PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO
ANNO XLI - N. 3 1 MARZO 1917
SOMMARIO
Nella beatificazione del Ven. Cottolengo : ricordi di famiglia.
Domenico Savio: la sua figura, il suo significato, il suo valore (nel LX° anniversario dalla morte).
„Siamo forti!" - A. Card. Richelmy.
Il Papa e il Clero nell'ora presente. - P. Card. Maffi. Il nuovo Internunzio Apostolico del Centro America. Riconoscenza al Ven. Don Bosco: Proprio come il monumento!... .
Per Don Rua.
Ai piccoli amici di Don Bosco.
Una grazia di Domenico Savio. Come attirare i giovani all'Oratorio.
Dal Matto Grosso (Brasile): Fiori dì selva.
Il Culto di Maria Ausiliatrice - Nel Santuario di Valdocco - Grazie e favori.
Pel tempio votivo in onore di Maria Ausiliatrice a Castelnuovo d'Asti.
Note e corrispondenze: Il Vicario Apostolico di Magellano -- L'anniversario della morte di D. Bosco - Feste in onore di S. Francesco di Sales e Conferenze Salesiane - Opere nuove - Tra i figli del popolo - Tra gli emigrati - Notizie varie - Libri nostri.
Necrologio e Cooperatori defunti.
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - ViA COTTOLENGO, 32 - ToRINo
Ricordi di famiglia.
CHI non ha sentito parlare del Venerabile Giuseppe Benedetto Cottolengo, Canonico della Collegiata del Corpus Domini e Fondatore della Piccola Casa della Divina Provvidenza in Torino , di quella « Piccola Casa » che è un complesso di case e d'istituti, dove oggi sono accolte e mantenute - dalla Divina Provvidenza - oltre settemila persone? Ebbene, il giorno 29 del prossimo aprile avrà luogo a Roma la Beatificazione di questo gran Servo di Dio, e quel giorno alle campane di S. Pietro in Vaticano faranno eco festosa -- insieme con quelle della Piccola Casa della Divina Provvidenza - anche le campane della Basilica di Maria SS. Ausiliatrice e dì tutte le altre chiese Salesiane. Per noi la beatificazione del Ven. Cottolengo è una festa quasi di famiglia.
L'opera del Ven. Cottolengo e quella del Ven. D. Bosco furori suscitate dalla Divina Provvidenza quasi nello stesso tempo e nella stessa città: ambedue in Torino e nella prima metà del secolo scorso. Il Can. Cottolengo fonda l'opera sua nel 1828, Don Bosco nel 1841 ; il Cottolengo in due povere stanze presso la Chiesa del Corpus Domini, Don Bosco nella sacrestia di S. Francesco d'Assisi; e l'uno e l'altro, dopo poco tempo, si trasportano dal centro ai confini della città - ai confini d'allora - nel medesimo quartìere di Valdocco, ove, secondo la tradizione, subirono il martirio i tre soldati della Legione Tebea, Solutore, Avventore ed Ottavio.
Quando Don Bosco, dopo aver trascorsi dieci anni in Chieri, venne a stabilirsi in Torino, il Can. Cottolengo ancor non era passato all'eternità. Don Bosco giungeva a Torino sul principio di novembre del 1841 e il Ven. Cottolengo ne partiva il 21 aprile dell'anno seguente, per recarsi a Chieri dove santamente morì nove giorni dopo, il 3o aprile 1842. Nei quattro mesi e mezzo che corsero fra le due date, il nostro carissimo Padre e Maestro s'incontrò più volte col Can. Cottolengo. La fama della carità e della santità del Cottolengo aveva valicato i confini del Piemonte e dell'Italia; e Don Bosco che formava, fin dalla prima giovinezza, il proposito di farsi l'amico, il benefattore, il padre della gioventù povera e abbandonata, doveva sentirsi irresistibilmente portato ad avvicinare quell'Uomo di Dio che aveva già leniti tanti dolori, asciugate tante lagrime, ed aperto, per mezzo della carità, a tanti poveri, reietti ed abbandonati dal mondo, il paradiso.
Don Bosco adunque s'incontrò col Can. Cottolengo ; e questi, fermando uno sguardo penetrante sul giovane prete, gli disse: - Avete la faccia da galantuomo: venite a lavorare nella Piccola Casa della Divina Provvidenza, chè il lavoro non vi mancherà.
Un anno prima, nel 1840, il Can. Cottolengo aveva istituito una Congregazione di preti secolari sotto l'invocazione della SS.ma Trinità, per l'assistenza spirituale dei suoi ricoverati, che erano saliti già a settecento. Ma non bastando a tutto quei pochi virtuosissimi sacerdoti, continuava a giovarsi - con somma riconoscenza - dello zelo di parecchi ecclesiastici di Torino, che, attirati dal suo esempio, impiegavano volentieri le ore libere dall'esercizio del sacro ministero e da altre occupazioni, presso i suoi poveri infermi. Anche Don Bosco annuì con trasporto all'invito del Canonico, e prese a frequentare la Piccola Casa.
Nell'entrarvi « lesse all'ingresso il motto che spiegava il segreto di tanti miracoli: Charitas Christi urget nos! e inginocchiatosi - dice Don Lemoyne - dinanzi all'immagine di. Maria SS. posta nell'anticamera delle corsie, fu commosso fino alle lagrime leggendo su quell'arco: Infirmus eram et visitastis me; quindi chiese di essere presentato al Venerabile Fondatore. Il Canonico Cottolengo lo accolse con amorevolezza e gli fece visitare i vasti locali.... » dove Don Bosco vide anche, con profonda amarezza, avvizzito e prossimo a marcire tanto fiore di gioventù.
Finita lentamente la visita, mentre era sul congedarsi, il Canonico Cottolengo toccando e stringendo tra le sue dita le maniche della veste del giovane sacerdote, gli disse
- Ma voi avete una veste di panno troppo sottile e leggera! Procuratevene una che sia molto più forte e molto consistente, perchè i giovanetti possano attaccarvisi senza stracciarla... Verrà un tempo in cui vi sarà strappata da tanta gente
La profezia del Ven. Cottolengo si avverò, come sanno i lettori, pienamente; e, Don Bosco, anche in mezzo alle molteplici opere di zelo per i giovanetti, continuò, fin verso il 186o, a recarsi pressochè quotidianamente ad esercitare il sacro ministero nella Piccola Casa..
Un giorno - narriamo un piccolo episodio - colla testa rotta e privo di sensi e di parola, vi era stato trasportato un garzone muratore, allievo dell'Oratorio, che aveva corso rischio di rimanere pressochè sepolto tra le macerie nel crollo della vólta di una casa in costruzione. Il poverino era da sette giorni in quella dolorosa condizione, quando, all'improvviso, fissando il fondo della corsia si pone a gridare con gran sforzo: - Don Bosco ! Don Bosco! - I circostanti ne sono stupiti. Un capuccino, che si trovava in quella sala, disse che quell'infelice, dal giorno che era stato trasportato all'ospedale fino a quel punto, non aveva mai detto una parola! Ma in quel momento in fondo alla corsia era apparso realmente Don Bosco, che con premura gli si avvicinò, lo confessò, gli disse cose che fecero tornar sereno il suo volto, e ciò fatto percorse l'infermeria visitando altri malati. Il giovanetto perdè di nuovo la parola; e mentre Don Bosco, finito il giro della sala, gli era tornato da presso, spirò placidamente. La Divina Provvidenza aveva condotto il buon Padre nel momento opportuno per salvar l'anima di un suo figliuolo.
Con queste visite alla Piccola Casa le sante relazioni iniziate da Don Bosco col Ven. Cottolengo divennero più intime con i suoi primi successori. Nel 1852, quando a Torino scoppiò la polveriera che produsse gravi guasti a vari edifizi della Piccola Casa e lasciò illese le esili mura della prima Chiesa che innalzava Don Bosco che fu di quell'anno dedicata a S. Francesco di Sales), il nostro buon Padre ricono scendo nel fatto uno « speciale favore del Cielo» e « non sapendo meglio esprimere la sua gratitudine verso la Divina Provvidenza, se non col venire in aiuto di quel meraviglioso Ospedale, che dalla medesima s'intitola », d'accordo col comitato promotore di una lotteria a benefizio della sua chiesa, stabiliva che parte dell'utile venisse ceduto a prò dell'Opera del Cottolengo « che pe' suoi principii e per la sua conservazione è un miracolo della Provvidenza » .
A quel tempo governava la Piccola Casa il Can. Luigi Anglesio, un altro gran Servo di Dio, che fu pel Can. Cottolengo quello che fu Don Rua per Don Bosco, cioè non solo il 1° Successore ma il degno continuatore dell'Opera iniziata. Ed anche il Can. Anglesio, che fu il Padre della Piccola Casa per circa 4o anni - dal 1842 al 1881 - e portò il numero dei ricoverati a tremila, fu unito con Don Bosco dai più stretti vincoli di venerazione e di amicizia. Un giorno, uno dei nostri sacerdoti, il Teol. Giulio Barberis, ora Direttore Spirituale della Pia Società Salesiana, magnificando col Can. Anglesio la santità del Cottolengo ed esprimendo la sicurezza di vederlo elevato agli onori degli altari, quel venerando ministro del Signore con accento di profonda riverenza e di assoluta convinzione ripetutamente esclamò: - E col Cottolengo, Don Bosco!... E col Cottolengo, Don Bosco!...
Anche Don Bosco era egualmente convinto della santità del Cottolengo. Nel 1867 - cinquant'anni fa - un alunno dell'Oratorio lo interrogò, per incarico della madre, se il Can. Cottolengo sarebbe stato Beatificato. Don Bosco rispose: - Di' a tua madre che sí: il Cottolengo lo beatificheranno; ma nè lei nè io lo vedremo sugli altari : tu lo vedrai! - Quella pia donna morì nel 1870; ma il figlio, che contava allora undici anni, vive ancora, come gli aveva predetto Don Bosco.
Abbiamo anche eloquenti testimonianze dell'alta stima in cui D. Bosco aveva lo stesso Can. Anglesio. In una memoria autografa, ove il nostro buon Padre narra le perquisizioni e vessazioni cui fu sottoposto per vari anni l'Oratorio, a partire dal 186o, dopo aver detto come « il nostro istituto, depurato dalla stampa religiosa e dalla cattiva, che nulla trovò da biasimare, acquistò gran credito nella pubblica opinione », dopo aver soggiunto che « molti Vescovi, come Mons. Calabiana di Casale, molti Municipi, come quello, di Lanzo, fecero domanda di andare nel rispettivo paese e diocesi ad aprir case di educazione » prosegue così
« Fra le molte persone degne di alto riguardo, che in quella occasione vennero a cosolarci e a confortarci, fu il caritatevole Can. Luigi Anglesio, Rettore dell' Opera detta del Cottolengo. Nel congedarsi il santo sacerdote mi salutò con queste parole: - Si rallegri nel Signore. L'Opera sua fu provata. Quando si cominciò la persecuzione contro gli Apostoli, essi uscirono da Gerusalemme e andarono a portare la fede in altre città e in altri paesi. Così sarà della sua Casa. - Disse la verità. Da quell'epoca - continua Don Bosco -cominciammo appunto ad avere un nunumero così esorbitante di domande per giovanetti che, non potendoli tutti accogliere in Valdocco, fummo costretti ad aprire altre e poi altre Case, di cui prima fu il Piccolo Seminario o Collegio di S. Carlo in Mirabello Monferrato ».
Ma già allora molti dei giovanetti che erano raccomandati a Don Bosco e non potevano, per difetto di locale, essere accolti nell' Oratorio, venivano indirizzati al Can. Anglesio e da lui ricoverati nella Piccola Casa, nelle famiglie dei Luigini, dei Fratini, e specialmente dei Tommasìni ; come Don Bosco era ben lieto di accogliere, per più anni, i Tommasini del Cottolengo, insieme con i suoi giovanetti studenti, nelle scuole ginnasiali dell'Oratorio.
Anche il Can. Domenico Bosso, che succedette al Can. Anglesio e morì nel 1891 lasciando elevato a cinque mila il numero dei ricoverati nella Piccola Casa, continuò ad avere con Don Bosco, e poi col suo successore Don Rua, gli stessi rapporti che più che di buoni vicini si dovrebbero chiamare di veri ed affezionati fratelli. Quando Don Bosco mori e quasi tutta Torino si recò alla chiesetta di S. Francesco di Sales per visitarne la salma, noi vedemmo il Can. Bosso, insieme con altri preti e fratelli della Piccola Casa, venire all' Oratorio in corteo, a croce alzata, entrare in chiesa, collocarsi ai lati della salma ed ivi fermarsi a lungo in ginocchio, recitando l'Ufficio dei morti.
Questi ricordi e molti altri che potremmo aggiungere circa le relazioni che corsero - e corrono tuttodì - fra i Successori del Ven. Cottolengo e i Successori del Ven. D. Bosco, come ci tornano cari in questa circostanza ! Solo al pensare alla gioia che avrebbe provato Don Bosco, se avesse veduto sorgere il giorno - omai decretato - nel quale la fronte del Ven. Giuseppe Benedetto Cottolengo sarà ricinta dall'aureola dei Beati, noi ci sentimmo e ci sentiamo il cuore ricolmo di tanta esultanza, che non possiamo non manifestarla ai lettori.
Nel 1877, cioè l'anno in cui venne introdotta la causa di Beatificazione del Can. Cottolengo, Don Bosco volle che s'illuminasse a festa tutto l'Oratorio, e inviava la musica istrumentale dei suoi artigianelli a rallegrare i cortili della Piccola Casa; e forse fu l'unica volta che una banda musicale si aggirò in quei pietosi recinti, sacri al dolore lenito dalla carità cristiana e santificato dalla preghiera.
Quest'anno, in occasione del faustissimo avvenimento della Beatificazione del Ven. Cottolengo, compiuto il rito solenne in S. Pietro in Vaticano, il primo tempio che ne accoglierà l'immagine ricinta dall'aureola, la stessa immagine innanzi alla quale si sarà prostrato a pregare anche il Vicario di Gesù Cristo, sarà il tempio del S. Cuore in Roma, eretto dal Ven. Don Bosco ed uffiziato dai suoi figli, un dei quali, rivestito della Sacra Porpora, pontificherà la messa nel primo giorno del Triduo in onore del Beato
Giuseppe Benedetto Cottolengo.
Presenti in ispirito, tutti i figli di D. Bosco circonderanno in quell'ora l'Eminentissimo Card. Giovanni Cagliero, e mentre renderanno grazie a Dio per la compiuta esaltazione d'uno dei più grandi eroi del Cristianesimo, pregheranno il nuovo Beato a voler benedire sino alla fine dei secoli, con la Piccola Casa e le altre Opere sue, anche le Opere Salesiane, e Lo supplicheranno altresì perchè, interponendo la sua intercessione, voglia affrettare il giorno in cui pure al Ven. Don Bosco siano decretati gli stessi onori.
Vite, immagini e oleografie del nuovo Beato.
Per desiderio dei nostri Superiori, alcuni nostri Confratelli hanno curato e commesso alla S. A. I. D. per la diffusione della Buona Stampa,
Corso Regina Margherita 174-176, Torino, la preparazione di medaglie, immagini, cartoline, fotografie, oleografie e Vite del nuovo Beato.
Anche le « Letture Cattoliche » di Torino,
fondate dal Ven. D. Bosco, pubblicheranno una breve Vita del Beato Giuseppe Benedetto Cottolengo, scritta da uno dei Sacerdoti della Piccola Casa.
I lettori saranno tenuti al corrente di queste novità nel prossimo numero.
La sua figura - il suo significato - il suo valore
(Nel LX° Anniversario dalla morte - 9 marzo 1857).
MOns. CARLO SALOTTI ha scritto una bella biorafia di Domenico Savio. La larga diffusione che ebbe l'elegante volume dimostra due cose: il favore che incontra la brillante penna dell'illustre scrittore e il fascino che circonda la figura dell'angelico giovane.
La figura di Domenico Savio, quale ci viene presentata dal Salotti, è sostanzialmente, ed in tutti i suoi tratti, quale uscì dalla soave penna del Ven. D. Bosco, che dell'angelico giovane fu insieme maestro e plasmatore, ammiratore e biografo. Non molte sono le notizie aggiunte a quelle che già aveva pubblicate il Ven. Maestro. Esse confermano pienamente la figura che del Savio ci lasciò Don Bosco, ma non ne modificano in alcun modo l'aspetto. E se esso in luce nuova si presenta, può dirsi sia per luce riflessa. Don Bosco, scrivendo del suo diletto discepolo che egli stesso aveva formato alla scuola della perfezione e della santità, si era fatto - per convenienza e per umiltà - uno studio di occultare se stesso più che fosse possibile. Ma questo occultamento, se non gettava nessuna ombra sulla figura del Savio, ne sottraeva però una luce particolare - quella che dalla santità del Maestro proveniva al discepolo. - Il Salotti, ponendo bene in rilievo l'opera e la figura del Maestro, proietta la luminosa luce di lui sul discepolo, che così brilla di luce più viva e appare - se così può dirsi - più intimamente congiunto col Maestro stesso.
E bisogna pur dire che il Salotti ha compiuto questo lavoro con vero intelletto d'amore, come non avrebbe potuto fare il più affezionato tra i figli del Ven. D. Bosco.
La figura di Savio Domenico s'impone per questo semplice fatto, che egli, giovinetto di appena quindici anni, giunse alla più alta vetta della virtù e della perfezione, alla santità: raggiunse cioè quella méta a cui molti pur mirano e aspirano costantemente, senza però giungervi mai pienamente, o giungendovi solo dopo gli sforzi di lunghi anni. Savio Domenico ci presenta nella sua vita questo portento. L'uso di ragione e la pratica cosciente della virtù non incomincia regolarmente prima dei 7 anni; Savio morì a quindici: egli perciò compì in 8 anni il cammino che altri compie in una intera vita. Bisogna ben dire che egli corresse per questa via a passi di gigante.
E che camminasse veramente a passi da gigante, si fa manifesto dalla sua vita. Chi lo segue attentamente, lo vede incedere subito con passo sicuro, e risoluto avanzarsi senza posa, ed inalzarsi continuamente, fino ad un'altezza a cui mai non si penserebbe possa giungere un semplice giovinetto.
Oh! il cammino della virtù non si percorre e non si misura col piede che striscia sulla terra. La grazia di Dio talora si diletta di scegliere anime privilegiate e di infondere in loro i suoi doni con predilezione e con maggior abbondanza. E se queste anime corrispondono alle ispirazioni e al lavorìo della grazia, allora noi abbiamo la maturazione del frutto di santità, tanta più bello e rigoglioso, quanto maggiore è la corrispondenza dell'anima alla grazia. La santità non può essere che la risultante di queste due forze: azione divina e corrispondenza umana; o almeno tale è la santità autentica, riconosciuta, che presenta di sè le garanzie potenti e controllabili dinanzi al giudizio della Chiesa e degli uomini.
E tale è la santità di Domenico Savio, che la Chiesa sta sottomettendo al suo giudizio col processo canonico, prima d'inalzarlo agli onori degli altari e di proporlo solennemente modello sublime ai fedeli e alla gioventù in particolare. Non puro effetto della grazia, per quanto questa sia stata grande; ma frutto insieme di convinzione profonda, di volontà risoluta, d'azione energica - di sforzo personale, in una parola, e di sforzo eroico - ci appare la santità di Domenico Savio. Eppure in lui tutto è pace, tutto è soavità, tutto è gioconda allegria, precisamente come s'ammira nel suo Ven. Maestro. Si direbbe che nel maestro e nel discepolo Dio volesse stampare due tipi nuovi di santità, santità genuina insieme e moderna. Ed è forse soprattutto per questo che Domenico Savio merita di essere proposto come modello alla gioventù dei nostri tempi.
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L'aspetto che maggiormente colpisce in lui, è il suo angelico candore; quel candore che, chi lo conobbe di vista, afferma gli trasparisse sul volto, e che noi ammiriamo ancora nei ritratti che ce ne tramandano l'immagine.
Sempre nella Chiesa vi furono delle anime che conservarono immacolato il candore del loro cuore; ma noi rimaniamo rapiti, estasiati, quando ci incontriamo in anime da cui il candore non solo traspare, ma, oserei dire, si diffonde e si trasfonde, come un profumo di fiore delicato, come tana fragranza di paradiso; anime veramente privilegiate, cadute, si direbbe, non si sa come dal cielo in terra, che vivono stilla terra senza toccare la terra, senza sentirla, senza riceverne alcuna polvere, quasi senza conoscerla. E tale fu il Savio.
No, tale non fu; o meglio, falso è il concetto che siam tentati di formarcene a primo aspetto. Lo splendore del suo candore, il fascino della sua purezza cì trae in inganno; la luce celeste che irradia da lui, ci toglie l'immagine della realtà. Quello che noi siamo tentati di chiamare creatura angelica, caduta dal cielo in terra, vissuta all'infuori di ogni contatto terreno, fu una creatura umana, vissuta in terra, ma che alle seduzioni umane seppe resistere; e della terra senti il contatto e il peso, senza sentirne la contaminazione, perchè seppe - colla grazia di Dio a cui unì il pensiero chiaro della mente, il proposito fermo della volontà, lo sforzo costante della propria energia - seppe, dico, sollevarsi al disopra della terra e del mondo e trasportare ogni suo pensiero, ogni suo affetto, l'intera sua vita, in un'atmosfera di paradiso. Comprese e volle la vera bellezza, la vera grandezza, e la raggiunse. La raggiunse già dalla terra, prima ancora di volare al cielo; la raggiunse a un grado eminente; la raggiunse e la visse e la manifestò e la trasfuse e si adoprò per diffonderla per quanto potè. Ciò forma il suo incanto, la sua grandezza, il suo eroismo.
