ANNO XXXVII - N. 12 PERIODICO MENSILE I DICEMBRE 1913
PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO
SOMMARIO: Buon Natale! 353 Un appello agli uomini cristiani . 354 Don Bosco al letto del Conte di Chambord . . . 375 Tesoro spirituale . . 355 L'Opera di Don Bosco nell'Argentina, nell'Uruguay, nel Chili e nel Brasile (Lettere di D. Trione) III - IV . . 359 Alcuni fatti ascritti all'intercessione di D. Bosco 364 PARLA DON Bosco ! - iv) Un padre di famiglia modello. - v) Come purtroppo sono oggi tante madri
DALLE MISSIONI: l nuovi Missionari - Matto Grosso (Brasile): Tre care letterine di Thiago Marques Aipobureu - I Bororos di vent'anni fa e l'Opera dei Missionari - Spigolando . 369
IL CULTO di MARIA SS. AusiLIATRICE: Pel 24 corrente - Grazie e graziati . . 374 NOTE E CORRISPONDENZE: D. Andrea Beltrami -Tra i figli del popolo - Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice - Notizie varie . . . . 378 Un'opera doverosa di propaganda . . . . 381 Necrologio e Cooperatori defunti - Indice . . 382
NATALE! la più cara e la più poetica delle feste cristiane si avvicina in un'onda di lieti ricordi e di soavi speranze, e torna sempre attesa e scorre sempre gradita, anche se il cielo è cenerognolo e spira un'aria di neve. È troppo intima, è troppo profonda in ogni cuore cristiano l'orma di arcana giocondità e di quiete celeste, impressa dal racconto evangelico della nascita di Gesù.
Torni adunque e si affretti il lietissimo giorno, e poichè il saperci pensati ed amati è una stilla di felicità al nostro povero cuore, giunga la grande solennità in mezzo a una schiera di auguri cristiani, dei più bramati, dei più sinceri, dei più santi.
Tra questi vengono a voi, o cari Cooperatori e pie e zelanti Cooperatrici, gli auguri di tutta la Famiglia Salesiana, la quale, dal suo venerando Rettor Maggiore Don Albera all'ultimo de' suoi ascritti, è tutta in questi giorni col pensiero a Voi e alle Vostre famiglie, e Vi prega col fervore più intenso, pace, felicità ed ogni benedizione di Dio! Anche i nostri allievi e tutte le altre anime da Voi beneficate ripeteranno nella più santa delle notti la stessa preghiera, e forse con maggior fervore, chè in mezzo alle cristianità fiorenti dove pochi anni or sono imperavano la superstizione e la barbarie, la dottrina di Gesù rinnova i fervori della prima età del Cristianesimo!
Accolga Iddio i nostri voti cordiali e riconoscenti e quelli non meno affettuosi e sinceri dei nostri allievi e dei nostri amati neofiti!
Ma voi pure, o egregi amici e benefattori, pregate per noi; abbiamo tanto bisogno delle vostre preghiere e il giorno non potrebbe essere più propizio.
In tutte le Chiese è un succedersi di sacerdoti agli altari e agli altari è un ripetersi di Sante Messe, cioè è un rinnovarsi continuo del grande avvenimento di Betlemme! Gesù nasce ad ogni Messa e prega il Divin Padre per i bisogni di tutto il inondo, di tutte le Nazioni, di tutte le città, di ogni villaggio, di ogni famiglia, di ogni anima! Uniamoci a Lui con fervore e la nostra preghiera sarà onnipotente.
Oh! perchè si pensa così poco al Sacerdozio eterno di Gesù Cristo?
Se noi avessimo un po' più di fede, la stessa pace, la stessa esultanza, le stesse speranze divine che ci rallegrano il cuore il giorno del Natale di di Gesù, ce l'innonderebbero ogni volta che assistiamo al Sacrosanto Sacrifizio della Messa. Anzi, ancor maggiore verrebbe ad essere la nostra commozione, che non è possibile esser presenti al ripetersi del Sacrifizio del Figlio di Dio, la cui comparsa segnò il principio di un' èra novella, senza ricevere nell'anima una goccia di quel Sangue prezioso, che fu il prezzo della nostra redenzione, e non sentirci più umili, più forti, più puri, più generosi, più ripieni di carità, più risoluti a vivere di quella vita che si addice ai cristiani.
Ci è stato inviato un caro foglietto scritto dal venerando signor Conte Cesare Balbo di Vinadio, di cui lamentavamo recentemente la perdita. Le sue linee meritano di essere largamente diffuse, e anche noi le riproduciamo a conferma di quanto or ora abbiamo inculcato.
Quando mi trovo presente al S. Sacrifizio della Messa e vedo quanto pochi cristiani vi assistono, io provo un vivissimo senso di dolore e di sconforto, pensando al bene immenso che tanti ignorano, che tanti non cercano, che tanti disprezzano, che tanti perdono!
Pensare che mentre nella chiesa il Sacerdote alza fra le mani il Calice e lo offre all'Eterno Padre per la salute di tutto il mondo, in chiesa non si contano che sette od otto donnette e talora uno o due vecchi.
Frattanto nella strada ferve una vita intensa ed agitata.
E un via-vai di persone affannate che corrono pei loro negozi; un brulicare di sfaccendati che passeggiano, quasi senza sapere lo scopo del proprio moto.
Orbene, se poteste arrestare per un momento tutta quella gente, e le domandaste se ha sentita la Messa , o se va a sentirla, io, senza tema di errare, oserei rispondere che tutti o quasi tutti non l'hanno sentita, che tutti o quasi tutti non hanno voglia di sentirla.
Eppure quanti bisogni, quante preoccupazioni, quante miserie, quanti guai si nascondono fra quella folla che si agita e scuote continuamente passando davanti alla chiesa in cui il Sacerdote celebra per loro il SS. Sacrifizio !
Chi pensa a ricorrere a Gesù che sta là colle mani piene davvero di tante grazie e pronto a darle a chi solo gliele domandi ?
Chi pensa a riparare in modo efficace a tante colpe commesse e che attirano i castighi di Dio ?
Chi pensa mai a dire un grazie a Dio per tutti i benefizi ricevuti da Lui; a ringraziarlo per quei negozi che si crede vadano così bene pel proprio lavoro e per la propria attitudine, mentre Iddio, se volesse, li farebbe andare a ritroso ?
Chi pensa ad adorare e lodare Iddio, che solo merita di essere adorato e lodato da tutto il mondo e per tutta l'eternità ?
Nessuno, nessuno, nessuno!
E perchè questo ? Perchè si ignora generalmente che cosa sia il SS. Sacrifizio.
Non si sa, non si pensa che molte disgrazie, molti mali materiali sono il castigo temporale che Iddio ci manda per i nostri peccati, e che potrebbero essere evitati col semplice assistere alla S. Messa, nella quale Gesù Cristo prega per noi.
Le difficoltà?
Sono piccole o nulle: chi non può trovare, massime nella città, una piccola mezz'ora da dedicare a quest'opera così importante? - Si perde tanto tempo per cose di poco o nessun valore!
Se un cristiano ha una fede viva e vera non potrà a meno che farsi una legge di assistere ogni mattina alla Santa Messa. - Se un cristiano è semplicemente logico, non potrà a meno che assistere ogni mattina. all'atto essenziale della sua religione. Non si tratta che di un po' di buona volontà.
Si faccia la prova; e si toccheranno con mano i frutti immensi della pia pratica della Messa quotidiana !
Conte CESARE BALBO.
IL Conte JOSEPH DU BOURG nel suo libro Les entrevues des princes à Frohsdorf ha molte pagine sul viaggio che fece Don Bosco al Castello di Frohsdorf, presso WienerNeustadt, in Austria, per benedire il morente Conte di Chambord. Il Bollettino Salesiano dell'agosto 1883 parlò di questo viaggio, riferendo un articolo dell' Unità Cattolica. Ora, a titolo di documento, a noi piace pubblicare anche quanto scrive il signor conte Du Bourg, che insieme con Don Rua fu compagno al Venerabile nel viaggio suddetto. Non pochi passi-come vedranno i lettori - ritraggono al vivo la persona dell'indimenticabile nostro Fondatore, e specialmente la sua calma, il suo abbandono in Dio, la sua fede nella bontà dì Maria Ausiliatrice, mentre sono una prova di più della fama di santo in cui già era tenuto (1).
Giovedì, 8 luglio 1883.
Fin dal mattino del mio arrivo, verso le nove mi recai presso il marchese de Dreux-Brezé, ove sapeva che avrei trovato il convegno de' nostri amici politici. Infatti vi erano i principali fra loro. Naturalmente dovetti rispondere ad una folla di domande riguardo a Monsignore (il
Conte di Chambord) e su quanto era avvenuto nell'intervista dei Principi. Il signor de DeuxBrezé ritornò sopra una questione che interessava una folla di gente dabbene, quella cioè di veder un medico francese aggiunto alle notabilità mediche austriache, cui erano affidate le cure da dare all'Augusto nostro Principe. A richiesta del marchese de Dreux-Brezé, io aveva rinnovato presso il sig. de Blacas le istanze di lui a tale riguardo. Era necessario ottenere da Monsignore quest'atto di condiscendenza per appagare a un tempo le preoccupazioni di buon numero de' nostri amici, ed anche l'amor proprio nazionale. Anche fuori delle file dei realisti, faceva pena non veder alcun dotto francese chiamato presso il morente Re di Francia. Il corpo medico di Parigi, composto politicamente e moralmente di elementi sì disparati, ne era commosso. Il decano della facoltà di medicina aveva persino fatto sapere al sig. de Dreux-Brezé il desiderio comune a tutti i suoi colleghi di vedere uno fra essi chiamato presso il Principe; che essi mettevano in ciò una questione d'onore professionale; e che se il Conte di Chambord avesse voluto fare una scelta tra le loro file, essi si sarebbero impegnati personalmente, per togliere all'eletto ogni difficoltà ad accettare, di si irrogarlo e di fare in sua vece il corso d'insegnamento alla Facoltà. Tale mossa aveva un serio valore ed una grande importanza, mentre era insieme commovente. Era un omaggio reso alla grande figura di Enrico V, da scienziati, di cui un gran numero erano suoi avversari politici.
Dopo la mia partenza da Frohsdorf, il sig. de Blacas aveva telegraficamente informato il sig, de Dreux-Brezé che Monsignore aveva acconsentito che si aggiungesse un medico francese a quelli che lo curavano; aveva anzi fatto il nome dei Dottor Potin. Appena ricevuto quest'avviso il sig. de Dreux-Brezé corse presso quest'ultimo, elle rifiutò l'onore di andare a Frohsdorf, perchè trattenuto dallo stato grave di un suo amico che egli curava, ed al quale aveva promesso di non abbandonarlo. Le istanze fattegli non fecero che accentuare l'espressìone di rincrescimento del Dottor Potin, che comprendeva l'onore che gli era fatto e l'importanza eccezionale del concorso richiestogli.
Il decano della Facoltà aveva consegnato una lista di parecchi medici, che al valore professionale accoppiavano una educazione e modi tali da rendere certamente gradite le relazioni elle avrebbero avute col principe. Dopo il Dottor Potin, il primo inscritto era il sig. Vulpian, antico decano della Facoltà di medicina di Parigi. Era repubblicano, ma univa alla valentia scientifica un'onestà incontestabile, aveva anzi, mi pare, date le sue dimissioni da decano della Facoltà in seguito ad alcune odiose laicizzazioni di ospedali.
Il marchese si recò subito dal Dottor Vulpian, cui espose la situazione, chiedendogli, ove fosse richiesto, se egli sarebbe stato in grado di partire per Frohsdorf senza ritardo. Il dottore, dopo breve riflessione, acconsentì, malgrado una passeggera indisposizione, a recarsi colà, se tale era il desiderio del principe. Il sig. de DreuxBrezé ne riferì a chi di ragione; non dubitammo della risposta favorevole; la si aspettava.
Il marchese volle che io restassi a colazione coi nostri amici Brun e de la Bouillerie; e mentre si mangiava, giunse al padrone un dispaccio... Da Frohsdorf? Dio mio, quei dispacci!... Che cosa dice? quali notizie?... Come risposta, il marchese mi presentò il foglio azzurro. Si dava al marchese l'incarico di richiedermi di andar a prendere Don Bosco a Torino e di condurlo al più presto a Frohsdorf. Io era oppresso dal caldo e da sessantadue ore di viaggio; ma il pensiero di differire la mia partenza di ventiquattro ore non mi passò neppur per la mente. Risposi semplicemente a' miei amici: « Ebbene, riparto stassera ».
Il marchese de Dreux-Brezé, colla consueta sua cortesia, mise a mia disposizione un rotolo di mille franchi che egli mi voleva prestare per non ritardare la mia partenza. Accettai, perchè aveva da riparare alle brecce fatte al mio borsellino nel mio ultimo viaggio. I preparativi del viaggio mi assorbirono del tutto. Il caldo era opprimente. Impiegai il pomeriggio a riposare e scrivere alla mia famiglia per avvertirla di ciò che sarebbe avvenuto di me. Inviai pure ai corrispondenti politici de' miei dipartimenti una nota relativa a Monsignore (cioè al Conte) ed alle sue condizioni attuali.
Fui raggiunto alla stazione dal sig. Plista, incaricato d'affari della mia vecchia cugina la Contessa di Mesnard. Sebbene fosse stato convenuto di serbare silenzio riguardo alla mia partenza, egli aveva strappata al sig. de DreuxBrezé l'indicazione che gli permise di raggiungermi. Il brav'uomo era tutto fuori di sè per le notizie avute di Monsignore; mi recava la testimonianza degli ardenti sentimenti della Contessa di Mesnard e di sua figlia, e supplicava in nome di quelle dame che fosse chiamato un medico francese. M'indicavano con insistenza il dott. Ollier, di Lione. Lo rassicurai a questo proposito. Il sig. Plista mi lasciò pieno d'indignazione per ìl contegno della stampa realista riguardo ai Principi d'Orléans, e dichiarando che, per parte sua, egli preferiva qualsiasi forma di governo ad una monarchia orleanista. Saltai in treno.
Ero spossato; il viaggio fu penoso: soffriva dolori di stomaco ed una grande prostrazione di forze. Giunsi a Torino verso le dieci del mattino. Nel viaggio mi era chiesto con ansietà se avrei trovato Don Bosco a Torino: le numerose sue case religiose lo obbligavano a spostarsi frequentissimamente. Da due mesi era egli ritornato dalla Francia; chissà che egli non fosse andato a Roma a portare il prodotto della sua questua per la Chiesa del S. Cuore che aveva la missione di edificare? Io era deciso di cercarlo, ovunque egli fosse. Ma quali ritardi, quali difficoltà potevano risultare dalla sua assenza!... Ad ogni caso, la mia prima tappa forzata era Torino, dove aveva la possibilità di trovarlo, od almeno avrei avuto informazioni riguardo alla sua residenza attuale.
Appena fatta un po' di toeletta e preso un tè, corsi in via Bogino, presso mia zia la Marchesa Fassati. Oltre ai vincoli d'affetto che giustificavano la mia corsa, sentivo il bisogno di accaparrarmi la sua potente protezione presso i Salesiani, qualora Don Bosco fosse stato assente. Avrebbero infatti potuto rifiutarsi di dare ad uno sconosciuto tutti gli schiarimenti di cui poteva abbisognare. La Marchesa Fassati era in campagna; non c'era che il suo genero, il barone Ricci des Ferres. Salii da lui divorando le scale, gli spiegai di che trattavasi e lo trascinai nella carrozzella sino al grande stabilimento fondato da D. Bosco. Il sant'uomo era in casa!... Questa affermazione mi fece veramente piacere.
Avevo già visitato questo stabilimento di Don Bosco, in cui si sente tanto l'azione della Provvidenza. Al numerosissimo personale che racchiude occorrono grandi spazi: Don Bosco li ha, ma li ebbe successivamente, a poco a poco. È un agglomeramento di case diverse, grandi, piccole, edificate un po' in tutti i sensi: il loro aspetto dice di per sè una serie di pagine della storia di questa fondazione, che nell'anno tale ha fatto questo, e poi quello. Nei cortili uno si sente colpito dalla semplicità di tutto e di tutti; è ben questa la casa del fanciullo povero ed abbandonato, sotto la protezione della Chiesa; tutte le risorse ottenute son consacrate all'ingrandimento dell'opera; non un soldo è speso per l'abbellimento dei locali. Che importa l'architettura? Una cosa sola è grande nello stabilimento: la Chiesa. Nostra Signora Ausiliatrice è il titolo, sotto cui si venera la Santa Vergine nella chiesa edificata da D. Bosco. È pregando Maria Ausiliatrice che questo santo prete ha ottenuto i miracoli e le grazie insigni che hanno circondato di tanto splendore il suo nome.
Mi era caro ripetermi tutto ciò nel salire i due piani della piccola scala, stretta e ripida, che mena alla cella del santo sacerdote. I suoi affari sono cotanti, e tanto è l'affollarsi attorno alla venerata sua persona, che non è sempre facile, almeno a certe ore, di giungere fino a lui. Siamo annunziati: subito siamo introdotti, mio cugino ed io. La famiglia de' miei congiunti, i De Maistre e la mia vecchia zia, la Duchessa de Laval-Mont morency, erano fra i suoi amici più antichi e fra i più costanti sostenitori delle sue opere. Il buon Padre mi accoglie col suo sorriso, fine e benevolo. Dopo aver risposto a tutte le sue interrogazioni riguardanti i miei cari, gli espongo lo scopo del mio viaggio e della mia visita. Senz'alcuna esitazione, mi risponde con un bel no, che indicava che si era già forniate le sue idee al riguardo. Soggiunse come spiegazione che il suo viaggio in Francia aveva annientate le sue forze; che dopo il suo ritorno era stato ammalato e incapace di far fronte a' suoi affari; che ora rifiutavangli ancora le sue gambe il loro servizio: gli pareva aver al loro posto due macchine di gomma elastica ed inerti.
- Del resto, soggiungeva, che andrei a fare in quel castello? Non è il posto di Don Bosco. In quanto a pregare per il principe, lo faccio, e lo fo fare da tutta la Congregazione. Se il buon Dio vuole intervenire per la sanità del principe, lo farà;. ma quanto a Don Bosco, non può far altro che pregare, e lo fa tanto a Torino quanto lo farebbe là.
Ero costernato: vivo o morto io voleva condurre con me quel santo taumaturgo. Ritornai all'assalto, facendogli osservare che nella sua decisione egli non aveva considerato che un lato della questione: quello che lo riguardava personalmente:
- Voi non sareste un santo, se cercaste di farvi innanzi ed intrigarvi in situazioni che impressionano l'opinione pubblica, e voi non potrete contraddirmi quando vi dico che questa è una fra le ultime preoccupazioni cui vi dovete fermare in quest'istante. Fuori di questa questione personale, vi è per decidervi ad assecondare la domanda che vi trasmetto: 1° un motivo di carità. Un principe, il capo della grande dinastia dei Borboni, che ha sempre servito alla Chiesa, è sul letto di morte, dicono tutti i medici. Vi chiama, e voi avete il coraggio di non venir presso lui per portargli consolazioni, benedizioni, preghiere più speciali. S. Francesco di Paola si recò subito presso Luigi XI ammalato; la carità di Nostro Signore la vinse sopra ogni altra condizione...
In secondo luogo gli feci notare che in Francia gli si serberebbe rancore per questo rifiuto di andare da colui, che noi consideravamo come nostro Re, ecc.
Mentre io parlava, Don Bosco rifletteva; e mio cugino il barone Ricci sorrideva dicendo: - Ecco Don Bosco lanciato con tutti i legittimisti Francesi! - Alla fine il mio interlocutore col medesimo tono dolce, calmo ed amabilmente sorridente, disse:
- Pazienza! da Frohsdorf m'avevano inviato un dispaccio per chiamarmi, ed io risposi con un
dispaccio; poi m'inviarono una lettera, ed io risposi con una lettera; ora mi mandano una persona, bisogna bene che io risponda colla mia persona. Partirò quando vorrete.
