BS 1910s|1913|Bollettino Salesiano Settembre 1913

ANNO XXXVII - N. 9   PERIODICO MENSILE   I SETTEMBRE 1913

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: I fini primari dell'Opera Salesiana II) Le Missioni    257 Tesoro spirituale . 259 Il XVI Centenario della pace della Chiesa: Letture storiche, v-vii . . . . 260 Il 2° Volume della vita del Ven. D. Bosco . . . 263 Il recente viaggio del Sig. D. Albera    264 Per la scelta di un collegio 272 DALLE MIssioNi: Rep. Argentina-: Fra due tribù indigene - Id.: Per l'assistenza religiosa di un centro promettente -.Terre Magellaniche: Pietà e vita cristiana dei fueghini - Spigolando . . 274

IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Pel 24 corrente - Grazie e graziati . 279 NOTE E CORRISPONDENZE: Nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice - Gli ex-allievi - Tra i figli del popolo - Notizie varie . . . . 283 Necrologio e Cooperatori defunti    286

I fini primari dell'Opera Salesiana.

II. Le Missioni.

L'ORATORIO festivo nella mente del Venerabile Padre doveva essere il cuore e la vita della sua Pia Società, e noi che ne siamo le membra non lavoreremo mai troppo in questo vastissimo campo dell'azione salesiana.

Però la sua mente divinatrice contemplava contemporaneamente un altro campo vasto sì, ma più incolto, benchè non meno ferace ed ubertoso di fiori e frutti soavi. Le Missioni tra i popoli selvaggi furono mai sempre l'aspirazione più ardente del cuore di Don Bosco, ne temo errare dicendo che Maria SS. Ausiliatrice fino dalle prime sue materne manifestazioni gliene aveva concessa, giovanetto ancora, una chiara intuizione. Con lui quindi crebbero le visioni di più: popoli lontani lontani che egli doveva condurre al Signore, e man mano che l'Opera sua andava prendendo forma e vita, pareva che anche le Missioni divenissero nel suo pensiero consolante realtà.

Egli ne parlava continuamente a noi suoi primi figli che pieni di meraviglia ci sentivamo trasportati da - santo entusiasmo ; descriveva con la chiara precisione dell'esploratore regioni lontane, immense foreste dalla flora e fauna misteriose, fiumi maestri, tribù bellicose... e poi paesi e città nuove, sorgenti come per incanto là dove prima regnava la solitudine e la morte... Attorno al letto di un suo caro giovanetto, Giovanni Cagliero, moribondo, vede i Patagonii che attendono da lui la redenzione ed egli gli predice la guarigione e gli apre in parte i futuri suoi destini.

Le Missioni erano l'argomento prediletto dei suoi discorsi, e sapeva infondere nei cuori tale un vivo desiderio di diventar missionari che sembravaci la cosa più naturale del mondo. E quando il Console della Repubblica Argentina a Savona, meravigliato di quanto vedeva all'Oratorio, lo richiese di una simile istituzione per la provincia di Buenos Aires, egli accettò subito il disegno di far udire la parola divina fino in Patagonia e nella Terra del Fuoco. Questo pensiero, umanamente parlando, sapeva di temerità grande, perchè i Missionari che avevano tentato prima di penetrare in quelle vaste regioni quasi inesplorate, erano stati barbaramente trucidati. Tuttavia per Don Bosco il secondo fine della sua Congregazione doveva essere le Missioni e nulla lo rattenne dall'abbracciarlo in tutta la sua estensione.

Approvato ed incoraggiato altamente il suo progetto da S. S. Pio IX, Don Bosco preparò la prima spedizione di alcuni suoi figli, sotto la guida di Don Giovanni Cagliero, per l' 11 novembre 1875. Egli si privò dei suoi migliori soggetti ; si sottopose a privazioni d' ogni fatta per preparare tutto l'occorrente ; ne tracciò colla più grande minutezza l'itinerario, e provvide alle minute occorrenze anche materiali di quel lungo viaggio. Chi può ridire le cure e le sollecitudini di Don Bosco per questa prima spedizione che doveva tosto essere seguita da numerosissime altre, apportatrici sempre di un numero maggiore di generosi apostoli in mezzo alle tribù selvagge? Chi la contentezza del cuor suo quando li seppe giunti a destinazione sul suolo americano? Chi il giubilo di lui quando vide i suoi figli penetrare le Pampas e la Patagonia e spingersi intrepidi attraverso la Terra del Fuoco fino all'estrema punta australe dello stretto di Magellano ?

E quando vide la Patagonia Settentrionale eretta in Vicariato Apostolico con la consacrazione Episcopale del primo dei Vescovi suoi che egli portava in petto, e quando la Patagonia Meridionale e Terra del Fuoco in Prefettura Apostolica; e quando alcuni di quei poveri selvaggi convertiti si prostrarono dinanzi a lui per attestargli la loro gratitudìne, provò talì dolcezze che nessuno mai potrà ridire quaggiù, e che lo consolarono abbondantemente di tutte le pene sofferte ! La sua Pia Società aveva conseguìto brillantemente con un esperimento rapido e decisivo il diploma dell'Apostolato fra le genti, e poteva ripetere le parole stesse del Salvatore: evangelizare pauperibus misit me... sanare contritos corde.

D'allora in poi le Missioni furono il cuore del cuor suo e parve vivesse più soltanto per esse. Non già che trascurasse le numerose altre opere, ma la preferenza era ai poveri Patagoni e Fueghini. Ne parlava con tanto entusiasmo che si restava meravigliati e fortemente edificati dell'ardore suo accesissimo per le anime. Pareva che ogni palpito del suo cuore ripetesse Da mihi animas ! Al fascino della sua voce parlante delle Missioni si suscitavano nel cuore dei figli istantanee prodigiose vocazioni all'Apostolato, ed i benefattori non potevano non cooperare efficacemente con generose oblazioni per quest'Opera veramente divina, qual'è la salvezza delle anime Divinorum divinissimum est cooperari in salutem animarum, come disse l'Areopagita.

E il Signore benedisse copiosamente questa sua ardente sete d'anime con donare, mercè la sua prece, ai figli suoi vaste e numerose Missioni che fiorirono in breve in frutti di santità e civiltà.. Nella visita alle Case e Mis sioni di America, compiuta dieci anni fa, ho potuto toccar con mano la realtà di quanto dico. Dopo le Missioni della Patagonia e Terra del Fuoco vennero quelle fra i Bororos del Matto Grosso in Brasile, poi quelle fra gli Jivaros nell'Equatore Orientale ed ultimamente le nuove immense Missioni delle Indie e della Cina.

Questo è il campo estesissimo in cui la nostra Pia Società deve far discendere, insieme col sangue redentore di Gesù Cristo, i sudori delle fatiche apostoliche, e, se occorre, come è già avvenuto nella Patagonia, anche il sangue dei suoi figli.

Non vi sarà difficile perciò, o carissimi, comprendere il grave peso che incombe al vostro Rettor Maggiore per provvedere di personale sicuro e zelante e di mezzi materiali queste Missioni. Anzi i bisogni, così di personale come di mezzi, si fanno sempre più sensibili, ed io sento la necessità di far appello al cuor vostro... per aiuto. Sì, vogliate ancor voi dividere con me un tanto peso, prendendo grandemente a cuore le nostre Missioni, primieramente colla preghiera e poi coll'opera.

La preghiera che è la potenza di Dio nelle mani nostre, salga incessantemente ad impetrare la grazia della vocazione all'apostolato sopra di noi e sopra i giovani affidati alle nostre cure. Preghiamo con intensità di fede e di affetto per questo fine, interponendo la mediazione potentissima della nostra cara Madonna e del Venerabile Padre.

Ma la preghiera non basta, conviene unire anche l'opera. Onesta può essere anzitutto personale con farvi uno studio particolare di arricchirvi delle virtù del Missionario che debbono essere una pietà profonda ed un grande spirito di sacrifizio, sacrifizio per tutta la vita e non solo per alcuni anni... Quando in un cuore s'è accesa la fiamma dell'Apostolato, non dovrebbe più estinguersi.

L'opera vostra poi si estenda agli altri, sia parlando sempre con entusiasmo delle nostre Missioni evitando di ripetere: si può esser Missionari dappertutto, perché ciò è assolutamente falso per i chiamati all'Apostolato fra gli infedeli ; sia descrivendo la bellezza di quest' Apostolato ai giovani dei nostri Oratorii; sia economizzando a fine di porre da parte qualche cosa per le Missioni...

Sì, lavorate... con questi ed altri mezzi a favore delle nostre Missioni...

(Continua)

(1) Dalla Lettera del rev.mo sig. D. Albera: - Sui tre fini primari e nobilissimi che prefisse all'opera sua il Ven. Fondatore D. Bosco - Ved. Bollettino di agosto u. s.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella, o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare Indulgenza plenaria (come dal Decreto della S. Congregazione delle Indulgenze, 2 ottobre 1904):

ogni mese

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte ;

3) nel giorno in cui si radunino in conferenza ;

dal 10 settembre al 10 ottobre

1) il 12 settembre, festa del Nome SS.mo di Maria; 2) il 14 settembre, Esaltazione della S. Croce ; 3) il 2o settembre, festa di Maria SS. Addolorata ; 4) il 29 settembre, Dedicazione di San Michele Arcangelo ;

5) il 5 ottobre, solennità del SS.mo Rosario.

Inoltre: ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità ed un altro Pater , Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.

Tutte le indulgenze concesse ai Cooperatori sono applicabili alle Anime Sante del Purgatorio; ma pel loro acquisto è richiesta la recita quotidiana di un Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice coll'invocazione: Sancte Francisce Salesi, ora pro nobis.

IL XVI CENTENARIO DELLA PACE DELLA CHIESA

(313=1913)

LETTURE STORICHE (1). V.

INGRESSO TRIONFALE DI COSTANTINO IN ROMA.

Durò il combattimento sino a tarda ora. Quindi Costantino e il suo esercito vittorioso passarono la notte di quel giorno in rivà al Tevere nelle case e nelle vicinanze di ponte Milvio: si rifecero delle fatiche dell'aspra giornata, e si prepararono per l'ingresso trionfale in Roma alla dimane.

Il grido della vittoria di Costantino, sparsosi in Roma con la rapidità della scintilla, aveva destato nella cittadinanza un, immenso clamore di universale letizia: quel clamore esprimeva il sollievo dei Romani, e significava la liberazione di Roma.

Di fatto nel dì seguente, 29 di ottobre, tutta RoRoma si era riversata su quella parte della via Flaminia che dal ponte Milvio si distende sino al Campidoglio: era tanta la folla delle genti, che si stupirono tutti come dopo gli assassinii di sei anni interi fosse tuttora superstite tanta moltitudine.

Ma gli occhi di tutti e gli animi e le voci erano rivolti a Costantino vincitore, il quale nel suo carro di trionfo appariva siccome il rappresentante di una divinità sconosciuta: tanta era la maestà della sua persona, la formosità del suo volto, e la semplicità del suo tratto, dal quale traspariva la benignità dell'annuo. Allora nel suo ingresso trionfale, e per vari giorni ne' pubblici spettacoli dell'anfiteatro e de' templi, il popolo e il senato di Roma non si stancavano di ammirare, di acclamare la persona del loro liberatore.

E i fatti e i discorsi di Costantino accrebbero l'ammirazione del popolo e del senato. E veramente si può dire che Costantino non commise quasi nessun atto di rappresaglia. Ne' giorni del suo trionfo era portata sì veramente per le vie di Roma la testa di Massenzio infitta ad un'asta: ma fu vendetta del popolo, il quale avendo scoperto il cadavere di Massenzio deposto dalle acque del Tevere sulla riva, ne avevano recisa la testa. Quel teschio fu poscia spedito in Africa, come trofeo confortatore di que' popoli che dal tiranno erano stati decimati.

Opera di Costantino fu in quella vece un generale perdono concesso a tutti, salvo forse ad alcune persone soverchio colpevoli. Egli fece restituire ai cittadini proscritti da Massenzio i beni e la patria: e ridonò al Senato la dignità antica. Soppresse la milizia pretoria, con immenso gaudio del popolo, il quale dai pretoriani di Massenzio aveva ricevuto danni e soprusi; fece distruggere il loro castello di campo pretorio, conservò però la dignità di prefetto del pretorio. Ai soldati di Massenzio tolse le armi, e poscia li ammise nelle sue milizie: i pretoriani che non rientrarono nella vita privata, li spedì a militare ai confini sul Reno e sul Danubio. Con leggi assennate rimise l'ordine nell'amministrazione della città, e attese a restaurare la morale pubblica: nel che fu soprattutto lodato l'esempio della sua persona, giovane e prestante, eppure sobria ed intemerata. Insomma concordano tutti nel dire, che in soli due mesi di dimora in Roma Costantino restaurò i guasti cagionati alla città da Massenzio per lo spazio di sei anni interi.

Per i quali meriti veramente singolari più che rari, il Senato dichiarò Costantino imperatore massimo; e Senato e popolo romano decretarono d'inalzargli un arco di trionfo, il quale di tanta benemerenza fosse ai posteri monumento perenne. Decretato allora, venne inaugurato solamente tre anni dopo, quando Costantino celebrava in Roma le feste decennali del suo impero. Quel monumento sussiste tuttavia a fianco del Colosseo, là dove la via trionfale sboccava sulla Via sacra. Nella sua doppia fronte si legge la seguente iscrizione:

IMP. CAES. FL. COSTANTINO MAXIMO P. F. AUGUSTO S. P. Q. QUOD INSTINCTU DIVINITATIS MENTIS MAGNITUDINE CUM EXERCITU SUO TAM DE TYRAMNO QUAM DE OMNI EIUS FACTIONE UNO TEMPORE IUSTIS REMPUBLICAM ULTUS EST ARMIS ARCUM TRIUMPHIS INSIGNEM DICAVIT.

P. ILARIO RINIERI (1). VI.

L'EDITTO DI MILANO.

Con questa denominazione va registrato nella storia il documento fondamentale, sul principiare dell'anno 313, col quale il Cristianesimo trionfò del paganesimo, e la Chiesa ottenne finalmente la libertà e la pace. Esso non è cronologicamente il primo degli atti imperiali emanati a favore dei Cristiani, perchè fu preceduto da altri consimili di Galerio e di Massimino Daia; ma, se non il primo a rigore in ordine di tempo è il primo per la larghezza delle disposizioni che conteneva, perchè si estese a tutto l'impero, e perchè nessuno più in seguito si attentò di abrogarlo.

Emanato pochi mesi dopo la gloriosa vittoria di Saxa Ruba, l'editto di Milano ne rappresenta il prodotto più prezioso e più fecondo di frutti. Colla battaglia fu primamente decisa la sorte delle armi, coll'editto la sorte di due religioni e di due civiltà: senza la vittoria militare, non sarebbe stata possibile quella civile dell'editto; ma senza l'editto anche la vittoria militare avrebbe avuto un'importanza assai ristretta, quella di un altro dei tanti episodi sanguinosi della cronaca dell'impero: i due grandi avvenimenti perciò si richiamano e si compiono fra loro a vicenda.

Non ci è noto il documento preciso quale fu pubblicato a Milano, ma quello emanato il 13 giugno dell'anno medesimo a Nicomedia dopo la sconfitta di Massimino, il quale però, come è detto fin da principio dell'editto, doveva riprodurre il primo. Eccone il testo quale è riferito da Lattanzio (de mortibus persecutorum 48.2), lo storico più vicino all'avvenimento.

« Noi Costantino e Licinio Augusti, trovandoci riuniti a Milano per trattare insieme di tutto ciò che riguarda il bene e la sicurezza pubblica ( universa quae ad commoda et securitatem publicam pertinerent), tra le cose che riputammo giovevoli alla maggioranza dei sudditi, quelle sopra« tutto considerammo che si riferiscono all'ossequio dovuto alla divinità (quibus divinitatis reverentia continebatur) ; cosicchè abbiamo dato « ai Cristiani e a tutti i cittadini facoltà di seguire quella religione che ciascuno preferisce (liberam « potestatem sequendi religionem quam quisque « voluisset), affinchè quell'essere divino che risiede nel cielo (quicquid est divinitatis in sede caelesti) « possa essere benigno e favorevole per noi e per i nostri sudditi. Sappia pertanto la S. V. (l'editto si rivolgeva ai magistrati) essere nostra volontà (placuisse nobis ) che, rimosse affatto tutte le disposizioni affidate al vostro ministero contro i Cristiani, e che sembrano veramente inique ed aliene dalla nostra clemenza, chiunque di essi voglia osservare la religione cristiana, possa farlo liberamente e semplicemente senza essere in alcun modo turbato o molestato (libere ac simpliciter... citra ullam inquietudinem ac molestiam sui). La qual cosa abbiamo voluto significarvi, affinchè voi sappiate che noi abbiamo dato ai Cristiani medesimi facoltà libera ed assoluta di esercitare la loro religione (nos liberam acque absolutam colendae religionis suae facultatem... dedisse). Comprenderà la S. V. che anche agli altri similmente è lasciata espressa e libera facoltà di di osservare la religione e le pratiche proprie, e ciò per il bene della tranquillità pubblica (pro quiete temporis nostri), affinchè ognuno abbia libertà piena di seguire quel culto che avrà scelto.; il che da noi si è fatto, perchè non sembri che vogliamo portar detrimento a culto od a religione alcuna.

« Inoltre a favore dei Cristiani abbiamo stabilito che se taluna delle località nelle quali erano soliti riunirsi, e delle quali fu specialmente trat« tato nella lettera che Vi abbiamo indirizzato già prima, fosse stata acquistata o dal fisco imperiale o da altri, essa venga restituita ai Cristiani senza compenso e senza richiesta di prezzo, senza indugio e senza discussione: che se alcuna fosse stata concessa in dono, essa parimenti sia quanto prima restituita ai Cristiani; e quelli che ebbero siffatte località per acquisto o per dono, se volessero da noi qualche indennità si rivolgano al vicario affinchè per la clemenza nostra anche ad essi venga in qualche modo provveduto: ma tutte quelle località dovranno essere tosto, in forza de' vostri poteri, riconsegnate alla comunità Cristiana.

« E poichè è noto che i Cristiani possedevano « non soltanto i luoghi in cui si radunano, ma altre cose pertinenti, bene inteso, alla comunità, non ai singoli individui, anche queste, per effetto della legge che abbiamo fatto, la S. V. farà in modo che siano prontamente e senza questioni restituite ai Cristiani, cioè alla comunità e alle associazioni loro, avuto riguardo, come sopra, che coloro i quali restituiscono senza compenso, possano ottenere dalla nostra clemenza qualche indennità.

