ANNO XXXVII - N. 7 PERIODICO MENSILE I LUGLIO 1913
PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO
SOMMARIO: Una cara notizia (Il 2° Volume della Vita di D. Bosco) . 193 Le Feste Giubilari della Consacrazione della Chiesa del S. Cuore di Gesù in Roma 195 Il viaggio di D. Albera nella Spagna 201 Notizie di famiglia: Dall'Albania: La sorte delle Figlie di Maria Ausiliatrice durante il conflitto montenegrino-turco 206
Esercizi spirituali per Signore 209 Tesoro spirituale . . 209 DALLE MISSIONI: Rep. Argentina: La posa della pietra fondamentale di un nuovo ospedale a Viedma - India: L'Orfanotrofio di Tanjore-Spigolando 21o Per le Vocazioni allo Stato ecclesiastico e alle Missioni
IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Pel 24 corrente - Grazie e graziati . . 214 NOTE E CORRISPONDENZE: A Valdocco - I Salesiani di Malta e il XXIV Congresso Eucaristico - Gli ex-Allievi - Tra i figli del popolo - - Notizie varie 218
Necrologio 222
A sera del 28 giugno u. S. festeggiandosi all'Oratorio di Valdocco l'Onomastico del nostro Rettor Maggiore Don Paolo Albera, erano a Lui presentati cordialissimi auguri e vari doni, i quali, essendo una delicata manifestazione di teneri sentimenti de' suoi figli prediletti, tornavano carissimi al suo cuore. Ma caro e prezioso fra tutti, tanto all'amato Padre, come a quelli che in quella sera gli facevano onorata corona, fu la presentazione del compimento di un'opera, da tanto tempo atteso e invocato da tutti: vogliam dire il secondo volume della Vita di Don Bosco, del venerando D. Giovanni Battista Lemoyne. La gioia che sfavillò su ogni volto in quell'istante non poteva essere più spontanea, ne più profonda.
Quando apparve nel 1911 il primo volume, al coro generale di lodi che lo accolse e che rese l'edizione in breve esaurita, tenne dietro una domanda egualmente concorde: « A quando il secondo volume ? » E pur questo finalmente è venuto alla luce.
« Alla distanza di due anni dal primo - scrive Don Lemoyne nella prefazione - esce il secondo volume della Vita di D. Bosco. Le parole d'encomio prodigateci alla comparsa di quello e le istanze ricevute per affrettare la stampa di questo, ci tornarono care ; ma non ci dispensarono dalla fatica di allestir convenientemente un'opera alla quale ci decidemmo solo dopo l'introduzione della Causa di Beatificazione del Venerabile Servo di Dio, e in mezzo alle diuturne sollecitudini per la pubblicazione delle sue voluminose Memorie Biografiche.
» Lieti oggi di veder compiuto questo minor lavoro, vogliamo esplicitamente riconfermato ciò che abbiam detto in fronte al primo volume circa l'esattezza diligentemente ricercata fino allo scrupolo in ogni fatto e in ogni linea del nostro racconto ».
E continua:
« Sentiamo pure il dovere di dichiarare, che quanto è qui esposto non è che una minima parte in confronto di quello che abbiam lasciato di dire. Avremmo potuto moltiplicare almeno di dieci volte il numero delle pagine scritte ! Si è appena tracciato lo schema di quest'esistenza operosissima nelle sue maggiori manifestazioni : si sono appena abbozzati i tratti più caratteristici della radiosa figura morale di questo pacifico Apostolo del Secolo XIX ; mentre ad ogni fatto, ad ogni detto, ad ogni meraviglia riferita, potevamo aggiungere centinaia di fatti, di detti, e di meraviglie simiglianti. »
Così l'autore. Ma il suo splendido volume - di 68o pagine, ricco di belle illustrazioni e stampato assai nitidamente - dà veramente un'idea completa di Don Bosco. Nell'ordine cronologico diligentemente seguito, sfilano una ad una - dal 1862 al 1888 - le opere meravigliose compiute dal Venerabile e nella parte che tratta del suo spirito e del suo carattere, la figura morale di Lui appare ognor più gigante all'animo del lettore, il quale, anche se già la conosceva ed ammirava, sente raddoppiare per lei un senso di altissima venerazione.
E non potrebbe essere altrimenti, poichè dall'opera del Lemoyne appare sopratutto, come dalla culla alla tomba Don Bosco abbia avuto costantemente un solo e lo stesso ideale, al cui raggiungimento consacrò ogni pensiero, ogni parola, ogni azione, cioè: « la gloria di Dio e la salvezza delle anime! »
Di fronte a questo forte, dolce e santo carattere si è altamente impressionati, si medita, si propone, si diventa e si resta migliori !
A parer nostro, questo secondo volume è destinato a destare un gradimento ancor maggiore del primo e a produrre perciò più copiosi frutti di bene. Per questo, come ci siam dati premura di dar ai Salesiani ed ai Cooperatori la cara notizia della sua comparsa, così non possiamo non raccomandarne la lettura nelle famiglie, negli istituti, nelle comunità religiose, perchè tutti possano entrare sempre meglio nello spirito del Venerabile, e così moltiplicare il bene da lui compiuto.
All'Autore i più vivi rallegramenti e la promessa di parlare dell'opera sua più diffusamente.
AVVISO
Ad evitare ritardi e disguidi, preghiamo i benemeriti Cooperatori e le benemerite Cooperatrici ad inviare ogni offerta per le Opere di Don Bosco unicamente e direttamente al nostro venerato superiore, Rev.mo signor D. Paolo Albera, Via Cottolengo, 32 - Torino (Italia).
NEI mesi di maggio e di giugno si chiusero nel nostro Istituto e Parrocchia del S. Cuore a Roma le solenni feste commemorative del 25° anniversario della consacrazione di quello splendido tempio che fu, si può dire, l'ultima grande opera compiuta dal nostro Venerabile Fondatore. La magnifica chiesa era stata caldeggiata dalla s. m. di Pio IX e e incominciata sotto Leone XIII il quale ne faceva porre la prima pietra il 17 agosto del 1879: ma le enormi difficoltà incontrate per le speciali condizioni di terreno che obbligarono a lavori giganteschi di fondamenta, furono una delle cause per cui i fondi raccolti si trovarono ben presto e contro ogni previsione ultimati, quando appena le opere di muratura sembravano ancora agli inizii. In tale stato di cose Leone XIII ricorse a D. Bosco e l'amatissimo nostro Padre, quantunque occupato in cento altre opere, fu lieto di sobbarcarsi all'ardua impresa, nel breve giro di poco più di sei anni la condtisse a compimento e, benchè stremato di forze, volle assistere alla sua inaugurazione.
L'ultimo viaggio di D. Bosco a Roma.
Una pagina di Don Lemoyne.
Commovente è il ricordo.
Era l'anno 1887 e Don Bosco « la mattina del 3o aprile - scrive Don Lemoyne (1) - ripartì per Roma. Vari confratelli, il principe Czartoryski e molti altri signori lo accolsero alla stazione; in casa un'iscrizione diceva: « Roma si allieta e si esalta nell'accogliere tra le sue mura il nuovo Filippo Don Giovanni Bosco ». Era il suo 19° viaggio a Roma!
» Le visite che quivi ricevette furono innumerevoli. Molti principi di S. Chiesa, tra cui il Card. Simeoni, il Card. Bartolini, il Card. Laurenzi, il Card. Mazzella, il Card. Aloisi Masella, il Card. Ricci-Paracciani, il Card. Verga, furono una e più volte al Sacro Cuore per parlargli. Vi si recarono pure l'Arcivescovo di Catania Mons. Dusmet, Mons. Cagiano de Azevedo che gli offerse 3000 lire per l'altare di Maria Ausiliatrice nella nuova chiesa, la Marchesa Vitelleschi, la Contessa di Caprara, la Contessa Cattucci, la Contessa Astorbristel, il Principe e la Principessa Doria e molte altre delle più nobili famiglie romane o residenti in Roma.
» Il 10 maggio un chierico del Seminario Pio si recò a chiedergli la benedizione, colla speranza di guarire dalla sordità che lo tormentava da due anni. Era accompagnato da molti compagni e il giorno dopo tornò con essi a ringraziarlo della grazia ricevuta. Il 12 maggio gli si presentò una signora che aveva da molti anni un braccio paralizzato. Avuta la benedizione, risanò istantaneamente, e se ne andò stupita e commossa, dopo aver fatto un'elemosina di 500 lire.
» La sera del 13 Don Bosco si recò dal S. Padre. Una nobile famiglia aveva promesso la stia carrozza, ma non essendo stata avvisata a tempo, questa tardò a giungere. Allora Don Rua e Don Viglietti lo aiutarono a salire su una vettura di piazza, ma dopo un tratto di via il cocchiere osservò che il suo legno, non essendo a due cavalli, non poteva entrare in Vaticano. Sì dovette scendere e salire su d'una carrozza a doppio tiro, ma anche questa, avendo il numero di cittadina, ebbe alla porta il divieto di proseguire. Don Rua fe' notare che la vettura conduceva Don Bosco; e subito si ebbe libero ingresso e le guardie resero al Venerabile l'onore del saluto. Egli, sceso nel cortile di S. Damaso, salì coll'ascensore al secondo piano, e fu condotto all'appartamento privato del Papa.
» Leone XIII gli mosse incontro sorridendo, non permise che s'inginocchiasse al bacio del piede, ma comandò a Mons. Delle Volpe che gli avvicinasse una sedia. Venendo questa collocata a una certa distanza, il Papa la tirò vicina a sè, vi fece sedere il Venerabile, e presolo per la mano e stringendogliela caramente
» Oh caro Don Bosco, gli domandò, come state?... come state? - e non gli die' tempo di rispondere, ma subito si alzò e: - Don Bosco, proseguì, forse avete freddo, non è vero? - e andò al suo letto, ne allontanò le cortine, e toltone un copripiedi: - Vedete, continuò, questo bel tappeto di ermellino che mi fu oggi regalato pel mio Giubileo Sacerdotale? Voglio che siate voi il primo ad adoperarlo! - E glielo accomodò sulle ginocchia; quindi tornò a sedersi, lo riprese per mano e premurosamente gli chiese sue notizie.
» Il Venerabile, muto fino a quell'istante, anche perchè commosso all'estremo per tanta degnazione sovrana:
» - Sono vecchio, Padre Santo, rispose, ho 72 anni: e questo è il mio ultimo viaggio, e la conclusione di tutte le cose mie. Prima di morire voleva vedere ancora una volta la Santità Vostra, ricevere una vostra benedizione! Sono stato esaudito ed ora altro non mi resta se non cantare: Nunc dimittis servum tuum, Domine, secundum verbum tuum in Pace. Quia viderunt oculi mei salutare tuum... LUMEN ad revelationem gentium, et GLORIAM plebis tuae Israel!
Il Santo Padre gli fece osservare : - Io ho 6 anni più di voi, e quindi fate pur conto di vivere ancora; finchè non udrete che Leone XIII è morto, state tranquillo!
» - Santo Padre, ripigliò il Venerabile, la vostra parola in certi casi è infallibile, ed io vorrei ben accettare l'augurio, ma creda che sono alla fine dei miei giorni.
» Quindi il Vicario di Gesù Cristo con somma benevolenza gli chiese nuove dei giovani, delle case, s'interessò delle Missioni, infine gli domandò se di nulla abbisognasse. Don Bosco gli parlò di tutto, specialmente della chiesa del Sacro Cuore che all'indomani si doveva consacrare; e finì col raccomandargli la schiera dei cantori dell'Oratorio di Valdocco, il quali, da Genova ove s'erano recati per le feste centenarie di S. Caterina Fieschi, avevano proseguito il viaggio fino a Roma, per rendere più solenni colle loro armonie le feste della consacrazione della nuova chiesa.
» Il Pontefice gli espresse la sua grande soddisfazione per le notizie che gli dava; soggiunse che era pur suo vivo desiderio di vedere i suoi figli di Torino e difatti li ricevette in speciale amorevolissima udienza il giorno 17; indi insistette nel raccomandare che si procurasse di conservare lo spirito del Fondatore in tutta la Pia Società.
» - Raccomandate, raccomandate ai Salesiani, specialmente l'ubbidienza; e dite loro che conservino le vostre massime e le tradizioni che lascierete. So che voi avete ottenuto ottimi risultati colla frequente Confessione e Comunione tra i vostri giovani. Ebbene, continuate, e fate che i Salesiani alla loro volta continuino e raccomandino ai giovani alle loro cure affidati questa pratica salutare. Quello che mi preme pure di inculcare a voi e al vostro Vicario, si è che non siate tanto solleciti del numero dei Salesiani, quanto della santità di quelli che già avete. Non è il numero che aumenta la gloria di Dio; è la virtù, è la santità nei soci. Perciò siate molto cauti e rigorosi nell'accettare nuovi membri nell'Istituto: badate anzitutto che siano di una moralità provata.
» E prendendolo nuovamente per mano, gli domandò in confidenza che gli dicesse qualche cosa circa i futuri avvenimenti della Chiesa. Don Bosco si schermì, osservando che il Santo Padre conosceva meglio di lui l'andamento della cosa pubblica.
» Il Papa insistè:
» - Non vi domando del presente, chè questo lo so anch'io; vi chieggo dell'avvenire.
» - Ma io non sono profeta! - rispose il Venerabile sorridendo.. Tuttavia dovette cedere ed espresse le sue opinioni e quanto conosceva.
» Il Santo Padre avrebbe voluto intrattenersi più a lungo, ma D. Bosco, non volendo incomodarlo più oltre, lo pregò di ammettere alla sua presenza il suo Vicario e il Segretario. Furono introdotti. Don Bosco gli presentò dapprima Don Rua, e il Santo Padre:
» - Ah voi siete Don Rua, il Vicario della Congregazione! Bene, bene. Sento che fin da ragazzo foste allevato da Don Bosco. Oh continuate, continuate nell'opera incominciata e mantenete in voi lo spirito del vostro Fondatore!
» - Oh sì, Santo Padre, rispose Don Rua, noi speriamo colla vostra benedizione di poter spendere fino all'ultimo respiro la vita per quell'Opera alla quale ci siano consacrati fin da fanciulli!
» Venne quindi presentato il Segretario; e poi il discorso cadde sul lavoro dei Salesiani. Don Bosco osservava come non occorresse inculcare ai suoi figli il lavoro, ma la moderazione.
» - Oh sì, osservò il Santo Padre, in tutto ci vuole moderazione; il corpo esige il debito riposo.
» - Padre Santo, interloquì D. Rua; noi siamo disposti ad obbedirla, ma sappia V. S. che in questo chi ci ha dato cattivo esempio è Don Bosco medesimo!
» Si rise un poco; Don Rua chiese un indulto per facilitare le pratiche dell'accettazione di nuovi membri nella Pia Società; e il Papa, dopo aver nuovamente dimostrato quanta fosse la sua benevolenza per Don Bosco e per i Salesiani, impartì l'Apostolica Benedizione al Venerabile, a tutti i suoi figli e ai loro alunni e cooperatori, specialmente a quelli che avevano consorso all'erezione della nuova chiesa.
» Usciti dall'udienza, il Servo di Dio fu fatto segno alle più delicate attenzioni e ai più cor diali omaggi delle persone della Corte Pontificia che incontrò sul suo passaggio. Un gruppo di Svizzeri, vedutolo, si pose sull'attenti e gli fece il saluto:
» - Ma io non sono mica un Re! esclamò egli sorridendo: sono un povero prete, tutto gobbo, e che non valgo nulla. State pure tranquilli!
» Abbassarono le armi e toltisi dalla posizione militare si accostarono a baciargli riverentemente la mano. Disceso coll'ascensore nel cortile di S. Damaso, trovò la vettura del Conte Antonelli che lo aspettava e tornò subito al S. Cuore.
» Quella medesima sera si fece l'esposizione delle Reliquie da collocarsi all'indomani nell'altar maggiore, e il 14 maggio l'Em.mo Card. Vicario consacrò solennemente la nuova chiesa, presente D. Bosco. Assistevano con lui alla cerimonia molti illustri personaggi e durante la messa celebrata dal Parroco D. Dalmazzo suonò il nuovo organo. Alle 5 ebbero luogo i Vespri pontificati da Mons. Lenti, Arcivescovo di Lida, Vicegerente. Grande fu la meraviglia del popolo e di distintissimi personaggi del Clero e del Laicato quando per la prima volta si affollarono nel bel tempio: tutti lo dissero degno di Roma e delle nobilissime tradizioni dell'arte cristiana. Fu assai ammirata la statua di Pio IX, del Gonfalonieri di Milano, identica a quella della chiesa di S. Giovanni Evangelista in Torino. La memoria di Pio IX aveva un culto profondo nel cuore di Don Bosco!
» Dal 15 al 18 maggio seguirono messe e vespri pontificali, messe lette celebrate da Eminentissimi Cardinali, e conferenze sulle Opere Salesiane in francese, spagnuolo, tedesco, inglese e italiano, avendo cooperato alla costruzione di quel tempio fedeli di ogni nazione. Il 18 e il 19 maggio, solennità dell'Ascensione di N. S. Gesù Cristo, pontificò l'Em.mo Card. Parocchi, nomine Pontificis, a nome cioè del Santo Padre, il quale aveva concesso speciali indulgenze per tutto l'ottavario.
» Il 16 maggio Don Bosco scese a celebrare all'altare di Maria Ausiliatrice nella nuova chiesa. Più di quindici volte ruppe in lagrime e stentò a proseguire la messa. Don Viglietti, che l'assisteva, dovette di tratto in tratto distrarlo dalla violenta commozione. Dopo messa la folla, intenerita alla sua pietà e al suo aspetto sofferente, gli si strinse intorno baciandogli i paramenti e le mani e, com'ebbe varcata la soglia della sagrestia, lo supplicò a benedirla.