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Vero eroe questo giovanetto che muore a quindici anni. Più che l'eroismo delle sue aspirazioni, come il sogno grandioso della conversione dell'Inghilterra e del mondo intero; e l'eroismo del suo coraggio, come quando col crocifisso in mano disarma il furore dei due insensati che stavano per misurarsi sotto le mura della cittadella, e del suo apostolato in mezzo ai compagni e nelle case di Torino, e lo stesso eroismo delle sue sofferenze e del suo desiderio intenso di soffrire, sta l'eroismo del suo candore, cosicchè vero eroe è il giovinetto che morì a quindici anni, conservandolo non solo illibato, ma facendolo risplendere di luce celeste.
E perciò è ben degno che venga proposto all'ammirazione e all'imitazione della crescente gioventù.
Baldi giovani, a cui caldo fluisce nelle vene il sangue, non agghiacciatelo e non infettatelo con le esalazioni putride del fango e della sozzurra. Baldi giovani, a cui sorride la vita, non l'avvilite e non la consumate nel vizio. Giovani, a cui oggi, a cui domani forse la patria chiederà il sacrifizio del sangue e della vita, conservate il sangue puro e forte, conservate la vita piena e rigogliosa per dedicarla tutta al bene della patria; conservate il cuore puro per guardare sereni ed intrepidi in faccia al pericolo e per affrontare, qualora fosse necessario, anche la morte sul campo dell'onore.
Giovani, dotati di spirito immortale, venuti dal cielo e fatti pel cielo, al cielo sollevate i vostri sguardi e le vostre aspirazioni. Comprendete la vostra grandezza e siatene degni. Siate forti. La purezza vi darà la forza del corpo, conservando integre le vostre energie, invece di sciuparle nel vizio; e segnerà insieme la forza dell'animo vostro, dimostrando in voi un animo che sa vincere la più aspra battaglia che mai si presenti ad uomo, quella dell'appetito perverso e del proprio istinto depravato; un animo che sa compiere la più bella conquista, quella del dominio di se stesso; che sa sollevarsi al disopra delle bassure e innalzarsi alla sfera della vera bellezza e della vera grandezza.
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E dove si manifesta l'eroismo .del Savio? Precisamente in questo fatto singolare, che egli potè trascorrere la sua vita senza offuscare menomamente il suo candore.
Non cerco quanto vi fosse di dono di natura. Sono certo che pur vi fu azione singolare della grazia di Dio, che volle a sè riservato in modo particolare questo giglio di purezza. Ma riconosco - perchè vedo e tocco - la coscienza della virtù, il proposito fermo di mantenerla ed accrescerla, lo sforzo costante ed eroico per conservare intatto il giglio della purezza.
Non visse il Savio in mezzo alle seduzioni di una corte corrotta, nè in mezzo ai pericoli di un ambiente perverso. Ma non visse neppure in un eremo, nè fu chiuso fra le pareti d'un chiostro: non fu un gioiello conservato gelosamente in una custodia, se è lecito usare un simile linguaggio. Certo, su lui vegliarono attenti i genitori dapprima e i suoi educatori di poi, ed in particolare il Ven. D. Bosco. Ma il Savio si trovò, come ogni altro, a contatto della vita e del mondo.
Ebbe coscienza del male, conobbe il pericolo, seppe lo sforzo necessario per la virtù; si fece una legge di praticarla ed alla legge si attenne nel modo più assoluto ed inflessibile.
L'eroismo non si misura solo dall'opera, ma dal modo con cui viene compiuta e dalle circostanze in cui si svolge. L'eroismo d'una virtù può manifestarsi variamente. Vi è chi nel pericolo a cui volontariamente o involontariamente si trova esposto, affronta risolutamente il male, lo supera, e lo vince a costo di sacrificio doloroso. E vi è chi, per evitare ogni contatto col male, sfugge il pericoloo stesso; ma per fuggirlo deve farsi una legge costante di bene, d'abnegazione e di sacrifizio, di rinuncia anche a ciò che per sè non è male. Qual delle due forme sia più da ammirare, non saprei. La prima può talora presentarsi con maggior splendore e con maggior imponenza; la seconda è in apparenza più umile, ma forse la vince sulla prima, dimostrando tanto ardore di bene e tanta forza combattente il male, da prevenirlo nella sua stessa radice.
Comunque, non si dovrà dire eroismo quello di un giovane non ancora decenne, che, appena conosce il male, non solo si fa un proposito di evitarlo, ma protesta di voler subire piuttosto la morte che commetterlo? E per quello che riguarda la purezza del cuore, è un atto eroico, anzi, un seguito continuo di atti eroici che fa Domenico Savio, quando, in omaggio alla legge propostasi, in casa, nell'Oratorio e per le vie della città e nella scuola e nell'intimità dei compagni e degli amici, si mostra sempre presente a se stesso e pronto ad allontanare qualunque cosa che possa anche lontanamente offuscare il suo candore.
E non è un atto di eroismo quello di Domenico, che fa un patto coi suoi occhi di non guardare mai quello che gli potrebbe essere di pericolo? E vincendo la debolezza e la spensieratezza della sua età, la curiosità propria dei giovani, la vivacità del carattere, il patto osserva fedelmente, nonostante i pericoli e le seduzioni delle vie della città, le dicerie e i motteggi dei compagni discoli e le stesse rimostranze dei compagni non cattivi, che trovano esagerato il suo riserbo e troppo rigorosa la sua modestia.
Un giovane quindicenne che così nobilmente sente, così fortemente vuole e così tenacemente opera, è un giovane in cui la nobiltà e la forza superano il livello comune e raggiungono la sfera della vera grandezza e dell'eroismo.
Vero: quel giovane cuore non sentì l'urto delle passioni pugnanti in seno, non il soffio della tempesta, non lo strider della bufera; non conobbe, si direbbe, la lotta; ma perchè vinse una più nobile vittoria. Del resto, chi fu capace dell'eroismo che gli diede quella vittoria, avrebbe pur saputo affrontare in qualunque momento la lotta e vincere in qualunque più aspra battaglia.
Un alto ideale sorreggeva tanta forza e tanto ardore di bene e di virtù. Egli teneva le pupille a terra, ma il suo sguardo, come la cima del suo pensiero e l'affetto del suo cuore, era continuamente rivolto al cielo.
Monito alto e chiaro a tutti, ai giovani specialmente: Savio comprese il senso e il valore della vita, intese la vera grandezza. Chiave che apre il mistero e svela il miracolo che fu rinchiuso in quel giovane cuore. Egli mirava al cielo! «Che vuoi dunque fare degli occhi, se non te ne servi a rimirare queste cose? » gli chiedeva un giorno un compagno. E Savio rispondeva: « Io voglio servirmene per rimirare la faccia della nostra celeste Madre Maria, quando, se coll'aiuto di Dio ne sarò degno, andrò a trovarla in Paradiso ». Qui la virtù di Savio ci appare rivestita di un profumo singolare; la sua grandezza è circonfusa d'una bellezza che incanta; profumo e bellezza di paradiso.
Nell'Evangelo non mancano le parole gravi, innanzi alle quali si commuove la nostra pochezza. Per certo paiono ripugnanti al nostro delicato sentire molti fra gli inviti del Divin Maestro; ma non dobbiamo cedere innanzi all'apparenza, non dobbiamo abbandonarci alle tristi inclinazioni della natura corrotta. Gesù ci dice chiaramente che se vogliamo andare dietro a Lui dobbiamo rinnegare noi stessi, prendere la nostra croce, portarla ogni giorno, e seguirlo. E noi dobbiamo non dimenticare mai che per tutti è necessità assoluta l'essere forti e magnanimi innanzi alle difficoltà inevitabili della vita presente; non è questo povero mondo il luogo del riposo e del gaudio; questo è il tempo della lotta, mentre la felicità piena e perfetta è riserbata all'eternità. Chi non sa resistere alle sue passioni, ben presto diviene schiavo delle medesime, e da esse vien trascinato nel fango dapprima, dipoi nell'abisso; chi non vuole saperne di prendere volonteroso la propria croce, troppo facilmente cade in malo modo sotto il peso della stessa; chi non segue Gesù, diviene vittima del grande nemico, il demonio. Eppoi, non è egli vero, o miei buoni Fratelli e Figliuoli? Gesù porgendoci la croce ci addita insieme ne' suoi dolci consigli e ne' suoi preziosi esempi il modo pratico di nobilitare la stessa, quasi togliendole l'asprezza, e di renderla amabile coi fiori della santità. In quella guisa che nell'adempimento della sua missione come Maestro del genere umano Egli volle Prima fare, poi insegnare - coepit facere et docere - così nell'arte di soffrire a Lui piacque non solo precedere i suoi discepoli m a andare innanzi tanto che ai nostri patimenti tuttochè molto più lievi venisse forza e merito per la sovrabbondanza delle sue pene.
AGOSTINO Card. RICHELMI (nella Pastorale per la Quaresima 1917).
Professate voi, e col vostro esempio, inculcale anche agli altri ossequio e devozione filiale al Papa...
Ben vedete come da una parte si cerchi d'insinuare ogni sorta di calunnie contro il Papa, e come dall'altra si diffonda il silenzio intorno ai miracoli di carità che Egli compie in tolto il mondo, specie nei paesi belligeranti, per lenir tanti dolori e asciugare tante lagrime. Cooperatori, attenti all'insidia; voi venerate il Papa e diffondete largamente, attorno a voi, eguale amore pel Vicario di G. C.
(Dalla lettera del sig. D. Albera ai Cooperatori Salesiani, in data 1° gennaio 1977),
Il Papa.
Naturalmente, i primi e più fieri attacchi dovevano essere e furono contro il Papa: - strategia vecchia anche questa, già nel Vangelo esposta minutamente, con ricchezza di ammaestramenti, che i fedeli devono custodire ben cari per mantenersi sempre più docili e compatti intorno a Lui! - E con offese contradditorie - del Papa, che da tutti supplicava pace, si disse ch'era un'anima debole, non fatta per apprezzare le grandi vittorie e le supreme giustizie, sia pure conquistate attraverso al sangue; - e del Papa, che pace non riusciva ad ottenere, si mormorava: Ma che fa il Papa? - Povero Papa! Schernito se domanda, schernito se non ottiene! - Che fa il Papa? Ve lo dirò io che fa: fa il Papa, e basta; e lo fa gridando a tutti perchè, con una pace di giustizia, che rispetti ed onori ed assicuri i diritti delle nazioni e le aspirazioni legittime dei popoli, anche dei piccoli popoli, cessi questo disonore e questo suicidio della povera Europa; e lo fa condannando quelle violazioni dei diritti degli innocenti, dei deboli, degl'inermi, che neppure i furori più ciechi possono autorizzare e coonestare; e lo fa scongiurando perchè i monumenti della fede e dell'arte sieno rispettati e salvi; e lo fa pregando perchè sieno mitigate le condanne, risparmiate le vite, restituiti, scambiati, consolati i prigionieri e i feriti, e rese tranquille le famiglie sulla sorte dei loro cari; e lo fa dicendo anatema alle deportazioni, che rinnovano la più selvaggia barbarie; e lo fa mandando il pane natalizio e il saluto e la benedizione agl'italiani prigionieri!... Questo ha fatto e fa il Papa per fare il Papa, specie quando una più vasta e maggiore sua opera pacificatrice gli è attraversata, contesa, negata!
Aggiungerò a caratteristica manifestazione del cuore del Papa in confronto e contrasto del cuore... - no, non profaniamolo il cuore! dirò piuttosto: in contrasto del fegato e della bile de' suoi nemici - aggiungerò una riga d'un triste giornale, che con grande compiacenza, intitolava un suo articolo così: Di un fiasco della diplomazia pontificia.
Non so se vero il fatto, del quale vi si parlava.: ho ragioni per credere di no: ma questo interessa di notare che l'articolista affermava che al Papa non era riuscito di ottenere che si fossero rese meno tristi le condizioni di alcuni prigionieri ed internati, malati, feriti, mutilati, e di questo il giornale si compiaceva ed invitava tutti a ridere del fiasco! - Compiacersi perchè al Papa non era riuscito di mitigare un'agonia? È ferocia!
Maggiormente però contro il Papa s'infierì accusandolo di partigianeria, e si disse: Padre di tutti, sia eguale per tutti! Ed invece!... - Miei fratelli, l'accusa è stata detta da molti e sovente, e conviene quindi esaminarla: permettetemi però che io mandi innanzi all'esame l'amenità di un racconto. - Altra delle arditissime creazioni del grande architetto Alessandro Antonelli è la cupola, terminata nel 1878, che, sui piloni costruiti da Pellegrino Tebaldi nel 1557, si slancia, a metri 121 dal suolo, ad ammirato compimento e splendida corona del tempio di S. Gaudenzio in Novara. Ma eretta la cupola, sotto vi si piegavano i piloni, e subito cominciarono adunque a rumoreggiare timori ed allarmi, che sollecitavano provvedimenti. da tutti segnalandosi a prova del cedimento le inclinazioni dell'alta mole, che piegava, secondo gli uni all'abside, secondo gli altri alla facciata, secondo altri a destra, a sinistra, a tutti i vertici insomma della rosa dei venti. L'Antonelli intervenne, e raccolti sotto la grande cupola gli assertori delle diverse inclinazioni, nel circolo centrale del mosaico del pavimento tracciò due diametri, e fatto poi calare dal vertice della cupola il piombino, a tutti lo additò all'intersezione dei diametri, quindi esattamente al centro. Uno spalancar d'occhi, un guardare in su, un guardare in giù, lui guardarsi in faccia, e via! La cupola era, ed oggi ancora è diritta! - Mal si giudica ciò ch'è lontano, specie se solitario, isolato ed in alto, ed ogni trattato d'ottica, di astronomia o di fisica terrestre premunisce contro gli errori e le illusioni, che le riflessioni e le rifrazioni dei raggi luminosi possono produrre: gli strati interposti, eterogenei per densità, composizione e temperatura, deviano e impoveriscono la luce, che li attraversa; ed ecco cento fenomeni, che impediscono una esatta percezione delle cose ed un retto apprezzamento, e favoriscono invece gl'inganni delle più fantastiche e vane creazioni e dei falsi miraggi. E questo quanto più nel campo umano, dove interessi, passioni, inesattezze o falsità di notizie spostano, tolgono, sopprimono molte volte o colorano con accarezzati soggettivismi ogni poca luce, riscaldando così le immaginazioni ai voli più pazzeschi, che nessun ippogrifo ardirebbe di tentare! Vedetelo nei fatti quotidiani e comuni, allorchè molti, ed in contrasto, dipendono da uno: tutti temono, tutti accusano di parzialità, e può ben il giudice far miracoli per mantenersi diritto più dell'obelisco di piazza S. Pietro: tutti gli grideranno d'essere più torto del campanile di Pisa.! Gli scolari trovano parzialità nelle classificazioni del professore; i partiti d'ogni città vedono parzialità nelle disposizioni del prefetto; i litiganti temono parzialità dai giudici, e persino i figli s'ombrano sospettando parzialità nei genitori! Il Papa non ha certo bisogno di avvocati a difesa della sua equanimità e serenità, e molto meno del poverissimo avvocato che sarei io; ma anche senza conoscere od esaminare i fatti, questo io sento di potere e di dover dire a voi, miei figli: State tranquilli e fidatevi: la cupola di S. Pietro è diritta, e certo più ancora di quella di Novara! -- È voce che una mattina sulla soglia della sala d'udienza dell'Em. Signor Cardinale Gasparri, Segretario di Stato di S. S., si vennero ad incontrare i rappresentanti di due potenze oggi nemiche ed in guerra, e che il secondo, entrando, avesse lamentato le preferenze fatte al primo, ch'era uscito. A farlo apposta! Ed il primo era proprio andato a lamentarsi delle preferenze che diceva fatte al secondo! - Non fu certo quella la mattinata difficoltosa, della diplomazia vaticana: non ci fu che da adottate il sistema del Manzoni, appaiare i lamenti e licenziarli, reciprocamente compensati..
Il Clero.
E passo al Clero, per il quale mi restringo ad una semplice constatazione di contraddizioni. - Dai partiti, che ci odiano, si sperava che il Clero, a guerra dichiarata, si sarebbe apaticamente rintanato nelle sue sagrestie a piagnucolare, a mormorare, a congiurare, in attesa di sbucarne, a cose finite, a crescere e sfruttare il malcontento: si credette anzi e si sperò di poterlo subito addentare come nemico della, patria, come un pubblico traditore!... Di qui le denunzie, le repressioni, le persecuzioni contro lo spionaggio, contro le segnalazioni luminose, che dovevano irradiare dalle canoniche e dai conventi! Dì qui le cronache di certi giornali con vera voluttà piene di punizioni, di dimostrazioni, di processi, persino di fucilazioni per questi preti sciagurati! Tra parentesi: - stando a certi giornali, quante volte non sarebbe stato fucilato il parroco di Caporetto! Bisogna però dire che i fucilieri di quei giornali dovettero essere ben infelici tiratori, se, dopo tanti bersagli, quel parroco ancora è vivo, e certo gradisce il nostro augurio di vita prospera, e per molti anni ancora! -In qualche paese l'unico sindacato e discusso fu il Parroco, sul quale s'erano sfogate con denunzie le invidie e le vendette dei soliti facinorosi microcefali. Ebbene? A che abbiano approdato queste manovre, tutti lo sanno, che videro alle accuse rispondere le assoluzioni ed ai biasimi gli applausi; ma da notarsi che fu però allora che si mutò tattica, e che dell'opera generosa, larga, patriottica data dal Clero si abusò per gridare tra coloro, che dalla guerra risentivano maggior disagio, che la guerra l'han voluta i preti! E così questi poveri preti sono messi in croce e perché han voluto la guerra e perchè non la vorrebbero; e perché austriacanti e perché guerrafondai; e perchè nemici della patria e perché troppo amici colle opere di sollievo e di carità che vanno compiendo; e l'una o l'altra accusa uno stesso agitatore la grida a seconda degli ascoltatori! Commedia umana, che sarebbe tutta da ridere, se non facesse piangere!
Ed a voi, miei Figli; a voi, popoli, che una volta ancora alla stregua non delle parole, ma delle opere, avete potuto distinguere e confrontare persone e persone, istituzioni ed istituzioni, e poi guadagni e guadagni, generosità e generosità, speculazioni e speculazioni, a voi ulna preghiera: Non dimenticate! Domani il truffatore disonesto, che fornendo scarpe assassine, abiti ladri e farine false avrà regalato ai nostri soldati i piedi congelati, i polmoni affranti e gli intestini avvelenati, e senza correre pericolo di sorta avrà ammassato tesori, passerà alto nella società, e griderà: Patria! patria! - e si ostenterà un eroe; -- e passeranno inosservati, forse disprezzati, forse biasimati come inutili, forse gridati ancora nemici della patria, il cappellano e la suora, che, negli ospedali e sui campi, di giorno, di notte, fra stenti e pericoli hanno vegliato, assistiti gli ammalati, i feriti, i morenti, i morti. Di questi, il nemico vero dell'Italia, chi ? Non il cappellano, non la suora, no.
Meminisse juvabit
La conclusione.
Ho finito. E la conclusione? Questa, che questo non è il tempo delle parole vane, molto meno delle parole che infiacchiscono, che dividono, che insidiano alla compattezza degli animi e della nazione; è invece il tempo della concordia e dei fatti. Una disposizione, che non avrebbe guai dovuto essere necessaria e che, onorando chi l'ha data, fa vergogna a chi l'ha imposta, ha vietato ai Comandi dell'esercito di tener conto delle lettere anonime, sdegnosamente così respingendo ogni mano che voglia, come quella dell'assassino, colpire alla schiena e nell'ombra. Estendiamo il monito, ed a chiunque volesse avanzarsi con denigrazioni, con insinuazioni, con calunnie ai danni di benemerenze incontrastate e di fiere onestà, rispondiamo di disprezzo e proclamando alta la bella verità. C'è chi lavora di mano e c'è chi lavora di lingua; c'è chi suda a fare e c'è chi s'affatica a criticare.. Disprezzate la vanità e i vanitosi delle parole, e sulla loro insipienza e clamorosa fatuità passate colla più unanime concordia e colla più fervida operosità - nella quale i cattolici devono continuare ad essere sempre primi per coscienza, per amore, per dovere, confortati dall'esempio dei loro preti, dei Vescovi, del Papa, che quanto poterono, hanno fatto per dar tregua al dolore, per asciugar lagrime, per arrestar disagi e per affrettare una pace, che, degna di chiamarsi cristiana, sia di giustizia, e per sempre sia gloria e riposo all'intera umanità.
PIETRO Card MAFFI (1).
(1) Dalla pastorale per la presente quaresima: « A offesa di parole risposta di opere ». -- (L. 0.40, presso la S. A. I. D. Buona Stampa).
Indulgenza plenaria dal 10 marzo al 10 aprile:
1) il 25 marzo, Annunciazione di Maria SSma.;
2) il 30 marzo, Comm. dei 7 dolorí di Maria SS.ma.;
3) il 1° aprile, Domenica delle Palme; 4) il 5 aprile, Giovedì Santo; 5) l'8 aprile, Pasqua di Risurrezione.