« E necessario che in tutte queste pratiche la S. V. presti coli ogni zelo l'opera propria a favore « della comunità dei Cristiani, affinchè il nostro « comando abbia quanto prima esecuzione, di guisa che anche in questo sia efficacemente provve« duto alla pace pubblica. Così avverrà, come sopra « si è detto, che il favore divino (divinus favor), del « quale avemmo già così segnalate prove (quem in « tantis sumus rebus experti), si mantenga sempre « per noi colla prosperità delle nostre imprese e « colla felicità dello Stato.

« E perchè le disposizioni contenute in questo « atto possano giungere a notizia di tutti, resta « affidato alla S. V. l'incarico di farle riprodurre e « portare a cognizione di tutti, affinchè nessuno « possa ignorare le deliberazioni prese dalla nostra « demenza ».

Due sono le ragioni principali per cui questo editto si distingue dai precedenti e li supera: anzitutto per la motivazione, perchè la libertà religiosa è concessa in base al principio generale della libertà umana e per considerazioni di utilità pubblica; in secondo luogo per le disposizioni emanate, colle quali ai Cristiani è riconosciuto il diritto di riunione e di possedere e però di rivendicare la proprietà dei beni confiscati durante le persecuzioni.

È la prima volta che nel diritto pubblico vien proclamato il principio della libertà religiosa, e per questo solo l'editto di Milano appare come il fatto più importante della storia politica, col quale davvero si chiude il mondo antico e s'inizia il moderno.

Prima di esso nel diritto pubblico lo Stato è tutto e la religione non è altro che una funzione dello Stato o tutt'al più un affare privato: dopo di esso accanto allo Stato sorge e si afferma un organismo nuovo, la Chiesa, la quale, per la sua natura di società perfetta ed universale, ora si oppone allo Stato ed ora gli è alleata; ma nella sua costituzione e nei suoi fini si mantiene sempre indipendente e distinta pure da ogni altra associazione privata.

Per questo e per altri riguardi l'editto di Milano oltrepassò l'intendimento de' suoi promulgatori, ma non è questa forse la nota caratteristica di quei fatti nei quali più si rivela l'azione della Provvidenza, per cui un atto ideato per un fine, non si esaurisce in quello, ma si estende ad altri maggiori e forse diversi, lontano dal pensiero degli autori? Qual meraviglia perciò se l'editto sorpassò negli effetti ogni umana previsione e produsse una trasformazione totale nella vita religiosa e politica del mondo antico?

B. NOGARA .Dal numero straordinario dell' Osservatore Romano: Nel Centenario della pace e della libertà della Chiesa.

VII.

PER LA LIBERTÀ DELLA CHIESA NELL'ORA PRESENTE.

«... Ritorni quel tempo in cui era concesso ai cristiani di poter godere quella libertà, che è necessaria alla Chiesa per esercitare fruttuosamente il suo ministero a bene delle anime e della società. Perchè è ben doloroso che, mentre ringraziamo la divina Provvidenza per aver chiamato Costantino dalle tenebre del gentilesimo affinchè erigesse templi ed altari a quella Religione, che i suoi antecessori per tre secoli tentarono sterminare, restituisse ai cristiani i beni usurpati e desse al cristianesimo piena libertà religiosa, noi in tanto vantato progresso di civiltà e in tanta luce di scienza dobbiamo per la Chiesa reclamare indarno anche dai Governi cristiani quella libertà, che essi medesimi riconoscono, o dovrebbero riconoscere, necessaria allo svolgimento della sua azione soprannaturale sulla terra.

» La Chiesa, questa grande società religiosa degli uomini, che vivono nella stessa fede e nello stesso amore sotto la guida suprema del Romano Pontefice, ha uno scopo superiore e ben distinto da quello delle società civili, che tendono a raggiungere quaggiù il benessere temporale, mentre essa ha di mira la perfezione delle anime per l'eternità. La Chiesa è un regno, che non conosce altro padrone che Dio ed ha una missione tanto alta, che sorpassa ogni limite, e forma di tutti i popoli d'ogni lingua e d'ogni nazione una sola famiglia; non si può quindi nemmeno supporre che il regno delle anime sia soggetto a quello dei corpi, che l'eternità divenga strumento del tempo, che Dio stesso divenga schiavo dell'uomo.

» Gesù Cristo infatti, il Figlio eterno del Padre, cui fu dato ogni potere in cielo ed in terra, ha imposto ai primi ministri della Chiesa gli Apostoli, questa missione: Come mandò me il Padre, anch'io mando voi (JOANN. XX, 21.). - Andate dunque; istruite tutte le genti, battezzandole nel Nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo; insegnando loro di osservare tutto quello che vi ho comandato. Ed ecco ch'io sono con voi sino alla consumazione dei secoli (MATTH. XXVIII, 19-20. ).

» Dunque la Chiesa ha da Dio stesso la missione d'insegnare, e la sua parola deve pervenire alla conoscenza di tutti senza ostacoli che la arrestino, e senza imposizioni che la frenino. Poichè non disse Cristo: la vostra parola sia rivolta ai poveri, agli ignoranti, alle turbe, ma a tutti senza distinzione, perchè voi nell'ordine spirituale siete superiori a tutte le sovranità della terra. La Chiesa ha la missione di governare le anime e di amministrare i Sacramenti; e quindi, come nessun altro per nessun motivo può pretendere di penetrare nel Santuario, essa ha il dovere d'insorgere contro chiunque con arbitrarie ingerenze o ingiuste usurpazioni pretenda di invadere il suo campo.

» La Chiesa ha la missione d'insegnare la osservanza dei precetti e di esortare alla pratica dei consigli evangelici, e guai a chiunque insegnasse il contrario, portando nella società il disordine e la confusione. La Chiesa ha il diritto di possedere perche è una società di uomini e non di angeli, ed ha bisogno dei beni materiali ad essa pervenuti dalla pietà dei fedeli, e ne conserva il legittimo possesso per l'adempimento dei suoi ministeri, per l'esercizio esteriore del culto, per la costruzione dei templi, per le opere di carità, che le sono affidate e per vivere e perpetuarsi fino alla consumazione dei secoli.

» E questi diritti sono così sacri che la Chiesa ha sentito sempre il dovere di sostenerli e difenderli, ben sapendo che, se cedesse per poco alle pretensioni dei suoi nemici, verrebbe meno al mandato ricevuto dal Cielo e cadrebbe nella apostasia. Perciò la storia ci segnala una serie di proteste e rivendicazioni fatte dalla Chiesa contro quanti volevano renderla schiava. La sua prima parola al Giudaismo, detta da Pietro e dagli altri Apostoli: Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini (Act. v, 29), questa sublime parola fu ripetuta sempre dai loro successori e si ripeterà fino alla fine del inondo, fosse pure per confermarla con un battesimo di sangue.

» E di questo sono così persuasi i nostri stessi avversari, che van ripetendo a parole, esservi all'ombra della loro bandiera ogni sorta di libertà; a fatti però la libertà, o meglio la licenza, è per tutti, ma non la libertà per la Chiesa. Libertà per ognuno di professare il proprio culto, di manifestare i propri sistemi, ma non per il cattolico, come tale, che è fatto segno a persecuzioni e dileggi, e non promosso o privato di quegli offici, a cui ha sacro diritto. Libertà d'insegnamento; ma soggetta al monopolio dei Governi, che permettono nelle scuole la propagazione e la difesa di ogni sistema e di ogni errore; e proibiscono perfino ai bambini lo studio del Catechismo. Libertà di stampa, e quindi libertà al giornalismo più iroso d'insinuare in onta alle leggi altre forme di governo, di aizzare a sedizione le plebi, di fomentare odi e inimicizie, d'impedire cogli scioperi il benessere degli operai e la vita tranquilla dei cittadini, di vituperare le cose più sacre e le persone più venerande; ma non al giornalismo cattolico, che difendendo i diritti della Chiesa e propugnando i principi della verità e della giustizia, dev'essere sorvegliato, richiamato al dovere e fatto segno a tutti come avverso alle libere istituzioni, e nemico della patria. A tutte le associazioni anche più sovversive la libertà di pubbliche e clamorose dimostrazioni; ma le processioni cattoliche non escano dalle Chiese, perchè provocano i partiti contrari, sconvolgono l'ordine pubblico e disturbano i pacifici cittadini. Libertà di ministero per tutti, scismatici e dissidenti, ma pei cattolici allora solo che i ministri della Chiesa non abbiano nel paese, cui sono mandati, anche un solo prepotente, che si imponga al Governo, il quale ne impedisce l'ingresso e l'esercizio. Libertà di possesso per tutti, ma non per la Chiesa e per gli Ordini religiosi, i cui beni con arbitraria violenza sono manomessi, convertiti e dati dai Governi alle laiche istituzioni.

» Onesta, come voi ben conoscete è la libertà di cui gode la Chiesa anche in paesi cattolici! E quindi abbiamo ben ragione di consolarci con voi, che la reclamate lottando per essa nel campo di azione, che vi è finora concesso. Coraggio adunque, o figli diletti; quanto più la Chiesa è osteggiata da ogni parte, quanto più le false massime dell'errore e del pervertimento morale infettano l'aria dei loro miasmi pestiferi, tanto maggiori meriti acquisterete davanti a Dio, se farete ogni sforzo per evitare il contagio e non vi lascerete smuovere da alcuna delle vostre convinzioni, rimanendo fedeli alla Chiesa, che tanti hanno la sventura di abbandonare...»

Pio PP. X (I).

(1) Dall'allocuzione rivolta il 4 aprile u. s. ai pellegrini di Milano e di Mantova.

IL 2° VOLUME della ,,Vita del Ven. Gio. Bosco" (*).

Il venerando Don Giovanni Battista Lemoyne avendo umiliato copia del secondo volume della Vita di Don Bosco al S. Padre e ad alcuni Em.mi e illustri personaggi, n'ebbe in risposta unanimi rallegramenti. Scegliamo fra le lettere pervenutegli quelle del S. Padre, dell'Em.mo Card. Rampolla, Protettore della nostra Pia Società, e dell'Arcivescovo di Ravenna, Mons. Pasquale Morganti, sempre pieno di ammirabile riconoscenza pel nostro Venerabile Fondatore.

I.

Il Santo Padre.

SEGRETERIA DI STATO DI SUA SANTITÀ

N. 65760

Dal Vaticano, 26 luglio 1913.

Rev. D. Lemoyne,

Mi compiaccio significarle che il Santo Padre ha benevolmente accolto anche il secondo volume della Vita del Ven. Don Bosco, offertogli dalla R. S. quale attestato di filiale ossequio.

Sua Santità la ringrazia, per mio mezzo, del riverente omaggio ed augurando che la di lei suddetta pubblicazione possa fare del bene alle anime e giovare alla gioventù, le imparte di cuore l'Apostolica Benedizione.

Con sensi di sincera stima passo al piacere di raffermarmi

Di Lei

aff.mo nel Signore

R. Card. MERRY DEL VAL.

Rev. Sac. D. Giovanni Lemoyne della Congregazione Salesiana di Don Bosco.

II.

Il Card. Rampolla.

Roma, 22 luglio 1913.

Rev.mo Signore,

Ho rivevuto con vero piacere il secondo volume della Vita di Don Bosco ch'ella, a nome della Congregazione Salesiana, ha avuto la bontà d'inviarmi e ne la ringrazio vivamente.

In pari tempo l'assicuro che mi è stato sommamente gradito, perchè ricorda le ammirabili opere compiute da quel grande Apostolo della carità, il fondatore della benemerita Società Salesiana. Leggerò con affetto e con interesse la sua vita, improntata al più nobile santo scopo che ci si possa Prefiggere quaggiù : il bene.

Volentieri, poi, profitto dell'occasione per raffermarle i sensi della mia sincera stima e ripetermi di Lei

aff.mo nel Signore M. Card. RAMPOLLA.

Rev. D. Dante Munerati, Procuratore Generale dei Salesiani, Roma.

L'Arcivescovo di Ravenna.

Ravenna, 10 luglio 1913.

Rev.mo sig. D. Lemoyne,

Grazie infinite e vivissime pel nuovo volume che forse nessuno più di me era impaziente di avere e subito voglio divorare.

Oh! l'imitassi poi Don Bosco, specie nella sua costanza, virtù che dovrebbe essere il pane, anzi l'aria per un Vescovo! Quante volte mi domando : - Come farebbe Don Bosco in questa mia penosa circostanza? - Sorriderebbe e ripeterebbe il suo « Niente ti turbi » .

Grazie di nuovo. La riverisco e benedico

Suo aff.mo

+ PASQUALE, Arcivescovo.

(*) Sac. Gio. BATT. LEMOYNE, Salesiano. - Vita del Ven. Giovanni Bosco, Fondatore della Pia Società Salesiana, dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice e dei Cooperatori Salesiani. Vol. II, di VIII-68o pagine. Prezzo L. 3 - presso la Libreria Editrice S. A. I. D. Buona Stampa, Corso Regina Margherita, 176 - Torino.

Il 1° volume è in ristampa, essendo l'edizione completamente esaurita.

Il recente viaggio dei sig. D. Albera

DA Roma, ove si recò per visitare il Santo Padre, l'Em.mo Card. Protettore ed altri insigni Porpoarati, e per assistere alla chiusura delle Feste Giubilari pel XXV della Chiesa del S. Cuore di Gesù - come dicemmo ne' mesi scorsi - il venerato Superiore si recava a far visita a varie Case Salesiane, ammirando in esse, con suo contento, il bene che si compie e l'amore che si ha ovunque per Don Bosco e per l'Opera sua (1).

A Frascati e Genzano.

La mattina del 14 giugno, accompagnato dal Teol. Don Giulio Barberis, Direttore Spirituale della Pia Società, sull'automobile del Barone Zuccari recavasi al Collegio di Villa Sora in Frascati, ove celebrò la messa della comunità ed ebbe dagli alunni il più affettuoso ricevimento.

Alle 11 proseguì per Genzano, ove si rinnovarono le più liete accoglienze, anche per parte dei Cooperatori: ed alle 8 di sera era già di ritorno a Roma. Le due visite furono rapidissime, ma pari all'ansia con cui erano attese fu la dolce impressione da esse lasciate.

Due giorni dopo il sig. D. Albera giungeva a Macerata.

« Erano ad attenderlo - scrive il Cittadino - le notabilità del clero e molti signori del laicato, una schiera di giovani convittori dell'istituto e di giovani della Robur e quanti nutrono simpatia per l'Opera Salesiana.

» L'ottimo sacerdote, dalla figura dolce e soave, fu subito oggetto della più cordiale e schietta ammirazione, e tutti i presenti facevano a gara per baciargli le mani. Sembrava di aver vicino la dolce figura del ven. Don Bosco.

» All'Istituto, pavesato a festa, venne accolto dalle allegre note della musica e da uno scroscio fragoroso di applausi da parte dei giovani schierati al suo passaggio. Disse parole di saluto il Direttore dell'Istituto, a cui rispose ringraziando Don Albera.

» Il giorno 17 al mattino il venerando sacerdote celebrò la messa della Comunione... »

Alle 12.30, insieme con egregi signori della città e Sua Ecc. Mons. Vescovo, si raccolse attorno Don Albera « una numerosa schiera di antichi alunni dell'Istituto, che avevano scelto quella circostanza per la loro annuale riunione. Vennero letti numerosi componimenti dei giovani interni dell'Istituto. Parlarono poi applauditissimi l'avv. Tito Tacci, l'avv. Cesare Galanti, il prof. Ettore Ricci, l'avv. Pacifico Tacci ed il can. D. Umberto Leonardi, Matteucci Ciro. A tutti rispose commosso D. Albera ringraziando della simpatica dimostrazione di stima.

» Alla sera ebbe luogo nel vasto cortile dell'Istituto una breve e riuscitissima accademia. Sotto un ricco padiglione sedevano Don Albera con alla destra il nostro Vescovo, ed a loro facevano ala le notabilità del clero e del laicato. Numeroso e scelto uditorio agli altri posti. Anche dai paesi vicini erano venuti molti amici ed ammiratori dell'Opera Salesiana. Il venerando sacerdote venne accolto da uno scroscio di applausi. Dopo il canto dell'Inno Salesiano, prese la parola l'ottimo P. Ercole Salvatori, brillante e giovane oratore... che tenne avvilito l'uditorio colla parola calda, piena di brio e di entusiasmo e tratteggiò per sommi capi l'opera del Ven. Don Bosco. Il suo discorso, interrotto frequentemente da applausi, veline coronato da una vera ovazione.

» La banda dell'Istituto eseguì sotto la direzione del Maestro Liviabella la Scena ed aria nei Puritani del Bellini. Vennero poscia presentati gli omaggi degli alunni dell'Istituto, dei bimbi del Ricreatorio e della Robur, ed in nome degli antichi allievi parlò il presidente dell'Associazione avv. Pacifico Tacci. Il direttore dell'Istituto diede poscia lettura dei numerosissimi telegrammi di antichi allievi impediti di partecipare alla festa. Dopo una romanza... il Rettor Maggiore dei Salesiani commosso rivolse parole di ringraziamento per la simpatica dimostrazione di ammirazione e di stima della città

» Terminata l'accademia, l'egregio sacerdote venne circondato dai presenti. Era una gara nobile per avvicinarlo, per sentire da lui una parola. Tutti quanti l'avvicinarono sentirono tutto l'influsso del Ven. Don Bosco a traverso questo suo figlio che ne rispecchia le virtù, specie quelle di una grande dolcezza, di una soavità tenera e di una umiltà senza pari. Si rimaneva presi, attratti, affascinati da quella dolce figura e sembrava di stare presso al venerato fondatore dell'Opera Salesiana. Ed egli sempre sorridente, ebbe per tutti parole buone, che scendevano al cuore e vi tracciavano un solco.

» Al mattino del 18 col primo treno il sig. Don Albera abbandonava Macerata lasciando in tutti un indimenticabile ricordo della sua visita... », e recavasi a Gualdo Tadino.

Vi giunse « atteso ansiosamente dai giovani dell'Istituto - così il Corriere Umbro - e da una rappresentanza dei Canonici della Collegiata e degli antichi alunni. La vettura gentilmente inviata da S. E. Rev.ma Mons. Roberto Calai Marioni, benemerito fondatore dell'Opera Salesiana in Gualdo, lo trasportò all'Istituto San Roberto, dove il venerando sacerdote fu salutato da un caloroso battimani. Un coro di cento giovani cantò un inno, di circostanza, seguito da un saluto del Direttore... ».

