PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO
ANNO XLI - N. 4 1 APRILE 1917
SOMMARIO
Lettera di Sua Santità Papa Benedetto XV al rev.mo Don Paolo Albera. - Dott. D. Francesco Cerruti - Un grande scomparso : appunti biografici : cari ricordi: l'opera sua.
Nelle Scuole Professionali Salesiane: A Barcellona, Torino, Bologna - Una lettera del Ministero per l'industria, il Commercio e il Lavoro.
Egli è sempre in benedizione - Nel VII° anniversario della morte di Don Rua.
"Giovani, ecco il vostro modello!" - Commemorazione di Domenico Savio a Torino.
I primi Missionari Salesiani e gli Italiani emigrati in America.
Una missione a Coloni Italiani (Lettere del Teol. Don Giovanni Cagliero a Don Bosco).
Il Culto di Maria Ausiliatrice - Mese di preparazione alla festa titolare - Grazie e favori.
Pel tempio votivo in onore di Maria Ausiliatrice a Castelnuovo d'Asti.
Riconoscenza al Ven. Don Bosco.
Note e Corrispondenze: Feste in onore di S. Francesco di Sales e Conferenze Salesiane - Tra gli emigrati. Cooperatori defunti.
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO
Il nostro Rettor Maggiore nel febbraio u. s. inviava al Santo Padre. una copia degli atti del VII Congresso Internazionale dei Cooperatori, tenutosi a S. Paolo del Brasile, accompagnando l'umile offerta colla protesta del filiale attaccamento di tutta la Fàmiglia Salesiana all'Augusta, Persona del Vicario di Gesú Cristo ed alla Santa Sede Apostolica.
Il devoto omaggio e tornato gradito al Santo Padre. Sua Santità si è degnata rispondere al nostro Rettor Maggiore con venerato Autografo, che fu rimesso al signor Don Albera con questa partecipazione dell'Em.mo Signor Card. Segretario di Stato, nostro Protettore:
Dal Vaticano, 14 Marzo 1917.
Ill.mo e Rev.mo Signore,
L' Augusto Pontefice si è benignamente degnato di rispondere con un venerato Autografo alla nobile lettera con cui la S. V. Ill.ma si compiaceva umigliargli gli Atti del 7° Congresso dei Cooperatori Salesiani, testè tenuto a San Paolo del Brasile.
Mi reco a gradita premura di rimettere qui unito alla medesima S. V. tale sovrano documento, e, valendomi del propizio incontro, con sensi della più distinta stima ben volentieri mi confermo di V. S. Ill.ma e Rev.ma,
Dev.mo nel Signore P. Card. GASPARRI.
Prima di riportare il prezioso documento - che rispecchia la stessa sovrana benevolenza profusa nelle Lettere inviate dai Sommi Pontefici Pio IX, Leone XIII e Pio X al Ven. Don Bosco e al suo 1° Successore Don Rua - sentiamo il dovere di ripetere ai piedi di PP. Benedetto XV la protesta della nostra devozione inalterabile e della nostra profonda e perenne riconoscenza.
DILECTO FILIO
PAULO ALBERA
MAGISTRO MAXIMO SODALIUM SALESIANORUM
BENEDICTUS PP. XV
DILECTE FILI SALUTEM ET APOSTOLICAM BENEDICTIONEM(*)
Perlibenter Nos et quas dedisti ad Nos nuper litteras accepimus, tuae tuorumque erga Nos et Apostolicam Sedem observantiae pienas, et adiuncta litteris acta septimi Conventus, quem Salesiani Cooperatores Sancti Pauli, in urbe Brasilianae Reipublicae pernobili, haud ita pridern frequentissimi celebrarant. Quae quidem acta perlegentes, velut positam in cospectu videbamur vitam intueri industrem sane et actuosam universae Sodalitatis vestrae. Haec a parvis orta, uti fit, initiis, ita brevi, Deo adiu~ vante, aucta est operariorum numero, ut in dissitis etiam utrìusque Americae plagis sede collocata, orbem terrarum cum veteri novum complexa sit feliciter. Atque hic, in tanto industriae spatio, mirum quantum adhuc utilitatis attulit Ecclesiae Catholicae constantia laborum, splendore virtutum. Vostra tamen laus est novisse tempora quid postulent, novisse quibus armis, horum data temporum natura, sit potissime dimicandum. Quemadmodum enim religionis atque adeo humanitatis inimici passim sese congregant et, pessimo foedere iuncti, conspirant ut Ecclesiam, si fieri possit, ipsam deleant, ita vos necesse omnino esse duxistis frequentes universi coetus congressiones cooperatorum finire, communicare consilia, consociare vires, arma armis opponere. Quo factum est ut, ope divina freti, fructus colligerètis uberrimos. Res autem maximi profecto momenti, ut in superioribus, ita in hoc septimo brasi liano conventu, fuisse viclemus ad deliberandum propositas. Quid enim opportunius, quid utilius, quam aut de iuventute quotidie magis iuvanda, novisque praesidiis firmanda decernere, aut de maiore ad Sacri Ordinis alumnorum institutionem studio adhibendo, aut de sacris expeditionibus ad barbaros promovendis, aùt de librorum qui vera explicent, falsa diluant, amorem religionis excitent, maiore paranda copia fusiusque disseminanda, aut de tuendis studiosius emigrantibus e patria, ne, ab hostibus Ecclesiae Catholicae o quid in fide detrimenti capiant? Quid hisce aliisque rebus, de quibus in eo Conventu consultum est, his quibus vivimus temporibus putemus magis consentaneum?
Quare tibi, Dilecte Fili, tuisque cooperatoribus et universae cui praees sodalitati, felicem huius septimae Congressionis exitum vehementer gratulamur. Eàdem enim Nos qua Decessores Nostri, benevolentia Ven. joannis Bosco instituta complectimur, quae, ut Jesu Christi Vicario deditissim valde cupirnus, novis in dies et florere alumnis, et cooperatoribus augeri, ita ut possint, Mariae Auxiliatricis ope, necessitatibus temporum uberiore usque cum fructu mederi.
Auspicem vero divinorum rnunerum, ac testem peculiaris benevolentiae Nostrae, tibi, Dilecte Fili, et universis et singuilis tuae curati concreditis, apostolicam benedictionem amantissime ímpertimus.
Datum. Romae, apud S. Petrum, die I Martii MCMXVII, Pontificatus Nostri anno tertio.
BENEDICTUS PP. XV.
AL DILETTO FIGLIO
SAC. PAOLO ALBERA
RETTORE MAGGIORE DELLA PIA SOCIETÀ SALESIANA
BENEDETTO P.P. XV
DILETTO FIGLIO SALUTE E APOSTOLICA BENEDIZIONE
CON gran piacere Noi abbiano ricevuto la lettera che Ci hai mai dato testé, riboccante dell'ossequio tuo e dei tuoi verso Noi e Apostolica Sede, e, insieme colla lettera, gli Atti del VII Congresso che i COOPERATORI Salesiani tennero, non è molto, in San Paolo, città nobilissima della Repubblica Brasiliana. Nel leggere questi Atti a Noi parve di avere, quasi dinanzi agli occhi, la vita industre ed attiva di tutta la vostra Società. Sorta, come suol accadere, da umili principi, essa, coll'aiuto di Dio, crebbe tanto in breve tempo per numero di operai, che, trapiantatasi nelle terre lontane delle due Americhe, abbracciò felicemente, insieme coll'antico, anche il nuovo Continente. E qui, in tanta ampiezza di lavoro, meraviglioso è il vedere quanta utilità abbia apportato di già alla Chiesa Cattolica, colla costanza nelle fatiche, collo splendore delle virtù. Ed è vostra lode il conoscere l'esigenze dei tempi, il conoscere con quali armi, data l'indole dell'età presente, sia particolarmente da combattere. Poichè, come i nemici della religione, ed anzi dell'umanità, si radunano in tutti i luoghi e, stretta la peggiore delle alleanze, cospirano per distruggere, se fosse possibile, anche la Chiesa, così voi avete giudicato essere assolutamente necessario il tenere frequenti Congressi Generali dei Cooperatori, comunicare idee, associare energie, opporre armi ad armi. Così, coll'aiuto di Dio, voi poteste già raccogliere frutti copiosissimi. Vediamo poi che in questo settimo ti Congresso tenutosi al Brasile sono stati discussi argomenti in verità importantissimi, come nei Congressi anteriori. Infatti che vi ha di più opportuno e di più utile, che trattare del modo d'aiutare sempre meglio la gioventù e di tutelarla con nuovi presidii; o di usare maggiori sollecitudini nella formazione degli aspiranti al Sacerdozio; o di promuovere nuove spedizioni di missionari ai popoli barbari; o di allestire in maggior copia e più largamente diffondere libri che spieghino il vero, confutino il falso, promuovano l'amore alla religione; o di assistere con maggior zelo gli emigranti, in modo che, venendo attorniati dai nemici della Chiesa Cattolica, non abbiano a soffrirne alcun danno nella fede?
Di questi e di tutti gli altri temi discussi in quel Congresso, quale si può dire più consentaneo ai tempi presenti?
Per questo Noi ci congratuliamo vivamente con te, e con i Cooperatori tuoi e con tutta la Società alla quale presiedì, per l'esito felice di questo settimo Congresso. Noi infatti nutriamo per le Opere del Venerabile Don Bosco quella stessa benevolenza che ebbero i Nostri Predecessori, ed essendo esse attaccatissime al Vicario di Gesù Cristo, Noi fortemente bramiamo che abbiano ogni dì ad allietarsi di nuovi Soci e ad aumentare di Cooperatori, in modo che possano, coll'aiuto di Maria Ausiliatrice, provvedere con risultati ognor maggiori ai bisogni dei tempi.
Auspice intanto delle celesti benedizioni e. in pegno della Nostra particolare benevolenza, con grande affetto impartiamo a te, o Diletto Figlio, e a tutti e singoli gli affidati alle tue cure, l'Apostolica Benedizione.
Dato a Roma, presso S. Pietro, il 1° Marzo 1917, III anno del Nostro Pontificato.
BENEDETTO PP. XV.
(*) Cfr.: Acta Apostolicae Sedis, Ann. IX, Vol. IX, Num. IV, die 26 martii 1917. pag. 170: « Acta Benedicti Pp. XV.- Epistolae: Ad R. D. Paulum Albera, Magistrum Maximum Sodalium Salesianorum : « Acta Septimi Conventus « Cooperatorum » Sancti Pauli in Brasilia laudans, optima quaeque Sodalitati Salesianae adprecatur ».
(*) Cfr.: Acta Apostolicae Sedis, Anno IX, Vol. IX, Num. 4, 26 marzo 1917, pag. 170.:« Atti di Pp. Benedetto XV. Lettere. - Al Rev.mo D. Paolo Albera, Rettor Maggiore dei Salesiani: Elogiando gli alti del VII Congresso dei « Cooperatori » tenutosi a S. Paolo del Brasile, invoca ogni miglior benedizione alla Società Salesiana ».
Iudicium patris audite, filii, et sic facite.
Eccli. III, 2;
Con mano tremante scriviamo il nome di un altro amatissimo Superiore nell'elenco dei morti.
IL PROF. DON FRANCESCO CERRUTI, che nel dicembre u. s. celebrava felicemente la sua messa d'oro, è spirato serenamente ad Alassio la sera del 25 marzo, sacro ai mistero dell'Annunciazione di Maria. E anche a Don Cerruti, al pio, all'umile e zelante Figlio di Don Bosco, che visse quasi sessant'anni per l'Opera Salesiana, dev'essere apparso l'Angelo del Signore, e da lui deve aver ricevuto il lieto annunzio che, terminati gli anni dell'esilio, cominciavano quelli del riposo e della mercede eterna. Sì, un gran premio, noi lo crediamo fermamente, deve avere ricevuto il caro Don Cerruti. La sua vita fu una lunga e laboriosa giornata, spesa tutta alla gloria di Dio. Egli contava 72 anni. e alcuni mesi, l'età stessa di Don Bosco e di Don Rua, dei quali godette la stima e la più stretta amicizia, e cui egli si deve essere già ricongiunto nel regno dei santi.
Beati coloro, che muoiono nel Signore! Ma come accora egualmente la loro scomparsa ! Come accora noi il veder dileguarsi, a una a una, tutte le anime generose che circondarono Don Bosco ed ebbero tanta parte nello sviluppo del suo apostolato al quale consacrarono, con egual dedizione eroica, le loro qualità spiccatamente diverse, che parvero necessarie e furono realmente provvidenziali ! Come non ricordare, con ammirazione eterna, il sacrifizio di D. Alasonatti che rinunziò agli agi della famiglia per farsi seguace di Don Bosco, quando ancor nessuno dei suoi alunni era giunto al sacerdozio ? e col sacrifizio di D. Alasonatti l'eroica e perfetta imitazione di Don Bosco propria di Don Rua, lo zelo acceso di Don Bonetti, l'aurea mitezza di Don Belmonte, l'attraente bontà di Don Lazzero e di Don Rocca, la scrupolosa fedeltà di Don Bertello, l'attività amabile e inalterata di Don Sala, di Don Durando, di Don Ghivarello e di Don Lago, la dedizione assoluta e costante di Don Lemoyne, di Don Berto, e di tanti altri che furono tutti molta parte dell'Opera Salesiana nei suoi principii ?
A questa schiera di uomini - i cui nomi vivranno presso noi in benedizione - si è aggiunto ora DON CERRUTI, che per lunga serie di anni fu Direttore Generale delle Scuole Salesiane. Per Lui, che ci insegnò ad educare cristianamente la gioventù, efficacemente illustrando il sistema educativo di Don Bosco, salga, insieme con la nostra, una fervida prece di tutti i nostri allievi !
UN GRANDE SCOMPARSO
Appunti biografici - Cari ricordi - L'opera sua.
Don Francesco Cerrutì non aveva ancora compiuto 73 anni.
Era nato a Saluggia il 28 aprile 1844. Dalla piissima madre, Antonia Fassio, la cui opera egli ricordò con tenerezza profonda fino all'ultimo della vita, ricevette un'educazione squisitamente cristiana. Primo fra ì condiscepoli, percorse in patria le classi elementari e apprese anche i primi rudimenti della lingua latina.
Raccomandato dal prevosto Don Fontana al Don Bosco come giovane di grandi speranze, l'11 novembre 1856 entrò nell'Oratorio di Valdocco, dove in tre anni compì gli studi ginnasiali, ottenendone la licenza, nel 1859, al Ginnasio dei Carmine, ora R. Ginnasio Cavour.
Trilustre appena vestì l'abito chiericale, e l'8 dicembre 186o si ascrisse alla Pia Società Salesiana. Da quel dì memorando, Francesco Cerruti attese con meravigliosa energia a raggiungere la mèta che si era prefissa. Infatti, dopo aver compiuto gli Studi liceali e teologici, nel 1866, a ventidue anni, conseguì a voti assoluti e con lode la Laurea in belle lettere alla R. Università di Torino, e nello stesso anno Promise a Don Bosco di consacrare alla Pia Società Salesiana tutta la vita e ricevette l'ordinazione sacerdotale.
Il Ven. Don Bosco non tardò un istante a giovarsi dell'opera saggia e brillante del nuovo collaboratore; e come lo aveva inviato ancor semplice chierico, professore e direttore degli studi nel Collegio di Mirabello, nel 1863; pochi anni dopo, nel 1870, lo nominava direttore dei nuovo collegio che apriva ad Alassio, dove Don Cerruti rimase chè non fu chiamato a far parta del Consiglio superiore della Pia Società Salesiana. E fu nel 1885 che Don Bosco stesso, avendo eletto D. Rua a suo Vicario, e affidato a D. Celestino Durando l'ufficio di Prefetto generale, lasciato vacante da D. Rua, chiamava Don Cerruti alla direzione generale della stampa e delle Scuole della Pia Società Salesiana e dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Attaccatissimo a Don Bosco e dotato di fine criteri educativo, Don Francesco Cerruti non solo presiedette allo svolgimento dell'opera educativo-scolastica del Venerabile conformandola ai suoi criteri educativi, ma insieme, come scrisse l'On. Paolo Boselli « Egli informò validamente le scuole salesiane agli ordinamenti che reggono la istruzione pubblica del nostro paese e riuscì ai migliori risultamenti, procedendo con sapiente pensiero e con sollecitudine sagace. Egli strinse i legami tra le Scuole Salesiane e le nostre Università e i nostri Istituti superiori di magistero femminile, diffondendo nelle Scuole salesiane la luce del sapere che sempre progredisce, il sentimento nazionale che deve animare tutto ciò che vuole aver vita alta e feconda nella missione educatrice. Egli recò in terre lontane, insieme con le benedizioni di Don Bosco ispiratrici di virtù religiose, il senso delle, italianità nel culto costante della nostra lingua e la parola della nostra civiltà. Così nel Sodalizio Salesiano, alle scuole del lavoro segnalate per i loro ordinamenti, si unirono le scuole della cultura e le scuole per le Missioni, intese a redimere quelle genti remote, oppresse e tormentate da ogni specie di schiavitù ».
Con Don Francesco Cerruti si è quindi spenta un apostolo della gioventù, che, formato alla scuola del Venerabile Don Bosco, fu chiamato a coadiuvarlo nella parte più delicata della Direzione Generale dell'Opera sua, e dopo la sua morte per quasi trent'anni continuò ad additare autorevolmente mente a tutti i Salesiani le orme luminose stampate da Don Bosco nel campo educativo-didattico.
Il Suo primo incontro con Don Bosco e l'impressione che n'ebbe.
Don Cerruti conobbe Don Bosco nel 1855, quando, giovanetto d'undici anni, fu condotto lui perchè lo accettasse nell'Oratorio come studente. Da Don Bosco fu consigliato a studiare un po' di latino al paese, in mode, da poter essere accolto fra gli alunni di seconda ginnasiale. E così
«Quando agli 11 novembre 1856, scrisse egli stesso a questo riguardo, entrai nell'Oratorio S. Francesco di Sales come studente di seconda ginnasiale, e mi trovai in mezzo a 169 alunni interni, ricordo sempre che lui fece grande sorpresa, la vista di D. Bosco. Mi pareva di trovare in lui alcunchè di diverso, dirò meglio, alcunchè di più, di quello che conosceva fino d'allora negli altri preti. La persuasione mia fu quella di moltissimi miei compagni, cioè che D. Bosco fosse una persona straordinaria e santa; e crebbe vieppiù in me, quando potei conoscerlo da vicino, godere della sua conversazione, sentire i suoi consigli individuali e pubblici, e soprattutto quello che mi diceva nella confessione, mirante sempre alla gloria di Dio ed al bene dell'anima mia mediante la frequenza della SS. Comunione. Ammirava poi la sua umiltà nello scegliere che egli faceva a speciale oggetto delle sue cure i fanciulli dell'Oratorio Festivo più poveri, cenciosi, senza educazione civile, spesso luridi e pieni d'insetti. Per me ricordo, e fu la prima e più forte impressione che ricevetti, quando, entrato nell'Oratorio, andai con altri esterni a confessarmi da lui e lo vidi circondato da una quantità di questi tali, l'uno dei quali puzzava orribilmente. E pareva che egli ci godesse a trovarsi in mezzo di loro. Lo vidi tener da solo intorno a sè nei giorni festivi, e talora anche nei giorni feriali, centinaia di fanciulli, discoli ed indisciplinati, riducendoli poco per volta e facendoli buoni e ferventi cristiani. Egli amava particolarmente e si compiaceva di chiamarsi capo dei birichini di Torino. Per allettarli a venire all'Oratorio li attirava co' bei modi ovunque li trovasse; e colle scuole serali, coi divertimenti, colla musica, coi teatrini, con refezioncelle, col donar loro dei dolci, e con giuochi di prestigio e di destrezza che egli medesimo faceva, li allontanava dai vizi, li guidava alla virtù e alla frequenza de' sacramenti: al qual fine egli stesso si prestava indefessamente. Non si mostrava mai stanco ed annoiato, anzi presentavasi sempre gioviale e di buon umore ai ragazzi che la Provvidenza affidavagli ».
Il nuovo alunno studiava attentamente il maestro; e questi, coi suoi esempi di virtù straordinaria, lo guadagnò, senza esitazione, al suo apostolato.
Un incontro con Domenico Savio.
Fra i 169 alunni interni che il giovanetto Francesco Cerruti trovò nell'Oratorio, vi era anche Domenico Savio. Don Cerruti stesso descrisse così quest'incontro.
« Dall'umile paese nativo passava alla capitale dell'antico Regno di Sardegna; dalle cure di una madre tenerissima, tutta cuore e tutta pietà, che guidò per 3o anni i miei passi nel cammino della vita ed ora mi sorregge dal Paradiso, la Divina Provvidenza mi conduceva fra le braccia di un secondo padre, Don Bosco, chè il primo, il padre mio, io perdetti prima dei tre anni di esistenza,
» Mi trovai, ne' primi. giorni, come smarrito. Pure stando volentieri all'Oratorio, i miei pensieri e il mio cuore eran sempre a mia madre, e ciò soprattutto nella sera, quando cominciava a imbrunire. Perciò alle 5 pom., giunto che era in istudio co' miei compagni, per prima cosa conversava un pochino con mia madre dicendole tante cose per iscritto, sullo stesso quaderno della minuta, versando in essa, come l'avessi presente, tutto quanto il mio cuore. Poi, asciugatemi le lacrime, mi poneva al lavoro sullo stesso quaderno, che serviva perciò ad un tempo e agli sfoghi dei cuore e a' compiti della scuola. E questa musica... durò parecchio.
» Un giorno, durante la ricreazione, mentre me ne stava tutto timido e pensoso, appoggiato ad una delle colonne del porticato, mi si avvicina un compagno dal portamento modesto, dalla fronte serena, dallo sguardo dolce, e: « Chi sei - mi dice - come ti chiami?... » - « Mi chiamo Cerruti Francesco ». -- « Che scuola fai? » - « Seconda Grammatica (II Ginnasiale) » - « Oh! bene, ripigliò egli; dunque sai il latino... Sai da che cosa deriva.
