BS 1910s|1913|Bollettino Salesiano Febbraio 1913

ANNO XXXVII - N. 2   Torino, Via Cottolengo, 32   FEBBRAIO 1913

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: La Pia Unione dei Cooperatori Salesiani : Come sorse; perchè fu della Unione dei Cooperatori Salesiani; lo scopo, la maniera di cooperazione, e lo spirito; l'oggetto di particolari sollecitudini; tre mezzi di cooperazione particolarmente raccomandati; incoraggiamenti ed elogi; una preghiera e una promessa; condizioni di ascrizione    33

Per il monumento a D. Bosco   . . 43

La giovinezza d'un grande - Nel XXV anniversario della morte di D. Bosco .   . . . 44 DALLE MISSIONI: Rep. Argentina: Primavera di fede sulle sponde del Rìo Negro    48

Tesoro spirituale    51 IL CULTO DI MARIA SS. AUsILIATRrICE: Pel 24 corrente - Grazie e graziati .   55 NOTE E CORRISPONDENZE: Nota - Tra i figli del popolo - Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice - Notizie varie: In Italia; all'Estero . Necrologio    63

La Pia Unione dei Cooperatori Salesiani

GLI anni scorsi, commentando il decreto della Sacra Congregazione dei Riti per l'introduzione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del nostro Venerabile Fondatore, abbiam parlato di proposito della Pia Società Salesiana e dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e nulla si è ancor detto della Pia Unione dei Cooperatori.

Eppure se pei nostri lettori è necessario conoscere lo spirito e il programma della Pia Società Salesiana e dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice per dare a queste opere la loro migliore cooperazione, non è men necessario che essi conoscano, apprezzino ed amino la loro stessa cooperazione. Il Venerabile Don Bosco istituì la Pia Unione perchè i Cooperatori, collettivamente e quasi in solido, fossero di sostegno alle Opere Salesiane, e, individualmente, prima ricopiassero in se il suo spirito e poi nei limiti del possibile esercitassero attorno a sè quel medesimo apostolato che si propone la Pia Società Salesiana.

Ma senza dubbio questo duplice fine sarà meglio raggiunto, ove i benemeriti Cooperatori e le zelanti Cooperatrici non solo abbiano un'idea generica della Pia Unione ma la conoscano a fondo, sappiano cioè qual ne sia stata l'origine, quanto logico e umanitario sia per se stesso il fatto della cooperazione, quanto opportuno il campo in cui son chiamati a cooperare, qual sia l'opera più importante alla quale debbono attendere, quali le maniere più facili e più fruttuose di cooperazione, quale il bene che con essa facilmente si ottiene, e quali eccezionali vantaggi con ciò procurino a se medesimi. Noi ci proponiamo di esporre tutto questo chiaramente.

Voglia il Cielo che queste pagine abbiano a destare uno slancio generoso tra i nostri lettori, poiché, come Don Bosco e Don Rua, così l'attuale Rettor Maggiore Don Albera non può far a meno di ripetere ai benemeriti Cooperatori e alle buone e zelanti Cooperatrici:

- Senza la vostra carità noi non potremmo far nulla; la vostra carità, invece, ci mette in grado di compiere grandi cose. Essa serve - sono parole di Don Bosco - a raccogliere dalle vie tanti poveri giovanetti, a dar loro col pane della vita il cibo dell'anima, istruirli nella religione, avviarli a un mestiere o a qualche carriera onorata, a formarne dei buoni figliuoli di famiglia e dei savi cittadini; serve a dare alla civile società dei membri utili, alla Chiesa dei cattolici virtuosi, al Cielo dei fortunati abitatori; serve a creare per la gioventù dei maestri dabbene, per le popolazioni cristiane dei zelanti sacerdoti, pei popoli selvaggi dei coraggiosi Missionari; serve ad innalzare dei sacri edificii per radunarvi i fedeli ed ammaestrarli nella religione, confortarli coi Sacramenti e farli benedire Iddio, onde risarcirlo delle orrende bestemmie, con cui lo maledicono gli empii; serve a pubblicare e diffondere migliaia di buoni libri per seminare nel mondo sani principii, combattere gli errori, raffermare le anime nella fede, richiamar sul buon sentiero gli erranti e rassodarli nella virtù; serve insomma ad ampliare il regno di Dio sulla terra, a far regnare Gesù Cristo sugli individui, nelle famiglie, nelle città, nelle nazioni, a farlo conoscere ed amare, se dato ci fosse, da un capo all'altro del mondo, onde si compia la Profezia che dice: Egli dominerà dall'uno all'altro mare: Dominabitur a mari usque ad mare.

Questo è lo scopo dell'Opera di D. Bosco. Quindi noi pure ripetiamo e ripeteremo sempre ai Cooperatori : - Siateci larghi del vostro aiuto a sostegno di queste opere di religione e di vera civiltà, e state sicuri che se voi coopererete al bene della Chiesa Cattolica e alla salute delle anime, Iddio ve ne compenserà degnamente e da pari suo. Se siete Sacerdoti, Dio ve ne ricompenserà col rendere più fruttuoso il vostro sacro ministero; se padri e madri, vi ricompenserà nella vostra figliuolanza; se superiori, vi ricompenserà nelle vostre comunità e famiglie. In qualunque stato vi troviate, Iddio ricompenserà i vostri sacrifizi col benedirvi nella persona, nei negozi temporali, negli affari spirituali, e, quello che meglio vale, vi farà godere una grande consolazione al punto della morte, come un saggio anticipato di quelle sovrane dolcezze, che vi tiene preparate in Cielo!

Come sorse la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani.

« Appena s'incominciò l'Opera degli Oratori nel 1841, tosto - scrisse D. Bosco - alcuni pii e zelanti Sacerdoti e laici vennero in aiuto a coltivare la messe che fin d'allora si presentava copiosa nella classe de' giovanetti pericolanti. Questi collaboratori o Cooperatori furono in ogni tempo il sostegno delle Opere pie, che la Divina Provvidenza ci poneva in mano ». Il dare un programma, affinché unite le forze e mercé il buon esempio reciproco si venisse a moltiplicare il bene, e insieme ottener loro, come in compenso, grazie e favori spirituali, era un ardente ideale di D. Bosco.

Fin dal 1845 chiese ed ottenne dal Sommo Pontefice Gregorio XVI l'Indulgenza Plenaria in articolo di morte per 5o dei principali collaboratori; e già nel 185o vagheggiava « una Pia Unione Provvisoria sotto l'invocazione di San Francesco di Sales ». Aveva scelto questo santo « per ragione di analogia tra le circostanze attuali del nostro paese e quelle della Savoia ai tempi di detto santo, il quale col suo zelo illuminato, predicazione prudente e carità illimitata, l'ha liberata dagli errori del Protestantismo ».

La Pia Unione doveva essere « il principio di un consorzio in grande, il quale col contributo di tutti i Soci e con quegli altri mezzi leciti e legali e coscienziosi » che avrebbe potuto procurare, avrebbe atteso « a tutte quelle opere di beneficenza istruttiva, morale e materiale » che si sarebbero ravvisate « le più adatte e speditive ad impedire all'empietà di fare ulteriori progressi e, se è possibile, sradicarla dove già si fosse radicata ». Inoltre doveva essere laicale « onde non potessero certi malvagi appellarla, nel loro gergo di moda, un ritrovato pretesco della bottega », senza escludere « quei buoni e fervorosi ecclesiastici » che avrebbero voluto « favorire la società colla loro adesione, coi lumi e colla loro cooperazione secondo lo spirito ed i fini dell'istituto ».

A questa Unione provvisoria pensava di dare una forma stabile vieppiù ampia col porre nelle prime Costituzioni della Pia Società Salesiana un apposito paragrafo Degli Esterni, aggregando cioè alla medesima tutti quei buoni cristiani, che ne avrebbero professato lo spirito: « Qualunque persona, anche vivendo nel secolo, nella propria casa, in seno alla propria famiglia, può appartenere alla nostra Società. Egli non fa alcun voto; ma procurerà di mettere in pratica quella parte del Regolamento, che è compatibile colla sua età, stato e condizione, come sarebbe fare o promuovere catechismi a favore de' poveri fanciulli, promuovere la diffusione di buoni libri; dare opera perchè abbiano luogo tridui, novene, esercizi spirituali ed altre opere di carità, che siano specialmente dirette al bene spirituale della gioventù o del basso popolo ».

Tolto questo paragrafo dalle Costituzioni per consiglio della S. Congregazione de' Vescovi e Regolari, nel 1869 costituiva una Società per la diffusione dei buoni libri, alla quale diedero il nome esimii ecclesiastici e laici, nell'intento d'impedire la lettura dei libri cattivi, e di fare spontanee oblazioni affine di poter diffondere libri buoni.

Ma un'altra associazione, con più vasto programma, voleva da lui la Divina Provvidenza. Nel 1874, non appena approvate le Costituzioni della Pia Società Salesiana, ne abbozzò il Regolamento, chiamandola Unione Cristiana, che nel 1875 disse Associazione di Opere buone, poi Associazione Salesiana, e finalmente, nel 1876, Cooperatori Salesiani, o modo Pratico di giovare al buon costume e alla civile società.

Quando ne fe' cenno ai suoi figli, li fe' sbalordire coll'esposizione dell'ampiezza che assicurava avrebbe assunta questa Pia Unione, e, ultimatone il programma, scriveva al S. Padre:

« Due umili istituzioni sembrano essere di gloria di Dio in questi calamitosi tempi: una detta Cooperatori Salesiani, l'altra Opera di Maria Ausiliatrice. La prima è una specie di terz'ordine, il cui fine è di associare buoni cattolici nel secolo, e proporre loro un mezzo facile per venire in aiuto della Congregazione Salesiana osservandone le regole per quanto è compatibile col proprio stato, ed esercitare il loro zelo in opere di carità e di religione, specialmente in favore dei fanciulli poveri ed abbandonati... ».

E gli stava tanto a cuore l'assicurare a questa istanza un'accoglienza favorevole che, tornato a Roma, ne ripeteva personalmente al S. Padre la più calda preghiera. E poichè parlando dei Cooperatori, non faceva alcun cenno delle Cooperatrici, Pio IX lo interruppe:,

- E perchè non aggregate A quest'Opera anche le Cooperatrici?

- Ho creduto bene di limitarmi ai soli uomini, come quelli che più facilmente possono prestarsi a coadiuvarmi nell'educazione e istruzione dei giovanetti.

- No, no! insistè il Pontefice; non fate esclusione: mettete pure le Cooperatrici. Le donne ebbero sempre parte principale nelle opere buone, nella Chiesa stessa, nella conversione dei popoli. Esse sono benefiche e intraprendenti nel sostenere le opere buone, anche per inclinazione naturale, più che degli uomini. Escludendole, vi privereste del più grande degli aiuti.

In tal modo sorse la Pia Unione dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane che dai Sommi Pontefici Pio IX, Leone XIII e Pio X, fu ripetutamente encomiata, raccomandata e arricchita di preziosi favori spirituali.

Perchè fu detta "Unione„ di "Cooperatori„ "Salesiani,,.

« Legge universale nel mondo fisico, il bisogno dell'altrui cooperazione domina più ancora nel mondo morale. Non solo nelle grandi, ma nelle cose più semplici della vita noi abbiamo bisogno di una doppia provvidenza, della provvidenza invisibile del Creatore e della provvidenza visibile della creatura. Eccovi un uomo che mangia contento un tozzo di pane e veste poveri panni senza invidiare le delizie e il fasto del ricco. Parrebbe che in sì scarsi bisogni egli fosse poco o nulla debitore ai suoi simili. Eppure non è così. Quel tozzo di pane, prima di giungere alle mani di lui, per quante altre mani non è dovuto passare? E in quelle povere vesti qual tesoro di fatiche, di scoperte, d'industrie, non è mai accumulato? Che dirò poi di quei beni che direttamente ci vengono dal Comune, dalla Provincia„ dallo Stato? Voi passeggiate per le pubbliche vie della città, attingete l'acqua alla pubblica fonte, mandate i vostri figli alle pubbliche scuole, avete a difesa dei vostri diritti i tribunali, a tutela delle vostre persone, delle vostre cose, della vostra libertà, la pubblica forza. Nulla più semplice di tutto ciò. Ma se, grati a tali benefizi, voleste ad uno ad uno conoscere tutti i vostri benefattori, si leverebbero su popoli interi e vi direbbero: - Per molti secoli, per molte generazioni noi, noi tutti, se non coll'opera, col nostro danaro, col pagamento delle pubbliche imposte, ti abbiamo procurato questi beni.

» Quindi, se ben si ponderi, la civiltà, di cui ammiriamo i prodigi e gustiamo i vantaggi, non è in sostanza che svolgimento e armonia di forze cooperatrici. Creare o scoprire tali forze, perfezionarle, moltiplicarle, collegarle insieme, usarne debitamente, ecco nell'ordine morale, politico, economico, il progresso civile. Progrediscono le umane facoltà, se le une soccorrono le altre; progrediscono le scienze, le lettere, le arti se a vicenda si aiutano; progrediscono le opere di carità, se per via di un vasto concorso di particolari sussidi si trasformano in ben ordinati istituti; le nazioni fioriscono, se, mediante il reciproco rispetto dei diritti, la mutua benevolenza, la libera cospirazione di ognuno al bene comune, dalla varietà degli ingegni, delle tendenze, delle forze, dei lavori, delle volontà, delle fatiche, degli interessi venga a risultare un'armoniosa unità.

» E per conchiudere con fatti più palpabili ancora, come arriviamo noi a possedere la terra e cavarne pane, comodi, delizie, se non trasformandola in modo che cooperi ai nostri bisogni? Come accresciamo indefinitamente la quantità, la prestezza, la facilità, la perfezione dei manuali lavori, se non aggiungendo alle forze nostre la potenza ausiliatrice delle macchine? Come voliamo per terra e per mare; facciamo da un estremo all'altro del globo abitato guizzare la nostra parola; penetriamo con la vista nelle parti del corporeo universo per distanza o per minutezza naturalmente invisibili; accumuliamo, per promuovere traffichi, commerci, industrie, ed effettuare imprese gigantesche, capitali ingenti, se non sospinti dal vapore, serviti dall'elettrico, armati di lenti, aiutati da banchi e da consorzi pubblici o privati?

» Non vi ha dubbio dunque; il bisogno dell'altrui cooperazione è legge di ogni forza creata, ragionevole o no, libera o no. Sia pur essa perfetta e potentissima nell'ordine suo, se ha molti cooperatori, fa molto; se pochi, poco; se ne manca affatto, non che far del bene ella perisce (1) ».

Quindi la necessità che anche « i cristiani si uniscano nel bene operare. In ogni tempo - scrive D. Bosco - si giudicò necessaria l'unione tra i buoni, per giovarsi vicendevolmente nel fare il bene e tener lontano il male. Così facevano i Cristiani della Chiesa primitiva, i quali alla vista dei pericoli che ogni giorno loro sovrastavano, senza punto sgomentarsi, uniti con un cuor solo ed un'anima sola, animavansi l'un l'altro a star saldi nella fede e pronti a superare i continui assalti, da cui erano minacciati. Tale è pure l'avviso datoci dal Signore quando disse: Le forze deboli quando sono unite diventano forti, e se una cordicella presa da sola facilmente si rompe, è assai difficile romperne tre riunite:

Vis unita fortior, funiculus triplex difficile rumpitur. Così sogliono fare eziandio gli uomini del secolo nei loro affari temporali. Dovranno forse i figliuoli della luce essere meno prudenti che i figliuoli delle tenebre? No certamente. Noi cristiani dobbiamo unirci in questi difficili tempi, per promuovere lo spirito di preghiera, di carità con tutti i mezzi che la religione somministra, e così rimuovere o almeno mitigare quei mali che mettono a repentaglio il buon costume della crescente gioventù, nelle cui mani stanno i destini della civile società (1) ».

Fu poi detta Unione di Cooperatori Salesiani, perchè fu presa «la Pia Società Salesiana » come « vincolo d'unione ».

« Questa Pia Società, essendo definitivamente approvata dalla Chiesa, può servire di vincolo sicuro e stabile pei Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane. Di fatto essa ha per fine primario di lavorare a beneficio della gioventù, sopra cui è fondato il buono o tristo avvenire della società. Con siffatta proposta non intendiamo di dire che questo sia il solo mezzo per provvedere a tale bisogno, perciocchè ve ne sono mille altri, che noi altamente raccomandiamo perchè siano posti in opera. Noi a nostra volta ne proponiamo uno, ed è l'opera dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane, preghiamo cioè i buoni cattolici, che vivono nel secolo, a venire in aiuto ai soci di questa Pia Società. È vero che i membri di essa sono cresciuti notabilmente, ma il lor numero è assai lontano dal potere corrispondere alle quotidiane richieste che si fanno in varii paesi d'Italia, d'Europa, dell'Asia, dell'Africa, dell'Australia, segnatamente dell'America. In tutti questi luoghi si fanno quotidiane ricerche di sacri ministri, affinchè vadano a prendere cura della pericolante gioventù, vadano ad aprire Case o Collegi, ad iniziare o almeno sostenere Missioni, che sospirano la venuta di evangelici operai. Egli è per accorrere a tante necessità che si cercano Cooperatori e Cooperatrici (2) ».

(1) CARD. MAURI: Cooperazione Salesiana, discorso.

(1) Ved. Regolamento della Pia Unione, capo I. (2) Ivi, capo II°.

Quale è lo scopo dei Cooperatori Salesiani.

Si è accennato, tuttavia lo ripetiamo colle parole del Regolamento (capo III°):

« Scopo fondamentale dei Cooperatori Salesiani si è di fare del bene a se stessi mercè un tenore di vita, per quanto si può, simile a quello che si tiene nella vita comune. Poichè molti andrebbero volentieri in un chiostro, ma chi per età, chi per sanità o condizione, moltissimi per difetto di opportunità ne sono assolutamente impediti. Costoro, facendosi Cooperatori Salesiani, possono continuare in mezzo alle loro ordinarie occupazioni, in seno alle proprie famiglie, e vivere come se di fatto fossero in Congregazione. Laonde dal Sommo Pontefice quest'Associazione è considerata come un terz'Ordine degli antichi, colla differenza che in quelli si proponeva la perfezione cristiana nell'esercizio della pietà; qui si ha per fine principale la vita attiva nell'esercizio della carità verso il prossimo e specialmente verso la gioventù pericolante » .

Quali le maniere di cooperazione.