Quivi convennero a fargli corona, insieme con tutto il Clero della città, molti ammiratori della Opera Salesiana v fra i quali notiamo gl'ill.mi signori, il cav. ing. Francesco Stangolini, sindaco di Gualdo Tadino, il cav. uff. dott. Celestino Colini, sindaco di Sigillo, il cav. Ugo Guerrieri, il cav. rag. Giuseppe Depretis, il sig. Rodolfo Ribacchi, consigliere della Camera di Commercio, il sig. Martino Pucci, assessore, il sig. Liberali, segretario comunale, il sig. Anderlini, consigliere comunale, ed altre ragguardevoli persone

» ... Un alunno lesse un saluto a nome dei compagni, e il signor Anderlini, a nome dei Cooperatori, declamò un'alata poesia inneggiando all'opera provvidenziale di Don Bosco. Si alzò quindi il rev. D. Angelo Del Ventura, che parlò a nome degli àntichi alunni rievocando i dolci anni passati fra le mura del collegio, e il sig. Rodolfo Ribacchi, che presentò il saluto dei cittadini Gualdesi, e, ricordando gli onori, le festose accoglienze e gli applausi di cui era stato fatto segno il rev.mo sig. D. Albera e nelle Americhe e nella Spagna, disse che non potendo Gualdo fare altrettanto, nutriva tuttavia la più profonda gratitudine e la più alta ammirazione pel Successore del Ven. Don Bosco.

» Parlò infine il sig. D. Albera, che ringraziò colla sua parola dolce ed affettuosa i convenuti per le loro dimostrazioni di affetto e di gratitudine, e, accogliendo benevolmente i loro voti, lasciò una gratissima impressione nei loro cuori e il desiderio di un'altra più lunga visita ».

Di quel giorno medesimo, alle 18, partì per Trevi.

Recatosi in automobile al Collegio, fu ossequiato dal rev.mo Clero, dal Sindaco e dalle altre autorità locali. Il Direttore gli diede il benvenuto e gli presentò l'omaggio dei Salesiani, degli alunni e dei Cooperatori. Il cortile era stato trasformato in splendida sala; il Municipio aveva inviato la musica cittadina per far onore al Successore di Don Bosco.

All'indomani il sig. D. Albera celebrò la messa della Comunità, ed ebbe continue dimostrazioni di riverente affetto e di cordiale esultanza fino alle ore 16, in cui ripartì per Roma.

Il 20, mentre Don Barberis si recava a visitare il Collegio di Alvito - ove il 21 si festeggiò solennemente Maria SS. Ausiliatrice - il sig. D. Albera accompagnato dall'ispettore Don Arturo Conelli, partiva alla volta di Caserta.

Scrive il Terra di Lavoro

« Le accoglienze cordiali ed entusiastiche, fatte al secondo Successore del Ven. Don Bosco dagli alunni dell'Istituto Salesiano locale e dalla cittadinanza di Caserta, furono veramente degne dell'uomo che suscita un'onda di calorosa simpatia ovunque passa, e delle tradizioni di gentilezza e di cortesia della nostra città.

» Il cortile e i porticati del Collegio erano parati a festa con iscrizioni inneggianti, bandiere, festoni e con un'artistica illuminazione a luce elettrica e a palloncini. I 250 giovani interni, in uniforme, attendevano, schierati lungo il porticato, sotto la guida dell'egregio prof. Nicola Biscardi. Il pubblico numerosissimo gremiva tutto il cortile e i portici adiacenti.

Alle ore 21.45 D. Albera giungeva, accompagnato dal dott. D. Arturo Conelli, e accolto dalle note della banda cittadina e dai fragorosi applausi degli alunni, elle facevano ala, e della moltitudine accalcantesi attorno alla sua persona. Il Direttore dell'Istituto, prof. D. Federico Emanuel, disse belle parole di saluto e di presentazione: quindi l'alunno Giovanni Peluso lesse un indirizzo a nome dei suoi compagni: seguì il canto dell'inno salesiano. Don Albera rispose, profondamente commosso, per l'accoglienza spontanea e cordialissima ricevuta dai casertani accorsi in gran numero.

» Il giorno dopo, 21, l'Istituto festeggiava San Luigi. Nelle ore antimeridiane Don Albera si recò al. Palazzo Vescovile ad ossequiare S. E. Mons. Cosenza; e quindi ritornò all'Istituto Salesiano a ricevere gli amici e gli ammiratori delle Opere Salesiane, che furono a fargli visita.

» A mezzodì vi fu pranzo sotto l'ampio porticato del Collegio, insieme con tutti gli alunni. Intervennero gentilmente S. E. l'Arcivescovo Cosenza, il Sindaco cav. dott. Vincenzo Cappiello, Mons. Migliore, l'ing. prof. Domenico Santangelo, l'avv. not. Gaetano De Lillo, l'avv. Ludovico Ricciardelli, il prof. sac. Dehò, il can. Daniele, il prof. Gennaro Santangelo, il prof, Giovanni Cipullo, arciprete di Casolla ed altri.

» Dopo la musica e i brindisi S. E. Cosenza improvvisò un caloroso discorso di circostanza, inneggiando all'Opera Salesiana, al suo Fondatore, al Rettor Maggiore attuale, ed alla gentilezza di Caserta, che non ha voluto restare indietro a tante altre città italiane ed estere nell'accogliere ed onorare la persona di colui che dirige una delle Società più provvidenziali sorte ai tempi nostri.

» Alle ore 19.30 tutti gli alunni si schierarono di nuovo e, con la musica in testa, sfilarono lungo il Corso, per accompagnare alla stazione Don Albera, che doveva partire per Napoli.

» La sfilata procedette ordinatissima ed era veramente bello veder tutti quei giovani, che con passo cadenzato traversavano in silenzio la folla accalcantesi lungo la via principale della città. Don Albera, fatto segno all'attenzione e agli sguardi di tutti, appariva veramente commosso: e la sua commozione fu ancora pini evidente, quando, alla stazione, dando l'addio ai suoi amici, fu salutato con un applauso fragoroso e con replicati evviva da coloro che l'avevano accompagnato ».

Il citato giornale, organo del partito liberale, aggiunge questo Giudizio sull'Opera Salesiana.

Noi siamo veramente lieti per le dimostrazioni di stime e di simpatia che Caserta ha fatto al capo della Società Salesiana. Non poteva, nè doveva essere altrimenti. Essa gode da parecchi anni dell'Opera dei Salesiani, che spiegano anche qui la loro attività in varie forme.

L'Opera Salesiana, fondata dal genio divinatore del Ven. Don Bosco, risponde perfettamente ai bisogni più urgenti dei nostri tempi. Essa ha un programma vastissimo da svolgere, uno spirito d'adattamento e d'attività mirabile, una fecondità non comune. Non c'è ramo d'azione, ordine di studi o di bisogni al quale essa non porti il proprio contributo, sempre con uno slancio giovanile, sempre con l'ardore che nasce dalla convinzione del bene. In Italia tutta la istruzione e l'educazione giovanile risente dei suoi -bene fini : Scuole Elementari, Medie e Superiori; Corsi classici, tecnici, normali e complementari ; Scuole per il popolo, festive e serali ; Collegi e Convitti numerosi; Scuole professionali per Arti e Mestieri, dove si addestra tutta una falange di futuri operai che domani porteranno nella società il complesso delle loro energie sane, forti e disciplinate alla scuola del dovere disinteressato. Chi non conosce l'azione vasta e sommamente benefica della stampa salesiana, che lavora indefessamente per i bisogni del popolo e della gioventù, con tanta varietà di pubblicazioni librarie e periodiche?

Ma i Salesiani hanno anche Colonie e Scuole agricole, numerosi Oratori festivi per i figli del popolo, parrocchie e chiese pubbliche ed altre opere svariate di beneficenza, che meritano tutta la simpatia delle persone che amano il bene della società.

All'Estero poi, nel vecchio e nel nuovo mondo, l'Opera Salesiana si moltiplica, estendendosi con le Missioni fra i selvaggi : Onas, Patagones, Bororos, ecc., che viene a mano a mano incivilendo, e fra i Poveri lebbrosi, cui porta il conforto della religione e della civiltà, con sacrificii inauditi.

Nei centri principali d'immigrazione, specialmente d'America, si son fondati numerosi Segretariati per la protezione dei nostri poveri fratelli, i quali spesso, ignari e smarriti, van soggetti a soprusi ed angherie di tristi colpi degli uomini e della fortuna, proprio là dove speravano trovare di che vivere felici. In questi Segretariati essi trovano consigli, schiarimenti, soccorsi pecuniarii, collocamento ed altri aiuti materiali e morali, secondo i proprie bisogni.

Inoltre, la Società Salesiana, con il contatto che essa ha continuamente all'estero coi nostri connazionali e con la penetrazione pacifica ed instancabile che esercita in mezzo agli altri popoli, è un veicolo potente ed efficace dell'italianità, là dove tante volte il nome italiano è conosciuto solamente a traverso le calunnie degli invidiosi e degli sfruttatori. Per essa la nostra bandiera sventola col vessillo pacifico della Croce fino alla terra del Fuoco, e la lingua di Dante si parla anche dai nuovi figli della civiltà, che sorgono nelle contrade più remote.

In una parola, la Soietà Salesiana svolge tutto un programma pratico d'azione su un campo immenso con criterii e direttive della più sana modernità e con fini di religione, d'umanità, di civiltà

Napoli fu la mèta toccata dal sig. D. Albera, dopo Caserta. - « Alla stazione, togliamo dal Bollettino locale, lo attendevano il Direttore dell'Istituto Salesiano al Vomero, il Direttore dei Sordomuti, il Barone Carelli, rappresentanze del Clero, del Municipio, di Associazioni Cattoliche, il sig. Pagnotta e il Principe di Bisignano, che nella sua elegante automobile lo condusse all'Istituto del Vomero. Qui, al suo apparire, scoppiò un uragano di applausi e di evviva, e la banda, eseguì una marcia trionfale. Tutti sentivano l'entusiasmo e la commozione del momento indimenticabile, tutti gli si affollavano attorno per baciargli le inani e per tutti egli aveva un saluto, una buona parola, un sorriso.

» Il giovane Francesco Damato, a nome dei compagni, gli lesse delicati sentimenti di affetto e di ossequio; e il sig. D. Albera, commosso, rivolse il suo ringraziamento ai, Salesiani, ai giovani, a quanti erano ivi radunati. Disse che tanta festa non era per lui, bensì per il Ven. Don Bosco e per Don Rua in nome dei quali era venuto, e si rallegrò di trovarsi a Napoli, la città cattolica, la città di S. Gennaro.

» Il giorno 22, domenica, fissato per la festa di San Luigi, celebrò la messa della Comunità alla quale presero parte molti fedeli. Prima di distribuire la S. Comunione, volle dire acconce parole ai presenti, per animarli a ricevere con maggior fervore Gesù, l'Unigenito Figlio di Dio e nostro amorosissimo Salvatore. Nel pomeriggio, nella sala dell'Istituto dei Sordomuti a Tarsia, ad onore del Superiore ebbe luogo una solennissima accademia musico-letteraria. Il sig. Don Albera entrò nella bella sala al suono dell'Inno Salesiano e prese il posto d'onore. Gli facevano corona Mons. Marano, Mons. Giordano, il sac. Raffaele Pica, il barone Carelli, le sorelle Ferrari, il sig. Ciacomo deIulio, il coni. avv. Gennaro De Simone, assessoredel Municipio di Napoli, il cav. Rosario AmicoRoxas, il march. di Montemayor, e molte famiglie benefattrici. Dopo l'inno pigliò la parola il Direttore dei Sordomuti D. Crippa, che recò il saluto affettuoso e reverente di tutti.i presenti, e spiegò il perchè di quel trattenimento. Proseguì il programma interessantissimo svolto egregiamente dai Sordomuti e dalle Sordomute, dagli alunni dell'Istituto e dell'Oratorio festivo del Vomero, dagli studenti del Collegio Salesiano di Portici, e del Circolo Savio Domenico, istituitosi l'8 giugno nella chiesa di S. Biagio dei Taffettanari da quel l'apostolo della gioventù che è il sac. Raffaele Pica, e dalle allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Il comm. avv. Gennaro De Simone portò a nonne del Sindaco e delle altre autorità civili il saluto al secondo Successore del Ven. Don Bosco, e disse che Napoli è lieta di poter ospitare il Rettor Maggiore dei Salesiani.

» Infine il sig. D Albera ringraziò tutti dell'affettuosa e bella dimostrazione; rivolse il suo ringraziamento all'assessore De Simone, ai giovani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice, ai Salesiani; e parlò ai Cooperatori in maniera affabilissima, ammirandone la solidarietà e ripromettendosene efficace aiuto. L'intera assemblea lo ascoltò in religioso silenzio e infine scoppiò in un solennissimo applauso che si ripetè più volte : Viva Don Albera! viva Don Rua! viva il Ven. Don Bosco!

» La folla, prima di congedarsi, gli si accalcò attorno, tutti volevano baciargli la mano: e a tutti egli rinnovò particolarmente il grazie più sentito promettendo preghiere.

» Il lunedì seguente il sig. D. Albera si recò a celebrare nella chiesa dei Pellegrini, per comodità dei Cooperatori e delle Cooperatrici. Il rev.mo Mons. Marano, preposito locale e direttore dei Cooperatori di Napoli, insieme col rev.mo Mons. Popolo, lo ricevette alla porta in nodo solenne. La chiesa era gremita di signori e di signore, venute espressamente per vedere il sig. D. Albera, e ricevere da lui la benedizione. La Schola Cantorum del Vomero seguì la messa con mottetti sacri; quasi tutti i presenti si accostarono alla Comunione. In fine D. Albera rivolse ai Cooperatori la sua parola in modo tutto familiare, incitandoli a maggiormente adoperarsi affinche il serve gettato dall'Opera Salesiana venisse ora fatto fruttificare pel bene della Religione e della Patria. Quindi diede ai presenti la sua benedizione. Il restante del giorno, il sig. D. Albera lo impiegò nel far visite: fu da S. E. il sig. Card. Giuseppe Prisco, col quale si trattenne in affabilissimo colloquio, ossequiando pure Mons. De Lalla segretario, Mons. Strino maggiordomo; ricambiò la visita al barone Giuseppe Carelli, ingegnere dell'Istituto Salesiano al Vomero; fu dai Duchi Patrizi, dalle sorelle Terrari, e da altri esimii benefattori dell'Opera dei Salesiani.

» Nel pomeriggio fu ricevuto a palazzo S. Giacomo dal Sindaco Senatore del Caretto e dalla, Giunta ». Ripartì verso le 19 per Castellamare di Stabia'

« Non sappiamo dire - così il Messaggero di quel Circondario - con quanta ansia era aspettato dai nostri Figli Salesiani, dai Cooperatori e da quanti hanno a cuore le Opere Salesiane, i quali ammirano nel degno Successore di Don Bosco i pregi eminenti di mente e di cuore, lo zelo instancabile, la prudenza sapiente e l'attività operosa nel governo del suo Istituto ».

Egli giunse a Castellamare, alle ore 20.50, accompagnato dal Catechista Generale D. Giulio Barberis e dall'Ispettore Dott. D. Arturo Conelli; e malgrado l'ora tarda, insigni personalità del Clerocon a capo il vicario generale Mons. Andrea d'Arco, e del Laicato Cattolico, si recarono alla stazione ferroviaria a dargli il benvenuto. All'ingresso nell'Istituto lo attendeva S. E. Mons. Vescovo, il quale volle ossequiare personalmente il Successore di D. Bosco porgendogli anche il saluto del Clero, e nel cortile, illuminato a giorno, stavano tutti i convittori i quali proruppero nei più frenetici applausi. Il Direttore lo assicurò che nell'animo degli alunni « ardeva un sincero affetto per il Padre buono ed affettuoso, quantunque non l'avessero mai visto, perche sempre memori del bene, che loro faceva ». Rispose con affettuose parole il Superiore dichiarandosi lieto di avere avuto sempre buone notizie dell'Istituto di Castellamare ed augurandosi che in quei giovanetti aumentasse sempre il buon volere di corrispondere alle cure dei superori.

Il dì seguente, subito dopo la messa della Comunità, accorsero a visitarlo molti signori Cooperatori e molte signore Cooperatrici, diversi Superiori di Ordini religiosi, e cospicue personalità del Clero e del Laicato, con cui s'intrattenne tutto il giorno.

Il Canonico Curato Gambardella gli espresse con belle e sentite parole l'affetto dei Cooperatori verso le Opere di Don Bosco, « dirette con tanto zelo dal suo Successore ».

L'avv. De Felice gli porse l'omaggio deferente degli ex-allievi salesiani, elle si disse lieto di rappresentare in quel momento come presidente; e si augurò che tutti concorrano generosamente con le loro offerte all'erezione del monumento al Venerabile Don Bosco « per dimostrare la loro immensa gratitudine al gran Padre per la sana educazione ricevuta, ed insegnare alle generazioni future che le figure di quelli che furono i grandi benefattori della umanità non muoiono, ma vivono in eterno nelle loro opere e nella riconoscenza di quanti furono da essi beneficati ».

A sera si svolse una cordialissima festa di famiglia, che il sig. D. Albera gradì paternamente.

L'ampio cortile era illuminato come la sera innanzi con arcate di fiammelle a gas acetilene; i giovani cantavano allegramente e gridavano evviva al Padre veneratissimo. Ad un tratto si udì una musica strana, assordante, caratteristica, e da un dei cancelli del cortile sbucarono una ventina di giovani truccati in modo originale e muniti di strumenti di nuovo genere. Avevano in testa dei cappelli di carta a varie foggie ; alcuni portavano accesi in cima a delle aste dei lampioncini alla veneziana; altri, suonando certi strumenti di legno, accompagnavano il canto di una canzonetta... Era il gruppo dei convittori napoletani che con pensiero genialissimo vollero dare al sig. D. Albera un'idea della famosa festa di Piedigrotta. La comitiva girò per il cortile, poi si fermò di fronte al sig. D. Albera, e cantò varie canzonette con quella verve propria dei napoletani.

Al mattino della partenza tutti i convittori eran novellamente schierati in cortile e salutavano il buon Padre con evviva e le allegre note della fanfara sentendo tutti, col dispiacere della partenza, il desiderio ardentissimo di rivederlo presto un'altra volta.

* *

Di quel giorno (era il 25 giugno) il sig. Don Albera tornava a Roma, all'Ospizio del S. Cuore, dove alle 15.30 impartiva la benedizione col SS. Sacramento e lasciava alcuni ricordi alla comunità.

Alle 18.o5 del medesimo giorno partiva alla volta di Milano.

Viaggiando tutta la notte giunse a Milano la mattina del 26. Nel pomeriggio « una vera folla di Cooperatori, Cooperatrici e di amici delle Opere Salesiane - diceva L'Italia - è accorsa all'Istituto di S. Ambrogio per festeggiare l'arrivo a Milano di D. Paolo Albera. L'umile ed illustre Successore del Ven. Don Bosco e di Don Rua era giunto nella mattinata quasi d'improvviso: i confratelli e gli allievi avevano preparato per lui accoglienze festose, ma la sua modestia ebbe la vittoria sulle note musicali e sui battimani.

» La notizia dell'arrivo di Don Albera si diffuse però ben presto in tutto l'Istituto ed il giubilo passò attraverso le camerate, le officine : e Don Albera ebbe la più schietta solenne prima dimostrazione di affetto da parte dei suoi figli ».

