BS 1920s|1926|Bollettino Salesiano Novembre 1926

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

Anno L.   TORINO - NOVEMBRE 1926   Numero XI.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA COTTOLENGO, N. 32 - TORINO (109)

SOMMARIO: I nostri Morti. - Il Programma del "Bollettino Salesiano." - La solenne chiusura dell'Esposizione Missionaria Salesiana. - Come si può aiutare le Missioni Salesiane. - Ricompense del Cooperatore. - Nozze d'oro Sacerdotali. - San Francesco d'Assisi e i giovani. - Le grazie di Maria Ausiliatrice. - Partenza di Missionari. - Dalle Case Salesiane : Torino - Varazze - Cuorgnè - Palermo - Sampierdarena - Trieste - Castelnuovo d'Asti. - Alle Zelatrici e Cooperatrici Salesiane. - Per l'apostolato del Santo Vangelo. - Libri buoni. - Per la Vita del Cardinal Cagliero. - Salesiani e Cooperatori defunti.

I NOSTRI MORTI.

Don Bosco faceva così.

Quando moriva un giovane, un benefattore o un amico di casa, ordinava tosto preghiere pubbliche, comunione generale, la recita di una terza parte del Rosario, la celebrazione d'un modesto funerale e l'applicazione della messa della Comunità in loro suffragio.

Faceva recitare per il defunto preghiere speciali tutti i giorni, nell'esercizio mensile della Buona Morte, nell'ultimo giorno di carnevale.

La sera di Tutti i Santi il Ven. Don Dosco assisteva in chiesa, in mezzo a' suoi giovani, alla recita del S. Rosario intiero e sovente lo guidava. Il 2 novembre celebrava un Ufficio funebre per tutti i fedeli defunti.

Raccomandava a' suoi giovani l'atto eroico di carità in loro favore.

Occorrendo una festa, in cui si potesse lucrare l'indulgenza plenaria applicabile alle anime del purgatorio, non mancava mai di notarla.

Animava gl'infermi e gli afflitti a soccorrere quelle povere anime con l'offrire per esse a Dio le loro tribolazioni, ed egli offriva le proprie unite a continue preghiere.

Quando qualche giovane o altra persona gli domandavano un buon consiglio in modo generico, Don Bosco soleva dire: «fate una comunione, oppure recitate la terza parte del Rosario, o ascoltate la S. Messa in suffragio di quell'anima del purgatorio alla quale manca solo il merito di quest'opera buona per soddisfare alla divina giustizia e volare in paradiso » .

Queste o altre pratiche di pietà per lo stesso fine Don Bosco consigliava anche non richiesto. (1)

Di qui si comprende come il Servo di Dio prediligeva, nel Signore, i suoi giovani e i suoi benefattori. Egli amava soprattutto le loro anime. Le amava intensamente quaggiù e perciò le seguiva anche oltre la tomba, accompagnandole con la preghiera e il suffragio alla patria celeste.

A che servirebbe coltivare con tanta cura il campo e l'aiuola, se i fiori e i frutti non arrivassero a maturazione? I fiori e i frutti che il Ven. Don Bosco coltivava nel suo giardino e nelle sue aiuole, per offrirli un giorno al Divino Padrone della messe, erano le anime.

» Da mihi animas! »

E voleva, il buon Padre, che un dono così prezioso e caro a Dio non soffrisse ritardi. Voleva che i fiori, colti dalla morte quaggiù, fossero dagli angeli, al più presto, trapiantati Lassù, per l'eterna primavera.

Don Bosco era dolcemente spinto a soccorrere i defunti dall'ardente carità che nutriva per le loro anime, resa ancora più viva dal nobilissimo sentimento della riconoscenza.

Il Servo di Dio era modello incomparabile nella pratica di questa virtù. Educato fin da bambino alla scuola di mamma Margherita, aveva imparato ad apprezzare e a contraccambiare il più piccolo atto di gentilezza o di favore. Si commoveva per qualunque servizietto che gli fosse reso. Se un fanciullo gl'indicava la via, se un servo gli accendeva la lucerna, se un famigliare gli porgeva un bicchier d'acqua era sicuro d'essere ringraziato e ricambiato.

Verso i suoi benefattori, verso coloro che cooperavano allo sviluppo delle sue opere sentiva una gratitudine fraterna, paterna.

Per loro pregava e faceva pregare. Di loro parlava sovente e con trasporto a' suoi giovinetti.

- Vedete - diceva qualche volta con gli occhi pieni di lagrime: - non avevamo più pane e il Signore ha mandato un suo buon angelo a portarcene. -

Don Bosco rispondeva generosamente alla carità con la carità: riceveva per dare: chiedeva per rendere. La sua povera casa (Casa Pinardi) viveva di carità ed era nello stesso tempo fonte di carità.

Il pane che la Provvidenza inviava, trovava pronti gli orfanelli a consumarlo. La dolce, pioggerella della beneficenza cadeva, fecondatrice, sul campicello di Valdocco in cui fioriva in ogni stagione l'albero benedetto della riconoscenza.

Riconoscenza per i vivi, riconoscenza per i morti! Don Bosco faceva così. Seguiamolo!

Ricordiamo con tenero cuore quelli che ieri vivevano con noi:i fratelli.

Novembre, il melanconico mese dei morti, ce li riconduce vivi i nostri cari fratelli morti.

Un giorno ci erano compagni sulla stessa via, nello stesso viaggio; spezzarono con noi il dolce pane della famiglia. E ci hanno lasciati! Hanno chiuso prima di noi la loro buona giornata; ci hanno dato l'addio sorridendo nella speranza d'essere ancora e sempre i nostri fratelli.

Ricordiamoli! E con i fratelli, gli amici: quelli che un giorno hanno condiviso le nostre confidenze, le nostre gioie (le poche gioie che raddolciscono lo spinoso cammino della vita) e le nostre pene. Ci furono guida, sostegno; ci furono angeli consolatori. A loro abbiamo fatto le più sante promesse. Non dimentichiamoli!

Dal cielo velato di tristezza, dalla terra spoglia della sua verde e fresca letizia, dai dolorosi concerti delle campane viene insistente un coro di voci supplicanti, reclamanti i sacri conforti dell'amicizia e della fratellanza in Cristo.

Sono i fratelli, gli amici, i benefattori che ci chiamano per' dirci che non sono morti, per pregarci che siamo vivi...

« Si conservi fra di voi la fraterna carità! » Questo divino grido di S. Paolo ci ricorda, in questi giorni più che mai, che la nostra Famiglia, così grande, deve essere degna del suo Fondatore. Questo santo grido della fratellanza cristiana ci riconduce e unisce con il pensiero e col cuore ai fratelli, agli amici, ai benefattori, ai nostri cari cooperatori chiamati da Dio al giudizio. Chi già gode il premio della sua carità riceverà i fragranti fiori delle nostre preghiere per spargerli in benedizione e suffragio sui fratelli che attendono gli angeli della liberazione.

La carità per le anime che ha spinto il nostro buon Padre a gettare l'Edificio della salvezza: la carità che chiama i figli, gli amici, i benefattori a cooperare per la vita e lo sviluppo di questa santa opera di redenzione, la fraterna carità che ci unisce nel santo ideate della gloria di Dio, del bene del prossimo. che ci anima all'azione e ci conforta nella speranza del premio, la divina carità che unisce cielo e terra, anime e cuori, ci trovi uniti oggi e sempre nello spirito animatore del Padre Comune che ci vuole fratelli in Gesù Cristo e nella vita e nella morte.

(1) Memorie biografiche del Ven. Giovanni Bosco.

IL PROGRAMMA del "Bollettino Salesiano" tracciato fin dai suoi inizi dal Ven. Don Bosco.

Questo nostro Bollettino esporrà:

1) Le cose che i soci o i loro Direttori giudicano di proporre pel bene generale e particolare degli associati, cui seguiranno le norme pratiche pei Cooperatori.

2) I fatti che ai soci riuscirono fruttuosi e che possono servire di esempio. Quindi gli episodi avvenuti, uditi, letti: purchè siano collegati col bene dell'umanità e della religione; le notizie e le lettere dei missionari che lavorano per la fede nell'Asia, nell'Australia e specialmente dei Salesiani, che sono dispersi nell'America del Sud in vicinanza dei selvaggi, è materia per noi opportuna.

3) Comunicazioni, annunzi di cose diverse, opere proposte, libri e massime da propagarsi sono la terza parte del Bollettino.

Rivolgiamo perció calda preghiera ai lettori del Bollettino di voler cooperare in questo magnifico programma voluto da Don Bosco, inviando per la Redazione relazioni, notizie, stampati, giornali, manoscritti che riguardino il movimento Salesiano, avendo soprattutto presente le Missioni, gli Emigrati, la Buona Stampa, le vocazioni allo stato ecclesiastico, il culto di Maria Ausiliatrice.

Il Signore benedica e ricompensi tutti quelli che s'impegneranno di collaborare alla maggior diffusione del Bollettino Salesiano, il quale da 5o anni va compiendo gloriosamente la sua grande missione di bene religioso, morale e sociale.

La solenne chiusura dell'Esposizione Missionaria Salesiana.

Gli ultimi visitatori.

Anche l'ultimo mese, settembre, ha condotto a Valdocco una numerosa folla di visitatori avidi di conoscere e studiare la « mirabile raccolta di documenti e materiali adunata nell'Esposizione Missionaria Salesiana, che ha fatto conoscere agli Italiani tanti aspetti ignorati o mal noti della vita delle popolazioni selvagge d'ogni parte del mondo».

Frequenti, devoti, edificanti i pellegrinaggi che si seguirono, portando nel Santuario dell'Ausiliatrice e nei saloni della Mostra ondate di fede e d'entusiasmo. I buoni torinesi non hanno interrotto neppure un giorno le loro visite a Valdocco, la culla di Don Bosco, l'Opera così cara a tutti i buoni, a coloro specialmente che desiderano di conoscere e promuovere il maggior bene della gioventù.

La bella Esposizione, inaugurata solennemente il 16 maggio con l'intervento di S. A. R. il Principe di Piemonte, delle Autorità civili, militari e religiose, si è solennemente chiusa - dopo aver visto passare nelle sue sale più di 300 mila visitatori - la mattina del 6 ottobre alla presenza di S. A. R. il Duca di Genova con la partecipazione di tutte le Autorità e di una fitta folla d'invitati.

La cerimonia.

Si svolge nel Salone-Teatro dell'Oratorio. Il palcoscenico è occupato da Prelati e da parecchi eccellentissimi Vescovi piemontesi, i quali, dopo aver preso parte alle feste trionfali in onore di S. Francesco d'Assisi, si sono benevolmente degnati di presenziare con l'amatissimo Arcivescovo di Torino, Monsignor Giuseppe Gamba, alla memoranda cerimonia di chiusura dell'Esposizione Missionaria.

La platea del vasto salone è letteralmente occupata da un numeroso e distinto pubblico di amici, ammiratori, benefattori, cooperatori e cooperatrici di Don Bosco.

Le gallerie sono gremite di giovanetti studenti, artigiani e oratoriani della grande Casa Madre.

Alle dieci entra S. A. R. il Duca di Genova accolto dal suono della Marcia Reale e da calorose ovazioni, che si ripetono più volte, mentre il Duca s'avvia, ossequiato dalla massa plaudente, al suo posto d'onore. Prende posta con ai lati il Rev.mo Sig. Don Filippo Rinaldi, Superiore Generale della Società Salesiana e S. E. il generale Etna, Commissario Regio della città. Seguono gli altri illustri personaggi: il Gr. Uff. Anselmi, Presidente della Deputazione Provinciale; S. E. Casoli e Barone Torella della Corte d'Appello;; il vice Commissario prefettizio Comm. Delli Santi; l'On. Bagnasco; il Gr. Uff. Martinengo, Presidente del Tribunale: l'On. Fino; il Conte di San Marzano, rappresentante della R. Prefettura; il colonnello Murari della Corte Bra, rappresentante il Corpo d'Armata e la Divisione militare; il Ten. Colonnello Rubino e Ten. Borgna dei RR. Carabinieri; il Comm. Rinaudo; il prof. comm. Bettazzi; il Gr. Uff. Barberis; il Gen. Rostagno; l'avv. comm. Masera; il Conte e la contessa Rosa di S. Marco; il Conte Cibrario; gli Artisti Ceradini e Michelangelo Monti; il Gr. Uff. De Albertis; il comm. Rassaval; il prof. Rocco Aloj; il comm. Gualco e Gr. Uff. Fubini del Municipio ed altri molti.

Sul palco siedono attorno all'Arcivescovo di Torino Mons. Gamba, gli Eccellentissimi Vescovi: Mons. Pinardi, Vicario della Diocesi; Mons. Perlo, della Consolata; Mons. Del Ponte, Vescovo d'Acqui; Mons. Filipello, Vescovo d'Ivrea; Mons. Calabresi, Vescovo d'Aosta; Mons.. Rossi, Vescovo di Susa; Mons. Milone, Vescovo d'Alessandria; Mons. Pella, Vescovo di Casale; Mons. Bartolomasi, Vescovo di Pinerolo; Mons. Gamberoni, Arcivescovo di Vercelli; Mons. Oberti, Vescovo di Saluzzo; Mons. Ressia, Vescovo di Mondovì, Mons. Garigliano, Vescovo di Biella e parecchi insigni prelati.

La cerimonia s'inizia al canto grandioso del bellissimo Inno Missionario Popolare espressamente composto dal M. Cav. Giuseppe Dogliani e sotto la sua direzione eseguito con slancio ammirabile dalla massa dei giovanetti cantori accompagnati dalla banda musicale.

Subito dopo un allievo dell'Oratorio porge il saluto gentile e riverente ringraziando commosso, a nome dei Superiori e degli allievi salesiani, l'Augusto Principe e tutte le autorità presenti.

Prende quindi la parola il Senatore Conte Rebaudengo, presidente del Comitato Esecu tivo della Mostra. L'illustre oratore, in una chiara e serrata relazione, espone le liete vicende e l'esito lusinghiero dell'Esposizione, cui arrise un successo così largo; ringrazia tutti i cooperatori della Mostra Missionaria, che non sarà senza frutti fecondi e termina con un fervido saluto al Duca di Genova, rappresentante della Casa di Savoia.

La Relazione del Sen. Conte Rebaudengo. Altezza Reale,

Il sedici maggio ultimo scorso Vostra Altezza Reale, cui non sono ignoti gli. ultimi confini della terra, accompagnato da un fiore di gentilezza e bontà, dall'Augusta Vostra Figliuola, Sua Altezza la Principessa Adelaide, si degnò inaugurare la Mostra Missionaria Salesiana, raccogliente il frutto di un cinquantennio di apostolato assiduo e appassionato inteso a portare salute ai corpi, luce alle anime, soavità ai costumi, redenzione alle anime dei disgraziati abitanti le più lontane e inospitali regioni, e svolto, per iniziativa e secondo i precetti di Don Bosco che da Dio ebbe la visione sicura dell'avvenire, dai degni suoi Figli, di cui Vostra Altezza conosce ed apprezza le fatiche ed i meriti e per questo sempre li onorò della sua benevolenza e della sua protezione.