Molti credono che l'essere Cooperatori Salesiani voglia dire riceverne solo il Diploma ed il Bollettino; altri s'immaginano che il Cooperatore debba dare una somma fissa ogni anno; altri pensano che solamente il ricco può esser Cooperatore. Tutti si sbagliano. Ogni Cooperatore è per i Salesiani nè più nè meno che un fratello che li aiuta colle orazioni, con le opere, con la parola, o cogli scritti; in ogni luogo, in ogni circostanza, in ogni tempo ha di mira la causa dei Salesiani come sua propria: e di essa s'interessa come di affari di una stessa famiglia, alla quale Salesiani e Cooperatori appartengono.

« Ai Cooperatori salesiani - dice il Regolamento - si propone la stessa messe della Congregazione di S. Francesco di Sales, cui intendono associarsi.

» 1° Promuovere novene, tridui, esercizi spirituali e catechismi, soprattutto in quei luoghi dove si manca di mezzi materiali e morali.

» 2° Siccome in questi tempi si fa gravemente sentire la penuria di vocazioni allo stato ecclesiastico, così coloro che ne sono in grado prenderanno cura speciale di quei giovanetti ed anche degli adulti che, forniti delle necessarie qualità morali e di attitudine allo studio, dessero indizio di esserne chiamati, giovandoli coi loro consigli, indirizzandoli a quei Collegi o a quei piccoli Seminari in cui possono essere coltivati e diretti a questo fine. L'Opera di Maria Ausiliatrice tende appunto a questo scopo.

» 3° Opporre la buona stampa alla stampa irreligiosa mercè la diffusione di buoni libri, di pagelle, foglietti stampati di qualunque genere in quei luoghi e fra quelle famiglie cui paia prudente di farlo.

» 4° Infine la carità verso i fanciulli pericolanti, raccoglierli, istruirli nella fede, avviarli alle sacre funzioni, consigliarli nei pericoli, condurli dove possono essere istruiti nella religione, sono altra messe de' Cooperatori salesiani. Chi non fosse in grado di compiere alcuna di queste opere per sè, potrebbe farle per mezzo di altri, come sarebbe animare un parente, un amico a volerle prestare. Tutto quello che si raccomanda pei fanciulli pericolanti si propone eziandio per le ragazze che si trovano in pari condizione.

» 5 ° Si può cooperare colla preghiera o col somministrare mezzi materiali dove ne fosse mestieri, ad esempio dei fedeli primitivi che portavano le loro sostanze ai piedi degli Apostoli, affinchè se ne servissero a favore delle vedove, degli orfani e per altri gravi bisogni (1), ».

Insomma i Cooperatori vivono dello spirito della Pia Società Salesiana, e cercano di diffonderlo in mezzo al mondo.

« Gran cosa, diceva il Card. Mauri, gran cosa innanzi a Dio è questa cooperazione. Il Cooperatore attende agli affari della sua casa, agli offici del suo impiego, persino ai suoi onesti passatempi; e intanto che avviene? Moralmente e quanto al merito, egli fatica nella persona del salesiano. Con lui evangelizza i selvaggi, assiste i lebbrosi, protegge i nostri emigrati. Con lui predica, confessa, catechizza; fa nei ginnasi, nei licei, negli ospizi, nelle scuole serali da educatore e da maestro. Con lui fonda ricreatori festivi, istituisce officine cattoliche, apre scuole di arti e mestieri, dà gratuito ricetto a figli di poveri operai e gl'indirizza. per la via dell'onestà e del lavoro. Con lui, ristampando, purgati, libri scolastici ed altri classici italiani e latini, pubblicando letture cattoliche, letture amene ed educative per la gioventù, e siffatte letture agevolando con biblioteche circolanti, aiuta nelle menti e nei cuori delle novelle generazioni il restauro cristiano! (2) ».

(1) Capo IV.

(2) Discorso citato.

(3) Enciclica: E supremi apostolatus cathedra.

Qual è lo spirito dei Cooperatori Salesiani.

« I tempi che corrono, dice Pio X (3), richiedono azione; ma un'azione che tutta consista nell'osservare con fedeltà ed interezza le leggi divine e le prescrizioni della Chiesa, nella professione -franca ed aperta della religione, nell'esercizio d'ogni fatta d'opere di carità, senza verun riguardo a se stessi e a vantaggi terreni. Tali esempi luminosi di tanti soldati di Cristo varranno assai meglio a scuotere gli animi e a trascinarlì che non le parole e le sublimi dissertazioni; e facilmente avverrà che, scosso l'umano rispetto, deposte le prevenzioni e le titubanze, moltissimi saranno tratti a Cristo, facendosi a loro volta promotori della conoscenza e dell'amore di Lui, che son la strada per la vera e soda felicità. Oh! senza dubbio, se in ogni città, se in ogni villaggio si adempirà fedelmente la legge del Signore, se si avrà rispetto alle cose sacre, se si frequenteranno i sacramenti, se si osserverà quanto altro appartiene al vivere cristiano; non sarà per Noi mestieri... che più oltre ci affatichiamo per vedere ogni cosa restaurata in Cristo.» Tale è lo spirito informatore del programma della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani.

« Ascoltate! diceva D. Bosco il 15 luglio 1886 ad uno stuolo di ex-allievi. Voi avete detto in questo momento che l'opera dei Cooperatori Salesiani è amata da molti! Ed io soggiungo che questa si dilaterà in tutti i paesi, si diffonderà in tutta la cristianità. Verrà un tempo in cui il nome di cooperatore vorrà dire vero cristiano! La mano di Dio la sostiene. I Cooperatori saranno quelli che aiuteranno a promuovere lo spirito cattolico. Sarà una mia utopia, ma pure io la tengo. Più la S. Sede sarà bersagliata, più dai Cooperatori sarà esaltata; più la miscredenza in ogni lato va crescendo, e più i Cooperatori alzeranno luminosa la fiaccola della lor fede operativa... (1) ».

Il segreto della grandezza di D. Bosco, la ragione della stabilità e della propagazione portentosa dell'Opera sua stanno nella devozione illimitata, nel suo attaccamento pieno e intero alla Cattedra di Pietro; or questa devozione e attaccamento egli lasciò come in testamento ai suoi figli e ai Cooperatori.

Quali devono essere le loro particolari sollecitudini.

« Iddio - sono pensieri di D. Bosco - come provvede alle creature irragionevoli, affinché possano raggiungere il fine cui furono destinate, così mostra una cura speciale verso le ragionevoli, fatte a sua immagine e somiglianza, destinate ad amarlo e servirlo in questa vita e a goderlo eternamente nell'altra. Ma per promuovere il benessere di queste creature umane il Signore volle associarsi dei cooperatori: raccomandò a ciascuno degli uomini di aver cura del suo prossimo: Mandavit illis unicuique de proximo suo. Senonchè vi sono degli individui degni di particolare sollecitudine. Sono degni di sollecitudine i malati, i poveri, e tante altre miserabili persone; ma oggi più che mai sono degni di nostra commiserazione, di nostra cura, di nostra carità i giovanetti poveri ed abbandonati. Poveri fanciulli! Orfani talora dei proprii genitori, ben sovente lasciati in balia di se stessi, privi di istruzione religiosa e di morale educazione, circondati da malvagi compagni, a qual sorte mai non vanno essi incontro? Ora li vediamo scorazzare di piazza in contrada, di spiaggia in spiaggia, crescere nell'ozio e nel giuoco, ad imparare oscenità e bestemmie; più tardi li vediamo divenire ladri, furfanti e malfattori; in fine, e il più delle volte sul fior dell'età, li vediamo cadere in una prigione, disonore della famiglia, obbrobrio della patria, inutili a se stessi, di peso alla società. Se invece una mano benefica li strappa per tempo al pericolo, li avvia per una carriera onorata, e li forma alla virtù per mezzo della religione, essi si fanno capaci a giovare a sè ed agli altri, diventano buoni cristiani, savii cittadini, per divenire un giorno fortunati abitatori del Cielo. Per questa ragione la gioventù, specialmente la povera e derelitta, fu e sarà sempre la delizia di Gesù Cristo, fu e sarà sempre l'oggetto delle amorose sollecitudini delle anime pietose, amanti della religione e del vero bene della civile società.

» Ma quali mezzi si hanno da usare per giovare ai fanciulli più bisognosi e pericolanti ed impedirne la rovina temporale ed eterna?

» Molti ve ne sono e tutti efficaci, che fecero già e fanno dappertutto ottima prova. Vi sono gli Oratorii festivi coi giardini o luoghi di onesta ricreazione. Ivi i giovanetti in bel modo allettati son trattenuti con giuochi e trastulli sotto la dovuta sorveglianza; ivi a tempo e luogo sono istruiti nella dottrina cristiana; ivi sono indirizzati ed assistiti nella pratica dei doveri religiosi; ivi insomma sono non solamente tenuti lontani dai pericoli delle piazze, ma nelle ore delle sacre funzioni vengono ammaestrati ad amare e servire Iddio, a rispettare i parenti, ad apprezzare la virtù, a odiare il vizio, a guadagnarsi il Cielo.

» Vi sono le scuole serali pei poveri artigianelli, i quali essendo tutto il giorno occupati nelle loro officine non possono acquistarsi la necessaria istruzione.

» Vi sono le scuole diurne e gratuite per quei giovanetti, i quali mal messi in arnese non osano presentarsi, o per qualche altro motivo non sono ricevuti nelle pubbliche scuole.

» Vi sono i catechismi domenicali, ed anche quotidiani, o nelle chiese o nelle case private, dove i fanciulli sono attirati con belle maniere, con premiucci e simili, e intanto v'imparano i primi elementi della religione, che altrimenti, o per propria leggerezza o per trascuratezza dei loro parenti, ignorerebbero con immenso loro danno temporale ed eterno.

» Vi hanno i così detti patronati, mediante i quali si ha cura di collocare i giovanetti presso padroni onesti, e si attende che non vi corrano pericolo nè per la religione nè per la moralità.

» Ma questi mezzi talora non bastano. Non di rado si dà il caso che s'incontra un fanciullo, il quale con voce ed aspetto compassionevole vi dice: -- Ho fame; non ho un tozzo di pane , e non so ancora guadagnarmelo. - Allora per salvare quella povera creatura nel corpo e nell'anima, pel presente e per l'avvenire, pel tempo e per l'eternità, è necessario provvederla di che cibarsi fino a che valga a guadagnarsi il vitto col sudore della fronte.

» Talvolta se ne trovano altri cenciosi, cogli abiti a brandelli, e in quello stato non possono collocarsi a lavoro; e in questo caso è d'uopo vestirli, onde levarli dall'ozio e allontanarli dal vizio.

» Altri molti ve. ne hanno, i quali vi dicono: - Alla sera io non so dove ritirarmi a dormire; non ho di che coprirmi; sono più misero degli uccelli dell'aria che hanno un nido, più povero delle volpi che hanno una tana. -In questa circostanza non basta più il vitto ed il vestito, ma occorre una casa, occorre un tetto, occorre un ricovero poi derelitto. Ed ecco la necessità degli Ospizi di carità pei giovanetti più bisognosi. Ivi sono provveduti di quanto è necessario alla vita; ivi gli uni in appositi laboratori sono avviati all'apprendimento di un'arte, perchè possano un giorno guadagnarsi un pane onorato; gli altri forniti da Dio di particolare ingegno sono indirizzati allo studio; di questi una parte abbracciano poscia la carriera civile, e in questo o in quell'uffizio servono alla famiglia ed alla società; un'altra parte entra nella carriera ecclesiastica, e diventano apostoli di religione e di civiltà, non solo presso di noi, ma presso le barbare nazioni.

» I mezzi accennati, sono quelli che usano i Salesiani e i loro Cooperatori: ma siccome questi ultimi vivendo nel mondo e in seno alle proprie famiglie non possono sempre cooperare a questo scopo personalmente, così essi s'impegnano di venire in aiuto dei Salesiani e dei loro poveri giovanetti col mezzo della preghìera, coll'appoggio della parola, col soccorso della limosina (1) ».

(1) Ved. Bollettino Salesiano, agosto 1886.

(1) Ved. Boll. Salesiano, aprile 1882.

Tre mezzi di cooperazione particolarmente raccomandati.

Sono gli accennati da D. Bosco: la preghiera, l'appoggio morale, l'appoggio materiale.

Colla preghiera tutti possono dare aiuto - e quale aiuto! - alle Opere Salesiane, anche quelli che scarseggiano di beni di fortuna.

Altri le aiuteranno coll'appoggio morale, cioè colla buona parola, col buon consiglio, e soprattutto colla propaganda dell'idea salesiana fra i conoscenti ed amici.

Altri coll'appoggio materiale, cioè coll'elemosina. A questo proposito citiamo alcuni gravi pensieri di D. Bosco.

« Iddio ha fatto il povero - egli diceva - perchè si guadagni il Cielo colla rassegnazione e colla pazienza; e ha fatto il ricco, perchè si salvi colla carità e colla limosina. Taluni y. credono lecito di godere tutti per sè quei beni di fortuna, che il Signore ha loro concessi; lecito di conservarli, farli fruttare, adoperarli come loro pare e piace, senza farne parte alcuna ai bisognosi. Altri giudicano di fare abbastanza, quando dànno qualche piccola moneta, o somministrano qualche soccorso raro e stentato. Questo è un inganno. Gesù Cristo comanda la limosina: Quod superest, date eleemosynam: Fate limosina; e di che cosa? di quello che sopravvanza al vostro onesto sostentamento. Nè mi si venga a dire che questo è consiglio e non precetto; imperocchè col Vangelo alla mano io vi rispondo che è di consiglio l'abbandonare tutto, per farsi volontariamente poveri, come i religiosi, ma è di precetto il far limosina del superfluo: Quod superest, date eleemosynam. Queste parole non sono mie, ma sono di Gesù Cristo, che ci ha da giudicare e presso il cui tribunale non avranno buon giuoco nè pretesti nè cavilli. Che il fare limosina non sia solamente consigliato, ma comandato, il Divin Salvatore lo dimostra specialmente col racconto della parabola del ricco Epulone e del povero Lazzaro. V'era un ricco signore, Egli dice, il quale spendeva i suoi danari in laute mense e in belle vesti; e nel tempo stesso un mendico gli domandava inutilmente onde sfamarsi. Dopo alcun tempo morirono ambidue. Morì il povero e fu dagli Angeli portato nel seno di Abramo. Morì il ricco, e qual fu la sua sorte? udiamola dalla bocca di Gesù medesimo: Morì il ricco e fu sepolto nell'inferno: Mortuus est dives, et sepultus est in inferno. E per quale colpa? Forse perchè bestemmiatore? Forse perchè disonesto? Forse perchè ingiusto o ladro? Il Vangelo non dice altro, se non che quel ricco godevasi i suoi beni senza farne parte ai bisognosi: Induebatur purpura et bysso, et epulabatur quotidie splendide. Che altro dunque occorre per fare intendere che Iddio vuole ad ogni costo che il ricco faccia la carità, e si mostri misericordioso verso i poveri?

» Forse alcuni diranno: - Queste cose sono molto gravi e spaventose. - Avete ragione, e a me rincresce di averle ricordate a voi, che forse non le meritate. Invece io le avrei ricordate ben più volentieri a certi signori e signore, i quali sprecano i danari nell'acquistare e nel mantenere più coppie di superbi cavalli, sopra cui potrebbero fare risparmi, senza nulla detrarre al proprio decoro; a certi signori e signore, che spendono e spandono il danaro in pranzi, in cene, in abbigliamenti, in serate, in balli, in teatri e via dicendo, mentre con una vita più cristiana avrebbero potuto soccorrere tante miserie, asciugare tante lagrime, salvare tante anime. A costoro sì, che sarebbe necessario far risuonare alle orecchie le terribili parole di Gesù Cristo: - È morto il ricco e fu sepolto nell'inferno: Mortuus est dives et sepultus est in inferno. -A voi invece io ricordo le belle promesse che fa Iddio a chi si mostra caritatevole, a chi fa buon uso dei suoi beni, a chi promuove e sostiene le opere di beneficenza: -Date, e vi sarà dato, dice il Signore: Date et dabitur vobis. -E che cosa vi darà? - Il centuplo in questo mondo e la vita eterna nell'altro: Centuplum accipietis, et vitam aeternam possidebitis ».

Don Bosco forse fu il più chiaro sostenitore del gran dovere dell'elemosina ai giorni nostri. Soleva anche ripetere ai facoltosi : «Iddio col darvi beni di fortuna, vi mette in mano una chiave; con questa voi potete o aprirvi il Cielo, oppure l'inferno. Aprirete voi le vostre cassette, i vostri scrigni, i vostri tesori per farne parte ai poverelli di Cristo? e voi con ciò stesso vi andate aprendo il Cielo. Li chiuderete invece per conservarli e per farne mal uso, senza darvi pensiero di chi soffre, di chi stenta la vita, di chi batte la via della perdizione? ebbene con questa chiave medesima, voi vi chiuderete il Paradiso e vi aprirete l'inferno. Orsù dunque facciamo tesoro della raccomandazione del divin Redentore: - Fatevi degli amici colle vostre ricchezze, affinchè quando verrete a morire, essi vi ricevano negli eterni tabernacoli: Facile vobis amicos de mammona iniquitatis; ut, cum defeceritis, recipiant vos in aeterna tabernacula ».

E quante altre volte, dopo aver descritto lo stato lacrimevole e i pericoli di tanti giovanetti, il nostro Fondatore esclamava

« Sapete dove sta la loro salvezza? Nelle vostre saccocce... Fate elemosina! »

Preziosi incoraggiamenti.

« La Pia Unione dei Cooperatori non è - diceva D. Bosco - una confraternita, nè un'as-

sociazione religiosa o letteraria o scientifica, ma una semplice Unione di Benefattori dell'umanità, Pronti a dedicare non promesse, ma fatti, sollecitudini, disturbi, e sacrifizii Per giovare al nostro simile (1) ».

Per questo Pio IX volle che il suo nome fosse scritto in capo all'elenco dei Cooperatori, esortò molti Vescovi a farvisi inscrivere, e discorrendo con persone di sua confidenza uscì in queste parole:

« I Cooperatori Salesiani sono destinati a fare del gran bene nella Chiesa e nella civile società. L'opera loro, perchè mira specialmente alla coltura ed al sollievo della gioventù pericolante, sarà col tempo così apprezzata, che già mi pare di vedere non solo famiglie, ma paesi e città intiere farsi Cooperatori Salesiani. Ecco perchè io li amo e li ho cotanto favoriti ora e in perpetuo ».

Leone XIII disse a D. Bosco: « Voglio essere non solo Cooperatore, ma il primo Operatore »: e un'altra volta: « Ogni volta che voi parlerete ai Cooperatori Salesiani, direte ch'io li benedico con tutto il mio cuore; che lo scopo dell'Associazione consiste nell'impedire la rovina della gioventù, e che essi devono tra tutti non formare che un cuore ed un'anima per aiutarvi a conseguire lo scopo che si propone la Pia Società di S. Francesco di Sales ».

