BS 1910s|1917|Bollettino Salesiano Novembre 1917

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLI - N. 11   1 NOVEMBRE 1917

SOMMARIO

In preparazione al „9 giugno 1918": Una cara notizia di famiglia.

Per una pratica collaborazione.

Ricognizione canonica della salma di Don Bosco. Per le adunanze mensili.

Fatti e detti di Don Bosco: - II) Due incontri coi Venerabile - III) Un ricordo incancellabile.

Assistenza ai figli dei richiamati - Scuole serali - Refeziono scolastica (Consigli utili anche ai genitori e agli addetti agli Oratori).

Norme e pratici consigli d'azione giovanile.

Per l'insegnamento catechistico nelle prime classi elementari.

Lettere dei Missionari: - Dalla Cina: La bontà di Maria Ausiliatrice.

Il Culto di Maria Ausiliatrice: Pel 24 corrente - Un nuovo altare - Grazie e graziati - Provvediamo arredi e lini sacri.

Pel tempio votivo in onore di Maria Ausiliatrice a Castelnuovo d'Asti.

Riconoscenza al Ven. Don Bosco.

In omaggio a Domenico Savio: Parole dell'Em.mo Card. Mistrangelo.

Note e Corrispondenze: - L'Em.mo Card. Cagliero - Tra gli orfani di guerra: A Roma e a Pinerolo - In memoria dei nostri - Cooperatori zelanti - Tra gli emigrati - Notizie varie.

Necrologio e Cooperatori defunti.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO

In preparazione al « 9 giugno 1918 »

Una cara notizia di famiglia.

In umile ossequio a un umile desiderio, volevamo attendere ancora a comunicarla, anche perchè del tutto convinti che la cara notizia, benchè ritardata sino alla vigilia, avrebbe egualmente tra noi destato quella stessa intima gioia, che susciterà nei mesi che ancora ci allontanano dalla fausta ricorrenza, e assicurato al venerando nostro Rettor Maggiore quella stessa abbondanza di preghiere, che Egli invoca - più che tutto - dai suoi figli e Cooperatori.

Ma dopo una circolare del Comitato Torinese delle Darne Patronesse dell'Opera di Don Bosco ai Comitati femminili di azione salesiana di ogni nazione, non v'è più ragione del nostro riserbo, e diciamo noi pure una parola.

Non una, ma due son le date solenni che si approssimano col « 1918 » per la Famiglia Salesiana. Il « 9 giugno » segnerà - come abbiamo detto - il Cinquantenario della Consacrazione della Basilica di Maria Ausiliatrice, e il « 2 agosto » . il Cinquantenario della Consacrazione Sacerdotale del rev.mo nostro Superiore Don Paolo Albera. Due date di famiglia che s'illustrano a vicenda e che appunto per questo devono fondersi in una, perchè l'una è di tale ornamento o natural compimento dell'altra, che l'una e l'altra, solo in una simultanea celebrazione, rivestiranno il massimo splendore.

Per noi, il nome di Don Bosco è inseparabile dal nome di Maria Ausiliatrice. Maria Ausiliatrice è la madre, la patrona delle opere di Don Bosco; e Don Bosco un umile e docile strumento in mano di Maria Ausiliatrice.

Or è possibile celebrare cinquanta anni di celesti favori profusi da Maria Ausiliatrice sulla Famiglia Salesiana, e non veder quel giorno il Successore di Don Bosco prostrarsi lui all'altare dell'eccelsa Patrona e consacrarLe tutta la Pia Società Salesiana?

E per la celebrazione del Cinquantesimo della sua 1a Messa, potrebbe Don Albera trovar un dì più bello del giorno in cui tutta la Famiglia Salesiana sarà raccolta ai piedi di Maria Ausiliatrice? Cinquant'anni di fecondo Sacerdozio non sono anch'essi una benedizione di così tenera Madre?

Noi perciò facciamo una proposta. Gli alunni e le alunne degli Istituti Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, radunino una tenue offerta qual Obolo della Messa Giubilare, di Don Albera, e ad essi si uniscano i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane. Il Successore di Don Bosco, celebrando il gìorno del Giubileo del Santuario dì Valdocco la sua Messa d'oro all'altare di Maria Ausiliatrice, l'applicherà per i suoi figli e Cooperatori. Più stretta comunione di anime non potrà desiderare la duplice data solenne.

All'opera dunque, e con fervore.

Per una pratica collaborazione

Nel numero di settembre, ove si disse che il « Bollettino Salesiano » accoglie volentieri la collaborazione dei lettori, non si disse una cosa nuova; si ricordò un mezzo pratico di cooperazione, di cui fa parola il Regolamento stesso della Pia Unione.

Chi vive abitualmente intento a far « quanto può » « per giovare al buon costume e alla civile società », vede come oggi vadano delineandosi nuovi orientamenti e nuovi bisogni sociali, intorno ai quali sarebbe utile uno scambio d'idee per opportuni provvedimenti. E se ora non è possibile indire adunanze generali di Cooperatori, non v'è altra via di giovarci dei consigli degli amici nostri più autorevoli, a norma e indirizzo comune ?

Ci par di sì, mediante la pratica di un articolo del Regolamento : « Ogni Cooperatore, occorrendo, può esporre al Superiore quelle cose che giudica doversi prendere in considerazione (1) ».

Ecco perchè facevamo l'accennato richiamo alla collaborazione. Nel rinnovarlo oggi, desiderosi di facilitarne la pratica attuazione, vogliamo specificata quale ha da essere la collaborazione che attendiamo dai Cooperatori.

* *

Don Bosco istituì il «Bollettino Salesiano » al duplice intento:

I) Di esporre le opere compiute dai Salesiani e dai Cooperatori, che riuscirono fruttuose e possono servire ad altri di esempio, d'incoraggiamento e di edificazione.

II) Di proporre le opere da compiersi, giudicate più urgenti in conformità allo spirito dell'Associazione Salesiana, suggerendo norme pratiche per attuarle.

Queste due linee tracciate da Don Bosco formano, oseremmo dire, il binario che il Bollettino Salesiano dovrà sempre percorrere per corrispondere allo scopo di fondazione.

Quanta sapienza in questo programma!

Il Ven. Don Bosco, all'eloquenza delle parole preferiva, con molta praticità, l'eloquenza dei fatti. Egli rigettava le idee vagamente speciose e le proposte impossibili, amando le idee chiare, le proposte semplici, spesso anche ardue, ma sempre concrete ed effettuabili. Lungi dal perdersi in utopie o in vane recriminazioni, lavorava ed esortava a lavorare.

Anche in questo fu meravigliosa la sua condotta. All'amor di Dio e allo zelo per la salvezza delle anime accoppiava tanta discrezione e tanta opportunità, aveva cioè e rivelava in' ogni atto, in ogni parola, in ogni pensiero, tanto buon senso, quanto forse pochi altri ebbero al par di lui a dimostrare. L'unico desiderio suo, la sete sua cocente, la vita della sua vita era: « Fare del bene ». Per poter fare un bene maggiore, chiamò altri lavoratori a scendere nel suo campo, e furono cuori generosi che et :i educò alla pietà, al lavoro e al sacrificio, coll'esempio e colla parola sua, che illuminava, incoraggiava, lodava, ammoniva anche, ma sempre con infinita tenerezza o autorità paterna, tanto che giunse a trarre da tutti, anche dai più umili, preziose energie.

Non sarà mai bastantemente studiata così profonda miniera di ammaestramenti racchiude - la parte che egli ebbe nei successi de' suoi figli e de' suoi Cooperatori. A farcene un'idea, bisognerebbe conoscere a fondo lo zelo di cui ardeva sempre per la salvezza delle anime e che sapeva così largamente accendere in altri. Per la gloria di Dio e la salvezza dei prossimi era pronto a tutto, e tali volendo i suoi collaboratori, con la più semplice pedagogia - quella dell'amore e dell'esempio - li temprò a non temer le fatiche, a non cedere di fronte agli ostacoli, a bandire gli scoraggiamenti; a sperare tutto dal Signore -occorrendo, anche i miracoli; - a prevenire le difficoltà con la prudenza o a superarle con la costanza, o ad attendere con pazienza imperturbata che svanissero; in una parola insegnò loro praticamente quanto racchiuse poi nel motto così espressivo: «Da mihi animas, caetera tolle », di cui ci rivelò egli stesso l'ampiezza del significato, quando disse che non avrebbe avuto difficoltà a levarsi il cappello al diavolo, perché lo lasciasse passare per andare a salvare un'anima!

Or quest'Uomo di Dio, che nell'ardore della carità avrebbe voluto trarre tutto il mondo ai piedi di Gesù Cristo, col fondare il Bollettino Salesiano non ebbe altro fine che suscitare un nuovo mezzo per fare del bene. Egli stesso ne curò amorevolmente la redazione e la stampa dei primi numeri, e lo volle non solo un commesso viaggiatore per l'opera sua, ma un vero propagandista di azione religioso-sociale nel campo preferito; - lo volle esente da ogni quota fissa d'abbonamento, non tanto perché in maggior numero gli si aprissero le porte, ma anche, e sopratutto, perchè più autorevolmente potesse a molti raccomandare l'impiego generoso delle sostanze a sostegno della Religione ; - volle infine, che lungi dal perdersi in dissertazioni c 'in lunghe teorie, si tenesse costantemente nel campo dell'azione.

Conoscitore profondo dell'animo umano, egli sapeva che lo stimolo più forte a operare, sorge spontaneamente dalla soddisfazione che si ha, quando si è riusciti a far qualche cosa. Per questo il suo programma era semplicissimo: « Facciamo del bene ». Chi non può dare un buoni consiglio? chi non può fare una piecola elemosina?... E semplici e pratiche eran pure le norme che suggeriva per attuarlo. « Don Bosco, diceva spesso Don Rua, ci raccomandava, sempre : « Bisogna fare tutto il bene che si può »; e soggiungeva: « Il bene va fatto subito, come si panò, perché l'ottimo è nemico del bene ».

A questi principii Don Bosco informava il programma del Bollettino Salesiano: coll'esposizione delle opere compiute e colle proposte di nuove opere, alle quali i Cooperatori - isolatamente, o in gruppo, o tutti insieme, - possano portare la loro cooperazione, il Bollettino cerchi di promuovere efficacemente e praticamente il bene.

quindi chiaro che la collaborazione richiesta ha da essere una collaborazione... fatta di opere, più che di parole.

Chi ha una bella penna, facile e brillante, scriva articoli illustranti la bellezza, l'opportunità e la necessità di questa o quell'opera che Don Bosco affidò ai suoi Cooperatori; tratti ad es., in forma pratica e popolare, dell'educazione e istruzione religiosa della gioventù, dell'arte d'avviare i giovanetti sulla via dei sacerdozio, dei mezzi pratici per diffondere la buona stampa, e temi simili. Noi li accoglieremo con riconoscenza, e nel momento opportuno, trovandoli conformi allo spirito di Don Bosco e ispirati alla praticità da lui richiesta, li pubblicheremo volentieri. Sarà un lavoro risparmiato alla Redazione.

Ma la collaborazione diretta che invocherà sempre il Bollettino, perchè propria del suo programma, sono: a) le relazioni del bene che i Cooperatori fanno o hanno fatto, collettivamente e individualmente, in conformità al Regolamento dell'Associazione; b) quelle Proposte e consigli che in ogni tempo - oggi in modo particolare - ci aiutino a raccogliere maggior frutto nel canapo del lavoro.

Le relazioni delle opere compiute (lo sappiano i Cooperatori) avranno sempre, immediatamente, la preferenza. Anche delle proposte e consigli, conformi allo spirito di Don Bosco, faremo sempre tesoro nel modo più opportuno. Diciamo nel modo Più, o ji/ ortuno, perebè la parola d'ordine ai Cooperatori, cioè il dir loro:

« C'è quest'opera da fare    L necessario Provvedere a quell'altra » appartiene naturalmente alla Redazione. Dopo la bontà e la praticità del programma, un'altra sorgente dell'efficacia del Bollettino Salesiano è da ricercarsi nell'impersonalità con cui è redatto. I nostri Cooperatori per questo lo leggono da capo a fondo avidamente, come se tutto fosse pensiero e parola diretta di Don Bosco, di Don Rua, di Don Albera, di tutta l'anima salesiana. Se il « Bollettino » svestisse tale impersonalità, uscirebbe di programma e perderebbe il suo prestigio.

Ciò in linea generale. In via di eccezione, come già in passato, il Bollettino si farà sempre un dovere di riferir anche, in forma diretta, la parola d'altri, quando questa giovi a illustrare il suo programma, molto più se è parola di persone, di cui il moine suoni da solo stimolo e incoraggiamento a cooperazione.

Altra collaborazione strettamente personale -che accoglieremo con pari gratitudine - sono le risposte a determinati quesiti, che talora il Bollettino fa ai Cooperatori.

Dopo questi schiarimenti, rinnoviamo l'invito a un'attiva collaborazione, e lo rinnoviamo con tutta l'anima, esprimendo fin d'ora ai volenterosi che in qualsiasi guisa lo ascolteranno, devoti e cordiali ringraziamenti.

LA REDAZIONE.

(1) Regolamento per i Coop. Sales.: Capo V. art. 6.

La ricognizione canonica della salma di D. Bosco.

A chiusura del Processo Apostolico sulle virtù e sui miracoli in specie (super virtutibus et super miraculis in specie) del nostro Venerabile Fondatore, si è fatta la ricognizione canonica della sua salma.

Il 13 ottobre, il Tribunale Ecclesiastico a ciò delegato, composto dei rev.mi giudici signori Teol. Can. Giuseppe De Secondi, Teol. D. Giuseppe Gedda, Teol. D. Agostino Barbero, Teol. D. Luigi Martinatto, presieduti dal rev.mo sig. Teol. Can. Michele Sorasio, Arcidiacono della Metropolitana, assistito dai Sottopromotori della Fede, i rev.mi signori Can. Prof. Avv. Carlo Franco e Teol. Avv. D. Carlo Milano, procedette segretamente alla cerimonia. Fungeva da notaio-segretario il Teol. Don Carlo Ferrero.

Tolta dal loculo, venne aperta colle dovute cautele la doppia cassa racchiudente il corpo del Venerabile, che fu trovato in via di progredita mummificazione. Chi ebbe la fortuna di vederlo vivo e di rivederlo ora - perfettamente integro e con i lineamenti inalterati - credette quasi di trovarsi ancora alla sua presenza. Solo il color nero, la bocca aperta e le occhiaie vuote - prive di quegli occhi che avevano sorriso a tanti fanciulli - dicevano chiaro che quella era la fragile spoglia abbandonata dalla grand'anima del nostro buon Padre, Quanti ricordi nel rivedere - ancor perfettamente conservate - quelle mani sacerdotali, che si erano elevate in tante benedizioni, che da innumerevoli schiere di giovani e adulti erano state coperte di caldi baci, che tanto avevano lavorato per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime!... L'Em.mo Card. Cagliero, non appena posò su di esse lo sguardo, esclamò con viva espressione

- Ecco quelle mani che io baciato tante volte ! ....

Voglia Iddio che la preziosa salma si conservi così anche in avvenire!

La cerimonia della ricognizione, cominciata il sabato 13 ottobre e sospesa la domenica, ebbe termine il lunedì. Furori - presenti alla medesima l'Em.mo Card. Giovanni Cagliero, il rev.mo nostro Rettor Maggiore Don Paolo Albera con vari membri del Consiglio Superiore; il rev.mo

D. Filippo Rinaldi, vice Postulatore della Causa; la Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice Suor Caterina Daghero, coll'Economa Generale Suor Eulalia Bosco, pronipote al Venerabile; il Comm. Francesco Abba, Ufficiale Sanitario della Città di Torino; il chimico prof. Alfonso Bormans dell'Ufficio d'Igiene; e i medici periti dott. Luigi Peinetti e dott. Matteo Velasco.

La ricognizione s'iniziò in forma segretissima; ma non appena trapelò la notizia, molti dei nostri e vari cooperatori e cooperatrici accorsero a Valsalice, e colle più vive istanze ottennero di vedere la salma.

Questa, rinchiuse e sigillate le casse, venne rimessa nello stesso loculo, dove giace fin dal 1888; e di ciò fu redatto apposito strumento, fungendo da testi i rev.mi dott. D. Giulio Barberis e dott. D. Arturo Conelli, del Consiglio Superiore della Pia Società Salesiana.

Ai nostri amici e a tutti gli ammiratori del Ven. D. Bosco - insieme coll'assicurazione che li avemmo presenti in quei giorni tanto memorandi - l'invito a raddoppiare le preghiere pel buon esito della Causa di Beatificazione dell'amatissimo nostro Fondatore.

Le Opere che col nostro appoggio io ho cominciato, non hanno più bisogno di me, ma continuano bd avere bisogno di voi e di tutti quelli che come noi amano di promuovere il bene su questa terra. Il tutti pertanto io le affido e le raccomando.

Sac. Gìo. Bosco.

Per le adunanze mensili.

A facilitare la pratica del voto espresso dai Cooperatori adunati nell'agosto u. s. in esercizi spirituali (1) « che ogni mese o il giorno 24, dedicato alla commemorazione di Maria Ausiliatrice, o il Primo Venerdì o la Prima domenica del mese, o un altro giorno qualsiasi, localmente destinato al Ritiro Mensile e all'Esercizio della Buona Morte... prima o dopo l'atto religioso si tengano regolarmente adunanze parziali o generali dei convenuti Per uno scambio d'idee sul modo di attuare più proficuamente, in conformità dei bisogni locali, il programma della Cooperazione Salesiana e abbiamo divisato di pubblicare, in forma abbreviata ma completa, i voti e le deliberazioni prese nel III Congresso Generale dei Cooperatori, tenutosi a Torino nel 1903, per ricordare quei temi, che preferibilmente meritano d'essere studiati nelle proposte adunanze mensili.

I.

EDUCHIAMO CRISTIANAMENTE.

Essendo scopo principale dell'Opera Salesiana e la più viva raccomandazione di Don Bosco - l'educazione cristiana della gioventù - e non essendovi, oggi specialmente, opera più urgente di questa:

I Cooperatori Salesiani:

1) In ogni occasione, si occupino volentieri e con zelo sinceramente cristiano della educazione della gioventù;

2) Nell'esercizio di così nobile e benefico apostolato traggano stimoli e ammaestramenti dalle massime e, dagli esempi del Venerabile, giovandosi specialmente dei pratici ammaestramenti contenuti nelle sue auree pagine sul Sistema Preventivo nella educazione della gioventù.

