BS 1910s|1913|Bollettino Salesiano Ottobre 1913

ANNO XXXVII - N. 10   PERIODICO MENSILE   I OTTOBRE 1913

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: I fini primari dell'Opera Salesiana III) Le vocazioni allo Stato Ecclesiastico   . . 289 Nel XXV° dalla morte di D. Bosco: Commemorazioni - discorsi - conferenze   293 Nel Perù: Una visita al Cuzco: Condizione degli indii: semplicità, fede e abnegazione cristiana . 298 Alcuni fatti ascritti all'intercessione di D. Bosco   301

DALLE MISSIONI: FIORI E FRUTTI: vi) Un fiorellino del deserto    304

Tesoro spirituale    308

IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Pel 24 corrente - Nuove chiese e cappelle - Echi della festa titolare - Grazie e graziati .   . . 309

NOTE E CORRISPONDENZE : Passeggiate e feste scolastiche - Tra i figli del popolo - Notizie varie 315

Necrologio e Cooperatori defunti    318

I fini primari dell'Opera Salesiana.

III.

Le vocazioni allo Stato Ecclesiastico.

LE vocazioni allo stato ecclesiastico costituiscono il terzo fine prefisso da Don Bosco all'Opera sua: anzi l'Oratorio festivo e le Missioni, senza di queste, sono destinati inesorabilmente a decadere. Lo sviluppo degli Oratori festivi e delle Missioni è in proporzione delle vocazioni coltivate, e queste, per mirabile intreccio di cose, hanno la loro naturale sorgente negli Oratori festivi e negl'Istituti della Congregazione. Spetta a noi di raccoglierle e coltivarle fino a maturità.

La cultura delle vocazioni è per noi questione vitale, nè occorre ricordare le sollecitudini e gli esempi di Don Bosco, di Don Rua... per persuadercene...

Come era consolante gli ultimi anni della vita del Venerabile Padre vedere riempirsi i noviziati di anime giovanili anelanti alla perfezione religiosa e all'apostolato salesiano! Provenivano da quasi tutti i nostri Collegi ed Oratori i cui Direttori avevano un'unica ambizione, quella di poter regalare ogni anno all'amata Congregazione non uno, ma più fiori viventi còlti proprio nel giardino affidato alle loro cure. E così si continuò ancora per lunga serie di anni sotto il governo di D. Rua. Ma pur troppo Egli, mentre più sentiva la necessità di nuovi soggetti per il sostentamento delle numerose case che la Provvidenza man mano ci affidava, doveva constatare, con sommo rammarico del suo cuore, che le vocazioni andavano diminuendo

...Non mi nascondo le difficoltà dei tempi, ma come la messe dei campi viene a maturità per la unione delle fatiche dell'uomo e delle benedizioni del Cielo, così le vocazioni non si sviluppano senza l'opera nostra. Quindi dobbiamo lavorare in esse come se la loro riuscita dipendesse solo da noi senza però mai perdere di vista che ogni bene viene da Dio. Posti questi principii... non mi pare inutile accennare per sommi capi ad alcuni mezzi indispensabili e pratici per sviluppare il germe della vocazione sacerdotale o religiosa, deposta dal Signore in tante anime che si affidano a noi.

Nei fanciulli, che la Provvidenza manda ai nostri Oratorii, Ospizi e Collegi, dovete anzitutto, o carissimi... combattere quei difetti che costituiscono l'ostacolo principale alla produzione delle vocazioni sacerdotali o religiose, e cioè (per nominarne alcuni) la corruzione precoce, l'indebolimento dello spirito cristiano, l'ammollimento del carattere e la mondanità: ostacoli che da noi si vincono facilmente ed insensibìlmente mediante l'applicazione costante del sistema preventivo in cui D. Bosco volle fondata tutta l'educaziòne salesiana. Ma questo lavorìo di eliminazione è puramente negativo, e per sè non varrebbe nulla al fine proposto, se contemporaneamente non sviluppaste in essi tutti i lati, tutte le tendenze, tutti i gusti, soprannaturali od anche solo naturali, che possono eccitarli e attirarli al sacerdozio o alla vita religiosa.

Il Signore poi si serve di questa o quell'attrattiva da noi fatta brillare in quei vergini cuori per invitarli al suo servizio. Quando un giovinetto dirà di aver sentito la divina chiamata, se cercherete saper da lui in qual modo o per quale via abbia sentito la voce di Dio, toccherete con mano che la vocazione gli è entrata precisamente per una delle porte che gli avete aperte con sviluppare le inclinazioni migliori dell'animo suo. L'uno, natura elevata, nobile, non saprà dir altro: « È cosa così grande e bella l'esser prete! » Un altro invece, pieno di compassione e carità, risponderà: « Perchè voglio farmi prete? Perchè i preti fanno del bene ai poveri ed io desidero fare altrettanto! » Un terzo, e questo sarà il caso più frequente, anima pia, amante di Gesù, considererà sott'altra forma i suoi desideri, manifestando la veemenza del suo affetto che lo spinge ad unirsi sempre più a Gesù. Permettete, o carissimi, che qui ricordi un prezioso fatterello accaduto pochi anni fa ad un santo educatore. Interrogava egli un fanciullo sui dodici anni intorno al modo che teneva nell'ascoltare la santa Messa. Pervenuto coll'esame alla consecrazione, gli chiese, che fai? Il fanciullo si china verso il padre dell'anima sua, e, timido, commosso, ma deciso di profittare di quell'occasione per rivelare una santa ambizione che accarezzava da alcuni mesi in fondo al cuore, senza avere osato di farla conoscere: « Arrivato a questo punto, rispose, quando vedo il sacerdote tener Gesù nelle sue mani, io prego Gesù che mi conceda un giorno la stessa felicità! »

Qual deliziosa rivelazione in questa semplice risposta! Quando il terreno è ben preparato, allora la semenza divina comincia a mettere i primi germogli !...

Sia quindi nostra cura l'ispirarne nei giovani il desiderio, sia descrivendo in modo adatto alle loro intelligenze la sublimità della vocazione ecclesiastica, sia facendone rilevare gli effetti mirabili e le consolazioni. S. Tomaso dichiara espressamente che quelli i quali eccitano gli altri a entrare in religione, non solo non peccano, ma meritano una grande ricompensa (Summ. Theol. II, quest. 189 a. 9), purchè non usino, nè violenza, nè simonia, nè frode.

« Buona cosa, scrive il dottissimo Suarez, è indurre uno al bene ». E più avanti: « Bisogna aiutare chi ha rice vuto una prima mozione dello Spirito Santo, sia perchè resti saldo nella sua pia risoluzione, sia perchè almeno non resista allo Spirito Santo, ma piuttosto con preghiere e buone opere si ponga in istato di ricevere dallo stesso Spirito mozioni più efficaci. Che se non s'è fatta ancor sentire la prima chiamata dello Spirito Santo, non conviene, eccetto in casi specialissimi e rari, spingere direttamente ad abbracciare lo stato religioso. Tuttavia è cosa ottima eccitare e muovere al timor di Dio, alla fuga delle occasioni del peccato, e nello stesso tempo proporre i vantaggi e l'eccellenza dello stato religioso ». (Ed. Vives, de statu perfect. et relig. libr. V, cap. VIII. par. 10).

« Uno dei più grandi servizi, dice a sua volta il P. Surin, che si possa rendere ai giovani, si è di aiutarli nella scelta che devono fare di uno stato di vita. Siccome d'ordinario è a questa età che Dio fa conoscere agli uomini la sua volontà sopra i diversi stati che possono abbracciare, e siccome la maggior parte non sanno ciò che sia la professione religiosa, importa assai far loro conoscere i vantaggi e la sicurezza che vi si trova, acciocchè, se piacerà a Dio chiamarli, abbiano di che difendersi contro l'amore del mondo, dei piaceri e delle grandezze della terra, che impediscono ad un'infinità di persone di seguire le vocazioni di Dio ».

Inspirare. in un animo il desiderio del sacerdozio e della vita religiosa è dunque ottima cosa, purchè questo desiderio sia rivestito di tutte le qualità e accompagnato da tutte le attitudini proprie d'una vera vocazione. Sono fanciulli (scrive l'abate Guibert nella sua eccellente opera la Culture des vocations), che Dio chiama, e non lo sospettano neppure; la dissipazione, l'irriflessione, fors'anche le mancanze,. li distolgono dal prestare orecchio a questa voce interiore... In moltissime circostanze il maestro deve prevenire queste anime. Egli, con discrete insinuazioni, deve chiamare la loro attenzione sopra i movimenti incompresi del loro spirito, sopra le aspirazioni reali, ma incoscienti del loro cuore... Quanti, divenuti adulti, ebbero a confessare « Se nella mia giovinezza mi fosse stata facilitata l'apertura dell'anima mia, se mi avessero parlato di vocazione, ben di cuore mi sarei fatto prete o religioso ». Usiamo adunque tutta la delicatezza e serietà che merita tal materia, ma evitiamo anche l'eccesso opposto di lasciar perdere, per soverchia prudenza, eccellenti vocazioni...