Sonnambulo? » - « Da sonno ambulare. Ma tu chi sei - che mi parli » chiesi io guardandolo fisso in volto. - « Io mi chiamo Savio Domenico, » -- « Che scuola fai? » - « Umanità (IV Ginnasiale) » - E senza, attendere altre domande: « Saremo amici, non è vero? » mi disse - «Volentieri, risposi io » - Ciò fatto, ci separammo, ma la sua fisionomia, l'atteggiamento suo di quel momento, il sito medesimo in cui avvenne quel colloquio fortunato, tutto mi rimase così profondamente impresso, che l'ho presente come se fosse cosa di ieri. Ebbi in seguito occasione frequente di avvicinarlo, di parlargli, di trattenermi con lui, anche in circostanze intime della vita, durante quei tre mesi e mezzo, che trascorsero da quel primo colloquio alla sua partenza per Mondonio, che avvenne la sera del 1° marzo 1857.
» Mi pare ancora di vederlo, una sera del geni naio 1857, raccogliere durante la cena i frustuli di cacio (e che cacio!) e di pane, che certi compagni gettavano malamente a terra, pulirli dal sudiciume e mangiarseli tranquillamente, invece della sua porzione a cui rinunziava.
» Or bene l'idea che ne ebbi, il concetto che me ne formai e mi rimase sempre, è che Savio Domenico fosse un santo giovane, e più propriamente un altro S. Luigi Gonzaga... »
Ma anche Francesco Cerruti era degno dell'amicizia di Domenico Savio. Pio e diligentissimo egli era esemplare in ogni parola, in ogni atto, breve, nell'adempimento di tutti i suoi doveri Don Bosco non tardò ad averlo in gran concetto , vedendolo primeggiare per ingegno e profitto, per schiettezza e rettitudine, per serietà di carattere riconoscenza filiale. Per queste doti il buon Padre l'ebbe carissimo e ne parlava con grandi elogio
„Non è ancora la sua ora !''
Gli uomini che furono per Don Bosco, oseremmo dire, maggiormente provvidenziali, vennero minacciati dalla morte in ancor giovane età.
Giovanni Cagliero a quindici anni fu sull'orlo del sepolcro. A Don Michele Rua, appena trentenne, era minacciata la stessa, sorte. Anche Francesco Cerruti già cinquant'anni fa, era in fin di vita. E il Signore, quasi a meglio mostrare a Don Bosco come l'opera che gli aveva affidata era amorosamente tenuta sotto le ali della sua Provvidenza, che, per le sue preghiere, aveva già salvato chi avrebbe trapiantato l'opera sua nel nuovo Continente, e come gli avrebbe lasciato al fianco chi doveva raccogliere per il primo la sua eredità universale, così volle salvo anche colui che doveva illustrare e largamente divulgare il suo sistema educativo.
Era l'anno 1865.
Cagionevolissimo di salute, il chierico Cerruti era professore di quinta ginnasiale nei Collegio di Mirabello, quando per le soverchie fatiche sopportate si trovò così esausto di forze che Don Rua, direttore, mandò a scongiurare Don Bosco, perché trovasse modo di dispensarlo da una scuola così pesante. Don Bosco rispose: - Cerruti continui a far scuola.
Il buon chierico obbedì, ma sul finire del mese d'aprile cadde gravemente malato. « Mi aveva sorpreso -- narrò egli stesso - grande stanchezza e prostrazione di forze; quindi sputi sanguigni ed alquanto frequenti; poi tosse persistente catarrosa, febbre pressochè continua, respirazione affannosa. Il medico Pasini la credette una bronchite trascurata e seria.
» In quel tempo Don Bosco capitò a Mirabello; m'interroga sulla malattia che mi opprimeva, e mi suggerisce alcune pillole, che in verità mi fecero molto male. Poi nell'atto di partire mi disse:
» - Non è ancora la tua ora; sta tranquillo: hai ancora da lavorare prima di guadagnarti il Paradiso. » Il male però crebbe a tal segno che il medico giudicò disperata la guarigione. Ricordo sempre che, me presente, disse:
» - Non vi sono più rimedii che si possano applicare; il male è troppo grave, e le forze son troppo estenuate; perciò riposo assoluto, silenzio rigoroso: non resta altro che lasciar operare la natura ».
Don Rua, che nella sua carità prodigava ai malati le cure più attente, faceva pregare mattina e sera pel buon chierico infermo ; ma il male non Accennava punto a scemare, sicchè, essendosi recato a Torino, ne parlò a Don Bosco, e Don Bosco ripetè: - Non è ancora la sua ora! Cerruti deve pensare a guarire.
« In quel giorno - prosegue Don Cerruti - cui Don Rua mi comunicò questa risposta di Don Bosco, mi ricordo che fui sorpreso da tale eccesso di tosse che, non potendo più reggere, mi gettai sul letto, ed anche colà mi credeva di spirare da un momento all'altro. Tuttavia il domani ripigliai la mia scuola di quinta ginnasiale e alla sera stava meglio; e nel giorno seguente mi sentii quasi del tutto guarito e continuai ad insegnare fino alla fine dell'anno ».
E da quell'anno ne passarono ancora cinquantadue, che furono i più laboriosi per chi era stato, dai medici, dichiarato allora in fin di vita!
Una ricetta.
Tuttavia Don Cerruti fu sempre di salute precaria. Quando nel 187o si recò a fondare il collegio di Alassio, era così debole che temeva di morire nel viaggio. - Va'! - gli disse Don Bosco, come ebbe udite le sue giuste osservazioni. Don Cerruti partì. Nelle prime ore gli sembrava di andar quasi deliquio: ma dopo aver viaggiato in ferrovia fino a Savona e di là in carrozza disagiata, per sette od otto ore, fino ad Alassio, giunse in collegio sentendosi in piene forze. Narrando ciò a Don Bosco, il Venerabile gli disse:
-- Quando abbia da raccontare come vir obediens loquetur victoriam, non hai da andar a cercare gli esempi nei libri.
Nel maggio del 1877 la sua salute parve di nuovo seriamente minacciata. Don Bosco udì le poco lusinghiere notizie colla inalterabile sua serenità, quindi, presa la penna, scrisse e gli mandò questa ricetta:
« Ecco un recipe che ti gioverà allo stomaco e che prenderai con precisione come qui sotto:
1 ° Per due mesi non reciterai più il breviario. Compieta ti serva per le orazioni della sera.
2° Sia incaricato un altro per le confessioni delle monache.
3° Alla sera ai giovani non parlerai che al giovedì. 4° Va' a passare una quindicina di giorni o con D. Cibrario (1) o a Lanzo, o a Torino, senza lavorare. Con questo e con patto che ti faccia buono, il tuo male di stomaco spero che ti abbandonerà. Addio. Don Bosco ».
Sempre caro ed amabile il nostro buon Padre! E come egli disse, così fu: Don Cerruti continuò ad essere per lunghi anni il modello dei direttori salesiani.
Direttore ad Alassio.
Il primo, anzi l'unico pensiero di Don Cerruti direttore, fu sempre il collegio coi suoi alunni.
Allorchè egli, giovane sacerdote di 26 anni, partì per Alassio, Don Bosco gli diede dei consigli preziosissimi, che egli espresse così:
« Gli premeva che i Salesiani si prestassero in aiuto del parroco del luogo ove esisteva la casa, desiderando che ivi si facesse ciò che facevasi nell'Oratorio di Torino. Mi ricordo a questo proposito di aver udite da lui le seguenti parole: -
- Prèstati volentieri e sempre, quanto potrai, senza però che ne possa soffrire l'ordine nel tuo collegio. -
Una volta poi gli domandai, come dovessi regolarmi intorno alle dimande di messe che si chiedevano, soprattutto dai villeggiarti e famiglie signorili. Mi rispose: Accetta per prima cosa dove l'elemosina è minore: prima la parrocchia, poi le confraternite e le altre chiese più frequentate dalla popolazione; in ultimo, se potrai, per le case private dei signori e dei villeggianti. - Come pei catechismi, così voleva che si prestassero i suoi figli spirituali per la predicazione e per le confessioni, ma sempre subordinatamente ai doveri imposti loro dal Collegio».
E il Collegio di Alassio fu - per lunghi anni il campo prediletto di Don Cerruti, e per le sue cure sollecite salì a quell'alto grado di rinomanza da rendersi favorevolmente noto in tutta la penisola. Colà infatti crebbero alle lettere, alla scienza e alla religione, numerose schiere di giovani che apprenderanno con vivo rimpianto la morte del solerte direttore. Anche pei suoi stessi confratelli la direzione del compianto Don Cerruti fu una vera palestra di eminente formazione pedagogica: a tacere dei viventi, basta ricordare i nomi di Don Nespoli, di Don Baratta e di Don Rocca.
Il suo programma.
Questo continuo sacrificarsi pel bene degli allievi lo spingeva a studiar di proposito qual fosse il pensiero di Don Bosco nell'educazione e nell'insegnamento; ed un colloquio del Venerabile, al quale fu presente, gli tracciò luminosamente la via. È interessante udirlo colle sue parole :
« Era la sera del 15 aprile (1885) e colà nella Casa nostra di Marsiglia trovavasi a cena insieme con l'amatissimo Doti Bosco il pio e dotto Avv. Michel reduce dal terzo dei suoi viaggi intorno ai globo... Il discorso cadde in breve sullo stato attuale, così pagano in fatto di fede e di moralità, delle nazioni stesse un dì eminentemente religiose e che il cancro del naturalismo ha orribilmente trasformato da quel che già furono. Cadde soprattutto. su quella sfumatura di credenti, pur troppo ogni dì crescenti, specie nella classe proveniente dalle scuole secondarie e superiori, i quali pretendono al nome e al vanto di cattolici, parlano con belle parole della religione, ne osservano talvolta anche con qualche severità le pratiche esteriori, ma intanto si passano di quel che ne costituisce la sostanza, l'uso cioè e la frequenza della confessione e comunione, e si permettono, necessaria conseguenza, un certo tenor di vita privata poco conforme davvero ai principii religiosi che dicono di professare, introducendo, o più veramente mantenendo quella distinzione, novellamente messa fuori, fra cattolici teorici e cattolici Praticanti, di cui nulla di più esiziale per la vera religione e per la società stessa.
» - Or quale crede Ella, sorse a dire D. Bosco rivolto all'Avv. Mìchel, la causa principale, anzi l'unica vera causa di questa aberrazione, a cui assistiamo tuttodì? Quale l'origine funesta di questo malore tanto più grave, quanto meno conosciuto e poco generalmente avvertito?
» E poichè l'illustre Michel accennava a ragioni più o meno secondarie:
» - No, riprese D. Bosco, no, mio buon avvocato, non son desse le cause di tutto questo male che deploriamo. La causa è una sola, essa sta tutta nell'educazione pagana che si dà generalmente nelle scuole. Questa educazione, formata tutta su classici pagani, imbevuta di massime e sentenze esclusivamente pagane, impartita con metodo pagano, non formerà mai e poi mai, ai giorni nostri segnatamente in cui la scuola è tutto, dei veri cristiani. Ho combattuto tutta la mia vita, seguitò D. Bosco con accento di energia e di dolore, contro questa perversa educazione, che guasta la mente ed il cuore della gioventù ne' suoi più begli anni; fu sempre il mio ideale riformarla su nasi sinceramente cristiane. A questo fine ho intrapreso la stampa riveduta e corretta dei classici latini profani che più corrono per le scuole; a questo fine incominciai la pubblicazione dei classici latini cristiani che dovessero, con la santità delle loro dottrine e dei loro esempi, resa più vaga da una forma elegante e robusta ad un tempo, completare quel che manca nei primi, che sono il prodotto della sola ragione, render vani possibilmente gli effetti distruttori del naturalismo pagano e riporre nell'antico dovuto onore quanto anche nelle lettere produsse di grande il Cristianesimo. Questo, in una parola, è lo scopo a cui ho costantemente mirato in tutti quei molti avvertimenti educativi e didattici, che diedi a voce e per iscritto a' Direttori, maestri ed assistenti della Pia Società Salesiana. Ed ora vecchio e cadente me ne muoio col dolore, rassegnato sì, ma pur sempre dolore, di non essere stato abbastanza compreso, di non veder pienamente avviata quell'opera di riforma nell'educazione e nell'insegnamento, a cui ho consacrato tutte le mie forze e senza cui non potremo giammai, lo ripeto, aver una gioventù studiosa schiettamente ed interamente cattolica ».
Per Don Cerruti queste parole di Don Bosco furono, come una rivelazione: egli non aveva mai udito così chiaro il pensiero del Venerabile; e subito raccolse « un voto così santo » e si dedicò di proposito e ad un'opera così bella e così sapiente di rigenerazione intellettuale, morale e religiosa ».
Il suo cuore, riconoscente e pio, non potè soffrire - sono pur queste parole sue - che « l'amatissimo Don Bosco scendesse nella tomba senza prima aver veduto raccolto dai figli del suo cuore un lamento così nobile e giusto e il disegno suo proseguito da noi tutti con alacrità, costanza e giustezza uguale d'intendimenti ».
« Amar Don Bosco -- egli diceva - vuol dire imitarne lo spirito di abnegazione e di sacrifizio; amar Don Bosco vuol dire comprenderne i desiderii, secondarne le aspirazioni, tradurne in pratica le intenzioni, le idee. E come fra queste primeggiano le idee che riflettono l'educazione in genere e l'insegnamento in ispecie, sì per l'importanza loro intrinseca, come pel costituir che fanno lo scopo e la missione principale della nostra Pia Società, così dev'essere ancora nostro particolare dovere intenderle bene queste idee, queste massime, e far sì che siano da tutti animosamente e sapientemente praticate ».
E fu allora che egli scrisse Le idee di Don Bosco sull'educazione e sull'insegnamento e la missione attuale della scuola (1) e queste idee costantemente propugnò nei suoi discorsi pubblici e privati, nei sapienti programmi scolastici che egli diramava annualmente a tutte le case della Pia Società e, mensilmente, in lettere circolari.
I frutti.
E Dio benedisse le sue fatiche. Nel suo lungo periodo di Direttore generale della stampa e delle scuole della Pia Società Salesiana e dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (trentadue anni: dal 1885 al 1917) egli vide sorgere molti focolari del sapere cristiano, e in essi formarsi e moltiplicarsi, nella Patria nostra e all'Estero, maestri e maestre esemplari, educati alla scuola di Don Bosco; in Oriente vide sorgere numerose case, a favore soprattutto delle colonie italiane; e in occidente - nella Spagna, nel Brasile, nell'Uruguay, nell'Argentina, nel Chilì - fiorire come per incanto, benedetti da Dio e dagli uomini, altri ampi focolari di studi salesiani, che rinnovano le pure glorie di quelli di Valsalice, Foglizzo Canavese, Frascati, S. Gregorio di Catania, e di Nizza Monferrato e Ali Marina. In essi - più ancora che nelle altre case salesiane - sarà accolta con sentito rimpianto la notizia della sua morte.
La morte.
Già da qualche anno la fibra delicata ma pur resistente del compianto Don Cerruti, nonostante il suo regime regolarmente metodico, era andata rapidamente infiacchendosi. Tre anni fa egli aveva fatto una grave malattia dalla quale si riebbe, ma non riacquistò più quel grado di energia che aveva prima. Negli ultimi mesi dell'anno scorso, accennò ad un nuovo indebolimento generale e si recò per qualche giorno ad Alassio, donde tornò fra noi, abbastanza rinfrancato, per celebrare in intima gioia domestica la sua messa d'oro. In quei giorni non avremmo mai creduto che ci avrebbe lasciato sì presto!
Ma benchè più non potesse occuparsi lungamente come prima, tuttavia la sua esistenza era per noi preziosissima. Era tanta l'autorità e l'affetto che godeva incondizionatamente, che una sua sola parola era norma sicura per tutti, garanzia e programma. La lunga esperienza della vita salesiana ed il suo senno meravigliosamente lucido e forte sino alla fine, manifestati anche con una frase, con un cenno, con uno sguardo, ci bastavano e valevano per noi più di ogni trattazione.
Ma i suoi giorni erario contati; ed Egli li chiuse ad Alassio come tanto desiderava perchè la sua salina fosse composta nel camposanto di quella città, ove da molti anni riposa la buona mamma sua, che l'aveva seguito, fin là, colla benedizione di Don Bosco.
Gli ultimi giorni, ed anche le ultime ore, li trascorse nella serenità più invidiabile. Munito di tutti i conforti religiosi, confortato da una speciale benedizione del S. Padre, affettuosamente assistito dal nostro Rettor Maggiore Don Albera e dal Teol. D. Giulio Barberis, Direttore Spirituale della nostra Pia Società, rendeva l'anima a Dio la sera dell'Annunciazione di Maria Santissima.
Un giudizio sull'opera sua.
L'indimenticabile D. Cerruti lascia una bella impronta nel campo delle lettere col Nuovo dizionario della Lingua Italiana, col Disegno di Storia della Letteratura Italiana, colla Storia della Pedagogia e con altri lavori; ma la sua gloria più pura è quella d'aver saggiamente orientato gli studi della nostra Pia Società. « Si può affermare - scriveva il Momento in occasione della sua morte - che nel campo degli studi fu un riformatore, perchè seppe far trionfare l'indirizzo contrario ad un culto eminentemente umano del classicismo, temendone un danno per la formazione del pensiero cristiano, specialmente in mezzo alla gioventù. La sua tesi era ardita e veniva presentata in un ambiente non ancora preparato ad accoglierla, sicchè Don Cerruti ebbe a sopportare aspre lotte che possono costituire un interessantissimo argomento di studio, ma egli era così convinto della rettitudine dell'intento che si proponeva, e così saldo nella certezza dell'utilità che ne sarebbe venuta, che non si lasciò scoraggiare, e perseverò nella lotta fino a raggiungere lo scopo che si era fissato, ed a fare della Società Salesiana un organismo mirabile nel quale il pensiero di Don Bosco è stato magistralmente tradotto in pratica non solo per quanto si connette all'indirizzo generale, tua altresì per quanto riguarda l'istruzione e l'educazione della gioventù.
» E poichè non era solo un teorico, ma anche, ed eminentemente, un pratico, Don Cerruti diede all'insegnamento ed allo studio dell'ordinamento scolastico una inesauribile attività che lo mise a contatto con gli uomini più autorevoli che di cose scolastiche si siano occupati in Italia, e soprattutto gli meritò la loro profonda ammirazione e la loro stima illimitata, sì che la sua morte addolora non soltanto coloro che gli furono compagni di vita, di aspirazioni e di lavoro, ma tutta quella immensa schiera che potè ammirarne la bellezza dell'ingegno e la grande bontà del cuore.
» Così si comprende come l'on. Boselli abbia con tanta sollecitudine mandata la sua parola di cordoglio, tanto più preziosa perchè viene da coltri che oggi regge il Governo del Paese; ma non è manifestazione immeritata, perchè Don Cerruti fu anche un grande assertore di italianità: a lui si deve la prima propaganda italiana all'estero, svolta in tempi nei quali nessuno pensava ad accaparrare alla Patria nostra la stima e l'affetto degli. altri popoli. Precedendo tutte le associazioni per la propaganda italiana oltre le Alpi ed oltre i mari per opera di Don Cerruti - interprete dello spirito di Don Bosco - la Società Salesiana fu la prima ad alzare la bandiera italiana sulle sue case all'estero, e soprattutto in Oriente. Il grande scomparso era convinto di raggiungere così un doppie nobilissimo scopo caro al suo cuore di cittadino e di sacerdote: rendere grande il nome della sua terra ed avvincere i popoli più strettamente alla Chiesa di Roma a.
Per la lingua d'Italia,.
In vero l'amore per la lingua italiana fu sempre vivissimo in Don Cerruti. Egli soleva spesso ripetere la calda raccomandazione di Don Rua: « Sì, amiamo, studiamo, vorrei quasi dire, collo stesse amore e colla stessa applicazione il latino e l'italiano, e ricordiamoci che l'italiano è il linguaggio che parla il Papa, il linguaggio della Casa Madre dei Salesiani, e però il linguaggio con cui potranno facilmente intendersi tra di loro i Salesiani delle diverse Nazioni. Mi si procuri sovente il piacere di ricevere lettere, scritte in questa lingua da chi non è italiano, e si abbiano quelli che già le scrissero il dovuto encomio ».
Per lui il diffondere l'amore alla lingua italiana era adunqne un cementare un'unione più stretta di pensiero e di opere fra i Salesiani, e, per mezzo loro, rendere anche più ossequenti e affezionati al Papa tutti i loro alunni e tutti gli adulti che essi hanno aderenti in ogni punto della terra. Quella Provvidenza, che volle stabilita nell'Italia nostra la sede del Papato, ebbe nel compianto sacerdote un ammiratore entusiasta, che lavorò incessantemente - con quanto onore e vantaggio della nostra patria non è chi noi vegga - per assecondarne le. vie. Nel 1887, vivente ancor D. Bosco, anzi a sua iniziativa, quando la nostra scuola tipografica di Torino diè alla luce in perfettissima veste l'Enciclica Aeterni Patris e le lettere De studiis historicis e De studiis litterarum di Leone XIII, chè nel pensiero e nel fervido voto di Don Bosco « render cristiana la filosofia, cristiana la storia, cristiane le lettere » deve essere il dovere e la missione di quanti sono insegnanti cattolici, Don Cerruti premetteva al ricco volume intitolato appunto: La Filosofia, la Storia e le Lettere nel concetto di Leone XIII, una dotta trattazione che termina con un'apostrofe al Papa e la professione a Lui del nostro filiale attaccamento.