» - Sì, sì! rispose Don Bosco. - E salito sui primi gradini che dalla prima sala mettono alla seconda, si volse per benedire, alzò la mano e: - Benedico... benedico... - ripetè con voce fioca e tremante; e, dando in un pianto dirotto, si coperse la faccia con ambe le mani e fu d'uopo condurlo via. Questo pianto impressionò talmente i presenti, che molti si misero anch'essi a piangere e volevano tenergli dietro, ma per prudenza si chiusero le porte. Don Bosco, interrogato perchè si fosse commosso tanto durante la messa, rispose:
» - Aveva così viva innanzi i miei occhi la scena di quando dai 9 ai 10 anni sognai della Pia Società e vedeva ed udiva così bene la mia mamma ed miei fratelli quistionare sul sogno, che non poteva andare avanti nel S. Sacrifizio.
» Fu quella l'unica messa che egli celebrò nella nuova chiesa. Indubbiamente il ricordo di quel primo sogno mai come allora dovette esser per lui così affascinante. - A suo tempo tutto comprenderai! - gli aveva detto la Vergine; e l'umile pastorello dei Becchi, dopo 62 anni di ubbidienza pronta e eroica al comando avuto, aveva visto chiaramente come a missione che gli era stata intimata nella fanciullezza avesse ricevuto, per bontà di Maria Ausiliatrice, con la consacrazione del tempio al S. Cuore di Gesù in Roma la sanzione più so enne. Comprese allora che quel Personaggio e quella Signora, veduti nel sogno, non solo l'avevano sorretto a fondare l'opera voluta, ma avevano incoronato quest'opera di un'aureola di gloria con l'erezione di un tempio al S. Cuore nel centro della cristianità. Così la missione sua personale era compiuta e la sua partenza per l'eternità era imminente... »
L'arrivo del sig. D. Albera.
Alle solennissime feste presiedette il rev.mo sig. D. Albera, sebbene appena tornato in Italia dal suo lungo e faticoso viaggio attraverso la Spagna. Dai giornali recanti la cronaca di quei giorni solenni e dalle lettere dei nostri confratelli, abbiamo appreso come le accoglienze fatte a Roma al nostro venerato Superiore e le partecipazioni che tutta la popolazione prese alle nostre feste, assunse un carattere di grande e commovente attestato di affettuosa stima verso l'Opera Salesiana.
Il rev.mo sig. D. Albera giunse a Roma la sera del 29 maggio e faceva il suo ingresso nell'Ospizio nel momento in cui una folla imponente che aveva assistito alle funzioni dell'attigua chiesa si riversava, attratta dalla notizia del suo arrivo, nel grandioso cortile illuminato nelle sue linee architettoniche con più migliaia di lampadine ed adornato di bandiere e festoni.
All'apparire della mite e dolce figura del buon Padre, quella fiumana di bimbi e di popolo proruppe in vive esclamazioni, mentre la banda salutava allegramente il suo arrivo.
La solennità del S. Cuore.
All'indomani si svolgeva la festa del S. Cuore. Lo stesso sig. D. Albera celebrò la messa della Comunione generale distribuendo quasi per un'ora il Pane Eucaristico ad una folla di devoti bramosi di ricevere dalle sue mani il Cibo degli Angeli. All'Ospizio cominciò quindi un succedersi ininterrotto di illustri personaggi che si recarono a presentare i sensi del loro ossequio al Rettor Maggiore de' Salesiani. Erano Vescovi, senatori, deputati, patrizi e nobili d'ogni classe di cittadini, che si rinnovarono in tutti i giorni della permanenza dell'amatissimo Padre.
La solennità di Maria SS. Ausiliatrice, e la conferenza di Mons. Salotti.
La solennità di Maria Ausiliatrice, con opportuno pensiero rimandata alla prima domenica di giugno, associò bellamente la dimostrazione di filiale affetto verso Maria SS.ma alla divozione verso il Divin Cuore all'inizio del suo mese.
Il giorno prima fu, con ampio invito, cantata una messa solenne per l'anima benedetta di Don Rua e dei Benefattori defunti; e alla sera dopo i primi vespri pontificali, Mons. Salotti, il buono ed illustre amico dei Salesiani, dotto e apprezzatissimo conferenziere, teneva la conferenza ai Cooperatori Salesiani, che fu una sintesi lucida ed eloquente dell'opera di D. Bosco in Roma.
Cominciò col rievocare la Roma cristiana, la quale dal momento che potè esercitare nel mondo le sue benefiche e libere influenze divenne il centro della vita religiosa e civile dei popoli, e, qual potente calamita, attrasse a sè le anime dei Santi, dei pensatori e dei grandi istitutori di ordini religiosi. Anche Don Bosco, anima ardente di cristiano e di apostolo, intese questa potente attrattiva e affascinato dalla grande idea della romanità si recò più volte a Roma, ed intrecciò salde ed affettuose relazioni coi due insigni pontefici Pio IX e Leone XIII che intravvidero in lui il santo dei tempi nuovi, e vollero giovarsene per il risveglio della fede e per l'incremento della civiltà cristiana nel mondo.
Facendosi quindi ad illustrare l'apostolato salesiano in Roma, Mons. Salotti ricordò la costruzione della chiesa monumentale del S. Cuore, e, per associazione di idee, quella recente di Maria Liberatrice al Testaccio; ricordò la fondazione dell'Ospizio del S. Cuore dove da più di 25 anni si vanno educando numerose schiere di giovani; accennò all'opera degli Oratori festivi, descrivendo a rapidi tratti gli effetti provvidenziali dell'educazione salesiana che, « egli disse, in Roma e dovunque va trasformando tutta una gioventù informandola al dovere cristiano e civile. Ed ecco perchè tutti gli uomini di Stato contemporanei di Don Bosco, apprezzarono apertamente l'opera sua e gli furono larghi di aiuto e di benevolenza... » Mons. Salotti non dimenticò le Figlie di Maria Ausiliatrice, che anche in Roma, in diversi quartìeri, vanno operando prodigi di carità e di rinnovamento cristiano nell'anima femminile. Anche per questo mezzo l'Opera Salesiana si è resa benemerita della città eterna.
Più eloquente e smagliante ancora fu la terza parte della conferenza.
« L'oratore - prosegue il Corriere d'Italia - afferma che ogni restaurazione ha bisogno di essere cementata e ravvivata da un accordo di forze e di attività: e queste, nella organizzazione salesiana, sono i Cooperatori e le Cooperatrici, che, istituiti anche in Roma da Don Bosco, sono stati e sono i forti ausiliari del bene. Mentre l'internazionale massonica inquina i nostri paesi civili: mentre l'internazionale collettivistica getta tra le classi un grido di guerra, ecco l'internazionale salesiana, formata dei propagandisti del bene, che divennero tosto i primi e i migliori soldati dell'azione cattolica. Quando Don Bosco fondava l'opera dei Cooperatori, più che giovare agli interessi della sua Società, giovava a quelli dell'azione cattolica in tutto il mondo. E stato questo il punto culminante della conferenza, ove Mons. Salotti ha dimostrato con argomenti di fatto e con grande forza di eloquenza, che la nostra azione cattolica in Roma è in gran parte figlia di Don Bosco: da per tutto, nei nostri circoli si è diffuso lo spirito, la fede e l'attività di quell'apostolo: anche il clero secolare, che oggi lavora nel campo dell'azione cattolica, risente l'influenza di Don Bosco che nei suoi figli ha lasciato tanti fervidi operatori del bene e tanti invitti apostoli di organizzazione cristiana e sociale. Ond'è che il giorno, in cui potremo salutare il trionfo dell'azione cattolica in Italia, quando in virtù delle nostre organizzazioni avremo potuto rivendicare tutti i diritti dell'anima e tutte le libertà del Cristianesimo, in quel giorno lo spirito di Don Bosco esulterà; giacchè il trionfo dell'azione nostra non sarà che il legittimo effetto del molteplice apostolato e della vasta influenza esercitata dal venerato don Bosco e dai suoi figli ».
Concluse « eccitando tutti i presenti a sostenere ed aiutare le Opere Salesiane: lo impone un sacro dovere di religione ed un alto dovere di patriottismo. Oggi che da ogni parte si attenta a scuotere le basi del divino e a demolire ogni ideale religioso, è necessario sostenere i figli di Don Bosco che lavorano infaticabilmente per portare l'anima del fanciullo verso Dio facendo opera santa di moralità e di civiltà. Oggi che l'esempio eloquente della Francia sta a dimostrare che quando un popolo rinnega Dio e il Cristianesimo va incontro a tutti gli orrori della rivoluzione e scrive le pagine peggiori della decadenza, si compie un nobile dovere di patriottismo aiutando tutte le opere salesiane, le quali, mentre tendono a cristianizzare il popolo, giovano mirabilmente a rassodare il benessere e la grandezza della patria.
» La conferenza di Mons. Salotti ha destato una forte impressione e cementato le grandi e generose simpatie, che Roma cattolica nutre verso il Venerabile Don Bosco e le sue Opere ».
Il Convegno degli Ex-Allievi.
La Domenica 8 di giugno fu il giorno espressamente dedicato al Convegno degli ex-allievi residenti in Roma. Nessuno dei presenti potrà dimenticare così presto un giorno sì pieno di emozioni soavi. L'adunanza, riuscita imponente, era stata con un lungo e faticoso lavoro preparata dalla solerte Presidenza, che ne aveva avuto il mandato in una riunione preparatoria avutasi il 21 maggio u. s., nella quale era già facile prevedere i risultati più consolanti: tanti e tanto illustri furono gli accorsi a quel primo convegno che popolò perla prima volta d'una folla tutta di famiglia il nostro Istituto di Roma. Tutti i giornali di Roma ne parlarono diffusamente come di un avvenimento singolare.
L'Osservatore Romano, il Corriere d'Italia, la Tribuna, il Popolo Romano, il Giornale d'Italia ed altri, tutti furono concordi nella più alta ammirazione.
« Caratteristica e quanto mai simpatica - così il Popolo Romano - questa riunione di uomini di ogni ceto, d'ogni condizione sociale, e possiamo dire d'ogni età, i quali si riuniscono nel nome del loro grande padre e maestro, col semplice scopo di ricordarsi che sono figli di Don Bosco e quindi sotto un certo aspetto fratelli: i quali, oltre a vicendevolmente prestarsi l'aiuto materiale e morale, devono anche esser pronti a difendere l'Opera dei loro educatori e benefattori.
» L'Unione di Roma, cui hanno aderito più di 400, dall'umile operaio al ricco industriale, dall'impiegato d'ordine all'alto funzionario di Stato, non è che una parte di una famiglia estesissima, diramata ormai in tutto il mondo... A presidente dell'Unione Laziale fu acclamato il cav. Arturo Poesio, ed a membri di direzione il conte Masella, l'avv. Smargiassi, l'ing. Lombardi, il rag. Rosa, il sig. Montalbetti, Ferrari, Ciriaci e Magri».
Il Corriere d'Italia così si esprimeva:
« Commovente constatazione questa invero d'un commovente spettacolo che non saprei in quale altra istituzione se ne potrebbe trovare l'uguale. Sono cinque, dieci, venti anni dacchè molti hanno lasciato il tetto ospitale del loro collegio, che non rivedono più le sembianze dei loro precettori e colleghi, eppure l'antico legame non è affievolito, che anzi l'effusione dell'incontro dimostra il contrario. Molti capelli sono incanutiti, ma l'animo s'apre ai cari palpiti ringiovaniti di giorni lontani e si vivono istanti di cara spensieratezza, rievocando episodi e fatterelli che il tempo e circostanze hanno circondato di un gustoso sapore nostalgico. La figura di Don Bosco che molti hanno avuto la sorte di conoscere, che tutti hanno sentito aleggiare vigile e benefica nel contatto assiduo dei continuatori dell'opera sua, ha saputo far vibrare le più delicate fibre del cuore. Al solo nome di lui un sol fremito percorreva la grande sala, gremita in ogni suo angolo e strappava l'applauso dell'entusiasmo e la commozione dell'animo ».
Degna di una così grandiosa adunanza preparatoria, fu la giornata dell'8 giugno, presieduta dal nostro venerato Rettor Maggiore Don Albera. Fin dalle prime ore i primi treni portarono a Roma coloro che affari d'ufficio tengono lontani dalla città e moltissimi vollero trovarsi presenti alla messa celebrata nella Chiesa del S. Cuore dallo stesso sig. D. Albera, che ebbe anche la consolazione di distribuire moltissime comunioni. Verso le 10 si riunirono tutti nel teatro dell'istituto, dove il cav. Poesio fece la relazione dell'operato ed annunziò le grandi linee d'un programma d'azione per l'anno venturo.
Fu uno spettacolo solenne quando apparve, accompagnata dal rev.mo Ispettore Don Conelli e dal Direttore D. Tomasetti, la figura di D. Albera; il quale - scrive il Corriere d'Italia - « volle onorare di sua presenza, confortare di sua parola l'imponente accolta e dire a tutti l'espressione del suo ringraziamento per quanto essi facevano nel none venerato e caro di Don Bosco. Gli applausi e gli evviva prorompenti da quella massa dominata dal più puro degli entusiasmi durarono alcuni minuti, sicchè il Superiore ne rimase visibilmente commosso. Agli occhi suoi di educatore era quello il momento più degno e solenne, affermante la gratitudine sincera di tutti coloro i quali hanno avuto la fortuna di vivere i loro più belli anni sotto l'egida dello stemma salesiano. Gli applausi si ripeterono alla lettura del telegramma di omaggio filiale al S. Padre, letto dal cav. Poesio, implorante l'apostolica benedizione sugli importanti lavori cui tutti intendono accingersi nel nome glorioso e secondo lo spirito del grande Fondatore ».
A mezzogiorno in numero di circa 300 si riunirono a banchetto intorno a D. Albera e agli antichi superiori, e fra la gioia più schietta e serena con brindisi e discorsi vennero rievocati gli anni belli di collegio e le cure paterne degli antichi istitutori.
A perpetuare il ricordo di questo lieto convegno, si prese un gruppo fotografico e quindi si riunirono nuovamente in teatro dove la valente sezione filodramatica del Circolo S. Cuore rappresentò magistralmente in onor di D. Albera e dei cari amici l'applauditissimo poema tragico: Nel Pretorio di Pilato, del Salesiano D. Giuseppe Ulcelli.
L'accademia di chiusura.
Il giorno 12, come degna chiusura alle feste, si ebbe una ben riuscita accademia musico-letteraria coll'intervento di moltissimi fra i principali Cooperatori ed amici dell'Opera Salesiana. Fu una nobile gara fra le diverse sezioni degli alunni e fra le varie scuole di musica e declamazione per portare il tributo di lode al Signore e di affetto verso il venerato Successore di D. Bosco e di D. Rua, che ringraziò in fine commosso poetando il pensiero di tutti al Sommo Pontefice Pio X, della cui soave figura aveva pieno ancor l'animo per l'affettuosa e paterna udienza avuta il giorno prima..« Il pensiero conchiuse D. Albera, d'avere con noi l'approvazione e la benevolenza del Papa, supera ogni umano guiderdone, poichè ci è questo arra dell'approvazione e della benedizione del Signore, alla cui gloria solamente ascende tutto quanto di bene possono compiere i figli di D. Bosco, umili strumenti nelle mani di Maria Ausiliatrice, ispiratrice e sostenitrice delle Opere Salesiane. »
Altri particolari.
Un cenno specialissimo meritano pure le funzioni religiose svoltesi in questi giorni di festa nel sontuoso tempio del S. Cuore. Più che la nota della letizia esteriore, un ideale santo coloriva di singolar splendore lo svolgersi delle singole manifestazioni: risvegliare cioè in tutti il sentimento religioso, sonnecchiante forse in fondo all'anima, e spingere ognuno verso le dolcezze della fede pratica e sentita sotto lo sguardo amorevole del Cuor di Gesù. Perchè nulla fosse tolto all'efficacia delle pratiche liturgiche, si cercò di sussidiare il culto con quella solenne esteriorità che tanto concorre all'elevazione dell'anima verso il cielo. Al nostro confratello Don Arturo Gianferrari, cui fu affidato il compito della predicazione, fu soave pensiero di figlio congiungere le glorie di Maria con quelle di Don Bosco, miracolo sempre vivente della prodigiosa potenza della Religione cristiana. La folla andò aumentando giorno per giorno, sì che il tempio alcune volte fu visto incapace di racchiudere i fedeli, accorrenti, oltre che dalla parrocchia, dai punti più distanti di Roma, ov'era giunta l'eco delle solennità che al S. Cuore si svolgevano. Memorandi su tutti, i giorni del S. Cuore, di Maria Ausiliatrice, del Corpus Domini ed il primo giorno della novena in preparazione della festività di Maria, in cui veniva benedetta al culto e portata in solenne processione la nuova statua di Maria Ausiliatrice acquistata dalla pietà dei fedeli per essere esposta sul suo maestoso altare. Il popolo, compreso da un entusiasmo di fede, prorompeva ogni giorno nel grido poderoso della propria devota confidenza in Maria Ausiliatrice dei Cristiani, intonando all'unissono le affettuose litanie musicate con ritmo facile dal nostro D. Antolisei.
Prelati insigni della Curia Romana e di alcune diocesi lontane, accorsero a rendere alle solenni funzioni lo splendore della loro presenza. Così, oltre gli Em.mi Cardinali Cassetta e Pompili, accorsero gli Ecc.mi vescovi Ambrosi, La Fontaine e Pardini. Anche l'Em.mo Cardinal Rampolla, Protettore della nostra Pia Società, dolentissimo di difficoltà frappostesi all'ultimo momento, si era degnato di accettare l'invito per la Benedizione il giorno del S. Cuore.
Né va taciuto il Circolo S. Cuore, che in ogni occasione solenne forma commovente spettacolo di edificazione nella pubblica scorta d'onore al SS. Sacramento. La festa di Maria Ausiliatrice, che fu l'ultima del ciclo dei solenni festeggiamenti, doveva portare anche esteriormente la prova visibile dell'affetto esultante d'ogni famiglia; e per questo s'era data nella parrocchia la parola d'ordine d'illuminare le proprie abitazioni. Il Circolo suddetto si fece promotore della opportuna manifestazione, mettendosi a disposizione per fornire a tutti il bisognevole, cosicché alla sera non v'era abitazione, specie nei pressi della Chiesa che non fosse illuminata. Ma l'attrattiva principale fu costituita dall' illuminazione del cortile interno dell'Istituto con un effetto veramente grandioso. La folla riversatasi in esso vi si trattenne fino a notte inoltrata, fraternizzando in lieto trattenimento, come tanti membri di unica famiglia, mentre la banda eseguiva uno scelto programma e venivano lanciati areostati luminosi ed accesi fuochi d'artificio.