Il Successore dell'Em.mo Card. Giov. Cagliero nella delicata missione d'Internunzio Apostolico al Centro America, è un salesiano. Il 3 u. S. l'Osservatore Romano ne dava la notizia : « Con biglietto della Segreteria di Stato la Santità di Nostro Signore si è benignamente degnata di nominare Internunzio Apostolico di Costarica, Nicaragua e Honduras, l'Ill.mo e Rev.mo Monsignor Giovanni Battista Marenco, Arcivescovo titolare di Edessa. »
Mons. Giovanni Marenco, della Pia Società salesiana, conta 64 anni, essendo nato il 27 aprile 1853 ad Ovada. Compiuti gli studi ginnasiali e filosofici nel Seminario diocesano di Acqui, sulla fine del terzo corso teologico corse fra le braccia del Ven. Don Bosco, che affettuosamente l'accolse fra i suoi figli.
Entrato nell'Oratorio Salesiano di Valdocco il 17 maggio 1873, nel dicembre 1875 fu consacrato sacerdote. Caro agli alunni, attese per alcuni anni all'insegnamento nel Collegio municipale di Alassio e in quello dei nobili a Torino - Valsalice. Da Valsalice Don Bosco nel 1878 lo inviava a Lucca ad aprire e dirigere un nuovo istituto salesiano presso la chiesa della Croce (poi trasportato a Colle Salvetti), ove Don Marenco fece risplendere quello zelo indefesso e prudente e quell'amore verissimo per decoro della casa di Dio, che mossero il Venerabile a preporlo al bel S. Giovanni Evangelista di Torino, non appena questo splendido tempio sul corso Vittorio Emanuele venne inaugurato al divin culto, cioè nell'ottobre del 1882. Quivi rimase poco più di 5 anni, ma lasciò cara memoria e vivo desiderio di sè per l'apostolica predicazione e per l'illuminata direzione delle anime. Inviato nel febbraio del 1888 a S. Pier d'Arena, fece risplendere le stesse doti nella direzione dell'Ospizio di S. Vincenzo de' Paoli e nell'annessa parrocchia di S. Gaetano, finchè, promosso Ispettore, avvantaggiarono del suo zelo e dei suoi consigli tutti gli altri collegi salesiani della Liguria e della Toscana.
E più delicate mansioni e più importanti uffici lo attendevano. Richiamato all'Oratorio di Torino nel 1892, venne scelto da Don Rua a suo Vicario nel consolidamento dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che, sotto la direzione generale di Don Marenco, accrebbe il suo sviluppo, spiegando un'ammirabile operosità in svariatissime opere educative o di assistenza religioso-sociale a vantaggìo della gioventù femminile.
Finalmente nel novembre del 1889 eletto Procuratore generale dei Salesiani presso la Santa Sede, fu nominato Consultore di varie Sacre Congregazioni, e nell'anno 1909 da Papa Pio X creato Vescovo di Massa-Carrara e, per desiderio di Don Rua, consacrato nel nuovo Tempio di S. Maria Liberatrice.
Lo stesso indimenticabile Don Rua, in un «Numero unico » pubblicato a Massa per l'ingresso del nuovo Vescovo il 1° novembre 1909, così scriveva di Mons. Marenco : « ... E la bontà del suo cuore, la gentilezza del. suo tratto, che avvince e conquide. La sua parola, il suo sguardo, il portamento, tutta la sua persona, quelli che lo conoscono sono là ad attestare che egli ha un cuore buono, tanto buono da ritrarre molto da vicino il Ven. Don Bosco, di cui si gloria di essere stato figlio prediletto. Altri dirà della sua scienza, specialmente sacra, della sua discrezione nel guidare gli spiriti, della sua prudenza, delle altre sue doti, per cui basta avvicinarlo per volergli bene: a me basta dire di lui che ha un cuore grande da abbracciare quanti a lui ricorrono per tutti condurli a Gesù: quello che io gli auguro e per sè e per gli amati suoi diocesani, al fine che essi siano col Pastore cor unum et anima una ».
E l'augurio di Don Rua non fallì. Monsignor Marenco lascia nella sua diocesi un ricordo così soave e tali tracce della sua operosità apostolica, che la sua memoria durerà lunghissima e desideratissima. Non appena si diffuse la notizia della sua vicina partenza, si destò ovunque un vivissimo senso di dolore. «Negli otto anni del suo operoso apostolato, Mons. Marenco - così una corrispondenza da quella diocesi - lascia fra noi un soavissimo ricordo per lo zelo operoso e per la sua cura vigile e sapiente nella istruzione religiosa della gioventù e nella formazione del giovane clero. Ma di lui si conserverà il più caro ricordo per la fine delicatezza di modi, per la larghezza di vedute e per una popolarità così serena e simpatica che gli cattivarono l'affetto dei credenti, la stima delle autorità e l'ammirazione benevola anche degli avversari ».
Al nuovo Rappresentante della S. Sede nel Centro America, con l'augurio cordiale di un viaggio felice, sia cara la promessa che l'avremo presente ogni dì nelle nostre preghiere, perchè il Signore gli doni il conforto di raccogliere copiosi frutti di bene anche nella sua nuova, delicata missione.
Nello svolgere questa rubrica, torniamo a protestare solennemente che non intendiamo contravvenire in nessun modo alle disposizioni pontificie in proposito, non volendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita una semplice testimonianza umana , né prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio di D. Bosco - ci gloriamo di essere ubbidientissimi figli.
Proprio come il monumento !...
Proprio come lo scultore Gaetano Cellini ha squisitamente eseguito il gruppo principale del monumento a Don Bosco, cioè Lui, il Venerabile, attorniato da una bella corona dei suoi fanciulli, così... dalla corrispondenza dei nostri Cooperatori ci balza talora dinanzi la buona e cara immagine paterna, circondata dalle figure dei suoi più cari alunni. Leggete
... Aveva chiesto preghiere al Venerabile Don Bosco per una grazia urgente : e la grazia l'ho ottenuta subito, e proprio solo per intercessione del Venerabile. Perciò desidero rendere pubblica la mia riconoscenza, avendo pure il Venerabile Padre, durante due anni sventurati, protetto me e la mia famiglia e salvati tutti prodigiosamente da gravi sciagure.
Devo pure fare noto, per motivo di riconoscenza, che circa il 26 aprile 1915, soffrendo io di gravi e dolorosi disturbi intestinali, ricorsi all'intercessione di Franceschino Besucco perchè me ne liberasse. Da allora i tormentosi dolori più non tornarono. Cosi, ogni qual volta un mio bimbo, alquanto nervoso, minacciava di farmi passare una notte di veglia, sentendomi alquanto stanca e così malatticcia, ricorsi a Franceschino Besucco perchè facesse dormire il bimbo e questi subito, a poco a poco, dopo recitato qualche Pater, prendeva sonno, come prima non poteva mai ottenere. Anche questo vorrei si avesse la bontà di pubblicare sul Bollettino. Pel Ven. Don Bosco ho messo da parte una piccola offerta. Se posso radunare ancora qualche cosa meglio; se no, manderò almeno quella, chè sono povera e sofferente di salute, mio marito è richiamato, ed abbiamo quattro teneri figli.
Lierna (Como), 17 gennaio 1917.
CHIARA GERINI ALIPPI Maestra.
Vivacità di carattere e volubilità giovanile mi impedirono di assuefarmi alla riflessione ed alla serietà nell'operare. Non poche e non lievi erano le lezioni che così mi procacciava, ma sempre senza profitto. vero e duraturo.
Avendo letto la vita del pio giovane Magone Michele, così forte di carattere e così generoso nell'adempimento dei suoi doveri, mi rivolsi a lui con queste parole : « O fortunato allievo di Don Bosco, che si bene sapesti assecondare i santi ammonimenti del tuo Venerabile Educatore, dammi la riflessione che mi manca e la costanza che mi è necessaria perchè gusti anch'io l'intima gioia che accompagna la puntualità nell'adempimento dei proprii doveri, e ne riceva stimolo a perseverare. »
Per tre giorni ripetei la preghiera con tre Pater ed Ave e, cosa meravigliosa, fui subito un altro. Dopo d'allora non ho più l'abituale instabilità che mi affliggeva, compio i miei doveri con ordine e soddisfazione, e così possa, ad intercessione del caro Magone, perseverare per tutta la vita. Tanto mi piace attestare oggi, 58° anniversario della morte del santo giovinetto.
Torino, 21 gennaio 1917.
A. PIETRO G. A.
Un valoroso ufficiale, dopo aver passato parecchi mesi al fronte, sopportando fatiche e disagi per amore di Dio e della Patria, che ama con ardore, ammalò e venne curato in un ospedale. Mentre era in convalescenza gli fu detto che pesava una accusa tremenda sul conto suo e fu posto sotto consiglio di guerra. Le pene nostre e del povero figliolo innocente, calunniato da un cattivo che voleva rovinarlo, solo Maria le conosce!...
Passammo due mesi d'aspettativa mortale, però sempre sostenuti dalla fede e dalla preghiera! In quei giorni d'angoscia invocammo il Ven. Don Bosco e Domenico Savio promettendo di far pubblicare nel Bollettino la grazia dell'assoluzione del nostro caro. Le accuse e le calunnie erano terribili e ordite in modo che solo la mano divina poteva sventarle! '
Il povero ufficiale, solo, lontano da noi, era accasciato, consumato. Erano però a lui vicini la Vergine, Don Bosco e Domenico Savio, e con questi avvocati potenti riportò pieno trionfo!
Sia ringraziata la Vergine nostra Ausiliatrice che volle consolarci e portare nelle nostre famiglie un po' di sorriso, dopo due mesi di pene atrocissime! Oh! tutti voi che siete angustiati ed oppressi ricorrete con fede a questa Madre potente e ai suoi servi Don Bosco e Domenico Savio, e certo sarete consolati.
** gennaio,
D. C.
Torino, 7 gennaio 1917. - Offro lire mille all'Istituto Agricolo Salesiano di Pinerolo per gli orfani dei caduti in guerra, in omaggio a Savio Domenico, per protezione ricevuta.
G. B.
Rendo pubbliche grazie a Dio N. S. che per intercessione del Ven. D. Giovanni Bosco mi risanò da una pericolosa polmonite e mi restituì all'affetto e alle cure delle mie bambine e del mio consorte. Guarita dalla polmonite fui tormentata da dolori residui della prima malattia: incaricai persona mia amica di recarsi nel Santuario di Maria Ausiliatrice e alla tomba del Ven. D. Bosco: per loro mercè mi trovo ora ristabilita. Mentre rendo grazie, invoco preghiere dalle anime buone, affinché possa compiere a modo il mio dovere di sposa e di madre.
Savona, 14 gennaio 1917
G. P. C.
Rendo vive grazie a Maria SS. Ausiliatrice, e mando L. 10 per le missioni, per aver ricevuto, mercè l'intercessione del Ven. Don Bosco, aiuto e conforto nel sostenere gli inevitabili strapazzi nella mia chiamata alle armi, essendo di malferma salute e sofferente di disordini funzionali del cuore.
Nocera Superiore, 5 gennaio 1917.
Sac. GENNARO PECORARO.
Il mio bambino, Olivero Carlo di Lorenzo, all'età di tre mesi, verso il termine di aprile dell'anno scorso 1915 s'ammalò di bronchite catarrale con soffocazione, dovendo usare l'ossigeno per dargli respiro. Non sto a dire l'angoscia mia e di mio marito nel vedere così gravemente minacciata la vita di questo caro figliuolo. Ci rivolgemmo con fede al Ven. Don Bosco perchè intercedesse per noi presso Maria SS. Ausiliatrice, facendogli promessa di pubblicare la grazia. Fummo esauditi, poichè dopo quindici giorni di ansie si potè cessare di somministrargli l'ossigeno, ed il caro nostro Carluccio ritornò prosperoso. Durò bene così circa un anno, quando, il 4 aprile u. s., fu preso repentinamente da forti convulsioni con minaccia di meningite e di morte da un momento all'altro. Tali terribili convulsioni si ripeterono per 24 ore con brevi intervalli. La costernazione mia e di mio marito era al colmo. Ritornammo a pregare il Venerabile D. Bosco rinnovando la promessa di pubblicare la grazia con l'offerta di L. 10, se si fosse riavuto, riconoscendoci in colpa per non aver subito adempiuto la promessa per la prima volta. Appendemmo al collo di Carlo la reliquia di Colui che ottenne tanti prodigi da Maria SS. Ausiliatrice ed egli, il caro nostro bimbo, con un trasporto che ha del meraviglioso per quell'età, ogni tanto la baciava. Quasi per incanto cessarono le convulsioni, e prese a migliorare di giorno in giorno fino a guarigione completa.
Diano d'Alba, 31 dicembre 1916.
OLIVERO MARGHERITA.
Di un'altra cara figura, che ebbe tanta comunanza di opere e di pensiero col Ven. Don Bosco, ricorre frequentemente il nome nelle lettere dei Cooperatori, vogliam dire di Don Michele Rua. Sono omai sette anni che egli è passato all'eternità, ma la sua memoria è sempre viva e parlante e, dì giorno in giorno, sempre più imponente si fa il numero di coloro che attestano di aver ricevuto grazie e favori dalla sua intercessione. Ecco una delle ultime relazioni.
Da due mesi soffrivo forti dolori ad una gamba causati da dolorosissime piaghe, che malgrado tutti i rimedi si facevano ogni giorno più profonde e dolorose, minacciando una cancrena. Il caso era gravissimo e, stante la mia tarda età di ottant'anni, quasi disperato. La sofferenza continua poi mi aveva ridotta in uno stato di estrema debolezza. Sfiduciata di non trovare alcun sollievo nei mezzi umani, implorai con viva fede i soccorsi divini. Consigliata da una pia persona affidai la mia causa a Maria SS. Ausiliatrice, implorando l'intercessione del compianto Don Rua. Applicai sulla parte malata un piccolo pannolino a Lui appartenuto e incominciai una novena con voto di attribuire a Lui solo la mia guarigione se l'avessi ottenuta. E la grazia non si fece aspettare. Fin dal primo giorno della novena incominciai a notare un piccolo miglioramento, e in breve, con grande meraviglia di tutti, mi sentii perfettamente guarita. Riconoscente adempio la promessa fatta di pubblicare la grazia, ed invio una tenue offerta per una messa di ringraziamento al Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino.
Sassi, 1 febbraio 1917.
FRANCO MARGHERITA Cooperatrice Sales.
Il VII° prossimo Anniversario della morte del caro Don Rua coincide col giorno del venerdì santo (6 aprile p. v.); perciò la messa e le esequie solenni solite a celebrarsi in suo suffragio nel Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino saranno anticipate al 29 corrente.
Tre letterine di D. Bosco.
Piccoli amici di Don Bosco, che inondate di gioia serena le famiglie dei buoni Cooperatori, i nostri Oratori festivi, i nostri Ospizi, i nostri Collegi ed altri Istituti educativi, questa pagina è per voi!
Questa volta vi reca tre care letterine di Don Bosco, dirette al Marchesino Emanuele Fassati, dalle quali apprenderete tante cose... più questa:
« quanto il nostro buon Padre amasse i giovanetti! » I.
Nella prima lettera Don Bosco invita, il suo piccolo amico alla prima comunione. Leggete con quanta grazia gli fa il dolce invito, e le pratiche raccomandazioni che egli crede migliori per prepararlo a quell'atto sublime.
Caro Emanuele,
Mentre tu godi la campagna col buon Stanislao io vengo in compagnia di Maman a farti una visita con questo biglietto che sono in dovere di scriverti.
Mio scopo si è di farti un bel progetto; ascolta dunque.
L'età, lo studio che percorri, sembrano sufficienti per essere ammesso alla santa comunione. Io adunque vorrei che la prima Pasqua fosse per te quel gran giorno della santa tua prima comunione. Che ne dici, caro Emanuele? Prova a parlarne co' tuoi genitori e sentirai il loro parere.
Ma io vorrei che cominciassi fin d'ora a prepararti e perciò a essere in modo particolare, esemplare nel praticare
1° Ubbidienza esatta ai tuoi genitori e ad altri tuoi Superiori, senza mai fare opposizione a qualsiasi comando.
2° Puntualità nell'adempimento dei tuoi doveri, specialmente quelli di scuola senza mai farti sgridare per adempierli.
3° Fare grande stima di tutte le cose di divozione. Perciò fare il segno della santa croce; pregare ginocchioni e con atteggiamento composto; assistere con esemplarità alle cose di Chiesa.
Avrei molto piacere che mi facessi una risposta intorno alle proposte che ti ho fatto.
Ti prego di salutare Azelia e Stanislao da parte mia.
State tutti allegri nel Signore.
Iddio vi benedica tutti; pregate per me; tu specialmente, o caro Emanuele, fammi onore colla tua buona condotta e credimi sempre
Torino, 8 settembre 1861.
Tuo aff.mo amico Sac. Bosco Gio.
II.
La seconda lettera,, scritta in casa del marchesino - che era in procinto di partire pel collegio - contiene quattro preziosi consigli che dovrebbero essere praticati da tutti i giovanetti che vivono vita collegiale.
Caro Emanuele,
Prima di partire, o caro Emanuele, ascolta due parole di un amico dell'anima tua.
Giunto che sarai al Collegio fissato dalla prudenza dei tuoi genitori, procura di mettere in pratica questi avvisi:
1° Avrai grande confidenza coi tuoi superiori.
2° Adòperati di mettere in pratica i consigli del Confessore.
3° Fuggi l'ozio e quei compagni che per avventura tu udissi a parlare male.
4° Prega ogni giorno la Santa Vergine che ti permetta qualunque male, ma non mai di cadere in peccato grave.
Dio ti benedica e ti conservi in sanità ed in grazia sua, fino al novello rivederci dell'agosto 1864, se saremo ancora in vita. Amen.
Dalla tua villeggiatura di Montemagno, 1° ottobre 1863.
Tuo aff.mo in G. C.
Sac. Bosco Gio.
Nella terza, affettuosamente come sempre, Don Bosco risponde a una lettera del nobile giovinetto, che gli aveva chiesto preghiere per ottenere buona volontà ed energia di studiare.
Caro Emanuele,
Nella cara tua lettera, che ti sei piaciuto inviarmi, dimandavi perchè avessi pregato la Santa Vergine ti concedesse buona volontà ed energia di studiare. L'ho fatto volentieri e ben di cuore in tutto il mese di Maria.
Non so per altro se io sia stato esaudito. Amerei molto di saperlo, sebbene io abbia motivo di credere affermativamente. Papà, Maman ed Azelia stanno bene; spesso li vedo alle cinque e mezzo di sera, ed il nostro discorso in gran parte è sempre di te. Gli altri sono sempre inquieti per timore che tu non vada avanti nello studio e cosi tu aggiunga loro qualche dispiacere ai molti che tu sai già avere avuto in quest'anno. Io li consolo sempre, appoggiato sull'ingegno, buona volontà e promesse di Emanuele. Mi sbaglierò? Credo di no. Ancora due mesi e poi che bella festa se i tuoi esami riusciranno bene! Dunque, caro Emanuele, io continuerò a raccomandarti al Signore; tu fa' uno sforzo; fatica, diligenza, sommessione, ubbidienza, tutto sia in movimento perchè riescano gli esami.
Dio ti benedica, caro Emanuele; sii sempre la consolazione dei tuoi genitori colla buona condotta; prega eziandio per me che di cuore ti sono,
Torino, 1° giugno 1866.
aff.mo amico Sac. Bosco Gio.
Il marchesino Emanuele Fassati, ancor in giovane età, scendeva nel sepolcro. Beato lui, che seppe giovarsi dell'amicizia di Don Bosco! Il Venerabile l'ebbe sempre carissimo, al Pari, del resto, di tutti i figli dei suoi nobili benefattori; e forse sapendo che lo avrebbe il Signore chiamato presto all'eternità, volle che il 6 giugno 1867 (cinquant'anni fa) mettesse a posto colle sue mani l'ultimo mattone della cupola di. Maria Ausiliatrice!
Sia lode al Servo di Dio Domenico Savio!
La sera del 16 gennaio u. s., fui chiamato di urgenza per l'amministrazione degli ultimi sacramenti ad un caro alunno del nostro Ricreatorio «Domenico Savio », Antonio Aliberti di Luigi.
Questi, affetto già da molto tempo da una terribile autointossicazione viscerale e da fiera e ripetuta polmonite, con una febbre che lentamente lo consumava, era ridotto agli estremi. Amministratagli l'Estrema Unzione, stavo per assisterlo mentre moriva. La famiglia era nel delirio della più grande disperazione, vedendosi così rapidamente strappato l'unico figlio, l'unica gioia della casa. Anch'io ero profondamente addolorato, nel vedermi tolto dal Ricreatorio il più affezionato figliuolo.
Domandai alla madre se avesse fatto ricorso a qualche Santo per ottenerne direttamente da Dio la guarigione. - « Non so più a che Santo ricorrere, rispose la madre; Dio mi ha abbandonato e mio figlio stanotte morrà...! » - « Ebbene, soggiunsi io, tentiamo l'ultimo rimedio: preghiamo Domenico Savio! »
Così si fece. E qui giova notare una circostanza: prima di pregare, il padre del morente disse che era impossibile ottenerne ancora la. guarigione, essendo ormai troppo tardi. Gli feci osservare che, se Dio voleva glorificare il suo giovane Servo, poteva benissimo ridonare la vita e la salute al figlio, anche se fosse cadavere. E, fatta formale promessa di una collana d'oro e di un po' di festa, se si ottenesse la grazia, insieme con la famiglia e i parenti dell'Aliberti e con molti bambini genuflessi dinanzi al quadro di Domenico Savio, pregai così:
« O angelico Servo di Dio, Domenico, tu che fosti Apostolo di vero bene spirituale e materiale dei tuoi compagni, zelantissimo della gloria di Gesù e di Maria, per la tua intercessione presso Dio, ottieni la salute dell'anima e del corpo, al nostro caro Antonio!...