Ecco un fanciullo che si distingue fra i suoi compagni, li supera per intelligenza e pietà; è docìle ai vostri ordini, è coraggioso al dovere; la sua condotta è esemplare e nella limpidezza del suo sguardo voi vedete risplendere la purezza dell'anima sua. S'egli lo volesse, se sentisse la chiamata di Dio, con qual gioia ne fareste un vostro figlio adottivo e gli confidereste la sublime eredità della vostra Missione... Ma nulla lascia intravedere che egli pensi a partecipare alle vostre fatiche... Resterete muti dinnanzi a lui? Lo lascierete partire da voi, senza che la grazia, per mezzo vostro, l'abbia sollecitato all'apostolato? No, voi gli parlerete, l'interrogherete sui suoi progetti d'avvenire... gli esporrete le gioie e la sicurezza d'una vita di sacrifizio, la gloria e l'estensione sociale della missione d'un sacerdote e d'un educatore. Poi pregherete perchè germogli, se a Dio piaccia, il buon grano gettato nell'anima sua. Parlare così non è già violentare un fanciullo, ma solo renderlo attento; se Dio lo chiama, egli sentirà la sua voce.

« Io che scrivo queste righe, così S. Agostino in una lettera ad Ilario, ho provato un amore veemente per questa perfezione di cui parlò il Signore quando disse al giovinetto ricco: Va'!, vendi tutto quello che hai, dello ai poveri ed avrai un tesoro in cìelo e poi vieni e seguimi. Ed io, non con le mie proprie forze, ma aiutato dalla grazia dello stesso Signore, ho agito com'Egli aveva detto... E con tutto il mio potere e con tutte le mie forze esorto gli altri a prendere la stessa determinazione, e, nel nome del Signore, ho, nella vita che meno, molti compagni ai quali inspirai questa risoluzione col mio Ministero ».

Alla luce di questi principii ed esempii è facile comprendere come la più parte delle vocazioni dipendono proprio da noi fin nel loro primissimo inizio: e quanto urga continuare le sante sollecitudini di D. Bosco e di D. Rua...

* *

Il sig. D. Albera chiude la sua lettera animandoci: - ad erigere a Don Bosco per il 1915 il monumento più gradìto al cuor suo!

Mentre gli artisti si sforzeranno di glorificarlo con l'arte che rese immortale Michelangelo; mentre gli antichi Allievi, ricordando i suoi insegnamenti, cercano di mostrarsi riconoscenti con raccogliere l'obolo della loro gratitudine; mentre i nostri buoni Cooperatori e pie Cooperatrici intensificano la loro cooperazione, mentre la Chiesa lavora per innalzarlo all'onore degli altari ; noi figli del suo cuore, testimoniamogli in modo sensibile il nostro affetto, lavorando con assiduità e concordia a preparare per l'alba dell'agosto del 1915 numerose e sode vocazioni religiose alla nostra Pia Società. Sarà questo il Monumento più bello che i figli possono innalzare alla memoria del Padre, perchè in esso vi sarà il segreto della perennità dell'Opera sua.

Sia pur questo - ripetiamo noi alla nostra volta - il pensiero e lo studio dei nostri Cooperatori!

(1) Dalla Lettera del rev.mo sig. D. Albera: « Sui tre fini primari e nobilissimi che prefisse all'opera sua il Ven. Fondatore D. Bosco ». - Ved. Boll. di settembre u. s.

Nel XXV° dalla morte di D. Bosco

COMMEMORAZIONI - DISCORSI - CONFERENZE

« La Chiesa e l'Opera di Don Bosco nella società odierna ». - A Gorizia il 1° giugno, si tenne una commemorazione di D. Bosco nel teatro del Convitto S. Luigi, stipato di pubblico e di eminenti membri del clero e del laicato. La tornata si aperse con l'inno di D. Bosco, musicato dal dott. D. Antonio Hlond, quindi prese la parola il dott. Don Giraudi.

«.... E vecchia e recente - disse l'oratore - l'accusa che la Chiesa, colla sua dottrina e colle pratiche del suo culto, sollevandoci di continuo ai beni del cielo, ci distacca non solo dai beni della terra ma avversa e soffoca l'energia e l'attività degli uomini che intendono e riescono a promuovere la civiltà, a procurare il benessere, a operare il progresso materiale dei popoli. Il divino magistero della Chiesa invece, dal giorno in cui essa metteva il suo primo e potente anelito di quella vita divina che doveva spandersi su tutta la terra, si manifestò sempre come il più nobile, il più efficace, il più intelligente, il più fecondo dei governi, senza temere mai la concorrenza di qualsiasi potere nel creare uomini veramente grandi, uomini veramente utili. E da venti secoli la Chiesa compie l'apostolato di carità divina verso tutti gli uomini senza differenza, rischiarando e nutrendo il loro spirito col pane della verità, sollevando e confortando i loro corpi coi miracoli della beneficenza e della carità che essa sa ideare. Uno degli uomini prodigiosi che la Chiesa ha saputo suscitare nel suo seno, uno dei grandi apostoli della carità di Cristo, che ha dato oramai a milioni di cristiani e di infelici, scienza, fede, virtù, pane, assistenza, riabilitazione ed amore, fu D. Bosco.

» L'oratore - prosegue l'Eco del Litorale - passa quindi a tracciare un parallelo fra l'opera dei primi Apostoli di Cristo e quella spiegata da D. Bosco, dimostrando come l'immortale poema della carità si rinovelli nelle virtù e nelle opere di questo nuovo apostolo, mite conquistatore di anime, che col sussidio dell'Ausiliatrice vinse ogni difficoltà, sfidò ogni prepotenza, procedendo sicuro non colla forza del vento che piega e spezza i cedri del Libano, ma colla dolce violenza dello zeffiro d'aprile, che passa sui fiori, s'impadronisce della loro fragranza e ne porta lungi gli olezzanti e fecondi profumi.

» Ancora una volta la Chiesa ha dimostrato in D. Bosco, come essa sola possa e sappia dare al mondo la vera e grande civiltà che è assai più in alto dei miracoli ciclopici delle nostre moderne industrie, assai più grande delle scienze sperimentali, delle corazzate e dei cannoni: ciò che produce la civiltà e l'educazione; perciò essa è innanzi tutto la coltura dei cuori, l'elevazione della vita morale, il trionfo della virtù e della verità.

» Don Bosco, educatore sommo, ha potentemente cooperato a questo trionfo e lo ha perpetuato nell'opera che compiono i suoi discepoli.

» Non è cosa facile rendere l'impressione prodotta dalla rapida ma efficacissima scorsa che a questo punto il dottor Giraudi dà attraverso l'opera immane di D. Bosco rilevando il miracoloso moltiplicarsi delle più svariate istituzioni intese a promuovere ed a realizzare ogni più legittima aspirazione di coltura e di elevazione morale, artistica ed economica, e spiegando come l'intuizione dei tempi e la visione dei nuovi bisogni della società, costituiscono il magico segreto che rese simpatico a tutti D. Bosco e l'Opera sua, cooperando a dare ad essa quella vita di pronta penetrazione e di miracolosa espansione che è uno dei suoi caratteri.

» Ma così nelle grandi, come nelle piccole cose della vita, noi abbiamo bisogno d'una doppia provvidenza, della provvidenza invisibile del Creatore e della provvidenza visibile delle creature; la Chiesa cercò sempre di valersi dell'aiuto delle associazioni per compiere la sua missione di salute sulla terra. Così D. Bosco vide che per dare e mantenere sempre maggior sviluppo all'opera sua gli occorreva l'aiuto morale e materiale di molti altri generosi, ed ecco sorgere l'Associazione dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane; essi sono un raggio della mente e un palpito del cuore di D. Bosco. Sono i precursori, i propagatori del suo spirito, gli imitatori del suo zelo; sono gli ammiratori, gli amici, i sostenitori dell'opera sua, con la preghiera, col consiglio, colla parola, coll'esempio, con l'opera e l'elemosina.

» Un giorno Gesù Cristo disse : - Io sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e che altro voglio se non che si accenda!

» Questo fuoco che per Cristo divampò nel mondo, è il fuoco della carità; e la carità di Cristo è una carità operosa! E quando io - conclude il conferenziere - chiedo a voi l'obolo della vostra carità per le opere del grande Apostolo della gioventù, voi dimostrate in quest'ora col fatto ancora una volta che il divino poema dell'apostolato di carità, che da venti secoli compie la Chiesa, se ha trovato un caldo campione ed un eroe immortale in D. Bosco, ritrova anche in voi chi lo continua questo poema e coopera a renderlo perenne nella Chiesa Cattolica...».