« Vibrava nell'aria commossa - così un giornale - il palpito indefinibile di mille e di mille che si sentivano fratelli nel comun gaudio, ineggiante alla Madonna ed al suo D. Bosco! ».
(1) Vita del Ven. Servo di Dio Giovanni Bosco. Volume II, pag. 6oo e segg.
Dalle lettere famigliari del prof. D. Clemente Bretto (1)
A Cordoba.
Cordoba, 15 febbraio.
Alle stazioni di Játiva e di Alcazar nuovo concorso e nuove feste...
...Alla stazione di Córdoba si rinnovò ciò che già era succeduto in altre stazioni. Viva D. Albera!... gridarono gli antichi allievi appena lo scorsero dai finestrini della carrozza, e, disceso, gli fu presentato tutto il fior fiore della città. V'era il rappresentante del Vescovo con alcuni dei più distinti Canonici, il rappresentante dell'Alcalde con parecchi Consiglieri, una rappresentanza del Seminario, il Superiore dei Domenicani, il Preside dell'Accademia delle Scienze, il Viceconsole di Francia, e molti altri nobili ed egregi signori e signore che mi è impossibile ricordare.
Salito D. Albera nel cocchio del Vescovo con alcune autorità, e gli altri in altre numerose carrozze, tutti si avviarono verso il nostro istituto. Avvicinandoci, numerosi giovani acclamavano e ad essi rispondevano le numerose persone affollate. Colà giunti la calca era tanta che a stento si potè entrare in casa...
Mercoledì mattino (12 febbraio) Don Albera disse la Messa con comunione generale ai giovani interni ed esterni del Collegio ; poi, si affrettò a far visita a quel buon Vescovo il quale lo ricevette con tanta soddisfazione che, sebbene avesse 85 anni, sembrava ringiovanito, poichè dopo di aver discorso alquanto volle alzarsi dalla sedia, ove stava forzatamente seduto e farci visitare il palazzo. Sembrava non potesse staccarsi da Don Albera. In seguito il Can. Lectoral ci condusse a vedere la Cattedrale. Trasecolammo dalla maraviglia ammirando l'arte dei Mori fanatici e quella dei cristiani piena di fede, in quella mescolanza di architetture. Il tesoro della cattedrale (che è solo un residuo di quello d'una volta) ci fece addirittura stordire per la finezza artistica e preziosità degli oggetti che vi si conservano. Fra ed è forse ancora uno dei primi del mondo!
Alle 15.30 i nostri giovani interni ed esterni del Collegio e delle Scuole, tennero una breve accademia, quasi privata, e tuttavia non fu possibile non ammettervi molti Cooperatori.
L'omaggio solenne fu al domani, e vi figuravano tutte le autorità ecclesiastiche, civili e militari, tutta la nobiltà e quanto vi è di più distinto nella città di Còrdoba. Tutto riuscì mirabilmente. Il Direttore lesse pel primo un bell'indirizzo, poi vi furono canti, poesie, e discorsi veramente ammirabili, fra cui quello dell'avv. Enriquez Barrios...
Il 14 febbraio s'inaugurò una nuova Associazione di divoti di Maria Ausiliatrice.
A Montilla.
Montilla, 18 febbraio.
Il 15 febbraio si partì per Montilla. Alla stazione, tra un numero stragrande di signori e di popolo, si trovò anche il Generale Marchese di Sotomayor, Governatore della città.
Al muoversi del treno l'ex-Alcalde gridò Viva D. Albera! e il grido fu ripetuto con entusiasmo da tutti gli intervenuti... Alla prima fermata un numeroso gruppo di nostri allievi esterni scesero dal treno per salutare ancora Don Albera. Avevano preso a proprie spese un biglietto fin là per avere questa soddisfazione.
Verso le due arrivammo a Montilla. L'Arciprete, il Parroco e un bel numero di altri sacerdoti, il Tenente Alcalde, un generale e un capitano in divisa, il Giudice di 1a istanza ed il Giudice municipale, il Medico, il Segretario Comunale ed una bella schiera di altri distinti signori con molto popolo, ci attendevano. Passammo per la via principale ove le case, compreso il Municipio, eran parate a festa con arazzi e tappeti alle finestre, e la popolazione tutta al di fuori che ci salutava rispettosamente.
All'indomani (domenica 16 febbraio) Don Albera disse la Messa nella Chiesa di S. Franc. d'Assisi ai Cooperatori e Cooperatrici distribuendo moltissime comunioni. Alle 10 nella medesima Chiesa vi fu la messa cantata in onore di S. Francesco di Sales a cui D. Albera assistette. Alle 5 egli tenne conferenza ai Cooperatori e Cooperatrici Salesiane che vi accorsero numerose...
Il lunedì (17 febbraio) disse la Messa alla piccola comunità dei giovani interni e alle 16 uscì a far visita alle Monache di S. Chiara che ci fecero vedere le preziose reliquie di una spina della corona del Signore e del bastone di S. Francesco Solano, che è di Montilla...
A Malaga.
Malaga, 2o febbraio.
A Malaga, ove giungemmo alle 5 1/2, erano a ricevere Don Albera il Rappresentante del Vescovo, il Vicario Gen. con parecchi altri Canonici, il Rettor del Seminario con una rappresentanza di Chierici, alcuni sacerdoti, una dozzina di illustri signori, una rappresentanza della Compagnia di S. Luigi, una rappresentanza di ex-allievi, un rappresentante del giornale La Defensa e molte signore.. Si attraversò la città per andare alla Casa Salesiana di S. Bartolomeo, tra il suono delle campane e spari, applausi e musica, e si entrò pel canto del Te Deum nella Chiesa gremita di gente... Il Vescovo non diede tempo che gli andassimo a far visita ed egli stesso (benchè di 78 anni e alquanto infermiccio) prevenne D. Albera.
.... Alla sera vi fu una solenne adunanza con intervento del Vescovo e di tutta la nobiltà, e uno splendido discorso del Can. Coll ed altri magnifici componimenti.
Terminata l'accademia il pubblico si accalcò intorno a D. Albera e un gruppo di signori e signore non vollero partire finchè non ebbero la sua benedizione.
Il giovedì mattino (20 febbraio) celebrò alle 8 la Messa per gli esterni, ma prima confessò alcuni signori e signore che vollero confessarsi da lui...
Ronda, 24 febbraio.
Il mattino del sabato (22 febbraio) si partì fra le acclamazioni, e il sig. Baldomero Ghiara, che ci pagò il viaggio, volle accompagnarci fino a Bobadilla e il sig. Federico Serra venne con noi fino a Ronda. A Almargen il parroco volle presentarci alcuni della sua parrocchia e a Setenil il sig. Don Juan Vargas Can. della Cattedrale di Cordoba salì con noi e venne fino a Ronda.
A Ronda.
Alla stazione di Ronda ci attendevano i quattro Parroci col loro clero, il Superiore degli Agostiniani con i suoi giovani alunni, l'Alcalde con sette consiglieri, il Giudice coi segretarii, un Tenente colonnello, un Maggiore, Capitani e molti Tenenti, il Capitano delle guardie civiche con sei guardie in abito di gala, il Capitano dei carabinieri e due tenenti, il Capo della dogana con 5 impiegati, l'Agente delle imposte con 5 impiegati; sette del Real Corpo di Maestranza; il conte De Montelirios, il March. De Parados, tre del Collegio Notarile, il Presidente dell'Audiencia de lo criminal , di Jaen, il Direttore del Fenix, il Direttore del Liberal Rondeno, il Cronista di Ronda e molte signore.
Su tre automobili e su altre 14 carrozze tutti si diressero alla nostra Casa, passando per le vie gremite di gente e imbandierate...
Qui pure si ebbero le più commoventi ed imponenti dimostrazioni di affettuosa riverenza...
Quest'oggi varie carrozze e parecchi signori, fra i quali l'Alcalde, vennero per accompagnare il sig. D. Albera fino alla stazione... Gli automobili furono lasciati scoperti a posta e fecero un largo giro per la città.
Alla stazione erano tutte le autorità e la prima nobiltà con una gran moltitudine di gente che volle ancor vedere e salutare Don Albera.
Al muoversi del treno un formidabile evviva eruppe dal petto di tutti quei signori, dei giovanetti e dei confratelli, mentre la banda suonava la Marcia Reale. Don Eduardo Spinosa ci accompagnò fino ad Almargen, dove ci presentò ancora alcuni principali suoi parrocchiani.
A Ecija.
Ecija, 28 febbraio.
Circa le 13.30 del 25 febbraio arrivammo ad Ecija. Erano a ricevere D. Albera alla stazione l'Arciprete e gli altri parroci della Città con alcuni sacerdoti delle rispettive parrocchie e il Superiore ed una rappresentanza dei Sacerdoti Figli del Cuor di Maria, l'Alcalde con due Consiglieri ed il Segretario, il Conte Del Aguila ed altri Cooperatori e vari ex-alunni.
In più carrozze giungemmo tutti alla Casa Salesiana ed entrati in Chiesa si cantò un mottetto, poi si passò nel salone colle Autorità, i Cooperatori e alcune Cooperatrici, pel ricevimento ufficiale.
Il 26 fu il giorno del maggiore entusiasmo, nel quale si trovarono mirabilmente concordi tutte le Autorità...
Il 27 mattino (giovedì) vi fu un'esecuzione di Canto Sacro alla quale intervennero Cooperatori, specie del Clero, e Cooperatrici in buon numero. Riuscì stupendamente, poichè nella nostra casa di Ecija il canto sacro è studiato con amore.
Il venerdì (28 febbraio) Don Albera disse la Messa nella Chiesa delle Figlie di Maria Ausiliatrice indirizzando ad esse alcune parole.
Alla partenza lo salutò una moltitudine straordinaria di cooperatori e ammiratori.
A Utrera.
Utrera, 4 marzo.
Partiti da Ecija fra le acclamazioni e i battimani, arrivammo ad Utrera dov'era un onda immensa di signori con automobili e numerose carrozze, tra cui l'Arciprete, il Parroco con altri sacerdoti, l'Alcalde con vari consiglieri, il Capitano della Guardia Civile, e il march. De Ulloa che ci accompagnarono al Collegio Salesiano. Le vie erano gremite di gente; tappeti e bandiere pendevano dalle finestre; le campane suonavano a festa.
Giunti al Collegio si passò alla Chiesa, dove l'arciprete montò sul pulpito e diede il benvenuto a Don Albera ringraziandolo del bene che fa l'Opera Salesiana e chiedendo per tutti la benedizione di Maria Ausiliatrice. Don Albera rispose con parole commoventi e impartì la benedizione richiesta.
La domenica 2 marzo fu una giornata laboriosissima. Don Albera disse la messa della Comunità ed ebbe a stancarsi per le comunioni poichè, volendosi tutti comunicare per le sue mani, non lo si potè aiutare. Dopo diede continue udienze. Convennero a fargli onore l'Arciprete, i Parroci e tutto il Clero del paese, il Parroco di Lebrija, il Parroco di S. Romàn di Siviglia, il parroco di Dos Hermanas, l'Alcalde e tre Consiglieri, il Giudice, il Notaio, il Colonnello, vari professori dell'Università di Siviglia, il Direttore e cinque professori dell'Istituto Provinciale, il Marchese De Casa Ulloa e le rappresentanze di tutte le famiglie principali della città, con una sessantina di antichi allievi. Alle 3 1/2 vi fu un'Accademia solennissima...
Domani andremo in Alcalà per vedere i preparativi di una nuova Casa Salesiana, dovuta alla carità della signora Virginia Belloc.
9 Siviglia e a Cadice., Jerez de la Frontera, 13 marzo.
Ancora commosso nel vedere alla stazione di Utrera le Autorità, le principali famiglie, e tanti ammiratori dell'Opera Salesiana accorse per salutarlo in partenza, Don Albera giunse a Sevilla alle 2 1/2, dove si rinnovava un'altra scena non meno impressionante.
Erano alla stazione il Rappresentante del Cardinale, il Vicario Generale, parecchi Canonici, rappresentanti di Ordini Religiosi e parecchi altri sacerdoti, l'Alcalde, il Console d'Italia, il Marchese De Torre Nueva, Professori di Università, Avvocati, Notai, Medici ed altri distintissimi signori e signore nobilissime, come la Marchesa De Morante, ecc. ecc.
Montati in automobili e carrozze, in lunga fila giungemmo alla nostra chiesa, dove si cantò il TeDeum e D. Albera diede la benedizione col Santissimo. Dopo un breve respiro vi fu subito una bella Accademia, alla quale oltre i signori sopra accennati intervennero il Cardinale, il Rappresentante del Governatore della Città, molti altri signori e signore, le Figlie di Maria Ausiliatrice con una rappresentanza delle loro allieve.
Parlarono applauditissimi i Professori di Università sig. Sanchez De Castro e sig. Monge Bernal. Vi furono suoni, canti, poesie, componimenti, ben preparati ed eseguiti con vero gusto. In fine volle parlare il Cardinale, terminando coll'invitare Don Albera a dare la benedizione a tutti. Don Albera rispose commosso ringraziando e finì con ubbidire e dare la benedizione, e dopo vi fu un lungo sfilare di persone che vollero baciargli la mano.
Il mattino del venerdì (7 marzo) disse in collegio la Messa della Comunità alla quale intervennero anche molti signori e signore e si fecero tante comunioni da esserne consolati. Più tardi egli uscì per fare visita al Cardinale, che all'indomani lo volle a pranzo con sè, all'Alcade e ad altri; e intanto potemmo fare una breve visita alla maravigliosa Cattedrale, al suo tesoro. e al palazzo reale, detto Alcazar.
Dopo pranzo si andò all'altra nostra Casa di San Benito. Don Albera fu ricevuto da quei buoni figli del popolo col massimo entusiasmo. Passato in chiesa e fatta breve orazione, fu condotto a suon di banda nel teatrino, dove gli alunni fecero del loro meglio per onorare il Superiore e per tutti parlò egregiamente il giovane avv. Joachin Garcia Naramo, ex-allievo.
Andò pure a visitare le case delle Figlie di Maria Ausiliatrice in San Vincente e in Calle Castellar, tenne conferenza agli ex-allievi, alle Dame di Maria Ausiliatrice, patronesse dell'Opera Salesiana, e al Circolo dell'Oratorio Festivo... ascoltato da tutti con alta venerazione.
Il mattino del giorno 10 (lunedì) detta la S. Messa partì per Cadice alle 9 1/2 Alla stazione di Jerez furono a salutarlo le direttrici delle due case delle Figlie di Maria Ausiliatrice; e alla stazione di Cadice, non nostante il vento impetuoso che spirava, trovò con vari sacerdoti e signori e militari, il Vicario Generale in rappresentanza del Vescovo, il quale si affrettò pel primo a fargli visita.
La mattina dell' 11 marzo l'amatissimo nostro Superiore benedisse la nuova cappella del Collegio e nel pomeriggio convennero a rendergli omaggio la fondatrice del Collegio Doña Ana con tutto il fior fiore della cittadinanza. Anche il Console d'Italia e l'Alcalde e il Governatore Civile (cioè il Sindaco e il Prefetto) vollero esprimere la loro piena deferenza al Successore di Don Bosco.
Alla partenza (13 marzo) si rinnovò alla stazione il più imponente omaggio da tutte le autorità cittadine...
A Jerez e a S. José del Valle. S. José del Valle, 18 marzo.
A Jerez le stesse solenni accoglienze. Qui Don Albera benedisse la nuova Cappella dell'istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Calle Cabezas, e visitò l'altro loro istituto, rimanendo ospite del sig. Raffaele Romero...
Il 14 alle 2 pom. partì per S. José del Valle.
A Giles lo attendeva uno spettacolo veramente tipico. Ci aspettavano in quel mezzo deserto il parroco, due carrozze di signori, e circa 8o uomini a cavallo, che salutarono Don Albera con evviva e spari. Poi tutti ci rimettemmo in cammino attraverso quei luoghi tenuti a cespugli, per circa un'ora.
Ci vennero incontro, ancor assai lontano dal paese, il rappresentante del Sindaco e alcuni dei principali signori della borgata; e a qualche distanza dalla nostra Casa incontrammo i chierici elle fecero una grande ovazione a Don Albera. Si fece ancor un tratto in automobile, che camminava lentamente tra quei buoni borghigiani ed entrammo nel nostro recinto, messo a festoni e ghirlande...
La domenica (16 marzo) D. Albera compì in parrocchia la funzione delle Palme, con processione fino al Collegio e, cantata la Messa, tornò a casa elle era quasi mezzogiorno.
Quando coll'automobile del sig. Garavey partimmo da San José del Valle, tutta la popolazione riversatasi sulla via acclamò rispettosamente il Successore di Don Bosco. I chierici l'avevano preceduto alla così detta parada e là gli fecero le ultime ovazioni con affetto filiale. Il parroco ci accompagnò fino a Giles...
Di nuovo a Siviglia e a Carmona. Carmona, 26 marzo.
Alla stazione di Utrera l'avv. Francisco Cuellar, il Direttore del Collegio, qualche confratello ed una bella rappresentanza di allievi si raccolsero a salutare Don Albera ancor una volta. Si giunse alla stazione di Sevilla alle otto;... e qui passammo il triduo solenne della Settimana Santa, ammirando le meravigliose processioni che sono il più alto esponente della fede e della pietà dell'Andalusia.
Si fecero anche molte visite , ma tutte a piedi, chè, per riverenza ai Sacri Misteri che la Chiesa commemora, gli ultimi giorni di quaresima nella cattolica Spagna tutto è raccoglimento, anche per le vie, dove non corre nessuna vettura.
Il giorno di Pasqua il sig. D. Albera disse la messa della Comunità, assistette alla Messa solenne, ricevette molte visite, impose la medaglia a parecchi nuovi aggregati alla Compagnia di S. Giuseppe, fece un discorsivo a tutti e diede la benedizione col Santissimo. Gli antichi allievi diedero in onor suo un saggio di suoni, canti e passi cadenzati andalusi.
