PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO
Anno L TORINO - OTTOBRE 1926 Numero X
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE : VIA COTTOLENGO, N. 32 - TORINO (109)
SOMMARIO: Cooperare. - Un bell'esempio di cooperazione missionaria. - Don Bosco e il Santo Rosario. - La vita delle nostre Missioni : Il primo Oratorio festivo nell'Assam - Il culto del l'Ausiliatrice a Broome - Episodio missionario: Tra i kivari - Dal Panamà. - Per il Messico. - Anno Francescano e Aloisiano. - Nel mondo salesiano. - Le grazie di Maria Ausiliatrice. - Libri buoni. - Cooperatori defunti.
L' esposizione missionaria si chiude. Essa ha avuto - lo diciamo con il cuore riboccante di gioia - il suo pieno e splendido successo.
Ne gode Don Bosco dal cielo; ne godono gli ideatori, i costruttori: primi, fra tutti, i campioni che hanno lavorato e sofferto sul campo per preparare il materiale; poi i sapienti artefici che l'hanno bellamente composto in un superbo edificio, gli animatori della grande crociata missionaria, i cooperatori tutti uniti in una compatta massa operante pel trionfo del regno di Dio.
Ne godono gli amici, i benefattori, gli ammiratori di Don Bosco, che ascoltando il caloroso e paterno appello del suo degno successore Don Rinaldi - anima veramente missionaria - sono accorsi a Valdocco per constatare e per ammirare.
Cooperare con Don Bosco è un vanto. Egli ha detto: «con il vostro aiuto, o amici, benefattori, abbiamo già fatto molto, e faremo anche di più... Con la vostra carità abbiamo stabilito le Missioni fino agli ultimi confini della terra ».
Cosa erano le Missioni Salesiane cinquant'anni fa? - Cosa sono oggi?
Chi ha dato si rallegri. Si rallegri chi ha dato molto e chi ha dato poco, ma con cuore generoso.
Per i monumenti occorrono i blocchi massicci e i granelli di arena. Nulla perde chi edifica con Don Bosco: tutto guadagna chi lavora nel suo campo per la gloria di Dio. I sudori del fedele operaio evangelico feconderanno la roccia e la steppa per dare fiori e frutti alla terra e al cielo.
Da maggio a ottobre abbiamo potuto ammirare questi fiori e questi frutti del deserto e della selva trapiantati a Valdocco.
Ininterrottamente, circa trecentomila persone sono scese all'Oratorio, nella Casa paterna di Don Bosco, per toccare con mano i miracoli che può operare la fede, la carità e l'amore delle anime.
Ogni giorno, specialmente nelle feste, s'è rinnovata la lunga e continua processione di visitatori: dai paesi e dalle città più lontane sono giunti pellegrinaggi, carovane, comitive. Abbiamo visto passare masse di popolo, squadroni di soldati, sciami di fanciulli e di ragazze, gli ex allievi, gli allievi salesiani, i piccoli amici di Don Bosco, divenuti in quest'anno missionario i piccoli cooperatori delle sue opere.
E tutti son passati come in pio pellegrineggio, per le sale, negli ampi padiglioni a leggervi una pagina suggestiva del grande libro scritto con amore e fede in cinquant'anni di apostoliche fatiche dai generosi figli di di Don Bosco e dalle eroiche Figlie di Maria Ausiliatrice.
E tutti sono usciti soddisfatti, con gli occhi pieni di meraviglia e il cuore traboccante di commozione; molti sono usciti con il desiderio e il proposito di ritornarvi.
Ben meritava d'essere visitata due e anche tre volte la bella mostra missionaria salesiana.
Salesiana, ossia famigliare, popolare.
Ricordiamo l'ambiente. Un ambiente di famiglia. Per andare all'Esposizione entriamo in casa, nella casa di Don Bosco; attravesiamo il cortile delle ricreazioni, che forma per così dire, il vestibolo, l'anticamera del grandioso edificio missionario. E ci godiamo un primo quadro, un quadro vivente che ci fa rallentare il passo e attira irresistibilmente i nostri sguardi. Ferve il giuoco. I giovanetti corrono, saltano, si divertono, passeggiano a gruppetti, discorrendo amichevolmente con i loro Superiori. Cosi facevano i primi orfanelli di Don Bosco; così facevano un giorno Cagliero, Costamagna, Fagnano, gli eroi della Patagonia e della Terra del Fuoco. In America, nell'India, fra i selvaggetti redenti, oggi si fa così.
Lo spettacolo è bello, significativo, e serve mirabilmente a preparare gli animi alla visione dei grandi quadri missionari.
Ambiente e intonazione popolare.
L'offerta d'entrata è ben piccola cosa in confronto di ciò che si può vedere e godere nel recinto dell'esposizione.
Si è pensato a tutto e a tutti: ai grandi e ai piccoli. Don Bosco avrebbe fatto così.
Il parco risonante a tutte le ore dei concerti chiassosi dei pappagalli schiamazzatori, con le sue gabbie e capanne selvagge, con le sue scimmiette e i più curiosi animali venuti dai più lontani paesi, dà al giardinetto fiorito un vivo colore e sapore di foresta, della foresta misteriosa in cui il missionario passa le sue notti fra le insidie del serpente e i ruggiti delle belve feroci.
Il parco zoologico forma la delizia specialmente delle mamme e dei bambini.
Quanti bambini ricorderanno Don Bosco, per aver visto all'Esposizione Missionaria le scimmiette e gli allegri pappagallini!...
Nel parco domina la Maloca, il caratteristico capannone indiano, per chi desidera sedersi un tantino e sorbirsi una tazza di caffè profumato.
Accanto alla Maloca è sempre pronto il bel salone cinematografico per le proiezioni missionarie.
Nei giorni di festa si aggiunge il concerto della banda e quello delle campane, il giocondo concerto delle campane che lanciano a ondate la loro voce di saluto e di richiamo al tempio dell'Ausiliatrice, regina delle Missioni.
All'Esposizione Missionaria siamo andati come a una sagra, la sagra del piccolo mondo salesiano.
Siamo andati come a un pellegrinaggio. Maria Ausiliatrice ci ha chiamati all'Esposizione, l'Esposizione ci ha condotti ai piedi dell'Ausiliatrice.
Dal tempio ai padiglioni, dai padiglioni al tempio, passando, s'intende, per la cameretta di Don Bosco. Migliaia e migliaia di visitatori hanno salito la scaletta che conduce a qualla povera stanzuccia, che racchiuse un cuore così grande; a quella cameretta dove furono asciugate tante lagrime amare e dove caddero tante lagrime di gioia; a quella cameruccia dove Don Bosco sognò le missioni, dove il Servo di Dio, dopo una lunga giornata di fervido lavoro, chiuse con il sorriso dei santi i suoi begli occhi, per la ricompensa dei santi.
L'Esposizione salesiana ora si chiude. Cade il recinto... E l'edificio? L'edificio non cade, non si sfascia... Disfatto sarà ricomposto a fondamento sicuro e incrollabile dell'eterno monumento che canta le glorie e il trionfo di Cristo e de' suoi valorosi campioni.
Non può crollare un edificio costrutto in cinquant'anni di lavoro e di dolori nel nome di Dio e della Vergine Santa.
Blocchi su blocchi formeranno altre mura, altre torri, altre cupole.
Il libro non si chiude; altre pagine di nobili ardimenti, di aspre battaglie e di gloriose conquiste saranno scritte dagli eroi della Croce e della civiltà.
L'Esposizione si chiude, ma continueranno le lezioni mirabili, che da essa, come da una scuola, furono ripetute nei lunghi mesi alle masse dei docili e attenti visitatori.
Tutti abbiamo sentito e imparato qualche cosa all'esposizione missionaria; tutti continueremo ad ascoltare, ad imparare per renderci degni di cooperare con Don Bosco alla redenzione delle anime.
Che cos'erano le Missioni Salesiane cinquant'anni fa? Cosa sono oggi? Cosa saranno domani?
Il Ven. Don Bosco al primo drappello pronto a salpare per l'America aveva detto così: « noi pure, studiandoci di eseguire nel nostro piccolo, secondo le nostre forze, il precetto di Gesù Cristo - andate e predicate a tutti il mio vangelo - abbiamo preferito una missione nella Patagonia e Terra del Fuoco... Noi non abbiamo pretese... Ma chi sa che il granellino... ».
Il granellino germogliò. Don Bosco viveva di fede: ecco spiegato il miracolo. E il Papa Pio IX, che cosa disse ai primi salesiani pronti a partire? Conviene ricordarle, oggi e sempre, le paterne e confortanti parole del Vicario di Cristo: « Ecco un povero vecchio. E dove sono i miei piccoli missionari? Voi dunque siete figli di Don Bosco che andate in terre lon tane a predicare il Vangelo. Desidero che cresciate in numero, perchè grande è il bisogno e copiosissima è la messe fra le tribù selvagge ».
La speranza di Don Bosco e il desiderio del Santo Padre oggi sono una consolante realtà. E lo saranno anche più in seguito. I poveri figli di Don Bosco, confortati dai frutti benedetti di oggi, raddoppiano il passo, stendono le braccia, e confortati dai consensi e dagli aiuti dei buoni e fedeli Cooperatori, levano i cuori alla speranza.
La messe è molta: gli operai pochi. Ma gli operai crescono, cresceranno. Nuovi drappelli, nuovi manipoli, fiori di giovinezza, si stringono nel nome di Don Bosco, col patto santo d'essere un giorno i suoi missionari.
I poveri saranno evangelizzatori di popoli. I leviti saranno cercati tra la zappa, la vanga, e il martello, affinchè si compiano le parole del profeta: « Dio ha sollevato il povero dalla terra per collocarlo sul trono dei principi della terra ».
E con gli operai vengono e verranno i mezzi. Grande è il campo del lavoro, grandi debbono essere le forze, grandi gli aiuti, grande l'attività e la cooperazione.
Non mancheranno i frutti come non mancheranno i compensi. Chi lavora per il Missionario avrà la ricompensa del missionario.
Il bell'esempio lo dà Fossano.
Sotto la guida e l'impulso dello zelante direttore dell'Istituto Salesiano di quella gentile cittadina, un gruppo di forze ben organizzate e saggiamente dirette, portarono e portano, in città e in tutta la plaga cuneese, una meravigliosa cooperazione missionaria che va sempre più intensificandosi a pro di tutta l'opera salesiana.
Triplice comitato.
È costituito, in Fossano, un triplice Comitato di Azione Salesiana:
1) Comitato d'onore con a Presidenti S. Ecc. Mons. Quirico Travaini, vescovo della diocesi, e il Generale Giusto Macario, Commissario prefettizio.
2) Comitato effettivo con a presidenti Mons. Michele Cominola e il Geom. Cav. Uff. Antonio Miglio.
3) Comitato interno sorto fra i buoni convittori ed eletto dai collegiali con libera votazione.
I membri di questi tre comitati furono scelti tra gli ottimi cooperatori e ammiratori dell'opera Salesiana, tra le gentili zelatrici e tra i migliori alunni del convitto salesiano.
L'attivissimo Comitato diede intonazione missionaria a tutte le pubbliche manifestazioni e solennità celebrate nel corso dell'anno scolastico. E così ebbero carattere spiccatamente missionario le feste dell'Immacolata, di S. Francesco di Sales, di Maria Ausiliatrice; la solenne cerimonia per la benedizione della bandiera regalata dal Comune al convitto, il convegno degli ex allievi, le rappresentazioni drammatiche, le accademie, la solenne distribuzione dei premi.
Tutto questo ammirabile movimento corrispondeva perfettamente ai propositi presi dal Comitato che sono:
a) Rendere il Comitato stesso permanente, perdurando, anzi crescendo sempre di più le necessità missionarie.
b) Intensificare la diffusione del Bollettino Salesiano, di Gioventù missionaria e di altri scritti salesiani.
c) Celebrare con la massima solennità le feste.
d) Promuovere conferenze e recite teatrali; raccogliere oggetti, stoffe, arredi, attrezzi domestici e professionali per le missioni.
La propaganda.
Il giovane e brillante oratore Avv. Dino Andreis, membro attivissimo del comitato effettivo, tenne un ciclo di conferenze in tutta la plaga cuneese, raccogliendo con la sua volonterosa e valente squadra drammatica, consolantissimi frutti. Paesi e città accolsero con dimostrazioni di simpatia e di sincera benevolenza i bravi propagandisti, che, nel nome di Don Bosco, passavano predicando la santa crociata delle Missioni. Ovunque la parola ardente dello zelante conferenziere fu ascoltata con grande interesse, provocando consensi, propositi e entusiasmo per l'opera di Don Bosco.
Sviluppare il germe di una coscienza veramente missionaria, far zampillare la fonte della beneficenza, scuotere gl'indifferenti, incuorare i volonterosi, raccogliere forze nuove operanti per la santa causa missionaria tanto cara al cuore grande e paterno del Papa, ecco lo scopo della nobile propaganda.
I giornali locali riferirono lungamente sulle riuscitissime riunioni missionarie, compiacendosi dei frutti ottenuti, dello slancio ammirevole dei propagandisti, della generosa corrispondenza delle popolazioni visitate.
I cooperatori e le cooperatrici dei singoli centri di azione salesiana furono ben lieti di poter dimostrare con il loro interessamento e appoggio il loro efficace attaccamento all'Opera di Don Bosco.
Levaldigi, Bra, Cherasco, Alba, Mondovì, Villafaletto, Savigliano, Saluzzo e altri paesi affollarono i loro teatrini gentilmente concessi dagli Enti locali o dalle autorità cittadine, per prendere parte alle memorande serate missionarie organizzate con tanta cura e zelo dai cooperatori e amici dell'Opera Salesiana.
A Savigliano la serata benefica segnò l'inizio del movimento missionario e risvegliò il desiderio da tanto tempo concepito di godere un giorno non lontano dell'opera dei Figli di Don Bosco.
Il giornale cittadino di Saluzzo, dopo il successone al Teatro Sociale, scriveva: « Che Saluzzo sia sempre in prima linea nel campo della beneficenza è cosa nota, ma che rispondesse con sì ammirevole slancio al richiamo improvviso dei missionari di una congregazione che a Saluzzo non ha sede, sembrava temerità sperarlo. Questo dimostra che Autorità e Popolo non solo conoscono le Opere sante e patriottiche dei Figli di Don Bosco, ma altamente le apprezzano, le stimano e le amano ».
Altri notevoli avvenimenti.
Il Comitato d'Azione Salesiana ha avuto altre geniali iniziative.
Ha voluto portare il suo modesto contributo a S. Francesco d'Assisi, organizzando una serata di gala drammatico-musicale a inizio delle solenni manifestazioni che si svolgeranno in Fossano per le onoranze al Poverello d'Assisi. Il medesimo Comitato ha preparato una solenne commemorazione religiosa e civile del cardinale missionario Giovanni Cagliero, che riuscì un vero trionfo per il compianto apostolo della Patagonia e Terra del Fuoco.
Ha allestito una graziosa esposizione di arredi sacri e capi di vestiario offerti da pie persone alle Missioni Salesiane.
Ha partecipato con l'eccellentissimo Mons. Travaini e un folto gruppo di cooperatori e di cooperatrici al X Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani.
Ha organizzato la splendida e riuscitissima gita scolastica del Convitto civico e di tutte le Scuole medie cittadine all'Esposizione missionaria di Torino; i pellegrinaggi dell'oratorio festivo, dei cooperatori e delle cooperatrici al Santuario di Maria Ausiliatrice.
Ha intensificato la buona propaganda del Bollettino Salesiano per avere altri cooperatori. Quaranta e più furono i nuovi inscritti nell'annata.
Conclusione.
A compimento di quanto ha potuto fare, il Comitato d'Azione Salesiana di Fossano si è proposto di preparare un grandioso pellegrinaggio, cui prendano parte tutti gli amici e ammiratori dell'Opera di Don Bosco, a Torino, per ringraziare la Vergine Ausiliatrice dei favori concessi e implorare su tutta Fossano la sua speciale materna protezione.
Rendiamo i più vivi ringraziamenti a Dio, che per tratto di sua bontà ci ha creati e conservati nella Santa Cattolica Religione; e in pegno di gratitudine mostriamoti zelanti osservatori dei precetti di questa nostra Religione Divina; e non cessiamo di supplicare di cuore Iddio ad usarci un gran tratto di misericordia, a conservarci in questa Religione fino agli ultimi momenti della vita.
Don Bosco e il S. Rosario.