E al Card. Svampa il 2 aprile 1897 lo stesso Pontefice scriveva : « Non v'ha dubbio che chiunque col favore e coll'opera asseconda le imprese e le fatiche della Famiglia Salesiana, si rende in modo luminoso benemerito della Religione e della civile Società.

Pio X poi in una memoranda Lettera Autografa indirizzata a Don Rua, 1° successore di D. Bosco, scriveva:

« Attesa la condizione dei tempi, Noi stimiamo elle l'educazione della gioventù sia cosa sopra di ogni altra importante, la quale come sempre stimolò potentissimamente le Nostre cure, così pur indubbiamente deve spronare l'animo dei fedeli cristiani a giovarsi a, tal fine di ogni sorta di aiuti. Or essi faranno ottima ed efficacissima cosa, se dando il nome all'Unione dei Cooperatori aumenteranno il numero degli ascritti alla Famiglia Salesiana, poichè siffatta cooperazione sarà ad essi ed all'Unione medesima di grandissimo vantaggio, ed a loro di nessuna molestia ».

E soggiungeva: «.... Dall'intimo dell'animo facciamo voti che cotesta Unione dei Cooperatori, tanto illustre per eccellenza di meriti... prenda di giorno in giorno incremento maggiore, e la Dio mercè arrivi a tale che dappertutto, sia nelle città sia nei villaggi, o si viva dello spirito del Fondatore dei Salesiani, o se ne coltivi l'amore; e cresca di nuovi seguaci, a ciò cooperando lo zelo dei Vescovi...»

(1) Ved. il 1° numero del Bollettino Salesiano.

L'elogio migliore.

Ma l'elogio più bello ai Cooperatori lo fece D. Bosco stesso nella lettera che lasciò per loro alla sua morte:

« Prima di lasciarvi per sempre in questa terra io debbo sciogliere un debito verso di voi e così soddisfare a un grande bisogno del mio cuore.

» Il debito che io debbo sciogliere è quello della gratitudine per tutto ciò che voi avete fatto coll'aiutarmi nell'educare cristianamente e mettere sulla via della virtù e del lavoro tanti poveri giovanetti, affinchè riuscissero la consolazione della famiglia, utili a se stessi ed alla civile società, e soprattutto affinchè salvassero la loro anima e in tal modo si rendessero eternamente felici.

» Senza la vostra carità io avrei potuto fare poco o nulla; colla vostra carità abbiamo invece ccooperato colla grazia di Dio ad asciugare molte lagrime e a salvare molte anime. Colla vostra carità abbiamo fondato numerosi Collegi e Ospizi, dove furono e sono mantenuti migliaia di orfanelli tolti dall'abbandono, strappati dal pericolo della irreligione e della immoralità, e mediante una buona educazione, collo studio e coll'apprendimento di un'arte, fatti buoni cristiani e savii cittadini.

» Colla vostra carità abbiamo stabilito le Missioni sino agli ultimi confini della terra nella Patagonia e nella Terra del Fuoco, e inviato centinaia di operai evangelici ad estendere e coltivare la vigna del Signore.

Colla vostra carità abbiamo impiantato tipografie in varie città e paesi, pubblicato tra il popopolo a più milioni di copie libri e fogli in difesa della verità, a fomento della pietà e a sostegno del buon costume.

» Colla vostra carità ancora abbiamo innalzato molte cappelle e chiese, nelle quali per secoli e secoli sino alla fine del mondo si canteranno ogni giorno le lodi di Dio e della Beata Vergine e si salveranno moltissime anime.

» Convinto che, dopo Dio, tutto questo ed altro moltissimo bene fu fatto mediante l'aiuto efficace della vostra carità, prima di chiudere gli ultimi miei giorni ve ne esterno la più profonda gratitudine e ve ne ringrazio dal più intimo del cuore.

Una preghiera e una promessa.

Don Bosco continuava:

« Ma se avete aiutato me con tanta bontà e perseveranza, ora vi prego che continuiate ad aiutare il mio Successore dopo la mia morte. Le

Opere che col vostro appoggio io ho cominciato, non hanno più bisogno di me, ma continuano ad avere bisogno di voi e di tutti quelli che come voi amano di promuovere il bene su questa terra. A tutti pertanto io le affido e le raccomando.

» A vostro incoraggiamento e conforto lascio al mio Successore che nelle comuni e private preghiere, che si fanno e si faranno nelle Case Salesiane, siano sempre compresi i nostri Benefattori e le nostre Benefattrici, e che metta ognora l'intenzione che Dio conceda il centuplo della loro carità anche nella vita presente colla sanità e concordia nella famiglia, colla prosperità nelle campagne e negli affari, e colla liberazione e allontanamento da ogni disgrazia ».

Inoltre i Cooperatori Salesiani, regolarmente inscritti negli elenchi dell'Unione:

1) Partecipano al merito delle opere di carità e di zelo, che si compiono dai Salesiani in tutto il mondo;

2) Godono della celebrazione di una messa quotidiana secondo la loro intenzione e di speciali preghiere che si fanno ogni giorno nel Santuario di Maria Ausiliatrice per invocare le benedizioni di Dio sopra i Benefattori delle Opere di D. Bosco e sulle loro famiglie;

3) Possono lucrare molte indulgenze e godere di altri favori spirituali ad essi direttamente concessi;

4) Dopo morte sono perpetuamente suffragati in tutte le Case Salesiane.

Condizioni di ascrizione.

Le condizioni per essere ascritti alla Pia Unione dei Cooperatori Salesiani sono: 1° Età non minore di 16 anni; 2° Godere buona riputazione religiosa e civile; 3° Essere in grado di promuovere, o per sè o per mezzo d'altri, con preghiere, offerte, limosine, o lavori, le Opere della Pia Società Salesiana.

L'Unione non lega alcuno in coscienza, e vi possono partecipare le famiglie secolari e religiose, e gli stessi istituti o collegi per mezzo dei rispettivi genitori e superiori.

Chi desidera ascriversi all'Unione dei Cooperatori Salesiani, mandi nome e cognome alla Direzione del Bollettino Salesiano, Via Cottolengo n. 32 - Torino.

Per il Monumento a D. Bosco

NEL XXV anniversario della morte di Don Bosco, il Consiglio Direttivo della Federazione Internazionale delle Unioni ex-Allievi lanciava alle singole Associazioni e ai singoli soci un nobilissimo appello per aprire le sottoscrizioni per il Monumento al nostro Venerabile Fondatore.

I lettori ricorderanno come nel I° Congresso Internazionale, che tennero in Valdocco gli ex-Allievi degli Istituti Salesiani, sorse la prima idea di erigere un monumento a D. Bosco, a Torino, sulla piazza Maria Ausiliatrice, nel luogo stesso ove Egli « trasformò suolo ed anime, fondò la madrepatria delle genti sue, inviò pel mondo le sue colonie, dette ad esse il punto di perpetuo convegno. »

Come fu accolta con unanimi applausi appena proposta, la nobile idea col varcare la soglia dell'aula del Congresso incontrò ovunque tanto favore, che parve quasi già tradotta in atto, nell'intima persuasione che non le sarebbe mancato l'appoggio efficace delle sterminate moltitudini di ammiratori che vanta in ogni parte D. Bosco.

Senonchè nel 1° Convegno Piemontese, tenutosi in Valdocco lo scorso dicembre, detta iniziativa rivestì una forma ancor più splendida e significante, poichè, come abbiamo annunziato, gli ex-Allievi, che in antecedenza se n'erano fatti promotori, vollero rivendicare a sè anche l'onore e le sollecitudini dell'erezione del Monumento.

A questo fine verrà presto in luce un loro periodico, nel quale, possibilmente raggruppate sotto l'Istituto al quale appartennero,, saran pubblicate, quasi in segno di ricevuta, le singole offerte fatte dagli ex-Allievi e dalle loro Associazioni.

Il concorso bandito per il disegno si chiuse col 31 gennaio. Il programma incontrò il favore del mondo artistico pei serii criterii d'arte cui era informato: circa duecento scultori d'Italia e dell'estero chiesero i documenti per concorrere, e già sono arrivati parecchi bozzetti.

Torneremo sull'argomento nei prossimi numeri: intanto additiamo l'ardita e nobile iniziativa all'ammirazione e al plauso dei Cooperatori !

Molti Cooperatori inviando ordinazioni alla benemerita Libreria della S. A. I. D Buona Stampa uniscono offerte pel nostro Superiore Don Albera o per il Bollettino o per altre Opere Salesiane; altri, scrivendo al Sig. D. Albera o al „Bollettino" uniscono commissioni per la „Libreria della S.A.I.D. Buona Stampa." Arrivandoci commissioni per la Libreria suddetta, noi ci daremo premura come in passalo di accusare ai benemeriti Cooperatori ricevuta dell'invio e trasmettere giornalmente alla „S. A. I. D. Buona Stampa" le avute ordinazioni. Invece, a evitar disguidi e ritardi, siam pregati di dichiarare che alla Libreria della „S. A. I. D. Buona Stampa", che è un ente a sè, distinto dalle „Opere Salesiane", riesce un po' difficile il trasmetterci le varie commissioni che le giungono per noi. I Cooperatori abbiano quindi la bontà d'indirizzare la corrispondenza al „rev.mo sig. D. Paolo Albera, Via Cottolengo n. 32 - Torino" o alla Direzione del Bollettino Salesiano, quando le commissioni riguardano in tutto o in parte le Opere Salesiane; e viceversa di rivolgersi direttamente alla „Libreria S A I. D. Buona Stampa, Corso Regina Margherita, 176 - Torino" quando si tratta di sole ordi

La giovinezza d'un grande

Nel XXV Anniversario della morte di D. Bosco

A destra della via che va da Buttigliera a Murialdo, su d'una piccola altura, nel territorio di Castelnuovo d'Asti, s'aggruppano quindici o venti casette a formare la frazione chiamata « I Becchi ». Accanto a una di esse, umile al pari delle altre, se non più povera di tutte, vedevasi di frequente, dal 1825 al 1827, nei giorni di festa e nelle sere d'estate, un drappello di fanciulli e di adulti far circolo attorno a un piccolo giocoliere di dieci o dodici anni, a un caro fanciullo dai folti cappelli ricciuti, di colore biondo scuro, dal viso ovale e grazioso con larga fronte serena e due occhi così penetranti che, col variare dello sguardo, variavano d'un tratto l'espressione di tutta la fisonomia.

Quali erano gli ordinari divertimenti? Fare la rondinella o il salto mortale, camminare sulle mani coi piedi in alto e il capo all'ingiù, mangiare gli scudi e ripigliarli sulla punta del naso d'uno degli spettatori, moltiplicare le pallottole e le uova, cangiar l'acqua in vino, uccidere un pollo e risuscitarlo e farlo cantare meglio di prima, e anche camminare e ballonzolare sulla corda come per lui sentiero e appendervisi con i piedi o con le mani, e talora con una mano o un piede soltanto.

Spesso mentre tutti, a bocca aperta, sono in attesa d'un nuovo giuoco, Giovannino sospende di botto il trattenimento, e intona con grazia le Litanie o il Rosario, o tiene un po' di sermone. E tutti cantano, e pregano concordemente.

Singolare questo fanciullo! Non aveva ancora dieci anni, allorché una voce arcana gli disse:

- Comincia a essere l'apostolo dei compagni, chè, fatto grande, campo del tuo lavoro sarà la gioventù!...

Così egli dice, e non gli si crederebbe. Orfano di padre fin dai tre anni, con la povertà in casa e un fratellastro, che lo chiama già il signorino, lo studentello, il dottorino perchè ha sempre un libro tra mano - anche quando conduce una o due mucche al pascolo - nemmen per sogno egli può ripromettersi di giungere alla dignità sacerdotale, cui si sente inclinato. Chi ne soffre quanto lui è la mamma, Margherita, una donna di valore eccezionale, che ha il criterio fine e delicatissimo d'un animo superiore e un cuore da regina.

Ma ecco un raggio di speranza. Il Cappellano di Murialdo viene a conoscere la portentosa memoria del fanciullo - ode sul suo labbro, e tutta d'un fiato, una predica ascoltata a una sacra missione a Bottigliera - e si offre con grand'animo a insegnargli i primi rudimenti di latino.

La scuola comincia: ma le animosità del fratellastro crescono sempre, e Mamma Margherita, per vedere se può far tornare in casa la pace, e un po' anche per le strettezze familiari, un mattino di febbraio del 1828 dice al figliuolo:

-- Prenditi queste due camicie e questi fazzoletti, e va' al Bausone, e tròvati un posto da servitore. Se non ne trovi, va' alla cascina Moglia; chiamerai del padrone, e gli dirai che sono io tua madre, che ti mando, e spero ti accoglierà.

D'aria era fredda, e la campagna coperta di neve. Colla mestizia sul volto e il pianto nel cuore, il piccolo Giovanni va a Moriondo, e non trova nulla; e prosegue fino alla cascina Moglia. Giunto presso la cascina:

- Dove vai? - l'interroga uno della famiglia.

- Vado cercando un padrone, per prestargli l'opera mia!

- Bravo! lavora! addio!

Il poveretto resta alcuni istanti indeciso, poi, facendosi animo, s'avanza nell'aia.

- Che vuoi? - gli chiede il padrone.

- Mia madre m'ha detto che venissi con voi a fare il servitore.

- Chi è tua madre?

- Margherita Bosco.

- Povero figliolo! io non posso prenderti; siamo d'inverno, e chi ha garzoni li licenzia.

Giovannino prorompe in pianto, e:

- Accettatemi per carità - insiste. - Non datemi nessuna paga, ma tenetemi con voi.

E tanto prega colle parole e colle lacrime, che infine è accettato da quella buona gente, fra cui resta quasi due anni, come garzone di campagna, occupato tutto il santo giorno!

Tutto ha un termine quaggiù, anche il dolore! Uno zio riconduce Giovanni ai Becchi, e il Cappellano di Murialdo torna con gran premura a fargli scuola. L'avvenire del povero gìovine, ornai pare assicurato, chè il buon prete, avendone intuito l'ingegno e conosciuta l'eccellente bontà e serietà e fermezza di propositi, gli mette tant'affezione che lo vuole in casa sua.

Ma in breve svanisce quella fortuna. Dopo pochi mesi, D. Calosso è colto da un insulto apoplettico. Giovanni corre a lui. Il povero Cappellano è senza parola e quasi senza movimento: l'occhio però è ancor vivo, e guarda con infinita tenerezza il suo protetto, poi, a stento gli dà una chiave, e gli fa cenno di prendere una somma di denaro che aveva in serbo. E poichè Giovanni, con le lacrime agli occhi, lo guardava esterrefatto, insiste ancora con lo sguardo finché le pupille si spengono dolcemente. Erano seimila franchi ch'ei aveva donato a Giovanni, ma questi, per delicatezza di coscienza, non ritenendo ben certa la volontà del defunto, venuti gli eredi, cedè a essi la chiave e ogni cosa. Bisognoso com'era, non volle neanche un regalo in danaro.

Grande però fu lo strazio che una tal perdita recò al suo cuore! Notte e giorno piangeva il suo benefattore, e non poteva trovar pace. Ma la voce misteriosa gli parla nuovamente, e questa volta lo rimprovera « perchè aveva riposta la sua speranza negli uomini e non nella bontà del Padre Celeste! »

Da quel momento si abbandona con illimitata fiducia nelle braccia della Divina Provvidenza, ed ecco le vie per le quali ella lo addusse alla mèta.

*

L'anno scolastico 183o-1831 era già inoltrato e Giovanni continuò a studiare qualche cosa, frequentando mattino e sera un po' di scuola a Castelnuovo, che gli costava complessivamente circa venti chilometri di strada al giorno!

L'anno dopo andò agli studi a Chieri, ove in pari tempo prestava i più umili servizi a una famiglia che lo teneva quasi per carità.

Nel congedarlo mamma Margherita gli aveva dato mezz'ettolitro di grano e dodici litri di miglio, dicendogli: - È tutto quello che posso darti; a quello che manca penserà la Provvidenza.

E tuttavia in un anno percorse tre classi di ginnasio alle pubbliche scuole. Collocato nella classe preparatoria, apparve il primo senza contrasto, e, dopo due mesi, ammesso a un esame speciale, fu promosso alla prima. Qui pure primeggiava incontrastatamente, e in via eccezionale ammesso dopo un secondo bimestre a un altro esame, fu promosso alla seconda. Negli anni seguenti frequentò regolarmente le altre classi ginnasiali, continuando sempre a servire e a lavorare per poter vivere. Gli anni d'umanità e di retorica (detti ora di 4a e 5a ginnasiale) li passò facendo il garzone in un caffè, e furono forse i più stentati. Molte volte non aveva di che sfamarsi, e gli stessi compagni che l'amavano con trasporto, vedendolo smunto e rifinito, gli portavano un po' di frutta o una fetta di pane!

Anche in mezzo a tante preoccupazioni per la vita continuò fra i nuovi compagni l'apostolato che aveva intrapreso alla borgata natia; anzi, stabilì una società, la Società dell'allegria, col programma di « evitare ogni discorso, ogni azione che disdica a un buon cristiano », e di stimolarsi « all'esattezza nell'adempimento dei doveri scolastici e dei doveri cristiani ».

Dal canto suo, egli era un esempio perenne di virtù e di allegria. Nel 1834, l'anno che fece quarta ginnasiale, per condiscendere al desiderio dei compagni, sfidò un ciarlatano che disturbava le sacre funzioni coi giuochi; e lo vinse alla corsa, poi al salto, quindi in giuochi di prestigio: infine accettò la sfida di portare i piedi sulla punta più alta d'un olmo del viale di Porta Torinese. Il ciarlatano, lesto come uno scoiattolo, sale pel primo, e raggiunge tale altezza, che, se osasse arrischiarsi ancora un po', di certo schianterebbe l'ultimo ramo e stramazzerebbe a terra.

- Stavolta hai perduto! - gridano i compagni a Giovanni.

Ma egli, rapido come il competitore, sale fin dove questi è salito, afferra il ramo colle mani, e, leggero leggero, voltando il capo all'ingiù, slancia i piedi in alto, sorpassando la punta stessa dell'albero! Le acclamazioni vanno alle stelle: e il ciarlatano, dopo aver pagato lo scotto, lascia la città umiliato e confuso.