Tutto ciò mi era detto con un fare sì calmo e sì naturale che io ne rimasi stordito. Il buon Padre aveva riflettuto; e davanti a Dio cambiava il suo primo parere, prendendo il partito che gli pareva il migliore; e tutto ciò con semplicità e senz'alcun ritorno sopra se stesso. In Don Bosco la passione umana è morta!
Io era fuori di me per la gioia; ma bisognava battere il ferro mentre era caldo. Mi affrettai perciò di manovrar in modo da determinarlo a precisare la partenza. Era venerdì, ed io volevo essere a Frohsdorf per la domenica: non vi era quindi tempo da perdere. Sapevo in modo vago che, partendo la sera stessa, saremmo potuti giungere a Frohsdorf verso le dieci o le undici di sabato sera, ma senza orario ferroviario non si poteva concretare nulla. Il buon Padre non aveva idea della lunghezza del viaggio; risposemi quindi:
- Sono in mano vostra: conducetemi. Determinate l'ora della partenza e fatemelo sapere quando l'avrete scelta.
Ringraziai con effusione; era tuttavia tristemente impressionato dal modo convinto di Don Bosco, con cui egli mi ripeteva scotendo il capo, in maniera scoraggiante, che non vi era nulla da fare colà.
Uscendo, rientrammo nel palazzo Fassati, presso mio cugino, per riposarmi un po' e fare i calcoli dell'itinerario. Quanto al treno, non avevo l'imbarazzo della scelta. L'unico espresso concordante sulle due linee Nord-Italie e Sudbahn austriaco, obbligava a partire alle sette pomeridiane. Inoltre, come io credeva, per essere a Frohsdorf la domenica, bisognava mettersi in viaggio il giorno stesso: fermarsi in viaggio la domenica era difficile e sconveniente; aspettare i primi giorni della settimana entrante mi pareva inammissibile. Ritornammo bentosto a portare l'esito delle nostre ricerche, messe chiaramente in iscritto in un prospetto che avevamo preparato. Don Bosco fu costernato: dichiarò che in tal caso non partiremmo che lunedì 16 luglio, perchè alla domenica aveva una riunione, da lungo tempo annunziata, in cui egli doveva rivedere gli antichi allievi artigiani, divenuti ora uomini ed operai; riunione che tenevasi solo una volta all'anno. Gli era con tal mezzo che egli serbava la sua influenza morale sopra di essi e che li conservava sulla buona via. Un convegno fallito con loro non si poteva riparare; un altro sacerdote non lo poteva sostituire, perchè nessuno occupava il posto di superiore generale, ecc.... - Io capiva l'impor tanza pel santo prete della sua ragione: per lui l'opera sua primeggiava su tutto; ma vi era forse mezzo di trovargli un surrogante fra i suoi sacerdoti. Il rinvio del nostro viaggio al lunedì, 16, rimandava il nostro arrivo al mercoledì, 18 luglio.
- Sarebbe infatti molto tardi, mi rispose Don Bosco,... forse troppo tardi. Poichè bisogna andare, tanto vale partir subito. Ebbene, partiremo alle sette; sarò pronto per le sei e mezzo.
Attendendo quell'ora, insieme con mio cugino andai a fare alcune corse per Torino; fra altro a comprarmi una bottiglia di vino di malaga con rabarbaro. Aveva bisogno di quel cordiale che mi ha sempre giovato per dare al mio stomaco un po' di vigore. Alle sei e un quarto era alla porta della Casa dei Salesiani. Fui condotto, fra un andirivieni di stretti corridoi, in una piccola sala: Don Bosco pranzava tranquillo insieme con D. Rua, suo vicario generale, che lo doveva accompagnare nel viaggio; i primari sacerdoti della Congregazione li circondavano in piedi. Turno a turno ricevevano dal Superiore le ultime istruzioni riguardo gli affari in corso. Quelle figure ascetiche ed intelligenti, il pasto molto frugale e ben poco appetitoso, e la calma di Don Bosco che rispondeva con precisione ad ogni cosa, presentavano tutt'insieme uno spettacolo impressionante. Fui accolto con premura e commiserazione da tutti quei sacerdoti i quali, e per quanto aveva loro detto Don Bosco e per le notizie dei giornali, parevano considerassero il mio benamato signore come perduto.
Il tempo sfuggiva, eravamo a rischio di perdere il treno; io insisteva con premura. Quella lentezza mi desolava; bolliva d'impazienza. Finalmente, eccoli pronti ad uscire. Quando si tratta di Don Bosco non è cosa facile: vi erano due cortili da attraversare, e le gambe del povero sant'uomo potevano ben rimbalzare come gomma elastica, com'egli diceva, ma non avevano certamente l'agilità della gazzella. Non appena egli apparve nei cortili, chierici e giovani corsero attorno a lui per baciargli la mano e domandargli la benedizione. Vi erano persino, come sempre, dei forestieri sollecitanti soccorsi, consigli o preghiere. Io era del numero, lo confesso, e tuttavia mormorava contro gli altri. Don Bosco si fermò un minuto secondo con due signore, poi con parecchi ecclesiastici, ecc. Finalmente... finalmente giungiamo presso la porta di uscita. Io rispondeva con monosillabi incoscienti alle frasi gentili di condoglianza con cui mi opprimevano tutti quei buoni preti componenti lo stato maggiore di quel capo potente ed impassibile che io loro toglieva. L'ora avanzava sempre più. Fnalmente troncai ogni indugio trascinando i miei due compagni di viaggio nella mia carrozzella, che, su promessa di una buona mancia, partì di galoppo. Lasciai i due sacerdoti nella sala d'aspetto, mentre io andai a prendere i biglietti ed un facchino ritirava i miei bagagli dalla consegna ove io li aveva lasciati al mattino. Essa era dalla parte opposta, lato arrivi. Malgrado i miei eroici sforzi d'agilità, quando giunsi allo sportello coi biglietti per far registrare le mie valigie, era già chiuso. Erano le sette, meno tre minuti: da lungi feci un segno di addio a' miei bagagli, che abbandonava così alla sorte ed alla probità degli impiegati italiani. Mediocremente rassicurato a loro riguardo, ma non volendo, dopo tutto, perdere la corsa, scatenai la mia febbrilità sopra la mansuetudine dei due sacerdoti che io conduceva... e così, a spron battuto, li cacciai dentro nello scompartimento di un carrozzone. Si parte. Il povero Don Bosco non fu punto turbato: sorrideva... Quanto è mirabile vivere così, sempre alla presenza di Dio! tutti gli incidenti della terra vi sfiorano senza toccarvi.
Don Bosco rideva d'essere così installato in uno scompartimento tutto a specchi, con gabinetto di toeletta ed un altro ancor più intimo e comodo. Diceva che noterebbe quel viaggio fra le avventure straordinarie che gli erano occorse.
-- Don Bosco viaggiare in carrozzoni sì belli! come è strano! Lo racconterò a' miei figliuoli.
Quell'uomo straordinario che comandava a più di centomila suoi simili e poi quali riceveva e spendeva ogni anno dei milioni, non aveva mai messo piede in un carrozzone riservato. Ecco un esempio di povertà cristiana!
(Continua).
(1) Cfr, pag. 112-169 Op. cit. edita a Paris, Librairie Académique Perrin et C.ie 191o; vendibile presso la S.A.I.D. « Buona Stampa ».
I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella, o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare Indulgenza plenaria (come dal Decreto della S. Congregazione delle Indulgenze, 2 ottobre 1904):
ogni mese
1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte ;
3) nel giorno in cui si radunino in conferenza ; dal 10 dicembre al 10 gennaio:
1) il 25 dicembre, Solennità del SS. Natale; 2) il 1 gennaio, Circoncisione di N. S. G. C.; 3) il 6 gennaio, Epifania del Signore;
NELL'URUGUAY, NEL CHILI E NEL BRASILE
(Lettere del Sac. Stefano Trione)
Un'adunanza dei Cooperatori. Il Collegio Pio IX e il Tempio di S. Carlo.
Buenos Aires, 19 agosto 1913.
REVERENDISSIMO SIG. D. ALBERA,
Ieri nel gran salone accademico del nostro Collegio Pio IX, in questa capitale federale, ebbe luogo in forma solenne un'adunanza generale dei Cooperatori Salesiani dell'Argentina. V'intervennero da varie città e specialmente dalla Plata autorevoli Cooperatori, che uniti con quelli di Buenos Ayres formarono un'assemblea imponente.
I Cooperatori Salesiani sono anche qui numerosi, di ottimo spirito e intraprendenti. Entrano in tutte le opere buone locali e son di valido aiuto all'azione Salesiana.
Ella ricorderà il loro Congresso Generale ed io l'assicuro che non poteva recare frutti più preziosi; ovunque essi tengono presso i nostri istituti le loro conferenze e altre adunanze secondo il regolamento della Pia Unione e le tradizioni locali.
Nell'adunanza di ieri furono accolti con molto plauso, soddisfazione e riconoscenza, i saluti e ringraziamenti e incoraggiamenti che a nome di Lei, amatissimo Padre, ebbi l'onore di presentare. Poscia parlai del da farsi pel 1915, 1° Centenario della nascita del Ven. D. Bosco e della Istituzione della Festa di Maria Ausiliatrice. Ricordai che per quell'epoca, non solamente i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice, ma anche i Cooperatori debbono presentarsi così ben organizzati e progrediti da fare onore al Ven. D. Bosco.
Questo bell'omaggio che è imprescindibile e caro dovere dei figli verso il Venerabile Padre, dovrà consistere, più che nei grandiosi festeggiamenti che saranno celebrati, nell'ampliare con perfezione il gran poema delle opere e delle istituzioni che da. un tanto Fondatore prendono il nome, per modo che gli amici, contemplando queste istituzioni, debbano compiacersene ed esclamare:
- Ecco ciò che fa veramente onore al Ven. D. Bosco, lo svolgimento grandioso delle Opere sue, nelle quali egli continua a vivere la sua vita provvidenziale!
A riuscirvi, i Cooperatori non debbono limitarsi a porgere aiuti morali e materiali ai Salesiani, ma debbono procurare di investirsi dello spirito e attività del Ven. D. Bosco in modo da essere come altrettanti Salesiani in mezzo al secolo. Così li intese lo stesso D. Bosco quando li istituì, e così li volle Pio IX quando li approvò e degnossi chiamarli quasi Terziarii Salesiani.
Svolti questi ed altri simili concetti, soggiunsi:
- Ma che cosa si potrà fare dai Cooperatori Salesiani nell'Argentina, oltre i miracoli che già compirono? Davvero non si osa domandare di più, e non resta che ammirarli e ringraziarli. Essi traggono dalla fede cattolica che li anima e dal nobile e generoso sangue Argentino che loro scorre nelle vene quella facilità e amore al bene che cotanto li distingue e che li fece aggregare con slancio veramente operoso alla Pia Unione Salesiana e ve li mantiene costantemente fedeli.
Nè si limitò qui il mio dire. Dovetti ancora toccare altri punti d'attualità, fra cui l'erigendo Monumento del Ven. D. Bosco in Torino e terminai con un inno all'Azione Salesiana in questa Repubblica.
Dopo di me prese la parola l'amatissimo Ispettore Don Giuseppe Vespignani, il quale senz'altro propose nuove fondazioni salesiane nella Repubblica, fondazioni importanti e urgenti e che pel 1915 dovranno già essere compiute. Egli parlò con quel santo ardimento con cui solevano parlare il Ven. D. Bosco e D. Rua e con cui suol parlar Lei, amatissimo Padre, quando urge por mano a grandi imprese.
I generosi Cooperatori non se ne turbarono, anzi accolsero molto benevolmente le nuove proposte e le approvarono con unanime entusiasmo. A dire il vero, il buon Ispettore fu d'una eloquenza assai convincente ed ebbe dei momenti felicissimi. Il Ven. Don Bosco l'inspirava.
L'adunanza fu allietata da scelta musica istrumentale e vocale, eseguita con molta espressione dai cari allievi dell'istituto.
Questo Collegio Pio IX, come Ella sa. è la più importante Casa Salesiana dell'Argentina, ma da quando Ella fu qui, 13 anni fa, continuò sempre a progredire e conta ora circa 6oo convittori, di cui una metà addetti alle Scuole Professionali di arti e mestieri e l'altra metà agli studi primarii e secondari fino all'ingresso all'Università, senza calcolare l'Oratorio festivo e le scuole per 6oo esterni, che sono in altro isolato e fanno casa a sè. La retta mensile del Collegio è molto tenue; ciò non ostante parecchi hanno pensione ridotta e circa duecento vi son mantenuti gratuitamente.
Ammirevole è questa Casa pei grandi locali rispondenti alle moderne esigenze educative, scolastiche, igieniche ed anche estetiche. Ha spaziosi cortili, musica, ginnastica, drammatica, copioso e scelto materiale scolastico, un osservatorio meteorologico che è uno dei più accreditati e infine un tempio-Santuario, cotanto splendido che può gareggiare con quello di Maria Ausiliatrice in Torino.
Per Buenos Ayres l'erezione di questo tempio, opera del distinto architetto salesiano D. Ernesto Vespignani, fu un avvenimento artistico e religioso di primo ordine ; ed è ben raro il caso che un santuario venga uffiziato cotanto splendidamente come questo, avendo a suo servizio tutto il personale dell'Istituto annesso, che conta oltre venti sacerdoti, numeroso Piccolo Clero, una fiorentissima cappella musicale con circa 200 cantori ecc. ecc.
Pei funerali della vasta parrocchia e per le altre pie pratiche in suffragio dei defunti, si usa la cripta o sotto-chiesa con nove altari e capace di duemila fedeli. Per le altre funzioni, il gran tempio ha 12 altari, fra cui due altari maggiori, uno in fondo all'abside e dedicato al Sacro Cuore di Gesù, l'altro sopra il coro, nella parte superiore dell'abside, dedicato a Maria Ausiliatrice, a cui fan capo le grandi gallerie o matronei delle navate laterali, ove si ascende anche dal popolo per mezzo di due marmoree scalinate.
La messa solenne e i pontificali si sogliono celebrare a quest'altare superiore, su cui è posta una bellissima statua di Maria Ausiliatrice, quella che nel 1887 fu inviata a Torino perche fosse benedetta dal Ven. D. Bosco e quindi esposta alla venerazione dei fedeli nella Casa Salesiana di Parigi.
Dire dello spettacolo grandioso che offrono le solenni sacre funzioni così celebrate è cosa ardua per la mia penna. Il 15 di questo mese, festa dell'Assunta, godetti uno di quei spettacoli che non si dimenticano più. Al vedere i matronei pieni di giovani che colle loro voci bianche rispondevano alle voci virili che circondavano l'organo monumentale costrutto dalla ditta Vegezzi-Bossi, e in alto l'altare dell'Ausiliatrice circondato da numeroso clero in mezzo a sfarzo di luci e ricchi adornamenti, simbolo quasi della gloria della chiesa trionfante, mentre a basso stipava il tempio in devota preghiera una moltitudine immensa, splendida immagine della chiesa militante, ed altro popolo pregava contemporaneamente nella cripta simboleggiando quasi la chiesa purgante, provai le più soavi ineffabili emozioni!
Questa frequenza di fedeli non è effetto solamente della buona musica e delle belle prediche, ma anche della grande comodità che si dà a chi desidera frequentare i SS. Sacramenti. Si calcolano di soli esterni duecentomila comunioni all'anno.
Analogo movimento religioso vi ha in tutte le altre chiese salesiane della Repubblica, specialmente in quella di S. Giovanni Evangelista nel gran quartiere popolare della Boca in Buenos Ayres e in quella del S. Cuor di Gesù a La Plata.
Amatissimo Padre, si degni gradire gli ossequi dei Cooperatori Salesiani e di tutti gli altri amici nostri di qui, insieme coi riverenti voti di prosperità che fanno per Lei questi confratelli, e ci benedica.
Della S. V. Rev.ma
Aff.mo figlio in G. C.
Sac. STEFANO TRIONE.
(1) Il nostro caro Don Trione, cedendo alle istanze dei Confratelli, passava dall'Argentina all'Uruguay, al Chilì e al Brasile. Quindi le sue prime lettere furono seguite da altre che trattano brevemente dell'Opera Salesiana anche in queste repubbliche. Noi le daremo tutte in questo e nel prossimo numero. - Ved. Boll. di novembre u. s.
IV.
Gli ex-allievi - Il sistema educativo di D. Bosco - Pel 1915.
Buenos-Aires, 24 agosto 1913. REV.MO SIG. D. ALBERA,
Il movimento di preparazione alla data memoranda del 1915, centenario della nascita del Ven. D. Bosco e della istituzione della festa di Maria Ausiliatrice, anche qui nell'Argentina va delineandosi ed organizzandosi molto bene. Non solo si fecero a tale intento adunanze fra i Direttori delle nostre Case e i Cooperatori Salesiani, ma anche coi nostri Ex-Allievi i quali si adopreranno in modo speciale pel Monumento al Ven. D. Bosco.
Meritano ogni encomio questi Ex-Allievi, i quali nel 1915 manderanno una numerosa rappresentanza a Torino e si adopreranno efficacemente coi Cooperatori Salesiani a celebrare la stessa data con nuove fondazioni salesiane, con congressi e svariati festeggiamenti in tutte le principali città della Repubblica.
Questa provvidenziale Associazione degli ExAllievi è anche qui molto fiorente, e presso ognuna delle 44 Case Salesiane dell'Agentina ha il rispettivo Circolo o Centro. Presso molte Case detti Circoli aprono le loro sale ai soci tutte le sere dell'anno e così divengono convegni di ricreazione e istruzione. Tutti poi tengono a quando a quando adunanze, ora ordinarie, ora straordinarie, a norma dei proprii statuti, per promuovere opere buone o feste religiose e civili, e simili; mentre i singoli soci mirano a fare opera individuale di perseveranza e di miglioramento religioso-morale e anche materiale.
Presso molti istituti salesiani la frequenza degli Ex-Allievi alle sale del Circolo è grande, perchè i soci risiedono in massima parte nella stessa città e moltissimi in prossimità dello stesso Istituto dove furono educati. L'opera poi di perseveranza e miglioramento che con tal mezzo si va compiendo fra questi cari amici, è tanto più importante, in quanto che molti di loro escono dalle nostre scuole ancor troppo giovani, e quindi troppo deboli per lanciarsi senz'altro in mezzo al turbinio della città.
Ma come mai i nostri Istituti dànno vita a questi Circoli fiorenti? Donde questa affezione degli exAllievi verso il loro Collegio? Non sempre l'ex-militare ama il quartiere e l'alunno la scuola o l'istituto dove fu educato.
Ciò che ai nostri allievi fa qui amare il Collegio, più che ogni altra cosa, è il sistema educativo del Ven. Don Bosco, che vi è tenuto in gran fiore! Cuore! cuore! cuore! « Ama e ti farai temere » diceva il Ven. D. Bosco, e qui si ama assai. In questi numerosi Collegi s'ignora affatto la disciplina dalle forme rigide e dai bruschi comandi; gli allievi sono trattati carne esseri ragionevoli che hanno niente e cuore, e non macchine; non regole superflue, ma la massima semplicità e ragionevolezza in tutto, quindi anche minor peso e per chi comanda, e per chi obbedisce. Certe prescrizioni e forme automatiche sono riservate alla ginnastica e agli esercizi militari.