Si recitarono quindi nove Gloria Patri. Dopo pochi minuti anche nel Ricreatorio da tutti i nostri giovani si pregò, pel medesimo scopo, invocando presso Dio l'intercessione di Domenico Savio.
La guarigione si compì all'istante! La febbre cessò come per incanto, una nuova vita rifluì nell'infermo che incominciò a prender bevanda... poi placidamente riposò tutta la notte. Al mattino il medico, accorso di buon'ora, con immenso stupore potè constatare la completa guarigione dell'Aliberti, che credeva piuttosto cadavere. Più tardi accorsi anch'io per assicurarmi per una seconda e terza volta de visu del sorprendente prodigio, e trovai che il graziato giovanetto, seduto sul letto, si baloccava con dei giocattoli.
Nulla dico della gioia della famiglia, nè dell'esultanza di tutto il paese. Alla sera, nel Ricreatorio, vi fu concerto musicale e sparo di mortaretti. Invio al sig. D. Albera la promessa collana d'oro, del valore dichiarato di L. 200, con preghiera di conservarla perchè sia apposta all'immagine del Servo di Dio, il giorno che Egli sia dichiarato Beato.
In fede
Siano, 12 febbraio 1916.
Sac. SABATO M. CORVINO.
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Amando la gioventù.
Chi è amato -- diceva Don Bosco - ottiene tutto, specialmente dai giovani; e chi vuol essere amato dai giovani, bisogna che faccia vedere che li ama. Non .basta che i giovani sieno amati; bisogna che essi stessi conoscano di essere amati.
È quindi indispensabile che quanti sono addetti agli Oratori --- specialmente il direttore - sieno circondati da questa, cara ed attraente aureola di bontà, di famigliarità, di amore. I tempi stessi lo vogliono.
« Il sistema introdotto e praticato da Don Bosco nella educazione della gioventù, scrive don Bonetti, nei Cinque lustri di storia dell'Oratorio Salesiano (capo xxii), oltre all'essere consentaneo alla ragione e alla Religione, pareva più conforme altresì all'indole dei tempi... Le aspirazioni popolari ad un governo più mite, assecondate dai rispettivi Principi, facevano sì che i giovanetti esigessero ancora dai loro Superiori una direzione più affettuosa e paterna. Quindi, un sistema di educazione ruvido e repressivo, quale in qualche altro tempo erasi praticato, sarebbe stato ripugnante alla natura dei tempi, e tra gli altri avrebbe prodotto due gravissimi mali. Avrebbe allontanati i giovani dall'Oratorio.... e per soprappiù avrebbe confermate presso di loro le male dicerie, che prezzolati giornalisti, saltimbanchi e teatranti andavano largamente spargendo, essere cioè i sacerdoti altrettanti tiranni, nemici della libertà del popolo. Ma col mezzo del suo sistema, Don Bosco impedì che un tanto malanno s'infiltrasse tra i suoi giovanetti. Perciò l'Oratorio fu sempre frequentatissimo da rendere necessaria l'apertura di altri in varie parti della città; e per altro se qualche lingua malefica veniva a sparlare dei Sacerdoti alla presenza dei giovani che vi usavano, bastava che si richiamassero alla mente i tratti di squisita bontà che Don Bosco praticava, per dare maldicenti una solenne smentita. Difatti, nelle loro officine accadde loro più volte di addurre questo argomento contro di coloro che tagliavano le legna addosso ai Preti; e parecchi ricordano che allora, non sapendo più che rispondere, i mormoratori rispondevano: Se i Preti fossero tutti coma il vostro Don Bosco avreste ragione; ma non è così... »
Ciò che avvenne a Don Bosco e ai suoi primi coadiutori, in quei tempi difficili, si ripeterà sempre e dappertutto, se s'imiteranno i suoi esempi., se si seguirà il sistema che egli tenne.
Ma qui, noi non tanto vogliamo discutere di sistemi educativi, quanto inculcare questa verità: che per vederci circondati di giovani è indispensabile farci piccoli con essi, interessarci di loro e di tutte le cose loro, gaudere cum gaudentibus, flere cum flentibus, sorreggerli nel sentiero della virtù, e assisterli anche nelle diverse strade della vita per la quale sono incamminati.
E per far questo non basta una buona parola oggi e un'altra domani ; ci vuole un amore costante e tangibile, che segua i giovani anche fuori dell'Oratorio, e in tutta la settimana; ci vuole, in una parola, la volontà e la coscienza di compiere un vero apostolato giovanile.
Il Ven. Don Bosco, fin da ragazzetto, intuì qual dev'essere il contegno di chi vuol essere circondato di fanciulli. Quando cominciò gli studi a Castelnuovo, egli aveva una spina in cuore: quella di non poter contrarre alcuna famigliarità coi preti del paese. Il parroco, sacerdote pio, dotto, caritatevole, esatto nei suoi doveri, teneva un contegno sostenuto e poco accessibile ai giovani. Gli altri sacerdoti usavano anch'essi lo stesso riserbo. Ed egli, che fin d'allora capiva il bisogno che ha la gioventù di un sostegno amorevole: - Se io fossi prete, vorrei fare diversamente -- andava ripetendo sovente a sè e ad altri -- mi avvicinerei ai fanciulli, li chiamerei a me, vorrei amarli, farmi amare, dir loro delle buone parole, dar loro dei buoni consigli e consacrarmi tutto alla loro eterna salute. Quanto sarei felice se potessi discorrere un poco col mio prevosto!
Specialmente colla madre sfogava questi suoi pensieri ; e Margherita, desiderosa di sentire tutto intero il suo pensiero:
- E che vuoi farci? - gli diceva. Sono uomini pieni di scienza, pieni di pensieri serii, e non sanno adattarsi a parlare con un ragazzo!
- Ma cosa costerebbe il dirmi una buona parola, il fermarsi un minuto con me?
- E che cosa vorresti che ti dicessero?
- Qualche pensiero che faccia bene all'anima mia.
- Ma non vedi che han tanto da fare nel confessionale, sul pulpito, e nelle altre cure della parrocchia!
- E noi giovani non siamo anche le loro pecorelle ?
- Si, ma non han tempo da perdere !
- E Gesù perdeva tempo, quando s'intratteneva coi fanciulli, quando sgridava gli Apostoli che volevano tenerli lontani, e diceva che li lasciassero andar vicino a lui, perchè di essi è il regno de' cieli ?
- Non ti do torto, soggiungeva quella gran madre ; anzi, ti do ragione ; ma, che vuoi farci ?
-- Io ? !... Oh vedrete ! se potrò farmi prete, voglio consacrare tutta la mia vita per i fanciulli: e non mi vedranno mai serio, serio, ma sarò sempre io il primo a parlare con loro !
Dunque, famigliarità coi giovani, e sempre, anche fuori dell'Oratorio. Gesù Cristo si faceva piccolo coi piccoli, e i piccoli correvano a lui. Egli, diceva Don Bosco, anche in questo dev'essere il nostro Maestro.
DON SIMPLICIO.
MATTO GROSSO (Brasile)
Fiori dì selva.
Sono tre care, piccole bororine, per più anni affidate all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nella Colonia del Sacro Cuore, dove la mano della Provvidenza divina le raccoglieva, come in primo giardino, al fiorire di loro vita.
A ricordo della selva, alla quale furono tolte, conservano il cognome strano e simbolico, che forse dirà loro, fatte più adulte, le sapienti lezioni etimologiche, sulle quali molti santi si fermarono pensosi e ne trassero principio della loro santità.
Una si chiama Aipoboreu (tigre nera), probabilmente per segnare una di quelle terribili, memorabili giornate di caccia alla tigre, dov'è tutta la fiera manifestazione della forza bruta e dell'istinto selvaggio.
Un'altra Mettuggo (colomba), forse, perchè fragile creaturina, dagli occhi dolci, dal pianto sommesso, d'un suono nuovo fra le voci giganti della foresta, richiamò al pensiero della famiglia selvaggia l'uccello gentile, mite e gemente sempre, anche là dove son pianti gli ululati della belva e gemiti le grida di vittoria nelle frequenti spedizioni di caccia.
La terza Pioduddo (colibri), forse, perchè simile all'uccello magico, profuso di bellezze, avrebbe emanato dalla sua anima eletta le incomparabili bellezze della grazia divina?
Rosina Aipoboreu, nacque il 2 maggio 19o8, quasi fiore gentile spuntato in onore di Maria Ausiliatrice. A due mesi perdette la mamma, uccisa dal marito, allora ancora pagano; e raccolta dalla nonna venne dalla medesima consegnata alle nostre Suore della Colonia del S. Cuore che la tennero fino al 1914, quando passò ai Collegio S. Caterina di Cuyabà.
Non molto inferiore d'età le dev'essere Serafina Mettuggo, figlia di un Bari. Nacque nella foresta, probabilmente nel 19o8, perché, in quell'anno, quando venne dal padre consegnata alle Figlie di Maria Ausiliatrice, certo aveva pochi mesi.
Terza è la cara Olga Pioduddo nata nella Colonia stessa del S. Cuore, ma rifiutata dalla madre, perchè gemella. Povero fiore! Dio la raccolse nel suo giardino, sottraendola ai barbari riti della selva che l'avrebbero sacrificata a Bope, cioè al genio del male. Dalla Colonia del S. Cuore la piccina passò a quella dell'Immacolata, e poi nel 1910 ritornò alla prima, per consiglio della Rev. Madre Vicaria, Suor Enrichetta Sorbone, allora in visita alle case delle Figlie di Maria Ausiliatrice dell'Ispettoria Mattogrossense.
I tre fiorellini di selva, che ne ritraggono nello sguardo la placida fierezza, stanno ora, compiendo la loro educazione nel Collegio S. Caterina di Cuyabà, dove frequentano la scuola, dando ottimo saggio d'intelligenza, attività e disposizione alla pietà e allo studio.
Nella Pasqua del 1915, preparate con ogni cura, fecero la prima Comunione per malto dell'infaticabile apostolo della loro tribù, Sua Ecc. Mons. Malan; e da quel giorno, con desiderio e slancio sempre crescente, frequentano tutte e tre la S. Comunione, quasi quotidiana.
L'Ispettrice Suor Teresa Giussani nel 1915 le ebbe compagne nel suo viaggio a S. Paolo, in occasione del VII Congresso dei Cooperatori Salesiani e del Giubileo Episcopale di S. Em. il Card. Gioachino Arcoverde, Arcivescovo; e sempre, e dovunque, le tre piccine destarono un vivo senso d'interesse.
Per noi, e per quanti seguono, con grata ammirazione, il cammino della civiltà fra le tribù selvagge, Rosina, Serafina ed Olga sono una prova novella della bontà del Signore, che, a tutte le razze, a tutti i popoli, ha dato luce d'intelligenza, tenerezza di cuore, forza, di volontà sufficienti per conoscere le verità eterne e raggiungere il fine della vita.
Lucina de Albuquerque (il cognome è della Madrina, la Signora del Presidente dello Stato), nacque il 19 marzo 1911 nella Colonia di San Giuseppe al Sangradouro, da uno dei primi matrimoni cristiani, colà celebratisi. Ed ebbe il nome di Lucina, in memoria della madre di Don Balzola, fondatore e allora direttore di quella fiorente Colonia.
Rimasta orfana di madre nella tenera età d'un anno e mezzo, venne raccolta dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, e dopo poco tempo perdeva anche il padre. A tre anni, col consenso dei parenti, fu la piccola compagna di viaggio dell'Ispettrice dalla Colonia a Cuyabà, dove fu condotta per ricevere un'educazione completa, e fin d'allora si mostrò di un'intelligenza singolare. Un giorno, l'Ispettrice, con tutta amabilità, ebbe a rimproverarle lievemente una piccola mancanza: e Lucina per tutto quei. giorno non volse più una parola all'Ispettrice, ma conversando animatamente con gli altri della comitiva, si contentava di rivolgere, di. quando in quando, uno sguardo significativo alla Superiora, come per dirle:
- Cogli altri non ho nulla; solo con lei !
Giunta felicemente a Cuyabà, vi rimase sei mesi dando prove anche di buon cuore, e per consiglio di S. Ecc. Mons. Malan, seguì anch'essa l'Ispettrice nel suo viaggio a S. Paolo; poi passò nell'Asilo d'Ypiranga, di cui è la più serena e la più interessante figurina. Di un'irrequietezza straordinaria e di una straordinaria penetrazione, dimostra un gusto spiegato per la musica, tanto che, se l'intervento severo della professore non giunge a frenare il suo desiderio di suonare, tutti i « piani » della casa diventano suoi
Però è insieme profondamente buona. Se non ha le espansioni rumorose dell'affetto, tuttavia l'affetto lo sente con intensità. E lo dimostra con pochi, con un richiamo breve, ma sentito, a quello che le è più caro. Le persone che ha sempre nel cuore e sul labbro sono Mons. Malan, l'Ispettrice, e Suor Paola, la sua direttrice.
Di cuor grande, dà generosamente quello che le appartiene, siano dolci, sian giocattoli, ed ha le sue predilezioni per l'infanzia, verso cui sente proprio un trasporto.
-- Madre, diceva un giorno, perchè non hai portato una bororinha? Quando andrai un'altra volta al Matto Grosso, portamene una! Mi contenterai, nevvero?
- E come la vuoi, Nina?
- Piccina, piccina così! -- E s'inchinava quasi a terra per misurare l'altezza della sospirata compagna.
In breve anche Lucina dà le più liete speranze. Divenga ella pure, per grazia del buon Dio, un angelo benefico tra i suoi fratelli della foresta natia!... ed ella pure, in qualche futura circostanza felice, abbia la gioia di venire in Italia per una conoscenza più diretta dell'Opera di Don Bosco, e per render grazie alla Vergine Ausiliatrice, per sè e per tutta la sua tribù, nel caro Santuario di Torino.
PRO-MEMORIA
detti quanti, Salesiani, allievi e Cooperatori, proponiamoci di recitar ogni giorno, finchè non spunti il giorno della pace, le preghiere che consigliava il nostro Venerabile Fondatore a quanti desideravano di ottenere qualche grazia da Maria Ausiliatrice, cioè: « Tre Pater, Ave e Gloria a Gesù Sacramentato, colla giaculatoria.« Sia lodato e ringraziato ogni momento il santissimo e divinissimo Sacramento, ovvero: Cor Jesu Sacratissimum, miserere nobis; » e « tre Salve Regina a Maria Ausiliatrice, colla giaculatoria: Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis ».
Se tutti quanti saremo fedeli nel compiere queste e Mere, potremo esser sicuri che le benedizioni celesti cadranno copiose su ciascuno di noi e delle nostre famiglie, e affretteremo davvero l'aurora del giorno desiderato.
(Dalla lettera del sig. D. Albera ai Coop. Sal., data 1° gennaio, 1917).
NEL SANTUARIO ogni mese, si ripetono, mattino e sera, devote funzioni onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino, ha luogo la messa della Comunione Generale, seguita dalla Benedizione coi SS. Sacramento: alla sera, si compie in forma solenne l'adorazione pubblica innanzi al SS. Sacramento.
Vogliano i benemeriti Cooperatori e le pie Cooperatrici unirsi sempre in ispirito a queste sacre funzioni mensili, le quali hanno due fini principali: pregare secondo le intenzioni del Santo Padre e affrettare il ristabilimento della pace fra le nazioni.
Ogni sera
alla benedizione col SS. Sacramento si continua sempre a far pubbliche preghiere per la pace. Il Signore nella sua infinita clemenza, per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice, le, esaudisca a sollievo di tutti i popoli della terra.
GRAZIE E FAVORI (*)
Grazie, o Maria
Quantunque la mia vita sia tutta un tessuto di benefizi della Vergine Benedetta, voglio tuttavia segnalarne uno singolarissimo ottenuto, or sono pochi mesi, per intercessione di Maria Ausiliatrice.
Colpita improvvisamente da acuti dolori di capo, cui tenne dietro, quasi subito, come una fitta nebbia dinanzi agli occhi, faccio tosto chiamare il dottore paventando il pericolo di una completa cecità. Egli mi visita minutamente e pur troppo trova il caso assai grave: dice trattarsi, forse, di uno strappo alla retina, che è quanto dire, di un reale senza rimedio. Non volendo, tuttavia, essere assoluto nel suo giudizio, mi consiglia d'andare a Oneglia da un brave specialista per le malattie degli occhi. Come sì può immaginare accetto, senz'altro, il consiglio e, fatta nel cuore una fervida preghiera a Maria Ausiliatrice con la promessa di far pubblicare la grazia e d'inviare una tenue offerta al sue Santuario, parto subito in compagnia di mie. fratello; ma non trovando il dottore, entro, attendendo, in una chiesa. Adagio adagio, mi avvicino a una bella statua della B. Vergine e, per un fatto che io stessa non so spiegare cori untane ragioni, riesco a poco a poco a distinguere perfettamente i lineamenti, le sembianze della cara immagine. Piena di meraviglia, mi passo una mano sugli occhi come per accertarmi della cosa, e vedo distintamente tutto. La Vergine Ausiliatrice mi aveva guarita!
Tuttavia, all'ora convenuta, mi presento allo specialista e gli narro il fatto. Dopo una visita accuratissima egli è lieto di poter constatare ch'io non era più affetta da nessuna malattia agli occhi.
Grata a Maria Ausiliatrice, invio al suo Santuario in Torino, il mio vivissimo ringraziamento con l'umile offerta di L 5o.
Bordighera-Torrione, 8 settembre 1916. VINCENZA TRUCCHi.
Retorbido. - Da un po' di tempo mi trovavo indisposto e sentivo grande esaurimento di forze, senza però lamentare mali particolari. Tutto a un tratto mi colse forte febbre che m'obbligò a tenere il letto. Sentendomi aggravare e continuandomi la temperatura della febbre alta, mi decisi di chiamare il medico. Questi venne, e dopo accurata visita dichiarò aver io una pleurite pericolosa e, nella relazione che fece alla mia sorella, significò il caso gravissimo e serio. Che fare? Mi sovvenni che tante volte sentii parlare della potenza di Maria Ausiliatrice e raccontare strepitose grazie. Dissi a mia sorella: « Mandami a prendere dalle Suore dell'Asilo una medaglia e un'immagine di Maria Ausiliatrice». Avutala, l'applicai, con fede, sulla parte dolorante, e nella stessa sera diedi principio con mia sorella a una novena alla Celeste Taumaturga. Oh! prodigio di Maria! Al secondo giorno della novena, subito mi diminuì la febbre, e nella notte potei riposare.
Al mattino del quarto giorno della novena, il medico curante trovò scomparsa completamente la pleurite. Dopo pochi giorni potei alzarmi per qualche mezz'ora, e andai sempre progredendo, finche mi ristabilii completamente, e poi ripresi, senza disturbo, le solite mie occupazioni. Quanto sei buona, o Maria, verso di chi t'invoca !
24 dicembre 1916.
Pippo DENARI.
Bessolo. - Una sera, mentre la nonna stava filando nella stalla, un mio figliuolo che appena appena incomincia a camminare, corre a lei, le piglia il fuso che fa girare tra mano e se ne scappa. via ; ma, non troppo sicuro de' suoi passi, cade ficcandosi il fuso in bocca. Alle grida disperate io accorsi con la nonna, e con molto stento riuscimmo a togliergli il fuso di bocca; ma nulla valse - a calmare il piccino, il quale dava in smanie, sempre più allarmanti: e nella notte fu preso da tanta febbre da intimorirci tutti. Immersa nella desolazione, non sapendo più che fare, insieme colla nonna mi posi in ginocchio e invocai l'Aiuto dei Cristiani, promettendo di pubblicare la grazia, se il bimbo si fosse calmato.
L'aiuto non si fece aspettare, perchè il piccolo, poco dopo, ad un tratto cessò di smaniare, indi si assopi, e al mattino, quando si svegliò molto tardi, prese allegramente cibo, non avvertendo quasi più la caduta. Mando, commossa, L. 2, in segno di ringraziamento, pel nuovo Santuario di Castelnuovo d'Asti.
24 gennaio 1917.
ELISABETTA BESSOLO.
Calliano Monferrato. -- Da poco tempo avevo avuto da Dio un bimbo, quando caddi gravemente inferma, tanto che avrei dovuto sottopormi ad una gravissima operazione. Il medico mi aveva detto che se io avessi ancora per una sola volta continuato a nutrire la mia creaturina, saremmo scesi tutti e due nella tomba entro otto giorni. Ma io non seppi decidermi alla dolorosa operazione e tanto meno ad allontanarmi dal petto la mia cara creatura; e ciò che non potevo ottenere dagli uomini lo domandai alla Madre Divina. Ebbene, oh prodigio! otto giorni dopo, proprio quando il mio bimbo ed io avremmo dovuto scendere nella tomba, proprio allora, per grazia di Maria SS. ero guarita completamente, e senza alcuna operazione.
Grazie, o Vergine Santa, ricorreremo sempre a Te nei nostri bisogni. Mando una piccola offerta in segno di ringraziamento.
Novembre 1916.
IVIGLIA GINA.
Cellio (Valsesia). -- Con animo commosso da viva gratitudine, ringrazio pubblicamente Maria SS. Ausiliatrice, la quale, invocata da me nel momento della prova, si mostrò Madre tenera e pietosa, guarendo rapidamente e completamente una mia sorella da grave malattia. In seguito a complicazione, essa richiedeva un'operazione chirurgica!... Sia gloria alla Vergine Ausiliatrice che accolse la supplica del cuore! Lo stesso medico curante restò vivamente sorpreso nel constatare ogni pericolo scomparso.
2o dicembre 1916.
Suor TERESINA MANZA.
