BS 1910s|1913|Bollettino Salesiano Giugno 1913

ANNO XXXVII - N. 6   PERIODICO MENSILE   1 GIUGNO 1913

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: La pace secondo il Cuore di Gesù 161 Nel XXV° dalla morte di D. Bosco . . . 163 Il XVI Centenario della pace della Chiesa: Letture storiche, III-iv    166

il Giubileo Costantiniano    r68

Per il Monumento a D. Bosco    169 Il viaggio di D. Albera nella Spagna . . . . 170 Il Cinquantenario del 1° Collegio Salesiano 175 DALLE MISSIONI: Cina: Scene pietose di fede in un Lazzaretto di appestati : 94 battesimi - Id.: Scampato da una banda di girali - Brasile: Care notizie dalle Colonie dei Bororos . .   . 177

IL CULTO DI MARIA SS. AusiliAtrice: La Solennità titolare nel Santuario di Valdocco - Pel 24 corrente - Grazie e graziati .   182

NOTE E CoRRISPoNDENZE: IL Congresso Eucaristico di Malta - Conferenze costantiniane -- Tra i figli del popolo - Gli ex-Allievi - Notizie varie: 187

La pace secondo il cuore di Gesù

A pace, ecco il più puro e più soave degl'ideali che animi l'uomo su questa terra; la pace, ecco il sospiro più ardente, a cui tenda l'individuo, la famiglia, l'umanità tutta quanta; la pace, ecco quello di cui fra tanto sangue versato, fra tanto battagliare di genti, si sente da tutti, a' giorni nostri sopratutto, un imperioso, prepotente bisogno. Or bene, vogliamo anche noi, da queste modeste colonne, vogliamo anche noi concorrere al soddisfacimento di questo bisogno, al conseguimento di questo splendido ideale; e vogliamo concorrervi quali uomini di fede. Ce ne offre occasione il mese del Cuor di Gesù, a cui è sacrato Giugno.

Che significa infatti la divozione al Cuore di Gesù, a che essa mira? Mira in particolar modo a stringerci tutti insieme per lavorare uniti e compatti a quel sentimento di amore e di concordia, che nel Cuor di Gesù ha la sua fonte e da esso attinge la sua forza; mira a collegarci insieme in una cooperazione intensa ed incessante a quello spirito di pace e di conciliazione, che si fonda sulla giustizia e si attua con la carità; mira in una parola all'affratellamento degli individui, come dei popoli, nella fede e nell'amore. Non si decreta la pace, come non si decreta l'aurora, scriveva giustamente Victor Hugo nel 1875 agli amici della pace che l'avevano invitato al loro Congresso; Congresso a cui egli rifiutò di prender parte, perchè non gli pareva, all'atto pratico, cosa solida e seria. La pace sboccia anzitutto dal cuore, ma da un cuore educato alla conoscenza e alla pratica de' propri doveri , al rispetto coscienzioso del diritto, all'esercizio costante della virtù. Il giorno, proseguiva V. Hugo sorge pel levar del sole, la pace si forma per l'elevazione del diritto; le jour par le lever de l'astre, la paix par l'ascension du droit. Una pace, separata dalla giustizia, non sarà mai una vera pace ; il bacio della giustizia e della pace in sieme unite, secondo la frase del Salmista, è condizione assoluta, indispensabile al compimento del più nobile, del più sentito, del più universale degli ideali; iustitia et pax osculatae sunt.

Ma la giustizia si difende con mezzi leciti, non già con le insubordinazioni, tanto meno poi con le rivoluzioni. Deve rendersi manifesta a tutti, scriveva un giorno il Cardinale Alimonda, l'indole imperturbata dei cattolici, manifesto il dovere che hanno di non perdere mai il rispetto al pubblico potere, di non suscitare disordini; essi, bersaglio e vittima della rivoluzione, debbono vincerla onestamente, cioè non vincere la rivoluzione con la rivoluzione. Combattere errori e amare gli erranti, ecco la loro divisa. Memorabili parole son queste che il pio e dotto Porporato, colui che la cattedra di S. Massimo illustrò per nove anni, lasciò copie in testamento nel 1888 in un libro dettatogli dal suo potente ingegno, dal suo gran cuore per la pacificazione d'Italia: I voli degli Italiani per la pace religiosa, libro che fu troppo poco conosciuto e meno ancora inteso.

Orbene, è questa la pace che noi invocheremo, sopratutto in questo mese, dal Cuor di Gesù, pace fondata sulla giustizia, fecondata dalla fede, ringagliardita dalla speranza, avvivata dalla carità. La società moderna (lo vediamo tutti) scossa nella sua base, riposa come sopra un vulcano, che minaccia da un momento all'altro di mandar a soqquadro tutto quanto l'edificio sociale. « Umiliata la Chiesa, scrive Proudhon, ossia il logico più tremendo che abbia avuto il socialismo nelle sue multiformi ramificazioni (1), era ferito nelle radici il principio d'autorità, il potere diventato un'ombra, lo Stato una finzione. Ogni cittadino poteva chiedere al Governo: chi sei, perchè io ti rispetti e ti ubbidisca? Se in nome mio, sono io giudice supremo; spetta a me crear leggi, applicar dottrine, a te soltanto l'inchinarti e seguirmi. »

Tale il primo passo.

Ma doveva per naturale inesorabil conseguenza venire anche il resto, « Il socialismo, è sempre Proudhon che parla, non tardò a mostrare questa conseguenza. E quando osò dinanzi alla Monarchia, che teneva le mani sopra la carta negatrice del Vangelo, proclamarsi anarchico, negatore di ogni autorità, trasse soltanto la conseguenza di un ragionamento che da migliaia di anni si andava svolgendo sotto l'opera rivoluzionaria di Governi e di Re », o, per dir meglio, sotto l'opera rivoluzionaria degli Stati ribellatisi a Dio e alla Chiesa.

Vogliamo noi reagire contro questa fiumana devastatrice, che ogni giorno ingrossa? Vogliamo restaurare il principio d'autorità nella famiglia, nello Stato, nella società tutta quanta? Vogliamo, contro la lotta di classe e la passione dell'odio, rianimare lo spirito di carità, soffocato negli uni, snaturato negli altri, e sopra la società far ricomparire l'iride della pace? Inspiriamoci alla divozione al Cuor di Gesù, questa divozione promoviamo e propaghiamo dappertutto; su di essa modelliamo le nostre azioni, la nostra vita. Leone XIII si affidava morendo al Cuor di Gesù, fornace ardentissima i carità, fonte di salute all'uman genere. Tali sono le parole, con cui si apre il suo olografo dell'8 luglio 1900, parole che rivelano di per se sole come la profonda sua pietà si formasse alla. divozione al Cuor di Gesù. Pio X, di lui successore, fin da' primordi del suo Pontificato largheggia di favori spirituali verso la Chiesa del Cuor di Gesù, tenuta dai Salesiani di Don Bosco in Roma, e avvalora ad ogni occasione di grandi incoraggiamenti con le parole e con l'esempio la divozione al Divin Cuore. Procuriamo anche noi cattolici di seguirne l'esempio, specialmente in questo mese; gioveremo a noi stessi e renderemo uno dei più efficaci servigi alla causa della pace, al bene della religione, della patria, dell'umanità tutta quanta.

(1) Les confessions d'un révolutionnaire.

Nel XXV° dalla morte di D. Bosco

L'entusiasmo col quale si volle celebrare il compiersi dell'anno XXV° dalla morte di D. Bosco ci obbliga a tornare sull'argomento, per soddisfare il desiderio espressoci da alcuni cooperatori e dimostrare a tutti quanto sentita sia la nostra riconoscenza.

A Torino, il 13 aprile, per iniziativa del Consiglio direttivo della Federazione Internaz. degli ex-Allievi, si tenne una Commemorazione di Don Bosco nel teatrino dell'Oratorio di Valdocco, gremito in buona parte di antichi allievi e delle loro famiglie. Frammisto ad essi era uno stuolo numeroso di egregi signori, tra cui il barone Senatore Antonio Manno, il comm. Cauvin, assessore di Torino, il cons. com. cav. prof. Piero Gribaudi, il tenente generale Sanminiatelli, il conte Camerana, Capo divisione dell'Ordine Mauriziano, il conte Carlo Olivieri di Vernier, il cav. Enrico Balbo di Vinadio, il prof. Ferrua, il prof. Zocchi, il cav. Bonino, il notaio cav. Cantù, il cav. Secondo Durio, il cav. Nicola, l'abate Aleramo Cravosio, il conte avv. Maggiorino Capello, il comm. Caselli, il cav. ing. Bairati ed altri membri del Comitato esecutivo del Monumento a Don Bosco, il comm. Nota, l'avv. Battù, il cav. Mulassano, ecc.; e tra le signore, le baronesse Manno di Vonzo e Manno-Lauger, la contessa Barbaroux-Sciólla, la professoressa Chiora, ecc. V'erano anche le rappresentanze di parecchie associazioni cattoliche, dei circoli Giovanni Bosco, Auxilium, S. Agostino, Fortior in Dies, dell'Unione del Coraggio Cattolico, e varie altre.

Apriva l'imponente assemblea il prof. cav. Piero Gribaudi ricordando come dopo 25 anni dalla morte la memoria di Don Bosco non solo non si è illanguidita in coloro che l'hanno conosciuto vivente, ma ogni giorno nuove schiere di giovani imparino ad amarlo. Paragonò Don Bosco a quelle stelle che, al dire degli astronomi, continuano ad inviare alla terra la loro luce anche dopo di essersi spente, e ciò per molti secoli. A rendere immortale questa memoria la Federazione degli ex-allievi prese l'iniziativa di far sorgere un monumento sulla piazza di Maria Ausiliatrice: ma « tutti siano convinti, diceva il prof. Gribaudi, che il migliore e più sincero monumento, veramente incrollabile, non è quello che si può scolpire nella pietra o fondere nel bronzo, ma quello che risulta dall'amore e dalla virtuosa condotta di tante migliaia di ex-allievi fedeli ed intemerati.

Seguì la splendida conferenza dell'avv. Cesare Nava, da noi riferita per intero lo scorso mese, la quale dal pubblico, estatico e commosso, fu più volte sottolineata con entusiastici applausi.

Dopo la commemorazione gli alunni dell'Oratorio eseguivano con slancio l'inno a Don Bosco del M° Pagella.

A Perosa Argentina nella commemorazione celebratasi nel Collegio S. Filippo Apostolo il 13 aprile u. s. parlò uno dei più affezionati exallievi, il prof. Alessandro Fabre.

« Io mi sento così lieto, egli diceva, di poter ricantare anche una volta l'inno dell'ammirazione e della lode, il cantico della gratitudine e dell'amore di cui ribocca il cuor mio verso l'Uomo incomparabile che fu a me, come a migliaia di altri poveretti, pane al corpo, lume all'intelletto, esempio ed eccitamento alle opere virtuose; mi sembra così doveroso per me l'inchinarmegli reverente, specie dopo che la Santità di Pio X, nel giorno faustissimo 24 luglio 1907, ratificò il Decreto con cui si introdusse la Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Ven. Servo di Dio, che, anche non invitato a parlare, non so se, trovandomi qui oggi, avrei saputo tacermi. Pensate, o Signori! L'Uomo, nel cui nome benedotto e cinto ora della aureola di Venerabile ci troviamo qui radunati; l'Uomo che del suo nome e delle sue gesta riempì la metà ultima del secolo passato; l'Uomo che parve un prodigio a Torino, all'Italia, all'Europa, al mondo; l'Uomo che estese i benefici effetti della sua carità alle contrade estreme della terra, che, nuovo Vincenzo de' Paoli, conobbe tutti i bisogni della Società a Lui contemporanea, e a tutti quei bisogni prov vide; l'Uomo che, dopo una santa vita di preghiera, di studi, di opere, di apostolato, di lotte, di trionfi fece una santa morte, per rivivere ancora e sempre in una legione, in un esercito numerosissimo di figliuoli, eredi, come Eliseo del mantello di Elia, del suo spirito santificatore e benefico; l'Uomo che ora, per testimonianza dell'autorità pontificia, posto il piede sul primo gradino dell'altare, si avvia a toccare i sommi fastigi di quello per esservi onorato come beato e poi come santo ; quest'Uomo, al quale possiamo ora rivolgerci come ad intercessore potente appresso a Dio, quest'Uomo, io dico, fu per molti anni Padre ed Amico mio. Lui vedevo tutti i giorni, con Lui sedevo quotidianamente a mensa, a Lui ho baciata più volte la mano, ne ho toccate le vesti, gli ho aperta l'anima mia, ho udita la sua voce, ho goduta la sua intimità, sono stato, bontà sua, fatto segno talora ai suoi scherzi, ebbi da Lui talvolta elogi che mi inebriavano, tal'altra ne ricevetti ammonimenti più che paterni; potei conoscere e apprezzar da vicino le molte industrie virtuose di Lui per fare e per far fare il bene, per impedire il male; a Lui io debbo l'avviamento alla carriera mia di insegnante, e validi incoraggiamenti ed appoggi contro gli ostacoli che mi si presentavano nel mondo; a Lui io penso ogni qual volta mi occorre correggermi di un difetto, dirizzare al bene qualche atto della mia condotta, e non vorreste, dopo tutto questo, ch'io mi sentissi lieto e orgoglioso di poter parlare di Lui in pubblico anche una volta?... ».

E detto dell'Opera grande e molteplice del Servo di Dio, l'oratore proseguiva:

« Ora l'Uomo che così visse, che tanto operò, che tale impulso diede all'opera continuativa dei suoi figliuoli e discepoli, è morto, compiuto è ora un quarto di secolo; ma il mondo ha sentito subito che in quest'Uomo povero, umile, modesto sempre, c'era la stoffa del Santo; e noi sappiamo che al passaggio della sua bara le migliaia di cittadini e forestieri s'inginocchiavano come per riceverne la benedizione di un Santo; ed io per mio conto particolare so che, incaricato, l'anno appresso alla sua morte, di dire due parole a nome de' miei compagni, già allievi fortunatissimi di un tanto maestro, nel l'atto che si collaudava sulla sua tomba recente in Valsalice un'artistica lapide esprimente con parole e con simboli la nostra venerazione e il nostro affetto per Lui, dicevo, fra le altre cose, queste che ora mi permetto di ripetere...

» - Consentite, io diceva, o amici, che io vi confidi come mi sembri di essere diventato facile e felicissimo profeta... Io scorgo in un avvenire non troppo lontano un giorno, in cui questa tomba modesta, divenuta splendido mausoleo, sarà visitata da miriadi di fedeli, ammiratori come noi delle virtù del sant'Uomo, e qui verrà da tutte le patrie dei venti il mondo cristiano ad un pellegrinaggio di fede, di onore, di amore. Qui verranno le madri cristiane a deporre la spregiata loro lagrima sui traviamenti dei figliuoli, cui il flotto del mondo reo avrà travolti nei suoi gorghi, e recheranno lume alla mente e fuoco alla materna e cristiana loro carità per trovare le vie di quei cuori induriti e sordi alle preghiere della madre ed ai proprii rimorsi. Qui verranno i dotti, i filantropi, che, volenterosi di adoperare al bene dei fratelli il censo avito e l'ingegno e l'ardore dell'anima generosa, s'ispireranno sulla tomba, divenuta un'ara del grande Educatore torinese, e impareranno come si ottengano con minimi mezzi i grandissimi effetti dell'educazione dei fanciulli. Qui verranno gli uomini di Chiesa e attingeranno da quell'esemplare di Sacerdote lo zelo per la santificazione delle anime, la devozione al Cuore di Gesù ed alla Vergine Ausiliatrice, al Pontificato, ai consigli evangelici, la vivace a un tempo e pur mite parola dell'apologista cattolico, che snebbiando la mente dalla caligine dell'errore, accenda i cuori agli eroismi della virtù e della fede, sì nello splendore degli esempi, sì nel sacrificio delle missioni cattoliche, sì nell'opera incessante del ministero sacerdotale, sì nella perseveranza del predicare colla viva parola, o collo scritto dei libri popolarissimi. Qui verrà l'eterodosso di buona fede, il quale, accolto in cuore il primo dubbio sulla verità delle dottrine da lui professate fin là, vorrà studiare la sua religione, paragonandola con la cattolica, togliersi le dubbiezze e gli ostacoli che gli oppongano i pregiudizi della mente, le passioni del cuore, le false tenerezze de' suoi più cari; e qui troverà la luce che tutto gli rischiari il mistero dell'anima, le energie che tutti conquidano gli sforzi dell'inimico per impedirgli la conversione. Qui verranno i giovanetti a pigliar lena nelle lotte contro le nascenti e rinascenti passioni, e lume per l'avvenire dei loro studi e della lor vocazione; qui i vecchi ad attingere serenità e forza ad accogliere cristianamente i casti pensieri della tomba vicina; qui le vergini pudibonde a pigliar forza di tener accesa la lampada e sveglie le assonnate pupille fino al sopravvenire dello sposo evangelico; insomma il popolo tutto cristiano troverà sulla tomba di D. Bosco, dichiarato beato e santo, qualche cosa da imparare, e da imitare per veder avverata in se stesso quella così faceta e pur così saggia parola che spesso correva alla bocca del buon sacerdote: - Facciamo tutti in guisa di star bene sempre, in questo mondo e nell'altro!

Ed ecco che il facile pronostico di 24 anni fa sta per avverarsi sotto gli occhi nostri... *

A Borgo S. Donnino, alla presenza di Mons. Vescovo, di parecchi sacerdoti e di un pubblico eletto e numeroso ebbe luogo il 2o marzo una conferenza tenuta dal Sac. Carlo M. Viglietti, che fu segretario particolare del Venerabile negli ultimi anni di vita del medesimo. L'oratore, presentato dal rev. Don Nino Mantovani con parole vibranti di ammirazione per l'Opera Salesiana, espose una bella sfilata di episodi della vita di Don Bosco, cordialmente applaudito dal pubblico il quale dimostrò la sua piena soddisfazione anche con le generose offerte, fatte, a discorso finito, per l'erigendo Monumento. S. Ecc.za Mons. Vescovo chiuse l'adunanza riaffermando le sue simpatie per l'Opera di D. Bosco a pro' della gioventù, augurandosi che essa sia sempre meglio conosciuta anche a Borgo S. Donnino e vi trovi sempre largo ed entusiastico appoggio.