Ma una maggiore entusiastica manifestazione di ossequio lo attendeva nella serata, in uno dei saloni dell'Istituto S. Ambrogio, ove convennero attorno a lui numerose personalità del Clero e del Laicato milanese. Erano tra queste « il principe Gonzaga, il conte Melzi-D'Eril, il conte Giuseppe Padulli, il nob. Carlo Bassi, il conte Giuseppe Caccia, il cav. Valentino Ravizza, il pubblicista Conio, il dott. Angelo Moretti, il cav. Emilio Alfieri, consigliere comunale, il dott. Giuseppe Mauri, il dott. Fezzi, il dott. Meda, l'ing. Arpesani, la contessa Giuseppina Giulini e donna Eugenia RavizzaRiboldi, ed altri. Del Clero poi -- insieme con i rappresentanti di tutti gli Ordini religiosi - ricorderemo Mons. Balconi, arciprete della Metropolitana, Mons. Locatelli, decano dei Parroci,

Mons. Montonati, pro-vicario generale, Mons. Pini, prevosto di Sant'Eustorgio, i prevosti di S. Babila, di S. Tommaso, del SS. Redentore, ecc. ».

Il sig. Giacomo Bianchetti portò il saluto dei cattolici del Canton Ticino, e disse (spigoliamo dal citato giornale) « come essi debbano tanta riconoscenza ai Salesiani, che anche nella Svizzera italiana hanno saputo iniziare e rendere floride tante opere di bene ».

» Mons. Gian Domenico Pini, con fervida parola... ricorda- tra le più vive approvazioni dei presenti - quanto i giovani debbano all'opera ed all'appoggio dei Salesiani. Don Albera fu tra i primi ad incoraggiare e promuovere l'organizzazione dei giovani cattolici universitari. In nome di questi giovani, che oggi sono uniti in una concorde attività spirituale a favore della religione e per il trionfo della Chiesa, egli porge i migliori auguri a Don Albera e fa voti ardenti per una sempre maggiore diffusione delle Opere di Don Bosco....

» Il nostro collega Stefano Conio porta il saluto della direzione e della redazione dell'Italia : ricorda come la stampa cattolica abbia dato sempre il suo entusiastico appoggio alle iniziative salesiane e come, quando la calunnia massonica tentò di colpire l'opera magnifica di Don Bosco, essa sia sorta concorde a difendere vigorosamente la grande istituzione cristiana: conchiude con un saluto commosso a Don Albera, assicurandolo che la stampa cattolica sarà sempre accanto ai Salesiani per aiutarli nella loro missione di bene...

» Mons. Locatelli si fece quindi interprete di tutti i presenti porgendo a Don Albera i migliori auguri per l'imminente suo onomastico.

» Don Albera - tra il silenzio più profondo - prende la parola per ringraziare delle festose accoglienze tributate alla sua persona. Ricorda le Opere Salesiane che prosperano, coll'aiuto di tutti i buoni, nel Canton Ticino; assicura Mons. Pini - al quale tributa speciali parole di elogio per l'attività spesa a favore dei giovani universitari - dell'appoggio costante dei Salesiani per l'educazione e la coltura degli studenti; ringrazia il nostro collega Conio di essersi fatto interprete della stampa e ricorda come i Salesiani debbano molto all'appoggio dei giornali cattolici, che incoraggiarono, raccomandarono e difesero sempre le istituzioni di Don Bosco; ringrazia Mons. Locatelli degli auguri per il suo onomastico e conclude - visibilmente commosso - invocando da Dio ogni felicità per tutti quanti cooperano alla prosperità delle Opere Salesiane.

Scroscianti, ripetuti applausi salutarono le sue ultime parole.

» Alle 20.30 nel cortile festosamente addobbato, ebbe luogo la solenne accademia musico-letteraria. Vi assisteva un pubblico numerosissimo e molte rappresentanze di Associazioni Cattoliche. Avevano aderito gli On. Meda, Nava e Degli Occhi, S. E. rev.ma Mons. Morganti, Arcivescovo di Ravenna e numerosi Circoli ed Unioni giovanili. Il cav. Ramelli rappresentava la Direzione Diocesana.

» Pronunciarono discorsi di saluto e di augurio il Direttore dell'Istituto Don Lorenzo Saluzzo, Mons. Balconi a nome dei cooperatori milanesi, il sig. Legnani, presidente del Carcolo Giovanni Bosco, il sig. Carlo Pozzi per gli ex-allievi di Busto Arsizio, i rappresentanti degli Oratori di via Commenda e via Copernico.

» Mons. Balconi assicurò Don Albera del sincero affetto dei Cooperatori all'Opera Salesiana, che è inspirata dal più profondo sentimento di carità cristiana e da un vero amor di patria

» La parte artistica dell'accademia destò in tutti i presenti il più vivo entusiasmo. La Schola Cantorum dell'Istituto, sotto la direzione illuminata e sapiente del valente M.° Luigi Cervi si produsse in vari cori, che riscossero... dopo un'audizione attentissima e silenziosa, fragorosi battimani...

» Don Albera si levò alla fine, per ringraziare, mentre da ogni parte la folla degli invitati e dei ragazzi, quasi elettrizzata, prorompeva in una ovazione grandiosa e spontanea che non è facile descrivere. Cessati i battimani e gli evviva, parlò. Il suo discorso non è facile a ricostruirsi; erano le parole del padre contento di ritrovarsi in compagnia dei suoi figli, erano le parole dell'apostolo che incitava al bene e alla carità, erano le parole del ministro di Dio che incuorava a perseverare nella via della virtù. La grandiosa dimostrazione di gioia e di amore verso l'oratore continuò quand'egli ebbe finito il suo dire, mentre la musica dell'Istituto attaccava le note della marcia finale ».

La mattina del 27 « numerosi benefattori ed amici delle Opere Salesiane, tra cui gli alunni del venerando Seminario Diocesano Maggiore, si trovarono adunati nella chiesa di S. Agostino, ove circa le 9.3o Don Albera ascendeva l'altare per celebrarvi il divin sacrificio.

» Al Vangelo il Parroco di Vedano Olona, sacerdote De Maddalena, ex-alunno salesiano, saliva il pergamo per rilevare la potenza affascinatrice di Colei che, invocata sotto il titolo speciale di Maria Ausiliatrice, protegge e benedice in modo singolare l'opera benefica ed i figli di Don Bosco, il cui nome bellamente s'intreccia e sintetizza l'amore della Madre Celeste e del Padre verso la spirituale famiglia che in modo meraviglioso si va propagando al di là degli Oceani.

» Dopo la messa seguì la benedizione col Venerabile impatita da Don Rigoli, Prevosto di Somma bombardo, e Don Albera pronunciò un discorso riboccante di affettuosa riconoscenza verso i Cooperatori ed i figli, i quali sospinti da forza irresistibile si accalcarono presso il degno successore di Don Bosco e di Don Rua per attestargli l'omaggio della venerazione baciandogli le mani.

» Dopo le funzioni di chiesa, la folla si riversò nell'ampia corte del collegio, dove una esplosione di applausi salutò l'apparire di Don Albera.

» Verso le i r ebbe luogo l'adunanza dei sacerdoti, ex-alunni, durante la quale vi fu urlo scambio di idee per la diffusione dell'Opera e pel compimento dei lavori della Chiesa di Sant'Agostino, avendo Don Albera parole di gratitudine per i presenti.

» Seguì un colloquio privato con gli ingegneri e i capimastri, presente il direttore dell'Istituto Don Saluzzo, in merito ai lavori per la sistemazione della chiesa di Sant'Agostino, e Don Albera diede ordine di riprendere e continuare i lavori ».

Opportuno giunse in quelle ore un telegramma di S. E. Rev.ma Mons. Pasquale Morganti, Arcivescovo di Ravenna, accompagnato dall'offerta di L. 300 pel compimento della chiesa di S. Agostino:

« Maria Ausiliatrice - diceva l'ecc.mo Presule - secondi presenza D. Albera ridestando la generosità degli Ambrosiani pel proseguimento del tempio di S. Agostino emulando lo zelo di Costantino nell'erezione delle basiliche ».

Il nostro venerato Superiore, prima di lasciar Milano, ripetè nuovamente di riprendere senza indugio i lavori pel compimento della chiesa di S. Agostino, fidente in Dio e nella generosità dei Cooperatori.

« Ossequenti all'invito del buon Padre - scrive il Don Bosco - e non sgomenti dalle difficoltà, siamo certi che tutti risponderanno generosamente all'appello che rivolgiamo fin d'ora in nome suo, dovendo tra poco incominciare i lavori. Sarà per tal modo presto compiuto il voto del compianto sig. D. Rua a mezzo del suo degno Successore », ed esso formerà il più bel ricordo dell'accennata visita del Successore di Don Bosco a Milano!

Per la scelta di un collegio

Nell'avvicinarsi del nuovo anno scolastico, una delle preoccupazioni di molte famiglie è - e lo è giustamente - il pensiero della scelta di un istituto per l'educazione dei loro figli. A quanti si trovano in questo caso e a quanti altri desiderano fare una buona propaganda a favore dei nostri Collegi sparsi ornai in tutta Italia -- il che può essere uno dei lavori più proficui dei nostri Cooperatori e segnatamente delle buone e zelanti Cooperatrici - offriamo questa pagina, tolta da un numero unico, edito in occasione del XXXV del nostro Collegio Manfredini di Este, pagina che si può intitolare

Il sistema educativo dei Salesiani.

- E lei c'è stato?...

- Sei anni, signore. Sei anni spensierati, giocondi che rivivrei subito, se potessi; ma che, ahimè! dileguano invece ogni giorno più e svaniscono nel ricordo e nel rimpianto.

Così rispondevo or non è molto nel mio salotto ad un ingegnere - ottima pasta d'uomo- venuto a visitarmi, con un vispo ed irrequieto ragazzo per mano, per consultarsi mero su un affare che gli stava assai a cuore: se dovesse affidare o meno ai Salesiani del Manfredini quella sua birba di figliolo.

- Dunque, una meraviglia di collegio

- Sotto ogni riguardo. Posizione incantevole, saluberrima: vitto sano e abbondante; orari sapientemente alternati di applicazione della mente e del corpo.

- E lo sviluppo fisico è curato?

Veda, sono scorsi tanti anni, eppure mi rivivono sempre fervide nella memoria le chiassose disputatissime partite a barra nell'ombroso cortile, le gagliarde gare al pallone, le settimanali passeggiate - vere marcie organizzate tra noi alla militare, per inerpicarsi a passo di corsa sulle brulle groppe del Calaon e del Cerro, guadagnarne la vetta, spaziare collo sguardo sul vasto incomparabile orizzonte ed esser di ritorno all'ora fissata. Effetti inauditi, manifesti, creda a me: in refettorio una devastazione, nell'infermeria un deserto e noi cere da imperatori. Adesso poi c'è ginnastica e ci sono gli sports in piena regola.

- Ma scusi, non ne soffriva lo studio da tutto quest'irrompere di vita fisica? Mi si è fatto un gran concetto del grado d'istruzione cui i Salesiani fanno giungere i loro allievi.

- E a buon diritto. Lo studio va a gonfie vele dove ci sono loro. Al mio tempo quando ci si presentava agli esami pubblici, uscire dal Manfredini l'era una raccomandazione: e lei sa bene che, allora come oggi, coll'aria che spira alla Minerva, gli esaminatori dello stato non usano certo fare festose accoglienze ai privatisti discepoli di preti

- D'accordo: ma come giungevano a tali effetti?

- Che vuole? Le cose si facevano sul serio e si fanno tuttavia, intendiamoci bene, perchè i Salesiani son sempre quelli. Insegnamento fitto, sodo, senza frasche nè divagazioni, con una didattica perfetta. Poi l'isolamento, quel dover fare ciascuno per sè, senz'ombra di aiuti esterni. E coni e facevano sgobbare! I sudati cancelli dell'ampia sala da studio sanno i tormenti - beneaugurati tormenti! - di noi poveri sbarbatelli, alle prese anzitempo colle arruffate costruzioni di Cicerone e Tacito, colle allusioni mitologiche di Orazio e Ovidio, colle aborrite regole di Euclide, intesi a strappare dall'incontentabile professore quei faticosi sei decimi, che per magica virtù si convertivano in otto e nove agli esami di stato! Badi a me, signore: quel ragazzo che non fa buona prova lì entro, convien dire sia proprio un tanghero. Ma il suo figliolo, qui, sgrana certi occhioni di carbone da dar a vedere che questo pericolo non c'è.

- No, è vero. Ma ha un altro guaio lui. E un folletto, ha l'argento vivo addosso, è un puledro che nessuno lo imbriglia. Lo metto in collegio perchè a casa è una disperazione. Lo sapranno poi domare?

Non dubiti punto. Fu il caso mio, nè più nè meno; forse più che meno. Eppure

- Mi hanno assicurato che i Salesiani hanno un metodo tutto loro in proposito. Lei dovrebbe darmene un'idea.

A quest'uscita m'impappinai maledettamente come Azzeccagarbugli dinanzi alle domande sempliciotte ma logiche di Renzo. Chi non ha provato l'urto mentale di certe candide e ingenue domande mosse intorno a ponderose ed aggrovigliate questioni, cui noti si sa da qual verso si debba cominciare a rispondere, poiche converrebbe farlo con un volume anzichè con un periodo?

Era il caso mio. Il sistema educativo dei Salesiani! presto detto. Ma io non sapevo raccappezzare un'idea.

Il mio cortese interlocutore intuì forse l'imbarazzo in cui mi area posto, e:

- Infine - precisò meglio con una strizzatina d'occhi - a quali mezzi s'appigliano per uscirne bene, ad esempio, con un monellaccio siffatto? Bisognerà lo serrino entro ai camerini di rigore.

- No, no, signore - feci io, trattenendo una risata - di quei mezzi coercitivi s'accerti, nemmeno l'ombra in casa dei Figli di Don Bosco.

- Ma allora sarà un collegio indiavolato, una gabbia di matti, con 15o di questi tipi qui...- e additava il suo marmocchio.

- Ecco... in verità.. non saprei... - balbettai,

Diascolo! mi cascava l'asino nel meglio del discorso.

Come dire? Avrei dovuto sottoporre me stesso ad un profondo esame psicologico per iscoprire l'evoluzione subìta in sei anni di convitto: ma, come fare, lì, sui due piedi, mentre l'ingegnere attendeva e l'altro sbarrava tanto d'occhi per penetrare nel mistero ?

- Che vuol le dica, signor mio? Questo so: che c'era una disciplina di ferro, mentre di ferri, punto. Trillava un campanello elettrico e i giochi impegnati e le accese partite si troncavano di botto: orari inderogabili, insegnamenti severi, comandi inflessibili e pur sempre ordine, allegria, tranquillità, pace.

- O dunque eran tutti santi da altare al suo tempo ?

- Ohibò! non si correva questo pericolo. Io, per me, che fui il più discolo tra i miei coetanei... rammento mi fioccarono innumerevoli punizioni alla colonna, la pena di Tantalo degli scapestrati, costretti ad assistere passivi ed inchiodati a un angolo alle liete ricreazioni dei compagni. Di parucche poi per un mondo di birbonate... infinitus est numerus l'austero Don Morganti, poveretto! ne sapeva qualcosa (1).

- Ma, scusi, son mezzi questi che non bastano a mantenere la disciplina.

- È vero. Qui, vede, entra in gioco il segreto del sistema educativo dei Salesiani. E un'arte tutta loro: ne tengono il monopolio da Don Bosco e lo serbano gelosamente. È un'arte che non si descrive così agevolmente.

» Le prendono quel ragazzo, vivono la sua vita, lo circondano dì e notte, passeggiano, giocano, conversano, mangiano, dormono al suo fianco sinchè non si sieno impadroniti di lui, non ne abbiano scrutato il cuore, l'indole, la capacità, finche non abbiano letto ben addentro nelle più riposte pieghe dell'anima sua. Allora disposando la mite dolcezza materna e la ferma energia paterna con una pazienza da benedettini smussano gli angoli, piegano le rigidezze, insomma plasmano il carattere. Due leve possenti pongono in opera: l'amore e la pietà. Coll'amore, colla tolleranza, colla bontà dei modi insinuano i principi della morale cristiana, giovandosi all'uopo d'ogni mezzo, dei più svariati allettamenti materiali, persino della musica e del teatro; così affinano lo spirito del giovane e lo inducono al raziocinio, alla persuasione: il metodo preventivo, com'ella vede, alla Don Bosco, non repressivo alla Zanardelli. Della pietà poi si servono come di fondamento e di chiave di vòlta dell'edificio, ne fanno come il substrato, l'humus fecondatore dell'uomo futuro. Una pietà seria, soda, sentita, che se riesce a radicarsi ed a permanere, foggia e matura infallibilmente il buon cristiano per la religione, l'integro cittadino per la patria. Ed è tutto qui: nessun altro artificio : grande economia di mezzi nella seminagione, ma in compenso quale messe ubertosa di benefizi! A questo modo Don Bosco, il conquistatore della gioventù del nostro secolo e senza dubbio il più grande pedagogista d'Italia, ha impresso in tutta la sua spiritualità un'indelebile impronta educativa su migliaia di anitre cresciute all'ombra dei suoi Oratori e Collegi. Ed ai Figli suoi ha tramandato in preziosissima eredità il suo spirito e quella sua impronta.

- Ho capito - disse in atto di congedarsi l'ingegnere che non avea battuto ciglio durante il mio predicozzo. Questi dunque sono i sistemi in vigore al Manfredini.

- Lo erano quindici anni fa, lo sono e lo saranno sempre. Se lei vuole di questo biricchino tirar su un galantuomo, nel pieno senso della parola

- ... So a quali mani affidarlo - concluse egli stringendomi la destra e ringraziandomi con effusione.

Ci separammo ambedue contenti: egli delle avute informazioni, io dell'occasione pòrtami di sciogliere qualche po' del gran debito di gratitudine contratto al Manfredini e di aver avuto modo di rinverdire le rimembranze degli anni del mio tempo felice.

La propaganda, seppi poi, non fu infruttuosa.

Una settimana dopo, il Manfredini contava un alunno di più.

Vicenza.

Dott. GIUSEPPE GAVAZZO.

(1) « Il Sistema preventivo - inculcava Don Bosco - sia proprio di noi. - Non mai castighi penali, non mai parole umilianti, non rimproveri severi in presenza altrui. Suoni la parola dolcezza, carità e pazienza. - Non mai parole mordaci, non mai uno schiaffo, grave o leggero. - Si faccia uso dei castighi negativi, e sempre in modo che coloro che sono avvisati diventino amici nostri più di prima e non parlano mai avviliti da noi! ».