Conegliano Veneto. - L'anno scorso, nella nostra pochezza, si procurò d'onorare la Vergine Ausiliatrice il meglio possibile. Si solennizzarono tutti i 24 d'ogni mese in modo speciale; si distribuirono più di 20.000 medaglie benedette e altrettante immagini di Lei; all'Associazione di Maria Ausiliatrice si ascrissero 2000 persone e più; si consigliarono novene, che ebbero felice esito; insomma, nulla fu trascurato per parte nostra; ma la Vergine benedetta non si lasciò vincere in generosità. Potrei, a conferma, narrare molti fatti ; per brevità mi limito ad accennarne alcuni, tacendo anche, di uno che, a parer nostro, fu un segno prezioso della bontà di Maria Ausiliatrice.
Nel pomeriggio del 24 maggio scatenavasi tale un uragano con tempesta e fulmini, che sembrava il finimondo e che dovesse impedire la nostra festa. Si pregò, si. fece qualche mortificazione in onore della Madonna e il tempo in un attinto si rimise al bello: e parve che il sole e l'azzurra volta del cielo s'unissero alle voci infantili nell'inneggiare a Maria.
Il giorno 15 luglio, sabato, un'alunna esterna della scuola, certa Elena Segurini, d'anni 10, uscita di classe per fare un giro in cortile, arrivata allo scalone, anzichè scendere la gradinata, prende lo slancio per mettersi a scivolare a cavalcioni della ringhiera. Ma essendo lo slancio maggiore dei necessario, precipitò nel vuoto fino nel sottostante atrio, sugli ultimi gradini, battendo di piombo sulla pietra. Il tonfo fu tale, che tutte uscirono a vedere che fosse successo. La ragazza doveva sfracellarsi!... Difatti, giaceva qual cadaverino!... Invece, o bontà di Maria Ausiliatrice, non riportò che una grandissima paura e una scalfittura al mento, per cui portata subito all'ospedale, le si diedero quattro punti, e tutto fu finito,
Per inavvertenza di chi aveva l'incarico che credette alle ore 21 1/2 chiudere il rubinetto principale del gas, mentre lo aprì, uscì il fluido per due ore in una camera chiusa. La sottoscritta e una consorella, loro malgrado, furon forzate a vegliare per un lavoro d'urgenza; e così alle ore 24 si accor sero della dispersione del gas combustibile e posero subito riparo con ogni cautela, mentre all'indomani mattina, entrando la suora incaricata di suonare la sveglia, con la candela accesa, sarebbe successo un vero disastro. Era la vigilia del 24 ottobre.
Grazie, a Te dunque, o Immacolata Ausiliatrice! Tu, che sei buona e potente, continua, come per il passato, a proteggerci sempre!
24 gennaio 1917.
La Direttrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Torino. - Si stava pensando sul mio avvenire. Avevo espresso da parecchio tempo la mia vocazione per lo stato ecclesiastico. La mia buona zia che mi fa da mamma, essendo orfano, n'era contentissima. Ci rivolgemmo ad un Istituto per Missioni Estere; ma non fui accettato. Però Maria SS. Ausiliatrice aveva pensato a me. Un buon sacerdote, saputa la cosa, si rivolse al Direttore dell'Oratorio Salesiano, ed eccomi all'ombra del Santuario di Maria SS. Ausiliatrice per raggiungere il mio fine.
Fratelli! ricorrete a Maria SS. Ausiliatrice e sarete sempre esauditi.
24 gennaio 1917.
N. N.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, per l'erigendo Santuario dei Becchi, per le Missioni Salesiane, o per altre Opere di Don Bosco, i seguenti:
A) - A. B. V. M. di Andorno, 2 - A. M. di Firenze, io - A. M. di Incisa Balbo, 5 - A. N. P. di Conca Romana -- Abbadessa Leonzio, 2 - Abbene D. Giuseppe, 5 - Adriano Virgilio, 5 - Agazzi Eugenia, 2,50 - Agosti Maria, 2 -- Alessi Angelo, 3 -- Algeri Melania, 2 - Amoretti Giuseppina in Guazzini, 3 - Andreetta Giovanni, io - Andreis Virginia, 2 - Andreoli Mario - Ariesetti Giovannina, 5 - Anselmi Elisa, 3 - Antonelli Benedetto, 2 - Antonioli Giovannina in Cheula, 5 - Arborio Luigina ved. Demaestri, 3 - Arena Eugenio, io - Arnebio Vittoria ved. Spada, 2 - Arzone Lucia, 2 - A schieri Antonio, 5 - Atzeni Marianna, 6 - Auciello Pasquina, 2 - Auciello Elisa, 2 - Aureli Suor Anna, Abbadessa delle Agostiniane, io - Azzaroni Pia, io.
Bl - B. G. di Bellinzago Novarese, 5 - B. O. di Tragliata, i - Balbo Conte Prospero, 15 - Ballerini Pierina, 5- Bailero Rosalia, 2,50 - Barberis Giuseppina, 3 - Barberis Olimpia, 5 - Barbero Carlo ed Anna, 2o - Barbiellini Laura, 5 - Barneschi Angelo, io - Baroncelli Maria, 7 - Bararelli Emma, i - Baronchelli Luigi, 2 - Bartocci Maria in Rossi, 5 - Barolini Cavalla, 6 - Bascetta Ottaviano, 2 - Bauccia Caterina, 3 - Beghini Giovanna, 5 - Bellemani Edoardo, 2 - Bellini Arturo, 20 - Belloni Giovanna, 5 - Benedetti Innocente - Berardi Maria, io - Beretta Andrea, io - Bernardi prof. Corrado per la sua bimba Giovanna, 5 - Bernardi Maria, 25 - Bernardini Giuseppina in Racle, 2 - Bernardini Nelly, 6 - Bernardis Alba, 5 - Berra Angela, 2 - Bersano Antonietta - Bertolussi Alma, 20 - Bertuzzi Maddalena, io - Besozzi M. Teresa, io - Bianchi Canonico Pietro, 5 - Bianchi Teresa, i - Bianco Maria, io - Bigiarini Emilia, 5 - Bimbi dell'Asilo Privato di Castellanza, 20 - Binaschi Pietro, 3 - Bo Maria, 5 - Boccalatte Anna, z - Boccanera Camillo, 2 - Bolla Emilia, 5 - Bollati Rosa, 3 - Bollo Massimina in Braccio, io - Bona Ferdinando, 5 - Bonfè Emilio, 5 - Boni Luigi, 2 - Bontempelli Enrichetta, 5 - Bormetti Teresa, per il bimbo Gurini Giuseppe di Pietro, 5 - Bortolotto Maria, 5 - Bosio Suor Maria, io - Botallo Anna, 2 -- Bottini Giuseppina, 5 - Bovarino Alessandra, 3 - Bovellini Adele, 2 - Bressan Pietro, io - Briata D. Giovanni, io - -Brutti Marina, 4,90 - Bucca Vitina, 5 - Burzio Maddalena, 6 - Bussetti Maria, 12 - Butti Erminia, 5 - Buzzetto Frida, 5.
C) -- C. A. di Pescina, 3 - C. R. di Tortona -. C. S. 'I'. di Ariccia, 2 - Caccia Gervasio, 2 - Cagliano Sofia - Cagasassi Valentino, 2 - Calafati Luisa in Ferro Maestra, 3 - Calandri Francesco, 1o - Callegaris Luigina in Giani, 5 - Calvi Giuseppina, 5 - Camassa Arcangela, 2 - Camossi Caterina, 5 - Campi Clementina, i - Canalini Alessandro, 3 - Canestrelli Margherita in Marucchelli, 3 - Capponi Vincenzo - Cappucci Margherita in Ardizzone, i - Capra Maria, 5 - Caprioli Genoveffa, 5 - Carara Giuditta, i - Carimati Maria, 4 - Carnielli D. Candido per diverse persone di S. Giorgio della Richinvelda, 7,20 -- Carpegna Angela, io - Carpini Rosina, - Carrara Giovanni, 6 - Caruso Ester, io - Casabona Angelina in Pezzicara, i - Cassina Snor Alice, 1o - Cassina Cleonice, 5 - Castagnotto Rosalia, io - Castellani Dionigia ved. Ercolini, 2 - Castelli D. Emilio, 5 - Cattaneo Maria in F ornara, 12 - Cattaneo Pierina - Cavallino Barbara, z - Cavallo Pasquale, 5 - Celesino Giovanni, Arciprete, 5 - Celle Rosetta, 5 - Ceriati Angelo, 1 o - Cerioli Erminia, 8 - Cerioli Maria, 3 - Cerutti D. Pietro, 2 - Cerutti Virginia, 2 --Chiappe Giuseppe, 5 - Chiappone Alessandro, io - Chiavarino Maria, 1o - Ghiera Marianna, 2,13 - Chiesa Rosa ved. Bianchi, 20 - Cimolin Luigi, 3 - Cippollini Ferdinando, 4 - Clusello Elena, 2 - Coccoli Francesco - Coletto Maria, i - Collocchia Assuntina ved. Anselmetti, 2 - Colombo D. Pietro, 5 - Colombo Teresa, 5,50 - Comotti Ferrante, 2 -- Congiu Giuseppa in. Atzeni, 5 - Contardi Clara, per la sua piccola Giulia, 2,50 - Contu Cardia Giuseppe, 20 - Cornaglia Orsola, 15 - Cossu Donna Rosina, io - Costantini Mario - Cotza Luigi, 1,55 - Crespi Biagio, soldato, dalla zona di guerra, per le sue piccine Carola e Antonietta - Cremona Adele, 2 -- Crocchiolo F., io - Cucchietti Lucietta, 2 - Culasso Pietro, io - Cumino Luigi - Cuneaz Claudina, 3 - Cuneo Sofia, 5 - Curioni Teresa in Cerutti, i - Curioni Giuseppina in Piotti, 7,50 perché la Madonna voglia continuarle la sua protezione.
D) -- D. M. di Gonars, 5 -- D. P. Napione da Tunisi, io - D. R. di Genzano, 2 - D. C. di.. - Dacorto Maria, 1,75 - Dallavilla Angela, 5 - Dal Mestre Maria in Rossi, 5 -- Danna Giovanni, 5 - David Modesta, 5 - De Bartiani Fortunato, 5 -- De Caneva Davide, io - De Console Giovannina, 3 - De Giorgi Giuseppina, io - Del Bono Angelina, i - Del Latte Vincenzo, 2 -Delmastro Mario, 5, affinchè Maria Ausiliatrice voglia continuargli la sua benevola protezione - Del Papa Clotilde ved. Vicentini - Della Rocca Michelangelo, i - De Mori Luigia in Nardari, 15 - De Pieri Luigia, 20 - Derossi Maria, 5 - De Russis Caterina in Caminiti De Santi Bonaventura, 2 - Destefanis Domenico, 5o - Di Bernardino Pancrazio, 2 - Di Biagio Eurosia, i - Di Blasi Giuseppe, i --Diletti D. Domenico, io - Di Marco Serafina, 5 - Di Naro Santo, 2 - Dolcinelli Amato - Dominelli Giuseppe, 2 - Dondi Rosa, 3.
E) - Elefante Rosa, 5 - Erzolani Giovanni Maria, io - Eula Eugenia, 5.
F) - F. G. di Torino - Fabrini Marcantonio, 5 - Faccio Giuseppina, 4 - Faiferri Bortolo, 30 - Famiglia Adami, 5 - Famiglia Borgnis, 20 - Famiglia Craviano, 2 - Famiglia Govone, 2 - Famiglia Graziani - Famiglia Lunarellli, 2 - Famiglia Maestrin - Famiglia Marchiandi - Famiglia Martinolo - Famiglia N., i - Famiglia Scalvino, 5 - Famiglia Signorini, 5 - Famiglia Torresi, io - Favaro Mirra, 5 - Fellini dott. Fellino, 5 -- Felici Adriana in Perno, 2 --- Ferrari Carolina, 2 - Ferrari Giuseppe, 5 - Ferrari Teodolinda, 5 - Ferraris Cristina, 5 - Ferraris Felicita, io - Ferrero Angelina, io - Ferrero Lucia, - Festi Giuseppina in Ferri, 1,70 -- Figlia di Maria Ausiliatrice di ... io - Fini Maria in Ceci, 5 - Follo Margherita, 5 - Fontana D. Attilio, 9 - Fori Aurelio, 2 - Fossati Teresa, 5 - Franceschini Antonio - Franceschini Ester, 5 - Franzini Giuseppina, 5 - Frassy Giuliano, 20 - Fruzzi Serafino, 5.
G) - G. di R - G. G. di Casa Bianca, io - G. e M. C. di Omegna, 5 - G. P. C. di Savona - Gabardi D. Domenico, io - Gabrielli Isolina., 7 - Galbusera Nina, io - Gallimberti Vittorina ved. Felici, 2 - Gallizioli Angelo, 10 -- Gallotti Virginio, 6 - Gallucci Teresa ved. Emiliani, 2 - Gandisegni Giacinto - Garbi Palmira, 5 - Garesio Anna - Garibaldi Edvige in Ughetto, 2,50 - Gasparini Maria, 2 - Gasperini Maddalena, 5 - Gatti Elisa, 16 - Gatti Maria, io - Gerini Chiara in Alippi, Maestra, i - Gessi Suor Rosa Caterina domenicana, 27 - Ghiggi D. Carlo, 3 Ghirlanda Serafino, 5o - Ghisleni Antonio, 3 - Ghitti Pierina, io a nome dei suoi bambini Umberto, Primo, Antonio, perchè la SS. Vergine protegga il loro babbo che trovasi al fronte - Giaccardi Giacomo, 20 - Gianasso Maria in Pasini, 5 Gibel Lenire, 5 - Giovenzana Bambina, Zelatrice Salesiana, 6 - Giraud in Lacroix, 25 - Giuliano Cristina, 2 - Giusiano Maria, 5 - Gnella Carlo, io - Gobbato Maria, 5 - Gobetti Adalgisa ved, Vergnano - Gogioso Prof. Cristoforo - Gori Italo, soldato del 74 Fanteria in Zona di guerra-, 5,i5 - Gribaldi Antonio Cap. Fur. in Zona di Guerra, i o - Grossi Michelangelo, 2 - Grua Angela, 2,50 - Guarrrazzo Giuseppina, 5 - Guarnaccia Egle in Zuccarello, io -- Guggioni D. Carlo, 3 -- Gullè Rosa, 5.
I) -- Iacubini Giulia, 20 - Invernizzi Luigi, 5 - Invernizzi Maddalena, io - Isola Grazia, io - Ivaldi Domenica, 5.
L) - Lagorio Amelia, 5 - Lana Silvina - Lanfranco Vincenzo, 6 - Lanza Giuseppina, 2 - Lazzareschi Giustino - Lazzari Maria, 5 - Leonardi Carolina, 15 -- Leone Adolfo, 5 - Leoni Anna, 5 - Lodollini Anastasia ved. Semeria, 3 --- Loggero Margherita, 5 - Lovisolo Giovannina, 5, implorando da Maria Ausiliatrice una grazia speciale per la sua famiglia -- Lucchesi Marianna, 5 - Luchini Elisa, 2 - Lupi Vittorio, 5.
M) - M. B, di Rivarolo Canavese, io - M. M. C. di :Borghetto di Borbera, Cooperatrice Salesiana - M. F. di Sale, 2 - M. G. di Alzate, 5 - M. I. di Biella - M. V. di Domodossola, 5 -lviachet Vittorio, 25 - Maestrelli L., 5 - Maestri Maria, 15 - Maffei Evangelina, 5 -- Maggiolo Maria Teresa., 2 - Malasagna Tersilla, 5 - Mandalari Giovannina, 2 - Manfredi Caterina, 12 -Manfrini Natalina, 5 - Mannai Giuseppa in Salis, 3 - Manzi Agnese ved. Capello, 7 - Manzini Fernanda, 5 - Marazzini Angela, 2 - Marci - Anna, 5 -- Marchino G, 2. - Marenghi Celeste, i - Mariangeli Antonietta, 2 -- Marocco dottor Paolo, 1,5 - Martini D. F. Arciprete, io,1o - Massa Marco, 5 - Mastrocinque Elvira ved. Arriola, 5 - Mazzarobelli Giuseppina, 5 - Mazzell a Pietro, i - Mazziotti Can. D. Alfonso, io - Mazzocchi Maria, io - Mazzoleni Maria, 5 - Mereghetti Anna, 1,40 per le giovinette Arma, Pierina, Maria, Costanza e Irene - Migliavacca Ernesto, 5 - Mìgnini Mons. Alfredo, 2 - Mignotti Antonietta ved. Sereno, 2 - Milanesi Teresa, 5, per la sua nipotina Laura Martinazzi, affinchè la Madonna continui a proteggere il suo babbo e la faccia crescere saggia e buona - Minini Adelaide, 15 - Mizza D. Antonio Cappellano Militare, io - Mocchini Teresa, io - Molinar Marianna, 5 - Molinaro Angela, 5 - Molino Luigia, i - Montagna Agostino, 5 -- Montini Amalia - Montmarin Signora de Sargé, 25 - Morandini D. Giuseppe, 25 -- Morani Suor Clotilde, 2,50 - Morici D. Carmelo, io - Morosini Aquilino, 20.
N) - N. N. chierico di ..., 2 -- N. N. di Agugliana, i - N. N. di Aosta, 50 - N. N. di Bardonecchia, 5 - N. N. di Brivio. 5 - N. N. di Cà di David, 20 - N. N. di Caprino Veronese, 24 -N. N. di Casale di Calolzio, io - N. N. di Castronovo di Sicilia, io - N. N. di Cerveteri, 2 - N. N. di Civitavecchia, 2 - N. N. di Conegliano Velieto, antica allieva del Collegio Femminile « Don Bosco » - N. N. di Grammichele, 5 - N. N. di Gropello Cairoli, divota di Maria Ausiliatrice, 15 - N. N. di Luserna S. Giovanni, io - N. N. di Quarna di Sopra, madre di famiglia, L. io per il Santuario dei Becchi e L. io per gli orfanelli, fiduciosa di veder compiuta la grazia a favore dei suo, figli -- N. N. di Padova, i, 50 -- N. N. di S. Michele Extra, 3 - N. N. di Soave Veronese, 25 - N. N. di. Termini Imerese, Cooperatrice Salesiana, io - N. N. soldato di Torino, io - N. N. id., 5o --- N. N. di Ventimiglia - N. N. di Vilafranca Piemonte, 5 - Narchiolli Maria, 5 - Negri Anna ved. Spanna, 4 - Nicoletti D. Giovanni, 22 per diverse persone di Bologna - Nolli Maddalena in Musoni, 20 - Nonnito Pietro, 25 - Novaro Francesco, 2 - Novelli Caterina, 5 - Novo Giovanna, 5, mettendo una persona cara sotto la protezione di Maria Ausiliatrice.
O) -- O. M. di Frazzanó, 2 - Olivero Teol. D. Casimiro, io - Olmo Giuseppina, 50 - Oroselli Melania in Beccaris - Orsolini. Giuseppina, 5.
P) - P. R. di Frazzanó, 2 - Pagliano Luigina, 5 - Paleari Nina, 3 - Palmieri Lucio, 3 - Panunzi Adelaide ved. Girelli --- Panvini Rosa, 6 - Paolizzi D. Pasquale, Arciprete, io - Papa Maddalena, 25 - Paparo Barone Antonio, 2,20 - Paravicini Maddalena, 2,50 - Parocchini Maria, 3 - Parodi Giovanni, io - Parrocchia dì S. Martino Alfieri, io per voto fatto - Paruzzi Angela, 5 - Passerin Angiolina ved. Simondetti, 2 - Pastore Alessandro, 1o -- Pastorino D. Giovanni Maria - Patris Domenico, io - Pavia Angela, 3,50 - Pavone Can. D. Pasquale, io - Pecoraro D. Gennaro, io - Pedrassoli Orazio, io - Pedrini Maria, io -- Pelizza Giuseppe, 5 -- Pellissier F., 5 - Pellizzetti Anna in Valsola, 1,25 - Perazzini D. Michele, 30 - Perfumo Maria, 5 - Perico Barbara, 2 - Perin Dott. Pietro e famiglia, 100 -- Persano Concettina, 5 -- Pescatori Arianna, 2 Petitti Suor Alfonsina Maria, 2 - Pezzali Domenico - Pezzano Bartolomeo, 5,1o = Pezzini Elvira, i - Pianca Annetta e De Marchi Giovanni, 7 - Picchetti Giuseppina, Cooperatrice Salesiana, 7 - Piccone Fiorentina ved. Marinone - Pietrasanta R., io - Pignet Carolina, 3 - Pinalli Orsola, 5 - Pincetti Delfina ved. Nicoli, io - Piscitello D. Angelo - Poeta Ermenegilda, 5 - Poggi Pietro, io - Poletti. Maria in Pujatti, 2 - Poliano Adele, 2 -- Porderi Elvira in De Lipari, 5 -- Poriezza Orsolina, 5 - Pozza D. Giuseppe, i 1 - Predosa Genoveffa ved. Siniscalchi, 5 - Pretto Carolina, 25 -- Priotti Michele.
Q) - Quattrocchi Giuseppina, 2 - Querzola Bianca, io.