Ad Alessandria d'Egitto il XXV° Anniversario della morte del nostro Venerabile Fondatore si commemorò solennemente il 2 marzo. Erano presenti il conte Naselli, console generale d'Italia, il Parroco di S. Caterina, l'Ispettore delle Case Salesiane d'Oriente, i Superiori e le Superiore di varie Comunità religiose, il comm. Giuseppe Degiardé, presidente onorario del Circolo Michele Rua colla sua consorte, il cav. Augusto Degiardé, la signora Amalia Ved. Nani bey, l'avv. Mario Vella e signora, il dott. Colloridi bey e signora, il dott. Tozzi-Condivi e signora, il dott. C. Canaveri e signora, il dott. Clelio Galetti, il sig. Raglieb bey Ghaii e signora, il dott. Lian e molti altri illustri signori e signore. Parlò di Don Bosco educatore il dott. D. Argeo Mancini.

A Pisa il Dott. D. Luigi Franco, dopo aver dimostrato come il Ven. D. Bosco capì tutta l'importanza del problema educativo che si presentava a chiedere una soluzione, spiegò come l'unica soluzione fu quella che il Venerabile gli diede, portando la santità nella scuola, nell'officina, nella stampa ed in tutte quelle multiformi opere a cui dette vita: cosicchè chi scriverà la storia della pedagogia dovrà dedicare un lungo capitolo a Don Bosco, di cui la santità formò un valentissimo educatore. Chiuse paternamente, S. E. il Cardinale Arcivescovo ricordando com'egli, cooperatore Salesiano da 35 anni, poteva pretendere di essere per tutti un esempio vivente di continua cooperazione all'Opera Salesiana.

A Giaveno, per iniziativa delle Figlie di Maria Ausiliatrice, con intervento delle Autorità Ecclesiastiche e Civili, il 6 aprile si tenne una Conferenza nel teatrino dell'Oratorio. Erano presenti le più spiccate personalità locali, le ex-allieve, e le alunne dell'Educandato.

Prese primo la parola il Teol. Bovero per dire il significato della commemorazione, per presentare l'oratore, e per comunicare l'adesione dell'on. Paolo Boschi, il quale, trattenuto altrove da impegni imprescindibili, scusò l'assenza con un nobilissimo telegramma, in cui rendeva omaggio alla memoria dell'uomo « che ebbe le benefiche virtù dei santi operosi, e il senso mirabilmente efficace dell'apostolato popolare ». Sorse quindi l'oratore, il sac. Antonio Fasulo, che tratteggiò la figura di D. Bosco e l'opera sua nel Piemonte, nell'Italia e nel mondo intero, esplicantesi sotto le forme più svariate. Le proiezioni luminose che illustravano il suo dire destarono viva ammirazione. La conferenza venne intramezzata da scelti pezzi di musica, eseguiti dalle Educande. Chiuse il trattenimento il rev. D. Gusmano, Segretario del Consiglio Superiore della nostra Pia Società.

A Massa-Carrara s'indissero solenni festeggiamenti pel 24 maggio u. s.

« Il 25° anno dalla morte del grande apostolo della gioventù, il ven. Giovanni Bosco - scriveva quel Direttore Diocesano il Proposto D. Giuseppe Corona al Clero e ai Cooperatori di quella diocesi, - ha richiamato sull'opera sua altamente umanitaria ed efficacemente religiosa, l'attenzione del mondo. In ogni parte si tengono commemorazioni solenni. A Massa i Cooperatori e le Cooperatrici salesiane sono invitati al Santuario della B. V. dei Ouercioli pel 24 maggio festa titolare di Maria SS. Ausiliatrice. Non si può dire di Don Bosco più degnamente che mostrandolo sotto là luce potente, che irradia sopra di lui dall'Aiuto dei cristiani, protettrice augusta delle Opere Salesiane. Non si può a più cara accolta chiamare i cooperatori e le cooperatrici della diocesi di Massa, che sotto la cupola del primo Santuario diocesano. Pontificali solenni, musiche ed altro interessante programma verrà a suo tempo pubblicato nel foglio diocesano ed in appositi manifesti... »

Dell'esito dei festeggiamenti nel prossimo numero.

TESORO SPIRITUALE.

Indulgenza plenaria:

1) il 22 giugno, Natività di S. Giovanni Battista; 2) il 30 giugno, Commemorazione di S. Paolo; 3) il 2 luglio, Visitazione di Maria Vergine; 4) il 6 luglio, Festa del Preziosissimo Sangue.

Ad evitare ritardi e disguidi, preghiamo i benemeriti Cooperatori e le benemerite Cooperatrici ad inviare ogni offerta per le Opere di Don Bosco unicamente e direttamente al nostro venerato Superiore, Rev.mo Signor D. Paolo Albera, Via Cottolengo, 32 - Torino (Italia).

IL XVI CENTENARIO DELLA PACE DELLA CHIESA

(313 -1913)

LETTURE STORICHE (1).

SCONFITTE E MORTE DI MASSENZIO ED ENTRATA DI COSTANTINO IN ROMA.

Assicurato della protezione del Cielo, Costantino col suo esercito si portò coraggiosamente dove le truppe di Massenzio si erano accampate. Sebbene inferiori nel numero i suoi soldati erano molto impazienti di venire alle armi.

Uno scontro era già avvenuto a Susa, dove Costantino per non perder tempo in lungo assedio fece dare la scalata alle mura e appiccare il fuoco alle porte della città, che così tosto costrinse ad arrendersi.

Ma il grande combattimento succedette nella vasta pianura che giace tra Rivoli e Torino dove accreditati autori credono essere avvenuta la meravigliosa comparsa della Croce. Prodigi di valore da ambe le parti; ma infine la vittoria tornò compiuta a Costantino; i Torinesi chiusero le porte della città in faccia al nemico e le aprirono con gioia al magnanimo Costantino. Si dice che per ringraziare il cielo della grande vittoria riportata nella pianura di Torino abbia fatto erigere la chiesa di S. Maria Maggiore, che tuttora esiste nella città di Vercelli.

Costantino con poca resistenza acquistò Milano e Brescia, con altre città che tutte si abbandonarono alla sua clemenza, onde egli potè senza gravi contrasti avanzarsi fino alle porte di Roma.

Mentre queste cose avvenivano, Massenzio, giudicando aver nulla a temere dal suo rivale, passava il tempo nella crapula, nello spogliare i suoi sudditi e nel condannare a morte i cristiani.

Quando per altro venne assicurato che Costantino marciava a grandi passi alla volta di Roma, si scosse, mise in piede un forte esercito e lo inviò ad accamparsi al di là del Tevere (2). Fece eziandio un ponte levatoio di legno...

« Questo ponte, diceva, può servire di passaggio a me ed ai miei soldati specialmente in caso di ritirata, ma se Costantino tenterà di passarlo, io tolgo i legami, il ponte si divide, e Costantino coi suoi cadranno nel Tevere ».

Volendo poi rendersi propizi gli Dei faceva loro i più barbari sacrifici. Offriva donne, fanciulli, e mentre era tuttora fumante il sangue della vittima, egli cercava follemente nelle viscere di quegli infelici il presagio del suo destino. Di questo non soddisfatto mandò anche a consultare gli oracoli, da cui ebbe in risposta: « Se l'imperatore uscirà di Roma, il nemico del popolo romano perirà in battaglia. » Egli interpretò il vaticinio a suo favore, pensando che Costantino fosse il nemico del popolo romano.

Questo principe all'opposto preparava i suoi soldati colla preghiera, coll'ordine e colla disciplina. Il cielo venne in suo aiuto, e il Signore gli rivelò di far incidere sullo armi di tutti i suoi soldati o la croce del Salvatore o la lettera X, che è la prima consonante con cui in greco si scrive il nome di Cristo.

Pieno di fiducia nel Signore, Costantino andò coraggiosamente all'attacco del nemico, che, di gran lunga superiore in numero, credeva sicura la vittoria. Era tempo che l'oppressore del genere umano cessasse dalle barbarie. Si combattè con valore e con accanimento da ambe le parti, ma infine la vittoria si dichiarò per Costantino.

Massenzio, vedendo uccisi o sbaragliati i suoi più prodi, tentò di salvarsi colla fuga; ma nel valicare il ponte da lui costrutto ad insidia altrui, per la moltitudine dei fuggiaschi, rompendosi i legami, precipitò col suo cavallo nel Tevere e si annegò. Il giorno dopo il suo cadavere fu trovato nella fanghiglia.

I Romani liberati da quel tiranno accolsero con gioia il vincitor Costantino. Questo degno monarca senza insuperbirsi fece la sua solenne entrata in città, ringraziò Dio delle vittorie che per suo aiuto riconosceva aver riportate e infine volle che la croce, la quale era stata pegno della protezione del cielo, fosse collocata in cima al suo diadema, portata in trionfo per la città ed inalberata sul Campidoglio, quasi per annunziare al mondo tutto il trionfo di un Dio crocifisso. Anno 312.

... E questo un avvenimento di grande importanza per la religione cristiana, perocchè da questo tempo i romani Imperatori, con leggi e con fatti conobbero la santità del cristianesimo e concedettero favori, anzi aiutarono i vescovi e specialmente i Papi ad esercitare liberamente la loro autorità verso i fedeli cristiani. Di più Costantino, divenuto padrone di Roma, non solo favorì i cristiani, ma cominciò egli stesso una vita da buon credente. Proibì la persecuzione, richiamò gli esiliati, liberò i carcerati, riparò i danni a coloro che erano stati spogliati. Finalmente i Pontefici, che pel passato avevano dovuto vivere nelle tombe e nei sotterranei, divennero la delizia del cristiano Imperatore, che non cessava di usare i più rispettosi atti di ossequio al primo sacerdote, al Vicario di quel Dio da cui egli riconosceva le sue glorie, le sue vittorie, il suo impero.

SAC. Giov. Bosco.

La pace della Chiesa o il pontificato di San Eusebio e S. Melchiade, Capo III e VIII.

(1) Ved. num. di marzo u. s.

(2) Presso la piccola stazione o villaggio, di Saxa Rubra.

IV. PARTICOLARI DELLA BATTAGLIA DI COSTANTINO MAGNO A « SAXA RUBRA ».

Il 28 ottobre del 312, la piccola stazione o villaggio di Saxa Rubra, sulla Flaminia a nove miglia da Roma, rigurgitava di nuovo d'armi e d'armati. La verde pianura, in cui il Tevere s'indugia mollemente in più larghi giri, avea veduto già presso il fiumicello Crèmera, oggi la Valchetta, il glorioso sacrificio dei Fabi. Più tardi Antonio, il generale devoto alla causa di Vespasiano contro Vitellio, vi avea posto le sue tende e sul finire del secolo seguente vi si era dovuto fermare Settimio Severo per quietare il suo esercito in rivolta per la questione dell'accampamento. La tranquilla stazione, colla sua vecchia caupona, che aveva avuto l'onore di ospitare per poche ore il triumviro Antonio, non era quindi nuova alle armi, come non lo era ai corteggi imperiali, da quando un'aquila prodigiosa, così narra la favola, avea lasciato cadere in seno a Livia, di recente sposata ad Augusto, una bianca gallina recante nel becco un ramo d'alloro. Avea ella quivi sulla collina, che domina la pianura a, levante, edificato una villa sontuosa, ornata di meravigliose pitture, fra cui quelle di uno splendido giardino ricco di allori, di palme, di piante, d'ogni sorta di fiori, di uccelli, che ancora possiamo godere, unico testimone di una gloriosa ed originale scuola pittorica romana

E la mattina del 28 ottobre 312, anche la villa di Livia, in eccellente posizione per dominare la pianura, dovette essere occupata dalle truppe di Massenzio uscite da Roma a contrastare il passo all'esercito di Costantino

Mosso da istinto divino, preceduto dal labaro, Costantino da Verona era giunto col suo esercito a Saxa Rubra sulla Elaminia di fronte a quello di Massenzio, uscito da Roma a contrastargli il passo, fidato nel sostegno di tutti gli Dei, cui avea poco prima consultato ed invocato per mezzo degli aruspici, degli oracoli, di sacrifici, di sortilegi.

Quanto al luogo, ove avvenne il terribile cozzo delle due armate, da cui pendevano i destini di Roma e del inondo cristiano, si conviene da tutti gli scrittori, antichi e moderni, che l'ultimo episodio o l'epilogo della battaglia si svolse presso il ponte Milvio....

Intorno al numero dei combattenti, gli storici non sono d'accordo. Zosimo ne dà 90.000 a Costantino e 178.000 a Massenzio; i Panegiristi meno di 4o.ooo al primo e 1oo.ooo al secondo, e sono forse più nel vero. Quello di Costantino era formato dalle milizie che avevano combattuto con lui nelle Gallie; Massenzio, oltre quello ricevuto dal suo padre, ne aveva recentemente raccolto un altro di Romani o di Itali e di Mauri. Ma il nerbo più forte era costituito dai pretoriani, alle cui armi doveva egli il suo trono stesso

Il primo attacco fu dato dai Costantiniani. Costantino si scelse il posto più difficile, e si slanciò per primo contro la cavalleria nemica, che era la parte più forte. Per un tratto il combattimento ebbe varia sorte; ma quando, sconfitta quella, si venne alla fanteria, la massenziana composta di di Romani o d'Itali, che guerreggiava per forza, non resistè fortemente all'urto, e s'iniziò la fuga. Solo i pretoriani preferirono di coprire di loro cadaveri il terreno della pugna....

La via Flaminia, attraversando i prati odierni di Tor di Quinto, correva diritta al fiume, come lo dimostrano gli avanzi ancora visibili. Essa poi piegava quasi ad angolo retto, per raggiungere il ponte Milvio, dove si riuniva colla Cassia. È molto probabile, per non dir certo, che proprio allo svolto della via, continuando cioè la linea retta della Flaminia, Massenzio avesse fatto costruire il ponte di legno formato di barche... che nella fuga pazza dell'esercito massenziano... fu ritenuto come il primo mezzo di scampo.

Esso invece fu la rovina. Perchè o per il peso soverchio dei soldati fuggitivi, come crede Zosimo, o per la sua costruzione, appositamente mal fatta, è certo che esso cedette e travolse nella sua rovina Massenzio coi suoi. V'ha chi crede che Massenzio tentasse col suo cavallo di passare il fiume, conscio delle insidie tese sopra il ponte di legno, ma che venisse travolto dalla corrente, e che la pesante armatura non gli permettesse di nuotare. Qualunque ne sia stato il modo, chè saperlo in quella confusione non potè nessuno degli scampati, è certo che Massenzio vi perì e che il suo corpo fu ripescato il giorno seguente e la testa, recisa e posta sopra una picca, fu portata in segno di vittoria nel trionfo di Roma.

Rotto il ponte di legno, i massenziani dovettero precipitarsi verso il ponte Milvio, ultimo scampo alla loro fuga. Ma questo era già occupato dalle milizie di Costantino. Così par certo si possa dedurre dalla rappresentazione di quest'ultimo episodio della famosa battaglia, scolpita in una fascia dell'arco di Costantino....

Vittoria splendida, non solo per essere stata riportata sopra un nemico superiore di forze, in un terreno a Costantino sconosciuto (era la prima volta che si recava in Roma); ma perchè periva nelle acque del fiume il più feroce tiranno, l'oppressore dell'Africa e di Roma, l'immondo violatore non meno della libertà che dell'onore, il persecutore del nome Cristiano. E se la maravigliosa Croce non riapparve in cielo a guidare Costantino in Roma, che ormai diveniva la capitale del Cristianesimo, essa sfolgorò corrusca al sole sugli coni e sulle corazze, sugli scudi dei soldati; e là nel foro, dove finora avea fatto nido l'aquila romana, si posò per sempre vittorioso il labaro glorioso di Cristo, segnacolo fulgido di pace e di nuova civiltà. Avvenimento sì glorioso, che liberava Roma gemente da sei anni sotto la più crudele ed immonda tirannia, non poteva essere sì presto dimenticato dai Romani. Senato e Popolo, forse fin da questo memorabile giorno dovettero decretare l'erezione di un arco che ne eternasse la memoria. E se ne scelse il posto in uno dei più celebri luoghi di Roma, là dove si toccavano quattro regioni auguste della città, lungo la via stessa più consueta dei cortei trionfali, e non pare senza speciale disposizione della Provvidenza divina, in prossimità dell'arco di Tito perchè nel luogo più celebre del mondo si levassero al cielo i due testimoni più insigni ed eloquenti del trionfo di Cristo sul giudaismo e sul paganesimo, l'ultima pagina della storia del popolo ebreo, e la prima, nella quale il Cristianesimo segnasse, dopo diuturne lotte, il suo apparire alla luce del sole, colle preziose conquiste della libertà e della pace.

F. Grossi-Gondi S. J. (1).

(Continua)

Il Giubileo Costantiniano

In data 8 marzo u. s. la Santità di N. S. Papa Pio X si degnava far Pubblicare la Lettera Apostolica con cui viene indetto un universale Giubileo in memoria della pace data dall'Imperatore Costantino Magno alla Chiesa Cattolica. Diamo un sunto ufficiale del Documento Pontificio, quale apparve nell'Osservatore Romano.