Maggio ci porta le rose, ottobre il rosario.
Dell'arma che Don Bosco offre specialmente a' suoi tre battaglioni scelti (Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, Cooperatori e Cooperatrici) se ne servì egli stesso da buon generale.
Quest'arma prodigiosa e formidabile Don Bosco la consegna a tutti, ai grandi e ai piccoli.
Il Servo di Dio soleva ripetere « essere il rosario un'arma che avrebbe dato la vittoria non solo agli individui ma anche alla Chiesa ».
Perciò - come dicono le sue memorie - da' suoi discepoli furono poi pubblicate tutte le Encicliche che Leone XIII fece su questa preghiera così cara a Maria; e col Bollettino Salesiano caldeggiarono l'esecuzione dei voti del Vicario di Gesù Cristo.
Un episodio signifcativo.
Esso ci dice in quale stima il Servo di Dio teneva il santo Rosario.
Si era presentato a Don Bosco il marchese Roberto D'Azeglio per invitarlo a partecipare, alla testa de' suoi giovinetti, con tutti gli altri istituti di Torino, ad una festa spettacolosa sulla piazza Vittorio Emanuele.
Il Servo di Dio si rifiutò bellamente dicendo:
- Signor marchese, quest'Ospizio ed Oratorio non è che una povera famiglia, la quale vive della carità cittadina, e noi ci faremmo burlare se facessimo di simili comparse. -
Il marchese ribattè, insistendo vivacemente perchè Don Bosco accettasse l'invito. Don Bosco rimase fermo nel suo proposito.
Intanto gli faceva vedere la sua Casa e gli parlava dei suoi progetti futuri, mentre l'informava sul programma e regolamento con il quale occupava i suoi giovinetti.
Il marchese approvava, lodava, ma giudicava tempo perduto quello che s'impiegava nelle lunghe preghiere e diceva che a quell'anticaglia di 50 Ave Maria infilzate una dopo l'altra non ci teneva guari e che Don Bosco avrebbe dovuto abolire quella pratica noiosa.
- Ebbene - rispose risolutamente Don Bosco: - io ci sto molto a tale pratica, e su questa potrei dire che è fondata la mia istituzione; e sarei disposto a lasciare piuttosto tante altre cose ben importanti, ma non questa, e anche, se facesse d'uopo, rinuncierei alla sua preziosa amicizia, ma non alla recita del rosario. -
Visto Don Bosco irremovibile, il signor marchese se ne andò, e da quel giorno - dicono le memorie - non ebbe più a fare con lui.
Apostolo del S. Rosario.
Don Bosco sentiva una speciale attrattiva pel santo rosario. Aveva imparato a recitarlo fin da fanciullo nella sua casetta dei Becchi.
E noi ce l'immaginiamo ancora, dopo tanti anni, il pastorello, là sul poggio, inginocchiato presso la pia Margherita, con le mani giunte e gli occhi luminosi fissi in quelli della mamma che devotamente scorre i grossi acini della vecchia corona, ripetere con grazia infantile le dolci Ave Maria.
Lo vediamo ancora, il nostro Giovannino, scolaretto del buon Don Calosso a Capriglio, passeggiare la sera dopo cena nel cortiletto silenzioso, recitando con il suo impareggiabile maestro e benefattore la preghiera così cara alla Vergine. La soave preghiera sale su su, fino al cielo sorriso di stelle.
In quelle sere di pace e d'incanti si radicava forse nel cuore del fanciullo, per crescere gigante, la pia pratica del Santo Rosario, che Don Bosco sempre predicò e zelò nella sua terra, tra i compagni di giuoco e di studio, ne' suoi oratori, ospizi e istituti.
Dicono le memorie:
« Al mattino per tempo, nella cappella dell'Oratorio s'incominciava a recitare le orazioni in comune e la terza parte del rosario, mentre Don Bosco celebrava la S. Messa. Da quel punto in Valdocco non si cessò più neppure per un giorno, di dare lode a Dio col Rosario e col santo sacrifizio della Messa ».
Così si fa ancora oggi in tutte le sue case dove fiorisce il suo spirito.
Il Ven. Don Bosco compose i quindici misteri del Rosario. Dedicò un altarino, che esiste tuttora, alla Vergine del Rosario nella sua prima chiesetta di S. Francesco di Sales, l'altarino dove pregarono Michele Magone, Francesco Besucco, Domenico Savio, l'altarino dove fiorirono i dolci colloqui di paradiso e si suggellarono le più sante promesse tra la Madre del Cielo e l'angioletto di Mondonio.
Sul colle dei Becchi Don Bosco appena potè fece costruire una cappelletta dedicandola alla Vergine del S. Rosario. E la volle là, presso alla casetta del suo natale, vicino al prato del suo sogno, proprio là dove fanciullo teneva le sue radunanze festive divertendo con giuochi, salti e capriole i suoi piccoli e grandi ammiratori, che con lui prima di sbandarsi s'inginocchiavano per la recita del S. Rosario.
La minuscola cappelletta esiste tuttora. Essa è piena di dolci ricordi.
Lassù, nel piccolo e rustico romitorio, Don Bosco pregò, chiedendo lumi e conforti alla sua celeste Ispiratrice.
In quella cappelletta vestì l'abito chiericale e divenne per sempre figlio di Don Bosco il suo primo successore, il piissimo Don Michele Rua.
Lassù ritornava volentieri Don Bosco conducendovi ogni anno la sua bella famiglia dell'Oratorio.
Feste del S. Rosario ai Becchi.
Don Bosco ai primi di ottobre 1848 andò ai Becchi con circa sedici giovanetti, parte allievi interni, parte esterni dell'Oratorio festivo. Il giorno 8 di ottobre il teol. Cinzano benedisse la cappella, che fu dedicata in onore della Madonna Santissima del Rosario.
Era il primo stabile edificio sacro che Don Bosco dedicava al Signore ed a Maria SS. per i benefici dei quali egli era stato favorito così splendidamente in quello stesso luogo. Si sarebbe potuto scolpire su quel frontone il detto di Giacobbe, quasi riepilogo della sua fanciullezza: Locus iste sanctus est et ego nesciebam.
La prima festa vi si celebrò con una solennità quale poteasi maggiore, e con grandissimo concorso di gente. I giovani dell'Oratorio vi si fermarono circa otto giorni, cioè tutta la novena e festa della Madonna del Rosario, rallegrando coi loro cantici sacri gli abitanti della borgata.
Da che fu benedetta la Cappella non mancò mai Don Bosco tutti gli anni di andarvi fino al 1869, accompagnato sempre da quei giovani cantori che avevano tenuto miglior condotta lungo l'anno. Ei vi predicava tutte le sere della novena, il mattino amministrava i Sacramenti della Confessione e Comunione per darne comodità ai suoi borghigiani che ne erano tutti sommamente contenti.
I Salesiani continuarono senza mai interromperla questa pia pratica. Grandissimo era il numero di coloro che si accostavano ai sacramenti. Molti giovani andavano da Chieri, da Buttigliera, da Castelnuovo e da altri paesi circonvicini e anche lontani per confidare a Don Bosco i segreti della propria coscienza.
Il giorno della festa un tino rovesciato posto sull'aia e coperto di drappi, che prima aveva servito di tagliere per le vivande destinate ai giovani, teneva luogo di pulpito, dal quale Don Bosco o altro sacerdote invitato, predicava le glorie del SS. Rosario. È su questo pulpito che un giorno Don Cagliero nel fare il panegirico della Madonna al cospetto di una fitta e attenta moltitudine, a un tratto mancandogli sotto i piedi l'asse del fondo, sprofondò e scomparve con viva ilarità degli uditori. Essendo troppo ristretta la cappella, la musica ed i cantori stavano fuori col popolo all'aria aperta. Talora i fuochi artificiali, talora un teatrino poneva fine alla lieta giornata.
Un sogno sul Rosario.
Il Ven. Don Bosco fece molti sogni. Uno di questi, molto interessante, riguarda la corona del rosario.
La sera del 2o agosto 1862, recitate le orazioni, Don Bosco così parlò a' suoi giovinetti.
- Voglio contarvi un mio sogno.
Sognai, non è molto, di trovarmi con tutti i giovani a Castelnuovo d'Asti in casa di mio fratello. Mentre tutti facevano ricreazione, viene a me uno ch'io non sapevo chi fosse, e mi invita ad andar con lui. Lo seguii e mi condusse in un prato attiguo al cortile. Lì mi indicò fra l'erba un serpentaccio lungo sette od otto metri e di una grossezza straordinaria. Inorridii a tal vista e volevo fuggirmene.
- No, no, - mi disse quel tale - non fugga; venga qui e veda.
- E come, - risposi, -vuoi che io osi avvicinarmi a quella bestiaccia? Non sai che è capace d'avventarmisi addosso e divorarmi in un istante?
- Non abbia paura, non le recherà alcun male; venga con me.
- Ah! non son così pazzo d'andare a gettarmi in tale pericolo.
- Allora, - continuò quello sconosciuto, - si fermi qui. -
S'allontanò per andare a prendere una corda e con questa tra le mani ritornò presso di me.
- Prenda, - mi disse - questa corda per un capo e lo tenga ben stretto fra le mani; io prenderò l'altro capo e andrò dalla parte opposta, e così tenderemo la corda sul serpente.
- E poi?
- E poi gliela lascieremo cadere attraverso alla schiena.
- Ah! no per carità! Guai se noi faremo questo. Il serpentaccio salterà su inferocito e ci divorerà.
- No, no; lasci fare a me.
- Là, là! Io non voglio prendermi questa soddisfazione che mi potrebbe costare la vita.
E già me ne voleva fuggire. Ma lo sconosciuto insistette di nuovo, mi assicurò che non avevo di che temere, che il serpe non mi avrebbe fatto male alcuno, e tanto disse che io rimasi e acconsentii ad assecondarlo.
Egli intanto passò dall'altra parte del mostro, alzò la corda e poi con questa diede un'energica sferzata sulla schiena della bestiaccia. Questa fa un salto volgendo la testa indietro per addentare ciò che l'aveva percossa; ma invece di mordere la corda, resta da essa allacciata come in un cappio corsoio. Allora quell'uomo mi gridò: - Tenga stretto, tenga stretto, e non lasci sfuggire la corda. - E corse ad un pero che era là vicino, e legò a quello il capo di corda che aveva tra le mani: venne quindi da me, mi tolse il mio capo di corda e andò a legarlo all'inferriata di una finestra della casa. Frattanto il serpente si dimenava, si dibatteva furiosamente e dava giù tali colpi in terra colla testa e colle immani sue spire, che laceravansi le sue carni e saltavano i pezzi sanguinanti a grande distanza. Così continuò finchè ebbe vita; e morto che fu più non rimase di lui che il solo scheletro spolpato.
Morto il serpente, lo sconosciuto slegò la corda dall'albero e dalla finestra, la trasse a sè, la raccolse, ne formò come un gomitolo e mi disse: - Stia attento neh ! - Mise la corda in una cassetta che chiuse, per aprirla qualche istante dopo. I giovani erano accorsi attorno a me. Gettammo l'occhio dentro la cassetta e rimanemmo tutti stupiti. Quella corda si era disposta in modo che formava le parole Ave Maria! Come va ciò? - chiesi incuriosito: - Tu hai messo quella corda nella cassetta così alla rinfusa ed ora è così ordinata....
- Ecco, - spiegò colui, - il serpente figura il demonio, e la corda l'Ave Maria o piuttosto il Rosario che è una continuazione di Ave Maria, colla quale e colle quali si possono battere, vincere, distruggere tutti i demoni dell'inferno. -
Narrato il sogno Don Bosco concluse: - Teniamo in considerazione ciò che disse quel mio amico riguardo all'Ave Maria ed al Rosario. Recitiamola divotamente ad ogni assalto di tentazione, sicuri di uscirne sempre vittoriosi. -
(Da una relazione del Missionario Salesiano Don Costantino Vendrame).
Mi trovava in missione da due mesi - due mesi d'intento studio delle lingue locali - e Monsignore mi affidava, oltre varie mansioni inerenti alla Casa di formazione di nuovi Missionari, la fondazione di un Oratorio Festivo. L'assoluta scarsità di personale non aveva permesso a Monsignore di provvedere fino allora alla cura dei fanciulli esterni, i quali erano perciò abbandonati completamente, e fu lieto quando potè colmare questa lacuna, memore dell'insistente monito di Don Bosco, eco fedele di quello del grande apostolo dell'India: Curiamo la gioventù.
Veramente gli ostacoli che si opponevano a questa provvidenziale iniziativa non mancavano. Il numero relativamente ancora esiguo di cattolici, l'apatia e l'indifferenza tutta propria del carattere indiano, l'insofferenza di regolamento e di disciplina, specie per chi è abituato a vivere la vita libera del bosco o a poltrire in una capanna, e sopra tutto la poca conoscenza della lingua e la mancanza di mezzi e di locali costituivano insieme un fascio di difficoltà apparentemente insormontabili. Però, forti nella fiducia in Dio e con lo sguardo fisso in Don Bosco, perfetto modello di educatore, con la preziosa cooperazione di qualche chierico, si potè iniziare anche l'Oratorio Festivo, ed il Signore mostrò di benedire fin dagli umili inizi la provvidenziale istituzione cominciata nel suo nome.
Furono dodici, quindici, venti, i primi piccoli amici, compresi i protestanti e i pagani, che venivano tutte le sere a togliermi dalle ordinarie occupazioni e ad assordarmi col loro ancora incomprensibile cicaleccio. Giuocavano animatamente, rompevano qualche vetro, passavano due minuti in chiesa, poi, quando incominciava ad imbrunire, se ne tornavano felici alle loro capanne.
Il piccolo nucleo andò lentamente ingrossando. Faticosamente raccolti pei sentieri dei villaggi circostanti e tra le capanne, talvolta rintracciati nelle capanne stesse, anche i più restii incominciarono ad affezionarsi all'Oratorio ed a fraternizzare coi primi venuti, cosicchè, dopo due mesi e mezzo, il 24 maggio 1924 un gruppo di 70 circa facevano la loro prima comparsa in pubblico, prendendo parte alla processione di Maria Ausiliatrice; e l'anno dopo, per la stessa solennità, erano già 15o!
Oggi, non uno dei fanciulli cattolici od almeno conosciuti come tali, abitanti nelle vicinanze, manca all'Oratorio, e i protestanti e i pagani vi sono pur essi largamente rappresentati, formando una sola famiglia.
Il vincolo.
Che cos'è che tiene uniti questi poveri figli del bosco, divisi per religione, per lingua e per casta? Certo non manca l'attrattiva del giuoco. La generosità di Monsignore, sempre pronto ad assecondare ogni buona iniziativa, pur nelle sue finanziarie strettezze ha saputo provvedere innocenti trastulli. Non manca il giuoco del calcio, e tutte le domeniche vi è un po' di lotteria, ed anime generose dall'Italia han provveduto l'Oratorio di una graziosa bandiera e di un certo numero di divise per la formazione di una squadra ginnastica.
Ma il vero vincolo che tiene fraternamente legati questi cari figli dalla faccia bruna e dal cuore tanto buono, è sempre lo stesso: la carità e le belle maniere. Sanno di essere amati, ecco tutto; e si sforzano di corrispondere alle nostre premure, anche a costo di piccoli sacrifizi personali. - Lei si affatica molto per noi, Padre! - mi son sentito ripetere spesso, mentre stava provvedendo ai loro innocenti trastulli. Ed altre volte: - Padre, se è contento, andiamo nel tale o tal altro luogo! - e vedendomi indeciso nella risposta si affrettavano a soggiungere: - Ma se non è contento, noi non ci andiamo; facciamo quello che ci dirà lei. - E non ce n'è uno che la sera torni a casa senza darci, magari da lontano, un ultimo saluto: - Kublei, Fadar; thiasuk - Addio, Padre; felice riposo!
Un pomeriggio, i bravi figliuoli, non trovandomi come al solito alla mia missione e sospettando che fossi andato ad un villaggio vicino, si recarono là e, dopo inutili ricerche, penetrarono furtivamente nella mia camera, l'unica sala a disposizione dell'Oratorio, misero in assetto ogni cosa; ornarono, come sempre, di fiori freschi la piccola immagine del Sacro Cuore, e poi, sempre attraverso la finestra, se ne tornarono in cortile, in attesa del mio arrivo.
Giunsi con un'ora e mezzo di ritardo e tutti mi corsero incontro, raccontandomi le loro piccole avventure e domandandomi il motivo dell'insolito ritardo.