« Don Bosco educatore ». - Nel Collegio Alessandro Manzoni di Borgomanero, affidato lo scorso anno scolastico ai Salesiani, alla presenza di S. E. Rev.ma Mons. Giuseppe Gamba, Vescovo di Novara, e di molti illustri ecclesiastici e laici si commemorò solennemente Don Bosco e il Teol. D. Giovanni Caviglioli, Arciprete di S. Maurizio della Costa, tenne il discorso, dal quale, lasciando da parte un suo rilievo che non ci pare opportuno, togliamo queste belle pagine:

« É appena affievolito il frastuono di omaggi che l'anno scorso accompagnò anche in Italia la celebrazione bicentenaria di Giangiacomo Rousseau, truccato in sembianze di un Galileo o di un Copernico della nuova pedagogia; ed il chiasso che si fece attorno alla figura più mostruosa che grande del filosofo ginevrino fa pensare tristamente a quanto possa ancora il partito preso e la leggenda sullo spirito critico e obbiettivo. Perchè a chi ha cercato di inscenare l'apoteosi di un uomo che non allevò mai nessuno ed a cui anche gli ammiratori più fanatici avrebbero disconosciuta l'attitudine a dirigere la scuola di un villaggio, poteva balenare un dubbio sull'utilità di accattare ciarpe straniere quando l'Italia ha le sue glorie.

» Ove si fosse fatto un po' di esame, la grande figura del prete torinese sarebbe balzata al vivo come il tipo dell'educatore massimo che abbia avuto l'Italia. Se la caratteristica e l'affiato del genio, come osservò Vincenzo Gioberti, è il creare, chi ha diritto a questo appellativo più di Don Bosco? Egli non si esaurì nei labirinti dell'astrazione, ma architettò una grande mole « la Pia Società Salesiana » e aprì e fecondò i solchi di un grandissimo vivaio di maestri. Onde Don Bosco è l'uomo rappresentativo di ciò che può dare il genio italico in fatto di pedagogia; anzitutto per la scaturigine cristiana della sua missione, e noi sappiamo che di cristianesimo sono intrise ed impastate tutte le nostre tradizioni spirituali; e poi per la contemperanza tutta italiana fra idea e fatto, per quel senso di misura che regolò anche i più arditi voli della mente sua così pervasa di genialità e di santità. E fu volere di Provvidenza che egli grandeggiasse sugli altri contemporanei suoi, che lasciarono traccia non cancellabile nel campo della pedagogia, e mi gode l'animo di ricordare che costoro furono tutti preti, da Ferrante Aporti a Raffaello Lambruschini, da Antonio Rosmini all'abate Rayneri.

» Riconosciuta così la grandezza tipica di Don Bosco, noi siamo in grado di arrivare all'essenza del suo segreto educativo. Egli partì da un sereno ottimismo pieno di fiducia nei germi buoni che la natura pone nel cuore dell'uomo e che la grazia perfeziona, arricchisce e svolge. Lo sviluppo di questi germi coi sussidi umani della convinzione e coi conforti di una fede illuminata e costituita a principio interiore e normativo della vita morale fu la linea maestra del programma tracciato da Don Bosco. Le pene ed i castighi gli parvero come i medicamenti terapeutici che non possono sostituire le risorse ordinarie di un buon regime preventivo. A servizio di questo sistema egli volle consacrata nei suoi discepoli la passione della gioventù, l'immolazione più assoluta della vita e degli agi alle esigenze del ministero educativo. Rare anime, come quella di Don Bosco ripercossero in un'eco fedele la dolcezza della voce divina: Sinite parvulos venire ad me. Egli si protese alla ricerca dei fanciulli in tutti gli sbocchi che la vita sociale del suo tempo gli affacciava avanti. Egli di tutti credette, con radicata fede, possibile l'elevazione o la redenzione coi principi immortali del cristianesimo, di cui è nota, nella vecchia frase di un apologeta del III secolo, l'intima rispondenza colle esigenze naturali dell'anima umana. D. Bosco restò così fissato, e sulle tele del Rollini e sul cuore di centinaia di migliaia di giovani, atteggiato di quel sorriso aperto che era un invito ed una speranza. L'essersi lui democratico, uscito da una modesta fattoria di agricoltori piemontesi, riparato al l'ombra di un aristocratico santo gentiluomo del secolo XVII, Francesco di Sales, dimostra la vitalità assimilatrice del cattolicismo.

» E del cattolicismo l'opera di Don Bosco fu una delle migliori apologie. Si era, è bene il notarlo, sul 185o, quando il nostro Piemonte perseverava fidente sulla via delle liberi istituzioni. Ogni rivolgimento politico, e tanto più quello che instaurava su un mondo irrimediabilmente caduto le basi della sovranità popolare, porta uno scombussolìo fatale di giudizi. Affiorava allora il pregiudizio, abilmente sfruttato, che la religione fosse legata da troppi plessi vitali coi regimi scomparsi da poter loro sopravvivere, se non per una senile ed infeconda rigidità di forme in cui la vita doveva via via inaridirsi. Ebbene a dileguare i pronostici, un umile prete neppure contrassegnato da speciale autorità gerarchica, neppur conosciuto alle sue prime mosse dai suoi stessi superiori, entrò pacifico conquistatore nella zona più dibattuta delle influenze sociali e cioè nel campo della educazione. Fu una vittoria morale non inferiore ai trofei politici del tempo. Anzi, poichè è proprio della Provvidenza il suscitare i santi in relazione ai bisogni del tempo, all'età sua che chiamava ai nuovi cimenti della civiltà caratteri liberi e coscienti, egli rispose inducendo nelle anime dei suoi giovani quella libertà e quella consapevolezza cristiana che è l'aroma delle virtù civiche. Per cui, è pregio d'opera il notarlo, l'opera di D. Bosco nata e cresciuta a Torino, nell'età turbinosa in cui la compostezza regolare della vecchia capitale piemontese era corsa dai venti di tutte le competizioni ed in cui la politica era il denominatore comune di tutti gli atteggiamenti pubblici; l'opera di Don Bosco, dico, fu assolutamente apolitica. E sì che nei suoi inizi le capitò di essere braccheggiata e sospettata dai segugi delle fazioni allora imperanti!

Ancora oggi, se alcuno ci chiedesse a priori quale intonazione politica possa prevalere nella enorme massa degli allievi educati nelle scuole salesiane, noi troveremmo la domanda intempestiva e improponibile. Noi potremmo rispondere che gli alunni dei salesiani, se il vizio non ha soffocati i buoni germi maturati nella loro educazione, debbono essere buoni cristiani e perciò buoni cittadini; altra figurazione ulteriore non sapremmo concepirla. Da questo sistema deriva anche il singolarissimo affetto che persiste in tutti gli antichi allievi salesiani poi loro educatori; gli alunni arruolati negli istituti di Don Bosco non prendono mai congedo: uscendo dalle file, si iscrivono nei quadri di riserva.

» Don Bosco comprese lo spirito dei suoi tempi assumendosi pel primo il compito di diffondere la cultura popolare. Nel suo sagace intuito conobbe che, aumentate le responsabilità pubbliche delle classi popolari, se ne dovevano parallelamente elevare il livello morale e l'intellettuale. Mentre altri si perdeva in querimonie, egli divinò l'utile che poteva venire dalla stampa, e iniziò con piglio risoluto le sue collane di opere popolari. Giganteggiavano sull'orizzonte la pila ed il vapore che rivolgevano le arti meccaniche; ed egli dinoccolò l'insegnamento rigido dei vecchi programmi classici e lo adattò alle scuole professionali. Anche la stessa cultura classica, che è ancora lo strumento più adatto per gli alti studi, egli rese accessibile alle classi popolari coi suoi ginnasi aperti dovunque, colle sue biblioteche di scrittori italiani, latini e greci, colla congerie di libri scolastici a tenuissimo mercato.

» E mentre l'insegnamento pubblico complicava i suoi organici, la fucina di tutto il movimento salesiano di cultura era l'Oratorio di Valdocco, dove tutto faceva capo ad un modesto prete pigiato da un nugolo di giovani serrati attorno alla sua sottana e dove gli aiutanti erano chierici o preti di fresco ordinati che, collazionavano i testi e preparavano le edizioni critiche dei famosi poeti fra le prosaiche occupazioni dell'assistenza alla cucina ed alla dispensa. La Storia Salesiana per drappeggiarsi di eroismo non ha bisogno di sfumare nella leggenda, o signori; ...è un capitolo di storia contemporanea » .

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« L'opera sociale di Don Bosco ». - Commemorazione tenuta dall'On. Degli Occhi a Novara. - Un Comitato presieduto dalla benemerita signora Marcella Cambieri V. Selletti, da Donna Catherine Faraggiana, Donna Giuseppina Prato Previde, e dalle signore Maria Zoccoletti, Giuseppina Reciocchi Cerutti, Paola Della Porta Raviola, a dimostrare la propria simpatia verso l'Istituto Salesiano locale gli offriva una bellissima bandiera che venne benedetta solennemente il 22 giugno. Per la cerimonia il teatrino dell'Istituto era elegantemente addobbato e gremito di un pubblico sceltissimo. Fra i presenti vedevansi Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giuseppe Gamba, Vescovo Diocesano, Mons. G. Battista Canonico Del Signore Vicario Generale e rappresentante il Capitolo della Cattedrale, il Presidente del Tribunale Cav. Odone, il Consigliere di Prefettura Cav. Magrini, rappresentante il Prefetto, il Cav. Dottor C. Felice Marchisio, l'avv. Cav. P. G. Montani Consigliere comunale, l'avv. Prospero Battù, rappresentante della Federazione Internazionale ex-antichi Allievi di D. Bosco, l'avv. Ripoliti, l'avv. Prof. G. DellaPorta, i fratelli cavalieri Francesco, Pietro e Giovanni Chiesa, il consigliere di Prefettura Cav. Manfredi, ecc., ecc.