Considerando poi quanto importi che Nostro Signore Gesù Cristo entri nell'anima del fanciullo e ne prenda possesso prima che vi entri il peccato; avendo presenti i divini e mirabili effetti che la frequente Comunione arreca nella - educazione della gioventù; e riflettendo che oggi più che mai, essendo cresciuti potentemente i pericoli contro la fede e i costumi, la gioventù non ne sarà salva che da più frequenti e sovrannaturali aiuti:

1) Zelino che i fanciulli siano ammessi per tempo alla prima Comunione.

2) Abbiano cura di confermarli con opportune parole ed esortazioni, alla frequente Confessione, possibilmente settimanale, ed alla frequente Comunione.

(Continua).

(1) Ved. Boll. di settembre.

Fatti e detti di Don Bosco

Memorie inedite.

II.

Due incontri col Venerabile.

Entusiasta delle Opere del Ven. Don Bosco, voglio portare anch'io il mio granello per la sua glorificazione.

Il fatto mi è stato più volte narrato da mio zio, Gioachino Spinelli, maestro elementare in Ventimiglia, ora defunto da pochi anni, cioè nel febbraio 1911.

Un giorno mia nonna, Antonia Garibaldi, madre di mio padre e perciò di mio zio suddetto, fratelli gemelli, dimoranti nel paese di Cipressa (prov. di Porto Maurizio, si ammalò gravemente, tanto da impensierire i famigliari. Chiamato per telegrafo mio zio maestro, si disponeva da Ventimiglia a portarsi al paese, lontano due ore di ferrovia e un'ora a piedi. Angosciato e martoriato dal triste pensiero di dover perdere la mamma, girava nelle vie della città, aspettando l'ora del treno.

Quando un colpetto di mano, battutogli sulla spalla, lo fece voltare indietro. Era Don Bosco, il quale gli diceva da buon amico:

- Sicché, caro Spinelli, ove andiamo?!

Mio zio, dopo avergli baciata e quindi stretta la mano nella sua, gli raccontò commosso che si disponeva a partire per il paese, ove, pensava, avrebbe quasi certamente trovata morta la mamma.

A questo racconto, Don Bosco gli sorrise bonariamente, dicendogli:

- Stia tranquillo, caro Spinelli, che sua mamma vivrà.

Intanto era giunta l'ora del treno. Mio zio fece i suoi saluti a Don Bosco e, dopo aver raccomandata la mamma alle sue preghiere, partì.

Giunto al paese trovò la mamma alquanto migliorata. Dopo pochi giorni essa era del tutto guarita.

Anni dopo, mia nonna cadeva nuovamente malata. Mio zio ritrova di nuovo Don Bosco, e stavolta al Torrione. Don Bosco, com'era suo solito, appena sì vedevano, gli corre incontro e gli domanda come sta. E mio zio, che lasciava chiaramente apparire la sua tristezza interna, come già anni prima, gli risponde che preghi per la sua mamma ch'è molto malata, chè egli appunto si dispone a partire per andarla a vedere e baciare per l'ultima volta.

Mio zio, dopo il racconto, si aspettava dalla bocca di Don Bosco che aveva incontrato quasi nell'identico modo di un giorno, una parola la quale gli donasse molte speranze, sapendo che l'altra volta aveva gli predetto la guarigione. Lo guardava quindi negli occhi;... e Don Bosco, posandogli da amico la destra sulla spalla, gli rispose seriamente:

- Caro Spinelli, si metta l'animo in pace, e preghi il Signore e Maria Ausiliatrice, poichè sua madre stavolta morrà.

Don Bosco fu schietto e sincero con mio zio, perchè sapeva di parlare con un buon cristiano. Ma, a mio zio, lascio immaginare quanto furono gravi quelle parole

Giorni dopo mia nonna era volata al cielo! Si era allora nell'aprile del 1885.

Cipressa, settembre 1917.

LUIGI SECONDO SPINELLI. Un ricordo incancellabile.

Un mese prima del suo transito al cielo, il Ven. D. Bosco mi concedette udienza, benchè non si permettesse più cbe a pochissimi di vederlo a causa della sua salute tanto deteriorata.

Di questa udienza serberò un incancellabile e grato ricordo. Con quanta benevolenza egli mi accolse! con quanta effusione d'amore m'impartì la benedizione di Maria Ausiliatrice!

- Che cosa desidera? - mi disse quando fui alla sua presenza.

Esposi il mio bisogno. Egli sorrise, ma il suo sorriso era quello di un santo, che era a parte dei consigli della Provvidenza.

La benedizione del Ven. D. Bosco mi ottenne la pazienza nel sopportare un grave incommodo per chi deve studiare, incommodo che a poco a poco andò scomparendo, dopo essermi stato di contrappeso agli eccessi ai quali possono condurre le passioni se si fanno tiranne.

La medaglia che il Venerabile mi ha donato qual pegno della sua bontà, o meglio come segno della protezione di Maria Ausiliatrice, la porto ognora sul cuore. Essa mi assicura la via del ministero sacerdotale, la via del Cielo.

Marene (Cuneo).

Sac. GIUSEPPE FIORE.

Assistenza ai figli dei richiamati - Scuola serale - Refezione Scolastica (Consigli utili anche ai genitori e agli addetti agli Oratori).

La domanda.

Da un anno sono maestro elementare in un paese della provincia di Torino. Per me, che ho sempre sognato una vita attiva in mezzo al popolo, specialmente fra gli abitanti della campagna, non v'è di meglio. Il paese è ben tenuto, pulito, con minuscole casette, la maggior parte fatte su stile moderno, fra le quali, quasi a proteggerle, s'innalza l'aguzzo campanile della parrocchia.

Circondato dalle colline e per un buon tratto dalla pianura del Po, esso ha aspetti incantevoli per i visitatori, sicchè anche il neo-maestro che qui giunge per la prima volta, con la mente ricca ancora di nozioni pedagogiche. non può far a meno di pensare, con gioia, che l'ambiente naturale è ottimo, e potrà valersene con profitto nella sua opera educativa.

Il paese è abitato in massima parte da operai, che vanno a lavorare in un vicino stabilimento metallurgico, e nel rimanente da contadini. Occupati come sono nel lavoro, si può capire come la loro istruzione lasci un po' a desiderare. Non perchè manchi la scuola. Questa c'è, e bella, ben tenuta, ben corredata, con un ampio giardino cinto da file d'alberi ombrosi: possessione un tempo d'un signore del paese, il quale, arricchitosi in America, e tornato in patria, lasciò morendo, come ricordo, la sua villa al Comune, perchè la trasformasse in edificio scolastico.

La causa principale di questo po' d'ignoranza della popolazione è da ricercarsi in una certa noncuranza verso la scuola che avevano in antico gli abitanti della campagna, e nell'opera dei maestri d'un tempo, i quali, dovendo anche attendere ad altri lavori per sbarcare il lunario, privi di aiuti nell'opera loro, non potevano dedicare alla scuola tutta la giornata.

In quanto all'educazione morale in genere, non ci sarebbe nulla a lamentare, se, come succede anche in altri paesi, la popolazione non corresse pericolo di cadere a quando a quando in braccio a mene di partito.

In un paese come questo, in tali condizioni, occorre quindi molto lavoro per condurre a buon porto gli abitanti, per preparare la gioventù alla vita e premunirla contro, gli assalti dei tristi. Ciò per ogni persona che desidera il bene materiale e morale del paese, e, come ideale d'ogni buon cattolico, specialmente d'ogni cooperatore salesiano, che vuol condurre anime a Dio. Naturalmente, dato il gran numero degli abitanti, questo svariato lavoro non può essere opera d'uno solo, del parroco, per esempio, come succede nei piccoli villaggi di montagna; al bene di tutti ognuno deve lavorare nel proprio campo d'azione, che per il maestro è la scuola.

L'anno passato ho visto come apportando qualche modificazione nella vita scolastica si potè avere maggior profitto che negli anni precedenti, e ciò che a me più importava, maggior frequenza in chiesa e ai Sacramenti per parte dei fanciulli. Non perchè io facessi il propagandista cattolico, e nemmeno scuola di religione tutto il giorno. Anzi, seguendo un consiglio datomi da un amico sacerdote, fui sempre amico di tutti, per poter ben studiare i diversi gruppi e per rendermeli amici, pur lasciando capire con la frequenza in chiesa e con una vita seria, regolata, le mie convinzioni.

Quest'anno, vorrei... con l'esperienza che non ho, allargare di molto il mio campo d'azione specialmente per quel che riguarda l'assistenza ai figli dei richiamati, la scuola serale e la refezione scolastica.

Da chi potrei avere qualche consiglio? ...

La risposta.

L'assistenza ai figli dei richiamati è un'ottima istituzione, già in vigore in molti paesi e che si svolge nel locale stesso della scuola. Peccato che quest'assistenza sia spesso relativa. Le persone incaricate s'accontentano di dare di tanto in tanto un'occhiata o un avviso ai fanciulli intenti a giocare, passando per solito il tempo rimanente in futili conversazioni.

Si capisce che ognun di noi, dopo le fatiche scolastiche sostenute, sia stanco, ma mi pare altresi che le cose o si fanno, o non si fanno. Dal momento che questi ragazzetti sono tutto il giorno sotto la nostra custodia e a nostra disposizione, non si dovrebbe continuare a svolgere tra loro quella benefica influenza che il maestro deve avere cominciato ad esercitare mediante le lezioni scolastiche? E mi pare che l' utilità fisica, intellettuale e morale dev'essere lo scopo principale dell'assistenza ai figli dei richiamati.

a) Educazione fisica.

In primo luogo io mi servo del giuoco.

Tu mi dirai: « Oh! che scoperta! Non sa che questi ragazzi giuocano tutto il giorno? »

Lo so, lo so; e so anche che giuocano fin troppo, e che talvolta anche giuocando pigliano cattive abitudini. Non tutti i giuochi sono permessi ai fanciulli, o per lo meno non tutti s'adattano loro materialmente o moralmente.

Quindi i giuochi dei fanciulli sono fissati da me. E perchè qualcuno non dica ch'io abuso dell'autorità mia, e che, con questo modo di fare, lego la libertà degli alunni, lascio questi liberi di scegliere un giuoco fra gl'infiniti permessi, facendolo accettar con la mia autorità a coloro che vorrebbero quelli non permessi, e segnando con la stessa autorità i confini dei giuochi scelti. Mi pare che in questo tutti debbano convenire con me, pensando che il lasciare troppo libera la volontà del fanciullo, non è fargli del bene, ma del male.

In quanto poi alla qualità dei giuochi, ve ne sono di quelli che pur non presentando mali morali, è però meglio lasciare. Così ho deciso, per esempio, di non permettere certi esercizi acrobatici, proprii dei ciarlatani, le corse di resistenza troppo lunghe, il lancio della freccia, del giavellotto, del disco, e via dicendo. Assolutamente poi proibisco il giuoco delle carte, e quei giuochi triviali, come il giuoco della morra, dei soldi, e simili, i quali non hanno nulla di educativo, e d'altra parte darebbero alla scuola l'idea d'una bettola.

Per quel che riguarda il fisico io do invece grande sviluppo alle piccole corse di velocità, ad esercizi di parata, e magari a sfilate, mettendo in capo alle squadre un gruppo di bambini, i quali eseguiscano canti patriottici, in modo d'aver l'idea d'un reggimento in marcia con la fanfara in capo alla fila. Do pure appoggio a quei giuochi che possono sviluppare nello stesso tempo qualche parte del corpo, la mente e il cuore. Ad esempio le costruzioni con cubetti di legno, e magari, se possibile, con argilla. E grande l'importanza di questi giuochi veramente utili, i quali oltre che educare la mano, sotto la guida del maestro volonteroso, possono dar campo non solo a sviluppare l'attenzione, la riflessione, lo studio, ma ad imprimere nel cuore del fanciullo utili ammaestramenti. Un oggetto riesce mal costruito? ecco il risultato d'uno studio non ben fatto, d'una vita non spesa bene. Un oggetto si rompe? E l'insegnante, fatte osservare le cause che ne hanno determinato la rottura, ne può ricavare utili insegnamenti: le cose innalzate senza solide basi, non durano a lungo; la bugia presto si svela per lasciar libera la verità; e via dicendo.

b) Educazione intellettuale.

Riguardo all'educazione intellettuale, propriamente detta, procuro di fare di tanto in tanto qualche utile lettura morale. Oggi sarà un racconto, domani una novella, posdomani un tratto di descrizione di lontani paesi, di costumi di popoli, di vite d'uomini illustri, un episodio della storia civile o ecclesiastica, o di vite di Santi; letture fatte non per passare il tempo, ma per educare i giovani cuori a nobili sentimenti.

Inoltre, a sollievo mio, e insieme per fare in modo che i fanciulli imparino anche fuori di classe, stabilisco gare di lettura, dando in premio una immagine, un giornaletto, un utile libretto di novelle. Finita la lettura faccio ripetere da parecchi, così, a senso, ciò che hanno letto o sentito leggere, ne induco altri alla spiegazione di qualche periodo, di qualche parola; domando se essi avevano già letto un racconto quasi simile, dove, quando, e chi ne fosse l'autore; se la lettura è loro piaciuta, o no, e perchè; che cosa li ha impressionati di più, e simili cose.

Ecco un campo vastissimo in cui lungamente mi aggiro per conoscere sempre più le idee, i bisogni, i desideri, insomma la mente, il cuore dei miei piccoli amici, e dare a ciascuno di essi quegli aiuti di cui abbisogna. Dopo la lettura, senza però farmene accorgere, tiro fuori dalle stesse labbra dei fanciulli, per mezzo della loro piccola esperienza, la morale.

Ho pure istituito una bibliotechina circolante, comperando con tenue spesa molti volumetti da pochi soldi l'uno, aggiungendovene altri di" mia proprietà, e quelli regalatimi con molta larghezza dal Parroco, dal Sindaco, e da villeggianti del paese. Tu per averne, oltre che far vedere la bellezza e l'utilità dell'istituzione, puoi usare anche questo mezzo: dirai allo sperato donatore (con grazia, veh!) che scriverai il suo nome sul frontispizio del libro e nell'albo d'onore dei benefattori della biblioteca.

Così gli alunni più grandicelli, ritornati a casa, alla sera, presso le loro famiglie, invece di formarsi la mente sui giornali quotidiani, avranno il mezzo di educarsi da sè stessi, a poco a poco, al bello ed al buono.

e) Educazione morale.

Per quel che riguarda l'educazione morale io uso due mezzi: il canto e la scuola di religione.

Per il primo faccio una scelta di canti in cui alla musica facile e bella, siano unite espressioni semplici, ma nobili, elevate. Li insegno coll'aiuto dell'armonium del Parroco, e talvolta... col piano-forte di qualche villeggiante.

I canti da me scelti son tutti d'indole religiosa e patriottica, e a seconda delle occasioni vengono cantati, oltre che nella scuola, i primi in chiesa, i secondi in qualche festa di beneficenza.

Così i bimbi da me trattenuti oltre l'orario, si divertono assai, e ne ritraggono profitto intellettuale e morale; l'istituzione dell'assistenza ai figli dei richiamati si è fatta strada sempre più, tutti ne han veduto l'utilità e i bei risultati, si tengono felici e onorati d'aiutarla e sostenerla.

Riguardo alla scuola di religione, io vorrei che tu facessi ancora qualche miglioramento. « Negli anni precedenti (tu mi scrivi), la faceva un vecchio maestro, il quale talvolta compariva colla bacchetta che aveva usato per tanti anni nel mantenimento della disciplina, passava il tempo a far leggere e rileggere domande e risposte, metteva nella mente dei fanciulli la figura di un Dio severo, sempre pronto a punire, perciò non otteneva (a detta del Parroco) grande profitto ».

Tu invece tenesti altro metodo.

« Io (dici) non tenni mai in mano nessuna bacchetta, ruppi di tanto in tanto la monotonia delle domande e delle risposte con raccontini morali in proposito, e pur parlando ai fanciulli del dovere che noi abbiamo di non commettere il male, feci loro conoscere la grande bontà e misericordia di Dio, il suo infinito amore verso di noi, e il dovere nostro di corrispondergli generosamente con la bontà delle nostre azioni. E come ho detto in principio, ottenni non solo maggior frequenza in chiesa e ai Sacramenti, ma anche più rispetto alla Casa di Dio. Naturalmente il Parroco ed un buon numero di famiglie ne furono molto contenti e accrebbero la loro stima verso di me; molti altri genitori, prima restii o indifferenti, permisero volontieri che i fanciulli venissero con me alle funzioni, altri furono lieti che i cari bimbi si accostassero alla prima Comunione, anche se a parer loro fossero piccini ancora. »

Bene!... Quest'anno, basandoti sull'esperienza acquistata e sugli aiuti che avrai dal Parroco continua la scuola di catechismo sull'indirizzo già preso, perfezionandolo ancora.

Prepàrati ad ogni lezione, perchè essa diventi una vera festa pei bimbi, un'ora lieta in cui essi possano parlare e rispondere alle due domande ordinatamente disposte, e scoprire essi stessi per quanto sarà possibile la nuova nozione. Conviene che ti provveda di libretti illustrati, di quadri figurativi, che man mano presenterai agli alunni, lasciandoli liberi di esporre le proprie idee e impressioni, poi, ordinandole le farai seguire dalle relative applicazioni pratiche.

La lezione di Religione dev'essere al pari delle altre, anzi più delle altre, attrattiva e divertente. Solo quando l'idea sia ben afferrata, farai leggere sul Catechismo le domande e risposte corrispondenti, poi ti assicurerai con opportune interrogazioni che gli alunni ne abbiano ben compreso il senso e non ritengano meccanicamente le sole parole. Così i fanciulli accorreranno volentieri al Catechismo, e saranno portati naturalmente all'attenzione.

Cura con ogni studio la loro frequenza, la loro puntualità, la loro diligenza nell'imparare le singole lezioni. Incoraggia i bimbi deboli e incerti, premia i volenterosi con immagini corrispondenti alle varie circostanze, e, a fin d'anno, con libretti adatti ai ragazzi, che vi possano leggere vite di santi che furono fanciulli come loro, ed ebbero essi pure cattive tendenze, ma, combattendole, riuscirono vincitori.

Più che l'anno scorso, cerca pure di persuadere i genitori a permettere per tempo la prima Comunione ai loro bimbi; e tu per questi avrai cure speciali, preparandoli al grande atto, e li animerai a ripetere la loro Comunione, ogni settimana, o almeno una volta al mese, insieme coi compagni, e nelle feste principali.

Non accontentarti d'una pietà puramente esteriore, ma procura che i fanciulli diventino sempre più buoni, obbedienti, facili al perdono delle offese, perchè tutti, i genitori per i primi, vedano in pratica i benefici effetti del vero insegnamento religioso.