* *

Compiuto il ginnasio, pei buoni uffici del prevosto di Castelnuovo, Giovanni ottenne d'essere ammesso gratuitamente in seminario. Allora fu una gara per fornirlo del necessario: chi gli comperò la talare, chi gli regalò il cappello, chi gli donò il mantello, altri lo provvidero del colletto, della berretta, delle calze e delle scarpe.

E neppure in seminario - dove, modello dei chierici, primeggiò costantemente per pietà e per studio - venne meno al suo zelo.

Ogni giovedì, e anche in altri giorni di vacanza, la portieria si riempiva di giovinetti che sì recavano a trovarlo per intrattenersi con lui o per farsi correggere i compiti ; ed egli, tutto a tutti, dava a ciascuno le opportune risposte e spiegazioni, unendovi sempre cori finissima grazia un pensiero salutare.

Nelle ferie autunnali, tornando ai Becchi, non tralasciava mai di radunare i ragazzi della borgata per istruirli nel catechismo e addestrarli a leggere e a scrivere; mentre nei giorni feriali, alternava lo studio all'aria libera col lavoro manuale. In un suo piccolo laboratorio aveva un fornello da ferraio, un tavolo da sarto, un banco da falegname e un deschetto da calzolaio. A Castelnuovo e a Chieri, il futuro istitutore di quelle provvide palestre che sono le scuole professionali salesiane, aveva imparato vari mestieri, e, per non stare in ozio e risparmiare qualche soldo alla sua famiglia, ora riparava qualche strumento agricolo, ora tagliava e cuciva un vestito, o faceva un tavolo o uno scanno, o metteva a nuovo un paio di scarpe!

Questa fu la via piena d'applicazione, d'operosità, di zelo, di studi brillanti e di stenti inauditi, per la quale il pastorello dei Becchi, dopo aver compiuto il ginnasio dai 16 ai 2o anni, dai 2o ai 22 la filosofia e dai 22 ai 26 il quinquennio teologico (ottenne dall'Arcivescovo Fransoni di studiare nelle vacanze del terzo anno i trattati del quarto), il 5 giugno del 1841 giungeva al sacerdozio!

« Il giovedì successivo, Solennità del Corpus Domini - così narra egli stesso - appagai i miei patriotti, e mi recai a Castelnuovo, ove cantai Messa, e feci la processione di quella solennità. Il Prevosto volle invitare a pranzo i miei parenti, il clero e i principali del paese. Tutti presero parte a quell'allegrezza, perciocchè io era molto amato dai miei concittadini...».

E la madre?

« Mia madre, in quel giorno, avutomi da solo a solo, mi disse queste memorabili parole:

« - Sei prete; dici la Messa: da qui avanti sei dunque più vicino a Gesù Cristo... Sono sicura che tutti i giorni pregherai per me, sia ancora io viva o sia già morta; ciò mi basta. Tu da qui innanzi pensa solamente alla salute delle anime!».

Era stato questo il sogno della sua fanciullezza, e non doveva tardare a realizzarsi. L'otto dicembre di quell'anno medesimo, D. Giovanni Bosco, con un catechismo a un garzone muratore, gettava la base dell'opera salutare degli oratori festivi, cui aggiunse man mano, con eroica fortezza e continuità prodigiosa, scuole diurne e serali, scuole d'arti e mestieri, ospizi, collegi e colonie agricole - santificando la pedagogia con un sistema tutto suo - e cento altre opere, una più geniale e più opportuna dell'altra, talchè lo stesso Urbano Rattazzi, prima ancora del 187o, prima cioè che l'Opera Salesiana uscisse dal Piemonte, soleva chiamare D. Bosco una gran meraviglia e forse la più gran meraviglia del secolo XIX.

Tanto può in un'anima pura un ideale generoso, sorretto dall'energia della volontà e dallo spirito di sacrifizio, insieme colla grazia di Dio.

Ma quello che più di tutto, o cari giovani, fu mirabile in quest'uomo immortale, e in ciò, come nella costanza, voi dovete imitarlo, fu l'umile sentire di sè.

Tornando da un viaggio trionfale compiuto attraverso la Francia, con una gloriosa tappa a Parigi (questa città si era tutta commossa alla presenza e alla parola del Santo, del Vincenzo de' Paoli italiano, del taumaturgo del secolo XIX) a vedere i suoi compagni di viaggio taciturni, perchè commossi e quasi sbalorditi dall'imponenza delle vedute dimostrazioni, ruppe pel primo quel silenzio, e:

- Tu sai - disse a D. Rua - che sulla strada che va da Buttigliera a Murialdo, a destra, s'incontra una piccola collina, e su questa sorge con poche altre un'umile casetta, e là presso si stende un prato. Ebbene, quella era la casetta mia e di mia madre: quello era il prato ove Don Bosco all'età di 10 anni conduceva una o due mucche al pascolo!... Ah, se tutta questa gente avesse saputo che si è commossa per un povero pastorello! Scherzi della Provvidenza!

*

Il 31 di questo mese si compiono 25 anni dalla morte d'un così insigne benefattore della gioventù, anzi, dell'umanità, al quale la Chiesa sta preparando l'onore degli altari, e la terra natale ha innalzato uno splendido monumento, mentre un altro assai più grandioso gliene erigeranno a Torino i suoi Ex-allievi, nel prossimo 1915, che segnerà il I° Centenario della sua nascita: fànnogli onore, e di ciò fanno bene.

Voi, giovani carissimi, grati a Lui che profuse benefizi a piene mani sulla gioventù d'ogni lingua e d'ogni paese, con affetto stampatevi nel cuore il suo nome, e fate che vi susciti sempre i santi ideali ch'Egli, divenuto un Grande, cioè un modello insigne d'ogni virtù cristiana, compendiò, per gl'innumerevoli suoi discepoli, in due parole: - Lavoro e preghiera! (1)

(1) Questo articolo è tolto dal numero del 15 gennaio 1913 di Adolescenza, il caro e buon periodico quindicinale illustrato, che la S. A. I. D. Buona Stampa pubblica per i giovinetti e per le giovinette. Cogliamo l'occasione per raccomandare questa e tutte le altre pubblicazioni dell'operosissima Società editrice; in modo particolare raccomandiamo il suo nuovo Missale Romanum (che fu il primo a vedere la luce con tutte le varianti richieste dal Motu proprio sulle Feste e dalla Bolla Divino afflatu) stampato in nitidissimi caratteri e carta a mano; - il nuovissimo Dizionario di Cultura di Augusto Brunacci, che è la migliore enciclopedia popolare per le famiglie e per le scuole. - i volumi delle nuove pregevolissime Collane ; Studi superiori e Per la Coltura, di cui i lettori vedono spesso gli annunzi in copertina - e ai Venerandi Seminari Teologici la rivista « Didaskaleion » o Studi filologici di Letteratura cristiana antica, diretti dal Prof. Paolo Ubaldi della R. Università di Torino. (Vedi Avv. a pag. 43).

DALLE MISSIONI

REP. ARGENTINA PRIMAVERA DI FEDE sulle sponde del Rio Negro.

(Lettera del Sac. Giuseppe Maria Brentana).

Viedma, 15 dicembre 1912. REV.MO SIG. D. ALBERA,

Sono stato a Pringles a trovare il nostro D. Pestarino, il quale, se compie prodigi di zelo in tutto il Territorio nelle sue lunghe escursioni apostoliche, imprime alla sua parrocchia la fede più viva e operosa.

Pringles, nel centro, conta appena 50o abitanti, e tuttavia vidi sempre affluenza alla chiesa durante la novena che vi predicai in preparazione alla bella festa dell'Immacolata e più di duecento persone, tra cui 5o capi di famiglia, presero parte alla devota processione la quale fece il percorso di più d'un chilometro, seminato di fiori e abbellito con quattro altari, attorno i quali si sostava pregando e cantando!

La fede nei centri. della Patagonia che han la fortuna di avere stabilmente i Missionarii va prendendo uno splendore e uno sviluppo consolante. Viedma e Patagones ne sono la più splendida prova!

Dal Flores del Campo, il bissettimanale che si pubblica nella nostra Scuola Tipografica di Viedma, Ella ha un'idea della vita religiosa che si va felicemente intensificando alle sponde estreme del Rio Negro; tuttavia mi permetta, veneratissimo Padre, di accentrarle in questa mia alcuni dati di fatto.

La miglior prova delle alte radici che getta la Fede in un popolo è la frequenza ai Sacramenti; e grande e ognor crescente è il concorso dei fedeli di Viedma e Patagones alla Sacra Mensa, specie il 1° venerdì del mese. Nè creda che ciò avvenga soltanto per parte dei giovanetti e delle fanciulle dei Collegi nostri e delle Figlie di Maria Ausiliatrice; no, no! sono molte madri, e anche padri di famiglia, che vivono una vita veramente cristiana cibandosi frequentemente di Gesù Sacramentato, vari tutti i giorni, e che si fanno un dovere di rendere omaggio alle prescrizioni del Regnante Pontefice, aiutando il sacerdote a preparare al grande atto i loro figliuoli non appena abbiano l'uso di ragione.

Ciò che sono le brave popolazioni di Viedma e di Patagones e ciò che esse valgano come popolazioni cattoliche, si vide mirabilmente nelle loro feste patronali. A Viedma il 24 settembre, che è consacrato alla Madonna della Mercede, cinquecento furono le sante Comunioni distribuite, più di mille le persone che parteciparono alle sacre funzioni, e più centinaia gli uomini che presero parte alla processione che recò in trionfo l'immagine della eccelsa Patrona. A Patagones la caratteristica della solennità titolare furono le numerosissime prime Comunioni.

Ciò è frutto dell'insegnamento catechistico impartito nei nostri Collegi. Nel Collegio di San Francesco in Viedma, ai primi di novembre, si svolse una gara catechistica così serrata e resistente, che dopo due ore e mezzo di lotta, quando sette fanciulli vennero proclamati vincitori, fu uno scoppio così vivo di applausi del pubblico presente, che ne andarono coperte le stesse note squillanti della marcia trionfale. Nè meno interessante fu il saggio che diedero le alunne della fiorente Scuola di Religione, tenuta dalle Figlie di Maria Ausiliatrice.

A questo consolante sviluppo religioso cooperano efficacemente le molte associazioni quivi fiorenti, come quelle del Sacro Cuore di Gesù, dell'Apostolato della Preghiera, delle Dame della Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli, delle Figlie di Maria, e del Circolo Operaio, il quale raduna regolarmente ogni mese in importanti assemblee più di 15o soci.

Ma, lasciando da parte ogni altro dato, lo stesso nuovo Tempio di Viedma, già aperto e omai vicino al compimento, n'è una prova lampante. A quella guisa che con le sue linee e la grandiosità della mole, con le sue colonne di granito, gli archi maestosi, le alte torri e la croce che domina tutta la città, è la più bell'opera architettonica del Territorio, esso dice pure ciò che è il popolo di Viedma e dirà ai posteri come auspice la Croce di N. S. Gesù Cristo si aper sero i solchi fecondi che fruttarono l'avvenire commerciale del Rio Negro.

Le fondazioni di quest'opera monumentale, che farebbe bella mostra anche in una grande città, furon gettate nel 1901. La terribile inondazione del 1899 aveva ridotto in cattivo stato l'antica cappella, che sorgeva al posto dell'abside del nuovo tempio. La costruzione fu iniziata da Mons. Cagliero, il quale dovette spendere in seguito la sua mirabile attività per trovare i mezzi necessari, in ciò assecondato dal degno Governatore Dott. Eugenio Tello. Ma anche i Provicari che succedettero a Monsignore nel governo del Vicariato, proseguirono alacremente l'impresa. Don Stefano Pagliere chiamò l'architetto salesiano D. Ernesto Vespignani per migliorare il disegno primitivo, e il tempio sorse a poco a poco per lo zelo instancabile di un apposito Comitato femminile, e per i sussidi concessi dal Governo Nazionale. Questi, purtroppo, vennero a mancare nel momento in cui erano più necessari, e i Salesiani furono obbligati a contrarre un debito di oltre 30.000 pesos per poter aprire il nuovo tempio, benchè incompiuto. Difatti, terminato il pavimento e trasportato in fondo all'abside l'altare della vecchia chiesa, esso venne aperto al divin culto il 2 luglio u. s., benedetto solennemente da Mons. Costamagna.

Nè posso tacere lo spettacolo di fede e di riconoscenza che queste popolazioni diedero all'amatissimo Mons. Cagliero nelle sue Nozze d'oro Sacerdotali. Mentre una splendida croce pettorale d'oro purissimo, ricca di pietre preziose e di smalti, viaggiava alla volta del Centro America per attestare al magnanimo Apostolo la gioia dei suoi primogeniti di Patagonia, questi prendevan parte ad una sacra Missione dettata in Viedma da Mons. Costamagna e da altri Salesiani e assistevano in gran folla a una Messa Pontificale pro gratiarum actione. Anche il signor Governatore del Territorio, il Dott. Carlo R. Gallardo, e il signor Capo di Polizia, accompagnati da un forte nucleo di nostri exalunni, parteciparono, alla cerimonia.

Quel giorno l'Ecc.mo Governatore sciolse uno splendido inno alla benemerenza dei figli di D. Bosco, che merita d'essere ricordato.

« Da molti anni, esclamava il Governatore, io conosco i Salesiani, questi figli del lavoro. Li ho veduti pionieri di civiltà nelle fredde Terre Magellaniche, nelle Isole Malvine e degli Stati, e nei porti dell'Arcipelago Fueghino, educare gl'indigeni per incorporarli alle nazioni civili.

» Li ho contemplati cori gioia nel Chubut, in S. Cruz e in Rawson, sempre attorno l'elemento incolto dei popoli delle nostre campagne per incamminarlo sulla via del progresso.

» Li ho scorti ai piedi delle giganti Cordigliere nel Neuquén, a Junin de los Andes e a Chos Malal, affaticati sempre nella loro Missione redentrice.

» Più tardi a Viedma e in questa vasta zona del Rio Negro, dove hanno innalzato questo grande collegio e questo tempio monumentale, orgoglio dei nativi del luogo e dei forestieri, li ho pur visti, volti ai più nobili ideali, continuare la loro missione, che è quella di fare tutto il bene possibile ai loro simili ».

Sentimenti di grande ammirazione esprimeva, non è guari, anche il signor Dott. Isidoro Ruiz Moreno, Direttore Nazionale dei Territori Nazionali, visitando il nostro Ospedale, la Farmacia, il nuovo tempio, le nostre Scuole Professionali e i Collegi di S. Francesco di Sales e di Maria Ausiliatrice in Viedma, ed eguale meraviglia manifestava il signor Ispettore delle Ferrovie e Telegrafi, Giuliano Lopez, nel collegio di S. José di Patagones. Questi rimase stupito nel vedere le classi della nostra Scuola Tecnico-Commerciale, che mira non solo a fare buoni ragionieri contabili, ma apre agli alunni anche altre vie, come quella di abili telegrafisti. Il signor Lopez vivamente si compiacque dei saggi dati dai giovani nel gabinetto telegrafico, dopo aver conversato telegraficamente con essi.

In vero questo fiorente Istituto sulla fine del mese scorso dava un pubblico saggio in occasione della chiusura dell'anno scolastico, che fu sommamente apprezzato dal sig. Presidente del Consiglio Scolastico e dal suo degno Segretario, dal Sotto-Prefetto, dal Capitano e dagli altri Ufficiali del Libertad, nonchè da molte distinte famiglie, accorse con, gioia all'invito. È giudizio comune che i giovani vi ricevano quello stesso grado d'istruzione che riceverebbero in istituti congeneri della Capitale!

A Viedma poi dà belle speranze di sè il Corso Teologico, iniziato quest'anno, che era uno dei più vivi desideri di Mons. Cagliero!

In breve l'Opera di D. Bosco in Patagonia raddoppia i suoi frutti consolanti e ciò che le accresce la simpatia di ogni ceto di persone è anche il buon nome che hanno e l'affetto che le conservano gli ex-allievi, dappertutto entusiasti. Perfino a Junin de los Andes, il 4 agosto u. s., festa di S. Domenico, si costituiva in omaggio all'antico Direttore e Parroco, il Missionario D. Domenico Milanesio, un nuovo Centro di più di 30 soci, che promossero una festa religiosa in parrocchia, un'accademia musico-letteraria in collegio, e un banchetto familiare.

A Viedma l'Associazione Ex-allievi va raddoppiando ogni giorno la sua azione sull'esempio delle Unioni d'Italia e dell'Argentina, con le sue brave sezioni di mutuo soccorso, di col tura sociale, e sportiva e drammatica. La sezione drammatica inaugurava i suoi lavori l'8 settembre p. p. e al trattenimento, annunziato con sparo di mortaretti e rallegrato da scelte esecuzioni musicali, accorse il fior fiore di Viedma.

Anche per un altro titolo l'Opera di D. Bosco va qui acquistando nuove simpatie; parlo delle cure prestate nel passato dai Salesiani ai minorenni e dell'interesse mostrato in questi giorni a loro favore dal nostro infaticabile ispettore D. Pedemonte. Questi, in data 10 corrente, inviava al sig. Dott. José A. Mujica, difensore dei minorenni del Territorio, una nota importante, per rilevare la necessità di dare ad essi un'educazione capace di buoni frutti; e il dott. Mujica mentre gli rispondeva gentilmente di essere perfettamente d'accordo con lui, confessando che solo « per mezzo dell'educazione della massa popolare si può arrivare al perfezionamento delle istituzioni patrie secondo le parole di una delle più spiccate personalità Governative: L'educazione è il segreto dell'ingrandimento e della prosperità dei popoli » manifestava il desiderio e « la fiducia di un'efficace cooperazione della Pia Società Salesiana per condurre a compimento un'opera tanto umanitaria ».

Amatissimo Padre, queste terre proseguono il loro cammino sulla via della civiltà con passo rapido e coraggioso; e, com'è nostro dovete, è pure nostro vivo desiderio lo scorgerle e l'accompagnarle a mète sempre più sublimi ; senonchè troppo impari, omai, sono le nostre forze al bisogno. Prima che i Salesiani di Patagonia possano far da sè ci vogliono ancora molti anni; abbiamo quindi bisogno del suo aiuto. Gli esempi di abnegazione e di virtù, seminati qui da vari dei nostri, non sono caduti su arido terreno. Il Comitato costituitosi per innalzare un monumento marmoreo al nostro Don Evasio Garrone, il confondatore con Mons. Cagliero dell'Ospedale nostro e della annessa Farmacia in Viedma, prosegue con slancio l'opera sua e ha già commesso i lavori ; e in questi giorni un altro Comitato lavora con mirabile attività per festeggiare la Messa d'Oro del nostro caro D. Valinotti, Parroco di Patagones. Ora queste e tante altre piove di affettuosa riconoscenza, creda, ci commuovono e ci fan rimpiangere ancor più il gran bene che si vorrebbe fare, e non ci è possibile per mancanza di forze. Oh! se cento buoni preti giungessero oggi in Patagonia, subito avrebbero tutti un campo vastissimo dove esercitare il sacro ministero!