In quell'occasione, avendo io avuto per ragioni di ufficio motivo di pronunciare brevi parole di apertura, non esitai di dichiarare che i coraggiosi e solerti promotori dell'Esposizione dovevano ringraziare Iddio della sua felice riuscita e se si fosse trattato di altri, non di Salesiani, di cui non ultima virtù è la modestia, virtù che gli uomini della mia specie, consecratisi alla cosidetta vita pubblica non hanno ma sanno stimare negli altri, non mi sarei peritato di dire che essi dovevano andar superbi dei loro sforzi, stati coronati da un magnifico successo.

E la mia affermazione non era avventata. Fervente ammiratore dell'opera di elevazione religiosa, morale e civile compiuta in cinquanta nazioni diverse dai Figli di Don Bosco nonchè dalle Figlie. di Maria Ausiliatrice, che sono ovunque segnacolo di italianità, e per questo destinato dall'ottimo Rettor Maggiore Don Rinaldi, all'Ufficio di Presidente del Comitato ordinatore della Mostra, ufficio che in realtà nulla mi costò, perchè fui sollevato di ogni peso dalla solerzia dei colleghi, mi trovai in grado di essere testimone della zelante, diligente, accurata, illuminata preparazione e di poterne, prima di ogni altro, constatare lo splendido esito consistente nel pieno raggiungimento dell'intento di mettere in risalto, in uno spazio relativamente angusto, i risultati inesplicabili, se non si ammette l'intervento della volontà divina, di un'opera di assistenza e di evangelizzazione che in cinquant'anni appena si diffuse per ogni parte della terra, per dirla, col venerato poeta salesiano, « Dove comincia a splendere e dove manca il sole » accolta ovunque con favore e con riconoscenza. Nei lavori preparatori tutti i preposti all'ordinamento gareggiarono in attività e costanza; a tutti è doveroso esprimere gratitudine e lode per quanto essi non si attendano certo dagli uomini il premio alle loro fatiche: taluni si distinsero in modo particolare; sono tentato a proclamarne i nomi e metterli all'ordine del giorno; me ne astengo perchè so che li farei arrossire e ferendone l'umiltà procurerei loro dolore: al postutto i loro nomi corrono sulle bocche di tutti e quel che più monta essi sono segnati a caratteri d'oro nei registri del cielo.

Bilancio dell'Esposizione.

Il giudizio del pubblico che in vasta corrente affluì alla Esposizione ratificò il mio. Quanti visitarono la Mostra, che non fu preceduta nè accompagnata da richiamo di clamori, ne uscirono entusiasti, dirò più e meglio, ne uscirono purificati, e i visitatori d'ogni età, d'ogni classe sociale, d'ogni paese sommarono a più di trecento mila, fra essi Augusti Principi Sabaudi, Eminentissimi Principi della Chiesa, Altissime autorità Civili, Ecclesiastiche e Militari, personaggi illustri per merito patriottico, per coltura scientifica, per valore industriale. Parecchi visitatori già erano amici della Pia Società e furono rassodati nei loro sentimenti di simpatia e di fiducia: per essi la Mostra più che documentazione di un fecondo passato fu indizio di un ancor piùù radioso avvenire. Ma i più ignoravano l'opera svariata, maestosa ad un tempo nazionalista e umanitaria, per davvero prodigiosa compiuta dai Salesiani nel breve giro di un mezzo secolo per conservare lo spirito d'italianità nel cuore di milioni di nostri connazionali sparsi pel mondo, per sollevare dalla barbarie e incanalare per le vie del progresso i miseri selvaggi, per predicare ovunque il Verbo di Dio e conquistare anime al cielo e ciò attraverso contrarietà inenarrabili con virtù eroica: ad essi la Mostra fu una provvida rivelazione, che, loro apprese doveri di pietà e di solidarietà sociale prima non sentiti o ne rinfrescò la nozione a salvezza loro ed a beneficio dell'umanità.

Il generale plauso significò che anche stavolta la forte iniziativa salesiana ha vinto abbattendo ostacoli, superando difficoltà non lievi di cui per formarsi una pallida idea basta considerare la natura, la quantità e la provenienza degli oggetti esposti e la pochezza dei mezzi finanziari; ed ha vinto, perchè anche stavolta essa fu mossa e sostenuta da fede incrollabile nella bontà dell'impresa: si trattava invero di commemorare solennemente il giubileo di uno dei più meravigliosi gesti di Don Bosco, ottemperando ad un tempo ad una delle sue savie regole secondo cui le opere salesiane devono essere rese note non per ostentazione, ma perchè su di esse sia chiamata la pubblica attenzione e conseguentemente siano provocati quei larghi continui sussidi indispensabili ai loro bisogni, al loro rafforzamento ed al loro ampliamento con conseguente elevazione dei Salesiani all'ufficio delicato, di cui essi sono ben degni, di Ministri della pubblica carità.

Nè è a dirsi che la Mostra sia apparsa perfetta: la perfezione non è di questo mondo; ma, poichè non ostante le sue manchevolezze sia pur numerose essa non solo diede un concetto sufficiente dello stato attuale della Pia Società Salesiana, ma è riuscita a parere di tutti stupenda, le benemerenze della Pia Società ch'essa intendeva far conoscere ed esporre in sintesi, ne escono dimostrate in proporzioni tanto più imponenti quanto maggiori sono le lacune e i difetti in essa riscontrati. Ho indicato il numero dei visitatori, di più non è il caso di dire circa il bilancio contabile della Mostra, che fu una speculazione sì, ma di carattere spirituale. Interessante sarebbe la sua dichiarazione del bilancio morale, ma ciò esula dalla mia competenza; confido per altro, anzi non dubito che la Mostra abbia giovato ad ammollire i cuori, ad allentare i cordoni delle borse, a far giungere grossi, numerosi sussidi alle Missioni esposte a dure, urgenti necessità. E le esigenze d'ogni specie delle Missioni crescono ogni giorno di numero e di importanza avendo la Società salesiana, che non conosce nè mai conobbe dubbiezze e soste nel suo cammino neppure durante il disastroso periodo della guerra, assunto a proprio motto il detto della Farsaglia: Nihil actum si quid agendum. E il compito che rimane da assolvere è immane, mentre resta ancora da costruirsi lo strumento di precisione capace di esattamente misurare le angustie, le pene dell'amato Rettor Maggiore, quando si vede costretto a respingere richieste, a ritardare sante imprese per deficienza di mezzi materiali e di personale. Ogni italiano cui scaldi il petto l'amare della patria e non sia sordo alla voce della fratellanza umana, e tutto senta il fascino della bellezza di un'opera volta con purezza d'ideali al progresso etico ed al benessere delle genti e desideri l'allargarsi del regno di Cristo, non puó sottrarsi al dovere di aiutare secondo la propria potenzialità, ma con slancio, la Società, traente nome dal più soave dei Santi, che in ogni punto del globo, mentre tiene alto il prestigio d'Italia; ne fa rispettare la bandiera, apprendere l'idioma e la storia, diffonde, con un metodo educativo tutto suo, metodo praticato e insegnato da Don Bosco che l'esperienza dimostrò efficacissimo, i principii della civiltà, cui dà per base e pone per garanzia sicura la religione che è la forza rigeneratrice per eccellenza degli uomini e delle nazioni. Ma sulle benemerenze delle Missioni salesiane, sui loro impellenti bisogni, sull'obbligo morale che ad ognuno incombe di appoggiarle e sovvenirle per quanto può non mi soffermo di più, dovendo il Missionario Salesiano Don Crespi, Dottore in scienze naturali, facile scrittore, geniale compositore di musica, e come seppi dall'ultimo Bollettino Salesiano, per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime, fortunato nuotatore, intrattenervi in merito dopo di me coll'autorità e colla competenza che gli provengono dal vivere da molto anni la vita delle Missioni, dal lavorare assiduamente in esse e per esse, dall'averne fatto lo scopo ed il conforto della sua proficua esistenza.

L'Esposizione si chiude, non muore.

Altezza Reale. Anche questa Esposizione, frutto di energia tenace dove l'espressione del bello, deliziosamente si accompagna coll'espressione del buono, deve soggiacere alla ferrea legge di natura: ha la sua fine. E così in questa settimana sacra al più poeta dei santi, i cui degni figli svolgono per tutto l'Orbe un mirabile apostolato di redenzione civile e religiosa, che così bene si conforma ed armonizza con quello perseguito dai Figli di quel Grande, che milioni di cuori confidano poter presto onorare sugli altari, in questo giorno sereno, baciato da un mite sole autunnale si chiude l'Esposizione Missionaria Salesiana, che per quasi cinque mesi costituì interessante e poderoso richiamo a quest'angolo di Torino, angolo fulgido perchè delimitato dalla Consolata, dal Cottolengo, da Maria Ausiliatrice, perchè dedicato alla pietà ed alla carità, si chiude con rincrescimento di tanti che ancora desidererebbero percorrerla per meglio studiarla, ma non muore. Non puó morire ancora questa Esposizione, e per le molteplici cognizioni che le nostre menti vi hanno apprese, e per i buoni propositi che da essa furono suscitati nei nostri cuori.

Faccia Iddio che queste cognizioni non mai si affievoliscano e che i buoni propositi si traducano e presto in magnanime azioni. Lo spirito del Ven. Don Bosco, che circonfuso di gloria dall'alto dei cieli protegge e guida i suoi successori e le sue istituzioni, esultante per la realizzazione sempre più ampia dei suoi profetici sogni, paternamente sorriderà.

Non m'inoltro adunque in questo campo biondeggiante per copiosa e rigogliosa messe germinata dalla fede ed alimentata dalla carità; ma prima di chiudere sento il bisogno di rivolgere il cuore riconoscente a Voi, Altezza Reale, che dopo di aver voluto dare colla Vostra Augusta presenza lustro alla inaugurazione della nostra Esposizione, oggi con nuovo tratto di amabilità Vi compiaceste presiedere a questa funzione solenne e modesta insieme, che all'Esposizione pone il suggello. Allora Voi, Altezza, faceste rifulgere su di essa quei lieti auspici di cui oggi potete constatare il gradevole compimento: e oggi come allora Voi le date un alto significato, nel mentre concedete alla Società Salesiana novella prova di calda simpatia. E dopo di voi ringrazio le altissime Autorità Civili, Giudiziarie, Militari, che vi attorniano: in particolar modo l'illustre Prefetto quale Rappresentante di quel Governo che nell'opera grandiosa, assuntosi con alto senso di responsabilità e di amor patrio, di restaurare l'autorità statale, non tralascia, con visione degna di veri uomini di stato, corroborato dal consenso e dal plauso dei buoni cittadini, di aver cura dell'elemento etico e di quello religioso e di fare loro la dovuta parte.

Ringrazio poi e inchino i veneratissimi Angioli delle Diocesi Piemontesi, che seguono sempre con interesse le sorti e l'ognidì più promettente sviluppo della Società Salesiana ed oggi ne dànno nuova gratissima attestazione; fra essi ringrazio ed inchino con devozione filiale l'Amato Nostro Pastore che indefesso e ardente zelo apostolico accoppia a esemplare dignità di vita e serafica bontà. Ringrazio infine voi tutti Signori e Signore che cortesemente intreveniste a questa cerimonia costituente l'epilogo ed ad un tempo l'apoteosi della Esposizione, e ringrazio quanti contribuirono in mille diversi modi al suo felice successo; fra questi non posso non comprendere, anzi, non segnalare la pubblica stampa italiana ed estera, ma specialmente torinese, che con lusinghieri articoli illustrativi dell'Esposizione in ogni sua parte in duplice modo la favorì, inquantochè giovò sia ad accrescere il numero dei suoi visitatori e sia a propagarne per ogni dove la conoscenza e l'influenza allargandone a dismisura la sfera d'azione e centuplicandone i benefici effetti.

Cessati gli applausi che hanno coronato la chiusa dell'elevatissimo discorso del Senatore Rebaudengo, compare festeggiatissimo l'intrepido missionario dei Kivaros Don Carlo Crespi per trattare il tema importantissimo « L'Esposizione e i Missionari ».

È seguito con interesse crescente e indicibile godimento.

Il Discorso di Don Crespi. Altezza Reale,

Eccellenze, Signore, Signori,

Era il 27 luglio 1924, l'ultimo giorno di un viaggio avventuroso durato alcune settimane a piedi e a cavallo nella regione Amazzonica, e finalmente una trentina di casse contenenti materiale, destinato all'Esposizione di Roma e di Torino, sarebbero arrivate al sicuro alla stazione ferroviaria di Huigra, mentre io con un indio e due mule me ne andavo ancora per le erte pendici del Azuay trasportando le lastre fotografiche ed il materiale più prezioso. Viaggio pittoresco per un ardimentoso amante della natura, ma ben duro per il 99 per cento degli uomini. Ormai la terribile zona del Curikinga e le ventose lande erano passate, e verso il tramonto, vinta l'immane cordigliera, ci era apparsa in tutta la sua infinita bellezza, la grande, l'interminabile, l'infinita pianura volgente alla costa del più pacifico degli oceani.

Sopra l'orizzonte, un colossale disco rosso vivo dell'ultimo sole illuminante in un'infinita gamma di colori argentei, rossi, azzurri, chilometriche striscie di nubi, dalle più bizzarre forme fantastiche, e sotto ancora, un oceano evaporescente simulante milioni e milioni di bianche pecorelle semoventisi nel roseo sfondo d'argento.

Spettacolo bello, fantastico, affascinante. Ma ormai il grande astro era scomparso e grossi nuvoloni erano passati dal roseo argenteo ad un cupo nero, presagio certo del sinistro che ci avrebbe sorpresi nell'oscurità della notte.

Mezzanotte fatale.

Arrivati a S. Rosa, deviammo verso Chunchi per una strada bella e pianeggiante. A mezzanotte Chunchi era in vista, quando improvvisamente mi trovo con la mula sprofondato in un terribile pantano. Il paziente animale mi dà tempo di svincolarmi dalle staffe, e ravvoltolandomi nel fango mi permette di aggrapparmi ad un cespuglio, e poi incomincia una lotta furibonda sferrando calci da ogni parte, calci mortali. Dietro di me il povero indio pieno di sonno non comprende le mie disperate grida ed esso pure non può trattenere la mula, la quale sprofonda con le casse nella melma fatale.

La situazione era tragica: i fiammiferi eran diventati inservibili, la mula mandava gemiti, il povero indio piangeva come un bambino, io non mi volevo rassegnare a perdere in un istante e a pochi metri dalla ferrovia un materiale che mi era tanto costato e che avevo custodito attraverso pericoli e precipizi ben più gravi.

Invocammo perciò con fede la Vergine Ausiliatrice, e, legata una corda ad un macigno, ci avvicinammo alla mula ormai immersa completamente nel fango ed immobilizzata.

A tastoni, con sforzi sovrumani, potemmo in due ore circa svincolare le casse delle lastre fotografiche e metterle al sicuro; tentammo pure di salvare la mula: il mio indio tirava per la corda, io per la briglia, ma più tiravamo e più la povera bestia sprofondava. Le forze non ci reggevano più. Ormai l'aurora s'avvicinava, non ci rimaneva altro che nascondere le casse nel bosco e correre al paese vicino a chiamare aiuto. Così feci, ma tre malviventi assaltarono il mio indio e lo spogliarono di tutto quanto aveva indosso. Più tardi coll'aiuto delle autorità potemmo liberare la bestia, facendo una gran fossa all'intorno, e raggiungere la ferrovia.