L'anno scorso al 2° Congresso Nazionale Italiano per i Minorenni pericolanti e corrigendi, tenutosi costì in Torino, un gruppo di congressisti si recò a visitare l'Oratorio Salesiano di Valdocco, e, ricordo, mentre si passava per le varie aule delle scuole professionali, uno dei più autorevoli fra i suddetti ,ignori al vedere i nostri buoni e bravi giovanetti e giovanotti, non cessava dall'ammirarne il volto sereno e contento, l'elasticità libera dei movimenti, la disciplina convinta e spontanea che traspariva in tutto quel inondo di allievi. Ora è da ripetere la stessa osservazione in tutti questi cari Istituti. Il prurito di riforma fa spopolare i collegi, mentre le sole Case Salesiane di Buenos Aires ad esempio ebbero quest'anno tante domande di nuovi allievi che dovettero respingerne più di tre mila.
Il fiorire pertanto di questi Istituti, che contano abitualmente in Buenos Aires 65oo allievi fra convittori e semi-convittori ed esterni, non va attribuito solo al sistema educativo, ma anche al sapiente ordinamento degli studi e agli esami veramente splendidi che ne risultano.
Infatti per l'educazione e per l'istruzione non si tralascia nulla di quanto possa esser utile, nè di quanto i nuovi tempi e i nuovi progressi pedagogici e didattici sanno suggerire. Nè fra tanta fioritura di sana modernità si tralascia quanto di buono si ebbe ne' tempi andati: anzi vedo qui risorgere, fra le tante cose che ormai erano in disuso, la celebre lotta d'emulazione fra i Cartaginesi e i Romani, ammodernata con termini patriottici locali con molta suggestione. In tutti questi collegi ogni giorno, all'albo pretorio, ossia in una bella vetrina posta sotto i porticati del maggior cortile, insieme con le novità del giorno, si pubblicano le informazioni di tali gare. Dissi le novità del giorno, cioè le modificazioni d'orario, i programmi delle feste, i deliberati dei Circoli e delle Compagnie, ed anche qualche ritaglio di giornale, o di periodici illustrati ed altre curiosità. Sovente vi sono esortazioni di qualcuno dei Superiori; nè vi manca, quando l'occasione si presenta, anche la nota gentile. Ad esempio, il giorno che giunsi al Collegio Pio IX comparve un cortese saluto al nuovo ospite e una bellissima illustrazione italiana, tolta da uno dei migliori periodici d'Italia.
Che dire poi, anche semplicemente, dello Sport? Nel 1910 nel gran saggio collettivo di ginnastica, datosi in Buenos Aires dalle scuole pubbliche e private di tutta la Nazione, su 6ooo ginnasti, ben 3000 erano nostri allievi convenuti colle loro fanfare e musiche dai principali Collegi Salesiani di tutta la Repubblica.
Questa vita di fervore scolastico ed educativo, improntata a dolce soavità ed animata da sincero entusiasmo giovanile e comune a tutte le Case salesiane, pare che in queste Repubbliche tanto esuberanti di energie giovanili e di cuori sempre nobili e generosi, susciti ancora maggiori effetti. Nè si limita ai Collegi delle grandi città, ma si estende benefica e fecondissima di ottimi risultati anche ai Collegi e Scuole di Missione della vicina Patagonia e della Terra del Fuoco, come Ella, amatissimo Padre, avrà potuto constatare assai meglio di me, quando fu a visitare questi paesi. E sempre lo stesso spirito del Ven. D. Bosco, e lo stesso suo sistema che non vien meno, ma anzi va sempre crescendo nelle sue svariate e benefiche applicazioni. Or dica altrettanto dei fiorenti istituti delle buone Figlie di Maria Ausiliatrice, che sono numerosi e affollatissimi nelle medesime città e Missioni.
Se pel 1915 fosse possibile raccogliere in un'esposizione a Torino i dati riguardanti tutto questo movimento delle opere del Ven. D. Bosco all'Estero, avremmo un omaggio imponente al nostro Ven. Fondatore e Padre, degno di stare a fianco al Monumento che gli preparano gli ex-allievi. E ciò tornerebbe tanto più opportuno per la suddetta occasione, in quanto che si vedrebbe anche quale trionfo di chiese , di santuari, e di culto le Opere di Doli Bosco abbiano innalzato e diffuso pel mondo in onore di Maria Ausiliatrice, della cui festa ricorre pure nel 1915 il primo Centenario.
Quando, tanti anni fa, noi sentivamo il Ven. Don Bosco descriverci l'avvenire di quelle opere, che guidato dalla gran Vergine Ausiliatrice egli aveva iniziate, e ci narrava le sue memorabili visioni in proposito, pareva follia sperare che tanto presto si dovessero verificare le sue predizioni. Eppure i fatti si affrettarono a smentire i deboli di fede.
Gradisca, venerato Padre, i miei umili ossequii, e mi benedica. Di Lei
Um.mo figlio Sac. STEFANO TRIONE.
V.
Nell'Uruguay - Il Collegio di Villa Colón e lo Studentato di Manga.
Montevideo, 4 settembre 1913.
REV.mo SIG. D. ALBERA,
Le mie lettere si assomigliano un po' troppo fra loro, perchè si assomigliano fra loro le cose di cui debbono trattare. Per esempio, scrivendole ora da Montevideo, dell'azione salesiana nell'Ispettoria dell'Uruguay e del Paraguay, non avrei da ripeterle che quanto ebbi già il bene di scriverle da Buenos Aires, circa le Opere Salesiane dell'Argentina.
Anche qui i Cooperatori sono animati da ottimo spirito e lavorano alacremente. Non appena giunsi, inviai loro a mezzo dei giornali i saluti e gli incoraggiamenti di cui Ella mi aveva incaricato, non potendo adunarli subito a conferenza; feci visita a qualcuno dei più benemeriti e in un'adunanza coll'Ispettore e coi Direttori trattammo a lungo dell'organizzazione della Pia Unione. Si tracciò il da farsi in preparazione al 1915; tanto più che in questa maestosa Capitale i Salesiani stanno ora erigendo un grandioso Santuario a Maria Ausiliatrice, che si vuole inaugurato in quell'anno stesso, in omaggio al Centenario dell'istituzione della festa di questa nostra celeste Protettrice. Riuscirà un Santuario veramente sontuoso, in tre navate, con ampli matronei ed una splendida cripta o sottochiesa.
Questo artistico monumento va sorgendo presso il bel « Collegio di Arti e Mestieri Don Bosco «, che va pur esso ampliandosi con nuove costruzioni in armonia architettonica con detto tempio. Tanto il Santuario che le annesse costruzioni sono disegno di un dististo architetto, ex-allievo dei Salesiani di questa città.
Anche gli ex-Allievi soli qui assai numerosi e ben organizzati in Circoli fiorenti; anzi sono essi che dànno il maggior contingente di soci alle Associazioni cattoliche locali.
Pel mio passaggio si radunarono le rappresentanze dei Circoli più vicini e discussero di quanto spetta la loro organizzazione e circa il loro contributo al Monumento del Ven. D. Bosco. Anch'essi invieranno a Torino nel 1915 qualche rappresentante e lavoreranno coi Cooperatori per opere e feste locali.
Non è mai abbastanza ammirata, a parer mio, l'azione eminentemente efficace di perseveranza e crescente formazione che compiono questi Circoli sui loro soci. Il convenire con tanta frequenza al Collegio che li ebbe alunni, il ritrovarsi con gli stessi Superiori e compagni, l'avere a quando a quando buone letture, conferenze, discussioni e consimili mezzi d'istruzione e guida al bene, a seconda del crescere dell'età e dei bisogni che incontrano nella vita reale d'o.-Di giorno, è fonte di ottimi risultati. Ma di ciò basta.
Fra le fiorenti Case Salesiane di questa Ispettoria mi fece speciale impressione quella di Villa Colón, che era la residenza del tanto compianto Mons. Lasagna e la preferita mèta per brevi riposi dell'insigne nostro benefattore l'Arcivescovo Mons. Soler, anch'egli già volato al cielo. Mi pareva rii riveder colà quei due santi prelati, sotto gli eleganti portici che circondano l'ampio cortile centrale, o negli ameni giardini, o nell'annessa graziosissima e artistica chiesa, proclamata dal suddetto Arcivescovo « Santuario Nazionale di Maria Ausiliatrice ».
Da Montevideo a Colón si va in meno di un'ora col tramvai che fa capo al Collegio. Questa comodità trae a quel ridente soggiorno numerosi visitatori e frequenti pellegrini.
Il Collegio, uno dei più belli che abbia veduti, è fiorentissimo e ha tutte le classi secondarie fin all'ingresso all'Università, come l'altro di Paysandù nella stessa Repubblica. Ha un Museo ricchissimo e molto apprezzato dagli studiosi, un Osservatorio Meteorologico dei più importanti, e fra gli svariati espedienti letterari, ricreativi ed educativi, ha pure un grazioso periodico litografato, in cui collaborano specialmente gli allievi. Questa è cosa che pare minima, eppure ha la sua notevole importanza e porta alle famiglie e agli amici un palpito espressivo della loro vita collegiale con tutta la giocondità del brio giovanile e con quell'affettuoso e allegro entusiasmo di bene che regna sovrano ovunque domina lo spirito di Doli Bosco.
Nel centro dell'elegante piazzale che fronteggia il Santuario di Maria Ausiliatrice e l'ingresso del Collegio, al quale fan capo superbi e interminabili viali d'eucalyptus, si inaugurerà fra breve, per iniziativa degli ammiratori divoti, un bel monumento in bronzo al compianto Mons. Lasagna e in tale occasione avrà luogo una solenne dimostrazione di omaggio al degnissimo Vescovo-Missionario e alle Opere Salesiane da lui così efficacemente promosse nel Sud-America.
Un'altra Casa Salesiana che mi preme ricordare con particolare attenzione, è lo Studentato di Manga, che trovasi in aprico territorio poco lungi dalla Capitale. Colà sono i cosidetti aspiranti del ginnasio e i chierici studenti di Liceo e Teologia: in tutto oltre cento allievi, elette speranze.
Nel centro sorge il bel Santuario di S. Giuseppe e annessa all'Istituto vi ha una rigogliosa colonia agricola.
Fra gli allievi di Teologia è ammirevole un Circolo scientifico-letterario, intitolato « Accademia Pio X », i cui statuti furono onorati da un preziosissimo autografo dello stesso Pontefice. Le frequenti tornate sono una palestra utilissima per il perfezionamento di quei buoni chierici, che vi prendono ardimento ad elette produzioni, alcune delle quali hanno l'onore della stampa. Questo buon ordinamento e fervore di studii prepara alle case e alle chiese salesiane un personale ben istruito, tanto più che lodevolmente a ogni casa salesiana è qui annessa una pubblica chiesa. Non ultimo frutto è la facilità ed abilità con cui i sacerdoti imparano a dispensare la parola di Dio, tanto è vero che ve n'ha alcuni che salgono degnamente i pulpiti più autorevoli, da quello della metropolitana alle altre chiese più insigni.
Quando mi recai a questo Studentato, mi si rinnovarono le stesse soavi impressioni che aveva provato nella identica Casa Salesiana di Bernal nell'Argentina, anch'essa sapientemente organizzata con buoni e ben progrediti ordinamenti scolastici, rispondenti ai bisogni dei tempi, e con uno spirito sinceramente salesiano secondo i più belli ideali del Ven. D. Bosco.
Or l'una e l'altra casa prepararono anche buon personale per le lontane Missioni Salesiane tra i popoli ancora selvaggi e così la nostra Pia Società si rende sempre più benemerita in faccia a Dio e ai benefattori. Oh quanto debbono i Salesiani alle anime generose che concorrono a sostenere tali opere che importano ingentissime spese! Ma queste debbono andarne liete, perchè il merito che ne hanno è grande, essendo grande è il bene che da tali opere deriva.
Non posso ora non fare un cenno delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Attive e intraprendenti svolgono anche esse un programma molto ampio di istituzioni altamente benefiche e molto apprezzate. Il loro primario Istituto di Montevideo, ad esempio, è così ben regolato e fiorente, da non aver nulla da invidiare ai migliori Istituti consimili di altre parti. Anche l'Associazione delle loro ex-allieve va svolgendosi attivamente e con ottimo spirito, e pur essa avrà le sue rappresentanti a Torino nel 1915.
E neppur qui dimenticai i cari immigrati. Qui pure ferve lo stesso studio e lavoro che a Buenos Aires, quantunque in minori proporzioni, giacchè nell'Uruguay gl'Italiani non abbondano come nell'Argentina e trovarsi per lo più in buone condizioni. Feci visita alla Legazione Italiana, ove fui ricevuto molto cortesemente dal Comm. Alberto di Marsanich, Incaricato d'Affari, che supplisce il Ministro, ed ebbi ampie informazioni su quanto mi premeva di sapere. Visitai il Comitato Italiano di Patronato e Rimpatrio, la Scuola Italiana e il magnifico Ospedale Italiano e fui ricevuto ovunque con molta bontà e con somma soddisfazione per le informazioni che potei raccogliere.
I nostri segretariati federati all'Italica Gens ed esistenti presso le principali Case dell'Ispettoria funzionano regolarmente, quantunque abbiano assai meno lavoro di quelli della nazione vicina.
Molte altre cose vorrei ancora aggiungere a questa mia lettera, ma supplirò a voce al mio ritorno a Torino.
Si degni, amato Padre, gradire i miei più cordiali ossequi e benedirmi. Di Lei
Dev.mo figlio
Sac. STEFANO TRIONE.
... Assicuro tutti della nostra gratitudine e delle nostre preghiere a Dio ed a Maria Ausiliatrice, affinchè questa celeste benefattrice Vi colmi dei suoi tesori nel Tempo e Vi renda beati nell'eternità.
DON Bosco.
Una guarigione insperata.
Causa un mal compreso sviluppo di malattia che incolse mia moglie fin dal principio del suo stato interessante, che noi falsamente spiegammo esser solo effetto del periodo delicato in cui si trovava e non di un fatto patologico che doveva votarla alla morte, e conseguentemente trasandando di prendere ogni cura preventiva, si giunse al termine che il male che insidiava inconsciamente mia moglie doveva erompere veemente ed istantaneo. Infatti circa dodici ore dopo il lieto e felice evento, venne incolta da intensa cefalgia e da violentissima tensione arteriosa, susseguita dalla perdita generale di conoscenza. In preda al più indicibile orgasmo corsi per un medico di mia maggior fiducia nella speranza che riscontrasse un incidente transitorio; ma m'ingannai purtroppo, perchè il sanitario, appena esaminata l'inferma, sentenziò il suo stato disperatissimo, avendo io a lui ricorso troppo tardi, trattandosi di albuminuria gravissima che era giunta alla progrediente e totale intossicazione del sangue. E infatti, a conferma della sua diagnosi, un primo e spaventoso attacco eclamptico investe l'infelice inferma, che faceva prevedere l'immediata sua fine.
In queste condizioni il dottore, facendomi animo, mi consiglia, come unico tentativo, di provvedere sull'istante per affidarla alla clinica ostretica diretta da quell'insigne patologo che è il prof. P. Pestalozza, ciò che repentinamente feci.
Ma quegli illustri clinici non poterono che ripetere l'esposto del dottore da me consultato, dichiarandomi che si sarebbero appigliati ai mezzi più estremi, ma l'intossicazione del sangue era giunta al colmo e quindi mi fossi rassegnato al destino, poichè se i sussidii scientifici sarebbero stati capaci a prolungare lo stato doloroso dell'inferma, non era però ammissibile che fossero atti a porre un argine alla crisi che doveva rapirmela. Perduta così ogni speranza e prevedendo con mio indicibile dolore il disastro che avrebbe incolto non tanto me, quanto i miei cinque figliuoli che per la piccola età avrebbero perduto il loro indispensabile sostegno, mi rivolsi con quell'impeto disperato che viene spontaneo nei momenti più critici della vita, alla Vergine SS. Ausiliatrice, e con me fervidamente pregarono i figliuoli in una novena a Lei consacrata, secondo le sante prescrizioni dettate dal Ven. D. Bosco. Intanto, sempre in preda alla più viva esitazione andava cercando, ma invano, di tranquillizzare l'animo mio o nelle migliorate condizioni visive dell'inferma, o nei rinnovati esami scientifici, perchè il pallore della morte era sempre più pronunciato ed il persistente stato comatoso veniva bruscamente scosso dallo strazio dei subentranti attacchi eclamptici, ognuno dei quali sembrava l'ultimo che dovesse segnare la sua fine.
Nell'imminenza quindi della sciagura che ci minacciava vieppiù, insistenti rivolgemmo le nostre preghiere a Maria SS. Ausiliatrice, perchè volesse a qualunque costo farci la grazia, facendo il voto di farla inserire nel Bollettino e d'inviare un'offerta, ed in pari tempo pregai ardentemente il Ven. D. Bosco perché volesse intercedere presso Colei per la quale Egli stesso, a viva voce, mi aveva fatto concepire la massima venerazione e fiducia, nei begli anni che mi trovava all'Oratorio di Torino. Ed ecco che la grazia, per virtù soprannaturale, non doveva tardare a mostrarsi:
Era il penultimo giorno della novena ed un cambiamento subitaneo si manifestò nello stato dell'inferma, traducendosi il male in pazzia puerperale, di forma furiosa, che quantunque facesse temere la costante perdita delle facoltà mentali, pure aveva assai scemate le apprensioni per la sua morte imminente. Non tralasciando mai le nostre preghiere a Maria Ausiliatrice ed al Ven. Don Bosco perchè la grazia ci fosse totalmente concessa, unii alla medaglia di Maria Ausiliatrice, che l'inferma portava, una reliquia coll'immagine del Ven. Don Bosco che mi venne gentilmente offerta da un Sacerdote salesiano, e la vittoria della loro potenza si manifestò completa dopo solo sei giorni tra la meraviglia dei professori curanti, che con leale franchezza mi attestarono che se essi erano nella possibilità di dichiararla fuori pericolo, lo dovevano attribuire a un miracolo.
Sciolgo quindi giubilante il mio voto, con viva preghiera perchè venga celebrata una messa di ringraziamento all'altare dell'Ausiliatrice potentissima, verso la quale non sarà possibile che mai venga meno la venerazione mia e di tutta la mia famiglia.
Roma, 28 settembre 1913.
PIETRO CRUCIANI, Ex-allievo dell'Oratorio di Torino.
Mi ha donato la pace!
Da vari mesi era angustiatissima e non trovava pace, causa gl'indicibili tormenti che mi cagionava una persona. Era tanta la mia amarezza che se la fede non mi avesse sostenuta, sarei caduta nella disperazione... Un giorno posai gli occhi sull'effigie del Venerabile D. Bosco, che tengo appesa nella mia cameretta e subito mi balenò nella mente di ricorrere alla sua valida intercessione, promettendo, ottenuta la grazia, di renderla di pubblica ragione nel Bollettino ed a tale scopo incominciai una novena. Oh! meraviglia! Erano appena trascorsi cinque giorni della novena che la Vergine Santa, per intercessione del Venerabile, mi esaudì. Come per incanto tutte le cose si mutarono, ed ebbi la sospirata pace!
Col cuore pieno di riconoscenza, sciolgo la promessa.
Genova, 24 febbraio 1912.
CARMELINA GULLINO.
Un'operazione scongiurata.
Da diversi anni soffriva un dolore ad un rene destro, che giunse a tanto da ridurmi in uno stato da non poter più lavorare. Ricorsi al medico del paese e a diversi professori, e tutti concordemente mi dichiararono che era necessaria un'operazione. Allora io, mia moglie e le nostre figlie, con piena fiducia, ci rivolgemmo a Maria Ausiliatrice, con una novena, aggiungendo un Pater, Ave e Gloria al Ven. D. Bosco, e mandammo un'offerta perchè fosse fatta un'altra novena nel Santuario di Valdocco, e mi raccomandai pure alle preghiere degli orfanelli, promettendo altra offerta.