- Vengo da Mawbah, risposi; - poco pratico della via mi sono smarrito nel bosco, ma siate contenti che sono andato a parlare di Gesù a quei poveri pagani, perchè diventitino cristiani buoni come voi.
Un senso di soddisfazione si delineò subito su tutti i volti.
Pietà.
Questo scambievole affetto trova alimento e forza nella nostra S. Religione sentitamente vissuta. L'Oratorio è intitolato al Sacro Cuore e sembra proprio che Gesù stesso si prenda cura d'indirizzare e formare queste tenere anime ad una soda pietà.
Abitualmente essi vengono accompagnati in chiesa ogni giorno, o per un po' di istruzione religiosa, o anche solo per sentire una buona parola, o per recitare un'Ave Maria; e tanto nei giorni feriali quanto nei giorni festivi non mi sono mai accorto che mostrassero disgusto nell'andarvi; o che qualcuno, sia pur pagano, si allontani per non venire in chiesa.
E tutti, compresi i pagani e i protestanti, portano al collo volentieri la medaglia di Maria Ausiliatrice e del Sacro Cuore. I cattolici si prestano volentieri per il servizio delle sacre funzioni; un bel numero ha anche imparato a servir la S. Messa; e la maggioranza si accosta spontaneamente alla Santa Comunione tutte le domeniche, e con vero trasporto compie la pia pratica del primo venerdì del mese in onore del Sacro Cuore. Il primo mese. furono sette, il mese dopo erano raddoppiati, in seguito andarono sempre aumentando.
Le assenze ingiustificate dalle funzioni festive, da parte dei cattolici, sono eccezionali. Ve n'era uno sui quattordici anni, che, da nove mesi, di se, non ascoltava più la S. Messa. Si trovava a lavorare tutti i giorni con un amico pagano, ora già catecumeno, presso un pasticciere, dalle sei del mattino alle quattro del pomeriggio. Mi presento al padrone, perchè permetta loro d'ascoltare almeno un po' di Messa alla festa, e lo trovo largo di complimenti e di promesse; ma la domenica seguente non vedo quei figliuoli ed alla sera incontrandoli: - E dunque?! - domando loro. - Oh sì, mi rispondono, il nostro padrone fa sempre così; ha belle parole, ma nessuna intenzione d'accontentarci.
- E se tornassi a parlargli ancora?
- Saremmo tanto contenti... - Ma se poi vi trattasse male?
- Non c'importa, purchè ci lasci venire alla Messa.
- E se vi cacciasse, e non trovaste più lavoro?
- Andremo a servire.
Bravi! vedo che avete buona volontà - concludo commosso, vedrete che il Signore vi aiuterà - e li mandai a giuocare con gli altri.
Frutti consolanti.
In un ambiente così saturo di viva e schietta pietà, i frutti non tardarono a manifestarsi:
- Dimmi, domando talvolta a qualcuno, non è vero che adesso sei più buono?
- sì! - mi risponde con accento di soddisfazione; ma più espressivo della parola è lo sguardo sempre ingenuo, sereno, disinvolto, e anche il sorriso, improntato a bontà, che non manca mai di sfiorare il loro labbro, tutte le volte che c'incontrano o scambiano con noi qualche parola.
Nei primi giorni mi sentii ripetere: - Padre, il tale è cattivo, va coi cattivi compagni... Padre, il tale ha detto che non verrà più! -
Ed io: - Non datevi fastidio di questo; state buoni, pregate per lui, e vedrete che ritornerà più buono di prima.
- Padre, il tale parla male! - E l'accusato. vedendo che gli amici in gruppo confermano la cosa, abbassa il capo confuso. Rivolgo brevi parole all'interessato, e concludo, volgendomi agli altri: - Dunque, avete sentito; l'ha promesso, e non lo farà più. - Ed il miglioramento è assicurato.
Nemmeno i protestanti, nè gli stessi pagani possono sfuggire a questa specie di fraterno controllo, e perciò si guardano bene, anche fuori dell'Oratorio, dal fare o dir cosa che possa essere censurata.
I primi battesimi.
E i frutti più ubertosi e consolanti si van maturando proprio tra i protestanti ed i pagani. In quest'atmosfera di fraternità e di profondo sentimento cristiano si sentono naturalmente spinti verso la vera fede; e posso dire che nessun pagano o protestante ha frequentato per qualche tempo il nostro Oratorio senza aver sentito il desiderio e manifestata volontà decisa di farsi cattolico.
- Ah mio caro, - dissi un giorno ad un fanciullo metodista, in un momento che mi si manifestava più espansivo, - tu non sei buono quanto potresti!...
- E perchè? mi domanda sorpreso.
- Perchè... perchè... non sei cattolico.
- Ebbene, soggiunge con gesto risoluto, da questo momento sono catecumeno!
Ed il nuovo catecumeno continua a frequentare l'Oratorio, apprende assai bene il Catechismo, impara le preghiere e mi assicura che le recita ogni sera prima di coricarsi. I genitori ed i fratelli continuano a frequentare la chiesa protestante, ed egli porta a casa una bella immagine del Sacro Cuore, perchè pensi Lui a fare in modo che tutta la famiglia segua il suo esempio. Ed ha appena undici anni il caro ragazzo!
E così altri. e poi altri, di modo che, in breve, giunsero a trenta e a quaranta i fanciulli dell'Oratorio avviati al Santo Battesimo.
Ne battezzai io stesso due e diedi loro la prima Comunione il 19 giugno 1925, festa del Sacro Cuore. Erano un pagano ed un protestante. Fu un'intima festa di famiglia. Un folto gruppo di piccoli amici, benchè giorno feriale, venne ad assistere alla commovente cerimonia e fece la Santa Comunione insieme con i nuovi fratelli nella fede, offrendo loro un ìndìrizzo ed un mazzo di fiori, alla porta della chiesa, e ricevendo, tutti quanti, dalle mani dei nuovi battezzati, una pasta.
Il Sacro Cuore di Gesù, dal quadro ornato di festoni, mostrava di gradir tanto il nostro primo omaggio!...
Sac. COSTANTINO VENDRAME
Missionario Salesiana
(Relazione di Mons. Ernesto Coppo).
Per decisione dell'Episcopato Australiano vari anni fa questo Continente venne consacrato a Maria SS. Ausiliatrice.
Noi ci credemmo perciò doppiamente obbligati a far di tutto, perchè la sua festa venisse sempre celebrata colla massima solennità.
In ogni giorno del mese a Lei consacrato si tenne una speciale funzione con breve fervorino. Al mattino del 24 maggio u. s. dopo la Messa ho benedetto un magnifico quadro di Maria Ausiliatrice e ho dedicato a lei la scuola in presenza di tutti gli alunni delle svariate razze che formano la popolazione di Broome. Si concesse loro una magnifica passeggiata con abbondante colazione, ed alla sera vi fu predica e benedizione; ma la principale solennità esterna fu trasferita alla domenica seguente. La chiesa di Broome non può certo competere nè per la vastità, nè per la bellezza, nè per il concorso dei fedeli, con quella di Maria Ausiliatrice a Valdocco; ma sono convinto che a sua volta la Basilica di Torino non possa competere con questa chiesa per la varietà della popolazione che la frequenta. - All'Arabo, al Parto ed al Siro, il Manzoni dovrebbe qui aggiungere, oltre l'Australiano, il Cinese, il Giapponese, il Maltese, il Filippino, l'Irlandese, l'Inglese, ecc.
Non dubito che la nostra celeste Ausiliatrice abbia benedetto in modo speciale questa così svariata popolazione, che nella sera dell'ultima domenica di maggio ne seguiva la Statua portata trionfalmente fra una doppia fila di lanterne cinesi, giapponesi ed australiane fra i canti giulivi e le preci ferventi. Anche i protestanti parteciparono alla festa almeno come spettatori e certo non pochi di loro ebbero a leggere la giaculatoria: « Maria, Aiuto dei Cristiani, pregate per noi » quale appariva a caratteri cubitali sulla facciata della chiesa.
Il trionfo di Cristo Re.
Convinti che il miglior modo di onorare l'Ausiliatrice è di portare anime a Gesù, approfittammo della festa per inculcare l'amore a Gesù Sacramentato, per preparare il popolo all'imminente festa del « Corpus Domini ».
Le due seguenti domeniche segnarono un trionfo per Gesù Cristo, Re della Gloria. Sulla porta della chiesa spiccava a grandi caratteri la giaculatoria « Gesù, Re della Gloria, abbi pietà di noi ». Una solenne processione ebbe luogo nella prima domenica di giugno in onore di Gesù Sacramentato ed una magnifica dimostrazione di amore al Sacratissimo Cuore fu data in occasione della sua festa, quando un buon numero di ragazzi di varie nazionalità si accostò la prima volta alla Mensa Eucaristica e ricevette il Sacramento della Cresima.
Frutti consolanti.
Una mattina mi passa davanti una truppa di cavalieri. Il capo ferma il cavallo e mi domanda: « Per favore, dove stanno le suore? » Gli indico il convento, e proseguo per la mia strada. Tornato a casa vengo a sapere che quel brav'uomo aveva attraversato tutto il Kimberley, compiendo a cavallo un viaggio di circa 16oo Km. per condurre la figlia a scuola dalle suore. La buona fanciulla aveva da poco superato il decimo anno di età: era ottima cavallerizza e fu perciò capace di fare a cavallo tutti i 16oo Km., ma era assolutamente ignara di qualsiasi principio religioso. Fu istruita: io stesso la battezzai ed è ora un vero giglio di virtù. Ultimamente ottenne il primo premio nella gara catechistica.
Avevo visitato l'ospedale e mi era stato detto che un negro condannato al carcere e che io aveva visto il giorno prima, era guarito ed era stato ricondotto nella prigione. Credetti bene di fargli una visita nella sua povera cella. Rassegnato e ben disposto l'infelice ricevette volentieri tutti i conforti della nostra Religione: al mattino seguente dalla cella carceraria partiva per l'eternità. Alla domenica, quando io feci la mia solita visita ai prigionieri suoi compagni di sventura, mi servii del suo caso come di mezzo efficace per animarli a star sempre pronti alla partenza dalla doppia... prigione.
Non è molto ebbi una chiamata urgente per una giovane inferma. La trovai aggravatissima, ma tranquilla. Ricevette tutti i conforti religiosi: soffrì ancora per molte settimane sempre rassegnata alla volontà di Dio, sempre desiderosa di ricevere la Santa Comunione, e pochi giorni fa spirava la sua bell'anima facendo una morte veramente esemplare.
Abbiamo qui un buon numero di lavoratori Filippini. Alcuni giorni fa mi venne a trovare il segretario della loro società pregandomi di preparargli un indirizzo da presentare al Governatore dello Stato il quale doveva fare una breve visita a Broome. Lo accontentai e poi lo pregai di venire con tutti i soci alla funzione che si doveva tenere in onore del Sacro Cuore. Promise di farlo e mantenne la parola. Poveri Filippini! Sono in grande parte trascurati nell'adempimento dei loro doveri religiosi, ma sempre disposti a ricevere con riconoscenza gli avvisi ed i sacramenti in caso di infermità.
Altrettanto si deve dire dei poveri Aborigeni già battezzati. Essi sentono la nostalgia della foresta. Non ci maravigliamo perciò se di quando in quando scompaiono da Broome e non si vedono alla chiesa per varie domeniche. Sono andati in cerca degli amici che vivono lontani lontani nella foresta: torneranno sempre disposti a ricevere umilmente il rimprovero aspettato e a ripetere un forte yes (sì) a quanto loro si dice. Nessuno di loro per quanto mi sappia, ha mai rifiutati i Sacramenti in punto di morte.
In complesso anche nello spopolato e vastissimo Kimberley non mancano i motivi di conforto per chi lavora nella vigna del Signore.
Tra i kivari.
Il 1 maggio 1925 deciso di far una ricognizione completa ai confini nordici del nostro Vicariato rimasti fino allora inesplorati dai missionari salesiani, arruolati una decina di indios cacciatori pratici degli oscuri labirinti delle foreste e delle pericolose insidie e sorprese che vi si nascondono, caricati l'altar portatile, il grammofono, le macchine fotografiche e i viveri sufficienti, passato l'Upano, ci slanciammo nelle valli del Morona e Pastaza. Lascio gli episodi or tristi or lieti di una settimana di missione per zone inospitali. Il giorno 9 arrivammo nella bellissima pianura del Pastaza ed al Palora suo spaventoso affluente, il cui letto incassato fra due pittoreschi muraglioni si estende per alcune centinaia di metri. Disceso con fatica il primo muraglione e passati a guado con stenti orribili i primi violenti canali, ci attendeva l'ultimo di essi profondo e rumorosamente veloce.
Il vulcano Shangai, alto più di 5000 metri, s'ergeva principe sulla colossale cordigliera andina coperto del suo ammanto di neve e vomitante una tetra e spaventosa colonna di fumo; grossi nuvoloni in breve lo copersero in un tragico e misterioso ammanto, foriero di tempesta; urgeva il passo.
I miei uomini incominciarono a lanciare lunghe e prolungate grida di soccorso e di aiuto agli indios della riva opposta, sparando colpi combinati di fucile, ma il vento tutto disperde inutilmente. I viveri erano stati esauriti e pericolosissimo sarebbe stato rifare il cammino compiuto. La situazione era disperata, ma l'Ausiliatrice dei missionari vegliava maternamente: l'invocai con fede e subito uno dei selvaggi mi si avvicina e dice: « Padre, e come potrò io permettere che tu venga travolto dalle onde? Tu prega il tuo Dio ed io nuotando raggiungerò l'altra riva, radunerò gente e colla canoa ti salverò ».
La moglie che gli stava accanto stringendo al seno un bellissimo bambino fissava negli occhi il marito come per dirgli: ma tu vai incontro alla morte, non vedi come l'acqua è minacciosa? Ma il selvaggio gli rispose: non morrò, il padre pregherà, e subito scomparve tra i macigni della riva esplorando l'infuriar delle onde. Il torrente era ancor limpido azzurro e pur tanto terribile nella sua furia travolgente. Dopo pochi minuti d'attesa il selvaggio si è gettato in acqua; colla forza incredibile dei suoi poderosi muscoli, come leone lotta contro la corrente contraria: l'ha già superata per due terzi, quando improvvisamente un cavallone schiumeggiante lo innalza come un fuscello, lo vince, lo trascina. La donna manda un urlo disperato e intona piangendo una lugubre nenia di morte, gli altri selvaggi alzando le loro lancie con altissime parole di disperazione coperte dal rotolare dei macigni del fondo intuiscono la orribile fine. L'istante è tragico; con fede viva chiedo all'Ausiliatrice il miracolo ed improvvisamente il selvaggio s'erge in .piedi tra l'infuriar delle onde; un provvidenziale banco di sabbia, come nascosto isolotto di salvezza, gli aveva permesso di riprendere per un istante le perdute forze. Dopo cinque minuti di angosciosa attesa ripiglia il nuoto, di nuovo pare vinto per un istante, ma una corrente benefica lo getta in un braccio morto che gli permette di raggiungere la terra. Il miracolo era compiuto. La buona sposa quasi impazzita dalla gioia bacia le paffute guance del suo bebè ed i selvaggi erompono in altisonanti discorsi di ammirazione. L'eroe vittorioso scompare tra la folta vegetazione dell'alto muraglione, e dopo pochi minuti una turba d'indigeni portano a riva una robusta canoa, la gettano in acqua, passano il canale e mi corrono incontro colla più viva manifestazione di giubilo. Diedi subito loro per regalo una bellissima medaglia dell'Ausiliatrice benedetta dal Santo Padre. « Padri curanda vinita canusa cajen iti ». Padre, mi disse il capo, vieni subito, il fiume è rabbioso. Mi gettai subito pancia a terra nella canoa per non essere travolto e dopo pochi minuti il salvataggio era completo, mentre incominciavano le prime onde giallastre foriere di una spaventosa piena.
Risalimmo il muraglione, ed arrivato alla prima capanna, subito, coi più bei fiori e colle più belle palme feci costruire un bellissimo altare e tra luci di cera vegetale, tra torce fantastiche di resine ed essense odorose della foresta esposi un'immagine della Vergine SS. Ausiliatrice. Loro parlai dello strepitoso miracolo compiuto col salvare dalle onde di morte un loro valoroso campione, e loro dissi che venivo da un paese lontano, lontano, dove centinaia di uomini numerosi come le formiche si accerchiavano intorno ad un altro bellissimo altare della Vergine Ausiliatrice, che là v'è un vecchio venerando che vuol molto bene ai Kivari e che mi aveva mandato per regalare delle belle cose e per insegnar loro la via del cielo.