Confrontando le parole del Catechismo con i vari casi della vita, farai vedere ai fanciulli, come ciò che insegna la Dottrina Cristiana abbia un'intima relazione con la vita dell'uomo, e che dalla riflessione prolungata su quelle pagine ne dipenda una più grande facilità per la vita morale.

E non solo con questo mezzo, ma con l'ammirazione della natura e coll'abituare i fanciulli a sentire la voce della propria coscienza, li avvierai alla conoscenza esatta di Dio, la quale genererà un amore forte e profondo per Lui.

Ma credi, amico mio, che più che tutta l'opera tua vale l'esempio. Sii tu, nell'osservanza della religione, quali vuoi che siano i tuoi ragazzetti, e senza rispetto umano e costantemente. Insegnerai più così, che con mille raccomandazioni.

(Continua)

AI NUOVI COOPERATORI

La nuova edizione del Regolamento, strettamente conforme all'ultima che si pubblicò ancor vivente Don Bosco, reca unita la Dichiarazione di accettazione nella Pia Unione. Essa sostituisce il Diploma, che per vari anni si spedì ai nuovi Cooperatori, separatamente dal Regolamento.

Norme e pratici consigli d'azione giovanile.

Perchè l'apostolato della gioventù è uno dei campi più importanti e perciò più raccomandati allo zelo di tutti i nostri cooperatori, sempre vivo è in noi il desiderio di additar loro quelle norme che sono di efficace aiuto e consiglio per iniziare e svolgere una vera azione giovanile.

Per questo c'intratteniamo sempre con gioia su di un argomento così interessante, nel quale ci è particolarmente caro il far tesoro anche dell'esperienza altrui.

Prima di accennare ad altre adunanze più recenti, giova rievocarne una, ove la parte più semplice e fondamentale del problema giovanile fu svolta con sufficiente ampiezza.

Nel 1916, si tenne a Biella un importantissimo Convegno diocesano, ove si trattò dell'azione da svolgersi in tutte le parrocchie a vantaggio della gioventù. Noi riferiamo le deliberazioni prese in quelle adunanze, perchè anche nella loro forma - forse un po' troppo schematica - non mancheranno di tornar utili a chi s'interessa dell'apostolato giovanile.

I.

Ricreatorii Parrocchiali (1).

Dove la scuola è areligiosa o irreligiosa il Ricreatorio è un mezzo indispensabile per insegnare ai fanciulli un po' di catechismo.

Il relatore (Mons. Quinto Cantono) afferma in nome della sua esperienza che, dopo l'aiuto di Dio, il Ricreatorio Parrocchiale è quasi la panacea d'ogni male. E il successo a lui venne crescendo di anno in anno. Il Ricreatorio è l'ideale del fanciullo, il suo primo desiderio.

Per aprire un Ricreatorio ci vuole un cortile, del personale adatto, dei divertimenti. Conclusioni pratiche

1) L'Oratorio parrocchiale festivo è l'opera provvidenziale dei nostri tempi, perche la più adatta

per avvicinare ed educare cristianamente la gioventù.

2° È dovere che ogni Parrocchia abbia il suo Oratorio maschile; - è desiderabile che si fondi al più presto anche l'Oratorio femminile.

3) Tutti i Parroci pertanto con tutta l'industria e con tutto lo zelo procurino sollecitamente che presso la chiesa vi sia un cortile di sufficiente spazio con relativa tettoia o qualche riparo per le giornate piovose, al quale si possa comodamente accedere dai giovanetti.

(1) In più luoghi si crede conveniente sostituire alla parola Oratorio quella di Ricreatorio. Nè l'una nè l'altra, in verità, dicono tutto quello che dovrebbero: noi però preferiamo la prima: I) perchè più espressiva e per noi tradizionale: II) perchè, conosciuto ciò che è l'Oratorio, anche questo nome è accolto ovunque con immancabile simpatia.

L'Oratorio femminile sia diviso dal maschile.

4) Alla direzione dei ragazzi vi sia il Parroco, o un Sacerdote, o qualche pio signore che li assista continuamente.

Alla direzione delle ragazze il Parroco ponga Suore, o Figlie di Maria, o pie donzelle che, prestino continua assistenza.

5) L'Oratorio si apra un'ora prima delle funzioni e si tenga aperto sino al più tardi possibile nelle giornate festive.

6) Per maggior regolarità si distribuisca sempre ai frequentanti l'Oratorio una Tessera di presenza (o, meglio ancora, si faccia uso del Libretto per i bolli d'intervento) per avere norma sicura nel premiare i più diligenti.

7) Col coraggio, col sacrificio e colla costanza si ottengono certamente frutti copiosi.

II.

Circoli Giovanili.

Il relatore (teol. D. Guido Blotto) così illustrò queste istituzioni.

Che cos'è un Circolo Giovanile?... Una unione disciplinata di giovani desiderosi di conservare e completare la loro educazione religiosa, civile e sociale e di onestamente divertirsi.

Dove c'è e fiorisce, i giovani, dopo l'Oratorio o il semplice catechismo, continuano a frequentare la chiesa; non si lamenta quel distacco completo della gioventù dal sacerdote, che è sì fatale; nella parrocchia non manca un gruppo di giovani esemplarmente praticanti; e al Parroco è offerto un tramite per far gran bene nelle famiglie.

L'iniziativa può venire dai giovani, e il Parroco subito li assecondi; in caso diverso, deve venire dal Parroco.

È possibile in tutte le Parrocchie? Il Relatore risponde esplicitamente e replicatamente: « È mia incrollabile convinzione che è possibile in tutte le Parrocchie ».

Accettar tutti? Sì, in massima accettar tutti i postulanti: la selezione si farà da sè, nella osservanza delle buone norme direttive, sancite dallo statuto e dal regolamento sociale. I soci, a seconda dell'età e del numero si classificano in due o più sezioni (giovani o aspiranti, anziani o effettivi).

Le quote devono essere proporzionate all'età, all'ambiente e alla condizione dei giovani. Si ricordi che le cose gratuite non sono mai troppo apprezzate.

Direzione. - Prima autorità e anima del Circolo sia il sacerdote, coadiuvato da un Consiglio Direttivo, eletto parzialmente dai soci effettivi. Evitare due eccessi: nè « Solo il sacerdote e niente i giovani », nè « Tutto i giovani e niente il sacerdote «. E indispensabile una scrupolosa tenuta dei libri sociali.

Per la formazione religiosa dei soci: Lezioni regolari di religione - Funzioni - Frequenza ai Sacramenti - Processioni - Pellegrinaggi - Correzioni individuali. Insistere sempre, ma non pretendere miracoli.

Sezioni vitali: La sezione di cultura è indispensabile in tutti i circoli, con Scuole serali, letture, conferenze, giornali, biblioteca, riunioni, convegni, discussioni; - Sezione Drammatica e Teatrino - Sezione Musicale: canto religioso e profano, fanfara, banda

Attrattive: a) il distintivo sociale; b) un adatto ritrovo sociale graziosamente adornato, con facile accesso, possibilmente quotidiano; e) passeggiate amene e istruttive; d) feste sociali e convegni; e) bandiera o stendardíno; f) concorsi e premi.

Azione del Circolo a favore dei soci: a) il Direttore amico, consigliere e padre dei soci e paciere; b) ufficio di collocamento e di consulenza; e) la cassa di piccolo risparmio.

Si osserva che per costituire un Circolo bastano anche tre soli giovani, e quindi si fanno voti:

« Che tutti i Parroci, dopo aver esaminato serenamente l'ambiente e le condizioni della propria parrocchia, procurino di dar vita ad un Circolo Giovanile od almeno ad una Sezione, che faccia capo ad un circolo già esistente ».

Ricreatorii Femminili.

È necessario offrire alla giovane, in luogo a ciò conveniente, un ritrovo geniale, un sollievo fisico e morale, un mezzo di miglioramento spirituale, un impulso a far del bene. Il cuore della giovane, se non si nutre di nobili sentimenti, alla men peggio, spreca molte preziose energie in futili vanità. Le ingannevoli menzogne del socialismo che d'ogni ombra si fa un'arma contro la religione, e il desiderio dei divertimenti ogni dì maggiore tentano fortemente la giovane donna. E, se essa travìa e si corrompe, diventa in breve via di perdizione a molti.

Quindi si comprendono i vantaggi dei ricreatori. E più se ne convince chi osserva quali frutti hanno dato nei vari paesi dove fiorirono o fioriscono per qualche tempo: essi salvarono dal naufragio inorale molte giovani ed altre le fortificarono nel bene.

I mezzi non sono sempre subito alla mano: i locali, il personale, ecc. ecc.. Ma dove c'è della buona volontà e le persone di buona volontà non frappongono ostacoli - come pur troppo è accaduto - ma porgono aiuto fraterno e benefico, non ci sono difficoltà invincibili. Sarà difficile, ma possibile.

Il primo passo alla istituzione può essere una scuola di taglio e cucito, che corrisponde così largamente ad un bisogno sentito dalle giovani operaie. Poi da cosa nasce cosa: dopo una sezione se ne forma un'altra: si passa alla sala di lettura, alla biblioteca circolante, alla scuola di economia domestica, alla filodrammatica, alla scuola di canto, e magari alla cassa di depositi e prestiti e di risparmio; ma la formazione religiosa vuol avere sempre una parte importante, perchè il sentimento religioso è un'energia potentissima nella donna, capace di farne la più ammirata eroina; la religione le dà tali alte soddisfazioni e impulsi al bene quali nessuna forza umana.

In conclusione:

Oggi è insidiata la giovane, non meno del giovane. Si vuole paralizzare l'azione religiosa della donna nella famiglia. E urgente provvedere con Ricreatori, Circoli, Scuole di taglio e simili istituzioni.

Le Suore e pie signore, o anche donne del popolo, possono facilmente essere utilizzate allo scopo.

Qualunque . in il titolo e la forma della istituzione, non manchi mai la sezione di coltura religiosa, sociale, sul governo della casa e sull'educazione della gioventù.

Sorga in ogni parrocchia qualche opera di questo genere. Per esse non esistono le difficoltà delle opere maschili.

IV.

La musica nell'azione giovanile.

Nei più fiorenti Ricreatori e Circoli giovanili, in Italia e all'estero, così nella Svizzera come a Buenos Avres (diceva il relatore, il teol. D. Francesco Torrione) io ho trovato costituite o bande, o fanfare, o scuole di musica. Ad esse, dappertutto, è attribuita grande importanza ed efficacia.

Quindi:

Considerando la utilità e la necessità della scuola di musica nei Ricreatori e nelle Associazioni giovanili, sia maschili che femminili, per attirare e trattenere i ragazzi, per rendere più decorose le funzioni parrocchiali e per l'educazione morale della gioventù;

considerando che a ciò ottenere è necessario che il giovane clero sia ben istruito nella musica vocale ed istrumentale;

considerando che a dar valido impulso a elette scuole servono molto i saggi e legare periodiche;

Si fanno voti:

1) Che i giovani sacerdoti, come i seminaristi, diano sempre maggior importanza allo studio del gregoriano e della musica in genere, conformemente ai voleri espressi nel Motu proprio di Pio X di santa memoria, confermati da Sua Santità Benedetto XV;

2) Che sia istituito un Ufficio Ceciliano aderente alla Società Italiana S. Cecilia, per dare regolarmente schiarimenti ed aiuti ai Parroci che intendono stabilire la Scuola di musica. nei Ricreatori; ove si tenga nota delle varie Scuole e della loro, vitalità e si fornii una biblioteca-archivio per istruzione ed esame;

3) Che ogni anno detto Ufficio provveda cola

Saggi di gregoriano e di musica sacra, e profusa, vocale o istrumentale, e con Gare opportune, ad eccitare dette Scuole allo studio e al perfezionamento musicale;

4) Che ogni Parroco s'interessi per istituire nel proprio Oratorio maschile e femminile la Scuola di musica, inscrivendola nell'Associazione di S. Cecilia per mezzo dell'apposito Ufficio diocesano.

v.

Federazione delle Istituzioni Giovanili.

Federazione -diceva il relatore, il zelante Don Giuseppe Rivetti - vuol dire unione d'istituzioni affini : ora, se è sempre vero che l'unione fa la forza e che solo la forza può vincere le difficoltà e conseguire ardui scopi, è evidente la tesi generale della federazione.

Come l'unione, così la federazione, dà aiuto di consigli, di parola, d'opera; - accende l'emulazione in tutti, in chi presiede e in chi coopera; insegna, aiuta, incita: tre cose di cui abbiamo sempre bisogno; e un poco anche controlla: il che è garanzia di ordine e di vita.

Una parola riguardo a ciascuna delle tre federazioni necessarie:

I) -- Federazione dei Circoli Giovanili. -- La Federazione dei Circoli Giovanili a Biella, esiste già ed ecco come:

i) Ila sede nel capoluogo.

2) Scopo: contribuire, mediante l'unione di tutte le forze giovanili, a mantener in vita e a migliorare moralmente e materialmente i Circoli esistenti e promuovere la fondazione di nuovi Circoli.

3) Mezzi principali: a) tiene vivo lo spirito d'azione, visitando i Circoli, promovendo adunanze, conferenze, gite, pubblicazioni, istituzioni nuove; b) coordina la attività sociale, mediante programmi di lavoro, proposti e discussi nei Congressi Giovanili annui; e) con speciali accordi finanziari fra i diversi Circoli, facilita l'attuazione dei mezzi atti ad attirare la gioventù, quali il teatro, la musica, lo sport, ecc.

4) Condizione per essere federati: l'approvazione dello statuto del Circolo da parte dell'Autorità diocesana.

5) La Federazione è retta da un Consiglio formato da un Presidente, nominato dal Vescovo, e da 6 membri, cinque nominati dalla Assemblea Generale e uno dalla Giunta Diocesana. Nell'Assemblea Generale ogni Circolo è rappresentato dal Direttore, dal Presidente e da un Delegato ogni 5o soci.

6) La quota federale comprende: 10 cent. da devolversi alla Giunta Diocesana, 20 cent. alla Federazione Giovanile, e l'importo della tessera della Gioventù Cattolica Italiana.

Perciò i voti si limitano a due:

1) Che la Federazione continui a vivere e fiorire; 2) Che ogni nuovo Circolo, sorgendo, si federi.

II) - Federazione dei Ricreatori femminili:

Si propone:

1) Che per sollecita opera della Giunta Diocesana,

i Ricreatori Femminili esistenti si uniscano in Federazione, intendendo per Ricreatori Femminili tutte le istituzioni femminili giovanili che attuino anche in piccola parte gli scopi dei Ricreatori, che essenzialmente sono due:

a) cultura (in forma di lettura di giornali e riviste, biblioteca circolante, lezioni e conferenze di cultura religiosa, taglio e cucito, economia, e igiene domestica;

b) divertimento (letture amene, drammatica, scuola di canto )

2) Che ogni nuovo Ricreatorio che sorge, si federi subito.

Norme direttive: - Quelle che reggono la Federazione parallela dei Circoli Giovanili maschili.

III) - Federazione dei Ricreatovi Parrocchiali:

i) Si ravvisa la utilità e si augura prossima la Federazione dei Ricreatori in due rami: a) maschile b) femminile.

2) Si dànno all'uopo le seguenti:

Norme direttive: 1) Organizzazione. - Sono membri effettivi della Federazione i Direttori dei singoli Ricreatori aderenti ed i loro Cooperatori da essi formalmente riconosciuti come tali; membri onorari le persone che hanno a cuore il benessere dei Ricreatori e dànno per essi un annuo contributo. Il Presidente, eletto dall'Assemblea generale e approvato dal Vescovo, è coadiuvato da un Consiglio direttivo, pure nominato dall'Assemblea fra i soci effettivi.

2) Scopo: Favorisce moralmente e materialmente il buon andamento dei Ricreatori esistenti e ne promove la costituzione di nuovi. -Lascia, per ciò che riguarda la direzione e amministrazione interna, piena ed assoluta libertà ad ogni Ricreatorio.

3) Mezzi: a) Studia, nei Convegni dei Direttori, tutti i mezzi possibili per levare la fanciullezza dai pericoli della via attuale e dare ad essa una educazione cristiana, civile e sociale; studia la formazione dei catechisti, la migliore organizzazione dei Ricreatori e delle Scuole di Catechismo; - b) promuove visite dei Direttori e dei catechisti a Ricreatori modelli, visite di un Ricreatorio a un altro, convegni e gite di Ricreatori vicini; gare catechistiche, ginnastiche, drammatiche; conferenze; feste federali.

VI.

La Devozione Eucaristica e le Istituzioni Giovanili.

L'Eucaristia è il vero nutrimento della vita cristiana. L'età giovanile è critica, esposta alle seduzioni più forti: essa quindi ha bisogno estremo di Gesù, il quale solo è freno efficace alle passioni. Quando questa devozione si diffonde in una istituzione giovanile, avviene un vero rinnovamento spirituale: regna la docilità, l'ordine, lo spirito del bene; si sente il sicuro buon andamento della istituzione: è la grazia di Dio che opera. L'esperienza comprova ciò quotidianamente.

Nessun impedimento si ponga alla frequenza della Comunione: nessuna condizione si richieda che non sia necessaria.

Accennando le molteplici difficoltà di zelare la frequenza della Comunione dei piccoli nelle parrocchie dove è un solo sacerdote, il relatore (can teol. Basilio Buscaglia) afferma la convenienza e quasi, disse, la necessità che a tali sacerdoti venga concessa la facoltà di celebrare due Messe nei giorni festivi: una nell'ora più conveniente per i fanciulli.

Intanto si lavori in base a questi principi:

Autorevoli insegnamenti e l'esperienza persuadono che la devozione Eucaristica fa prospera la vita delle Opere giovanili.

Non si tema di esagerare.

Unica guida siano le esortazioni della Chiesa applicate in tutta la loro estensione, con slancio ed entusiasmo.

Un po' di cronaca.

Parole del Card. Cagliero.

t'importante Convegno si tenne sotto la presidenza onoraria dell'E.mo Card. Cagliero, del zelantissimo Vescovo Diocesano Mons. Natale Serafino, dei Vescovi di Casalmonferrato e di Volterra e del rev.mo sig. D. Albera, nostro Rettor Maggiore. La presidenza effettiva era affidata al nostro confratello D. Trione.

L'Em.mo Card. Cagliero così esordiva le adunanze:

« I Parroci hanno risposto in buon numero all'appello del loro Vescovo; è questa una constatazione doverosa e cara. Lo scopo del Convegno non poteva essere di maggiore importanza: la salvezza della gioventù. Poichè salvare la gioventù è salvare l'Italia, è salvare la religione. Sarà questo Convegno principio d'un più lieto avvenire nella vostra diocesi.