Ora è da circa quattro mesi che mi trovo proprio bene e adempio la mia promessa col mandare L. 85 quale offerta in unione a mia moglie che pure manda un piccolo regalo in oro a Maria Ausiliatrice per un'altra grazia da lei ricevuta.
Campomolino, 19 settembre 1912.
SANTUZ ANTONIO e MARIA.
Guarito dalla tisi.
Nel mese di marzo 1911 fui colto da grave malattia di petto che il medico dichiarò tisi.
Non si può descrivere il mio rincrescimento al pensiero di abbandonare cinque bambini orfani! Però non perdetti la mia fede in Maria, Aiuto dei Cristiani, e nel Ven. Don Bosco. Principiai subito la novena raccomandata dallo stesso Venerabile e nel medesimo tempo spedii una piccola offerta al Santuario di Torino.
Oh prodigio! La tosse ed il catarro sparirono all'improvviso ed in breve riacquistai la salute di prima!
Tardai a mantenere la promessa di far pubblica la grazia secondo il voto fatto, ed eccomi fortemente attaccato da reumatismi ad una gamba. Promisi nuovamente a Maria SS. che se mi avesse guarito anche da questo male avrei senz'altro adempiuto il voto. Ed anche questo malore sparì.
Sono un povero contadino e non ho parole per ringraziare la buona Madre Maria SS. Ausiliatrice ed il nostro Ven. Don Bosco della grazia concessami, ma dico di cuore « Grazie, grazie, o Maria SS., non dimenticherò mai il favore che mi avete concesso ».
(Feltre) Seren-Porcen, 29 aprile 1913.
DE LET DOMENICO MENON, Cooperatore Salesiano.
Guarigione di un bimbo.
Il primo marzo il nostro piccolo Mario cadde ammalato d'infezione, e fu così rapido il progredire del male, che in pochi giorni lo ridusse in uno stato da far pietà.
Il suo visino e gli occhi completamente coperti di piaghe sanguinolenti mettevano ribrezzo). Tutte le cure tornavano vane e la sera del sei dello stesso mese perduta ogni speranza dovevamo persuaderci che al nostro caro infermo rimanevano ancora poche ore di vita.
Fu allora che colle lagrime e colle preghiere più ardenti promettemmo a Maria Ausiliatrice di pubblicare la grazia se ci avesse risanato il nostro bambino, e supplicammo Don Bosco ad intercedere per noi.
Oh bontà di Maria! Appena collocata sul povero corpicino, oltre l'immagine della Vergine che portava già fin dalla nascita, quella del Venerabile, scomparvero i moti convulsivi, la febbre incominciò a diminuire, ed in meno di ventiquattr'ore egli rimase completamente libero. Così in pochi giorni potè entrare in piena convalescenza, senza che la vista, come temevano i medici, ne avesse per nulla sofferto.
Pieni di riconoscenza verso la SS. Vergine ed il suo venerabile Servo D. Bosco, manteniamo la promessa pubblicando la grazia ed inviando un'offerta al Santuario.
Faenza, maggio 1913.
La Famiglia MAZZOLINI GHETTI.
(1) Nello svolgere questa rubrica, torniamo a protestare solennemente che non intendiamo contravvenire in nessun modo alle Disposizioni Pontificie in proposito, non volendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita qualsiasi testimonianza umana, ne prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio Don Bosco - ci gloriamo di essere ubbidientissimi figli.
Defunctus adhuc loquitur.
IV (I). Un padre di famiglia modello.
(È ancora Severino che racconta)
I miei genitori erano buoni cristiani e si adoperarono per educarmi ed istruirmi nella cristiana religione. Io era il maggiore di cinque fratelli. Non avevamo molte sostanze ma mercè il lavoro e l'industria potevamo procacciarci onoratamente il pane della vita. Mia madre attendeva agli affari domestici; procurava che fossero per tempo coltivati quei campi e que' castagneti che formavano la parte principale delle nostre sostanze. Mio padre da giovanetto cominciò ad esercitare un piccolo commercio in oggetti di maglia, di tela, di lana, di filo e di cotone. Lungo l'estate promuoveva i lavori di questo genere e comperava cose alla spicciolata or qua or là; nell'autunno poi si recava nelle città per farne spaccio. Con questo mezzo egli animava l'industria nella patria, e faceva sì che molti nell'autunno potessero vendere con facilità i prodotti delle loro fatiche e quindi provvedersi di que' commestibili di cui difettano i paesi alpestri. Mio padre si era acquistata buona riputazione e col discreto patrimonio di stabili, e con un sufficiente capitale in commercio procacciavasi mezzi per fare del bene al suo simile, e perciò era da tutti amato ed onorato.
Mentre attendeva a' suoi materiali interessi non dimenticava i doveri del buon cristiano. Appena la figliuolanza giunse all'età capace, si diede premura d'inviarla alle scuole. Egli stesso la faceva da ripetitore e spesso consacrava i momenti destinati al riposo per rivederci i temi della scuola e farci recitare le lezioni assegnate o spiegare le difficoltà che in quella età ad ogni linea soglionsi incontrare. Talvolta nel tempo stesso che desinava, facevami recitare o declamare un brano di qualche libro. Quando fui promosso alla quarta elementare dovetti applicarmi in cose non ancora insegnate quando egli frequentava le scuole. Esso allora mi cercò un buon ripetitore che mi facesse da maestro nella scienza e nella moralità.
Siccome mia madre non si occupava gran fatto dell'educazione de' suoi figliuoli, vi suppliva mio padre. Io toccava appena i sette anni, e già soleva condurmi seco alle sacre funzioni parrocchiali. Mi ricordo che per la piccola statura non potendo bagnare le dita nell'acquasantino, egli mi alzava affinché ci potessi giungere, guidavami la mano nel fare il segno della santa croce, poi facevami mettere in ginócchio accanto a lui assistendomi nel modo più amorevole.
All'epoca della mia prima Comunione volle egli medesimo prepararmi, e tutto il mese che precedette a quel memorando giorno soleva mattino e sera farmi leggere un capo del libretto Gesù al cuor del giovane, aggiungendovi quelle osservazioni che egli giudicava per me adattate. Nel mattino fissato per la Comunione stette meco quattro ore in chiesa. Mi assistè nel confessarmi e fare co' miei compagni il dovuto ringraziamento.
- Severino, dissemi nel condurmi a casa, per l'avvenire richiama alla memoria la gioia di quella giornata. Ma ricòrdati che tu vuoi conservare nel tuo cuore le delizie di un sì bel giorno fino a tanto che l'offesa di Dio non allontanerà dal tuo cuore la sua santa grazia.
Aveva la commendevole abitudine di recitare le ordinarie preghiere colla famiglia. Al mattino tutti ci levavamo di letto ad un'ora determinata, quindi con mia madre, co' miei fratelli e sorelle, colle persone di servizio e talvolta con parenti ed amici ci mettevamo ginocchioni; egli stesso guidava la preghiera pronunziando e facendoci pronunziare le parole in maniera pia, divota e distintamente. La sera faceva lo stesso; ma prima che si andasse a letto voleva sempre che fosse fatta un po' di lettura intorno alla vita del santo di quel giorno.
Che dirò poi della carità e della limosina del mio buon padre? Egli sapeva guadagnare e risparmiare ed a suo tempo sapeva spendere. Soleva più volte raccontare in famiglia, come egli con sulle spalle un canestro pieno di tela di varie qualità andava di paese in paese per effettuarne lo spaccio. Caldo, freddo, sudore, fame e sete erano quasi sempre i suoi compagni indivisibili. Ne' suoi viaggi per lo più camminava a piedi. Alberghi, osterie, caffè non erano da lui nè abitati e nemmeno visitati. Il mio pranzo ordinario, diceva, era un tozzo di pane con un pezzetto di cacio, acqua fresca e talvolta un bicchiere di vino offertomi da qualche generoso compratore.
Mio padre pertanto, mettendo così insieme i minuti guadagni del commercio coi prodotti del bestiame e de' suoi poderi, potè in breve tempo aumentar notabilmente la sua fortuna a bene proprio ed altrui. Niun mendico bussava alla porta. di nostra casa senza che ottenesse, se non danaro, almeno minestra o pane. Presso di lui lo stanco trovava riposo; il debole era ristorato; il cencioso veniva vestito; il pellegrino bene accolto. Che più? Giunse talvolta a dare ricetto in casa sua a poveri ammalati che faceva assistere e curare a proprie spese. Non parlo delle sollecitudini che si dava per soccorrere famiglie indigenti, specialmente quelle in cui si trovassero infermi. La limosina, soleva dire, non fa diventare povero; i miei affari cominciarono ad andar bene quando ho cominciato a largheggiare in limosine. Il Salvatore disse: Date ai poveri, e Dio ne darà a voi; ed io provai col fatto che Dio anche nella presente vita dà il centuplo di quanto facciamo per amor suo. Mio padre pertanto godeva la stima de' suoi compatrioti, l'amore di tutti i buoni. Le sue sostanze lo avevano collocato fra i cittadini più benestanti e accreditati, e fu due volte eletto sindaco del paese. Ma in mezzo a tante benedizioni la Provvidenza gli aveva seminate pungenti spine (1)..,
VI.
Come purtroppo sono oggi tante madri
Gli affari di mio padre riuscivano prosperamente, ed ogni impresa per lui era un guadagno; ma una grande tribolazione aveva in colei che avrebbe dovuto essergli d'aiuto e di conforto. Mia madre non corrispondeva alle sollecitudini del marito. Io parlo di lei con amore e con rispetto, ma ad onore del padre mio debbo disapprovare non poche azioni di lei...
Emilia, è il nome di mia madre, apparteneva a famiglia di civile condizione, alquanto decaduta. Nello sposare mio padre pensavasi di migliorare fortuna, e certamente la sua aspettazione sarebbesi avverata, se corrispondendo allo zelo del marito avesse operato da vera madre di famiglia. Pretendeva vestir con eleganza oltre alla sua condizione, cosa che al sommo dispiaceva al padre mio.
- Emilia, le diceva talvolta, ricòrdati che è meglio andar vestiti di cenci senza debiti, che portare abiti eleganti, ma ancora da pagarsi al mercante.
Non si contentava dell'ordinario apprestamento della mensa. Una bottiglia di vino, un manicaretto, un confetto, un pane semolato, un fiaschetto di liquore erano i nascondigli suoi. Se andava al mercato od alla fiera difficilmente visitava la chiesa; ma il caffè e qualche volta anche l'osteria non erano dimenticati. Mio padre sapeva tutto, più volte l'avvisò, ed a fine d'impedirla teneva il danaro sotto chiave. Essa allora usando con maestria l'industria dei ghiottoni, aspettava elle, il marito fosse lontano di casa, e poi dava di piglio ora ad un sacchetto di frumento, ora di ceci, di fagiuoli, oppure ad alquanto di burro, di vino, di pollame e giunse fino ad involare alcune merci depositate da corrisppondenti in casa del padre mio. Queste cose vendeva per lo più a prezzo vile per provvedersi abiti, o per appagare la sua ghiottoneria. Voleva parimenti che i suoi figliuoli andassero ben vestiti. Mio padre un giorno la corresse severamente e la minacciò perfino di cacciarla di casa. Essa promise emendazione, ma non fu verità.
Un giorno mia zia con bel garbo le richiamò a memoria gli avvisi e le minacce di mio padre, e studiava di farle mettere testa a partito.
- Voi parlate bene, rispose, mio marito ha ragione, ma io la penso diversamente. Si vive una volta sola, Dio ci dà le sostanze per servircene e non per adorarle; l'avarizia è un brutto vizio, che non voglio in casa mia.
- Sorella, rispose mia zia, voi parlate a sproposito. Si vive una sola volta, e perciò dobbiamo servirci di onesta vita per farci del bene e non per darci all' intemperanza. Dio ci dà le sostanze per farne buon uso per noi, per la famiglia, e pel nostro prossimo. Voi siete obbligata a conservare le sostanze ed a farne risparmio pei vostri figliuoli; siete obbligata a cooperare con vostro marito al loro bene. Voi non volete essere avara e fate bene. Ma passa grande differenza tra l'avarizia e lo scialacquo. Vostro marito non è avaro, non è scialacquatore; è un uomo che lavora e suda per procacciare onesto sostentamento alla famiglia e beneficare il suo simile. Voi dovreste imitarlo.
Poco badando a questi riflessi continuava a spendere senza regola. Certi abiti che per lei erano sufficienti, giudicavali non più adattati: scarpe, guanti, orecchini, cuffie e simili ornamenti donneschi voleva che fossero tutti alla moda. Quindi voi, o amici, avrete non di rado veduto una contadina colla fronte rugata e colle gote magre ed abbronzate, abbigliata da signorina. La quale cosa moveva a riso quanti la osservavano ed eccitava a sdegno il povero mio padre che spargeva sudori di sangue per migliorare la sorte di sua famiglia.
Un giorno mio padre partì pe' suoi affari di commercio, ma a cagione di alcune carte dimenticate ritornò indietro inaspettato. Egli colse mia madre al momento che partiva per la fiera di un paese vicino. A rimirare lo strano abbigliamento:
- Emilia, le disse, fai la più brutta figura del mondo; sembri proprio una maschera da carnovale. Che cosa porti a vendere?
- Niente, rispose, vado soltanto a far compera di alcuni abiti indispensabili per la famiglia.
Ma ciò dicendo e tremolandole la mano, formavasi una specie di corrente fatta dalla farina che essa teneva nascosta in un taschetto e che scorreva fino a terra, svelando così la menzogna e il furto di lei. Altra volta essendo in simil guisa sorpresa, mentre secondo il solito voleva negare, lasciò cadere a terra un fiasco d'olio che intendeva portare al mercato e venderlo arbitrariamente.
Sebbene mio padre fosse d'indole mitissima e preferisse quel danno, piuttosto che eccitare discordie in famiglia, tuttavia dopo di averla più volte invano minacciata, un giorno, trasportato da giusto sdegno, la percosse non leggermente, e le cose sarebbero state condotte più avanti, se io e mia sorella piangendo genuflessi ai piè di lui, non ne avessimo calmato lo sdegno e così impedite più triste conseguenze...(1).
(1) Severino, ecc. pag. 16.
AVVISI
Ad evitare ritardi e disguidi, preghiamo i benemeriti Cooperatori e le benemerite Cooperatrici ad inviare ogni offerta per le Opere di D. Bosco unicamente e direttamente al nostro venerato Superiore, Rev.mo Signor D. Paolo Albera, Via Cottolengo, 32
Torino (Italia).
I Nuovi Missionari che la sera del 4 ottobre u. s. si congedarono da noi ai piedi dell'altare di Maria SS. Ausiliatrice, sono omai giunti, quasi tutti, sani e salvi alla loro destinazione.
Ringraziamo il Signore del felice viaggio ad essi accordato, preghiamo per quelli che si trovano ancora in cammino, e nuovamente imploriamo a tutti un lungo apostolato, ricco di meriti e di consolazioni !
Le nostre Missioni del Matto Grosso.
Tre care letterine di Thiago Marques Aipobureu.
IL 10 novembre u. s. salpava da Marsiglia per tornare al suo campo di fatiche il Sacerdote Don Antonio Malan, Ispettore delle Case e Missioni Salesiane nel Matto Grosso.
Insieme cori lui partiva per far ritorno alla sua patria il giovane bororo Thiago Margues Aipobureu, di 16 anni, una delle fortunate conquiste alla Fede ed alla civiltà, dovute all'abnegazione dei nostri Missionari.
D'indole aperta e intelligente, dopo di essere stato a studiare per alcuni anni nel nostro Collegio di Cuyabà, ove ha compiuto la 1a Ginnasiale, egli fu condotto in Europa, affinchè passando qualche mese tra noi, comprendesse meglio il benefizio della Religione e della Civiltà, e ne divenisse convinto fautore fra i suoi compagni. Thiago Marques nutre per loro un affetto sincero, e, egli l'ha detto, vuole studiare e farsi avvocato o medico o missionario, o tutte tre le cose insieme, perchè arde dal desiderio di giovare alla sua razza, di cui ambisce sostenere e difendere la causa in faccia alla Nazione, e insieme giovare alle anime o ai corpi.
Di lui pubblichiamo tre lettere. La prima, tradotta dal portoghese, è indirizzata al Missionario che l'accolse nella Colonia del S. Cuore; la seconda, tradotta egualmente dal portoghese, è un omaggio che egli scrisse per il sig. D. Albera, il giorno della partenza dei nuovi Missionari l'ultima è diretta anch'essa al nostro Rettor Maggiore, che egli sperava di rivedere e ringraziare ancor una volta, dopo aver negli ultimi giorni della sua permanenza in Europa accompagnato una seconda volta Don Malan a Parigi.
Dai sentimenti, che manifesta questo bravo giovane i lettori comprenderanno appieno le meraviglie che riesce in poco tempo ad operare la Religione di Gesù Cristo nel cuore stesso dei barbari!
1.
V. J. M. J.
Rev.mo Signor D. GIOVANNI BALZOLA, degnissimo Direttore della Colonia S. Giuseppe, Sangradouro.
Io rimasi molto allegro e contento nel ricevere quella letterina così bella e tanto cara per me. Per parte mia, io farò certo ogni sforzo possibile, per mettere in pratica quelle parole tanto care a mie e che rei consolarono tanto qui in Italia, la vostra patria che voi pare abbandonaste per venire a cercar me nei luoghi più difficili del Matto Grosso!
Io sto sempre bene di salute...
E i bambini di là, che cosa fanno? Vanno bene? E Giorgio e la sua cara mamme stanno anche bene, non è vero? Dica loro che io sto molto bene, e che non abbiano timore, che io torno ancora se piacerà a Dio, e là racconterò tutto quello che ho visto, e dica loro che ho visto tutto quello che ha visto chi venne qui pel primo col sig. D. Malan.
Dica a Giorgio che io non ho parlato ancora col sig. D. Oliveira per il suo fucile, perchè ancora non sono passato per Campinas. Preghi per me ed anche per tutti noi. Addio.
Valsalice, 14 agosto 1913.
THIAGO MARQUES AIPOBUREU.
II.
VENERANDO D. PAOLO ALBERA,
Ho il piacere di scriverle per la prima volta le mie cordiali impressioni, che ebbi in America e qui, e lo faccio con queste poche parole, povere come vede.
Mi ricordo ancora quando conobbi per la prima volta i Missionari Salesiani del Matto Grosso nella Colonia del Sacro Cuore. Essi non avevano una casa di paglia per ricoverarsi e a stento difendevansi dal sole con due tende; e gl'ingrati Indi Bororos avevano deliberato di uccidere i pochi ed inermi Missionari! Tardarono di alcuni giorni l'esecuzione dei loro cattivi propositi e dopo tre giorni di convivenza coi Missionari, decisero di fermarsi con loro e non mai ammazzarli, ma essere amici intimi per sempre fino al termine della vita.
Fu allora che i Missionari incominciarono le loro apostoliche fatiche definitive; cominciarono a correggere gli errori e i costumi brutali degli indi, perchè molti erano i loro preconcetti sul culto del Bope (del demonio); tanto che essi dopo dieci anni sono come civilizzali e si può dire che sono anche molto avanti e soddisfatti e capaci a lavorare i campi; molti sono già battezzati; alcuni già ricevono la S. Comunione e altri vi si preparano; e a poco a poco si vanno moltiplicando le famiglie cristiane.
I ragazzi e le ragazze s'accostano quasi tutti alla Sacra Mensa per ricevere il Bambino Gesù nel loro petto: e molti imparano facilmente ciò che dicono i loro educatori, perchè essi sono giovani e imparano meglio dei vecchi.
Molte famiglie stanno aspettando il ritorno del rev.mo sig. D. Malan non per rivecere gli oggetti che egli potè avere; ma al contrario perchè il rev.mo sig. D. Malan le battezzi per divenire come gli altri che sono già cristiani e civilizzati.