In un'altra lettera, se non le ruberò un tempo troppo prezioso, faccio conto di additarle, con la parola eloquente dei fatti, i bisogni più urgenti della Patagonia, ove, ai primi di settembre s'inaugurò un nuovo tronco ferroviario di più di 10o chilometri a Fortin Mercedes, ed altri lavori importantissimi proseguono con gran lena. Che il Signore ci dia la consolazione di veder sempre in aumento anche il progresso morale e religioso fra queste popolazioni, che solo può assicurare efficacemente l'industria e il commercio!

Gradisca, amato Padre, i nostri filiali ossequi e abbia la bontà di raccomandare al Signore chi si dice fortunato di professarsi

Di Lei,

Dev.mo Umil.mo Figlio in G. C..

Sac. GIUSEPPE BRENTANA.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella, o se viventi in comunità la propria. Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare Indulgenza plenaria (come dal Decreto della S. Congregazione delle Indulgenze, 2 ottobre 1904):

ogni mese:

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno ; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;

3) nel giorno in cui si radunino in conferenza; dal 10 febbraio al 16 marzo:

1) il 22 febbraio, Cattedra di S. Pietro in Antiochia ;

2) il 16 marzo, Domenica delle Palme.

Inoltre : ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche chiesa) reciteranno 5 Mater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.

Dal giovedì dopo le Ceneri fino alla domenica delle Palme, ogni giorno, visitando qualche Chiesa o pubblico Oratorio e quivi pregando secondo la mente del Sommo Pontefice, possono lucrare l'indulgenza di 10 anni e 10 quarantene: il mercoledì delle Ceneri (5 febbraio) e la IV domenica di Quaresima (2 marzo) l'indulgenza di 15 anni e 15 quarantene; la domenica delle Palme (16 marzo) di 25 anni e 25 quarantene.

Tutte le indulgenze concesse ai Cooperatori sono applicabili alle Anime Sante del Purgatorio; ma pel loro acquisto è richiesta la recita quotidiana di un Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice coll'invocazione: Sancte Francisce Salesi, ora pro nobis.

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente,

Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario-Basilica di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno in questo mese nel Santuario, avremo questa intenzione generale:

Supplicheremo Maria SS. Ausiliatrice ad accogliere le preghiere e le opere buone che faranno i cristiani in questa Quaresima, Per la conversione dei peccatori.

GRAZIE E FAVORI

La riconoscenza di un ex-allievo.

Io vorrei che le mie umili parole di ringraziamento a Maria Ausiliatrice, fossero seme che fruttasse nel cuore di tanti infelici, colpiti dalla sventura, una fiducia grande e ferma nella bontà della nostra cara Madre. Così avrei sciolto il voto innalzato alla Vergine Santa in un'ora triste della mia vita, e in qualche modo avrei compiuto il dovere comune a ogni cristiano, di giovare ai proprii fratelli.

M'ero dovuto recare in una grande città ove mi attendeva un lavoro necessario alla mia esistenza e che m'avrebbe in pari tempo forse anche permesso di prepararmi un avvenire che mi sorrideva fin dalla prima fanciullezza, quando m'incolse, tre giorni dopo il mio arrivo, un terribile male che piombò in letto me, povero giovane, solo al mondo, in una grande città sconosciuta, privo di conoscenze e d'appoggi, cui veniva meno, con la salute, il lavoro ed il pane!

Ma la Madre non abbandona i suoi figli; ed ecco che Maria Ausiliatrice interviene e mi circonda di persone piene di squisita carità. Non ero più solo, non ero più privo d'aiuto e di conforto. Fu questa la prima grazia segnalata. Il male intanto s'era aggravato senza che i medici più distinti fossero riusciti a conoscerlo: chi parlava di tumore addominale infiammatorio, chi di tiflite, chi d'appendicite., Ricoverato all'Ospedale, mi rimanevano , a detta dei medici, poche ore di vita, se non si fosse prontamente ricorso ad un atto chirurgico, d'altra parte pieno di rischi, dovendo sradicare un male non ancora determinato.

L'operazione era imminente ed io non cessavo di pregare Maria Ausiliatrice che mi concedesse la rassegnazione alla mia triste sorte. Ma la rassegnazione non veniva... M'era, in verità, dura cosa morire a diciannove anni Venne però la salvezza; al momento dell'operazione, la febbre prima costantemente altissima, era quasi cessata; e i medici, pieni di stupore, decisero di sospendere ogni atto ed ogni giudizio, e dopo otto giorni di miglioramento progressivo, io ero fuori d'ogni pericolo.

Col cuore pieno d'emozione, ringrazio pubblicamente la Santa Vergine Ausiliatrice ed invio una tenne offerta perchè s'innalzino fervide preghiere dinanzi al suo caro altare, ove anch'io, negli anni più belli della vita, tante volte dischiusi l'anima ingenua, invocandone l'aiuto.

Genova, 17 novembre 1912.

PIETRO OGLINO.

Salva per miracolo.

La signorina Clinia Lucchesi, figlia unica, tesoro di bontà e di virtù, formava la delizia de' suoi genitori, quando una malattia misteriosa la gettava in letto. Si faceva ricorso a tutti i sussidii dell'arte medica: si spesero migliaia di lire in cure, in medicine: ma tutto tornava inutile: una febbre leggera leggera, continua, la teneva inchiodata in letto, e la consumava lentamente , in mezzo allo strazio de' suoi genitori. Consigliai l'ammalata a far ricorso a Maria SS. Ausiliatrice, promettendo un'offerta, qualora avesse ottenuto la sospirata guarigione. Ordinai a tale uopo una novena alla celeste Regina di Valdocco, accompagnata dalla fede, dai singulti e dalle preci dell'ammalata. Ebbene! (lo debbo dire con grande giubilo dell'anima mia) l'ammalata è guarita perfettamente , anzi è così cresciuta in forza, in peso e floridezza, che non si ravvisa più! Io pure sono stato guarito da Maria SS., e però non ho cosa tanto gradita quanto il cantar le glorie di Lei.

Granarolo di Faenza, 3 decembre 1912.

Don SEBASTIANO FENATI, Arcip.

Pancarana (Lungavilla). - La nostra figlia Giuseppina, diciottenne, da più di un anno era affetta da mal d'occhi , detto granulosa.

Dopo qualche mese di cura sotto un valente specialista in Buenos Aires con pochissimo risultato, venuti in Italia nel mese di giugno dell'anno scorso, l'affidammo alle cure di un altro distinto professore , il quale ebbe più volte a dichiarare che sebbene la malattia fosse di carattere abbastanza comune, tuttavia presentava tali sintomi da doverla ritenere un caso affatto speciale ed era quasi tentato a conchiudere che la scienza non raggiungeva a superarla.

Venne il mese di maggio u. s. quando, avendo esperite tutte le prove dell'arte, si pensò di ricorrere agli aiuti soprannaturali e a mezzo di interposta persona s'incominciò una novena a Maria SS., invocata sotto il titolo dì Aiuto dei Cristiani, quale si venera in Torino , col voto che ottenuta la guarigione si sarebbe pubblicata la grazia sul Bollettino Salesiano e fatta una offerta al Santuario di Valdocco. Appena terminata la novena, la Giuseppina cominciò a star meglio. Si continuò a pregare fino al 24 maggio e le ulceri, che prima insistenti si succedevano senza tregua, scomparvero per la fine di maggio completamente. Ora la nostra figlia, con piena nostra soddisfazione e colla più viva riconoscenza alla Vergine, si trova perfettamente guarita !

29 giugno 1912.

Coniugi FRANZOSI.

Torino. - Notifico che attribuisco alla SS.ma Vergine le grazie che ho ricevuto in ordine seguente:

Caduto con due amici dalla cima della Punta Arnas (3545) m., per 5oo metri d'altezza, riportando ferite e contusioni, fui io solo salvo, mentre i miei amici erano tutti e due sfracellati.

Col piede rotto ebbi la forza di scendere per circa 6 ore fino ai paesi a chiedere soccorso. La gamba così strapazzata doveva venir amputata; ma la SS.ma Vergine non lo permise e guarii senza amputazione. I dottori mi dissero che sarei rimasto zoppo: ciò non fu e non sento alcun difetto. Doveva averne per 6 mesi e la SS.ma Vergine fece che guarissi in 1 mese e qualche giorno.

Riconoscente alla SS.ma Vergine, chiedo la pubblicazione di questa mia.

Ottobre 1912.

BRAVO FEDERICO.

Borgomanero. - Io sottoscritta, già da alcuni mesi costretta ad abbandonare l'impiego perché sofferente ed affetta di pleurite e bronchite secca, quasi cronica, perciò dai sanitari poco curata, e temente e quasi disperante della mia guarigione, ascoltai il consiglio di pia persona, e mi rivolsi a Maria Ausiliatrice di D. Bosco, vera salute degli infermi e speranza sicura di chi in Lei confida. Ed oh! la buona e pietosa Madre, con quanta cura od amore viene sollecita in aiuto e soccorso a chi con viva fede e ferma speranza La invoca! Le siano rese le più vive e riconoscenti grazie!... Io, intanto, quasi contro ogni mia aspettazione posso attendere al nuovo mio impiego e non mi dimenticherò giammai di Colei che tanto favore mi ottenne.

2o novembre 1912.

MARIA SIMONOTTI fu CARLO.

Chieti. - Il 14 dello scorso novembre il mio bimbo di tre anni cadde malato con una tosse secca ed un respiro affannoso. Sul principio credetti a un forte raffreddore, che pian mano maturasse; ma rimasi delusa. Il piccino il giorno dopo peggiorò e fui costretta a chiamare il medico. Era affetto di bronchite acuta e gruppe. Il dottore ordinò immediatamente l'iniezione del siero antidifterico per poterlo salvare. Glie ne furori fatte due, ma il bimbo peggiorava. La sera, verso le 22, già stava per rendere l'ultimo respiro, quando, pazza di dolore, mi buttai in ginocchio davanti l'immagine della Madonna, invocandola coi nomi più cari, dicendole di non privarmi del figliol mio, chè anch'essa era stata Madre e doveva aver compassione del mio dolore; e promettevale, se mi faceva la grazia, di far celebrare una messa di ringraziamento al suo altare e di pubblicare la grazia nel Bollettino.

Oh! bontà della Vergine Ausiliatrice. La mattina il bimbo migliorò sensibilmente, ora sta bene come prima, ed io adempio la promessa. Non cesserò mai d'invocare la SS. Vergine, nei casi più disperati. Grazie, o potente Ausiliatrice!

4 novembre 1912.

FILOMENA PELLEGRINI.

Ave Maria. - Il 6 novembre dello scorso anno il mio rev.mo Parroco, mentre attendeva alla confessioni, venne colto improvvisamente da un morbo così violento che gli venne amministrata l'Estrema Unzione. I medici, consultatisi più volte, dichiara rono ripetutamente che la malattia era gravissima, ed aspettavano di giorno in giorno la dolorosa catastrofe. Io però, che non avevo perduta ogni speranza, mi rivolsi con piena fiducia a Maria Ausiliatrice promettendole che avrei spedito una piccola offerta per le Opere di Don Bosco e avrei pubblicato nel Bollettino la grazia, se avessi ottenuto la guarigione di sì cara e amata persona. E infatti dopo due lunghi mesi di dolorosi tintori, l'ammalato cominciò a migliorare tanto che in poco tempo non solo potè abbandonare il letto, ma potè pure riprendere la cura del suo pastorale ministero.

Riconoscentissimo a questa tenera Madre, sempre pronta ad aiutare i suoi figli, mando a Lei il tributo della mia più sincera gratitudine.

17. novembre 1912.

Ch. G. C. Ex-allievo e Coop..Sales.

Darfo. - Maria, nostra speranza! nostro aiuto e nostro conforto! mentirei se osassi dire d'aver ricorso a Te una sola volta inutilmente. T'invocai in ogni bisogno e sempre Tu fosti pronta a soccorrermi. Fra le innumerabili grazie che da Te ho ricevuto non è da lasciar sconosciuta la guarigione di mia sorella, che in conseguenza di pleurite i medici dissero tocca d'etisia; e Tu, o Madonna di Don Bosco, avesti pietà di noi, ascoltasti le nostre preci ed in breve l'hai ridonata sana alla sua diletta famiglia. Ti promisi di pubblicare la grazia e ora, due anni dopo la malattia, sicura dell'ottenuto favore, mantengo la promessa. Concedimi, o Maria, un'altra grazia segnalatissima !

28 dicembre 1912.

DOMENICA PELAMATTI.

Carmagnola. - Nella novena di Natale ero in pericolo di vita ; mi rivolsi con fede viva all'Ausiliatrice che mi liberasse e ivi lasciasse ancora a sostegno della mia numerosa famiglia, essendo i figli tutti piccini; promisi di far pubblicare la grazia e oh ! prodigio ! sull'istante fui liberata dal grave pericolo. Ringrazio la Vergine Ausiliatrice e mando una piccola offerta. Appena mi sarà dato, verrò personalmente ai suoi piedi per renderle un miglior ringraziamento.

4 gennaio 1913

A. MARENGO.

La Loggia. - Sono stata ammalata gravemente e, per l'età già avanzata e il male, mi trovavo in cattive condizioni. La mia famiglia, addolorata ed impensierita, domandò al dottore se c'era speranza di guarigione ; e il dottore rispose, netto e chiaro, che non vi era speranza, almeno non aveva mai veduto nessuno a guarire di tale malattia. Allora raddoppiai le mie preghiere e suppliche, e insieme alla famiglia si diè principio a una novena alla Vergine Ausiliatrice, promettendo di pubblicare la grazia se guarivo. Ora sono ristabilita e perciò rendo infinite grazie al buon Dio e alla sua Madre Santissima che invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice è di tutti conforto e speranza.

Gennaio 1913.

MARIA SETTIMA.

Parabita. - Un anno fa, due miei piccoli alunni, accettando il mio consiglio, ricorrevano a Maria Ausiliatrice, perchè ridonasse la vita ad un caro e giovane zio loro, che sventuratamente aveva tentato di suicidarsi... Pregarono i bambini e chiesero preghiere a Torino. E la Madonna di Don Bosco esaudì pienamente il desiderio, le suppliche di chi l'invocava. Lo sventurato chiamò volontariamente il Sacerdote per riconciliarsi coli Dio, e guarì perfettamente con meraviglia di ognuno.

I bambini, riconoscenti, inviano la piccola offerta al Santuario e desiderano che la grazia ottenuta venga pubblicata nel Bollettino.

31 dicembre 1912.

ANGELA F.

Aldeno Trentino. - Nello scorso luglio mia moglie fu presa da bronchite polmonare. Ricorsi all'arte medica, ma dopo due mesi non si vedeva il minimo miglioramento. Fu allora che cori gran fede ricorsi a Maria Ausiliatrice e al Ven. Don Bosco, promettendo, se migliorava, di pubblicare la grazia sul Bollettino. Subito per grazia di Maria cominciò a migliorare e ora è fuori di pericolo.

Inviamo una offerta chiedendo di essere ascritti alla Pia Unione dei Cooperatori Salesiani.

10 dicembre 1912.

SPERANDIO e ROSA CONT, Coniugi.

Sampierdarena. - Con sentimenti della più viva riconoscenza ringrazio Te, o mia Celeste Regina, Maria Ausiliatrice per avere salvato, da una perdita inevitabile e sicura, la mia piccola cugina Maria colpita da polmonite acuta, che l'aveva ridotta in fin di vita. In quei terribile momento ricorsi a Te, che sei la fonte di ogni grazia, e Tu, benigna e misericordiosa, mi esaudisti. Riconoscente adempio alla promessa di una tenue offerta e di pubblicare sul caro Bollettino la tua grazia.

Dicembre 1912.

ADAMOLI DOMINGO.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti

A) - Acireale : Maria Nicolosi, 5 - Alessandria Rosina Rossi, 5 - Almese : B. A., 25 - Aosta S. B., 5 - Attimis : Giuseppe Ronchi, 5 - Avola Giovannina Calderello, 15.

B) - Baldissero Torinese : Vincenza Ghivarello: i - Bellano : Suor Maria Guido - Bergamo Amalia Reposso, io - Biella : Magliola Adele - Bologna : Contessa Rusconi, 5 - id.: D. B., 5 - Borgomasino : Teresa Peretti in Costa, 5 - Bronte Marianna Presticinni, so - Bracciano : Giovanni Bechelli, 5 - Brusson : N. N., io - Bruzzano Domenica Landolfo in Pezzano, io - Busseto : Carolina Rebecchi, 5.

C) - Cagli : Maria Materozzi Brunetti, 20 - Cagliari : Marietta Atzeni 3 - Cammarata : Rosalia Frama in Alessi, io - id. : Paolina Politi, io -- Camerano Casasco : Celeste Scrivano, 5 - Caselle : Domenica Marchino, io - Caserta : Anna De Fabritiis 5 - Castagnole Lanze : Giovanni Molino -- Castelletto d'Orba : Maria Verri, 5 - Celle ac. Valentino Rosso, 5 - Ceresole Reale : Orsola e Apollonia Colombo, 5 - Cividale : Maddalena Roddaro, ii - Cogne : Clement Ouvrier 15 - Cuneo : Paolo Nobia, 5.

D) - Deglio Faraldi : Bernardo Grossi fu Davide - Desana Vercellese : Famiglia Rollone, 5 - Dogliani : R. F., 5 - id.: Giacomo Durando, 40.

E) - Ellera : N. Siri, io - Erbanno : Martino Rondini, 2.

F) - Faenza: Francesca Ballanti, 5 - Fiumicello : Riccardo Gottard.

G) - Gallarate : Giulio Brusadelli, 300 - Genova : Celestina Iraldi, 5 - id. : Antonietta Moscatelli - Gradisca : Antonio Marcuzzi, 5 - Gr, ssona : N. N., 2 - Gravedona : Annua Cetta, io - Gualdo Tadino : Genesio Bensi, 2 - Casacastalda N. N., 2.

H) - Hollister (California): Teresa Vosti-Besimo, io.

I) -- Isili : Raimonda Lai, 2,,5o - Istria : Clementina Fermeglia, 4.

L) - Lavis (Austria): T. E. M., 40 - Lenta Vercellese : Alberto Antoniazzo, 5 - Licata : Teresa Siribellito, i - Liddes (Francia): V. V., io - Losone (C. T.): N. N., 5.