Il mattino del lunedì (24 marzo) l'amato nostro Rettor Maggiore celebrò la S. Messa nei sotterranei della nostra Chiesa ove fu martirizzata S. Giusta, compagna di S. Rufina; e subito dopo pranzo lasciò Siviglia, ossequiato da un gran numero di benefattori e di amici.
Alle 2 1/2 giungemmo a Carmona. Alla stazione il ricevimento non fu inferiore agli altri tra i più splendidi che ebbe Don Albera. V'erano l'Arciprete con altri parroci e vari sacerdoti, l'Alcalde con alcuni consiglieri, el Juez de 1a instancia, il Colonello della zona, un Maggiore, e moltissimi altri signori. Le finestre e i balconi della nostra casa erano imbandierati e gremiti di persone e la via zeppa di gente che voleva vedere Don Albera. La banda lo ricevette suonando con entusiasmo; tutti applaudivano.
Entrati in Chiesa, quantunque assai vasta, in un momento fu piena. Si cantò il Te Deum e si diede la benedizione col Santissimo. Uscito di chiesa, D. Albera fu accompagnato nel cortile dove la banda continuò a rallegrarci. Quindi i signori si congedarono, ma lo stringersi attorno a Don Albera di tutti gli intervenuti, signori e signore e popolani, fu dilunga durata.
Poco dopo egli fece visita al Parroco di S. Pietro, gravemente inferno, che lo aspettava con ansia. Lo consolò e benedisse...
Martedì mattino (25 marzo) disse nella nostra Chiesa grande la messa ai giovani, ai cooperatori e ai soci di Maria Ausiliatrice, con comunione generale che fu numerosissima. Dopo messa parlò a tutti, facendo un fervoroso sermoncino. Terminato che ebbe, fu assiepato dalla gente che voleva baciargli la mano e farsi benedire oggetti, sicchè non fu libero che assai tardi.
Alle tre dopo pranzo vi fu accademia nel teatro, che è abbastanza grande e fu letteralmente stivato. V'era ben rappresentata l'autorità ecclesiastica e militare coi principali signori e signore della città.
Il 26 marzo molti sacerdoti, signori e signore vennero per salutarlo e accompagnarlo alla stazione. Colà erano ad aspettarlo anche le autorità civili e militari ed un'onda di popolo immensa. Ripetutamente si gridò: Viva D. Albera, fin che il treno non lo sottrasse agli sguardi di quella buona popolazione...
A Madrid
Madrid, 30 marzo.
Scendemmo a Cordoba verso le nove, ove ci attendeva il parroco Arciprete di Pozoblanco, Don Antonio Rodriguez...
Alle 9 del giovedì (27 marzo) giungemmo a Madrid. Erano alla stazione il Parroco del Cuor di Maria, un altro Parroco e altri sacerdoti, un rappresentante dei Redentoristi, l'avv. Gonzales Rojas e l'ing. Alarcon, rappresentanti il Comitato centrale dell'Azione cattolica e Difesa sociale, un Medico militare e un Avvocato dello Stato, rappresentanti gli antichi allievi, una rappresentanza degli Ingegneri ferroviari, un rappresentante della Marchesa De Monasterio, il sig. Don Ferdinando Bauer, l'avv. Don Firmino Artele, e Don Jesus Eredia, il signor José Herrero rappresentante le Conferenze di S. Vincenzo de Paoli, il medico sig. De Antoni, parecchi rappresentanti della Stampa Cattolica, la signora Contessa De Via-Manuel, Grande di Spagna e Dama della Regina, e un gran numero di altri nobili signori e signore.
Montato D. Albera sull'automobile del sig. Bauer e gli altri in vari automobili e carrozze, scortati dai giovani ginnasti dell'Auxilium ci avviammo alla nostra Casa, dove ci attendevano l'avv. pubblicista Severino Aznar, un rappresentante della Prensa Asociada, il Conte De Segovia, il sig. Lopez Vivigo, e varii socii della Gioventù Cattolica, e molte signore.
Giunto in cortile, Don Albera fu applaudito e festeggiato dagli allievi schierati sotto il portico; quindi si recò a dir messa, dopo la quale tutti vollero baciargli la mano....
L'Ambasciatore d'Italia in Madrid, la contessa del Val, e il Can. Don Francisco Gonzales, Penitenziere del Capitolo di Cuenca, Direttore Diocesano dei Cooperatori, si scusarono con lettera di non essersi potuti trovare al suo arrivo.
Alle quattro vi fu un'Accademia veramente ammirabile. V'intervennero il Vescovo di Madrid, che obbligò Don Albera a sedersi nel posto di onore; il Vescovo Tit. di Sion Mons. Giacomo Cordona, e il Vicario Apostolico di Goayra nella Colombia, poi numerosi Monsignori, Canonici, Parroci, i più distinti rappresentanti dei Gesuiti, Cappuccini, Agostiniani, Domenicani, Terziarii Cappuccini, Redentoristi, Lazzaristi e un gran numero di altri sacerdoti. Vi era anche il Marchese de Pidal, suo fratello il celebre Alessandro Pidal, il Marchese De Camillas, il Conte De Segovia, il Senatore Don Luigi Bahia, Don Emanuel Cassio, Don Ferdinando Bauer, gli avvocati Francesco Gonzales Rojas, Ardizzone, Requejo, il prof. di Università Don Miguel e una così densa schiera di alri nobili signori e signore, che tanti non poterono trovar posto.
Aperse la serie dei discorsi l'ispettore Don Manfredini, dando a Don Albera il benvenuto a nome dei Confratelli; poi parlò insuperabilmente il Pidal per Madrid ; si lesse un discorso del Deputato Feliu (che non potè venire per indisposizione) a nome dei Cooperatori; per gli antichi allievi parlò egregiamente l'avv. Francisco Adizzone, e per la gioventù Cattolica l'avv. Requejo, che quasi non poteva continuare per i continui applausi. L'impressione non poteva essere più profonda per l'attaccamento che gli oratori dimostrarono al Catechismo cattolico, e il loro affetto ed ammirazione all'Opera di Don Bosco. Terminò D. Albera ringraziando tutti fra il silenzio rispettoso che quella gran calca faceva per udirlo.
La domenica 30 marzo fece visita al Nunzio Apostolico, arrivato a Madrid la sera innanzi, che lo ricevette con molta affabilità dimostrandosi buon amico dei Salesiani...
(Continua).
DALL'ALBANIA
La sorte delle Figlie di Maria Ausiliatrice durante il conflitto montenegrino-turco.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno a Scutari d'Albania due case: un Orfanotrofio femminile ed un Ospizio Per vecchi; due opere provvidenziali, che sono la salvezza di molte fanciulle e di molti poveri vecchi, e ciò per lo zelo intraprendente dell'Associazione Nazionale.
Siccome si parlò molto di esse durante il conflitto montenegrino-turco ed anzi si diffusero le voci più gravi sulla loro sorte, noi siamo lieti di rassicurare pienamente i loro parenti e tutti i nostri e loro amici e benefattori, pubblicando in pari tempo le seguenti notizie.
Dal „Diario dell'Orfanotrofio".
8 ottobre. - A mezzogiorno due forti colpi di cannone ci portano a conoscenza della dichiarazione di guerra tra il Montenegro e l'Albania. Si è impressionate e si attendono gli avvenimenti.
1 novembre. - Dopo la caduta di parecchie palle in città, lanciate dai belligeranti Montenegrini, la cittadinanza per mezzo dei Regi Consoli, qui residenti, reclama la quiete; ed in conseguenza di ciò, dal Governatore Ottomano si riceve l'avviso che, chi vuol partire per timore della guerra, è libero di farlo per la via di S. Giovanni di Medua, entro tre giorni. Solo alcuni lo poterono effettuare, poichè per quella via eravi accanito combattimento, tanto che i fuggitivi si fecero largo fra i cadaveri dei soldati ed un carrozziere restò vittima delle fucilate.
12 dicembre. - Visto il prolungarsi della guerra, si provvedono viveri per tutto gennaio, a prezzo già rilevante.
2 gennaio. - Pressate dal Regio Console Italiano per le prevedute lungaggini della guerra, ci riforniamo di commestibili sino a tutto febbraio, con diminuzione però di razione.
31 gennaio. - Non potendo più aver pane che da un solo fornaio ed in pochissima quantità, si pensa a fabbricare un forno nell'Ospizio, per supplire anche al piccolo forno della cucina economica, a ciò utilizzato nei giorni passati.
7 febbraio. - Dopo quattro mesi di guerra più o meno accanita, interrotta da breve armistizio, stamane verso le quattro antimeridiane sentiamo di nuovo grande strepito di cannoni da tutte le parti della città, causa la nuova dichiarazione di guerra avvenuta dopo la morte del Ministro della Guerra a Costantinopoli: e purtroppo alcune palle cadono facendo danni e vittime. Si sta coll'animo in apprensione e si attende la fine.
8-9 febbraio. - Continua l'attacco d'ambo le parti, giorno e notte.
10 febbraio. - Sospensione per ventiquattro ore del bombardamento pel trasporto dei feriti e morti. Si fanno provviste alimentari a prezzi elevati per tutto il mese di marzo.
11 febbraio. - Siamo invitate dal signor Console, coll'approvazione di S. E. l'Arcivescovo, a prestar l'opera nostra di carità nella cura dei soldati turchi feriti, portati nella casa del signor Ciobba, ora ad uso della Scuola Italiana. Si va in quattro, scambiandoci a due a due. Veniamo destinate ad aiutare i meno gravi.
Si dà principio a far il pane all'Ospizio, Suore e orfane,. poichè i fornai più non ne dànno. Avendo provvisto farina, adoperiamo questa in un colla crusca. Il continuo cadere delle palle ed il fischio sibilante del passaggio di queste, e le ripetute istanze di persone benevoli all'Istituto, ci consigliano ad improvvisare un dormitorio per le orfane nel refettorio, al pian terreno, credendolo più sicuro in caso della caduta di qualche palla. Per precauzione non permettiamo che le ragazze si spoglino.
12-16 febbraio. - Le Suore destinate alla cura dei soldati turchi feriti si portano giornalmente a prestar servizio. Con esse vi sono signorine, sacerdoti, e secolari.
17 febbraio. -- Si continua a lavorare presso i feriti; ma dopo circa una mezz'ora giungono in casa le due Suore, Suor Ronco e Suor Rabiola, spaventate per la caduta di due palle nella casa ove si trovavano. Furono consigliate dai Dottori a fuggire, perchè la casa pareva presa di mira. Essi fuggirono e dietro le Suore, ancora in abito da infermiere che spogliano per via, compatite ed interrogate da quanti trovano per strada. Altrettanto fanno i soldati feriti, aiutati i più gravi. Furono salve ma molto spaventate. Raccontata la cosa, preso un confortante, vanno a terminare la loro opera di carità in una casa attigua all'Orfanotrofio, che è improvvisata ad ospedale militare turco.
18-21 febbraio. - Nelle ore in cui trovansi i dottori ed i chirurgi, le Suore attendono a fasciare i feriti.
22 febbraio. - Consigliate da benemerite persone, anche noi Suore scendiamo a dormire al pian terreno.
24 febbraio. - Erano le cinque e quaranta pomeridiane e tutte attendevamo alle nostre occupazioni, quando un sibilo fa seguito al rombo d'un cannone e come saetta giunge una palla, Spaventate c'interroghiamo dove possa essere caduta, poichè pareva proprio in casa nostra. Si corre a vedere nel dormitorio delle orfane, e oh ! quale stupore ! Non si osa entrare perchè si vede un gran polverio, ma si teme qualche segno d'incendio. Fattoci coraggio scopriamo un grande squarcio in fondo al dormitorio, nella parte di fronte, quasi al soffitto. Molti pezzi di calcinaccio e mattoni e pietre son caduti nel lungo tratto di sette finestre. Siccome i letti più della metà erano vuoti, con pochi materassi piegati, trovammo guasti alcuni di questi e rotte le tavole di quelli, e parecchi asciugatoi bucati dalla caduta dei materiali. Giunsero tosto il Regio Console Italiano ed alcuni impiegati a vedere la cosa. Ci consigliarono a rimanere a basso e coprire coi restanti materassi il pavimento soprastante al refettorio ove dormono le orfane. Durante la notte continuano i colpi di cannone.
25 febbraio. - Insieme col Regio Console Italiano, anche il signor Console Austriaco, come protettore del culto religioso, viene ad assicurarsi dell'accaduto di ieri e a rallegrarsi per lo scampato pericolo.
27 febbraio. - Alle nove pomeridiane un forte colpo di cannone, seguito da un acuto fischio e da una rovinosa caduta ci spaventò e ci fece correre in osservazione, temendo non fosse scoppiata una palla in dormitorio, ove trovansi balle di fieno pel riparo. Non si scorse nulla e si cercò di riposare.
28 febbraio. - Appena alzate, trovammo che la palla di ieri sera era caduta all'angolo del portone del cortile della chiesa, ivi era scoppiata ed aveva mandato in frantumi parecchi vetri della chiesa e del piano superiore, nel laboratorio delle orfane più grandi.
3 marzo. - Il Regio Console Italiano notifica alla Direttrice, che i signori Consoli ottennero dal Governo Turco come luogo momentaneamente più sicuro, stante il continuo bombardamento in città, anche per le loro Colonie, Tepe, collina a mezz'ora di distanza di Scutari, in una Caserma militare turca.
Le Suore Mantellate vengono a pregare la nostra Direttrice d'unirsi a loro, decise di partire per Tepe, poichè molte palle rovinarono la loro casa, e non si sentono più sicure. Prendiamo tempo a rispondere.
4 marzo. - Andiamo dal signor Console per sentire se ha ottenuto dal Pascià di potersi allontanare dalla città, o se solo concede la sicurtà di Tepe. Risponde che inflessibile non concede che quanto disse e che è buona cosa l'andarvi. La Direttrice chiede se sia cosa prudente il presentarsi essa stessa al Governatore, onde supplicarlo a permetterci l'uscita. Non disapprova, non volendo lasciar nulla d'intentato, e manda il suo dragomanno in compagnia di lei e di altra Suora, che si presentano al Pascià, che non trovano, ma possono parlare al suo segretario, il quale promette gentilmente d'appoggiare la domanda e di darci la risposta il giorno dopo.
5 marzo. - Avendo inteso che nella notte eran cadute parecchie palle di grosso calibro, mietendo numerose vittime, nel timore di egual pericolo per le orfane poichè non si hanno locali sotterranei, si venne nella decisione di rimandare in famiglia, sinchè non sia cessato il continuo bombardamento, quelle che hanno parenti in città, ritenendo soltanto quelle che son del tutto orfane od hanno i loro parenti fuori di Scutari.
Dal Regio Console sappiamo che il Pascià risponde non permetterci che la sicurtà sopra detta e nulla più.
Verso le quattro pomeridiane partono quindi per Tepe una Suora e una giovane aiutante che si uniscono alle Suore Mantellate. Colà giunte verso le sei, sentono una grande fucileria e arrivo di bombe, poichè la Caserma trovasi poco lungi dall'accampamento turco e quindi anche essa in pericolo in caso di attacco. Le suddette furono mandate per assicurarsi se è conveniente l'asilo offertoci. Spaventati quelli che ivi si trovano, Vice Console Austriaco, signora del Console Austriaco e famiglia, Colonia austriaca, Direttore Posta Italiana, tutti scendono a precipizio in un burrone e vi rimangono quasi un'ora. Poscia salgono a prendere posto nella Caserma, e vi passano la notte.
6 marzo. - Visto che la sicurezza di Tepe non è grande non vi si va per ora, ma ci rechiamo a ringraziare il signor Console per aver ceduto la sua cabina alle suddette suore a Tepe ed informarlo dell'uscita delle orfane, già intesa con lui, e combinare per dar loro una retta settimanale a ciascuna. Egli volle nota di esse, per farle scrivere possibilmente nel numero dei poveri, onde il Pascià provveda anche a loro una piccola razione, come pare abbia stabilito.
11 marzo. - Dal giorno sette a tutt'oggi, continuò il bombardamento in città ad intervalli di ore a mezz'ore.
12 marzo. - Verso le dieci antimeridiane si ode un distinto bombardamento in vari punti. Si fugge da una camera all'altra. Il Console viene a vedere come ci troviamo.
Verso le dodici una palla cade nel nostro cortile, vicino al pozzo e si sprofonda nella terra. Verso le quattro pomeridiane un'altra cade sul cornicione del refettorio ragazze, e rompe tutti i vetri del dormitorio ragazze e sottostante refettorio.
Le orfane che ivi trovansi fuggono spaventate in cucina. Andiamo a vedere la cosa, trepidanti sotto una pioggia non interrotta di shrapnel. Nel frattempo arriva il signor Console e mentre ci faceva coraggio un'altra palla ruppe l'asta del Consolato e scagliò le palline nell'uffizio della Direttrice. Siamo consigliate a non riposare più in refettorio, perchè sono troppe le finestre, e pare che le palle continuino da quella parte che credevamo sicura. Egli stesso sale e fa disporre tutta la distesa di materassi dall'altra parte, che pare più riparata, e ci dice di rimanere in due piccoli corridoi, Suore e orfane, anche per la notte. Verso le cinque ritorna al Consolato, e nella notte egli pure è visitato dalle palle. E purtroppo il bombardamento fu terribile. Altre nove palle caddero in cortile, nella camera della Direttrice secolare, nel cornicione del laboratorio di tessitura e due nella camera del portinaio che fu salvo per miracolo. Ivi trovavansi due portinai: un ricoverato dell'Ospizio e l'effettivo. Verso la mezzanotte non sentendoci più tranquille e avendo lasciato aperta la porta interna, chiamiamo il portinaio che subito venne, e qual non fu il nostro spavento, vedendolo ferito e macchiato di sangue! Una delle palle era caduta in mezzo ai Loro letti, ivi scoppiò e sparse le palline di ferro in tutta la camera crivellando porte e muri e ferendo leggermente il vecchio in una gamba. L'altro, venendo da noi, incontrò un'altra palla al suo passaggio che lo ferì leggermente alla faccia. Si medicarono e, dato loro un cordiale, si fecero riposare nell'anticamera del parlatoio.