AVVISO

Ad evitare ritardi e disguidi, preghiamo i benemeriti Cooperatori e le benemerite Cooperatrici ad inviare ogni offerta per le Opere di Don Bosco unicamente e direttamente al nostro venerato Superiore, Rev.mo Signor D. Paolo Albera, Via Cottolengo, 32 - Torino (Italia).

DALLE MISSIONI

REP. ARGENTINA Fra due tribù indigene.

(Lettera del Sac. Domenico Milanesio). Junin de los Andes, 21 maggio 1913.

REV.MO SIG. D. ALBERA, SON tornato da una visita ai toldi delle tribù indigene dei cacichi Painefilu e Pilquimàn; ed avendo un'ora disponibile, me ne approfitto per scriverle due righe.

Ebbi insistente invito dal cacico Painefilu di recarmi alla sua tolderia per presenziare un Camarujo; e v'accondiscesi ben volentieri, ritetenendola una buona occasione per dar sempre più a quella pagana cerimonia un'impronta cristiana, non essendo possibile sradicarla in niun modo; ma il tempo non mi permise di arrivare che all'ultimo dei tre giorni di detto Camarujo. Ad esso, ad invito del cacico Painefilu, erano accorse da 14o a 15o persone, tra uomini e donne, senza contare i ragazzi. Ognuno dei tre giorni al mattino i presenti si schieravano in due ali, da una parte gli uomini, dall'altra le donne: e a un segno del cacico che in questa circostanza riveste carattere di sacerdote, si mettevano in movimento incominciando il loro ballo, cantando insieme con accompagnamento di uno strumento formato da una lunga canna terminante in un corno di bue. Il canto non è che una emissione sillabica di voce, che dà press'a poco questa cantilena in tono di fa: - Fa, fa, fa, do ; fa, fa, fa, do, ecc.

Nel Camarujo Araucano uomini e donne ballano separatamente in due schiere distinte, tenendo il corpo diritto, le mani ai fianchi, un po' movendo i piedi e un po' camminando. Invece quando ballano per divertimento, ballano a coppie come gli Europei, dai quali l'hanno appreso.

Fatti alcuni giri, il cacico intima alla turba che si fermi e allora si dà principio ai parlamentos. Tutti prendono un aspetto severo e silenzioso, mentre il cacico od altro da lui incaricato comincia a parlare, chiamando dapprima l'attenzione di tutti per passar subito a ricordare i benefici di Dio (Gne-che), uno per uno. Sebbene la formola non sia sempre uguale, la materia che forma la concione è sempre la stessa.

- Ricordatevi, dice loro, che noi tutti siamo figli dello stesso Padre che ama teneramente i figli suoi, e tutto ciò che abbiamo ci viene dalle sue mani. La vita, la moglie, i figli, gli animali, le pecore, le capre, i cavalli, i prodotti della terra sono suoi doni. Egli è buono, e qual Padre amoroso ci manda la pioggia affinchè abbondino i pascoli, e non muoiano i nostri animali. Che sarebbe di noi se egli non ci desse la pioggia a suo tenpo? Per certo morirebbero i nostri animali e perirebbe ogni raccolto; e noi ed i nostri figli correremmo gravissimo pericolo di morire di fame.

A questo punto il popolo mormora alcune parole in segno d'approvazione. Quindi si fa un'altra volta silenzio e incomincia un secondo e poi un terzo a parlare più o meno delle stesse cose, ma sempre di cose temporali. Mai è che ricordino i benefizi della grazia di Gesù Cristo, dell'anima immortale e dei beni eterni. Tuttavia, qual progresso si è fatto da un tempo !...

Come ho già detto il Camarujo dura tre giorni, rinnovandosi la cerimonia mattino e sera. Durante questo tempo tutti osservano un'esemplare sobrietà nel mangiare e bere, ma finita la cerimonia, qualcuno degli uomini, come tutti nei tempi passati, si abbandona ancora all'ubbriachezza, dando origine ad alterchi e ferite che si scambiano con molta facilità.

Non è così delle donne. Sebbene alcune bevano anch'esse un po' troppo, non di meno la maggior parte si astiene dal bere soverchio. A ciò sembra siano indotte, oltrechè dal proprio decoro, anche per essere pronte ad impedire nelle risse tra gli uomini qualunque disgrazia. L'indio, quando è ubbriacato, si lascia facilmente trasportare dal suo brutale istinto ed è capace di ferire e uccidere l'avversario. Ma le donne si son già data la parola, e, senza che l'uomo se n'accorga, gli tolgono il coltello e le altre armi che porta ordinariamente con sè. Ciò ha loro insegnato l'esperienza, e sta il fatto che così si son evitate molte disgrazie.

Anche al mio arrivo alla tolderia di Painefilu, due ubbriachi minacciavano di venire alle mani, ma otto donne accorsero prontamente e riuscirono a separarli in modo che non fu loro possibile incontrarsi prima del giorno seguente, quando i vapori dell'acquavite non davano più alla testa.

Mercè le prediche dei Missionari i Camarujos or hanno migliorato assai. In alcuni si ricordano già i nomi di Gesù Cristo e della benedetta sua Madre: e i Cacichi ripetutamente ammoniti dopo le intemperanti sbevazzate finali, anche in questo hanno iniziato una buona riforma; cosicchè di frequente si vedono già tutti ritirarsi alle loro case calmi e sereni, come quando ne erano partiti. Speriamo che, aumentando i Missionari, in breve giro di anni abbia il Camarujo a divenire una cerimonia di carattere schiettamente religioso, senz'ombra di superstizione e senza la minima intemperanza.

Io giunsi al toldo del cacico Painefilu, il 24 aprile, sull'imbrunire, accompagnato da un giovanetto quattordicenne. Paineflu, che conta 7o anni al par di me, com'ebbe notizia del mio arrivo, uscì dalla capanna e dandomi la mano:

- Buona sera, mi disse e sii il benvenuto fra noi. Come fu il viaggio?

- Caro Paineflu, gli dovetti rispondere, non molto bene, perchè a un miglio distante di qui, il mio legno in un mal passo si rovesciò e mi buttò al suolo.

- E non ti sei fatto male?

- No, grazie a Dio, no, gran cosa: una semplice lussazione ad ambe le braccia, con leggere escoriazioni.

- Poverino, mi dispiace molto.

- È niente, è niente: passiamo ad altro. Come è andato il vostro Camarujo?

- Bene, bene. E vero che la pioggia ce l'ha rovinato un poco; ma considerando che la terra era troppo secca, abbiamo motivo di rallegrarcene. Del resto tutto si è svolto col maggior ordine e rispetto.

- Ma tu, caro Painefilu, e la tua famiglia non avete proprio bevuto nemanco una bottiglia di acquavite nel Camarujo?

- Niente, niente ; putuculan, re putuculan inché!

- Bene, molto bene: mi rallegra molto la tua condotta; procura di essere perseverante nel non ber troppo e sopra tutto di non ubbriacarti nei Camarujos!

- Grazie, molte grazie, amico mio; ricorderò i tuoi buoni consigli.

Fatta un po' di cena, mi avviai ad una deserta capannuccia in fondo al campo.

- Ma se piove ti bagnerai, mi gridava Painefilu; perchè il tetto di paglia è male andato, le pareti son distrutte e il vento entra da tutte le parti!...

All'indomani cominciai ad istruire i pochi che eran là dopo la festa e ne battezzai una quindicina. In seguito visitai altri gruppi predicando tre o quattro volte al giorno in lingua indigena, aiutandomi in ciò il valente interprete chiamato Paila-lauquén (che significa: Alle spalle del Lago).

Dappertutto ebbi la migliore accoglienza: le famiglie indigene portarono i loro bambini a battezzare e il mio piccolo catechista, quattordicenne, su 78 battesimi che amministrai, fece da padrino 64 volte.

Peccato che il tempo piovoso e freddo e i fiumi rigurgitanti mi abbiano costretto a sollecitare il ritorno! Mi limitai a battezzare i piccini, lasciando gli adulti ad occasione più propizia, anche per istruirli meglio e prepararli più efficacemente ad una vita cristiana.

Ecco quanto volevo dirle, amatissimo Padre. Colla promessa d'inviarle presto altre notizie, anche per far piacere ai cari lettori del Bollettino, prego la S. V. Rev.ma a benedirmi e a credermi sempre

Suo aff.mo in Corde Jesu

Sac. DOMENICO MILANESIO, Missionario Salesiano.

(1) Paine indica color celeste : filu, vipera; quindi Paine-filu, vale « vipera di color celeste. »

Per l'assistenza religiosa di un centro assai promettente.

(Lettera dell'Ispettore Sales. D.Luigi Pedemonte).

Viedma, 1 maggio 1913.

REV.MO SIG. DON ALBERA,

A Patagonia, da lei visitata or non sono molti anni, continua il suo cammino, rapido e sicuro, nella via dell'incivilimento e del commercio. Urge quindi sempre più l'aumentare il numero dei Missionari in queste tetre per l'assistenza religiosa dei numerosi centri che si vanno continuamente formando.

La regione denominata finora Saco San Antonio è un magnifico seno che forma l'Oceano Atlantico a quasi 41 grado di latitudine Sud sulla costa accarezzata dalle acque del Golfo San Natia a circa 1oo kil. a sud della valle del maestoso Rio Negro. Attorno alla conca marit tima si eleva quasi a maniera di anfiteatro un altipiano, che va ascendendo da cinquanta a più di trecento metri; la bocca dell'entrata al seno guarda a sud ovest, di modo che la sporgenza sud-est del medesimo, chiamata Punta Villarino, lo difende perfettamente dalle correnti aeree impetuose di sud-est assai noiose in queste regioni; ed esso offre un prezioso asilo alle imbarcazioni di ogni genere, essendo profondo più di cinquanta braccia nel punto più stretto dell'entrata ed oltre trenta verso le lande che lo circondano. L'interno di esso si stende da est ad ovest per ben quindici chilometri ed ha forma quasi ovale, con una superficie approssimativa di cinquanta chilometri quadrati.

All'estremo punto est si fondò la prima borgata detta San Antonio Este con ufficio telegrafico e molo di sbarco, dove sembra che si stabiliranno le officine e l'ultima stazione della ferrovia progettata dalla gigantesca impresa del Ferro Carril del Sud, che si prepara a costrurre un porto di esportazione dei frutti che si raccoglieranno sulle sponde del Rio Negro, da Conesa al Neuquen. Ma i signori Peirano, i primi intraprendenti commercianti che seppero comprendere il prospero avvenire del Saco San Antonio preferirono stabilire le loro case sulle sponde ovest del seno, un po' lungi dalla Punta Delgado ove si può giungere con assai grossi bastimenti nelle ore di alta marea, grazie ad un canale naturale che s'interna per più di sei chilometri. E assai impressionante il vedere alle undici del giorno sfilare parecchi vapori della capacità di più di un migliaio di tonnellate di spostamento, là ove poche ore innanzi si passeggiava sulle secche arene! Il mare ha colà un flusso di più di otto metri.

Attorno le case del signor Peirano, che fecero pingui negozii, se ne alzarono in breve altre ed altre, e per ultimo il Governo stabilì di costrurre nei dintorni di Punta Delgado il porto di esportazione per l'importante ferrovia, che dal Golfo deve estendersi sino ai piedi delle Ande nei dintorni delle vallate ubertosissime di San Carlos de Bariloche al lago di Nahuel Huatí.

Da tre anni in qua il porto di San Antonio ha preso uno sviluppo straordinario, e questo sviluppo si moltiplicherà ancora, subito che la ferrovia che ha oggi circa quattrocento chilometri si prolungherà di altri cento od anche meno.

La popolazione è per ora poco numerosa, sui mille e duecento abitanti: le famiglie saranno un centinaio.

Ma dacchè ho nominato la ferrovia al Lago non devo tacere che alla direzione di quei lavori si fan bel nome con onore della Madre Patria, parecchi Ingegneri e distinti italiani, ai quali presiedono l'Ing. Guido Iacobacci ed il signor Carlo Brebbia, suo secondo. Quest'amministrazione è molto ben visa al Governo perchè in via normale fa dei risparmi sui preventivi di spesa, cosa non frequente nelle distinte ripartizioni di questi paesi.

Dunque l'avvenire di San Antonio si prevede oltremodo felice dall'aspetto commerciale non ostante la mancanza di acqua potabile, poichè si stanno compiendo due studii di canalizzazione che ne lo provvederanno in abbondanza. Segno di prospera vita si è pure che in tre mesi si ideò e fondò un Club sociale con quote mensili di cinque Pesos, che ha raggiunto un capitale di circa diecimila pesos.

Or bene questo paese non ha ancora assistenza religiosa, e sebbene viva una vita prettamente commerciale, nella visita che vi fecero il sottoscritto e D. Angelo Veneroni, poterono ammirare la buona volontà degli abitanti. Si stette là sette giorni, dal 7 al 14 marzo.

Da Viedma si va a Sant'Antonio in automobile, per sentieri certo i più acconci a dimostrare la robustezza e la superiorità delle macchine della Fiat di Torino, che son qui le più stimate. Le sterminate steppe patagoniche offrono in questi giorni un aspetto miserrimo è più d'un anno che non piove; e la sterilità rende orridi quegli stessi luoghi che in buone annate dànno preziosi pascoli a più di un milione di pecore.

La famiglia del signor Ingegnere in Capo ci accolse con una cordialità e squisitezza insuperabile. Noi eravamo in famiglia.

Il sabato 8 si sparse la voce del nostro arrivo e si adattò a Cappella una casa concessa dalla Direzione della Ferrovia. Fatti i debiti complimenti alle Autorità, ci accingemmo al lavoro.

La domenica si dissero le due messe con regolare assistenza e qualche comunione. Si spiegò il vangelo del giorno, si annunziò il catechismo quotidiano per le quattro pomeridiane e si lesse ad alta voce la messa spiegata dal P. Mach.

L'assistenza al Catechismo fu consolante; ogni giorno si ebbero da trentacinque a quarantacinque giovanetti e fanciulle, che studiarono le nozioni principali e le preghiere della nostra Santa Religione, impararono varie lodi, e l'ultimo giorno diedero un saggio catechistico con assistenza dei padri e delle madri di famiglia. Ogni giorno si raccolsero i nomi degli accorsi, e si distribuirono libri, oggetti di divozione e dolci. Un ex-Oratoriano di Buenos Ayres, l'attuale commerciante sig. Giuseppe Ortega, fu il nostro forte aiuto in questa bella impresa. La signora di Tei, torinese, maestra nel luogo e fervente divota di Maria Ausiliatrice, ci aiutò efficacemente nell'istruzione delle bambine. Oh! come è benefica l'istruzione religiosa. Parecchi monelli, che sul principio erano irrequieti e quasi riottosi, diventarono edificanti e pii, anzi ci furono anch'essi di aiuto.

Il desiderio di udire i missionari si fece vivo eziandio in parecchi non troppo amici della Chiesa, i quali ci chiesero una conferenza su un tema morale, proponendoci il locale del Club accennato. Essendo l'unico giorno disponibile, si scelse il martedì e si fissò la conferenza alle 8,30 pomeridiane sul tema: Un viaggio attraverso la Palestina. L'invito circolò rapido : il locale si gremì di gente di buon volere e a noi fu dato di far conoscere alquanto le meraviglie operate dalla bontà di Dio in quella terra santificata dai Profeti e soprattutto dal nostro Divin Salvatore Gesù Cristo colla sua vita, colla sua predicazione e col suo sangue. Tutti si mostrarono soddisfatti: il bene che si sperava dai missionari era poco, e certo si ottenne. Iddio ci conceda di poter fare di più!

Questo favorevole incontro m'incoraggiò ad invitare ad un'adunanza i principali commercianti e le autorità locali per trattare per ora della costruzione di una chiesa e più tardi di un collegio. Si convenne in massima nell'idea e si stabilì di chiedere all'Ing. Iacobacci uno studio in proposito, nominandolo al suo ritorno capo della commissione. Il Missionario Don Angelo Veneroni si terrà in relazione con loro e s'inviterà l'Ecc.mo Mons. Costamagna alla benedizione e posa della pietra fondamentale.

Eccole, amatissimo Padre, una prova di più della necessità di venire in soccorso ai suoi figli della Patagonia con un considerevole rinforzo di zelanti Missionari. Il Signore esaudisca i nostri voti! Doni a molti Salesiani la vocazione all'Apostolato in queste terre, e ai Cooperatori l'ispirazione di venire in nostro soccorso per poter compiere fin da quest'anno, almeno in parte, un impresa tanto necessaria.

Di Lei, rev.mo sig. D. Albera,

Um.mo Figlio in Corde Jesu

Sac. LUIGI G. PEDEMONTE.

TERRE MAGELLANICHE

Pietà e vita cristiana dei Fueghini. (Lettera del sac. Don Maggiorino Borgatello).

Rio Grande (Terra del Fuoco), 1 giugno 1913. REV.MO Sig. DON ALBERA,

GLI Indi ricoverati nella nostra Missione della Candelaria si van sempre più civilizzando, e diventano ogni dì piu buoni e fervorosi cristiani. Presentemente ne abbiamo 82 stabili, senza contare coloro che conducono una vita nomade, e che ci visitano di quando in quando, ma che presto o tardi fi niranno per rimanere anch'essi per sempre con noi. Quasi tutti gli adulti sono promossi alla Santa Comunione ed 'è consolante il vedere come si accostano frequentemente e con molta divozione a questo Augusto Sacramento.

Per la festa della nostra Madre Celeste, Maria SS. Ausiliatrice, si fecero due battesimi di adulti, marito e moglie, e 17 furono gli ammessi alla 1° Comunione, ripartiti in questo modo: 8 ragazzi, 5 ragazze, delle quali 3 che non avevano ancora cinque anni (ma egregiamente istruite, essendo interne presso le Figlie di Maria Ausiliatrice) 3 donne sui quarant'anni e un uomo.

Per la festa del Corpus Domini si fece la processione col SS. Sacramento per la 1a volta. Essendo stata una vera novità per questi poveri indi, che non avevano mai visto in vita loro una processione religiosa, la sacra cerimonia li riempì di stupore e di giubilo.

Tutti vi presero parte, ordinatamente, sfilando a due a due, con un cero acceso nelle mani e con molta compostezza della persona. S'improvvisò una cappella con un bell'altarino, e la processione vi fece sosta impartendosi la benedizione, poi continuò la sua via ritornando alla chiesa. Non poteva fare, ripeto, una miglior impressione sugli animi di tutti.

Ora, affinché la S. V. Rev.ma si faccia un'idea del come si frequenta in questa missione la S. Comunione, le dirò che la somma totale di cinque mesi, cioè del 1° gennaio al 1° di giugno di quest'anno è di 3283 Comunioni, cioè più di 6oo al mese.