La commemorazione del grande e fausto avvenimento, per il quale, or fanno sedici secoli, venne finalmente concessa la pace alla Chiesa, mentre riempie di somma letizia tutti i cattolici e li invita ad opere di pietà, anzitutto Ci muove ad aprire i tesori dei doni celesti, affinché da cosiffatta solennità abbiano a trarsi frutti eletti e copiosi. Sembra infatti giusto e molto opportuno il celebrare l'Editto promulgato a Milano da Costantino Magno Imperatore, che seguì da vicino la vittoria contro Massenzio, ottenuta mercè il glorioso vessillo della Croce, e che ponendo fine alle crudeli persecuzioni contro i Cristiani, li mise in possesso di quella libertà, di cui fu prezzo il sangue del Divin Redentore e dei Martiri. Allora finalmente la Chiesa militante ottenne il primo di quei trionfi che in ogni sua età tennero dietro costantemente alle persecuzioni di ogni genere, e da quel giorno sempre maggiori benefici apprestò alla società del genere umano. Imperocchè gli uomini, abbandonato a poco a poco il culto superstizioso degli idoli, e nelle leggi, e nei costumi, e nelle istituzioni abbracciarono sempre più la regola della vita cristiana, e venne fatto così che la giustizia e la carità fiorissero insieme sulla terra. Riteniamo pertanto esser conveniente che in questa felice occasione, nella quale si commemora un così grande avvenimento, si moltiplichino le preghiere a Dio, alla Vergine sua Genitrice, e a tutti i Beati, specialmente ai SS. Apostoli, affinchè tutti i popoli solleciti della dignità e della gloria della Chiesa, si rifugino in grembo di questa Madre, allontanino gli errori onde gli insensati nemici della Fede si sforzano di coprir con le tenebre il suo splendore, circondino di sommo ossequio il Romano Pontefice, e con animo fiducioso riconoscano al fine nella religione cattolica la difesa e il sostegno di tutte le cose. Sarà allora permesso sperare che gli uomini tenendo fissi gli occhi nella Croce, in questo segno di salvezza, saranno per vincere completamente gli odiatori del nome cristiano e le sfrenate cupidigie del cuore. Affinchè poi le umili preci , che in questa secolare ricorrenza dovranno esser fatte nell'Orbe cattolico, ridondino al maggior bene spirituale dei fedeli, abbiamo stabilito di arricchirle della Indulgenza Plenaria in forma di Giubileo, vivamente esortando tutti i figli della Chiesa affinchè alle Nostre uniscano le loro preghiere e le loro opere di pietà, perchè di questo beneficio del Giubileo loro offerto fruiscano il più possibile così a profitto delle anime, come a vantaggio della religione ».

Quindi il Sommo Pontefice a tutti e singoli i fedeli di ambo i sessi, sia che dimorino nell'alma città di Roma, sia che vengano ad essa, e che durante quest'anno, dalla Domenica in Albis, dalla quale avranno principio le solennità secolari in memoria della pace della Chiesa, fino alla festa dell'Immacolata Concezione di Maria Vergine inclusivamente, visitino due volte ciascuna, le Basiliche di S. Giovanni in Laterano, di S. Pietro Principe degli Apostoli e di S. Paolo fuori le mura, e vi si trattengano alquanto a pregare secondo la sua intenzione per la prosperità ed esaltazione della Chiesa Cattolica, e della Sede Apostolica, per la estirpazione delle eresie, e per la conversione di tutti i peccatori, per la concordia dei Principi Cristiani e per la pace ed unione di tutto il popolo cristiano, ed una volta in detto periodo di tempo, debitamente confessati delle loro colpe, si accostino alla Sacra Mensa, e inoltre facciano, ciascuno secondo le proprie forze, qualche elemosina sia a vantaggio dei poveri, sia, se lo preferiscano, a profitto di qualche pia opera, concede ed impartisce la Plenaria Indulgenza di tutti i peccati in forma di generale Giubileo.

A coloro poi che non possono recarsi a Rona, concede la stessa Plenaria Indulgenza, purché visitino per sei volte nello stesso periodo di tempo, la chiesa o le chiese del loro paese, da designarsi una volta tanto dall'Ordinario, e compiano interamente le altre opere di pietà sopra indicate. Consente poi che questa Indulgenza Plenaria possa essere applicata per modo di suffragio anche alle anime purganti. Concede inoltre che i naviganti e i viandanti, tornando in patria o in altra ferma dimora, possano conseguire le stessa Indulgenza, quando abbiano compiuto le opere prescritte e visitato sei volte la Chiesa Cattedrale, o Maggiore, o parrocchiale del luogo di loro domicilio o residenza. Ai Regolari poi dell'uno e dell'altro sesso, ancorchè viventi in perpetuo nei Chiostri, come pure a chiunque altro, sia laico che ecclesiastico, secolare o regolare, rincliiuso in carcere, o prigioniero, o trattenuto da qualsiasi corporale infermità, o da qualunque altro impedimento, che non possa compiere le opere suindicate, o alcuna di esse, concede parimenti e permette che il Confessore possa commutarle in altre opere di pietà, o rimetterle ad altro tempo prossimo, e prescrivere quelle che gli stessi penitenti potranno compiere, con facoltà anche di dispensare dalla Comunione i fanciulli che ancora non vi fossero stati ammessi.

Seguono poi le norme particolari secondo i casi per la scelta del confessore, per l'assoluzione dalle censure, e dai casi riservati, per le commutazioni e dispense opportune.

(1) La Battaglia di Costantino a Saxa Rubra. - Roma, Stab. Tip. Befani, 1913.

Per il Monumento a D. Bosco

Bravi!

È la parola che ci viene dall'animo nell'ammirare l'attivo entusiasmo con cui gli Ex-Allievi rispondono all'appello del Comitato Promotore.

A Bologna la domenica 27 aprile tennero una conferenza nella sala dei Notai alla quale intervennero anche il Sindaco Nadalini, l'assessore Masetti Zanini, il prof. Cappellini, il conte Merlani ed altre notabilità. Oratore fu il pubblicista Sebastiano Sani; il tema: Il Centenario di un grande educatore: e fu una « magnifica ed eloquente orazione (così l'Avvenire di Bologna), detta con accento commosso e con signorile sobrietà... » Sebastiano Sani « ha magistralmente tratteggiata la figura del sacerdote e del pastore tutto zelo, amore, mansuetudine e carità, illustrandone i momenti principali della vita, analizzandone l'opera immortale ne' suoi caratteri più salienti. »

A Borgo S. Martino nel memorando convegno del 27-28 dello stesso mese, raccolsero pro Monumento una somma egregia.

A Modena la sera del 24 aprile e alla Spezia la domenica 27 si adunarono per un'attiva propaganda allo stesso fine.

A Torino la domenica 11 maggio il Circolo Giovanni Bosco dava una serata di gala con un'ammirata rappresentazione, totalmente a benefizio del Monumento.

A Marsiglia lavorano attivamente per una sotto-federazione nazionale di tutte le società Ex-Allievi delle antiche Case Salesiane di Francia.

E da molte altre parti ci si annunzia egual entusiasmo, pronto, pratico ed efficace!

Una geniale iniziativa.

L'Amministrazione dell'Asilo infantile di S. Stefano di Macra nell'aprile p. p. lanciava un manifesto a tutti i paesi limitrofi invitando a concorrere all'acquisto dei biglietti del Banco di beneficenza, che le Figlie di Maria Ausiliatrice avevano ideato per contribuire alle sottoscrizioni pel Monumento a Don Bosco.

Augurando che il generoso esempio trovi imitatori, segnaliamo la geniale iniziativa.

IL NUOVO CONCORSO.

Al nuovo lìbero Concorso aperto tra i cinque artisti proclamati dalla Giuria del precedente Concorso Internazionale meritevoli, in pari grado, del premio di L. 2000 ciascuno, parteciparono quattro dei medesimì: Cellini, Graziosi, Vespignani, Zocchi.

I nuovi bozzettì rimasero esposti al pubblico dal 22 maggio al 1 corrente, richiamando - nelle feste di Maria SS. Ausiliatrice - innumerevoli visitatori.

Il viaggio di D. Albera nella Spagna

(Dalle lettere famigliari del prof. D. Clemente Bretto)

conferma dell'accenno fatto nello scorso numero intorno il lungo viaggio del rev.mo signor D. Albera attraverso la Spagna, spigoliamo appena qualche passo e, qua e là, anche solo brevi periodi, dalle lunghe lettere del prof. Don Clemente Bretto, Economo Generale della nostra Pia Società, che fu compagno di viaggio all'amatissimo Rettor Maggiore.

La prima tappa. A Matarò. Mataró, 11 gennaio.

Giungemmo a Port-bou verso le 3 1/2 del mattino dell'8 corrente. Ci venne incontro l'Ispettore Don Manfredini e, passata la visita della dogana spagnuola, ripartimmo verso le 4 sperando di giungere a Mataró per le 8, dove alla stazione ci aspettavano i Parroci della città e i rappresentanti delle Comunità religiose; ma, perduta la coincidenza a Empalme, dovemmo proseguire per Barcellona e di là tornare indietro per essere a Matarò dopo le 9.

In carozza saliremo al Collegio. I giovani fecero una bella accoglienza al sig. D. Albera; si cantò, si tesse un complimento, vi furono spari ed applausi, poi si celebrò la S. Messa cui la Comunità volle assistere...

All'indomani, verso le due arrivò la nostra banda di Sarrià per prendere parte all'Accademia che ebbe principio alle 3 1/2 coll'intervento di quasi tutto il Clero locale e molti signori e signore, di modo che l'ampio salone fu rigurgitante e non pochi dovettero fermarsi sotto il porticato e nel cortile.

Si svolse un eletto programma musico-letterario in cui i giovani mostrarono tale valentia da strappare i più vivi applausi. L'ex-Deputato Bordas pronunciò un elevato discorso ripetutamente applaudito; ed in fine il sig. Don Albera ringraziò in lingua spagnola traendo l'ammirazione e la simpatia di tutti.

Uscendo dall'accademia trovammo il cortile artisticamente illuminato; la banda fece ancora alcune brillanti suonate e così si pose termine a quella giornata, di cui a Matarò non si perderà la memoria tanto facilmente.

D. Albera ricevette molte visite, tra cui quella del Superiore Generaie degli Scolopii, che si trovava qui di passaggio.

Il mattino del 1o restituì la visita anche ai Fratelli Maristi che lo ricevettero con grande cordialità, gli presentarono tutto il personale e tutti gli allievi, vollero una parola e la benedizione da lui e gli fecero visitare tutta la Casa.

Poi si passò in Municipio, dove egli fu ricevuto con grande onore dal sig. Alcalde che gli presentò i principali consiglieri, gli fece visitare partitamente tutti i locali, e volle che lasciasse un pensiero nel libro dei visitatori illustri...

Entusiastiche accoglienze a Barcellona e a Sarrià. Sarrià, 18 gennaio.

Giunti a Barcellona, nella stazione stessa una vera onda di distinte persone furono attorno il sig. Don Albera per dargli il benvenuto... Fuori della stazione eran pronti cinque automobili e una carrozza, per accompagnarlo fino a Sarrià. D. Albera salì su quello del sig. Luis Martí Codolar, con Don Luis, D. Bretto e l'Ispettore; altri salirono negli altri automobili; e andammo a Sarrià. Davanti il Collegio dei Fratelli delle Scuole Cristiane, i giovani, schierati presso la porta, applaudivano.

A Sarrià. si andò subito in chiesa ove si cantò il Te Deum e seguì la benedizione col SS. Sacramento. La banda del Collegio, che aveva fatto già sentire la sua valentia all'arrivo del sig. D. Albera, all'uscita di chiesa diede un concerto di gala.

La domenica 12 gennaio, verso le sei vi fu accademia che ebbe, quantunque tenuta come in famiglia, gran concorso di distinte persone e cioè il Municipio in corpo, il Parroco, il Clero di Sarrià, le rappresentanze dei Padri Gesuiti, Cappuccini e Scolopii, dei Fratelli delle Scuole Cristiane, il Magistrato Valentia Díaz de la Lastra, la famiglia Martí Codolar, lo scrittore Prof. Modesto Villaescusa, che fece il discorso a nome dei Cooperatori, il sig. Arnau, il sig. Avv. Praty, il sig. Jenet, la famiglia Bohigos, il sig. Desiderio Canale, il sig. Roldan, la famiglia dell'Avo. Gaspar e dell'Avv. Ruiz, Redattore Capo del Giornale La Vanguardia, e il Presidente degli Ex-allievi, che parlò anche a nome dei soci. Il trattenimento riuscì stupendamente. La banda non venne meno alla sua buona riputazione; i giovani declamatori ed attori erano ben impossessati della loro parte; gli estranei che parlarono mostrarono quanto apprezzino ed amino i Salesiani; tutti riscossero meritati applausi. In fine si alzò il sig. D. Albera... Fu una serata stupenda...

Il martedì mattino (14 genn.) l'automobile di Don Luis Codolar venne a prenderci per condurci alla Villa, dove furono ospiti anche D. Bosco e Don Rua, e trattarono il nostro Rettor Maggiore con eguale affetto. Non è a dire quanto sia viva la memoria di D. Bosco in questa città. Le più nobili famiglie, quelle specialmente imparentate colla mamma dei Salesiani di Barcellona, la compianta signora Dorotea Chopitea Serra, ricordano a gara i suoi fatti, i suoi detti, le sue parole edificanti! A questa memoria noi ascriviamo l'entusiasmo presente che conduce a Sarriá nel cuore dell'inverno tanti nostri benefattori.

La mattina di giovedì (16 genn.) il sig. D. Albera ricevette la visita del console d'Italia Commendator Riccardo Motta accompagnato dal Commendator Beirotti ; i quali visitarono tutta la Casa con grande soddisfazione.

Dopo pranzo, accompagnato da D. Bretto, dall'Ispettore e dal Direttore di Sarrià fece visita ai Padri Gesuiti, all'Alcalde in Municipio e ai Padri Scolopii. Tutti lo ricevettero colla massima deferenza...

Si passò a far visita anche a Don Manuel Felip, ammalato e cieco, che ci edificò colla sua rassegnazione e confidenza in Maria Ausiliatrice, e al sig. Sebastian Pascual gravemente ammalato. Ci ricevette il sig. Policarpo Pascual colla famiglia raggiante di riconoscenza nella mestizia che la preoccupava. Anche qui, come in casa di Don Manuel Felip, vollero la Benedizione di Maria Ausiliatrice, nella quale hanno illimitato confidenza.

Questa mattina (18 genn.) il sig. D. Albera fu a dire la Santa Messa nel Collegio dei Fratelli delle Scuole Cristiane di Bonanova. Pregato, disse alcune parole ai giovani, e li visitò anche nelle classi, lasciando la più cara impressione.

Alla volta di Ciudadela.

Da bordo, ritornando a Barcellona, il 23 gennaio.

...Arrivati al porto di Barcellona furono ad augurare il buon viaggio a D. Albera parecchi studenti dell'Università, nativi di Ciudadela (dei quali uno ci accompagnò in viaggio) e il Presidente degli Antichi Allievi. Il Capitano della nave Menorquin, sig. Francesco Cardona, ci fece le più gentili accoglienze dicendoci molto raccomandati dal sig. Juan Taltavull Coop. Sal. di Mahon, e ci assegnò una cabina a parte, molto commoda. Partimmo alle 18 1/2 . Il mare era solo un po' mosso. Riposammo la notte e verso il mattino potemmo salire sul ponte a contemplare la bella entrata nel porto di Mahon.

Verso le sette e mezzo di domenica 19, il Delegato del Governo di S. M. il Re, il Rappresentante del Vescovo, il rappresentante del Governatore Militare di Menorca, il Console Italiano, l'ecc.mo sig. Juan Taltavull ed altri salirono sul bastimento per dare il benvenuto a D. Albera, e tutti discendemmo in barche maestrevolmente condotte dai giovani dell'Accademia di S.to Stanislao, della quale pure vennero a bordo i rappresentanti. Alla banchina v'erano i Parroci della Città, numerosi rappresentanti del paese di S. Clemente col loro parroco e del paese Villa Carlos col loro Vicario, altri parroci e molti sacerdoti, il Capo della pubblica Sicurezza, che volle essere presentato al sig. Don Albera, e rappresentanti della stampa, ecc.; e gli automobili dell'ecc.mo Don Bernardo de Olives conte di Torre-Saura e del sig. José Sintes che ci accompagnarono fino a Ciudadela. Prima però fummo a celebrare nella Chiesa della Concezione. D. Albera disse messa all'altare di Maria Ausiliatrice bellamente parato ed illuminato, distribuì molte comunioni e indirizzò alcune parole al popolo accorso...

Partimmo quindi per Ciudadela. All'entrata del primo paese che incontrammo, Alayor, si trovavano il parroco, l'Alcalde e tutte le altre autorità con molto popolo. Dato il benvenuto a D. Albera, ci condussero in Chiesa dove vollero udirlo parlare; avevano anticipato a posta la Messa grande. Le campane suonavano ed il popolo, prima e dopo, si accalcava nelle vie per vedere e salutare il Superiore dei Salesiani.

Lo stesso succedette a Mercadal, ove il Parroco in chiesa presentò D. Albera al suo gregge; e D. Albera rispose alcune parole con soddisfazione di di tutti.

A Ferrerías, terzo paese, fu ricevuto non solo da tutte le autorità, ma colla banda al grido di viva D. Bosco, viva D. Albera, viva i Salesiani, viva Menorca salesiana, con entusiasmo indescrivibile. Condotto in chiesa, parlò brevemente e tutti vollero la sua benedizione. Molti furono ancora a salutarlo e applaudirlo fuori del paese in uno svolto della via.

L'arrivo a Ciudadela.

A Ciudadela stavano ad aspettarlo fuori della città Mons. Vescovo, l'Alcalde, alcuni dei Canonici, il Giudice, i principali nobili, gli Amministratori della Dogana, della Posta e de' Telegrafi, il presidente degli antichi Allievi, molti Cooperatori ed un'onda immensa di popolo applaudente. Lasciati gli automobili, Don Albera montò col Vescovo e coll'Alcalde sul cocchio del sig. Conte di Torre-Saura, e gli altri in parecchie vetture venute apposta. All'entrata in città il Consigliere, avvocato e Cooperatore Salesiano Don Juan Simó fece un mirabile discorso, a nome di tutta la città, dando il benvenuto al successore di D. Bosco; poi tra una sfilata di bandiere con musica, tra un popolo immenso, per vie pavesate a festoni giungemmo alla nostra Chiesa di Maria Ausiliatrice, dove si cantò il Te Deum. Uscendo vollero essere presentate a D. Albera anche le Autorità militari.

Alla sera vi fu conferenza salesiana nella Chiesa di S. Agostino. Vi accorse tutta Ciudadela e Don Albera fu accompagnato a casa dal popolo osannante fra continui evviva a D. Bosco, a D. Albera, all'Opera Salesiana.

Il lunedì (2o gennaio) fummo a far visita al sig. Conte che ricevette Don Albera con molta deferenza presentandogli la famiglia; come fece anche il sig. Josè de Olives ex-Senatore.

Poscia si andò a pranzo dal Vescovo, che aveva radunato intorno a sè l'Alcalde, il Conte, l'Olives, il Tenente Colonnello, alcuni Reverendissimi e parecchi illustri Signori, i quali tutti pendettero dal labbro di D. Albera quando verso il fine fu invitato a dire qualche cosa di D. Bosco. L'impressione fu tale, che credo non si cancellerà più dalla memoria di quegli egregi signori.