13 marzo. - Il bombardamento continua e noi, andando da una camera all'altra, attendiamo alle nostre occupazioni. Dalle quattro pomeridiane alle sei, i colpi divennero più frequenti. Nella notte caddero altre palle nel cortile e nell'orto dalla parte dell'antico fabbricato, rompendo il muro di cinta.
14 marzo. -Nella notte caddero due palle sul tetto del dormitorio delle orfane e scoppiarono sopra il soffitto. Erano piene di dinamite, ruppero un po' di calcinaccio della vòlta, ma per buona sorte non scesero.
Il Regio Console viene a vederci e prendere informazioni. Alle dodici ci avverte esser giunto un battello, che spera foriero di buone notizie. Alle tre e mezzo torna a dirci che temeva la continuazione del bombardamento in forma più terribile e perciò ci consigliava a partire immediatamente per Tepe, orfane e Suore.
Si parte subito e siamo ritirate in due cabine, destinate l'una al Console Italiano e l'altra a quello Francese.
Si dorme per terra e si cena all'asciutto. Sappiamo alla sera che il vaporino Montenegrino era venuto per prendere i sudditi esteri, ma il Pascià non permise che partissero senza un ordine da Costantinopoli, perciò si attendono con tintore gli eventi. Intanto cadono sempre nuove palle e dal nostro rifugio sentiamo e temiamo.
15 marzo. - Due Suore e alcune orfane scendono in città pel bucato e ordine della casa.
Consigliate dal signor Console sì tolgono le balle di fieno messe per sicurezza sulla vòlta del refettorio orfane e si trasportano in basso tutti i materassi e coperte per timore d'un incendio. Non si sa nulla. Nessuna luce intorno a quanto sopra.
16-18 marzo. - Durante questi tre giorni, una parte delle Suore e poche ragazze scendono in città pei lavori della casa e ritornano alla sera. Le palle cadono facendo ancora vittime e danni nel giorno e nella notte, pel che veniamo consigliate a rimanere ferme nel nostro rifugio.
19 marzo. -- Pregato dai cittadini esteri che con noi si trovano a Tepe, S. E. l'Arcivescovo manda un Sacerdote a celebrare la S. Messa nella Caserma, e la religiosa cerimonia assume un aspetto commovente.
20 marzo. - Scendiamo da Tepe per fare la S. Pasqua. Nel ritorno s'ode il passaggio di parecchie palle. Spaventate affrettiamo il passo, e giunte sentiamo che là pure si era sparato il cannone e stiamo in trepidazione.
21 marzo. - Sono le dieci antimeridiane; un fischio ci avverte del passaggio d'una palla che cade nei dintorni della Caserma dove ci troviamo; poco dopo un'altra cade in un burrone sottostante, e una terza scoppia a qualche metro di distanza dalla Caserma. Giunge un ufficiale mandato dal Pascià che risiede in altra Caserma poco lungi da noi, a dirci che, data la caduta di tre palle in vicinanza della Caserma, era prudenza scendere sotto, dove eranvi tende ed ivi attendere alcune ore. Eravamo sole; gli uomini erano andati in città. Che fare? D'accordo con una signora decidiamo di scendere. La suddetta chiude il portone e in fretta andiamo tutte giù. Nel discendere altre due palle a poca distanza cadono dietro di noi, che più spaventate affrettiamo il passo verso l'Istituto. Il signor Console, saputo del nostro ritorno in città, venne a sentire di che si trattava e si decise di non ritornare per ora.
24 marzo. - Indotte dal signor Console ci riforniamo di viveri ad un prezzo straordinario, essendochè le condizioni politiche non sono per anco mutate.
19-2o aprile. - Bombardamento continuo alla fortezza.
23 aprile. - Dal Regio Console siamo avvisate della resa della città per fame.
UNA LETTERA DELLA DIRETTRICE.
Le buone Figlie di Maria Ausiliatrice giunsero adunque, per grazia di Dio e coll'aiuto della loro Madre Santissima, al termine delle ostilità, sane e salve; e sono concordi nell'ascrivere la loro incolumità alla protezione celeste. Ecco come ci scriveva la Direttrice Suor Anna Frette, torinese, in data 17 giugno u. s.
Fin dallo scorso anno durante il burrascoso periodo della guerra italo-turca, le Figlie di Maria Ausiliatrice di Scutari d'Albania, ebbero a esperimentare quanto potente sia la loro Madre Santissima poichè rimasero le uniche Italiane non espulse dalla Turchia, quantunque ripetutamente visitate con futili pretesti da ufficiali militari turchi, che avevano di mira la chiusura delle nostre due opere.
Ma ben più fece la pietosa Ausiliatrice nel periodo di sette lunghi mesi, allorchè scoppiò la guerra tra il Montenegro e l'Albania. Già era passato più di un mese, quando una palla lanciata dai belligeranti Montenegrini cadde su un neuro di divisione del nostro Ospizio vecchi, spaventando semplicemente. Continuo era il rumoreggiar del cannone e la caduta delle palle; e si stava in grande agitazione. Le provviste alimentari incominciavano a difettare, ed a stento, con aumenti fortissimi, consigliate anche dal Regio Console Italiano, per timore di mancanza in caso di lunga durata, si provvide sempre, ricorrendo ad imprestito di denaro, non potendo nulla ricevere dall'Italia, ma Maria Santissima anche per ciò ci fu larga d'aiuto.
Fra tante ansie il bombardamento alla città continuava e faceva fremere gli abitanti, che non sapevano più a chi rivolgersi. Si fecero novene, tridui e molte preghiere per scongiurare tanto flagello e quasi si disperava dell'intercessione. Date memorande furono i giorni 7, 8, 9 febbraio scorso, giorni in cui le palle caddero in città a migliaia. Vittime e danni in quantità. Le palle erano anche di grosse dimensioni; alcune riducevano al suolo le case e di una persona facevano uno scempio.
Tremanti anche noi pel numero grande di orfane e ricoverati, si correva da un luogo all'altro, studiando quello che più pareva resistente agli spietati colpi. Erano grida, erano pianti, erano invocazioni infuocate, e la buona Madre ci esaudiva. Il giorno 24 stesso mese, alle 5 1/2, appena terminata la funzione della benedizione data ad onore di Maria Santissima Ausiliatrice, udimmo lo scoppio d'una bomba che pareva diretta al nostro fabbricato. Ci precipitammo in osservazione e qual non fu il nostro spavento! Spettacolo raccapricciante. La palla aveva bucato il muro di fronte del dormitorio orfane ed aveva lanciato mattoni, pietre e calcinaccio nella distanza di sette finestre di lunghezza, rovinando letti, spalliere di ferro, tavolati, materassi, biancheria e pavimento. Per buonasorte alcuni giorni avanti, per precauzione le orfane eransi fatte scendere al pian terreno, che diversamente, 36 potevano rimanere parte vittime e parte ferite. Ma vegliava Maria Santissima e ci protesse mirabilmente.
» Nei giorni 11, 12, 13 marzo la città era bombardata da ogni parte senza interruzione e 20 palle caddero nel nostro Orfanotrofio; ma ripeto Maria Santissima vegliava su noi e fece sì che tutte ci fossero innocue. Parte si sprofondarono nel terreno adiacente, parte nei muri di cinta, altre si fermarono al soffitto. Nel giorno 12 il portinaio ed un ricoverato furono salvi per vero miracolo. Uno shrapnel scese fra i loro letti, sparse i proiettili e la dinamite nella camera, crivellò porte e muri e lasciolli incolumi nella persona. Il fischio sibilante del passaggio delle palle era cosa orribile, poichè era impossibile capire ove queste potessero, cadere e numerarle: tanto era la loro velocità e la frequenza! Suore ed orfane rincantucciate in un angusto corridoio attendevamo spaventate l'ultima ora, e ciò ogni volta che il bombardamento era più terribile.
Oppressa dal grave peso della mia responsabilità, tutta la mia fiducia era nella protezione di Maria SS. Ausiliatrice e grazie siano rese alla nostra buona Madre, che pietosa si mostrò per noi tutte, collo scamparci da tanti pericoli ».
Nell'Istituto delle Figlie di Maria Aus. in Nizza Monferrato, dall'11 al 18 agosto, avrà luogo un Corso di Esercizi Spirituali dettati da RR. Sacerdoti Salesiani, per Maestre, Signore, Signorine e Cooperatrici Salesiane.
La comodità e l'amenità del luogo, e il benessere che apportano anche al fisico otto giorni di quiete e di pace in aperta campagna, ci consigliano ad accentuare quest'avviso con le più calde raccomandazioni.
La retta è di L. 18, ove non si abbisogni di speciali riguardi, per vitto e alloggio.
Le domande si possono rivolgere alla Rev.ma Suor Caterina Daghero, Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Nizza Monferrato.
I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella, o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare Indulgenza plenaria (come dal Decreto della S. Congregazione delle Indulgenze, 2 ottobre 1904):
Dal 10 luglio al 10 agosto:
1) il 16 luglio, festa della Madonna del Carmine. 2) Il 6 agosto, festa della Trasfigurazione di N.S. G. C.
REP. ARGENTINA
La posa della pietra fondamentale di un nuovo Ospedale a Viedma.
L'8 8 febbraio dei 1913 segnò nei fasti di questa missione una delle pagine più belle e gloriose. Fu un vero trionfo, un plebiscito di ammirazione e simpatia per un'opera provvidenziale. La carità cristiana che vorrebbe accogliere nel suo seno tutta l'umanità sofferente per mitigarne i dolori, ha riconosciuto troppo stretto il locale usato fino ad oggi per la sua azione benefica, ed ai benefattori, agli ammiratori dell'Opera salesiana in Patagonia annunziò un disegno da tempo accarezzato: quello di un nuovo Ospedale secondo ogni esigenza moderna, atto ad accogliere più centinaia di poveri derelitti. Con unanime applauso fu accolta l'idea e con santo entusiasmo si venne subito alla posa della prima pietra del grandioso edificio che sorgerà sul posto dell'antico.
La cara festa si svolse nella più lieta armonia e nell'unione più intima che legava i diversi ceti di persone in un sol pensiero, nel ricordare gl'innumerevoli benefizii che da più di 25 anni apporta alla classe sofferente l'Ospedale San José per opera di quel caritatevole sacerdote che fu D. Evasio Garrone, il quale ripieno dell'amore di Gesù Cristo, a centinaia di poveri ammalati, derelitti, affranti dai dolori, mentre accorrevano all'Ospedale a cercare la salute corporale, donava anche la salute dell'anima, la forza nelle sofferenze, la consolazione nei dolori.
All'invito del nostro Flores del Campo risposero le principali autorità della Repubblica ed il fior fiore delle popolazioni d'ambo sponde del Rio Negro, di Viedma e Patagones. Dopo la messa cantata in suffragio dell'anima del compianto indimenticabile Don Garrone, alla quale assistevano le autorità del paese, sfilava la gente sul piazzale di fronte all'antico Ospedale. Sopra un palco improvvisato, al suono di briose marce, prendevan posto S. E. l'Ing. R. Gallardo Governatore del Territorio, in compagnia della sua consorte, delegati a rappresentare S. E. il Presidente della Repubblica l'ecc.mo dott. Rocco Saenz Pena e la distinta sua signora; a essi facevano corona il Vicario Foraneo Sac. D. Luigi Pedemonte, Ispettore delle Case Salesiane della Patagonia Settentrionale e Centrale, rappresentante di S. E. l'Arcivescovo di Buenos Aires Dott. Mariano A. Espinosa; la signora Angela Lanza di Tribarne rappresentante della Presidente delle Cooperatrici Salesiane signora Aña Broun de Sacroze; il Dott. Carlo Hildeman, rappresentante del Presidente del Dipartimento Nazionale d'Igiene dott. José Penna; l'on. Comitato promotore dell'Opera; tutte le Autorità Civili e Militari; il R. Agente Consolare d'Italia, e molte distinte famiglie.
Suonato l'Inno Argentino e benedetta solennemente la pietra fondamentale, prese la parola il rev.mo Don Pedemonte, il quale con frase facile ed attraente, ispirata al sentimento puramente cristiano, avvivata da ardente e sincero amore verso chi soffre, svolse il mandato affidato agli Apostoli: - Percorrete il mondo, predicate il Vangelo, sollevate gl'infermi, mitigate ogni dolore! - dichiarandosi disposto a soffrire ogni contrarietà, a superare tutti gli ostacoli, a vincere tutte le difficoltà pur d'essere fedele a questo divino ideale, alle brame del Ven. Don Bosco, al voto della patria, alla voce della coscienza, la quale sorvola ogni umano interesse.
Dopo di lui prese la parola il dott. Riccardo Spurr, Direttore dell'Ospedale San José, il quale col linguaggio eloquente della statistica tessè l'elogio migliore dell'Opera nei suoi principii, ricordando le difficoltà superate, sia per far fronte alle imperiose necessità di casi sempre nuovi, sia per dotare, meglio che era possibile, l'Ospedale di un servizio di Chirurgia che sopperisse ai casi urgenti, così frequenti in queste regioni. Tratteggiò il cuore d'Apostolo di Mons. Cagliero e l'opera dell'infaticabile Don Garrone, e dopo d'aver elogiato l'iniziativa del Comitato Promotore, conchiuse con un appello alla carità degli Argentini.
Terzo nel tessere elogi all'iniziativa fu l'avv. Emilio De Rege. Parlò in nome del Comitato « Pro Ospedale »; e la fluidità e la serenità del suo dire gli cattivarono l'attenzione dei presenti. Spiegò in che consiste l'azione del Comitato, propose mezzi pratici per poter far fronte alle urgenti necessità e terminò con un invito al cuor generoso delle signore Argentine e di Viedma in particolare, acciò alta conservino quella fama 9i generosità che godono da tanti anni. In fine fece appello alla carità di tutti, perchè per tutti sarà aperto e a tutti prodigherà le più affettuose cure il nuovo Ospedale.
Ultimo parlò il Governatore del Territorio Dott. Ing. Carlo R. Gallardo facendo gustare la sublimità che in sè racchiude il precetto divino: « Ama il tuo prossimo come te stesso! ».
Il Comitato Promotore è composto come segue: - Maggiore Otto Huber; Dott. Avv. Emilio De Rege; Alessandro Contal, sottoprefetto; Sac. Luigi Pedemonte, Vicario Foraneo ed Ispettore Salesiano; Eduardo Pardo, gerente del Banco della Nazione; Pietro Inda; Giovanni Lanza; Cecilio Lucero; Emilio Franke.
La solenne cerimonia resterà indelebile nei cuori di tutti i buoni cittadini, la cui efficace cooperazione noi speriamo affretterà la realizzazione del provvidenziale disegno.
Viedma, 15 aprile 1913.
NAZARIO BARTOLI, Salesiano.
INDIA.
L'Orfanotrofio di Tanjore.
(Lettera del Sac. Eugenio Mederlet).
Tanjore, 24 aprile 1913. REV.MO SIG. D. ALBERA,
VERAMENTE è già da lungo tempo che la Missione di Tanjore non dà più indizio di vita; ed ora che Lei ci ha mandato due nuovi missionari è necessario che diamo qualche segno di quello che si fa e di quello che si potrà fare in futuro, poichè la missione va estendendosi e consolidandosi.
Il giorno 16 febbraio abbiamo celebrata la festa di S. Francesco di Sales, che fu presieduta dal nostro vescovo S. E. Mons. D. De-Castro. Al mattino si cantò messa, celebrata dal sig. D. Tomatis, Direttore della nostra casa di Mylapore. Alla sera dopo il vespro S. E. Monsignor Dr. De Castro tenne la conferenza ai Cooperatori Salesiani. Egli parlò mirabilmente del nostro Venerabile Don Bosco e della sua Cpera, ed esortò tutti a cooperare specialmente per la casa di Tanjore.
E questa casa ha veramente bisogno di aiuto per mettersi a posto.
Abbiamo al presente circa 7o giovani di cui alcuni attendono agli studi, con speranza di vocazione ecclesiastica, e gli altri apprendono il mestiere di tessitori e falegnami.
Ma i locali che servono per questi giovani sono veramente meschini. Le scuole consistono in una specie di lunga camera, divisa da stuoie di bambù in diverse sezioni per le diverse classi, dove pure vengono a scuola 130 giovani esterni della parrocchia. Finita la scuola si ritirano i banchi e le stuoie, e la stessa camera serve da refettorio; un refettorio però molto semplice, dove non occorrono nè tavole, nè tovaglie, ne posate: basta per ciascun giovane un piatto, che ciascuno si lava da sè e... le proprie mani.
Alla sera la stessa camera diventa anche dormitorio. Anche qui non occorrono nè letti nè materassi... ciascun giovane stende per terra una piccola stuoia, vi si getta sopra e... buona notte.
I laboratori poi sono ancor più semplici.
Due capanne di bambù col tetto di foglie di palme ne son tutto il vasto locale. Poco riparo dalla pioggia e nessun riparo per il vento; ma fortuna che qui non si temono i raffreddori. Il male tuttavia si è che tal volta il vento ci getta a terra tutta la nostra fabbrica, che bisogna ci affrettiamo a rifare! Nè mancano i diurni e notturni visitatori, quali i serpenti, topi, uccellacci, insetti d'ogni specie e specialmente i ladri. Dobbiamo mantenere due mastini che di notte ci facciano la guardia, e qualche volta sparar dei colpi di fucile per spaventare ed allontanare gli audaci notturni rapitori.
Eppure, nonostante tutto questo, la nostra Scuola Industriale è approvata dal Governo Inglese ed è, o meglio sta per divenire, una delle prime del South-India. Avrà ricevuto la nostra lettera in cui esponevamo il nostro piano per la costruzione dei laboratori e la sistemazione della scuola industriale...
Al momento abbiamo alcune difficoltà da parte della Municipalità Hindu che pensa di allargare la città dalla parte in cui vorremmo fabbricare; speriamo tuttavia di poter riuscire nel nostro intento.