Con divozione si fa l'esercizio della buona morte ogni 1° Venerdì del Mese e tutti si comunicano senza eccezione. Vari si comunicano anche giornalmente, e quasi tutti ne' giorni festivi. Così pure ogni sera all'Ave Maria si recita il Santo Rosario nella Chiesa e vi prendono parte tutti o quasi tutti e lo recitano molto bene.

Chi avesse visto questi poveri figli del deserto quindici anni or sono e tornasse a vederli ora, certo non li riconoscerebbe più, tanto sono cambiati. Allora quasi nudi e con pochi cenci sucidi, senza un'idea della Fede, senza sapere che avevano un'anima da salvare, andavano raminghi per queste barbare terre, soffrendo mille stenti e miserie. Ora ben vestiti e ben messi della persona, vivono distinti per famiglia in case decenti, comprendono la nobiltà della loro origine, e lavorano e pregano sperando di giungere un bel dì nel Paradiso dove il Grande Spirito li attende per godere eternamente. Ecco il benefizio della Civiltà portata dalla Religione nostra santissima, che cambia esseri poco meno che bruti, in ottimi cittadini e fervorosi credenti, utili alla Società e degni del premio celeste!

Sia benedetto il nostro Ven. Padre Don Bosco che promosse una sì bell'opera di carità! Dal Cielo egli deve certo gioire nel vedere realizzato il suo ardente desiderio! Gloria e benedizione anche a Lei, amato Padre, che continua le orme tracciate dal Ven. Fondatore, ed a tutti i Cooperatori Salesiani che col loro obolo e colla loro preghiera cooperarono e cooperano alla realizzazione di tanto bene.

Amato e Venerato Sig. D. Albera! gli Indi di questa Missione, con tutti i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice si uniscono a me per augurarle ricco di ogni felicità il suo giorno Onomastico, mentre pregano Iddio a colmarla di ogni celeste benedizione in terra e, a suo tempo in cielo, accanto a D. Bosco e a D. Rua, circondato da migliaia di anime salvate! Un particolare saluto, accompagnato dal loro ritratto, le inviano i fanciulli.

Ci benedica tutti di cuore, come per tutti, con profonda stima ed affetto, mi dichiaro

Della S. V. Rev.ma

Um.mo e Obbl.mo figlio in G. C. 31.

Sac. MAGGIORINO BORGATELLO, Missionario Salesiano.

ROCA (Territorio del Rio Negro, Rep. Argentina). - I bisogni della Patagonia. - L'Opera Salesiana in Roca (ci scrive il Missionario Don Fortunato Giacomuzzi in data 29 giugno u. s.) possiede un Collegio dedicato a San Michele con 73 alunni ripartiti nelle quattro classi elementari, di cui 44 sono convittori. L'istituto ha quindi in quest'anno quasi duplicato il numero di allievi, poichè l'anno scorso non ne aveva che una quarantina.

» Questi giovani hanno la loro brava sezione drammatica, e, modelli di schietta pietà, fanno tutti la loro visita quotidiana a Gesù Sacramentato, mentre rendono fiorenti la Compagnia di San Luigi, l'Apostolado de la Oración, la Práctica de los nueve Oficios, la Guardia de Honor del Sagrado Corazón, l'Associazione di Maria Ausiliatrice, la Comunione Riparatrice (che quì è comunione quotidiana) ecc. ecc.

» Chi le scrive, è maestro in Roca e va ogni settimana al Neuquen, dove fa tutto quel bene che può ai carcerati e alla popolazione che è senza assistenza religiosa. Anche Cuenca, Vidal e Cipoletti, paesi di numerosi abitanti, non hanno, nè chiese, nè sacerdoti. Allen, altro paesello ha una chiesa, ma non ha prete. In Roca stessa il centro dei caseggiati ha una squallida stanza per chiesa e non si può, per ora, condurre a termine la nuova, di cui si è già posta la prima pietra... Mancano mezzi e personale!... »

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente,

Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario-Basilica di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno in questo mese nel Santuario, avremo questa intenzione generale:

Ricorrendo la festa di Maria SS. della Mercede, o della redenzione degli schiavi, supplicheremo fervidamente la nostra piissima Madre ad affrettare la redenzione di tutti i popoli ancor sepolti nelle tenebre della superstizione e delle barbarie.

GRAZIE E FAVORI

Grazie, o Maria Ausiliatrice! (*)

Siano grazie alla Madonna di Don Bosco ! Fino dal decorso anno una grande afflizione veniva a disturbare la mia quiete, talchè penosa oltre ogni immaginazione mi rendeva la vita. Non vi poteva essere che la cara Mamma nostra celeste, l'Aiuto dei cristiani, che poteva consolarmi in tali angustie! Pieno di fede e di confidenza a Lei ricorsi colla novena suggerita dal Venerabile Don Bosco, facendo solenne promessa, qualora mi avesse consolato, di pubblicare la grazia nel Bollettino Salesiano e di fare un'offerta, proporzionata alle mie forze, per le Opere Salesiane. La Madonna non mancò di ascoltare le mie preghiere ad asciugare le mie lacrime, per cui eccomi a sciogliere il mio voto. L'offerta è meschina in confronto alla grazia ricevuta! Ma in compenso non mi dimenticherò delle Opere Salesiane, e come cooperatore verrò sempre in aiuto di esse per quanto potrò.

Pignano (Volterra), 18 luglio 1913.

SaC. RANUCCIO FRANCONI, Proposto.

Casalmonferrato. - Una nostra cara bambina di nove anni, venne nel p. p. mese di marzo colpita da bronchite complicatasi poi con nefrite che la portò in breve tempo a uno stato allarmante. E difficile immaginare lo strazio di tutta la famiglia al veder soffrire tanto chi, in possesso di sua salute, era l'allegrezza di tutti. In tal frangente, ricorremmo con piena fiducia alla Vergine Ausiliatrice promettendo la pubblicazione della grazia sul Bollettino Salesiano e l'invio di una piccola offerta; e la Vergine nella Sua grande materna bontà non indegnò le nostre suppliche, e dopo qualche tempo di angosciosa trepidazione, temprata solo dalla speranza in Lei, ridonò alla nostra cara bambina la pristina salute. Riconoscenti adempiamo la promessa.

6 luglio 1913.

La Famiglia SCARRONE.

X*** In tutte le circostanze dolorose della mia vita ricorsi sempre con viva fede alla mia armatissima Madre Maria Santissima Ausiliatrice ed Ella benignamente mi confortò. Da molti anni le chiedevo incessantemente la grazia che mio marito si accostasse ai SS. Sacramenti. Egli è credente, ma da lungo tempo aveva abbandonato ogni pratica di religione e non dava ascolto alle mie esortazioni. La Madonna SS. si degnò esaudire le mie preghiere e solo per divina ispirazione mio marito si accostò ai SS. Sacramenti con immensa mia consolazione. Ora questa Madre celeste mi dà nuova occasione di rinnovarle i miei ringraziamenti più fervidi e di proclamare al mondo intero tutto l'amore che porta ai suoi devoti! L'unico mio figlio, Luigi, venne colto da gravissima malattia. Ricorsi con piena fiducia a Maria SS. Ausiliatrice ed Ella ancora una volta mi confortò facendolo migliorare improvvisamente, proprio il giorno che il male si manifestava più grave ed oggi ho la gioia di rivederlo salto e robusto. Col cuore colmo di gioia e di riconoscenza ringrazio pubblicamente la Vergine Santa e adempio alla mia promessa d'inviare un'offerta e far pubblicare sul Bollettino le grazie ricevute.

2 agosto 1913.

Una Cooperatrice.

Cuneo. - Ringraziamo vivissimamente la Vergine SS. Ausiliatrice per la segnalata grazia concessa ad uno dei nostri cari, per sua intercessione liberato da seri pericoli in Libia, dove era stato inviato essendo militare, e guarito da seria malattia, già dichiarata dai medici incurabile. Col cuore esultante di riconoscenza e di gioia rendiamo pubbliche grazie alla Potentissima Madre, donando un quadro votivo colle spalline del graziato, in perpetuo ricordo della grazia ricevuta, col voto che tutti implorino nei casi disperati l'aiuto potente della nostra gran Madre Celeste, Maria SS. Ausiliatrice.

6 agosto 1913.

La famiglia MALCOTTI.

Pentarizza di Varzi. - È coi sensi della più viva gratitudine che rendo pubbliche grazie a Maria Ausiliatrice per avermi liberato da terribile artrite.

Completamente immobilizzato, straziato da acutissimi dolori che a guisa di coltelli mi penetravano in tutti gli arti, colpito da frequenti deliquii, già la moglie ed i parenti mi piangevano come perduto. Ma una ferma speranza mi sorreggeva, la certezza che Maria Ausiliatrice non mi avrebbe abbandonato. Lei coli accenti di viva fede e fiduciosa insistenza invocava, e alla sua Immagine quanto più il male infuriava e mi sentiva venir meno, faceva accendere una candela.

Nè fui deluso ; Maria conforto degli umili, mi esaudì. A poco a poco i dolori s'affievolirono, scomparvero... ed ora che già incomincio a camminare, indirizzo i primi miei passi alla Parrocchia, per appendere un quadro votivo di Maria Ausiliatrice all'altare della Vergine ed invio un'umile offerta al suo Santuario di Torino in segno di riconoscenza della guarigione che unicamente ascrivo a Maria Ausiliatrice.

15 aprile 1913.

INCLINATI GEDEONE, COOP. .Sal.

Piazza di Deiva. - Lo scorso maggio mia sorella si ammalò di vaiolo, e il medico dava ben poco a sperare. Incominciai allora colle mie sorelle una novena a Maria Ausiliatrice, promettendole una offerta e la pubblicazione della grazia sul Bollettino qualora si fosse ottenuta. Ed ecco che la Vergine SS.ma ci ha esauditi; non eravamo ancora all'ultimo giorno della novena che l'inferma dava segni di miglioramento. Di tutto cuore ti ringraziamo, o Maria, e ti preghiamo a concederci altre grazie di cui abbiamo bisogno.

26 aprile 1913.

MARIA SIVORI.

Buenos Aires. - La signora Pietro E. de Rubiños, Cooperatrice Salesiana, fu sopraffatta il 4 maggio dell'anno scorso da paralisi cerebrale che l'immobilizzò completamente in tutta la parte destra del corpo, con accessi ogni mezz'ora fino a farle perdere ogni conoscenza. Chiamato d'urgenza il medico si ebbe la temuta risposta, che cioè, data l'età della sofferente, 78 anni, non v'era speranza alcuna. Si ricorse però subito all'intercessione di Maria Ausiliatrice per i meriti del Venerabile Don Giovanni Bosco e si pregò e si continuò a pregare con fede viva e santa rassegnazione. L'ammalata per 7o giorni rimase senza conoscenza ! e il medico non ritirava mai la sua parola. Ma la Vergine Ausiliatrice volle far palese il suo potere e il 24 novembre l'ammalata poteva già uscire di casa per recarsi alla Chiesa Salesiana di Santa Caterina a render grazie alla Vergine potente, lasciando una offerta di 40 pesos per una Messa e Benedizione col SS. Sacramento.

Sia benedetta Maria SS.ma Ausiliatrice.

12 marzo 1913.

D. BARTOLOMEO MOLINARI, Direttore.

Cassine. - Da due mesi dovendo occuparmi di un interesse, era un continuo succedersi di noie e di inconvenienti. Accettai per amore di quiete conclusioni poco favorevoli ; ma tempo dopo sorgono appigli da ritornare alle dure trattative e constato che sull'affar mio spira continuo il vento del mettimale. Si fu allora che m'arresi, stanca, ai piedi di Maria SS.ma Ausiliatrice ; e memore di altri favori ricevuti, a Lei consegnai il mio interesse perchè almeno me lo tenesse nel primo limite, e così fu senza altro. Grazie, o Madre Divina, Tu sei l'aiuto degli abbandonati, la difesa di chi spera in Te !

26 aprile 1913.

ELISA PEVERATI.

Villacidro (Sardegna). - Elvira, la terza de' miei cari figli, accusò leggera indisposizione che peggiorò sempre, manifestandosi infezione tifoidea, intossificazione del sangue e varie altre complicazioni, sicchè i tredici curanti, ad ogni consulto, la davano spedita ripetutamente. Il caso era disperato ! Qual fosse il mio dolore e dell'intera famiglia in sì straziante congettura, Tu sola , o Maria, ne sei testimone ! Ma oltre il limite dell'arte umana va di gran lunga la tua potenza e la speranza di chi confida in Te, o potente Ausiliatrice ! Invocai con fervide suppliche Te, e mi venisti in aiuto, ridonandomi la mia cara Elvira sana e gioconda.

Maggio 1913

MARIA COSTA MORETTI,

Cooperatrice Salesiana.

Napoli. - Per debito di filiale ed eterna riconoscenza rendo pubbliche grazie a Maria Madre tenerissima e potente Ausiliatrice nostra per le grazie incessanti da Essa ottenute. Posso affermare con giuramento di aver sempre sperimentato l'efficacia della Novella fatta a sì buona Madre e inculcata dal nostro venerato Padre D. Bosco, e, con quanto ho di cuore, prego di voler pubblicare questa mia doverosa e sentita testimonianza di gratitudine e di tenerissimo affetto.

Napoli, 14 aprile 1913.

Mons. GIOVANNI FIORENTINO.

Parma. - Solo tu, o Maria, mi hai salvata la figlia. Una furiosa scarlattina aveva steso sul letto la mia carissima Maria. Varie erano state le cure del valente dottore, il quale, causa complicazioni sopravvenute, disperava di potermi salvare. In tanta angoscia mi rivolsi a Te, o Vergine, salute degli infermi, e Tu non rigettasti le preci mie. Non era ancor terminata la novena che il terribile male ad un tratto si calmò ed in brevissimo tempo fu scongiurata ogni catastrofe.

Maggio 1913.

MARIANNA REBOLI.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:

A*) - Acireale : Angelina Nicolosi Permisi - Acqui: Ercole Ricci, 5 - Adrara San Martino Teresa Vizzardi, 5 - Agliè : Teresa Motta, 3 - id. T. F., ii - id.: N. C., io - Airasca: Anna Faggiano, i - Alba: Margherita Degiovanni, 3 - Alessandria : Francesco Pilotti, 5 - Alfiano Natta Teresa Scagliottí - Alice Castello : Teresa Lepora, 2 - id.: Francesco Massara, 15 - Alpignano : Albina Mussino - Ancona : Argia Marsigliani, 5 - Aosta: Adele Roullet-Arenzano: T. D., 5-Asti Stefano Olivieri.

B) - Bardonecchia : Margherita Montoux, 3 - Bellinzago Novarese : N. N., 5 - id.: Giuseppe Antonio Bovio, 5 - Bene Vagienna : Margherita Ravero, io - Biella : Claudina Valz-Selva - Bistagno : Antonietta Panaro, 5 - Bologna : N. N., 5 - Borghetto di Borbera : Le Figlie di Maria Ausiliatrice, 4 - Borgomanero : Coniugi Savini - Borgomaro Maddalena Drago V. Minasso, 2 - Borgo S. Donnino : Sorelle Quirici, 5 - Borgo Vercelli : Maria Mondino, io - id. : Luigia Guida, i - Bosconero Maria Bertolomeo - Bova Marina : Una Figlia di Maria, 3 - Bra : Caterina Capriolo, 5 - Breno Elisabetta Ferrari Spaetti, io - Brignano Curone Maria Gramegna, 5 - Burago Molgora : Maestra Virginia Dossi, 5.

C) - Cameri : Gemma Toscani, 20 - Cammarata Onofrio Chimento, 5 -- Campagna di Maniago : D. Giacomo Rovedani, a nome della popolazione, io - Caprino Veronese : A. F., i - Cappuccini Vecchi Severino Patrucco - Caramagna : Spirito Topino, 5 - Cardè : Francesca Mottura, 8 - Carignano Felicita Chiarabonelli, 5 - id.: Lucia Canavese - Carmagnola : Giorgio Vaschetti - id.: Angela Capello-id.: Adelaide Perinetto - id.: Veronica Carossio - id.: Maria Carmelina Ferrero - id. Anna Tarditi, i.5o - Casinalbo : Sofia Zanzi - Cassolnuovo : Tersilla Negri, 20 - Castagnole Maria Don, 5 - Castelcucco : Ch. Gaetano Filippini - Castelletto d'Orba: Angelo Musso, 5 - Castellucchio : D. Vittorio Gambuzzi, i - Cavaglià Giovanni Apostolo, 5 - Cavedine (Trentino): Luigi Travaglia, 4,10 - Cavour: N. N., 3 - Centallo : Giovanni Abrate, 7 - Cento : Dr. Luigi Q., 5 - Ceresole d'Alba: Margherita Bussi, 2 - Cervarese S. Croce : Ida Daiven, 3 - Chatillon : D. Geremia Aymone, i5 - Charvensod : Rosalia Comé, 5 - Chieri : Sorelle Tabasso, io - Cisterna d'Asti Giuseppe Povero fu Pietro - id.: Giovanni Arolfo fu Francesco, 3,50 - Colico : Maria Morelli - Colloredo di Prato : Luigi Del Forno, 2 - Confienza N. N., 1,50 - id.: N. N., 2,50 - Conzano Monferrato : Maria Cerrato, 2 - Corbetta : Mario Cuchiani, 5 - Cortiglione : Luigia Beccuti - Cosenza : D. Alfonso Ferraris - Costa di Val Imagna: Lucia Maconi, 15 - Costanzana Vercellese : G. G., 20 - Costigliole di Saluzzo : Giuseppina Rastelli, io - Croce Fieschi : Zeffirina Crono, 3 - Cuneo : Maestro Carlo Perucca, i5 - id.: Capitano Emilio Malcotti, 2 - Cuorgnè : C. M., 5.

D) - Desulo : Giovanni Chessa Lai-Pastore, 5 - Drubiaglio : Giuseppina Pettigiani, io.

E) - Esine (Valle Camonica): Lena Guadagnini, 5 - Ernesto Alves (Brasile): Giuseppina Maronese, 7,50 - id.: Andrea Chi, 7.50 -.id.: Giovanni Colpo 7,5o-id.: Rosa Maronese, 7.50 -id.: Luigi Franco, 7,50 - Este : Maria Gattolin e Maria Sciavo, 4.

F) - Favria Canavese : Martino Vaira - Felsina : D. Angelo Cappa, 5 - Fénis N. N., 5 - Ferrara : Maria Masini, 3 - Firenze : Marianna Ulivelli, 5--Foglizzo Canavese : Giacomo Passera, 2 - Fontanetto da Po : Giuditta Mosso, 2 - Fontanile : N. N., 5 - Fossano : Annetta Gamalero-Barberis, z - Francia : Osvaldo Bozzetto, io - Franchini di Altavilla : Calzone Margherita - Frassinello : D. Giuseppe Bo, 50 - Frassino : Angelina Rossi, i5 - Frossasco : Angiola Bonansea, io.