I selvaggi sembravano profondamente commossi; voleva incominciare la prima lezione del segno di croce, ma intuiti gli stimoli della fame, li lasciai liberi. Sorbita una tazza di acqua calda con un poco di zucchero ed ingoiati alcuni banani, stese alcune foglie per terra ed adagiato come cuscino un tronco d'albero, mi concentrai in profonda meditazione, mentre gli uomini come ossessi commentavano l'epico salvataggio, e qualche rapacchiotto furtivamente veniva ad accarezzarmi la morbida barba rossa.
Così terminò quella tragica giornata ; ma la figura di un selvaggio così bello, così perfetto nelle forme slanciate della poderosa muscolatura, che non conoscendomi ancora, si slanciava generosamente tra le onde di morte per salvarmi da una disperatissima situazione, ci fa riflettere troppo profondamente e ci fa dire se non è tempo di fare una revisione completa dei pregiudizi contro un popolo primitivo che non fu finora descritto se non come un eterno assassino e fabbricatore di tzantze ed un ributtante divoratore di ciccia masticata dalle donne...
Don CARLO CRESPI. Missionario Salesiano.
AMBULATORIO MISSIONARIO.
Letto 350
Armadio, ferri chirurgici, pacchi per medicazione » 675
Tavolo » 100
Porta irrigatore e barattoli . . . . » 200 Lavabo, sedia, sgabello, secchi . . . » 225 Armadio farmaceutico e medicinali . » 300 Sterilizzatrice per strumenti e garze . . . " 300
Totale L. 2150
Cassetta per soccorsi d'urgenza. . . L. 15o
(Lettera di Sr. Maria Rinaldi alla Superiora Generale Madre Luisa Vaschetti).
Panama, 7 - VII - 1926. Reverenda e amatissima Madre,
Alfine m'è dato di poter compiere uno de' miei più vivi desideri: quello cioè, di darle alcune notizie di questo caro Panamà.
Abbiamo già settanta interne e, se il Signore ci continua il suo aiuto, speriamo di poter fare qualcosa per la sua gloria. Tutto procede abbastanza bene: le fanciulle imparano e vanno facendosi sempre più pie e fervorose, man mano che acquistano maggiore istruzione religiosa. Io ho il bene di potere incaricarmi di questa insegnamento; faccio il catechismo a tutte ogni giorno, e due volte alla settimana spiego la Storia Sacra, provando una viva sodisfazione, specialmente quando preparo alcune alla Prima Comunione, alla Cresima e, non poche, a ricevere il santo Battesimo. Ora sto preparando una bimba india, di S. Blaz, che incomincia a balbettare lo spagnolo; essa è già capace di dire: « Yo quiero bautizar: quiero ser hija de Dios! » (Io voglio il Battesimo: voglio essere figlia di Dio).
Desideravo tanto di poter avvicinare queste indigene e di averne nella nostra casa; era l'unico tipo che ancor mancava alla nostra opera, poichè abbiamo fanciulle chinesi, giapponesi, africane, nordamericane, giammaicane, della Martinica e italiane.
Per suo conforto le dirò che il Sig. Ministro della P. I., ha viva simpatia per l'Opera di Don Bosco, e da noi pregato, ci ha concesso l'uso di un vasto locale adibito a Scuole Pubbliche con un cortile spazioso, perchè vi potessimo aprire un Oratorio festivo. Questo si iniziò il 23 maggio u. s., e, con grande nostra gioia, va pigliando sviluppo consolante. Abbiamo, in media, da 30o a 350 fanciulle ogni domenica, Sino ad ora le riuniamo soltanto dalle 14 alle 18, intrattenendole nei giochi e nell'istruzione religiosa; siamo aiutate in quest'opera anche dalle nostre ex allieve, che abbiamo già potuto organizzare bene. Sono appena 18, sinora, ma si comportano lodevolmente e spiegano una provvidenziale attività.
Un'altra opera, alla quale mi dedico per quanto posso, è il lazzaretto dei lebbrosi. Avendo nel collegio varie fanciulle, figlie di madri lebbrose, mi posi in comunicazione con esse, stringendo relazioni con tutta la colonia. Mi sono recata già varie volte a visitarle, e trovai tra quelle signore e giovanette delle vere sante. Nel mese del Sacro Cuore mandai loro dei foglietti istruttivi e delle immaginette; tutte vogliono essere iscritte tra le vittime del Sacro Cuore di Gesù, e se vedesse che lettere mi scrivono!... Poverine! esse vorrebbero poter ascoltare la santa messa e fare la santa Comunione; ma la colonia dipende dai Nord Americani, e, per conseguenza, dai protestanti. Il sacerdote cattolico non vi si reca che di rado; il ministro protestante invece va fedelmente ogni lunedì. La colonia conta 98 infermi; però quelli di Panamà sono solamente 17 gli altri provengono dalle Repubbliche limitrofe, da Curaçao, da Martinica, ecc. Vivono colà tutti uniti, come una sola famiglia.
Otto giorni fa, vi andammo con il Rev.do Sig. Ispettore Salesiano e la Rev. M. Decima. Oh, che allegria risvegliò in tutti il nostro arrivo; ci accolsero al suono della campana della cappelletta. Vi sono infermi nei quali il terribile male ha fatto già strage: mutilati, ciechi.., che strappano le lacrime; malgrado ciò, si vedono rassegnati, e tutti ascoltano con interesse la parola di fede e di abbandono in Dio. Il lazzaretto è sito in un isola distante un quarto d'ora dal porto; è un luogo assai pittoresco, vi è molta igiene e gli infermi godono di sufficienti comodità.
Oggi, parlando col Rev. Sig. Ispettore, questi disse una grande verità: « Panamà è il centro delle Missioni; qui sono riunite tutte le nazioni, tutte le religioni e tutte le miserie di anima e di corpo... » E che diremo noi?... Che siamo nella vigna del Signore, per compiere la sua santa volontà e lavorando nel nostro piccolo solco, sicure che Dio terrà conto dei nostri sudori: di quelli che sono frutto delle nostre lotte, come di quello che ci fa versare l'eccessivo calore.
Preghi per noi, amatissima Madre, affinchè possiamo essere perseveranti, ed aumenti in noi il fervore e lo zelo per la gloria di Dio ed il bene delle anime.
Aff.ma Suor Maria RINALDI
F. di M. A.
Preghiamo !
È l'ora della tristezza e della desolazione per i nostri fratelli perseguitati. Condividiamo le loro angosce, facciamo nostre le loro pene.
È l'ora della prova.
Preghiamo per i persecutori che si ravvedano e lascino cadere il braccio armato di flagello; preghiamo per i perseguitati, affinché rimangano saldi, pel trionfo della verità, della giustizia e della nostra santa religione.
Il Papa, il padre di tutti, in questi giorni, vedendo parte del suo gregge oppresso, prega, piange e ammonisce. Richiama l'attenzione di tutti i cattolici sui dolorosi avvenimenti del Messico e li esorta a riflettere su di essi, perchè ne ricavino frutti salutari come da una grande meditazione e giungano a una visione sempre più chiara della necessità di mantenere vivo e operante lo spirito cattolico e cristiano, affinchè il bene delle anime non abbia mai a soffrire in nessuna nazione tanto danno, tanta jattura.
Preghiamo e meditiamo!
Voglia Iddio misericordioso sciogliere e disperdere le nubi gonfie di ira e di tempesta. Conceda il buon Dio, dopo la tregua, la tranquillità e la pace.
Il gregge turbato e disperso ritrovi il suo pastore: le chiese ripiglino i loro canti; le campane il loro giocondo squillare,..
Sia sgombra e libera la via alla marcia trionfale di Cristo Re!
A che serve cozzare contro la Chiesa?
La Chiesa di Cristo potrà essere colpita, perseguitata, tormentata. I suoi nemici possono anche illudersi d'averla uccisa e seppellita. No, la Chiesa non muore; essa alla fine risorgerà più forte, più bella, più gloriosa
Così il Papa Pio XI ha più volte definito l'anno dei festeggiamenti centenari di San Luigi Gonzaga e di San Francesco d'Assisi, due astri che brillano fulgidissimi nel cielo luminoso della Chiesa, Madre dei santi.
Il Vicario di Cristo ha benedetto il movimento specialmente giovanile che si accentua sempre più attorno alla gloriosa figura del santo protettore dei giovani; segue, incoraggia e benedice l'universale risveglio del mondo cristiano, perchè canti e celebri degnamente le virtù e le grandezze del Poverello d'Assisi.
« Che il centenario della canonizzazione di S. Luigi Gonzaga - raccomanda il S. Padre - accenda in tutti, ma specialmente in voi, o cari giovani, lo studio e l'imitazione di questo mirabile giovane, capolavoro di natura e di grazia, che alla rapida conquista di consumata santità consacrava vivacità di ingegno, vigoria di carattere, forza di volontà, fervore di opere, generosità di rinunce - vero martire di purezza, vero martire di carità ».
Studio, poichè Luigi Gonzaga non è - come spiega il S. Padre - « una figura da ammirarsi solamente da lontano, ma un'opera sommamente delicata, scolpita e cesellata con arte finissima, con infinita e quasi inenarrabile minutezza di tratti ».
Imitazione, poichè questa santità, - continua Pio XI - lungi dal non potersi per la sua finezza raggiungere e tradurre nella pratica della vita, ha tali caratteri di praticità da essere il più bel complemento dello spirito francescano, ricordato ai cattolici dall'altra centenaria commemorazione ».
S. Luigi e S. Francesco, questi due astri luminosi, si fondono per così dire insieme per formare una fiaccola sola di purissima fiamma e di ardentissimo amore.
« Agli ardori del Serafico » osserva ancora il Papa - « S. Francesco associa, con felicissima fusione, i gigli dell'Angelico Giovane ».
Don Bosco fu attratto fin da giovinetto, da S. Francesco d'Assisi. La vita austera, l'umiltà, lo spirito di mortificazione francescana esercitarono su di lui tale fascino da determinarlo a scegliere la via del convento.
E vi entrò. Ma quella non essendo la via segnatagli dalla divina Provvidenza, Bosco ritornò, per consiglio del Beato Cafasso, su suoi passi. Ebbe però sempre, il Ven. Don Bosco, grande simpatia per i frati francescani e amore per il loro grande Padre S. Francesco, che egli seppe imitare così da vicino nello spirito di austerità, di mortificazione, di umiltà, di amore generoso pel prossimo, di semplicità bonaria, di carità eroica, di profonda umiltà.
E che dire della divozione di Don Bosco a S. Luigi Gonzaga?
Ripetiamo le parole del Papa:
« Don Bosco non solo fu teneramente divoto di S. Luigi, ma tale divozione, che egli lasciò in eredità a' suoi figli, soleva vivamente inculcare a tutti i fanciulli che egli prendeva sotto il suo magistero educativo, e tra essi s'innalzò sopra tutti, quale imitatore di S. Luigi, l'anima candidissima di Domenico Savio, che per sì breve tempo Dio concesse e lasciò all'amore degli uomini sulla terra... ».
La divozione a S. Luigi è dunque un'eredità, una preziosa eredità che Don Bosco ha, lasciato alla sua grande famiglia salesiana come aveva lasciato il santo giovinetto a modello de' suoi figliuoli. Una ragione di più per prendere viva parte alle onoranze, ai festeggiamenti che per S. Luigi si vanno svolgendo in ogni paese d'Italia.
Non una delle Case Salesiane lascierà che si chiuda l'anno aloisiano e francescano senza poter dire: abbiamo fatto qualche cosa anche noi, per rispondere all'appello del Papa e al desiderio del Ven. Don Bosco, per onorare cioè il più degnamente possibile S. Luigi Gonzaga e S. Francesco d'Assisi: non uno dei Cooperatori e delle Cooperatrici di Don Bosco negherà il suo modesto contributo per rendere sempre più vive e sempre più fiorite le due mistiche ghirlande che da secoli si vanno intrecciando attorno alla fronte divivamente irradiata del santo Principino di Castiglione e del Poverello d'Assisi.
È proprio della sola Cattolica Religione aver dei Santi e degli uomini segnalati in virtù. Essa sola abbonda di mezzi che confortano l'uomo in tutti i bisogni della vita: essa l'istruisce e lo guida nella giovinezza pel sentiero della verità; lo conforta co' Sacramenti e colla parola di vita nell'età adulta; raddoppia di sollecitudini nelle malattie, nulla tralasciando di quanto può contribuire al bene spirituale ed eterno, ed anche, al bene temporale; essa sola lo conforta nel punto di morte, nella morte, e dopo morte.
Oh Religione Cattolica, Religione Santa, Religione divina, quanto sono grandi i beni che tu procuri a chi ti pratica, a chi in te spera e in te confida!
Quanto son fortunati quelli che si trovano nel suo seno e ne praticano i precetti!
Esposizione Missionaria.
I visitatori hanno continuato ad affluire all'esposizione salesiana anche nelle settimane ardenti della canicola.
Molti hanno scelto la vacanza del « ferragosto » per realizzare il loro desiderio di visitare il Santuario di Maria SS. Ausiliatrice e l'annessa mostra missionaria che tanta folla ha richiamato a Valdocco.
Pellegrinaggi, comitive, gruppi, carovane, istituti, circoli cattolici, seminari, convitti, orfanotrofi, oratori festivi, sacerdoti, suore, parroci, monsignori, prelati, vescovi sono venuti, anche da città lontanissime, a tributare il loro omaggio di devozione alla Vergine Ausiliatrice e d'ammirazione all'Opera di Don Bosco di cui l'Esposizione Missionaria si può dire il capolavoro.
Le gite a Valdocco hanno generalmente il carattere di pellegrinaggio, avendo per meta il Santuario di Maria Ausiliatrice. Caratteristico fu il pellegrinaggio venuto da TRINO VERCELLESE nel giorno della
Madonna Assunta in Cielo, guidato dal Sig. Don Branda, Direttore dell'Istituto Salesiano di quella città.
I pellegrini, circa duecento, entrarono nel santuario cantando con slancio l'Ave maris stella. Dopo la Messa e Comunione generale, dalla chiesa passarono nell'Oratorio, ricevuti affabilmente e salutati con parole di viva compiacenza e sincera congratulazione dal Rev.mo Sig. Don Pietro Ricaldone, artefice e anima della imponente mostra missionaria.
I buoni Trinesi non si accontentarono di visitare l'esposizione e la cameretta di Don Bosco, ma vollero chiudere la loro bella giornata sulla tomba di Don Bosco. Per questo si recarono a Valsalice, meta, specialmente in questi mesi, di straordinario concorso, di frequenti visite e pellegrinaggi.
Ispettori e Direttori salesiani a convegno.
A un mese circa di distanza dal Convegno degli Ispettori e Direttori delle case salesiane estere svoltosi a Valsalice presso la tomba del Ven. D. Bosco, si riunirono pure a Valsalice gli Ispettori e Direttori (circa 15o) degli Istituti Salesiani d'Italia per trattare, come i primi, sotto la guida del Venerando Rettor Maggiore Don Filippo Rinaldi le questioni che più interessano la vita e lo sviluppo della Società Salesiana; per riaffermare la perfetta intesa delle forze e degli intenti, per cementare l'unione delle anime e dei cuori nel grande spirito animatore del comune Padre, il Ven. Don Bosco.
Le sedute si svolsero con animazione e fraterna cordialità per tre giorni e furono chiuse con pratici e importanti propositi.
Da Valsalice i congressisti passarono ai Becchi di Castelnuovo per rivedere e (la più parte) per visitare la prima volta, la povera casetta dalla quale uscì colui che doveva essere il capo e il Padre di tutta la famiglia Salesiana,
Dalla Tomba alla Culla; dalla Culla alla Casa Paterna.
La domenica 3o agosto tutti i direttori del Convegno si riunirono a Valdocco per passare una giornata all'ombra di Maria Ausiliatrice e in intimità familiare col degnissimo Superiore Generale che li aveva cordialmente invitati.
All'agape fraterna Don Rinaldi rivolse ai convenuti parole di così profonda e sincera bontà, da far rivivere la voce e il cuore grande del Ven. Don Bosco.