» Non vi spaventate, se sarete costretti a cominciare dal poco. A Don Bosco, per iniziare un Oratorio, bastavano tre cose: una sedia, una stanza e un'immagine della Madonna.

» Io, tornando a Roma, mi presenterò al Papa, ed egli mi domanderà dove sono stato. » - Ad Oropa, Santità.

» Ed egli mi domanderà lungamente di Oropa, della festa, e della divozione che vi fiorisce; perche si interessa assai del Santuario di Oropa. E poi mi chiederà se ho fatto altro qui: ed io gli risponderò che ho presieduto a Biella ad un importante Convegno di Parroci desiderosi di sistemare in modo promettente l'educazione della gioventù. Il suo cuore ne gioirà. E mi domanderà:

» - Come avete trovato gli spiriti?

» - Santità, sono biellesi!

» E Sua Santità benedirà a voi e ai vostri propositi: perchè sorgano presto, sorgano in ogni parrocchia, senza badare alle difficoltà, queste provvidenziali istituzioni che devon salvare la gioventù ».

In fine delle adunanze l'Eminentissimo aggiungeva:

« Io spero moltissimo da questo Convegno: i relatori hanno svolto in modo ammirevole i singoli temi; le discussioni furono pratiche; esse torneranno proficue.

» Noi Salesiani salviamo i vecchi per mezzo dei giovani. L'Oratorio è la base della Società Salesiana. Zelate voi pure la salvezza dei giovani. I vecchi sono talora ostinati: i giovani hanno cuore facilmente impressionabile; sono come argilla in mano del vasaio.

» Il gran mezzo per guadagnare i giovani in una parrocchia è uno solo: uno è l'amo che li conquista: il cuore. Bisogna. amare i giovani, per esserne amati. È questo un mezzo sicuro per guadagnare la gioventù: « Omnia vincit amor » diceva S. Agostino.

» Amiamo la gioventù coree l'amava Gesù Cristo: le predilezioni di Gesù erano per i fanciulli. Quando gli apostoli li aspreggiavano, perche facevan del chiasso, egli volle che li lasciassero correre a lui, dicendo: « Di essi è il Regno de' Cieli. » - E noi allora, chiesero gli apostoli, non entreremo nel Regno dei Cieli? - Sì, se vi fate piccoli come i fanciulli.

» Così Don Bosco era spesso veduto sedere sull'erba coi suoi piccoli amici... ».

È passato più d'un anno dacche fu tenuto l'accennato Convegno. Il bene che ne derivò ella diocesi fu grande. Che si moltiplichi in altre suscitandovi quelle opere che sono indispensabili per la salvezza della gioventù.

PER L'INSEGNAMENTO DEL CATECHISMO nelle prime classi elementari.

L'esimia pedagogista prof. Chiara Chiari di Parma ha fatto un'opera salita pubblicando i volumi intitolati: Coi nostri piccini : - Andiamo incontro a Gesù; - Viviamo con Gesù.

Il primo contiene 42 lezioni di catechismo per la Ia Classe Elementare, otto delle quali sono in preparazione a ricevere il sacramento della Cresima

- il secondo ha 52 lezioni per la IIa Classe;

-- il terzo 53 lezioni per la IIIa Classe.

Nelle lezioni di prima classe sono contenuti gli elementi delle definizioni date in seconda; in quelle di seconda molti degli elementi delle definizioni di terza, « di modo che il fanciullo viene acquistando con le idee prime e necessarie il materiale che più tardi saprà ordinare da se stesso, lavorando nelle conoscenze acquistate ». Il metodo è eccellente.

« Non è difficile - osserva l'autrice - riscontrare nei manuali di catechetica che da qualche anno circolano fra noi, benedetti e cercati nel desiderio di migliorare la scuola di religione, qualche stridente contraddizione tra la chiara e giusta esposizione del metodo, caldamente propugnato e le linee d'insegnamento in programmi e libri di classe presentati dai trattatisti. Questa discordanza genera confusione, dannosa sopratutto a chi, cercando di preferenza, nella pratica, la conoscenza esatta della teoria (da cui lo spirito nostro spesso rifugge) non arriva a concepire, e a usare con scienza, con perfezione e con frutto, il metodo migliore ».

Non accadrà così a chi saprà far suo il metodo seguito dalla Chiari. Le sue lezioni sono un'ottima guida a chi fa i primi passi nell'insegnamento religioso e a chi, provetto, brama renderle sempre più vive ed efficaci adattandole alla mentalità dei fanciulli. Noi le raccomandiamo a tutti, ai maestri, ai genitori, ai catechisti e agli stessi Revv. Parroci e Sacerdoti.

I tre volumi si vendono dalla Libreria della Società Editrice Internazionale della «Buona Stampa » al prezzo di L. 1,25 il primo; L. 1,5o il secondo; L. 1,95 il terzo volume.

LETTERE DEI MISSIONARI

CINA. La bontà di Maria Ausiliatrice.

(Lettera del Sac. L. Versiglia al Sig. D. Albera)

Macao, 17 luglio 1917

Rev.mo ed amat.mo Padre,

Viva Maria SS. Ausiliatrice! Sono arrivato sano e salvo dopo quattro mesi di viaggio. Partii il 25 gennaio da Torino e arrivai il 24 maggio a Macao, accolto con giubilo dai confratelli, dagli alunni e dagli amici e benefattori dell'opera nostra in Cina, che erano stati non poco in pena durante il mio viaggio, non avendo io potuto mandar più notizie dal 17 febbraio, in cui salii a bordo. S'immagini quindi, amatissimo Padre, con qual gioia ricevettero il mio telegramma da Singapore, che annunziava il mio arrivo pel giorno di Maria Ausiliatrice. Io lo conobbi, quando, giungendo al porto di Macao vidi un'accolta di aurici, che insieme coi confratelli e gli alunni stava ad attendermi. Si andò tutti al collegio, e subito in cappella, dove si intonò un solenne Te Deum ! Era doveroso, amatissimo Padre.

Come Maria Ausiliatrice benedice i Missionari.

Quando io giunsi a Barcellona tutte le partenze per l'estremo Oriente erano sospese... e non era davvero una bella prospettiva quella di dover aspettare là, chissà quanto tempo.

Quei confratelli, che ben si avvidero del mio imbarazzo, cercavano con carità di sollevarmi, ma il mio cuore era qui in Cina, e tacitamente pregava la Madonna Ausiliatrice che mi aprisse una via, e le feci anche la promessa di diffondere sempre p;ù il suo culto.

E, repentinamente, ecco che viene la notizia che la Compagnia Marittima ha deciso di continuar la stia linea per l'estremo Oriente, girando pel Capo di Buona Speranza e che il vapore Segazpi, che da circa un mese aveva sospeso la partenza, partirebbe all'indomani, alle 5 di sera.

Io aveva i bagagli alla frontiera di Francia, a 6 ore di treno da Barcellona!...

Era quasi materialmente impossibile poter aggiustare le cose in tempo; e fu allora che aggiunsi la promessa di comperare una statua di

Maria Ausiliatrice per potere, arrivando a tempo pel 24 maggio a Macao, farvi già di quest'anno la processione, se no stabilirla per gli anni venturi.

Fatta la promessa, ecco che in men che non si dice, tutto si aggiusta; ottengo in meno di mezz'ora la firma di quattro consoli pel mio passaporto e il biglietto del vapore. Il bagaglio arriva giusto giusto poco prima della partenza.

La Madonna aveva fatto mirabilmente la parte sua; toccava a me fare alla meglio la mia.

Chiedo alla direzione delle Scuole Professionali di Sarrià una bella statua di Maria Ausiliatrice e mi si risponde che, di pronte, non ne hanno nessuna. Il capo-ufficio dichiara che ne aveva fatto imballare una pochi dì prima, con ordine che venisse spedita in America:

Tuttavia andiamo a vedere - soggiunse - caso mai non fosse ancor partita

Si va al magazzino; avevano finito allora di caricar la cassa sul carro.

- Si cambi via, dico io, invece di condurla al molo di Buenos Ayres, la si conduca a quello delle Filippine.

-- Sì, mi risponde il buon confratello, l'accotento volentieri; ma son sicuro che tornerà indietro. Ornai è troppo tardi; le merci devono esser presentate all'agenzia almeno il giorno prima della partenza.

- Vedrà ! - risposi - La Madonna mi fa la grazia di partire, ma vuol venire anch'essa con me.

Vi furono, a dir vero, serie difficoltà che si protrassero fino a pochi minuti prima della partenza; ma infine, per gentil condiscendenza del Capitano, proprio quando il vapore aveva fischiato e stava per muoversi, ecco che vediamo la cassa contenente la statua, abbrancata da una piccola gru, innalzarsi a poco a poco e. esser deposta sul ponte di prua.

Tutti i confratelli che affettuosamente mi avevano accompagnato al vapore, commossi esclamavano:

- È proprio segno che Maria Ausiliatrice vuole accompagnarla fino a Macao!

- Sì, risposi, Essa sarà la mia guida, ora non temo più nulla.

Debbo confessare infatti che durante il mio viaggio di ben tre mesi non ebbi mai il minimo timore, o la minima ansietà, anzi, neppure mi venne mai il pensiero che ci potesse accadere qualche sinistro; tanto mi sentivo sicuro della protezione di Maria Ausiliatrice.

Dopo sette giorni di navigazione, si arrivò al porto di S. Vincenzo del Capo Verde. Qui nuove difficoltà. Il vapore non può ottenere carbone sufficiente per continuare il suo viaggio. Si intavolano trattative diplomatiche, ma vanno molto in lungo. E passano ventidue giorni, lunghi e noiosissimi, tanto più in quel porto, che ben si potrebbe dire terra di desolazione; non un albero, non un fil d'erba, mn colline brulle e pietrose. I pochi abitanti dicono che da 7 anni non cade pioggia; il fatto è che la polvere, sollevata dal vento quasi continuo, è tale da formare una specie di nebbia che avvolge l'orizzonte. Tutto vi è importato, persino l'acqua da bere che v'è portata a mezzo di vaporetti-deposito. L'unico lavoro degli abitanti è il carico e lo scarico del carbone, essendo il porto un'importante stazione carbonifera per tutti i vapori che vanno al Sud-Africa e al Sud-America.

Ornai tutti i passeggeri erano persuasi di dover tornare indietro: e anch'io, lo confesso, stava per perdere ogni speranza, quando venni a sapere che un altro passeggero, cooperatore salesiano, portava anch'egli con sè, da Cadice, un'altra statua di Maria Ausiliatrice, da lui destinata ad una cappella di Manila. Oh! la cara notizia! Due statue di Maria Ausiliatrice, destinate a diffondere il suo culto in queste terre lontane, una in Cina, l'altra nelle Filippine! Sentii rinascermi in cuore la speranza.

- Vedrà! - dissi al mio compagno. - Maria Ausiliatrice vincerà; noi promettiamo soltanto di diffondere la sua divozione più che ci sarà possibile.

E il giorno dopo, ecco un telegramma ufficiale con ordine di darci il carbone. Ci vollero ancor tre giorni per essere pronti, e in fine si parti.

Con una marcia molto lenta, ma tranquilla, arrivammo al Capo di Buona Speranza, ov'ebbi la consolazione di passare una giornata con quei nostri cari confratelli... Oh come si sente il conforto della carità e dell'ospitalità fraterna in terre lontane, specie quando tra i fratelli s'incontrano vecchie conoscenze e carissimi amici!

Dal Capo a Port Natal, a Colombo, a Singapore, nulla di nuovo. Si andava lentamente, ma con marcia sicura.

La vita a bordo era una vita di famiglia. Capitano, cappellano, ufficiali e passeggeri, tutti fraternizzavano. I sacerdoti potevan celebrare ogni mattina la Santa Messa nella cappelletta di bordo, e, alla domenica, vi assisteva tutta l'ufficialità in grande tenuta. Ogni sera v'era anche la recita del Santo Rosario, cui pure assistevano tutti spontaneamente.

Che bella festicciuola si fece il giorno di San Giuseppe, in cui ricorreva l'onomastico dei Capitano! Fu di tanta intimità che parve a tutti l'onomastico del babbo! Il buon vecchio ne fu commosso fino alle lagrime.

Io aggiungo che, arrivati a Singapore, quando dovetti cambiar linea, parecchi mi salutarono colle lagrime agli occhi.

A Singapore incontro provvidenzialmente un altro vapore pronto a partire per Hong-Kong; ma all'ufficio dell'agenzia lui vien dichiarato: -Non v'è più posto; non ve n'era che uno e fu già promesso ad un altro; tuttavia aspetti fino alle 11; se non viene, il posto sarà suo. - Erano le 10; aspettai. Suonarono le 11, nessuno era ancora comparso e il posto fu mio. Tutto pareva stabilito, perchè io arrivassi proprio il giorno di Maria Ausiliatrice.

Con questa coincidenza voleva la buona Madre chiaramente confermarmi che Ella mi aveva guidato, Ella mi aveva protetto, Ella mi aveva ricondotto sano e salvo ai miei confratelli. Quanti motivi per doverla ringraziare! E come la ringraziai ancor più caldamente, colle lacrime agli occhi, quando, dopo pochi giorni del mio arrivo, venni a sapere dai telegrammi che il vapore della stessa Compagnia, che seguiva il nostro alla distanza di un mese di tempo, faceva misero naufragio, non si saper quale incidente!

Mi sentii pieno di stupore e di spavento... Infatti fu questione d'un'ora di tempo. Un'ora di meno che avessi avuto, io era costretto ad aspettare il secondo vapore e sarei stato coinvolto anch'io nella stessa disgrazia! Conobbi una volta più che la mia vita la debbo a Maria SS. Ausiliatrice, ed ho promesso nuovamente di spenderla tutta a maggior gloria di Dio e per la salvezza delle anime.

La festa di Maria Ausiliatrice.

A Macao trovai le cose bene incamminate; i confratelli bene animati, il collegio pieno di alunni, i Cooperatori cresciuti di numero e di attaccamento all'Opera Salesiana, e il Culto di Maria Ausiliatrice in fiore. Durante il mese di maggio molti s'erano impegnati per fornire l'altare di fiori, di cera, di lampade, ecc.; altri per provvedere sacri lini, paramenti, tappeti ed arazzi. Le Comunioni, non solo dei nostri giovanetti, ma anche di divoti esterni, numerosissime.

So che la maggior parte di essi si erano unite coi nostri nell'offrire la novena a Maria Ausiliatrice per il mio viaggio; e la Madonna ricompensò la loro fiducia, perchè a metà appunto della novena, come dissi, giunse loro il telegramma che annunziava il mio prossimo arrivo.

La festa si svolse con tutta solennità il giorno 26. Moltissime le comunioni dal primo mattino fino a ora tarda. La Messa fu cantata dai giovanetti. Nel pomeriggio tenne una bella conferenza sulle opere salesiane il rev.mo Canonico Cantore della Cattedrale. Dopo la benedizione del SS.mo impartii la Benedizione Papale, che il S. Padre mi aveva benignamente concesso di dare a suo nome.

Chiuse la festa un trattenimento musicoginnastico, che divertì molto i benefattori egli ammiratori delle Opere nostre, e fu degno suggello della festa solenissima.

Episodi della Missione.

Anche la nostra Missione dà frutti consolanti; in vari punti fioriscono gruppi di volonterosi catecumeni e non passa solennità che non vi sia un bel numero di battesimi. Fra qualche giorno andrò io stesso a constatare de visu la messe che i nostri buoni confratelli Missionaria inaffiano coi loro sudori. Maria SS. Ausiliatrice ci assiste in modo straordinario!

Uno di essi, il caro D. Pedrazzini, mi raccontò com'egli nella cristianità di Tam-Chau aveva innalzato una bella chiesetta, che, snella e slanciata sopra tutte le altre case, divideva il borgo detto Fong-Ma, in due parti nette, prospettando colla sua facciata verso il fiume.

Avvenne, per incuria di alcuni pagani, che si appiccò il fuoco ad una delle capanne all'est di detta cappella, ed il fuoco, in men che non si dice, si propagò a tutte le capanne all'intorno, sicché in breve tempo la cappella stessa ne fu investita.

Nè il missionario nè il catechista si trovavano presenti quel giorno, e la chiesa con l'annessa residenza del Missionario sarebbero state interamente distrutte, quando si sparse la voce, non si sa come, che la distruzione della cappella sarebbe stata di danno a tutto il borgo. Fosse questa voce fondata, o no, su qualche superstizione che facilmente s'insinua nei pagani; o sulla posizione della cappella, distrutta la quale facilmente il fuoco si sarebbe propagato al resto del villaggio, il fatto è che i pagani, ancor più che i cristiani, corsero a cercar pompe, secchi e vasi per gettar acqua, e lavorarono con tanta alacrità che riuscirono ad arrestare le fiamme, le quali si erano già appiccate alle finestre e a qualche tavola del soffitto.

Più mirabile ancora fu che le fiamme, entrate per le finestre e salite a bruciacchiare le travi del tetto e ad abbruciarne qualche tavola, risparmiavano interamente i quadri della Via Crucis di semplice costo, ordinarii, che si trovavano immediatamente sotto le finestre abbruciate

La famiglia benefattrice, che qualche anno innanzi aveva generosamente somministrato il denaro per la costruzione della cappella, venne di nuovo in soccorso in questa circostanza, offrendoci il danaro necessario pei ristauri.

Essa è la famiglia dell'Avvocato Francisco da Silva di Macao.

Salvi da una catastrofe.

Un altro caso, in cui apparve ammirabile e benigna la Provvidenza di Dio sui nostri Missionarii, fu il seguente.

Era di maggio e precisamente il giorno, che nell'anno cinese corrisponde alla nostra Commemorazione di tutti i fedeli defunti.

Don Canazei tornava da un'escursione apostolica con un catechista ed un servo, quando, arrivati ad un seno del fiume, non lontano da Macao, si fermarono per prendere la gran barca, che discende ogni giorno da Seak-Kei; ma quel giorno la barca era rigurgitante di persone, che venivano appunto dalla suddetta cerimonia. Visto che la barca passava già la linea di immersione, ordinò al servo che ritornasse a piedi portando i suoi bagagli, e quello, benché a malincuore, obbedì. Egli intanto col catechista montò sulla barca. Saliti sul ponte di prua, vi si fermarono solo qualche momento, perché, molestati dal sole, cercarono di ripararsi nella sala da pranzo. Ma anche là, annoiati dalla moltitudine che si pigiava da ogni parte, preferirono di salire sul ponte superiore alla sala, coperto da una stuoia in difesa dai raggi del sole o dalla pioggia. Fu provvidenza e grazia di Maria SS.. Non erano passati cinque minuti che la barca arrivando in un rapido svolto, sia per il peso straordinario, sia per la velocità con cui andava, cominciò a, perdere l'equilibrio; la prua, ov'era il compartimento delle donne s'immerse interamente, indi si rovesciò tutta sul fianco, lasciando appena una piccola parte a fior dell'acqua, quella appunto ove trovavasi il Missionario col suo catechista, che ebbero tempo di aggrapparsi non so a qual cosa per non essere slanciati nell'acqua.