«Noi, ultimi della tribù santa, ma non ultimi per sentito affetto e non men sentita ammirazione verso di Voi, terremo dietro, se Dio ci aiuti, ai vostri passi con mente umile, con volontà operosa, con fedeltà incrollabile. Orazio, rapito agli splendori della Roma d'Augusto, avrebbe voluto che il sole nulla potesse vedere di più grande di essa (1). Noi cattolici siamo invece generosi: noi chiediamo che dalla Roma di San Pietro partano e si spandano per tutta la terra quei raggi benefici, anche nell'ordine scientifico-letterario, che s'incentrano nel sole del Papato. Ancor noi domandiamo col poeta venosino probità di costumi alla gioventù, riposo alla vecchiaia, potenza, perennità e gloria alla patria (2). Ma vogliamo che questa probità morale non sia mai disgiunta dalla religione, né che il riposo si separi da una giusta operosità: vogliamo che al postutto potenza e gloria abbiano per fondamento la giustizia, senza cui governi e popoli, troni e tugurii non avranno giammai stabilità alcuna ».
Vita intima.
Esile e delicato di forme, Don Cerruti aveva un cuor grande, un animo nobilissimo, una volontà mirabilmente equilibrata e tenace. Forte, discreto e prudente, possedeva in alto grado le doti necessarie a chi vuole ben governare. Per programma della lunga sua vita segui costantemente la massima di Don Bosco: «Procurate di fare dei bene a tutti, del male a nessuno ». Difatti, facendo a tutti del bene (e quanto ne fece generosamente, occultamente) si guadagnò la stima e la riconoscenza di molti anche militanti in campo diverso, amato e ricordato da tutti, come si ama un amico, come si ricorda un padre. Con noi era sempre sereno, gioviale, sorridente; quanti l'avvicinavano, tanti rimandava soddisfatti.
Cresciuto alla scuola di Don Bosco, provava le gioie più pure e traeva forza per durare nella sua vita quotidianamente operosa, dalla pratica della pietà più illuminata e convinta.
Don Cerruti aveva per Maria Ausiliatrice un culto filiale. Del Cuor di Gesù fu apostolo amoroso e fervente. Per trent'anni egli volle riserbato a sè il pensiero e il conforto di dettare l'articolo sulla divozione al Divin Cuore pel nostro Bollettino. In qualunque nostra casa si trovasse, accettava e quasi chiedeva di cantar messa nelle feste della Madonna e del S. Cuore; come già da molti anni aveva dichiarato apertamente che egli intendeva quasi riserbate a sè tutte le messe e i vespri solenni, celebrati coram Sanctissimo. La sua fede e la sua divozione per Gesù Sacramentato non potevano essere più vive. Il modo suo di celebrare e la devota preparazione e il lungo ringraziamento che premetteva e faceva seguire alla celebrazione della santa messa, furono ogni giorno l'indice più eloquente della forte pietà che egli attinse al cuore di Don Bosco. Era sua pratica costante di ricorrere a prolungata preghiera, quando aveva da sbrigare degli affari più difficili. Era solito a quanti si lamentavan con lui del poco frutto che riuscivano a raccogliere dalle proprie fatiche, (fossero semplici chierici, fossero sacerdoti e direttori) di domandare con calma: « Ma tu preghi ogni giorno per i tuoi alunni? » Anche questa parola nera un'eco degli ammonimenti di Don Bosco, di cui il compianto Don Cerruti seppe far comprendere a tutti noi l'alto valore pedagogico, diffuso a piene mani in una serie di semplici espedienti, fortunatamente tuttora tradizionali nelle nostre Case.
Onoranze funebri.
I suoi funerali, ai quali prese parte tutta la città, di Alassio furono un' apoteosi. Vennero celebrati a cura della Fabbriceria e del Municipio, che vollero così, a nome della popolazione, tributare un omaggio manifesto al benemerito educatore,
Nella Collegiata di Sant'Ambrogio, parata a lutto, celebrò la Messa il rev. don Albera, assistito pontificalmente da Mons. Vescovo di Albenga che diede l'assoluzione alla salma. Il discorso funebre fu tenuto da mons. Eugenio Vallega, che ricordò, fra la commozione generale, i meriti particolari del defunto. La Schola Cantorum del Collegio municipale eseguì scelta musica liturgica. Intervennero le rappresentanze del Clero, del Municipio, delle Società, delle Confraternite, delle Scuole municipali, degli Asili, del Ginnasio e del Liceo, degli Istituti religiosi, gli Ispettori e molti direttori degli Istituti Salesiani del Piemonte e della Liguria, la Superiora Generale dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice con varie direttrici,
Dalla chiesa il corteo proseguì per il cimitero in mezzo ad una folla immensa, riverente e commossa, accorsa per rendere l'ultimo tributo al degno sacerdote, che tutta Alassio conosceva ed amava. Prima della tumulazione parlarono il Prevosto canonico can. Podestà, il conte della Lengueglia per i Municipi di Alassio e di Saluggia, l'avv. Maglione per la Federazione degli ex-allievi; ringraziò il sig. don Albera...
Delle condoglianze inviate da eminenti personaggi -- primi fra essi vari Principi di S. Chiesa e S. E. Paolo Boselli - diremo nel prossimo numero.
(1) Cioè a Bordighera.
(1) S. Benigno Can., Tip. e Lib. Salesiana, 1886.
(1) Alme sol... possis nihil urbe Roma visere majus (Carmen saeculare).
(2) Di probos mores docili juventae, dì senectuti placidae quietem, Romulae genti date remque, prolemque et decus omne (ivi).
Facciamo noto ai molti che l'attendevano, che è uscita la ristampa della VITA DEL VEN. DON GIOVANNI BOSCO in due volumi A CURA del Sac. G. B. LEMOYNE.
Le richieste vanno indirizzate
Librerie della S. A. I. D. « Buona Stampa », Torino, Corso Regina Margherita, 176 - Parma e Catania.
Le Scuole Professionali salesiane, come si studiano di conservare gelosamente le caratteristiche loro impresse da Don Bosco, così, seguendo il suo esempio, cercano anche d'indirizzare maggiormente la loro azione verso le industrie, le arti e i mestieri più rispondenti ai bisogni presenti e locali.
A SARRIÀ=BARCELLONA.
Scuole di elettricità e meccanica.
Additiamo l'opportuna iniziativa presa dalle Scuole professionali di Sarrià presso Barcellona. La direzione di quell'Istituto, consigliata dalla carità e mossa dall'orientamento dell'industria moderna, risolse di fondare due nuove scuole, di elettricità e di meccanica, e felicemente vi riuscì. Ecco come.
Dopo un esame accurato del progetto si lanciò un primo appello al pubblico per mezzo dei giornali. Quindi furono spedite due circolari. Nella prima, diretta ai più importanti industriali meccanici ed elettricisti della città, ricordata la semplice ma geniale finalità dell'opera professionale del Ven. Don Bosco, si accennava alla necessità della fondazione delle nuove scuole, per la formazione di onesti operai meccanici, installatori elettricisti, conduttori-meccanici di automòbili e macchine similari; e si chiedeva la pubblica cooperazione, mercè l'invio di macchinario anche usato, di materiali, d'apparecchi, ecc., per il reparto tecnico in formazione. A mostrar meglio le finalità delle scuole ideate, la circolare aggiungeva un elenco del macchinario, degli apparecchi, delle macchine, ecc., più necessari alle sezioni meccanici, elettricisti e automobilisti.
La seconda circolare, diramata ai principali Benefattori e ai Cooperatori Salesiani di Barcellona, insisteva sulla necessità dell'impresa, dando conto della circolare inviata agli industriali ; e poneva le nuove scuole professionali gotto la protezione dei generosi che avrebbero potuto cooperare alla loro conveniente dotazione.
I due appelli furono accolti assai favorevolmente. Meccanismi ed apparecchi diversi, motori, fari, pneumatici, e persino un automobile, pervennero all'istituto. La Ditta Pirelli di Milano, che ha una grande filiale, oltre che in Inghilterra, anche nella Spagna, donò una splendida collezione di cavi elettrici di sua fabbricaione, con speciali istruzioni adattate ad una scuola.
Noi ci rallegriamo per la bella iniziativa e facciamo voti che in altre città d'Italia e dell'Estero, dove il maggior progresso morale ed economico lo richieda, si imiti dai Salesiani e dai Cooperatori l'esempio di Barcellona.
A TORINO.
Per una Scuola Meccanici.
Qualcosa, anzi più che qualcosa, a vantaggio dei giovanetti desiderosi di dedicarsi alla professione meccanica, s'è fatto in questi giorni anche nell'Oratorio Salesiano di Torino.
Considerate le continue richieste di affidarci giovanetti bramosi di avviarsi alla meccanica, - di solito tali domande raggiungono annualmente la cifra di 8oo - nonostante le presenti strettezze, si venne nella deliberazione d'iniziare, a lato della scuola fabbri-ferrai, una scuola di fabbri meccanici, e all'uopo si acquistarono e collocarono a posto cinque nuovi torni americani.
Sapete, o cari Cooperatori, quale ne fu la spesa?... Non ci bastarono trentamila lire, che la Divina Provvidenza c'inviò mediante le piccole offerte quotidiane di tante anime che amano la gioventù e voglion bene a Don Bosco e ai Salesiani.
Quanto bene di più si potrebbe fare anche nell'Oratorio Salesiano di Torino, se si moltiplicassero gli aiuti !...
A BOLOGNA.
Per una Scuola dell'arte del ferma.
Un'altra importante iniziativa si sta maturando nell'Istituto nostro di Bologna. La prima idea venne lanciata nella pubblica conferenza, tenutasi nella chiesa della Santa dal rev.mo Don Pietro Ricaldone, direttore generale delle Scuole Professionali Salesiane, il 4 febbraio.
Trascriviamo l'interessante resoconto che ne diede l'Avvenire d'Italia.
La proposta.
Dopo un saluto riconoscente e pieno di affetto ai Cooperatori tutti, a nome anche del Rettor Maggiore, con parola calda l'oratore presenta l'omaggio all'E.mo nostro Arcivescovo, ricorda il Santo Padre che volle colmare delle più lusinghiere distinzioni la famiglia salesiana e che in quest'ora lavora infaticabile per la salute spirituale e per il bene materiale dell'immenso gregge affidatogli, accenna ai doveri che in quest'ora incombono alle anime cui è assegnato un posto, nell'azione multiforme della economia divina. Con uno sguardo a noi stessi e con uno sguardo a Bologna, egli svolgerà il tema della sua conferenza. Dovendo i Cooperatori salesiani consacrarsi alla carità, è mestieri che la fiamma dell'amore sia nei loro cuori, onde è necessario che il Cooperatore faccia del bene a sè stesso. Da ciò i Cooperatori riconoscano che con tutte le loro energie debbono tendere a Dio, e in Lui cercare quei palpiti d'amore che dovranno convertirsi, al contatto del prossimo, in frutti di operosità. Vi è un solo luogo ove potranno incontrarsi, compenetrandosi in effusioni di carità il cuore del ricco e quello del povero; cioè nel Cuore di Dio. E passando a Bologna mentre l'oratore trova motivo di compiacersi della grande opera compiuta dalla cooperazione salesiana, deve riconoscere però che ancora vi è largo campo che reclama il vigore del braccio, della carità. Rivolgendo l'attenzione alla società odierna noi vediamo trionfare ovunque, ma specialmente nelle umili classi, il laicismo che nella imposizione della ignoranza religiosa mette a soqquadro e rovina i principi stessi su cui si regge la società. Tolto Iddio, di fatto, che può restare alla società? Noi vediamo che le grandi masse operaie furono allontanate da Dio. Bisogna ricondurre queste masse traviate all'amore di Dio. E a questo nobile fine l'oratore fa un caldo e vivissimo appello ai Cooperatori salesiani. La guerra ha posto in luce che il vigore di un popolo è legato allo sviluppo della sua industria per la quale è bene liberarci da tutele, da concorrenze che incanalano la nostra ricchezza a emigrazioni fatali ; ma noi sappiamo ancora che la potenza economica di un popolo è effimera, se disgiunta da elevazione morale. Quindi è che nelle masse operaie noi dobbiam procurare l'elevazione completa: al rinnovato vigore dei braccio, al progressivo sviluppo della tecnica vada unito il miglioramento, l'elevazione del cuore.
A questo l'oratore invita i Cooperatori salesiani. Bologna è destinata a primeggiare nella industria, nell'arte del ferro. È mestieri dotare l'istituzione professionale salesiana di Bologna della scuola del ferro; i Cooperatori Salesiani debbono attendere alla formazione degli operai siderurgici, alla loro ascensione professionale e morale. - E dopo aver descritto l'opera che dovrà sorgere per il bene di tanti figli del popolo in Bologna, l'oratore conclude invocando le benedizioni del Ven. Don Bosco sopra i suoi collaboratori e continuatori terreni!
La risposta del Card. Arcivescovo.
Dopo la parola calda e vibrante di Don Ricaldone sorge Sua Eminenza l'Arcivescovo, il quale rivoltosi senz'altro al conferenziere così dice
« Il rev.mo sig. Don Albera volle, a mezzo di V. S., mandare a me ed ai Cooperatori e Cooperatrici di Bologna il suo saluto ispirato a gratitudine affettuosa.
» Ed Ella, rev.mo Don Ricaldone, con gentile pensiero cotesto saluto amò depositare nel mio cuore, perchè ben disse che nel cuore del Padre devono trovarsi racchiusi i cuori tutti dei figli.
» A con riconoscenza e commozione che io raccolgo e gradisco il saluto, ed a nome mio e di tutti i Cooperatori qui presenti, nonchè di quanti da motivi diversi furono impediti di accorre all'invito, prego la S. V. di ringraziare il signor Don Albera per l'affetto e per il ricordo che serba di Bologna; di dirgli, a conforto del suo spiriti in queste ore di prova, che noi siam soddisfatti dell'opera dei suoi figli, che siamo riconoscenti loro lavori e sacrifizii. Dica a lui che di quanta essi fanno io sono testimonio oculare e costante, giacchè per le circostanze speciali, e soprattutto per le mie relazioni colla loro scuola tipografica (a voi è troppo noto che in me la tipografia costituisce un male innato) ho la soddisfazione di trovarmi con frequenza in mezzo di loro: cosicchè quasi posso dire che di settimana in settimana vedo svolgersi sotto i miei occhi la vita di quel nostro fiorente Istituto, il cui andamento, mi compiaccio d'affermarlo in modo solenne, è oltremodo consolante. E nel cortile ove quei vispi bambini s'accalcano, a me d'intorno rallegrandomi dei loro ingenui sorrisi, e nei laboratori ove sotto amorosa disciplina è operoso il lavoro, e dovunque io constatato ognora ordine e risultati non dubbi dell'opera educatrice dei figli di Don Bosco.
» Ma non solo tra i numerosi giovanetti interni, che arrivano a 200, io constato il bene che si va operando, ma eziandio tra i 50o e talora 600, esterni che, attirati dalla paterna tenerezza e devi ben noti sacrifizii dei loro educatori, passano con loro lunghe ore di ogni giorno, ma soprattutto i giorni festivi, in onesti divertimenti, mentre loro s'imparte una soda istruzione religiosa di cui tanto abbisognano i figli della classe operaia.
» Ella adunque, Rev.mo Padre, ritornato Torino voglia questi sentimenti di doverosa corrispondenza depositare col nostro saluto nel cuore del gran Padre della famiglia salesiana.
» In due punti poi della sua conferenza io voglio soffermarmi brevemente. Con sublimità di pensiero ella ci disse che il Cooperatore deve anzitutto migliorare se stesso; che in Dio egli deve attingere ispirazione ed energia onde assurgere a sempre maggior perfezione; che con la preghiera, coi sacramenti, e coi molteplici mezzi che ci fornisce la fede, dobbiam renderci forti ed atti a sviluppare in seguito un'azione feconda. Ed io abbondando nell'idee da lei svolte mi auguro che il suo pensiero diventi il programma di ogni cooperatore, che ognuno di loro sia attuatore ed apostolo di questo principio cristiano.
» Ella poi ha lumeggiato colla luce della dottrina cristiana la questione operaia, ha perorata, colle più nobili espressioni, che la carità sappia ispirare, la causa delle masse proletarie; e poichè non le sarebbe stato possibile svolgere l'argomento nel suo vasto insieme fissò la sua attenzione su di un punto di detto complicato problema, sopra i'industria siderurgica, e con ardita iniziativa, volendo rendere pratico il pensiero e fecondo questo annuale convegno ci propose la fondazione della scuole, delle differenti branche dell'arte del ferro nell'Istituto professionale della nostra Bologna. Ed io plaudendo alle sue parole, più ancora alla praticità dell'utilissima opera proposta, le assicuro che essa avrà non solo il mio plauso ma tutto il mio concorso. Purtroppo : anche le masse operaie della nostra città furono allontanate da Dio: purtroppo l'opera svolta per contrarrestare tanto male non fu quale conveniva all'acutezza, al terribile dilatarsi della piaga. P, mestieri una energica azione, è necessario il concorso di tutti, è indispensabile il sacrificio di ognuno. Siaci di esempio, di sprone, quanto si fa nel campo contrario.
» -- Veda, Em.za, mi si diceva non è molto : i Socialisti ogni settimana si raccolgono a migliaia e per lunghe ore propongono, discutono, illustrano progetti e, quando li hanno approvati, escono, come un sol uomo, a diffonderli, ad attuarli, ad imporli. Perchè non saremo capaci di fare altrettanto per la causa del bene?
» Da noi due aggruppazioni di operai furono più funestate dai principi dissolventi: quelle dei siderurgici e dell'edilizia. Ed i primi, perchè più numerosi, esercitano un'egemonia, una funesta pressione sulle altre masse. Cosicchè è provvida a di somma importanza, la proposta di fondare una scuola ove si educhino alle nuove esigenze professionali, ma più ancora alle sane dottrine ed alla pratica della religione cristiana, drappelli di giovani operai, che portino in seguito alle masse dei loro fratelli, coi progressi dell'arte, i sani principii della rigenerazione sociale, dell'elevazione cristiana. A questo nobile programma io plaudo ancora una Tolta e con me, non ne dubito, presteranno alla sua attuazione il più efficace concorso tutti i Cooperatori. e Cooperatrici, tutte le anime buone della nostra Bologna. Pel bene della Chiesa, per la grandezza della Patria nostra benedico all'impresa, auspicando alle vere ascensioni religiose, sociali, economiche dei figli del popolo ».
Un incoraggiamento.
A corona di queste notizie sul nuovo sviluppo di queste nostre scuole professionali, a conforto dei confratelli e dei cooperatori, ci è caro riferire la seguente:
Ministero PER L'INDUSTRIA, IL COMMERCIO Roma,
E IL LAVORO addì 14 febbraio 1917
ISPETTORATO GENERALE DELL'INDUSRIA Div. XXII - Sez. I - Insegnamento industriale
N.° del protocollo 923. Risposta a lettera del 25 gennaio 1917
Mi è pervenuta la pregevole Relazione della S. V. sulle Scuole professionali ed agricole di codesta Pia Società Salesiana, e mi affretto ad inviarle vive parole di compiacimento per l'opera che esse svolgono da lunghi anni a vantaggio del Popolo.
Anche le pubblicazioni, d'indole didattica, in uso presso le Scuole stesse, attestano del grande senso di praticità che anima i dirigenti la benemerita Associazione, e come realmente essi intendano la funzione e gli scopi dell'insegnamento professionale.
Per l'invio cortese, tanto dell'interessante Relazione, quanto delle pregevoli pubblicazioni, io porgo vivi ringraziamenti alla S. V., non senza aggiungere che questo Ministero è grato a codesta Spett. Società per quanto ha saputo fare per rendere veramente utili e proficui gli insegnamenti che impartisce.
P. il Ministro
MORPURGO ELIA Sottosegr. di Stato per l'Ind., Comm, e Lav.
Al Sig. Direttore Generale della Pia Società Salesiana Via Cottolengo, 32 - Torino.
Egli è sempre in benedizione...
Una moltitudine di ammiratori e di devoti assistè con grande raccoglimento alla messa e alle esequie solenni che ebbero luogo nel Santuario di Maria Ausiliatrice pel VII° anniversario dalla morte del 1° Successore di Don Bosco. Celebrò il rev.mo don Albera; e il sacro rito, per niun lato, non poteva riuscire più solenne. Vari degli accorsi ci dissero con soddisfazione: -- Come vogliono sempre bene a don Rua i figli di don Bosco ! - E noi in risposta: Come ricordano sempre don Rua i buoni Cooperatori!
La ragione di quest'affettuoso consenso unanime va cercata nella vita di Lui. « La vita di don Rua - osserva don Albera -- fu un continuo studio d'imitare il Venerabile Don Bosco. A ciò è dovuto quell'incessante progredire nella perfezione, che in lui ebbe ad ammirare chiunque l'ha avvicinato; questa è l'arte con la quale egli riuscì a riprodurre in se stesso nel modo più perfetto il modello che ognora teneva dinnanzi agli occhi, sicchè Don Rua potè dirsi un altro Don Bosco.
» Fra le virtù che brillarono di vivissima luce nella vita del nostro Venerabile Padre e Maestro, il compianto Don Rua ebbe a dire che nessuna lo aveva colpito quanto lo zelo instancabile onde apparve ognora infiammato il cuore di lui, e questo zelo sembrò proporsi in modo speciale di ricopiare in sè stesso ; quindi a procurare ovunque e sempre la gloria di Dio, a salvare il maggior numero possibile di anime erano rivolti i suoi pensieri, a ciò erano indirizzate tutte le sue parole, e consacrate le sue azioni. Questo fu l'unico fine, la sola aspirazione di tutta quanta la sua laboriosissima vita ».
Ecco la ragione per cui egli è e sarà sempre in benedizione.
"GIOVANI ECCO IL VOSTRO MODELLO!"
Il 9 marzo del 1857 in Mondonio d'Asti, Domenico Savio, giovanetto di appena 15 anni, rendeva la bell'anima a Dio. Le ultime ore della sua vita egli passò in una cosciente attesa della morte, in una edificante preparazione al passo grande e terribile: quando già il suo volto si sbiancava nell'ultima agonia, dalle sue labbra uscirono poche parole che dicono tutto l'ineffabile gaudio di quell'anima nella contemplazione del premio che lo attendeva: « Oh che bella cosa io. vedo! » egli mormorava mentre l'occhio si spegneva all'ultimo lampo di luce.
