prime comunioni nelle carceri della Capitale dell'Equatore.
Leggiamo nel Bollettino Ecclesiastico di Quito (pag. 323) che ad iniziativa del Salesiano Don Giuseppe Degiovanni, direttore del locale Collegio Don Bosco, e coll'opportuno consenso
del signor Benigno Ayora, direttore del Panòptico, ossia delle Carceri della città, alcuni Salesiani poteron predicare un corso di Esercizi Spirituali ai detenuti, per prepararli alla S. Pasqua.
Il sacro ritiro ebbe luogo dal 16 al 22 aprile con tre prediche quotidiane. Non fu imposto alcun obbligo d'intervento, ma fu lasciata facoltà a tutti di prender parte a tutte le funzioni religiose.
Con qual esito? Il più consolante. L'affluenza fu generale, e generale fu pure il concorso ai SS. Sacramenti. La chiusura ebbe luogo il 22 aprile : e in quel giorno trentanove reclusi, tutti dai 3o ai 5o anni, si accostarono alla Santa Comunione per la Prima volta!
Fu un trionfo dello spirito e sistema educativo di Don Bosco, che riesce così mirabilmente a penetrare nell'intimo dei cuori; fu una grazia insigne di Maria SS. Ausiliatrice, la cui immagine troneggia sorridente nella cappella delle carceri.
Come è bella la nostra Santa Religione, che, sola, riesce ad ottenere coteste riabilitazioni morali, deificando - con la Comunione Eucaristica - tanti infelici che, colpiti dalla giustizia umana, devono forse trascorrere in reclusione tutta la vita!
In omaggio a Domenico Savio.
Molte e solenni sono state le commemorazioni tenutesi quest'anno in onore del giovane Servo di Dio Domenico Savio.
Ricordiamo le due Conferenze temete in aprile a Pisa e a Firenze dal valoroso avv. Antonio Simoni, alla presenza degli Eminentissimi Cardinali Arcivescovi Maffi e Mistràngelo, che aggiunsero parole di profonda ammirazione pel pio alunno di Don Bosco; la Commemorazione letta il 3 giugno a Bologna dall'Em.mo signor Card. Giorgio Gusmini, che fu data alle stampe; quelle tenutesi il 29 aprile a Roma, presente l'Em.mo Card. Cagliero, dal dott. Mario Cingolani e dal cav. Alessandro Cremonesi; quella che ebbe luogo a Palermo, alla presenza dell'Em.mo Card. Lualdi; la Commemorazione detta il 10 giugno dall'Ecc.mo Mons. Domenico Pasi a Ferrara; e altre tenutesi a Varazze, dove sorsero due circoli giovanili intitolati a Domenico Savio, l'uno fra gli alunni del Collegio Civico, l'altro fra i giovanetti dell'Oratorio Festivo; ad Ancona il 25 marzo dal rev.mo signor Can. Prof. Ferdinando Cento di Macerata; in Asti nel teatro della Società Cattolica « Fulgor » dal sac. Stefano Trione, ecc., ecc.
Chi desidera leggere la Commemorazione dell'Em.mo Card. Gusmini o quella dell'avv. Situoni, ne faccia richiesta alla nostra Redazione. Noi intendiamo di darne in seguito un breve riassunto e di pubblicare anche le belle parole dette dagli Em.mi Signori Cardinali Maffi, Mistrangelo e Lualdi.
Tra gli orfani di guerra.
CHIERI. - NELL'ISTITUTO S. TERESA. - In questo Istituto è presentemente ricoverato un gruppo di 2o bambine che hanno perduto il babbo sui campi di battaglia.
Da Torino e dai dintorni sono state inviate a Chieri queste povere piccine che si sono trovate prive del loro sostegno e di chi pensasse alla loro educazione e al loro avvenire.
« Le abbiamo voluto visitare - scrive il Cronista del Faro. - La Rev.da Direttrice dell'Istituto ce le presentò, indicandoci i loro nomi, l'età, la provenienza, accennandoci ai casi più dolorosi di alcune di esse.
»Quanta pietà desta nel cuore la vista di quelle orfanelle! Ce n'è qualcuna di due anni appena, la più grandicella tocca i dodici anni di età.
» In quell'ambiente esse si sentono come rinate alle dolcezze della vita. La gioia brilla nei loro occhi, ed hanno nella parola vivace, propria della infanzia, tenere espressioni di riconoscenza.
» Iddio vi benedica, povere e care figliuole!
» La carità cittadina non potrà non pensare ad esse e verrà in aiuto delle ottime Suore perchè possano compiere una missione così santa e circondare l'esistenza di queste creature, affidate alla loro sapiente arte educatrice, di tutte le cure e di tutte le soavità cui dà loro una specie di diritto la stessa sventura ».