Tornati a casa verso le cinque, vi fu l'Accademia. Parlarono egregiamente distinti personaggi pci Cooperatori, per gli antichi Allievi, pel Circolo Cattolico, pel Municipio; si lessero squisite poesie, si recitò, si cantò e suonò con vera maestria; infine parlò Don Albera strappando entusiastici applausi. Alle otto e mezzo di sera vi fu ancora la conferenza degli Antichi allievi, accorsi in gran numero.

Il martedì riattino D. Albera disse la Messa alle Cooperatrici salesiane e alle socie di Maria Ausiliatrice, distribuendo numerosissime comunioni...

Il mercoledì celebrò pei giovani delle scuole del Collegio... ed ebbe le visite del Rev.mo Can. Don Rocco Coll, di S. E. Mons. Vescovo, di una Commissione di Canonici pel Capitolo, del Rev.mo Can. Don Sebastiano Juan Sampàl de Palos, dell'Amministratore delle Poste, del sig. Saulo Squella, di alcune suore Carmelitane a nome della loro comunità, dal rev.mo Can. D. Juan Tudurf, e dall'avv. Juan Simó. Vari sacerdoti non ebbero più tempo di parlargli...

Si pranzò dal Conte; e l'impressione lasciata da D. Albera nel parlare di Don Bosco, fu ancor maggiore che le altre volte in quei pii signori che ascoltavano con vera religiosità racconti tanto edificanti.

Al pubblico Teatro doveva darsi un'opera, e per deferenza ai Salesiani venne rimandata.

Nel pomeriggio D. Albera fece visita alla famiglia Squella e a quella del Barone di Lloriach, che lo ricevettero con venerazione.

Il 23 celebrò per le famiglie nobili di Ciudadela che vollero ossequiarlo per congedarsi... Vennero anche il Vescovo e tutte le autorità, e un'onda di popolo per accompagnarlo fino alle porte della città, dove il Vescovo volle che benedicesse la popolazione, la quale fece ancora un'ovazione immensa...

Per via incontrammo di nuovo i parroci e le autorità in attesa per ossequiarlo. A Mahon fece varie visite, restituì la visita alle autorità e ai signori che erano venuti ad incontrarlo al porto, ove tutti convennero nuovamente per salutarlo.

Di nuovo a Barcellona.

Barcellona, 30 gennaio.

La traversata dal porto di Mahon al porto di Barcellona fu buona. Erano ad aspettarci il Direttore di Barcellona e quello di Sarrià, cogli studenti di Università di Ciudadela. Gli automobili di Don Luis Martì Codolar e di Don Juan José Hurruela ci trasportarono a Sarrià...

Sabato mattino (25 gennaio), detta la S. Messa e ricevuta la visita delle Figlie di Maria Ausiliatrice, D. Albera scese di nuovo a Barcellona per visitare la nostra Casa di S. Giuseppe. Una turba immensa di giovanetti delle scuole esterne lo ricevette acclamandolo entusiasticamente. Visitò la casa e la chiesa in costruzione. All'indomani (26 genn.) disse la Messa distribuendo 12o prime comunioni ed altre numerosissime comunioni ai giovani ed ai parenti.

Il 28 (martedì) fu a dir messa al Tibidabo : poi restituì la visita al Console d'Italia che lo ricevette con isquisita gentilezza, quindi si recò dal Vescovo, che lo accolse e trattò come un amico carissimo.

Il giorno della festa di S. Francesco di Sales (29 gennaio) disse la messa della Comunione e assistette alla Messa cantata da un Canonico della Cattedrale di Barcellona, chè il Vescovo indisposto non potè venire; quindi ricevette molti Cooperatori, Benefattori, Antichi Allievi. Al pranzo presero parte Canonici della Cattedrale, il Parroco, i rappresentanti degli Scolopi, dei Cappuccini e altre notabilità. Verso le quattro vi fu la Conferenza Salesiana con molto concorso. Parlò il rev.mo Canonico Mas, egregiamente.

A Caudete, Alicante e Campello. Campello (Alicante), 5 febbraio.

Alle 8 del mattino del 30 (giovedì) sugli automobili del signor Luis Martí Codolar e del sig. Hurruela, partimmo da Sarrià. All'uscita del collegio erano schierati tutti i giovani convittori colla banda e da Barcellona arrivarono a piedi più centinaia di giovani dell'Oratorio di quella città, che ci salutarono entusiasticamente. Alle 8.40 si partì...

Alle 6 1/2 della sera si arrivò alla stazione di Valenza, e poco dopo si proseguì per Encina dove si giunse alle 10.30 e ci attendevano l'Arciprete, il Priore dei Carmelitani di Caudete, il Direttore Salesiano di Campello. Arrivammo a Caudete alla o.30.

Verso le 7 del mattino (31 venerdì) fummo a dir messa al Santuario di N. S. delle Grazie. Al ritorno le campane suonavano a festa e tutta la popolazione era sulla via per baciar la mano a D. Albera. Vennero a fargli visita il Superiore degli Agostiniani, l'Alcalde, il Clero del paese, il Presidente del Sindacato Cattolico. Alle 10 1/2 partimmo ed alle 12 1/2 eravamo ad Alicante. Trovammo alla stazione l'Abate della Collegiata Can. Modesto Nàjera col suo Capitolo, il Comitato delle Signore per le Opere Salesiane di Alicante, un rappresentante del Governatore, il Delegato di Azienda, il Marchese Del Bosch, il Parroco e l'Alcalde di Campello, parecchi altri Signori e sacerdoti, e una folla di giovani, che nel recinto stesso della stazione con grande entusiasmo acclamavano gridando: Viva D. Albera, Viva D. Bosco, Viva la Pia Società Salesiana, Viva Alicante Salesiana; una scena indescrivibile! Ci condussero a visitare un bell'edifizio in costruzione che sarà affidato ai Salesiani, e D. Albera ricevette molte visite in casa della Prendente del Comitato...

A Campello trovammo la casa imbandierata, ornata a festoni, e i chierici ed i giovani schierati in bell'ordine. Appena videro D. Albera proruppero in cordialissimi evviva, frementi di entusiasmo e gli diedero il benvenuto, quindi si passò in cappella a cantare il Te Deum.

La domenica (2 febbraio) Don Albera assistette alla Messa della Comunione generale e più tardi cantò la Messa solenne, preceduta dalla benedizione e processione delle candele.

A sera vi fu una bella Accademia con musica italiana e spagnuola, e componimenti spagnuoli, italiani e latini. Erano presenti molti Cooperatori e signori di Campello e di Alicante.

Il giorno dopo si recò a celebrare nella Collegiata di Alicante; vi furono moltissime comunioni.

Il martedì (4 febbraio), pregato, fu a dire la Messa nel paese di Campello. All'entrata l'attendevano il parroco di Campello e quello di Bussot e tutte le autorità; le campane suonavano a festa. Nella chiesa stessa il popolo gridava: Viva Don Albera, viva Don Bosco, viva Maria Ausiliatrice ! Disse la Messa, distribuì molte comunioni e ringraziò tutti commosso.

Il primo giorno di quaresima si tornò ad Alicante, ove si recò a visitare D. Albera il Comandante del Presidio Militare e i Cooperatori tennero in suo onore una magnifica accademia... Il Parroco di Bussot fece un discorso eloquentissimo. La partenza fu una scena commovente.

Imponenti accoglienze a Valencia.

Valencia, 10 febbraio.

Arrivammo a Valencia il 6 febbraio alle 17,2o. Alla stazione davano il benvenuto a D. Albera il rappresentante dell'Arcivescovo rev.mo Can. Dottor D. Felix Bilbao, il Can. Deàn, il Can. Chantre ed altri Canonici, i Senatori Don Manuel Polo y Peyrolón e D. Rafael R. De Cepeda, il Tenente Alcalde Don Simon Casanovas e vari Consiglieri, il Parroco con due vice-parroci, il Giudice del Distretto, le rappresentanze dei Gesuiti, degli Scolopii, due Deputati provinciali, i Marchesi De Vellisca, i Baroni De Lalinde e Terateig, gli Avvocati Don Josè Carrara, Don Josè Piscopo, Don José Prosper, Don Juan Perez Lucia, il Notaio Vicente Sancho Tello, il M. R.do Dottor Don Manuel Piñana, il sig. Don Angel De Pablo, il Colonello degli Ingegneri militari, il Console di Danimarca Don Federico Trenor, il sig. Riccardo Trenor, il sig. Luis Montesinas, il sig. Leucadio Gimeno ed altri Cooperatori e Cooperatrici, elle tutti non è possibile ricordare. Giunti sulla piazza della parrocchia di S. Monica uno spettacolo straordinario ci aspettava. Una turba di giovani, molti dei quali in divisa di ginnasti, e antichi alunni con bandiere e fanfare, ed un'onda di popolo mandarono al cielo un altissimo evviva; quindi in fila, precedendo i nostri veicoli, entrarono nella lunga via che conduce alla nostra Casa suonando ed applaudendo. Avanzandoci incontrammo le case festonate e illuminate; la gente cresceva cd applaudiva; spari di tracas facevano rimbombare l'aria, finchè giunti alla nostra Chiesa ed entratovi Doli Albera accompagnato da rev.mi e nobilissimi signori, il popolo vi si riversò con tanta calca che la Chiesa ne rimase stipata, ed essendo impedito il transitare, non si potè più fare la funzione del canto del Te Deum, come s'era stabilito. Non meno di otto mila persone si erano mosse incontro al nostro Rettor Maggiore!...

Alle quattro pomeridiane dell'8 febbraio, la carrozza di Doña Josefina Franzo, che ci aveva già condotti dall'Arcivescovo e ricondotti a casa, venne di nuovo a prenderci per condurci alla Conferenza Salesiana nella Chiesa di S. Salvador. Vi erano l'Arcivescovo circondato da vari Canonici ed altri sacerdoti, poi Senatori, Deputati e molti nobilissimi signori Cooperatori e Cooperatrici, ed una calca di gente straordinaria.

Parlò l'illustre Padre Calasanz Rabaza il quale tessè un magnifico elogio di Don Bosco, coane promotore dell'educazione professionale della gioventù, e salutando in fine D. Albera a nome della, città di Valencia, lo invitò a salire sul pulpito per udire la sua parola.

Alla messa dell'indomani (9 febbraio) si ebbe un'affluenza incalcolabile. Si era consacrata a posta un'altra pisside, e le Particole vennero a mancare. Se ne fece consecrare un'altra a un altare laterale, ma tutti volevano essere comunicati da D. Albera. Alcuni pochi che si poterono avviare a comunicarsi ad un altro altare si lamentavano dicendo: « Siamo conte chi va a Roma e non può vedere il Papa! » Dalle 7 1/2 che cominciò la Messa, Don Albera non fu in libertà che alle 9 1/2.

Verso le 4 arrivò l'Arcivescovo di Valenza, poi il Vescovo di Urgel che è anche principe di Andorra, il Vescovo rinunciatario di S. Marta in Colombia, cappuccino, l'Alcalde con due Tenenti Alcaldi e otto Consiglieri, vari Canonici e sacerdoti, e Marchesi, Baroni e molti altri nobili signori e signore, i quali si avviarono al gran cortile per assistere, insieme ad un numero straordinario di gente all'Accademia musico-ginnico-letteraria, nella quale parlarono anche il Senatore Polo y Peyrolón e l'avvocato sig. Antonio Guillen strappando entusiastici applausi. Il trattenimento fu uno spettacolo degno delle più grandi circostanze: peccato che col numero stragrande di gente che vi era, non sempre s'intendevano bene da tutti gli eloquenti oratori...

Innumerevoli furono le visite fatte e ricevute...

Il 10 febbraio partimmo da Valencia. Verso le 6 pomeridiane distinte persone e una moltitudine di gente gremivano la porteria per salutare D. Albera, il quale a stento potè arrivare fino all'automobile del Barone De Lalinde, e si volle che la carrozza fosse lasciata scoperta perchè molti volevano ancora salutarlo. Fra uno scroscio interminabile di applausi si partì e, arrivati alla stazione, con grande sorpresa vi trovammo un'altra moltitudine di Senatori, Canonici, Deputati, Avvocati, Consiglieri e lo stesso Vescovo di Urgel...

(Continua).

Il Cinquantenario del I° Collegio Salesiano

«Era l'ottobre del 1863, e Don Bosco inviava alcuni suoi figli a fondare il Piccolo Seminario o Collegio S. Carlo a Mirabello Monferrato, che nel 187o venne trasferito a Borgo S. Martino. Capo del giovane drappello era il Sac. Michele Rua, il quale contava appena 26 anni ...» - Così esordiva l'annuale rendiconto ai Cooperatori, al sorgere dell'anno corrente, il rev.mo sig. D. Albera che « si trovava pure fra quei primi che si allontanavano dall'Oratorio, per fondare fuori di Torino il primo Collegio Salesiano e ricopiare gli esempi di carità e di zelo del Venerabile Padre e Fondatore ». « Chi l'avrebbe detto - egli soggiungeva - che nel breve giro di cinquant'anni la Pia Società Salesiana avrebbe preso un'espansione così rapida e prodigiosa, e che l'umile scrivente sarebbe stato chiamato dalla Divina Provvidenza a reggerne le sorti, dopo Don Bosco e il suo primo Successore Don Rua?... »

Ed era vivissimo desiderio, tanto degli attuali superiori ed allievi, come degli ex-allievi del Collegio S. Carlo, che il Successore di D. Bosco non mancasse ai festeggiamenti cinquantenari. Ma egli era nella Spagna e non fu possibile differire la data della Commemorazione, alla quale si unì in ispirito augurando a tutti « di potersi riunire un giorno con D. Bosco e con gli altri Superiori in paradiso! »

Le feste ebbero luogo la domenica e il lunedì 27-28 aprile.

La domenica, alle 7 e mezzo, la fanfara attacca i suoi allegri squilli, mentre i collegiali accolgono con festosi evviva S. E. Mons. Ludovico dei Marchesi Gavotti, Vescovo Diocesano, che tosto si reca nella Cappella del Collegio e celebra la Messa della comunità, durante la quale rivolge ardenti parole di esortazione alla frequenza dei divini misteri. Intanto le file dei convenuti ingrossano, ricevuti alla stazione dalla banda di Occimiano. Per comodità dei nuovi arrivati celebra la Messa il sig. D. Filippo Rinaldi, rappresentante del sig. D. Albera.

Dopo le funzioni religiose ha luogo la cerimonia inaugurale di una lapide commemorativa. Alla solenne cerimonia son presenti Mons. Vescovo e il Prefetto di Casale: i rappresentanti delle autorità provinciali e civili e scolastiche, il Sindaco del Paese e quelli dei paesi circonvicini. Ai numerosissimi accorsi il direttore prof. D. Giov. Batt. Rinaldi porge il benvenuto, seguito da lui alunno del Collegio. Ha poi la parola l'avv. Guido Miglioli. li suo non fu un discorso, ma poesia piena d'affetti verso gli educatori, un inno glorificatore al comun padre D. Bosco, una dolce rievocazione dei Superiori estinti. Nella sua foga egli fuse artisticamente insieme padri e figli recenti ed antichi, sicche tutti pareva parlassero per bocca di lui. Gli applausi si fecero interminabili, quando disse che un altro Monumento a D. Bosco da parte dei suoi figli deve sorgere con le loro preghiere, mercè le quali possono affrettare il giorno di vederlo elevato agli onori degli altari!

Allo scoprimento della lapide, tenne dietro una lietissima agape di trecento coperti, durante la quale, salutate da applausi, si lessero le adesioni dell'On. Battaglieri, del Prefetto di Alessandria Comm. Lucio, del Comm. Gorello, Regio Provveditore di Alessandria, del Cav. Prof. Vigoni, Regio Provveditore di Genova, dell'on. Carlo Ferraris e dell'on. Micheli e di molti antichi superiori ed exallievi.

In seguito l'avv. Tullio Maestri, Consigliere provinciale di Parma e Presidente del Comitato delle feste, pronunciò il discorso ufficiale. Espose la storia dell'amato Collegio, riassunta nella rievocazione scultoria delle grandi figure che lo presiedettero. Un'onda di commozione irrefrenabile destò l'eloquente parola dell'Avv. Maestri, quando toccando le caratteristiche dell'educazione cristiana, additò la parte più bella dell'apostolato di D. Bosco.

Parlarono in seguito fra nuovi e crescenti applausi, il Sotto Prefetto e il Sindaco di Casale, il rev.mo D. Rinaldi che esortò i convenuti a cercare nuovi aderenti alle Unioni degli Ex-allievi, e in fine Mons. Vescovo manifestando la sua viva compiacenza agli intervenuti e benedicendo ed auspicando ad un più crescente sviluppo al Collegio S. Carlo, che tanti esimii sacerdoti ha donato fin dai suoi primi anni alla Diocesi di Casale.

Il resto della giornata passò in allegria fra il concerto della brava banda di Occimiano e una sfarzosa illuminazione alla veneziana.

Il secondo giorno doveva accogliere più numerosi i sacerdoti, che la domenica aveva tenuti obbligati ai doveri del sacro Ministero. Al mattino vi fu messa cantata da Requiem con le esequie fatte da S. E. Mons. Vescovo, per tutti i superiori ed antichi allievi defunti. Seguì una nuova adunanza, davanti alla lapide commemorativa ove il rev.mo D. Capra, Parroco di Frassineto Po, fra i più commoventi ricordi della vita collegiale, rivendicò a D. Bosco la gloria d'aver indirizzato l'educazione della gioventù al concetto cristiano della vita.

All'agape fraterna parlarono il rev.mo D. Andreoletti, Parroco di Gattinara, riaffermando i sentimenti della più illimitata devozione al Sommo Pontefice e bene auspicando a una prossima glorificazione sugli altari del comun padre Don Bosco; - il rev.mo Don Bernini Parroco di Robecco-Pavese;-il rev.mo Canonico D. Boccassi, Parroco di S. Lorenzo in Alessandria, il più antico ex-allievo di Mirabello, il quale dopo aver rievocati i dolci ricordi dei primi anni di quel Collegio, mandò il suo più sentito rigraziamento ai tre gloriosi superstiti di quei tempi eroici: D. Albera, D. Cerruti e D. Monateri; - e un ex-allievo del Collegio Salesiano di Faenza, da cui era accorsa una larga rappresentanza in omaggio all'antico Direttore.