M) - Maggia (C. T.): N. N., 6 - Maglio Sopra Gaspare Lora, 5 - Mantova : N. N., 10 - Marsala Sac. Giovanni M. Sciacca, 5 - id.: N. N., 2 - Mazzara S. Andrea : Vincenzina Livati, 5 - Mazzi; Luigi Vissanotti, io - Melzo : E. Brossi, io - Mercenasco : Maria Vesco - Mezzocorona: Luigia Lorenzoni, io - Mezzana Bigli : Coniugi Bollone, io - Milano : C. M., io - id.: Ermenegildo Frattini, 5 - Modane : E. P., 45 - Mombello Domenico Corno, 1o - Montjovet: C. G., 2 - Mortara : A. G., 5 .

N) - Nembro : Ermenegilda N., 2 - Nizza Marittima: Egidio Ghigiione, 2,50.

O) - Oddalengo Grande : Alessandro Osta, 5 - Oleggio Grande : Dante Forlina, 4 - Orsara Bormida : Carlo Sesino, io - Ortona a Mare: Sac. Paolo Nardi, 5 - id.: N. N., 5.

P) - Padova : A. Vusio, 5 - id.: Elisa Fantinato, 20 - Parabita : Bartolo e Federico Ravenna, 3 -- Pianlago di Ponzone d'Acqui : Famiglia Patrone - Piasco : Ubertina Conte Gili, 9 - Piedimulera : Clotilde Ferrari, 2 - Piobesi : F. G., 5 -Pula (Istria): Luigia Sissan, io - Pollenza (Marche): Maria Lazzarini, 15 - Pont St. Martin Amalia Cresta, 5 - Ponzone d'Acqui : Ravera Stefano fu Gio. Battista, 2 - Preseglie : Antonietta Astranti, 4.

Q) - Quartuccina : Luigia Carta Ved. Palmas, 5,

R) - Pacello : Sac. L. Mansi, 5 -- Peno : Domenica Guidetti Pogolotti - Rimini : Ester Fabbri, 5 - id. : Zainda Fabbris, 5 - Roma : Annita Laurenti Veronelli, io -- id. : Cav. Giuseppe Serafini, Ico.

S) - Sale : Maria F., 5 - San Biagio della Cima Marietta Macario, 3.25 - San Didero : Ernesto Davy, 5 - Sandrigo : Maria Chemello, 3 - S. Salvatore Monferrato: Ida Porzio, lo - Santena: Bosio Domenica - Santulussurgiu : N. N., 5 - São João de Alfredo Chaves (Brasile): Marcellino Binibatto - Sarno : Ines Monteleone - Scaldasole: Giovanni Poltroneri, 4 - Serralunga d'Alba Camilla Massolino, 2 - Seulo : Assunta Toddo Prudda, 5 - Siena : N. Coppi, 5 - Soave Veneto : Ernesta Castagnedi, 4 - Stabio (C. T.): Rosa Socchi, 5 - Susa : Clotilde Odiard, 5.

T) Torino.- N. N., 2 - id.: N. N., 35 - id.: N. N., 4 - id.: B. C., 3 - Id.: E. M., 5 - id.: F. S., 5o - id.: M. A., 2 - id.: M. P. lo - id. R. G., 25 - id. : S. B., 50 - id.: Albina Bellora, - id.: Rosa Bauchiero, 2 - id.: Maria Corradi V. Olivero -- id. : Maddalena Depretis, io - ed. Gius. Fasano, i - id. : Cristina Gili - id.: Irene e Giacomo Gino, 5 -- id. : Fiorentina Mellano, 5 - id.: Lucia Ravello, 5 - id.: Orsola Tonello - id. Lucia Vigliani, 5 - Tonengo : Maria Mino, 3 - Torazza : Maria Delgrosso, ii - Torgnon : J . G., - Torre Pellice B. R., 2g - Traghetto : Teresa Bondanelli in Forti, 5 -- Trento (Tirolo): Mesna Gino - Treviso : Ch. Domenica Biondo, 2.

V) - Vaglio (C. T.): Eugenio Morosoli, io - Valdivilla : Teresa Bevione, io - Valle Stura : Letizia Damarco --- Varzo : Marietta Storni, 25 -Vercelli: Erminia Mandelli-Bogatto, 5 - Verzinovo : Clelia Rizzoni - Vezzano sul Crostolo : Pierina -Bagnato-Pansecco, 5 - Vigliano d'Asti Massimo Alciati, 3 - Viarigi : Edvige Gamba, 7 - Vicenza : Claudina Marzani Arrigoni, 5 - dracco : Umberto Mabrito - Vienna: Vittore Compostella, 1o -- Vignale Monferrato : Teresa Birago, 5 - Villanova Franca : Filomena Marras, I - Vistrorio : B. R., 3.

X) - N. N., 5.

Santuario di Maria Ausiliatrice

TORINO-VALDOCCO

Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per ogni corrispondenza in proposito, come anche per Messe o novene o tridui da Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore dei Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, Via Cottolengo, 32 - Torino.

Ogni sabato, alle 7.15 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

Dal 10 febbraio al 10 marzo

17 febbraio - Comincia il mese ín preparazione alla solenne commemorazione di San Giuseppe.

24 febbraio - Commemorazione mensile di Maria SS. Ausiliatrice.

7 marzo -- Primo Venerdì del mese. - Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno.

NB. - Dal 1° marzo la benedizione serale col SS. Sacramento è fissata alle 19.40.

In tutti i giorni di quaresima, tranne il sabato, predica del rev. prof. D. Pietro Gallo, salesiano, alle ore 19.30.

NOTE E CORRISPONDENZE

Ringraziamo vivamente l' „Osservatore Romano" che nel numero del 22 gennaio u. s. riportava integralmente la lettera del rev.mo nostro Superiore Don Albera ai Cooperatori, pubblicata nel „Bollettino Salesiano" dello scorso mese, e diciamo un grazie anche agli altri giornali e periodici che benevolmente ne fecero cenno.

Intanto richiamiamo l'attenzione dei benemeriti Cooperatori e delle zelanti Cooperatrici sull'appello che il sig. D. Albera faceva e fa al loro buon cuore. Il mantenimento di tanti orfanelli e giovani aspiranti al sacerdozio, i gravi bisogni quotidiani delle Missioni Salesiane, le continue spese richieste dalle nuove case e chiese in costruzione rendono indispensabile in quest'ora l'aiuto concorde di tutti. Che quest' aiuto, anche umile e modesto, non sia negato da nessuno di quelli che possono darlo; e Maria SS. Ausiliatrice lo ricambi a ognuno con l'abbondanza delle sue benedizioni!

Le offerte siano indirizzate direttamente al Rev.mo sig. D. Paolo Albera, Rettor Maggiore dei Salesiani, Via Cottolengo, n. 32 - Torino.

Tra i figli del popolo.

TORINO. - In memoria di Secondo Brillada. - La domenica 12 gennaio nell'Oratorio S. Giuseppe in Borgo S. Salvario si è inaugurato un busto con lapide alla memoria del compianto Secondo Brillada, benemerito catechista di quell'Oratorio.

Secondo Brillada, scrive l'Italia Reale, « aveva qualità bellissime per mantenere nell'Oratorio l'ordine e la disciplina, e dai giovani sapeva benissimo farsi amare ed ubbidire: l'affetto e la riverenza erano i due cardini sui quali poggiava l'andamento dell'Oratorio.

» Anima mitissima, tutta di Dio, nei giorni feriali attendeva ai suoi uffizi, nei festivi tutto si dedicava all'Oratorio, e non vi mancava mai, o fosse freddo il tempo o caldo, fosse estate o inverno.

» Quando si vedeva giungere il signor Brillada, quel passeraio di giovani che nel giardino facevano quasi una primavera di voci giovanili e correvano e giocavano, subito si facevano composti e silenziosi, e il Brillada li invitava alla Chiesa, dove fra tanti fanciulli si sarebbe udita una mosca.

» Il Brillada aveva l'occhio a tutto, nulla trascurava, a tutto provvedeva, dappertutto si trovava dove lo esigeva l'ordine ed il dovere.

» I giovani che pur gli obbedivano prontamente, e che avanti a lui stavano in perfetta disciplina, lo amavano con tutto il cuore, e bene spesso gli offersero prove vivissime di affetto e di corrispondenza.

» Così trascorse, in un ciclo così modesto, la gioventù del Brillada. Rinunziò a nozze per amore di vita perfetta e per compiere con tutto l'ardore i doveri figliali verso la madre....

» La sua famiglia era l'Oratorio. Quivi caldeggiò molte istituzioni, quivi formò una compagnia di drammatici, quivi diede festicciuole per ricreare ed istruire i giovani, quivi pose a beneficio della gioventù tutte le sue risorse della mente e del cuore.

» Morì ancora giovane di anni, ed ebbe ai modesti suoi funerali le più belle testimonianze dell'amore dei giovani di S. Salvario, dei quali egli aveva tratti al bene e cristianamente istruiti più di una generazione ».

Accorsero a presiedere l'inaugurazione Sua Em. Rev.ma il Card. Richelmy, S. E. Mons. Spandre, Vescovo d'Asti, che come parroco de' SS. Pietro e Paolo ebbe campo a conoscere ed apprezzare le umili virtù del buon Brillada, l'attuale Curato Cav. D. Tosco, e gli ex-direttori dell'Oratorio D. Emerico Talice e D. Felice Tallachini. Erano pur presenti centinaia di giovani e di ex-allievi, la Sezione Operaia del Cuor di Gesù con bandiera, e il Circolo Fortes in Fide col Presidente cav. Carlo Riva in rappresentanza del Consiglio Centrale.

Il Teol. Bonada, allievo anch'esso dell'Oratorio, fece un'affettuosa commemorazione dell'estinto, ponendo in risalto le umili virtù di cui per lo spazio di oltre trent'anni diede nobile esempio nell'Oratorio di S. Giuseppe.

In fine l'Em. Card. Arcivescovo rivolse una cara allocuzione ai giovanetti, e ricordando gli esempi del Brillada, eccitò tutti a sostenere l'Opera dell'Oratorio, e i giovani ad intervenirvi con buon volere per trarne profitto.

Com'è vero che le virtù degli umili sono premiate anche in questa vita!

TORINO-VALDOCCO. - Il 1° dell'anno, davanti il S. Presepio, nel primo Oratorio di D. Bosco ebbe luogo uno di quei simpatici trattenimenti che toccano il cuore e non si dimenticano più. Un gran numero dei più poveri e bisognosi che frequentano l'Oratorio, ricevevano dalle mani del venerando D. Albera il frutto della carità cristiana, che l'infaticabile Don Pavia, ha saputo raccogliere abbondantemente attorno l'Albero di Natale. Oltre cento e venti giovani si ebbero più capi di vestiari e un numero considerevole dei più bisognosi un intero vestito confezionato su misura.

Il simpatico trattenimento fu reso ognor più gaio da una breve accademia musico-letteraria, con parole di circostanza dette brillantemente dall'egregio dott. Primo Baldi, ex-allievo dell'Oratorio.

Furono pure recitati due bei dialoghi, uno sull'albero di Natale e l'altro di omaggio a D. Albera, nè mancò una interessante lotteria, in cui figuravano doni degli stessi Principi di Casa Savoia, dell'Em.mo Cardinal Richelmy e del Rettor Maggiore D. Albera.

L'affettuoso trattenimento, che toccò il cuore ai presenti e strappò a molti lagrime di tenerezza, fu coronato da appropriate parole del signor D. Albera, il quale ringraziò quanti cooperarono in qualche modo a vestire e così a rendere men dura la stagione a tanti figli del popolo.

CALUSO - All'Oratorio Festivo. - Nei tre giorni precedenti il S. Natale si tenne un breve corso di Esercizi Spirituali per quelli che non possono più frequentare regolarmente l'Oratorio. I bravi giovanotti, non badando a sacrifizi di sorta e superando ogni rispetto umano, corrisposero all'invito e numerosi intervennero ad ascoltare la divina parola, e nella Notte Santa insieme coi giovanetti dell'Oratorio si accostarono tutti a ricevere Gesù nel loro cuore, ponendo così il miglior suggello ai buoni propositi. Le Comunioni distribuite furono oltre 260.

Grande è l'entusiasmo dei buoni Calusiesi per quest'opera, che è di tanto vantaggio a tutti i loro figliuoli. La mattina del 13 ottobre u. s., alla presenza delle Autorità locali s'inaugurava un grandioso banco a beneficio dell'Oratorio, preparato con diligente solerzia dallo zelante Arciprete Teol. Ravetti, mercè il concorso di un Comitato di gentili signore e signorine. Onorato da preziosi doni delle LL. AA. RR. i Duchi di Genova, di Sua Em. il Cardinale di Torino, dell'On. Deputato del Collegio, del signor Colonnello Bettoja e di altri munifici benefattori, esso ebbe un esito così consolante, che permise una solenne Distribuzione di premi ai più assidui all'Oratorio e al Catechismo e un ricchissimo Albero di Natale.

SAVONA. - La festa della Befana all'Oratorio Festivo è sempre la benvenuta e desiderata dai molti giovani che lo frequentano. E quest'anno essa fu proprio generosa nei doni che, numerosissimi, si vedevano sul palcoscenico, gaiamente addobbato ed illuminato da molte lampadine elettriche. La geniale serata cominciò alle ore 17: il teatrino era zeppo di giovani -- oltre quattrocento -- e di numerose mamme, che vollero prender parte alla festa dei loro figli. Tenne un applaudito discorso d'occasione il giovane Paolo Cazzola, presidente del Circolo S. Luigi; seguì la declamazione di un bellissimo dialogo recitato con spigliatezza, e poesie di circostanza, infine cominciò la distribuzione dei graziosi doni, che, per la generosità delle Suore della Neve, delle benemerite Signore Cooperatrici - specialmente della contessa Multedo, signora Camilla Viglienzoni, contessa Naselli - e della Compagnia di N. S. di Misericordia pel vestiario ai poveri, ricoprivano l'albero ed i tavoli precedentemente preparati: ed erano svariatissimi, dal modesto vestito ai giuocattoli infantili, dal libro istruttivo alle scatole di dolci, dallo scudo al mezzo marengo d'oro.

Ad ogni estrazione il giovane designato, lieto e sorridente, s'avviava al palco e sceglieva un oggetto a suo piacimento. Fortunati i primi; che spogliarono l'albero dei più bei doni fra gli applausi del pubblico festante. Un pio ragazzo, Agostino Capurro, poco curandosi di un dono di valore, preferì una modesta oleografia rappresentante Gesù Sacramentato, ed ebbe premiata la sua pietà, perchè quand'era per tornarsene a posto, con sorpresa generale il direttore annunziava che il mezzo marengo era stato assegnato a chi avrebbe scelto quell'oleografia. Scoppiò un applauso generale!

FIGLINE (Firenze). - Il giorno dell'Epifania si svolse la festa della Carità a favore dei 2,5o giovanetti che frequentano quell'Oratorio Salesiano nelle feste e durante la settimana. Si radunarono nel teatrino, insieme coi giovani, i parenti, i benefattori, il rev.mo Proposto con i sacerdoti del paese, e i soci del Circolo Don Bosco. A rendere piè bella la festa venne rappresentato un dramma sacro, nei cui intermezzi si distribuirono 175 premi in vestiti. Commovente il discorsetto che un giovane scrisse e recitò per incoraggiare i compagni a frequentare l'Oratorio, e ad essere riconoscenti ai superiori per la buona educazione religioso-sociale che ricevono. Il direttore ringraziò i benefattori; e in fine il sig. Proposto Dott. D. Arturo Mazzuchelli con calda parola ringraziò tutti del valido aiuto prestato, e si disse felice del gran bene che l'Oratorio fa alla sua popolazione.

BOLOGNA. - Premiazione all'Oratorio festivo. - Ebbe luogo nel pomeriggio del 29 dicembre u s. con grande solennità e largo concorso di pubblico. Tra i Benefattori si notavano S. E. Mons. Bacchi, Vescovo eletto di Faenza, elle presiedeva, Mons. Pietro Canetoli, nuovo Direttore diocesano dei Cooperatori e delle Cooperatrici salesiane, e molte altre personalità del Clero e del Laicato cattolico.

Dopo una marcia d'introduzione eseguita dalla banda dell'Oratorio, che ha già dato altre volte splendidi saggi, un ragazzino rivolse un breve sentito saluto a Mons. Vescovo. Il discorso di circostanza fu tenuto dall'Avv. Martino Pozzolini applauditissimo. « La società, egli disse, ha soprattutto bisogno di uomini buoni, laboriosi, onesti. Ora l'onestà, l'amore al lavoro, si ritrova appunto qui nel nostro Oratorio, qui in mezzo all'insegnamento religioso, qui dove trascorre tutto il fulgore del lavoro tenace, santo dei figli di D. Bosco. E volgendosi ai genitori, accorsi numerosi, li incitò a riconoscere nell'Opera dei Salesiani l'opera di redenzione vera, duratura, del sobborgo operajo di Galliera.

Il Direttore del Collegio, nel resoconto morale e finanziario, fece constatare il progresso fatto nel numero dei giovanetti che frequentano l'Oratorio (son più di 400); e mise in evidenza le iniziative prese: quali l'oratorio giornaliero, l'istruzione religiosa a base di conferenze con projezioni nella stagione invernale, l'aiuto che vien prestato ai giovani studenti nella ripetizione delle lezioni ecc. ecc.

In fine S. E. rivolse ai giovanetti affettuose parole, raccomandando l'assiduità all'Oratorio e l'amore allo studio della Religione. I premi consistettero in libretti di risparmio, in tagli di vestiario in libri e... in dolci a tutti.

ANCONA. - All'Istituto Salesiano. - Il 16 dicembre nel teatrino dell'Istituto . Salesiano ebbe luogo la distribuzione dei premi ai giovanetti che durante l'anno frequentarono con maggior profitto la Scuola di religione annessa all'Oratorio festivo. Per l'occasione si svolse un bel programma di musica, canti e recitazioni da parte dei giovanetti, che riscossero applausi fragorosi dal pubblico numeroso, fra il quale si notava la parte migliore della cittadinanza.