Arrivati a Guayaquil, mentre tutto il materiale stava esposto in un bel salone a pigliar aria, un brutto ceffo di negro, scavalcato il recinto, nella speranza di trovar oro, era penetrato nella sala proprio verso mezzogiorno, mentre tutti stavano mangiando. Al rumor dei cucinieri riuscì a fuggire rubando tessuti di discreto valore, rispettando però la maggior parte degli oggetti che furono spediti in Italia.

Faticosa opera di ricerche.

Ho voluto di proposito intrattenermi a narrare questo episodio con un senso di verismo, affinché più profondamente risaltasse l'alto valore degli oggetti che con tanto amore e con tanta squisitezza il Comitato ordinatore dispose negli ampi locali della prima Esposizione Missionaria Salesiana.

Ognuno di essi, venga dalle deserte e gelide lande della Patagonia e Terra del Fuoco, o dalle arse terre del Ciaco Paraguaio, Matto Grosso, Rio Negro, Equatore, o dalle lontane Missioni dell'Africa, della Palestina, dell'India, della Cina, dell'Assam, dell'Australia, del Giappone, se avesse la parola non potrebbe che narrare delle lunghe storie di sacrifizi, di dolori, di terribili lotte superate con una intensa fiamma d'amore.

Quando tre anni or sono il nostro Veneratissimo Rettor Maggiore Don Rinaldi ci mandava le prime circolari annunzianti l'Esposizione Missionaria di Torino, e subito dopo quella di Roma, e quando l'ufficio tecnico presieduto dal Rev.mo Sig. Don Ricaldone ci assillava con una lista interminabile di richieste, assorbiti già da un grande lavoro apostolico, il primo sentimento era un sentimento di sconforto, e molte volte ci sfuggiva qualche prudente riserva di questo genere: ma il Comitato organizzatore di Torino si è persuaso che il materiale bello per le esposizioni è sporadico, scarso, e sparso soprattutto su una superficie di centinaia di migliaia di Km. ? Si è persuaso che le casse non si riempiono come si riempie una cesta di ciliegie staccandole dall'albero ? ma che bisogna fare dei giorni, delle settimane, dei mesi alle volte di viaggi duri, penosi, snervanti, per raccogliere cinque o sei oggetti di poco o nessun valore. Non sa il Comitato di Torino che i musei non si creano in un anno, ma che sono opera di paziente e duro lavoro di ricerca, e che un oggetto, per meritare di essere messo in un museo dev'essere raro e che per essere raro raramente succede di trovarlo ? Ma a questo sentimento primo, naturale, di sconforto, subentrava subito l'altro grande, magnanimo, onnipotente, il sentimento della disciplina, dell'amore alla causa grande della Chiesa, al Papa, ai nostri Carissimi Superiori di Torino impegnati nella grande opera, e subito si scriveva a caratteri cubitali sulla bandiera delle nostre fatiche il motto: « L'impossibile non esiste »: si deve fare subito, bene, ed in fretta: e si lavorerà per due, per tre, per dieci; invece di fare 20 Km. al giorno, se ne faranno 50, 6o; se non si potrà mangiare un pezzo di pane, si mangieranno delle radici, se non si potrà dormire per centinaia di notti almeno su un miserabile tavolato senza materasso, si dormirà per terra, nella foresta; se non si potrà andare a cavallo, si andrà a piedi; se non ci saranno i sentieri si apriranno, se non ci saranno ponti si improvviseranno, e se qualche tribù di selvaggi è ostile e minaccerà anche la vita, la si affronterà col santo ardore dell'Apostolo e coll'invitta fede dei martiri; vincere bisogna pel Papa, per Don Bosco, per l'Ausiliatrice, e si vinse.

Il linguaggio delle carte geografiche.

Passiamo per gli ampi saloni dell'Esposizione, e le centinaia e le migliaia di oggetti esposti vi diranno nel loro muto linguaggio la grande vittoria, l'incredibile energia raccoglitrice spiegata nelle più oscure e impenetrabili foreste.

Osserviamo le carte geografiche, i krokis, gli itinerari dei viaggi percorsi da questi pionieri della civiltà che si chiamano i Missionari Salesiani, e nel loro muto linguaggio vi diranno tutta una epopea di sacrifizi, di mar tiri, di rinuncie, di dolori, di lotte, di sconfitte e di gloriose vittorie.

Una piccola linea sulla carta condensa una grande oscura campagna di lavoro.

Una piccola macchia, un grande divampare di mirabili opere umanitarie, apostoliche! Forse accanto alle stesse linee, alle stesse macchie, altri segneranno linee di commercio, giacimenti di petrolio, colossali aziende di bestiami, empori di materie prime, passaggi di altri uomini, ma ben altro è lo spirito, ben altra la forza che li trattiene in queste zone inospitali.

Perchè, mentre l'interesse, l'amore della gloria, delle ricchezze, del denaro può spingere per le vie del missionario, un'altra forza, grande, sublime, anima l'oscuro eroe di Cristo, l'amore: l'amore ai deboli, agli umili, agli oppressi, agli infermi, il desiderio puro, vivo, disinteressato di elevarli alle alte sfere della vera, dell'unica civiltà, la civiltà cristiana.

Oscuro eroe dell'Esposizione.

La festa di Maria Ausiliatrice dell'anno 1924 era l'ultimo giorno che avrei trascorso tra i miei carissimi Kivari d'indanza.

Per diverse settimane, passando la sera e la mattina nella istruzione catechistica intorno ad un altarino improvvisato, trascorrevamo il giorno nella foresta in raccolta di legnami, piante, animali per l'Esposizione: soprattutto poi mi ero preoccupato di mobilitare una decina di frugoletti colla cerbottana a cacciare uccelli, dal più appariscente e ricco piumaggio.

Fortunatissimi nella caccia, me ne riserbavano molte specie proprio per la festa dell'Ausiliatrice, proprio per farmi un'improvvisata.

Ma ecco che la notte precedente fu uno scatenarsi continuo di piogge e di furiosi temporali, e quale non fu la disdetta dei vispi rapacchiotti, quando al mattino, discesi per passare il fiume, lo trovarono furiosamente cresciuto: improvvisare un ponte era impossibile, passarlo a nuoto cosa pericolosa. Per buona fortuna le acque cominciarono a diminuire, e verso mezzogiorno, uno dei più vispi frugoletti, malgrado la proibizione del papà, impaziente, toltosi l'itipi ed avvolti in esso gli uccelli, si azzardò al pericoloso passaggio; l'acqua gli arrivava quasi alla gola e colle mani alzate tentava di vincere la corrente: facendosi l'acqua più profonda, incominciò a nuotare con una sola mano, ma le onde lo travolsero. Per buona fortuna in quell'istante arrivavano due robusti selvaggi mandati da me ad esplorare la riva: visto il pericolo, si gettano in acqua, salvano il selvaggetto che più della vita si preoccupava di non lasciare bagnare gli uccelli. Infatti l'umile eroe, appena fuori dall'acqua, risalì l'erta riva e con gioia infinita mi raggiunse alla Missione consegnandomi i bellissimi uccelli e narrandomi il pericolo corso.

Non potei trattenere le lagrime innanzi a tanto affetto e subito gli regalai un bel vestitino, assicurandolo che i suoi volatili sarebbero stati esposti nel luogo migliore e li avrebbe visti anche il grande Capitano di tutti i cristiani: il Papa.

La medaglia dell'Ausiliatrice.

In un'altra escursione verso il Pastaza, facendo catechismo ad un gruppo di kivari, mi accorsi che una donna teneva in braccio un gentilissimo bebè con al collo una collana fatta tutta con denti nivei di un pesce della località. Terminato il catechisno, incominciai il mio assalto da buon collezionista di rarità e presi ad esaminare la collana. Il piccolo bebè mi guardava con due occhioni vivi, attratto dalla barba e rideva ai miei sorrisi. Dal contegno della mamma però mi accorsi che non era disposta a cedermi quella collana. Estrassi appariscenti collane di vetro di Murano e già stavo per fare il cambio, quando improvvisamente compare il marito opponendo un assoluto diniego.

- Perchè non vuoi? - gli domando.

- Vedi, Padre, questa medaglia della Vergine tra i denti di pesce? Me l'ha data un Padre lontano, lontano, dalla lunga barba come te: portando questa il bambino non morrà.

Osservai bene; vidi tra i dentini una medaglietta bianca dell'Ausiliatrice, di quelle da due franchi al cento. Mi commosse profondamente la fede del selvaggio, ed a lui regalai altre medaglie, dispiacentissimo di non poter comprare un oggetto tanto curioso e tanto raro.

Furia selvaggia.

Proseguendo nelle escursioni ad Alapicos, verso sera mi sento assalire da una donna, la quale mi dice: - ladrone, ladrone, perchè rubasti al mio marito la corona per la testa? che metterà ora nei viaggi e nelle riunioni ? chi più lo guarderà e lo ammirerà ? -

Infatti nella mattinata, mentre la donna era assente, avevo comprato, pagandola profumatamente, una bellissima collana fatta colle piume di una ventina di tukani.

Rissare coi selvaggi è una gran brutta cosa, ma rissare colle selvagge è un vero inferno.

Rinunciai perciò subito alla battaglia ed estrassi da un cassone un bel vestito e lo regalai alla donna, la quale sbarrò due occhi per l'intensa gioia e se ne andò contenta per la bella figura che avrebbe fatto nelle riunioni e nelle feste, senza più pensare alla corona di suo marito.

Significato degli oggetti esposti.

Potrei continuare a narrare centinaia di episodi in cui si illustrano altri artefici dell' Esposizione di Roma e di Torino, artefici umili di cui forse non si è mai parlato, ed a cui deve andare tutta la nostra profonda ammirazione e gratitudine: i selvaggi delle foreste, i quali molte volte hanno esposta la loro vita pur di accontentare il Missionario.

Vedendo una pelle di tigre, di leone, di giaguaro, pensiamo ai momenti terribili in cui si svolse la lotta furibonda, lotta che avrebbe potuto costare la vita di un baldo figlio della foresta.

Vedendo conservati in pelle o in alcool serpenti velenosi, pensiamo che il più delle volte questi rettili sono documenti di lugubri scene avvenute in paesi inospitali, scene i cui attori principali furono quasi sempre Missionari, o Suore, o selvaggi tanto cari.

Ed ogni collana, ogni lancia, ogni uccello, ogni oggetto ci canti nel muto linguaggio l'epopea eroica di sacrifizi di centinaia, di migliaia di selvaggi, ci canti l'amore di centinaia di missionari e di suore immolate in un duro lavoro di elevazione, di sacrifizio, di dolore.

Tra il materiale che tanta simpatia attirò alla nostra Esposizione, e fece passare belle ore istruttive, fu certamente il materiale vivente che animò il nostro piccolo parco zoologico.

E perchè non ricordare in questo istante il sacrifizio dei pazienti raccoglitori della Patagonia, Matto Grosso, Palestina, Assam, Cina ed Equatore ?

Pappagalli in panciolle.

Ricordo che il 13 gennaio u. s., uscito dalle foreste per andare a Cuenca con alcuni pappagalli, ci sorprese un violentissimo nubifragio in piena solitudine.

Nessuna casa in vista, nessun tetto; non ci rimaneva che affrontare la furia delle acque ed arrivare il più presto possibile a Cuenca.

I pappagalli sono sensibilissimi al cambiamento rapido di temperatura, e se dormono bagnati, in pochi giorni deperiscono e muoiono.

Non avendo altro mezzo per ripararli, messa una cintola alla veste, me li posi in seno. Potete immaginarvi che gioia, con tre animali in panciolle dalle unghie pungenti e dal becco tagliente in lotta fra loro, ed in lotta contro di me che li teneva maternamente in prigionia ed al caldo.

Non sto a narrarvi le morsicate, le graffiate; eppure anche in quegli istanti poco graditi ci sorreggeva un soavissimo pensiero di amore a D. Bosco, all'Ausiliatrice, ai nostri cari Superiori lontani.

E prima di terminare la storia delle benemerenze, non voglio tralasciare un episodio che riguarda il mio carissimo amico, il Tucano dal becco lungo.

Lascio le funebri commemorazioni del scimiotto Martin, del leone, del cossumbò e della pigrizia rapita innanzi tempo all'affetto di tanti visitatori.

Emozionante cattura di un tucano in pieno oceano.

Ricordo solo che il Tucano dal becco lungo sul piroscafo era l'idolo di tutti i passeggeri, coi quali però non volle mai fare amicizia beccandoli tutti di santa ragione.

Un giorno proprio in mezzo all'oceano un negro volle tentare di rubarlo: si avvicinò alla gabbia, cercò di aprirla e l'aperse, ma il furioso Tucano si difese così ferocemente che il negro dovette ritirarsi.

Intanto, a gabbia aperta, pensò bene di fare una piccola passeggiata sulla coperta della nave, spiando un punto onde allargare il volo nell'oceano. Per buona fortuna, terminato il pranzo, un ufficiale mi avvisò della fuga dell'uccello. Potete immaginarvi con che gusto appresi la notizia: non mi scoraggiai però, pregai i passeggeri di star fermi. Mi arrampicai sulle corde, ed il furbacchiotto che aveva preso a scherzare con me, invece di fuggire si lasciò prendere tranquillamente pel naso. Il bello si è che dopo pochi minuti incominciò a fare sul serio, ad irritarsi di santa ragione, a beccarmi da tutte le parti minacciando anchedi cavarmi gli occhi: nella lotta vinsi e per castigo lo misi nella stiva della nave, e ben chiuso e ben custodito giunse ad abbellire con il suo piumaggio e col suo canto il nostro parco zoologico.

Riconoscenza fraterna.

Ho voluto in un modo specialissimo far risaltare la cooperazione dei selvaggi e Missionari, affinchè nel nostro affetto perenne nessuno sia dimenticato di quanti nelle lontane lande inospitali ebbero un pensiero per

Torino; ma permettetemi anche che in questo momento io mi faccia interprete di tutti i loro sentimenti per presentare al nostro Venerato Rettor Maggiore, al nostro Rev. Sig. Don Ricaldone, a tutti i superiori dei Capitolo e a tutti i membri del Comitato organizzatore tutta la riconoscenza, tutto l'affetto, tutta la stima per la grandiosità con cui è stata concepita, allestita, ordinata e condotta a termine questa Esposizione.

Nozze d'oro per i primi Missionari partiti per l'Argentina, ma feste nuziali, feste intime, feste grandiose per tutti i Missionari e per tutte le Missionarie sparse nel mondo, i quali si uniscono' in questi istanti in un'unica voce riverente e commossa per ringraziare gli artefici che con affetto fraterno hanno voluto documentare la loro umile opera civilizzatrice, e, gettare sulle loro oscure fatiche una vivissima luce d'amore, di simpatia e soprattutto per ringraziare l'immensa schiera dei visitatori dai più illustri rappresentanti della società ai più umili figli del popolo che hanno saputo non solo dare il loro obolo generoso, ma soprattutto dire quella spontanea parola d'incoraggiamento che spingerà i Missionari a centuplicare il loro zelo e la loro mirabile energia conquistatrice.