Il Vescovo Mons. Gamba benedisse la bandiera della quale era madrina la benemerita Signora Adele Malusardi Merlo; un giovane convittore nel prenderla in consegna disse applauditissime parole di circostanza improntate a sentimenti di religione e patria; quindi ebbe la parola l'On. Comm. avv. Adamo Degli Occhi, Deputato di Affori, che pronunciò un mirabile discorso, elettissimo di forma e denso di nobilissimi concetti, sull'Opera sociale di D. Bosco.

Egli dimostrò come i grandi uomini abbiano il concetto della unità della vita, sono uomini provvidenziali, sono grandi idealisti. Don Bosco ha questi caratteri. Per di più colle sue istituzioni « è stato più che un precursore, un iniziatore di tutte quelle forme di assistenza che la nostra politica sociale è andata attuando, come quelle dell'emigrazione, del patronato pei liberati dal carcere, ecc. ».

« L'uomo, l'opera, il genio e la santità di Don Bosco » - furono i puliti svolti il 2 marzo u. s. dal Prof. D. Eusebio Vismara nell'Oratorio Festivo delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Torino. Con citazioni, con similitudini, con rivelazioni intime dei grandi misteri che Dio opera nel cuore dei Santi, l'oratore sollevò l'uditorio, composto in gran parte di ex-allieve, alle atmosfere serene «dove non si sa l'inganno e la depravazione, dove spira soltanto ardente la carità divina, l'eroismo sublime, l'umiltà più profonda e più alta ». Chiuse inneggiando alla gloria del Venerabile, augurandosi che presto la Chiesa sanzioni il voto di migliaia di anime, ed esponendo la concezione sua « di un monumento grandioso, che, se non attuabile, sarebbe tuttavia il più atto a rappresentare l'opera del grande educatore della gioventù: D. Bosco cioè, l'Apostolo moderno, che solleva in alto le anime e le offre a Dio, come si solleva e si offre il Calice nella Consacrazione; D. Bosco, dal profondo sguardo, che dice: - Signore era quest'anima nel fango, nella miseria, nella colpa; l'ho salvata; a te la rendo!....»

« Per la figura morale di Don Bosco ». - A Carpi il 25 maggio il Dott. Don Felice Odone, tenne una pubblica conferenza su Don Bosco narrando numerosi episodi per dimostrare l'immensa carità da cui era animato, la fermezza di volontà, l'incomparabile mitezza del carattere ed insieme la ferrea disciplina ch'egli sapeva imporre ai suoi allievi, diventati poi falangi. Parlò per oltre un'ora, seguito dalla più viva e sempre crescente attenzione dei còlti e pii uditori, i quali sottolinearono con approvazioni e interruppero con applausi i punti più salienti. In fine, quando il conferenziere, profondamente e visibilmente commosso, formulò l'augurio che anche per i carpigiani si avverasse la profezia di Don Bosco: « Verrà giorno in cui i veri cattolici saranno i Cooperatori Salesiani », tutti i presenti scattarono in piedi e con una vera ovazione manifestarono la loro ammirazione, la loro simpatia, il loro amore verso la grande e mite figura di Don Bosco, e la loro calda e piena adesione per un efficace appoggio morale e materiale alla vasta e multiforme opera di carità, che, nello spirito e nel nome augusto di Don Bosco, i Salesiani continuano a compiere in favore della gioventù.

« Don Bosco pedagogista ». - L'8 giugno il sac. Prof. Fritz di Verona tenne a Trento una conferenza su Don Bosco, presentandolo - dice

il Trentino - « sotto l'aspetto della prodigiosa attività educatrice. Dove attinse Don Bosco gli elementi fondamentali che lo resero il più grande pedagogista del secolo XIX? Due figure storiche influenzarono profondamente la formazione del carattere di Don Bosco: S. Francesco di Sales, di cui copiò la dolcezza imperturbabile, e Margherita Occhiena, madre di Don Bosco, da cui il figlio trasse l'amorevolezza di una madre e la fermezza di un padre. Dolcezza e forza concorrono a formare di Don Bosco un tipo perfetto di educatore...».

 

Solenni commemorazioni si tennero pure a San Colombano al Lambro, ove Don Fasulo tenne una conferenza con projezioni luminose - a Varese ove insieme si festeggiò il decennio di quell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice - ad Arenzano, a Castellamare di Stabia e a Nizza Monferrato.

Ad Arenzano (Genova), tutta la popolazione intervenne con affettuoso slancio alla Conferenza del dott. D. Santino Andreoletti, che additò in Don Bosco l'uomo provvidenziale dei tempi moderni nel campo della carità e dell'educazione, fidente in Dio e in Maria Ausiliatrice, che dedicò all'opera sua tutte le sue energie fisiche, intellettuali e morali, e seppe circondarsi di cooperatori nei quali riuscì a trasfondere il suo spirito.

Della conmiemorazione tenutasi a Castellainare scriveva il Mattino di Napoli: « Una festa carissima si svolse nel teatrino dell'Istituto Salesiano della nostra città. Era tutta un'onda di vergine entusiasmo giovanile plaudente alla memoria di colui che ai nostri tempi fu il più grande benefattore della gioventù. Si commemorava il venerabile Don Bosco, fondatore dei Salesiani, nella ricorrenza del veli ticinquesimo anniversario della sua morte. Il nome dell'illustre educatore, del filantropo tanto generoso quanto modesto, e il significato che assumeva quindi la festa raccolse nella vasta sala un'eletta schiera di persone appartenenti alle principali famiglie della città nostra e moltissime famiglie di convittori. E la festa si svolse con la genialità che i Salesiani sanno dare a questa specie di trattenimenti.

» Da tutti i convittori fu cantato un inno corale d'effetto maestoso, solenne, composto appositamente dall'illustre maestro G. Tebaldini, i irettore della cappella musicale di Loreto. Dopo, il dottor D. Arnaldo Persiani direttore dell'Istituto spiegò con acconce parole il significato della festa, ringraziò i convenuti e specie Mons. De Torio, Vescovo diocesano, e presento l'oratore ufficiale il rev. can. Placido Gambardella. E questi con pa rola alata, con frase concettosa, con voce tremula dalla commozione disse con felice sintesi dell'opera dell'illustre uomo. Con pensiero geniale il direttore aveva detto che il discorso del Gambardella sarebbe stato illustrato da proiezioni non cinemafografiche ma viventi nella persona dei convittori, e questi diedero un saggio che fu l'attuazione pratica del sistema educativo di Don Bosco ».

A Nizza Monferrato nella Casa Madre delle Figlie di Maria Ausiliatrice si terme una grandiosa accademia-musico-letteraria, presieduta dal dott. Don Francesco Cerruti, della quale ci scrivono

« Erano cento e cento voci che dicevano la gloria del Grande; erano cento e cento cuori che Gli consacravano un piccolo poema, riflesso di quell'immenso canto che Gli ripetono estasiate le anime. E chi lo acclamava Padre, chi lo riconosceva Benefattore dell'umanità, chi lo lumeggiava sotto il l'incomparabile figura dell'Educatore sovrano che insegnò amando, e, amando, le sue conquiste allargò, perchè si instaurasse un regno che ogni altro dominio sovrasta, un regno di carità, che non conosce tramonti. La festa si chiuse tra gli inni, lanciati a piena voce al cielo in degna glorificazione delle Figlie al Padre, mentre il cuore commosso proponeva di seguire le sue orme gloriose ».

"Mamma Margherita,,

Con viva compiacenza vediamo qua e là rilevata la parte importantissima che ebbe Margherita Bosco, la madre del Venerabile, nella formazione del carattere del suo figlio immortale.

La domenica 9 marzo, l'egregio prof. Losio teneva su « Mamma Margherita » un'apposita conferenza alle operaie della fiorente scuola festiva « Baldini » di Brescia, col titolo : « Modesta operaia, madre di un grande ».

« La bella conferenza - scriveva il Cittadino - densa di forti concetti, ricca di cristiani ammaestramenti, riuscì pure molto dilettevole e tenne incatenata per oltre un'ora l'attenzione delle numerosissime operaie accorse a sentire la parola convincente del chiaro educatore che alla causa dell'educazione popolare-cristiana, sotto qualsiasi forma si esplichi, dedica l'attività sua inesauribile.

» Premesso un cenno intorno alla benefica influenza esercitata dalla madre nell'età prima sopra insigni personaggi, rievocato il ricordo dei valorosi nostri soldati che sui campi della Libia morivano col nome soave della madre sul labbro, si sofferma sulla madre di Don Bosco, l'apostolo più ardente della gioventù abbandonata, alla quale ha aperto provvidenziali istituti in tutte le nazioni del mondo.

» - Sì, anche Don Bosco - esclama l'oratore - deve a sua madre Margherita l'eroismo della carità che aveva da lei attinta nei suoi

primi anni di vita, onde è ben naturale che la gloria del figlio si riverberi sulla fronte veneranda di lei che cammina sulla via per cui hanno camminato le madri più illustri, ricordate dalla storia.