« Venendo a Torino - disse Don Rinaldi - voi avete portato una nota di gioia familiare e avete dato una prova di affetto a Don Bosco e a' suoi rappresentanti; a Don Bosco che costituisce la meta e la forza che ci unisce in un cuor solo e in un'anima sola.
»Qui vi trovate nella Casa Paterna. Qui siete in casa vostra. La casa di Don Bosco è la nostra e la vostra casa.
» Ritornando ai vostri paesi dite a tutti i confratelli, ai Cooperatori, agli allievi e agli ex allievi che qui a Valdocco c'è la Casa Paterna ove tutti possono venire a chiedere consiglio e conforto. Qui c'è il rappresentante di Don Bosco che vi ama come Egli vi amava, qui ci sono i vostri fratelli maggiori che vi ricordano e vi aiutano.
» Venite sovente, ritornate presto a condividere il dolce pane e la gioia pura e santa della Casa Paterna ».
Il Maresciallo Cadorna all'Esposizione Missionaria Salesiana.
Nel pomeriggio del giovedì 2 settembre S. E. il Maresciallo Luigi Cadorna si recò a Valdocco per visitare la bella Mostra Missionaria Salesiana. Giunse, puntualissimo, alle 16,3o, nell'automobile espressamente inviata dal Comitato Missionario, accompagnato dall'affezionatissima figliola contessina Carla, dal ten. col. Leone, capo del suo ufficio di segreteria e dal Rev. don Fael, prefetto dell'Oratorio, che era andato a invitarlo all'Albergo « Ligure » dove il Maresciallo alloggiava.
Il Maresciallo fu ricevuto all'entrata dell'Esposizione dal Rettor Maggiore dei Salesiani Don Rinaldi e dai membri del Capitolo Superiore, da un numeroso gruppo di Salesiani, tra i quali figuravano parecchi direttori delle case estere.
Si notavano parecchie altre personalità e qualche amico del Maresciallo, fra cui il marchese Terzi.
La numerosa folla dei visitatori che gremiva il piazzaletto ha accolto con un prolungato e caloroso applauso il valoroso Maresciallo, mentre la musica dei Reali Carabinieri, gentilmente concessa dal Comando del Presidio, suonava una briosa marcia militare.
Il Maresciallo, accompagnato dal Sig Don Rinaldi e dagli altri Superiori, passò tra la folla riverente e intraprese la visita all'Esposizione incominciando dal pittoresco giardino zoologico che accoglie, vagamente disposte e distribuite, le più curiose rarità di fauna esotica vivente. Egli osservava attentamente le capanne, le gabbie, gli animali racchiusi, ammirando, chiedendo spiegazioni, facendo opportunissime considerazioni su quello che maggiormente l'attraeva e impressionava. Oggetto di particolare ammirazione è stato il curioso Maina, l'uccello parlante.
L'illustre visitatore passò dai giardini ai saloni che trascorse da un capo all'altro in compagnia dilla consorte giunta un po' più tardi, sostando di frequente per osservare e ammirare gl'innumerevoli documenti che testimoniano con meravigliosa eloquenza l'attività prodigiosa dei Salesiani in mezzo secolo di vita.
A quando a quando il Maresciallo chiedeva spiegazioni al Sig. Don Rinaldi e specialmente al Sig.
Don Ricaldone che faceva da guida illustrando gli oggetti, i quadri, le scene plastiche con ampie preziose documentazioni, animando il suo racconto con fatti e ricordi opportunissimi, con rievocazioni di ambiente, specialmente delle Missioni d'America da lui visitate e particolarmente studiate. La visita si protrasse per circa due ore.
S. E. Cadorna uscì dall'Esposizione soddisfattissimo e per l'accoglienza avuta e per quanto aveva potuto direttamente constatare, riaffermandosi sempre più devoto ed entusiasta ammiratore delle Opere di Don Bosco e dei suoi figli che lavorano anche all'estero con sì maraviglioso risultato.
Salutato di nuovo dalla banda, che durante la visita aveva dato uno splendido concerto, il Maresciallo Cadorna si allontanava in automobile applaudito dalla numerosa folla raccolta nel recinto dell'Esposizione e sparsa nei vari cortili dell'Istituto
ASCOLTIAMO DON BOSCO.
Fortunati noi, se ascolteremo gli avvisi che ogni giorno ci dà il Signore per invitarci a fuggire il male e a praticare il bene!
Oratorio-Santuario Sacro Cuore di Gesù a Casale.
L'Opera del Ven. Don Bosco ha messo le sue buone radici e si sviluppa in modo consolante anche in Casale Monferrato.
Maria Ausiliatrice e il Sacro Cuore di Gesù sono il centro delle più solenni manifestazioni di fede e di attività cristiana della gentile e operosa città monferrina.
L'Opera di Don Bosco al Valentino di Casale abbraccia molteplici istituzioni che vivono e prosperano all'ombra del Santuario: l'Oratorio festivo, il Dopo scuola, le Unioni Don Bosco, ex allievi, Donne cattoliche, Padri di famiglia, un collegetto interno di giovani adulti aspiranti al sacerdozio, prezioso vivaio di numerose vocazioni missionarie, mantenuto dalla carità delle anime buone e generose che appoggiano e sostengono le benefiche opere Salesiane.
Presso il Santuario lavorano con zelo, nei vari campi dell'attività femminile, le Figlie di Maria Ausiliatrice a pro delle fanciulle che tanto vantaggio ne ritraggono per la loro formazione morale, civile e religiosa. I trionfi di Maria Ausiliatrice e del Sacro Cuore di Gesù nelle loro feste titolari dicono ogni anno come si siano sviluppate queste due devozioni così belle e così raccomandate dal Ven. Don Bosco.
Il 24 maggio e il 29 giugno segnarono, anche quest'anno, due date memorande al Valentino. Una folla fittissima di casalesi e di monferrini venuti dai dintorni, si è riversata al Santuario per attestare con imponenti manifestazioni di giubilo la loro divozione alla Madonna di Don Bosco e al Sacro Cuore di Gesù.
Il Superiore Generale dei Salesiani, Rev.mo Sig. Don Filippo Rinaldi, figlio del forte monferrato, ha voluto onorare di sua presenza le grandiosi feste titolari del Sacro Cuore, prendendo parte alle sacre funzioni, alla poetica e devotissima funzione notturna, rivolgendo la sua paterna parola alla folla che gremiva il tempio per animarla a perseverare nella divozione del Sacro Cuore di Gesù.
Il venerando Superiore s'intrattenne affabilmente con S. E. Mons. Albino Pella, Vescovo di Casale e grande ammiratore dell'Opera Salesiana, con i Rev.mi Canonici, con le Autorità cittadine che vollero rendergli il loro omaggio e con i rappresentanti delle varie associazioni locali, congratulandosi del bene fatto e augurandosi di poter ogni anno ritornare a constatare un bene sempre maggiore.
Il Valentino di Casale, grato della benevolenza particolare del successore di Don Bosco, propose di recarsi a Torino, per restituirgli la preziosa visita e manifestargli la sua viva riconoscenza.
Ex allievi, oratoriani, Soci dell'Unione Don Bosco, Donne Cattoliche, giovinette oratoriane, aspiranti missionari, a varie riprese pellegrinarono a Valdocco, per pregare l'Ausiliatrice e visitare l'esposizione missionaria, capolavoro dell'attività salesiana.
Il Sig. Don Rinaldi si compiacque assai di questa forma di omaggi) che si risolse in una simpatica manifestazione di attaccamento all'Opera a capo della quale la Divina Provvidenza l'ha voluto chiamare.
TORINO (Valdocco).
Esploratori Palestinesi all'Esposizione Missionaria.
L'Esposizione missionaria ebbe anche la gradita visita di un bel gruppo di giovani Esploratori della Scuola Salesiana di Caifa.
Arrivarono all'Oratorio nel pomeriggio del giorno 13 agosto, accolti festosamente.
Il Prefetto Generale della Congregazione Salesiana, Don Pietro Ricaldone diede loro il benvenuto e li prese in consegna quali figliuoli della grande famiglia salesiana ben felice di ospitarli e offrir loro per qualche giorno il dolce Pane della Casa Paterna.
Partiti da Caifa i baldi giovani Palestinesi erano sbarcati felicemente a Napoli ove si trattennero tre giorni per visitare la città e godere della fraterna ospitalità del locale Istituto Salesiano.
Da Napoli, sempre guidati dal Direttore della Scuola di Caifa, Don Bolognani, e accompagnati dai loro maestri, passarono a Roma. Ivi ebbero la fortuna di essere ricevuti il giorno dopo al loro arrivo, in udienza particolare dal Santo Padre, il quale si mostrò molto contento di vedere e parlare con i «concittadini di Gesù » come bonariamente si compiacque di chiamarli. Il Papa ebbe per tutti, Superiori e alunni, squisite tenerezze e parole di grande conforto. Li accomiatò come li aveva ricevuti con grande bontà regalandoli della sua paterna e apostolica benedizione.
Il 5 agosto la piccola carovana palestinese fu ricevuta con molta affabilità da S. E. il Presidente del Consiglio, Benito Mussolini, il quale gradì assai il sincero omaggio di stima e venerazione degli allievi di Don Bosco venuti a salutarlo dal lontano oriente, interessandosi molto della Scuola Italiana e Salesiana.
Il 6 agosto la carovana di Caifa visitava Assisi, pellegrinando devotamente alla chiesa di S. Maria degli Angeli e di S. Chiara.
Da Assisi gli esploratori passarono a Firenze per visitare la città e i suoi grandiosi monumenti. Da Firenze si diressero a Bologna, a Venezia, a Milano e finalmente a Torino, ovunque accolti e ammirati con segni di curiosità e di viva compiacenza.
A Torino i bravi giovanetti Palestinesi ebbero campo di constatare quanto grande sia il benefico lavoro compiuto dall'Opera Salesiana in 5o anni di apostolato nelle Missioni, e quale sia il fervore che anima i Figli di Don Bosco nell'attuazione del meraviglioso programma loro lasciato in eredità dal Venerabile Fondatore.
Dall'Oratorio fecero pure una corsa ai Becchi di Castelnuovo d'Asti per visitarvi l'umile casetta ove Don Bosco ebbe i natali e per ripetere nel tempietto votivo dell'Ausiliatrice la solenne promessa d'essere sempre e ovunque degni della protezione e dell'affetto del comune Benefattore e Padre.
I Castelnovesi, quel giorno in festa, accolsero con entusiastiche dimostrazioni di gioia il caratteristico drappello che sfilò al passo per le vie del paese accompagnato dalla musica e da incessanti festose grida della popolazione plaudente.
Ritornati a Torino, gli Esploratori palestinesi si trattennero fino al 21 agosto, giorno in cui ripartirono per far ritorno in Terra Santa portandovi i più grati ricordi dell'Italia e specialmente di Torino ch'ebbe il vanto di ospitarli e di ammirarli per più di una settimana.
Maria Ausiliatrice sulla vetta del Gran Paradiso.
Tra il 15 ed il 22 agosto scorso un ardimentoso gruppo della Società Alpinistica Adeat, che ha sede nell'Oratorio festivo di Valdocco (Torino), ha dato felicemente la scalata al massiccio del Gran Paradiso (m. 4061), portandovi sull'altissima vetta una artistica targa rappresentante la Vergine Ausiliatrice.
La targa fu benedetta lassù dal valoroso Cappellano della Società Alpinistica, Don Samuele Vosti, Salesiano, il quale affrontò con gioia le fatiche e i pericoli dell'ascesa pur di avere la consolazione di benedire lui stesso e pregare pel primo, con i suoi giovani, la cara Madonna di Don Bosco su l'alta montagna.
L'austera e simpatica cerimonia si svolse in un'atmosfera luminosa di ghiacci e cielo sereno fra la commozione più intensa di tutti i presenti.
Sul Paradiso quella mattina vi era una quarantina di persone, parte sulla vetta, parte aggrappate sul ghiacciaio sottostante, poichè sull'ultimo cocuzzolo più di una ventina non potevano avere posto.
Non una nube nel cielo. L'occhio spaziava liberamente su tutta l'immensa catena delle Alpi biancheggianti. Venuto il momento tanto sospirato, Don Vesti alza la mano in atto di benedire: tutti si scoprono riverenti il capo, la mano abbandona per un istante la corda e la fida piccozza per fare il segno della Croce; tutti piegano il ginocchio sul ghiacciaio davanti alla dolce immagine dell'Ausiliatrice e pregano.
Nel grande silenzio della montagna risuona chiara e devota la bella preghiera dell'alpinista:
O Gesù amabilissimo, che nella vita terrena prediligesti i monti, e li salisti per rivelare al mondo le vere beatitudini, per trasfigurarti gloriosamente, per compiere col sacrificio della croce la redenzione del genere umano, fa che nelle nostre escursioni alpine solleviamo fidenti la nostra prece e il nostro cuore a te. Insegnaci a leggere nel grandioso libro della natura i tratti mirabili della tua potenza, della tua bellezza, del tuo amore. Concedi che alla stabilità delle montagne ed al candore delle nevi eterni faccia riscontro in noi saldezza di cristiano carattere e purezza di costumi esemplari, di modo che meritiamo di ascendere un giorno al mondo della perpetua gloria.
Vergine Santissima, che con materna premura corresti sulle montagne della Giudea per recare il tuo aiuto sii pure l'Ausiliatrice nostra e accompagnaci in questa gita, liberaci dai pericoli, rendici incolumi ai nostri cari.
E tu, S. Bernardo da Mentone, guida celeste degli alpinisti, veglia su di noi.
Dopo la solenne invocazione, Don Vesti intona a voce alta il De profundis, che viene recitato con intensa commozione per tutti i caduti della montagna. Molti hanno gli occhi gonfi di lacrime.
Si prega la Madonna affinchè voglia infondere negli Italiani il vero amore dell'Alpe, quell'amore che ci tira più vicini a Dio; si prega affinchè la Vergine Santa dia all'Italia nostra giovani forti e gagliardi, temprati alla virtù, saldi nel bene, incrollabili come la roccia della montagna che sfida tutti i venti e tutte le bufere.
La targa è murata. La Vergine domina la vetta.
I bravi giovani dell'Adeat si sentono orgogliosi di averla portata lassù e proclamata regina delle Alpi.
Prima di discendere la salutano con invocazioni scroscianti e fanno l'augurio che su altre vette, su tutte le vette alpine accanto alla Croce domini come Vigile Sentinella la Vergine del Cielo.
OULX.
Visita di S. A. R. il Principe Umberto.
L'antica Abbazia di Oulx, villeggiatura estiva dello Studentato Internazionale Salesiano di Torino, il 14 agosto u. s., ebbe l'onore di una graditissima visita da parte di S. A. R. il Principe di Piemonte che si trovava colà per le esercitazioni militari estive.
S. A. salutato da entusiastiche dimostrazioni di plauso fece il suo ingresso all'Abbazia ossequiato dal Rev.mo Sig. Rettore, dal Sig. Dott. Don Giuseppe Binelli, direttore dello Studentato Teologico, da S. E. il Generale Avogadro, dal Colonnello Viscontini, da un numeroso gruppo di brillanti ufficiali, dal Rev.mo Sig. Parroco, dal Podestà Geom. Giusto Boroni nostro ex allievo.
S. A. si compiacque di visitare l'artistica chiesa ammirandone la bella decorazione.
Passò quindi nel Teatrino dell'Istituto dove ebbe la bontà di trattenersi in affabile colloquio coi rappresentanti dei chierici appartenenti alle varie nazioni che Egli aveva visitato nel suo viaggio in America ed assistette all'accademia svoltasi in suo onore.
L'Augusto Principe col suo bel sorriso dimostrò ripetutamente quanto gradisse il breve ma riuscitissimo trattenimento, e prima di congedarsi promise al Rev.mo Sig. Don Binelli, che avrebbe fatta un altra visita allo studentato Teologico quando l'Istituto si fosse trovato al completo nella sua sede di Torino per riprendere il corso regolare degli studi.
Il giorno successivo, festa di Maria SS. Assunta in cielo, l'Erede del trono d'Italia volle assistere nella chiesa dell'Abbazia, alla Messa delle ore 6 dando così una bella prova della sua fede ed un nobile esempio a quanti per un nonnulla tralasciano l'adempimento del precetto festivo.
Nel pomeriggio dello stesso giorno S. A. volle invitare, alla sua villetta, S. E. Rev.ma Mons. Rossi, l'Ispettore Salesiano Sig. Don Bonetti, il Rettore dell'Abbazia ed il Sig. Direttore Don Binelli intrattenendosi con essi colla più grande affabilità e rinnovando la promessa di una sua visita all'Istituto della Crocetta.