Verso nuove conquiste.

L'Esposizione Missionaria Salesiana si chiude, ma per i Missionari Salesiani si apre un'era di attività e di conquiste che avranno del prodigioso, dell'incredibile.

Il Ven. Don Bosco nei suoi mirabili sogni ha intuito il colossale sviluppo dell'opera missionaria dei suoi figli in tutte le parti del mondo, e pare quasi che la Divina Provvidenza, come madre amorosa, s'impegni di farli avverare per la salvezza di milioni e di milioni di anime. Centinaia e centinaia di nuove fondazioni nell'immenso bacino delle Amazzoni, dell'Orenoco, del Plata, una rete immensa d'Istituti di educazione nell'India, nella Cina, nel Giappone, nell'Australia, ovunque sarà un rifiorire di mirabili opere di amore, di fede, di sacrificio per la redenzione ed elevazione di centinaia di popoli giacenti nelle più oscure tenebre dell'errore, ovunque sarà un ingigantirsi dell'albero mistico della Congragazione Salesiana alla cui ombra benefica si assideranno le nuove generazioni cristiane.

Noi Missionari ogni giorno pregheremo Iddio, affinchè aumenti sempre più nei nostri cuori il vero spirito apostolico, affinchè ingigantisca quella vera fede dei santi che converte e vince, affinchè renda una seconda na tura lo spirito di sacrifizio che s'immola fino al martirio, fino alla morte, e Voi accompagnateci in questo sforzo supremo e con la preghiera e coi sacrifizio e col vostro obolo, sicuri che col cooperare ad estendere agli ultimi confini della terra il nome dell'Ausiliatrice e del suo fedel servo Don Bosco si compie una squisitissima opera di fede ed una modernissima opera di Redenzione civile.

Chiusura.

Dopo l'applauditissimo discorso del missionario Don Crespi, è ripetuto l'Inno Missionario.

Al suono della Marcia Reale, il Duca, ossequiato dagli Eccellentissimi Vescovi, salutato dalle ovazioni di tutti i presenti, esce dal teatro per recarsi, a fianco di Don Rinaldi, nel recinto dell'Esposizione.

La folla dei visitatori si riversa ancora una Volta nelle sale della Mostra e si sparge nel parco zoologico. Qui avviene un grazioso episodio.

Gl'invitati si indugiano ancora nelle belle sale. Un gruppo di una cinquantina di persone si affolla, incuriosito, attorno alla gabbia del Maina, l'uccello parlante. Ma questo, che è intento a beccare, con molta golosità, un pezzo di mela, mostra di non accorgersi dei visitatori. Però, quando costoro, delusi, se ne vanno, Maina sospende la colazione e, si direbbe con ironia, saluta gl'invitati che se ne vanno, l'Esposizione che si chiude e il pezzo di mela che sta per finire, con un beffardo: Bona neuit, bona neuit! (Buona notte! Buona notte!)

Come si può aiutare le Missioni Salesiane.

1) Pregare, ogni giorno, per i Missionari e per le anime ad essi affidate;

2) Diffondere, mediante conferenze missionarie, giornate missionarie, trattenimenti missionari, la conoscenza e i particolari bisogni dei campi di Missione affidati ai figli di Don Bosco;

3) Favorire, aiutare nuove vocazioni missionarie; indirizzare nuovi aspiranti missionari all'« Istituto Card. Cagliero » per le Missioni Estere Salesiane;

4) Raccogliere ed inviarci stoffe e indumenti per i neofiti ed i catecumeni, e sete, lini e tele per paramenti e indumenti sacri;

5) Divulgare le varie serie di cartoline illustrate dei vari centri delle Missioni Salesiane;

6) Inspirare, infondere, accendere anche in altri lo stesso spirito di carità e di zelo.

Ricompense del Cooperatore

I suffragi.

Anche nei suffragi della Congregazione e di tutti i confratelli Cooperatori dobbiamo riconoscere una ricompensa preziosissima. Verrà un giorno e ciascun di noi sorpreso dalla morte dovrà incamminarsi all'eternità...

Ed ecco che sul nostro caro Bollettino comparirà tra i defunti anche il nostro nome, e migliaia e migliaia di Cooperatori pregheranno pel suffragio dell'anima nostra. Si pensi che è difficile per la maggior parte avere un suffragio si vasto e pronto quale lo possano avere i Cooperatori, per cui si pregherà su tutta la faccia della terra. Quale conforto!

(Manuale dei Coop. Salesiani).

Le indulgenze.

I Cooperatori Salesiani che, dopo essersi confessati e devotamente comunicati, visiteranno qualche chiesa o cappella pubblica, come pure quelli che vivendo in comunità visiteranno il loro Oratorio e vi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono acquistare

L'indulgenza plenaria:

Ogni mese:

1) Un giorno a scelta nel mese.

2) Il giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte.

3) Il giorno in cui assisteranno alla Conferenza Salesiana mensilè.

Orni giorno:

dal 1° ottobre al 1° dicembre 1926

7 ottobre: Madonna del Santo Rosario.

11 ottobre:   Maternità di Maria.

16 ottobre:   Purità di Maria.

21 novembre: Presentazione al Tempio della Santissima Vergine.

22 novembre: Santa Cecilia.

Ricordare anche...

che ogni giorno, con la sola condizione d'essere in grazia di Dio, i Cooperatori Salesiani, che durante il loro lavoro o in mezzo alle loro occupazioni uniranno il loro cuore a Dio per mezzo d'una breve e pia invocazione, possono acquistare:

1. Per una invocazione qualunque, a loro scelta, un'indulgenza plenaria.

2. Per tutte le altre, 400 giorni d'indulgenza ogni volta.

*

*

NB. - I Cooperatori, impediti per malattia di portarsi alla Chiesa, possono acquistare le indulgenze sopra dette, recitando in casa cinque Pater, Ave e Gloria.

Nozze d'oro Sacerdotali

Domenica, 26 settembre, il venerando Don Giuseppe Vespignani, del Consiglio superiore della Società Salesiana, ha festeggiato, nella cara intimità della famiglia dell'Oratorio, le sue nozze d'oro.

Egli ha cantato, con voce robusta e ferma, non ostante i suoi 72 anni di età, la messa solenne all'altare di Maria Ausiliatrice, a quello stesso altare da cui un giorno dell'ottobre del 1877 partiva missionario per l'Argentina, che doveva essere il campo prediletto delle sue fatiche.

Zelante, lavoratore indefesso, Don Vespignani prodigò per ben 4o anni d'apostolato, nella lontana America, i tesori del suo bel cuore, portando ovunque, con il nome benedetto di Don Bosco, il suo spirito, il suo amore per la salvezza delle anime.

La solenne accademia, rallegrata da artistici concerti dati dalle quattro valentissime orchestre mandolinistiche cittadine, e alla quale prese parte, oltre alla folla degli imitati, la numerosa famiglia dell'Oratorio col Superiore Generale Don Filippo Rinaldi e l'Arcivescovo Mons. Filippo Cortesi, Internunzio in America, riuscì una memoranda attestazione di stima, di venerazione e di affetto al degno Figlio di Don Bosco, il quale ora continua fra di noi il suo apostolato di bene, dando mirabili esempi di modestia e di attività veramente salesiana.

Il Signore conservi il Venerato Superiore ancora molti e molti anni all'affetto dei beneficati e più ancora dei fratelli che insieme e lui lavorano per Don Bosco alla salvezza delle anime.

Facciamo i nostri auguri anche al Rev.mo Don Michele Fassio, il quale ebbe la consolazione di celebrare, fra l'esultanza dei Superiori, amici e giovani, la sua messa d'oro nel Santuario di Maria Ausiliatrice, la prima domenica di settembre di questo stesso anno.

Don Fassio è un veterano delle Missioni.

Egli fece parte della seconda spedizione di Missionari partiti nel 1876 per l'America del Sud. Ed è questo per lui il titolo più bello come figlio di Don Bosco. Il suo lungo e faticoso apostolato lo svolse fra gli indi della Patagonia e della Terra del Fuoco. A lui la nostra più viva ammirazione e affettuosa riconoscenza.

Non possiamo dimenticare due altri campioni Missionari, ch'ebbero la grazia di celebrare le loro nozze d'oro sacerdotali proprio in questo memorando cinquantenario delle Missioni Salesiane:

Dori Giuseppe Beauvoir, a Fortin Mercedes (Argentina) e Don Giuseppe Boido, a Ushuaia (Argentina-Terra del Fuoco).

Don Giuseppe Beauvoir, appena ordinato sacerdote, iniziò il suo apostolato in America, nel difficile quartiere della Boca, a Buenos Aires. Seppe attirarsi la benevolenza degli Indi Ona, Jagani e Alacaluffi, conquistandoli alla chiesa e alla civiltà. Fu il braccio destro di Mons. Fagnano. Avendo accompagnato il capo della spedizione al Rio Negro, Generale Villeyas, fu insignito per i suoi meriti e servigi del grado di capitano.

Il buon padre Beauvoir ebbe a confessare che considerava come una grazia specialissima del Signore e di Maria Ausiliatrice l'aver potuto celebrare la sua messa d'oro, poichè il Signore e la Santa Vergine lo avevano liberato dalle fauci delle belve feroci, dai gorghi del mare burrascoso, dalle frecce degli Indi e dalle insidie dei bianchi.

Il padre Don Giuseppe Boido fu inviato da Don Bosco in America nel 1878. Nelle sue pellegrinazioni apostoliche ha percorso i territori della Pampa, Rio Negro, Ciubùt, Santa Cruz e Terra del Fuoco, raccogliendo ovunque copiosa messe di bene.

Auguri ad multos annos!

Vogliamo ricordare ancora il veneratissimo Mons. Balestrino, prevosto di S. Siro e benemerito Direttore generale (per Genova) dei Cooperatori Salesiani, il quale ha voluto festeggiare la sua messa d'oro con i bravi giovinetti dell'Ospizio D. Bosco di Sampierdarena. Questi, uniti ai loro Superiori, solennizzarono come ben si conveniva la fausta ricorrenza del venerando e benefico monsignore.

Il Bollettino s'associa nel fare per lui auguri e voti.

San Francesco d'Assisi e i giovani.

S. Francesco d'Assisi fu suscitatore della vera giovinezza, di quell'età seconda che ansioso lo spirito domanda, quando, affondate le mani nelle gioie della vita, le ritrae vuote di tutto.

Non valse per lui che il tempo, terribile aratore, scavasse nel suo volto macro i segni dello sfacelo della carne. Egli mantenne il cuore in un candore di fanciullo con tutti gli ingenui ardori di quell'età piena di incanti, e seppe dare alla sua verginità un sapore celeste.

Tanta febbre di purezza la commise poi semplicemente a tutti i suoi fratelli minori. Così rifece per loro - avari, prodighi, lussuriosi, bugiardi, accidiosi - una giovinezza nuova; disfece per loro l'abito della malizia e li vestì di semplicità; poi dolcemente per mano li ricondusse nella vita a rivedere le cose. E queste apparvero con un volto ricreato, con una bellezza e un'armonia ignorate. Così nel tempo che l'oro scagliato contro lo spirito forma le trincee dell'avarizia su cui nasce la alala erba di tutte le iniquità; nel secolo del ritorno veloce in cui tanto poco si concede ai colloqui di noi stessi con Dio, nel secolo in cui la malizia altera i pesi della giustizia umana e valuta nella bilancia degli egoismi tutti i valori più intimi, più segreti, più santi, Francesco, la più fedele copia umana di Nostro Signore Gesù Cristo, è, per i giovani, luce e amore.

Tutte le virtù del santo, Iddio dalla Croce le domanda anche a noi col dramma e lo splendore delle sue ferite.

Semplicità, umiltà, povertà di spirito. O beata gioventù che credi, e povera gioventù che hai gli occhi pieni dell'orror delle tenebre e cerchi ansiosa una via - ecco tre gradini della scala perfetta! Francesco la percorse tutta: sii tu dunque, oggi, un'ala piena di amorose ansie celesti; sospesa verso l'altezza.

* *

Francesco è certamente l'interprete primo d'uno spirito nuovo che balena sotto il suo plumbeo secolo. La sua giovinezza è precorritrice.

Egli sente la giovinezza della terra, la castità delle cose e non ha per esse disprezzo, perchè la sua filosofia è amore; e tutto in lui alacremente converge verso questa cima che il suo cuore possedette con franca e piena letizia.

Possedette, infatti, Francesco la Santità della gioia realizzando in sè l'ammaestramento che tutto quanto ci viene da Dio deve essere accettato in giocondità.

Non è dunque santità la virtù che si lamenta, che si corruccia. Un mezzo pedagogico - e non dei meno importanti tra quelli usati da Don Bosco - è stato quello di creare al giovane un'atmosfera di vera letizia spirituale come quella più acconcia ad allontanare il peccato. Francesco cercò e praticò questa letizia, che attraverso l'esperienza della vita, da disciplina che era, divenne moto spontaneo dello spirito.

***

Oggi, mentre nel mondo ogni anima, ogni bocca che preghi, è piena del nome di Lui come d'un canto, e gli uomini affaticati cercano nella terra d'Assisi le orme del suo passaggio mortale, i cuori ritrovano nello specchio della sua santità una pace che il cuore ignorava.

Ma ecco, fratelli, eccolo il Serafico! Egli ci riappare tra il verde delle sue valli umbre, sui sentieri ov'egli benedì l'allodola e il serpe, la tortora e il lupo.

Eccolo! Ma se anche gli vedete brillare negli occhi le lagrime, non credete in lui ombra di dolore. Egli piange per troppa letizia, mentre chiama col largo gesto delle sue mani ferite dall'Amore, intorno a sè la gioventù cattolica, invitta e fedele milizia di Gesù Cristo.

Le grazie di Maria SS. Ausiliatrice (1)

A quelli che, sotto il peso dell'angoscia e della sventura, s'inginocchiano supplichevoli davanti al suo altare; a quelli che, lontani, sospirano e invocano il suo materno aiuto; a tutti coloro che hanno fede in Lei, l'Ausiliatrice regala la sua divina carezza.

Per Lei, occhi grondanti di cocenti lagrime non piangono più; per Lei, madre tenerissima, tanti cuori spezzati dal dolore non sanguinano più; per Lei gl'infermi riacquistano la salute, gli sperduti ritrovano la via, i disperati la consolazione, i morti la vita.

È maggio, sempre maggio, nel mistico giardino dell'Ausiliatrice.

E così continua ad avverarsi la consolante promessa che Don Bosco, il Figlio prediletto di Maria Ausiliartice, più volte ha fatto a' suoi giovanetti:

« Io non vi ripeto, o figliuoli, che le parole della Vergine Santissima: - Venite ad me omnes! - Ricorrete tutti a Lei, in ogni pericolo invocate Maria e vi assicuro che sarete esauditi ».

Ricorriamo dunque a Maria Ausiliatrice per mezzo del suo fedele Servo, il Ven. Don Bosco.