G) - Gaiarine : Maria Santuz, 3 - id.: N. N., 2,50 - Gambellara Vicentino : Maria Cristofori, 5 - Gavi : Luigi Badaracco Carosio, 5 - Genova Carmela Gallino, 3 - id.: Avv. Stefano Pignone, io - Giarre : Giuseppina Castorina, 5 - Govone Giovanna Sacco, 5 - Gradara Romagna : Rosa Ferrini, io - Gradisca (Istria): Veronica Venier, 5 - Granozzo : D. Giuseppe Vallana, 2 - Gugnerb Margherita Guglieri.

I) - Innsbruck (Tirolo): Albino Viola, 2 Introbbio Esterina Tantardini, 5 - Isili : Giovanni Pilia Corongiu, 7,25 - id.: Rosa Giovanelli, 5 - Isolabella : N. N., 5 --Isola d'Asti: Carlo Perrone, 8 - id.: Teobaldo Massaro - Ivrea : T. G. L., io.

L) - La Morra : Annetta Cane-Brizio, 5 -- id. Giovanni Castagnotti, 5 - Laverda di Lusiana Annetta Scalabrin, 5.60 - Lendinara (Rovigo): N. N., 5 - Licata : Carmelina di Bartolo, 5 - Licciana : Carolina Garbesi-Greppi Varano, 5 - Lodivecchio : Pietro Acquistapace, 5 - Longueville (Francia): Eligio Lavoinne, 3 - Lonigo Giovanni Battista Soso, 7 - Lu Monferrato : Maddalena Scamussi, 22 - id.: Adele Ricaldone, 6 - Lucento : Delfina Pautasso - Lusernetta : Giovanni Bonetto.

M) - Madonna di Scala : N. Merlino - Maniago Maria Pieppolo di Sebastiano, 15 - Manzano Elisa Passoni - Marola : N. N., 5 - Marano di Valpolicella : Luigi Lonardi, 8 - Milano : Marchesa Litta, io - Mogoro : Giovanni Pascis Loddi, 5 - Mombello : Lucia Gianasso, 2 - Moncalieri Clementina Calova - Montado Bormida : Francesca Orsi Ved. Ferraro, z - Montecolombo di Romagna : Giovanni Casadei, 5 - Montelupo Albese Vittoria Bormida, 5.

N) - Ne gran: Domenico Brighenti, io - Neive D. C., 5 -New York (America): Nino Oglietti, 25 - Novara : Catterina Abbona Novi Ligure Teresa Ferlosio, 2.

O) - Occhieppo Inferiore : Vittoria Miglietti - Oggiono (Lago Maggiore): Emilio Castelli, 2.

P) - Padova : Giacomo Turril, 2 - Palestro .: Rosa Brusato - id.: Francesca Franzo, 5 - id.: Giuseppe Calvi, 5 - Pallanza : Emilia Ramini, 15 - id.: N. N. - Parabiago : D. Cesare Canobbio, 1o - Parigi : Teresa Arnaboldi, 5 - id.: Montani Luigia, 5 - Parma : Luisa Devoto - Pellestrina : Vincenzo Scarpa, 5 - Perletto di Cortemiglia : Ferdinando Fresco, 5 - Pianlago : Giuliano Vittorio - id.: Rosa Ozelli in Giuliano - Pilastro di Gragnano : V. E., 5 - Pinerolo : Teresa V. Cappa, 20 - Piobbico : Ines Bartolucci, io - Pizzale : Virginia Canobbio, io - Poirino : Sorelle Virano, io - id.: G. M., io - Pola (Istria): Emilia Formeglia, 3 - Ponzone d'Acqui : Giulio Patrone di Giovanni - Porto-Comaro : L. E., 5 - Porto Maurizio : Angelica Conte - Porto Valtravaglia : Alberto Besozzi - Pozzengo : Camilla Guazzo, io - Pozzolo Formigaro: Maria Semino, io - id.: N. N., 5 - Pralormo : Giuseppe Maina, 2 - id.: Battista Casale, 4.

R) - Racconigi : Teresa Basso, 2 - Ragusa (Sicilia): Giovanni Tumino, io - Reggio Emilia Teresa Bertagna - Rho : Sofia Orlandi, 15 - Rimini: Malvigi N. 5 - Rivalta : Caterina Carignano, 2 - Roana : Maria Fabris Frigo, 5 - id.: Carolina Martello Azzolini, 5 - Roccagrimalda : Maria Perfumo, 5 - Rodallo : Stefano Caporali di Giuseppe, 2 - Rodello d'Alba: Maddalena Carbone, 45 - Rosignano : Monferrato : Caprioglio Ida, 5 - Rovegno : Luigia Isola di Andrea, io - id.: Luigia Barbieri, 5 - Rubiana : Caterina Bertolo, 4.

S) - Sampeyre : Caterina Martin, 45 - S. Pier d'Arena : Giovanna Lanfranchi, 2 - id.: Bisio Paolo e B. C., 20 - S. Damiano d'Asti : M. M., i - San Floriano : Lorenzo Vautini, 2 - San Giorgio Scarampi : Maria e Barberina Gallo, 15 - S. Giusto Canavese : Maria Giovannini, 5 - Sanluri : A. S., i - S. Marzanotto : Maria Vaìro, 2 - S. Pietro in Cervo : N. N., io - S. Remo : Conte di Seissel d'Aix, 50 - S. Salvatore Monferrato : Amalia Molina, 3 - S. Siro: Maria Zazzi-Chiesa, io - S. Ambrogio : L. C. - S. Vittoria d'Alba : N. N., 2 - Santiago (Chili): N. N. - Savona : Suor Arcangela, 5 - id.: N. N., 5 - Sedrina : Giovanna Tiraboschi, 3 - Selva di Progno : Annunziata Corbellari, i - Settimo Rottaro : Felicita Giacchetti, 2 - Sezzè : Francesca Ricagno - Starzano : Avv. Rocco Arnesi- Strevi : Giovanni Battista Balduzzi, 2 - Sirena : Rosetta Fangazio, 2.

T) - Torazza : Clara Carrera - id.: Giacinta Carrera - Torino : N. N., 20 - id. : N. N., 2 - id. N. N., 100 - id.: C. P., 5 - id.: G. L., 50 - id. R. C., 5 - id.: R. G., 20 - id.: G. M., 25 - id. A. F., 3 - id.: A. T., io - id.: S. E., 2 - id. A: C., 1000, - id.: M. R., io - id.: A. M. R. - id.: Agnese Accamo - id.: Angiola Maria, io - id.: Marta Bioletti - id.: Maria Becchis, 5 - id.: Francesco Bertinatti - id.: Rosa B. - id. Maria Cibrario - id.: Letizia Lamarco - id.: Elena Costa - id.: Coniugi Dellavalle, 100 - id. : Maria Deagostino - id. : Alessandro Denina - id.: Melania Druvelli, 3 - id.: Fiore Giovanni, 5 - id.: Giovanni Felisio - id.: Evelina Ferrero - id.: Ernesta Fezia - id.: Alice Ghirardini - id. Adele Giordano, i - id.: Teresa Graziano - id. Marianna Gallo, io - id.: Lovazzano Cristina, i - id. : Mentigazzi Francesca - id. : Maria Morelli, 5 - id.: Lucia Mariano, 5 - id.: Anna Marocco - id.: Ottavia e Antonio Mautino - id.: Irene Micellone Raboni, 5 - id.: Carlo Mairone, 3 - id.: Maria Orlandi, 2 - id.: Fratelli Origlia, 6 -id.: C. Ostorero, 2 - id.: P. Coniugi, 5 - id.: Lina Piantino, io - id.: Luigia Pena - id.: Teresa Perotto - id.: Maddalena Pocchiola - id.: Pia Quaglia - id.: Lina Questa - id.: Caterina Rolando, 12 - id.: Vincenza Raviolo - id.: Anna Solavaggione V. Cavallero, 1,5o - id. Andrea Siccardi, 5 - id.: Tina Dughera, io - id.: Ernesta T., 2 - id.: Rosa Tosi, io - id.. Francesca Trinchero, 5 - id. : Lucia Vigliani, 5 - id. : Tardy Francesco per segnalatissima grazia, 5 - Torrevecchia : N. N., i - Tortona : Giuseppina Cristiani V. Tedeschi, 20 - id.: Gregorio Tononi, 15 - Trapani : Tommasa Gianquinto V. Barraco, 5 - id.: Nunzia De Filippi, io - Trecate : N. N., 2 - Trento (Tirolo): Anna V. Ivannovich-Moro - id.: Emilia Agnese di Piesser, io - Treviso : Ch. Guglielmo Cagnin, 7,5o - Tribano : G. B. 2 - Tricerro Vercellese : Luigina Gila, 25 - Trieste (Istria): Marcella Galli, i5 - Trino Vercellese Maddalena Mancini - id.: Maria Gallo, 5 - Trisobbio : Maria Cazzulini Panizza, 2 - Troina Domenica Di Giunta, 5 - Tromello : G. V., 5 - Tronzano Vercellese : Petronilla Rubiana, 5.

V) - Vacallo (Svizzera): A. Z. - Valbona : Teodoro e Lucia Coniugi Tamagnini, 2,50 - id.: Ester Cinquini, 5 - Valduggia : Lorenzo Testa - Valfenera d'Asti: Famiglia Zabert, 5 - Valganna Tecla De Pari, 1,50 - Varallo Pombia : Angela Favini, io - Varazze : Camilla Vernazza, 4 - Veglia (Austria): Maria Depetris, 30 - Venezia Giovanna Alexandre, 15 - id.: Pietro Alexandre, 30 - id.: Spina Hegle, 2 - id.: Regina Poffali, 1 o - id.: Maria Torres, 25 - id.: Lucrezia Dei Pisani, 5 - Vercelli : Colomba Polenghi - id.: Maddalena Barbera - Verolengo : Margherita Comoglio - id.: Virginia Golzio, 5 -- Veruno N. N., i - Vestigna : Firmina Ocleppo - Vezza d'Alba : N. N., 50 - Viarigi : Serafino Onlero, 5 - Vicenza : Maria Veronese, 2 - id.: Vittoria Francescato, 4 - Vigevano : Virginia Lodola, 5 - Vigliano Biellese: N. N., 1,25 - Vignole Borbera: Caterina Pizzorni, 5 - Vigone : Margherita Canta, 3 - id.: Caterina Gano, 5 - Villabartolomea : Pietro Bianchi, 2 - Villalvernia : Teresa Siebaldi - Villa Marone : Annetta Riccardi, 15 - id. Achille Riccardi, io - id.: Angiolina Ricacrdi, 5 - Villanova Solaro : Teresa Tuminetti, 50 - Villardora : Ernmelinda Genta, 5 - Vistallone : A. A., io - id.: Anna Appendini - Vinovo: S. M. - id.: Paola Sibona - Vobbia : Luigia Torigino - Voghera : Catterina Piccoli - Volvera : Michele Porporato fu Giulio, 5 - id.: M. P., 2,50.

Z) - Zoldo Allo: Guerra Osvaldo, 5.

X) - N. N., io - N. N., 5 - D. R., 5 - E. M. Ferrero, io - Maddalena Tantardini, 5 - Delfina Gallina, 6 - Domenico Lagnasco, io - Maria Beltrami - Teresa Sismondi - Caterina Negro, 15 - Benedetto Cessa - Adelaide Gerone, 2 - Gioachino Testa, 2 - Margherita Lera, 2 - Agnese Del Bosco, 13.

NOTE E CORRISPONDENZE

NELL'ISTITUTO delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Nel Collegio N. S. delle Grazie in Nizza Monferrato si raccoglie in questi giorni il VII Capitolo Generale dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Per la circostanza, il 22 luglio u. s. tornava da un viaggio d'ispezione alle Case che l'Istituto ha nelle Americhe - la rev.ma Suor Enrichetta Sorbone, Vicaria Generale, che era salpata dall'Italia il 17 dicembre 19o8. Nel lungo viaggio - di cinque anni, meno cinque mesi - la solerte e zelante religiosa visitava dapprima quasi tutti gl'Istituti del Brasile, poi quelli dell'Uruguay, dell'Argentina, del Paraguay; quindi s'internava nelle foreste del Matto Grosso e con zelo infaticabile continuava le sue peregrinazioni fino all'estremo lembo dell'America Meridionale e alla Terra del Fuoco, per risalire al Chile, al Perù, all'Equatore, alla Colombia, alle Repubbliche del Centro America e in fine al Messico e agli Stati Uniti del Nord, accolta ovunque dalle consorelle e dalle loro allieve come un angelo di benedizione e di conforto. Suor Clelia Genghinì, che l'accompagnava in qualità di segretaria, ha redatto un caro diario del lunghissimo viaggio, di cui speriamo offrir qualche pagina ai lettori.

All'annunziato Capitolo Generale sono accorse anche tutte le Ispettrici e Visitatrici dell' Istituto ed altre Suore a ciò delegate..

Che il buon Dio e la Vergine Ausiliatrice donino l'abbondanza dei lumi celesti all'assemblea e ne colmino le singole adunanze delle più elette benedizioni!

Gli Ex-allievi.

CASTELNUOVO D'ASTI.- L'Istituto paterno di Castelnuovo il 24 luglio u. s. vedeva adunarsi un bel nucleo di ex-allievi, pieni di vita e di entusiasmo. Accolti dalle note giulive della fanfara « Mons. Cagliero » si raccolsero in assemblea per l'approvazione dello Statuto della loro Unione, deliberarono di unirsi alla Federazione e trattarono del Concorso al Monumento a D. Bosco.

Il loro esempio era seguito il giorno dopo dagli Ex-allievi della diocesi d'Asti, i quali, raccoltisi in convegno sotto la presidenza onoraria delle LL. EE. Rev.me Mons. Luigi Spandre, Vescovo e Principe di Asti, e Mons. Gius. Gamba, Vescovo di Novara, costituivano la nuova Unione Savio Domenico fra gli Ex-Allievi della città e diocesi.

Mentre additiamo la bella iniziativa all'esempio di tutti gli ex-allievi, che dimorano in diocesi ove non esistono case salesiane, riportiamo a comune edificazione l'articolo 1° dello Statuto della nuova Sezione:

Essa ha per iscopo:

« Art. 1. - La pratica costante dei sani principi religiosi e morali appresi nei lieti recinti dei Collegi Salesiani e quindi:

a) Quanto agli individui, ogni allievo farà professione pubblica ed aperta della Fede cattolica nella piena convinzione della sua verità e nobiltà soprannaturale, e nella illimitata soggezione ai dispositivi e alle direttive della Gerarchia Ecclesiastica.

b) In riguardo alla società : l'ex-allievo salesiano ecclesiastico si studierà di attuare nel suo ministero un programma caritativo in favore della gioventù, col dare impulso e vita alle molteplici istituzioni religiose, sociali e specialmente giovanili che trovasse nel suo campo di lavoro (Luigini, Oratori, Circoli, ecc.) e coll'istituzione delle nuove, ove lo richiegga il bisogno dell'ambiente. Egli spiegherà in questo suo lavoro quello spirito di mitezza, quell'assistenza morale affettuosa ed assidua, che tanto giova per instillare nel giovane l'affetto al sacerdote, alla chiesa, alla vita veramente cristiana.

I secolari presteranno valido sostegno alle opere dei sacerdoti ex-allievi, col concorso materiale e morale, valendosi anche dell'aiuto dei più influenti Cooperatori e Cooperatrici Salesiane, concorrendo così a dare alla Chiesa buoni e praticanti Cattolici ed alla Patria onesti cittadini... ».

TORINO. - Gli Ex-allievi dell'Unione Primaria proporranno ai Presidenti di Novara e di Casale di farsi promotori di un Convegno Piementese fra gli Ex-allievi ed hanno deliberato di tenere quanto prima un Convegno Piemontese di ex-allievi degli Oratori Festivi a Torino.

- Al Martinetto, il 6 luglio, coll'intervento di S. E. il Card. Richelmy inauguravasi il Circolo « Martinetto » fra gli ex-allievi dell'Oratorio San Agostino e per la circostanza veniva allestito un banco di beneficenza a favore degli alunni dell'Oratorio medesimo.

FIRENZE. - Adunanza annuale la domenica 1° giugno, nell'Istituto dell'Immacolata, in Via Fra Giovanni Angelico. Presiedeva S. E. Rev.ma Mons. Donato Velluti Zati dei Duchi di S. Clemente, Arcivescovo titolare di Patrasso. Il Presidente prof. Rosselli riferì sul lavoro compiuto dall'Unione. L'avv. Mazzotti parlò pro Monumento a a Don Bosco.

TRENTO. - Gli antichi allievi del Trentino tennero il loro primo convegno il 13 luglio, festeggiando il XXV° dell'entrata dei Salesiani a Trento. Le adunanze riuscirono numerose, brillanti, fraterne.

Tra i figli del popolo.

PISA - Concorso Filodrammatico per l'incremento del Teatro Educativo. - Per assecondare l'invito del S. Padre di festeggiare il Centenario Costantiniano, il Circolo Ven. D. Bosco di Pisa si rese promotore d'una serie di festeggiamenti, funzioni religiose, conferenze, concerti, accademie, teatrini ecc. che riuscirono solenni e di pratica utilità.

Il 6 aprile da Sua Em. il sig. Card. Pietro Maffi, Arcivescovo, fece benedire il suo nuovo vessillo che, a ricordo del Centenario, porta in fiammante porpora la Croce del Salvatore. Per l'occasione, in chiesa prima, poi nel teatrino, ov'ebbe luogo per la circostanza un concerto di scelta musica con rinfresco e distribuzione di ricordi, Sua Eminenza tenne due elevati discorsi; e disse pure belle parole la madrina Contessa Yenni Pozzo di Borgo nell'atto di consegnare la bandiera ai giovani del Circolo.

Ma ciò che maggiormente preoccupò l'attività dei bravi soci fu il Concorso Filodrammatico Nazionale indetto per l'incremento del teatro educativo, iniziato il 14 marzo e chiuso il 1 giugno. La nobile gara, alla quale presero parte 15 società provenienti da Roma, Firenze, Pistoia, Portoferraio, Livorno, Viareggio, Genova, Sampierdarena e Bergamo, destò vivo interesse tra la cittadinanza, e affollatissime furono le rappresentazioni. Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo donò una preziosa coppa d'argento, che insieme con L. 1oo in oro fu vinta dal Circolo S. Pietro di Sampierdarena. Apposito Comitato di Danne Patronesse con a capo la sig. Contessa Amerighi donò altra bellissima coppa, che insieme con L. 5o in oro fu assegnata al Circolo Vittorio Alfieri di Roma. Il primo premio della Gara individuale, dono della nobile Duchessa Salviati, fu assegnato al Sig. Pumelli dello stesso Circolo; la medaglia d'oro del Circolo Ven. D. Bosco fu vinta dal Circolo S. Francesco di Sales di Genova; e altri e altri premi, tutti accompagnati da grande artistico diploma, furono consegnati ad altre societtà.