Nuove parole di conforto e di incoraggiamento per tutti ebbe Mons. Vescovo, che dimostrò la più viva compiacenza nell'aver assistito a feste tanto cordiali e partiva accompagnato sin fuori del paese da tutti i collegiali, fra le festose note della banda.

A ricordo delle feste cinquantenarie fu stampato un numero unico illustrato, pieno di care rimembranze, e si decise di ripetere almeno ogni triennio un simigliante convegno.

*

A queste solennissime feste prese cordialissima parte tutto il paese. Per la circostanza il sindaco, signor Giuseppe Carpaneto, pubblicava un nobile manifesto. « Ricordiamo - diceva - che come il buon seme, sparso dai nostri agricoltori su questi piani ,feraci fecondati dal calore del sole, rese messi copiose, quello deposto nei cuori ardenti e nelle tenere menti della gioventù studiosa diede alla patria strenui difensori e dotti cittadini che la onorano e la illustrarono. Domenica prossima quando il suono giocondo della campane passerà come un grido di gioia nell'aria satura del profumo dei prati in fiore, colla mente a Dio e i cuori ricolmi di fraterno amore auspichiamo fidenti alla crescente fortuna del Collegio S. Carlo per il bene dei nostri figli, per la maggior gloria di questa forte terra. Avremo così compiuto un atto di doverosa riconoscenza, avremo reso nuovo omaggio di sincera devozione al nostro Borgo amato.

Coroniamo questi semplicii appunti di cronaca con l'esordio di un bell'articolo apparso sul Ticino di Pavia

« Ancora mi risuonano alle orecchie i fragorosi applausi coronanti i molti e stupendi discorsi; innanzi alla niente ripassano come in una interminabile cinematografia persone e luoghi riveduti; e le emozioni provate nel ritrovarmi fra cari compagni ed amati superiori, nel rivedermi dove tutto rievocava giorni di giovinezza, obbligano il mio pensiero a ritornare fra le belle colline del Monferrato ed a rivivire le ore di ieri.

» Erano con me circa altri quattrocento venuti da ogni regione d'Italia, rappresentanti le più varie gradazioni dell'età, animati tutti dallo stesso senso di fraterna amicizia e di filiale riconoscenza, tutti concordi, settentrionali e meridionali, vecchi e giovani, per uniformità d'affetti...

» Ci siam trovati così ancor una volta uniti coi compagni con cui ci eravamo divertiti nei medesimi giuochi, che avevamo visti con le fronti curvate sugli stessi libri... e coi superiori i quali venivano a ricordarci le ore, i giorni, gli anni spesi completamente per nostro vantaggio...

» O bella, o indimenticabile giornata!..,.

DALLE MISSIONI

CINA

SCENE PIETOSE DI FEDE in un lazzaretto di appestati.

94 BATTESIMI. (Lettera del Sac. Luigi Versiglia (1)

Fatto il solito giro, mi pareva che dovesse essere una giornata infruttuosa ed anzi che tra gli stessi domestici dell'ospedale vi fosse qualche manovra ostile. Rassegnato mi disponeva ad uscire... quando sento grida strazianti dalla parte del mare: guardo e: - Che cosa è? - domando ai monatti che stavano là. - Non vedi? - mi rispose uno con indifferenza... - Osservo e scorgo una povera donna scarmigliata che seguiva una barella, su cui veniva portato un suo bambino di cinque anni circa. La poveretta intendeva recarlo al lazzeretto per curarlo; era venuta su di una barca, ma allo scalo, poco lungi dal lazzaretto medesimo, le veniva meno tra le braccia sicchè i portatori, gettatolo senza alcun riguardo sulla barella, diressero i passi alla camera mortuaria. Mi volgo ad essi e insisto : - Lasciatemelo vedere...

- È già morto, vuoi risuscitare un morto?

Non tengo conto della sgarbatezza e li seguo nella camera mortuaria, ingombra di cadaveri deformi, gettati alla rinfusa sul pavimento. Senza badare a sì triste spettacolo, mi avvicino al corpo del piccino e con trepidazione mista a speranza gli pongo la mano sulla fronte, è ancor calda; gli prendo la manina e mi par di sentire un lieve fremito; pongo la mano sul cuore... oh! gioia! palpita ancora!... Deo gratias! siamo ancora in tempo! Lo battezzo e appena finita la formola, un ultimo leggero fremito convulsivo mi dice che egli muore. La povera mamma di fuori urla e piange disperata, i custodi la guardano con un sorriso quasi beffardo, ma il suo piccino era già fra gli angeli.

Ho detto che mi pareva di scorgere qualche non buona disposizione negli inservienti del lazzaretto ed era vero, studiai la cosa e trovai un mezzo molto facile per farceli amici, il dar loro qualche moneta.

La sera stessa tornai al lazzaretto ed uno di essi - quasi a farmi vedere il suo zelo - mi condusse in uno scompartimento dove giaceva un malato, in veste di mandarino preparato per una grande cerimonia. Steso supino sulle due tavole aveva gli stivali di rito ai piedi, una vecchia e lunga veste, alcuni ornamenti superstiziosi sul petto e in testa il suo bravo cappello da mandarino; ma stivali e cappello erano di carta..

L'osservo. La pelle del volto sembra una pergamena affumicata e la faccia è talmente ischeletrita che par quella della morte. La bocca e gli occhi erano chiusi, e le mani le aveva rigidamente distese ai fianchi come un morto, e tale lo avrei detto se un lieve sollevarsi e abbassarsi del petto non mi avesse indicato che ancor respirava.

Al vedere quella figura, non potei trattenere un sorriso e chiesi all'inserviente: - Chi mi hai condotto a vedere?

- Interroga lui.

- Ehi... Sin Sang (maestro), che fai tu qui?...

- Sto preparandomi per essere ricevuto nell'altro mondo - mi rispose senza menomamente scomporsi, con un fil di voce.

- E chi ti riceverà?

- Jim-lo-voug (il re dell'abisso).

- Non sarebbe meglio ti facessi ricevere dal Re del Cielo?...

- Non ne so la strada...

- Te la insegnerò io! ...

Non mi disse nè sì nè no, e prese un atteggiamento, come se volesse dirmi : « Sentiamo ».

Gli feci un po' di catechismo, gli parlai brevemente dell'esistenza di Dio, Creatore di tutte le cose, e del dovere di adorarlo, del premio che egli riserba ai buoni e del castigo che dà ai cattivi, dell'Incarnazione, passione e morte di Gesù; del primo mezzo per applicarci i meriti della redenzione, cioè il Battesimo ecc. ecc. e in fine gli domando: - Che te ne pare di questa dottrina?... Vuoi dunque abbracciarla, vuoi essere battezzato?

- Hou là (va bene).

- Allora càvati questo cappello e le altre cose superstiziose - e senz'altro allungo la mano e gli tolgo il cappello di testa...

Non l'avessi mai fatto; si alzò di botto a sedere, gridando come tigre ferita: - No! non sia mai che io mi presenti all'altro mondo senza i segni della mia dignità...

- Altro che moribondo! - dissi tra me; e cercai di rabbonirlo, ma inutilmente.

- Andrò dal re dell'abisso! - gridava, e non venne, dolorosamente, a nessun'altra conclusione.

La peste andò quindi scemando d'intensità, ed io, dovendomi recare ad un'altra cristianità per diversi giorni, mi feci sostituire nelle visite giornaliere al lazzaretto dal carissimo Don Olive, arrivato in quei giorni da lontano, e dagli altri confratelli, e lo zelo di ciascuno non mancò di fare delle buone conquiste.

Tornato, ripresi le mie visite; e omai la maggior parte dei casi erano di bambini. Con questi, quando si è certi che umanamente non vi è speranza di vita, se i parenti non consentono a battezzarli, si aspetta il momento che non vi sia nessuno, e ciò che importa è presto fatto: in questo modo ne salvammo più di una trentina.

Si presentavano anche degli adulti ma non più con sintomi così gravi, e siccome v'era qualche speranza di guarire, dimostravano uno spirito più refrattario alla nostra S. Religione.

V'era una donna di mezza età che aveva sempre daccanto il marito. Più volte cercai di convincerla a rendersi cristiana; il marito non era contrario; ma essa tentennava e: - Man, man, « più tardi! » diceva, vedremo, ci penseremo. - Senonchè il male, dopo essere stato stazionario per alcuni giorni dando qualche speranza, ad un tratto si aggravò e la portò in un attimo fuor dei sensi. Passando nuovamente di là, la chiamai, il marito stesso la scosse, ella non dava segno di intendere, ma solo alcuni gemiti di quando in quando... Che fare? Siccome non aveva decisamente ricusato di farsi cristiana, la battezzai sub conditione... La poveretta durò ancora in stato comatoso per tre giorni e poi morì.

In fine i casi si fecero sempre più rari.... Un giorno, che al lazzaretto non poteva far nulla, noleggiata una barca, passo lo stretto e vo fino a Macao. Al Seminario e altrove buone persone amiche, vedendomi un po' stanco, mi fanno premura perchè mi fermi a passar la notte: - No, rispondo, voglio tornare al lazzaretto; chissà non trovi stassera quel che invano cercai quest'oggi.

Ritorno infatti, e incontro una giovane ventenne arrivata di fresco, sulla cui faccia si legge la spossatezza e lo sfinimento. Ha d'accanto la madre e due fratelli.

- Poveretta...! devi soffrire, non è vero?

- Um-kong-tak-ciot-kei to (non posso esprimere quanto).

- Vuoi andare in Cielo? Là starai bene; finirai di soffrire.

- È già da due giorni, mi rispose come sfiduciata, che cammino per arrivar qui; or son troppo stanca, non mi posso muovere, non mi sento più di dare un passo.

- Non si tratta di camminare, credi in Dio ed Egli stesso penserà a trasportarti in cielo senza fatica.

I suoi grandi occhi, da cui traspariva una certa ingenuità si volgevano ora verso la madre, ora verso i fratelli, quasi a chiedere che dovesse fare. E questi a rispondergli unanimi: - Non abbiam danaro... come fare ad adorare Iddio?

- Il Dio dei cristiani, non è come i vostri idoli che non si possono onorare senza danaro... Neppur io voglio danaro; ciò che vogliamo noi Missionari è di far del bene alle anime.

- Possibile che tu voglia anche pregare senza ricevere danaro, disse uno dei fratelli?.... Dunque non sei come i nostri bonzi!

- Ebbene! disse in fine la madre, giacchè quel che fai, non lo fai per danaro, ma per carità, io pongo fiducia in te, o straniero, credo alle tue parole e ti prego a fare per mia figlia quel che puoi per renderla felice.

La buona figliuola ascoltò con molta soddisfazione la lieta novella che io veniva evangelizandole e in fine acconsentì esplicitamente ad essere battezzata, e la battezzai. Le insegnai alcune giaculatorie e me ne partii soddisfatto ringraziando il Signore.

Il giorno dopo non la vidi: - Dov'è? - chiesi al custode. Mi additò la montagna di fronte, cioè il luogo delle sepolture. - Quando morì?

- Ier sera, non era passata un'ora dacchè eri partito.

Quanto è grande la misericordia del Signore!

Continuammo ancora a passare qualche giorno pel lazzaretto, quindi tirando la somma si trovò che salivano a ben 94 le anime che là avevamo potuto battezzare.

Morirono tutti? Da un mese il lazzaretto era già chiuso quando un giovanotto ben vestito e ben messo si presenta in casa e domanda:

- È qui il Padre? - Mi vengono a chiamare, vado e quel giovane mi bacia la mano e: - Padre, mi riconosci?... - No, in verità... Chi sei? - Mi chiamo Fok Cheong. Sto a Macao... - E come ti posso conoscere? - Non ti ricordi, che hai battezzato al lazzaretto di Wan Chai col nome di Giovanni?... Guardo il libro dei battezzati in quella circostanza. - Oh! è proprio vero ed ecco il Padre che ti battezzò. - Entrava in quel momento D. Bernardini, cui pure baciò la mano aggiungendo: - Il buon Dio che tu mi facesti conoscere, mi salvò dal morbo pestilenziale ed ora vengo a ringraziarti e a pregarti d'insegnarmi a ringraziare anche Dio del doppio benefizio.

Gli si diede il catechismo e una letterina di raccomandazione per un buon sacerdote di Macao, perchè ne completasse l'istruzione... ed ora è un buon cristiano.

Un altro scampò al terribile flagello, ma ritornò alle sue terre e non se n'ebbe più notizia.

Prima di chiudere questa mia debbo fare un elogio al nostro bravo catechista Wong Tciun; il quale ci fu di grande aiuto non solo per la spiegazione del catechismo, ma anche perchè essendo stato per molto tempo infermiere in un ospedale inglese ci era di buona guida per sapere quando il pericolo era imminente o no, se era il caso di battezzare subito o attendere, e difficilmente la sbagliava. Poi trattava gli ammalati con tutta sicurezza, aggiustava loro gli abiti, le coperte, dava loro da mangiare, usando attenzioni quasi materne. Interrogato se non avesse paura di contrarre il morbo: -- Perchè devo aver paura? mi rispose, non siamo nelle mani di Dio? Io vengo ben volentieri con te in quest'ufficio di carità, perchè più ne riusciamo a battezzare e più protettori avremo in Cielo che pregheranno per noi. Quando si riusciva a battezzarne un bel numero tornava a casa contento e la sua espressione era sempre questa: « Quest'oggi tre... quattro... cinque... protettori! » e in così dire alzava la faccia e l'indivisibile pipa (ma non più di oppio) al cielo. Oh se avessimo diversi catechisti di questo spirito!...

Col lavoro causatoci dalla peste non si trascurò il resto e, grazie a Dio, a quando a quando si ottengono conversioni di una, due e più famiglie che entrano nel grembo di S. Chiesa Quanto di più si potrebbe fare, se si potessero avere buoni catechisti!... I cinesi delle campagne sono ordinariamente più semplici e anche più disposti ad accettare la verità, ma essendo quasi tutti lavoratori e poveri, non hanno tempo per studiare la Dottrina. E quindi necessario andar alle loro case e bisogna andarci la sera essendo per loro l'unico tempo libero.

Per questo quasi ogni paese avrebbe bisogno di un catechista o d'una catechista permanente, per poter andar ogni sera ora in questa, ora nell'altra famiglia. Ma la difficoltà sta nei mezzi. I catechisti si troverebbero anche, ma bisogna pagarli bene, cioè mantenerli totalmente. Insomma s'impone un'opera, ove educare e formare catechisti ed un'altra opera congenere per formare catechiste e in pari tempo avere cespiti sufficienti per stipendiarli convenientemente. Con ciò il problema sarebbe risolto in gran parte.

Ecco, reverendissimo sig. D. Albera, qualche cosa di quello che van facendo colla grazia del

Signore, questi suoi figli lontani. Ci tenga sempre presenti nelle sue orazioni e provveda perchè altri buoni confratelli, pieni di ardore e di energia, si dispongano a venire a percorrere questi villaggi in cerca di anime.

Ci benedica e mi creda per tutti,

Suo Obbl.mo in Corde Jesu,

Sac. LUIGI VERSIGLIA

Missionario Salesiano.

Scampato da una banda di pirati.

(Lettera del Sac. G. Pedrazzini al sig. D. Albera). Macau, 23 aprile 1913.

REV.MO PADRE,

VIVA Maria Ausiliatrice, di cui oggi comincia il carissimo mese! Uscito salvo dalle mani d'una banda di pirati, adempio la promessa fatta di far pubblica la mia riconoscenza.

Ritornavo dalla missione di Seak-Kei in una delle solite giunche cinesi rimorchiate da un vaporino, quando a uno stretto svolto del fiume una scarica ben nutrita di fucileria ci avvisò ch'eravamo alle prese con una banda di pirati. Il tempo nebbioso aveva favoriti i loro piani e la posizione da loro scelta li rendeva inespugnabili.

Il nostro rimorchiatore aveva anche dei soldati ma, presi all'improvviso, dopo una debole lotta di cinque minuti, vista inutile ogni resistenza, tagliarono il canape e fuggirono verso Macau.

E la giunca? Piena zeppa di passeggeri e ricche mercanzie, senza difesa alcuna, fu facile presa dei ladri.

Una tempesta di palle, da prima alta, andò gradatamente abbassandosi per obbligarci a passar tutti nella stiva.

Non mi dilungo, amato Padre, a descrivere il panico universale dei passeggeri. Dal primo piano si era passati strisciando al secondo, dal secondo, sempre inesorabilmente perseguitati dalla fitta gragnuola che veniva dalle sponde, si era caduti sui sacchi di riso che ingombravano il fondo della nave. Nè cessò il fuoco. Il grosso lampadario sospeso nella stiva andò in frantumi e colpi secchi attraversarono il legno sempre minacciosi sulle nostre teste.

Finalmente si udì un suono di tromba. Cessarono i colpi e dopo un istante di penosa agonia un'orda di briganti invase la nave e comparve all'imboccatura della scaletta d'uscita col fucile spianato. Una voce intimò che uscissimo tutti e consegnassimo il denaro e gli oggetti preziosi, pena la morte. Tutti s'affrettarono ad uscire e tra il parapiglia della consegna degli oggetti e del denaro io uscii inosservato e passai in un piccolo magazzino e mi accoccolai fra due casse. La gente in massa, spoglia di tutti gli averi, veniva pure a nascondersi in quel ripostiglio. Avrei ben volentieri consegnato l'orologio ed il poco denaro che aveva, ma la mia qualità d'europeo poteva destare in quelle tigri l'odio di razza, onde pensai bene di nascondermi meglio che poteva. I pirati, non contenti di quella consegna, cominciarono fra grida e minacce a passare in rassegna i vari passeggeri più ricchi con violenze brutali.

Un povero vecchio, essendosi dimenticato di consegnare l'orologio, ricevette tal colpo alla testa col calcio d'un fucile che cadde prosteso al mio fianco ; nel cadere si aggrappò istintivamente ad un sacco che un vicino voleva nascondere, il sacco si capovolse e l'argento di cui era pieno cadde ai miei piedi.

Due manigoldi, in un baleno, furono sopra l'individuo dell'argento, l'alzarono di peso su una cassa e un colpo partì.