Ma se noi ci rifacciamo a seguire la vita di questo giovinetto che Iddio volle così presto chiamare attorno al suo trono di gloria, noi dobbiamo ripeterne le parole: « Che bella cosa io cedo ! » Ed è veramente grande e magnifica cosa l'anima di Domenico Savio, quale appare a noi oggi, dopo 6o anni, attraverso una minuziosa e diligente ricerca, quale balza fuori da cento piccoli episodi, da tutti i ricordi che di Lui ci lasciarono compagni e maestri, quale può rievocarci il rev.mo D. Albera, e il simpatico D. Francesia e gli altri che oggi qui ricordano più vivo, o per la comunanza di vita o per l'eco recentissima che ne raccolsero, il fascino che emanava dalla dolce figura del giovanetto che essi ebbero compagno e discepolo, ed al quale largirono tanto tesoro di alletti e consigli, così che si può dire siano stati cooperatori. della sua santificazione.
La storia della Chiesa ci offre una larga schiera gloriosa di adolescenti che la loro fede hanno affermata di fronte al persecutore, e che pur di non rinnegare, neppure per un attimo, il loro Dio, hanno volentieri data la vita. Ma Domenico Savio è il primo adolescente del quale si istruisca un processo canonico, per accertare se veramente abbia in modo completo osservato le virtù cristiane, così da meritare l'onore degli altari. Anche Luigi Gonzaga e Stanislao Kostka erano giovani, ma essi già tendevano alla perfezione per una vocazione speciale, mentre Savio è il tipo caratteristico dello studente, del giovanetto appena sbocciato alla vita.
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Domenico Savio è tutto nostro, perchè ha vissuto nello stesso ambiente nel quale noi combattiamo; si è fatto grande agli occhi di Dio, proprio in quegli anni in cui l'anima della gioventù s'apre alle prime lotte, ai primi dubbi, ed ha soprattutto praticato quelle virtù che ai giovani riescono più aspre e difficili. Noi lo sentiamo amico e compagno, ne comprendiamo la grandezza meglio di ogni altro, perché più vicini a lui per età, per inclinazioni, per pensieri. Egli è il campione della fede che trionfa nei cuori puri, che si impone alle ardenti anime dei giovani, che segua la strada per arrivare ad una maturità benedetta da Dio.
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Ed è questa una spiccata fede che lo rende particolarmente degno della considerazione nostra: in Lui non era tanto lo sforzo dell'intelligenza, quanto l'istintivo bisogno dell'anima, quello che lo avvicinava a Dio; è appunto la sua giovinezza, quella che ci fa apparire più maestosa la figura, più impressionante la sua bontà, più efficace l'esempio che a noi ne viene. La stessa modestia dei suoi natali, basterebbe a meravigliare che la sua anima abbia potuto affinarsi talmente nel sentimento, da arrivare a quelle squisite sfumature che di Lui ci vengono narrate e che mostrano quale-profonda conoscenza del cuore umano egli istintivamente avesse raccolta, quale innato amore per tutto ciò che è bello; ma più ancora ci sorprende il fatto che nella povera sua condizione, più facilmente aperta ai contatti con persone di ogni pensiero, egli abbia saputo formare tale sublime virtù, da rendere ammirati quanti lo avvicinavano, e soprattutto quella grande figura di apostolo che era Don Bosco...
Don Bosco sapeva che il mondo avrebbe irriso all'idea di un fanciullo proposto come esempio di virtù, ma sapeva anche che il mondo falla nel suo giudizio; egli sapeva che la figura del giovinetto modesto e pio avrebbe avuto una particolare eloquenza per tutti coloro per i quali il nome di virtù non è parola vana. Egli, sapeva che la stessa modestia del Savio sarebbe stata argomento per la sua grandezza.
Ed i fatti hanno dato ragione alle previsioni del maestro: ogni giorno che passa segna un nuovo progresso nella fama che la virtù del giovane allievo di Don Bosco accoglie nel mondo: la stia beatificazione è chiesta non soltanto dai suoi amici, ma da tutti i paesi dove l'eco della sua pietà è arrivata: la sua figura si impone alle anime e suscita un senso di venerazione e di ammirazione: giovani ed adulti sentono del pari il bisogno di poter pensare a lui come ad un'anima che più da vicino potrà interpretare presso il trono di Dio il grido di coloro che soffrono, dei cuori che sperano, delle intelligenze che cercano la verità. Ancora non è intervenuta una parola altissima che proclami la sua santità, eppure il nome del giovanetto piemontese è invocato universalmente con una illimitata fiducia, ed a lui si ricorre per ottenere l'ausilio nelle contingenze più gravi. Non ha forse del prodigioso questo bisogno delle anime, questo unanime desiderio, meglio, questa universale speranza di vedere accolto un nostro voto? Non è, questa, la lode del mondo che insegne le false glorie, bensì è il plebiscito di tutti i fedeli: è quella universalità di pensiero che Iddio tante volte si degna di concedere, per rendere più efficace il tributo di lode che al suo nome si rende attraverso la venerazione prestata ai suoi santi.
Ed è particolarmente bello che l'affetto al piccolo Savio si rafforzi in questo secolo che pare debba segnare solo il trionfo della forza bruta: è bello, perchè egli rappresenta il trionfo della forza della fede contro l'imperversare del male; egli è il piccolo campione di una grande virtù, il simbolo modesto di una gigantesca battaglia. Tutto è distruzione e rovina, oggi, nel mondo, e Domenico Savio era un campione di un continuo lavoro per Instaurare omnia in Christo. figli sentiva la nostalgia del dovere, della verità, della fede: la sua vita non fu che un'aspirazione continua al raggiungimento di queste tre perfezioni, che altro non sono che la santità. Ed è per questo che noi nel nostro cuore, con quello slancio che viene dalla fede, abbiamo fatto di lui un santo, e speriamo che presto ci sia dato sentire che non fu illusione la nostra, ma che il nome di Domenico Savio potrà essere invocato e onorato accanto a quello di Luigi Gonzaga e di Stanislao Kostka.
E sopratutto per noi giovani la sua immagine sorriderà dall'altare con un specialissimo significato, in quanto la sua età, il suo abito, la serenità del suo volto, ci diranno che la via della santità è ardua e scabrosa, ma non impraticabile: egli ha voluto diventare santo, ha voluto che tutta la sua vita fosse in ogni attimo dedicata a Dio, alla sua gloria, e ci ammonirà che noi pure non solo dobbiamo, ma anche Possiamo fare che la nostra esistenza sia una preparazione a quel premio « che i desideri avanza ».
Avv. ANTONIO SIMONI (I).
Della commemorazione dí Domenico Savio tenutasi nell'Oratorio di Torino l'8 marzo u. s. così scrisse il Momento nel numero del 9 marzo:
Ricorreva... il sessantesimo anniversario della morte di Domenico Savio, il piccolo grande allievo di Don Bosco, per il quale si sta istruendo processo di beatificazione, ed i Salesiani vollero che la data fosse ricordata con una cerimonia solenne pur nella semplicità imposta dal momento.
Il bel teatrino dell'Istituto in Valdocco era riccamente preparato, ed un bel quadro di Domenico Savio campeggiava sul palcoscenico.
Nelle tribune avevano preso posto gli studenti e gli artigiani dell'Oratorio Salesiano, i giovani dell'Istituto Sociale, dell'Istituto S. Giuseppe, del Collegio pareggiato di San Giovanni Evangelista del Collegio di Valsalice, del Regio Albergo di Virtù, della Casa Benefica, dell'Istituto Bonafous, del Collegio Artigianelli, del Collegio Tommasini del Cottolengo, delle Scuole Apostoliche del Martinetto, larghe rappresentanze di istituti femminili di educazione, insomma tutto un mondo giovanile che dava alla cerimonia un carattere di particolare vivacità ed un significato specialissimo.
Nella platea, affollatissima, occupavano speciali poltrone S. E. Mons. Castrale Vicario Generale , che rappresentava Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo, Don Albera Superiore Generale dei Salesiani, il Can. Berrone per la Federazione degli ex-allievi Salesiani, Don Francesia che fu maestro del Savio, il Can. Giuganino, il Can. Sorasio, Mons. Piano che fu condiscepolo del Savio, il Can. Brusa cappellano di Corte, il Teologo avv. Milano, il Consiglio Superiore dei Salesiani, i membri del Tribunale ecclesiastico per la Causa di beatificazione del Savio, la sorella del Savio signora Teresa, l'assessore avv, comm. Barberis, il Barone Donato De Rege, il Cav. prof. De Magistris, il cav. Balbo...
Parlò per primo Don Trione che pronunciò appropriate parole di saluto agli intervenuti, spiegando il carattere della cerimonia, quindi il collega avv. Antonio Simoni tenne la commemorazione, rievocando in una efficace illustrazione le bella figura del Savio e mettendone in luce i vari aspetti più caratteristici. L'oratore fu attenta mente seguito e assai festeggiato.
Quindi Don Trione illustrò numerose riuscitissime proiezioni, riproducenti gli episodi salienti. della vita del Savio. Don Albera pronunciò egli pure indovinate, applaudite parole, ravvivate da interessanti ricordi personali; ed infine Mons. Castrale portò agli intervenuti la benedizione di S. Em. il Cardinale, formulando l'augurio che all'esempio di Domenico Savio cresca una gìoventù, veramente cristiana...
(1) Dalla Commemorazione letta dall'egregio Avvocato nell'Oratorio Salesiano a Torino.
I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella, o se viventi in comunità la proprio. Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del' Sommo Pontefice, possono lucrarti Indulgenza plenaria dal 10 aprile al 10 maggio:
1) il 25 aprile, Solennità di S. Giuseppe; 2) l'8 maggio, Apparizione di S. Michele.
I primi Missionari Salesiani e gli italiani emigrati in America.
Nel 1875, quando Don Bosco inviava i primi Missionari Salesiani in America, il problema dell'emigrazione non affaticava ancor tanto le menti, nè così lagrimevoli, in certi luoghi almeno, erano i bisogni dei nostri emigrati. Eppure per D. Bosco, incerto a qual parte avesse da indirizzare i suoi primi Missionari - tre conquiste sorridevano egualmente al suo zelo, gl'infedeli delle Indie, dell'Australia, e della Patagonia - il venir a conoscere i gravi bisogni dei. molti italiani emigrati all'Argentina, bastò per fargli preferire quell'ospitale republica, ove i suoi figli fecero gloriosamente le prime armi, prima di muovere alla conquista della Patagonia.
Infatti, quando Don Bosco pubblicamente rivolse alcune paterne esortazioni ai primi Missionari, l'11 novembre 1875, nel Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino, fece loro quest'esplicita raccomandazione :
« Vi raccomando, con insistenza particolare, la posizione dolorosa di molte famiglie italiane, che numerose vivono in quelle città e in quei paesi e in mezzo alle stesse campagne. I genitori, la loro figliuolanza poco istruita della lingua e dei costumi dei luoghi, lontani dalle scuole c dalle chiese, o non vanno alle pratiche religiose, o, se ci vanno, nulla capiscono. Perciò mi .scrivono, che voi troverete un numero grandissimo di fanciulli ed anche di adulti che vivono nella più deplorevole ignoranza del leggere, dello scrivere, e di ogni principio religioso. Andate, cercate questi nostri fratelli, cui la miseria o sventura portò in terra straniera, e adoperatevi per far loro conoscere quanto sia grande la misericordia dì quel Dio che ad essi vi manda pel bene delle loro anime... »
E la prima fondazione salesiana in America fu realmente un'opera ad esclusivo vantaggio dei nostri emigrati. Oltre duecento italiani accolsero con gioia al porto di Buenos Aires i primi missionari salesiani; e questi, quantunque destinati alla fondazione di un Collegio a S. Nicolas de los Arroyos, non seppero restar sordi alle preghiere dei nostri connazionali e all'autorevole invito di quell'Arcivescovo Mons. Leone Federico Aneyros; e benché non fossero che dieci, si divisero nondimeno in due gruppi, uno dei quali, col Teol. Gio. Cagliero alla testa, si pose subito al servizio della Chiesa Mater Misericordiae, detta volgarmente l'Iglesia de los Italianos, o Chiesa degli Italiani, nella capitale.
L'azione svolta dai nostri Missionari in quei primi anni a vantaggio degli Italiani non è molto conosciuta. Ancora, non era stato fondato da Don Bosco il Bollettino Salesiano. Si pubblicarono le prime loro relazioni in due fascicoli delle Letture Cattoliche: (Da Torino alla Republica Argentina, a cura del sac. Cesare Chiala ; e La Republica Argentina e la Patagonia, a cura del Teol. D. Giulio Barberis); altre lettere apparvero in seguito nell'Unità Cattolica. Ma nessuno, finora, raccolse e coordinò quel materiale preziosissimo, in parte omai del tutto sconosciuto e in parte inedito; e perciò non può essere conosciuta l'impronta caratteristica che ebbero da principio le Missioni Estere di Don Bosco. Ad es., nell'agosto del 1877, nel Bibliofilo Cattolico - che era il bollettino della. Libreria Salesiana - furon pubblicate tre lettere del Teol. Don Giovanni Cagliero, le quali sono di un interesse specialissimo, come quelle che trattano d'una missione a coloni italiani.
Di quel numero del Bibliofilo (Anno III, n. 5, agosto 1877), che in realtà fu il primo numero del Bollettino Salesiano (quantunque il primo N° fosse poi fissato al settembre successivo), non esistono più copie ; e noi, avendo pensato di illustrare i primi anni delle nostre Missioni, crediamo bene di cominciare a riferire le accennate tre lettere.
Una Missione fra i Coloni italiani.
(Lettere del Teol. G. Cagliero a Don Bosco). Entre Rios - S.ta Rosa 15 apr. 1877. Amatissimo Padre,
Mi trovo a cento leghe, circa 300 miglia da Buenos Ayres, col catechista Rabagliati nella nuova Colonia italiana di Villa Libertad al Nord. della provincia Entre Rios. Dopo due giorni di battello a vapore sul Rio Uruguay arrivammo a Concordia, dove il Curato del luogo, avvisatone dal Vescovo del Paranà, ci stava aspettando. Accoglienza veramente cristiana, buon ristoro con letto all'americana, ci diedero vita per continuare il cammino. Al dimani di buon mattino salimmo sul vapore di terra e in tre ore giungemmo alla stazione di Chajarí, tra Federación e Monte Caceres, vicino alla provincia di Corrientes, tra l'Uruguay e il Brasile. Quivi un italiano lombardo ci attendeva. Prese i nostri bagagli, in che avevamo tutto l'occorrente per una Cappella ed il necessario al Sacrifizio della S. Messa, e ci condusse alla vicina sua abitazione. Era questa una capanna colle pareti formate con erba e fango, coperta di giunchi. Mezz'ora dopo arrivarono il medico Dottore della Colonia con 4 cavalli. Su due caricammo due ragazzi con le valigie, noi due sui due altri, e via a galoppo fino a S. Rosa, dove sta il centro dell'amministrazione dei coloni.
Colà un panorama stupendo. Un campo immenso, il cui limite si perdeva coll'occhio, tutto coperto di amena verdura, di piante coltivate, disseminato di capanne pei coloni, fatte di terra nera e, coperte di giunchi e di erba, note col nome di ranchos, arrestarono il nostro passo e il nostro sguardo maravigliati. Sono ottanta le famiglie italiane che quivi stanziano, tutte di Trentini, bombardi e Vicentini. Trovai solo due Piemontesi,
Smontati da cavallo, ci vennero all'incontro il signor Paolo Stampa, direttore della Colonia, il giudice di pace, il segretario comunale, il maestro di scuola, l'ingegnere e capo macchinista d'agricoltura, due soldati, e cinque peoni, o contadini. Tutto questo stato maggiore abita una piccola altura con cinque capanne coperte di paglia, abitate da italiani, allegri e di buon umore. Nell'arrivo trovai i capi di famiglia venuti a prendere la razione di carne. di pane e di farina, che loro accorda il Governo fino a tanto che possano vivere del loro raccolto.
Fu una vera festa per noi e per questi poveri contadini ; a loro pareva di vedere nel sacerdote un fratello, un amico, o meglio il loro padre desiderato, e da tanto tempo sospirato.
La padrona di casa, modello di vita cristiana, si mise tutta in faccende per prepararci una stanza con due buoni letti. La casa era di mattoni, intonacata di fango e coperta di giunchi; per letti due brande con una tavola di legno che serviva di materasso: eravamo aggiustati da principi! Preparammo la cappelletta; dove ? nella stessa nostra stanza perchè la più decente, e molto somigliante alla capanna di Betlemme.
E noi per dormire? Ci portiamo i nostri letti alla sera e dormiamo; al mattino li togliamo e ritorna cappella. E così tutti i giorni. Non teniamo il Sacramento. In questa guisa diventammo due Samueli, custodi del tempio del Signore.
Giungemmo al giovedì 12 aprile. Al venerdì principiò il catechismo ad una trentina di ragazzi venuti per la scuola, a due e fino a tre per cavallo, e di lontano quindici e anche venti chilometri.
Lasciato Rabagliati a fare il catechismo, io col medico, persona molto cortese, presi a fare la visita delle famiglie per notare quanti ragazzi e ragazze vi erano da ammettere alla Comunione, quanti battesimi da amministrare e quanti matrimonii da fare, poi quanti adulti avessero da compiere la S. Pasqua oltre ai padri ed alle madri di famiglia.
Impiegammo tutto il venerdì e il sabato per visitare le famiglie una per una. Trovandosi ad una estrema distanza una dall'altra, io mi trovavo stanco ed affaticato, senza forze, col cavallo mezzo morto. Ma ebbi gran conforto quando mi trovai attorniato dalle madri, piangenti di consolazione, perchè potevano finalmente rivedere un sacerdote, che veniva a parlare della religione dei padri loro, di quella religione che diffusa in tutte le parti della terra è dappertutto la stessa, in Europa, in Asia, in America, e nella Colonia di Villa Libertad. Quei buoni genitori mi presentavano tutta la famiglia (stando noi a cavallo per guadagnar tempo) ed io a tutti regalavo una medaglia, ed alle madri una corona del santo Rosario. Smontammo tre volte, solo per bere un poco di latte, l'unica bibita pei morti di sete come eravamo noi, Avrebbero voluto che smontassimo, entrassimo nella loro capanna, per poter dire : « Qui, su questa panca (le sedie non si conoscono) si sedette il Padre missionario ! ».
In questa visita veramente pastorale trovai molti battesimi da amministrare, molti matrimoni da celebrare e molte prime Comunioni, e molte Pasque di persone adulte. Alla domenica metà dei coloni (non potendo mai lasciare abbandonate le loro capanne) vennero alla S. Messa e alla istruzione, e seco loro condussero pure molte famiglie indigene (proprio del tipo indio). Li trovai affatto digiuni di cose religiose. Lasciai loro medaglie e corone, e li invitai premurosamente alle istruzioni ed ai Sacramenti. Venne anche una famiglia, di negri d'Africa, vestiti all'adamitica, e prima del peccato!.... Cercherò di attirare alla religione cristiana questi ultimi, perché non la praticano ancora in nulla e hanno una bambina da battezzare.
Fino alle dieci si catechizzò e si confessò; quindi vi fu. messa con predica ed alquante comunioni pasquali. Avvisatili quindi che lungo la settimana venissero tutti a compiere il precetto pasquale ed i genitori vi mandassero la figliuolanza, li inviai tutti, per quel dì, colla pace del Signore. Dobbiamo fermarci non meno di due settimane per istruire quei buoni fedeli per quanto si può, nei religiosi loro doveri, e dare a tutti tempo e comodità di compierli.
A Santa Rosa questa domenica in un giorno di festa, e di allegria universale. Vari signori vennero da remotissimi paesi a far visita ai Missionari; e tra gli altri un colonnello indio manso (1), di alta statura, ricchissimo, di buon cuore e venne: a raccomandarmi quattro battesimi. Questo colon nello si chiama don Miguel Guarumba; ha 60o indigeni al suo comando ; in caso di rivoluzione guerra suona la tromba ed in un momento è circondato di 60o prodi armati; non sa però nè leggere nè scrivere, e quando deve prendere memoria di cose importanti, ciò deve fare con segni eseguiti con la punta di un coltello. Noi dovremo restituirgli la visita, impiegando mezza giornata di cammino a cavallo; e lo faremo tra pochi giorni. Speriamo di poter fare qualche bene a quei poveri selvaggi.
È uno spettacolo vedere i prati circostanti pieni. e riboccanti di cavalli, sopra cui montano intiere famiglie, compresi i ragazzi dai sei ai sette anni e le ragazze d'ogni età e condizione, che in un istante diventano cavalieri! Qui è forza far così non essendo possibile, per le grandi distanze e pei ruscelli e lagune che ci tocca ad ogni istante traversare, far diversamente.
Noi ci troviamo in perfetta salute e, finita la missione, scriverò il resto.
Giovedì, 26 aprile 1877.