» E di Margherita Occhiena, madre di Don Bosco, il prof. Losio tesse la vita umile e laboriosissima, informata ai principi di una solida pietà e mette in rilievo quelle virtù, che inspirarono al nostro Nicolini i noti versi

Sante virtù domestiche, Gemme che non splendete, Virtù che ai vostri martiri Palme non promettete.

» Stabilito un opportuno parallelo, circa la preparazione al matrimonio, tra Margherita

e tante giovani de' giorni nostri le quali si maritano per avere maggior libertà, per meglio soddisfare la loro ambizione, per godere la vita, rifuggendo da qualsiasi sacrificio, fa, della prima un quadro riuscitissimo come sposa, come madre, come donna di gran cuore, di alto sentire, d'incrollabile fede, che, nel secondare la vocazione del figlio, sa indirizzarlo a farsi il maestro e il padre dei giovanetti abbandonati, senza tetto e senza pane, incamminati per la via della perdizione.

» Delineato quindi con tocchi magistrali il sorgere e il propagarsi del Salesiano Ospizio in uno dei periodi più foschi per l'Italia, il prof. Losio tratteggia della Madre di Don Bosco l'opera ininterrotta di sacrifici, di cure intelligenti, di bontà operosa, di generosità inesauribile, sì da farla esclamare sul letto di morte: - Ho la coscienza tranquilla, ho fatto il mio dovere in tutto quello che ho potuto.

» - Così il 25 novembre del 1856 passava questa donna, gloria del suo sesso - conchiude l'oratore - lasciando il ricordo di quella virtù femminile che attinge la sua forza dal Vangelo. Passava serena e tranquilla, piena di meriti; e la sua vita sarà sempre riguardata come una scuola efficace di alta sapienza e mostrerà al mondo quanto possa un'anima infiammata dì carità. Margherita ha dato all'umanità un uomo grande, cui la povertà non fu d'impedimento a compiere l'opera sublime da lui ideata, a salvezza della gioventù abbandonata, e che riuscì a strappare alla strada migliaia e migliaia d'infelici avviati per la via della perdizione, per saggiamente educarli in provvidenziali istituti. Ma ovunque suonerà benedetto il nome di Don Bosco, suonerà pur benedetto quello della madre sua Margherita, che una parte si importante ha avuto nella redenzione di tante infelici vittime sventurate dell'abbandono e del delitto...»

Nel Perù.

Una visita al Cuzco.

Condizione degli indii - Semplicità, fede e abnegazione cristiana.

(Dal diario di Suor Clelia Genghini (1).

30 giugno (1912).

All'una del pomeriggio ci mettiamo in treno per arrivare, quando il buon Dio vorrà, a Cuzco, partendo da una stazione povera ed oscura, nascosta fra le rocce, che servono di freno all'Oceano. Dopo mezz'ora ci troviamo inaspettatamente in una pianura d'arene splendenti; e, sempre scivolando, seguiamo il limite dato al Pacifico dagli scogli spumosi e dai banchi di sabbia cristallina...

Ma già scompare l'Oceano; già comincia la serpe ferrea ad attortigliarsi fra monte e monte; ed all'aria mite del terribile porto di Mollendo succede il vento freddo della montagna. Si prova un certo equilibrio fisico, e ciascuna si dà ad un riposo della vista e del cuore, come in un placido sonno. Alle 7 di sera, arriviamo in Arequipa, primo luogo di sosta; e vi arriviamo pensando di dover passare la notte come in casa nostra.

Infatti qui alla stazione ci aspettano due vetture, alcune buone signore, alcune giovani - affezionate Oratoriane - ed un Salesiano. Veniamo accompagnate presso le ottime Suore dei Sacri Cuori di Gesù e Maria...

1° luglio,

Levateci per tempo per poter ascoltare la Santa Messa, alle 7 siamo già alla stazione per riprendere il viaggio. Un bravo ufficiale ci offre il posto più comodo e tranquillo e, con vera carità, ci usa tutte le attenzioni di un fratello. Dalle 7 del matmattino alle 6 di sera, abbiano sempre una salita fra rocce e monti, spogli d'ogni vegetazione, ed un cambio continuo di chine, di cielo, di panorama. Le stazioncelle son formate da una casupola di fanghiglia e pietre, da una bandieretta che sventola per due minuti, e da un mezzo indio che fa da capo.

Poi, silenzio, solitudine, nuvole e sole; qualche animale qua e là pascolante; qualche essere ungano, che vive solo per sè e pe' suoi rari compagni d'esilio. Ci fermiamo in Juliaca in un hôtel, che si chiama di primo ordine e che è... tutt'altro.

Juliaca è un centro di 700 o 8oo abitanti, quasi tutti della razza india-peruana; gente pacifica e serena, che non conosce se non la propria sorte meschina e la Croce del Salvatore, presso cui si raccoglie per difesa e conforto.

2 luglio.

Abbiamo tutta la comodità di dormire fra ... topi in festa, e di alzarci finalmente per assistere alla S. Messa nella vicina chiesuola dei PP. Francescani, i buoni Missionarii di queste solitudini. Non ci siamo elle noi con quattro donnette e due poveri uomini, che gemono forte presso il loro Gesù, flagellato alla Colonna.

Rifocillate nell'anima e nel corpo, ci portiamo alla stazione verso le 9 1/2 accompagnate da un seguito di ragazzetti, ben felici di portarci i fagotti per avere una medaglia di Maria Ausiliatrice od uno scapolare del S. Cuore.

Il viaggio si compie nella buona compagnia di ieri; e, sempre serpeggiando e salendo, s'arriva alla massima altezza vinta dalla linea ferrata, a 4470 metri sul livello del mare. Tutti, chi più chi meno, sentiamo la difficoltà del respiro, una specie di vertigine nella testa ed un rimescolamento del sangue; ma quando il treno si ferma, proprio nel punto più alto, tutti riprendiamo la vita e ci avviciniamo ai finestrini del treno per contemplare la natura del di fuori. Quanta bellezza! quante variazioni ed incanti orridi ed attraenti ! Il medesimo monte avrà da 12o a 125 tinte: dal bianco diamantino al nero carbone; le gradazioni del verde, del rosa, del giallo sono stupende!

Tutti i minerali sembrano qua per dare un'idea di se stessi e presentare un museo naturale di ricchezza indefinibile. Fa sfoggio di non minor beltà il monte appresso; e le valli ed i burroni ed i precipizi vicini e lontani, con tutte le loro particolarità vegetali ed irrigazioni freschissime e limpidissimi , dànno al panorama un incanto affascinante. Chi arriva a prendere un pugno di quella neve gelata lassù? chi discende a mettere il dito in quella corrente in ebollizione là basso, che va gorgogliando fra i ciottoli? chi può arrivare a quella spianata dove giocano le pecore insieme colle llamas? (il llama è una specie di guanaco proprio di queste terre).

Nessuno! chè il treno fischia e si riprende la corsa, discendendo a poco a poco giù, per altre falde di monti, tagliati senza pietà e con gran maestria da una mente ardita e da un capitale di milioni senza calcolo.

Alle 5 1/2 pomeridiane ci fermiamo in Sicuani, e vi passiamo la notte...

3 luglio.

La Chiesa-Parrocchia è sullo stile di quella di S. Elena in Terra Santa - dice Madre Vicaria; - il che dà l'idea del paese, uno dei più inoltrati nella civiltà e religione. Il Curato è un bravo sacerdote, pio, istruito, zelante, pieno di vita e di speranze; ma è solo nel suo campo ed ottiene quello che può da' suoi indiotti battezzati, ma molto semplicioni.

Qui pure, durante la S. Messa, non mancano i gemiti ed i sospiri di poche persone, che vengono al loro Gesù flagellato per contargli tutte le ingiustizie dei duri padroni, sotto i quali stanno i poveri, nati nelle capanne di fango e paglia.

Ma son le 8 e bisogna ritornare al treno per seguire il nostro cammino. Quest'oggi non abbiamo più la pioggerella di ieri che vi penetra nelle ossa col vento frizzante di montagna; ma un sole splendido che dà vita gloriosa a tutte le cose. Spingendo lo sguardo fuori del finestrino, che si vede? sempre creste e precipizii ; sempre rocce e vallate ; sempre colossi di macigno e fiumi di cristallo! Chi vuole osservare attentamente il panorama, non finisce di dare in esclamazioni di meraviglia. Stupendo è il regno prediletto dell'Indio Peruano, il più disposto alla fatica, paziente ed intelligente.

Cari quest'Indii! modesti, rispettosi, soavi d'indole e tutta galanteria originale nel loro bel costume a colori smaglianti ed a forme grandiose!

In una delle stazionette più vicine al Cuzco, c'è la mostra degli articoli in vendita; lavoretti di terra e di maglia, eseguiti dagli Indii stessi, che per non perdere tempo, stanno filando e tessendo, a loro modo, lana di llamas e vicuñas (la vicuña è più pregiata che il llama). Nè le sole donne fanno questo lavoro, ma anche gli uomini, caricati sempre dal peso che dietro le loro povere spalle deve ricordare a tutti il dovere d'essere soggetti alle autorità!...