Molte famiglie desiderano che i loro figli vadano Iniziano a studiare e tornino con loro quando sieno istruiti per insegnare agli altri come già fecero molti che furono nella Capitale del Matto Grosso ove studiarono nella scuola di meccanica e in quelle dei sarti, dei calzolai, dei falegnami ecc. e adesso sanno insegnando agli altri nelle stesse Colonie donde erano partiti.
Uno ad esempio, il mio compagno Miguel, che venne qui in Europa alcuni anni fa e che fu già chiamato dal Supremo Tribunale di Dio, quando tornò là nelle Colonie, raccontò tutto quello che aveva visto qui in Europa, e fu proprio allora che si apersero gli occhi ai poveri Bororos, che adesso lasciano andare i loro figli in ogni parte del mondo se qualcuno è pronto ad accompagnarli. Io pure per paura un tempo fuggiva dei Missionari e mio padre e mia madre mi nascondevano perchè il Missionario non mi venisse a pregare di condurmi con sè in città; ed ora son qui in Europa senza alcuna paura e guardo queste cose, tanto belle e tanto grandiose, che non avevamo mai sognato!
Venendo ora a terminare questa lettera, a nome dei miei compagni, la Nazione dei Bororos, La ringraziamo mille e mille volte del bene che abbiamo ricevuto; e siccome non possiamo pagare i nostri debiti con mezzi materiali, faremo almeno questo : finchè vivremo, pregheremo per l'intenzione di Vostra Amabilità Reverendissima e per l'intenzione dei Cooperatori e Cooperatrici, Benefattori e Benefattrici Salesiane, perchè qui ho vedute molte famiglie che fanno cose che potrebbero fare per un'altra causa migliore della nostra. Qui in Italia e principalmente nella Francia il numero di queste famiglie che ho visto è numerosissimo, e fra queste vi sono anche famiglie Brasiliane che stanno a Parigi: e tutte fanno cose molto belle per noi.
Io dunque, come ho detto, in nome dei miei compagni, ringraziamo mille volte. Molto obbligato. Addio.
Torino-Valsalice, 4 ottobre 1913.
Il Suo aff.mo THIAGO MARQUES AIPOBUREU.
VENERANDO D. PAOLO ALBERA, Superiore Generale dei Salesiani,
Io sono molto scontento di Partire senza baciare la mano di Vostra. Amabilità Rev.ma e per questo motivo scrivo queste Poche e povere parole, così deboli!
Non può immaginare con quanta afflizione partii da Torino e venni qua in Francia; sempre mi cricordava di V. A. Rev.ma nel mio viaggio.
Questo è purtroppo un dispiacere per me, partire senza prima baciare la mano a V. A. Rev.ma Ma... fu anche una cosa improvvisa!
Adesso domando se può perdonarmi, , perchè lo considero come un alleviamento mia persona, - e siccome non posso più rivederla, invio per lettera i miei ringraziamenti dei benefizi ricevuti a mezzo dei Missionari, e ringrazio anche in nome di tutti i miei amati Bororos, i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane, che pure lavorano Proprio in volontà di Dio Per la nostra civiltà e cristianità perchè un bel giorno possiamo andare insieme con Loro in Paradiso.
Dunque, pregherò, preghiamo Per V. A. Rev.ma, per i nostri Cooperatori e Cooperatrici, perchè il buon Dio dia a V. A. una vita lunga lunga, e ai Cooperatori e Cooperatrici perchè il buon Gesù Bambino dia forza di continuare sempre a essere buoni con tutti Per meritarsi il Paradiso dopo una lunghissima giornata di vita.
Io ringrazio di tante belle cose e faccio auguri felicissimi. Addio « mon père! »
La Ferté-sur-Grosne, Varennes-le Grand
(Saône-et-Loire), 9 novembre 1913.
L'aff.mo THIAGO MARQUES AIPOBUREU.
PS. Mille ricordi e saluti. Addio.
Da un'intervista, che uno dei Redattori del Momento ebbe con Don Malan prima che ripartisse pel Brasile, togliamo queste note interessanti.
- Come trovò allora quella popolazione?
- Allo stato completamente selvaggio. Fervevano in quegli anni lotte accanitissime tra le tribù e le popolazioni civili. Dominava quindi lo spirito della vendetta che uccideva, incendiava, distruggeva, odiando tutto ciò che aveva sapore di civiltà. Così per molti mesi dopo il nostro arrivo in quelle foreste, non ci fu possibile vedere, nonchè udire, uno degli indigeni.
» Il Governo di Matto Grosso ci aveva colà chiamati per esercitare un'opera di pace, perciò noi rimanemmo pazienti ad attendere un avvicinamento dei selvaggi. E debbo qui esternare la riconoscenza nostra per quel Governo come pel Governo centrale del Brasile, dai quali fummo generosamente assistiti, favoriti e protetti durante le pericolose traversie di quel periodo.
» Ed abbiamo aspettato - ripeto - con pazienza e tenacia. Gli indigeni ci temevano come emissari della gente civile, mandati per tendere loro dei tranelli; quindi ci spiavano da lungi ed ogni qualvolta noi, accorgendoci della loro presenza, tentavamo approssimarci a loro, fuggivano con evidenti segni di terrore. Finalmente però venne il sospirato giorno in cui si arrischiarono a concederci un abboccamento.
» Quel giorno, vedendoci muovere verso di loro, non fuggirono, ma gettarono le armi sul terreno, dimostrando in tal modo le loro disposizioni pacifiche. Incuorati, noi ci affrettammo a raggiungerli e li regalammo di oggetti necessari alla vita. Parvero allora commossi dai nostri doni, che, per quanto si trattasse di cose semplici, sembrarono loro meravigliose; e si azzardarono a visitarci nel nostro accampamento. Venivano a gruppi, guidati da uno dei capi; ma conservavano sempre un contegno ritroso; nn atteggiamento difensivo; parevano avere lo scopo di studiar bene chi fossimo e quali intenzioni avessimo.
- Ed i missionari?
- Noi non ci preoccupavamo d'altro che di attirarli a noi con l'amorevolezza delle parole e dei fatti. Non pensavamo affatto a pericoli. Eppure il pericolo c'era, come le spiegherò, e gravissimo; ma - ripeto - noi non ce lo dubitavamo neppure, tanto che solo recentemente. siamo rimasti assai impressionati nell'udire dalla loro bocca stessa, ciò che ci avrebbero fatto, se la Madonna Ausiliatrice non ci avesse protetti.
- E quanto durò questo stato di cose?
- Parecchi anni. Lavoravamo apparentemente invano, senza alcun frutto in mezzo a quella popolazione, che pareva tetragona ad ogni nostro sforzo per ingentilirla. Ci confortava però molto la crescente confidenza che manifestavano avere in noi.
» Otto o nove anni fa, venendo in Europa per il consueto giro di propaganda, ebbi l'idea di condurre meco un indio. E l'ispirazione fu buona. Dopo aver visitato con me le città d'Europa, ritornò alla sua terra, entusiasmato delle accoglienze ricevute e la sua enfatica narrazione comunicò al suoi compagni sempre maggior fiducia verso noi e la gente civile.
» Soddisfatto di questo primo esperimento, tre anni dopo, nel 19o8, condussi all'Esposizione di Rio Janeiro ventuno di quegli indigeni che era vamo riusciti ad educare nella musica, tanto da poter costituire una banda perfettamente affiatata. I miei musici suscitarono l'ammirazione dei cittadini di Rio Janeiro. Furono colmati di carezze e di doni; e quando furono ritornati in patria, dopo un'assenza di parecchi mesi (eravamo partiti in marzo e ritornammo il 25 dicembre), diffusero nelle loro tribù sempre più intensa la fiducia e la simpatia vero i popoli civili e la riconoscenza verso di noi.
» Così man mano l'opera nostra diveniva più agevole: vecchi e giovani vennero a noi, chiedendo consigli, conforti, istruzioni; e l'affetto, preso il posto dell'antica diffidenza, andò sempre più crescendo, tanto che oramai noi siano considerati i loro consiglieri, i loro amici fedeli, la loro provvidenza in tutte le contingenze personali e famigliari.
» L'anno scorso celebrammo nella nostra colonia una grandiosa festa a cui assistette un ispettore governativo, venuto colà per la installazione ufficiale d'un nostro Osservatorio meteorologico. Egli fu ammiratissimo del lavoro da noi compiuto fra quelle popolazioni e della fiducia che esse hanno riposto in noi. Gli presentammo fra gli altri un indigeno, che noi avevano accolto selvaggio e che alla nostra scuola aveva raggiunto il grado di poter funzionare da segretario dell'Osservatorio meteorologico. L'ispettore governativo lo esaminò e con suo gradito stupore lo trovò perfettamente idoneo, per cui lo nominò ufficialmente alla carica che già copriva.
- Quali idee religiose hanno quei popoli?
- Molto confuse e superstiziose. Al nostro arrivo colà, vent'anni sono, li trovammo politeisti. Avevano la credenza di un nume buono e di un nume cattivo. Del primo non lian paura; quindi non se ne curarlo e non gli attribuiscono nessun culto. Temono il secondo: e perciò gli offrono sacrifici per placarlo con la mediazione di certi loro sacerdoti.
- E la religione cristiana?
- È ormai divenuta la religione di quelle tribù. Noi non li abbiamo mai illusi nelle nostre affermazioni: nelle cose minime come in quelle di maggiore importanza, le prove hanno sempre dimostrato che la nostra parola era sincera, che il nostro consiglio era sincero. Perciò hanno avuto completa fiducia anche nel nostro insegnamento religioso. Tono intelligenti; hanno capito la dottrina cattolica e la praticano con fervore veramente edificante.
» Noi non facciamo loro nessuna imposizione. Ma quando suona la campana per le funzioni, accorrono spontaneamente, ansiosi di assistere alle funzioni e di ascoltare le nostre predicazioni. Molte famiglie cristiane si radunano spontaneamente alla sera per far la preghiera in comune, sotto la direzione del loro capo.
- Vi son dunque già le chiese?
- Sicuro: ogni colonia ha la sua chiesa; una capanna maggiore delle altre.
- E come sono le capanne?
- Dapprima erano assai primitive costruite con frasche, Ma ora abbiamo trovato il materiale di costruzione e parecchie famiglie di indii hanno ora la casa in muratura colla sua brava copertura di tegole.
- E copre si svolge la vita nelle loro colonie?
- Lungo la settimana attendiamo alla istruzione nelle scuole; alla domenica si pratica il riposo festivo e si fa l'istruzione religiosa, al mattino in lingua nazionale e alla sera in lingua bororo.
- Nella vita economica quali vantaggi hanno acquistato gli indigeni?
- All'epoca del nostro arrivo nel Matto Grosso erano nomadi e vivevano di caccia e pesca, ignorando ogni altro mezzo per procurarsi il sostentamento. Noi abbiamo introdotto l'agricoltura, le arti ed i mestieri; e quella popolazione ci ha corrisposto riuscendo a raggiungere un progresso insperato nella coltivazione del riso, della meliga, dei fagiuoli, della mandioca e dei frutti. Ora son felici ed hanno riconoscenza infinita per noi.
- Ella lui ha accennato a gravi pericoli incorsi nei primi tempi della loro missione
- Ali, sì!... Per grazia di Dio li abbiamo conosciuti l'anno scorso...
» Durante le feste dell'anno scorso, di cui le feci cenno, i capi tribù, sopraffatti dalla commozione e dal sentimento di gratitudine, provarono un irresistibile impulso a sfogare la piena dei loro affetti ed a rivelare come in confessione il complotto che essi stessi avevano ordito contro di noi nei primi anni, quando ancora non ci conoscevano e ci ritenevano mandati dai nemici bianchi ai loro danni.
» Non osarono fare questa confessione direttamente a me; ma trassero in disparte uno dei missionari che conosce perfettamente il loro idioma; e con sincere manifestazioni di pentimento gli narrarono come dopo le prime interviste avute con noi dodici anni sono, erano venuti in gruppo al nostro accampamento con l'ordine di portare le nostre teste al loro capo supremo. Era l'anno 1902. Mi ricordo bene che in quella occasione ciascuno di noi aveva ai fianchi almeno due selvaggi. Noi non avevamo il minimo sospetto e proseguivamo tranquilli la nostra conversazione con essi, dando loro tutte le spiegazioni che ci chiedevano. Essi pertanto attendevano semplicemente un cenno di colui che era capo del gruppo per trucidarci in un baleno. Ma quel capo, che ora è divenuto uno dei nostri più validi protettori, non diede alcun segnale. Dopo averci interrogato a lungo, fece un cenno ai suoi e si ritrasse in disparte a parlottar con loro.
» L'episodio si ripetè nei due giorni seguenti. Al terzo risolsero di andare dal capo tribù per riferirgli la loro impressione. E lo convinsero che era meglio procrastinare la strage, perchè i sacerdoti cristiani non erano cattivi, parevano anzi buoni e ben intenzionati verso la tribù. Così fummo salvi.
- E quale effetto ha fatto loro questa rivelazione
- Può immaginarsi! Ci siamo sentiti i brividi per un momento. Poi la nostra mente si è subito rivolta con un inno di riconoscenza a Maria Ausiliatrice che ci ha protetti!
I bisogni della Patagonia. - Un nostro sacerdote, residente in Viedma, così scriveva in data 4 ottobre, il giorno della funzione di partenza dei 6o nuovi Missionari:
« Qui siamo 5 sacerdoti e c'è da lavorare per io, per 20. Abbiamo il Collegio di Arti e Mestieri; il Collegio di studenti, interni ed esterni; la Scuola Agricola; la Tipografia con un periodico (il Flores del campo) che esce come giornale due volte la settimana; la Farmacia e l'Ospedale per uomini e donne; l'assistenza religiosa delle Carceri con 200 prigionieri; la Cappellania e la direzione spirituale del Collegio delle Suore con 200 alunne interne ed esterne; il Circolo Operaio Cattolico; e una Parrocchia di oltre 3.000 anime, con numerose Associazioni e Compagnie d'ambo i sessi e nella quale bisogna preparare in casa e fuori i ragazzi alla sa Comunione, dare speciali istruzioni agli adulti indii neofiti, ecc. ecc. insomma un lavoro sufficiente a stancare un personale due e tre volte maggiore di quelli che siamo! ...». A tali bisogni si è risposto con l'invio di un nuovo sacerdote! Messis quidem multa, operarii autem pauci!...
Tre mesi e mezzo in Missione. - Il missionario D. Luigi Marchiori, scrive al sig. D. Albera:
« Mandato dal sig. Ispettore Don Luigi Pedemonte a fare una missione sulle sponde del Rio Negro in compagnia del confratello Sikora, partimmo da Viedma l'8 di marzo e fummo di ritorno il 27 giugno.
» Il cammino percorso colle nostre mule fu di circa 300 leghe, ossia di 1500 chilometri. Il risultato fu, grazie a Dio, soddisfacente, come può dedurre dal seguente specchietto
» Battesimi di Indi 36, dei quali 12 di adulti, dai 2o ai 9o anni. - Battesimi di bianchi 49. -- Comunioni, 366 - Prime Comunioni, 136 Cresime, 91 - Matrimoni benedetti 9.
» Presto partirò nuovamente verso le Cordigliere, accompagnato dal Catechista Caranta e questa Missione durerà quasi un anno ».
Dal CHUBUT. - Ci scrivono: « La Solennità dell'Addolorata, patrona del Collegio e della Missione Salesiana, fu preceduta da un devoto settenario, al quale prese parte un bel numero di fedeli. Il giorno della festa numerose furono le sante Comunioni. La nostra Schola Cantorum eseguì scelta musica, e il bravo corpo di musica istrumentale tenne scelto concerto nel pomeriggio e dopo la funzione serale. Grande fu l'entusiasmo dei molti che parteciparono alla splendida festa, nonostante l'infuriare del vento fortissimo ».
Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente, Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario-Basilica di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.
Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno in questo mese nel Santuario, avremo questa intenzione generale:
Implorare la dolcezza e l'intensità delle intime gioie cristiane a tutti i cristiani addolorati, sofferenti, tribolati, invocanti l'aiuto della Vergine Benedetta!
GRAZIE E FAVORI
Maria Ausiliatrice protegge le sue orfanelle (1).
Dopo infiniti disagi, dopo l'incubo penoso di sette mesi d'assedio la città di Scutari d'Albania fu per breve tempo travagliata dal tifo e dal vaiuolo. Anche l'Orfanotrofio italiano delle Suore di Maria Ausiliatrice fu visitato dall'uno e dall'altro morbo, però grazie alla protezione della Madonna ed alle attenzioni e alle cure sapienti della Commissione Medica della R. Marina Italiana, i casi di malattia furono pochissimi e tutti felicemente superati.
Ultima vittima del tifo rimaneva ancora la giovanetta Treshani Lucia, condannata ormai al letto da più di un mese. La febbre alta e persistente, lo stato di depressione generale, l'affacciarsi di altre complicazioni renali e polmonari facevano fortemente temere della sua esistenza. Anche l'egregio Capitano Medico Dott. Abbamonti, che con tenerezza paterna e diligenza militare la visitava più volte al giorno, non dissimulava la sua preoccupazione. La morte di quella buona figliuola sarebbe stato un gran dolore. Ma alle cure intelligenti del medico curante e del bravo Colonnello Rosati, le orfanelle dell'istituto e le buone Suore di Maria Ausiliatrice aggiunsero le loro preghiere, promettendo di rendere pubbliche grazie a Maria SS. Ausiliatrice se si otteneva la grazia della guarigione. E di fatti da quel giorno le condizioni dell'ammalata cominciarono a migliorare, e dopo poche settimane la giovanetta, così gravemente provata dal morbo, fu restituita sana e salva all'affetto delle compagne e delle suore. Riconoscente, ella pubblica per mezzo mio la grazia ricevuta, con promessa di eterna riconoscenza.
24 ottobre 1913
D. P. B., Sacerdote Salesiano.
Grammichele. - Vorrei che le mie parole di ringraziamento all'Ausiliatrice fossero seme che fruttasse nel cuore di tanti infelici, colpiti dalla sventura , una fiducia grande e ferma nella bontà della nostra cara Madre.
A Te, o Maria, nostra speranza, nostro aiuto e nostro conforto, più d'una volta son ricorsa e sempre le mie preghiere sono state da Te esaudite, e fra le innumerevoli grazie che da Te ho ricevuto non posso tacere quest'ultima.
Mi si calunniava d'aver falsificato una lettera, e già un grave processo pesava sulle mie spalle, quand'io mi rivolsi alla nostra Madre, perchè mi aiutasse, essendo io innocente. Dopo sedici mesi di palpiti e lacrime, tutto finì come fumo al vento. Io fui salva e tutto ciò per opera di Te, o Maria Ausiliatrice. Nel momento più terribile, quando mi si fece sapere che sarei stata condannata ad ogni costo, perchè mancavano le prove, mi rivolsi con fiducia a Te, o Maria, perchè salvassi il mio onore e il mio avvenire; e Tu esaudisti le mie preghiere. Sii Tu benedetta!
31 ottobre 1913.
CARMELA CAVALLO VENTURA, insegnante.
Mantova. - Mi trovavo da tre mesi nel Polesine per il mio impiego, quando un malore interno cominciò a martoriarmi giorno e notte, dichiarato da vari medici un tumore allo stomaco. Avvilito, medici e medicine non facevano che aggravare il mio malore. Entrai allora in un ospedale, e dopo otto giorni si parlava di farmi l'operazione. Avvilito più che usai, mi ricordai in buon punto della Grande Ausiliatrice di Don Bosco e ricorsi a Lei con la fede di un ex-allievo salesiano. E in poco tempo guarii perfettamente. Grazie, o Maria!