Una signora pagana ha offerto una bella somma per la fabbricazione, ed il Governo ci aiuterà. Già ora ci dimostra la sua buona volontà regalandoci macchine ed utensili pei nostri laboratori. In questi giorni ci ha dato un motore di circa io cavalli, che noi cominceremo ad installare sotto le nostre capanne in attesa di miglior locale. Dà pure un buon stipendio mensile a ciascuno dei due nuovi missionari arrivati, e ne promette di più per quando le scuole professionali saranno in piena regola.
Com'Ella vede, non possiamo fare a meno di soddisfare all'urgente necessità di fabbricare le scuole. Dobbiamo però comperare a nostre spese il terreno necessario, e per questo invochiamo l'aiuto dei buoni Cooperatori e delle buone Cooperatrici di Europa. Essi, che sogliono aiutare le Missioni, vogliano anche pensare alla povera missione di Tanjore.
Preghi, amatissimo Padre, per il suo
Dev.mo figlio in G. C.
D. EUGENIO MEDERLET.
Da Elisabethville (Congo Belga). - Quei nostri Confratelli il giorno di Pentecoste amministravano solennemente la prima Comunione a quattro fanciulli bianchi, pregustando le ineffabili consolazioni che innonderà l'anima loro il giorno che potranno fare altrettanto con l'elemento indigeno. Ad esso fan già regolarmente il Catechismo in Kishwahili; ed ogni giorno festivo gli dànno anche comodità di assistere alla S. Messa, durante la quale si recitano le preghiere del buon cristiano nella stessa lingua.
Nelle scuole professionali poi hanno 28 inscritti. Furono invitati a partecipare a un'Esposizione che ebbe luogo in città e vi concorsero con saggi delle scuole sarti e falegnami riportandovi il Grand Prix, la massima onorificenza.
Dalla Terra del Fuoco. -- Il Sac. Maggiorino Borgatello ci scrive dalla Missione della Candelaria nella Terra del Fuoco.
« ...La domenica 2 febbraio fu qui gran solennità per la festa titolare della Missione, cioè N. S. della Candelaria o della Purificazione. Si fecero 5o Comunioni di puri Indi. Ricevette il santo Battesimo, la Cresima e la prima Comunione un bravo giovine di circa 3o anni, venuto da poco tempo con noi e bene istruito nella nostra santa Religione.
» Alle 10 si cantò Messa con Benedizione delle Candele, che si distribuirono a tutti i presenti. Il giorno splendido contribuì non poco a rendere più gaia la festa. Alla sera si cantarono i Vespri con predica e benedizione del SS. Sacramento. Tutti gl'Indi erano molto contenti.
» La vigilia della festa volava al Cielo, quasi a salutare la cara Patrona della Missione a nome di tutti i suoi abitanti, un angioletto di circa 5 anni, di nome Maria Luisa, colpita da meningite otto giorni prima. I suoi parenti la piansero sì, ma si rassegnarono tosto alla volontà di Dio e non fuggirono al monte, secondo l'usanza antica di questi indi che quando muore un loro parente tosto abbandonano il luogo della morte per molto tempo. »
Per le Vocazioni allo Stato Ecclesiastico e alle Missioni Estere.
SONo più anni che si va lamentando la diminuzione delle vocazioni allo stato ecclesiastico. Questa deficienza di vocazioni e sentita in ogni diocesi d'Italia e in tutta Europa; è sentita nelle corporazioni religiose, che mancano di postulanti; nelle Missioni estere, che ripetono incessantemente con S. Francesco Saverio: Inviateci degli Operai Evangelici. Già in Germania, in Francia, in Inghilterra ed in molti paesi d'Italia si fondarono opere di beneficenza a questo fine e se ne ottennero buoni effetti, ma insufficienti ai molti e urgenti bisogni. Noi mentre lodiamo altamente queste opere cominciate e di tutto cuore preghiamo Dio che le faccia ognor più prosperare a sua maggior gloria, riteniamo opportuno inculcare l'Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice, istituita a questo intento dal Ven. Don Bosco. Essa consiste in un corso speciale di studi Per giovani adulti che intendono consacrarsi a Dio nello Stato Ecclesiastico.
Il Sommo Pontefice Pio IX con bontà grande si degnò di benedire, commendare tale istituzione arricchendola di molti favori spirituali, confermati e ampliati dai seguenti Pontefici.
Così l'Opera crebbe e venne ad avere varie case a meglio preparare il personale destinato a varie nazioni. L'anno scorso venne dedicato interamente a questo fine il nostro Istituto di Penango Monferrato, il quale, anche per la sua posizione climatica, è assai confacente a giovani che in età un po' avanzata intraprendono lo studio classico, trovandosi in aperta campagna su ridente collina.
Noi quindi rivolgiamo una calda preghiera a tutti i Cooperatori Salesiani ed in modo speciale ai Parroci e ai Direttori di Oratori festivi.
Trovato un giovane che meriti di essere avviato per questa via, lo aiutino a superare le difficoltà di famiglia e gli altri impedimenti, e procurino di indirizzarlo al Direttore dell'Istituto S. Pio V in Penango Monferrato (Alessandria).
Mentre si raccomanda di trovar i mezzi per le spese necessarie all'istruzione di questi giovani, si assicura che specialmente a coloro che hanno ferma volontà di recarsi nelle nostre Missioni Estere saranno fatte grandi facilitazioni, le quali però si faranno Per regola ordinaria dopo il Primo anno, essendo prima necessario conoscere l'alunno.
N. B. - Penango Monferrato, si trova sulla linea Asti-Casale-Mortara. Il nome della Casa è Istituto San Pio V. Si domandi alla Direzione copia del programma per più ampie spiegazioni,
Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente,
Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario-Basilica di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.
Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno in questo mese nel Santuario, avremo questa intenzione generale:
Ricorrendo il 24 corrente il V° Anniversario dell'introduzione della Causa del nostro Venerabile Fondatore, supplicheremo , umilmente Maria SS. Ausiliatrice ad affrettare il giorno in cui Egli sia innalzato all'onore degli altari!
GRAZIE E FAVORI
La scienza era impotente (*).
Rendo grazie all'Ausiliatrice del popolo cristiano perchè invocata con ferventi preci ha salvato la vita a mio fratello, dopo una operazione di glaucoma, riuscita bene, ma resa insufficiente per il sopravvenire imprevvisto di un fortissimo accesso di sangue e di acqua. Il caso fu così penoso da sconcertare completamente il valente professore oftalmico che l'aveva operato e da strappare dalla sua bocca le parole seguenti dette alla sottoscritta: Se ella crede in Dio e nella Santa Vergine, le si raccomandi, chè qui la scienza è impotente... .
E davvero non fu invano che si invocò la Vergine Ausiliatrice!
Siano rese a Te le più vive e più sentite azioni di grazie, o Madre di Dio e Madre nostra, e il mondo conosca ancora una volta il tuo potente patrocinio!
Torino, 21 aprile 1913.
CAROLINA OLLAGNERO.
Ricorrete a Maria Ausiliatrice.
Eterno risuoni l'inno soave della più profonda riconoscenza, a Colei che dall'umanità sofferente viene salutata conforto, balsamo, aiuto, salvezza, cioè a Maria SS. Ausiliatrice.
Trovandomi in dolorosissime quanto assai pericolose circostanze per le conseguenze che ne potevano derivare a me e a persone a me care, con fede ed affetto ricorsi a Maria Ausiliatrice. Non sperando negli uomini, ma rivolgendomi alla mia cara Madre Maria, mi sono riconfermata in quella fede, che vicissitudini della vita, malvagità umane, amarezze continue, avevano scosso.
Il fatto mio valga d'esempio a tanti che disperano. Quanti disgraziati di meno, se si rivolgessero a Maria Ausiliatrice, alla Madonna di Don Bosco! Riconoscente adempio alla promessa di una tenue offerta e di pubblicare sul caro Bollettino la grazia.
Santu Lussurgiu, 7 maggio 1913.
MARIA GIUSEPPA PORCU ved. DEIALA.
Breme Lomellina. - Il nostro babbo da tre mesi si trovava gravemente infermo da nefrite albuminaria con altri gravi disturbi.
Fu visitato da due professori ma, tornando inutile ogni cura, in breve l'infermo fu ridotto in fin di vita. Gli si amministrarono i S. Sacramenti che ricevette con ammirabile rassegnazione e nello stesso giorno s'incominciò in famiglia una novena a Maria SS. Ausiliatrice promettendo di far pubblicar la grazia e d'inviare un'offerta al Suo Santuario.
Potenza di Maria! il terzo giorno della novena incominciò a migliorare e, con meraviglia di tutti, i medici lo dichiararono fuori di pericolo. Siano adunque rese grazie a Maria SS. Ausiliatrice! Adempiamo la promessa fatta colla speranza che ci continuerà la Sua Celeste protezione.
22 aprile 1913.
S. E. G.
Isola di Rovegno. - Il 18 novembre 1911 mio figlio Silvio, d'anni 16, fu preso da forti e terribili convulsioni con perdita completa di qualsiasi conoscenza. Fatto consulto da due valenti dottori fu dichiarato affetto da meningite fulminante; dissero non avrebbe passato le 24 ore. Facemmo voto a N. S. Ausiliatrice e dopo 12 ore era fuori d'ogni pericolo ! Si ripetè la malattia nella notte del 24 dicembre 1911 ; ricorremmo nuovamente a N. S. Ausiliatrice promettendo di pubblicare la grazia, e guarì perfettamente, come è sano tuttora senza aver più avuto nessun disturbo. Ne sia lode a Maria SS.ma, nostro aiuto e conforto.
14 maggio 1913.
G. B. VERCELLETTO.
Selvo (Salasco). - Il 15 passaio febbraio veniva colpito da polmonite doppia il giovanetto Luigino Saviolo, di Giovanni.
Visitato da professori, fu dichiarato in istato gravissimo, sebbene non disperato. Quale e quanta fosse l'ansia ed il timore del papà, della nonna,. (il piccino non ha più la mamma da 4 anni) delle sorelline e degli amici tutti, non è possibile dirlo.. Sebbene si avesse forte fiducia nella scienza medica, tuttavia una persona che ama tanto il giovinetto, pensò di affidarlo alla protezione potente di Maria SS. Ausiliatrice, promettendole che una S. Messa sarebbe celebrata dal Prevosto locale nel suo Santuario in Torino e che l'ammalato vi avrebbe fatta la S. Comunione se avesse ottenuto la bramata guarigione, e per di più, a maggior gloria della Madonna di D. Bosco, avrebbe fatto. pubblicare la grazia sul Bollettino.
E la Madonna SS. esaudì la preghiera; Luigino, superata felicemente la crisi della settima, fu dichiarato fuori pericolo, con quale contentezza del papà e di tutta la famiglia, ognuno lo può immaginare. Completamente guarito, il 24 aprile ha soddisfatto al suo voto ed ha ringraziato Maria SS. Ausiliatrice della guarigione ottenuta.
24 maggio 1913.
MILANO D. PIETRO, Parroco.
Rivalta di Torino. - Ero affetto da gastricismo, e nevrastenia e il mio stato era così grave da far temere della mia vita. Mi rivolsi con fede a Maria SS .ma Ausiliatrice ed Ella, la buona Madre, mi, guarì. Voglio pubblica la grazia come ho promesso„ facendo una piccola offerta.
13 maggio 1913.
PIETRO QUARANTA.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:
A*) - Acqui : M. B., 5 - Adro : Sabina Della Torre, 5 - Agliè Canavese : Caterina Michela., 3 - id.: Maddalena Prola, 5 - Alba: Alfonsina Lusso V. Cappellano, 2 - Alcamo : Lucia Ragona, 5 - Alfiano Natta: Teresa Scagliotti - Alice Castello: Francesca Massara, 15 - Andora: Rita Musso, 3.75 - Antignano d'Asti: Vincenza Gonella, 3 - A rauco : Ester Fila, 3 - Aosta : Adele Roullet.
B) - Bagolino : Giovanni Scalvini, 5 - Barano d'Ischia: Angela Jacono, 5 - Barcone : Sofia Arturi Spreafico, 5 - Bassano Vicentino : G. I., 5 - Bastida Pancarana: Maria Castagnole, 15 - Bologna : Francesca Brunetti, io - Borgnone : Giacomo Rizzo, 5 - Borgomanero : Coniugi Savini - Borgo S. Donnino : N. N., 45 - Borgo Sesia : N. Bonetti - Borgo Trento : Amalia Simoncelli, 3 - Borgo Vercelli : Luigia Giorda, i - Bosconero : Maria Bartolomeo - Bra : Vittoria Barberis, 2 - Brescia : Giacomo Moler, 3 - Bronte : D. Giuseppe Meli-Galvano, 5 - Buscate : Stefano Mascazzini, io.
C) - Calascibetta : Suor Angelica Corvaja, io - Campocavallo : Veronica Ortolani, 35 - Canelli Luigi Rizzola, 3 - Cantù : Costantino Giordano e Consorte, 5 - Caorle : N. N., 2 - Cappuccini Vecchi : Severino Patrucco - Caramagna : Eleonora Perlo, 3 - Cardè : Francesco Demarchi - Carignano : Lucia Canavese - id.: felicita Chiarabonelli, 5 - Carmagnola : N. N. 6 - id.: Anna Tarditi, i,5o - id.: Maria Carmelina Ferrero - id. Veronica Carossio - Casa Bianca: I, 51., 5 - Casale Monferrato : A. B., 5 - Casalino : Feliciano Curino, 5 -- Casinaldo : Sofia Zangi - Cassino : M. M., 2 - Castagnito d'Alba: Teresa Meinardi, 8 - Castagnole Monferrato: Lucia Valpreda - id.: M. C., io - id.: Maria Don, 5 - Castel d'Azzano: M. Piazzi, io - Castellinaldo Tommaso Morelli, 5 - id. : L. S., i o -- Casto : Paolo Garatti, 5 - Cavaglià : Giovanni Apostolo, 5 - Carraglio d'Agogna : C. R. - Cavaglione : Gabriele Pavesio - Cavallermaggiore. D. M. - Celle Enemondo : Antonietta Morando, io - Cesano Maderno : Emilio Borgonovo di Ambrogio, 5 -. Chambave : N. N. - id. : Apollonia Banca, 5 - Chieri Sorelle Tabasso, io - Chivasso: Carolina Nicoletti, 2 - Cicagna : M. E., 2 - Ciriè : C. D., 25 - Cisano Bergamasco: Anna Colombelli, 3 - Cloz: I. F. - Codogno : Maria Ganelli, 5 - Colico : Maria Morelli - Colloredo di Prato.- Luigi Del Forno, 2 - Colma di Valduggia : Lorenzo Testa, 2 - Co lonia Margherita (Argentina): Maria Aira - Conegliano Veneto : A. R., 5 - Conzano Monferrato Maria Cerrato, 2 - Cornedo : Ch. G. D S. -Cortiglione : Luigia Beccuti - Cossano. Matilde Mattiursi, i - Cossano Canavese : Samo Maglione; 5 - Costanzana Vercellese : G. G., 20 - Costigliole d'Asti: Antonio Baldi, io - Costigliole di Saluzzo G. A., 5 - id.: Giuseppina Rastelli, io - Cunevo N. N., 5 - Cureggio : Giuseppina Iolpini-Gennari, 3.
D) - Darfo : Antonietta Minini in Piazzetti, 5 - id.: Francesca Presti, 4 - Desenzano sul Lago Maddalena Papa V. Manerbio, 25 - Diano d'Alba Olga Salvano, 2,50 - Dolianova : Francesca Puxeddu V. Bandino, 8.
E) - Erba-Incino : Maria Radaelli, 3.
F) - Faenza : Famiglia Masolini-Ghetti - Farigliano : G. M., io - Felsina : D. Angelo Cappa e fratello, 5 - Figline Val d'Arno: N. N., 2 - Firenze : N. N., 3 - Foglizzo : D. R. - Fontanile N. N., 5 - Forlimpopoli : A. T. B., io - Fossano Annetta Gamalero-Barberis, 2 - Frassino : Angelina Rossi, 15 - Frossasco : Angiola Bonansea, io - Fusio: T. M., 5.
G) - Gaiarine : Maria Santus, 3 - Genova M. F. - id.: Annetta Pezzati, 15 - id.: Antonietta Moscatelli, io - id.: Carlo Groppo, io - Ghilarza: Giovannina Mameli, 5 - Giaffa (Palestina): Isacco Giuseppe, 5 - Grassona : N. N., 2 - Gualdo Tadino : Ginesio Bensi, 2 - Gugnera : Giulia Guglieri - id.: Margherita Guglieri.
I) - Isili : Ninna Murru-Orrà, 4 - id.: Giovanni Piliu-Corongiu, 2.25 - id.: Carmela Mura, 2 - Isolabella : N. N., 5 - Isola d'Asti: Teobaldo Massaro - Ivrea: N. N., 15 - id.: T. G. L., io.
L) - Laigueglia : Sorelle Moglione, 30 - La Morra : Annetta Cane-Brizio, 5 - Lanciano : Luigi Maiella, 6 - Lanusei : Rosa Pili Careddu, i -Lequio Tanaro: Maria Ferrero, 5,io - Losone (C. T.): N. N., 5 - Lucento : Anna Capra - Lu Monferrato: Adele Ricaldone, 6 - Lugano (C. T.): G. E. - Lussello di Villadeati : Lina M.
M) - Magia (C. T.): N. N., 6 - Magliano Alfieri : Ambrogio Vincenzo, io - id.: B. M. i - Mantova: N. N., io - Manzano : (Tirolo): Teresa Bertolini, 2 - Marsala : N. N., 2 - Maserada Rosa Giacomazzi, 5 - Mezzocorona (Trentino): N. N., 6,20 - Mezzovico (Trentino): Zocchi Angiolina, 8 -- Milano : Ambrogia Allievi V. Lecchi, 15 - Modica Alba: N. N. - Mombello Torinese : S. F. - id.:M. M. - id.: Lucia Gianasso, 2 - i d. F. C.. 5 - Moncalieri : T. M., 5 - Moncrivelio Teresa Regis, 5 - Mondolfo: Luigia Pelinga, 3 - Mondovì-Breo : G. V. Ajmo, i,5o - Montabone P. G., 3 - Montecrestese : M. F. - Monteleone Calabro : C. F. - Montemarzo : G. I. - Montjovet : P. I., 5 - Morciano di Romagna : M. M., 2 - Morsasco: N. N., io - id.: N. N., 20 - id.: R. C. - Molta di Livenza : 15.