Maria Ausiliatrice è una buona mamma.

Al Ven. Don Bosco, il quale, mentre era in vita, col suo sorriso rendeva docili anche i bambini cattivi, ho affidato i tre nipoti; ebbene ora egli dal cielo esercita ancora la sua benefica influenza su di loro.

La nipotina era molto capricciosa, testarda, tanto da non volere neppure presentarsi agli esami. Inutili .le parole, le minacce. La raccomandai al Ven. Servo di Dio Don Bosco, perchè mi aiutasse nel mio gravissimo compito, dovendo pensare io alla educazione della bambina e de' suoi fratellini.

Su l'altarino di casa collocai, accanto al Crocefisso, la statuetta dell'Ausiliatrice; nel libro della nipotina misi due immaginette, quella della Madonna e quella di Don Bosco e invitai la bimba a pregare con me. La birichina ne fu molto contenta; pianin pianino si rabbonì. Si decise di andare a scuola e superò i suoi esami con ottimi punti.

Un'altra grazia straordinaria ci ha concesso la Madonna.

Si tratta ora d'uno dei nipotini. Ogni mattina, prima che andassero a scuola, io li facevo pregare davanti all'altarino dell'Ausiliatrice.

Al quinto giorno della novena, e precisamente sabato, il più grandicello, uscito di scuola, scappò con alcuni compagni al mare, che in quel giorno era molto mosso. Si buttò dentro per prendere il bagno. Ma le onde lo trascinarono via. Benchè sapessse nuotare, non riusciva a vincere la violenza delle acque che lo portavano sempre più lontano.

La spiaggia in quell'ora (dopo mezzodì) era deserta. I compagni non osavano buttarsi dietro al poverino che si dibatteva, per paura di annegare insieme. Gridavano, piangevano chiedendo aiuto. Anche il mio nipotino gridava più che poteva, sforzandosi di vincere la corrente avversa. Ma non riusciva. Allora - come confessò ingenuamente dopo - si ricordò dell'altarino e della Madonna e si raccomandò a Lei che lo salvasse, perché - ormai non aveva più forza per resistere alle onde. E la Madonna lo premiò mandandogli un salvatore.

Quasi di corsa arrivò un giovane pescatore, un bravo ragazzo diciassettenne che aveva lasciato colà la sua barca. Egli confessò che per istrada s'era sentito come un impulso ad affrettare il passo, anche perchè gli pareva il sole scottasse più del solito. Se il giovine avesse tenuto il suo passo regolare non avrebbe fatto a tempo a scorgere da lontano un piccolo naufrago che veniva a galla e poi scompariva tra le onde burrascose.

Il bravo pescatore si precipitò alla spiaggia e vestito com'era, financo con le scarpe, si buttò in mare e si spinse verso il piccolo naufrago. Lo raggiunse afferrandolo con fatica. Il piccino stava per annegare. Lo trasse salvo alla riva e tutto inzuppato com'era lo accompagnò a casa seguito dagli amici che lo portavano come in trionfo.

Desidero che sia conosciuta questa grazia. Sebbene indegna prego di volermi ascrivere, tra le Cooperatrici di Don Bosco e di accettare l'offerta che invio per le sue Opere.

Rodi, 9 agosto 1926.

D'ERRICo LUCIA.

La Madonna l'ha guarita.

In rendimento di particolare grazia, come da promessa fatta nel mio intimo alla Beata Vergine Maria Ausiliatrice, mi permetto di unire una offerta, che serva ad onorarla nelle forme che Le possono essere più care.

E siccome promisi anche, nel chiedere la grazia, che avrei fatto quanto stava in me perchè essa fosse resa pubblica, dichiaro anche quanto segue.

Mia moglie, iniziandosi l'ottavo mese di allattamento della piccola bimba che il Signore ci ha dato, fu colta da grave attacco appendicolare e dovette essere trasportata in casa di cura per sottoporsi ad atto chirurgico (19 luglio c. a.). Nel contempo si rese opportuno un secondo atto chirurgico per altro disturbo che da tempo la tormentava. Temevamo tuttavia moltissimo a che la bimba non soffrisse danno di ciò. E il Signore ci ha esauditi per le preghiere della B. V. Ausiliatrice, cui feci ricorso e la promessa detta.

Il chirurgo eseguì i due atti operatori contemporaneamente il 9 del mese corrente. Ora l'ammalata è già rientrata in casa e, pure restando molto a letto, ha potuto non interrompere l'allattamento se non per dieci giorni, e senza che la bimba ne avesse alcun danno.

Indubbiamente la scienza esperta degli uomini ci ha aiutati, ma una riuscita così completa e così buona amo ritenere non avremmo potuto meritare se non per i meriti e le preci della Grandissima Protettrice invocata.

Bologna, 23 agosto 1926. In fede

Dott. Prof. UMBERTO TosCHI Preside Scuole Medie M. Malpighi di Bologna.

Ringrazio pubblicamente la prodigiosa Madonna di Don Bosco, la quale, invocata con fiducia in momenti tristissimi, mi permetteva dopo lunghe sofferenze ribelli ai rimedi e contrariamente al parere dei medici, di riprendere l'insegnamento a cui attendo, senza interruzione, da vario tempo. Di più: esonerata per motivi di salute, io veniva riammessa in servizio con tutti i diritti, proprio quando ogni speranza umana pareva perduta.

Rimini, 25 agosto 1926.

ESTER FABBRI., insegnante, cooperatrice salesiana.

Mia figlia maggiore, di 16 anni, si trovava ridotta agli estremi. Il caso era disperato. L'ammalata si fece dare l'immagine di Maria Ausiliatrice, la pregò con fede, invitando i presenti a fare lo stesso. Come per miracolo da quel giorno si sentì sempre meglio. Ora è completamente guarita.

Maccagno Biegno, 29 Agosto 1926.

ZANINI MARIA fu Vincenzo.

Offro L. 50 per le Missioni invocando sempre sulla mia famiglia l'aiuto potente dell'Ausiliatrice. Questa buona Madre, esaudendo i voti dei nostri cuori fidenti, ci ha salvato il nostro Pierino da una gravissima disgrazia quale poteva essere l'amputazione del dito medio.

Brescia.   ELISA BROCHIERO.

M'affretto a inviare L. 1oo per sodisfare la mia promessa. La SS. Vergine Maria Ausiliatrice, per intercessione del suo fedele Servo Ven. D. Bosco, mi ha guarita la mia povera moglie ridotta ormai in condizioni disperate di salute. Sia ringraziata e benedetta in eterno!

Nizza-Francia, 26 agosto 1926.

GHIGLIONE EGIDIO, Cooperatore Salesiano.

Partenza di Missionari.

Il 1o ottobre, nel Santuario di Maria Ausiliatrice, si è celebrata la commovente funzione d'addio di un nuovo drappello di Missionari Salesiani.

Ne daremo ampia relazione nel prossimo numero. Per ora ci accontentiamo di fare nota una paterna raccomandazione che, in questa circostanza, il Veneratissimo Rettor Maggiore Don Filippo Rinaldi rivolge ai Cooperatori e alle Cooperatrici:

« ... Nonostante la scarsezza di personale e le strettezze in cui ci troviamo, abbiamo potuto preparare una nuova spedizione di Missionari, destinata a soddisfare almeno in parte, alle continue richieste di solleciti rinforzi... Le vostre preghiere e l'obolo della vostra carità inesauribile saranno di grande conforto ai Figli del Ven. Don Bosco, i quali, seguendo il più santo degli ideali abbandonano patria, parenti e amici per cooperare all'espansione del Regno di Gesù Cristo. Sempre memore e grato della vostra sincera benevolenza, vi ripeto, con commozione paterna, i miei più vivi ringraziamenti, invocando sulle vostre famiglie le più belle benedizioni del Cielo ».

Dalle Case Salesiane

TORINO. L'Em.mo Card. Lucidi a Valdocco.

La Casa Madre dei Salesiani l'11 settembre u. s. ebbe la visita dell'Eminentissimo Card. Evaristo Lucidi che, reduce dal Santuario di Lourdes, fu ospite, graditissimo, del Successore del Ven. Don Bosco Don Filippo Rinaldi.

Fu accolto festosamente, a suon di banda e con calorosi applausi da parte dei giovanetti artigiani residenti nell'Oratorio.

L'Eminentissimo fu ossequiato dal Rev.mo Signor Don Rinaldi e dagli altri membri del Capitolo Superiore. Un giovane artigiano, a nome dell'Oratorio, gli diede il benvenuto, dicendo la gioia di tutti i presenti per avere ospite un principe di Santa Chiesa e un grande ammiratore del Ven. Don Bosco.

Sua Em.za rispose manifestando tutta la sua soddisfazione di poter passare qualche giorno nella Casa benedetta che fu la culla ed ora è il fondamento della provvidenziale Opera salesiana, e di poter avvicinare il Sig. Don Filippo Rinaldi che rappresenta così degnamente il grande ed immortale Fondatore. Assicurò che si teneva ben fortunato di portare i saluti e gli omaggi dei Superiori e dei giovanetti a S. S. Pio XI, e fece l'augurio di poter presto vedere elevato agli onori dell'altare il Ven. Don Giovanni Bosco. La fine del paterno e affettuoso discorso dell'Eminentissimo riscosse un generale e prolungato applauso.

Passò in seguito a visitare l'Esposizione Missionaria, manifestando tutta la sua compiacenza per la riuscitissima mostra, il cui successo ha davvero superato le più belle aspettative.

Nella giornata di domenica, 12 settembre, Sua Eminenza visitò il nostro collegio pareggiato di S. Giovanni Evangelista e l'annessa artistica chiesa, ammirando soprattutto la cappella dedicata a Maria SS. Addolorata e la grandiosa statua di Pio IX. Fu commosso nel vedere una massa sì compatta di fedeli che con contegno esemplare assistevano alla messa delle ore undici. Prima di lasciare l'istituto, benedì il gruppetto di collegiali che si trovarono ad ossequiarlo in cortile.

Sua Em.za il Cardinal Lucidi visitò pure lo Studentato Teologico Internazionale della Crocetta.

A Valsalice pregò sulla tomba del Ven. D. Bosco, di Don Rua e di Don Albera di sempre cara e venerata memoria.

L'ultima sua visita fu all'umile borgata dei Becchi, ove potè ammirare la graziosa e artistica chiesina dedicata a Maria SS. Ausiliatrice e la casetta ove nacque il nostro buon Padre Don Bosco.

Sua Em. ripartì per Roma il giorno 14 settembre, lasciando tra noi il più grato ricordo e il desiderio di rivederlo altre volte.

I Salesiani al Duomo di Torino per la Novena di San Francesco d'Assisi.

Il giorno 29 settembre l'Oratorio di Valdocco, unito allo Studentato Internazionale Teologico « Don Bosco » e alle rappresentanze dei vari altri Istituti salesiani della città, si raccolse nella vasta cattedrale riccamente addobbata e grandemente affollata di fedeli per partecipare alle solenni funzioni della novena in onore di S. Francesco d'Assisi stabilita dalla Giunta Diocesana in preparazione alla festa del gran Santo. Le cerimonie e i canti impressionarono profondamente i numerosi giovani che uniti al celebrante innalzarono fervide preghiere al Serafico d'Assisi.

Il Sac. Don Guido Borra dell'Istituto Salesiano di Valsalice, con parola vibrante di fede, rievocando gli episodi più toccanti della vita del Santo, mise assai bene in rilievo le virtù con la pratica delle quali S. Francesco d'Assisi destò attorno a sè sì largo desiderio di perfezione.

Alla funzione della sera il sacerdote salesiano Stefano Trione, trattò da pari suo di S. Francesco d'Assisi in rapporto alla gioventù.

Serate musicali. - Inaugurazione gagliardetto.

Il primo Oratorio Festivo di Don Bosco, nelle sere del 25 e 26 del p. p. settembre, per opera di una fra le tante sue fiorenti sezioni, la mandolinistica E. V. A. T. (Estudiantina - Valdocco - Auxilium - Torino) ha dato prova, ancora una volta, della sua multiforme attività.

Si ebbero due superbe audizioni, offerte dalle Orchestre mandolinistiche di Torino.

Al Convegno parteciparono, oltre la ValdoccoAuxilium, che ne fu promotrice, la Euterpe, la Giuseppe Verdi, la Filarmonica. Triplice lo scopo: aiutare, col provento, le Missioni Salesiane nel loro glorioso Cinquantenario; l'inaugurazione del Gagliardetto sociale; le onoranze al Rev.mo Sig. Don Giuseppe Vespignani, del Consiglio Superiore dei Salesiani, nelle sue nozze d'oro sacerdotali.

Numeroso il pubblico nella prima serata, in cui si ebbero esecuzioni di solisti eseguite con rara maestria da veri virtuosi; una vera folla nella seconda in cui le società si esposero, e furono ammirate, nell'imponenza delle loro masse artistiche.

Gli autori più noti erano in programma: Manente, Bleriot, Corelli, Navone, Bosch, Mertz, Rossini, Carulli, Munier, Mozart, Meriti, Mascagni, Mellana -Vogt, Beethoven, Puccini, Mozart, Adam, Valente. Applauditissimi tanto gli esecutori quanto i direttori, M.o Pietro Merlo, Prof. Carlo Morutto, Prof. G. Tartra, Cav. S. Ceretti. Il pubblico veramente eletto, era formato, in buona parte, di critici e com petenti, presente anche S. E. Rev.ma Mons. Filippo Cortesi, lnternunzio nel Venezuela.

La benedizione dell'artistico gagliardetto, al mattino, fu impartita dallo stesso Rev.mo Sig. Don Filippo Rinaldi, che rivolse ai componenti l'Estudiantina-Valdocco, e alle rappresentanze delle altre Società, appropriate parole di plauso e di incoraggiamento a proseguire sulla via così ben tracciata.

VARAZZE. Nuova "Via Don Bosco".

Nella ricorrenza cinquantenaria delle Missioni Salesiane, Varazze gentile, che ebbe le predilezioni del Ven. Don Bosco, non ha voluto essere seconda ad alcun'altra città d'Italia nel cantare a Lui l'inno della riconoscenza e dell'ammirazione. Essa ha raccolto l'esempio incitatore di Milano, Torino, Castelnuovo d'Asti e di molte altre città, che al grande italiano dedicarono vie e innalzarono monumenti e, nell'occasione dell'annuale convegno degli ex-allievi, volle a Lui intitolata una delle sue più belle vie.

Il Commissario Prefettizio, sicuro interprete della cittadinanza, comunicava alla Direzione del Collegio Civico la fausta deliberazione con la seguente nobilissima lettera al Direttore del Collegio.

Assecondando quello che era desiderio vivissimo della popolazione ed in accoglimento dei voti formulati dalla locale Unione Ex-Allievi Salesiani, mi torna gradito comunicare alla S. V. Ill.ma che il tratto di strada che parte dal cancello della ex-villa Guastavino ed arriva fino all'Oratorio Salesiano, con recente deliberazione è stato intitolato a Giovanni Bosco Apostolo della Gioventù.