Comincia da questa piccola stazione il maggior numero delle casette e meschine abitazioni del popolo, sulle quali non manca la Croce, fatta artisticamente dagli Indii medesimi e da essi adorata in mancanza di Tabernacoli Eucaristici e di chiese cattoliche nel vicinato.

A due stazioni più in su, assistiamo, scappandocela col treno, ad una funzione religiosa india. Tutti sono vestiti in grande gala... colori dominanti il rosso, giallo e verde. S'alzano di repente da di sotto l'ombra fresca di alberi silvestri; si portano danzando presso i covoni di grano mietuto; sempre in danza, si van mostrando una Croce adornata di fiori e foglie, ed una bandiera di colori a capriccio. Sarà la festa della riconoscenza verso il buon Dio, che ha benedetto il lavoro del povero?...

Ci è scomparsa la scena; e ci avviciniamo al famoso Cuzco, centro delle aspirazioni patriottiche nonche delle memorie patrie peruane, e mèta dei nostri passi, per adesso. Nell'ora prossima ad un tramonto di fuoco, arriviamo nell'animata stazione, dove ci attendono le care sorelle con un 20o ragazze ed una popolazione curiosa e buona.

Passiamo dal treno al tranvai, e dal tranvai al collegio, fra entusiastiche grida ed affettuosissime acclamazioni, attraversando vie ciottolose e vecchie, che ci ricordano quelle della Capitale del Matto Grosso.

Entriamo in casa... la casa di Pizzarro, nientemeno, del 1° conquistatore spagnuolo del Perù! una casa dunque, che potrà contare i suoi 30o anni e più di vita storica e procellosa!

4 luglio.

Una volta in Cuzco, si sa, non si perde tempo e si lavora; ma nei momenti di conversazione e ricreazione, di che si può trattare qui, se non delle originalità del luogo, accettando gli argomenti così come vengono, alla rinfusa, alla scappata, quasi scendessero dalle nuvole in fiocchi di neve?

Gli animi peruani sono ancora tanto riboccanti delle sacre memorie patrie, che contano contano e non si fermano mai, passando da un soggetto all'altro, senza alcuna sconnessione d'idee; e chi li ascolta resta come incantato e ride e piange con loro, come un appassionato lettore di un ameno e vario racconto. Così triste è la tragedia degl'Incas, degl'Imperatori del Sole che fecero dell'indio peruano un monaco perfetto nell'umiltà, nell'ubbidienza, nel lavoro e nella povertà quasi evangelica; e dell'Impero del Perù, una sede dell'ordine!

Siamo a cena; e s'ode la campana della torre, che annuncia l'Ave Maria e il Requiem...

- È la campana dei nostri primi credenti, ci si dice; e contiene, col resto dei metalli, tre arrobas di oro (30 chilogrammi circa). Prima la si udiva ad un cerchio di 7 leghe, se il vento era favorevole; ma adesso non più, perchè cadde dalla torre senza parapetto e naturalmente si guastò assai...

Tuttavia conserva tutta la dolcezza d'un armonia, simile all'espressione di un cuore buono ed oppresso!

6 luglio.

Visita alla Cattedrale. - Chi è entrato in quella di Siviglia in Ispagna, non trova nulla di nuovo: ricchezze immense nell'architettura, negli ori, nei dipinti e negli altari. Meno male che i terribili Conquistatori hanno dato a Dio un po' di quell'oro ammassato nelle prime giornate di rapina! Era una voluttà quell'assalto!

Per giungere alla Cattedrale non si passano che strade incaiche, con costruzioni quasi tutte Incaiche, dalle fondamenta al tetto. Sono una meraviglia pei moderni, ed un segreto gelosamente conservato dagli Indi in onore dei loro ansati ed indimenticabili padri... gl' Incas. - Ci soffermiamo infatti a contemplare le immani pietre, connesse fra loro con una precisione inimitabile e senza l'intervento della calce e dei cementi. Passa vicino a noi una vecchia india, gloriosa fra i suoi rotti mantelli di lana finissima e pregevolissima... Si ferma anch'essa e ci dice con orgoglio:

-No saben... no saben más... Mis Padres... los Incas... hicieron todo eso... pero... ellos se murieron... los mataron... los pobrecitos !... y nos han dejado aquí en las amarguras de esta vida... (Loro non sanno, non sanno, Padri miei... gli Incas... fecero tutto questo... Ma essi sono morti... li uccisero i poveretti!... e ci han lasciato qui fra le amarezze di questa vita).

E continuò la sua via asciugandosi le lagrime.

Attraversiamo la piazza maggiore tutta occupata di indii venditori e compratori, uno più triste dell'altro, urlo più dell'altro sotto il peso del fardello, di cui ognuno ha cariche le spalle. Parlano sommessi un idioma speciale... l'idioma degl'Incas... il quichua... placida, melanconica espressione del loro cuore!

Dalla piazza si passa alla chiesa del « Señor de los temblores e un Crocifisso miracoloso, al quale tutte si narrano le afflizioni umane. Vi è il Santis simo esposto; la chiesuola è gremita di indii piangenti, gementi, ferventissimi. Ma quante candele accese dinanzi al Gesù flagellato ! oh quante, e tutte offerte dagl'indii!

Dalla chiesa al collegio Maria Ausiliatrice non c'è che mezz'ora di cammino; sufficiente per contemplare altre miserie ed altre lagrime. Ma perchè domandiamo noi, tanta mestizia ed abbandono in questi poveri indi? E ci rispondono le Peruane, commosse fino alla più intima fibra del cuore:

- Gli indi, benchè in tempo di libertà, sono sempre indi pei civilizzati, che se ne servono come di bestie da soma. I poveretti erano così amati e protetti dai loro Incas!... Ma adesso, vengono in città per le loro compere, e chi n'abbisogna, se li prende, li usa e li batte ad ogni minima resistenza della vittima, mentre nella campagna, le famiglie restano senza il capo di casa, senza le braccia pel lavoro, senza notizie di quelli che, nella città, furono fatti quasi schiavi dell'ingiustizia pubblica e privata. Come non debbono sentire, poveretti, la loro triste sorte?! Non ci sono che i Missionari Francescani i quali si curino degl'indii e delle loro pene; ma che possono fare i Missionarii se non dare una Croce da baciare ed un Gesù flagellato, presso cui pregare e piangere?! Triste e veridica storia peruana! La civiltà ancor non ha saputo far sorgere l'ora della piena libertà sulla povera schiatta india; solo la Religione del Nazareno ne ha l'ideale e la speranza divina, che fortifica l'anima contro le crudeltà umane.

7 luglio.

Visita alle «Nazarene », pie donne raccolte in comunità, presso il seminario diocesano, ed attigue al collegio Maria Ausiliatrice. È tempo di ricreazione, e ce la passiamo giovialmente con queste sante Beate (le chiamano così...), tutte pietà e mortificazione. Il loro scopo è di onorare Gesù Appassionato; quindi la loro vista non deve posarsi se non sulle scene della flagellazione, della coronazione di spine, della condanna a morte e delle ignominie sofferte da Gesù, prima della crocifissione. Nella sola cappella privata contiamo 24 figure del Salvatore, l'una diversa dall'altra e tutte dall'uscita di Gesù dall'Orto al momento della distesa sulla Croce. Altrettante, anzi in maggior numero e più varie, ne troviamo pei corridoi, per le camere private, e perfino nelle scuole delle poche interne ed esterne, che ricevono gratuita educazione dalle Nazarene... Non terminiamo la visita senza penetrare nella cameretta secreta ed oscura del Gesù di Huanca. E che vediamo? Un dipinto a colori vivissimi, con una dimensione di m. 2,50 X 2; tutto sangue vivo, tutto una piaga, col volto d'un'agonia straziante ma divinamente misericordiosa, chino e premuroso nell'atto di raccogliere da terra le sue povere vesti presso la colonna, inzuppate di sangue e di polvere insanguinata!...

Su questo dipinto - che le tradizioni più accreditate dicono di origine miracolosa - si fissarono i nostri occhi e ne trasse affetti caldissimi il cuore...

8 luglio.

Un breve saluto al collegio salesiano, o meglio alla colonia agricola salesiana...

Il buon Direttore vorrebbe persuaderci a ritardare la nostra partenza; ma il bastimento non ci aspetta e già da Mollendo fischia la macchina per dirci: « Se non mi prenderete al 14, dovrete aspettarni fino ai primi di luglio...»