N) -- Nardò : D. Pellegrino Paolino, 5 - Negrar : Luciano Salgeri, 30 - id.: D. Angelo Semprelongi, 5 - Nizza Marittima : B. V. M., 50 - Niscemi : C. S. B., 8 - Nole Canavese : Famiglia Baima - Novara : Caterina Abbona.
O) -- Oddalengo Grande : G. O., 5 - Oderzo Luigi Bascotto, 5 - Olivedo : Clementina Beretta, 5 - Oneglia : N. A., 5 - Orbassano : G. M., 5 - Oristano : Giovanni Pala - Ormea : Ida Michelis, 5 -- ia. Coniugi P. 5 - Orsara Bormida : G. A., 5 31. G., 5 - s,d.: R. A., 5 - Ortona a Mare -N. N., s - Osasio - Rosina C., 2.
P) - Padova : Virginia Piaggi, 3 - id. : Giuseppe Rudella-Rizzeri, 2 - Paesana : A. D., 5 - Palestro Francesca Franzo. 5 - id.: Rosa Brusato - Pallanza: Cristina Oreste, 2 - id.: Emilia Rainini, i5 - Parabiago : Valentino Ciprandi, 6 - Parigi Luigia Montani, 5 - id.: Teresa Arnaboldi, 5 - Pavia : D. Giovanni Arese - Pavone Canavese Giovanni Petiti di Andrea, io - id.: Francesco Petiti di Andrea, io - Piazza Armerina : G. I., F., 2 - Piazzano di Castel S. Pietro : Marietta Uglio, 5 - Pieve del Cairo : A. P., 5 - Pinerolo : Teresa V. Cappa, 20 - Piovà d'Asti: Clara Bertorello, 5 - Pizzighettone : Maria Pasqualina, 5 - Poggio di Massa : Aride Bertolo, io - Poirino : Maria Minelli, 2 - id.: Sorelle Virano, io - Pota (Istria): Emilia Formeglia, 3 - Ponte Lambro : Luigi Porro, 3 - Pontelungo : Maria Carrega, 3 - Portocomaro L. E., 5 - Porto S. Elpidio : Maria Bazzani-Savi, 2 - Pozzolo Formigaro : N. N., 5 - id. : Maria Senimo, io - Pralormo : D. Pietro Musso - Primaluna : Margherita Merlo, 2 - id.: Giovanni Maroni, 2.
Q) - Quartu S. Elena : E. B. M., 3.
R) - Racconigi : O. L., 5 - id.: C. G. - Rancio Valcuvia : Caterina V. P. - id.: T. M., 5 - Randazzo : Giovannina Paratore fu Ludovico, 8 - Reana del Roiale : P. R. R., 5 - Rimini : F. C., 5 - id.: N. N., 2 - Rivalta : Caterina Carignano, 2 - Rivalta Bormida : B. A., 5 - Rivarolo Ligure L. P., 5 - Roana : F. M., 5 - id.: A. A., io - Roasenda: G. G., io - Roccaverano.: Z. A., 5 - Rocchetta di Vara : B. F., 5 - Rodello : A. F., 5 -Rodello di Alba: M. C., 5 - id.: Maddalena Carbone, 45 - Roma : G. G., 5 - id.: S. D., 5 - Romagnano Sesia : Luigi Fantino, 5 - Roretto : F. S., 5 - Rosignano : Monferrato : Ida Caprioglio, 5 - Rovegno : Luigia Barbieri, 5 - Rovetta : N. N., io - Rubiana : G. M., 5 - id. : Caterina Bertolo, 4.
S) Sabbio Chiese : N. R., 4 - Sacile : I. C., 2 - Salaparuta : C. A., io - Saluzzo : Adelaide Vassallo, 5 - id.: Cesarina Vassallo, 5 - id.: Caterina Morino, 25 - Samarate, A. B. - Sampierdarena Santina Ridella, 5 - S. Ambrogio Torinese : F. L., 5 - S. Antonino di Susa : F. G., 4 - S. Colombano al Lambro (Lodi) : Rosa Cremonesi, io - id. D. R., 5 - S. Damiano d'Asti: M. A. - id. : M. O., 5 - S. Daniele del Friuli : F. G., io - Sandbridge (Mass. S. U. America): D. E., io - S. Fratello : F. M., 5 - Sanfrè : B. M., io - S. Giorgio Lomellina : B. G. - S. Giusto Canavese : Maria Giovannini, 5 - S. Gregorio di Veronella : S. P., 2 - Santulussurgiu: N. N., 5 - S. Martino Canavese G. G., 3 - San Mauro : Coniugi Geranzani, 25 - S. Michele d'Asti: Caterina Berrino, 5 - S. Pietro Incariano : N. N., io - id.: Ida Fraccaroli, 5 - id.: Giovanna Natali, 5 - S. Salvatore Monferrato : N. N., 2 - id. : Amalia Molina, 5 - S. Zeno di Cerca : Adele Nardi Perini, 5 - Sassello : Maria Rossi, 5 - Savona : Suor Arcangela, 5 - Schio : Lucia Pontara - Sedrina : Giovanna Tiraboschi, 3 - Selva di Progno : Annunziata Corbellari, i - id. Lucia Pontara - Serramanna : Anna Manis Cationi, io - Serbariu: Luigino Rubbin, 7 - Settimo S. Pietro : Giovanna Maria Porru, i - Settimo Rottaro : Felicita Giacchetti, 2 - Sezzè : Francesca Ricagno - Soave Veneto : A. N., 5o - id. Carolina Burello Bettili, 3 - Spigno Monferrato: Damasina Bocchino, 2 - Stella S. Martino : Nicoletta Poggi, 1 o - Suzzara : Oddolia Bigliardi, 2.
T) - Torino : N. N., 4 - id.: N. N., 2 - id. N. N., 5 - id.: B. D., 1o - id.: B. S., 15 - id. : A. A., 15 - id.: E. R., - id.: M. V., 5 - id.: M. M., 50 - id.. N. M., 2 - id.: G. M., 25 - id. A. F., 3 - id.: A. T., io - id.: E. S., 2 - Luigia Pivano, i - id. : Clelia Pironti, 2 - id.: Benedetta Saglietti - id.: Angelina Massa, 10 - id.: Margherita Aruga, i - id. : Caterina Borello, 1,50 - id.: Coniugi Pontiglio, 5 - id.: Rosa Barone 5 - id. : Costanza Durando, 5 - id.: Innocenza Silvetti, 5o - id.: Alice Ghiradini - id.: Mariano Luera, 5 - id.: Fratelli Origlia, 6 - id.: Francesco Bertinatti - id.: Luigia Pena - id.: Francesca Trinchero, 5 - id.: Mario A. G., 5 - id.: Luna Piantino, io - id. : C. Ostorero, 2 - id. Rosa Tosi, io - id.: Evelina Ferrero - id.: Teresa Perotto - id.: Ottavia e Antonio Mautino - id.: Elisabetta B., 2 - id. : Melania Dravelli, 3 id :. Ernesta Fezia - id.: Caterina Rolando, 12 - id.: Maria Deagostini - id.: Anna Marocco - id.: Lina Questa - id.: Vincenza Raviolo - id. Anna Solavaggione V. Cavallero, 1.50 - id.: Elena Costa - id.: Ollagnero Carolina - Terranova Sicula: Alessandro Aldisio Cartia, r5o Tresenda : B. R., 2 - Trezzo d'Alba: Luigia Ricci, 5 - Tricerro : Carlo Borgogno fu Antonio, 30 id.: Battista Rastelli di Francesco, 3 - id.: Luigia Gola, 25.
V) - Valfenera : N. N., 5 - Valgrana : Luigia Barone, 5 - Varazze : Tacconi Patrone Rina, 5 - Venezia : A. C. - Vercelli : Felicita Varalda, 2 - id.: Maddalena Barbera - id.: D. Ciceri, io - Verolengo : Virginia Golzio, 5 - Vertova : Elisabetta Bernini, 5 Vezza d'Alba: Maria Pareilo n. Vico - Vigevano : Virginia Lodola, 5 - Vigliano d'Asti: Palmira Ferraris - Vigone : Orsolina Borghino, 5 - id.: Caterina Gano, 5 - Villalvernia Teresa Siebaldi - Villa Marone : Annetta Riccardi, 15 - Villanova d'.Asti : M. G., io - Villanova di Casale : R. F., 5 - Villardora : Ermelinda Genta - Villastellone. Agnese Vergano, 5 - id. : A. A., io, - Villò Piacentino : Emilia Squeri, 3 - V inovo : P. L., io - id. : S. P.
X) - Benedetto Cossa - Adelaide Gorone, 2 - N. N., 5 - Francesco Preve, 5 - D. R., 5 - Virginia Bran, 2 - N. N., io - Teresa Simondi - E. M. Ferrero, io - Agnese Delbosco, 13 - Margherita Lera, 2 - Gioachino Testa, 2 - Dome nico Lagnasco, 1o -Maria Beltrami.
Santuario di Maria Ausiliatrice
TORINO-VALDOCCO
Ogni giorno, celebrazione cui una santa massa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per ogni corrispondenza in proposito, come anche per Messe o novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, Via Cottolengo, 32 - Torino. .
Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.
A Valdocco.
Quest'anno la consueta dimostrazione di riconoscente affetto affamatissimo nostro Rettor Maggiore venne trasferita dal 24 al 29 giugno. Ne daremo conto ai lettori, insieme con varie altre notizie dell'Oratorio, nel numero di agosto.
I Salesiani e il XXIV Congresso Eucaristico.
LE Istituzioni Salesiane di Malta non mancarono di prender viva parte alle accennate grandi manifestazioni di fede che ebbero luogo pel 24° Congresso Eucaristico Internazionale (1).
Oltre il triduo solenne celebrato nell'Oratorio di Sliema in preparazione al grande avvenimento, i giovanetti delle varie Associazioni del medesimo, con le rispettive bandiere, insieme coli gli alunni dell'Istituto S. Patrizio, presero parte in numero di più che 500, alla Comunione generale di oltre 12 mila fanciulli.
I giovanetti della Boys' Brigade, fondata da vari anni nell'Oratorio di Sliema, ebbero in quel giorno la fortuna di fare, insieme coi loro Ufficiali e Banda e Bandiera, la guardia d'onore all'arrivo del Legato Pontificio, e nella strada Reale di Valletta, di fronte al balcone del Casino Maltese, da cui il Card. Ferrata assisteva, coi Vescovi, alla interminabile sfilata di fanciulli che cantavano lodi al SS. Sacramento e acclamavano il Legato del Papa.
Nello stesso giorno, giovedì 24 aprile, per iniziativa delle Dame di Maria Ausiliatrice e per solennizzare il 24 del mese, ebbero luogo nella Cappella S. Patrizio solenni funzioni eucaristiche, cui intervennero al mattino l'Ecc.mo Mons. G. Nowowiejski, Vescovo di Plok (Polonia) e la sera l'Em.mo Card. Francica Nava e il suo Ausiliare Mons. E. Ferrais.
Il venerdì 25, simili funzioni eucaristiche ebbero luogo nella Cappella dell'Oratorio di Sliema pei giovanetti di esso e pei soci della Juventutis Domus, con intervento dell'Ecc.mo Mons. D'Arrigo, Arcivescovo di Messina.
Il 26 aprile i Salesiani presero larga parte al gran Pontificale celebrato dal Card. Bourne, Arcivescovo di Westminster, nella Chiesa della Musta.
La musica della Messa fu eseguita dal Coro S. Patrizio composto, con la relativa orchestra, da distinti amici e benefattori dell'Opera Salesiana che, in numero di oltre un centinaio, eseguirono la Messa a quattro voci del M.° Stehle, mentre la vasta Chiesa era gremita da eminenti personalità, fra cui il Duca di Norfolk, vari Vescovi, Ammiragli, Ufficiali e di terra e di mare, Prelati, Dignitari e ragguardevoli Congressisti.
L'arrivo del Card. Bourne fu salutato dalla Boys' Brigade che nella piazza rese gli onori e presentò le armi all'Em.mo Porporato, accolto in trionfo dal Comitato del Congresso e dalla immensa folla che gremiva la piazza. Durante il Pontificale i giovanetti della B. B. schierati in lunga fila nel centro della Chiesa prestarono servizio d'onore. In seguito, passati nella piazza resero il saluto ai Vescovi e Cardinali, fra cui il Legato Pontificio, che alle 11 ant. giungevano da Valletta alla Musta per la Plenaria Assemblea di chiusura del Congresso.
Alla gran Processione della domenica 27 aprile, parteciparono pure in largo stuolo i Soci della Juventutis Domus, i giovanetti di S. Patrizio, quelli dell'Oratorio con la Boys' Brigade, la quale ebbe l'onore di aprire l'interminabile corteo, e finalmente, cantando lodi con accompagnamento della Banda S. Patrizio, di schierarsi presso l'artistica ed alta tribuna da cui l'Em.mo Card. Legato diede la solenne benedizione ad una folla mai vista prostrata nelle immense piazze adiacenti per adorare il SS. Sacramento.
Il lunedì 28, con delicato pensiero i soci della Juventutis Domus, i giovanetti di S. Patrizio e dell'Oratorio di Sliema, diedero nella Sala dei Concerti della J. D. un riuscitissimo trattenimento in onore dei Cardinali e Vescovi intervenuti al Congresso. Vi aderirono tutti i Cardinali presenti in Malta nonchè moltissimi Arcivescovi e Vescovi e v'intervennero il Card. Bourne e un bel numero di Vescovi che gli facevano corona, nonchè una folla immensa di Prelati, Congressisti stranieri, distinte personalità dell'Isola e molti Benefattori dell'Opera nostra. Dopo un breve indirizzo di circostanza e un coro di omaggio ai venerandi Prelati, fatti segno ad una pioggia gentile di fiori da parte dei giovanetti cantanti, si diede in italiano il commovente bozzetto eucaristico Tarcisio, e in inglese un grazioso vaudeville, seguiti da esercizi ginnastici con musica dati dalla B. B., e da un allegorico quadro finale.
Prima di lasciar la sala, il Card. Bourne, a nome anche dei Vescovi presenti, ringraziò i salesiani e i loro alunni con un magnifico discorso riboccante di simpatia per Don Bosco e l'Opera sua.
Finalmente durante il Congresso i vari Istituti Salesiani di Malta ricevettero le visite di parecchi Cardinali e Vescovi, nonchè di molti Prelati e Congressisti. A tutti il nostro omaggio riconoscente.
Gli Ex-Allievi.
ESTE.- Al Collegio Manfredini. - Il 18 viaggio fu il giorno fissato per il I° Convegno degli Ex-alunni del Collegio Manfredini, promosso dal Direttore D. Secondo Marchisio, il quale volle così festeggiare il 35° anniversario della fondazione dell'istituto. Fra la gioia dei numerosissimi accorsi s'inaugurarono due lapidi marmoree. Nella prima si legge:
Gli ex-Allievi del Collegio Manfredini - nel 35° anniversario dalla fondazione convenuti - al nome di Don Bosco - benedicenti - 18 Maggio 1913.
L'altra, dedicata al generoso mecenate, di cui era presente uno stuolo di nepoti, ex-allievi essi pure, ha quest'iscrizione:
A Benedetto cav. Pelà - benefattore munifico dell'opera salesiana in Este - i figli di Don Bosco riconoscenti - 18 Maggio 1913.
L'agape allestita all'aperto, fu disturbata da un acquazzone, ma proseguì lietissima nel vecchio refettorio.
L'adunanza, piena di entusiasmo e di soavi rimembranze, presenziata dagli antichi direttori D. Gallo e D. Signoretti, gettò le basi dell'Unione e fruttò una prima offerta di lire 46o per il Monumento a D. Bosco.
Sull'imbrunire la balda squadra In motu vita, del Collegio Civico, che anch'esso prese parte in corpo alla festa, diè in cortile ripetuti ed applauditi saggi ginnastici, mentre la banda musicale di Don Pelà eseguiva uno scelto concerto.
Fu distribuito agli intervenuti un bellissimo opuscolo commemorativo.
TRINO VERCELLESE.-Il primo convegno dl Trino fu un'intima festa che fece rivivere agli accorsi un giorno della vita gaia del Collegio e ritemprò i vincoli di fratellanza che avevano uniti i loro giovani cuori. All'agape si fecero lieti brindisi e si lessero molti telegrammi e lettere di adesione: notevoli quelli dell'Arcivescovo di Vercelli, di Don Albera, e del prof. cav. Gribaudi.
Seguì, nel teatrino dell'Istituto, la commemorazione di D. Bosco detta dall'ex-allievo avv. S. O. Gennaro, con un discorso sintetico e concettoso intorno i meriti educativi ed umanitarii del nostro Maestro.
Erano presenti: il clero secolare e regolare, le principali autorità locali, fra cui il sindaco cav. uff. Albasio, il pretore avv. Motta, il cav. dott. Minella diversi consiglieri comunali, e i rappresentanti delle più importanti Società cittadine.
Nell'adunanza che seguì, il direttore D. Edoardo Fracchia rivolse a tutti un cordiale saluto, improntato alla più schietta famigliarità, e tracciò i temi di discussione, svolgendo il programma morale ed economico del convegno. Per la circostanza fu pubblicato un Numero Unico.
MOGLIANO VENETO. - L'adunanza di Mogliano si tenne l'8 giugno ed ebbe un'importanza speciale.
I numerosi convenuti si raccolsero dopo la Messa nel salone del teatro in assemblea generale. Il presidente dell'Associazione rivolse calde parole di saluto e presentò agli amici l'avv. Vincenzo Battù, di Torino, il quale dopo un religioso pensiero di devozione al S. Padre svolse il tema: l'erezione del monumento a D. Bosco in Torino nella ricorrenza del 1° centenario della sua nascita (1815-1915). La calda parola dell'illustre oratore fu ascoltata con entusiasmo dall'uditorio, e al suo vibrato appello a voler contribuire generosamente alle spese i presenti risposero subito colla prima offerta di L. 405.