Amato Don Bosco,
La missione è terminata dopo due settimane di permanenza e dieci giorni di pioggia ! Però la fede e il coraggio non mancò nè ai coloni, nè ai missionari. Nei primi giorni, mentre confessava, pioveva dal tetto di paglia sulla schiena del confessore e dei penitenti, ma rimanemmo intrepidi ed immobili al nostro posto. E mi confortava non poco pensando ad un povero vecchio, di cui ascoltava appunto la confessione, che per venire a fare la Pasqua aveva dovuto passare in fondo d'una valle con l'acqua fino alle spalle. Ciò mi dava coraggio a tirare avanti. Due famiglie che avevano approfittato d'un momento di calma per venire da noi, dopo una lega di cammino con l'acqua oltre al ginocchio, dovettero pernottare nel magazzeno delle provvigioni, perchè le correnti avevano intercettato il passaggio. Uno dei due piemontesi, alessandrino, si annegò per aver voluto col cavallo transitare una valle piena d'acqua. Esso andava a fare la provvista di viveri pe' suoi compagni di lavoro. Appena ne saprò il nome, scriverò tostamente. Questo fatto afflisse tutta la Colonia e per tre giorni più nessuno si recò a Santa Rosa. Negli ultimi giorni però, nei quali pioveva soltanto di notte e faceva sole di giorno, da tutte parti si ridestò grande movimento e il numero dei ragazzi che accorrevano al catechismo nei sei ultimi giorni fu completo; e i padri e le madri di famiglia terminarono di accostarsi ai santi Sacramenti della confessione e comunione. Si succedevano per turno le famiglie, ed ogni mattina mi trovava con una cinquantina di coloni, i quali tutti si confessavano, facevano la S. Comunione, ascoltavano una lunga istruzione e quindi ripartivano per le loro casupole, alle quali non arrivavano che verso notte. E così tutti i giorni, finchè non ebbimo la bella consolazione di averli veduti tutti, dal primo all'ultimo, fare la santa Pasqua, i padri accompagnati dai figli, le madri dalle figliuole.
Oh ! con quale trasporto di gioia e devozione assistevano alla santa Messa e ascoltavano la parola di Dio ! Compariva dal volto il grande loro desiderio delle cose sante. Poveretti! Da molto tempo non avevano più visto nè prete, nè chiesa, nè messa, nè predica! Fu pure uno spettacolo consolante vedere ogni famiglia venire a far battezzare i loro bambini e con gran seguito di parenti, padrino e madrina, tutti a cavallo e vestiti a gran festa! Era la prima volta che si mettevano gli abiti festivi, dacchè erano partiti dall'Europa. Era la religione che loro procurava, per la prima volta in America, queste interne consolazioni ed esterne allegrie. Tra i battesimi amministrati vi furono anche sei indigeni, due dei quali con un visetto si vispo e con una tinta caffè-lucida così graziosa, che meriterebbero le vetrine degli Europei !
Si fecero molte prime comunioni non solo tra i figli dei coloni, ma anche tra gl'indigeni che si riuscì in bel modo ad attirare. Tra gli altri vi era un indio dodicenne, venuto da Misiones, nel Paraguay, vero tipo dei Guaraní. Può essere che lo faccia venire con me a Buenos Ayres. Ho poi visto tra gli indigeni una necessità estrema di occuparsi di loro. Sono grandi, adulti e già padri di famiglia, e non hanno ancora ricevuto la santa Comunione ; e dopo il battesimo non hanno più visto nulla che loro ricordi il Signore! Anzi non una sola volta mi venne di convalidare il matrimonio, amministrare il battesimo ad una numerosa famiglia, e prepararli alla prima comunione. Di questi giorni vi fu un cotale, che ricevette cinque sacramenti nello stesso giorno: Battesimo, Matrimonio, Confessione, Comunione, che servì per viatico, Olio santo colla benedizione papale, che spero gli avrà aperto le porte del Paradiso, essendo morto in sulla sera.
Conto di scrivere al Vescovo di Paranà su questo proposito. Oh ci vogliono missionari! del resto le anime si perdono, come gli animali dei campo!.
Dimenticava dirle che nella chiusa degli esercizi abbiamo anche avuto un po' di musica! Nei due ultimi giorni della Missione celebrammo sei matrimonii con la messa pro sponsis e con qualche solennità : due indi musici vennero da Misiones, e mi pregarono di lasciarli suonare al tempo della funzione. All'offertorio odo un vìolino (preso certo dalla selva di Orfeo) ed un tamburo (fatto a dispetto dell'arte) che con una battuta tutta propria mi suonarono armonie « di paradiso » dicevano essi, e « da purgatorio » direbbe chi sa un po' di musica; tuttavia meritavano lode, perchè facevano quanto sapevano e di tutto buon cuore. Pel che li regalai di medaglie, immagini, croci e di un bicchiere di vino che l'amministratore aveva fatto venire da Concordia.
Terminata la Missione con indescrivibile soddisfazione e contento, avendo udito che quattro malati non avevano potuto approfittare del bene comune, montai a cavallo insieme cori due coloni, ed in quattro ore io era di ritorno, dopo averli confessati e fatto fare una fervorosa Comunione spirituale.
Lasciammo quei coloni in grande costernazione per causa della nostra partenza. Si videro non pochi a piangere! Tutti poi, levando le mani al cielo, si raccomandavano di non abbandonare le anime loro. Io promisi che i Salesiani li avrebbero visitati più sovente e non li avrebbero abbandonati, ed accompagnati dall'Amministrazione cavalcammo fino alla stazione di Chajari. Dopo tre giorni di cammino giungemmo felicemente a Buenos Ayres, dove coi nostri confratelli andammo tosto a fare una visita di ringraziamento a Gesù Sacramentato, perchè ci aveva concesso la grazia di fare qualche cosa pel bene delle anime.
Soavi molte altre colonie composte quasi tutte di italiani e francesi mischiati cogl'indigeni; tutti hanno grandi necessità di aiuti spirituali. Ma se
Ella non ci manda pronto, aiuto, non è possibile attendere a tutto! Prepari adunque con premura una ventina di coraggiosi operai evangelici. Ma ce li mandi presto, perchè è impossibile che possiamo durarla in mezzo a tante e sì svariate occupazioni.. Per le spese occorrenti e pel resto, in qualche modo Dio provvederà !
Buenos Aires, 4 maggio 1877.
Stanno per partire alla volta d'Italia Mons. Arcivescovo, Mons. Ceccarelli col Vicario Generale alla testa dei pellegrini argentini, che da questi ultimi confini del mondo vanno a Roma per fare ossequio al Papa, al grande Pio IX, in occasione del suo giubileo episcopale.
Per loro mezzo mando un indirizzo al Santo Padre da parte di tutti i Salesiani d'America. Nella relazione della Missione a Villa Libertad vedrà che siamo già arrivati agli indii, ovvero ai selvaggi.
Ora la cosa che mi frulla per il capo prima di ritornare in Europa è la Patagonia! Ho brigato tanto che riuscii a farmi dare il viaggio a Santa Cruz, piccola colonia posta ai, gradi 5o presso lo stretto di Magellano. Quívi è una tribù di 400 indii mansi ; e mi assicurano che vi potremmo incontrare buona accoglienza. Di lì ci avanzeremo poco per volta verso l'interno delle terre Magellaniche. Così si comincerebbe sul serio la cristianizzazione della Patagonia. Comncieremo dal fondo, e si verrebbe su verso Buenos Aires. Il signor Juan Dillon, Commissario generale d'immigrazione, con cui sono già inteso, mi consiglia a fare questo viaggio e mi assicura guida ed appoggio per recarmi ad esplorare il luogo, e l'opportunità d'impiantare colà una , stabile colonia. Il medesimo Governo Argentino ci appoggia e ci favorisce. Però, come qui siano d'inverno e laggiù domina freddo intenso, dovrei aspettare alla prossima primavera, cioè in settembre ed ottobre, e tra l'andata e il ritorno converrebbe spendere non meno di due mesi. Non attendo altro che il suo consenso e la sua benedizione. Le scriveremo il giorno preciso della partenza, affinchè nelle nostre case d'Europa e d'America si facciano speciali preghiere al Signore, dir cui dipende il buon successo d'ogni impresa.
Aff.mo figlio
Sac. Gio. CAGLIERO.
N. B. - Una postilla a questa lettera diceva:
a Col consenso dell'Arcivescovo di Buenos-Aires, colla benedizione del S. Padre, fu già scritto a Don Cagliero di fare il progettato esperimento per la Patagonia »,
Ma questo si dovette tramandare, e D. Cagliero fu invitato a tornare per allora in Europa, per prender parte al I° Capitolo Generale della Pia Società.
Il cuore della gioventù è una terra vergine ove ogni seme fruttifica. Deponetevi buona semenza e ne avrete il raccolto più consolante ; seminatevi delle spine e diverrà un roveto indistricabile.
Voltaire diceva satanicamente: Calunniate, calunniate! qualche cosa resterà
Noi diciamo cristianamente ai genitori e a tutti gli educatori: - Seminate della buona semenza nel cuore dei giovanetti; seminate; qualche seme frutterà.
Leggete questa lettera di un nostro ex-allievo:
... 24 gennaio 1917.
Rev.do Sac. Don Paolo Albera, Torino.
Accludo alla presente assegno su Torino di L. 20 che la prego accettare quale modesto obolo per grazia ricevuta, per intercessione di Maria SSma.
Antico allievo dell'Istituto Salesiano di Sondrio, conservo sempre vivo il ricordo dei bei anni passati lassù, fra i miei compagni di scuola, circondato dalle amorose cure e dagli insegnamenti dei buoni Superiori; ove tutto era bello, dolce, felice. Ricordo sempre la sala di studio, ove ci applicavamo con volontà, seguendo i buoni suggerimenti dei superiori ; la camerata, i cortili, la chiesa. Mi vedo ancora correre come un pazzo, felice di essere giovane, di poter sfogare la mia allegria.
Ma la memoria più dolce, più cara, più buona è ancora quella della nostra piccola chiesuola colla sua pace, colla sua umile veste di suora. Mi vedo ancora, nella silenziosa penombra, pregare la. nostra Madonna, colla fede viva, pura, ardente d bambino, che lontano dalla mamma, ne trova una seconda nella dolce Signora che fu Madre a Gesù. ...Fra quelle mura ho vissuto per tre anni la mia parte di vita più bella, più buona. Ho sentito il mio cuore farsi più buono, la mia mente più vasta, il mio essere migliore...
Ora quei tempi sono passati, ma un profumo soave di bontà, di religione e di purezza sale accora da quei ricordi, e mi fanno intenerire...
Ora, alla vigilia di partire per il servizio militare, mi rivolgo a Lei perchè voglia pregare la Nostra Buona Maria Ausiliatrice, acciocchè nella mia nuova vita, Ella abbia ad essere quella buona Madre, che tante volte fu per me, guidandomi e sorreggendomi colle sue grazie; e perchè dia alla mia povera mamma la forza di accettare questo sacrificio, che la priva del suo ultimo figlio e che la lascia sola, perchè possa accettare con rassegnazione qualunque dolore che le possa essere riservato. Il sacrificio dei miei giovani vent'anni è un nulla, in confronto del suo dolore di madre...
Dica dunque per me qualche parola buona. Ne ho tanto bisogno, benchè non sia la morte che mi spaventi. Mi sarebbe veramente cara una sua buona parola. Ringraziandola e scusando il disturbo. bacio la sua pia mano.
Di Lei devotissimo
P. C.
Il 23 corrente - nel Santuario di Maria Ausiliatrice a Torino - si darà principio al mese di preparazione alla Festa titolare. Al mattino (ore 7) predicherà il reverendo Sac. Luigi Brezza, Salesiano; la sera (ore 8) il rev.mo Mons. Faustino Lotteri di Piacenza. Mattino e sera, insieme coi nostri giovanetti, noi innalzeremo ferventissimi voti pei nostri Benefattori, per tutti i Cooperatori, e per tutti quelli che si raccomandano alle nostre preghiere. La Vergine Ausiliatrice le esaudisca, e insieme con noi benedica la Patria nostra e tutta quanta la Chiesa !
GRAZIE E FAVORI *)
La medaglia di Maria Ausiliatrice ridona la vita a un moribondo.
Prego venga publicata nel Bollettino Salesiano questa grazia che Maria Ausiliatrice si è benignata concedermi.
Da qualche anno mio marito è tormentato dal diabete, però continua le sue occupazioni; ma di quando in quando il male rincrudisce, specialmente nelle incursioni aeree che spesso ha minacciato Ancona. Nell'estate passato, ci trovavamo a Castelferretti, poco lontano da Ancona, per essere fuori dal pericolo. Nell'incursione dell'11 settembre egli ebbe una scossa così forte che l'obbligò al letto. Il mattino del 13 era in fin di vita. Per tutto il corpo un sudore freddo, scosse di convulso nelle braccia, e non aveva più la conoscenza. Chiamai il dottore: era fuori del paese.
« Voglio il parroco », mi disse mio marito prima di aggravarsi. Venne il buon sacerdote e gli amministrò i SS. Sacramenti. Dopo ricevuto l'Olio Santo, la mia figliuola Anita, educanda nel Collegio-Convitto N. S. delle Grazie a Nizza Monferrato, si tolse dal collo la medaglia benedetta di Figlia di Maria Ausiliatrice e la posò sul petto del padre suo. Qual prodigio! Egli aprì gli occhi e: « Vi vedo tutti», diceva a noi che trepidanti e al colmo dell'angoscia eravamo intorno al suo letto: « sto meglio... sto bene ».
Maria Ausiliatrice l'ha salvato! Grata a tanto favore unisco tenue offerta, mentre aspetto una grazia spirituale tanto desiderata.
Ancona, gennaio 1917.
ORSOLA PERUZZINI.
(*) A quanto è riferito in queste relazioni s'intende non doversi altra fede, da quella in fuori che meritano attendibili testimonianze umane.
Salvi per miracolo.
I miei due bambini ed io siamo vivi per miracolo. Il giorno 29 u. s. eravamo andati a Nijar, paese che dista di qui 30 chilometri. Tornando a casa ad ora tarda (11 di notte) il cocchiere, senza nemmeno avvertirci, volle farci attraversare un enorme canale di oltre due metri di profondità. Io non m'ero accorto di nulla, perché, la vettura era chiusa e dovevo badare a riparare dal freddo i bambini. Mentre dunque si procedeva tranquilli, d'un tratto mi trovo in mezzo al canale coll'acqua al collo che minacciava di soffocarci. Sollevo subito i bambini per evitare che inghiottissero dell'altra acqua, e osservo. La vettura era rimasta in piedi, ma i cavalli avevano rotto i tiranti. Io non vedevo mezzo di scampo e pensavo alla lunga agonia che avrebbero dovuto provare i piccini prima di rimanere affogati. L'acqua ingrossava, e se la vettura si rovesciava, la morte era inevitabile. Il piccolo Luigino gridò: « Papà, non sento più il corpo e perdo la vista». Tali parole mi richiamarono alla realtà. Il mio pensiero si rivolse allora alla potente Ausiliatrice dei Cristiani con una parola di raccomandazione suprema. Con molto sforzo riuscii ad aprire lo sportello della vettura, e con grande stento potei toccare il fondo del canale coi piedi, interamente sommerso nelle onde e nell'oscurità più completa. Presi Luigino e reggendolo lo feci passare sopra la groppa dell'unico cavallo rimasto in piedi, indi con uno slancio lo gettai a riva. Tornai indietro a prendere Giovannino, e lo presi, ma quando tentai gettarlo sulla sponda mi sfuggì dalle mani e ricadde nell'acqua. Fu una grazia che il poverino riuscì ad aggrapparsi ad un finimento del cavallo, da cui lo staccai e lo misi in salvo! Finalmente uscii io pure. Un secondo dopo, l'acqua rovesciò la vettura e la travolse insieme coi cavalli che furono poi trovati morti presso la spiaggia del mare. Dal luogo del sinistro tornammo a casa a piedi, senza soprabito, senza cappello, e pieni di fango, arrivandovi dopo due ore di buon cammino.
Attribuisco l'avvenuta salvezza ad una vera grazia di Maria Ausiliatrice, invocata nel momento del pericolo. Non so neppure adesso spiegarmi come abbia potuto mettere in salvo i bambini, sorreggendoli con un braccio, mentre l'acqua freddissima mi copriva il corpo e la corrente era tanto forte che per evitare che le gambe mi si alzassero, dovevo avanzare i piedi come un aratro nel fango. Si pensi alla triste situazione; mentre salvavo un bambino, avevo dovuto lasciar l'altro solo a lottar colla morte! Grazie a Dio e alla Vergine SS. la passeggiata forzata ci fece bene, e nessuno di noi ebbe neppure un raffreddore, e sì che io stetti nell'acqua non meno di 40 minuti, e poi inzuppati fino a casa.
Almeria (Spagna), 4 gennaio 1917.
Comm. GIOVANNI DEL NEGRO.
AOSTA. - Il 23 febbraio 1915 per improvviso e grave malore al piede sinistro, dovetti lasciare il caro Oratorio Salesiano di Torino e troncare gli studi per entrare all'ospedale di S. Giovanni per subire una dolorosa operazione.
Consigliato da pia e cara persona mi rivolsi con fiducia a Maria SS. Ausiliatrice e dopo fervorose novene ottenni, nel mese di giugno, di poter ritornare in famiglia, se non guarito, almeno ben avviato verso una perfetta guarigione. Temevo di perdere l'anno scolastico e, grazie ancora all'aiuto potente dell'Ausiliatrice, potei invece subire gli esami nella sessione di ottobre e essere promosso. Colla dolce speranza che la Madonna di D. Bosco vorrà continuare a farmi da mamma, offro lire cinque per la celebrazione di una S. Messa.
Gennaio 1917.
JANS GIOVANNI.
SPEZIA. - Con tutta fiducia mi rivolsi alla cara Vergine di Don Bosco per impetrare una grazia, cioè la guarigione di cinque miei parenti che nella loro malattia passarono un periodo pericolosissimo. Avendo ricevuto la grazia, prego pubblicarla nel Bollettino Salesiano, poichè attribuisco intero il favore alla Madonna e al Ven. Don Bosco.
Febbraio 1917.
pubblicare la grazia se io avessi conseguito la guarigione, ed eccomi guarita! Ora adempio la promessa, e vorrei poter gridar tanto da far udire a tutto il mondo, la grandezza e la potenza di Maria.
15 gennaio 1917.
A. R, BRIONE-VERZASCA TICINO.
CIVIDATE CAMUNO (Brescia). - Sieno grazie a
Maria SS.ma Ausiliatrice! Quando tutte le speranze sembravano ormai perdute, brillò la stella propizia di tua protezione, o Conforto e Aiuto dei cristiani. Mio figlio Bortolo, già spedito dai medici, dopo sei mesi di malattia contratta per le fatiche dell'armi con sintomi gravi di morbo fatale, ha riacquistata la primiera salute, che noi tutti dobbiamo a Te sola, o gran Madre di Misericordia! Deh! proteggi gli altri figli soldati, e compi il trionfo di tua bontà e potenza.
Febbraio 1917.
GIOVANNA ERCOLI GIACOMELLI.
TORINo. - Con infinita riconoscenza alla Vergine SS. Ausiliatrice offro L. 5 pel suo tempio per averci ottenute moltissime grazie spirituali e temporali. Sia da tutti conosciuta la bontà illimitata di Maria nell'ascoltarci ed esaudirci, e voglia ancora proteggermi il figlio soldato e me lo ritorni salvo e vittorioso.
15 febbraio 1917.
NEGRO TERESA.
BERGAMO. - Sento il bisogno ed il dovere di ringraziare pubblicamente Maria Ausiliatrice per avertisi ridonata la mia primiera salute. Ammalata seriamente, ricorsi a Lei e non invano. Piena di riconoscenza mando una piccola offerta pel suo Santuario.
Febbraio 1917.
L. C. D.
SPEZIA. -- Essendosi ammalato di tifo mio figlio Gastone, ricorsi con fiducia a Maria SS. Ausiliatrice e le mie preghiere furono esaudite; la malattia prese un corso benigno appena fatta celebrare una messa per la di lui guarigione, e dopo pochi giorni fu fuori pericolo. Grato e riconoscente per la grazia ricevuta, invio una tenue offerta di L. 25.
Febbraio 1917.
Cap. FERRI G.
AMBORZASCO. - Il 16 giugno pross. passato, la mia madre, Raggi Teresa, venne colpita da gravissimo improvviso malore. Mentre per lei ogni speranza di vita quasi da tutti si temeva perduta, io, nell'angoscia di sì critico momento, mi rivolsi per aiuto all'intercessione della pietosa Vergine Ausiliatrice, promettendole un'offerta, se avessi potuto rivedere la mia mamma migliorata. L'invocato miglioramento dopo alcuni giorni comparve evidente, ed è per ciò che memore del voto e grata alla Vergine Ausiliatrice di poter gioire ancora della dolce compagnia della mia mamma, invio lire cento, onde sia compiuta in codesto Santuario una novena di ringraziamento ed il rimanente vada in offerta alla celeste Madre Ausiliatrice.
17 gennaio 1917.
ANTONIETTA PERAZZO.
Una Cooperatrice.
ARANNO (Lugano). - Viva la SS. Vergine Ausiliatrice! Da lunghi mesi io soffrivo male ad una gamba; i medici provarono diverse cure senza che io ottenessi il benché minimo miglioramento. Io disperavo e segretamente soffrivo, perchè prevedevo dover lasciare sola la povera mia vecchia madre. D'un tratto mi sovvenni di quanto m'aveva, detto la maestra del villaggio un anno prima, dei favori cioè che ella stessa aveva ottenuto dalla SS. Vergine Ausiliatrice. Subito feci a lei ricorso, promisi di far celebrare una santa messa e di far
MOMBERCELLI. - La signora Boasso Maddalena, divotissima di Maria Ausiliatrice, attribuisce alla sua intercessione l'incolumità di una donna attempata, la quale uscendo dalla sua bottega, mentre era tolta l'inferriata della sottostante cantina, precipitò nel vuoto e si trovò in piedi nel sotterraneo senza farsi alcun male. Per ciò offre, riconoscente a Maria Ausiliatrice, la somma di lire cinque.
In fede,
3 febbraio 1917
D. ENRICO GALLO, Vic. Cur.
PROV. Di AREZZO. - Due persone trovavansi in una difficilissima circostanza dalla quale non speravano poter uscire con onore. Ricorsero a Maria Ausiliatrice, della quale altre volte avevano provato la potente intercessione, ed una di esse fece voto di pubblicare nel Bollettino Salesiano la grazia, dopo che l'avesse ricevuta. Oggi, per mio mezzo, questa scioglie il suo voto, ed entrambe ringraziano publicamente la Madonna del Ven. Don Bosco.
5 febbraio 1917
D. P. M.
ASTI. - Il giorno 16 ottobre u. s. un telegramma annunziava alla mia famiglia che mio fratello, trovavasi in gravi condizioni per menengite cerebrospinale, in un ospedale militare.