Sono certo che tale deliberato sarà appreso con senso di viva compiacenza dalla S. V. Ill.ma e dagli Ex-Allievi Salesiani, poichè mentre risponde alle loro aspirazioni viene nel contempo a consacrare un umile ma pubblico segno di ricordo e di gratitudine verso il Grande, Educatore il cui nome resterà sempre legato a Varazze ove Egli fondò uno dei suoi primi Collegi per l'educazione della gioventù.

Con i sensi della più distinta considerazione

li V. Commissario Prefettizio FRANCESCO CAMOGLI.

L'inaugurazione di detta via ebbe luogo il 30 maggio u. s. e ad essa partecipò tutta Varazze.

S. Ecc. il Ten. Gen. Leone Grand'Uff. Gaspare Commissario Prefettizio con un felicissimo discorso passò in rapida sintesi l'opera del Ven. Don Bosco, facendo rilevare il consenso che per essa nutrono uomini come l'On. Carlo Del Croix, grande mutilato di guerra, e di S. E. il primo ministro d'Italia ambedue ex-allievi di Don Bosco.

Il Direttore del Collegio vivamente commosso ringraziò le autorità e l'immenso popolo accorso a rendere omaggio a Don Bosco, esortando tutti a stampare nel cuore i due grandi ideali di Don Bosco, Dio e Patria.

La Festa di San Luigi.

Il 2° Centenario della Canonizzazione di S. Luigi Gonzaga fu solennizzato il 18 luglio u. se. nel fiorente Oratorio Festivo Salesiano. Ad accrescere, splendore alla solennità servì la benedizione delle tre bandiere dei circoli «Virtù e lavoro», « Savio Domenico» e «San Tarcisio ». Padrini furono i Sig.ri Agostino Camogli, Cav. Maurizio Doufour e Cav. Dottor Emilio Carattini.

A sera ebbe luogo il trattenimento accademico

Aloisiano, all'aperto, con discorso commemorativo tenuto dall'ex-allievo Avv. Prof. Renato Vuillermin il quale con parole smagliante fece conoscere il vero San Luigi su cui tutti, e specialmente i nostri giovani, devonsi modellare. L'eletto pubblico accolse la chiusa del discorso con prolungati e ripetuti applausi.

Cinquantenio delle Missioni Salesiane.

A degnamente commemorare il Giubileo d'Oro delle Missioni Salesiane il nostro confratello Sac. Prof. Albino Carmagnola tenne nei giorni 27, 28 e 29, nella Collegiata di S. Ambrogio, conferenze missionarie.

Il nome del noto oratore e l'importanza dell'argomento attrassero un numeroso stuolo di amici e di ammiratori del Ven. Don Bosco, ansiosi di ascoltare ed ammirare le operc mirabili compiute dai missionari salesiani nelle regioni loro affidate dalla Santa Sede.

Il giorno 30 maggio fu veramente giornata salesiana per le imponenti dimostrazioni svoltesi in onore di Maria Ausiliatrice e del Ven. Don Bosco.

La festa si chiuse colla solenne commemorazione fatta dal valente oratore Comm. Avv. Masera. Il foltissimo pubblico lo seguì con attenzione profonda nella visione dei gravi sacrifici che i missionari salesiani hanno compiuto e compiono nella loro ardua missione. Un'ovazione imponente accolse la fine della splendida commemorazione.

Congressino Giovanile Missionario.

Si svolse nel Collegio Civico il 13 maggio .u. sc. e venne tenuto in. preparazione al Congresso Internazionale indetto a Torino. Esso riuscì di comune sodisfazione ed ebbe tra le altre, numerosissime, l'adesione di S. Ecc.za Rev.ma Mons. Scatti e del Rev.mo Sig. Don Filippo Rinaldi.

Chiuse il -Congresso il Direttore del Collegio esortando tutti a continuare a cooperare per guadagnare anime a Dio e così assicurare la salvezza dell'anima propria.

CUORGNÈ . Scuola Serale Professionale.

I Salesiani del collegio « Giusto Morgando » di Cuorgnè (Torino) nel mese di ottobre riaprirono regolarmente la loro Scuola Serale Professionale che conta ormai 2o anni di vita florida, con il plauso del Comune e della Provincia. Anche nel recente anno scolastico 1925-1926 numerosi furono gli allievi che la frequentarono; su zoo inscritti ben 170 furono assidui e ottennero speciali distinzioni alla premiazione annuale.

La Scuola ha tre classi ordinarie, rispondenti a tre anni d'insegnamento, oltre un Corso speciale d'Agraria e brevi Corsi aggiunti di materie facoltative. La Scuola è aperta tutti i giorni non festivi da ottobre ad aprile.

Oltre ad insegnanti interni del Collegio, vi attendono sei Insegnanti esterni i quali prestan l'abile opera loro con mirabile zelo di Cooperatori Salesiani.

La scuola è gratuita, e con l'aiuto di amici e di enti locali e della Provincia, fornisce gratuitamente testi, cancelleria, e quant'altero può occorrere agli allievi, oltre ad abbonamenti a Riviste d'Agraria per gli allievi agricoltori. Si danno premi di assiduità e profitto al primo trimestre e al termine dell'anno. Si aggiungono passeggiate ricreative e gite d'istruzione.

In preparazione al Precetto Pasquale vi ha un breve corso di Esercizi Spirituali. Al termine dell'anno scolastico si rilasciano i relativi Attestati dei Corsi compiuti.

PALERMO. Umberto di Savoia all'Istituto Salesiano per gli Orfani di Guerra.

La visita tanto ambita ebbe luogo il 22 giugno. Sua Altezza, accolto dal suono della Marcia Reale e dagli applausi degli orfanelli, ricevette gli omaggi del Direttore dell'Istituto e delle Autorità presenti. S. E. Pietro di Scalea, l'on. Prof. Di Marzo prosindaco di Palermo, il generale Clerici, il gen. Basso, il gr. uff. Cesare Mori, prefetto di Palermo col cav. uff. Agus, il comm. Pinto Mameli, prefetto di Caltanissetta, il gr. uff. De Angelis, il generale Fasolis, e altri.

L'Augusto Principe si compiacque di visitare i vari locali dell'Istituto esternando più volte la sua ammirazione per i sacrifici fatti dai Salesiani per adattare e trasformare il cadente Monastero di S. Chiara, in Istituto di educazione pei figli di gloriosi Caduti. Assistette in seguito alla sfilata degli orfani che salutò con quel sorriso affabile che abitualmente gli fiorisce sulle labbra.

S. A. R. prima di congedarsi volle dare una prova di benevolenza ai figli di Eroi posando in mezzo a loro per un gruppo fotografico.

Istituto Salesiano per gli Orfani di Guerra. Premiazione. Mostra didattico-professionale.

Quest'anno la distribuzione dei premi agli orfani ha assunto una insolita grandiosità ed importanza.

Alla simpatica festa hanno preso parte, oltre l'E.mo Cardinal Lualdi, un folto gruppo di ufficiali d'ogni grado ed arma, rappresentanti del nostro eroico esercito, il Cav. Cuzzaniti pel Prefetto Mori, il prof. dott. Clemente Francesco, il barone Enrico Fatta, presidente dell'Opera Nazionale per gli orfani di guerra, il Cav. Dott. Carlo Pisano ed una numerosa rappresentanza dei Cooperatori Salesiani.

Dopo l'esecuzione della marcia « Palermo » eseguita dalla banda dell'Istituto, il direttore Don Conti rivolse brevi e vibranti parole di saluto e di omaggio a S. Em.za il Cardinale ed alle Autorità e benefattori e presentò l'oratore ufficiale, il dotto e valente Padre Gerardi, Minore Conventuale, che scelse a tema del suo discorso un argomento di grande attualità: « S. Francesco d'Assisi e Don Bosco ».

Siamo spiacenti che ragioni di spazio c'impe discano di riportare i punti principali dello smagliante discorso. L'oratore conchiuse dicendo che questi due grandi italiani, operando in tempi diversi, scelsero il medesimo cammino della croce, furono illuminati dalla medesima luce evangelica, per conquistare la medesima meta: la pace e l'amore fra i popoli.

Intanto accolti da scroscianti applausi arrivano il Prof. Di Marzo Sindaco di Palermo e l'on. Ernesto Vassallo ed ha inizio la proclamazione degli orfani premiati che accorrono ilari a ricevere dalle mani dell'Eminentissimo Principe della Chiesa e dalle Autorità i diplomi e le medaglie d'oro, d'argento e di bronzo.

La bella e commovente festicciuola termina con brevi e paterne parole di S. Em.za che si congratula con gli orfani premiati e li esorta a perseverare nel bene. Ha pure parole di plauso e d'incoraggiamento per i Salesiani che tanto si prodigano pel benessere materiale e morale dei figli dei nostri eroici caduti per una più grande Italia.

Le Autorità seguite dai numerosi invitati passano quindi a visitare la riuscitissima esposizione didatticoprofessionale, una mostra veramente varia ed interessante che fa toccare con mano ciò che può ottenere la carità industriosa dei Salesiani a prò dei figli del popolo.

Gli illustri visitatori s'intrattengono a lungo a visitare i vari reparti facendo le più vive congratulazioni al Direttore ed agli insegnanti che in pochi anni hanno fatto dei veri miracoli portando l'Istituto di Santa Chiara ad un grado di organizzazione meravigliosa per lo studio in genere e per la coltura professionale in specie, meritandosi giustamente l'ammirazione e la riconoscenza da. parte di tutta la cittadinanza. .

SAMPIERDARENA. Esposizione delle Scuole Professionali.

I nuovi locali dell'Istituto Don Bosco di Sampierdarena sono ufficialmente inaugurati. Essi potranno accogliere un centinaio di più di giovinetti i quali, uniti ai 25o (studenti e artigiani) già ospitati, raggiungeranno il bel numero di 350.

Nell'Istituto così ampliato fu allestita una interessante Esposizione professionale. I numerosi visitatori di essa ebbero campo di ammirare i saggi delle singole scuole d'arti e mestieri (sarti, calzolai, falegnami, fabbri-meccanici, legatori, tipografi, ecc.) e di elogiare la perfezione dei singoli capolavori.

I consensi e le lodi sincere di tanti amici, benefattori e simpatizzanti dell'Opera di Don Bosco saranno certamente di sprone agli artigianelli così bene istruiti dai loro maestri salesiani a proseguire con costanza e fedeltà sulla via del lavoro e della virtù

Per il laboratorio incendiato.

Dopo il gravissimo incendio del laboratorio dei falegnami, avvenuto (come già fu annunciato dal Bollettino Salesiano) il 28 luglio scorso, si iniziò con un vibrante appello ai Benefattori, una sottoscrizione di soccorso, considerato il danno fortissimo di circa 200 mila lire causato dal disastro.

La sottoscrizione è continuata con slancio ammirevole e concordia cristiana. La beneficenza dei generosi è consolante e va citata ad esempio, perchè non abbia a cessare. I darmi sofferti dall'Istituto sono ingentissimi e solo la carità dei buoni potrà servire a ripararli come si spera e si conviene.

TRIESTE.

Il Maresciallo d'Italia Cadorna all'Oratorio Salesiano.

Dal « Piccolo» di Venezia.

L'Oratorio di S. Giacomo, ch'è stato la palestra dell'attività di Don Rubino, presenta, tutto imbandierato, illuminato e gremito d'una folla di ragazzi e di genitori, un aspetto veramente magnifico.

Gli invitati accolti al suono della Marcia Reale, si accomodano nelle prime file della vasta platea d'un teatrino all'aperto. Sono presenti oltre a S. E. Cadorna, i Senatori Corradini e Segre-Sartorio, S. E. Montanari, S. E. Monesi, S. E. il Vescovo Mons. Fogar, S. E. Facchinetti, il general Pugliese, l'on. Ricci, e S. E. l'on. Banelli, il prefetto Gr. Uff. Gasti, il commissario comm. Perez, il comm. Zanconato, il general Castagnola, il col. Peano e il maggiore D'Alessandro dei RR. CC., il col. Larin, il col. di S. M. Testa, il col. Leone, il comm. Coccancig, il bar. Rinaldini, il prof. Cominotti, il dott. Ruzzier, Mons. Luciani, Mons. Monti e vari altri prelati. Fanno gli onori di casa il direttore dell'Oratorio, Don Alessandro Franch e Don Rubino.

Acclamazioni entusiastiche a S. E. il Maresciallo

Cadorna. Un fervido ispirato saluto gli porge per primo Don Alessandro Franch - il quale così degnamente continua la nobile opera intrapresa da Don Rubino - esaltando la missione dei Salesiani. In nome di tutte le sedici sezioni dell'Oratorio egli porge il più fervido benvenuto a Luigi Cadorna ed a Don Rubino. È applauditissimo.

Poi è la volta del piccolo Walter Levitus, che declama efficacemente una poesia d'occasione. Il coro « Va pensiero » cantato con ammirevole fusione di voci strappa vivissimi applausi ai presenti che poi ascoltano una pittoresca fantasia eseguita in modo inappuntabile dalla bravissima banda dell'Oratorio, diretta dal Maestro Vianello. Con gran diletto e gaie risate è ascoltato poi lo spiritosa dialogo « Le grandi manovre » che don Alessandro ha scritto per i suoi bravi piccoli attori, fra i quali si distinsero Guido Toffolon, un comico precoce di belle risorse, ed i ragazzi De Rota e Pietron. Alla fine S. E. Cadorna volle stringere la mano al piccolo Toffolon, che aveva saputo tante volte farlo sorridere. Seguì Mons. Monti, un dotto sacerdote istriano, che lesse applauditissimo e poi offerse al Maresciallo una sua ispirata ode d'omaggio. Un' « Ave Maria » deliziosamente cantata dal coro, chiuse il bel programma.

Poi le manifestazioni d'entusiasmo si rinnovarono al suono degli Inni patriottici, e prima di congedarsi dalla folla acclamato S. E. Cadorna volle ringraziare tutti per le accoglienze fattegli, augurando a tutto il popolo triestino la prosperità e il miglior avvenire e chiudendo al grido di «Viva Trieste ».

CASTELNUOVO D'ASTI.

Il Collegio Salesiano « D. Bosco » di Castelnuovo d'Asti, riapre anche quest'anno ai primi di novembre la sua Scuola Serale Professionale d'Agraria, che istituì da parecchi anni e mantiene fiorente con il valido appoggio e la generosa cooperazione della locale Autorità Comunale.

Questa Scuola risponde molto opportunamente alle esigenze del paese che è eminentemente agricolo. L'Istituto « Don Bosco » quindi non poteva certamente far cosa più gradita di questa alla popolazione di Castelnuovo d'Asti, patria gloriosa del nostri Fondatore e Padre, il Ven. D. Bosco.

Alle Zelatrici e Cooperatrici Salesiane.

Il Comitato Centrale delle Dame Patronesse delle Opere del Ven. Don Bosco, che ha sede in Torino presso la Direzione Generale delle Opere e Missioni Salesiane, fa caldo appello alle benemerite Zelatrici e Cooperatrici Salesiane, che si adoperino con zelo all'attuazione specialmente dei seguenti voti del X Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani, tenuto con tanto buon esito il maggio del corrente anno in Torino.