TRIESTE. - La festa dell'albero di Natale all'Oratorio Salesiano, riuscitissima sotto ogni aspetto, si svolse la domenica 5 gennaio. Il pubblico distintissimo, che da cima a fondo gremiva la vasta sala, proruppe in applausi al presentarsi del direttore Don Rubino, il quale, data lettura di una lettera con la quale le Loro Serenità il principe e la principessa Hohenlohe si scusavano di non poter intervenire augurando prospere sorti alla benefica istituzione, espresse un ringraziamento di cuore a tutti i benefattori, che ogni anno immancabilmente si ricordano di quell'Oratorio, che vanta 2145 fanciulli iscritti e un migliaio di assidui frequentatori. Rilevò che mentre per la festa dell'albero di Natale, tenuta l'anno scorso, gli erano pervenute 3800 corone, ora glie n'erano . arrivate 5196, insufficienti ancora per procurare un premio a tutti i giovani. Aggiunse che le spese complessive dell'Oratorio nel 1912 erano salite a corone 6o.00o. Terminò col ringraziare gli intervenuti, anche a nome dei giovani.

L'Inno dell'Oratorio e l'opera in due atti « Fior di martirio » del Maestro Cicognani riscossero calorosissimi applausi, sia per la bella musica, come per l'interpretazione stupenda dei piccoli cantanti.

Piacquero pure e furono molto applauditi altri pezzi.

A festa terminata il pubblico si riversò in una sala attigua dove tra grandi cataste di vestiti, stivali, maglierie ed altri capi di vestiario splendeva imponente l'Albero di Natale. Basti il dire che si distribuirono 735 vestiti, 21o paia di scarpe, 5 dozzine di maglie, 32 berretti, 8 cappotti!

Nè meno splendido fu il pubblico presente alla festa.

Tra gli intervenuti il Corriere Adriatico notava le signore Vivante, bar. Emma Deseppi, Mery Afenduli-Costi, Elena Glanzmann, Ada Escher; quindi il presidente del Tribunale d'appello Sua Ecc. Iacopig, il Vescovo Mons. dr. Karlin, il vice-presidente di Luogotenenza Enrico conte Attems, il maggiore generale cav. de Krauss-Elislago, il consigliere di Luogotenenza Ugo de Henriquez, il direttore della capodogana cons. Pederzolli, i consiglieri del Tribunale provinciale Parisini e dr. barone Rinaldini, i capitani distrettuali di Luogotenenza cav. dr. Fabrizi e dr. Karminsk, il canonico mons. dr. Mecchia, i parroci Don Vattovaz e mons. dr. Pederzolli, il signor Arturo barone de Albori, il conte Pasquale Rossetti nob. de Scander, il signor Schneider, il cav. Gian Carlo de Wanniek con le sorelle, l'arch. Giorgio Zaninovich con la consorte, il signor Giovanni Pucalovich con la consorte, il commissario distrettuale signor Supancich.

MALTA-SLIEMA. - Gara Catechistica alla « Juventutis donius ».- La domenica 22 dicembre il teatro era gremito quando giunse S. E. Mons. Portelli, Vescovo tit. di Selinunte e Ausiliare di Malta, il quale fu salutato da una compagnia della Boys' Brigade, che faceva da guardia d'onore. Dopo una marcia d'introduzione, il direttore disse brevi parole di prolusione constatando la crescente simpatia dei benefattori verso l'Oratorio e dimostrando, con dati e cifre, la relativa corrispondenza dei giovani di esso, che, nello studio del Catechismo, negli esami delle scuole private e pubbliche e nei concorsi d'impiego, mostrano di approfittare largamente del bene religioso, civile e morale che loro si procura. Finì porgendo un riverente saluto a Mons. Portelli, pregandolo a benedire la nuova filarmonica S. Cecilia.

Seguì un'accademiola, poi la gara divisa in due gruppi. Letto il regolamento, Mons. Can. L. Farrugia, assistito dai rev.di D. G. Busietta e D. E. Ceravolo, assunse la presidenza della commissione esaminatrice e cominciò la gara. La gentile tenzone fu veramente interessante: le pronte risposte a quesiti, dubbii, difficoltà, che spesso sembravano superiori alla intelligenza dei giovanetti, dicevano tutto l'ardore con cui questi avevano studiato il Catechismo.

Ai vincitori e ai singoli gareggianti, ammessi all'onore del combattimento dietro esame, furono assegnati bellissimi e ricchi premii in denaro, in eleganti sciarpe recanti in ricamo il titolo di merito, e medaglie, diplomi, orologii, distribuiti da Mons. Portelli che con paterna bontà rivolgeva a ciascuno parole di lode e d'incoraggiamento.

In fine, fra l'intensa attesa e il più profondo silenzio, fu dato il bozzetto drammatico « Tarcisio », bozzetto che commosse l'uditorio per l'accurata esecuzione, per la magnifica messa in scena, e per la perfetta rievocazione di quel soave e tenero episodio delle Catacombe. Uno splendido quadro finale, riproducente la apoteosi del piccolo Martire dell'Eucaristia, coronò la festa, a cui diede pur tanto brio la filarmonica S. Cecilia che, sebbene sorta da poco, sotto la attiva direzione del M.° Fr. Molli, ha dato un ammirato saggio di affiatamento e di arte.

Gli Ex-allievi.

MILANO. - Il nuovo circolo G. Bosco. - « Il giorno dell'Epifania - scrive il Labaro di Milano - fu un giorno che sarà registrato a caratteri d'oro nella storia dei figli di D. Bosco a Milano. Vi fu la solenne premiazione degli allievi dell'Istituto S. Ambrogio e la benedizione della bandiera del Circolo G. Bosco, costituito fra gli ex-allievi delle case salesiane lombarde. La festa in chiesa fu imponente. Mons. Pini al Vangelo disse parole inspirate alla solennità incoraggiando i baldi giovani ad imitare i Magi lottanti contro le insidie di Erode.

» Durante il banchetto di più centinaia di soci parlarono il sig. Enrico Molteni sul significato del nuovo Circolo che dovrebbe avere come precipua missione l'educazione cristiana delle nostre scuole, poi parlarono i soci G. Redaelli spronando ad iscriversi numerosi; parlarono le rappresentanze di Legnano, di Busto, e chiuse magnificamente Don Pini.

» Alle ore 15 cominciò l'accademia solenne alla quale partecipò Sua Eminenza il Cardinale, il rappresentante del Prefetto, consigliere Pongileone conte cav. Cesare, l'on. Nava, il conte Dal Verme e quali padrini l'ing. Moretti e la contessa Giulini. L'on. Nava tenne un discorso su D. Bosco e l'opera sua, spronando i giovani del Circolo ad un'opera attiva per la causa cristiana, e si compiacque coi giovani premiati dicendo come la tecnica appresa nei laboratori salesiani sia eccellente e apprezzata. Disse come il programma di D. Bosco sia una creazione, non umana, ma ispirata al più puro spirito della carità cristiana. Pochi italiani, disse, possono dire di aver fatto per l'Italia quanto D. Bosco.

» Seguì il conte Dal Verme inneggiando al programma di Don Bosco, mirando la mano di Dio: Nisi Dominus aedificaverit domum, in vanum laboraverunt qui aedificanteam ; si disse lieto di poter sostenere in Municipio la proposta di intitolare a Don Bosco la via adiacente all'Istituto Ramelli portò il saluto della Federazione dei Circoli. Il vicepresidente del nuovo circolo, Legnani, lesse il telegramma di Mons. Morganti e diede relazione dell'operato del Consiglio. Seguirono due allievi interni ringraziando gli intervenuti e il Cardinale

Sua Eminenza con parole paterna salutò il nuovo Circolo D. Bosco, questa nuova forza che si associa al movimento milanese per la lotta contro i nemici di Cristo. Si dice lieto se potrà condurre a termine la grandiosa Chiesa di S. Agostino. Seguì la sfilata delle Associazioni intervenute e poscia la benedizione solenne col SS. Sacramento.

Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice

TORINO-VALDOCCO. - Per le figlie del popolo. - Soleva dire D. Bosco: « Volete che vi suggerisca un lavoro relativamente facile, molto vantaggioso alla Religione e alla Civile Società, e fecondo dei più felici risultati? Lavorate attorno l'educazione della gioventù, di quella specialmente più povera e abbandonata ». Tale è pur lo scopo delle Figlie di Maria Ausiliatrice, le quali cercano di raggiungerlo specialmente cogli Oratori festivi.

Fin dal 1876 ne apersero uno in Torino-Valdocco, chiamato Oratorio di S. Angela Merici. Il granello di senapa germogliò, crebbe e divenne albero frondoso, lussureggiante, alla cui ombra hanno un ritrovo adatto e gradito più di mille bimbe, fanciulle, giovani e donne cristiane.

L'Oratorio propriamente detto conta il bel numero di 70o iscritte, delle quali circa 500, di varia età (dai sei anni fino al giorno in cui prendono stato) lo frequentano regolarmente. Al mattino vi hanno comodità di ascoltare la S. Messa e di accostarsi ai SS. Sacramenti; e nel pomeriggio, suddivise in quattordici classi vi ricevono l'insegnamento catechistico, poi si raccolgono nell'ampia e devota cappella per un po' d'istruzione in comune e la benedizione col SS. Sacramento.

Degne di speciale ricordo sono in primo luogo le duecento Figlie di Maria, le quali hanno un insegnamento catechistico a parte e una cassa di mutuo soccorso; - in secondo luogo le Scuole o Sezioni di canto e di declamazione, che rendono più solenni le funzioni sacre e più vari e ameni i trattenimenti dell'Oratorio.

Questo ha pure un Dopo Scuola, ove le alunne delle scuole tecniche ed elementari sono amorevolmente assistite nel loro compiti ; - un Ufficio Sotto Agenzia per gl'interessi giovanili economicosociali con varie sezioni, delle quali la più attiva è la Cassa deposito che raccoglie ogni festa i soldi (anche un solo) che le giovani hanno disponibili, li registra su apposito mastro e sul corrispondente libretto personale della giovane, alla quale li restituisce a semplice richiesta, preventiva di due giorni se si tratta di più di 10 lire. A partire da questa somma le titolari del libretto percepiscono anche l'interesse. Nel 1912 si ebbe un movimento di cassa di 14.000 lire con oltre 2oo lire d'interesse.

V'è anche una Scuola di Religione per signorine, distinta dalla classe di catechismo per le adulte, alla quale possono intervenire quelle Figlie di Maria e le più grandi delle giovani dell'Oratorio, che preferiscono un'istruzione maggiore.

Tale è lo stato fiorente dell'Oratorio propriamente detto, attorno il quale si raggruppano altre opere importanti.

Prima fra tutte è quella così geniale dell'Associazione Ex-Allieve, allo scopo «di tener desta la memoria degli anni passati nell'Oratorio incoraggiandosi vicendevolmente nei buoni principii, anche nella condizione di donna di famiglia; - assistere moralmente le compagne, che prendono stato, nel difficile indirizzo di una buona famiglia; - visitare le antiche compagne quando cadono ammalate e prestar loro l'appoggio di cui abbisognano, per quanto sarà possibile; - aiutarsi mutualmente con tutte le industrie proprie della carità cristiana ».

La fiorente Associazione, che tanto cooperò alla splendida riuscita del 1° Congresso Generale delle Ex-Allieve tenutosi nell'Oratorio medesimo nel settembre 1911, si gloria di 170 iscritte e ha una prima sezione incaricata della visita alle ammalate, una seconda ricreativa e una terza per la biblioteca. Il 5 gennaio u. s. festeggiò il compiersi del suo primo quinquennio di esistenza, con intervento di S. E. Mons. Angelo Bortolomasi, Ausiliare dell'Em.mo Card. Arcivescovo, che dispensò la Santa Comunione a un gran numero di ex-allieve e oratoriane, e mattino e sera le infervorò colla sua facile, còlta e calda parola.

Merita quindi un cenno il Circolo di Coltura, sorto a lato dell'Associazione Ex-Allieve, al quale sono ammesse le alunne più grandi dell'Oratorio e le signorine che frequentano soltanto la scuola di Religione. Mentre è un utile ritrovo, che offre alle socie comodità di buone letture e di onesti divertimenti, a sua volta dà a quando a quando all'Oratorio medesimo il vantaggio di qualche sua rappresentazione drammatica o esecuzione musicale. Presentemente si vanno in esso felicemente raggruppando altre Ex-Allieve (son già più di 15o) non solo dell'Oratorio locale, ma di altri Oratori e Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice, all'unico scopo di mantenere in sè lo spirito dell'educazione ricevuta e d'imparare a diffonderlo fra la società; e fra queste, quasi sezione speciale, si va formando un gruppo di catechiste, nell'intento di coadiuvare le loro educatrici nell'assistenza, nel fare il catechismo e in ogni altra incombenza richiesta dal buon andamento dell'Oratorio. Questo circolo celebrò con particolare solennità la festa dell'Immacolata promuovendo una comunione generale e uno splendido trattenimento musicoletterario.

Altre opere di maggiore importanza sociale, mercè le quali l'Oratorio allarga il campo d'azione e raccoglie preziosissimi frutti, sono:

Una Scuola Popolare quotidiana con 298 alunne iscritte, che vi accorrono dai punti più lontani della città. Obbligate per necessità familiari a passare tutto il giorno nelle fabbriche o in altri stabilimenti, sentono troppo il bisogno di essere iniziate, aiutate, ammaestrate nei più comuni lavori donneschi e quindi si chiamano fortunate di avere gratuitamente scuola di cucito e taglio, e ricamo, e stireria, nonchè d'italiano, francese, aritmetica, disegno, calligrafia e canto. Senza quest'opera provvidenziale metà di esse non entrerebbero nell'Oratorio.

Una Scuola di lavoro, diurna, frequentata da una ventina di giovani, che insieme con un indirizzo sicuro ne riportano un conveniente salario.

Una Casa-Famiglia, o Pensionato per signorine, dove le giovani (ora sono 40) che non hanno famiglia in Torino, costrette a dimoravi come impiegate presso qualche Ditta o per frequentare le Scuole Pubbliche, o per perfezionarsi nella loro professione, trovano, alle più miti condizioni, quel presidio e conforto specialmente morale e religioso, che caratterizza le buone famiglie cristiane.

Nè manca, fra tante opere di educazione e assistenza, quella che ci pare raggiunga pienamente il suo scopo quando è diretta da suore, cioè il Giardino d'Infanzia: e son ben 110 bimbi e bimbe che vi accorrono allegramente.

Ecco il vastissimo campo in cui anche le Figlie di Maria Ausiliatrice vanno diffondendo in Valdocco lo spirito del comun Ven. Fondatore a vantaggio di più di un migliaio di persone, a varie delle quali fanno pur sentire individualmente il benefico influsso della carità cristiana, mercè l'appoggio efficace di un nobile Comitato di Dame e Signorine, dette le Amiche delle Lavoratrici.

Notizie varie.

In Italia.

FRASCATI. - Per l'erigendo Ricreatorio Pio X a Capo Croce. - La Santa Sede riservandosi la proprietà degli stabili annessi al Santuario di Capo Croce - sin dal novembre u. s. ne ha concesso l'uso alla Pia Società Salesiana allo scopo che i detti locali addivengano una « Domus Juventutis » e cioè che vi si curi l'istruzione ed educazione dei giovanetti di Frascati in tutti i giorni feriali e festivi e in tutti i medi che saranno possibili.

« I Salesiani - così una circolare del Comitato Provvisorio pro erigendo Oratorio - lusingati dalla fiducia di cui l'Augusto Pontefice li ha ritenuti non immeritevoli, con l'invitarli a svolgere nella Sua stessa Casa un'opera conforme al proprio fine, accolsero con riconoscenza l'onorifico incarico, proponendosi di non risparmiare fatiche per corrispondere alla particolare benevolenza loro dimostrata; e fin dai primi di novembre essi hanno aperta a Capo Croce una scuola con le sei classi elementari e ne ufficiano il Santuario, che Sua Eminenza il Cardinale Vescovo di Frascati volle loro affidare.

E se in questi due mesi i Salesiani non presero altre iniziative, ciò si fu unicamente perchè la loro buona volontà si dovette arrestare dinanzi alla mancanza dei mezzi più indispensabili all'attuazione dei loro disegni.

» L'urgenza però del bisogno e la benevola insistenza che loro vien fatta da ogni parte, li persuade a non differire più oltre l'istituzione del Ricreatorio giovanile per raccogliere, particolarmente nei giorni festivi, i giovanetti della Città e trattenerli in onesta ricreazione ed istruirli nelle verità della nostra santa Religione. È vero che per iniziare tale opera sono assolutamente necessari parecchi lavori... per cui occorrerà una spesa non minore alle duemila lire; ma non è a dubitarsi che la carità dei buoni, i quali da tanto tempo desiderano simile istituzione per la gioventù di Frascati, neghi ad essa il suo generoso soccorso. »

MARINA DI PISA. - Il Santuario di Maria Ausiliatrice. - Dalla posa della prima pietra - 27 luglio 1912 - ad oggi, si è fatto un lungo cammino. Lo constatiamo con immenso piacere perchè è tutto merito dei generosi che accolsero con tenera sollecitudine la parola trepida ed affettuosa dell'Em.mo Card. Pietro Maffi, e la fecero fruttificare nella pienezza di una carità che commuove.

I lavori hanno omai superata la loro prima fase e già si delineano molto felicemente le parti e le dimensioni dell'abside, delle navate e delle cappelle. Sono compiute le fondamenta della facciata: è stato costruito un muro di cinta che renderà isolato il Monumento e si sta terminando un locale - primo ed unico in Marina - dove troveranno ampio e comodo asilo le Opere parrocchiali, centro di tutte le generose operosità.

A giudizio di tutti i visitatori, una volta terminato, il Santuario sarà un'opera d'arte riuscitissima e una mèta desiderata di devoti pellegrinaggi.

Queste sono le notizie che ci dà l'Eco del Santuario, dal quale pure apprendiamo che la spesa della costruzione toccherà le 200.000 lire! Per la riconoscenza che ci lega all'Em.mo Cardinale di Pisa e l'affetto che portiamo a Maria SS. Ausiliatrice, ci auguriamo di presto segnalare, se non il termine assoluto, almeno l'approssimarsi del compimento dei lavori!

ROMA. - Conferenze religiose. - Togliamo dall'Osservatore Romano : - « Seguito con assiduità consolante dalla consueta folla di pubblico distinto ed intelligente, si è compiuto dal 25 al 30 novembre, nel teatrino annesso alla Parrocchia del S. Cuore di Gesù al Castro Pretorio, il XIX ciclo settimanale di conferenze, promosso dall'opera delle conferenze religiose per soli uomini, istituita dai benemeriti Salesiani di D. Bosco.

» Il tema generale, intorno al quale le sei conferenze si sono svolte, è stato ispirato dal proposito di richiamare l'attenzione del pubblico sulla celebrazione del Centenario dell'Editto Costantiniano e di preparare gli animi a partecipare ai festeggia menti che sta studiando e promovendo l'illustre Comitato all'uopo eletto dalla Santa Sede.