R) - R. A. di Castell'Alfero d'Asti, 5 - R. B. di Cori, 3 - R. G. di Caluso d'Adda, io - R. S. di Trino Vercellese, 15 - Rai Teresa, 5 - Randi Rita, 5 - Raneri Cosimina, 5 - Ravino Luigi, io - Ravizza I. - Razzoli Dodicina, 2 -- Regazzoni Maria, io - Rettore Santuario Madonna dei Laghi di Avigliana, io - Revelli D. Andrea, 5,50 - Riasiotti Giovanna in Demarchi, 2 Riboldazzi Barbara, 25 - Riconda Teresa ved. Vogliano, 6 - Ripamonti Rosa, 25 - Rippstein F. e I., 1oo - Ritter Bice, io -- Rizzo Fiorentina, 3,50 - Robba Giovanni, 4 - Roggero Candida, 5 -- Rolli Rita in Vallenzasca, 25 per una specialissima e importante grazia ottenuta dopo ferventi preghiere a M. Ausiliatrice ed al Ven. Don Bosco - Roman M., 5 - Romby Adelina ved. Segni, 5 Roncagliole Suor Felicissima, 5 -- Ronchini Caterina, io - Rondini Emma, i - Rongone Nicola, 5 - Rossignoli Anselmina ved. Gentilini - Rosso Pietro, 5 - Rotondo Stefano, z - Rovatti Lucia, 3 - Rovella Ferdinando.- Rubani Guido, 20 - Rubino Adelaide, 5 - Rubiola Giovanna in Garetti, 6 - Ruggieri Emilia, io - Ruggeri Giuseppina in Bossi, io - Roggiery Avv. Giuseppe, zo.
S) - S. B. di Civita Lavinia, 4 -- Sacchiero Elide, 5 - Sacerdote Antonino, 2 - Saitta Gemma in Carmelo, 5 - Sala Giulio, z - Sala Savina, 8 - Saliba Giuseppe, 18,75 - Sanì E., i -- Santangeletta Modesta, 2 - Santino Beatrice, i - Sarteur Maria in Merlet, 5 - Sassina Suor Alice, io - Savio Ida - Sbarra Giuseppina, 5 - Scarpa Vincenzo, 2 - Scoccini Paolo, 6 - Seghizzi Amelia, 1,20 - Sella Giovanni, io - Strano Vittorio, i - Setti Luigi, 3 - Signorini Maddalena, 5 - Sinibaldi Adelina ved, Sergis, 2 - Sirabella Tommasi 2 - Sinancini Nob. Giuseppina in Cadolino, 18 -Soldaro ved 3,50-Soldaro Antonia, z -- Sometti Anna in Perinelli, io - Soncini Nob. Paolina, 5 - Sorelle Angelini, 5 - Sorelle Boligiovanni Maestre, 5 - Sorelle Camera, 3 - Sorelle Dalmasso, 6 - Sorelle Feyles, 1o0 - Sorelle Flandinet, 3 - Sorelle Giors, z -- Sorelle Morsiani, 5 - Sorelle Saliva = Sorelle Sampietro, zo - Sorelle Seimandi, 5 - Sorelle Venturini fu Agostino, 3 - Spampati Pierina, 5 - Spampinato Alfonso fu Carmelo, 5 - Sparviero Cesira, 5 - Spinelli Giuseppina, io - Spolverini Secondina in Lorenzelli, 2 - Stancheris Maria, 6 Stassano Teresa in Scaccheri -- Stefani Adele in Roncaglia., 6 -- Stefani A. ved. Del Gesù, 2 - Strozzapane Gaudenzio, 2 - Sterzo Francesca in Trigona. 5.
T) - Tabarelli Ignazia in Rosmini, 2 - Taccene Policarpa in Renelli, 2 - Taglia Adelina, 3 - Tamburino cav. Marco, 5 - Tarasconi Elvira, 5 - Targhetta Maddalena, 5 - Taricco D, Giovanni, io - 'femofante Annibale, 4 - Tentori Giuseppina, 5 - Ternavasio D. Giovenale, 3o - Terzian Paolina, ved. Bertuzzi, 3 -- Tessia Andrea - Testi Suor Rosina F M. Ausil., 20 - Toffoli Franceschina, io - Tognarelli Lucia, 5 - Tomasoni Augusta in Bonetti - Tomini Arcangela in Novarese - Torri D. Giovanni, io - Traverso Carlotta, io - Trevisan Angela Cooperatrice Salesiana, 5 - Trinca Suor Maria Nazzarena, 5 - Tronco Sante, 1,5o - Tropini Giovanni. •5 Tuena Patrizio B., 21 - Turci D. Giovanni Arciprete, io - Turri Bettino, io.
U) - Ubaldi Giuditta ved. Corradi, 5 - Uccellini Francesco, 4.
V) - V. A. di Pisoniano, 2 - V. N. di Radiano, i - V. Q. di Marino - Vachino D,, Giuseppe. 6 - Valenti Carmela in Lo Sordo, 20 - Vallenzasca Giuseppina ved- Zerboni 11 - Varoldio Maria, io - Vaninetti Anna Aíaria, 4 - Vassalini Maria, 2 - Venturi Giovanni, 25 - Vercellone Antonio, io - Vezzoli Antonietta, 5o - Vialardi Petronilla ved. Allisio, 5 - Viale Luigia, 2 - Vignati Gino, 5 - Villa Suor Emilia, 5.
Z) -- Z. B. di Nera, 2 -.Zabarelli Giulio, 3 -Zaio Anna, 2 - Zambello Bellina, 5 - Zambotti Elisa, 9 - Zampese Vincenzo, 16 - Zampini Margherita - Zanotti Rosa, 5 - Zanotti D. Vincenzo, 5 - Zappelli Giuseppina, 6 -- Zuccaro Maria, 3 -- Zucchiatti Mario, 3 - Zuliani Antonia, 5 - Zutel Serafina, 55.
I lavori del tempio votivo da dedicarsi a Maria. Ausiliatrice presso la casetta natale del Ven. Don Bosco, a Castelnuovo d'Asti, procedettero sin qui senza interruzione. Se m'assisterà il vostro zelo nel promuovere offerte tra le famiglie cristiane per questa, impresa, allo scopo a voi noto di consacrare alla Beata Vergine particolarmente i bambini, perché Ella doni loro una benedizione che li accompagni sino alla morte, ho piena' fiducia che potremo inaugurare il nuovo tempio nel prossimo agosto.
(Dalla Lettera del Sig. Don Albera ai Coop. Sales., in data 1° gennaio 1917).
Rose e Gigli.
L'Asilo infantile di Mede Lomellina manda L. 5 come secondo granello di sabbia per la chiesina dei Becchi, perchè Maria Ausiliatrice faccia crescere buoni e pii i bimbi ivi accolti.
I miei cari fanciulli e le buone ragazze di Medeuzza, che in numero di ventotto fecero in gennaio la loro prima comunione, privandosi di alcuni regalucci offrono L. 18,6o per la costruzione del Santuario ai Becchi, col voto che non abbiano mai a rattristare colla colpa Colui che li ha resi felici e Cui con santo entusiasmo hanno consacrato il loro cuore. -- Un chierico salesiano.
Costantino Music di Medeuzza, invia L. 1 per atte-nere di amare la Madonna di Don Bosco per tutta la vita.
Laura Grattoni di Medeuzza, offre L. 1 con tutto il cuore, pregando Maria Ausiliatrice a tenerla sempre sotto il suo manto.
Lino Prestento di Medeuzza, avendo udito che Maria Ausiliatrice è la tenerissima Madre dei giovani, offre L. i col voto di essere uno dei suoi prediletti.
Antonietta Cattaneo, a nome dei bambini dell'Asilo di Romentino, offre L. 5 pel Santuario votivo dei Becchi, per ottenere dalla Vergine Ausiliatrice celeste assistenza sui piccini e sui loro cari al fronte.
Piccoli amici di Don Bosco e di Maria Ausiliatrice.
La bambina Zuccarelli Maria Vittoria invia L. 2 al Santuario erigendo dei Becchi, perchè Maria Ausiliatrice protegga il suo babbo lontano e lo renda pretto al suo affetto.
Elio Perin di S. Donà di Piave, invia L. 5 per Santuario dei Becchi, pregando la Vergine a crescerlo buono e intelligente, e a proteggere il cugino che trovasi in guerra.
I fratellini Luigi e Gianni Ferrari di Carpaneto mandano L. 10 per Tempio votivo ai Becchi, invocando Maria Ausiliatrice perchè voglia far riconoscere dal medico il male che soffre il papà, che è sotto le armi.
Tre sorelline di Arezzo offrono L. 10 per il nuovo Santuario dei Becchi, implorando dalla Vergine Ausiliatrice protezione per il caro papà.
Iole Censini di Nervi offre L. 5 in segno di riconoscenza per segnalata e pronta guarigione ottenuta dal Ven. Don Bosco.
Paolo Rusnati di Bergano invia L. 1, piccola o per la chiesa dei Becchi, pregando Maria Ausiliatrice a proteggere il caro babbo tra i pericoli della guerra..
Maria e Giannina Mascheroni di Castellanza, L. 5 in ringraziamento per protezione e grazie ottenute, supplicando Maria Ausiliatrice a crescere buone sane, e a ritornare il caso babbo dal servizio militare.
Mamme e insegnanti devote.
Diverse pie persone di Borgomasino inviano l'offerta di L. 4 per l'erigendo Santuario dei Becchi, implorando la benedizione della Vergine Ausiliatrice sulle loro famiglie.
Un granello di arena per il tempio votivo dei Becchi, affinchè la SS. - Vergine prenda sotto la sua protezione la piccola Maria Santina Domenica Orsola, di soli 30 giorni. -- Chiesa Maria di Loco
(Svizzera) L. 5.
La maestra Rosso Maria di Vignole Borbera offre a nome della sua scolaresca e delle mamme, L. 7 per l'erigendo tempio votivo ai Becchi, impegnando la cara Ausiliatrice a far presto ritornare dal fronte i loro cavi.
Una giovane e addolorata madre di Moncrivello, invia L. 5 a nome dei suoi tre piccini, Battistino Giuseppe ed, Ettore per l'altare della chiesina dei Becchi, implorando dalla Vergine Ausiliatrice la benedizione su essi e la protezione al marito ho trovasi al fronte.
Gerra Maria di Moncrivello opre L. 2 per tempio, votivo dei Becchi, affinchè Maria Ausiliatrice benedica e protegga i suoi cari figli.
Invio la piccola somma di L. 11, offerta di sei pie persone, a favore della Chiesa dei Becchi, per ottenere la protezione di Maria Ausiliatrice sui loro cari.
La famiglia Roncaglia di Formigine offre L. 3 alla Chiesetta dei Becchi, perchè Maria Ausiliatrice continui la sua materna protezione sul figlio e fratello militari.
Maria Cagliero di Castelnuovo d'Asti, perchè Maria Ausiliatrice e Don Bosco preservino il figlio militare da ogni disgrazia, offre per la Chiesa ai Becchi L. 10.
Conte e Contessa Balbo di Torino, riconoscenti a
Maria SS.ma invocata coll'intercessione del Ven. Don Bosco e dei. Servi di Dio D. Rua e D. Beltrami, per la felice nascita del loro figlio Casimiro, avvenuta ai 12 maggio 1916, offrono L. 5.
Preci e ringraziamenti.
Pubbliche grazie e L. 15 porge M. V., ex allieva delle. Suore di Maria Ausiliatrice, al Ven. Don Bosco per due grazie. Una sorella che doveva sottoporsi a dolorosa operazione è ormai guarita ed é scomparso ogni bisogno di atto operativo: ed una questione, clic poteva generare una lite, si è risolta con piena soddisfazione di tutta la sua famiglia.
Cavando Pissinis di Moncrivello invia L. 1,25 pel Santuario dei, Becchi per grazia ricevuta.
Marietta Santià, per un favore ottenuto e perchè la Madonna continui a benedire i suoi fratelli lontani, invia L. 2 per la chiesina dei Becchi.
Giovanna .Santià offre il tenue obolo di L. 2 pel medesimo Santuarietto dei Becchi per ottenere dalla Vergine Ausiliatrice la primiera salute.
Giuseppina Terniani offre L. 5 per la Chiesa dei Becchi, affinché Maria Ausiliatrice l'assista nei suoi spirituali e temporali bisogni.
N. N. di Mirabello Monferrato, ex allieva delle Figlie di Maria Ausiliatrice, riconoscente per una grazia singolare ricevuta, offre pel suo Santuario ai Becchi L. 22, supplicandola a continuarle la sua celeste e mirabile protezione su tutta la famiglia.
Luigia Deambrosis in Capra, di Mirabello Monferrato, allieva delle Figlie di Maria Ausiliatrice, offre pel Santuario dei Becchi L. 10, dichiarando che non si ricorre invano alla grande Regina del Cielo.
Trevisan Angela, L. 5 . raccomandandosi alla bontà di Maria Ausiliatrice.
Una pia persona di Borgomanero, L. 20, affinchè la Beata Vergine Ausiliatrice si degni concederle una grazia desiderata.
Una devota di Maria Ausiliatrice rende pubbliche grazie a questa tenera Madre per aver ottenuto una grazia singolare e fa l'offerta di L. 10 pel nuovo Santuario.
Invocammo Maria Ausiliatrice per una grazia specialissima e fummo esauditi. Riconoscenti inviamo l'offerta promessa per la Chiesa dei Becchi e desideriamo rendere pubblica la nostra riconoscenza verso si buona Madre. - Famiglia Cornelli. - Altre pie persone di Legnano offrono L. 5,80.
Una figlia di Maria offre L. 13 per grazia ricevuta da Maria Ausiliatrice, implorandone delle altre.
Giuseppina Picchetto L. 7, pregando Maria Ausiliatrice di proteggere il marito al fronte.
La Famiglia Macciotta di Torino, riconoscente a Maria Ausiliatrice, offre pel nuovo tempio a Castelnuovo d'Asti L. 20.
La Famiglia Vollero di Torino, L. 2. Grillo Maria di Ovada, L. 2.
Sono L. 10 per l'erigenda Santuario dei Becchi, affnchè Don Bosco protegga sempre la sottoscritta e la sua famiglia. - E. Nani.
Carlo Berra, sergente, invia L. 7 quale omaggio SS. Vergine Ausiliatrice per il suo nuovo Santuario ai Becchi, con la preghiera di ottenergli la benedizione del Signore per sé e per tutta la famiglia.
Carlo Alberto Cervino di Varazze, offre. L. 500 pel Santuario dei Becchi, riconoscente a Maria Ausiliatrice per grazia ricevuta.
Angiolina Orlandi di Torino L. 5 e Angela Mercandalli L. 5, con devota riconoscenza.
Vincenza Verney di Cogno, L. 5 per la Chiesa dei Becchi a nome di una pia persona.
Luisa Camerini Alfazio e Angiola Collino Camerana di Torino, L. 5o per la Chiesa dei Becchi, . implorando la protezione di Maria Ausiliatrice.
Irene Rossi-Mosci di Torino, offre lire 5 mensili (Febbraio, seconda rata), per la Chiesa dei Becchi, pregando Maria SS. Ausiliatrice che salvi e protegga i suoi figli Primo e Teresina.
Pietro Mezziolaro di Mira Oriago (Venezia) per grazie ricevute e per altre che desidera, L. 10.
Angelo Casazza di Sampierdarena, con fervida speranza e con viva riconoscenza, L. 10.
Luigia Ferando Mosso di Vinovo, per segnalata grazia ricevuta e per implorare dal Vera. Don Bosco un altro segnalato favore, L. 10.
Caterina Tresio pea' ottenere la protezione di Maria SS. Ausiliatrice, L. 5.
I nipotini Gerardo, Anna e Guido di Inveruno (Milano), rompano il loro salvadanaio per adempiere una promessa, fatta, e offrono L. 4,34
Le sorelle Grangia Maria e Tina di Rolasco Monferrato offrono L. 2 per l'erigenda Chiesa dei Becchi per ottenere da Maria Ausiliatrice la sua protezione sopra le loro famiglie.
G. E. L. 2, Rivoli. - Gradisci, o Maria, il mio piccolo obolo, proteggi la mia vita e quella dei miei cari genitori.
Marta Garrone offre con devota riconoscenza L. 5, raccomandandosi a Maria Ausiliatrice, da cui spera di essere benedetta per tutta la vita.
Essendomi affidata un'incombenza per me difficile, mi rivolsi al mio Ven. Padre D. Bosco affinchè Egli stesso conducesse a termine ogni cosa per bene; e promisi L. 10 per l'erigendo Santuario di Maria Ausiliatrice ai Becchi, sicura di fargli cosa grata. Il buon Padre mi esaudì: ne sia ringraziato e benedetto! - Una Figlia di Maria Ausiliatrice.
Pierina F. L. 2, con vivo desiderio di dare di più.
Da Mirabelio Monf. inviano pel nuovo Santuario dei Becchi Fedele Ricaldone L. 2, Pietro Giovanola L. 2, Giuseppe Deambrosis L. 2, Carlo Garavelto L. 3, Ernesta Ferrando L. 2, Gio anni fu Carlo Acuto L. 3, implorando benedizioni.
Dall' Estero
La Casa di Rosario S. Fè (Argentina) in ringraziamento di favori ottenuti da Maria Ausiliatrice invia L. 73,95 pel suo Santuario ai Becchi.
L'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice di S. Tecla (Salvador) in pegno di filiale riconoscenza e viva istanza di quotidiana protezione, ma da con affetto L. 50 pel Santuario votivo dei Becchi. -
Cuyabà (Matto-Crosso). - Colpita da grave accidente risorsi con fiducia alla Vergine Ausiliatrice, promettendole l'offerta per una Messa. La Vergine Benedetta udí la mia supplica. Piena di gratitudine compio la promessa inviando L. 7. Suor Olympia Prado de Oliveira.
Il Vicario Apost di Magellano.
Dèmmo a suo tempo la notizia dell'erezione del nuovo Vicariato Apostolico di Magellano affidato alla Pia Società Salesiana, oggi siamo lieti di annunziare la nomina del primo Vicario apostolico nella persona del rev.mo sac. dott. Abramo Aguilera, Direttore dell'Istituto Salesiano di Macul, presso Santiago del Cile, nominato Vescovo di Isso.
Mons. Aguilera nacque a Tomeralda, nell'Arcidiocesi di Santiago, il 18 marzo 1884, e perciò conta appena 33 anni. Fece i suoi studi nei Collegi Salesiani del Cile, entrandovi non ancora undicenne e costantemente primeggiando fra i condiscepoli per candore d'animo e per ingegno. Ascrittosi alla nostra Pia Società, ricevette l'abito chiericale da Mons. Costamagna, col quale, dopo aver percorso il Sud America, venne in Italia, ove rimase alcuni anni per compiere i suoi studi in Roma all'Università Gregoriana.
Conseguita brillantemente la laurea in sacra teologia ed ordinato sacerdote, fece ritorno in patria, ove prima fu professore di filosofia e teologia nello studentato salesiano di Macul, e, poco dopo, ivi stesso direttore, cattivandosi la stima e la benevolenza di tutti per la sua fermezza e prudenza, congiunte ad una squisita dolcezza di carattere. Mons. Aguilera unisce alla profonda scienza teologica una mirabile facilità nell'apprendimento delle lingue : parla e scrive con elegante facilità l'italiano, lo spagnuolo, il francese, l'inglese.
A questo giovane Prelato, cui la divina Provvidenza affida il compimento dell'opera apostolica del compianto Mons. Fagnano, del quale era entusiastico ammiratore, al degno figlio di D. Bosco, che dell'Italia e di Roma e di Torino conserva una memoria graditissima, inviamo le nostre fraterne congratulazioni e gli auguri di un diuturno e fecondo apostolato.
L'anniversario della morte di D. Bosco.
Il 31 gennaio era il xxix Anniversario della morte di D. Bosco. Nella cappelletti, attigua alla stanza dove il Venerabile morì, si celebrarono quella mattina molte messe e convennero, quasi in pio pellegrinaggio, molte persone. Vi vedemmo rappresentate tutte le Opere del Venerabile: Salesiani. Figlie di Maria Ausiliatrice con la loro Rev.mo Superiora Generale, Cooperatori e Cooperatrici, alunni interni e dell'Oratorio, ex-allievi ed ex-allieve. Anche il sig. Don Albera celebrò quella mattina nella devota cappelletti, piena dicanti ricordi, raccomandando al Signore le pie intenzioni di tutti i nostri benefattori.
La sera gli alunni dell'Oratorio si raccolsero nel teatrino per assistere ad una conferenza sulle Missioni della Patagonia.
Pochi giorni dopo, e precisamente l'8 febbraio, celebrò nell'accennata cappelletti .anche S. E. Rev.mo Mons. Giovanni Marenco, Arcivescovo tit. di Edessa e Internunzio Apostolico al Centro America, venuto a Torino per accomiatarsi dai nostri Superiori prima di partire per la sua nuova missione.
Feste in onore di S. Francesco di Sales e Conferenze Salesiane.
Le feste svoltesi a Torino nella Basilica di Maria SS. Ausiliatrice riuscirono, come gli altri anni, imponenti e devotissime. Il pontificale solenne fu tenuto da Sua Ecc. Rev.mo Mons. Giov. Battista Pinardi, Ausiliare dell'Em.mo Carda Arcivescovo. La nostra Scuola cantorum eseguì una bella Messa a 4 voci del M° Cav. Vaninetti. Disse il panegirico con efficacissima sintesi e con frase elegante e scultoria il chino P. Pietro Righini della C. d. G. Mai la dolce figura di San Francesco di Sales - nei ristretti limiti di un discorso - ci era apparsa in tanto fascino di virtù e in così larga ampiezza di apostolato
La Conferenza, prescritta dal Regolamento, fu tenuta ai Cooperatori nella chiesa di S. Giovanni Evangelista, dal Salesiano don. D. Eusebio Vismara, il 31 gennaio.
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A Cuorgnè parlò nel teatro civico il cav. prof. Piero Gribaudi sul tema : Gioventù italica dopo la guerra, La Schola cantorum del Collegio Salesiano esegui scelta musica.