Si chiuse istintivamente gli occhì ed il terrore c'invase. La palla aveva passato da parte a parte il braccio dell'individuo ch'era caduto in un canto come un cencio. Ed io restava lì scoperto, quasi isolato, con un sacco di monete d'argento mezzo capovolto ai piedi... Mi coprii la faccia con una mano... pregai con fervore la nostra Madonna e promisi di pubblicarne la grazia ! E questa fu pronta, fu piena, fu generosa, fu la grazia che la Mamma sa concedere ai figli! Alzai gli occhi e mi trovai di rimpetto tre pirati autentici : in mezzo, il capo, con una rivoltella Browing in una mano e una tromba dall'altra; ai lati due compagnoni armati fino ai denti, uno dei quali ancora col fucile fumante.

- Lo fan!... « Venerando Europeo! » disse il capo; Nei m' pà, m'sai Kieng! « Tu non paura, non c'è d'aver timore ! ». - E fatti due passi sulla scala, gridò alla masnada : - Ehi là ! c'è un europeo, guai a chi l'ammazza! - E s'avanzò, prese una sedia e come un padrone di casa che onora il suo ospite m'invitò a sedere ; quindi riprese il suo cipiglio da carnefice e si dileguò in una cabina attigua.

Dall'alta mia sedia io osservava tutto quello spettacolo di desolazione. Quella povera gente, spogliata dei loro beni, tremava prostesa al suolo. I ricchi, oltrechè spogliati, giacevano feriti e malconci ed i briganti sempre più insaziabili e feroci s'aggiravano tra di loro ed infierivano sempre più. Tra gli altri un pirata che non aveva inteso l'ordine del comandante, al vedermi quasi tranquillo, mi spianò furente il fucile al petto... ma intervennero rapidi due altri che gli strapparono il fucile di mano, dissuadendolo. Come

Iddio volle, dopo un'ora di angoscia suonò la tromba; ed i pirati, scaricate ancor una volta le loro armi tra i sacchi per accertarsi che non c'era nascosto nessuno, si ritirarono. La voce del comandante proibì, pena la morte, di tornare in coperta e fu così che quella cinquantina di manigoldi, armati di tutto punto, si dileguò nella nebbia carica di bottino, senza lasciar traccia di sè.

Dopo un quarto d'ora ci facemmo coraggio, prestammo le cure ai feriti e sbucammo fuori ; e dopo circa un'ora di attesa penosa apparve una lancia di soldati che ci rimorchiò fino a Macau.

Or mi trovo qua, felice; tra i cari confratelli, e volo in ispirito a Torino ai piedi di Maria Ausiliatrice a mantenere la promessa! Amato Padre, voglia lei pure benedire questo suo figlio che già per la seconda volta, per la protezione di Maria, esce illeso dalla prova del fuoco.

Voglia benedire con me questa missione della Cina che si apre alle più belle speranze! Da quando ci troviamo qua si aprirono cinque nuove cappelle , piccoli grani di senapa che speriamo crescano presto alberi giganti, da coprire con i loro rami benefici la nostra fertile provincia d'Heung-Shan.

Ci benedica tutti e questa benedizione si estenda anche sui nuovi operai salesiani che stanno preparandosi per questa missione

Approfitto dell'occasione per raccomandare ai buoni cooperatori e alle zelanti cooperatrici la nostra cappelletti che fra breve deve sorgere a Seak-Kei. Paramenti di chiesa, arredi sacri ed anche medicinali e oggetti da farmacia saranno sempre provvidenziali nelle circostanze in cui ci troviamo. Voglia scusare, amato Padre, la libertà che mi prendo e nuovamente benedirmi.

Col massimo rispetto le bacio la mano e mi professo

Suo af.mo ed obbl.mo figlio in G. C.

Sac. GIOVANNI PEDRAZZINI,

Missionario Salesiano.

BRASILE

Care notizie dalle Colonie dei Bororos.

(Lettera di D. Giovanni Balzola al sig. D. Albera).

Colonia S. Giuseppe al Sangradouro, 19 marzo 1913.

Rev.mo Sig. D. Albera,

DEo GRATIAS! Anche questa volta ho da darle consolanti notizie.

Ebbi il piacere di fare una visita alla sempre cara Colonia del S. Cuore e a quella dell'Immacolata, in compagnia dell'instancabile D. Malan. Il giorno dell'Epifania, undici anni dopo la fondazione della Colonia del S. Cuore, provai la maggiore delle consolazioni celebrando in quella Colonia la Messa della Comunità nella spaziosa cappella da poco tempo inaugurata. Quante impressioni nel vederla quasi piena di figli della foresta, che innalzavano le loro preghiere all'Altissimo pei loro Missionari e benefattori! Ricordai i primi tempi quando doveva celebrare nella povera tenda sopra un altare di canne che durante il giorno mi serviva da tavolino, e per di più in continuo pericolo di essere trucidati, come adesso dopo dieci anni gl'indi ci svelano candidamente.

La mia ed altrui commozione continuò più forte quando l'Ispettore D. Malan amministrò il Santo Battesimo e benedisse l'unione matrimoniale a nove famiglie, portando così a 24 il numero delle famiglie cristiane dei Bororos del Sacro Cuore.

E se rimasi assai contento nel prender parte alla raccolta dei frutti di tanti sacrifici e sudori sparsi nei primi anni, non è minore la soddisfazione che provo in questa Colonia di S. Giuseppe che non conta ancora quattro anni di esistenza. Qui pure il sig. D. Malan ha avuto il conforto di battezzare e benedire un matrimonio di due cacichi, Anacleto e Gino, cosicché con altre due che avevamo, qui pure son già quattro le famiglie cristiane.

Per esse abbiamo dato principio ad un vero villaggio. Si son fatte quattro case di mattoni, coperte di tegole, migliori delle nostre stesse abitazioni che in parte sono ancora coperte di paglia. Questa vista influisce molto sugli altri, tanto che ben undici famiglie mi hanno pregato di prepararle al S. Battesimo e al Sacramento del Matrimonio per un'altra venuta di D. Malan.

È proprio consolante la fiducia che ripongono nel Missionario, specialmente nell'Ispettore, perchè incominciano a comprendere che tutti lavoriamo solo pel loro bene; si accorgono che manteniamo le nostre promesse; vedono che le grandi piantagioni che si fanno, sono per dar loro da mangiare e sono contenti. In vero, grazie a Dio, la terra ci dà abbastanza per vivere ; ma non ci toglie il lavoro, anzi l'accresce.

Non manchi, amatissimo Padre, di pregare per questa cara missione. La raccomandi anche alle preghiere dei nostri benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, affinché possiamo ottenere le grazie necessarie per salvare molte anime e così garantire la nostra eterna salvezza.

Si abbia intanto i nostri più cordiali saluti e benedica a tutti, ma specialmente al

Saio aff.mo figlio in Gesù e Maria

Sac. GIOVANNI BALZOLA.

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

La Solennità Titolare NEL SANTUARIO DI VALDOCCO

CON l' usato splendore la mattina del 23 aprile ebbe principio il mese di preparazione predicato dal Teol. Don Antonio Notario e dal prof. D. Albino Carmagnola, salesiani. Il primo, con brevi istruzioni, sode, pratiche e popolari, il mattino dei giorni feriali e alla prima funzione dei giorni festivi trattò della santità del cristiano e dei mezzi di conservarla e di accrescerla ; il secondo, nelle sere dei giorni feriali e alla seconda funzione dei festivi svolse chiaramente in altrettanti discorsi, densi di concetto e brillanti di forma, gli argomenti tracciati dal nostro venerabile Padre Don Bosco nel suo Mese di Maggio conservato a Maria SS. Immacolata, sulle massime eterne e morali, sulla divozione a Maria SS. e intorno alla Chiesa di Gesù Cristo, al suo capo il Romano Pontefice e agli altri sacri Pastori. Tali predicazioni non potevan essere migliori nè più opportune.

Ciò apparve dall'affluenza straordinaria dei fedeli alle SS. Messe e ai SS. Sacramenti. Ogni mattina erano più volte due o tre sacerdoti che dispensavano contemporaneamente il Cibo degli Angeli; e nelle altre ore, continuando ininterrotta la celebrazione delle SS. Messe, sentivasi diffuso sotto le vòlte del Santuario un senso di profondo raccoglimento e di fede ardente e fiduciosa.

Tanto concorso al principiare della Novena divenne anche maggiore, specie alla funzione della sera, che, ritardata di un'ora, apparve più comoda per tutte le famiglie dei dintorni del Santuario. Questo fin dal giorno 15 era artisticamente vestito a festa; e benchè il tempo per più sere fosse piovoso, pure vedevasi egualmente gremito, e in fine divenne addirittura insufficiente a contenere la moltitudine dei devoti, molti dei quali, costretti a restarsene fuori, davano il più edificante spettacolo, seguendo religiosamente lo svolgersi della funzione e inginocchiandosi a terra nel momento della benedizione solenne.

Degna di particolar menzione fu la pietà accentuatasi il terzo giorno della novena in cui ricorreva il X Anniversario della Pontificia Incoronazione della S. Immagine, e la mattina del 23 maggio alla messa celebrata da S. E. Rev.ma Mons. Costanzo Castrale, Vescovo titolare di Gaza; o diciamo meglio, ininterrottamente, dal mattino del Corpus Domini, che in tutto il Piemonte è ancor giorno festivo di precetto, fino alla sera della domenica 25 maggio.

La sera della vigilia, alle ore 16, tenne la conferenza ai Cooperatori ed alle Cooperatrici salesiane il sac. Stefano Trione, ricordando con quante elette benedizioni la Madonna Ausiliatrice volle accompagnare l'erezione di questo suo tempio, dal quale partirono poi a schiere i missionari e si trasse conforto a sostenere tutta la molteplice Opera di D. Bosco. « Questa - affermò - è un'impresa di Maria Ausiliatrice ».

A D. Trione seguì il rev.mo nostro Rettor Maggiore D. Albera. Si disse lieto di comprovare l'affermazione del conferenziere, perchè sempre nei suoi viaggi, in America e ultimamente nella Spagna, potè constatare con quanta predilezione la Madonna sostenga le istituzioni di Don Bosco. Ovunque è una moltitudine di giovanetti che gremisce gli Istituti Salesiani, ovunque i Cooperatori vanno a gara nel tener viva la carità del venerabile Fondatore. Ed è per mezzo dei Cooperatori che i Salesiani possono iniziare e sostenere tante imprese. Don Bosco questa gara caritatevole l'aveva predetta. Concludendo il sig. D. Albera invitò a reclutare nuovi campioni della cooperazione salesiana anche per riempire i vuoti lasciati da coloro che Dio chiama al premio; e pregò i benevoli a sostenere con offerte l'Opera di D. Bosco, perchè disse: « i Salesiani non sono ricchi e, se fossero ricchi, non sarebbero degni della loro missione ».

Ascoltata con religiosa avidità la sua parola scese soavissima al cuore degli uditori e salì commossa al trono di Maria Ausiliatrice come un inno di viva riconoscenza per tanti benefizi!

Dopo i primi vespri pontificali e la benedizione impartita da S. E. Rev.ma Mons. Giuseppe Castelli, Vescovo di Susa, la moltitudine che si adunò a Vadocco nel dolce crepuscolo primaverile per ammirare la splendida illuminazione del Santuario, sorpassò ogni aspettativa. Non solo ne era gremita la piazza, su cui dava concerto il Corpo Musicale dell'Oratorio festivo, ma tutte le vie adiacenti rigurgitavano anch'esse di devoti, ed anche in tutta la zona della Parrocchia annessa al Santuario era un via vai di persone desiderose di vedere l'illuminazione generale dei caseggiati, promossa quest'anno per la prima volta, con vibrato appello, dalla Sezione Operaia Cattolica di Maria Ausiliatrice.

La Basilica, rimasta aperta per la Veglia Santa, risuonò del cantico del Magnificat allo scoccare della mezzanotte, indi della pia recita dell'intero Rosario, e restò piena di fedeli fino alle prime ore del mattino, quando da ogni punto della città cominciò un compatto pellegrinaggio che rinnovò sotto le vòlte del tempia decine di migliaia di pellegrini ad ogni ora. Più di otto mila furono le comunioni dispensate il giorno della festa.

Alle 6 salì all'altare di Maria Ausiliatrice,, per raccomandare fervidamente tutti i Cooperatori, il rev.mo nostro Rettor Maggiore D. Albera; alle 7.15 gli tenne dietro S. E. Rev.ma il Card. Agostino Richelmy; alle 10 cominciò la messa pontificale di Mons. Vescovo di Susa. Infra missam il prof. D. Albino Carmagnola recitò il panegirico in lode di Maria SS. Ausiliatrice, madre amorevolissima e in ogni tempo presidio potente del popolo cristiano, fra la commozione della moltitudine che gremiva il tempio, le tribune, i coretti e le soglie della basilica.

La celebrazione delle sante messe si protrasse fin dopo il mezzodì; e nel Santuario, sempre gremito, continuò affollatissima l'affluenza dei divoti, accorsi in gran numero non solo dal Piemonte, ma dalla Media e dalla Bassa Italia e dall'Estero. Non esageriamo: la Festa Titolare del Santuario di Valdocco anche nel 1913 fu una grandiosa e commovente manifestazione di fede.

Il che emerse maggiormente all'imponente processione della sera. Eran circa le 19, quando, dopo i secondi vespri pontificali, uscì il devoto e pittoresco corteo dal Santuario. Lo apriva una fila interminabile di fanciulle e giovanette e donne e madri cristiane; seguiva una falange ancor più compatta e numerosa di ragazzetti e di giovani; questi e quelle suddivisi in cento drappelli, dai ricchi stendardi spiegati agli ultimi raggi del sole: quindi, preceduto dalle Compagnie del Piccolo Clero, da centinaia di Chierici e Sacerdoti, trenta dei quali in ricchi piviali scintillanti, dai ministri e da S. E. Rev.ma Mons. Castelli in abiti pontificali, veniva il venerato Simulacro della Vergine colle auree corone, fatto segno alle invocazioni e allo sguardo commosso di migliaia e migliaia di fedeli fermi in doppia ala compatta lungo l'intero percorso, e seguito da una selva di bandiere e rappresentanze delle Società Cattoliche, al suono festoso delle campane, fra le armonie di cinque corpi musicali, il canto di inni sacri, e la recita devota del S. Rosario.

Al rientrare del ven. Simulacro nella Basilica la facciata del tempio s'illuminò d'un tratto, Clero e popolo intonarono solennemente il Magnificat, e la folla, rimasta al di fuori, con grida di evviva e con fragoroso, alto e prolungato applauso rendeva alla Madonna di Don Bosco l'ultimo tributo; quindi, in doppio coro, intonava solennemente il canto delle Litanie. Dalla gradinata del Santuario fino al Corso Regina Margherita era tutto un mare di teste!

Altro momento d'ineffabile tenerezza fu quello in cui l'Em.mo Card. Arcivescovo, dopo aver impartita la Benedizione Eucaristica dall'Altar Maggiore, si avanzò alla soglia coll'Ostensorio a benedire solennemente. Dalla piazza, dalle finestre e dai balconi prospicienti il Santuario, fu un unanime entusiastico applauso a Gesù Sacramentato!

Così le due divozioni, tanto inculcate da Don Bosco - al SS. Sacramento e a Maria SS. Ausiliatrice - avevano anche quest'anno sotto le vòlte del Santuario di Valdocco la più betla, la più commovente affermazione.

A notte si ripetè la scena della sera precedente, mentre stilla piazza dava un altro splendido concerto il corpo musicale degli Allievi Artigiani.

Nel giorno seguente - in tutta la sua imponente varietà - si rinnovò il grandioso spettacolo della solennità titolare. Cantò messa il sig. D. Filippo Rinaldi; alla sera disse dei motivi di ringraziamento a Dio e alla benedetta Sua Madre il curato D. Riccardi ; impartì la benedizione, dopo il canto del Te Deum, il rev.mo D. Ricaldone.

* *

Per tutto il mese, nei giorni festivi, varie Scholae Cantorum andarono a gara per alternarsi con quella dell'Oratorio ad accrescere con scelta musica liturgica la maestà delle sacre funzioni.

La domenica 27 aprile, la Schola Cantorum dell'Oratorio Salesiano di Torino eseguiva la Missa solemnis del M° Bruno Stein.

Il 1° maggio, solennità dell'Ascensione, la Schola Cantorum delle Scuole Professionali al Martinetto di Torino interpretò egregiamente la Messa a due voci del M° D. Torquato Tassi.

La domenica 4 maggio fu la volta della Schola Cantorum dell'Oratorio Salesiano di S. Benigno Canavese con la Missa Pontificalis secunda, a 3 voci dissimili, del M° D. Lorenzo Perosi.

L'11 maggio, solennità della Pentecoste e il 17 maggio, anniversario dell'Incoronazione, la Schola Cantorum dell'Oratorio Salesiano di Torino eseguiva il primo giorno la Messa del M° I. Singerber e il secondo giorno quella De Angelis in canto gregoriano.

La domenica 18 maggio, festa della SS. Trinità, la Schola Cantorum del Seminario Missioni Estere in Valsalice cantò inappuntabilmente la Messa in onore di S. Pietro Orseolo, Doge di Venezia, a 3 voci virili, di O. Ravanello.

Il 24 maggio la Schola Cantorum dell'Oratorio Salesiano di Torino si produsse nuovamente con la grandiosa Missa Papae Marcelli, a sei voci di Pier Luigi da Palestrina, (a sole voci senza accompagnamento) (1).

La domenica 25 maggio, ultimo giorno delle feste, la Schola Cantorum del Collegio Giusto Morgando di Cuorgnè chiuse il ciclo dei festeggiamenti con la Missa Sancti Aloysii, a 4 voci, del M° Gruber.

(1) Ecco il programma musicale, magistralmente eseguito la sera della vigilia e il giorno della festa titolare dalla Schola Cantorum dell'Oratorio Salesiano, coadiuvata da valenti professori della città, sotto la direzione del M° Cav. Dogliani.