NAPOLI.
Pia Casa arcivescovile dei sordomuti.
A chiusura dell'anno scolastico nella « Pia Casa » diretta dai Salesiani, fu celebrata una festa solenne con funzioni religiose e una riuscitissima accademia per la premiazione dei cari ricoverati.
La premiazione dei sordomuti e delle sordomute si svolse alla presenza di S. Em. il Card. Ascalesi, delle principali autorità cittadine e di una folla sceltissima d'intervenuti.
Aprì la bella cerimonia il direttore Don Santoro, rivolgendo sentite parole di ringraziamento a S. Eminenza, ai dignitari che gli facevano corona e a tutti i benefattori e alle benefattrici del Pio Istituto. Presentò quindi un grazioso dono eseguito dai sordomuti di Napoli e dalle sordomute di Casoria.
Tenne il discorso d'occasione l'on. Rodinò inneggiando all'opera benefica che quotidianamente compie la Pia Casa in sollievo di tanti derelitti privati della favella e dell'udito. L'illustre oratore ricordò con espressioni vibranti di riconoscenza i Benefattori della Pia Casa e i Principi della Chiesa che la aiutarono. Rievocò il Ven. Don Bosco che tanto prediligeva i fanciulli sventurati, alle cure dei quali dedicò le sue migliori energie. Richiamò l'attenzione di tutti i presenti sulle Missioni Salesiane di cui quest'anno ricorre il Cinquantenario, nonchè i benefici frutti da esse portati in tutto il mondo.
Chiuse sciogliendo un inno alla vera carità, a quella carità che è animata dalla fede cristiana e dal sincero amore alle anime.
Finita l'accademia, la banda del R. Ospizio dei Poveri intonò la marcia reale, mentre il Cardinale e le autorità cittadine, visibilmente sodisfatti e calorosamente applauditi, lasciavano l'Istituto.
CATANIA.
Nuova via "Don Bosco".
Togliamo dal Giornale dell'Isola del 3 luglio:
«Crediamo renderci interpreti del senso di soddisfazione con cui la cittadinanza catanese ha accolto la deliberazione presa dell'on. Consiglio Comunale di intitolare a Don Giovanni Bosco la via Filippini.
» Il fatto nella sua significazione ha una risonanza grande e merita il più alto rilievo. E l'omaggio che il supremo Consesso, rappresentante la città di Catania ha voluto rendere al grande educatore, vanto d'Italia, onore della Chiesa, che qui a mezzo dei suoi figli ha stampato sì vasta orma indelebile.
» L'opera salesiana, che oggi ha uno sviluppo magnifico in Sicilia, ha preso le mosse dalla nostra città. Era ben giusto e degno che la via accanto al vecchio popolarissimo Oratorio di via Teatro Greco, che tante volte ha inteso echeggiare quel nome tra le sue mura, s'intitolasse a Don Giovanni Bosco.
» E l'atto gentile di memoria riconoscente si colorisce di particolare vivezza rilevando che esso è stato promosso dai numerosi antichi allievi salesiani facenti parte dell'on. Consiglio, i quali hanno voluto così esprimere la filiale divozione che al gran Padre indissolubilmente li lega.
MONTEVIDEO.
Inaugurazione di un nuovo tempio salesiano.
Con una solennità straordinaria e copiosissimi frutti spirituali si inaugurò il 9 maggio il nuovo magnifico tempio, di puro stile romanico, che i nostri Confratelli eressero nel quartiere più popolare di Montevideo, denominato Villa e Munda », annesso al Collegio «San Michele».
Per la sua grande capacità (misura 53 m. di lunghezza per 14 di larghezza) e lo squisito gusto d'arte che ne informa le linee, è degna sede di quella vasta parrocchia salesiana.
L'inaugurazione si è fatta coincidere colla celebrazione del cinquantenario dell'arrivo all'Uruguay dei primi salesiani, capitanati dal giovanissimo ancora Don Luigi Lasagna, come si era fatto due mesi prima inaugurando nella prossima cittadina di Las Piedras il nuovo edifizio del Collegio « Sant'Isidoro ».
Per farsi un'idea dello sforzo meraviglioso di carità dei nostri Cooperatori, basti ricordare che l'erezione del nuovo tempio assorbì due milioni e mezzo di lire. E pensare che contemporaneamente in questi ultimi anni la loro generosità facilitò lo sviluppo di quasi tutte le opere nostre in quella Repubblica!
Alle varie funzioni celebratesi per la circostanza presero parte l'Arcivescovo di Montevideo e tre altri Vescovi residenti in città, i Canonici della Cattedrale e distinti rappresentanti del Clero secolare e regolare.
Solennissima la processione per le vie prossime con immenso concorso di popolo, che in quel pomeriggio radioso di autunno offrì uno spettacolo di pietà e di fede, qual non si era mai visto per l'innanzi. Eppure quel quartiere era un focolare d'anarchia quando vi si stabilirono i nostri, otto anni or sono!
L'arcangelo San Michele, titolare della chiesa, recato in trionfo per le vie, pareva sorridere alla sua piena vittoria sullo spirito del male.
Un plauso cordiale a coteste splendide affermazioni dell'Opera di Don Bosco nell'Uruguay!
S. FRANCISCO DI CALIFORNIA.
Il Generale Umberto Nobile ospite dei Salesiani.
Fra i ricevimenti dati al Generale Umberto Nobile, l'eroico e glorioso conquistatore del cielo polare, per tre giorni ospite della colonia italiana di S. Francisco, fu anche stabilito un rivevimento alla chiesa italiana.
L'Eroe ed i suoi cinque compagni arrivarono alla casa salesiana alcuni minuti dopo le 12 di sabato 3 luglio. Per la circostanza erano stati invitati tutti i maggiorenti della colonia, i quali si erano schierati ai due lati dell'entrata per tributare ai novelli Argonauti scroscianti applausi. Commovente quanto spontanea fu l'effusione d'abbracci dell'intrepido aviatore col nostro vecchio Padre Piperni, suo conterrazzano. Il generale coi suoi compagni posarono un istante davanti all'obiettivo fotografico, indi accompagnati dal Padre F. Garassino fecero una breve visita all'imponente nuova chiesa di S. Pietro e Paolo ove si sta erigendo il maestoso altare di puro marmo di Carrara; visitarono pure le 12 aule scolastiche e salirono fino sul terrazzo della chiesa per contemplare la grandiosa baia di S. Francisco. Alle 12,30, circondato dai Padri Salesiani e da una quarantina dei più distinti membri della colonia, s' assise per una colazione allestita con l'assistenza di alcune buone benefattrici della parrocchia.
Furono circa due ore di cordialissima e schietta, allegria resa tale specialmente dalla affabilità del festeggiato.
Era ansia comune dei commensali di udire dalla viva voce del prode Duca dell'Aria qualche particolare del suo volo, ed egli accondiscese. Con parola piana, sobria, faceta e scultoria ad un tempo, accennò alla sicurezza che aveva della riuscita; era partito colla benedizione del Santo Padre, alla parete della cabina aveva appeso il quadro della Madonna di Loreto, teneva in tasca delle lettere del generale dei Gesuiti da recarsi ai missionari italiani dell'Alasca, e quella fede che condusse Colombo alla scoperta di un nuovo mondo condusse lui pure per una via mai battuta e sommamente rischiosa alla meta sognata.
Vari furono i discorsi d'occasione, fra cui vanno, ricordate le ispirate parole dette in inglese dall'avv. Ferrari.
Levatesi le mense il Generale accondiscese ancora una volta ai voleri dei fotografi indi si congedò assicurando di portar sempre vivo nella memoria il ricordo del ricevimento avuto dai Padri Salesiani di S. Francisco.
Continua la bella fioritura di grazie nel giardino dell'Ausiliatrice.
I fiori s'intrecciano in fresche ghirlande e mistiche corone, e ogni fiore è un cuore che palpita riconoscente per la Celeste Dispensatrice.
Vivi per miracolo.
Da parecchi anni la mia famiglia fa celebrare, il 24 di ogni mese, una Messa a Maria Ausiliatrice, in ringraziamento dei benefici ricevuti e perchè continui a vegliare su di noi, sui nostri interessi materiali e spirituali, preservandoci dalle disgrazie e mantenendo in tutti, sempre vivo e operoso lo spirito cristiano, quale desideriamo che regni nella nostra casa.
Più volte abbiamo toccato con mano la materna assistenza della Madonna, non mai però come la notte del 24 luglio passato.
Era l'una circa dopo la mezzanotte ed io mi trovavo sullo stradale fra Borgo S.Martino e Occimiano seduto sul carro con la mia vecchia madre che si recava con me a Conzano. Il cavallo, seccato dai moscherini, incominciò ad agitarsi, a scuotere la testa sterzando a destra e a sinistra. In un punto s'arrestò e incominciò a indietreggiare. Prima che io avessi tempo a balzare a terra, si spinse sul ciglione della strada e precipitò giù dalla scarpata trascinandosi dietro il carro che si rovesciò su di noi con le ceste piene di verdura di cui era carico. Noi ci trovammo tutti e due premuti in un fosso d'acqua alta circa un metro. Restammo così un bel poco raccomandandoci al Signore e alla Madonna.
Finalmente io potei uscire di là sotto e con molto sforzo tirai fuori anche mia madre tutta inzuppata dalla testa ai piedi. La poverina tremava come una foglia. Ma nè io ne lei non ci eravamo fatto il più piccolo male.
Anzi, mia madre sentendosi in forze si decise di andare in paese a chiedere soccorso.
Intanto io m'avvicinai al cavallo stramazzato nel fosso e gli presi la testa fra le braccia tenendola per un'ora fuori d'acqua, perchè non mi annegasse.
Giunsero finalmente alcuni della famiglia e del vicinato a prestare una mano, chè ce n'era proprio bisogno. E ce ne volle della fatica per rialzare il cavallo e rinettere all'ordine le ceste e il carro.
Riattaccata alle stanghe, la povera bestia s'incamminò tranquillamente per ritornare a casa.
Con meraviglia di tutti si potè constatare che nessuno dovette soffrire le conseguenze di quel colpo tremendo. Mia madre, che ha 77 anni, non si lagnò di nulla, anzi diceva che non si accorgeva nemmeno d'essere caduta nel fosso sotto il carro.
Fu un vero miracolo della Madonna se non siamo morti soffocati o annegati. Noi ci ricordiamo della Madonna ed essa si è ricordata di noi.
Borgo S. Martino (Alessandria)
2 agosto 1926.
GIUSEPPE ROTA e famiglia.
Risanata.
Mentre oggi sciolgo, insieme alla mia famiglia, la promessa di portare un cuore d'argento alla Vergine Ausiliatrice nel suo santuario dei Becchi, intendo pure rendere pubblica la grazia segnalatissima, ottenuta mercè il suo materno e potente aiuto.
Colpita da gravissima infezione al sangue, dopo una lotta tremenda contro una febbre ostinata e altissima, che mi consumava, dovetti rassegnarmi a entrare nell'Ospedale Maria Vittoria di Torino, dove dai sanitari fu sentenziata la mia inesorabile fine, tornando vano ogni più arduo tentativo di fermare l'infezione.
La scienza aveva ormai detto l'ultima sua parola, quando la Madonna cominciò l'opera sua pietosa e onnipotente.
Quanto fervore, quanta costanza, quante lacrime ne' miei numerosi figliuoli e in tutti i miei cari ! E fu in premio di tanta fede, se io, improvvisamente migliorata, tra la meraviglia di tutti, potei ben presto ricongiungermi a' miei cari.
Ora sto benissimo e sento con profonda commozione dell'animo di dovere a Maria Au siliatrice tutti i momenti di questa mia nuova vita, alla quale sono stata prodigiosamente richiamata.
Castelnuovo d'Asti, 8 agosto 1926. CLOTILDE CAGLIERO.
" Viva Maria Ausiliatrice! „ Fuori pericolo ! è il grido spontaneo che elevarono i 30o alunni di questo istituto, quando venne loro annunziato, che il compagno Rossi Erminio era fuori pericolo. Colpito da scarlattina e difterite, si palesò subito gravissimo; delirò per ben 5 giorni, aggravandosi sempre più.
Il medico non nascose la gravezza del male ai buoni genitori che l'assistevano notte e giorno, e usò tutto quello che la scienza può suggerire. Ma il sabato, confidenzialmente, ci diceva che ogni sua speranza era svanita, solo il Cielo poteva salvare il povero infermo. Si disposero i parenti, i quali si unirono a noi, per mettere ogni loro fiducia in Maria Ausiliatrice e interposero l'intercessione di Don Bosco, collocando sotto il capezzale una reliquia del Venerabile. Il malato intanto era in istato gravissimo, e si prevedeva vicina la catastrofe. Gli si somministrarono i conforti religiosi; il Direttore nel sermoncino della sera non nascose il grave pericolo di perdere nella notte il caro giovane e i compagni andarono a riposo, mesti, ma fiduciosi solo nell'aiuto di Maria Ausiliatrice a cui tutti ci eravamo rivolti come ad unico rifugio.
La notte passò senza peggioramento; al mattino venne il dottore, il quale chiese al portinaio se era avvenuto il decesso, e con stupore notò un miglioramento che crebbe sensibilmente, finchè potè dichiararlo fuori pericolo, con somma gioia di tutti.
S. Pier d'Arena, 4 aprile 1926.
Sac. GIUSEPPE GAINO.
Con la più fenera riconoscenza! - La mia bambina, Corti Renata, è stata affetta per il periodo di oltre un mese da nefrite emorragica. Il male andava prendendo sempre maggiori proporzioni, anche perchè, data la tenera età della bambina (tre anni), non fu mai possibile somministrarle le medicine prescritte. Il medico ci aveva detto che al sopraggiungere del sintomo gravissimo del vomito fosse subito avvisato per poter fare l'ultimo tentativo, una certa puntura.
Allora io, vedendo che la mia piccina era in gravissimo pericolo di vita, decisi, dietro suggerimento di mia madre, Luigia Massarutto, di ricorrere con fiducia a Maria SS. Ausiliatrice, iniziando una fervorosa novena, com'è consigliata nel Bollettino Salesiano.
La buona Madre di Dio ha fatto la grazia! Non appena terminata la novena sì è verificata nella piccola inferma un improvviso miglioramento ed in capo a pochi giorni la completa guarigione, con meraviglia dello stesso medico curante.
Firenze, 7 luglio 1926.
CATERINA CORTI nata MASSARUTTO.
Quanto è buona Maria! - La mia famiglia versava in grande afflizione, perchè minacciata da un grave infortunio. Fiduciosa mi rivolsi a Colei che tutto può, a Maria Ausiliatrice, incominciando una fervorosa novena. Dopo il terzo giorno, come per incanto ogni pericolo era scongiurato, le cose si appianarono, e allo sgomento successe la calma e la speranza nell'avvenire. Grazie, o Madre, la mia lingua non cesserà mai di lodarti. Adempio alla promessa inviando una tenue offerta.
S. Pier d'Arena, 23 - v - 1926.
A. B.
Grazie, o Maria! - Il giorno 28 aprile il mio caro marito, padre di 6 figli maschi, unico sostegno, della famiglia, cadeva da un alta fabbrica. Venne prontamente soccorso e portato all'ospedale. Il medico disse che aveva riportato fratture interne con commozione cerebrale e che non c'era rimedio di salvarlo. Mi rivolsi alla Vergine Santa, al caro Don Bosco con gran fede dicendo: « O Vergine Santa, o Don Bosco, abbiate di noi pietà! Ridonate a me il mio caro sposo; ai miei figli il caro padre». Stette in continuo delirio 20 giorni, finalmente furono esaudite le nostre suppliche. Con grande stupore di tutti dopo 34 giorni uscì dall'ospedale, ed ogni giorno con grande meraviglia lo vedo avanzarsi nella perfetta guarigione. Grazie a Maria e a Don Bosco! La mia riconoscenza non verrà mai meno.
Bossico, 20 - VI - 1926.
Una Cooperatrice.
Nel settembre scorso venni a sapere che un giovane si trovava in serio pericolo di vita per infezione ad una mano, riportata nell'accudire ai lavori di campagna. Consigliai la sua mamma a ricorrere alla SS. Vergine Ausiliatrice ed al Venerabile Don Bosco per ottenerne la guarigione. Facemmo la novena, e prima che questa fosse terminata, ogni pericolo scomparve, l'infermo migliorò ed ora trovasi perfettamente guarito.