Non mancano neppure le Suore a cantarci in musica: - Restino 15 giorni di più. Cuzco è uno al mondo; c'è molto da vedere e da imparare... C'è il « Rodadero » giuoco indio ed incaico, il più bello e dilettevole del mondo; ci sono le « Fortezze Incaiche » nelle loro parlanti rovine ; c'è il « Tempio del Sole » col suo monumentale « Ritiro delle Vestali Incaiche »; c'è il « Sotterraneo aurifero »; ci son le mille curiosità primitive ed i grandiosi ponti di corda, opera incaica pur essa; e gli acquedotti, unici al mondo, altro monumento della civiltà Incaica tutto, tutto, al di là di queste punte, nelle vallate qui presso... Non le vedranno mai più cose simili!... non avranno mai più l'idea dell'orologio a meridiana ottenuto con macigni enormi e prova specifica della scienza dei nostri cari antenati; mai più, mai più! Restino con noi; vedremo una cosa per giorno; ci recheremo cavalcando; sceglieremo il più strano, il più bello da vedersi, restino 15 giorni di più. Poi non avremo più nessuno quassù, tra queste pietre, che ci possa consolare ed aiutare nello spirito; saremo sempre sole fra Indii e monti, monti ed Indii... Restino... restino!...

La tentazione è più che terribile, ed il cuore... Ma non è il nostro cuore che si lascia fare a brandelli per togliersi di qua ed andare di là?

9 luglio.

Andate a letto quasi alle 11 di notte e preparata ogni cosa pei viaggio, sognamo di dover partire dal Cuzco, ed il sogno si fa realtà verso le 9 del mattino, sotto un sole imperiale.

Come sono affettuosi questi poveri e cari Cuzqueños! La stazione è più che mai gremita di gente che viene a dare il buon viaggio ai partenti; ed il treno si muove lento ed incerto, quasi provasse esso pure il dolore dell'addio. I monti, la neve, il grano a covoni, le capannucce protette dalla Croce venerata, le vallate ubertose, le mandre placide, le orgogliosette compagnie di llamas e vicuñas, i bianchi ciuffoni di lana sparsi per le ripe, i vistosi colori dell'indio coi graziosissimi cappelli a grande foglia di fico arricciata all'insù, tutto ci par più poetico in questo giorno di splendori; forse, perchè il Cuzco ha già rubato una particella del nostro cuore.

C'è tanta semplicità qui, tanta fede e tanta abnegazione cristiana in mezzo a tanta ignoranza e a così forti martiri dello spirito! Ah che la Provvidenza si faccia madre di questi poveri figli sprezzati, negletti, e pur tanto ferventi nelle loro preci, che sono uno spasimo confidato al cielo!...

Suor CLELIA GENGHINI, Figlia di M. Ausiliatrice.

Alcuni fatti ascritti all'intercessione di D. Bosco

SOLTANTO l'anno scorso dopo maturo consiglio e riflessione, e debitamente autorizzati, noi cominciammo a pubblicare qualche fatto prodigioso, ascritto all'intercessione del nostro Venerabile Fondatore.

Nello svolgere questa rubrica, torniamo a protestare solennemente che non intendiamo contravvenire in nessun modo alle Disposizioni Pontificie in proposìto, non volendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita qualsiasi testimonianza umana, nè prevenire il giudizio della Chiesa, della quale- sull'esempio di D. Bosco - ci gloriamo di essere ubbidientissimi figli.

Un bambino greco-scismatico è salvato due volte dalla morte.

Il Coop. Salesiano Pietro S. Castor, con lettera del 3o dicembre 1902, inviava al compianto Don Rua, la seguente relazione di un greco scismatico, riconoscente a D. Bosco per aver avuto salvo il secondogenito da morte imminente.

« Il firmatario della lettera acclusa - scrive il signor Pietro S. Castor - è un greco ortodosso, certo Demetrio Tzannes, che ebbi quale impiegato fin dall'età di 17 anni nella mia libreria poliglotta, ove stette fino a 35 anni lasciandomi di poi per stabilirsi per proprio conto... Un prete greco scismatico benedisse il suo matrimonio che venne celebrato in mia casa. Da questa unione egli ebbe due figli, il primo dei quali conta sei anni e ricevette egli pure molte grazie dall'Ausiliatrice dei Cristiani e dal nostro Venerato D. Bosco, che lo salvò più volte...»

Il graziato di cui qui si parla è « il secondogenito Panaghiottaki, nome maschile di Panaghia, la Tuttasanta, cioè la Vergine Maria....».

Ecco la relazione.

Smirne, 3o dicembre 19o2.

Al Rev.mo D. RUA,

Superiore dei Preti di D. Bosco,

Torino.

Son figlio della grande Chiesa ortodossa di Costantinopoli; ma fin dalla mia prima giovinezza son vissuto a contatto di cattolici. Da più di 18 anni io seppi che in Italia, e propriamente a Torino, viveva un venerando sacerdote che faceva dei miracoli, e ne leggeva la vita meravigliosa restando edificato per lo zelo che dimostrava quel santo Sacerdote per salvare dalla miseria e dal disonore un gran numero di fanciulli abbandonati. Più tardi io leggeva alcune lettere che Don Bosco indirizzava ad uno dei suoi Cooperatori di Smirne, ed era fortemente meravigliato di tuttociò che sentiva o leggeva intorno il vostro Venerato Fondatore.

Or sono sei mesi, che un mio figlio, di tre anni, cadeva gravemente ammalato. I medici non mi davano più alcuna speranza ed io attendeva in mortali angoscie la catastrofe.

Uno dei vostri Cooperatori Salesiani m'inviò una reliquia di Don Bosco, esortandomi a collocarla sul piccolo infermo, che era già agli estremi: e mi assicurava che per l'intercessione di questo santo Sacerdote egli sarebbe guarito.

Applicai la reliquia al piccolo infermo; poco dopo si constatava un miglioramento generale, e tre giorni appresso il mio caro figliuolo entrava in convalescenza.

Detto Cooperatore m'invitò a rendere pubblica questa miracolosa guarigione sul vostro « Bollettino », ma per molte ragioni e considerazioni ricusai di farlo.

Da qualche giorno il mio fanciullo era completamente ristabilito dalla prima malattia, quando all'improvviso tornò ad ammalarsi. Lamentavasi di un forte mal di gola: gli accessi di tosse erano violenti e quella tosse rauca e secca, avente un suono particolare, mi cagionò un grande spavento.

Chiamai tosto il medico, e questi senz'altro constatò che il mio bambino era stato colpito dal terribile group. Il fanciullo soffocava, il male faceva così rapidi progressi che il meschinello stava per esserne asfissiato.

I medici mi proposero l'ultimo espediente riservato a questi casi disperati, la pericolosa operazione della tracheotomia; e non mi nascosero che c'era poca speranza di salvare il mio povero fanciullo.

In que' dolorosi momenti riceveva dallo stesso Cooperatore una lettera concepita press'a poco in questi termini: « Voi non avete voluto pubblicare nel Bollettino Salesiano la prima grazia ottenuta per intercessione di D. Bosco; promettete di pubblicare le due guarigioni ed io vi assicuro che vostro figlio sarà salvo. »

Applicai nuovamente al piccolo infermo la reliquia di quel gran Benefattore della gioventù; poi, siccome il bambino non poteva più respirare, sebbene facesse un freddo siberiano, lo trasportai ad un ospedale, distante un'ora dalla mia abitazione, e l'operazione pericolosa venne, come ultima risorsa, eseguita. Ora essendo già otto giorni che il mio caro figlio è fuori di pericolo, di buon grado m'accingo a compiere la duplice promessa, rendendo azioni di grazie alla Santissima Madre di Dio ed al suo fedele Servo Don Bosco che per ben due volte mi hanno salvato il figlio.

Vogliate, Rev.mo Padre, gradire i miei ossequiosi omaggi.

DEMETRIO TZANNES.

Un soccorso prodigioso.

Versavo da un po' di tempo in critiche condizioni finanziarie e non sapeva più a qual santo raccomandarmi; quando pensando alle grazie che ognor si ottengono per l'intercessione del Ven. Don Bosco, volli io pure provarne l'intercessione. Incominciai quindi fiduciosa una novena in suo onore, recitando tre Pater, Ave e Gloria colla promessa di rendere pubblica la grazia nel Bollettino Salesiano, qualora venissi esaudita. Oh! sì che il mio ricorso non fu invano! Avevo da pochi minuti appena terminata la novena, e mi vedo arrivare una persona che spontaneamente mi mette in mano quanto mi abbisognava. Essendo tale persona straniera a queste terre, non poteva di certo conoscere il bisogno in cui versavo; e non avendo io fatto ad altri ricorso, non posso non attribuire la grazia ricevuta se non all'intercessione del Ven. D. Bosco, cui, fiduciosa, durante la novena mi era rivolta.

Adempio quindi alla mia promessa, pubblicando tale grazia nel Bollettino Salesiano, a maggior gloria di Dio ed a sprone alle anime desiderose di ricorrere all'intercessione di Don Bosco.

Giaffa, 13 maggio 19o8.

R. A. M. Cooperatrice Salesiana.

Guarito istantaneamente dalla risipola.

Nel mese di marzo u. s. ammalava di risipola e per un mese circa il male andò sempre aggravandosi, producendomi le più acute sofferenze. Vedendo, purtroppo, riuscir vane tutte le cure, mi raccomandai di cuore al Ven. D. Bosco perchè mi liberasse, o almeno mi ottenesse la forza di sopportare pazientemente la malattia. La prima sera che l'invocai non ebbi alcun risultato; ma la sera seguente lo supplicai nuovamente con più fede e più vive espressioni « O Don Bosco, voi che durante la vostra vita eravate in così intima confidenza con Maria Ausiliatrice e ci ottenevate per mezzo di Lei tante grazie, non vogliate fare il sordo alla mia preghiera, ma degnatevi di venire in mio soccorso, o con liberarmi dal male, od almeno coll'ottenermi la pazienza di sopportare con frutto la mia infermità».