« Il Congresso fa voti: che si promuova e si raccomandi il confezionamento, la raccolta e la spedizione al Rettor Maggiore dei Salesiani di lini e indumenti sacri per le Chiese e Cappelle delle Missioni Salesiane e di vestimenta ed oggetti per neofiti e neofite delle Missioni stesse; che nei grandi centri si curi l'apertura e il normale funzionamento di Laboratori allo stesso scopo; ricordando, in Italia, di spedire annualmente, dopo un'opportuna esposizione locale, tutti gli oggetti al Rettor Maggiore dei Salesiani, e dall'estero un esatto elenco degli oggetti medesimi, perché egli possa, in conformità dei bisogni, provvedere alla ripartizione a favore delle singole Case di Missione dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice».

Noi, mentre facciamo plauso a quanto già fecero in rapporto a questi stessi voti, specialmente nella recente ricorrenza del Cinquantenario delle Missioni Salesiane, le benemerite Zelatrici e Cooperatrici Salesiane sia in Italia che all'Estero, non possiamo far a meno che appoggiare con sincero entusiasmo questo nuovo appello dell'instancabile suddetto Comitato Centrale, il quale gode tutta la fiducia e il riconoscente appoggio del nostro Rev.mo Rettor Maggiore, Sig. Don Rinaldi.

Per l'apostolato del Santo Vangelo.

Si parla molto dell'apostolato della preghiera,. della carità, della stampa e simili, ma non dell'apostolato dell'Evangelo. Eppure è il primo vero apostolato da cui derivano gli altri come l'acqua dalla sorgente.

« Chi ha sete venga a me e beva. A chi crede in me, scaturiranno, come dice la Scrittura, dal seno di lui fiumi d'acqua viva» (Giov., VIII, 37-38).

Queste parole di Gesù indicano la sorgente vera di quell'apostolato, il quale, uscito dal suo Cuor divino, avrebbe pervaso l'universo per opera dei dodici apostoli e loro successori da lui scelti e mandati: « Andate per tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura » (LUCA, xvi, 15).

La predicazione del Vangelo è il fine dell'apostolato: l'Evangelo contiene fiumi d'acqua viva. L'acqua viva è la vita di Gesù, è Gesù vivo nell' Evangelo, storia semplice e sublime delle sue azioni, de' suoi miracoli, della sua dottrina.

Ora, affinchè tutti possano dissetarsi a questa fonte d'acqua viva è necessario conoscere, far conoscere il sacro testo, zelarne la diffusione con tutti i mezzi che si possono avere a disposizione..

Condizioni per essere apostoli del Vangelo.

1. Studiare il Vangelo quotidianamente, e così intensamente da trasformarselo un po' per volta in succo e sangue come facevano i cristiani dei primi tempi. Essi, oltre alla lettura e spiegazione vocale nelle adunanze delle catacombe, lo trascrivevano di propria mano per portarlo sempre cori sé, per porlo, quale prezioso talismano, sul capo dei malati e deporlo infine sul cadavere dei defunti prima di chiuderlo nella tomba. Cessate le persecuzioni: ne trascrivevano pure delle copie in lettere d'oro che conservavano in cassette preziose ornate d'argento, d'avorio e di perle, perchè nel Vangelo brilla l'oro della divina sapienza, l'argento d'una eloquenza sacra incomparabile e le pietre preziose dei miracoli compiuti da Gesù Cristo con le sue mani divine.

2. Amare il Vangelo, come si ama Gesù medesimo. La conoscenza produce l'amore; e non è forse il Vangelo che ci fa conoscere Gesù Cristo? Esso è la sopravvivenza in mezzo a noi della sua adorabile Parola, come l'Eucaristia è la sopravvivenza della sua sacra Persona. Nel Vangelo, come nell'Eucaristia, c'è Dio con noi, c'è il Verbo di Dio in mezzo a noi, Maestro ineffabile di vita eterna.

3. Vivere il Vangelo nella vita pratica in modo che i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni siano la riproduzione fedele di quanto vi è inculcato dal Divino Maestro.

4. Sforzarsi, nei limiti delle nostre possibilità, di eccitare il prossimo a studiare, amare e vivere il Santo Vangelo, sia raccomandandolo caldamente con la parola, sia regalandone copie, sia facendolo leggere nelle adunanze cui presiediamo e spiegandolo tutte le volte che ci si presenta l'occasione.

La Santa Madre Chiesa non ha mai cessato di raccomandare tutto questo ai fedeli, per cui nei tempi andati il Vangelo di Gesù era il libro dei libri delle famiglie cristiane.

Ma, a poco a poco, il Vangelo divenne un libro trascurato e pressochè incompreso specialmente dalla massa dei cristiani. Così prese il sopravvento l'ignoranza religiosa con la sequela di danni incalcolabili.

Per ovviare a tali danni i Sommi Pontefici e i Pastori di anime alzarono più volte la loro voce richiamando i fedeli alla lettura amorosa del Santo Vangelo. « Solo tornando al Vangelo - concludeva Benedetto XV in una sua bella allocuzione - principio e documento della trasformazione (1) operata un tempo da Gesù Cristo, si potrà avere quel rinnovamento della Società, che è ora ridivenuto più che mai necessario, dopo le esiziali deformazioni operate dalla guerra... ».

La diffusione.

L'accorata, paterna parola, che a quando a quando scendeva dalla Cattedra Augusta del Vicario di Cristo, eccitò nel cuore di molti l'amore allo studio del Vangelo e lo zelo operoso per diffonderlo.

In più nazioni si formarono Leghe e Società per la diffusione del Vangelo, le quali spesero somme ingenti perchè il Libro divino penetrasse in tutte le famiglie al massimo buon prezzo ed anche gratuitamente.

Si tennero congressi del Vangelo (1), riuscitissimi, e conferenze e riunioni e gruppi con i migliori risultati.

Con una così fattiva propaganda era giusto aspettarsi un sollecito risveglio cristiano nelle famiglie. Grazie a Dio si ottenne già molto, ma non quanto era lecito aspettarsi da una così meravigliosa diffusione.

Un motivo si è che la lettura successiva dei quattro Evangeli riesce difficile alla maggioranza dei fedeli.

È evidente che l'apostolato del Vangelo debba anzitutto mirare ad eliminare questa difficoltà. E ciò si può ottenere mediante una redazione unificata che dia tutto il Vangelo di Gesù contenuto nei quattro testi. E così i fedeli con la lettura e lo studio del testo unificato, potranno gustare tutto il Vangelo in modo da potere poi leggere con relativa facilità e con profitto i quattro testi separati.

Si tratta, quindi, come si vede, di fondere i quattro libretti in una narrazione omogenea e chiara che dia proprio tutto il Vangelo come fu scritto.

Una bella edizione del Santo Vangelo.

Un nostro Confratello, osservando che un lavoro consimile mancava ancora da noi, e che parte importantissima del programma dei Cooperatori e delle Cooperatrici di Don Bosco è l'apostolato del

Santo Vangelo, pubblicò nel 1920 la 1a edizione del Vangelo di Gesù unificato, presentato da una bella prefazione del Card. Maffi.

Il lavoro riscosse il plauso del Santo Padre Benedetto XV, di molti Emin.mi Porporati, di Ecc.mi Vescovi, di esimi personaggi della stampa periodica, e in poco tempo l'edizione fu esaurita.

Ne curò subito una seconda arricchita da un autografo di S. S. Pio XI, che andò pure esaurendosi in breve.

E poichè l'apostolato del Santo Vangelo darà tutti i suoi frutti di rigenerazione cristiana della famiglia e società specialmente per mezzo della gioventù, alla cui educazione è rivolta la molteplice e complessa opera salesiana, l'Autore ne curò una speciale edizione con illustrazioni, riassunti e note per la gioventù (1).

Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Gamba, Arcivescovo di Torino, nella sua prefazione si augura che questo Vangelo diventi il testo favorito delle. Scuole di Religione e il Vade mecum inseparabile di ogni giovane cristiano.

Noi invitiamo i nostri zelanti Cooperatori e tutte le Cooperatrici ad un efficace apostolato del Santo Vangelo. Essi faranno opera santamente meritoria cercando che questo Libro divino entri in ogni famiglia per far sfavillare alle menti e ai cuori la figura adorabile di Gesù con tutta l'irresistibile attrattiva de' suoi esempi e delle sue dottrine.

(1) In ottobre si tenne a Milano, nell'Università Cattolica, il secondo solenne Congresso Nazionale per il Santo Vangelo.

(1) Sac. A. M. ANZINI. - Il Vangelo di Gesù e gli Atti degli Apostoli. -- Testo unificato con riassunti, note e illustrazioni per la gioventù. - Volume tascabile di circa 6oo pagine. Legatura alla bodoniana L. 6 = Franco L. 6,6o. - Società Editrice Internazionale, TORINO (109), Corso Regina Margherita, 174.

LIBRI BUONI

Letture bibliche.

Quanti - ahimé! - sono i cattolici anche praticanti che ignorano i libri sacri. Quanti che non hanno mai gustato con profondità di indagine il senso più intimo dei racconti biblici. Accostiamoci dunque a queste pagine divine. Vi troveremo la pienezza dell'amore e un mondo di bellezze insospettate; in ogni riga un ammaestramento di salute; in ogni pagina un aspetto vero dell'anima nella luce dell'Onnipotente.

Ogni volumetto della collana che il P. Ferruccio Valente dirige con profonda competenza, traduce dal testo originale un episodio biblico, e lo riproduce nel suo sviluppo completo.

Con questa pubblicazione la Soc. Edit. Internazionale intende suscitare nel popolo e nelle classi di media cultura che fino ad ora se ne tennero lontane, l'amore ai Libri delle divine rivelazioni.

O fratelli, creature del Signore! come non commuoversi, non sentirsi edificati davanti all'episodio di Giuseppe, di Tobia, di Ester Regina, di Sansone? Come non sentire più intensamente la verità storica di Gesù Cristo attraverso le pagine sacre dei Vangeli? Come non inginocchiarsi davanti alla santità della Chiesa dopo aver letto gli Atti degli Apostoli? Come non piegare in umiltà il capo alla bellezza tenebrosa e splendente dei Salmi

Diamo ora l'elenco dei volumetti usciti in quest'aurea collana invitando ogni nostro lettore a diffonderli nelle famiglie, nel popolo, presso i giovani.

La creazione e il Mondo primitivo, L. 1,10 - Giuseppe e i suoi fratelli, L. 1,20 - Il libro di Tobia, L. 1,20 - Ester Regina, L. o,6o - Sansone il forte d'Israele, L. o,6o Il libro di Rut, L. 1,20 - Le parabole del Vangelo, L. o,6o - Le sette lettere cattoliche, L. 1,5o - La passione di Gesù Cristo, L. 1,20 - I miracoli del Vangelo, L. 2,5o - Gli atti degli Apostoli, L. 3 - I Salmi tradotti dall'ebraico e annotati da Ferruccio Valente. Volumetto tascabile pp. 400, L. 10.

GIUSEPPE BISTOLFI. - GIOVENTÙ NOSTRA. Profili biografici. - In appendice: NOVELLE DELL'ALTRO MONDO. - Bel volume di pagine 25o, L. 10.

Ecco un libro per voi, giovani, e per voi, mamme. Un libro ove trionfa la giovinezza che sa far dono di sè con letizia, e vincere col proprio amore la morte e cadere inginocchiata nella trincea col fiore d'una preghiera sulla bocca.

Riconosciamo in questo drappello di baiardi della Patria e della Croce il volto di tutti coloro che partirono per la guerra e non fecero ritorno e sono di ogni terra. Quante le mamme non rassegnate che attendono ancora sull'uscio i figli perduti! Ma qui, che c'è la Fede, nulla di disperato che urli, ma una gran pace, una gran luce che ne conforta, che ne consola. Alcune novelle completano il volume: novelle familiari, tutto cuore, alla De Marchi. Certe figure di giovani preti, di studenti, di figlioli, sono tracciate con squisita verità e mostrate in aspetti e vicende che commuovono. Non per questo v'è tristezza; ma la gioia del bene che trionfa, quella trepida e santa gioia che conosce il cuore delle mamme e del sacerdote.

PER LA VITA DEL CARDINAL CAGLIERO.

E stato incaricato dal Rev.mo Don Rinaldi un Confratello Salesiano di scrivere sollecitamente la vita del compianto Cardinale.

Ora il nostro Superiore Generale prega caldamente i Salesiani, i parenti, gli amici, gli ammiratori dell'indimenticabile Estinto di annotare quanto stimano degno di memoria intorno alla sua vita e inviarlo a lui diretta mente, Via Cottolengo 32, Torino (109).

Il Sig. D. Rinaldi confida che si terrà nel massimo conto questa sua preghiera, con. tando molto sull'interessamento dei buoni Cooperatori e delle zelanti. Cooperatrici.

NECROLOGIO

Salesiani Defunti.

Card. CAGLIERO, nato a Castelnuovo d'Asti l'11 di gennaio 1838; morto a Roma, 28 febbraio 1926.

Di questo degno e grande « Figlio di Don Bosco » fu detto come ben si conveniva nel Bollettino Salesiano di aprile dedicato in gran parte alla sua venerata memoria; memoria che resterà sempre viva nel cuore di quanti l'hanno conosciuto o di lui hanno sentito raccontare le meravigliose imprese.

DomERGUE Sac. Giovanni, nato a Nimes (Francia), † a Perosa Argentina il 14-vI-1926, a 64 anni.

Desideroso d'una vita più perfetta fece domanda di entrare, già sacerdote, nella Società Salesiana, alla quale si sentiva portato. Nelle case dove fu inviato dall'ubbidienza, lavorò con zelo e abnegazione. Sua virtù caratteristica fu la bontà congiunta ad un vivo desiderio di fare del bene.

CROSAzzo Luigi, nato a Rivoli Torinese, † a Mathi (Torino) il 26-III-1926, a 65 anni.

Era uno dei confratelli coadiutori più anziani della Congregazione. Occupatissimo in uffici assai importanti i quali lo mettevano a contatto continuo col mondo, si dimostrò sempre perfetto religioso. Godeva molta stima presso ogni ceto di persone specialmente a Mathi, dove passò circa 4o anni della sua laboriosa vita.

EGANA Sac. Eladio, nato a Irun (Spagna), † a Ronda il 26-III-1926, a 47 anni.

La sua vocazione religiosa sbocciò dalla sua grande pietà. Professore nel collegio di Utrera, e poi Direttore a Siviglia, Montilla e Ronda, fu sempre considerato presso tutti come l'uomo buono, disciplinato, attento e più che tutto di consiglio.

La prova più grave della sua vita fu una lunghissima malattia che sopportò con rassegnazione veramente cristiana.

Dimostrò sempre amore filiale verso la Congregazione e il Ven. D. Bosco.

GAUDENZi Francesco, nato a Cattolica (Forlì), † a Pisa l'11-VII-1926, a 48 anni.

Fu vir simplex et rectus ac timens Deum. Non ebbe acutezza d'ingegno, non profondità di sapere; una sola scienza l'ha sempre sostenuto e confortato: quella della croce. Suo codice la regola, suo unico interprete il superiore, suo conforto la pietà sincera, suo rifugio Gesù nella santa Comunione quotidiana. Fu un lavoratore instancabile. La morte trovò questo fedele coadiutore con le braccia cariche di manipoli pel cielo.