Riconoscente la mamma promette di recarsi ai piedi della S. Vergine Ausiliatrice a Torino per eternare a Lei ed al Venerabile Don Bosco la sua riconoscenza.
Frossasco, 26 = 12 - 1925.
Una Cooperatrice Salesiana.
Maria Ausiliatrice! - Ancora una volta ho potuto notare quanto infinitamente grande è la bontà di Maria Ausiliatrice.
Nel settembre dell'anno passato mi ammalai di una forte influenza e dopo pochi giorni altre complicazioni resero il mio stato grave.
Accortami che poco c'era da sperare per la guarigione, piena di raccoglimento e fiducia, incominciai la novena a Maria Ausiliatrice, invocando anche il Ven. Don Bosco ad intercedere per me presso la Vergine Santa promettendo a guarigione completa, una duplice offerta per le Opere Salesiane.
Quale miracolo si operò in me! Prima di termi nare la novena ero fuori di pericolo, e ora che sono in completa convalescenza adempio il voto.
Grazie! o Santa Vergine! Anche al Ven. Don Bosco rendo infinite grazie e chiedo una particolare benedizione.
Chieti, 5 marzo 1926.
L. P.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:
A) - A. A., A. B., A. P., A. T., A. Z. A., Abrate M., Adobati G., Adolorati G., Alberganti C., Alberti A. in Mezzalira, Aliotta ch. L., Allegri F., Alliod R., Alloisio M., Altieri L., Amasio L., Andreozzi C., Anedda M. in Carelli, Antonucci I., Arcioli A., Armand A., Artisi G., Ascari E. in Vecchi, Asmundo C., Asteggiani G., Atzeni M.
B) - Bachetti L., Badano M., Baderaz C., Baldizzone d.T. Baldoni F., Barbaran E., Barbero M., Barmaverain C., Baroli L., Barta M., Bassino ch. D., Bassino N., Battioli M., Battocchio G., Batzella A., Batzella P., Belbuzzi M., Bella d. B., Bellusco G. in Novo, Belorti G., Beltrami E., Benissone T., Beretta A., Bergadano T., Bergamasco A., Seria C., Bernardini E., Bernareggi E., Bertarelli L., Bertazzo M. in Binelli, Berti L. in Marini, Bertoia G., Bertoldi A. M. in Bosetti, Besenval C., Bessone M., Bestonso L., Bianchi M. Biancotto T., Biassone R., Bicego O., Sima M. in Manassero, Bobbio G., Boccalari R. in Pasquali, Bocchiotti L., Bodrito A., Boldrini F. in Blesio, Bolis E., Bollea F., Bona G., Bonelli R., Bonetti L., Bonfadini S., Borgna E., Borio C., Bortolotti A., Bosetti C., Bossetti E., Boson L., Bottaro G., Bottazzi L., in Serra Botto D., Bovero A., Bracci A., Bracco E., Brandino C., Vray B., Brochiero E., Brusa M., Brustolon B., Burini M., Buselli C., Busetto I., Bussi A, Busso E. Busso R.
C) - Cabelli T., Cabras I. in Mossa, Caiani F., Calandrino I., Calzaferri C., Camilla M., Camilotti I., Campagna M., Campia S., Campigotto D., Campra S., Cantergiani M. in T., Capello C., Caputo=Nicolosi G., Carbonari V., Carbone G., Carbone R., Careggio A., Carena L., Cariello F., Carlevaro M., Carottineri L., Carozzo C., Carra M., Casali D. in Rizzi, Casetta O., Cassino M., Castellotti G., Castricchi E., Castronova A., Castrastellero C. in Pollenzo, Can S., Cavaliere M. in Apuzzo, Celeri M., Cencigh cav. d. A., Censini I., Cerina A., Cernuschi V., Cerri A., Cerutti P., Chiapello M., Chiarot M., Chollamin M., Ciccarini A., Cini A., Cisco G., Clary d. C., Coda I., Colgoro G., Colla C. ed E., Collo 1., Colonna E., Cometti R., Comis A., Conati V., Congiu R., Coniugi N. N. di Ferrara, Conte A., Corradini F., Correnti S., Crespi Z., Cristaldi G., Cristini A. Crosa L., Cumerlengo G.
D) - D. F., Da Leo S., Dal Bianco B., Dal Negro A., Dal Prà F., Dal Soglio L., Damiano T., Dani G., Darbesio M., Da Tos M., De Giovanni F., Deiraghi G., Del Povero L., Demarchi E., De Marco A., De Matte! M., De Piccoli M. De Rosas A., De Stefani d. P., D'Enrico L., Dieni A., Domenica C., Donnet C., Donzelli A., Donzelli G., Dulio A.
E) - E. S. P.
F) - F. C., Faedo T. in Balestro, Faggionato G., FailTaci S., Fajetto T., Falagni V., Falcetti M., Famiglie Mascera, Meda, Mottura, Peiron, Perachini, Repetto=Olivieri, Travaglio, i'angazio R., Fardin G., Farinasso D., Farinetti E., Fele F., Ferrandes P., Ferrari M., Ferreni M., Ferreri E., Ferrero F., Ferrero M., Ferrero T., Ferri C., Filiastri L., Fiorito M., Focardi d. V., Fonte= Basso A., Formentin G., Fossati E., Fossati F., Fracchia A.,
G) - G. S., Gaetani M, R., Gaggino C., Gagliardi d. D., Galati O., Galli S., Gamba E. in Miegge, Gandelli F., Garavini R., Gasparini A., Gasparini M., Gazza O.,Genovali G., Ghezzi R. in Rosagnati Perego, Ghiglione E., Giacche G., Giacobbi M. O., Gianoli G., Giannoni G., Gino M. in Gera, Gioia L., Giongardi=Occhipinti S., Giordanengo M., Giordano M., Giovine R. Ved. Bertolino, Girometta L., Gironi S., Giros M. e C., Girotinotto P. in Fratturi, Gollo A., Grassi M., Grassis A., Grillo R. in Costa, Grondona M., Gualfredi L. in Rollino, Guidoni E., Gullé M.
J) - Jaccini L., Jacod M., Jamondi B., Jeftis G., Joris R., Jvanol C.
I) - Ibbis M., Icardi A., Immaco G., Imperiali O., Ingiuriati C., Innocenti G., Invernizzi M., Ipplis L., Ismaele G., Isardi D., Ivaldi T.
L) - Lacqua A., La Marca I., Lasta A., Lauro=Vago L., Leccisi P., Legnani L., Leone Ved. V. Siracusa, Leoni A., Leoni=Bruno G., Leoni E., Licini A., Lindiri cav. N., Liprandi A. in Mancino, Lo Cicero S., Longato A., Longhi G. B., Lorenzati C., Lucchini M., Ludovici E., Lunardi C., Lupani O., Luvolini A., Luzzi L.
M) - M. B., M. G. F., M. T., M. V., Maccone F., Maggio C. in Patti, Magri G., Manacorda C., Maninchedda A., Mannini G., Maniscalco G., Manzon M., Marchetto T., Marchini T., Marcolini R., Mariani M., Marinelli G., Marinoni G., Marras G., Marroccu A., Marzaloni E., Marzaro M., Maschi C., Massera T., Masutti F., Matozzo T., Mattioli M., Mazzadi A., Mazzarello G., Mazzucchi A., Mazzicchi F., Medana C., Medolago cont. Meineri C., Meini S., Melio E., Mellerio d. C., Mencaroni E., Merlo G., Messa C., Mezzena F. in Fagiuoli, Micheletti C., Micheletto A., Migione C., Milone E., Mina M., Mogavero V., Mondelli R., Montagna M., Morello M., Morettini P., Morici d. C., Morino G., Mortellaro P., Moscatelli G., Motta A.
N) - N. N. di Avigliana, Avignone (Francia), Bardonecchia, Borgofranco d'Ivrea, Castel S. Pietro del Monferrato, Gambolò, Montorio Veronese, Palestra, Ponton Veronese, Salerno, C. Giuliano di Pisa, Santa Venerina e Thiene, Nava S., Navacchia C., Nè=Bruni, Nè E., Negri L., Nespoli M., Nespoli P., Nicola avv. A., Nicoli F., Nicomede M., Ninni A., Nizzo V., Noaro F., Noccinola M., Novelli E.
O) - Oberti P., Occimiani A., Onano A., Oradini P., Orlandini B.
P) - Pagani A. in Portalupi, Palermi., Palmerio A. in Cavalli Pancroia S., Pani A., Pani E., Paracchi G., Passoni cav. d. L., Pastorelli A., Peano G., Peila P., Peirano L., Pellermo T., Pellicano E., Perazzini E., Peretti G., Perucca E. Perruchon A., Pettinati C., Petitti O., Petrucci d. G., Pezzoli G. in Mosconi, Piccolo V. in Molle, Piermattei R. in Obici, Pighetti O., Pilliri A., Pinalli O., Piras A., Pisani V., Pissini G., Pizzini E., Plumani F:, Podda M., Poatti M., Podda G., Poggi A., Poggi E., Pomero M., Ponzo M., Prette A, e G., Privitera S., Pugliese P., Puglisi M., Puglisi S.
Q) - Quey P., Quirico L.
R) - R, I„ Rabino G,, Ragusa C,, Rainelli T,, Rapalino G., Rapetti P., Rassa G., Ravetto A., Razzoli D., Reggianini
E., Repossi (Famiglia), Ricagno R., Ricca M., Ricci D., Ricco M., Richard E., Rigo P., Riolfi M., Rizzo A., Rizzo M., Ronco C., Rosseggia A., Rosselli E. in Del Turco, Rossi A., Rossi E., Rossi R., Rossini L., Rubinato A., Ruffa F., Ruffatto D., Ruggi L., in Franciosi.
S) - Sabatini A., Sabbatini E., Sabaini L., Sacristani G., Sala S., Salvetti S., Salsi A. in Merli, Sandri C., Sanna P., Santanché d. A., Santagata A., Santini E., Sartori S., Savio A. in Marino, Savio I., Scalfari G., Scalvini G., Scaratti G., Scarniggia B., Scarsi R., Ccoccini G., Scovino G., Scuri M., Seggiaro P., Sellan C., Selmi R., Seminaro G., Serra A., Servidio ch. G., Sezza B., Simone L., Simoni D., Sinemi S., Sorelle Fabbiano, Michieli, Pezzoli, Schilirò, Spiteri M., Splendori d. G., Stagni M., Stevani M., Suor Dominguez F. di M. Aus. del Messico, Suppo M.
T) - Taddeo cav. F., Tanni L., Talamsi M., Tasciotti E., Tebaldi M. E., Tedeschi V., Tedoldi M., Terranova E., Ticozzi don G. Tidone, Tomenotti E, in Fenoglio, Tomiello A., Tognietti P., Toschi U., Traca C., Trapani M., Trattavasi C., Treu G., Trionfi B. ed O., Turchetti O., Turco d. T.
U) - Una cristiana di Castiglione Torinese, Una devota di Don Bosco, Una devota di Savio Domenico, Una famiglia di Moncestino, Una maestra di Bronte.
V) - Valenti L., Vannini G., Vansetti T., Vaschetta C., Vianello A., Viganò G., Villa L., Virano M., Visintainer B., Volenti C., Volpi N.
Z) - Zambonin M., Zana F., Zanelli V., Zanetti C. G., Zanetti T., Zannone G., Zanol T., Zanotti R., Zembi A., Zenari M., Zorzini M., Zorzo R., Zucchi R.
Volete grazie da Maria SS. Ausiliatrice?
Fate la novena consigliata dal Ven. Don Bosco, e cioè:
I) Abbiate fede, PREGATE! Pregate Gesù in Sacramento, che è il centro di tutte le grazie, e Maria SS. che ne è la dispensatrice. Recitate per NOVE GIORNI 3 PATER, AVE E GLORIA a Gesù Sacramentato con la giaculatoria: Sia lodato e ringraziato ogni momento il santissimo e divinissimo Sacramento, e 3 SALVE REGINA alla Madonna con la giaculatoria: Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis.
II) Promettete di viver sempre in grazia di Dio, e nei giorni in cui fate le accennate preghiere accostatevi - una volta almeno - ai SS. SACRAMENTI DELLA CONFESSIONE E COMUNIONE.
III) Ricordate la parola del Divin Salvatore: - Date e vi sarà dato. - Voi volete una grazia? fate anche voi un'elemosina a vantaggio delle opere suscitate da Maria Ausiliatrice per l'educazione cristiana della gioventù e per la conversione di tanti popoli idolatri: SOCCORRETE LE OPERE E LE MISSIONI SALESIANE.
Il Ven. Don Bosco spiegò la sua multiforme e prodigiosa attività anche per mezzo dei libri.
La buona stampa fu un'arma potente nelle sue mani.
Fu scrittore egli stesso, scrittore candido e fecondo. Lasciò una sessantina di operette, apprezzate e lette, specialmente alcune, con grande profitto e diletto dal popolo e dai giovanetti.
Allo scopo di combattere l'errore e arginare la nefasta propaganda protestante, fondò le Letture Cattoliche, le quali contano ormai 74 anni di vita e furono diffuse in milioni di copie.
Don Bosco organizzò già ai suoi tempi una vera società per la diffusione della buona stampa. Chiamava collaboratori nello scrivere e tradurre buoni libri. « Persone estranee alla casa, ma conoscenti e d'ingegno - dicono le Memorie - s'avvicinavano a Don Bosco, erano incaricate da lui di qualche lavoro a gloria di Dio. Signori e signore lo coadiuvavano nella traduzione di opere sue o di altri in varie lingue.
Voleva che i suoi adottassero di preferenza i libri scolastici curati da lui e da scrittori scelti da lui.
Il desiderio di Don Bosco dovrebbe essere una legge per coloro che intendono cooperare con lui nell'apostolato della buona stampa. I libri non mancano: libri scolastici, libri ameni, libri di coltura generale, preparati con competenza non comune, con nobili intenti educativi, con quei sani criteri pedagogici voluti dall'impareggiabile maestro della gioventù. (1)
A questi bisogna dare la preferenza.
A quando a quando ci faremo un dovere di presentarne qualcuno ai nostri bravi lettori del Bollettino.
LE VITE DEI SANTI - S. E. I., Torino, L. 5 al volume.
È un'ottima collezione diretta da Giuseppe Fanciulli, geniale e fecondo scrittore toscano.
La collezione intera - parecchie serie di volumi - risulterà come un singolare e agile compendio della storia del Cristianesimo a traverso i gloriosi campioni della fede, dell'azione, della preghiera, presentati con arte squisita ai giovani (e non solo ai giovani) come specchi luminosi e perfetti modelli da imitare. È stata pubblicata la prima serie di 12 graziosi volumetti che formano i primi anelli della preziosa collana:
Sant'Agata, Sant'Antonio da Padova, San Benedetto, Santa Caterina da Siena, San Domenico, San Francesco d'Assisi, San Francesco di Sales, Il Beato Giovanni Colombini, San Luigi Gonzaga, San Stanislao Kostka, Santa Teresa del Bambino Gesù, San Tomaso d'Aquino.
Ogni famiglia cristiana dovrebbe possedere quest'aurea e mistica collana di perle preziose come uno dei più belli ornamenti della sua casa.
Un buon libro è un amico; 12 buoni libri sono dodici amici. E se questi amici sono santi, tanto meglio.
Essi si presentano in veste modesta ed elegante; parlano un linguaggio semplice, sincero, venato qua e là di dolce mestizia, fiorito sovente del sorriso del cielo. Essi, questi buoni amici, ci raccontano candidamente che cosa furono e che cosa vollero essere; essi c'insegnano come, uomini, si può diventare santi.
IL VALORE DELLA VITA del Sac. Ferdinando Maccono. - S. E. I., Torino.
E un magnifico corso di religione, approvato con lode, come Testo per le Scuole medie di grado Superiore. Ecco il documento dell'avvenuta approvazione inviato dalla S. Congregazione del Concilio (Ufficio Catechistico) a S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo di Torino.
« Con riferimento al foglio di questa S. Congregazione dell'8 marzo c. a. col quale si notifica che la Commissione per la revisione dei libri di religione aveva approvato come testo per le scuole medie di grado superiore i 4 volumi Il Valore della Vita del Sac. MACCONO, Le comunico che la Commissione stessa nella sua adunanza del 14 c. m. ha attribuito la lode al testo sopra indicato per l'accurata diligenza colla quale l'autore ha preparato il suo lavoro.