8 ottobre 1913.
MELANDRI ANTONIO.
Livorno. - Grazie Maria! All'annunzio d'ella partenza di mio fratello per la guerra, ricorsi a Te, implorando da Te la grazia! Egli partì : si trovò in gravi pericoli, una volta cadde in mano dei Turchi che l'assalirono di sorpresa e tentarono ucciderlo. Ma Tu, Maria, Tu lo salvasti, Tu ce lo ridonasti sano, felice.
Io sciolgo a Te il mio inno di grazia... io dico a tutte le genti : « O voi infelici, voi che soffrite, che lottate, voi che siete tentati a disperare, sperate e provate: una Madre potente, una Madre infinitamente buona vi protegge dal cielo! »
Livorno, 1913.
Suor ADELINA REBOA.
Tivoli (Roma). - Fiduciosa ricorsi al potente aiuto della Madonna di D. Bosco e la Vergine benedetta venne in mio aiuto.
Mi opprimevano mille angustie e dolori morali e non avendo speranza umana mi rivolsi alla protezione di Maria Ausiliatrice, che invocai piena di fiducia per essere esaudita. E la buona Madre non mi fece attendere poichè, mentre umanamente parlando non potevo sperare nulla, la grazia richiesta venne a consolare il mio cuore addolorato.
Piena di riconoscenza fo noto a tutti il favore ottenuto, pregando la Vergine Ausiliatrice a tenermi sotto la sua protezione e compio la mia promessa inviando pel suo Santuario una tenne offerta.
9 settembre 1913.
Z. F.
Corbetta. - Era da tempo che la mamma mia era ammalata gravemente e i medici non confermavano la sua guarigione. Si può immaginare il dolore che ne provava il cuor mio! Senza esitare, ricorsi alla Vergine Ausiliatrice, e chi lo crederebbe? Due giorni dopo la mamma incominciò a migliorare con meraviglia dei medici, in poco tempo lasciava il letto e ristabilivasi in perfetta guarigione. Oh! Vergine Ausiliatrice, Madre amorosissima, io ti ringrazio con tutto il misero cuore! fa' che io più mai abbia a separarmi da te.
24 settembre 1913.
MARIO CUCCHIANI.
Mede Lomellina. - Trovandomi in grandi angustie, tutto era intorno a me tristezza e pianto, quando mi ricordai della bontà di Maria SS. Ausiliatrice. Ricorsi a lei con la promessa di un'offerta al suo Santuario ed Ella, sempre buona con quanti l'invocano, ascoltò le mie suppliche. Coi cuore pieno di gioia sciolgo ora la promessa, invitando tutti gli afflitti a ricorrere a Chi è in ogni necessità validissimo aiuto.
14 ottobre 1913.
B. M.
Belveglio d'Asti. - Nello scorso aprile dovevo subire una operazione assai difficile, la quale, date le mie tristissime condizioni di salute, si temeva da tutti dovesse prostrarmi per alcuni anni, condannandomi ad una convalescenza inoperosa prolungatissima.
Consigliata, mi rivolsi fiduciosa alla Vergine Ausiliatrice, ed Essa, oltre ad alleviarmi di gran lunga i dolori cui dovevo sottopormi, mi volle restituire ai parenti completamente ristabilita dopo meno di un mese lacchè avevo subita l'operazione.
Insieme con la famiglia ringrazio infinitamente la onnipotente Madonna di D. Bosco e adempio la promessa fatta, inviando una tenue offerta al suo Santuario.
Ottobre 1913.
APOLLONIA MARTINENGO.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti
A*) - Agliano d'Asti : Anna Cerrato, 5 - id. L. G. - id.: Rosa Dellavalle, 3 - Alba: Secondina Lurgo, 50 - id.: Felice Marmo, io - Alcamo : Sac. Carlo Jaci, 5 -Alcenago : Elisa Giarola, 515 --- Alleno (Trentino): B. B. - id.: Rosina Rossi in Micheli, 4 - Alessandria d'Egitto : Cristina Bardone, 2,50 - Alessandria (Piemonte): R. M. - Alice Castello: Giuseppe Franciscono, 5 - Ancona: A. G. B., io - Asti : A. M. - id. Suor Onorata Parato, 5 - Augusta Sicula : Francesca Reitano in Zuppello, io - Ayas : N. N., 2 - id. : F., io.
B) - Baldissero d'Alba : Rosa Magliano - Bairo Canavese : Famiglia Pistono - Bellario : Anna Lumini, 5 - Bellinzago Novarese : V. C. B., 5 - Belpasso : Francesco Spina, io - Bivona : Marianna Castelli, 6 - Bobbio Pavese : Cav. Angelo Repetti, 4 - Bologna : Anna Morandi in Manzolini, 5 -id.: Cesarina Callegari in Bergelli, 5 - Bondo di Gromo : Marianna Gandelli in Lazzarini, 6 - Bonferraro : Luigia Chiericati, i,6o - id.: Giuseppe Fusari, 4 - Bordeaux (Francia): Enrico Dubosq, io - Borgosesia: Maria Ottone, io - Brasile N. N., 5 - Brescia : Evelina Freddi - Brisìghella N. N., 4 - Brucciano : Giovanni Bechelli, 5 - Bucarest (Romania): Lorenzo Villa, 20 - Buriasco di Pinerolo : D. Domenico Brignone, Parroco, 25 - Bussoleno di Susa : Ernesto Bertone, 40
C) - Cabrera (America): Maddalena Bonetto - Cagliari : Loy Ballero, 5 - Caltagirone : Gaetanina Mancio - Canale : Giovanni Cossia, 2 - Ca nelli : Adelina Ghione, io - Canicatti : Gaspare Montione, 5 - id.: Vincenzo Piazza fu Carmelo, 5 id.: Giuseppe Piazza fu Carmelo, 5 - Cantalupo (Umbria): Eugenio e Brigida Virgili - Capo di Ponte : Caterina Gerosa, 2 Cape Town (Africa Sud): Signora Rabbolini, 18 - Cararnagna : Francesca Galeano - Cardè : Teresa Ghilardotti - Carmagnola : Giovanna Bersi, 3 - id. : S. A. - id.: N. N., 5 -- id.: Coniugi Gruaglio, 2 - Carpaneto : Delfina Gaveglio, 2 - Casale Monferrato T. Biginelli - Casarza : Maria Muccin - Casino Boario : Carlotta Contessi in Formio, 5 - Cassolnovo : Emilia Bolognino, 5 - Castagnole Lanze Margherita Caraccioli, io - Castagnole Piemonte: N. N., io - Castellucchio : D. Giacinto Ferrari, 50 - Castelfrentano: Giovanna Bucci, 5 - Castelgo Predo : Maria Biancardi, 5 - Castelmauro : N. N., - id.: D. Alberto De Benedictis, 5 - Castelnuovo d'Asti: Metilde Musso, 5 - Castelrosso : Gioachino Lusso, 2 - Castelsangiovanni : Una figlia di Maria - Castion Veronese : N. N., 50 - Cavaglià : Francesca Tos, 5 - Cavallermaggiore : Carlo Dellavalle, 50 - Cefalù: Un devoto, 2 - Celle Enemondo Carlotta Morando, i - id. : Innocenzo Morando, 2 - Centallo : Margherita Riva, 5 - id.: Vittorio Aime-Ayma, 5 - Cento : N. N., 4 - id. : D. L. G., 4 - Ceresole Reale : Orsola e Apollonio Colombo, - Challant St. Anselme : Francesco Perret, 2 - Cherasco : M. A. - id. : Luigi Viberti, 3 - Chiavari G. D. N. M. - Chieri : Maria Pertusio in Tamagnone, 2 - id.: Margherita Pierina Stoppino - Chivasso: N. N., i - id.: Teresa Fassio, io - Cisterna d'Asti : Maria Cauda Ved. Sacco, 5 - id. N. N. e Rosa Grinza, 4 - Civate : B. C., 1o - Collesano : Pietro Pantani, 22 - Comacchio : Una devota - Comprovasco (Ticino): Maria Toschini, 5 - Conzano Monf.: Adelaide Martinotti - id.: N. N. - Cordignano : A. C., 1o - Corio : Canavese Andreina Aimone, 7 - Cortemiglia : Ferdinando Fresco, 25 - Cortenova : N. N., 5 - Cospicua (Malta): Arcangela Bordieri, 4,90 - Costa Vescovado : Famiglia Salvadori, 25 - id.: Alla Vergine Ausiliatrice l'inno dell'amore e della riconoscenza. In ogni mia pena, in ogni mio travaglio e bisogno sempre ricorsi alla Vergine Ausiliatrice con fede, sempre fui esaudito! Siro Canegallo, 5 -- Crescentino : N. N., 8,50 - Crocefieschi : Zeffirina Crocco, 2 --- Cuccavo Monf.: G. L., 25 - Cuorgnè : I. G., 5 -- Cuneo : Angiolina Viglianco, 3.
D) - Demonte : Margherita Verra, 1 o - Denno Caterina Pezzi, 6 - Diano d'Alba: Giuseppe Savigliano e Maria Gabetti, io-Domodossola: Enrichetta Franzi, 4.
E) - Edolo : Maddalena Clemente, 5 - id. Maria Comensoli fu Giacomo, 2.
F) -Faenza: Francesca Ballanti, 5 - Figline Val d'Arno: N. N. - id. : F. T., 5 - Filetto di Villafranha : Rosa Cagnacci - Fiorano sul Serio C. C. M., 5 - Foglizzo : Romoaldo Ferrero, 2 - - Folgaria : Amalia Giuliani, 5 - Fontaneto d'Agogna : Francesco Pizzio, 2 - Fontanetto Po : Giulietta Massa, 2 - Forlì : Giuseppina Conti, 5 - Possano : Francesca Arese - id.: Annetta Gamalero, 4 - Frassineto Po : U. C., 50.
G) - Gambellara : Famiglia Vigneto, 6o - Gandellino : Negroni Andreoletti - id. : Aquilina Meneghina - id.: Carmela Andreoletti - id.: Elisa Andreoletti - id.: Severina Bonetti Frigeri - id.: Antonia Pazinetti Andreoletti - ed.: Bene(letta Andreoletti - Genova : Luigia Benvenuti Ved. Bordino, 25 - Gevigny : (Francia): E. Celina, 5 - Gioia de' Marsi : Sorelle N. N., 3 - Gorizia, N. N., io - Gorzegno: Teresa Franchello, 5 - Gravedona: Annita Cetta, io - id.: Pia Cetta, 10 - Grinzane di Cerveri : Maria Bruno Deulocco, 20 - Grisolera : M. B. R. - Gromo : Maria Corna Santus - Guarene : Vittorio Barocca, 2.
I) - Intra : Lena Tosi, 5 - Intragna : Giacinta Maggetti, 3 - Irma : Dorotea Turinetti - Issiglio . Pietro Scalarone Maestro, 1,50 - Iszkrony: Albina Finor - Ivrea : V. G., 5.
L) - Lasino (Austria): Barbara Ronchetti, io - Lavagna : Suor Codebó, 3 - Lavenone : Lucia Salvadori, 6 - Loreto : Ester e Modesta Topi; 5 - Lucera P. M. - Lugo : Antonia Zampieri, io - id.: Lucia Cattoni, 2 - Luján (Argentina): Maria Scagliotti, 12,50 - Lusernetta : Giovanni Bonetto di Michele - Luserna : Pia Bobbera, 1o.
M) - Marcellinara : D. Giuseppe Maraziti - Marcignago : Maria Malinverni, 5 - Maroggia (Ticino): N. N., i. - Marzinis: Ermenegildo Fantin 15 - Mascali : D. Giovanni Musmeci, 5 - Messina Maria Russo, io - Milano: Teresa Grandi, 5 - id.: Filippo Ravizza, 5 - id. :Giuseppe Lamperti, 5 - id.: C. M., io - id. : Ernesta Bocca, 5 - Modica Alta: Una Cooperatrice, 2 - Mombello Torinese Domenico Corno, io - id.: Lorenzo Gianasso, 2 - Mombello Vicentino: Francesco Cerrutti, i - id.: Bartolomeo Cerrutti, 2 - Moncrivello : T. P., 3 - Montaldo Scarampi : Maria Terzuolo, 5 - Montanaro : Pietro Enriu, 2 -- Montegiardino (Rep. S. Marino): D. Domenico Molcedoni, 8 - Montegrosso d'Asti : Francesca Santero in Valente, 5 - Monterotondo : C. B. - Montichiari : Pietro Standola, 5 - Morgex : Isabella Boggio, 1o - Montojevt .e. G., 2 - Moretta : Teresa Feirano - Morgex Isabella Boggio, io - id.: N. N., io - Muri : C. A.
N) - Napoli : N. N., 5 - Narzole : Teresa Revello, 1o -Nichelino : Rina Pasquali in Cravero, 1o - Nizza Marittima : Egidio Ghiglione, 3 - Noli Maria Antoniotti, 1o -Novaglie : Clementina Donzi in Mazzurri, 5 - Novara : Teresa Pelizzetti in Manara, 6.
O) Oakland (California): A. Fagetti - Oggiono : Sudd. Emilio Castelli, 2 - Orbassano: Clotilde Pereno - Orsara Bormida : Caterina Rizzo, 20 - id.: Maria Pronzato, 3 - id.: Gaetano Farinetti, 3 - id.: Francesca Robone, 4 - Osasio : Tommaso Rossi, 25.
P) - Pagno : Stefano Manino, 5 - Palermo Amato Timoteo - Palazzolo Siculo : Angelina Bordieri - Pallanza : N. N., io - Parma : N. N., 2 - Pasturana : M. Cassina, 5 -- Patone (Austria): Desiderato Frapporti, s -- Penango Monf.: Sartor, 3 - Perosa Argentina: Giacinta Bastia, 12 - Pescia : Emilia E,, 15 - Piasco : Ubertina Conte in Gili, 9 - Piacenza : Maria Bonadé -Piani di Bonghetto : A. S., 20 - Pinerolo : Rosa Aimar, 4 - Piobesi Torinese: Dalmazzo Bussino, i - Pocapaglia : N. N., 3 - Poirino : N. N. - Pommeranos (America): Luigi Zanghellini, 32:-- Ponte di Nossa Guerina Fornoni in Basanelli - id.: Anna Maria Basanelli in Ghilardi - Pordenone : Elisa Bonin in Guarneri , 3 - Poschiavo (Svizzera): D. Agostino Crameri, Curato - -id. : Coniugi Crameri - Pozzengo : Camilla G., 5 - Prà : Coniugi Rossi, 15 - Preme : Martina Castellazzi, 20.
R) - Racconigi : Lorenzina Paschetto, 5 - Rachol-Gôa : Un figlio di Maria - Ravenna : N. N., 5 - Ricogno di Dronero : Teresa Marino Ved. Gozzerino, 1o - Rimini : Ersilia Astolfi, 3 - Rivoli H. A., 40 - Rodello : Emilia Drocco - Roletto D. Pietro Lucco - Roma : A. M. I. - id. : Cav. Andrea Cremaschi - id. : Contessa Laura Barbiellini - Romagnano Sesia : Maddalena Galli, io - Rosignano Monf. : Giulia Casorigo, 5 - Rosingo Monf. Enrichetta Ulla, 2 - Russi : O. F., i.
S) - Sagno : Francesca Fontana, 5 - Salerno Teresa Rinaldo in Granazio, io - Saluggia : Francesco Melle, 12 - id. : B. L., 5 - Saluzzo : Marianna Giordanino, 5 - Sampierdarena : Caterina Vidotto, 2 - S. Benigno (Cuneo): Giuseppina Caula, 5 - S. Damiano d'Asti: Cristina Torchio - San Daniele del Friuli : Rosa Martinuzzi, i - id. : Teresa Fugo, 6 - id.: Emilio Patriarca, 20 - S. Eufemia : D. Luigi Continovri, 4 - S. Giorgio in Bosco Luigia Simoncello in Pozzan, 12 - S. Giorgio Canavese : Caterina Debernardi in Enrico - S. Giorgio Monf.: L. M. Pisano, 5 - S. Lorenzo Calabro N. N., io - Sanluri : N. N., i - id.: N. N., i - S. Raffaele di California : Ersilia Harbor, 25 - San Rocco al Porto : R. 51., 1o - S. Salvatore Monf. Carolina Camurati, 2 - id.: Angela Passino, 2 - id. : Angelina Mantelli, 5 - id. : Luigia Davit, 5 - S. Vito d'Arsiè : Maria Strapasson, 20 - Sarzana Sorelle Canesi, 5 - Sassello : D. Giacinto Oliveri, 2 Savona: Maria Muzio in Pertini, io - Scalenghe : Anna Covertino - id.: Carolina Lione - id.: Visconti-Fagiano, 5 - id.: D. Chiaffredo Clari, 5 - Scano Monti ferro : Mariangela Obino in Panzali, io - Schio : Nicola Pizzolato, 5 - Sequals :Maria Segnafiori, 5 - Serralunga d'Alba C. T., 3 - Settimo Rottaro : Famiglia F. B., 5 - Settino S. Pietro : Giovanna Deiano, 2 - Siracusa Pasquale Calandrino - Sirene : Albina Limonta, 2 - Sliema (Malta): Angelo Sultana - Solimbergo Valentina Anon, 3 - Somma Campagna : Carolina Fagiuoli, io - Sondrio : N. N., 200 - id.: N. N., 5 - Spezia : Rosa Da Pozzo Ved. Ruffini, 20 - Strevi : Rosina Bruno, 3.
T) - Tione : Adele Pasperi, io - Torino : C. R. C. - id.: Paolina Moro, 2 - id.: S. M. A. - id. Maria Baieto - id.: N. N., 5 - id.: Antonietta Varetto, 3 - id.: C. M., 5 - id.: N. N. - id. Anna Gallarà - id.: Rosa Robotto, 2 - id.: Maria Chiappino - id.: S. C. - id.: Teresa Bosozzi - id. : A. G. G. - id. : Maria Mollo, 2 - id. Francesca Bianco - id. : N. N. - id. : Vincenzina Agosti, 15 - id.: Adele G. - id. : Sorelle Giordano, 2 - id.: N. N., 2 -.- id. : Oreste Romano, 15 - id.: Giovanni Pastore - id.: Fortunata Cappio -id.: N. N., 1o- Torre Annunziata : Andrea Sozio, io -Trecate : L. M., 3 - id.: N. N. - Trento G. M., 5 - id.: N. N., io - id.: Tre pie persone, 22 - id.: N. N., 3 - Tunisi (Africa): N. M. Monery, 40 - id.: Giuseppe Lentini, 5.
U) - Umbriatico : Luigi Giuranna.
V) - Val Goglio : Teresa Mosetti in Negroni - id.: Giacoma Fornoni in Bonetti - Valgreghentino : N. N. - id.: Livia Scaccabarozzi, 5 - Valguarnera : Carolina Spampinato, 5 - Valtournanche Eulalia Ottin, 20 - Varazze : Carlo Baglietto, 6 - id.: Agostino Castelletto, io - Varengo : Fiorina Sereno, 5 - Varese di Como : Achille Montalbetti, 2, 40 - Varzo : Tito Furlan, 5 - id : Antonietta Caranchini, 2,50 - Ventimiglia: Gaggioso in Desaldo, 2 - Vercelli : Maria Rollone in Malinverni, i5 - id.: Giovanni Capriolo - Verona : N. N., io - id.: Gino Senzaveri - id.: Gonzato Argeniole, io - id. : N. N. 2o - Vescovana : Maria Sacchetto, 20 - Vesime : Teresa Roba, 5 - Viggiò : Luigia Catella, 50 - Vignale Monferrato: Antonietta Porro, 5 - Vigone : Agostina Nada, io - id. Catterina Gallo - Vittorio Veneto : Candida Vascellari, io - Vilafranca io Lunigiana: D. Corrado Mori, 2 - Villalba : Giovanna Scarlata, 5 - Villanovaforru : Gerolamo Cosu, 5 - Vogliano : Teresa Riconda, 8.