» Ha iniziato il corso il cav. Cremonesi, ormai famigliare e carissimo all'uditorio. Egli con parola facile, limpida ed attraente, e con numerose splendide proiezioni, ha illustrata la divina missione della' Chiesa Cattolica attraverso i secoli, soffermandosi sui fatti e sugli effetti del provvidenziale apostolato di essa nei primi tre secoli di vita.

» Martedì D. Gianferrari, dei Salesiani, dopo aver tracciato un magnifico quadro dello stato del inondo pagano al momento dell'inizio dell'azione della Chiesa, ha studiato nei suoi elementi l'opera prodigiosa di trasformazione spirituale, morale e sociale da essa compiuta fino alla data memorabile della proclamazione pubblica della sua libertà, presentando in un'efficacissima perorazione finale il crollo del paganesimo davanti alla luce della Croce trionfale.

» Mercoledì ha parlato di nuovo il cav. Avv. Cremonesi sempre egualmente gradito ed applaudito, il quale, rievocando con la parola e con le immagini le più eccelse figure dei Martiri cristiani dei primi tre secoli, ha dimostrato che la vittoria della Religione è stata ed è tuttora frutto e premio dell'eroismo e del sangue di milioni dei suoi figli, di tutte le età, di tutti i sessi, di ogni classe e schiatta.

» Nel successivo giorno Mons. prof. Salotti, applaudito per mirabile slancio e calore oratorio, ha ricordate le titaniche lotte tra la Chiesa nascente ed il paganesimo, sintetizzandone le origini e le acerbità, nelle ineluttabili manifestazioni dell'eterno contrasto tra la verità e l'errore, tra il vizio e la purezza, tra l'egoismo e la carità.

» Il dott. Mario Cingolani, venerdì, ha parlato dell'Imperatore Costantino, studiandone gli atteggiamenti più importanti e le gesta più note e discusse. Con una diligente critica storica e con equanime spirito egli ha delineato mirabilmente la figura del grande imperatore, sfatando le esagerazioni interessate delle moderne denigrazioni. L'oratore ha svolto il difficile tema con impegno grande e con bell'arte oratoria, ottenendo un meritato successo.

» Sabato infine l'illustre Padre Grossi Gondi S. J. ha trattato con metodo, forma e ragionamenti esclusivamente scientifici, ma insieme eloquenti, la vittoria di Costantino su Massenzio a Saxa Rubra ed i relativi monumenti in Roma, illustrandoli con bellissime proiezioni. Il pubblico ha apprezzato il valore del dotto disserente e gli ha espresso con una calorosa dimostrazione la sua ammirazione e gratitudine.

» Ha chiuso il corso D. Gianferrari, che, riassumendo in un unico pensiero i temi svolti nella settimana, ne ha tratto argomento per esortare i presenti ad avere anche nelle odierne lotte una ferma fede nel trionfo eterno della Chiesa ed a contribuirvi, ciascuno nel suo campo d'azione, con l'esempio di una vita conforme alla legge di N. S. Gesù Cristo e con la professione coraggiosa delle proprie convinzioni cattoliche.

All'Estero.

ALESSANDRIA D'EGITTO. - La visita del nuovo Console all'Istituto Don Bosco. - Il 6 dicembre il nuovo Console Conte Gerolamo Naselli, accompagnato dal Comm. Valensin Bey, Delegato scolastico della Colonia Italiana della città, s'è recato a far visita al nostro Istituto d'Alesssandria d'Egitto. Fu accolto, al suono della marcia reale, da tutti i superiori e dai giovani vestiti in divisa, schierati nell'ampio corridoio presso la porta d'ingresso. Un giovanetto lesse un indirizzo inneggiante alla patria, di cui il Console veniva rappresentante gradito. Il Console rispose augurando che, bene educati all'amore della Religione e della Patria, possano prepararsi un felice avvenire. I giovani quindi si recarono nelle classi e nei laboratori e il Console passò a visitare i locali dell'Istituto, riportandone le più care impressioni.

BETLEMME (Palestina). - Le nozze d'oro dell'Orfanotrofio Cattolico di Gesù Bambino. - Il direttore Don Mario Rosin, in data 18 dicembre u. s. inviava le seguente circolare ai suoi benefattori:

« Corre ormai il cinquantesimo anno dal dì, ed era il 1° Gennaio 1863, che il venerando e compianto D. Antonio Belloni, prete missionario del Patriarcato latino di Gerusalemme, mosso da vivo affetto di carità accoglieva presso di sè il figlio d'un povero cieco e con non più di 20 franchi, assai magro stipendio delle sue lezioni nel Seminario Patriarcale, dava principio all'opera ardita dei suoi Orfanotrofi.

« A quel primo giovanetto tosto s'aggiunsero altri, non meno miseri, che richiedevano pane e ricovero e che il buon Missionario pieno di tenera compassione non volle respingere da sè, sebbene mettessero a dura drova le meschine entrate sue e dei suoi colleghi sacerdoti, che, nulla più ricchi di lui, lo secondarono in un primo slancio di carità.

» Ma, purtroppo, quelle povere risorse e quegli aiuti erano lungi dall'esser pari ai bisogni: i primi collaboratori presto rallentarono di fervore; alcuni l'abbandonarono affatto e vi fu chi lo derise ed esortò a desistere da un'impresa, cui niuna speranza umana pareva sorridere.

» Non si perdè d'animo il buon Padre degli orfani (così chiamavanlo comunemente) e persuaso che l'Europa avrebbe apprezzato meglio l'opera sua e che colà gli orfanelli di Betlemme avrebbero trovato cuori generosi e paterni, nel 1868 intraprese il suo primo viaggio in Europa ottenendo ovunque nel suo passaggio ammirazione per sè e per la santa sua intrapresa, e larghi soccorsi per i suoi protetti.

» In Italia, sua patria, la Divina Provvidenza gli fece trovare, allora e in un secondo viaggio nel 1874, ardenti collaboratori e piissimi benefattori e benefattrici, che con tanto affetto, costanza e zelo presero a cuore la causa degli orfanelli di Betlemme da potersi dire con tutta verità che da quel tempo l'Orfanotrofio prese vita e sviluppo.

» Noi conserviamo profondamente scolpiti nel cuore i nomi di Mons. Mattia Vicario di Vercelli, di Mons. Ilario Vigo di Torino, di Maria Sticca, anima ardente e vera madre degli orfanelli Betlemmiti, di Margherita Rossi di Mondovì, di Don Giuseppe De Carlo di Frosolone, dell'avv. Gennaro Angelini di Roma e di tanti altri che Gesù Benedetto chiamò già a sè nel bel Paradiso a godere il premio dell'inesauribile loro carità.

e Che dire poi delle Autorità Ecclesiastiche che se ne occuparono col più vivo interesse fino dai primi momenti? Ed anzitutto quell'anima grande ed illuminata che fu il Valerga, ristauratore del Patriarcato latino di Gerusalemme intravvide subito negli umili e faticosi inizi dell'Istituto un'opera provvidenziale di preservazione e rigenerazione della gioventù abbandonata e povera della Palestina, l'incoraggiò e protesse; il suo degno successore Monsignor Vincenzo Bracco le fu largo di aiuti morali e materiali, e S. S. Pio IX di f. in., degnavasi il 14 luglio 1873 indirizzare al Fondatore un breve pieno d'elogi ed incoraggiamenti e non molto dopo gli faceva avere un generoso soccorso. Non meno benevolo si mostrò il grande Leone XIII, mentre la S. Cong. di Propaganda dava a D. Belloni ed a chi per espresso suo incarico chiedeva l'obolo della carità per gli orfanelli di Betlemme le più ampie commendatizie.

» Però all'Orfanotrofio non mancarono in mezzo a tante e sì alte simpatie le persecuzioni, le calunnie e le derisioni dei malevoli, che sono il suggello delle opere da Dio ispirate e volute, e molti furono i nemici che gli si levarono contro minacciandolo di rovina. Fu vano ogni sforzo dell'inferno; chè l'umile casetta dei primi anni si cambiò man mano in un vasto edificio; il numero dei ricoverati raggiunse ben presto ed oltrepassò il centinaio; s'apersero i laboratori provveduti di materiale e di macchine; sorse l'edificio delle scuole esterne, e, a fianco dell'Orfanotrofio, l'ampia e bella chiesa del S. Cuore. L'opera non si contenne in Betlemme, ma ebbe le sue propaggini: in Beitgemal, vasto orfanotrofio e scuola agricola, in Nazaret altro ospizio per orfanelli ed in Cremisan, ove si svilupparono non poche vocazioni religiose e sacerdotali.

» Il 9 agosto 1903, dopo 4o anni d'incessanti fatiche e sacrifici per l'educazione della gioventù, compianto da tutti i buoni e soprattutto da centinaia di antichi alunni che da lui appresero la via della virtù e dell'onore moriva il buon Padre... ma non moriva l'opera sua, che affidata dal fondatore stesso fin dal 1891 con atto umile e generoso ai Salesiani di D. Bosco, continua a prosperare sotto la protezione di Dio e la benedizione del regnante Pio X, elle nel suo prezioso autografo del 19 ottobre 1909 faceva voti che il Signore largamente ricompensi tutti i cooperatori e benefattori dell'Orfanotrofio Cattolico di Gesù Bambino in Betlemme per quest'opera di carità fiorita colla quale si provvede alla salvezza di tante anime, nei luoghi bagnati dal sudore e dal Sangue di N. S. Gesù Cristo.

» Nel compiersi ora del glorioso e benefico Cinquantenario che altro possiamo fare se non augurarci ch'essa viva e prosperi nei secoli? Tale infatti è il nostro più ardente voto, voto il cui adempimento affidiamo alla Divina Provvidenza, alla carità vostra, generosi benefattori, ed al vostro amore a Gesù Bambino, di Cui questi piccoli sono fratelli e compatrioti.

» Benchè molti siano gli attuali nostri bisogni, aggravatisi straordinariamente durante la recente guerra italo-turca, a noi per molti capi disastrosa, pure a ricordare perennemente il fausto Giubileo dell'Istituto molti sono i progetti che vorremmo mandare ad effetto nel corso del 1913 e tra questi l'ampliamento di alcuni locali che ci renda possibile l'ammissione d'un maggior numero d'infelici giovanetti e la costruzione d'un porticato il quale ci salvi gli alunni in ricreazione dai cocenti raggi del sole nell'estate e dalle intemperie nella stagione invernale.

» Ci vengano, adunque, generosamente in aiuto i nostri antichi benefattori, e tutti coloro a cui sta a cuore l'educazione della gioventù povera di Palestina, ed amano aver presso la Culla del Bambino Gesù chi, con affetto riconoscente, per loro implori ogni più cara benedizione celeste ».

Noi abbiano ferma fiducia che l'invito troverà un'eco favorevole nel cuore di molti buoni Cooperatori e Cooperatrici.

VIENNA (Austria). - L'istituto Salesiano di Vienna e le altre nostre Case dell'Impero Austro-Ungarico per tratto di Benevolenza Sovrana sono entrate in una nuova fase di attività e di sviluppo. A Vienna, accanto al pensionato e l'oratorio festivo, che assumono di giorno in giorno maggior incremento, col nuovo anno scolastico si è iniziato un Ginnasio. La gratitudine nostra pel venerando Imperatore ed anche per quell'Em.mo Card. Arcivescovo sarà imperitura.

NEL BRASILE. - A Barbacena si è inaugurata la nuova Cappella dell'Oratorio Festivo S. Gerardo Majella, con memoranda cerimonia, alla quale convennero anche molti nostri connazionali della Colonia Rodrigo Silva.

- A Recife, accanto il nuovo collegio si sta costruendo una chiesa in onore del S. Cuore di Gesù. Che questo Cuore Divino benedica ai Cooperatori e agli alunni di quel fiorente istituto ed oratorio festivo!

MONTEVIDEO - Collegio Jakson - Un'istituzione ed una festa italiana. - Nelle ubertosissime campagne ondulate che circondano quel nostro Collegio, a pochi chilometri da Montevideo, è una numerosa colonia italiana; ne sono testimonio gli orti coltivati ad erbaggi e cereali e, soprattutto le magnifiche vigne che producono un vino squisito.

Tra quei bravi agricoltori provenienti in gran parte dall'Alta Italia, si è costituito di recente, per iniziativa dei nostri confratelli, un Comitato permanente, col nome di « Cristoforo Colombo », che si propone favorire gli interessi morali e materiali delle famiglie italiane. La sua prima iniziativa fu quella di celebrare con una festa solenne la pace con la Turchia, la seconda domenica di novembre. La banda musicale degli artigianelli del Convitto Don Bosco di Montevideo fe' echeggiare vibranti armonie, tra cui predominavano le note della Marcia Reale.

Dopo il canto del Te Deum i convenuti si raccolsero nel teatrino del Collegio per ascoltarvi varie ed interessanti declamazioni di circostanza in italiano. Uno dei nostri sacerdoti spiegò il significato della festa, richiamando l'attenzione sull'importanza della recente conquista.

Al Comitato « Cristoforo Colombo » che ha iniziato così brillantemente l'opera sua, l'augurio di lunga vita per il bene di quei nostri connazionali.

BOGOTÀ (Colombia). - Un'Esposizione didattico=professionale. - La festa celebratasi lo scorso dicembre, a conclusione dell'anno scolastico e professionale nel Collegio Leone XIII, riuscì solenne sotto ogni riguardo. Fu presieduta da S. E. il Presidente della Repubblica e onorata dalla presenza di S. E. l'Arcivescovo Primate di Bogotà, del Ministro della P. I. e del Ministro d'Italia. Sette alunni artigiani ricevettero il diploma di compiuto tirocinio professionale. Piacquero assai le gare di storia patria e di teoria di meccanica.

L'Esposizione didattico-professionale meritò gli elogi di quanti la visitarono. Il Sindaco di Bogotà, accompagnato dalla sua signora, l'inaugurò solennemente, e fece questo breve ma espressivo discorso: « Reverendo Superiore, Signori; mi è concesso L'onore, per vostra benevola designazione, di aprire l'esposizione dei lavori nell'Istituto Salesiano, al terminare dell'anno scolastico del 1912. Il Governo Municipale di Bogotà vede in questo Istituto, che per la sua organizzazione e disciplina non ha niente da invidiare agli altri centri analoghi d'Europa e d'America, una speranza di redenzione per tutte le nostre industrie. Chi viene a questo asilo, avido di insegnamento e di buoni esempi, vi trova tutto quello che desidera! Sia lodato D. Bosco che vi ha lasciato la missione di glorificare Iddio, la virtù e il lavoro! »

Quasi tutti i giornali della capitale si occuparono dell'Esposizione e ne fecero i più grandi elogi. Ecco ciò che ne scrisse il quotidiano: La Sociedad

« I revv. Salesiani hanno fatto un'Esposizione dei lavori eseguiti nell'ultima parte di quest'anno nelle Scuole di Arti e Mestieri, che essi dirigono in questa capitale. E un saggio splendido, attestante i progressi straordinari ottenuti in tutte le arti che vi s'insegnano. L'esposizione è rigorosamente didattica. I lavori esposti, fatti esclusivamente dagli allievi, portano un biglietto col nome dell'esecutore, l'anno al quale appartiene, e il numero delle ore impiegate nell'eseguirlo. Ciò è quello che, a nostro giudizio, dà maggior merito alla mostra. Chiamarono particolarmente la nostra attenzione i lavori di elettricità, un mantice meccanico..., vari letti in ferro non inferiori a quelli importati dall'Europa, due ringhiere per tombe eseguite con perfezione, una grande inferriata con le volute condotte con una precisione ammirabile; i lavori di elettrotipia, le stupende legature di vari libri, i lavori tipografici in nero e a colori che non hanno niente da invidiare ai migliori fatti nelle altre nazioni; alcuni mobili solidi e eleganti; scarpe di varie fogge e lavori di selleria che sembrano fatti da maestri; vestiti da uomo, di una correzione inappuntabile, nonche vari prodotti di apicoltura e, finalmente, la fotografia della parte costrutta di una macchina sillabica da scrivere, invenzione del sig. Pietro Paolo Robles, che sembra impossibile si possa eseguire fra noi, eppure la stanno costruendo gli alunni della Scuola Salesiana di Arti e Mestieri, tra cui merita di essere ricordato il giovane Mejia, le cui disposizioni per la meccanica sono sorprendenti. Non si è esposta la parte costrutta della macchina, trattandosi di un'invenzione non ancora brevettata; ma speriamo, una volta finita, il che sarà presto, si esporrà nell'Istituto, come una delle sue glorie più belle.

» I nostri rallegramenti ai benemeriti figli di D. Bosco e ai loro studiosi allievi ».

NECROLOGIO

Mons. Pio Alberto del Corona.

Nato in Livorno il 5 luglio 1837, entrò a 17 anni nell'Ordine dei PP. Predicatori, di cui si rese una delle glorie più care. Vescovo già di S. Miniato, poi Arcivescovo tit. di Sardica, morì a Fiesole, in concetto di santo.

Era il buon Pastore, pronto in ogni istante a dare la vita anche per un'anima, come diede a tutte i tesori della sua pietà, del suo cuore e del suo ingegno, forte e nutrito di eletti studi.

Anche per l'Opera nostra ebbe una benevolenza singolare: « A voi Salesiani - scriveva in occasione del 1° Congresso dei Cooperatori tenutosi a Bologna - a voi Salesiani, che portate nel nome il ricordo del più mite dei dottori di Santa Chiesa, a voi che chiamate Padre Giovanni Bosco, il più umile e fervido degli Apostoli moderni, a voi che spandete tenerezze ed annegazioni più che materne in educando la gioventù, a voi che avete in Patagonia un Vescovo dall'anima vergine e dalla musica che esprime l'indole soave del vostro Pio Sodalizio, a voi che promuovete le conquiste della verità ed i trionfi dell'amore coll'apostolato e col magistero, a voi che preparate fiori di amabile verginità alle diocesi e coprite la stupenda operosità con la modestia che è la vostra più bella porpora, l'ultimo dei vescovi manda col suo Capitolo un plauso ed un augurio di nuovi incrementi e di nuove glorie nel regno del Signore. Io non ardisco di dire: Vi benedico, perchè le mani dell'Em.mo Porporato si leveranno a benedirvi e molti vescovi vi benediranno con lui; piuttosto spingo l'occhio e il cuore al Santissimo Padre mio, il glorioso Domenìco di Guzman, supplicandolo che dall'urna sua, presso la quale siete assembrati, vi guardi, vi sorrida, vi benedica per me ».

Noi, alla nostra volta, leviamo lo sguardo e la preghiera al cielo, supplicando Maria SS. Ausiliatrice ad accogliere l'anima del santo Pastore accanto il suo trono!