23 maggio : - L. TOMAS, Sacerdos et Pontifex - A. Rossi, Domine e Dixit - G. DOGLIANI, Salmi - G. PAGELLA, Inno, Saepe dum Christi - P. L. DA PALESTRINA, Magnificat - G. PAGELLA, Litanie - Mons. G. CAGLIERO, Tantum ergo S. Cecilia. 24 maggio: mattino: - F. CAUDANA, Sacerdos et Pontifex - P. L. da PALESTRINA, Messa predetta - G. PAGELLA, Tota pulchra a due cori - Parti variabili in gregoriano. Sera: - L. ToMAS, Sacerdos et Pontifex - G. MATTIOLI, Domine e Dixit - G. DOGLIANI, Salmi - G. PAGELLA, Inno, Saepe dum Christi - P. L. DA PALESTRINA, Magnificat - G. PAGELLA, Litanie - ID. Tantum ergo.

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente,

Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario-Basilica di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno in questo mese nel Santuario, avremo questa intenzione generale:

Implorare da Maria SS. Ausiliatrice una più ampia diffusione del culto al S. Cuore di Gesù in mezzo al popolo cristiano.

GRAZIE E FAVORI

Evviva Maria Ausiliatrice! (*)

Non invano ricorre a Lei chi in Lei ripone la sua fiducia! ed io l'ebbi tutta nell'invocarla per la guarigione del mio Stefanino di tre anni affetto da polmonite e da febbri tifose. Grandi ed indefesse furono le cure del dottore locale, ma sembrando che il male non volesse darla vinta, nel momento in cui pareva che la catastrofe fosse imminente io e la mia famiglia invocammo fervidamente la Grande Taumaturga, promettendo un'offerta pel Santuario a Lei dedicato e la pubblicazione della grazia sul Bollettino Salesiano.

Ora la grazia l'ho ottenuta e sciolgo, riconoscente a Maria Ausiliatrice, il voto. Cisterna d'Asti, 2o aprile 1913.

FILIPPO VIGNA.

Mazzarino. - Ricorrete tutti alla Madonna di D. Bosco, voi, che siete afflitti! Un grave pericolo minacciava la mia famiglia, nè potenza umana poteva scongiurarlo. Sii rivolsi piangendo all'Ausiliatrice dei Cristiani, Le feci presentare le mie suppliche dal Servo suo Don Bosco, e il pericolo scomparì. Grazie, o Maria, Aiuto nostro: siano lodi a Te in eterno, e Tu metti sotto il Tuo manto la mia povera famiglia.

Aprile 1913.

Una Cooperatrice.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:

A*) -Agliano d'Asti : Rosa Dellavalle, 3 - id. Annetta Cerrato, io - id.: Antonietta Pavia, i - id.: Ferdinando Giargia, 3 -Alassio : Carlo Turcotti, 2 - Alba: Margherita Degiovanni, 5 - - Alessandria : Giannina Roballo, 5 - Alice Bel Colle : Giuseppe Tardito, 2 - Aosta : C. M., 5 - id.: N. N. - Andora : Giovanni Bolla, io - Aragona (Sicilia): N. N., io - Arcore: D. Flaminio Bornaghi, 5 - Asolo : Annita Serena, 2 - Asso Maria Rusconi, 3 - Ayas : N. N., 12.

B) - Bagnolo Piemonte : Dorina Casani, 5 - Barano d'Ischia: Angela Jaeono, 5 - Barcellona (Sicilia): Suor Maria Testori-Barge: Adelina Stellano - Bassano Vicentino : Bianca Gregon, 4.30 -Bellano : B. F. e M. G. - Benevagienna : Luigi ed Agnese Raniello: per essere stati preservati dalla grandine, 5 - Bitonto : N. N. - Bobbio : Cav. Angelo Repetti, 6 - Bogogno : Antonio Sacco, i 5 - Bologna : Coniugi Pifferi - Bon ferrato : Luigia Chiericati, 1.6o - Borgaro Torinese : Caterina Borello, 5 - Borghetto Borbera : Teresa Bosio - Borgomanero : Giuseppina N. - Bormio : Giuditta Gaglia - Boscochiesanuova: Teresa Vinco fu Battista, 4 - Bra : Antonio Milanesio, 25 - Breno S. F., 2 - Brianza : C. S. R. - Bronte : N. N., io - Brusasco : C. G. L., 12 - id. : M. V., io - id. B. M., 5 - Buriasco : D. Domenico Brignone, 25 - id. : B. F. - Bussoleno : V. A. - Busto Arsizio N. N., i - Busto Garolio . M. Caglio, 3 - id.: C. Zanzottera, 5.

C) - Cagliari : G. P., 2 - Calliano Monferrato M. M. - Capo di Ponte : Caterina Gerosa, 2 - Cardè : Giambattista Galletto, 5 - Caresana : R. G., io - Carmagnola : V. G. - id.: T. C. - id. Antonia Ferrero, 5 - id.: Francesco Vaschetto - id.: Lucia Ramonda, 2 - id.: L. G., 3 - id.: L. T., 5 - id.: Lorenzo Canalis, 5 - id.: N. N 5 in ringraziamento di segnalatissime grazie - id.: Maria Olivero - Cartura : E. L., 5 - Campoligure : Famiglia Cosmelli, io - Casabianca : Giustina Vaschetti, 2 - id.: A. G., 5 - Casale Monferrato : Pietro Capra, 5 - Casaromana di Compiano : Maria Corti - Casorzo Monferrato Angiolina Mortarotti, 5 - Cassolnovo : Emilia Bolognino, 5 - Castagnole Piemonte : N. N., io - Castelluccio : Corinna Rondinini, 2 - id.. Carolina Cipolleschi, 2 - Catania : Suor Elisabetta La Barbera - Cento : Dr. L. G., 3 - Chieri : Maria Pertusio-Tamagnone, 2 - Chignolo Po : G. M. - Chivasso : N. N., i - id.: Cecilia Arduino - Cigliano : G. T., 5 - Cisterna d'Asti: Maria Canda ved. Sacco, 5 - id.: Carlo Marchiaro, 5 - id.: N. N., e Rosa Grinza, 4 - Civitavecchia : Maria Gu glielminotti-Acquaroni, 5 - Cologna Veneta : Giovanni Rizzotto, 1o - Comprovasco : Maria Toschini, 5 - Condove : M. D. - Conegliano : D. Giannino Concini, 5 - Conzano Monferrato : Adelaide Martinotti - Correglia degli Antelminelli : S. N. - Cornigliano Ligure : Una Figlia di M. A. - Corzoneso (Ticino): Rachele V. Bozzini, 5 - Crescentino : N. N., 8.50 - Cuneo : Antonio Sapino - Cupramontana : B. V., 2.

D) - Denno : Caterina Pezzi, 6 - Dogliani D. Giuseppe Roffi Maestro, io - id.: Maria Gabetti, io - Dorno : Teresa Bassi, 5 - Druogno C. G.

F) - Figline : N. N. -- Filetto di Villafranca Rosa Cagnacci - Foglizzo : Romoaldo Ferrero, 2 - Fontanetto da Po : Giulietta Massa, 2 - Forlì Giuseppina Conti, 5 - Fossano : Annetta Gamalero, 2.

G) - Gambellara : Famiglia Vignoto, 6o - Genova : Luigia Benvenuti V. Bordino, 25 - Girgenti Suor Adriana Gennardi Madre Abbadessa, 5.

I) - Intra : Purissima Sartori, 20 - Isili : Giovanni Pilia Corongiu, 2.

L) - Lasino (Austria): Barbara Ronchetti, io - Lavagna : Suor Codebò, 3 - Lavenone : Lucia Salvadori, 6 - Lombriasco : Anna Chialva, 5 - Longara: Elisa Morandini, io - Lu Monferrato Rosa Cattona - Luján (Argentina) : Maria Scagliotti, 12.50.

M) - Maggia (Ticino): Annunziata Bonetti, 15 - Magrè : N. N. - Maroggia (Ticino): D. Motta, io - Mezzenile : T. B., 5 - Milano : Ernesta Bocca, 5 - Mineo : Dott. Giacomo Mazzone, 5 - Modica Alta : Una Cooperatrice, 2 - Moncestino : Ercolina Mosagna, 2 - Montegrino : Teresa Contini, 5 - Moretta: Domenica Mussetto, i.

N) - Nicastro : Filomena Aiello, 3 - Novara Teresa Pelizzetti-Manara, 6 - Novello : Caterina Passone. 7.

O) - Ozieri: D. Lonardo Sini Mannu, io.

P) - Palestro : Francesco Calvi, 5 - Pallanza N. N., 1o - Perosa Argentina : Giacinta Bastia, 12 - Pessinetto : Rosa Teppati V. Losè, 5 - Piani Borghetto : S. A., 20 - Piazza Armerina : Maria Portera, 5 - Piazzano Monferrato: Margherita Mongiano, 5 - Piazzo Torinese : Angeli Mascherana, io - Pinerolo : Giacinta Roasio, so - id. Domenico Gerbaldo - Pio besi Torinese : Dalmazzo Bussino, i - Polonghera : R. M,. 5 - Pontecimato A. V., 1o - Pordenone : S. G. 4 - Portogruaro Gisella Tai, 2 - Prd : Coniugi Rossi, 15 - Pralormo : L. G., 2 - id.: C. A., i.

R) - Roccagrimalda : Maria Perfumo, 2 - Roma A. S., io - Rossiglione Ligure : B. V., 5 - Rovereto (Tirolo): G. M. - Riva di Chieri : C. B. - Rivoli : N. A. 40 - id.: Maria Avaro, 4.

S) - Sagno (Ticino): Francesca Fontana, 5 - Saluggia : B. L., 5 -- id.: Teresa Bosio - Samone Canavese : Angela Gatta - Sant'Albano : B. R., 2 - Santa Cristina : Angela Valsesia, 6 - S. Didero U. S., lo - S. Martino Stella: C. P., 5 - San Pietro Incariano : Ida Lonardi, 1o - San Pier Niceto Giuseppa Vermiglia V. Costa, io - San Pietro d'Onio : Francesco Mongini, 15 - Sant'Orso : Delfina Clos, 5 - id.: D. Gaspare Girodo, 5 - Scaldasole : Giuseppina Chiapuzzi, i - Schio : A. M. - id.: N. N. - Sedrina : Maria Gotti, 7 - Serravalle' Scrivia : Gino Pernigotti, 15 - id.: Gerolamo Pallavicini, 3.- Serravezza : Luigi Neri, 2.40 per essere stato guarito da pleurite doppia - Sestri Levante : Carlotta Vattuono, 5 - Sirone : V. L., 2 - Soave di Verona : Maria Magagna, 2 - Someo (Ticino): R. C., 3 - Soncino : Angela Benedetti, 5 Sondrio : Istituto S. Lorenzo, 5 - Spezia : B. L., 2 id. : C. G., so - id.: Estella Toracca, 5 - Strambino : Teresa Vaccarino, 5 - Strona : Rosetta Fangazio, 2.

T) - Torino : N. N., 25 - id.: A. I., 5 - id. N. N., 25 - id.: R. V. - id.: C. G. - id.: A. T., io - id.: M. R., 2 - id.: A. D., io - id.: B. M., 1o - id.: D. M. - id..: C. B., io - id.: C. V. B., 8 - id.: B. M., 2 - id.: V. M. - id.: B. M. - id. F. I. - id.: A. S. D., io - id. : A. L., io - id.: G. L., 5 - id.: A. P., io -- id.: M. C., i - id.: M. M., io - id.: G. M. -- id.: L. A., ioo - id. E. B., 5 - id.: A. B. - id.: V. A. - id. : T. D., 5 - id.: R. A. - id.: A. F. M., 5 - id.: G. 131. D., 4 - id.: Contessa E. C. M., 50 - id.: F. G., ioo -N. N., i - id.: T. P. - id.: V. A., 3 - id.: Caterina Cavaglià - id.: Giovanni Faccornero - id.: Orsola Ferrari - id.: Famiglia Troglia - id. Francesca Gavosto - id.: Margherita Ravizza - id.: Ernesta Ponzone - id.: Adelaide D. - id. Carolina Pons - id.: Angela Benso - id.: Secondo Giacchino - id.: Pina Marenco Ceriana, 20 pregando la celeste Ausiliatrice dei Cristiani a voler continuare la sua protezione sulla sua famiglia - id.: Graziella Costa - id.: Giuseppino T, - id.: Ernesto Chiappero - Tortona : T. M., 2 - Trinità di Fossano : G. T., 5 -Trebaseleghe : F. A., so - Tresenda di Teglio : N. N., 2 - Treviso B. M., 20 - Troina : E. D., i - id.: C. R., 5 - Tronzano Vercellese : F. R., S.

U) - Udine : N. N., 1o - Usurate : Luigi Fumagalli, io.

V) - Valfenera d'Asti: D. L. - Valgrisanche: N. N., 1o - Valguarnera : F. A., 5 - Vallemosso A. S. - Valtournanche : P. E., O., io - Varago M. A., 2 - Varallo Pombia : L. A., 6 - Varallo Sesia : D. M., 2 - Varazze : S. P., - id.: Maria Lupi, 5 - Varedo : G. E., 1o - Varengo : Maria Ulla - Varese : Achille Montalbetti, 2.40 - id. N. N., 15 - Venezia : A. Kamenarovie, 5 - id. M. M. B., so - id.: N. N.,. 5 - Vercelli : V. R., 2 - Vergano Novarese : G. G., 15 - Vernone : Maria Serra, 1o - Verolengo : Anna Capra, 3 - id. : Margherita Convoglio, 2 - id.: B. F., 25 - Verona E. F., 25 - id.: C. B., 5 - Viarigi : F. C., so - Vicenza: Maria Arrigoni, 2 - Vicoforte Molini Matilde Turco, 1o - Villafranca in Lunigiana-: D. Corrado Mori, 2 - Villastellone : A. A. - id. Anna Busso - Vinovo : M. N., 5 - id.: G. D. - Vittorio : Annibale Paterle, 5 - Vozzorno (Tirolo): Invizzini Vittorio, 5 - Vogliano : Teresa Riconda, 8

W) - Westfield Mass (Nord America): M. F., 1o.

Z) - Zanco Monferrato: L. D., 15 - Zone (Lago d'Iseo): Maria Galbardi, 6.

X) - F. P., 5.

NOTE E CORRISPONDENZE

Il Congresso Eucaristico di Malta.

MALTA, l'isola fortunata cui fu predicato il Santo Vangelo dall'Apostolo stesso delle Genti che naufragava provvidenzialmente nel suo porto, fu dal 22 al 27 aprile degna ed avventurata sede del XXIV Congresso Eucaristico Internazionale, al quale presero parte cinquanta Vescovi e Arcivescovi e gli Em.mi Cardinali di Westminster, di Siviglia, di Palermo e di Catania, con a capo l'Em.mo Card. Domenico Ferrata, qual Legato del Santo Padre, insieme con numerosi congressisti accorsi da ogni nazione.

Fu un vero trionfo. Il Governo di Londra mise a disposizione dell'Em.mo Card. Legato l'incrociatore Ursar della R. Marina inglese: il contegno dei protestanti dimoranti nell'isola non poteva essere migliore; quello dei cattolici fu semplicemente edificante. Mai, a memoria d'uomo, si era visto in Malta uno spettacolo eguale! Tutta l'isola, anzi tutte le isole del gruppo che da Malta prendono il nome, non potevano dare una più bella dimostrazione di fede attiva e di pietà operosa, così concorde, sentita, commovente!

Non solo le imponenti assemblee del Congresso che si tennero nella vasta chiesa della Musta, e le cerimonie solenni che si svolsero nella splendida chiesa di S. Pubblio alla Floriana, ma le singole funzioni celebratesi in preparazione a questo grandioso omaggio alla real presenza di Gesù Cristo nella SS. Eucaristia, al pari di quelle che si moltiplicarono con solennissima pompa in ogni chiesa durante il Congresso medesimo, furono altrettanti trionfi di Gesù Sacramentato.

La funzione della Comunione dei fanciulli, indetta nella chiesa di S. Pubblio, vide dodici mila tenere anime accostarsi alla S. Mensa, le quali, uscendo dal tempio cantando inni eucaristici, sfilarono in corpo dinanzi il Card. Legato benedicente!

Insuperabile per l'effetto scenico e pittoresco fu pure la benedizione del mare compiutasi dal punto più alto della città; ma, più d'ogni altra cerimonia, fu imponente la benedizione impartita a conclusione del Congresso e della processione teoforica, la sera della domenica 27 aprile, di fronte alle porte della città, da apposita tribuna sollevata in una gloria di luce e sopra nuvole d'incenso. Quando cessate le ultime note del Te Deum e del Tantum ergo, tutta la moltitudine presente - che i meno entusiasti stimarono salisse a centoquaranta mila persone - cadde in ginocchio nella polvere e solo, ritto in alto, rimase il Legato Papale con l'Ostensorio in mano benedicente, chiara apparve - in tutta la sua luce - la vera, immensa, perenne sovranità di Gesù Cristo nel mondo!

Oh! che Egli getti sempre più profonde le basi del suo impero in tutte le nazioni; e regni e trionfi in tutte le città, in tutti i villaggi, in tutte le famiglie, in tutte le anime!

Conferenze Costantìniane.

ROMA - Alla Cancelleria. - L'8 maggio u. s. il salesiano prof. Don Paolo Ubaldi, libero docente nella Regia Università di Torino, teneva nell'Aula Magna del palazzo della Cancelleria in Roma una conferenza sul movimento letterario greco d'ispirazione cristiana nella prima metà del quarto secolo.

Vorremmo riferire almeno il sunto della dotta conferenza, della quale s'interessò tutta la stampa cattolica, a cominciare dall'Osservatore Romano, ma esorbiterebbe dall'indole semplice del nostro periodico. Diciamo soltanto che il tema, al dire dell'Osservatore, venne « sviluppato largamente » e « illustrato con copiosa e sagace documentazione » e che « il pubblico intelligente e còlto ha ammirato nel conferenziere la soda preparazione in questo campo di studi troppo negletto finora in Italia, ma cui è riserbato un glorioso avvenire a vantaggio della scienza e della fede ».

Presiedeva l'eletta assemblea Sua Eminenza R.ma il Signor Cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, nostro venerato Protettore; e all'Eminentissimo facevano corona S. E. R.ma Monsignor Domenico Marinangeli, Patriarca di Alessandria d'Egitto, l'Ill.mo e Rev.mo Mons. Domenico Taccone-Gallucci, Arcivescovo titolare di Costanza di Scizia, i Rev.mi Monsignori Marini, Mercati, Stornajolo, Pascucci, Talamo, BianchiCagliesi; P. Rosa S. J., P. Palmieri O. S. A., il Conte Macchi, il Comm. Persichetti, il Cav. Tuccimei, il Cav. Grossi-Gondi e molte rappresentanze di Ordini Religiosi, Collegi, Istituti, e Signori e Signore.