Prese quindi la parola il rev. D. Annibale Giordani, il quale fece rilevare all'assemblea la necessità d'intensificare maggiormente l'opera morale dell'associazione con la propaganda costante della parola e dell'esempio.
Chiuse l'indimenticabile giornata una grandiosa commemorazione di D. Bosco. All'invito diramato dalla direzione risposero con entusiasmo le autorità religiose e civili del paese e dei dintorni ed un'eletta schiera di distinte signore e signori, che affollarono il vasto cortile pavesato a festa. Il discorso commemorativo fu tenuto dal sullodato avv. Battù.
VARAZZE. - Il 18 maggio anche i 8o ex-allievi del Collegio Civico, in unione cogli antichi Direttori Don Francesia, Don Monateri e Don Viglietti e il Presidente della Federazione Internazionale cav. Piero Gribaudi, si raccolsero a fraterno convegno.
L'ampio resoconto dell'adunanza fu stampato in un supplemento a Federazione, a cura della costituita Unione Varazzina e diramato a tutti gli aderenti. Rileviamo dal medesimo che vennero approvate le seguenti deliberazioni su proposta dell'avv. Luigi Mangini di Genova, sul come debba l'Unione concorrere all'erezione del Monumento a Don Bosco.
« Premesso che secondo la deliberazione del Congresso Internazionale degli ex-allievi salesiani, tenutosi in Torino nel 1911, il Monumento della riconoscenza a Don Bosco deve essere eretto sulla piazza Maria Ausiliatrice in Torino per esclusiva opera degli ex-allievi, si propone:
» a) Di elevare la quota annuale di contributo sociale all'Unione da lire 3 a lire 4 per i primi tre anni, devolvendo la lira in più a favore del Monumento:
» b) Che ogni socio si faccia collettore « pro Monumento » mediante appositi libretti a madre e figlia o mediante libretti di francobolli-ricordo di vario valore, rilasciati sempre dal Consiglio Direttivo con le cautele necessarie per evitare le mistificazioni:
» e) Che si cerchi, dove è possibile, promuovere fiere o lotterie di beneficenza, conferenze, recite, teatrali, ecc., devolvendone il profitto allo scopo;
» d) Di lasciare piena libertà al Consiglio Direttivo di pigliare tutte quelle iniziative che giudicherà opportune per un generoso concorso di questa Unione all'erezione del Monumento al grande che ne' suoi figli ci fu Padre, Benefattore, Maestro ».
Per l'occasione venne pubblicato dal Direttore D. Finco un riuscitissimo Numero Unico, ricco di notizie storiche e di incisioni.
COLLESALVETTI. - Secondo convegno degli ex-Allievi. - Preannunziato da una circolare diramata a tutti quanti gli ex-convittori ed affrettato dal desiderio di molti cuori ebbe luogo il 2o aprile u. s. Da alcuni giorni un Comitato locale attendeva ai preparativi ed i corridoi, i cortili dell'istituto ornati di festoni e di bandiere e i muri coperti di motti e di iscrizioni avevano assunto un aspetto festivo. Le note squillanti della fanfara dell'Oratorio salutarono il mattino del giorno sospirato: e benchè il tempo non fosse propizio già col treno del mattino proveniente da Livorno giungeva il primo gruppo di ospiti graditi, insieme con la banda dell'Oratorio Salesiano di quella città. Però le accoglienze più calorose ed entusiastiche ebbero luogo all'arrivo dei treni di Pisa e della Maremma, i quali portarono il più forte nucleo di ex-allievi. Il Collegio con tutti i superiori e gli alunni, la banda del paese, la banda dell'Oratorio di Livorno andarono incontro ad essi alla stazione.
In una sala dell'Istituto fu servito un vermouth d'onore; poi si riunivano tutti nella cappella, dove ascoltarono la Santa Messa celebrata dal Direttore. Dopo l'arrivo dei treni di mezzogiorno, i quali portarono ancora altri amici, nel teatrino ridotto ad elegante, salone per la circostanza si tenne l'agape fraterna di oltre cento coperti. Sul palcoscenico, in mezzo ad un trofeo di bandiere, spiccava la figura di D. Bosco. Più in alto si leggeva quest'epigrafe:
« A gli adolescenti di ieri - qui oggi convenuti - a rileggere le tracce di un tempo felice - va il saluto augurale - dei superiori, degli alunni, del comitato - mentre nel cielo primaverile - intenso di profusili -- erompe con più impetuosa violenza - come l'idea quando irrompe ne la strofa - il grido di « Evviva D. Bosco».
Durante il banchetto regnò la più schietta allegria, la quale raggiunse il colmo ai numerosi brindisi detti da D. Santini, da D. Bono, dal sac. Prof. Adolfo Braccini, dall'avv. Martino Pozzolini, e dal Direttore D. Zanone. Quindi si fece una colletta per il Monumento a D. Bosco, e dopo un saggio musicale della Schola Cantorum dell'Istituto segui un concerto dato dalla banda del paese e da quella dell'Oratorio festivo di Livorno. A sera schierati in lungo corteo, gli alunni del Collegio ed i loro superiori, con le due musiche in testa, accompagnarono gli ospiti graditi alla stazione.
BOGOTA (Colombia) - La domenica dopo il Patrocinio di S. Giuseppe (2o aprile) fu un giorno di caro ricordo per i Salesiani. Gli antichi alunni del Collegio « beone XIII » che finora non possedevano un locale proprio e adattato per le loro riunioni e per potersi divertire onestamente con morali e dilettevoli letture e con giuochi sani che mentre li allontanano dal vizio e dalle compagnie sovverse servono ad unirli in santa ed amichevole fratellanza, poterono finalmente inaugurare un salone esclusivo per sè nel Collegio stessa.
Alla gaia festa, più che esteriorità e sfarzo, regnò la più cordiale unione fra i convenuti. Parlò il Presidente dell'Unione ex-Allievi sig. Carlo Garcia il quale, presentando ai soci il nuovo ritrovo dopo le giornaliere fatiche del lavoro, fece i più vivi ringraziamenti al Direttore, anche dell'interesse che nutre per vedere sviluppata l'Azione Salesiana fra gli ex-allievi di D. Bosco. Prese pure la parola l'antico allievo sig. Bernal, proponendo ai soci ivi radunati la convenienza di una Cassa di Risparmio. Ebbe quindi parole di congratulazione il Cooperatore Dr. Roberto Alfonso, dicendosi lieto di trovarsi fra gli ex-Allievi di D. Bosco, ed augurando il più felice avvenire all'Associazione.
In fine si levò il Direttore del Collegio. Compiacendosi del buon numero degli accorsi, li animò a perseverare, lodò la bella idea della Cassa di Risparmio, terminò proponendo a tutti i soci di concorrere a perpetuare la memoria di D. Bosco coll'erezione del Monumento in Torino.
SCHIO - Il decennio della Società Concordia. - Si festeggiò l' 11 maggio, con solennità memoranda, preceduta da un corso di conferenze. Il Vescovo diocesano Mons. Rodolfi, associandosi al giubilo degli ottimi giovani pregava ed invocava ad essi « ogni benedizione a letizia dell'animo loro, a conforto delle loro famiglie ». Anche il S. Padre invocava su loro « copiose grazie » impartendo una speciale benedizione.
Togliamo dall'Avvenire d'Italia la cronaca della festa:
« Alla messa del mattino ben 15o giovani si accostarono al Banchetto Eucaristico. E più tardi un bellissimo e numeroso corteo di 12 bandiere e parecchie centinaia di giovani attraversò le vie della città portandosi in duomo, dove si celebrò la Messa solenne e dove il degnissimo arciprete Protonotario apostolico mons. dott. Elia Dalla Costa, tenne ai giovani un elettrizzante discorso. Al corteo partecipò anche la Banda dell'Istituto Salesiano.
» Vi fu poi un banchetto di 200 coperti nell'Istituto salesiano. Fecero dei brindisi indovinatissimi il Presidente della federazione dei circoli giovanili, studente universitario sig. Antonio Tozzi, il presidente del circolo Dall'Amico, l'ex presidente Dal Pozzolo, neo consigliere comunale e qualche altro.
» Alla sera chiuse un'attraentissima accademia, nella quale parlarono il direttore dell'Istituto don Rodighiero e il presidente Dall'Amico, e poi i giovani del Ricreatorio eseguirono applauditi esercizi ginnastici.
» La bella giornata lasciò in tutti la più lieta impressione e sarà a tutti sprone di nuove opere a favore della gioventù schedense ».
Il compianto Don Rua in una sua visita a Schio diceva davanti a molti Cooperatori Salesiani ed amici, che quell'Oratorio per il suo funzionamento, per il numero di giovinotti e per la pietà esemplare, parevagli uno dei più belli della Pia Società Salesiana. Ai cari giovani, il vanto e l'incarico di mantenere inalterata così bella fama; ad essi il merito di perpetuare col buon esempio e collo zelo illuminato le loro belle tradizioni!
FERRARA. - L'inaugurazione del Collegio San Carlo nel Chiostro di S. Benedetto. - e Vi sono talvolta delle feste - così l'Avvenire d'Italia in una corrispondenza da Ferrara del 25 maggio - le quali sono tali non tanto per le esteriorità che le accompagnano quanto per il loro significato. L'odierna è una di quelle. Oggi è la verità religiosa che maggiormente si afferma, è l'arte che ha una rivincita, è la patria nostra che nella educazione salesiana trova un non menzognero, simpatico e patriottico puntello. Oggi col sole, che si espandeva più dei giorni scorsi cocente, e coll'aura molcente in gioco tra gli intercolunni agili e svelti, questo chiostro, privo dell'erbetta già qua e là rinascente, senza i vani sostegni, le pietre e i sassi e le immondizie degli scorsi mesi, era suggestivamente stupendo. E quando stasera i suoi innumerevoli archivolti tutto intorno rilucevano nella notte di fiammelle tremolanti e varie per colore, e la sua quiete secolare era rotta da moderna e rumorosa vita e rammentavano il promettente suo avverare artistico, congiunto ad un'opera cara alle nostre cure di cattolici, fummo profondamente commossi.
» Stamane quel luogo per lungo tempo profano che vide rapaci mani, udì le bestemmie dei soldati e i pianti e i guai degli scampati alla rotta dell'Eridano, vide compiersi per tre volte il Sacrificio Eucaristico, in una delle quali l'Ostia Benedetta entrò, per la mano del nostro Em.mo Principe della Chiesa, a consacrare il corpo e a purificare l'anima di dieci fanciulli convittori per la prima volta.
» A mezzogiorno sotto il duplice porticato due lunghe tavole erano pronte ad accogliere gli invitati, gli imprenditori dei lavori e tutti i convittori, democraticamente congiunti.
» Notammo mons. Andrea Baldi, il conte Grosoli, l'ispettore salesiano per l'Emilia, il direttore dei salesiani di Bologna con una rappresentanza del suo collegio, l'arciprete di Mirabello Don Gamberoni, Don Benedetto Pavani, parroco dell'attigua chiesa di S. Benedetto, il dott. Pistacchi, il prof. Luigi Ferri, il prof. bandi, il prof. Ghisellini e inoltre inoltre altre egregie persone benemerite dell'opera salesiana, delle quali ci sfugge il nome. I brindisi furono molti ed applauditi. Parlarono il conte Grosoli, Don Gamberoni, l'ispettore salesiano, il professor bandi, il prof. Ferri, i quali ebbero, chi ricordi grati personali da esporre, chi utili raffronti della storia, chi parole di lode per coloro che diedero la loro parola e l'opera efficace per tutto ciò di cui l'odierna festa è la sintesi, e chi, infine, rammentò la figura modesta e la volontà operosa, tenace e intelligente del Direttore... Furono tutti vivamente e calorosamente applauditi. L'arciprete di Mirabello lesse una sua bellissima composizione poetica per la circostanza.
» Alle ore 17 poi, coll'intervento del Cardinale Arcivescovo, del Prefetto, dell'Assessore alla pubblica istruzione, del Provveditore agli studi e di altre primarie autorità ed invitati, che furono tanti da costituire col loro peso il valido collaudo della statica dell'immenso salone, ebbe svolgimento l'accademia di canto, di declamazione e di banda per parte degli alunni, replicatamente applauditi.
» Mons. Luigi Ferretti, cancelliere arcivescovile, lesse una dettagliata storia delle vicende e dei frutti dati dal Collegio di San Carlo in Ferrara, e il prof. Agnelli disse con parola sintetica ed elegante la sorte del chiostro a novella vita risorgente, congiungendola a quella della lontana e suggestiva Pomposa.
» Visitammo infine i locali finora riattati e fu una sorpresa gradita la visione dei lavori compiuti per quei pochi ferraresi che prima de visu sapevano che il chiostro era una rovina, una desolazione indescrivibile, che non un metro di soffitto, non un mattone di pavimento, non una finestra, non una porta v'era e le grondaie erano scomparse o mal sicure. Nei locali oggi si respira a pieni polmoni, l'aria, e la luce e l'igiene vi hanno preso stabile dimora.... »
Abbiamo sott'occhio un bel Numero Unico, pubblicato per l'occasione, dal quale non mancheremo di trarre altra volta qualche notizia pei nostri lettori.
S. E. Mons. Giorgio De Lucchi.
La santa memoria di questo zelantissimo direttore diocesano dei Cooperatori di Vicenza, poi Vescovo titolare di Emesa e Rettore del Pontificio Seminario Interdiocesano di Catanzaro, rimarrà eternamente scolpita nei nostri cuori. Il piissimo Presule nutriva un affetto tenerissimo per Don Bosco e per le Opere Salesiane: e da questo amore attinse quello zelo così premuroso per lo sviluppo e gli interessi della nostra Pia Unione, che non esitiamo dire l'avevano reso il modello dei Cooperatori e dei Direttori Diocesani! Ogni elogio sarebbe inferiore alla realtà. Ci limitiamo quindi a raccomandare vivamente l'anima sua a speciali suffragi, assicurando gli ammiratori, gli amici ed i parenti dell'estinto che noi non la dimenticheremo mai nelle nostre preghiere.
Cav. Anselmo Poma.
Spirò santamente la mattina del 22 giugno in Torino, mentre un'ampia schiera di operai del suo Cotonificio erano raccolti in preghiera per lui nel Santuario della Consolata.
Uomo di singolare attività e di generosità incomparabile, amava i suoi operai con affetto di padre. Affezionatissimo all'Opera di Don Bosco, ebbe per Don Rua illimitata venerazione, giovandosi del suo consiglio in molte circostanze. Aveva caro l'Oratorio nostro festivo di Valdocco come la pupilla degli occhi: mai gli si esponeva un bisogno, senza che generosamente e prontamente non v'accorresse in aiuto. Nativo di Biella, non fu contento finchè non vide anche nella sua città natale un Oratorio Salesiano. Aprendo un nuovo Cotonificio ad Orbassano, vi edificò accanto un Convitto per le operaie e lo volle affidato alle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Pio, buono, caritatevole e generoso con tutti, fu pianto da tutti largamente. Che il Signore gli doni in Paradiso la corona che si è cristianamente intrecciata con tante opere sante! Vogliano anche i nostri lettori innalzare a Dio una fervida prece per questo nostro indimenticabile benefattore e insieme implorare il conforto della rassegnazione cristiana alla desolata consorte ed ai figli inconsolabili.
Giuseppina Berruti n. Barale.
Donna di eletti sensi cristiani e modello di sposa e di madre, passò la vita nell'esercizio di ogni eletta virtù e nella cura più illuminata della figliuolanza. La bontà del cuore la rese cara a quanti la conobbero e lo spirito di sacrifizio coronò la sua vita. Volò al cielo da Torino dopo breve malattia, il 16 gennaio u. s., mentre uno dei suoi figli, sacerdote e missionario, erasi distaccato dal suo fianco per far ritorno alla sua missione. Sia pace a lei!
Mons. Andrea Ciocchetti.
Prevosto e Vicario Foraneo di S. Benigno Canavese, Cameriere d'onore di Sua Santità e Cavaliere Mauriziano, spirava serenamente in età di 83 anni l'ultimo di aprile, in quella terra dove dal 1869, prima come vice-curato e poi come parroco, aveva disseminato a piene mani i tesori del suo cuore di padre. I suoi funerali, nonostante il mal tempo, furono imponenti.
Al Sacerdote integerrimo, al Pastore zelante che diede tante prove di benevolenza alla nostra Casa di S. Benigno, preghiamo fervidamente il miglior compenso nella patria dei Santi.
Giovanni Battista Marocco.
Uomo di carattere sinceramente cristiano, col suo esempio, col suo consiglio e col suo cuore, educò esemplarmente la famiglia e rese segnalati servizi alla terra natale. Cooperatore fervente, gioiva dei progressi dell'Opera Salesiana e prendeva vivissima parte ad ogni nostro dolore. Morì dopo breve ma penosa malattia, munito di tutti i conforti religiosi, la mattina del 29 maggio. Ai funerali prese parte tutto Poirino. Una prece pel carissimo estinto!
Can. D. Eugenio Geronimi.
Dopo una vita santa e una lunghissima infermità moriva a Chiavenna, nel bacio del Signore. Zelante Cooperatore Salesiano, nutrì una predilezione per le nostre Missioni, alle quali fu generoso dell'obolo suo anche in morte. Maria SS. Ausiliatrice, per le preghiere dei nostri neofiti, doni all'anima pia una corona di gloria in cielo.
Mons. Giov. Batt. Peloso.
Sacerdote pio, dotto e santo, zelantissimo Vicario Generale della diocesi di Verona e nostro affezionato Cooperatore, volava repentinamente in seno a Dio al sorgere di questo anno. Ai suoi funerali partecipò tutta la città, addolorata e commossa, con una dimostrazione che parve un trionfo. Noi pure ci prostriamo con dolore sulla sua tomba, pregandogli il premio.
Mons. Carlo Agnoletti.
Canonico e Protonotario Apostolico, professore di greco e latino per tanti anni nel Seminario di Treviso, moriva in seminario il 1° gennaio 1913. Grande estimatore delle Opere di D. Bosco, dava sempre volentieri il suo obolo a pro' dei nostri orfanelli, dolente che le condizioni economiche non gli permettessero fare di più.
Il Signore doni a lui pure il premio dovuto alla sua carità e al suo buon cuore!