GOMEZ ch. Augusto, nato a Chunchi (Equatore) + a Quito il 19-v1-1926, a 18 anni.

Il Signore lo chiamò a sè mentre si preparava col noviziato alla sua professione religiosa. Suo ideale erano le missioni e lavorava attivamente nel «Gruppo missionario» del quale fu eletto presidente dalla fiducia dei compagni. Dio si accontentò de' suoi santi desideri e lo chiamò a sè nella piena vigoria della sua giovinezza.

IBARRA Daniele, nato a Otañiz (Spagna), † a Buenos Aires il 1o-vII-1926, a 68 anni.

Fu un coadiutore attivissimo. Nelle varie sue mansioni spiegava uno zelo ammirabile. Ebbe come caratteristica una grande bontà d'animo. A nessuno recò disturbo o noia nella sua lunga vita, anzi pregava il Signore che non gli permettesse di dare lavoro o fatiche ai confratelli con lunga malattia, e il Signore appagò il suo pio e generoso desiderio.

MARTINI Sac. Pietro, nato a Bistagno (Alessandria), + in patria il 7-11-1926, a 44 anni.

Maestro esemplare, faceva scuola con vero intelletto d'amore, cattivandosi la stima e l'affetto generale de' suoi allievi. Assorbito dall'insegnamento, dalla musica e dalle varie assistenze,, egli non dimenticava mai d'essere sacerdote e si dedicava con zelo al culto divino.

Il Signore lo trovò preparato per la ricompensa.

MORANO Sac. Vincenzo, nato a Valenza (Alessandria), + a Verona il 27-v1-1926, a 54 anni.

Cadde sulla breccia. Animo retto, quasi rigido, seppe ugualmente cattivarsi non poche simpatie ovunque lavorò nel campo salesiano e come insegnante e come prefetto. Fu religioso buono, di vivo ingegno, di spirito acuto, di fermo carattere. Finì la sua giornata ricca di lavoro e di sacrifici.

OLIvA Domenico, nato a Fossano (Cuneo), + a Milano il I-VII-1926, a 68 anni.

La vita religiosa di questo buon coadiutore si può tutta compendiare nel motto salesiano: « Lavoro e preghiera ». Lavorò sempre, instancabilmente, negli uffici più umili e meno ambiti; pregò molto, con fede viva e ingenua semplicità. Accolse la morte con invidiabile tranquillità.

PERETTI Sac. Giovanni, nato a Torino, + a S. Gregorio di Catania il 23-V1-1926, a 63 anni.

Fu direttore per 28 anni. Nelle diverse case dove esplicò l'opera sua zelante e paterna lasciò esempi di rettitudine, di prudenza, di amabilità e di amore alla sofferenza. Egli ha lavorato molto e il Signore l'avrà generosamente ricompensato con il premio degli eletti.

PIGLIONE Bartolomeo, nato a Borgo San Dalmazzo (Cuneo), + a Nizza (Francia) il 18-II-1926, a 87 anni.

Lasciò questa terra a 87 anni di età. Lavorò fin che potè; poi, travagliato da reumatismi alle gambe, il buon coadiutore visse nella solitudine della sua camera, sopportando con cristiana pazienza la sua infermità e impiegando il suo tempo in pie letture e nella recita del S. Rosario. Fu esemplare per il suo spirito d'economia e la sua fedeltà nelle pratiche di pietà.

RECALCATI Sac. Martino, nato a Bollate (Milano), + ad Iseo (Brescia) il 12-II-1926, a 61 anni.

Fu un vero apostolo del popolo. Spiegò attività e zelo come insegnante e assistente prima in varie case d'Italia, poi per 3 anni a Smirne, in seguito per io anni missionario a Mozambico. Ritornato in Italia si dedicò specialmente alla predicazione per cui aveva doti non comuni. Era però pronto a qualunque lavoro, e assiduo alle pratiche di pietà. Tutto prendeva con nota allegrezza e con facezia che dimostrava la semplicità del suo spirito.

SILIGATO Sac. Antonio, nato a Graniti (Messina), † a Catania-Cibali il 2-1-1926, a 52 anni.

Si fece salesiano già sacerdote. Osservò fedelmente la regola della vita religiosa dando esempi edificanti di pietà, dolcezza e attività nei vari campi di lavoro, assegnatigli dall'ubbidienza. Si sentiva molto attaccato alla vita e nondimeno ne fece generoso sacrifizio al Signore.

SCALONI Sac. Francesco, nato a Monterubiano (Ascoli Piceno), † a Elisabethville (Congo Belga) il 5-IV-1926, a 65 anni.

Venne a mancare mentre era superiore dell' Ispettoria inglese.

La sua dipartita segnò un lutto ben grave e ben doloroso per le Congregazione Salesiana.

Conobbe per la 1a volta il Ven. D. Bosco a Roma nel 1875. Fu ricevuto come artigianello all'Oratorio; poi, per le sue belle doti di mente e di cuore, passò fra gli studenti. Ordinato sacerdote esercitò un vero apostolato di bene come Superiore nelle case di Francia, del Belgio e d'Inghilterra. In Don Scaloni rifulse sempre il vero spirito del Ven. Don Bosco. La sua fu la morte del giusto sempre pronto alla divina chiamata.

TRUCCO Ch. Carlo, nato a Paysandù (Uruguay, + Montevideo il 16-1-1926, a 17 anni.

Compiuto con edificazione l'anno di noviziato fu chiamato a far parte della Società Salesiana. Appena iniziati i suoi studi filosofici, doveva interromperli per grave malattia che rapidamente lo conduceva alla tomba.

Coadiutore SIMONE Tse PING YIN chiamato anche WONG SAM d'anni 25 con altri tre giovani cinesi aspiranti alla Congregazione Salesiana: Giuseppe WONG Cu YIN, d'anni 15; GIACOMO WOHG Siu MENG, d'anni 14; Carmelo Ku TIN SAN, d'anni 14.

Perirono l' 11 gennaio 1926 vittime d'uno scontro fra due navi, mentre viaggiavano da Macao alla volta di Shangai. - Di loro fu detto a lungo nel Bollettino di maggio 1926.

UBERTI Sac. Antonio, nato a Genola (Cuneo), + a Caserta il 21-VI-1926, a 77 anni.

Fu piissimo figlio di D. Bosco. Spese tutta la sua esistenza in opere di fede e di carità tale da meritargli il nome di Padre dei poveri. La sua memoria rimarrà in benedizione.

VROtÌsKI Sac. Giuseppe, nato a Posen (Polonia), t a Londra il 15-1-1926, a 47 anni. Appartiene alla prima schiera di quei generosi polacchi che, lasciando la patria in età ancor giovanile, vennero a Torino per arruolarsi sotto la bandiera di D. Bosco. Ordinato sacerdote lavorò con zelo a Torino per vari anni poi passò a Roma. La morte lo sorprese quasi improvvisamente a Londra dove esercitava il suo apostolato sacerdotale come parroco nella chiesa polacca di quella grandissima città. Buon per lui che si teneva continuamente preparato al gran passo!

Cooperatori Defunti.

Mons. Bernardo Pizzorno. Vescovo di Sarzana.

Fu un grande animatore del Clero e del laicato, ch'egli volle armonicamente uniti per la realizzazione del Vangelo fra il popolo. Venne a mancare nel mese di luglio fra l'universale compianto. Ammirava, bcneficava, amava la Famiglia Salesiana che l'aveva accolto giovinetto nelle sue case per compiervi i suoi studi.

Si soffermava sovente nell'Istituto Salesiano di Spezia, partecipando a solenni funzioni religiose nel Santuario, dimostrando sempre verso la Congregazione Salesiana uno speciale attaccamento ed un'amorevole predilezione, tanto naturali e spontanee in Lui che allo spirito di Don Bosco era stato educato nei collegi di Varazze e di Torino.

Gli ex-allievi dei Salesiani piangono anch'essi la perdita di un padre e di un fratello insieme.

Archieri Cav. Federico.

Decedeva in Torino il 26 luglio scorso. Spiegò la sua preziosa attività in svariate opere benefiche. Fu uno dei sindaci della Società « Valdocco » e si dimostrò sempre grande amico e benefattore dell'opera di Don Bosco. - Vivissime condoglianze alla famiglia così duramente provata.

Blangeffi Lorenzina.

Lasciava la terra pel cielo il venerdì 16 luglio in Mondovì dopo lunghissima malattia sopportata con angelica rassegnazione.

Fu modello come giovinetta e come maestra. Diede frequenti e luminose prove della sua profonda pietà e squisita carità. Si dedicava con slancio alle Opere Salesiane. Essa e la mamma facevano nella loro modesta condizione dei veri e gravi sacrifici per dare aiuto alle Missioni Salesiane.

Il Signore compensi queste anime elette con il premio riservato a chi fedelmentc Io serve e sinceramente lo ama.

Ing. Nicola Traversi.

Si spegneva improvvisamente nella lontana America. Al fratello Salesiano Don Filippo Traversi e a tutta la famiglia così gravemente colpita, le più vive condoglianze e l'assicurazione di preghiere e suffragi.

Virginia Cesari in Alessandra.

Rendeva l'anima a Dio, che sempre aveva amato, il 20 agosto, dopo aver ricevuto nella pienezza di tutti i suoi sensi i conforti della nostra santa Religione. Religiosissima, si dedicò a opere di beneficenza, prediligendo quelle di Don Bosco, di cui fu insigne cooperatrice.

Alla famiglia tutta e in particolare al figlio Sac. Salesiano Don Oreto sincere condoglianze e promessa di preghiere.

Cav. Dott. Michele Ghigi.

Fu ex-allievo del Collegio di Alassio, cooperatore e benefattore insigne dei Salesiani di Ravenna. Uomo di viva ed intensa fede, ad essa unicamente attinse nei 64 anni di vita, specialmente in quelli lunghi e penosi di una infermità, la quale lo martoriò atrocemente nel corpo senza però fiaccarne lo spirito ch'egli alimentò nella preghiera, nella rassegnazione e nella carità. Fu uomo benefico in tutto il senso della parola.

Deponiamo sulla salma dell'Estinto la preghiera cristiana che gli propizi il possesso dell'eterna gloria di Dio.

Matilde Rinaldi Ved. Bandini.

Moriva improvvisamente, ma non impreparata, in Marradi (Firenze) lo scorso luglio. Donna di fede, di profonda pietà e di gran cuore, amò Dio, la famiglia e i poveri. Conobbe tutti i sacrifici che accettò rassegnata, sorretta dalla sua fede costante. Le nostre opere l'ebbero sempre generosa e fedele benefattrice, per cui ci facciamo un preciso dovere di raccomandare l'anima sua benedetta alla preghiera e ai vivi suffragi di tutti i nostri buoni cooperatori e pie cooperatrici.

Simone Rohr.

Morto a Trento l'8 settembre in età d'anni 76. Il buon Simone spese la sua vita nel lavoro e nell'esercizio delle più belle virtù cristiane. Si dedicò a opere di carità e fu uno dei primi insigni benefattori dell'Opera Salesiana in Trento. Ricordiamolo volentieri nelle nostre comuni preghiere.

Giuseppe Giraudi.

Lasciava questa terra per l'eterna ricompensa lunedì, 27 settembre, in età d'anni 89.

Fu uomo retto, operoso e fervente cristiano.

I suoi solenni funerali, a Casalrosso, celebrati con grande concorso di popolo e larga partecipazione di rappresentanze, fra cui parecchi sacerdoti salesiani e alcune Figlie di Maria Ausiliatrice venute da Vercelli dimostrarono in quale alta stima fosse tenuto il caro Estinto.

Alla famiglia Giraudi e particolarmente ai due figli del defunto, sacerdoti salesiani, Don Fedele, economo generale della Società Salesiana e Don Abbondio, le più vive condoglianze.

Preghiamo anche per i Cooperatori:

AcTIS PIAZZA Enrichetta, † Rodallo (Torino).

ADAMO D. Bartolomeo, † Genola (Cuneo). AMADORI Bartolomeo, † S. Lorenzo (Brasile). AMBROSI Giuseppina, † Verona.

AVANZINO= GARBARINo Annetta, † Torriglia (Genova). BERNARDI Giovanni, † Rossano Veneto (Vicenza). BERTA Domenica, † Torino. BoRSIERI D. Giovanni, † Milano. Busi Virginia, † Commessaggio (Mantova). CANTONI Felice, † Olcio (Como). CAPOSTAGNO Giovannina, † Montaperto (Girgenti). CHESINI Maria, † Mamme (Verona). CIANCIO Carolina, † Piazza Armerina (Caltanissetta). CoNci Jose † S. Lorenzo (Brasile).

CRISPI Can. Alfonso, † Piazza Armerina (Caltanissetta). FACINI Isolina, † Magnagoni Riviera (Udine). FERRucci D. Michele, † Gioia Sanniticu (Caserta). FOGLIA Giulia, † Chiari (Brescia).

FRENDO AZOPARDI Avv. Pasquale, † La Valletta (Malta).. GaGGIOLI Maria Ved. SOLDANI, † Firenze. GALLINA Teresa, † Torino.

GARRONE Giuseppe, † Sestri Ponente (Genova). GHIGI Dott. Michele, † Ravenna. GIOLITO Pietro, † Cigliano (Novara). GRECO Gesina, † Montaperto (Girgenti). GUICHARDATZ, † Sarre (Torino). IANO Angela, † Torino. MANTOVANI Angela, † Menzago (Milano). MARCHI SIO=MANFREDI Teresa, † Carrù (Cuneo). MENINI STEFANELLI Ersilio, † Veggio (Bologna). MORELLO Felice, † Licata (Girgenti).

PECORI Elisa, BARGELLINI, † Arena Melato (Pisa). PIANI Vincenzo, † Valbiano (Forlì). PILETTI Carlo, † S. Lorenzo (Brasile). REMORINO Biagio, † Bolzaneto (Genova). RESSIA Lucia, † Castagnole Piemonte (Torino). Rizzo Cicitella, † Montaperto (Girgenti). ROSSATO Francesco, † Longare (Vicenza). SARDO Giovanni, † Premolo (Bergamo). SCHIAPPACASSE Caterina, † New=York (Stati Uniti). SoPPINi Elisa, † Chiari (Brescia).

TAMPÌERI Antonia, Ved. SAGGIORATO, † Lugo (Ravenna)„ VACHER Maria, † Pescincanna (Friuli). VALLA Francesco, † Saliceto (Cuneo). VASSALLO Maria, † La Valletta (Malta). ZANIBONI Caterina, † Idro (Brescia).

Il suffragare i defunti non è solo il fare del bene a quelle anime, anticipando loro il Paradiso; ma è eziandio fare un bene a noi medesimi, poichè, colla carità che loro usiamo nel suffragarle, acquistiamo meriti presso Dio e ci rendiamo benevoli quelle anime, le quali, giunte in cielo, certamente porgeranno a Dio calde preghiere per noi e ci assisteranno con la loro valida protezione in tutti i nostri bisogni spirituali e temporali.

Ven. Giov. Bosco.