A Novara il nostro don Stefano Trione tenne il panegirico di S. Francesco e nella conferenza disse dell'opera di D. Bosco che vive nelle file dei Cooperatori salesiani, ponendo in evidenza il berne che questi compiono anche nell'ora presente dando appoggio alle iniziative che, nei campi più diversi, a vantaggio della gioventù come in genere di tutte le popolazioni, i figli di D. Bosco vanno suscitando e sviluppando.
Anche a Milano la conferenza fu tenuta dallo stesso don Trione nella prepositurale di S. Babila. Cantò messa solenne il prevosto di S. Marco D. Carlo Perelli. La Schola cantorum dell'Istituto Salesiano S. Ambrogio esegui egregiamente la messa a 4 voci del Ravanello e il Tantum ergo del Mapelli. Don Trione disse di S. Francesco quale modello di unione con Dio e di zelo per la salute delle anime: indi passò in rapida sintesi le opere che si vanno compiendo dai Figli di D. Bosco e dalle Suore di Maria Ausiliatrice in ogni parte del mondo a pro' della gioventù in questi anni di guerra, per preparare alla Religione ed alla Patria una nuova generazione informata allo spirito veramente e saldamente cristiano: e concluse esortando tutti a portare generosamente il proprio contributo coll'azione, colla preghiera, coll'elemosina, coll'appoggio materiale e morale alle Opere Salesiane ed in particolare all'Istituto di S. Ambrogio, che anche oggi ricovera ben trecento figli del popolo. Terminata la S. Messa, Mons. Balconi, arciprete del Duomo e direttore dei Cooperatori Salesiani milanesi, impartì la solenne benedizione col SS. Sacramento. Sulla porta maggiore della splendida basilica leggevasi a grandi caratteri la seguente iscrizione: « Cooperatori e Cooperatrici - dell'Opera del Ven. Don Bosco - adunati a celebrare le glorie - del loro Santo Patrono - Francesco di Sales - nuovo slancio di zelo implorano - nelle opere di carità cristiana - richieste nell'attuale storico momento ».
Nella chiesa parrocchiale di Cavatore (Alessandria) ebbe luogo la prima adunanza dei Cooperatori Salesiani. Dopo la recita del S. Rosario parlò delle Opere di Don Bosco quel rev.mo Arciprete D. Carlo Stanga, ex allievo dell'Oratorio di Valdocco, che infine impartì solennemente la Benedizione. La funzione ebbe termine colla colletta per le Missioni Salesiane.
I Cooperatori di Genova quest'anno si raccolsero nella chiesa della Maddalena, dove, dopo la messa celebrata dal Prevosto D. Luigi Bussi, il sac. prof. Felice Oddone descrisse al numeroso uditorio le scene più belle e più significative della vita di San Francesco di Sales, innestandovi, con grande naturalezza, i punti più salienti d'imitazione e di contatto della vita del Ven. D. Bosco ; quindi si addentrò più particolarmente nelle forme e nello spirito della Pia Unione dei Cooperatori, ai quali, disse, unicamente si deve se i Salesiani, in tempi cos: difficili e con le file tanto assottigliate, possono continuare dovunque la loro opera benefica. « Ottima l'idea - scrive il Cittadino di Genova - che sarà senza dubbio feconda di positivi risultati, di una riunione per il 24 di ogni mese. Sarà tanto di guadagnato per un proficuo scambio di idee, di vedute, di proposte pratiche, per una più cordiale intesa fraterna e per un più ampio affiatamento. »
A Sondrio si ebbero numerosissime comunioni nella nostra pubblica chiesina, dove, nonostante circa 19 gradi sotto zero, fu più che discreto il concorso alla Messa solenne con panegirico del Santo, tenuto dal rev.mo D. Temistocle Micheli, Canonico di quell'insigne Collegiata. Dopo aver parlato dello spirito di fede, di carità e di dolcezza di S. Francesco, dimostrò praticamente come tale spirito viva intemerato e puro nell'Opera di Don Bosco, diffondendosi ad esortare i Cooperatori e le Cooperatrici a vivere ognora nella pratica dl tale spirito, specie nell'attuale momento, a cui esso torna più che mai prezioso ed opportuno.
A Conegliano Veneto i Cooperatori accorsero alla Conferenza regolamentare e ad una bella commemorazione del Ven. Don Bosco nel teatrino del Collegio dell'Immacolata. Le brave educande, sia interne che esterne, seppero far onore al Venerabile. La conferenza fu tenuta dal Direttore Spirituale del Collegio. Egli esordì dicendo come Don Bosco fin dal 1848 avesse bandita dal suo programma la politica. Ciò per altro non vuol dire disinteressamento e molto meno inazione pel bene della propria nazione. E dimostrò con dati della Vita del Venerabile, come nella sua carità, che abbracciava tutto l'universo, Don Bosco facesse per la sua patria molto più di tanti di cui si ammira (e non a torto) il patriottismo. Dimostrò inoltre come fonte di tutto questo fosse il suo cuore sacerdotale, perchè D. Bosco fu, prima di tutto, prete. Indi passò a narrare quanto, sulle sue tracce, fanno - nelle gravi situazioni presenti - i suoi figli, sotto la saggia guida del suo secondo Successore: e quanto di più si farebbe se di più e dappertutto si cooperasse. Infine dichiarò come lo stesso spirito di Don Bosco deve animare i Cooperatori aa vivere di fede e di azione, cioè di fede operativa, prestandosi per le beneficenze locali e cooperando alle beneficenze dell'Opera Salesiana. Il fare poco o molto dipende dai limiti della possibilità: ma tutti devono fare qualche cosa. Mons. Sebastiano Dall'Anese, Direttore diocesano, aggiunse appropriate parole d'incoraggiamento.
A Pisa, nella chiesa di S. Eufrasia il rev.mo can. Lodovico Bedini di Lucca parlò ascoltatissimo tracciando a brevi e chiare linee la figura di Don Bosco « che - al dire del settimanale Vita Giovanile - con l'amore e la carità, attraverso ostacoli d'ogni genere, seppe redimere tanta fanciullezza d'ogni parte del mondo e fondare l'istituzione per la quale egli vivrà imperituramente. »
A Trevi (Umbria) tenne la conferenza il rev. don Gavinelli, che parlò del dovere d'imitare l'operosità del Ven. Don Bosco dinanzi agli straordinari bisogni del gran momento presente.
Ad Alvito - leggiamo nel Corriere d'Italia - la festa di S. Francesco di Sales, celebratasi nella chiesa di S. Nicola, ebbe quest'anno un'importanza speciale per l'argomento della conferenza. L'egregio oratore, il Salesiano don Borgiattino, prendendo occasione dal titolo di patrono della buona stampa, conferito dal Pontefice Pio IX a S. Francesco di Sales, parlò dei doveri dei cattolici di fronte alla stampa, quotidiana e periodica. Nella prima parte del discorso mise ili evidenza l'obbligo negativo che tutti hanno di combattere la mala stampa, additandone la potenza deleteria in sè stessa, nei fini che si propone, nei mezzi onde si avvalora per conseguire i suoi intenti, nel giudizio che di essa diedero le menti più elevate di ogni partito, nelle preziose confessioni degli stessi suoi corifei e scrittori di maggior grido, e in fine nei tristissimi effetti che produce e che comprovò con fatti della vita contemporanea. Nella seconda parte dimostrò il dovere che stringe i cattolici di contrapporre scritto a scritto, giornale a giornale, promovendo con ogni mezzo la buona stampa, specialmente con la diffusione dei giornali cattolici e dei periodici buoni; e dissipò pure i pregiudizi e sventò le scuse e i pretesti onde tanti illusi o sconsigliati tentano giustificare la loro accidia o debolezza.
OPERE NUOVE
NOVARA. - Casa del soldato « Gen. Cesare Ricotti ». -- Nell'Istituto Salesiano di Novara fu aperta, fin dai primi giorni della guerra, una fiorentissima Casa del soldato, nella quale «dal 6 giugno al 2 ottobre 1915 - come rileviamo da una relazione stampata - passarono ben 32.00 soldati, che sempre ebbero provvista gratuitamente la cancelleria, che sovente ebbero l'aiuto dello scritturale e del confidente interprete del loro pensiero, che talora ebbero anche la franchigia postale, loro concessa dalla munificenza di buoni amici e di fervide ammiratrici della nuova istituzione ».
Colla riapertura dell'anno scolastico, essendo una buona parte dell'Istituto Salesiano stata occupata dall'autorità militare, venne a mancare il locale necessario per la Casa del soldato quando maggiore se ne riconosceva il bisogno: e fu allora, grazie l'interessamento di quei nostri confratelli, particolarmente del cav. Don Giacomo Ferrero, e del Direttore diocesano dei Cooperatori Mons. Barberis, che il nostro Rettor Maggiore Don Albera annuì a che si allestissero nuovi locali, nonostante il preventivo di circa 8.000 lire. E la Casa del soldato, intitolata al venerando Gen. Cesare Riccotti, risorse. « Dal 17 aprile al 31 dicembre 1916 - dice la relazione - frequentarono la casa circa 36.000 soldati e furor distribuiti seralmente 400-450 pezzi di cancelleria. »
E nella Casa sorsero anche « diversi uffici che han per iscopo di favorire, in quanto è onesto e buono, i cari frequentatori.
» Anzitutto, v'ha chi s'occupa di stendere, per i meno colti, domande, ricorsi, instanze all'autorità civili e militari, per facilitare la concessione di sussidi, per ottenere licenze agricole., per salvaguardare giusti interessi di famiglia.
» Per consiglio dell'Ing. Cav. Raspini s'aprì, e fu subito apprezzatissimo, un ufficio di consulenze legali, dove due professionisti, il valente Avv. Amos Brughera e l'Avv. Prof. Guglielmo della Porta, con assidua frequenza vengono in aiuto ai soldati nelle molte contingenze, nelle quali il parere d'un pratico e l'autorevole lettera d'un consulente servono ad evitare soprusi, a dirimere controversie, a sistemare affari... »
NAPOLI. - Nella Pia Casa Arcivescovile per i Sordo-muti, affidata ai Salesiani, il 31 gennaio anniversario della morte di Don Bosco, sari una data doppiamente memorabile. La direzione dei Pio Ricovero dei Sordo-muti « P. Luigi Ajello », posto sotto l'augusto patronato di S. M. la Regina. Madre, rivolgeva al Superiore della Pia Casa Arcivescovile questa preghiera
Rev.mo Superiore,
La guerra attuale ha portato un vero disastro alla mia opera togliendomi tutto il personale ed accollando sulle mie povere spalle tutto il pesa dell'andamento del Pio Ricovero, peso che per la mia malferma salute e per la mia avanzata, età non mi è possibile più oltre portare. Che fare del invio Ricovero e della mia opera? A chi consegnare i miei piccoli sordo-muti? Ho pensato a lungo ed ho deciso.
Ora che la Pia Casa affidata ai RR. Salesiani fu trasformata, migliorata mercè le loro cure incessanti, paterne, tecnicamente moderne, ho' deciso di affidarli ad essa, effettuando così un mio antico e sempre costante desiderio che della mia Opera prendesse cura una Congregazione religiosa e preferibilmente i Salesiani, delle opere dei quali fui sempre ammiratore entusiasta.
Pertanto, Rev.mo Superiore, accolga tra i suoi figliuoli anche i miei piccoli mutolini che, sotto li sua paterna e grande carità, sono sicuro, si avvieranno a divenire buoni cristiani, ottimi figliuoli, onesti operai, e le prometto formalmente di obbligarmi verso la Pia Casa e verso la S. V. Rev.ma a concorrere pel loro mantenimento, vestiario e per tutto ciò che potrà loro occorrere.
Il conforto che una sua affermativa in proposito mi darà, è così grande da farmi dimenticar le mie pene e i miei dolori.
Con perfetta stima
Napoli, 13 gennaio 19I7.
dev.mo servo Sac. VINcENzo DI MAIO.
Il Salesiano D. Cesare Crippa, Superiore della Pia Casa Arcivescovile, avendo chieste ed ottenute le debite facoltà ed istruzioni, sia dal Card. Arcivescovo di Napoli, sia dai proprii Superiori Salesiani, accolse favorevolmente la proposta e mercoledì, 31 gennaio u. s., i piccoli sordo-muti del rev.mo Sac. D. Vincenzo Di Maio facevano la loro entrata nella Pia Casa. Don Bosco li benedica ora e per tutta la vita!
TORINO. - Arte e religione nella Chiesa di San Giovanni Evangelista. - Leggiamo uel Momento del 29 dicembre:
La pietà dei superstiti per i loro cari caduti in olocausto alla maggior grandezza della Patria, consacra la sua invocazione a Dio nella artistica cappella dell'Addolorata, che, eretta anni or sono dal genio del Molli a fianco della chiesa di San Giovanni Evangelista sul corso Vittorio Emanuele II, ora, per iniziativa di madri, di sorelle, di spose orbate de' loro cari,, va diventando tempietto espiatorio, ricetto propizio per le anime gementi nell'ambascia di un dolore che nessun conforto in terra può attenuare.
L'iniziativa della decorazione per cui la divota cappella va assumendo l'aspetto di nido celestiale di ricordi e di serena rassegnazione, è dovuta alla Pia Unione delle Figlie dell'Addolorata, che prepararono i fondi a questo scopo, completando così quella manifestazione di fede di cui dànno perenne, nobilissimo esempio, nelle esecuzioni musicali che vanno svolgendo nell'artistico San Giovanni dell'architetto Arborio Mella e più ancora nella pratica della vita cristiana, a cui si vanno formando sotto la direzione degli ottimi sacerdoti salesiani.
Alcune pie signore si associarono alla nobile iniziativa: e così.., si poterono inaugurare i primi due quadri della serie che ornerà le sette arcate della Madre di Dio.
Luigi Morgari, l'artista fine, delicato nell'espressione dei sentimenti più alti attraverso il magistero del pennello, ha rappresentato in questi due primi quadri la « Fuga in Egitto » e la «Deposizione dalla Croce » con tutta quella sicurezza di disegno e di ombre che rende le figure vive, con tutta quella sapiente evanescenza di colori e di luci che dà alle persone ed alle cose aspetto suggestivo di misticismo. Dimodochè, col contorno decorativo dello Stura già ben appare come il sacro luogo riuscirà, a lavoro completo, un vero bijou d'arte sacra.
Ogni quadro, che misura una dimensione di m. 2,80 per 3,90, ha per base un comodo stallo corale, eseguito dalla Scuola professionale dell'Oratorio Salesiano di Valdocco, su disegno del prof. Don Alberto Caviglia, disegno clic corrisponde perfettamente in tutti i suoi particolari all'intonazione architettonica della cappella.
L'altr'ieri mattina pertanto, il venerando Rettor Maggiore dei Salesiani, Don Paolo Albera, dopo la Messa solenne, accompagnata da musica classica diretta dal maestro Don Pagella, entrò processionalmente nella cappella dell'Addolorata e benedì i due sacri quadri, illustrando con la sua parola calda di ideale apostolico i due dolori rappresentati.
Tutte queste opere artistiche, ché, nonostante la tristezza dei tempi, si vanno attuando, son pia, eloquente significazione dei grandi dolori di persone colpite nei loro cari durante la presente guerra.
I nomi dei compianti e degli offerenti verrà ricordato in artistica targa che sarà collocata nella stessa cappella. Così questo gioiello di tempietto espiatorio sarà una delle più eloquenti opere d'arte dedicate alla memoria dei caduti nell'odierno conflitto.
LA PLATA. - Convegno e concorso ginnastico. - Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo:
Sebbene in ritardo, mando una breve relazione del gran concorso promosso dal carissimo ispettore D. Giuseppe Vespignani, su proposta del zelante Direttore del Collegio Salesiano di questa città, il 24 settembre u. s. Tutti i nostri collegi di Buenos Aires e dintorni vi parteciparono con un contingente di 2751 alunni. Di buon mattino, all'ora indicata, dopo di aver compiute le loro divozioni nella propria chiesa, si trovarono uniti alla stazione di piazza Costituzione di Buenos Aires, dove li aspettava un treno espresso che li trasportò a La Plata.
830 erano giovani interni appartenenti ai Collegi di San Carlo e Leòn XIII; 1200 erano ginnasti esterni delle case di Bernal, di Mater Misericordiae, Boca, Santa Caterina e dell'Orfanotrofio Leone XIII, e 701 Esploratori oratoriani delle varie case nostre, divisi in otto battaglioni, che marciavano al passo al suono dei tamburini e delle fanfare. E inutile dire l'entusiasmo che ridestò a la Plata l'apparire di quest'esercito di giovanetti tutti in divisa. In un gran parco, a breve distanza della città, il rev.mo D. Giuseppe Vani, Cappellano dell'Esercito, celebrò messa campale, . alla quale assistettero, con divoto contegno, coi nostri battaglioni giovanili, più di cinque mila persone, con a capo Sua Eccellenza Rev.ma Monsignor Giovarmi N. Terreno, Vescovo della Diocesi, cui facevano corona insigni personaggi della città e alcuni distinti ufficiali argentini.
Terminata la Santa Messa, distinti signori rilevarono il merito e l'utilità che apportano alla società siffatte patriottiche dimostrazioni. Quindi si passò al pranzo di campagna. E fu bello spettacolo il vedere quell'esercito di balda gioventù, che ben disciplinata si sedette sulla fresca erba all'ombra di alti alberi, frugando ciascuno nella bisaccia provvista di tutto. Pranzarono tutti quei gagliardi giovanetti a sazietà, e sopravanzò cibo. Così trattava l'amorosissimo Gesù quella turba e quei teneri fanciulli clic voleva sempre attorno a sè, perchè di loro è il regno dei cieli!
Ma il momento più bello fu quando, dopo breve riposo, all'avviso dato dal Capo generale, ognuna delle tre divisioni, dirò così, si schierò in ordine, come un esercito, ed ogni battaglione sotto la direzione del rispettivo ed abile maestro si mise in movimento, dando principio agli esercizi ed alle evoluzioni prescritte. Più facile a immaginare che a descrivere fu l'impressione che produsse nell'animo degli spettatori. Basti dire che a brevi intervalli si succedevano le approvazioni, le ovazioni, e i battimani.
In fine, dopo alcune ore di esercizi, i signori componenti la Giurìa emisero il loro parere facendo i più belli encomi a tutti, ed assegnando i premi d'onore. Verso sera, tornando alla stazione, il popolo non dava tregua agli applausi, che divennero maggiori ed imponenti quando il treno si mosse.
Queste feste, dicevano tutti, si dovrebbero ripetere spesso, poichè esse sono indizio di vero progresso morale e civile...
Fin qui il nostro carissimo Missionario don Domenico Milanesio, al quale auguriamo lunghi anni e buona salute per poter compiere ancora tanto bene nella Patagonia.
TRA GLI EMIGRATI
TUNISI. - Un degno figlio di D. Bosco. - Ci scrivono: « Il 10 ottobre u. s. la parrocchia di N. S. del Rosario di questa città perdeva un apostolo, nella persona del sac. Giuseppe Cavarra, italiano. Descrivere l'opera benefica e rigeneratrice compiuta da lui tra i cattolici di questa città, e specialmente tra i numerosi Italiani della colonia, non è cosa facile. Egli seppe realmente farsi tutto a futti, per attirare tutti a Gesù cristo. Infaticabile nello zelo per la salvezza delle anime, e nella diffusione del culto a Maria SS. Ausiliatrice, non si arrestò mai davanti ad alcun ostacolo; e non disse mai basta, nemmeno quando, consumato dal male che doveva trarlo alla tomba, fu costretto a rimanere per più mesi in una inerzia quasi assoluta. La sua carità verso i poveri ed i sofferenti non ebbe limiti. Egli saliva le scale dei ricchi e bussava alla porta dei privilegiati della fortuna, per avere da loro soccorsi, e poi con grande gioia li portava a coloro che, ritirati e nascosti al mondo, languivano nella miseria. Era poi uno spettacolo di carità veramente commovente il pranzo che ogni anno, per opera sua, veniva imbandito a più centinaia di indigenti, nella ricorrenza della solennità di S. Giuseppe.
» Perciò fu caro ai poveri ed ai ricchi, i quali tutti ammiravano in lui un erede dello spirito del Venerabile Don Bosco. I ricchi lo riguardavano come l'apostolo della carità, che li aiutava a fare buon uso dei beni di questa terra; ed i poveri veneravano in lui l'umile sacerdote che condivideva le loro pene, l'angelo consolatore che alleviava i loro dolori. Il nostro venerato Arcivescovo Mons. Clemente Combes, che ne apprezzava l'anima grande, lo aveva onorato del titolo di Chapelain della Primaziale di Cartagine.
» Intorno alla sua salma, esposta in una cappella della chiesa parrocchiale, vi fu un vero pellegrinaggio, non interrotto nemmeno la notte. Tutti, uomini e donne, ricchi e poveri, giovani e vecchi, senza distinzione di nazionalità, tutti vollero baciargli le mani, fargli toccare rosarii ed altri oggetti di pietà. I suoi funerali furono un trionfo. Vi presero parte S. E. Rev.ma Mons. Clemente Combes, Arcivescovo di Cartagine e Primate d'Africa; il R. Console Generale d'Italia, Corte Caccia-Dominion; il Clero secolare e regolare della città e dei villaggi vicini; le rappresentanze delle varie comunità religiose, del Circolo Pio X e della Compagnia di S. Luigi, appartenenti al Patronato della Parrocchia del Sacro Cuore; i membri della Confraternita di S. Giuseppe e dell'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice, di cui era stato fondatore ed anima; ed una folla immensa di popolo. Il corteo imponentissimo si svolse attraverso le vie principali della città e giunse fino al cimitero. I sei chilometri di percorso non valsero a trattenere una sola persona dal seguir e a piedi la salma benedetta del caro Don Cavarra. La sua morte fu quella del giusto, e la sua tomba è in grande venerazione. Egli passò facendo del bene a tutti; e sulla lapide che indica il luogo della sua ultima dimora in terra, se ne volle eternare la memoria con le parole: Padre dei poveri ».