Z) - Zinasco : Annunziata Pertusati, 5.
X) - C. A. - Giuseppina Guidi - N. N., 2 - Maria Pierotti e Teresina Pierotti - T. P., 5 - Felicina Pulsella in Guzzardi, 25 - M. F., 20 - Alessandrina Guzzardi, 25 - M. F., 20 - Alessandrina Ferrari Ved. Busalla, 25 - N. N. - Rosa Bacciarini, 5 - Barbara Perico, 3 -E. N. - Una Signora della Sicilia per la guarigione da febbri infettive e tosse convulsiva della sua bambina, 5.
Santuario di Maria Ausiliatrice
TORINO-VALDOCCO
Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per ogni corrispondenza in proposito, come anche per Messe o novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore dei Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, Via Cottolengo, 32 - Torino.
Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.
Dal 1° dicembre al 10 gennaio:
16 dicembre - Comincia la novena del S. Natale: Ore 6: Messa, Profezie, discorso e Benedizione - Ore 19: Profezie, discerso e Benedizione.
25 dicembre - Solennità del S. Natale: Ore 9,3o Messa cantata - Ore 16,30 Vespro, discorso e Benedizione solenne.
1 gennaio - Circoncisione di N. S. G. C. - Nel Piemonte è solo festa di divozione - Orario dei giorni solenni con Esposizione del SS.mo.
2 gennaio - Primo venerdì del mese: Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento dalle 6 alle 17 - Benedizione alle 6,30 e alle 17.
6 gennaio - Epifania di N. S. Gesù Cristo - Come il 25 dicembre.
Don ANDREA BELTRAMI
Dalla Curia Vescovile di Novara stanno per essere inviati alla S. Congregazione dei Riti gli atti del Processo Ordinario informativo per la Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio, Don Andrea Beltrami, sacerdote della nostra Pia Società, del quale il 30 corrente dicembre ricorre il XVI° anniversario della morte preziosa.
« I frutti - scriveva la Civiltà Cattolica nel 1° fascicolo dello scorso settembre a proposito della vita di D. Beltrami, scritta dal rev.mo Teol. D. Giulio Barberis (1), - sono la lode più bella e più sicura dell'albero, e può quindi rallegrarsi la Pia Società Salesiana, che, mentre tanta messe raccoglie nella Chiesa di Dio, sa dare al mondo modelli di santità, come Don Andrea Beltrami.
» Nato in Omegna (Novara), sul lago d'Orta, nel 1870, e datosi presto a divedere fornito di eletto ingegno e di rara pietà, fu volentieri ammesso da D. Bosco nella sua Congregazione, a cui si sentiva potentemente chiamato (1886). Proseguì gli studi con ardore e ottima riuscita nel liceo, e nella regia Università torinese, finchè il malore, che doveva condurlo al sepolcro, non l'ebbe costretto a romperne il corso. Fatto sacerdote a 23 anni (1892), tutte le sue delizie, nei cinque anni che sopravisse, le mise nel celebrare la Messa, nell'esercizio continuato dell'orazione, nello studio, e nello scrivere utilissimi libri di carattere religioso e morale, perseverando nella sua lunga malattia, paziente e sereno fino alla morte, che lo rapì all'affetto dei suoi, in Valsalice presso Torino, ai 3o di dicembre 1897. Bellissimo modello, ritratto con fedeltà e amore dal cuore più che dalla penna del ch. Teol. Barberis, che ben può rallegrarsi di averlo avuto a discepolo e figlio. E tal modello l'A. propone specialmente ai giovani, massime ai religiosi, che scorgeranno in queste edificantissime pagine come santificarsi nella vita ordinaria e nascosta degli studi. Gli infermi poi vi apprenderanno ammirabili lezioni di pazienza e fortezza cristiana nel patire.
» Breve e preziosa vita! Preziosa in particolare perchè ricca di vittorie, come ripiena di lotte. Ha fatto molto bene D. Barberis a mettere in rilievo questo lato della vita del caro D. Andrea; quanto coraggio non ne prenderanno i giovani, esposti alle medesime prove e pericoli! Preziosa anche per l'apostolato a bene dei prossimi. I libri di Don Beltrami, come la vita della B. Margherita e di S. Francesco d'Assisi, quella della B. Liduvina, in cui si può dire che dipingesse se stesso, il volume su Giovanna d'Arco e su Napoleone, ed altri ancora, sono così caldi del sacro fuoco di cui ardeva il pio scrittore, e sono condotti con uno stile così disinvolto e attraente, che formeranno a lungo un utile pascolo letterario e spirituale insieme, specialmente per i giovani.
» Le interne virtù, lo straordinario amore all'orazione, il suo zelo, l'amore alla sua cara Congregazione, tutto è narrato da testimoni sicuri, fra cui lo stesso chiaro Autore... Molto opportunamente dunque D. Barberis ha presentato al pubblico questa biografia, che la prima volta aveva dato alle stampe solo ad uso domestico ».
Fin qui l'autorevole Periodico. Dal canto nostro facciamo voti perchè la Vita di D. Beltrami penetri nelle famiglie cristiane e corra anche per le mani dei sacerdoti, per ravvivare nelle anime un po' di quello straordinario amore all'orazione ed alla mortificazione, che furono le virtù più eroiche di quest'amato Confratello.
(1) Sac. Teol. Giulio BARBERIS Memorie e cenni biografici del Sacerdote Salesiano Don Andrea Beltrami. 2a Edizione, 1912. Un bel volume in 12° di 622 pagine. Presso la S.A I.D. Buona Stampa: prezzo L. 2.00.
TORINO-VALDOCCO. - Il Convegno Ginnastico Regionale Piemontese, indetto dalla Società « Valdocco » del primo Oratorio Festivo di D. Bosco, sotto gli auspici del Consiglio Regionale Piemontese, sezione della F. A. S. C. I., non poteva avere esito migliore.
Fin dalle prime ore del mattino del 19 ottobre cominciarono a giungere dalla città e dalle provincie i baldi giovani colle loro gaie divise e coi loro fiammanti vessilli. Notavansi, oltre la Valdocco banditrice del Convegno, la sezione Artigiani dell'Oratorio Salesiano di Torino, la Barolo, la Neride, la S. Martino, la Victor di Torino, la Voluntas di Novara, la Vigor d'Ivrea, la Forti e Sani di Fossano, la Fulgens di Foglizzo, la Re Arduino e le Scuole Elementari di S. Benigno; in tutto 12 Società con con più centinaia di ginnasti, i quali si portarono tosto nel Santuario di Maria Ausiliatrice dove il rev.mo Don Albera celebrò la Santa Messa, distribuì la Santa Comunione e rivolse ai presenti affettuose parole di saluto, di augurio, d'incoraggiamento, esortandoli a far procedere di pari passo agli esercizi ginnastici anche, e sopratutto, gli esercizi della pietà e delle virtù cristiane.
Usciti dalla Messa, si diressero subito al vasto cortile del nostro Oratorio Festivo, per le gare di squadre e individuali.
Nel pomeriggio le squadre si riunirono al Collegio degli Artigianelli, in Corso Palestro, donde tornarono in corteo al campo delle gare, sfilando coi loro vessilli inalberati e fiammanti e con le loro squillanti fanfare, lungo il Corso Palestro, via Garibaldi, piazza Statuto, corso Principe Eugenio, via Maria Ausiliatrice, Cottolengo e Salerno; mentre sul palco d'onore avevano preso posto il rev.mo signor Don Albera Rettor Maggiore dei Salesiani con altri dei nostri Superiori, il cav. dott. Giuseppe Scrimaglia, rappresentante del Conte Senatore Jacopo Vittorelli, Prefetto di Torino, la Contessa Antonia Vittorelli-Casalini, circondata da un eletto stuolo di dame, ed altre rappresentanze e molti illustri personaggi del Clero e del laicato.
Le diverse squadre si produssero con produzioni libere, riscuotendo cordiali applausi, specie la Voluntas di Novara con i suoi esercizi col fucile, la Vigor d'Ivrea, la Neride e la Valdocco di Torino coi loro gruppi plastici ed alle scale, e la Sezione Artigiani dell'Oratorio Salesiano con una splendida progressione ai bastoni. L'esercizio che più attrasse l'attenzione del numerosissimo pubblico, fu il saggio collettivo eseguito con vera precisione, plasticità ed eleganza.
Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice
TORINO. -Togliamo dal Momento dell'8 novembre: - « Chi nel principio dello scorso ottobre ha assistito alla funzione della partenza dei missionari salesiani, compiutasi devotamente nella Basilica di Maria Ausiliatrice in Torino, ha certo posato lo sguardo commosso sullo stuolo di Figlie di Maria Ausiliatrice, imploranti esse pure, in quell'ora solenne, la benedizione materna.
» Erano le nuove apostole, le sessanta e più coraggiose Missionarie, chiamate ora nel vasto Oriente e nella giovane America a diffondere con la civiltà cristiana lo spirito eminentemente benefico del venerabile Giovanni Bosco.
» E Adalia e Damasco le accolse già nelle due prime spedizioni numerose, a cui seguì quella degli Stati Uniti (NordAmerica), del Perù e dell'Equatore.
» Ora sono sulle mosse altre ed altre ancora, per il Messico, il Centro America, la Colombia, il Chilì, l'Argentina, l'Uruguay ed il Brasile: tutta una falange di eroine, la maggior parte uscite dalla Casa Madre dell'Istituto e dalla Casa Centrale delle Missioni estere, dove lasciano tutte sentito rimpianto e la più alta ammirazione.
» Alle valorose pioniere di fede e di civiltà, cui il nuovo grande sacrifizio ricinge di più luminosa aureola il nostro fervido augurio di bene. Il Cielo le accompagni nella futura missione, che sarà la salvezza di innumerevoli anime ».
MILANO.-« In questa nostra città - scriveva l'Italia del 9 ottobre - non poteva certo mancare l'opera del Ven. Giov. Bosco. Quindi.... anche le Figlie di Maria Ausiliatrice venivano ad iniziarvi l'opera loro a vantaggio della gioventù femminile; opera assai più modesta nelle proporzioni, ma non meno utile e feconda di bene. Nella popolosa città infatti a cui affluiscono le giovinette da ogni parte d'Italia per trovare impiego e lavoro, esse pensarono di colmare una lacuna, aprendo nel 191o in via Copernico, 18, un « Pensionato » per quelle signorine che intendono appunto di frequentare le scuole od impiegarsi presso qualche ditta, o perfezionarsi in qualche utile lavoro. In esso, con una modica retta veniva loro provvisto alloggio conveniente, vitto sano ed abbondante, assistenza e cure materne, comodità di compiere i doveri di una buona cristiana, e sopratutto, quella sicurezza assoluta che garantisce una perfetta moralità. Per questo appunto, non appena conosciuto, il villino di via Copernico si popolò di signorine studenti ed impiegate, tanto che, a distanza di pochi anni dalla sua apertura, esso non è più sufficiente all'uopo. E così la direzione delle Figlie di Maria Ausiliatrice ha subito provveduto ad aprire in un altro punto di Milano, e precisamente a Porta Vittoria, un secondo pensionato alle stesse condizioni e coi medesimi vantaggi di quello di via Copernico.
» Il nuovo più ampio locale, provvisto di tutte le comodità dell'edilizia moderna e rispondente alle più severe leggi igieniche, potrà ospitare un numero assai maggiore di signorine ed offrir loro tutte le garanzie di ambiente sanissimo, tranquillità assoluta nei loro studi, uffici e lavori...
Ma neppur qui doveva fermarsi l'opera altamente umanitaria e cristiana delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Esse pensarono che quella stessa gioventù fiorente di vita e di energia, a cui si aprono i pensionati e gli oratori, nella continuità faticosa del lavoro quotidiano ha bisogno ogni tanto di riposo e di aria migliore. Anche a questo si è provveduto. A Cesano Maderno, sopra uno sfondo meraviglioso di forta pineta sorge una villetta, antica dimora dei conti Borromei, e qui è stato aperto un nuovo istituto, che prende il nome di « Casa di riposo ».
Per programmi e schiarimenti rivolgersi alla Direzione dell'Istituto Maria Ausiliatrice in Via Bonvesin de la Riva, (Porta Vittoria) Milano.
In Italia.
MILANO. -- Pel compimento della Chiesa di S. Agostino. - Il « Don Bosco » dello scorso novembre dà la lieta notizia che si sono ripresi alacremente i lavori per il compimento della Chiesa monumentale di S. Agostino. Nel 19o6 fu inaugurata ed aperta al divin culto tutta quella parte del tempio, che va dalla facciata fino alla crociera; ed ora si tratta della costruzione di questa e dell'abside, compresa l'artistica cupola; il che importerà una spesa eguale, se non maggiore, a quella incontratasi per la parte già aperta al divin culto.
« Chiunque considera la grandiosità del disegno della nostra chiesa di S. Agostino - scrive il « Don Bosco » - al primo senso d'ammirazione sente spontaneamente associarsi un pensiero quasi di sgomento e di vivissima preoccupazione: Come condurre a compimento quest'impresa? Chi le ha fornito i mezzi fin qui? Chi le verrà in soccorso in avvenire!?
» A maggior gloria di Dio e dell'ammirabile sua Provvidenza, dobbiamo subito confessare di aver toccato con mano quanto sia cara a Dio l'erezione di questo tempio. E la Divina Provvidenza che ci è venuta in soccorso fin qui, ci continuerà più che largo il suo aiuto per condurre ora a compimento il maestoso edifizio.
» Ma dopo Dio, l'inno della nostra riconoscenza deve pubblicamente riconoscere le benemerenze dell'infaticabile Comitato Salesiano Milanese, che fu ed è l'anima ed il sostegno di tanta vitalità d'azione, servendosi di ogni più affettuosa e delicata industria per giovare all'ardimentosa impresa.
» Anche i singoli Cooperatori Lombardi, specialmente i benemeriti Cooperatori Milanesi, meritano l'assicurazione della nostra più viva riconoscenza.
» ...Ebbene, colla riconoscenza di beneficati e colla fiducia di chi ancora abbisogna dell'aiuto di persone care e generose, noi ci permettiamo di sollecitare in quest'occasione qualche speciale soccorso da tutti i buoni Cooperatori di Milano e dell'intera Lombardia, da tutti gli ex-allievi salesiani a favore della Chiesa di Sant'Agostino. Chi non può giovarle direttamente con offerte personali, s'industrii a cercare altri cuori generosi, a procurar nuovi associati alla Pia Opera di Sant'Agostino, nuovi abbonati al « Don Bosco » (il simpatico periodico che è anche l'organo dell'Opera Salesiana in Milano), a fare insomma qualche cosa per il pronto e felice compimento dell'impresa. Le benedizioni invocate dai trecento e più giovanetti accolti nell'Istituto di Sant'Ambrogio e le preghiere nostre riconoscenti, unite a quelle delle migliaia di fedeli che frequenteranno il nuovo Tempio, saranno il miglior premio per tutti i benefattori ».
PENANDO MONFERRATO Al Collegio di San Pio V, dove presentemente sono 11o giovani avviati alla carriera ecclesiastica, la mattina del 23 ottobre u. s. si compiva una commovente cerimonia. Otto alunni che nell'anno scolastico testè decorso avevano compiuto il corso ginnasiale, ricevettero l'abito ecclesiastico dalle mani del sig. D. Albera, al quale faceva corona un eletto stuolo di parroci e di sacerdoti dei vicini paesi. Nel pomeriggio la comunità si radunò nuovamente in cappella, e il sig. D. Albera rivolse un discorso di addio a quegli otto generosi, che in qualità di aspiranti o alunni missionari avevano chiesto ed ottenuto di accompagnare i nostri 6o nuovi Missionari nei vari campi di Missione. La piccola schiera salpi da Napoli il 1o novembre e passando per Roma ebbe la fortuna di essere benedetta anche dal Vicario di Gesù Cristo. Congratulazioni vivissime ai cari giovani.
ROMA-TESTACCIO. - Un'opera buona. - Il gran caseggiato detto Palazzo bianco, che ha la sua fronte in Via Cristoforo Colombo al Testaccio ed è chiuso lateralmente da via Amerigo Vespucci e Lungo Tevere Testaccio, fin dal 191o dava segni di poca solidità. L'amministrazione del Banco di Napoli, proprietario, fece eseguire alcuni lavori di restauro, che pel momento parvero rassicuranti; ma continuando il palazzo a minacciare rovina, il 24 agosto p. p. veniva intimato lo sfratto a circa metà degli abitanti, cioè quelli che abitavano la porzione di palazzo che guarda il Tevere, una sessantina di famiglie (comprese quelle in subaffitto), in tutto 246 persone: e una settimana dopo, il 31 agosto era intimato lo sfratto anche alle altre 6o famiglie che occupavano l'altra parte del palazzo.
« Come è naturale - scriveva il Corriere d'Italia - i poveretti si misero in moto per cercare alloggio: chi trovò presso parenti, chi presso compaesani, compari, ecc. Molti dovettero prendere camere mobiliate, altri furono costretti ad accontentarsi di qualche metro quadrato di camere di passaggio per porvi il letto: e il resto delle masserizie? Nulla è più doloroso per una famiglia operaia che vedere in una strada lo scarso patrimonio del mobilio
» Fu allora che animati dallo spirito di carità del loro fondatore, le Suore di Maria Ausiliatrice di via Marmorata, 102, e i Salesiani che reggono la Parrocchia, misero a disposizione i propri locali pel deposito del mobilio: ed è facile immaginare coli quanta soddisfazione, l'una dopo l'altra, ben quaranta famiglie approfittarono di tanta bontà!
» Ma alcune famiglie non avevano trovato proprio nessun ricovero presso parenti od amici: vi furono padri e madri che passarono qualche notte sotto gli alberi
» Incoraggiate dal Parroco, Sac. Dottore Olivares Luigi, dolente di non aver locali proprii a disposizione, le ottime Suore di Maria Ausiliatrice accolsero a dormire nel salone di ricreazione interna alcune alunne del loro Oratorio festivo con le mamme e le sorelle: se ne aggiunsero presto altre, sino al numero di 22.
» Naturalmente il Parroco non si appagò di provvedimenti così parziali: troppo ferivano il suo cuore le lagrime di tanti suoi figli, che si trovavano per soprappiù in gravi pericoli morali e materiali: nè le Suore avrebbero potuto tener occupato a lungo il salone.
» Ebbe una buona ispirazione. ...Mesi or sono cessava di funzionare al Testaccio il Dormitorio S. Giuseppe del Circolo di S. Pietro, essendosi aperto il nuovo Dormitorio a Santa Galla: perchè non avrebbero potuto servire quegli ampi locali come temporaneo alloggio alle famiglie che non avevano un tetto?
» Le difficoltà furono presto superate. L'Ammi nistrazione dell'Opera Pia S. Margherita, presieduta dall'egregio cavaliere avv. Pietro Baccelli, proprietaria dello stabile, non ebbe difficoltà a concedere in affitto i locali: il Parroco, a sua volta, con quella fiducia nella Provvidenza, che è il distintivo dei figli di Don Bosco, dichiarò di sobbarcarsi alla ingente spesa, e senz'altro la cosa fu conclusa. Inutile descrivere la gioia delle famiglie. I locali sono ariosi, forniti di acqua potabile e sufficientemente spaziosi. Ormai quasi venti famiglie Danno alloggio gratuito e sufficientemente comodo, attese le circostanze, per parecchie settimane. Il cuore paterno del Parroco ne esulta; egli, non occorre dirlo, considera quei poveretti quali figli di predilezione e frequentemente li visita, animandoli e confortandoli....