Oppressa dal dolore, ricorsi a Maria Ausiliatrice con fervorosa novena e promessa dì rendere pubblica la grazia e di mandare un'offerta per il Santuario. Quale prodigio! Alcuni giorni dopo mio fratello era fuori pericolo ed oggi, completamente guarito, trovasi in famiglia a passare la licenza di convalescenza.
Riconoscente adempio la promessa inviando L. 5 e pregando la Vergine a volermi proteggere sempre con tutti i miei cari.
5 gennaio 1917.
ELEONORA M.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, per l'erigendo Santuario dei Becchi, per gli Istituti Salesiani aperti per gli orfani di guerra, per le Missioni Salesiane, o per altre Opere di Don Bosco, i seguenti:
A) - A. A. di Grava, i - A. D. di Miglionico, 4 - A. M. di Firenze, 50 - A. R. di Verzasca (C. T.), 5 - A. T. di Metaponto, 2 - Abbate Generosa ved. Siniscalchi, 5 - Abbate Ernestina in Lana, io - Abrate C. - Agosti Angelina, 5 - Alberico Ch. Ambrogio, 5 - Albertini Fortunato, 5 - Albini Luigia in Magnani, 5 - Alessio dott. Camillo, 5 - Aletto Maria, 2 - Allais Giacomo, soldato, 2,50 - Alloisio Emilia in Grillo, 5 -- Amadesi Veronica, 5 - Ambrosecchia Teodolinda in Caldara - Andreis Ettore, io - Andriulli Carolina in Vianini, 3 - Annibaletti Teresa - Antico Adelina, 5 - Anverano Rosa, 6 - Apostolo D. Giacomo, io - Ardissone Maria Emilia - Ardito Maria, 5 - Arneodo D. Bartolomeo, 5,io - Asinari Andrea, io - Astarita Antonietta - Astolfi Antonia, io - Audisio Teresa, 5.
B) - B. A. di Arquata Scrivia, io - B. C. R. di *..., io - B. Piero e Pina, 5 - B. O. di Laurenzana, 2 - B. T. di Montjovet, 100 -- B. T. di S. Leonardo di Casazengo, 2 - Bagnati Clara ved. Miglio, 7 -- Baldessari ved. Olga Coop. Sales., io
- Balestra Sofia, io - Ballarati D. Stefano, 20 Balocco Teresa, 5,70 - Barbagelata Paolina, 2 -
Barbieri Carolina, 2 -- Barnato Angela, 4 - Baruffi rag. Attilio, 15 - Bassan Giuseppe, 35 - Bassi Teresa, 5 - B. Margherita di Torino, 5 - Belluzzo Caterina, 5 -- Benevolo Giovanni, 2 - Benvenuto Luigia ved. Bordino, 35 - Berardelli Angelina in Chiodi, 5 --- Bergese Anna in Demicheli, 15 - Bertari Ester, 2 - Bertoldo Francesca, 3 - Bertone Maria, i - Bertossio Stella, io - Besacchi Francesco, 3 -- Bettega Cesare, io -- Bevi Maria, 2 - Biondo Benedetto, 5 - Blassi Amalia ved. Vermi -- Blengetti Maddalena. 5 -.Boaglio Margherita, io - Boano Benedetto, io - Bocchi Maddalena, 5 -- Bodda Eugenio soldato, 5 - Bofile Teresa, 3 - Boglione Francesco - Bollara Giuseppina, i - Bompard cav. Michele, 15 - Bonaldi Irene ved. Magri, i - Bonello Angela, i -- Bonis Costanzo, 2o - Bonzano Rosa in Pasquarelli, 5 - Bordavi prof. Ettore, io - Bordet Rosalia, io Bordone Rina, i - Borelli Amelia, 2 - Borello Giuseppina, 5 - Borghi Adelaide, io - Borlo Marietta, 2 -- Borgna Costantina, 2,50 - Borla Maria, 5 - Bortolotti Giuseppina, 7 -- Bortolutti Ofelia, 33 - Bose Cecilia, 6 - Bosio Suor Maria dell'Asilo di Gattinara, 5 - Bosio Teodoro, io - Botti Giuseppe, 5 - Bozzola Caterina Coop. Sales., 5 - Bria Domenica, 2- - Brindisi Teotimo, 2 - Bronzini Tersilla, 2 Brunelli Rosina, io - Bruni dott. Giacinto, 150 - Brustolan Bianca, 2 - Buffa Eligio di Torino, 5 - Bugada Angelina, 100 - Bugini D. Lino, 5 - Bussolati Olas, i.
C) - C. C. di Montescaglioso, 2 - C. G., i io - C. G. P. di Torino, 5 - C. M. di Alessandria, 3 - C. M. B. di Champoluc, io - Caffo Clotilde, 5 - Cairo Rosa in Tornaghi, 50 - Calcagnoli Carlo, 50 - Calcagnoli Maria, 5 - Campagnolo Pietro soldato, bersagliere al Fronte, 3 - Canipanella Calogero, 1,50 - Campione Vincenzo, 30 - Campodonico Angela, 5 - Cancellara Annibale, i - Canciani Callisto, 3 - Canegallo Nina, 2 - Cantù Maria in Guaraldi, io - Cappello Felicita, 5o - Caprioli Teresa, 5 -- Carafoli Cesira, 5 - Carbone Ferdinanda in Lunardi, 3 - Carciofi Giuseppe, i - Cardinale Michele, 7,50 - Cardinale Vincenzo, 5 - Carimati Maria, 4 - Carlando Rosalia, 5 - Carloni Maria, 2 - Carnavò Venera, 5 - Caruso Ester, 3 - Caruso Giselda, 2 - Casa Domenica, 6 - Casalini Vittoria, 2 - Casella Pietro, 5 -- Casella Romualdo, i - Caselli Angiolina, 50 - Casolari Geminiano 5 - Castelli prof. D. Giuseppe, 6o - Castelli Teresa,- 6 - Cattaneo Rosita in Cecilio, 4 - Caviglia Caterina, 5 - Celada Rosina, io - Cerbi Rosa, 3 - Cesa Felicita, 2 - Cesana Maria, 5 - Ceschi Giovannina in. Ferretti, 5 - Charier Veronica, 15 - Chiappero Cristina in Timessi, 2,io - Chiaruttini Sara in Sasso per una sua amica Padovana, io - Chiesa Pietro Nego
ziante, 1oo - Ciccia Gaudenzìa in Carbonelli, 4 - Cirillini Serafina in Venturelli, 2 - Cirillo Maria ved. Soreca, 5 - Civran Angela, 5o - Clara Bernardo Caporal Maggiore, 5 - Coggiola Maria, 20 - Coletto Maria, i -- Collegio della B. Vergine di Cremona, 1o - Colombatto Sebastiano, iz -Colombo Lina in Viganò, 2o -- Composta Giuditta, 5 -- Coniugi Guaglio, io - Conter Giuseppe Coop.
Sales., 5 - Cooperatrice Sales. di Milano, 20 Corazza Adelaide - Cornalino Marianna, 2 -
Corvo Giovanni, 3 - Costa D. Ludovico, 25 -Costa Maria, 5 - Costantino Annetta del Prof. Antonio, 5 - Cova Giuseppina, 5 - Cravero Margherita, 5 - Cullò Luigina, io.
D) - D. M. di *..., 5 - D. P. M. di Bibbiena, 3 - D. R. di Anzi, 3 - Danelon Vito - Dania Anna Rosa ved. Nervi, 5 - D'Annunzi Ermelinda in Picciani, 4 - D'Antona Irma, 5 - D'Onofrio Matilde, ir - De Alexis Margherita in Monigini, 2 - De Ambrosis Costanza, io - De Angelis Cari. D. Narciso, 20 - De Betiedictis D. Otello, 3 -De Bona Anna in Castellani, 5 - De Bosco Paolo, i -- De Cecco Giovanni, io - De Cicco D. Pelio, 3,50 - De Giorgis Maria Luigia, 25 - Della Rossa Em. del Collegio dell'Immacolata di Dumenza, 3 -Delodi Felice, 2 -- De Marco Luigi, io -Dennacchio Anna in Defabritiis, 3 - De Nicola Maria di Luigi, i -- De Paoli Clementina e Maria, io - Desideri Ventura, 30 - De Stefani Elisa, 12 - De Stefani Lina, 15 - Di Falco Anna, io -- Di Filippi Nunzia, 3 - Di Gioia Giuseppe, 2,8o --Di Giulio Gaetano, 2 - Di Grottole Leonarda in Vincenzi, 4 - Di Lena Samuele - Di Rocco Angelina in Tanturri, 7 -- Di Stefano Concettina in Guglielmo, 1oo - Dogliani Teresa, 6o - Domini Eufemia Annita, io - Dore Elisa ved. Cabiddu, 2 - Dotta Maria, 5 - Drisaldi Elena, 5 - Due divoti di Maria Ausiliatrice in Pietraperzia, 1.
E) - E. B. di Torino, ioo - Ercoli Giovanna in Giacomelli.
F) - F. B. di Lanzo Torinese, 25 --- F. C. di Champoluc, 4 - F. C. di Casorzo Monferrato - F. G. di Torino, 5 - F. G. di Villardora, 5 - F. M. ved. B. di Champoluc, 12 - Fabbri Adamo, 5 -. Faggionato Guerino, 5 - Faiferri Bortolo, 30 - Falconieri Nicola, 6 - Famiglia Bagnasacco, 3 - Famiglia Cornelli, 200 -- Famiglia della Valle d'Aosta, 500 - Famiglia di Savona - Famiglia Cristiani, 4 - Famiglia Lovisatti, 1, 5o - Famiglia. Villa di Agrate Brianza, 5 - Fasoli Domenico, 5 - Favini Maria e la Mamma, 5 - Favre Cecilio, io -- Federici Giuseppino, Aldobrando, Maria - Fedolfi Giuseppe, 2 - Ferraris Giuseppina - Ferrè Carolina, io -- Ferrero Giovanna, 10 - Ferri Assunta, 5 -- Ferri Costanza ved. Giudici - Feruglio Teresina in Della Rovere, 25 - Filiberti Teresa, 10 - Fiorillo Antonio Seminarista, 2 - Flora Maria, 5 -- Fo Angiolina in Ballarlo, io - Foppolo D. Ugo dell'Istituto Salesiano di Caserta, io - Forenza Guglielmo, 2 - Fornaroli Giacomina, 1,5o -- Forni Annita in Guenzani, 20 - Forti Menotti, 5 Fossarelli D. Cristiano, 5 - Fracchia Enrico, i - Francesconi Vittoria, 5 - Franco Domenica, io - Francia Giovanni; 2.
G) - G. M. di Torino - G. S. di Spezia Gabrielli Contessa Giuseppina, 5 - Gaffuri Nina, io ---- Gaia Giovanni, 2,50 -- Gaia Rosa, 7 - Galatini Eurosia in Debernardi, 2 - Galvani Giuseppe:, 5 - Galli Carolina in Della Mano, io - Gallina Dionlira in Peruzzi, 2 --- Gallo D. Enrico, Vice Curato, 15 - Gallucci Anastasia ved. Serrapane,
- Galvani Ida, 5 - Gamberoni Maria, 7 Garella Mario, 5 - Gatti Ester, 2 - Gatto Angela, 3 - Gandin Vincenza, i - Gambillo Amalia. in Scolaro, 5 - Ghirardelli Caterina, 20 -- Ghisla Maria, 20 -- Giacomone Paolina, 5 -- Giacomuzzi Angelo, 5 - Giaculli Gabriella ved. Delena, 2 - Giani Elisain Rossi, i,5o -- Giglioli Arturo, 5 -Gilio Antonino, i - Gilio Carmela in Orlandetti, 2 - Giorgio Lina, io - Giovannini Rosa, io --Giovannini Vittoria, 5 - Giovinali Suor Leonilda dell'Istituto Sordo-Muti di Bergamo, 2 - Giraudi Michele e Vittoria, 7 - Giudici D. Pietro, io --- Glendi Angelina educanda, i - Goffi Erminia in Chiari, 5 -- Goutier Teresa, 2 - Grasso Giuseppa, 2 -- Gravier Emilia, 5 - Grazzi Cesira, io -- Gregori Lia in Piazza, io - Guardalberi Domenico, 5 --- Guerra Antonio, 5 - Gulfo Speranza ved. Secondini.
I) - I. G. d'Arrier, 5 - Iacarella Giuditta, 2 - lanin Rosaria in Arena, 5 - Invernizzi Angela, 15 - Invernizzi Maria, 5 - Ivaldi Virginia, io.
L) - L. B. D. di Borgosesia, 10 - L. C. D. di Bergamo - L. L. N. di Borgo S. Donnino, 20 -Lenza Lazzaro, 5 - Lazzarini Maria -- Leben Giovanna ved. Vieceli, 5 - Legè Margherita, io -- Lena Giuseppe, 2 - Levreri Giuseppe, 2 --Lia G. B., 300 - Lioli Assunta, 2 - Locantore Guglielma in Lellis, 4 - Locatelli Giacomina per sè e per le sue compagne, 5 -- Locatelli Maddalena, 5 - Lo Curto Maria, 2 -- Lo Giudice Antonino fu Alfonso, 5 - Loperfido Luciana ved. Serenelli, 4 - Loschiavo avv. Pantaleone -- Lucini Pierina, 5.
M) - M. C. di Moncrivello, 4 -- M. M. di Monastero Bormida, 4 - M. V. di Brusco, 5 --- M. M. di S. Agnese di Piedarienzo, 2 - M. Margherita di Vittoria-Gozo (Malta), 7,50 - Macar Luigia, 5 - Macchi Giuseppe, 25 - Maffio Pietro, 5 -Maggio Emiliano - Maggioni Isolina, io Malerba Marianna, 3 - Malesani Teresa, 7 -- Mandalari Giovannina, 2 -- Manna Evaristo, 3 - Marchese Paola in Di Franco, 5 - Margara Antonia, 5 - Marsoni Antonio soldato del 6° Gruppo Alpini. nella Zona di Guerra, io - Martignone Eleonora, 5 - Mastalli Maddalena, io - Mazzucco Emilia, 0,50 - Medure Matteo, 5 - Meineri Sacerdote - Menghini G. B., 5 - Menolfi Francesco, 2 - Merlet Marcellina, io - Milanesio Emilia, 5 - Miletti Natalino, i - Molinari Giacinto, 2 -Molineri Orsola, 4 - Moliterni Temistocle, 2 -Mollaroni Vincenzo, 5 - Monastra Grazia in Schifani, 15 - Montersino Elisabetta, 5 -- Monti Rosa, 2,40 - Morandi Margherita, 5 - Morchio Teresa, 5 - Mortarotti Lucia, 2 - Morteo Geronina in Navone, 5 - Mura Carmela, 2.
N) - N. Albina, 2 - N. N. di *... -- N. N. di *..., 5 - N. N. di *..., 2 - N. N. di Alessandria, 3o - N. N. Soldato di Alleghe, 5 - N. N. di
Aosta, 2o - N. N. di Apice, io -- N. N. di Borgo S. Martino, io - N. N., ex allievo salesiano, di Brescia, lo -- N. N. di Campo Ligure, 5o - N. N. di Casoni (Vicenza), 2 - N. N. Cooperat. Sales. di Castiglione Feletto, 5 - N. N. di Castions della Presolana, 5 - N. N. di Diano Marina, 12 -N. N. di Legnano, 15 - N. N. di Lugagnano Piacenza, 2 - N. N. di Merlera, i o - N. N. di Piè del poggio, 2 -- N. N. di Pralboino, 2,50 - N. N. di S. Maria a Vico, 2 - N. N. di Sesto al Reghena, io - N. N. di Torino, 5 - N. N. di Trino Vercellese, i5 -- N. N. di Udine, 5 - Narchialli Maria, 5 - Nasalli-Rocca Conte Francesco, 2 - Nasazzî Maddalena, 4 - Nassani Carlo, 5 - Iavarese Giuseppe, 5 - Negro Teresa, 5 -- Negri Rosa -- Nobile Enrichetta, 5 - Novarese Roma - Nove persone divote di Maria Ausiliatrice, Pietraperzia, 12.
O) - O. D. Coop. Sales. di Monticello d'Alba -
M. M. di Santulussurgiu, io - Oliara Giovannina, 5 -- Olivari Margherita, 2 - Oliveri Rosina, - Omarini Caterina, 5 --- Onni Lucia, 2 - ezzo Vittoria in Lunati, 5 -- Ortelli D.. Luigi rroco.
P) --- P. G. L, di Torino, 5 - P. V. I. A. di Ferrara, io - Padre Napione di Tunisi, io - Palmari Adelina, 5 - Palombini Arnolfo, 2 - Palumbo Rosalia in Vosa, 2 - Panepinto Salvatore, lo -Panizza Corinna, 5 - Panni Etelredo - Papaiz Ilaria in Pasquini, 5 - Passarelli Caterina -Pasin D. Ferdinando, 5 - Patanè Vincenzina, 2 --- Patetta Lucia in Delucis, io -- Patrignani Silvia -- Pecci Giuseppina, 2 -- Pellegrini Ra.aella, 6 -- Pelli Angiolina -- Pelloni Peppino, 2o - Peloso Silvia, 12 - Perazzo Antonietta, ioo - Peretti Luigia, i - Perez Laura, i -- Pericoli Maria, 5 - Perin dott. Giovanni, io - Perotti Giuditta, 4 - Peruzzini Orsola - Pescale Bartolomea ved. Casellini - Pespani Clementina, 7 -Peverelli Giuseppina, 5 - Pezza Celesta, 2 - Piaggio Peppino, 6o - Piatti Maria, io - Pieragalla Secondina in Merelli - Pigazzi Maria, 1o - Pilla Lucia, 5 -- Pioli Margherita, 2,50 - - Piovano Carlo e Annetta Coniugi, 10 - Pitti Virginia, 3 --- Piva Giovanni, 6 - Pizzulli Arcangela. ved. Semerelli - Poggi Carmela, 2 - Poltroneri Angelo, 5 - Polver Erminia, 5 - Pozzan Teresa, - Pozzoli Luigi, 2 Provenzana Margherita ved. Del Sasso, 4.
Q) - Quagliotto Rosina, i.
R) -- Rabino Giuseppina, 3 - Ragni Giovanni, --- Rambaudo D. Filippo, 5 - Ramella Maria, 5 - Raule Albino, 5 - Redolfi Sofia, i - Revial Maria, 5 - Riazzoli Natale e Rosa coniugi, 5 - Ribotta Giuseppina - Ricotta Giuseppe, 3 - Ridola Eufemia ved. Dilena, 2 - Rigamonti Bice, -- Righini Arma, io - Rimola Seconda, 5 - io Silvina, io - Robino Maria, 5 - Rodighiero i. Rocco, Rettore del Santuario della Madonna della Rosa, 2,go - Rollino Teresa in Micheletti, 5 Romano Agostino, io - Rosati Concettina, 3 Roscio avv. Not. Francesco, io - Rossi Ida ed. Sanguinetti, 50 -- Rossi Maria di Torino, io Rossi Maria di Mirabello dell'Emilia, 15 - Rossi Contessa Giustiniana, ioo - Rossignoli Pierina, 5 - Rossini Giovanni, 5 - Rosso Giovanna, 12 - Rostagno Anna, 8 -- Ribelli Teresa, 2 - Rubin Elisabetta, 2 - Ruggieri Antonino - Roma Annetta, io.
S) S. D. di Bernalda - Salussoglia Teresina, 2 -- Santagadi Maria, z -- Santarelli de Brasch Ottorino, 5 - Santuz Virginia, 2 Sartori Antonio, 5 - Sartoriggi Caterina, 15 - Saruggeri Giuseppina, io -- Sarzi-Sartori Battista, io - Sasso avv. Mario, 5 - Satta Bianca, 2 - Savard Maria, 5 - Savio Maria -- Scaccianoce Clemente di Salvatore - Scaraffia Luigi, 5 - Schiffani Teresina, 5 - Selva Maria, 3 - Serci Paola, 2 - Serra Cap. Giuseppe, 25 - Silvestrini Paolina, 2 - Simonetti Francesco, 5 - Siniscalco Luigia, 5 - Sisto Maria, 1 - Siviglia cav. dott. Andrea, 5 - Soffiantino Margherita, 2,50 - Soldano Agatina, io - Sorelle Balzola, 2 - Sorelle Barberis, 2,50 - Sorelle Leimand, 5 - Sorelle Lovatin, 5 - Sorio Carolina, q- - Sovilla Melania, 2 - Spezzacatene Giovanni Antonio - Spiganti Arma, 5 - Spina Egle, 3 - Spreafico Regina, 10 - Stelluti Scala, 5 -- Sticca D-3ichelina, 6 - Stigliani Amedeo, 3 -- Stigliano Maddalena - Sturzo -Margherita, 3 --- Suor Agnese di Fontanetto Po, 4 Suor G. Hauret da Bahia Blanca - Suoi Maria Cherubina di Gesù Agonizzante delle Sacramentine di Torino -- Superiora della Visitazione di Quinto al Mare, 5.
T) - Tamburino Giuseppe, i -- Targhetta Maddalena, 5 - Tassera Angela e Vittore coniugi, 5 - Taverna Tito, 5 - Tebon D. Natale, F -- Tecchio Maddalena, 5 -- Tecchio suor Romualda, 5 - Tita Elisa in Corvaia, io - Tognolini Carolina, i -- Tomassone Giovanni -- Tonani Ch. Giuseppe, 5 - Tonares-Secchi Emilio, 30 -- Tonelli Maria, 5 - Torchio Suor Teresa, io Tornielli Natalia in Bellini, 5 - Torrero Stefano, 7,25 - Tortorelli Ludovico, 2 - Tortovici Marianna, 2 - Toso Rosa, io - Tramontana Elisa, io -- Traostino Teresina, 5 - Traversa Giuseppe, ,5 -- Traversi Maria Francesca, io -- Tre Giovanna Maria, i - Trincheri Eufrosina, 2 - Tronco Sante, io - Turri Giovanni Battista, 2 -- Tutel Serafina, 55.