Dall'Italia.
La Sezione Filodrammatica del Circolo « Giovanni Bosco » da Torino l'11 novembre scorso - così la rivista mensile illustrata Il Teatro nostro nel numero di gennaio - si presentava col suo cavallo di battaglia: Il Biglietto della Lotteria dinanzi a sceltissimo pubblico che gremiva il Teatro Sociale di Pinerolo, con lo scopo di chiamare a raccolta tutte le anime gentili che volessero, approfittando di un onesto divertimento, beneficare i figli d'Italia per eccellenza, i poveri orfanelli di guerra, che la carità inesauribile dei figli di Don Bosco ha radunati in uno splendido locale detto Monte Oliveto presso Pinerolo: Prima che la fantasmagorica commedia di Piene e Pani si svolgesse, apparvero fra subissi di applausi, fra una pioggia di confetti che mani gentili lanciavano sul palco, i teneri orfanelli nella loro bella divisa di alpini. Cantarono la Marcia Reale e svolsero uno svariato programma ginnastico troppo superiore alla loro età ed al pochissimo tempo che potè loro servire per prepararsi: la loro sicurezza e impeccabile naturalezza di movimenti e un tenue velo di tristezza che si diffondeva sui loro volti aperti alla gratitudine più sconfinata li fece applaudire interminabilmente fra non poche lagrime di buone mamme e di bronzei volti....
Una novità gradita certamente a tutti i filodrammatici d'Italia. La sullodata sezione Filodrammatica si è costituita in società editrice di drammi, di commedie, farse, scherzi, monologhi, ecc., ecc. Ila già dato mano al lavoro editoriale ed è già uscito il primo numero della Collezione G. B. Lemoyne colla splendida commedia di O. Castellino, intitolata Competente mancia. Son tre atti spiritosissimi, scritti con vera competenza, che eccitano il buon umore come il Biglietto della lotteria sì da parere che abbiano la stessa paternità artistica! « L'aver intitolato la nuova collezione al nome, caro ai filodrammatici, di Don G. B. Lemoyne - così l'accennata rivista - è un atto gentile per la sacra memoria di un uomo che portò il teatrino morale escogitato da Don Bosco ad un'altezza pari alla grande mente del Venerabile che lo intuì, ed è altresì una promessa di un programma castigato ma vario, come D. Bosco lo volle e come il Circolo che a Lui s'intitola può garentire di saper ottenere. »
A Napoli, compianta da tutti, è morta Suor Bertina Soldi delle Stimmatine. Nata a S. Cataldo (Firenze) il 2 febbraio 1840, fu l'ultima a vestir l'abito religioso per mano della Fondatrice stessa dell'Istituto, Suor Anna Lapini, l'anno 1859. Da lunghi anni Superiora della Sezione Femminile della Pia Casa dei Sordo-Muti in Napoli, benedisse il Signore quando vide, nel 1900, la Pia Casa affidata ai Salesiani. « Io, diceva, non ebbi che a rallegrarmi per il nuovo, vigoroso impulso che prese la benefica Opera, tanto per i Sordo-Muti, come per le Sordo-Mute a me affidate ». E fu allora che con santa soddisfazione disse al nuovo Superiore: - Vedo proprio che la profezia del P. Ludovico da Casoria circa la Pia Casa va avverandosi. - E spiegava com'olia aveva deposto nel processo di beatificazione del medesimo P. Ludovico, questi aver predetto che la Pia Casa avrebbe passati giorni ben tristi, finchè una Congregazione religiosa non ne avesse potentemente rialzate le sorti, ed allora sarebbe salita sempre in alto, in modo meraviglioso. Ma certamente ella pure contribuì efficacemente a quest'ascensione dell'Opera a cui tutte aveva dedicate le su sante e potenti energie. Gli ultimi momenti della sua vita furono quelli dei giusti. Nell'alba del 29 novembre implorò la misericordia divina col ripetere più volte le parole dei Miserere
« Ne proijcias me a facie tua », benedisse le sue Figlie che lacrimando le facevano corona, abbracciò con soavità il Crocefisso, e rese l'anima a Dio.
Le figlie di Maria Ausiliatrice a Livorno (toscana) nella gara diocesana di Catechismo, tenutasi in detta città la domenica 7 p. p. gennaio, seppero unire ai saggi dell'istruzione catechistica anche larghi saggi di canto gregoriano che è da loro egregiamente insegnato alle numerose allieve. Si attuava così uno dei voti emanati da vari congressi catechistici e di musica sacra.; cioè di unire l'insegnamento del Canto Liturgico, o della Chiesa, a quello del Catechismo.
A Napoli nella nostra parrocchia al Vomero si celebrò un solenne funerale in suffragio dei fratelli seduti sui campi di battaglia. Intervennero, oltre gli alunni dell'Istituto e le Figlie di Maria Ausiliatrice e l'Associazione del S. Cuore di Gesù, il Maggiore Cav. Mazzarelli con diversi ufficiali e soldati, un rappresentante del Municipio e parecchi illustri personaggi. La Schola cantorum eseguì la Messa del Maestro D. Lorenzo Porosi. Celebrò e diede l'assoluzione al tinnulo il parroco D. Signoroni.
Ad Ancona, il 21 gennaio si svolse la festa titolare della nostra chiesa, dedicata alla S. Famiglia. Numerosissime le S. Comunioni a tutte le Messe: ottima musica liturgica alla solenne. La divozione alla S. Famiglia getta consolanti radici nel popoloso quartiere.
Lo stesso giorno anche a Firenze, nella chiesina provvisoria, ebbe luogo la festa titolare della nuova Parrocchia della S. Famiglia e dell'Oratorio festivo annesso. Imponente la funzione delle ore 7,30 con la Comunione di più di 150 oratoriani. Vi erano vari militari venuti in licenza invernale. La compostezza, il raccoglimento e la pietà più sentita furono la nota dominante di quella commovente funzione, e lo stesso Mores. Velluti-Zati, celebrante, lo rimarcò nel fervorino che disse alla S. Comunione.
A Roma nel teatrino dell'Ospizio del S. Cuore di Gesù, dal 12 al 15 dicembre u. s., si tenne il primo ciclo del nono corso annuo dell'Opera delle conferenze per soli uomini, che con tanto successo fiorisce presso la nostra Parrocchia. Nessuno degli assidui ed affezionati frequentatori delle conferenze mancò all'appello. La prima conferenza, tenuta dal pro-parroco don Gianferrari, fu la 133a della serie e la prima del 33° ciclo.
Dall'Estero.
A Lima per il centenario di Francesco Bolognesi, l'eroe Peruano nella guerra del Pacifico, l'esercito nazionale e tutti i collegi sfilarono davanti al Capo dello Stato ed alle Autorità Nazionali e straniere, tra una folla immensa di popolo. I giovani del Collegio Don Bosco inaugurarono in detta circostanza la nuova divisa: maglia di color celeste, calzoni bianchi, calze nere ed un cinturone elastico a vari colori. Sul petto luccica un monogramma colle lettere C. D. 8. (Collegio Don Bosco) artisticamente intrecciate. La loro sfilata suscitò entusciastici applausi.
A Valparaiso la premiazione al Collegio Salesiano rivestì insolito splendore. Circondavano Mons. Vagni, Incaricato d'affari della S. Sede in Cile, il Vice Console d'Italia Cav. Angelo Minetti, e molte personalità, accorse - come si esprime l'Italia, primo giornale italiano quotidiano in Cile - a rendere omaggio all'intelligente, infaticabile opera della istituzione che anche in Valparaiso seppe creare un centro di studi i cui risultati ben predispongono alla più bella previsione del domani.
In omaggio a Mons. Soler, ultimo Arcivescovo di Montevideo e grande amico e benefattore dei Salesiani, venne a cura dei nostri confratelli eretto ed inaugurato un monumento marmoreo - una splendida statua al naturale - nella cripta del tempio di Maria Ausiliatrice in Montevideo. La cerimonia ebbe luogo il 3 ottobre u. s. preceduta da un solenne ufficio funebre e da una bella commemorazione del grande Arcivescovo, tenuta da Mores. De Leòn.
Una festa italiana fu quella promossa dai nostri connazionali emigrati a San Francisco di California pel xxv dell'ordinazione sacerdotale del Salesiano Don Francesco Garassino. Anche l'Arcivescovo Mons. Edòardo Henna volle assistere alla Messa giubilare e aggiungere brevi parole ai discorso detto dal parroco D. Piperni. La cerimonia si chiuse col canto del Te Deum. Numerosi i doni offerti al festeggiato, tra cui cento dollari distribuiti da D. Garassino ai poveri della Colonia.
Alla premiazione annuale delle Scuole Professionali Salesiane di Santiago nel Cile tenutasi il 28 dicembre u. s., un distinto benefattore offerse dieci cospicui remi, che volle chiamare di Maria Ausiliatrice, cinque di 100 franchi ciascuno, quali premi di buona condotta, uno per ogni corso; e cinque altri di 200 franchi ciascuno, per gli alunni che più si segnalarono nei singoli corsi di scuola. Anche il signor Paolo Urgua, Intendente della Provincia, regalava 18 libretti della cassa di risparmio ognuno con notevole cifra; e la Ditta Jalabella e Castagneto inviava vari premi in genere. Esempio degno di ammirazione.
Gli alunni del Liceo Salesiano ai S. Paolo (Brasile) si recavano su di un treno speciale a Santos per rendere omaggio alla tomba dell'immortale José Bonifacio, Padre dell'indipendenza del Brasile. La cittadinanza fece loro la più entusiastica accoglienza ; il Municipio die' un ricevimento d'onore. Gli alunni deposero sulla tomba dell'eroe un'artistica corona con una targa commemorativa, e pronunziarono discorsi. L'entusiasmo popolare li accompagnò tutta la giornata. Nel ritorno alla stazione furono coperti da una pioggia di fiori.
opportunità.
In questo tempo di quaresima chissà a quanti buoni Cooperatori e zelanti Cooperatrici tornerebbe utile una buona spiegazione di catechismo, breve, ordinata, succosa, e ricca di esempi. Noi consigliamo loro « La Dottrina Cristiana spiegata sul compendio prescritto da S. S. Pio X, previo un ristretto di metodica » del Salesiano Prof. Don ALBINO CARMAGNOLA, Prevosto a S. Agostino in Milano. Sono due volumi distinti: il primo comprende il Catechismo breve (L. 2,50): l'altro il Catechismo maggiore (L. 3,50). Un nuovo opuscolo rende i due volumi conformi alla nuova dottrina pubblicata da S. S. Pio X di s. m. È così noto in Italia il ch. autore per le tante sue pubblicazioni predicabili e ascetiche, diffuse dappertutto in numerose edizioni, che basta il solo suo nome a garentire il valore e il successo di un libro. In questi due volumi egli si è prefisso il criterio di « procedere in modo ordinato e progressivo sia nella materia, sia nella forma, sia negli esempi, affinchè i catechisti, a prò dei quali l'opera è particolarmente scritta, non si trovino ad avere semplicemente innanzi una congerie di ragioni e difatti, ma invece quasi un saggio determinato e pratico di quanto gradatamente occorre spiegare ai bambini di tenera età, ai fanciulli alquanto svegliati d'intelligenza e ai giovanetti ». In breve, è questa un'opera tra le migliori, sia quale guida per l'insegnamento catechistico, sia quale aiuto per istruirsi da sè in modo facile nelle verità della fede e della vita cristiana: e quindi noi la raccomandiamo vivamente ai Cooperatori.
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Altri in questo tempo di quaresima vorrebbe un libro da leggersi con diletto e con frutto nelle famiglie, che non possono recarsi alla predica, o non hanno comodità di predicatori. In quanti paesi c'è un po' di predica solo alla domenica! Ebbene, noi consigliamo loro un'altra opera dello stesso autore: « La Ristorazione in Cristo. - Quaresimale» ; un bel volume di 80o pagine (L. 5). - Non è una semplice ristampa del noto Quaresimale, che in meno di dieci anni ebbe l'onore di sei edizioni; ma un'edizione interamente piatta e, come dice il titolo, pienamente rispondente al programma del Sommo Pontefice Pio X di v. m., d'instaurare omnia in Christo. Sono prediche scritte con ordine, eleganza e chiarezza, per modo che facilmente si ritengono, e, quel che più vale, non contengono solo delle parole, ma dei pensieri sodi ed efficaci.
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E poichè siamo sulla via dei suggerimenti, crediamo di fare una cosa buona raccomandando due altri libri del Prof. D. Albino Carmagnola. Il primis tornerà particolarmente utile ai sacerdoti, che esercitano il sacro ministero in mezzo alla gioventù: ed è precisamente la «Spiegazione dei
Vangeli domenicali, adatta alla gioventù ed al popolo , (L. 3). - Moltissime sono le spiegazioni del Vangelo delle Domeniche ed anche di gran merito. Tuttavia se ne trovano ben poche che si adattino alla gioventù dei nostri giorni, massime a quella che viene educata nei collegi e nei seminari. L'autore ha inteso di supplire a questa lacuna. E vi è riuscito a meraviglia. D'ogni tratto di Vangelo egli prende in considerazione tre punti principali e in ciascuno di essi fa quelle spiegazioni dogmatiche o morali che tornano più spontanee, più utili e più acconcio.
L'altro libro è il manuale di « Letture Spirituali per ciascun giorno dell'anno, adatte specialmente alla gioventù » (L. 3).
La prima edizione di questo libro, uscita qualche anno fa, aveva per titolo: La gioventù istruita nei suoi doveri religiosi e morali con pie letture per ciascun giorno dell'anno. Ma il libro, come succede di tutti i libri veramente utili e veramente ben fatti, andò anche nelle mani di molti, che, quantunque non più giovani, valendosene ancor essi per un po' di lettura quotidiana, lo trovarono in gran parte adatto anche per loro. Ed ecco senz'altro la ragione del nuovo titolo messo in fronte a questa nuova edizione, ridotta in modo da giovare ad ogni buon cristiano, in qualunque età egli si trovi. Però, anche in questa nuova edizione, trovansi quelle letture che istruiscono più particolarmente i giovanetti sui doveri, che loro sono più proprii.
Tutti questi libri si possono avere dalle Librerie della « S. A. I. D.» Buona Stampa, cioè dalla Società Anonima lnternazionale per la diffusione della buona stampa a Torino, Parma, e Catania.
Prof. Conte Carlo Cipolla.
« Valente cultore delle storiche discipline e insigne maestro sulle Cattedre di Torino e Firenze, per modestia più che fratello ai colleghi, poi bontà per espansione di cuore più che padre ai discepoli, ammirato da quanti l'avvicinavano, acquistatasi fama europea ricercando e illustrando con operosità infaticabile i documenti del Medio Evo sepolti in biblioteche ed archivi, non si vergognò della fede che fu gloria del suo casato, e, con la serenità del cristiano che non conosce rimorsi, volò a Dio il 23 novembre 1916, che fu giorno di lutto per gli studiosi italiani. »
Nel far nostro questo veritiero elogio, siamo orgogliosi di aggiungere che il prof. Conte Carlo Cipolla era tra i più cari ed affezionati nostri Cooperatori. Riposi l'anima nobilissima nel godimento del premio eterno!
Mons. Nazareno Marzolini.
Mons. Nazareno Marzolini, Can. della Basilica Vaticana, Protonotario Apostolico, Cappellano Maggiore del Sacro Ordine di Malta, Preposto all'Amministrazione dell'erario della S. Sede, con l'ingegno, l'attività, la rettitudine, più ancora con l'attaccamento alla Chiesa Romana, ne restaurò le sostanze, meritando la stima e l'affetto di tre Sommi Pontefici, Leone XIII, Pio X e Benedetto XV, esempio rarissimo nella storia delle Corti, ond'ebbe premi ed onorificenze, e giunto alla più alta Prelatura, prossima allo splendore della porpora, si riposò nel Signore il decimoottavo di gennaio 1917, teneramente amato dai suoi, da molti beneficati rimpianto, degno della stima e riconoscenza di Perugia, sua patria, dove eresse e dotò l'Istituto Agricolo per le Orfanelle della campagna, eletta schiera di angioli destinati a vegliare perpetuamente con la preghiera sulla tomba del Giusto.
Questo il bell'elogio dettato in memoria dell'esimio Monsignore, cui ci legavano forti vincoli di riconoscenza. La Pia Unione ha perduto in Lui una delle sue glorie più fulgide!
Mons. Lancillotto Del Motto.
Nato in Este nel 1842 esercitò in patria il sacerdotale ministero lasciando di sè imperituro ricordo. Non è cosa facile dire degnamente dei suoi trentasei anni di ministero parrocchiale. L'eredità a lui lasciata dai predecessori, zelanti cultori del decoro del tempio di Dio e della divozione verso la Beata Vergine delle Grazie, ebbe in lui un continuatore ardentissimo, che ne coronò l'opera con attività instancabile.
Promotore indefesso della devozione verso la celeste Patrona delle Grazie, indiceva pellegrinaggi numerosissimi, predicazioni tenute da celebri cultori della sacra oratoria, corsi di spirituali esercizi, feste e processioni.
Anima dell'azione cattolica cittadina, fu il promotore di tutte le associazioni cattoliche, che per il lungo spazio di oltre quaranta anni presidiò del suo consiglio, edificò del suo esempio. Fra pure assai benemerito della Pia unione dei Cooperatori e delle Opere Salesiane. Il Signore rimuneri in cielo la sua santa vita.
Marchesa Livia Multedo.
Fu la prima presidente delle Cooperatrici Salesiane in Savona e dal 1894, fin quando la salute glie lo permise, non tralasciò mai d'intervenire alle adunanze, zelante nell'adempiere il suo ufficio come una vera missione. Fra donna d'alti sensi, di pietà sentita e pratica, di cuor nobile e generoso. Con lei è scomparsa una distintissima figura del patriziato savonese.
Sia pace all'anima sua. La sua memoria resterà in benedizione presso quanti ne apprezzarono le squisite doti di mente e di cuore. Alla famiglia le nostre sentite condoglianze.
Can. Beniamino Bux.
Il 27 gennaio, più che ottuagenario, si spegneva placidamente nel Signore e volava al possesso del premio celeste questo zelantissimo e benemerito Cooperatore, fondatore dell'Istituto Salesiano del SS. Redentore a Bari. Ricco di fede e forte di carattere, vide coronarsi di ubertosi frutti spirituali il suo ministero. Pieno di carità per gli orfanelli, lascia in questo campo orme gloriose.
Imploriamo affettuosamente un devoto suffragio per il pio Sacerdote, la cui memoria sarà sempre tra noi in benedizione.
Nelle nostre preghiere facciamo anche un fraterno ricordo per l'eterno riposo dei seguenti Cooperatori defunti:
Cecchini Mons. Carlo Giuseppe - Taranto.
Chiattone Maria n. Bernocco - Polonghera. Crociani Gerolamo - Monterubiaglio. De Intimis Francesca - Catignano. De Franceschi Antonio - Pordenone. Dongo Teresa - S. Fruttuoso (Genova). Dorato Giuseppina -- Casorzo (Alessandria). Fenocchio Giuseppe - Diano d'Alba. Foce Girolamo - Marinasco (Spezia). Forni Siro - Vespolate. Grosso cav. uff. Pietro - Torino. Loggia Michele - Alice Castello. Majoli Catterina - Albino.
Mangiola Mariannina fu Pasquale - S. Lorenzo (Reggio Cal.). Marchesini Ernesto - Marano Valp. Marocolo Pasqua - Veronella.
Martelli Bernardino - Venezia Meritano Luigi - Bottigliera d'Asti.
Merli Maddalena V.a Giachino Amistà - Mondovì Piazza. Mosca Barbara V a Derutto - Torino. Musissano Giuseppina - Vercelii. Oliboni Marco - S. Pietro lncariano. Olivares D. Alessandro - Rho. Pagani Teodoro Contardi - Monte di Malo. Parmigiani Antonio - Gonzaga. Pasturino Simone - Campoligure. Pejretti D. Giacomo - Casanova (For.). Pavarello Mario - Urbana (Padova) Pignone Angiolina - Carcare (Genova). Pincherele M. E. - Tunisi.
Pinter Valentino - Padola (Belluno). Pozzi cav. Giovanni - Bottigliera d'Asti.
Radicati Talice di Passerano conte Gabriele - Torino. Rainelli D. Giacomo Ceppo Morelli. Roana Gaspare fu Bartolomeo - Ormea. Roberti Domenico - Cocconato. Regis Giovanni - Sale delle Langhe. Re Rosalia - Rossignano Monferrato. Toaliani Carlo - Venezia.
Tondi Eugenio - Andria. Tonchi Emma - Torino.
Tovini Rag Eugenio - Guidate Canucco. Valle D. Giov. Batt. - Arenzano. Valseccht Luigia V.a Carrera - Monza. Vergavi Palntira - Cremona. Viberti Maria - Diano d'Alba. Voglio Battista - Manerbio (Brescia).
Alberga Teol. D. Gaspare - Villarbasse (Torino). Ajmo Clara ved. Borsarelli - Mondovì Piazza (Cuneo). Bertolero Cristina - Torino. Bersanino Prospera n. Floris - Torino.