NEGLI ISTITUTI DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
S. PAULO (BRASILE). - PEL xxv° DELL'ENTRATA DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICI, NEL BRASILE. - I festeggiamenti ebbero principio a San Paolo, il 2 giugno, colla benedizione di una nuova Cappella dedicata a Maria Ausiliatrice. Compì il sacro rito Mons. Duarte Leopoldo, Arcivescovo Metropolitano. Il 3 giugno, domenica, si svolsero funzioni solenni. Il 4 si fecero devoti suffragi per i benefattori defunti. L'Arcivescovo ebbe parole di alto elogio per l'opera svolta dalle Figlie di Maria Ausiliatrice in tutto il Brasile, specialmente nell'Archidiocesi di S. Paolo.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice entravano in Brasile nel 1892, in numero di dodici, e fondavano la loro prima Casa in Guaratinquetà (Collegio N. S. del Carmine) a richiesta dell'insigne Cooperatore Salesiano Mons. João Filippo; e la seconda Casa in Lorena (Esternato Maria Ausiliatrice), sotto gli auspici del signor Conte Moreira Lima.
Oggi, grazie alla generosità di egregi benefattori, contano in Brasile, oltre le due suddette, le seguenti case: S. Paolo-Ypiranga : Asilo Maria Ausiliatrice (1894); - Araras: Collegio Maria Ausiliatrice (1895); -- Ouro Preto:,Ospedale (1896); - Ponte Nova: Scuola Normale Maria Ausiliatrice (1896); - Guaratinguetà: Ospedale (1900); - Lorena : Ospedale (1902) -Ponte Nova: Ospedale (1904); - Batataes: Collegio Maria Ausiliatrice (1904); - Cachoeira do Campo: Collegio Maria Ausiliatrice (19o4); - Ribeirão Preto: Ospedale (19o5); - S. Paolo: Collegio S. Agnese (1907); - Nictheroy: Esternato S. Teresa (1909); -Nictheroy: Oratorio Festivo M. Ausiliatrice (1911); - Batataes: Ospedale (1912); - Guaratinguetà: Asilo di mendicità (1916).
Così, le Figlie di Maria Ausiliatrice contano nel Brasile 17 case ; e 6 di esse sono ospedali, di cui hanno l'assistenza e la direzione.
Dall'Italia.
ALESSANDRIA - GIOVANI CHE SI FANNO ONORE - « Quest'anno - scrive L'Ordine del 27 luglio - le due medaglie d'oro che sono in pallio pei licenziandi dell'Istituto Tecnico furono conseguite da due giovani cattolici del Circolo D. Bosco, Salvatore Daniele e Carlo Bulla. Il primo, diciasettenne appena, ebbe la medaglia d'oro destinata dalla Camera di Commercio al miglior licenziato, accompagnata da un diploma che proclama il premiato il più distinto alunno del 4° anno di Istituto. Il secondo si ebbe quella del professore Dott. A. Canevaro, come al miglior licenziato nella sezione agrimensura.
» Lode adunque al Circolo D. Bosco che ha la fortuna di noverare tra i suoi soci i due distinti giovani, e lode ai due premiati che onorano così uno dei migliori nostri circoli ».
Dall'Estero.
BUENOS AIRES. - UNA DATA MEMORANDA per i nostri confratelli di Buenos Aires fu il 24 giugno u. s., compiendosi il quarantennio della visita di Mons. Federico Leone Aneyros, Arcive scovo dì Buenos Aires, all'Oratorio Salesiano di Valdocco. Il ricordo dell'incontro del Ven. Don Bosco con quel santo Arcivescovo e col suo Vicario Mons. Antonio Espinosa (poi suo Successore), suscitò tanto entusiasmo che la commemorazione fu un vero avvenimento. Più di quattromila ginnasti, tutti allievi delle Case Salesiane, divisi in dieci squadre e in dieci battaglioni di esploratori, diedero un gran saggio ginnastico.
Erano presenti il Vice-Presidente della Repubblica, quattro Ministri, il Nunzio Apostolico, il Presidente del Consiglio Nazionale di Educazione, vari Generali ed altri eminenti personaggi. Il Presidente della Repubblica si fece rappresentare dal Colonnello Guzman. Il saggio si svolse in forma inappuntabile sotto la direzione del M. Castagneto. Ammiratissimi il rilievo topografico della Repubblica formato dai ginnasti e il saggio degli esploratori.