L'Em.mo sig. Cardinale non contento di essersi degnato di assistere a molte rappresentazioni, volle il 15 giugno intervenire anche alla premiazione.

Scortato dai ciclisti della Turris in elegante montura e le biciclette ornate di fiori, fu ricevuto all'ingresso da una rappresentanza del Circolo, e attraversò l'atrio ed il cortile adorno di festoni di bandiere, di palme e d'alloro, intrecciati agli stemmi della città. Le note della scelta orchestra, che salutarono il suo apparire nell'elegante teatrino parato con sfarzo e gremito di scelto pubblico, furono lungamente coperte da scroscianti applausi finchè Sua Eminenza non salì il palco, ove gli fecero corona il Comitato d'Onore, le Dame Patronesse e l'On. Giuria. Dopo il saluto agli intervenuti, il presidente presentò l'oratore sig. Fernando Verna, il quale con densa e smagliante parola disse: « dell'influenza che nel sentimento delle folle può esercitare il teatro ». Dimostrò come il voler considerare-le rappresentazioni sceniche quasi un mezzo di divertimento e di distrazione abbia portato a far sviluppare un teatro che fotografando la vita reale, rivelandone le sue più nascoste miserie, le più nauseanti volgarità, si rende, talvolta inconsapevolmente, un pericoloso banditore di corruzione. Di qui la necessità di porre accanto a questo teatro, per contrabilanciarne gli effetti, un teatro di semplicità, di bontà e di purezza. All'applaudito discorso tenne dietro una breve relazione del Concorso fatta dal Segretario, dopo di che, al suono della marcia reale e e tra gli applausi, le società vincitrici ricevettero i loro premi. Da ultimo Sua Eminenza parlò a lungo con felicissima arguzia e profondità di pensiero della grande bellezza del movimento intellettuale che tende a indirizzare il teatro verso un fine altamente educativo, capace di dare agli uomini il conforto del bene col dilettevole.

TREVIGLIO. - Oratorio S. Carlo. -Sotto l'augusto patrocinio del S. Cuore, favorita da una splendida giornata, la domenica 1° giugno ebbe luogo l'annuale passeggiata dell'Oratorio. In lunga schiera, 400 vispi fanciulli preceduti dalla Banda di Castel Cerreto che la rallegrò per tutto il giorno, sui carrozzoni gentilmente concessi dalla F. S. scendevano alla cittadina di Cassano, e di là, lungo la ridente sponda della Muzza, giungevano ad Albignano, accolti con entusiasmo dalla popolazione e dal rev. sig. Curato che apprestò a tutti un rinfresco salutare. Alle 10 1/2 nella chiesa parrocchiale ebbe luogo la S. Messa, nella pompa del rito ambrosiano, ed i giovani cantori eseguivano scelta musica del Tebaldini, Ravanello, Bottazzo. Al pranzo seguì un'animatissima ricreazione in un boschetto, dove i giovani ebbero agio a scorazzare allegramente. La chiesa li raccolse ancora per la predica sul S. Cuore di Gesù e per la S. Benediziozione. Rallegrò poscia la popolazione un'esecuzione Ginnico-musicale data dalla « Trivilium ».

ALESSANDRIA D'EGITTO. - Ricreatorio festivo « San Michele ». - Per iniziativa dei bravi soci del Circolo Michele Rua, il 15 giugno, cento cinquanta giovanetti del Ricreatorio Festivo « San Michele », scelti fra i più assidui, in bell'ordine come tanti soldati e alle squillanti note della banda musicale formata fra gli ex-allievi dell'Istituto Don Bosco, si recavano al Victoria College. La direzione accolse i visitatori colla più squisita cortesia. Svariati giuochi di corsa e del calcio, ai quali i giovanetti si abbandonarono invitando a prendervi parte anche i collegiali, procurarono loro invidiabile appetito per l'abbondante merenda. La banda tenne un applaudito concerto e fragorosi e generali battimani furono un vicendevole saluto, dei collegiali e dei piccoli ospiti, e il ringraziamento di questi alla direzione del Victoria.

Notizie varie.

CUORGNÈ (Torino). - La Scuola Serale Tecnica Professionale del Collegio Giusto Morgando ebbe quest'anno due classi, e l'anno prossimo ne avrà tre, poichè per svolgere un programma rispondente al bisogno degli allievi, occorrono almeno tre anni.

Il programma finora adottato abbracciò le seguenti materie: Disegno, Matematica, Lingua Francese, Lingua Italiana e Nozioni Varie.

Oltre alle lezioni date in classe, ogni settimana fuvvi a classi riunite, nel teatrino del collegio, una conferenza con proiezioni luminose su argomenti di svariata coltura: geografia, storia, igiene, industrie, scienze applicate alle industrie, educazione sociale ecc.

Alle due classi suaccennate furono aggiunte quest'anno, e continuano tutt'ora, un corso libero di lingua tedesca e una scuola di recitazione drammatica, con ottimi risultati.

Ottenero l'attestato di lodevole frequenza e profitto 42 allievi della prima classe e 26 della seconda, senza contare quelli del corso speciale di lingua tedesca.

Furono premiati con libretti della Cassa di Risparmio 5o allievi.

La Scuola quest'anno fu arricchita d'una propria bibliotechina circolante, divisa in due sezioni; la prima sezione contiene opere varie, in volumi ben legati, che si distribuiscono a quelli che hanno maggior tempo a leggere; la seconda sezione, la più utile, comprende piccoli opuscoli che vengono Bistribuiti a tutti gli allievi, sono loro cambiati per turno, e infine restano in dono agli allievi stessi. A quando a quando son dettati alcuni quesiti sulle letture fatte, a cui tutti gli allievi rispettivamente debbono rispondere per iscritto, accennando ai punti o argomenti che più li interessarono e i loro apprezzamenti in proposito.

La scolaresca era specialmente composta di giovanotti applicati alle principali industrie ora in fiore nel Canavese, con accentuazione di meccanici e altri lavoratori in metalli, senza escludervi le solite arti e mestieri, quali di muratori, falegnami, agricoltori, elettricisti, tipografi, sarti, calzolai, confettieri, ecc.

In quanti luoghi meriterebbe di essere iniziata la bella iniziativa!

PARMA.- Al Collegio S. Benedetto il 10 luglio si è chiuso l'anno scolastico con una memoranda cerimonia. Presiedeva S. E. Rev.ma Mons. Guido Conforti, Arcivescovo-Vescovo diocesano, che aveva alla sua destra il primo consigliere di Prefettura, il dott. cav. Pighini Ferruccio, il cav. Goraldi in rappresentanza dell'Ecc.mo Presidente della Corte d'Appello, l'avv. Amorth della Giunta Provinciale, il R. Provveditore agli studi cav. Fuà G. colla sua signora, e alla sinistra il comm. G. Lusignani, Presidente della Deputazione Provinciale, il tenente colonnello cav. Cocci in rappresentanza del Comandante il Presidio, il Giudice Istruttore Anichini avv. Ugolino, il R. Ispettore Scolastico cav. prof. Schiavi, il prof. Mazza Direttore delle Scuole Pietro Giordani, l'avv. De Giorgi, ecc. Erano pur presenti vari egregi professionisti e professori del R. Liceo e delle Scuole Tecniche. Aderirono, scusandosi con cortesi espressioni di non poter intervenire, il coram. De Giuli, il Generale Vercellana, l'assessore Isola, l'on. Cardani e altri distinti personaggi. Il Direttore dott. D. Paolo Lingueglia tenne il discorso di circostanza sul carattere morale di Giuseppe Verdi; in seguito l'avv. Luigi De Giorgi lesse nove sonetti di argomento verdiano applauditissimi, e gli alunni del Collegio diedero buon saggio di canto eseguendo vari pezzi verdiani.

« Alla fine del trattenimento S. E. Mons. Conforti - così La Gazzetta di Parma - prese la sua parola manifestando tutta la sua alta approvazione pel metodo educativo tenuto dai seguaci di Don Bosco complimentandosi del lusinghiero successo ottenuto. Lo stesso sentimento ebbero ad esprimere le altre autorità civili e militari che non cessavano di mostrare la loro soddisfazione al direttore prof. Lingueglia, per il bel contegno degli alunni, tenuto per la disinvoltura e l'ottima riuscita dei loro saggi e per l'indirizzo serio e coscienzioso degli studi, che oramai ha acquistato a questo istituto una fama invidiabile presso le famiglie non solo parmensi, ma anche delle provincie limitrofe. Finita la commemorazione il R. Provveditore e l'Ispettore Scolastico visitarono i locali del Collegio, ripetendone le più cortesi espressioni di elogio ».

LOMBRIASCO. - Scuola teorica-pratica d'agricoltura S. Isidoro. - Il no agosto la solennità ad onore del SS. Cuore di Gesù poneva termine all'anno scolastico. Il sig. D. Rinaldi, nostro Prefetto Generale, accompagnato dal sig. D. Aime, Ispettore delle Case Salesiane di Colombia, presiedette alla festa di chiusura e benedisse il macchinario, la vasca ed il pozzo fabbricati di recente per l'irrigazione del podere annesso alla scuola.

Ottimi, a giudizio dei professori che gentilmente si prestarono per gli esami finali, i risultati ottenuti dai corsi di agricoltura. I dieci giovani del III Corso conseguirono tutti il diploma di abilità.

L'agricoltura, prima fonte di benessere morale ed economico, non fu lasciata a parte nel programma del Venerabile Don Bosco, ed i suoi figli dedicano alle colonie agricole buona parte della loro attività. Ma, come per le arti e mestieri i Salesiani introdussero con costante progresso nelle scuole professionali l'insegnamento di tutte quelle cognizioni che colle arti hanno attinenza, in modo da formare dei perfetti operai, così anche nelle coloniescuola si ha di mira, come dice il Programma, di formare degli agricoltori pratici a coltivare e dirigere le coltivazioni secondo gli ultimi progressi della scienza agraria; poichè lo studio fornisce all'allievo il corredo delle cognizioni necessarie alla pratica razionale dei vari rami dell'agricoltura ed il lavoro lo mette in grado di fare da sè e quindi di meglio apprezzare e dirigere l'opera altrui.

Poche sono in Italia le scuole di questo genere che offrano la garanzia di un buon indirizzo scientifico e d'una educazione sana e religiosa.

Il buon successo finora ottenuto ed il desiderio di corrispondere sempre meglio a questa nostra missione ed alla fiducia delle famiglie che, fin dalla Toscana e dalle Romagne, inviano i loro figli a questa scuola ci consigliano a farla conoscere alle varie regioni cui potesse riuscir utile.

Da Ivrea, dove fu iniziata e rimase per cinque anni, venne, con non lievi sacrifizi, trasportata a Lombriasco, in più ampio e ben adatto podere, al quale vengono applicati quei miglioramenti, sistemi di cultura, rotazioni più adatte e tutto quanto può contribuire ad una conveniente formazione degli allievi nel campo agrario.

La retta e le altre condizioni del Programma non sono superiori alle forze delle famiglie di modesta condizione, che desiderassero avviare razionalmente i figli per una carriera che va acquistando importanza sempre maggiore.

NECROLOGIO

Ing. Gian Francesco Jacobini.

Si spense serenamente a Genzano la mattina del 27 febbraio u. s. Uomo di profonda pietà e di cuore generoso, non appena conobbe l'opera di D. Bosco si adoperò in ogni maniera perchè anche la sua città avesse una Casa Salesiana per l'educazione dei giovanetti. E appunto per le sue insistenze la sua nobile famiglia donò il vasto terreno, su cui venne eretto un Istituto per l'Oratorio Festivo e per la formazione del personale dell'Ispettoria Romana.

I giovanetti dell'Oratorio, da lui tanto amati, accorsero numerosissimi ai solenni funerali. Vogliano anche i nostri lettori suffragare largamente l'esimio benefattore !

Antonietta Albasini ved. Spezia.

Vedova del Cav. Ing. Antonio Spezia, l'architetto del Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, si addormentò placidamente nel Signore lo scorso gennaio in Torino, nell'età di 92 anni, munita dei conforti religiosi, fissando devotamente un gran ritratto del ven. Don Bosco che teneva sempre ai piedi del letto. Dall'ottimo suo consorte ella aveva appreso ad amare l'Opera Salesiana, come i Salesiani hanno ereditato da D. Bosco e D. Rua i sensi della più viva riconoscenza per la veneranda cooperatrice. I divoti di Maria Ausiliatrice, apprendendo da noi la sua scomparsa, vogliano suffragarne piamente l'anima benedetta!

Don Angelo Piccono.

Volò al cielo il 1° gennaio 1913.

Di animo mite, di amabili maniere, di cuore nobilissimo, vinto dalla carità di D. Bosco, lasciava il mondo in età di 35 anni e si faceva salesiano. Ordinato sacerdote, venne inviato in America, dove fondò e diresse vari Collegi Salesiani, fra i quali primeggia quello della Colonia S. Giulia a Messico Capitale.

Tornato in patria, fu per qualche tempo redattore del nostro Bollettino Salesiano; poi venne mandato a fondare una nuova Casa in Napoli, sulla collina del Vomero; indi passò a dirigere il fiorente Istituto di Castellammare di Stabia. Chiuse i suoi giorni a Caserta, dov'era circondato dalle più amorevoli cure di quei confratelli che lo veneravano e lo amavano qual tenerissimo padre.

Chiediamo affettuosamente un suffragio anche per l'anima sua!

FACCIAMO anche particolari suffragi per i seguenti defunti dal 1° aprile 1912 al 1° maggio 1913.

Pepe Pio - Gallipoli.

Perego Luigia - Brivio.

Perin Natale - Garibaldi (Brasile). Perina Cav. Salvatore - Pozzomaggiore. Perucchetti Cari. D. Carlo - Fossano. Pescini Domenico - Toceno. Pezzoli Maria - Leffe. Perucchi Giovanni - Breno. Piantoni Cristoforo - Teveno. Pifer Rosalia - Rovereto. Pignet Teresa - Aosta. Poli Antonio - Bondo di Colzate. Poli Maddalena - Bondo di Colzate. Portacci D. Angelo - Taranto.

Puxeddu Michela V.- Piros - Villanovaforru. Quaglia Mons. Antonio - Milano.

Raggi Alessandrina in Galanti - Ascoli Piceno. Ramazzina D. Felice, prevosto V. F. - Caraglio. Ramoino Prof. D. Clemente - Pontedassio. Randazzo Giovanna - Fossano. Repetti Angiolina - Novara. Rezzoli Colomba - Bormio. Riccardi Libera Cecilia V .A Leopardi. - Rimini. Riccardi Luigia - Diano Castello. Riolfi Girolamo - Verona. Riva Can. D. Angelo - Casale Monferrato. Rostob-Grisi Orsola Rodoli della Piè - Torina. Rogna Vincenzo - Mirabello. Rosselli Maria - Fossano. Rossi Giovanna - Gravedona. Rossignati Angela - S. Pietro Incariano. Rosso Ermelinda n. Gay - Torino. Rota Mons. Giovanni, vescovo - Lodi. Rufinoni Antonia - Barzio. Ruffinoni Elisabetta - Barzio. Sabini D. Antonio - Buzzo. Sanchini D. Ciro, arciprete - Castelvecchio. Sandonà Luigi - Schio., Sandri Teresa - Schio.

Sartori Felicita - Fiesso. Sella Cecilia - Torino.

Schellino Francesca - Belvedere Langhe. Simonini Ignazio - Castelceriolo. Soley Giuliana - Torino. Spano Mariannina - Marsala. Spizzi Emilia - Pavia.

Sterbini Mons. Michele - Ischia di Castro. Suor Maria Lodovica - Fossano. Tacchis Margherita - Torino. Tarroni Maria - Ravenna. Tinelli Maria n. Busso - Torino. Tommaso Conte Clemente - Siena. Traversino Adelaide - Lupia.

Trenca Antonio - Virginia Nova (America). Turchelli Cristoforo - Palestro. Usnelli Paolo - Costa Masnaga.

Vaccarone Campi Serafina - Cergnago, Vacha Maria V.a Strambiò - Torino. Vayra Giorgio - Lequio Tanaro. Verri Sebastiano - Castelletto d'Orba. Vicari Ambrogio - Torino. Vigolo Giuseppe - Caxias (America). Zampieri Luigia - Verniano. Zanelli Angelo - Mursecco. Zanini Edoardo - Negrar. Zanuto Lucia - Noventa Vicentina. Zavaglia Monica Teresa - Argenta. Zecchini Santa - Prova. Zerbi Isaia - Saronno. Ziliolto Teodora Bisognini - Mossano. Zini Vincenzo - Monterubiaglio. Zurchelli Domenico - Lalatta. Zucchi Pietro - Cloz (Trentino).

Dal 1° maggio al 1° agosto u. a.

Aganoor Cont.sa Elena - Venezia.

Allievo Comm. Prof. Giuseppe - Torino. Arborio Cont.sa Mella - Vercelli. Arnaldo Cav. Uff. de Balme - Torino. Ambrogio Eleonora - Pianfei. Baudoni Francesco - Torino. Bariani Giuseppe - Casanova di Destra. Barone Domenico - Acqui. Bellia Rosina - Modica Alta. Bertolaso Pietro - Urbana. Besozzi Francesco - Torino. Bianchi Maria V.- Guzzi - Canegrate. Bisogni Emilia Rosa - Crevola d'Ossola. Bonsaglia Carolina - Villa d'Adda. Boschetti C.te Claudio - Milano. Bossotto Clemente - Cellarengo. Burzio D. Giuseppe - Bra. Buscaglione Carlotta - Torino. Buttacavoli D. Luigi - Castronovo. Baetta Irene Alberti - Cremona. Baghetto Giov. Battista - Varazze.

Baruffato Giuditta V.a Miatello - Costabissara. Bazzini Cellina in Trombetta - Borgo S. Donnino. Bellezza Maria - Torino. Berteu Mons. Agostino -- Torino. Bossini Margherita - Lumezzano S. Sebastiano. Berta Bruno di S. Giorgio e di Tornaforte - Torino. Cantoni Lucrezia - Livigno. Carro D. Giov. Battista - Biasso (Spezia). Castelli Antonio - S. Antonino di Susa. Ceres Domenico - Carmagnola. Cerrina Can. D. Giulio - Roncaglia. Cerrutti Luigi - Saluggia. Cicchinelli Gioachino - Castronovo. Cigliutti Comm. Valentino - Roma. Cocito Antonio - Valdivilla. Coggiola Luigi - Tricerro. Colombo Fedele - Solbiate Olona. Corna Pellegrini - Brescia. Coreo Bartolomeo - Mombello. Costanza Corza V.a Primavesi - Lugano. Cagnoni Maria - Castellanza. Cerolini D. Ottavio Prevosto - Morrovalle.

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