S'immagini il fracasso e lo sconvolgimento nell'interno della barca, che portava più di 700 persone, e le grida dei morenti, che ammonticchiati al fondo furono sopraffatti in un istante dall'acqua che riempi tutti i vani della barca. Accorse subito un vaporino, dando mano al salvataggio, cui presero parte anche il missionario ed il catechista. Ma le vittime furono molte ; tanto fu improvvisa ed inaspettata la catastrofe!

Casi... singolari.

Nello scompartimento delle donne furon poche le salve essendo stato completamente immerso. Una di esse poté slanciarsi fuori, come da un gorgo, pel finestrino di destra, rimasto a fior d'acqua. Bontà del Signore! Era una delle più fervide catechiste, mandata da Don Olive a Macao per alcune commissioni alle Religiose Canossiane.

- Come mai tu qui? e donde vieni?

- È il Padre Olive che mi manda e vengo da Seak-Kei.

- Come hai potuto salvarti da quel pozzo?

- Non lo so, Padre; è un miracolo della Mala-donna. Nel momento del rovescio, anch'io fui travolta e caddi al fondo e diverse altre caddero su di me e mi son sentita ricoprire dall'acqua. Non so neppur io, come ho potuto liberarmi dal peso che aveva sopra: mi son sentita trasportare dall'acqua stessa, fuori del piccolo finestrino. Il Signore mi ha aiutata! È una grazia della Madonna.

La poveretta era fuor di sé; quando diceva questo, quasi non aveva più figura umana. Dopo aggiunse altre particolarità degne di nota.

Con lei, narrò, era partita nel mattino una fervorosa cristiana di Seak-Kei con una bambina di cinque anni. Salì sulla barca, e la bambina si mise subito a piangere e a strillare come un'energumena; la mamma cercò di acquetarla, e non vi riuscì; altri che le stavano intorno, procurarono, con qualche frutto e con qualche dolce, di calmarla, e la bambina, rinunciando tutto e pestando i piedi, continuava a gridare come in preda ad un'ossessione, finchè la povera madre, vedendo di non poter calmare in alcun modo la bimba, risolvette di discendere dalla barca e tornarsene indietro.

E non fu buona, anche con costei, la divina Provvidenza, come col servo del Missionario obbligato ad andarsene a piedi? Se fosse entrato nella barca, certo vi sarebbe perito, poichè il posto ove sogliono stare i servi è quello che più ha sofferto. Al minimo avrebbe perduto tutte le cose appartenenti al Padre, l'altare portatile, abiti, ecc.

Non cosi fu di un'altra donna pure cristiana. Venuta dal Perù, viveva malamente. Il Missionario aveva fatto di tutto perchè si ritirasse presso le Suore per riabilitarsi; essa acconsentì; ma poi, vinta dalla tentazione, fuggi e ritornò alla vita di prima. Aveva ella pure una bambina che aveva lasciato dalle suore e proprio quel giorno si recava a prenderla. Ma il Signore non permise che la piccola innocente fosse tolta dalle Suore; la madre disgraziata miseramente periva nella catastrofe!

Un brutto momento.

Anche al nostro caro Don Olive non mancarono le avventure. Col suo zelo veramente apostolico egli è riuscito ad avere un discreto numero di catecumeni in un luogo, ove si sarebbe detto assolutamente impossibile ottener qualche cosa.

Ciò destò l'invidia di qualche bonzo, ed eccoti i pagani contro il zelante missionario. Un bel giorno, in cui egli si trovava in una casa, convertita provvisoriamente in cappella, i pagani la circondano e con gride e minacce cercano di sciogliere l'adunanza. Il buon missionario, a imitazione del divin Maestro, temendo che si facesse alcun danno ai catecumeni, esce fuori rimproverando i rivoltosi, colla speranza che l'ira loro si volgesse tutta su lui, ma non molestasse più i catecumeni. Difatti questi poterono ritirarsi tranquillamente, mentre i pagani si diressero contro Don Olive e qualcuno giunse a lanciargli delle pietre che fortunatamente non lo colpirono! Intervennero subito le autorità, e si spera che i colpevoli saranno esemplarmente puniti.

Ecco, amatissimo Padre, alcune notizie, o meglio le impressioni del mio ritorno in Missione. Grazie al Signore, stiamo tutti bene ed il lavoro non manca.

Venga presto la pace, affinchè possiamo ricevere soccorsi di personale e di denaro, e continuare con maggior lena l'opera nostra.

Ella intanto preghi per noi, amato Padre, ci benedica, e ci creda tutti, quale a nome di tutti mi professo,

Suo aff.mo figlio in G. C.

SAC. LUIGI VERSIGLIA.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella, o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare

Indulgenza plenaria:

dal 10 novembre al 10 dicembre:

1) il 21 novembre, Presentazione di Maria V.; 2) il 22 novembre, festa di S. Cecilia; 3) l'8 dicembre, Solennità dell'Immacolata.

Inoltre: ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità e un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

NEL SANTUARIO Il 24 di ogni mese,

si ripetono, mattino e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino, ha luogo la messa della Comunione Generale, seguita dalla Benedizione col SS. Sacramento: alla sera si compie in forma solenne l'adorazione pubblica innanzi al SS. Sacramento. li 23 e la mattina del 24 u. s. avevamo tra noi, in compagnia di S. E. Mons. Barbera Vescovo di Palencia (Spagna), l'Em.o Sig. Card. Almaràz y Santos, Arcivescovo di Siviglia, venuto espressamente a Torino per visitare le camerette del Ven. D. Bosco e il Santuario di Maria Ausiliatrice.

Vogliano i benemeriti Cooperatori e le pie Cooperatrici unirsi sempre in ispirito a queste sacre funzioni mensili, le quali hanno due fini principali: pregare secondo le intenzioni del Santo Padre e affrettare il ristabilimento della pace fra le nazioni.

Ogni sera

alla benedizione col SS. Sacramento si continua sempre a far pubbliche preghiere per la pace. Il Signore nella sua infinita clemenza, per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice, le esaudisca a sollievo di tutti i popoli della terra.

Un nuovo altare.

Il Can. Giuseppe Traina, in data 4 luglio 1917, scrive da Castronovo Sicilia al sig. Don Albera

«Con piacere Le partecipo che finalmente il giorno s corrente ho potuto effettuare un mio vecchio desiderio. Inaugurai entro questa Madre Chiesa Parrocchiale un nuovo altare a Maria Ausiliatrice, cori grandi miei sacrifici, con l'intervento del Clero, di molti Cooperatori e Cooperatrici. Nella occasione cantai Messa solenne, e all'Evangelio dissi poche parole, spiegando come Maria oggi, sotto il titolo di Ausiliatrice, visita l'anima umana ferita dal peccato, la Chiesa oppressa da tante persecuzioni, l'umanità agitantesi tra tanti dolori e in tanta sventura di guerra.

» Sull'altare è un quadro ad olio, dono del defunto Can. Saverio Conti.

Spero ogni 24 di mese di non farvi mancare la Messa, e di erigervi presto l'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice. »

GRAZIE E FAVORI Da morte a vita.

La nostra riconoscenza sarà sempre inadeguata alla grazia singolarissima concessaci da Maria Ausiliatrice.

La nostra affezionatissima sorella Giovannina da vari giorni soffriva un po' per febbri malariche. La sera del 29 agosto u. s., mentre si divertiva con un bimbo d'una nostra zia, stramazzò al suolo in preda ad una violenta crisi nervosa. E rimase così, priva di sensi, in istato di vera catalessi, per lo spazio di ben trentasei ore. -- Tanto il medico di famiglia, quanto un Professore specialista, venuto appositamente da Cagliari, ritennero il caso disperato. La morte era certa, o, nella migliore delle ipotesi, una guarigione non priva di qualche difetto fisico. Le venne intanto amministrato l'Olio Santo. Ma non sapevamo adattarci al pensiero di dover perdere la nostra buona sorèlla, o di rivederla guasta da qualche paralisi. Visto che i mezzi umani ci mancavano, ricorremmo ai divini. Ci provvedemmo subito di una bella statuetta di Maria Ausiliatrice, ed incominciammo un triduo, promettendo in pari tempo un'offerta pei bisogni delle Missioni Salesiane, e la pubblicazione della grazia nel Bollettino. La nostra Giovanna era sempre rigida come una morta. Dopo il primo giorno del triduo, oh! portento, la sorella apri gli occhi, mosse gli arti e fece capire di aver sano il senso dell'udito. Ma non parlava ancora. Mio Dio, che incubo! Che fosse muta!? Il secondo giorno sorrise agli astanti e balbettò qualche parola; Al terzo giorno era fuori pericolo: si sedette sul letto e parlò a lungo, come se si fosse svegliata da un sonno lungo e penoso. Aveva sani e perfetti tutti i sensi.

Oggi la nostra sorella è perfettamente guarita, è la gioia della famiglia, l'idolo dei fratellini.

Tu, Aiuto dei Cristiani, ce l'hai restituita. A Te il nostro cuore, l'anima nostra, tutto il nostro essere. Lo meriti perchè sei tanto buona con noi!

Monserrato, Cagliari, 24 settembre 1917. EMANUELE E ANGELINO MASALA.

Dopo la « novena di D. Bosco ».

Rendo infinite grazie a Maria SS. Ausiliatrice professandole perennemente la mia riconoscenza per la segnalata grazia che ottenni e che qui faccio pubblica.

Dai primi di gennaio u. s. fui colpito da dolori reumatici così persistenti e forti da obbligarmi al letto in un'immobilità quasi assoluta, tanto era lo spasimo che ogni piccolo movimento mi cagionava. Ricorsi a tutti i rimedi che vari medici mi suggerirono ma invano.

Tre lunghissimi mesi passai in quello stato! Ebbi la fortuna di chiamare al mio letto un Sacerdote Salesiano per compiere il mio dovere pasquale. Fu l'angelo del Signore. Come seppe che le medicine a nulla mi valevano, e vide il mio stato compassionevole, mi esortò ad avere fiducia in Maria SS. Ausiliatrice. Mi consigliò di incominciare una novena in suo onore, quella che soleva consigliare il Venerabile Don Bosco, e mi diede la benedizione dell'Ausiliatrice.

Oh! potenza di Maria! Otto giorni dopo, non solo potei muovermi, scendere di letto, ma andare da solo alla mia Parrocchia a ringraziare Gesù in Sacramento, che mi aveva liberato da tanto male per intercessione della sua Madre, cara Ausiliatrice. Da quell'ora in poi non ho più sentito alcun male non ostante i gravosi lavori dei campi a cui debbo attendere; e perciò unisco ai ringraziamenti una piccola offerta come segno di tanto favore.

Rosa di S. Vito, 4 settembre 1917.

SANTE PRATURLON.

BERTIOLO. - 24-VIII-1917. - La mia sposa si trovava in fin di vita. Già le si erano amministrati gli ultimi Sacramenti, e s'aspettava da un momento all'altro che passasse all'eternità. Vedendo vana la scienza medica benchè usasse tutta l'attività immaginabile, s'invocò l'aiuto della Vergine Ausiliatrice. Di lì a poche ore l'inferma incominciò a migliorare: qualche giorno dopo s'alzò da letto; ed ora che scrivo è perfettamente guarita.

FRANCESCO VILOTTI.

PIACENZA. - 24-VIII-1917. - Chiamato alle armi il mio dolore più vivo era quello di dover stare lungo tempo lontano dalla S. Comunione.

Tentai ogni mezzo e, visto inutile ogni mio tentativo, decisi di rivolgermi all'Ausiliatrice facendo durante la Novena dell'Assunta una novena speciale a Maria SS. Ausiliatrice, colla promessa di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano. Le difficoltà erano molte ; tutto, tutto quanto sembrava avesse congiurato a' miei danni; ma l'Ausiliatrice dei Cristiani trionfò di tutto e di tutti, e dopo otto giorni di speranze e delusioni, mi concesse la grazia. Ora tutte le mattine ho il permesso per poter udire la S. Messa e fare la S. Comunione. Grazie alla cara Mamma Celeste.

Un chierico.

PINEROLO. - 5-IX-1917. - Già da tempo era malata di esaurimento, quando un giorno, accentuatosi di più il male, fui assalita così crudelmente da temere della mia vita. Il medico accorso dichiarò che in conseguenza della malattia si era originato un vizio al cuore; sperai nel potente aiuto di M. SS. Ausiliatrice, e recatami un giorno a Torino ai piedi del suo altare, l'invocai che mi ridonasse la salute. Dissi che se per un anno non si fossero ripetuti quegli eccessi, che a distanza di pochi mesi mi facevano tanto soffrire, l'avrei tenuto come un favore. In questi giorni compie appunto l'anno che il male non si è più ripetuto. Sciolgo quindi la promessa fatta a M. SS. Ausiliatrice di regalare un paio di orecchini della mia adorata mamma con una tenue offerta in ringraziamento di grazie.

RICCARDI CAMILLA.

CONNA ONDORA (Genova). - 24-VIII-1917. -

Trovandomi in una questione molto difficile, non sapendo più che fare, interposi Maria SS. Ausiliatrice per mia avvocata. Di tutto cuore la pregai insieme al Cuore adorabile di Gesù, e il primo giugno che mi doveva presentare innanzi al tribunale accesi la lampada al pio altarino, che da poco tempo la nostra famiglia gli ha consacrato. Partii fiduciosa. Descrivere tutto è inutile, dirò solo che in brevi istanti tutto si aggiustò; ci voleva solo Maria a mettere tutto sulla buona via.

MARIA MARTINI.

NOVARA. - II-VIII-1917. - Di una grazia straordinaria abbisognava la mia famiglia ed io ero in continue ansie. Con fervore cominciai colle mie due figlie una novena al Ven. D. Bosco e a Maria Ausiliatrice colla promessa di far nota la grazia sul Bollettino.

Fui esaudita. Profondamente riconoscente adempio la promessa, inviando un'offerta e pregando la Celeste Madre a concedermi altra grazia, in questi giorni, assai importante.

M. GREGOTTI.

MIRABELLo MONFERRATO. - I-IX-1917. - Era un mese che non digerivo più niente; le medicine invece di giovarmi mi facevano peggiorare e il dottore vedendo che la malattia si faceva sempre più grave mi mandò a Casale nell'Ospedale di S. Spirito. Quivi mi dissero che per salvarmi occorreva una grave operazione allo stomaco. Allora mi raccomandai alla Vergine Ausiliatrice e a Don Bosco, e sperando nel loro aiuto mi recai all'operazione. Era già il quarto giorno dopo l'operazione e peggiorava assai. Pregai Maria Ausiliatrice con la novena indicata da Don Bosco, e, oh prodigio! poco per volta incominciai a mangiare e chi lo crederebbe? Finita la novena tornai a casa convalescente; e presto spero essere perfettamente ristabilita. Intanto mando una piccola offerta, ritigraziando la Vergine Ausiliatrice di sì segnalata grazia.

GASCO NATALINA.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, per l'erigendo Santuario dei Becchi, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:

A) Aitelle C. Albertoni I. Alessandri A. Amantea M. Ambrosini L. e M. Amigoni R. Andreoletti C. Anichini L. Antonelli C. Antoniazzi G. Autonini M. Arrigoni A. e famiglia. Arrivabene N. Asdrubaletti T. Astolfo L. Atzori M. Audisio L. Avogaro A. Avon M.

B) Badalupi N. Baffa C. Baldizzone Suor A. Barmettes E. Baronio G. Bartocelli B. Basurto A. in Cocciolo. Battaglia C. Bellaminuti eh. A. Boigonzio D. in Muratore. Bertelli T. Bertoldi Mons. G. Bertoni 13. Bettinazzi A. Bezza M. Bigaglia L. Bigano i. Bigoni M. Bionda G. Birochetto AI. Birolli M. in Alunni Bo M. , oano L. Bobbio C. Boccasavia R. Buffia G. Boidi A. Buna D. Bonciolini G. in Donati. Bondino C. Bonetto G. Bontempo 1). Borasio I. Bordonese C. Borgatello prof. L. Bortoluzzi M. Borsarelli I. Hortolotti A. Boschiero G. Bottazzi F. Bregoli G. in Rapini. I3rozzo G. Brusina G. Bubani G. Busso C.

C) Calandre!li G. Calvi G. Calvo V. Campana A. Candelero I. Canepa G. Caneva C. Capitanio M. Cara M. Carozzi C. Casiraghi R. Cassina A. Cavazzutti E. Calli G. Cera A. M. Chimentelli ch. G. Chiovellati T. Conguer A. Cicognani Z. Cirello M. Clerico V. Colognato A. Colonibani R. Colombi M. in Numati. Colossi D. Comba M. Cornetti M. Conter G. Contini T. Cooperatore di Casabianca-Verolengo. Cormaggia L. Corno D. Corti C. in Delbono. Costa L. Cristini C. Croseili S. Cucco R. Cuminati R.

I)) Da Dalto F. Dalmastro E. Dal Ri v.a T. Dalla Valle N. David M. De Bastianelli N. De Bernardi S. De Cao G. Delbue I. Del Missier A. e S. Del Savio E. Del Torso V. Demutti E. Deogratias M. De Pedrini M. De Poli E. in Musoni. De Simone T. Di Giunta G. Dì Marco A. in Loiacca. Dori C. Drei A. Durandetti B.

E) Elena C. Ellese O. Elia V. Ercolani M.

F) Famiglie Fasi e Gradara. Fatti d. P. Fauda D. Fecchio M. Fenini P. Ferravilla L. Filippa B. Finello G. Fiocchi G. Flora M. Forastelli G. Forni P. e R. v.a Rabitti. Fosson L. Frissone M. Fumagalli A. e G.

G) Gailard P. Galassi A. Gallo M. Gamalero M. Garatti P. Gasparini M. Gastaldi A. Gatto C. Gavazzini F. Genghini A. in Tomasini. Gerbino M. Ghezzi M. Giacobino A. Gibelli O. Gioia F. Giromini P. Giubergia V. Gola O. Grassi I: Graziani G. Guarinoni L. in Bergomi. Guarnaccia A.

I) Invernizzi M. Isola G.