La Civiltà Cattolica nel quaderno del 2 giugno nell'articolo - Gli « Esploratori » Cattolici - notava: « A questo proposito, cade opportuno far conoscere l'operato dei Missionari Salesiani dell'Argentina, i quali istituirono, nel 1915, gli « Exploradores de D. Bosco », in modo da non nuocere per nulla allo spirito educativo di pietà solida ed alla frequenza dei loro Oratori giovanili, anzi da renderveli più affezionati e più ferventi nelle opere di zelo promosse dai Salesiani. Infatti, dei sette punti fondamentali dello Statuto degli « Exploradores », il 6° inculca: « da per tutto l'Explorador oratoriano, con la parola, con l'esempio, deve mostrarsi, per la sua fede e buoni costumi, un perfetto giovane cristiano »; e il 7°: «Come alunno o ex-alunno deve conservarsi e manifestarsi sempre affezionato ed addetto all'opera di Don Bosco, prestando l'opera sua come catechista all'Oratorio festivo... nella speranza che dopo potrà anche essere un efficace cooperatore di Don Bosco ed un ottimo missionario della sua opera ».
S. E Mons. Angelo Jara.
Vescovo, prima dì S. Carlos de Ancud, poi di La Serena nel Cile, era il direttore generale dei Cooperatori Salesiani di quella nobile nazione.
Per Don Bosco e per le Opere Salesiane ebbe un affetto vivissimo. Il suo nome resterà perpetuamente legato all'istituto della Gratitud Nacional di Santiago, che deve a lui la sua fondazione.
Oratore eloquente, raccolse copiosi allori e disseminò larga semenza di vita cristiana in America e nella Spagna. Era chiamato il Bossuet Cileno. A Roma è ancor viva la memoria d'una sua orazione in latino, detta nella nostra Chiesa del Sacro
Cuore di Gesù, durante il Concilio Plenario Latino Americano.
Fu più volte a Torino. Conobbe personalmente Don Bosco e Don Rua, pei quali aveva una venerazione profonda. Trovava la sua delizia nel celebrare all'altare di Maria Ausiliatrice.
Pace all'anima sua!
Suor Angiolina Buzzetti.
Economa Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, si spense santamente il 6 luglio u, s. a Torino. Di cuor grande e d'ingegno vivace, fu religiosa umile ed esemplare che rese segnalati servigi all'Istituto, cui aveva dato il nome per amor di perfezione e per l'affetto che la sua famiglia, discendente da due dei primi giovanetti catechizzati da D. Bosco nel 1841, mantenne vivo al Venerabile, anche salendo a distinta agiatezza. E il più operoso affetto per Don Bosco e per l'Opera sua fu in vero la caratteristica della relante religiosa, che, dopo molte opere buone, fece anche il suo purgatorio in questa vita, sopportando eroicamente gli acerbi dolori di rio morbo che la trasse alla tomba. A Lei torni accetto il nostro ricordo nella gloria dei Santi !
Preghiamo anche per questi Cooperatori defunti:
Biasini Ugo - Rancio Valcuvia.
Bisacca Maria Pistono - Rivarolo Canavese. Bisol Fortunato - Caxias (Brasile). Bollati Clara Sobrero - Cavour.
Damiani D. Siro, Prevosto Vicario Foraneo - Mede. Del Frate D. Carlo, Arciprete - Zeme.
Fagnola D. Giacomo, Prev. Vic. Foraneo -- Cossato. Ferraccio Apollonia - Brooklyn N. Y. Ferrara Giacomo - Tornaco. Ferrero Maria - Garessio. Ferrua Domenico - Firenze. Gerardi Angelo - Rodeiro de Ubà (Brasile). Grattino Annunziata - Rancio Valcuvia. Gueazzi Luisa - Sterling (Color). Marinoni Adelchi - Clusone. Menchetti Domenica ved. Bruni - Umbertide. Paporello Carolina - S. Maurizio Canavese. Panni Carmelina - Rancio Valcuvia.
Pellizzeris D. Giuseppe, Prevosto di S. Francesco (Direttore Diocesano) - Vigevano.
Piccardo Giulio Cesare - Voltri. Prefumo Marenco Giacinta - Genova. Priotto Giuseppe fu G. - Buriasco.
Ricardi di Netro Conte Alessandro - Torino. Sottero Giovanni - Alba. Torna Carolina - Rancio Valcuvia. Torna Lucia - Rancio Valcuvia. Turletti Secondina - Torino. Vaccaneo Ricchiardi Giacinta - Alba. Vallet Antonio - Champorcher. Venturin Pietro - Cordovado. Zecchini Paolina - Isorella.
Noi tutti dal canto nostro non cesseremo di invocare le benedizioni del Cielo sopra di Voi, nostri Benefattori, affinchè Dio ricco di grazie vi renda tutti felici nel tempo e nella Beata Eternità SAC. GIOVANNI Bosco.