- Al Testaccio. -- Dal 14 al 19 aprile a S. Maria Liberatrice quasi in preparazione al pellegrinaggio che la parrocchia fece a S. Giovanni in Laterano, si tennero alcune conferenze storiche popolari, nella sala Clemson.

« L'esito - scrive l'Osservatore Romano del 2o aprile - lo diciamo senza esagerazione, fu splendido: basti dire che i buoni popolani, intervenuti a ricreare lo spirito col ricordo dei trionfi della fede cristiana sulla barbarie pagana, da trecento quanti se ne contavano la prima sera, salirono a quasi mille.

» Aprì la serie il prof. comm. Augusto Persichetti, che, dopo aver accennato sommariamente alle ragioni delle Feste Costantiniane, svolse il tema: Il Cristianesimo e la caduta dell'Impero d'Occidente. L'illustre oratore, senza venir meno alla nobile elevatezza di concetti e di forma che lo distinguono, seppe così bene adattarsi al popolo che fu inteso da tutti.

» Martedì l'avv. Luigi Capalti parlò del periodo di storia che corre Dall'Editto di Milano a Teodosio il Grande. Con eloquenza calma e persuasiva fece assai bene rilevare i metodi usati dagli anticlericali di quei tempi, non dissimili da quelli di oggi.

» Seguì il Dott. Mario Cingolani, che per un'ora tenne avvinto l'uditorio alla sua facondia, tutta vita e sentimento, spiegando le ragioni e descrivendo i fatti più salienti delle Dieci persecuzioni.

» Giovedì fu la sera di Umberto Tupini: con chiarezza mirabile e slancio giovanile espose le principali differenza fra Paganesimo e Cristianesimo, e chiuse esortando a vivere integralmente la nostra Fede divina.

» Ieri sera fu l'ultima conferenza: parlò il Dott. Egilberto Martire. Con la verve gaia ed acuta che gli è propria, fece comprendere il significato dell'Editto di Costantino, e inneggiò alle glorie della libertà cristiana. Tutti gli oratori furono ascoltati con deferenza ed applauditissimi. Ancora una volta ci rallegriamo con i bravi Salesiani che reggono la Parrocchia e sanno così bene organizzare ciò che torna a vantaggio morale del popolo ».

SPEZIA - Nelle Scuole S. Paolo - La domenica 27 aprile, l'ampio cortile dell'Istituto Salesiano era popolato di una folla varia e numerosissima. Tutto intorno al numeroso stuolo di invitati si erano allineate le bandiere delle Associazioni Cattoliche della città e dintorni. Erano presenti con bandiera: la Società Operaia Cattolica, il Circolo Silvio Pellico e la sua sezione giovani, il Circolo Ven. G. Bosco, la Società Ginnastica Fulgor, il Circolo S. Luigi dei Salesiani, il Circolo S. Luigi della Scorza, la Società Cattolica Virtù e Lavoro di Migliarina col Circolo Giovanile, il Circolo S. Luigi della Chiappa. Erano ancora rappresentati il Circolo Dem. Crist. di Fabiano e il Circolo Dem. Crist. della Chiappa.

Il discorso di circostanza fu tenuto dall'avv. Adeodato Gasperetti di Serravezza che ritrasse egregiamente la figura e le vittorie di Costantino ; parlò dell'Editto di Milano all'infuori e al di sopra, delle intenzioni di Costantino, ed illustrò il fatto memorabile « che ha consacrato il principio dell'incoercibile diritto della coscienza religiosa di fronte allo Stato, ha sancito la distinzione fra il potere spirituale e il potere temporale, ha riconosciuto la libertà naturale della Chiesa nell'esplicazione delle sue finalità spirituali... Ed è perciò che all'avvenimento di 16 secoli fa noi attingiamo insegnamenti e propositi per i tempi nostri. La Chiesa ha vinto le persecuzioni sanguinose dell'Impero Romano, le violenze legalitarie di un regalismo oppressore: vincerà i nuovi ostacoli che ad essa si oppongono in alcune nazioni moderne - ed anche nell'Italia nostra - da una falsa democrazia. »

Chiuse con un eloquente appello a tutte le coscienze cristiane per il trionfo della libertà, e un saluto alla Fede vittoriosa attraverso ai secoli.

La conferenza fu coronata da un saggio musico-letterario dato dai convittori.

Tra i figli del popolo.

BOLOGNA - Il 2o aprile nell'Oratorio Festivo Salesiano si svolgeva una devota e cara festa in onore di S. Giuseppe. Alle Comunione generale e messa cantata del mattino seguì la benedizione dello stendardo della Compagnia di San Giuseppe dei giovani operai dell'Oratorio. Sua Eccellenza Monsignor Giacomo Della Chiesa, Arcivescovo di Bologna, rese solenne la festa compiendo il rito della benedizione dello stendardo, seguendo la devota processione nell'interno dell'Oratorio, e dando in fine la benedizione col SS. Sacramento.

Gradita una breve dimostrazione di omaggio e di affetto dei trecento giovani dell'Oratorio, Sua Eccellenza ripartiva lasciando in tutti gli intervenuti la più dolce consolazione della sua benevole visita. La festa si chiuse con un trattenimento in onore di S. Giuseppe e del Sommo Pontefice Pio X, il cui onomastico si volle in tale circostanza particolarmente celebrare.

MILANO - Oratorio Salesiano di Via Copernico. - La domenica 6 aprile fu per l'Oratorio Salesiano di via Copernico una festa di gioia e di gaudio. I cuori di 350 giovani si unirono per celebrare con particolarssimo affetto la festa di S. Giuseppe. La cappella addobbata per l'occasione conciliava il raccoglimento e la pietà. Quattro angeli dorati, simbolo dell'innocenza dei 40 giovanetti che per la prima volta dovevano partecipare alla Mensa Eucaristica, fiancheggiavano l'altare parato con gusto artistico. Oltre 25o furono i giovani che ricevettero la S. Comunione dopo acconcio fervorino, in cui vennero esortati all'amore verso Gesù Sacramentato, alla pratica della virtù, ed alla frequenza dell'Oratorio. Nel pomeriggio a ricordo della festa tutti posarono in vari gruppi davanti l'obbiettivo : e dopo la funzione religiosa, alla quale disse il discorso d'occasione il Sac. Don Cosma Zonca con parola affascinante, chiusero il lietissimo giorno con un geniale trattenimento.

Riproduciamo volentieri due gruppi inviatici per animare a quei bravi giovanetti!

Gli Ex-allievi.

FOGLIZZO CANAVESE. - L'Unione ex-allievi non poteva mancare a Foglizzo dove la famiglia salesiana gode tante simpatie, dove vive cara la memoria di D. Bosco e di Don Rua, dove accanto l'Istituto Teologico sorge fiorente un Oratorio festivo, che raccoglie ogni domenica oltre 250 giovani del paese. Anzi essa era vivamente attesa da un forte gruppo di ex-Allievi, cosicchè non si fece che lanciarne l'idea e subito venne accolta con entusiasmo. Costituitasi regolarmente col suo consiglio direttivo, di cui il rev. prevosto D. Stanislao Malvisi volle accettare la presidenza onoraria e il cav. dott. Giovanni Garzino quella effettiva, l'Associazione si inaugurava il 24 marzo u. s.

Alle dieci e mezzo vi fu la messa celebrata dal sig. D. Filippo Rinaldi e cantata dalla « schola cantorum » dell'Oratorio stesso, che eseguì magistralmente la messa 3a di Haller a due voci.

Lietissima l'agape fraterna, imbandita in massima parte ad onore della nuova Associazione « Antichi Allievi » e « Sezione Giovani » dell'Oratorio. La gioia, già intensa, esplose in un frenetico applauso al comparire della squadre attese, la « Valdocco » di Torino e la « Re Arduino » di San Benigno Canavese, che si unirono alla « Fulgens » di Foglizzo. Applauditissimi brindarono il Direttore dell'Oratorio Don Nigra, il Prevosto Don Malvisi, il dott. Cav. Garzino, e il sig. Don Rinaldi, che si disse felice d'aver presieduto un sì lieto convegno e augurò alla nuova associazione un avvenire fecondo di opere sante.

Seguì un saggio ginnastico, dato alla presenza dei chierici dell'Istituto, di tutti gli allievi del vicino Oratorio di S. Benigno e della popolazione foglizzese. Ciascuna squadra andò a gara nello svolgere artistici esercizi, e tutte e tre strapparono i più entusiastici applausi nell'ultimo esercizio collettivo.

In fine prese la parola l'avv. Vincenzo Battù, che esordì con un inno alla grandezza di Don Bosco; rievocò diversi episodi della vita del Venerabile, fermandosi in particolar modo sul fatto che 26 anni addietro il buon Padre, dalla vicina Montanaro, ossequiato dalle autorità locali, si por tava al paese di Foglizzo per fondarvi quella casa, e dopo aver detto come l'Opera salesiana continui a svilupparsi dopo la morte del fondatore, passò a parlare della Federazione degli ex-Allievi, esortando i presenti a renderla sempre più forte e prosperosa. Il discorso fu ripetutamente interrotto da caldissime ovazioni.

Coronò la bella giornata la Benedizione col SS. Sacramento.

FOGLIZZO CANAVESE - Ex-Allievi dell'Oratorio.

SPEZIA - II secondo convegno. -Aderendo all'invito del Consiglio dell'Unione ex-allievi e più che tutto spinti dal vivo desiderio di rivedere e fraternizzare una giornata intera con gli antichi compagni, memori della brillante riuscita del convegno dell'anno scorso, anche quest'anno gli antichi allievi dell'Istituto Salesiano della Spezia la domenica 27 aprile u. s. accorsero numerosi all'indetto convegno. E se la prima volta si rividero con un certo piacere, quest'anno fu ancor più cordiale l'incontro, poichè l'amicizia era stata rinsaldata dalle comunicazioni frequenti passate durante l'anno fra il consiglio ed i 300 soci dell'unione.

L'adunanza cominciò colla messa delle 10, sentita dagli antichi allievi intervenuti nel Santuario di N. S. della Neve, e continuò alle 11 nel teatrino dell'istituto.

Il presidente dell'unione avv. Paolo Boracchia, riassunse all'assemblea l'opera svolta dal consiglio nell'anno decorso: la compilazione definitiva dello statuto sociale, la sottoscrizione aperta per un ricordo marmoreo al compianto D. Fantini, l'istituzione di un bollettino a parte, e l'invio del bollettino federale degli ex-allievi a tutti i soci dell'unione ed altre varie pratiche. Ricordò ancora una volta quale sia la finalità dell'unione, e cioè: aiutare a mantener integri que' principi cristiani che furono il fondamento della prima educazione e insieme conservare i rapporti di amicizia fra gli antichi compagni e di affetto riconoscente fra discepoli e maestri; diffondere la conoscenza nel popolo e nelle famiglie delle opere salesiane, difenderle con l'autorità del proprio nome stimato e con la parola efficace di chi fra di esse ha vissuto, di fronte agli attacchi dei nemici.

Il segretario diede quindi lettura delle adesioni ricevute, e l'Assemblea approvò la relazione morale e finanziaria fatta dal Consiglio dopo una pratica e attiva discussione. In modo speciale l'assemblea volle esprimere la sua approvazione a quanto il consiglio dell'Unione aveva fatto per onorare la memoria del compianto D. Fantini, e mandare un voto di plauso allo scultore Angiolo Del Santo che con anima di artista e affetto di antico discepolo ha offerto generosamente l'opera sua e sta lavorando attorno una figura in bronzo rappresentante Gesù morto, che starà a ricordare la fede e il sacrificio, cui nella sua vita si è sempre ispirato l'umile sacerdote salesiano.

Per il Monumento a Don Bosco fu deciso di partecipare il più attivamente che sia possibile alla sottoscrizione, e a tale scopo verrà mandata a tutti i soci una scheda.

Notizie varie.

BOLOGNA - Dame Patronesse dell'Opera Salesiana. - La sera dell'8 maggio radunavasi nella sala dei Fiorentini un eletto stuolo di nobili signore allo scopo di procedere alla costituzione di un Comitato di Dame Patronesse dell'Opera Salesiana.

Presiedeva l'adunanza S. E. Mons. Morganti, Arcivescovo di Ravenna. Erano pur presenti don Luigi Pedrelli, parroco di S. Vitale, nella sua qualità di vice-direttore dei Cooperatori Salesiani, il rev. curato dei Celestini e monsignor Giulio Belvederi.

Quest'ultimo, con un accento improntato ad un santo entusiasmo per Don Bosco, ricordando l'affetto immenso del compianto Card. Svampa e del Cardinal Respighi, per l'Opera Salesiana, presentò alle signore adunate il conferenziere Don Alfonso Nardi, il quale, a base di statistiche, mostrò il gran bene che compie l'Istituto Salesiano di Bologna e il bisogno che esso ha d'essere sostenuto efficacemente.

Chiuse il convegno Monsignor Morganti, che nell'affetto suo grande a Don Bosco trovò parole persuasive a muovere le signore ad una intensa attività salesiana. Le presenti diedero tutte il loro nome, formando il primo nucleo dell'ormai sorto Concitato.

BORGO S. DONNINO - Conferenza su Domenico Savio.-Il direttore dell'Oratorio Festivo Don Luigi Pedussia tenne l'ultima domenica di marzo una conferenza su Domenico Savio, pio discepolo di D. Bosco.

« Questa soave e santa figura di giovanetto - scrive il Risveglio locale - che è passato all'altra vita coronato dell'aureola delle più spiccate virtù, ed è uno dei fiori più belli ed aulenti cresciuti all'ombra del grande Don Bosco, fu dall'oratore tratteggiata con molta abilità e con intenti educativi. Noi avremmo voluto che assistesse alla conferenza un maggior numero di genitori e di giovani perchè si apprendesse quali sono i veri eroi che la Religione del Cristo e soltanto essa sa produrre fra le battaglie e le sozzure del mondo. Varie proiezioni luminose riuscitissime servirono molto bene ad illustrare vieppiù la vita, breve sì mia tanto feconda di bene, del mirabile giovanetto Savio Domenico, gloria invidiabilissima di Riva di Chieri ».

I giovanetti dell'Oratorio, con la fanfara e con canti intonati alla circostanza, negli intermezzi portarono il contributo del loro entusiasmo alla bella Conferenza.

CESANO MADERNO (MILANO). - Casa per le giovani operaie convalescenti - Nella città di Milano, ove accorrono giovanette da ogni parte d'Italia per trovare impieghi e lavoro, non è raro il caso d'incontrarsi in qualcuna che, per le continue e pesanti occupazioni, si trovi nella necessità di cercare un po' di riposo in luogo adatto e conveniente per ripigliare nuova forza ed energia. Oltre queste, molte giovani operaie o di servizio, lontane dai loro paesi e dalle loro famiglie, sono obbligate dopo una malattia curata all'ospedale, a riprendere il lavoro ancor deboli e convalescenti col pericolo di ricadere ben presto, con molto danno della loro salute, mentre sarebbe loro di grande giovamento una quindicina di giorni passati in riposo, in clima buono e in un ambiente tranquillo. Le Figlie di Maria Ausiliatrice, che contano già in Lombardia parecchie Case ed Oratori festivi, Pensionati, Convitti Operaie, pensarono di provvedere anche a questo, fondando un nuovo Istituto nelle vicinanze di Milano, e precisamente a Cesano Maderno, in una villa gentilmente concessa in affitto dalla Nobile Famiglia Borromeo. La posizione amena e salubre del paese è resa migliore per la vicinanza d'una bella e grande pineta che può essere mèta di passeggiate igieniche alle Pensionanti.

L'Istituto si terrà aperto tutto l'anno e le accettazioni si faranno in qualunque tempo.

Ogni richiedente dovrà presentarsi con l'attestato di buona condotta del proprio Parroco, oppure essere raccomandata da persona conosciuta, più il certificato medico, da cui si rilevi il suo stato di salute e l'esenzione da qualunque malattia pericolosa. La permanenza (come dice il Programma, che si può avere dalla direzione) non dovrà essere inferiore a dieci giorni.

Preghiamo i Cooperatori a prender nota di quest'importante comunicato.

LANZO TORINESE -- Villeggiatura estiva per giovanetti studenti. - Lanzo, borgo importante ad un'ora di ferrovia da Torino per l'amenità del suo paesaggio e per la salubrità dell'aria è soggiorno estivo preferito: e la Direzione del Collegio S. Filippo Neri (che s'innalza grandioso sullo spiazzo superiore del monte Buriasco, - a 525 metri - e che domina tutta la ridente vallata Lanzese), per corrispondere alla viva insistenza di molte famiglie, dal 1° luglio al 1° ottobre riceverà in villeggiatura estiva giovanetti di classi elementari (III, IV e V) Tecniche e Ginnasiali inferiori.

Salubrità di clima, amenità di luogo, comodità di locali e di passeggiate rendono questo soggiorno veramente delizioso e adatto a giovanetti che volessero in modo sanamente lieto trascorrere le loro vacanze estive e procurare alla loro mente il necessario svago e riposo e alla salute nuovo vigore. I giovani saranno premurosamente assistiti ed avranno ogni giorno qualche ora di occupazione intellettuale. Occorrendo, in via eccezionale, potranno avere anche ripetizioni speciali di materie scolastiche.

I benemeriti Cooperatori tengano presente questa opportuna iniziativa, e, all'occorrenza, ne chiedano l'apposito programma direttamente alla Direzione del Collegio indicato.

La Libreria Editrice Internazionale della S.A.I. D. „ Buona Stampa " Corso Regina Margherita 174-176, Torino, col prossimo luglio apre un abbonamento semestrale di propaganda al prezzo di L. 1,50 al graziosissimo periodico

"ADOLESCENZA"

quindicinale illustrato, di 16 pagine, per giovanetti e giovanette.

Ai genitori che sogliono fare qualche regalo ai loro figli alla chiusura dell'anno scolastico, non sapremmo indicarne un altro più utile e a prezzo più mite di questo. Si rivolgano con cartolina vaglia di L. 1,50 alla Libreria suddetta.