L) Laanenta C. Landolfi C. Langhitano P. La Russa A. Lasagna M. Lazzari M. Lazzarotto G. e D. Lazzarotto G. G. Leoni M. Lepri N. Lissone R. Lojacono C. ed I. Luvolini G. in Bazzani. -

M) Maffezzoni E. Magtini R. Manzoniani A. Marchetti M. Marchiando D. Marenzi M. Marongin E. Martella C. Martinengo N. in Losana. Martinetto P. Martini M. Martini D. P. Martinoia E. Martucelli L. Masala E. ed A. Massa M. Massara F. Mastalli M. Mattioli G. Mazza F. Medda G. in Caboni. Mencio E. Mesli Can. F. M. Michelotti M. Migliore T. Milanesio T. Milani G. Millauro C. Mina. Minoletti A. Moggio A. Monasterolo T. in Comba. Monti T. Morelli M. Moretti M. Mura A. Murra N. Musmecì tenente P.

N) Narconi E'. Nardanzelli G. B. Narduzzo A. Nicoletti C. Nicomede M. Nicosia R. Nieddu R. Nigro F. ed L. ,Nordio A. m. Poli. Nori C. Norisso Novelli M. Novellino C. Novo R. Nucci R.

P) Pagliarello R. Palopoli A. Panizzon A. Panora A. Parolin C. Pastoreno C. Pavia A. Pecolla M. Pedrazzini G. Pedretti D. Pedrini A. Pelissier G. Pellegrini A. Pellin E. Peloso P. Peppino. Peracchione L. Perrone A. Piazzale G. Picconi AI. L. Pironi V. Pirovano A. Pitari avv. G. Plano M. Polvani L. in Mussani. Pompignoli L. Ponzone T. Poparo G. Porcella R. Povero M. Praturlon S. Preve F. Prudenziani A.

Q) Quaglia M.

R) Ramponi M. Raspini R. in Gancia. Ratti E. Ravizzo L. in Necco. Rebagliati T. in Museo. Reforgiato R. Rembado A. Renzi R. Restagno G. Rlccardi T. Rigamonti A. in Malugani. Rizzoli G. in Ticchioni. Rocca C. Roscio avv. F. Rossi D. in Gandolini. Rossi G. Rossi V. Rota M.

S) Saffirio U. Sangalli A. Sanguinati A. Santandrea T. Saracca G. Sarigo B. Savio F. Scaglia G. Scanzi L. Scarrone M. in De Marchi. Scarzello P. Schenone G. in Invernizzi. Sesano V. Signorini M. Silippa B. Silva C. Siringo Navarra G. Sorelle Benedetti, Cecchella, Vandoni, Spartei M. Stella L.

T) Tarantella M. Tardelli E. e S. Tarelii E. Tazzari A. Terranova F. Tognola E. Toneguzzi D. Torchio L. .Torta P. Toso R. Tozzola C.

U) Ulla F.

V) Vaccani C. in Piazza. Vagina M. Valgonio A. Vanella G. Vannini I. e G. Varrito R. Vecchione V. Vincentini T. in Zancaroli. Villata G. B. Vincenzi L. Vislarmi M. Volponi A.

Z) Zanoni M. Zanotti A. Zino A. Zucca G. e M. G.

Provvediamo arredi e lini sacri.

Il nobile Comitato delle « Dame Patronesse dell'Opera di Don Bosco in Torino » all'avvicinarsi del Giubileo di Maria SS. Ausiliatrice ha preso l'iniziativa di promuovere ovunque sono Cooperatori Salesiani la preparazione di. arredi e lini sacri per la Basilica-Santuario di Maria Ausiliatrice_ e per le Missioni Salesiane. Detti arredi sacri vanno inviati al Rev.mo D. Paolo Albera (Via Cottolengo 32, Torino). Con essi verrà organizzata un'Esposizione temporanea presso il « Museo del Culto di Maria Ausiliatrice ».

Applaudendo di cuore all'opportuno appello del Comitato Torinese, esortiamo tutti i Cooperatori, e specialmente le Cooperatrici, ad accoglierlo senza indugio e con attivo zelo, sia individualmente che collettivamente, giovandosi anche della cooperazione di pie signore di loro conoscenza, che nutrono speciale devozione verso Maria Ausiliatrice ed amano il decoro del sacro culto.

Sarà questa- senza dubbio - una delle più belle e pratiche manifestazioni di devozione e di riconoscenza alla Vergine Ausiliatrice e a Gesù Sacramentato, i due grandi amori, le due grandi devozioni, che erano tanto a cuore al Ven. Don Bosco.

DIMENSIONI.

Le pianete siano preferibilmente alte m. 1,1o e larghe in. o,7o. In relazione a queste si deducano le dimensioni degli altri paramenti sacri.

Le tovaglie per l'altar maggiore della Basilica siano lunghe m. 4,65, essendo la mensa di esso lunga m. 2,75. Per gli altari laterali siano lunghe m. 4,10. Pei camici, cotte, amitti, corporali, purificatoi e manutergi non si dànno misure e norme speciali.

PEL TEMPIO VOTIVO IN ONORE DI MARIA AUSILIATRICE

A CASTELNUOVO D'ASTI

L'antica cappelletta, aperta dal Ven. Don Bosco ai Becchi, fu mèta di pii pellegrinaggi e luogo di gran festa il 7 ottobre u. s., solennità del Santo Rosario. La folla dei convenuti non finiva di contemplare il nuovo tempio e di ammirarne la maestà dell'insieme, l'eleganza delle linee e la semplicità della decorazione. Esso è ornai finito all'esterno, ad eccezione del campanile e della sacrestia, ed è uri vero monumento artistico alla Madonna di Don Bosco.

E dentro il nuovo tempio, colla debita licenza della rev.ma Curia Arcivescovile, s'improvvisò un altare ove si cantò la messa solenne e si celebrarono le sacre funzioni del pomeriggio. La parte musicale fu eseguita - come di consueto - da vari cantori dell'Oratorio di Torino.

La devota moltitudine, accorsa da tutti i dintorni, sfollò facendo voti che presto il nuovo tempio possa essere completamente ultimato e regolarmente uffiziato; e ciò, lo speriamo con certezza - se non sopravverranno gravi contrattempi - sarà durante il periodo delle feste pel Cinquantenario della Consacrazione della Basilica di Maria Ausiliatrice.

Rose e Gigli.

I bambini della Scuola di Murialdo, che si ripromettono più degli altri bambini la protezione del Ven. Don Bosco nato nel vicino cascinale dei Becchi, offrono con gioia pel nuovo tempio L. 6.

Carlo e Nando Giordano di Pontestura offrono L. 2, per la chiesa dei Becchi per ottenere da Maria Ausiliatrice la salvezza del fratello Cesare che trovasi sotto le armi.

Balbiani Pierino e Maria di Bellano, inviano per la Chiesa dei Becchi L. 2, affinchè Maria Ausiliatrice li faccia crescere buoni e virtuosi.

Proteggi, o Maria Ausiliatrice il babbo al fronte, consola la nostra cara mamma e fa crescere buoni noi, Piccino e Lucia Pissinis di Moncrivello che a quest'uopo mandiamo L. 4 pel nuovo Santuario.

Gildo Comazzi di Moncrivello offre L. 1 Per una pietruzza al tempio votivo, pregando Maria Ausiliatrice a far tornare incolume il babbo dalla guerra.

Vittoria Comazzi di Moncrivello invia L. 1, supplicando la Vergine Ausiliatrice.

Sereno Comazzi di Moncrivello per la ricuperata guarigione offre L. 2 per il l'erigendo tempio votivo.

Ridona, o Maria Ausiliatrice alla tua piccola M. B. di Moncrivello la primiera salute; intanto gradisci L. 3 Per la tua chiesa dei Becchi.

Gli allievi di quarta classe di Santo Stefano Magra, in segno di riconoscenza a Maria Ausiliatrice offrono L. 10.

Mamme e insegnanti devote.

La signora Dellosta offre L. 1 pregando Maria Ausiliatrice ad ottenerle la guarigione della sua buona mamma.

Maria Guidazio di Roma invia L. 5 per il nuovo tempio dei Becchi.

Pennazio Vittoria di Riva di Chieri, L. 2. N. N. pel Santuario dei Becchi, L. 2. N. N. di Villardore, L. 5.

Una pia persona di Intra offre L. 5 per la Chiesa dei Becchi.

Preci e ringraziamenti.

C. M. T. di Castelnuovo d'Asti, implorando una grazia offre L. 5o per l'erigenda chiesa dei Becchi.

N. N. a mezzo del Sac. G. B. Francesia: « perla Madonna benedica la mia famiglia, L. 1oo ».

D. Lorenzo Grattaroli, Parroco di Cortiglione d'Acqui, ex-allievo dell'Oratorio di Valdocco, offre L. 25 perchè la Madonna del Ven. D. Bosco gli ottenga la grazia di non perdere la vista; e promette altra offerta, se otterrà un -miglioramento.

Carolina Ruà di Samfront (Cuneo) L. 2, Con devota preghiera.

N. N. di Musocco (Milano) L. 5, per grazie risevute e implorandone un'altra.

I fratelli Borello di Moncucco, ex-allievi dell'Ictituto Paterno di Castelnuovo d'Asti, L. 1.

Valsania Enrichetta di Asti, implorando Protezione, L. 2.

Luigi Moglia di Giorgio di Moncucco, implorando la protezione del Venerabile che passò due anni della sua giovinezza presso i suoi nonni, manda, pregando, L. 10.

Giuseppina dal Toso di Grisignano di Zocco (Vicenza), offre pel Tempio votivo L. 5.

Adele Rho di Borgo S. Martino (Alessandria), in suffragio della, madre defunta, L. io.

Salvatico Maddalena-Negro di Roburent (Cuneo) perchè la Madonna Ausiliatrice faccia crescere buoni i suoi cinque figli, L. 5.

Eugenia Morello Tamietti di Rivarolo Canavese, offre L. 3.

Firmino Strina di Fossano per grazia ricevuta e per ottenerne un'altra, L. 2,25.

Il Teol. D. Giuseppe Amore, implorando la benedizione di Maria Ausiliatrice per sè e per i suoi parrocchiani offre L. 5.

Da Castelnuovo d'Asti offrono pel Santuario votivo dei. Becchi, raccomandandosi alla protezione del loro amato concittadino, Carolina Matta L. 5 Bertagna Secondo L. 10, Musso Maria L. 10, Luigia ved. Cavallo L. 5.

Da Murialdo Maria Virone, Francesco Casalegno, Luigi Casalegno e Giovanni Bertello, L. 2.

RICONOSCENZA AL VEN. DON BOSCO

Nello svolgere questa rubrica, torniamo a protestare solennemente che non intendiamo contravvenire in nessun modo alle disposizioni pontificie in proposito, non volendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella elle merita una semplice testimonianza umana, nè prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio di D. Bosco - ci gloriamo di essere ubbidientissimi figli.

Oh! Venerabile Don Bosco, la mia penna non ha parole adatte per dimostrarti la mia grande riconoscenza. Ho promesso di far conoscere la potenza che hai presso il Cuore Divino di Gesù e della SS. sua Madre Maria Ausiliatrice. Tu, nel corso di pochi mesi, mi hai fatto chiaramente esperimentare il tuo pronto soccorso nelle gravi angustie in cui mi trovavo, per un mio figlio ammalato in zona di guerra, tu sempre mi esaudisti in quanto io chiedevo per lui. Depongo ai tuoi piedi tutta la mia riconoscenza, e supplico ogni madre cristiana di rivolgersi a Te con fede, per ottenere con certezza quanto abbisognano di aiuto. Mentre attendo altre grazie per un altro mio figlio alla fronte, prego il Buon Dio di presto venerarti coll'aureola dei Beati.

1° giugno 1917.

EULA EUGENIA.

Ripeto l'offerta di lire cìnque per l'erezione del Santuario alla Madonna, ai Becchi.

Mi permetto inviarle lire dieci pel tempio votivo alla Madonna Ausiliatrice nostra Padrona eccelsa, perchè in una pericolosa caduta da cavallo, in mezzo a cumuli di grosse pietre taglienti, pur rimanendo sotto il cavallo, ne uscii completamente illeso, avendo, nell'attimo della caduta, invocato l'aiuto del Venerabile D. Bosco suo degno Servo.

Nella più benigna ipotesi avrei dovuto riportare complicata frattura alla coscia e gamba e per questo ho voluto rendere di pubblica fede il mio incidente riuscito lieto. Prego la Madonna mia, perchè dia la salute a tutti i componenti la mia famiglia.

1 giugno 1917.

Dott. Cav. BARTOLO CIMA.

Nei primi giorni di aprile u. s. si diffuse rapidamente in questa Borgata che il militare Berino Pietro di Giuseppe si trovava a sua casa colto da polmonite doppia e il caso era pericoloso, talchè lo stesso dottor curante lo dava spedito, salvo un miracolo. Infatti, fu in fretta munito di tutti i conforti religiosi e non si aspettava altro che la catastrofe; tutti dicevano che era agli ultimi istanti. Allora io pensai di portare alla madre un'immagine del Ven. Don Bosco, consigliandola a porla sotto il guanciale del morente e cominciare una novena. E così fece subito colla famiglia. Oh! meraviglia. Non appena terminata la novena, il buon giovane stava meglio ed ora si trova già in ottima salute, e perfino sotto le armi.

La madre ed il graziato vanno ripetendo «Grazie, o Ven. Don Bosco, grazie!... la nostra fiducia non verrà mai meno verso di Te, o caro Venerabile: Ti preghiamo di continuarci la tua protezione ». In segno di gratitudine inviano la piccola offerta di L. 3.

Strambino, 20 giugno 1917.

DEZUTTI GIUSEPPE Cooperatore Salesiani.

Mia figlia Carmela, colpita da postema all'orecchio sinistro, era già da alcuni giorni che soffriva terribilmente, e nessun modicamente valeva a calmarle l'atroce tormento.

Soltanto una reliquia del Ven. D. Bosco applicata all'orecchio malato, valse ad aprir istantaneamente la postema e a dare a mia figlia la tranquillità e la perfetta guarigione. Aveva allora circa quattordici anni.

Sullo scorcio di marzo 1914, la stessa mia figlia fu colpita da polmonite classica al lobo destro, per cui il medico curante ebbe a dirmi che, su mille, una soltanto si sarebbe potuta salvare.

Io, confidando nell'aiuto del Ven. Don Bosco, lo pregai con fede, e con me pregarono pure quelli di mia famiglia, la mia figlia malata e le reverende Suore Salesiane del Torrione-Bordighera; per cui, al settimo giorno, mia figlia era dichiarata dal medico fuori pericolo, e dopo breve convalescenza, completamente guarita.

Queste due grazie le ho volute far di pubblica ragione, perchè al Ven. D. Bosco tutti possano ricorrere con fiducia nelle loro disgrazie, e avere, al pari di me, le grazie invocate.

All'anima grande, che ora vive felice in Paradiso, vadano gli omaggi del mio cuore, colla promessa che, colla mia famiglia, per tutta la vita, lo invocheremo «confortatore degli afflitti ».

Ventimiglia, 23 gennaio 1917.

Prof. CRISTOFORO COGIOSO.

Adempio al dovere di render nota una grazia, che io attribuisco all'intercessione di Maria SS. e del Ven. Don Bosco. Si tratta d'una madre di dieci figliuoli, dell'età di circa quarant'anni, sfinita da forte emorragia e da successiva nefrite sofferte nei mesi di febbraio e marzo scorso. Quando i medici la licenziarono dall'ospedale, ritenendola guarita da' suoi mali, ed in piena convalescenza, e quindi bisognosa soltanto di riposo e buona alimentazione per presto rimettersi in forze, proprio allora, dopo alcune settimane, non potendo in nessun modo sollevarla, i parenti se la videro in fin di vita. In quel frangente, fu chiesto a me se sapessi qualche Santuario donde Maria SS. maggiormente elargisce le sue grazie. M'affrettai a mandarle il modo di fare la novena consigliata dal Ven. Don Bosco, coll'aggiunta di un Pater, Ave e Gloria, e la giaculatoria: « Venerabile Don Bosco, pensate voi a questa madre di dieci figli; conservatela alla sua famiglia », e si mandò anche un'offerta perchè si pregasse nel Santuario. S'era alla metà della novena, alla quale prendeva parte devotamente il padre con tutti i suoi figli e famigliari; quando a caso l'ammalata fu visitata da un altro dottore, che la trovò affetta da peritonite all'ultimo stadio.

Subito con ogni cautela, a mezzo della Croce Verde, fu condotta all'ospedale di Tortona, abitando l'inferma in un cascinale dei dintorni, per sottometterla all'operazione. Il primario, visitatola, disse: È troppo tardi ora, sarebbe opesare un morto; ma per insistenza del marito, si mise all'opera, senza però suturare la ferita e si accontentò di una semplice fasciatura, essendo convinto che non sarebbe sopravvissuta. Nel lettino chiuso da tendine, dove ella fu adagiata, quando l'infermiera andò a vedere se ancor viveva, la trovò lievemente colorita, e la vide aprire gli occhi e l'udì chiedere un po' di brodo; immaginarsi lo stupore di tutto il personale! Soggiornò all'ospedale ancora a lungo perchè l'organismo disfatto dovè rimettersi completamente, prima di affrontare le cure di una famiglia in tal guisa numerosa, ma nel mese di settembre potè tornare a portar la gioia, il contento e la felicità, dove era stata era desolazione ed angoscia, per la grande sventura che pareva inevitabile.

Ora io stessa attendo una grazia segnalata per un mio prossimo parente. Che il Venerabile ci esaudisca!

Cascina Medica, 11 gennaio 1917.

TERESA STASSANO-SACCHERI.

Mi trovava da qualche giorno a Torino, quando, il 6 agosto u. s., mi giunse notizia che una persona di famiglia era gravemente ammalata di febbri infettive. La temperatura era sempre elevata, l'apprensione nostra grandissima. Il 7 mattina mi recai presso la tomba del

Ven. Don Bosco in Valsalice. Quivi rivolsi al Padre degli orfani una calda preghiera, affinchè con la sua intercessione, mi ottenesse da Maria Ausiliatrice la guarigione del mio caro congiunto, promettendo un piccolo obolo per le sue opere e la pubblicazione della grazia sul Bollettino. Ed incominciai una novena. Pochi giorni dopo, ritornato in famiglia, trovai il sofferente già alzato. Mi venne sott'occhio la tabella in cui, giorno per giorno, ora per ora, si era segnata la temperatura dell'ammalato. Con mia grande sorpresa notai che il 7 agosto mattina la febbre era scomparsa completamente!