V) - V. M. di Castelglorioso, i - Vacca Caterina, i2 - Valentini Salvatore, io - Valentino P., io - Valla Francesco, 3 - Vallesia Giuseppina, 4 - Valvassori Maria, 2 - Vandini Amelia, 5 - Vecellio Emma, 5 - Vendemmia Francesco, 5 - Venturino Chiara, 5 -- Viale Marianna in Tiondin, 25 ---- Velini Carolina, 7 - Vigo Eleonora in Oneto, 5 - Vincenzi Vittorio, 5 - Viola Ariastasia, 3 - Viora Maria, 3 - Vizziello Antonio - Volini Egisto, 2 - Volpato Caterina, lo -- Volpe Laura, i - Vosa Michelangelo, i.
Z) -- Zacchi Amalia, 5 - Zanetti Giovannina, 5 - Zanotti Laura, io - Zanotti Rita, 2 -- Zaurosso Maria, 7 - Zigarelli Gioachina - Zucchelli Margherita 5 - Zuliani Luigi, io.
A CASTELNUOVO D'ASTI
I lavori del tempio votivo da dedicarsi a Maria Ausiliatrice presso la casetta natale del Ven. Dou Bosco, a Castelnuovo d'Asti, procedettero sin qui senza interruzione. Se m'assisterà il vostro zelo nel promuovere offerte tra le famiglie cristiane per questa impresa, allo scopo a voi noto di consacrare alla Beata Vergine particolarmente i bambini, perchè Ella doni loro una benedizione che li accompagni sino alla morte, ho piena fiducia che potremo inaugurare il nuovo tempio nel prossimo agosto.
(Dalla lettera del Sig. Don Albera ai Coop. Sales., in data 1° gennaio 1917).
Rose e Gigli.
Armida e Irma Giacobino di Fobello offrono L. 5 pel Santuario dei Becchi, in ringraziamento a Maria Ausiliatrice, per aver protetto il loro caro papà al conte, pregandola di cuore a proteggerlo sempre.
Pasqualino ed Angioletta Bertalotti offrono L. 5 Per il Santuario dei Becchi, implorando da Maria Ausiliatrice e da Don Bosco una grazia che il loro babbo desidera.
I bambini dell'Asilo di Occimiano Monferrato offrono pel nuovo tempio votivo dei Becchi L. 5, ad ottenere la protezione della Madre Celeste anche sui loro cari.
I bimbi dell'asilo e le Oratoriane di Cuccaro Monferrato offrono L. 15 pel tempio votivo dei Becchi, perchè Maria Ausiliatrice li benedica e perchè protegga i loro cari al fronte e affretti il loro ritorno.
Grazietta Mina di Lomello invia L. 2 pel tempio votivo dei Becchi, affinchè Maria Ausiliatrice la benedica con tutta la famiglia.
Nadino e Alberto Albertano di Pont Canavese L. 5, implorando da Maria SS. Ausiliatrice continua protezione su tutta la loro famiglia.
Aga Reitano di Reitano con L. 5 manda una pietruzza per l'erigenda chiesa dei Becchi, supplicando la Vergine Ausiliatrice a farla crscere buona ed a benedirla coi suoi cari genitori.
I bimbi di Marco Torrero di S. Vittoria d'Alba offrono L. 3 pel Santuario per avere la celeste protezione di Maria Ausiliatrice.
Costanza e Celestina di Torino inviano L. 5 supplicando la Madonna di Don Bosco a crescerle buone e virtuose e a proteggere il loro caro babbo, e ritornarlo presto al loro affetto.
Enzio e Giorgio Ceci di Parma, insieme con la loro mamma, inviano L. 5 invocando il celeste aiuto dalla Vergine di Don Bosco.
Gigino Villani di Torre d'Isola, L. 2 implorando la grazia di farlo crscere buono e di una benedizione al caro papà militare.
Giovannina e Pierina Guidetti offrono L. o,6o implorando l'incolumità del loro babbo soldato.
Lina e Nina Inzaghi di Milano, inviano L. 2 alla Vergine Ausiliatrice dei Becchi perchè li tenga sotto il suo manto e per ottenere altri favori.
Guido, Clelia e Leandro Dallera di Versetto offrono L. 1 implorando benedizioni per la famiglia., specie pel loro babbo soldato.
Piccoli amici di Don Bosco e di Maria Ausiliatrice.
Corino Rosina di Nizza Monferrato invia l'offerta di L. 5 per l'erigenda chiesa votiva dei Becchi invocando dalla Vergine Ausiliatrice elette benedizioni su tutte le persone a lei care.
Le sorelle Lucia, Vincenza, Gina e Peppino Murgia di Guspinii mediante piccoli risparmi offrono L. 2,5o per la Chiesa votiva dei Becchi, grata a. Maria Ausiliatrice della desiderata guarigione dell'aerato fratellino.
Dalla Schiava Adele dell'Istituto di Conegliano Veneto manda L. 3 per ottenere dalla Regina dei Cielo e dal Ven. Don Bosco la grazia di una buona riuscita negli studi e l'incolumità al suo caro babbo che trovasi al fronte.
Anche Bianca Bardin di Coneglíano Veneto manda L. 3 perchè Maria Ausiliatrice e il Ven. Do Bosco la benedicano insieme col babbo, la mamma e la sorellina.
Domenica Vastapane e Maria Peirani dell'Istituto S. Teresa in Chieri offrono L. 10 per ottenere le benedizioni dell'Ausiliatrice sui loro cari e per il buon esito nei propri studi.
Angela Iennazio di Riva di Chieri offre L. o,75 per assicurarsi la protezione di Maria Ausiliatrice,
M. V. di Torino, L. o,5o perchè la Madre Celeste la benedica.
Benedetto, Giuseppe e Carlo Boano di Govone, offrono L. 10 per l'erigendo Santuario di Maria Ausiliatrice ai Becchi, in rendimento di grazie ricevute.
Cesare, Rosa e Linda Gabasio, offrendo L. 2 pel Santuario votivo dei Becchi, invocano copiose benedizioni da Maria SS. Ausiliatrice anche sui cara genitori.
Carlo Alberto Maschi di Sommacampagna offre L. 5 per la Chiesa dei Becchi per implorare la protezione di Maria Ausiliatrice sul babbo e sugli zii militari.
Mamme e insegnanti devote.
Edvige Guidetti di Reno offre L. o,6o per ottenere la salvezza e il ritorno del capo di famiglia.
Orsolina Ricci di Marina di Pisa, a nome dei suo, figli Odoardo e Bìce, invia L. 5, affinchè la Vergine Ausiliatrice li benedica e protegga per tutta la vita.
Teresa Bianchi di Brescia, a nome dei suoi cinque bambini, invia la piccola offerta di L. 5, unendosi a loro nel pregare l'Aiuto dei Cristiani per una grazia sospirata.
A nome delle sue tre bambine, Maria Buccelletti di Castelleone invia L. 7 per il Santuario dei Becchi affinchè la Vergine Ausiliatrice ed il Ven. Don Bosco conservino ad essi la salute spirituale e temporale, e protegga il suo caro marito in guerra.
Preci e ringraziamenti.
Pie persone di Fontanetto Po, L. 3, implorando dalla Madonna di Don Bosco celeste protezione sui loro cari, soldati al fronte.
Iside Vascellari di Conegliano Veneto L. 5, perchè Maria Ausiliatrice e il Ven. D. Bosco le concedano la grazia di rimettersi presto in salute.
Amabile Monanni di Civitavecchia L. 2, grata a Maria SS. Ausiliatrice per grazia ottenuta.
N. C. di Fontanetto Po offre L. 10 pel nuovo Santuario dei Becchi, fidando nella protezione di Maria e nella sua benedizione a tutti i suoi cari.
M. G., di Fontanetto Po, offre L. 5 per il nuovo tempio votivo dei Becchi affinchè la Madonna del Ven. Don Bosco protegga i suoi fratelli che trovansi in zona di guerra, e a lei ottenga altre grazie.
Caterina Villata otre L. 2 per il tempio votivo ai Becchi, implorando aiuto e protezione per sé e pei suoi cari.
Carla Muzzatti L. 7, per g. r.
Mariannina Caudana di Revello, L. 5, per l'erigendo Santuario di Maria Ausiliatrice, in rinraziamento di grazia ricevuta.
Lina Salmoria, L. 5 in riconoscenza di grazia ricevuta e per impetrare la sua celeste protezione anche in avvenire.
N.... manda L. 5 per l'erigendo nuovo tempio di Maria Ausiliatrice ai Becchi, implorando cedesti benedizioni.
Lorenzo Marengo di Diano d'Alba, L. 3, raccomandandosi alla Vergine SS. Ausiliatrice, perchè protegga i suoi cari figliuoli e guarisca l'amata consorte.
Pietrina Serra in Ledda di Sanluri, riconoscente a Maria Ausiliatrice per la più volte esperimentata protezione, invia la tenue offerta di L. 1,5o per l'erigendo Santuario ai Becchi.
Suor Maddalena Promis, grata a Maria Ausiliatrice per la continua protezione su lei e sul suo Istituto, manda un'offerta pel nuovo Santuario ai Becchi.
Rosa Querciotti di Gattinara offre L. 5 a Maria SS. Ausiliatrice a titolo di riconoscenza per grazia ottenuta e per impegnare sempre più la Vergine SS. Ausiliatrice a continuare su lei e sui suoi cari la sua materna protezione.
Olga e Amalia Orlandi, con la matrigna Maria di Nogarine, inviano L. 3 per il tempio votivo dei Becchi per ottenere protezione celeste sul fratello e figliastro che trovansi al fronte.
Una pia signora di Lonigo, in ringraziamento di grazia ottenuta, offre L. 5, nella fiducia che la, cara Madonna di Don Bosco voglia continuarle la sua protezione.
Anna Maria Balzi di Verretto offre L. 2, implorando dall'Ausiliatrice e dal Venerabile D. Bosco protezione per sè e la famiglia, in modo speciale il babbo soldato.
I tenenti Carlo e Romolo Pulazzini di Milano, in licenza invernale dal fronte, inviano a Maria SS. Ausiliatrice L. io per l'erigendo tempio votivo,
fiduciosi che la Vergine Santa vorrà ad essi continuare la sua materna protezione.
Leonilda Guazzo di Lussello Monferrato invia L. 5 per il piccolo Santuario dei Becchi a ottenere da Maria SS. Ausiliatrice la sua guarigione ed il felice ritorno del marito, militare.
La famiglia Mina di Lomello, sperando di essere largamente benedetta da Maria SS. Ausiliatrce, manda l'obolo di L. 5 per l'erigendo Santuario votivo ai Becchi.
G. T. di S. Marzano Oliveto, memore dei favori ricevuti da Maria SS. Ausiliatrice, manda l'obolo di L. 5 per l'erigendo Santuario votivo ai Becchi.
Il giovinetto Barnaba Giorgio di Medeuzza (Udine) offre L. 2,7o per il Santuario dei Becchi, con L. 2,3o dei suoi compagni e compagne della scuola di catechismo, per ottenere da Maria Ausiliatrice la grazia, di rivedere presto il suo buon papà reduce sano e salvo dal fronte.
Il Teologo Giuseppe Falletti Arciprete di Diano d'Alba, a nonne dei suoi piccoli parrocchiani invia L. 5 per il tempio votivo dei Becchi, con la preghiera di benedire le sue apostoliche fatiche ed i suoi piccoli fedeli.
Le Oratoriane e i bimbi dell'asilo infantile di S. Marzano Oliveto inviano L. 7,5o per il Santuario votivo dei Becchi, chiedendo grazie e benedizioni per loro e per i proprii parenti da Maria SS. Ausiliatrice.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice in Chieri, inviando L. 25 pel Santuario dei Becchi, implorano da Maria Ausiliatrice copiose benedizioni sulla. Pia Unione, sulle loro famiglie e sulla patria intera
Collegi-Convitti.
A nome di questi nostri alunni del Collegio Morgando in Cuorgné, mando una seconda offerta di L. 1oo per l'erigendo Santuario dei Becchi, implorando da. Maria SS. Ausiliatrice una speciale benedizione sopra i loro parenti e congiunti che si trovano attualmente sotto le armi. -- Sac. prof. Giuseppe Mossetto, Direttore.
Anche dall'Estero.
Le piccole alunne del 1° anno nel Collegio S. Ignazio in S. Paolo (Brasile) mandano l'offerta di L. 101,5o pel Santuario votivo dei Becchi ringraziando la Vergine Ausiliatrice della protezione particolarissima onde le favorì nel decorso anno scolastico e supplicandola a volerle benedire copiosamente insieme coi loro cari.
Le bambine del Giardino d'Infanzia di Bahia Bianca offrono pel Santuario dei Becchi L. 1oo, nella piena fiducia che la cara Madonna del Ven. Don Bosco voglia continuare su loro la sua materna protezione.
La Direttrice dell'educandato delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Almagro-Buenos Aires, manda L. 127 per la chiesa dei Becchi, frutto d'una colletta fra le allieve, supplicando la, Madre Celeste a tenerle sempre sotto la sua protezione.
La famiglia Olivarez di Santiago offre L. 15 per la Chiesa dei Becchi, in attestato di riconoscenza a Don Bosco per una grazia ottenuta a sua intercessione.
Nello svolgere questa rubrica, torniamo a protestare solennemente che non intendiamo contravvenire in nessun modo alle disposizioni pontificie in proposito, non volendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che me sita una semplice testimonianza umana , né prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio di D. Bosco -- ci gloriamo di essere ubbidientissimi figli.
Un povero vecchio, che io conosceva, fu colpito da. grave malore e ridotto in imminente pericolo di vita. Perduta subito la conoscenza, chiamai al suo letto il sacerdote per l'amministrazione dell'Olio Santo. Nel mio cuore però mi rivolsi al Venerabile D. Bosco, pregandolo perchè rendesse un po' di conoscenza al malato onde permettergli di accostarsi ai Sacramenti dai quali purtroppo viveva lontano. Nonostante il dottore avesse detto che proprio un miracolo ci voleva perchè il malato riacquistasse la conoscenza, il giorno seguente tornò in sè e potè (in quella guisa che il male e l'età avanzata glielo permisero) confessarsi e ricevere la santa Comunione, proprio poche ore prima di morire.
Mantengo la promessa di pubblicare la grazia, s invio un'umile offerta. Dio glorifichi pure Don Bosco e affretti il giorno della sua Beatificazione.
Pisa, 6 febbraio 1917.
LAURA VOLPE.
Visto quanto sopra, conferma la verità del fatto suesposto, e condivide la Persuasione della pia scrivente che sia da attribuirsi ad una grazia speciale del Cielo, il
P. LUIGI PERA Cap.no Curato di S. Nicola.
Il 23 gennaio u. s., il mio buon papà - novantaduenne - fu colpito da grave malore. Data la sua età, era facile prevedere prossima la fine. Ma ciò che più ci angustiava era il pensiero ch'egli potesse venir meno, privo dei SS. sacramenti, per i quali - nonostante non lasciasse di pregare assai - aveva da parecchi anni una costante ripugnanza.
Piena di fiducia nella intercessione del Venerabile Don Bosco, lo raccomandai a Lui, fervidamente. La sera del giorno 3o mi decisi, e gli parlai di chiamare il sacerdote. Con mia gioia e sorpresa, l'infermo non solo me lo permise, ma se ne mostrò contento. E il giorno 31 - anniversario della morte del Venerabile - il care, malato si confessò, ricevette con pietà veramente edificante il S. Viatico e verso sera l'Estrema Unzione, recitando da sè l'atto di dolore e ferventi giaculatorie. Alle ore 3,3o del 1° febbraio spirò serenamente, assistito dal nipote Sacer dote Salesiano, che gl'impartì la benedizione Papale e di Maria Ausiliatrice, e gli rinnovò l'assoluzione, mentre ne raccoglieva l'ultimo respiro. Riconoscente invio la mia modesta offerta, pregando il Venerabile a voler ottenere a me e a quanti mi son cari una morte così bella, serena, edificante.
Bologna, febbraio 1917.
R. E.
Con sentimento di profonda e viva gratitudine dichiaro di essere debitore al Ven. Don Bosco di varie grazie ottenute dalla sua efficace intercessione.
Mi son trovato, diverse volte, in tristi momenti di angustie di spirito ed in condizioni penose. Mi sono rivolto al Venerabile Padre chiedendo prove, spesso sensibili della sua mediazione. Or bene, sento il dovere di far noto che le chieste prove palpabili sono venute, e, non solo in contingenze di spirito, rea in fatti e cose di vita professionale e materiale.
Ultimamente fui assalito da violenta quanto dolorosa tonsillite follicolare con febbre. Prevedendo di non poter attendere ai miei doveri, chi sa per quanti giorni, e dolente sopra tutta perchè, di questi tempi, il numero delle braccia nelle nostre case s'assottiglia sempre più, mentre il lavoro non vien meno, mi rivolsi con l'affetto di figlio al Ven. D. Bosco. Oh Padre veramente buono! Mentre, or sono nove mesi, colpito dallo stesso malore, me ne dovetti stare circa un mesetto come invalido, ora potei continuare gran parte delle mie occupazioni, non ostante i quasi 39 gradi di febbre e, proprio quando il male pareva dovesse rincrudire, spariva la febbre e la, tonsillite guariva. Per la verità devo aggiungere che questa grazia è stata certamente ottenuta dalle fervide preghiere di parecchi ottimi e pii giovanetti, uno dei quali mi diceva con invidiabile ingenuità d'aver recitato persino il Rosario ad onore di D. Bosco.
Grato pertanto rendo vive, vivissime grazie nostro Venerabile, bramoso di vederlo quanto prima dichiarato degno degli onori dell'altare. Randazzo, gennaio 1917.
Sac. C. F. COLLOGROSSO Salesiano.
Dio sia benedetto ! Per intercessione della Beatissima Vergine Ausiliatrice e del Venerabile Don Bosco, ho ricevuto una grazia grande, immensa ! !
Sono tuttora profondamente commossa, vibrante di gratitudine, di gioia, per l'annuncio ricevuto poco fa!
Attraverso difficoltà enormi e false delazioni miracolosamente sventate, ho veduto coronata del più brillante successo una domanda, che se fosse stata respinta, sarebbe stato un vero disastro per la mia famiglia. Don Bosco, colla sua potente, dolcissima intercessione ci ha salvati
Dio benedetto glorifichi il Padre dei poveri, degli afflitti, l'anima grande di quest'uomo suscitato da Lui !
Desidera sia pubblicata nel Bollettino Salesiano questa nuova grazia, a gloria di Dio, di Maria SS.ma Ausiliatrice e del Ven. Don Bosco, come solenne pubblico ringraziamento.
Jesi, 23 marzo 1917.
E. C. N.
Invocato il SS.mo Sacramento e Maria Ausiliatrice, secondo il consiglio del Ven. Don Bosco, e interpostavi la di lui intercessione, abbiamo ottenuto una grazia, che tanto desideravamo e che pareva molto difficile ottenerla. Non potremo mai ringraziare abbastanza il Venerabile.
3 febbraio 1917.
Una famiglia di Padova.
Trovandomi in grave ansia e bisogno, mi rivolsi a D. Bosco, affinchè dalla cara Madre Ausiliatrice mi fosse intercessore e mi liberasse da sì grave ansia e pena. Maria mi esaudì. Sia sempre ringraziata M. SS. che per il fedele suo Servo D. Bosco ali favorì.
Roncovero, 21 gennaio 1917.
CATERINA GHIRARDELLI.
Trovandomi nel grave pericolo di un disastro morale e materiale, ricorsi con fiducia all'intercessione di Maria Ausiliatrice e del Ven. D. Bosco. Feci una novena e inviai relativa offerta. Oggi ottenni la tanto sospirata grazia, e sciolgo la promessa pubblicandola, e invitando tutti a ricorrere sempre in ogni angustia all'Onnipotente Regina del Cielo ed alla potentissima protezione del Ven. D. Bosco.
Valdieri, 2 febbraio 1917.
Sac. BARTOLOMEO ARNEODO.
Porgo sinceri ringraziamenti alla SS. Vergine Ausiliatrice, che ad intercessione del suo diletto Don Bosco, m'ha ottenuto una bella grazia per mio marito. Pregandola a voler favorirlo ancora, imploro la sua materna benedizione.
31 gennaio 1917.
Una devota Padovana di via del Santo.
Siccome per l'intercessione del Venerabile Padre D. Bosco ho ottenuto sempre e ovunque nelle mie peripezie, sia conforto spirituale, nonchè l'aiuto materiale, grato per sì segnalati favori compio il dovere di rendere ciò di pubblica ragione.
Firenze, 28 gennaio 1917.
A. M.
Fiduciosa, quanto desolata, implorai il potente patrocinio del Ven. Don Bosco per ottenere le guarigione di mia figlia, e il caro D. Bosco lui diede subito seno di esaudire le mie suppliche. Sia reso grazie a Te, mio caro protettore, ora che la segnalatissima grazia mi è stata concessa completa!
Colla tua santa benedizione attendo altra grazia che consoli questo mio cuore angustiato e prometto offerta pubblicazione.
Torino, 13 gennaio 1917.
N. N.
Con la letizia nel cuore, coll'animo compreso della più viva gratitudine, grazie io rendo a Geni Sacramentato e grazie a Te, o Venerabile Don Bosco, delle grazie che perla pietà e misericordie tua mi sono state compartite. Che sarebbe stato di me, se Tu avessi respinto i miei sospiri, le lacrime mie? Io ero gemebonda, e Tu mi hai consolata; io ero nelle angustie, e Tu mi hai ridonata la pace. Crudeli dubbi straziarono il mio cuore, e Tu mi hai rasserenata.. Per me ti ringrazino tante anime di peccatori da Te salvate, che ora ammirano in Cielo l'immortale tua bellezza. Vorrei che insieme coli me, il mondo tutto ripetesse l'eco dei mio grazie; vorrei che tutte le creature conoscessero l'efficacia della tua portentosa novena.