» Così i Salesiani non cessano un istante dallo svolgere con ammirevole spirito di sacrificio il loro programma a bene del popolo; e sanno svolgerlo a fatti più che a parole ».
L'Osservatore Romano del 12 settembre, dando le stesse notizie, terminava con queste parole:
« Un bravo di cuore agli infaticabili figli di Don Bosco! Essi proseguono con ogni genere di sacrifizio l'opera, loro assegnata dalla Divina Provvidenza, a bene del popolo. »
Anche La Tribuna commentava il fatto:
« L'impressione prodotta in quartiere dall'atto nobile del Parroco, senza nulla togliere alla gratitudine che gli sfrattati debbono a tutti gli altri che con pari fervore di Don Olivares hanno curato di soccorrerli, è stata certamente ottima, e torna ad onore dei Salesiani e del loro programma di pratica pietà verso il popolo che soffre ».
All'Estero.
NICTHEROY (Brasile). - Il Collegio S. Rosa ha celebrato l'anno trentesimo della sua fondazione con una serie di festeggiamenti. Applauditissima da tutta la città fu la sfilata dei 45o alunni, schierati in un sol battaglione scolastico, diviso in tre compagnie, al colle dell'Arsenale Nazionale. Il 15 agosto poi vi fu un imponente pellegrinaggio al Monumento di Maria Ausiliatrice, che domina l'Istituto. Il promotore Mons. Quartini, Vicario Generale della diocesi, celebrò messa campale ai piedi del Monumento. Dopo questa vi fu una conferenza su Don Bosco e le opere salesiane. Numerosissimi furono gli accorsi che presero parte a tutta l'imponente cerimonia.
Gli alunni diedero quindi nel cortile del collegio uno splendido saggio ginnastico, di cui anche i lettori potranno farsi un'idea da una illustrazione relativa (Ved. pag. 361).
Un'opera doverosa di propaganda
DoN Bosco diceva , « una buona elemosina » il dono di un buon libro a un giovane, a una famiglia, a una biblioteca; e con ragione. L'uomo non vive solo di pane, ma ha bisogno di cibo anche per l'anima; e quindi se ci commove la vista di chi soffre la fame, ci deve fare maggior compassione chi, per inedia spirituale, vien meno alla vita dell'anima. Per questo il Venerabile nostro Fondatore volle che fosse parte integrale del programma della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani anche la diffusione della buona stampa.
E come potrebbero i benemeriti Cooperatori e le zelanti Cooperatrici compiere facilmente questo dovere ?
Non esitiamo a dirlo: col diffondere i buoni libri che vengono mensilmente annunziati nella copertina del Bollettino Salesiano. Chi più chi meno, tutti a quando a quando siamo soliti fare qualche dono per un onomastico, o un compleanno, o uno sposalizio, ecc. Bene, preferiamo sempre il libro buono, sinceramente buono, a tanti altri doni molte volte inutili.
Ad esempio: ora siam vicini alle Feste Natalizie e del Capo d'anno e pensiamo di fare qualche regaluccio ; perchè non diffondere a piene mani la Buona Strenna, il noto almanacco che da vari anni è l'amico più caro delle famiglie cristiane (1) ; oppure il Galantuomo, l'almanacco delle « Letture Cattoliche », che quest'anno si presenta ricchissimo di ammaestramenti e di care e interessanti notizie utili a tutti, e si vende a pochi centesimi (2) ?
Perchè non diffondere di più la stessa pubblicazione mensile testè accennata, diciamo le Letture Cattoliche (3), con la quale Don Bosco fece tanto bene alla gioventù e al popolo cristiano e che, entrando felicemente nel suo 62° anno di vita, ci assicura una serie di opuscoli popolari, di tutta attualità?
E gli educatori e i genitori cristiani, che desiderano assuefare alle buone letture i loro alunni e figliuoli, perchè non pensano di abbonarli alle Letture Amene ed Educative (4), altra pubblicazione ideata da quel grande educatore che fu Don Bosco; e non cercano di propagare ampiamente Adolescenza (5), l'unico periodico letterario quindicinale illustrato d'intento educativo e spirito cristiano, che si può dare tranquillamente e con frutto agli alunni delle Scuole Ginnasiali, Tecniche e Complementari e delle Elementari Superiori? E la bella collana dei Racconti per i ragazzi; che ha già più di 6o graziosissimi fascicoletti a dieci centesimi ciascuno, è da tutti conosciuta e sostenuta come si merita?
In questi giorni la Libreria S.A.I.D. « Buona Stampa » ha dato alla luce un'altra novità per il mondo degli studenti: L'Almanacco dello Studente Italiano (6). Ebbene, questo caro libriccino dovrebbe correre per le mani di tutti i giovani, anche di quelli che non vogliono legger libri che sanno troppo... di religione i e noi siano garanti che anche essi potranno avere una buona parola e un buon pensiero in mezzo al cumulo di notizie scolastiche che percorreranno avidamente; e ciò sari un gran bene.
Un'altra opera che merita di essere largamente propagata fra la gioventù è il Corso di Letture per le Scuole Catechistiche, in 4 volumetti, intitolato: In Rito i Cuori! (1), premiato al Concorso Nazionale di Bologna,, encomiato da venerati autografi del S. Padre e di quasi tutto l'Episcopato Italiano. Noi lo vorremmo qual libro di lettura e di premio in tutte le scuole catechistiche e insieme in in tutte le famiglie cristiane, ove la mamma e il babbo compiono ancora il sacrosanto dovere d'istruire nella religione i loro figli, perchè è un libro che piace ai fanciulli e col diletto lascia vivamente impresso nel loro cuore il ricordo delle verità rivelate.
A lato di questo Corso di Letture, la stessa Libreria ha pubblicato una breve Storia della Chiesa per le Scuole elementari Superiori, e una Storia dei Martiri narrata ai fanciulli, scritte ambedue da quel grande amico della gioventù, che è il Sacerdote dott. Ugo Mioni (2). Plaudendo all'intento santissimo degli Editori, ci auguriamo di vedere largamente assecondati i loro sforzi e così resa cristiana l'educazione di quella gioventù, che è costretta a frequentare una scuola ove si trascura la più granfie e la più importante delle scienze, la Religione.
Facciano quindi attenzione i buoni Cooperatori e le buone Cooperatrici, specialmente quelli che vivono la vita nell'esercizio del Sacro Ministero o nell'insegnamento; facciano sempre attenzione alle molteplici novità librarie che vengono mensilmente annunziate nella copertina del Bollettino Salesiano e ne zelino la diffusione. Quanto bene di più potranno compiere, e in compenso quante benedizioni di più invierà loro il Signore
(1) Ved. in copertina.
(2) Un volumetto di oltre 200 pagine, cent. 30 la copia. (3) Abbonamento annuo L. 2,25, presso la Libreria della S.AI.D. «Buona stampa ».
(4) Abbonamento annuo L. 4,50, presso la stessa Lìbreria.
(5) Abbonamento annuo L. 3, presso la stessa Libreria. (6) Ved. in copertina.
(1) Ved. la copertina del num. di novembre. (2) Ciascuna L. 0,50 la copia.
Cav. Avv. Luigi Pulciano.
Fratello al compianto Arcivescovo di Genova, ebbe comune con lui l'integrità e la nobiltà del carattere e la più grande benevolenza verso ogni opera buona. Avvocato Generale presso la Corte d'Appello di Torino, nella relazione del 2 gennaio 1911 tessè in assemblea generale il più splendido elogio di D. Rua, indice di quella ammirazione che l'esimio magistrato ebbe sempre per l'Opera di Don Bosco. A Lui, chiamato al premio celeste, l'omaggio devoto della nostra memoria riconoscente.
Luigia Farina.
Raccomandiamo caldamente alle orazioni dei nostri Cooperatori la signora Luigia Farina morta, non è molto, in Bonassola, presso Spezia. Essa fu zelantissima Cooperatrice Salesiana. Mostrava il suo ardente affetto alla nostra Associazione tenendosi ognora informata, con la lettura del Bollettino, di quel poco di bene che i Salesiani, aiutati dai Cooperatori, vanno facendo, specialmente nelle Missioni. La signora Farina desiderosa di estendere sempre più le Opere salesiane, sovente ne parlava con tutte le persone che l'avvicinavano, e le soccorreva per quanto poteva imponendosi anche, a tal fine, non lievi sacrifici. Ella avrà certo constatato la verità di quel detto del Ven. D. Bosco, che in morte si raccoglie il frutto delle opere buone.
Nicolò Borgo, fu Angelo.
Spirò serenamente come visse, munito dei conforti religiosi, in Quarto dei Mille, presso Genova, il 12 ottobre u. S. Appartenente ad una famiglia altamente benemerita dell'Opera Salesiana, era egli pure affezionatissimo a Don Bosco, a Don Rua e all'attuale nostro Superiore Don Albera, che conobbe fin dai primi anni che si fondò la casa di S. Pier d'Arena. La scomparsa di questi cari amici di vecchia data è sempre una pena al nostro cuore. Che il buon Dio ci riunisca poi a loro nella patria dei Santi !
Altri defunti dal 1° ottobre al 1° novembre.
Ameno Suor Angelina - Torino.
Foggio Giuseppe - Caluso.
Belloni Quinzio - Civita Castellana. Bartolucci Carolina - Monterotondo. Bonetti Liortolo - Gandellino. De Rossi Maria - Semonzo. Dosi ved. Barelli Filomena - Lego.
Facchiani Mons. Giuseppe Vescovo - Belluno.
Ferrando Carmelita ved. Migone - S. Martino d'Albano. Giannone Antonino - Castronovo di Sicilia. Giordano Luigi - Castronovo di Siiclia. Gaburro Rosa - S. Pietro Incariano. Laudi Barbara - Le Preze di Poschiavo. Lenta Giuseppe - Roreto.
Maroni Giuseppina - Palazzoli sull'Oglio. Mazza Giuseppe - Abbiategrasso. Migliorini Mons. Nicola - Montecchio. Marchisio Giovanni - Torino. Madre Laura - S. Mauro Torinese. Marraro Vincenzo - Regalbuto. Menegoi Federico - S. Pietro Incartano. Pulciano Cav. Luigi - Torino. Piana Marianna - Torino. Pedron Modesto - Mestruio. Pella Giuseppe - Valdengo. Piovano Angiolina ved. Clerico - Torino. Rossi Zenaide - Roma.
Rota Margherita - Palazzago.
Ricci Emilio - Torre Maggiore. Spingi Fortunato - Asso. Stocchiera Luigia - Arzignano.
Tramontana Barone Alvaro - Castronovo di Sicilia. Tovaro Raffaele - Acireale. Vaccariuo Ing. Cav. Giovanni - Torino. Vercellotti Cristina - Pertengo.
Lettera del rev.mo D. Paolo Albera (1° gennaio 1913), pag. 2.
L'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel 1912, 6.
Nel XXV° dalla morte di D. Bosco: Cenni biografici: Gli ultimi giorni, 8 - Commemorazioni, discorsi e conferenze, 88, 133, 163. 293
D. Andrea Beltrami, 16, 378.
La Pia Unione dei Cooperatori Salesiani : Come sorse; Perchè fu detta « Unione » di « Cooperatori » « Salesiani »; Quale ne è lo scopo: Quali le maniere di cooperazione; Quale lo spirito; Quali le sollecitudini particolari; Preziosi incoraggiamenti; Una preghiera e aula promessa; Condizioni di Ascrizione, 33.
La giovinezza di un grande, 43.
Preghiamo pel S. Padre, 65, 129.
La devozione di D. Bosco al Papa, 66.
Il XVI' Centenario della pace della Chiesa, Letture storiche : I, II, 76 - III, IV, 166 - V-VII, 260.
I fanciulli e della necessità di educarli cristianamente, 8o, 146.
Viva Maria Ausiliatrice! (Nel ritorno del sig. Don Albera dalla Spagna), 130.
Don Bosco e la sua Opera religiosa, civile e sociale (Discorso dell'On. Cesare Nava), 133.
La pace secondo il Cuore di Gesù, 161.
Una cara notizia (La Vita di D. Bosco) 192, 263
I fini primari dell'Opera Salesiana: i) Gli Oratori festivi, 225; II) le Missioni, 2J1; III) Le Vocazioni allo stato ecclesiastico, 289.
Per la scelta di un Collegio, 272.
« Mamma Margherita », 297.
Nuovi Missionarii, 328.
Buon Natale!, 353.
Don Bosco al letto del Conte di Chambord, 355.
Per il Monumento a Don Bosco, 43, 74; l'esposizione dei bozzetti, 97 - Il verdetto della Giuria, 99 - D. Bosco nel concetto degli artisti, 100 - Il nuovo Concorso, 145, 169 '- Notizie varie, 169 - Il bozzetto prescelto; il significato del Monumento, 238 - L'Autore, 336.
Parla Don Bosco : i) Un prezioso documento sui primi tempi dell'Oratorio, 323 - II) In qual modo Don Bosco esercitava fin dai primi tempi il suo zelo fra i giovani dell'Oratorio, 324 -III) Una splendida prova della vigilanza dello zelo e della santità di D. Bosco, 325 - IV) Un buon padre di famiglia, 366 - V) Come sono pur troppo tante madri, 367.
Il Sig. D. Albera
In Liguria, 27. - Nella Spagna, 170, 201, 231. Ai piedi del S. Padre, 229. .
Nell'Italia Centrale e Meridionale e a Milano, 264.
Notizie di famiglia.
Dall'Albania : La sorte delle Figlie di Maria Ausiliatrice durante il conflitto montenegrino-turco, 206. Nel Perù : Una visita al Cuzco, 298.
Altre notizie.
Don Bosco nel Parlamento Messicano, 2o.
Il Cinquantenario del 1° Collegio Salesiano, 114,175 Le Feste Giubilari della Consacrazione della Chiesa
del S. Cuore di Gesù in Roma, 195.
Alcuni fatti ascritti all'intercessione da Don Bosco,
301, 330, 364.
L'Opera di D. Bosco nell'Argentina, nell'Uruguay, Chili e Brasile (Lettere del Sac. Stefano Trione), I-II, 333. - III-IV, 359.
Per le Vocazioni allo stato ecclesiastico e alle Missioni estere, 213.
Dalle Missioni.
Sosteniamo le Missioni, 82.
Brasile: Care notizie delle Colonie dei Bororos (D. G. Balzola), 181 - Da una relazione ufficiale, 243 - Amorevoli tratti della Divina Provvidenza (Don G. Balzola), 338. - Tre letterine di Thiago Marques Aipobureu, 369.
Cina: Scene pietose di fede in un lazzaretto di appestati; 94 battesimi (D. L. Versiglia), 149, 177 - Scampato da una banda di pirati (D. G. Pedrazzini), 18o - La bontà di Maria Ausiliatrice (P. Burroni), 240 - Ancora tra i pirati (Don G. Pedrazzini), 241.
India: L'Orfanotrofio di Tanjore (D. Mederlet), z11.
Repubblica Argentina: Territorio di S. Cruz: I bisogni spirituali della Patagonia (D. G. Beauvoir), 17 - Primavera di fede sulle sponde del Rio Negro (D. G. M. Brentana), 47 - Dall'Alto Neuquén: Siamo troppo pochi! (D. M. Gavotto), 82 - La posa della pietra fondamentale di un nuovo ospedale a Viedma (Nazario Bartoli), 210 - Fra due tribù indigene (Don D. Milanesio), 275 - Per l'assistenza religiosa di un centro assai promettente (D. L. Pedemonte), 275.
Terre Magellaniche: Pietà e vita cristiana dei Fueghini (D. M. Borgatello), 277.
Fiori e Frutti (Dalle Memorie dei nostri Missionari): V) Spavalderia e protezione celeste, 242. VI) Un fiorellino del deserto, 304.
Spigolando o In fascio : Frutti abbondanti, 84 - Da Elisabethville, 212 - Dalla Terra del Fuoco, 212 - Matto Grosso, 243 - A Puntarenas, 244 - I bisogni della Patagonia, 278.
II Culto di Maria SS. Ausiliatrice.
Le feste titolari nel Santuario di Valdocco, 182. Echi della festa tit.: in Italia, 309 - All'estero: 312. Un monumento a M. Ausiliatrice a Puntarenas, 2.44. Nuove chiese e cappelle: La Paz, 245 - Roncaglio di Locarno-Sesia, 309.
Feste e date memorande: Dezza, 21-Guayaquil, 85. Grazie di Maria Ausiliatrice e graziati, 21, 50, 85, 119, 154, 185, 214, 245, 279, 313, 342, 374.
Note e Corrispondenze.
Per la Festa di S. Francesco di Sales, 24. Nuovi direttori diocesani, 24.. Feste e Conferenze salesiane, 89, 123. Per Don Rua, 156.
Il Congresso Eucaristico di Malta, 187, 218. Conferenze Costantiniane, 87.
I Salesiani e il XXIV Congresso Eucaristico, 218. Il 29 giugno, 250.
Nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausil. 251, 344. Passeggiate e feste scolastiche, 315. Un'opera doverosa di propaganda, 381. A Valdocco, 24, 219, 250, 344.
Tra gli Emigrati.
Stati Uniti N.-A.: Il bene che fa un segretariato, 115.
Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Alessandria, 125 - Catania, 252 - Milano, 379 - Roma, 125, 253 -S. Colombano al Lambro, 125 - Torino, 58.
Gli ex-allievi.
Il 1 ° Congresso Piemontese, 24.
Bogotà, 220 - Castelnuovo d'Asti, 283 - Colle Salvetti, 220 - Este, 219 - Firenze, 284 -Foglizzo Can., 189-Milano, 57 - Mogliano Ven., 220 - Roma, 91 - S. Benigno Can.,337 - Savona, 92 - Spezia, 190 - Torino, 283, 337 - Trino Vere., 219 -Varazze, 220-Trento, 284.
Tra i figli del popolo.
Alessandria d'Egitto, 94, 284 -Ancona, 56 - Bologna, 55, 188 - Borgo S. Martino, 251 - Caltagirone, 124 - Caluso, 55 - Catania, 251 - Comacchio, 93 - Ferrara, 94, 315 -Figline, 29, 55 - Firenze, 93 - Livorno, 124 - Macerata, 29-Milano, 188, 251-Napoli, 92-Pisa, 284, Parma, 251 - Roma, 28, 94 - S. Paolo, 93 - S. Severo, 124, 251-Savona, 55, 251 -Schio, 221 Sliema-Malta, 56, 124,3i6-Torino, 54, 55, 315, 378 - Treviglio, 29, 284 - Trino Vercell., 92 -Trieste, 29, 56, 252, 345 - Varazze, 137, 316.
Notizie varie.
In Italia
Bologna, 190 - Borgo S. Martino, 29, 251 - Borgo S. Donnino, 191 - Cagliari, 30 - Catania, 251 - Cesano Maderno, 191 - Cuorgnè, 285 - Ferrara, 222 - Firenze, 30, 158, 317 - Frascati, 59 - Lanzo Torinese. 191 - Lombriasco, z86 - Marina di Pisa, 6o - Milano, 94, 251, 379 - Parma, 94, 158, 251, 285, 346 - Penango Monferrato, 380 - Roma. 6o, 158, 253, 380 - San Severo, 251 - Savona, 251 - Vercelli, 30.
All'Estero
Dal Chilì, 31. - Nel Brasile, 62.
Alessandria d'Egitto, 6o, 253, 318, 347. - Betlemme, 61 - Bogotà, 63 - Costantinopoli, 254, 348-Granada, 95-Manga, 158 - Montevideo, 62 - Nictheroy, 381 - S. Ana, 31 -S. Paolo, 95 - Smirne, 254 - Trieste,. 252 - Vienna, 62 - Werzei, 31, 348.
Necrologio e Cooperatori defunti.
Pag. 31, 63, 126, 158, 222, 254, z86, 318, 349, 382.