Adempiendo alla mia promessa, rendo grazie infinite alla Mamma tenerissima Maria Ausiliatrice, che, per l'intercessione del suo umilissimo ma grande Servo, il Ven. D. Bosco, s'è degnata di concederci tanto favore.

Catanzaro Sala, 28-VII-16.

N. N.

Per sofferta malattia con minaccia di operazione, mi trovava sovente mal disposta e obbligata a perdere alcune ore di scuola. Al principio dell'anno scolastico ora decorso mi rivolsi con piena fiducia al Venerabile Don Bosco, pregandolo che mi desse tanta salute da potere - per tutto l'anno - attendere al mio ufficio di maestra d'Asilo, senza essere obbligata a farmi surrogare da altre. A questo scopo nella nostra piccola Comunità si recitò tutte le sere un Pater, Ave e Gloria al Ven. Don Bosco e si promise di rendere pubblica la grazia. Ottenni quanto domandai. Sebbene non sia andata del tutto esente da qualche disturbo, pure non dovetti perdere neppure un'ora di scuola, nè rimanere una mezza giornata a letto. Sieno adunque rese grazie al caro nostro Padre. Egli mi continui anche quest'anno la sua paterna assistenza.

S. Polo di Piave, ottobre 1916.

Suor EUGENIA PINELLI.

Da gran tempo chiedevo a Maria Ausiliatrice una grazia segnalatissima che mi stava tanto a cuore e non avevo pace nè giorno nè notte. Riconoscendomi indegna di potere ottenere sì gran favore, mi rivolsi fidente a Don Bosco, dicendogli, ogni giorno in fine della novella: Don Bosco, pensateci voi.

Difatti, dopo pochissimo tempo ho ottenuto la grazia in modo soddisfacentissimo, meglio ancora di quanto avrei osato sperare.

Perciò con l'offerta di L. 25 pel tempio votivo di Maria Ausiliatrice ai Becchi sciolgo il mio voto con eterna riconoscenza a Lei ed a Don Bosco, fidente sempre nella intercessione sua.

Bologna, 9 marzo 1916.

M. G. B.

Ancora una volta la Santa Vergine Ausiliatrice, intercedente il suo Servo devoto D. Bosco, ha stornato dalla mia casa la sventura, ritornando a salute la mia venerata mamma. Una bronchite seria, con tosse violentissima e persistente, e, quello che più mi preoccupava, frequenti attacchi d'asma bronchiale, più volte in pochi giorni l'avevano portata a grave pericolo. Si invocò Maria Ausiliatrice, si pregò D. Bosco e ogni timore cessò.

Di questa e d'innumerevoli altre grazie che la Vergine Santa e il caro Padre D. Bosco mi ottennero in passato, attesto qui tutta la mia riconoscenza inviando modesta offerta, mentre altra eguale la mando ad una Casa Salesiana che prediligo.

Torino, 24 maggio 1916.

PIETRO PivANo, ex-allievo.

IN OMAGGIO A DOMENICO SAVIO

Parole dette dall'Em. Card. Mistrangelo a Firenze (1).

Di quello che ho udito nel bell'elogio di Domenico Savio non mi meraviglio. Un poeta inglese, dopo aver tratteggiato, col pennello del genio, la creazione del mondo, dice con gentile ed imaginoso pensiero che Dio, quando guardò alla terra, all'opera delle sue mani, e trovò che tutto era bellissimo e buono, sorrise, e, a quel sorriso di Dio, spuntarono sulla terra i fiori. E difatti se voi guardate all'intorno ora che giunge la primavera che alfine fa rifiorire i prati ed i colli, ovunque si trovano queste belle creature, voi sentite quasi rispecchiarsi nel sorriso de' fiori il sorriso delle vostre anime, il sorriso di Dio. E se tra voi, o signori, vi ha chi senta la gentile passione dei fiori, sa pure che egli saluta con trasporto, con gioia, copre premio del suo amore, delle sue predilezioni, delle sue cure un fiore elegante e raro, se gli viene presentato in dono, in un dì solenne da un carissimo amico. Egli si rallegra, si sente lieto di quel dono, porta il raro fiore nel suo giardino, nelle sue collezioni, cerca di moltiplicarlo, lo presenta a tutti, ne parla con tutti, bramoso che tutti lo ammirino, e lo posseggano.

Qual meraviglia adunque se Iddio a Don Bosco, elle ha dato tutta la sua anima, tutta la sua attività, tutta la sua vita a coltivare i fiori dell'umanità, i giovani, abbia voluto fare il presente di un flore così raro come Savio Domenico?

Al cultore delle anime giovanili, al padre degli orfani, ha voluto dare un fiore di purezza, di beltà, di virtù, perchè i giovani raccolti da lui e da' suoi figli potessero mostrarlo ai loro allievi e potessero dire loro: c. Guardate: ecco l'esemplare, il modello. Imitatelo ».

Nella Chiesa di Dio i giovani santi non mancano. Abbiamo i Pancrazi, i Venanzi che davanti alla morte non paventano e sacrificano la vita per la loro fede. Abbiamo un Stanislao Kostka, un Giovanni Berchmans, un Luigi Gonzaga, modelli dei giovanetti che si raccolgono nel Santuario per tendere a perfezioni altissime: un Nunzio Sulprizio, modello dell'operaio. Ma l'esemplare dei giovanetti che frequentano le scuole non c'era: ed eccolo in Domenico Savio.

Che cosa ha fatto questo benedetto fanciullo che qualsiasi altro non possa fare? Lo avete sentito. Bambino è buono colla mamma, buono col babbo, con tutti. Bambino prega, va alla chiesa; se la trova chiusa, se anche nevica, aspetta raccolto che gli si apra, che lo si avvicini al suo Gesù. In casa è un angelo. Coi compagni è gentile, cortese, compassionevole. Raccolto dai Salesiani, prega, studia, giuoca, ubbidisce, vuol bene a tutti. Non ha fatto altro. Lo avete udito il suo programma di vita: e La morte mille volte, piuttosto che commettere pecciati ». Se incontra sul suo cammino dei compagni cattivi, cerca di renderli buoni; se buoni, procura di farli migliori. Il Signore lo ha suscitato oggi, perchè la scolaresca d'oggi ne ha un grande bisogno. Vorrei che tutti imitassero il povero figlio di un fabbro ferraio, che sarebbe nato, vissuto, morto ignorato, come tanti fanciulli, mentre per le sue angeliche virtù passerà glorioso e benedetto nei secoli.

Nella sua formazione il padre e la madre furono tutto. Non erano ricchi; non avevano qualità superiori; ma sentivano fortemente la nobiltà della loro anima. Perchè il loro figlio era tanto nemico del peccato? Perchè tanta santità? Non aveva egli difetti? Era nato pur egli con l'inclinazione al male, al peccato.

L'egregio conferenziere ha chiuso con un pensiero: ha detto che ai genitori incombe il grave dovere di educare cristianamente i figliuoli: ha detto che solo per opera loro potrà avere la società, la patria, la Chiesa una generazione di santi: e ha detto bene; questa è la spiegazione di tutto. La madre del Savio era figlia del popolo; il padre era un povero operaio, ma essi avevano il santo timor di Dio. Nella famiglia si era cristiani, e la mattina e la sera si pregava. Il bambino vedeva, e il bambino imparava... Non si sedevano al desco a mangiare un po' di minestra., senza che prima si facessero il segno della croce, senza che pregassero: e, se qualche volta non si pregava, il Savio pronto: O babbo, diceva, non abbiamo pregato... Sulle ginocchia della mamma aveva imparato a pregare, e alla scuola di Don Bosco, dietro l'esempio del grande maestro, salì alla perfezione della virtù che presto - facciamo l'augurio - lo porterà agli onori degli altari.

Se i padri e le madri conoscessero il tesoro che loro ha dato Iddio, se sapessero fare rendere questo tesoro, quanti Savi, quanti angeli!... E noi ed io, invece di vedere la domenica cento, dugento, trecento bambini, al tempo in cui i nostri padri ci conducevano in chiesa, al catechismo... giocare abbandonati a loro stessi, per le vie, per le piazze... vedremmo invece crescere una generazione di fanciulli che assomiglierebbe a Domenico Savio, a conforto e speranza della Chiesa, della famiglia, della patria.

Per cui, signori, facciamo, sì, l'augurio che molti crescano sotto le ali dei figli di Don Bosco, imitando il fiore di bellezza e di bontà verginale donatogli dal Signore, ma accompagnamolo col voto che sappiano i genitori avviare per tempo sul sentiero della virtù i loro figliuoli, perche possano, sull'esempio di Domenico Savio, ottenerne lassù la corona.

NOTE E CORRISPONDENZE

L'Em.mo Card. Giovanni Cagliero.

Il 22 ottobre l'Em.mo Card. Cagliero lasciava Torino, accompagnato dalle preghiere dei Salesiani e degli alunni dell'Oratorio di Valdocco, che viva nel cuore serberanno la più affettuosa memoria della sua augusta persona e dei suoi ricordi, cari e santi come quelli che dava Don Bosco.

L'Eminentissimo era ospite dell'Oratorio fin dal 14 luglio. Nel frattempo si recò a visitare vari Istituti Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, lasciando ovunque il più vivo desiderio di rivederlo.

Anche noi affrettiamo le Feste Cinquantenarie della Basilica di Maria Ausiliatrice, per avere di nuovo nell'Oratorio il discepolo prediletto di Don Bosco.

L'Em.mo Card. Cagliero gode ottima salute e l'11 gennaio p. v. compirà ottant'anni. Che il Signore e Maria Ausiliatrice lo conservino ancora lungamente al nostro affetto e alla nostra ammirazione

TRA GLI ORFANi DI GUERRA. Alla „Scuola Pratica d'Agricoltura" di Roma.

Un bel nucleo d'una ventina di alunni ha già da un paio di mesi preso possesso della nuova Scuola per gli orfani dei contadini morti in guerra, che i Salesiani hanno istituita a Roma alle dirette dipendenze dell'Ospizio del S. Cuore, da cui dista circa una mezz'ora di cammino. Questa scuola ben a ragione costituisce ora l'oggetto delle cure assidue dei Superiori, i quali hanno in essa riposte le più belle speranze d'un profìcuo apostolato di bene. E non mancano d'interessarsene le Autorità che si dimostrano larghe di protezione verso il nascente Istituto. E recentissima la visita fattavi da S. E. il Prefetto, di Roma insieme colla benefica Signora, Donna Anna Aphel Bruzzi e la gentil figliuola, che rimasero ammirati constatando il vasto e fertilissimo terreno situato in località salubre ed amena e già avviato secondo un programma di cultura sapientemente ideato.. Accompagnati dall'Ispettore Don Tommasetti, dal Direttore D. Rotolo e da alcuni altri Superiori, gli illustri visitatori vollero minutamente tutto vedere e rendersi esatto conto di quanto si è già fatto e di quanto è in via di progetto. Dopo aver visitate le costruzioni già ben avviate del nuovo grande edificio ed essersi soffermati partitamente alla porcillaia-modello, appositamente costruita, al gallinaio modernissimo, alle stalle, alla vaccheria, ecc., vollero compiere un largo giro nell'ampio podere-scuola suddiviso in vasti appezzamenti ad uso di frutteti, praterie, ortaglie, campi da semina, ecc., dove gli alunni devono svolgere il loro compito di lavoro giornaliero. Fu un'ora e più di vero diletto, di cui manifestarono l'intima soddisfazione ai Superiori ed ai giovanetti ricoverati, per i quali tutti ebbero parole di affettuosa tenerezza.

Negli scorsi mesi estivi gli stessi alunni interni dell'Ospizio S. Cuore, che non poterono recarsi in famiglia, divisi in squadre, furono con amorevole pensiero mandati giorno per giorno a ritemprarsi le forze e a sollevare lo spirito alla Scuola Pratica, dove formava per loro la più gradita ricreazione l'occuparsi in vari lavori agricoli, allietati sovente dalla presenza dei Superiori, fra i quali con particolare frequenza lo stesso rev.mo D. Conelli, ora direttore generale degli studi e delle scuole della Pia Società Salesiana, che fu il primo e più efficace ideatore e propulsore di quest'opera geniaie quanto provvidenziale. Non ostante le difficoltà grandi per la fornitura del materiale edilizio, il nuovo caseggiato affiora il terreno e si spera di ultimarlo per l'anno prossimo. Frattanto, riattati i locali nel miglior modo, si usufruisce della casa colonica esistente e di una capace tettoia, trasformata parte in cappella e parte in dormitorio.

I piccoli contadinelli sono già perfettamente ambientati e respirano serenamente l'aria di affettuosa protezione che li circonda, applicandosi con alacrità allo studio delle materie che farà di loro degli eccellenti coltivatori della campagna. Lo scopo difatti precipuo di questa nuova scuola, come dice il programma, si è di formare dei veri e propri contadini, capaci per la loro cultura di condurre essi stessi all'occorrenza una modesta azienda agricola. Quindi, attesa l'indole della scuola, l'alunno lavora e studia. Lavora la terra, sia per acquistare l'abitudine a quella che sarà l'occupazione principale della sua vita, e sia per dirigere eventualmente il lavoro altrui. Studia, per accrescere la sua cultura generale e sopratutto per acquistare le cognizioni necessarie alla pratica razionale dei vari rami dell'agricoltura.

L'insegnamento è diviso in quattro corsi annuali e non andrà più in là del corso elementare superiore completato con lezioni teoricopratiche di agricoltura, il cui programma a stampa è stato detto un esempio classico di lampante avvedutezza pedagogica di primissimo ordine; e siamo d'avviso che se il disegno di legge sulla Scuola Popolare del ministro Ruffini verrà tradotto ad effetto troverà in questa Scuola Pratica una delle più felici applicazioni.

Incoraggiati dal plauso dei buoni e delle Autorità, fidati nella Provvidenza, non ci arresteremo sul cammino nell'intento di provvedere ad uno dei più gravi problemi e sovvenire al più doloroso dei retaggi che la guerra lascerà ai superstiti, di raccogliere cioè ed educare gli orfani dell'immane conflitto.

Una festa a Monte Oliveto.

Nell'Istituto Don Bosco di Monte Oliveto a Pinerolo, la domenica 14 ottobre si svolse una solenne cerimonia in occasione della premiazione per l'anno scolastico 1916-17 e della benedizione e consegna dello stendardo che le gentili dame Patronesse avevano donato all'Istituto. Presiedeva alla cerimonia il rev.mo Don Albera, Superiore Generale dei Salesiani, accompagnato dal direttore generale degli studi e delle Scuole, dott. Don Arturo Conelli. Fungevano da padrino e madrina dello stendardo le LL. EE. l'on. avv. Luigi e Donna Maria Facta. Lo stendardo venne benedetto per mano del rev.mo mons. Ughetti, Vicario generale, in rappresentanza di S. E. Mons. Vescovo diocesano. Prestava servizio la fanfara del 30 Alpini, gentilmente concessa dalle Autorità militari. Le Autorità parteciparono al completo. Erano tra i presenti il cav. Verdina, sotto-prefetto; S. E. il maggior generale Del Poggio, comandante il presidio di Pinerolo; il colonnello Roversi della scuola d'applicazione di cavalleria; il tenente colonnello Luigi Mattei, comandante del distretto militare; una larga rappresentanza del 3° Alpini, battaglione Pinerolo », a nome del tenente colonnello Violante; il capitano Guyot dell'infermeria presidiaria; gli assessori comunali avv. Amedeo Brignone e dott. Giovanni Battista Maffei, in rappresentanza del Sindaco; il Procuratore del Re, avv. Soardi, e il giudice istruttore avv. Malinverni del Tribunale penale; il Pretore conte Luigi Toesca di Castellazzo; il sig. Teobaldo Chiusano agente superiore delle imposte; il cav. Pietro Rizzi ispettore demaniale; il prof. Carlo Contessa del Regio Liceo Massimo d'Azeglio di Torino, segretario delle sezioni riunite dell'Unione Magistrale per gli orfani di guerra. Con Mons. Vicario erano intervenuti il rev.mo Canonico Cesano, il rev. Don Cravero, direttore dell'Orfanotrofio del Cottolengo; aveva aderito il revmo. Mons. G. Granero, parroco della Cattedrale. Tutti gli Istituti scolastici della città avevano inviato la bandiera ed erano rappresentati o nella persona del Direttore-Preside o da un gruppo di Professori e studenti. Erano pure rappresentati molti altri Istituti cittadini. Con le Autorità, oltrechè le numerosissime Patronesse, assisteva alla cerimonia un'onda di signore, signori e di popolo.

Numerose le adesioni. S. E. l'on. Paolo Boselli, presidente del Consiglio dei Ministri, telegrafava al Direttore: « Mando caldissimi auguri Istituto suo, nel quale si stringono beneficamente insieme le aspirazioni dei patriottici doveri e i sentimenti della fraternità confortatrice che abbraccia in Dio tutti i dolori dell'umana famiglia. Ella e i suoi colleghi educano con fede e con amore cotesti carissimi giovinetti; operano con virtù d'animo e con vigore di lavoro. Pinerolo e le terre che circondano Pinerolo insegnano gli ardimenti gloriosi e le civili energie ».

Nel vasto spiazzo che si stende davanti allo splendido fabbricato dell'antica Villa di Monte Oliveto, nel dolce tepore d'una incantevole. giornata autunnale, i cinquantacinque orfanelli svolgevano un magnifico saggio accademico-ginnastico fra l'attenzione deferente e meravigliata de' numerosi spettatori, che seppero apprezzare con continui e fragorosi applausi la perfezione con la quale, frugoli di otto o dieci anni, seppero assolvere il non facile compito de' loro saggi ginnastici, de' loro canti e delle recitazioni di dialoghi, poesie, ecc. Aveva aperto il trattenimento il Direttore Don Nigra, spiegando il programma che i Salesiani si sono prefissi nella loro opera di soccorso agli orfani; opera che assiste il ragazzo colpito dalla più grave sventura sin dall'età infantile e lo accompagna attraverso all'educazione elementare e classica, o d'un'arte e mestiere, sino all'età in cui l'orfano possa pensare a sè stesso. Accennava agli Istituti che i Salesiani hanno già aperto a questo scopo; e finiva col rilevare i progressi e le speranze dell'Istituto di Monte Oliveto.

Sul termine della cerimonia prendeva la parola S. E. l'on. Facta. Quale padrino dello stendardo spiegava ai bambini orfani il significato gentile del dono che loro le Patronesse avevano fatto: quale rappresentante politico della città di Pinerolo, mentre esprimeva al Direttore tutta la soddisfazione che la città prova per i progressi meravigliosi dell'Istituto, solennemente prometteva l'incondizionato appoggio e la simpatia di tutte le Autorità e - fra le lacrime dei presenti - con calda, commossa parola, finiva elevando l'anima dei piccoli orfani ad un pensiero per i loro padri combattenti al fronte e le loro madri vigilanti dal cielo.