Oh! Venerabile Don Bosco, che potrò io rendere a Te, ricco di pietà e di magnificenza? Narrerò a tutti la misericordia che mi impetrasti; predicherò sempre quanto fosti buono con me, acciocchè anche gl'indegni, come me, e i peccatori a Te si rivolgano con fiducia; farò voti ardenti perché Tu sia ammesso agli onori degli Altari.
Torino, 27 gennaio 1917
N. N.
Mia mamma il 27 ottobre 1915 per sbaglio bevette della creolina cosicchè lo spavento fu grande, Per due volte la vidi in punto di morte. Solo al mondo e pieno di timore di perdere la mia mamma, ricorsi all'intercessione di D. Bosco e alla sua B. Vergine, e a poco a poco la mamma guarì. Io pure ero affetto di bronco alveolite all'apice destro e ottenni la grazia della guarigione. Un terzo favore ottenni nell'ottobre 1916, essendo in zona di guerra. Trasgredii un articolo del regolamento militare inavvertitamente, e fui arrestato e condotto alle carceri militari, ove stetti 18 giorni in attesa del processo. Venuto il giorno del processo, ricusai l'avvocato difensore e fiducioso elessi a miei avvocati la Vergine Ausiliatrice e Don Bosco. Cosa incredibile! Di tre imputati per la stessa causa fui il solo mandato assolto. Grazie, o amoroso Padre degli orfani, consolatore di quanti ricorrono a Te
Ponte di Legno (Brescia) 26 gennaio 1917.
BORTOLO FAIFERRI.
NOTE E CORRISPONDENZE
Feste in onore di S. Francesco di Sales e Conferenze Salesiane (1).
A Bagnolo (Piemonte) San Francesco di Sales venne solennizzato come protettore dei Cooperatori Salesiani e dell'Opera Nazionale della Buona Stampa. Il nostro don Trione parlò a messa prima e alla messa .solenne, quando rivolse la parola in modo particolare ai numerosi Cooperatori. Dopo i Vespri il prof. don Giordanino, delegato diocesano, parlò di San Francesco di Sales, come Patrono della Buona Stampa. Dopo essersi rallegrato della larga diffusione, che i buoni giornali hanno in quella parrocchia, esortò a non comperare i giornali non cattolici, perchè insidiano la nostra fede ed i nostri costumi. Impartita la Benedizione, vi fu un breve trattenimento nei Teatro Silvio Pellico, dove Don Trione parlò ancora una volta ai Cooperatori Salesiani, illustrando l'opera nostra per lenire le conseguenze della guerra, e raccomandando alla carità di tutti l'Istituto di Pinerolo per gli orfani di, guerra. La colletta raccolta per le due opere fruttò lire quarantasei, che vennero così divise : lire venticinque al predetto Istituto degli orfani, e lire ventuna all'Opera Nazionale per la Buona Stampa.
A Pinerolo la festa ebbe luogo nella Chiesa di S. Giuseppe. Celebrò il rev.mo sig. Can. Losano assistito dallo zelante cappellano e nostro cooperatore D. Oggero. Gli orfanelli di guerra, raccolti nell'Istituto D. Bosco di Monte Oliveto, eseguirono la messa De Angelis con una precisione di molto superiore ai loro anni e al poco tempo che dimorano nell'Istituto, sicché i numerosi fedeli presenti ne furon commossi. Disse il panegirico il Salesiano Prof. D. Alberto Caviglia, che presentò la grande figura del Santo come Apostolo e come Maestro dì vita. Alla sera, nella stessa chiesa, tenne la conferenza il medesimo Don Caviglia, che per un'ora e un quarto intrattenne la sceltissima udienza sulle opere salesiane, lumeggiando specialmente il sistema educativo del Ven. D. Bosco e le Missioni all'Estero. La sua parola calda, viva, destò schietta simpatia ed entusiasmo. La presenza degli orfanelli, in tenuta d'alpini e in atteggiamento correttissimo, tanto in chiesa come per le vie della città, furono una prova tangibile della bontà del sistema illustrato dal conferenziere.
A Borgomanero il ch.mo prof. cav. Rodolfo Bettazzi svolse magistralmente il tema Don Bosco Educatore. Presenziarono le autorità locali tanto ecclesiastiche che civili. Gli egregi professori della R. Scuola Tecnica erano largamente rappresentati.
L'azione salesiana in questi anni di guerra fu il tema svoltosi nella Conferenza tenutasi il 4 febbraio a Manciano (Grosseto). Poscia prese la parola il nostro Direttore Diocesano prof. D. Francesco Orsucci sulla lettera annuale del sig. D. Albera pubblicata nel Bollettino di gennaio, aggiungendovi qualche esortazione sull'educazione della gioventù.
A Biella numeroso fu il concorso di popolo alle sacre funzioni in S. Cassiano. S. E. Mons. Natale Serafino celebrò la S. Messa, nella quale, dopo un caro fervorino, distribuì la S. Comunione al popolo, ai convittori dell'Istituto Salesiano e ai giovani dell'Oratorio festivo. Durante la messa solenne e la funzione vespertina i cantori della Cattedrale si prestarono per l'esecuzione di. ottima musica. Il panegirico fu detto da S. E. Mons. Vescovo che tratteggiò in modo facile e pratico la vita del nostro Patrono, e quindi impartì la trina benedizione col Santissimo. La solennità segnò un risveglio di fede, dimostrato dal numeroso concorso e dalle molte comunioni.
Nel Duomo di Este, affollatissimo, tenne la conferenza il rev.mo D. Pietro Ricaldone, del Consiglio Superiore della nostra Pia Società. Assistevano anche gli alunni del nostro Collegio « Manfredini », ove da circa 4o anni si va educando tanta gioventù alle lettere ed alla vita cristiana; L'oratore, con parola viva e piena d'affetto, tracciò la grande figura del Ven. D. Bosco, indi ne descrisse l'opera eminentemente sociale, parlando delle Scuole professionali ed agricole, e delle Missioni che importano grandi sacrifizi di energie personali e di danaro. Ma a tutto giunge la carità dei Cooperatori Salesiani ! E qui parlò dell'Associazione dei Cooperatori fondata dal Ven. D. Bosco, rilevando com'essa non impone obblighi speciali agli associati, ed è tanta parte nell'incremento del bene e nella rigenerazione cristiana della civile società. Un ringraziamento al rev.mo Monsignor Antonio Dalla Valle, Arciprete Abbate Mitrato di Este, che si disse felicissimo che la conferenza fosse tenuta nella sua Chiesa Abbaziale.
A Roma pontificò i primi vespri l'ill.mo e rev.mo Mons. Sibilia, Arcivescovo tit. di Syde; e il ch.mo sac. prof. dott. Alessandro Aureli tenne la consueta conferenza ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane, che, con un gran numero di fedeli; gremivano la chiesa. La Messa della Comunione generale fu celebrata dall'Em.mo Cardinale Cagliero, il quale si degnò pure impartire alla sera la trina Benedizione. La Messa, solenne ed i secondi vespri furono pontificati dall'ill.mo e rev.mo Mons. de Vasconcellos, Vescovo di Beja. Il panegirico del Santo fu tenuto dal rev.mo Mons. Giov. B. Rosa, Sostituto della S. Congregazione della Concistoriale, il quale, con dire pieno di vita e di soave unzione, parlò del mite e grande Vescovo di Ginevra, dando speciale risalto al suo zelo per le anime e alla sua dolcezza di cuore.
A Civitavecchia tenne la conferenza ai Cooperatori quel zelantissimo Vescovo Mons. Pacifico Fiorani. « Il giorno 4 febbraio - così si degnava scriverci Sua Eccellenza - tenni nella cappella di questo Seminario una conferenza ai Cooperatori e alle Cooperatrici Salesiane, che vi assistettero in buon numero. Nei giorni successivi ho fatto raccogliere offerte per la santa Opera Salesiana; e qui le accludo nella somma di L. 131.90 ». - Umili ringraziamenti all'esimio Pastore.
Anche a Sansevero, quell'Ecc.mo Vescovo Don gaetano Pizzi teneva nella Cappella dell'Oratorio Salesiano una conferenza svolgendo il tenia : Cristiani patriotti. Lo scelto pubblico presente seppe apprezzare il sentimento del vero patriottismo che l'oratore illustrò colla vita di San Francese:, di Sales e di Don Bosco e can dottrina di attualità. Lo stesso Prelato celebrò la Santa flessa alla quale numerose furono le Comunioni, e nel po-meriggio parlò ai giovanetti che gremivano l a cappella, animandoli ad imitare le virtù di S. Francesco di Sales. Chiuse la funzione il direttore dei Cooperatori Salesiani, Mons. Arcid. Angelo Maria Lamonaca, impartendo la benedizione col SS.mo Sacramento.
A Cagliari celebrò la messa della comunione generale Mons. Angelo Zanetti dei F. M. Vescovo eletto di Bosa, che rivolse ai giovani ed ai Cooperatori un discorso assai apprezzato. Cantò la messa solenne il rev.mo Mons. Can. E. Addari, amico ed ammiratore dei salesiani. Dopo pranzo i giovani dell'Oratorio festivo e gli interni dell'Istituto godettero di un geniale trattamento nei locali del teatrino. Anima di tutto fu l'instancabile Cooperatore Ing. Umberto Piras. Quindi si fece una larga distribuzione di pane, salame e frutta ai giovani dell'Oratorio festivo. Si chiuse la bella giornata colla splendida conferenza che recitò in Sant'Antonio, il rev.mo dott. G. Ortu, Vicario. Parrocchiale di Villacidro. La cara figura di Don Bosco, come educatore della gioventù, i benefizii che l'Opera sua reca alla presente società, la missione provvidenziale affidata a tutti i cooperatori, furono i punti che toccò magistralmente, lasciando gran desiderio di sè.
A Malta - ci scrivono - « la festa del nostro S. Patrono rivestì un carattere ed una solennità particolare per motivo dell'assistenza alla stessa del nostro Arcivescovo Mons. Caruana, il quale ci regalò uno splendido discorso in inglese diretto ad un uditorio composto in gran parte di militari di ogni condizione, di convalescenti e delle suore infermiere (Nursing. Sisters), nonchè di buon numero di protestanti. Al mattino vi fu messa cori comunione generale e alle ore 9 messa solenne, alle quali funzioni i Cooperatori presero parte in gran numero e con fervore ».
Per mancanza di spazio siamo costretti a rimandare varie notizie al prossimo numero.
TRA GLI EMIGRATI
VALPARAISO (Cile). - Per gli italiani. - Il Sec. Giulio Dati, salesiano, ha inviato al signor Don Albera questo resoconto dell'assistenza prestata ai nostri connazionali nella città di Valparaisa, durante il 1916:
« Incaricato il sottoscritto dell'assistenza religiosa, morale, e per quanto è possibile dell'assistenza materiale degli emigrati italiani della città di Valparaiso, ha il piacere di presentare alla S. V. il resoconto annuale di ciò che si è fatto colla valida cooperazione del Comitato delle Patronesse « Italica Gens ».
I). Funzioni religiose. - Con un entusiasmo straordinario una folla di centinaia e centinaia d'italiani della nostra Colonia tutti i mesi han preso parte alle funzioni religiose, assistendo alla S. Messa e ascoltando la parola di Dio nel patrio idioma.
Degna di particolar menzione fu la prima funzione religiosa cui intervennero il Regio Console cav. comm. Riccardo Monzani e tutti i Presidenti delle numerose associazioni italiane di Valparaiso e della vicina cittadina di Viña del Mar. Apportarono pure maggior solennità alla cerimonia i nostri pompieri ed i canottieri che vi assistettero in divisa.
In varie occasioni, a queste funzioni religiose furono invitati a celebrare la santa Messa ed a predicare il nostro rev.mo signor Ispettore, e l'Ecc.mo Mons. Francesco Vagni, Incaricato d'affari della Santa Sede, e Mons. Raffaele Edwards, Vicario Castrense, che ottimamente possiede la nostra lingua.
II) Riunioni mensili del Comitato delle signore italiane. -- Allo scopo di riunire le forze della numerosissima Colonia della città di Valparaiso, lavorare per l'assistenza morale dei nostri connazionali, conservare fra essi il sentimento patrio, diffondete la nostra lingua e mantenere vivo l'amore alla patria, si fondò un comitato di signore e signorine di questa città.
Il Comitato è numerosissimo; più di cento sono le socie che dipendono dal Consiglio Direttivo che con dieci consigliere, in compagnia del Direttore Ecclesiastico, che è il sottoscritto, si radunano tutti mesi per trattare dello sviluppo morale e religioso della Colonia.
La Presidente del Comitato è la infaticabile signora Eugenia V. in Schiavetti, la Vice-Presidente la signora Teresa G. in Mori, la Tesoriera la signorina Ida Serra, e la Segretaria la signora Emilia Presciutti, la Pro-Segretaria la signorina O. Malfatti.
Il Consiglio direttivo dura in carica un anno.
Nelle riunioni mensili diressero parole d'incoraggiamento al Comitato l'Ecc.mo Incaricato d'Affari della Santa Sede, Monsignor Francesco Vagni, il rev.mo signor Ispettore D. Luigi Nai, e
S. Ecc. Rev.ma Monsignor Edoardo Gimpert, Governatore Ecclesiastico di Valparaiso.
III) Amministrazione dei Sacramenti ed assistenza degli ammalati. - Sua Ecc.za Monsignor Francesco Vagiti amministrò il Sacramento della Cresima a numerosi bambini e bambine della Colonia e a vari adulti.
Si prepararono anche alcuni bambini alla prima Comunione.
Si amministrarono trentatre Battesimi, la maggior parte a bambini grandicelli, poichè è molta l'incuria dei genitori di far battezzare i loro figli.
Fra i battezzati vi furono tre fratelli, di sedici, quattordici e dodici anni; il maggiore nel giorno seguente, ben preparato e con ottime disposizioni faceva la prima Comunione; gli altri due fratelli la fecero il giorno dell'Immacolata.
Si celebrarono pure circa dieci matrimoni e si fece un funerale solenne.
L'assistenza degli ammalati fu attesa con diligenza, specialmente nel Pensionato e nell'Ospedale di S. Giovanni di Dio. Furono numerosissimi gli italiani che ricevettero i Santi Sacramenti con vera edificazione.
Infine si attesero a domicilio molti altri ammalati, amministrando loro i S. Sacramenti.
IV) Soccorsi materiali ed assistenza agli emigrati.
- Per promuovere e sviluppare le opere di beneficenza a pro degli indigenti della nostra Colonia, il Comitato raccoglie mensilmente sottoscrizioni.
Durante l'anno si raccolsero 901 pesos che furono distribuiti così:
542,60 in latte e pane pei piccoli bambini della Colonia, e prern; --50,40 in vestitini e scarpe; -56 in rette per giovanetti orfani; - 68 per gli orfani di guerra di Pinerolo. --- Restano in cassa 174 pesos.
Si prestò consiglio ed aiuto pecuniario a vari emigranti.
Ecco il riassunto del poco di bene che, coll'aiuto di Dio e la buona volontà di tutta la Colonia, numerosissima, poichè passano i seimila, si è potuto fare sperando di poterlo aumentare in avvenire ».
Bottalo Francesco - Canove (Cuneo).
Caissotti di Chiusano cont.ssa Laura n. Ferrero d'Ormea - Torino. Calzaferri Caterina ved. Cattaneo - Malonno (Brescia). Cappelletti Giuditta ved. Zanfrini -Camerlata p. Breccia (Como). Casalegno cav- geom. Giuseppe - Torino. Contensoli Francesco fu Pietro - Edolo p. Mù (Brescia). Corazza Gabrielle - Torino.
Curtolo Luigia - Arten (Belluno).
Dacono Tommaso di Francesco - Pocapaglia,
Dal Molin D. Giov. Batt. - S. Giorgio di Brenta. (Padova). Durbino Maria - Cividale Friuli - Gagliano. Faggiani Clotilde - Torino.
Farini prof. Licinio - Ravenna.
Fidanza Petronilla - S. Severino Marche (Macerata). Giovannini Marco fu Gaspare -. Casabianca. Giuchardaz Antonio - Cogne (Torino). Godio Luigi - Candiolo (Torino).
Guglielmoni Paolina - Niva di Campo (Svizzera Cant. Ticino). Jorio Giacinta fu Giuseppe - Crevacuore p. Ailocche (Novara) Leva Ludovica - Torino.
Liquori Mons. D. Alfonso - Gragnano (Napoli). Mazzarolo D. Francesco -- Altivole (Treviso). Veggiorati Giovanni - Monza (Milano).
Negri Domenica - Colleretto Castelnuovo (Torino).
Nicoletti Beltramini Teresa - S. Arcangelo Roma (Forlì).
Oresio Filippo - Cuneo. Pinzotti Pietro - Cortenova. Poma Pozzo Ernesta - Torino.
Porta Pietro fu Agostino - Villafranca in Lunigiana (Massa Carr.). Prato Enrichetta - Vigone (Torino). Raiteri Giovi e famiglia - Candia Lomellina (Pavia). Reggiani Antonio - S. Pietro in Vincoli (Ravenna). Ribaldonec Teresa nata Scagliotti - Lu Monferrato. Rocca Vanetto Leonilda Vittoria - Rivara Canavese (Torino), Rozzi Giuseppe e Celestina De Micheli - Cremona. Sotgiù Battista - Ghilazza (Cagliari). Teisino Rosa - Somano (Cuneo). Torchi Maria Veronica ved. Capretti - Budrio (Bologna!. Vanzetti Delfina n. Rosso - Vigone. Zanella Orsola - Selino (Bergamo). Zavattaro Crespi Clementina - Borgo S. Martino (Alessandria) Alessi baronessa Rosina n. Caffacci - S. G. Gemini (Girgenti). Ambrosini D. Mosè - Montagna (Sondrio). Auriemma Matilde in Castaldi - Afragola (Napoli). Barban Celeste - Castelfranco (Treviso). Bellemo Vincenzo - Este (Padova). Bellucci Mons. Giacomo Maria - Chiusi-Piezza (Siena.). Bianchino Genoveffa -- Fossano. Bianco Delfina - Rivoli (Torino). Barberis Ottavia - Torino.
Castagnedi Angela ved. Mag - Soave (Verona). Cattaruzza Lucio Sigismondo - S. Quirino (Udine). Cavenago Giovanni - Bresso (Milano). Ceccon Celestino Barban - S. Andrea Muson. Celesa Anna di Vegliasco ved. Preve - Alassio, Coletti Santa - Este (Padova). Coppa D. Carlo - Busnago. Cuniberti Carolina - Calliano Monf. Danni Giuseppe -- Villanova Mond. (Cuneo). De Filippi Luigia - Torino. Della Cioppa Mons. Angelo - Lanciano (Chieti). Donati Teresina - Bussetto (S. Rocco). Falconio Card. Diomede -- Rama. Favrin Margherita - Castello Godego (Treviso). Figini Angela, - Vignole Borb. (Alessandria). Forneri D. Pietro - S. Sebastiano Po (Torino), Garone Giuseppe - Confienza (Pavia). Garzia Gaetano - Cagliari.
Gazzera Giov. Batt. fu Domenico - Benevagienna (Cuneo). Gianotti Tranquilla - Torino. Cionchino Amist-a Maddalena - Torino. Giordano D. Marco - Poggiolo (Cuneo). Girardi Clara - Torino.
Laguzzi Biagio - Castelferro (Alessandria). Macchi D. Cesare - Gallarate (Milano).
Marenco Catterina fu Pio - Rossiglione (Genova). Mascaretti cav. Col. - Spezia (Genova). Massa Rosa - Castello S. Lecco (Como). Micheri Bianca - Andora (Genova;. Missio D. Cornelio - Remanzacco (Udine), Mongiardino comtn. Felice - Roma. Monteverde D. Giovanni - Torbiato (Prenda). Morandi Catterina fu Giov. Maria Barzesto (Bergamo). Morbelli Giovanni, - Montaldo Borm. Morelli Domenico - Azzone. Mozzanica D. Antonio - Usmate
Mussolesi D. Giuseppe - S. Martino in Pedriolo (Bologna) Negri Amelia - Verona.
Paci Emilio - S. Quirino. Paglialunga D. Arcangelo - Orte.
Pagnucco D. Luigi - Udine. Pantani D. Giuseppe - Gallicano nel Lazio (Roma). Papa Veronica - Frazzanò (Messina). Pasquale Teol. D. Giovanni - Moncalieri (Torino). Passani D. Domenico -- Castelnuovo a Serra (Parma), Peila Maria fu Silvestro - S. Giorgio Canavese.
Pelleri Luigi fu Giovanni - Murazzano (Cuneo),- Perego D. Francesco - Castelnuovo. Raccagna Maria - Marsala.
Randazzo Vittoria, n. Alessi - Pozzo di Gotto, Rava Maddalena - Saluzzo (Cuneo). Roggeri Giacomo - Glori (Porto Maurizio). Rossi Angelina Foschi ved. Fasi - Firenze. Rovelli D. G. Batt. - Pozzo d'Adda. Rusca D. Fedele - Castello Valsolda (Como), Salvetti D. Ambrogio - Bicocca (Novara).
Scardai Amalia - S. Agata p. Santerno (Ravenna), Schlenk D. Giovanni - Ronco-Briantino (Milano), Scrivano Celestino - Camerano-Casasco (Alessandria), Serra conte Cosmo - Alghero (Cagliari). Sguazzini Giuseppa - Mosezzo (Novara). Spagnoli Giuseppe - Pinerolo (Torino).
Staiti Mons. Giuseppe di Brancaleone vece. - Andria r Tasca D. Valentino - S. Angelo (Treviso). Ternelli D. Andrea - Monte-Baranzone (Modena), Toselli D. Francesco - Prea (Cuneo). Vaccari D. Francesco - Biassono (Milano). Viale D. Giov. Antonio - Bagni di Vinadio (Cuneo} Villa Amalia - Inverigo (Como).