Con preghiera di far conoscere quanto sopra alla persona interessata mi professo della S. V. Rev.ma
aff.mo Confratello
D. Card. SBARRETTI Prefetto.
ALLA SCOPERTA DI TE STESSO -S.E.I.
Corso Regina Margherita 174, Torino - L. 12.
È un opportunissimo lavoro dedicato ai giovani e assai utile a tutti coloro che dell'educazione dei giovani si occupano con intenti e spirito cristiano.
L'Autore (il Dott. Don Antonio Cojazzi, Salesiano) spiega l'origine del suo libro così: « queste pagine... randage e varie come ogni viaggio di scoperta, sono nate dalla fusione di una doppia aspirazione:
1) quella qualsiasi pratica di educazione che mi viene da molti anni di esperienza e di connivenza con educatori espertissimi;
2) L'eventuale interloquire dei giovani, per i quali solamente intendevo scrivere».
Ora noi diciamo semplicemente che il dotto autore ed esperto educatore è riuscito a preparare un'opera utilissima e pregevolissima sotto ogni rispetto.
L'Autore di questo ottimo libro - libro che è un vero trattato di pedagogia vissuta in intimità con le anime giovanili - è maestro, ma soprattutto amico dei giovani; un vero e sincero amico che insegna, consiglia, conforta.
Discorre piacevolmente con loro, cita esempi, narra fatti e aneddoti interessanti, s'intrattiene a tu per tu, a cuore a cuore. Li ascolta con pazienza ed interesse, li lascia dire, li lascia sfogare. Risponde alle loro difficoltà, li illumina, li anima, li ragiona, li convince...
Il Cojazzi conosce molto bene i giovani: sa come pigliarli. I giovani hanno bisogno di compatimento, di molto compatimento, ed egli li compatisce; hanno bisogno di frequente incoraggiamento, ed egli li incoraggia; se occorre una sferzatina, essa avrà sapore di carezza, e se è necessario una tiratina di orecchi, egli saprà farla con mano... materna.
Si sente che il Maestro si rallegra quando può fissare i suoi occhi indagatori in quelli sereni de' giovani suoi amici; si capisce che soffre se s'incontra in qualche viso scuro e turbato. L'anima del Maestro si tuffa per così dire in quella dell'allievo per scandagliarla e sapientemente lavorarla e formarla ai più nobili e santi ideali.
Esplorato il campo, la fedele ed esperta Guida ne segna il cammino. La via è lunga e faticosa; il colle irto di asprezze, la vetta altissima. Non mancheranno gli aiuti, « i buoni alleati », per dare la scalata.
L'intento del Maestro è tutto qui: far conoscere la diritta via, guidare l'inesperto pellegrino su per l'arrampicata, condurlo trionfante alla meta, facendogli pregustare, già durante l'ascesa, le ebbrezze della vittoria.
UN REGALO.
Le benemerite Cooperatrici faranno un bellissimo regalo, se i loro figli e nipoti (studenti di Liceo, dell'Istituto Tecnico Superiore, dell'Istituto Magistrale e dell'Università) li abboneranno alla Rivista dei Giovani. Per prendere l'abbonamento annuale, basta mandare una cartolina vaglia di lire 12 all'Amministrazione della Rivista dei Giovani, Corso
Regina Margherita, 174, Torino (109).
L'abbonamento semestrale costa L. 6.
La Rivista dei Giovani è diretta da Salesiani e stampata dalla stessa tipografia del Bollettino Salesiano.
Sommario della RIVISTA DEI GIOVANI (Settembre 1926)
I perchè della mia fede. - G. K. CHESTERTON. Aristide Stefani. - LUIGI SCREMIN. " Historia magistra „ - G. B. BORINO.
La casa del mio sogno (Poesia).- RENZO PEZZANI. La Redenzione come fatto e come significato. - ANTONIO COJAZZI.
Siam peccatori, ma... » - G. B. BORINO. Domine, àdiuva incredulitatem meam. - OTI. Più gioia! - GIUSEPPE BISTOLFI.
Frammenti e commenti. - g. b.
Domande e risposte: Sull'autorità dello Stato nel dare ai cittadini libertà (FRANCESCO VARVELLO).
GREGORIO Ricci CURBASTRO. - Da un anno è scomparso, e la sua fama, scrive l'Osservatore Romano del 9-10 agosto u. s., va diffondendosi vieppiù nel mondo scientifico. Anche per lui giusta di glorie dispensiera è morte, per lui che in vita assurse alle più alte concezioni della filosofia, austero e schivo di ogni vanità.
Nato a Lugo di Romagna il 12 gennaio 1853 dai coniugi Antonio e Livia Vecchi di nobile casato, compiuti gli studi di retorica e filosofia nel paese natale sotto la guida di Don Taglioni, nel 1869 fu ammesso all'Università Pontificia di Roma. Ottenuto il baccellierato in matematica, compì gli studi nella Università di Bologna e in quella di Pisa, dove nel 1875 conseguì la laurea nelle scienze fisicomatematiche. Due anni dopo passò a Monaco a perfezionare i suoi studi sotto la guida dei professori Klein e Brill.
Assistente poi del prof. Dini all'Università di Pisa fu nominato nel 188o insegnante nell'Università di Padova, ordinario di algebra complementare, e tale rimase finchè non si spense, quasi improvvisamente in una clinica di Bologna a 72 anni di età.
La sua scomparsa destò dolore e sorpresa in quanti lo hanno seguito nelle sue molteplici attività di uomo «pubblico e privato» e anche in noi, che veneravano in lui un affezionatissimo cooperatore. Il Ricci fu una delle quaranta medaglie d'oro della Società di Scienze, ed insieme un cristiano esemplare e praticante, che nutrì viva nell'anima la fiamma della carità.
Don FRANCESCO MAFFEI. - Quasi improvvisamente rese la bell'anima a Dio. Prevosto Vicario Foraneo a S. Maria Maggiore di Lomello zelò il culto della sua chiesa che abbellì e restaurò, ebbe paterne predilezioni per le anime chiamate al servizio del Signore ed alle Missioni estere, e promosse tra i fedeli la divozione a Maria SS. Ausiliatrice. Vero padre dei poveri, beneficò largamente i fanciulli abbandonati, ed anche per Don Dosco aveva un affetto speciale. Non fu contento finchè non potè affidare la Direzione dell'Asilo Infantile e dell'Oratorio Festivo alle Figlie di Maria Ausiliatrice. « Refrigerio, luce e pace » all'anima sua!
Nob. VIRGINIA Boverio ved. CUCCHI. - Volò al cielo dopo una lunga infermità, sopportata con rassegnazione esemplare. Donna di carità e di fede, umile e modesta, solo desiderosa del trionfo di N. S. G. Cristo nelle famiglie e nelle Missioni, fu patronessa instancabile dell'Oratorio festivo di Lomello e zelatrice della divozione a Gesù Sacramentato, cui avrebbe voluto donare anche in ogni chiesina di Missione un tabernacolo d'oro. Si può dire che passò i lunghi anni quaggiù amando e beneficando tutti, specialmente le vocazioni religiose, sacerdotali, missionarie e salesiane!
Il Signore l'accolga ne' suoi eterni «tabernacoli ».
Prof. EMILIO SIMI. - Nato a Solaio (Vallecchia) nel 1884, morì nel Cile, dove si era trasferito nel 1912. Le case salesiane della Serena e di Santiago lo ebbero per più anni insegnante d'italiano; quindi passò all'Istituto Italiano d'Istruzione e fu eletto Vice-Presidente dell' « Umanitaria». Scese nel sepolcro, ancor giovane, consunto da morbo crudele, con tutti i conforti religiosi. La sua salma ebbe estreme onoranze nella nostra chiesa della Gratitudine Nazionale, e fu tumulata nel Mausoleo della Società Italiana. Riposi in pace!
Arciprete SALOMONE Fuzo. - Sacerdote e pastore esemplare, per ben 57 anni resse la parrocchia di Corigliano d'Otranto con non comune saggezza, bontà e prudenza. I molteplici uffici, che gli furono commessi, disimpegnò sempre con plauso, e la vita intemerata e l'inalterata operosità gli guadagnarono costantemente la venerazione universale.
Cooperatore salesiano fra i primi del luogo, fu l'ispiratore provvido e felice dell'opera salesiana in Corigliano d'Otranto, che sostenne ed incoraggiò con fervore ed entusiasmo, mentre non lasciava occasione alcuna per diffondere la conoscenza dell'opera Salesiana e del Ven. Don Bosco.
Carico di meriti, volò al cielo il 13 luglio u. s. nella veneranda età di 94 anni.
RONCHAIL DON GIUSEPPE. - Volò al cielo il 23 aprile u. s., in età di 96 anni. Nato nel 1830, fu sacerdote per 7o anni. Prima Vicario del Puy, poi insegnante nell'antico ginnasio di Fenestrelle, dal 1881 al 1917 fu parroco di Troglieri presso Perrero, dove morì, tra l'universale cordoglio. Era nostro affezionato Cooperatore.
DON CRISTOFORO Rossi. - Curato di Albino (Bergamo) per più di 3o anni, ha lasciato il più caro ricordo per la sua pietà, per la sua carità e per il suo zelo. Egli pure era un zelantissimo Cooperatore salesiano.
Pozzo FRANCESCA di Torriglia. - Volò al cielo nel marzo u. s. Pia e solerte, fu insegnante secondo il cuore di Dio e madre esemplare che educò la figliuolanza alla pratica delle più belle virtù. Piena di carità per tutti, fu pure, in tutta la vita, prodiga nel beneficare quanti ricorrevano a Lei per aiuto e consiglio.
ACTIS PIAZZA Emilia † Rodallo Canav. (Torino).
AJMONE QUARIO Maria † Strona (Novara). ALLASSETTA D. Angelo † Ivrea. ANTONUCCI Mons. Giuseppe † Roma. ARCHIERI Federico, f Torino AROLDI MusA Ines, † Bologna
ARVIGO P. Gio. Batt., f Noceto (Genova) AVANZINI Clemente, † Cedegolo (Brescia). BACCANELLA Maddalena, † Gorno (Bergamo). BAcci Gaetano, † S. Maria Versa (Pavia).
BALEMI Giovanni, † Tenero (Svizzera = C. Ticino). BARBERIS Stefano, † Bergamasco (Alessandria). BARBORO Virginia Frascara, † Ovada (Alessandria). BARCELLA Avv. Carlo, † Chiari (Brescia). BASSOLI Enrichetta, † Brescia. BEccio Eugenio, † Sanico (Alessandria). BENEDETTO Chiara, † Toritto (Bari). BERRINO Angela, † Varazze (Genova). BERRUTO Serafino, † Torino.
BIANDRATE Barbara Galletti, † Gravellona Lomell. (Pavia). BOLI Margherita, † Bosconero (Torino). Bosco Teresa ved. GRAGLIA, f Castelnuovo d'Asti (Aless.). BOTTAZZI Prof. D. Oderisio, † Modena. BOTTO Cav. Federico, † Cuorgnè (Torino). CALVI Maddalena ved. LASAGNO, † Torino. CAPPA Catterina, † Novara.
CARBONINO Don Pier Battista, † Han=chun=fu (Cina). CARTA ACCAREDDU Angelo, † Bonarcado (Cagliari). CELLE Maria Anna, † Genova. CERERE Giuseppina, † Brescia. CESARI Virginia in ALESSANDRA, † Milano. CHALAMIN Pietro, † Arnaz (Torino).
COLLET P. Felice Alfred, † Connock Staffordshire (Inghilt.). COVANI Marianna, † Pisa.
COVATTA Maria Nicola, † Limosano (Campobasso). DAL CIN Vito, † Pianzano (Treviso). D'ANNUNZIO Annunziata, † Settefrati (Caserta). DAVALLE Marcello, † Parona (Pavia). DEL Cò CROSTA Maria, † Cerano (Novara).
DELMENICO Antonio, † S. Antonio (Svizzera = C. Ticino). DEMURO Carmela MAMELI, f Loceri (Cagliari). DE REGE cav. Paolo, † Torino. FASCIOLO Bartolomeo e FASCIOLO Anna, † Pozzolo Formigaro (Alessanfria).
FONTANA Natalina, † Verolengo (Torino)..
FRANCHI Bice, maestra, † Cortemaggiore (Piacenza). FRANCO Vincenza, † S. Damiano d'Asti (Alessandria). FUSERI AMBROSIO Domenica. f Benevagienna (Cuneo). GAY Caterina, † Cuorgnè (Torino). GALIZIAN Pietro, † Malo (Vicenza). GALLO Luisa CAVAGNARO, † Torino. GARATTINI Alessandro, † Bergamo. GIBELLINO Vittorio, † Cuorgnè (Torino).
GIBILISCO Mons. Dott. Timoteo Vic. Gen., † Piazza Armerina (Caltanissetta).
GILMOzzI Giuliana, † Ziano (Trento). GIROMINI Pietro, † Vergano (Novara). GIVANNI Filomena, † Pescantina (Verona). GRANDISdMBERTI Antonia, † Torino.
GUAZZONE Domenica, t Mathi Torinese (Torino). GUIDI Lotero, † Milano. GUIDI Pietro, † Pruno (Lucca). INFANTI M. Francesca, † Falzè (Treviso).
INFANTI PASQUALETTO Francesca, † Falzè di Trevignano. LENA Giuseppe, † Teglio Veneto (Venezia). Lupo Giuseppe, † Castelbuono (Palermo). MACCAGNO Marta ved. STRADELLA, f Torino. MAGNINO Cav. Domenico, † Cuorgnè (Torino). MALFER Lucia, † Drò (Trento). MASIN Angela, † Iliff Colorado (U. S. Am.). MICHELETTI Augusto, † Torino. MISSERI D. Antonio, † Carini (Palermo). MORI Giovanni, t Spezia.
Mussol Maria, † Nova Padova (Brasile). NASCIMBENE Damaso, † Pavia.
NAVARRA Catterina, † Mazzarra S. Andrea (Messina). NEGRONI D. Francesco, † Vigevano (Pavia). NICOLOSI Giuseppina, † Pedara (Catania). NURCHis Rosalia ved. BAFFO, † Iglesias (Cagliari). OMODEI=ZORINI D. Carlo, † Bellinzago, (Novara). PASERI Margherita, † Sampeyre (Cuneo).
PASUTTI Drusiana n. BERTOIA.† S. Lorenzo d'Arzene (Udine) PERTILE Giacomo, † Gallio (Vicenza). PEZZOTTA Lina Caterina, † Scanzo (Bergamo). PIT Bernardo, † Nova Padova (Brasile). PODDESU Anna, † Monastir (Cagliari). PRINETTI Antonietta, † Borgo Vercelli (Novara). PROTASI Vittoria, † Arona (Novara). REGIARDO Emilia, † Vobbia (Genova). RIGAZio Angela, † Villareggia (Torino). RINALDI Matilde ved. BANDINI, † Marradi (Firenze). RONCHI Assunta, † Dagnente (Novara). ROVIDA D. Giuseppe, † Castello d'Agogna (Pavia). SESANI Giacomo, † Bergamo. SOLIANI D. Costante, † Boretto (Reggio Emilia). SoRAVITo Giovanni, † Ovaro (Friuli). SPADA Alfonso, † Chironico (C. Ticino). SPADACCINI Can. Giovanni, † Novara. TESTA Gio. Battista, † Torino. TONINI Luigi, † Bolognano (Trento). VALENTINI Clotilde, † Pisa.
VERNETTI Giovanni, † Buenos=Aires (Argentina). ZANOTTI PITASSI Laurina, † Travagliato (Brescia). ZAPPON Alessandro, † Orgiano (Vicenza). ZERMAN Elisa, † Monza (Milano).
Vari zelanti Cooperatori ci domandano se possano - tranquillamente - cioè senza pericolo che sia mutata la loro intenzione, lasciare un legato o far testamento a benefizio delle MISSIONI SALESIANE. Rispondiamo di si, purchè, senza far nomi particolari, si attengano a questa indicazione generale: « ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI », null'altro. Ad esempio:
« Lascio un legato di... all'Istituto Salesiano per le Missioni »; oppure: « Lascio mio erede universale l'Istituto Salesiano per le Missioni ».
Faccia il Signore, che molti e molti abbiano a ricordarsi delle Missioni Salesiane, prima di partire per l'eternità. La loro carità sarà particolarmente benedetta da Dio anche in punto di morte.