La paterna parola di Don Albera, piena di tenera gratitudine per la dimostrazione di simpatia data a uno de' suoi più cari Istituti, chiudeva la cara, indimenticabile riunione.

Pochi giorni prima aveva fatto visita all'Istituto di Monte Oliveto S. Em. il Cardinale Giovanni Cagliero, accolto con indescrivibile entusiasmo dai giovani orfanelli, tra i quali passava un'indimenticabile giornata.

IN MEMORIA DEI NOSTRI

Non abbiamo mai fatto parola dei Salesiani morti in guerra! Eppure, essi non son pochi. Noi, dal momento che quei cari fratelli si recarono al fronte, più ancora dall'ora che giunse l'annunzio che erano partili per l'eternità, non li abbiamo dimenticati alcun giorno nelle nostre preghiere. Tuttavia anche un piccolo spunto biograco, o almeno un cenno fugace di qualche loro atto edificante, crediamo abbia a tornar caro a più diano dei nostri lettori.

Con questa fiducia, nel mese della commemorazione dei defunti, iniziamo il funebre elenco.

I.

Chierico Domenico Zucco, Sottotenente.

Dei Salesiani d'Italia il primo morto in zona di guerra fu il chierico Domenico Zucco, sottotenente, nato a Fronzaso (Belluno). Quando fu chiamato sotto le armi, apparteneva al Collegio-Convitto G. Morgando di Cuorgnè, dove prodigava con solerzia la sua attività in mezzo a quei giovani, facendosi amare da tutti.

Aveva 26 anni, e ne passò 11 nei nostri istituti, prima all'Oratorio di Valdocco per gli ultimi anni di ginnasio, poi a Foglizzo dove vestì l'abito chiericale per mano del venerando Don Rua, indi a Valsalice, dove conseguì onorevolmente la licenza normale.

Più tardi, a Bologna, ottenne il diploma di disegno, e a Torino, quello di educazione fisica e di calligrafia.

E dappertutto il caro Zucco fece brillare le sue belle doti d'ingegno e di cuore e lasciò cara memoria di sè, come religioso e come forte lavoratore. Gioviale di carattere, aveva un affetto grande per la nostra pia Società, che manifestava più vivo, e riconoscente tutte le volte che scriveva dal fronte ai suoi superiori e confratelli.

Vestita la divisa militare col grado di sottotenente, compì ardimentoso tutto il suo dovere. cattivandosi l'affetto degli inferiori e la stima dei superiori.

Non conosciamo importanti episodi da segnalare a comune edificazione; ma il compianto e gli elogi di cui fu oggetto appena morto (cadde al fronte il 21 agosto 1915) dicono chiaro quanto il buon Domenico abbia saputo tener alto il prestigio della educazione religiosa, anche in mezzo ai pericoli.

Ferito gravemente al capo da un proiettile nemico, ebbe la fortuna di avere proprio nell'ultima mezz'ora di vita, vicino alla sua barella, il Cappellano del Reggimento, che gl'impartì l'assoluzione e gli amministrò l'Olio Santo. Spirò coll'invocazione « Dio mio! » sulle labbra.

Buon per lui che si accostava ai SS. Sacramenti tutte le volte che poteva!

Il Colonnello Virginio Pirri così scrisse: « Era il più modesto ed il più bravo dei miei ufficiali, lavoratore intelligentissimo ed attivissimo, e perciò a me più di ogni altro sommamente caro... Era un vero valore, cosa che non io soltanto diceva sempre, ma che ripetevano tutti gli altri superiori, ammirati del suo modesto eppur tanto prezioso lavoro. Pel Reggimento fu una vera sventura perderlo così presto! »

E il Tenente-Colonnello De Dominicis, comandante del deposito del 92° Fanteria, nel parteciparci la perdita aggiungeva: « Ufficiale distintissimo, sempre primo là dove maggiore fosse il pericolo, il povero Zucco aveva saputo in brevissimo tempo acquistarsi la fiducia e l'affetto dei superiori e degli inferiori, ai quali ultimi fu sempre di fulgido esempio... La memoria del povero estinto rimarrà ognora viva nel cuore degli ufficiali e soldati tutti di questo Reggimento ».

COOPERATORI ZELANTI

TRAPANI - PATRONATO DI MARIA SS. AusiLIATRIcE. - Ci scrivono: « Nel nome di Maria SS. Ausiliatrice si è costituito in Trapani un Patronato Pro Oratorio tra le signore più elette della città. Il rev.mo Ciantro della Cattedrale, Mons. Vincenzo Sesta, zelante Direttore Diocesano dei Cooperatori Salesiani, ed il Beneficiato Gioachino Bertolini, degnissimo Direttore, fondatore dell'Oratorio festivo S. Luigi, diramarono un caloroso invito, in nome degli interessi cittadini più vitali.

»Il 21 luglio u. s. festa di S. Luigi, si tenne la priora adunanza pel l'approvazione dello Statuto e l'elezione della Presidenza, con l'intervento di Mons. Francesco Raiti, Vescovo Diocesano, accompagnato dal Segretario Can. G. Sansica. Il Can. Prof. Morello, con ammirata nota eloquenza, spiegò lo scopo del Patronato e ne illustrò esaurientemente lo Statuto, che fu approvato all'unanimità. Come organo sostenitore dell'istituzione fu scelto il Bollettino Salesiano, dando volentieri tutte le patronesse il loro nome all'Associazione internazionale dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane.

» Si venne quivi alle elezioni. L'Eccellentissimo Mons. Vescovo, cui sta tanto a cuore l'educazione cristiana della gioventù, fu acclamato Presidente Onorario. La principessa di Resuttana, tanto benemerita dell'Oratorio festivo, fu nominata Presidente d'onore, non potendosi occupare attivamente della nuova Istituzione per le molteplici opere di carità, ai cui è dedicata con indefesso zelo. Le cariche furono così distribuite: Presidente effettiva: Marchesa Teresa De Blasi. Vice Presidente: Baronessa Michelina Drago. Segreta via-Tesoriera: Signora Caterina Fontana. Zelatrici: Marchesa Antonietta Platamone -- Baronessa Maria Della Ripa. - Sig.a Gina Curatolo Adragna. - Sig.a Teresa Burgarella. - Sig.a Rosa D'Alì. - Sig.a Maria Avellone.

» In fine Mons. Vescovo diede la parola al Salesiano sac. prof. Giuseppe Cognata, che, trovandosi a Trapani, era stato invitato all'adunanza. Egli si disse lieto di sentire alitare lo spirito del Ven. Don Bosco, l'Apostolo della gioventù, in quel nobile consesso, che gettava le basi di una provvida istituzione sotto la protezione dell'Ausiliatrice; ricordò con compiacimento la parola profetica di Don Bosco « Un giorno Cooperatore Salesiano sarà sinonimo di buon cristiano »; espose brevemente il compito benefico dei Patronati, secondo la mente del Venerabile, citando i consolantissimi risultati ottenuti nelle più grandi città d'Italia e dell'Estero, e concluse invocando le benedizioni della Madonna del Ven. Don Bosco sulle nobili Patronesse, dal cui zelo tanto bene deriverebbe alla città di Trapani. L'adunanza si sciolse fra il più vivo entusiasmo, coi propositi migliori per un'azione intensiva in favore del fiorente Oratorio festivo ».

TRA I NOSTRI EMIGRATI

ALESSANDRIA D'EGITTO. - SCUOLA ITALIANA « MARIA AUSILIATRICE ». --Ci scrivono: Il 15

luglio u. s. la Scuola Italiana delle Figlie di Maria Ausiliatrice, festeggiò solennemente la sua prima premiazione annuale. Il trattenimento musico-letterario di circostanza svolse un scelto programma di graziosi canti in lingua italiana, inglese e francese, e di belle declamazioni allegoriche e patriottiche d'attualità, in prosa ed in poesia, le quali furono applauditissime, perche dette con vibrato sentimento, con fine spirito e signorile disinvoltura dalle giovani alunne, Fra i bei premii, gentilmente offerti da generose persone, fu grandemente acclamato quello conferito dalla Direzione della Scuola a tre alunne del Corso Complementare, che riuscirono ad ottenere la dispensa col nove in tutte le materie orali: e cioè: l'insegnamento gratuito per un anno alla pittura, arte molto apprezzata in questa città, ed una bella scatola di colori.

Il Regio Vice Console d'Italia, avv. Silenzi, e molte distinte personalità della Colonia ebbero le più gentili e lusinghiere espressioni di compiacimento ed encomio, e fecero i loro migliori auguri per il rapido e felice sviluppo della nuova Istituzione, che ha già riscosso ne' suoi inizi la più viva e generale simpatia.

A compimento della bella festicciuola restò aperta per otto giorni la Esposizione dei lavori di cucito e ricamo, di pittura e disegno, eseguiti dalle alunne, durante l'anno scolastico.

S. E. il Ministro d'Italia, marchese NegrottoCambiaso, e tutti quelli che la visitarono, espressero ammirati, le loro felicitazioni per l'abbondanza dei lavori, la varietà, la precisione ed il fine gusto artistico di essi.

Tutto e sempre a gloria della nostra celeste Madre, Maria Ausiliatrice.

RODEO DEL MEDIO Rep. Arg. - (Ritardata). Anche' quest'anno gli allievi di questa Scuola Dcn

Bosco di Rodeo del Medio, seppero suggellare con publico esame i loro studii di lingua italiana.

» Da Mendoza si recava alla sullodata Scuola l'egregio signor Alessandro Martini, R. V. Console d'Italia in Mendoza col Cav. Gaetano Piccone ed altri membri della nostra Colonia. Un allievo della quarta classe con un eloquente discorsetto salutò in nome dei compagni il sig. R. V. Console ed i signori formanti la Commissione esaminatrice, avendo parole di ammirazione per la madre patria. Quindi incominciarono subito gli, esami.

» Piacque molto un canto patriottico in lingua italiana, eseguito in coro dai piccolini della prima elementare.

a Il R. V. Console firmò con piacere i diplomi da distribuirsi ai migliori allievi e, nel congedarsi, si congratulò con la Direzione del Collegio per il buon impulso da essa dato alla cultura dell'italiano, elogiando « i figli di Don Bosco che, disse, sono gli unici che fanno scuola d'italiano nella provincia di Mendoza e onorano ovunque la Patria del loro grande Fondatore. »

NOTIZIE VARIE

MESSICO. - IN OMAGGIO A SAVIO DOMENICO.

- Ci scrivono: « Anche in questa Casa di Messico si è celebrata la solenne commemorazione. di Domenico Savio. Il giorno a ciò destinato fu la domenica 15 luglio, in cui si unì alla commemorazione del Savio la festa in onore di S. Luigi. Si invitò per la Messa di comunità S. Ecc. Rev.ma Mons. Emanuele Fulcheri, Vescovo di Cuernavaca, il quale si degnò di assistere a tutti i festeggiamenti ed accettare la nostra ospitalità per due o tre giorni.

» Ebbero luogo solenni funzioni in chiesa, e nel cortile imbandierato esercizi e quadri ginnastici e allegri divertimenti, e alla sera un trattenimento letterario-musicale, in onore del Savio.

» Dopo l'Inno Salesiano « Domenico Savio », eseguito con accompagnamento della banda, il direttore don Montaldo lesse un appropriato discorso in cui presentò ai giovani la figura di Savio Domenico, spronandoli ad imitarne i salutari esempi. Quindi si rappresentarono tre quadri o bozzettini di un ex allievo del Collegio di Morelia, signor Lamberto Moreno, ritraenti al vivo parecchie scene della vita del giovane eroe, intitolati: Albori Vittoria - Trionfo.

» Non mancarono belle declamazioni o discorsetti coi quali gli alunni del Collegio salutavano il compagno che dal cielo loro sorride, ed alcuni canti eseguiti con precisione e grazia.

» Insomma, fu una serata amenissima che lasciò in tutti i presenti soave ricordo ».

OAKLAND (California). - IL GIUBILEO D'ARGENTO della Chiesa Salesiana S. Giuseppe, ufficiata per immigrati portoghesi, è riuscito splendido sotto ogni rispetto. Fu celebrato la domenica re, luglio, con intervento di Mons. Arcivescovo Edoardo G. Hanna. Prima della Messa giubilare ebbe luogo un grandioso corteo di società portoghesi, con numero stragrande di automobili e due bande.

Per la circostanza fu eseguita scelta musica liturgica, sotto la direzione del Maestro Ribeiro; e pubblicato un numero unico ricordo. Si apportarono anche migliorie alla chiesa, come la ripulitura esterna, una nuova scalinata di pietra all'ingresso, e l'altar maggiore fu completato e arricchito di preziosi mosaici.

I nostri confratelli, promotori della festa, ne possono andar lieti. Cordiali rallegramenti.

NECROLOGIO

Don Giuseppe Gerli.

Rettore di S. Maria Podone, trovava modo di compiere nel silenzio non poche opere buone per la maggior gloria di Dio e per la salvezza delle anime. Riconoscente al Signore che l'aveva elevato da umile condizione al sacerdozio, favoriva con zelo particolare, i giovani aspiranti al Santuario e le istituzioni intese a ben provvedervi.

Pieno l'anima della vita del Redentore, volle fare, molti anni sono, il pellegrinaggio di Terra Santa, e in quell'occasione, visitando l'Orfanotrofio cattolico di Betlemme, diretto dal suo compianto fondatore Can. Belloni, si propose di farsi a Milano collettore di offerte per quell'opera provvidenziale, alla quale mandava ogni anno cospicue somme di danaro,

Similmente non appena s'iniziò a Milano il nostro Istituto di via Copernico, da buon Cooperatore non cessò mai di raccomandarlo alle persone ricche e facoltose, e di aiutarlo con generose elemosine, che si accrebbero ognor più, quando si pose mano alla Chiesa di S. Agostino.

Onoriamo la memoria di chi visse 47 anni di sacerdozio esemplare con ferventi preghiere a Gesù Sacerdote eterno; affinchè susciti nuovi sacri ministri all'altezza dei, bisogni attuali della Chiesa e della società.

Francesco Riva.

Ottuagenario, spirava serenamente nella sua villa di Magreglio, dove erasi recato da Milano per sollievo alla sua malferma salute. Probo, retto e pio, si era acquistata una certa agiatezza, frutto delle fatiche e oneste industrie sue che gli dà va modo di largheggiare coi poveri, cogli istituti di beneficenza e colle chiese, al cui decoro provvedeva con non comune generosità.

Compreso della necessità di educare cristianamente il popolo, favorì in pubblico ed in privato, ogni impresa o istituzione che mirasse a sì nobile scopo; e anche l'umile Opera nostra lo ebbe generoso benefattore, specialmente nei più difficili momenti.

Le nostre preghiere, mentre onoreranno ognora la sua memoria, implorino celeste conforto anche al cuore della vedova, cui pure dobbiamo riconoscenza profonda.

Rag. Luigi Rusca.

Si addormentò nel Signore con una morte santa, riflesso della sua vita vissuta nella pratica della pietà cristiana, coltivata con amore fin dalla giovinezza.

Uomo di carattere, leale e franco nei principii, ebbe la ventura di avere una sposa degna di lui, felici entrambi di crescere nel santo timor di Dio una figlia ed un figlio, Padre Roberto Rusca, Superiore degli Oblati di Rho.

D'illibata onestà negli affari della sua professione, predilesse ognora le opere di carità, largheggiando con tutti di aiuto e consiglio, esperto e prudente.

Per suo espresso desiderio fu sepolto in Rho, all'ombra del Santuario della Madonna, verso la quale nutrì fin dall'infanzia sua una tenerissima divozione, e dove ogni anno si raccoglieva a fare gli Esercizi Spirituali per rinnovarsi sempre più nello spirito cristiano, a suo e ad altrui conforto.

Alla moglie e ai figli, con le nostre condoglianze, la promessa di fervide preghiere pel caro estinto.

Fanny Francesca Rossi.

Spirò nel bacio del Crocifisso il 9 settembre 1917 iu età di 76 anni in Torino.

Ottima cooperatrice viveva della vita delle opore nostre, partecipando a tutte le nostre gioie e a tutti i nostri dolori. Ci continui dal cielo, che noi le affrettiamo con devoti suffragi, il suo interessamento, avvalorato dalle sue sante preghiere.

Preghiamo anche per questi Cooperatori defunti.

Orsini Beatrice Bergamo (Boario) Gromo.

Ossola Carolina - Mendrisio (Svizz. C. Tic.). Pacifico Marcellino - Roma. Padre Colantoni M. Raffaele-Agost. - Roma. Panza Giussppe - Bergamo. Pasquina Maddalena Rostagno - Torino. Pecci D. Giuseppe - Roma.

Perasso D. Giov. Batt. - Maggianico (Como). Perotti Mens. Oscar - Roma.

Piantoni Giacomina - Dezze p. Collere (Bergamo). Pontiglione Vincenzo - Savona (Genova). Pozza Perogaro Angela - Sossano (Vicenza).

Quadri Virginio - Lugaggia (C. Ticino).   - Ravassa Francesco - Chieri (Torno). Ray Anna ved. Gandiglio - Torino. Sala D. Giovanni - Forino.

Salvago comm. Giovanni - Roma. Santini Argia - Colle Salvetti (Pisa). Savini prof. Gaetano -- Ravenna.

Savorgnani D. Giuseppe, Parr. - Vergnacco (Udine). Sevieri Antonietta - Livorno. Sicca D. Giuseppe - Priocca (Cuneo). Sirani Enrico - Chiari (Brescia). Soleri Giuseppe - Misano (Forlì). Soprauis march.. Giov. Batt. - Genova. Sperolini D. Sante, Parr. S. Benedetto - Crema. Tagliaferri comm. Alessandro - Torino. Tavella D. Antonio - Boffolara sul Ticino (Milano). Tonini Domenico - Monticelli Brusati (Brescia). Tosti Domenico - Roma.

Valeri D. Ettore - Roma.

Vallarino Francesco - Cogoletto (Genova). Vedovati Pietro fu Giacomo - Albrico (Bergamo). Veronese Domenico - Chioggia (Venezia). Vicentini Michelangelo - Roverchiaretta (Verona). Vitale P. Giambatt. - Roma. Vitiello Spazia - Caserta. Zanin Antonio - Piove di Sacco (Padova). Zanni Giuseppe fu Giacomo - Faedis (Udine). Zanolla Marietta - Varallo Sesia (Novara). Zappia Teresina - Ardore Sup. (Reggio Cal.).