In quel momento, era circa la mezzanotte, trovandomi sveglio come adesso, mi vidi Don Bosco accanto al letto, che, con aria sorridente e cagionandomi la più grande allegrezza, mi fece cenno col capo che io era esaudito. Ciò fatto, disparve. Da quell'istante mi sentii libero dal male e da ogni dolore, non rimanendomi che l'effetto della lunga malattia, cioè la debolezza; ma subito potei cominciare a nutrirmi, e al secondo giorno mi alzai di letto, acquistando ognor maggior forza, in guisa che, mentre nella malattia disperava di poter tornar capace al lavoro, ora mi trovo forte e robusto, quanto forse non era mai stato prima.

Avendo narrato il fatto a Don Rua, per suo espresso volere, ad onore e gloria del Servo di Dio il Venerabile D. Giovanni Bosco e in pegno della mia riconoscenza, lascio questa relazione della grazia ottenuta dopo aver consegnato una messa da celebrare secondo la promessa fatta nella malattia.

Torino, 2o giugno 19o9.

MOSCA GIOVANNI.

Guarita senza operazione.

Sento vivissimo il bisogno di deporre ai piedi della Taumaturga Regina di Valdocco e Madre mia tenerissima il fiore della gratitudine. Chiamata al letto dell'amata mia mamma, volai e trovai la cara genitrice agli estremi.

Il Dottor curante, unitamente al fratello maggiore pur laureato in medicina, mi dichiara che il terribile malore è prodotto da uno straordinario ingrossamento del fegato e da un tumore interno.

- Se mai, soggiungono, l'inferma viene a migliorare, il che è assai difficile, non si ristabilirà che mediante una seria operazione, certo molto pericolosa, stante la grave età di 68 anni.

Tali parole, invece di gettarmi nella costernazione, mi fecero riflettere: « Se io sono Figlia di Maria Ausiliatrice, è per adempiere il voto fatto a questa tenerissima Madre per avermi ridonata la vita. La Gran Vergine adunque che tanto mi ama, mi ridarà la mamma ». E coll'animo aperto alla più viva fiducia « Mamma, dico, preghiamo D. Bosco ad ottenervi la guarigione da Maria Ausiliatrice, e voi andrete a Torino a ringraziarla e farete celebrare una Messa per affrettare la glorificazione del suo Servo ».

Acconsente l'inferma, ed io seguendo l'ispirazione, colloco una reliquia del caro D. Bosco nello scapolare del Carmine che tiene al collo la buona Mamma, e unite facciamo breve ma fervida preghiera.

Potenza di Maria! Il terzo giorno l'inferma si sente un lieve miglioramento, dopo qualche tempo entrava in convalescenza, e a marzo, con istupore dei dottori, si recò a Torino, non per subire l'operazione, ma per sciogliere il voto fatto.

Grazie, Vergine Santissima, grazie, Venerabile D. Bosco, che ci foste potente intercessore presso Maria SS.ma. Ogni qualvolta ho la fortuna di avvicinare l'amata mia mamma, essa stringendo tra le mani la vostra preziosa reliquia mi ripete: « E proprio questo, si è proprio D. Bosco che da Maria Ausiliatrice mi ha ottenuta la guarigione, risparmiandomi da certa e pericolosa operazione ».

Trofarello, 10 maggio 1911.

Suor MARIA RossINo, Figlia di Maria Ausiliatrice.

Da morte a vita.

I.

I sottoscritti innalzano di cuore un grazie a Maria Ausiliatrice e a D. Bosco per la prodigiosa guarigione dell'unica loro figliuola.

Da oltre un mese giaceva in letto colpita da febbre tifoidea, la quale l'aveva ridotta in tale stato, che l'arte medica disperava di salvarla. La sera del 27 giugno le furono amministrati tutti i conforti religiosi, essendo in fin di vita. Due distinte e pie signore Poirinesi, venute a conoscenza del fatto, donarono alla bambina l'immagine di Maria Ausiliatrice e quella del Venerabile D. Bosco, ed iniziarono tosto una novena colla promessa di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano. Prima che la novena fosse finita, l'inferma diede evidenti segni di migliora, mento, e in breve fu completamente ristabilita.

Poirino, 5 ottobre 1912.

Coniugi BARBERIS, Insegnanti.

II.

Due anni fa una mia nipote di 30 mesi cadde gravemente ammalata. Il medico che la visitò disse trattarsi di infiammazione intestinale, le prescrisse varie medicine, ed aggravandosi il male sempre più moltiplicava le visite. La povera creatura dopo quindici giorni di sofferenze era giunta a tale stato che il dottore ne dichiarò imminente la fine. Lascio immaginare ad ognuno il dolore che provammo io e la sua mamma, tanto più che mi si accusava di esser la cagione di tale sciagura. Non sapevamo a qual santo rivolgerci ed il pericolo di perderla s'avvicinava sempre, più, quando il buon Dio ci mandò provvidenzialmente una reliquia di D. Bosco, con un foglietto ov'era notata la novena da farsi. Era il 29 agosto. Con fede presi la reliquia e la posi sotto il guanciale della piccola moribonda e con straordinaria confidenza, come quella di un bambino nella propria mamma, supplicai la Vergine Ausiliatrice e Don Bosco a volermi ottenere la grazia sospirata, non badando ai miei demeriti, anche per evitare i duri rimproveri dalla sorella e dal cognato. E inginocchiatami ai piedi del letto della nipotina, cominciai la novena. Non aveva terminato la recita dei tre Pater che la bambina si scosse, cambiò posizione, e con un bel sorriso come quando era sana si addormentò. Si risvegliò il mattino seguente, ridendo, e, postasi a sedere sul letto, prese a dire: « Mamma! vieni a vestirmi; voglio andare a giuocare cogli altri bambini! » E vestita che fu, con meraviglia di tutti, corse tutta giuliva nel cortile a divertirsi, come se non fosse stata mai ammalata. Non è questo un favore straordinario?

Evviva D. Bosco al quale serberò riconoscenza imperitura!

Castell'Alfero d'Asti, 6 ottobre 1912.

IDA SERRA.

Guarigione dal tetano.

Mia figlia Gina, caduta da una pianta, dopo tre giorni fu trovata col corpo irrigidito. Fu chiamato il medico, che dichiarò trattarsi di un caso di tetano. La portammo subito all'Ospedale, e là pure ci vennero date poche speranze: uno zeppo erale rimasto nella carne fino allora. Estrattolo, dopo poche ore la povera figliuola svenne e poco dopo irrigidì nuovamente senza più dar segni di vita. In questo stato rimase per quattro giorni. Da tutti era considerata morta.

Mio padre, non appena conosciuta la gravità del male, aveva interposta l'intercessione del Ven. D. Bosco presso la SS. Vergine Ausiliatrice, mandando una prima offerta e invitandomi a concepire la stessa fede nell'aiuto di Dio. Ciò feci di buon grado e non senza doverne felicemente ringraziarlo, perchè dopo quattro giorni la mia bambina rinvenne per cominciare subito la convalescenza.

Ho mantenuto subito la mia promessa al Venerabile D. Bosco, inviando al Santuario di Maria Ausiliatrice la mia offerta, ma mi resta l'obbligo di ringraziarlo pubblicamente sul Bollettino, come aveva promesso.

Serva pur questo a far conoscere (se ve ne fosse bisogno) che la SS. Vergine Ausiliatrice dispensa continui favori per intercessione di D. Bosco.

S. Pietro in Cerro, 5 maggio 1913.

ALBINA DA PARMA.

DALLE MISSIONI

FIORI E FRUTTI

(Dalle memorie dei nostri Missionari) VI (*)

Un fiorellino del deserto.

L'anno 1898, attraversando un estesissimo deserto della Patagonia Meridionale con forte vento del Sud che gelava la faccia e le mani, mi imbattei in un fiorellino dei più belli che abbia visto in vita mia. Tutto, intorno, era arido e brullo; fra la ghiaia si vedevano appena pochi cespugli d'erba secca e tanto pungente che non vi si poteva star seduti, chè forava le vesti ed entrava come aghi nella pelle. Il fiorellino invece si ergeva ardito sull'alto stelo di circa un metro, quasi in atto di sfidar la bufera! M'impressionò tanto la sua vista e tanto mi attrasse la fragranza del suo profumo, che malgrado la mia stanchezza e l'incomodo che si prova nei lunghi viaggi a discendere da cavallo, non esitai un istante a calare a terra, e raccolto- con avidità quel fiore singolare, lo misi fra i fogli di un libro per conservarlo come ricordo.

Continuando il viaggio, mi domandava:

- Come mai sarà nato e cresciuto in luoghi tanto deserti, esposti a tutte le intemperie, un fiore così bello e delicato?...

E più vi pensava, meno ne comprendeva. Mi pareva un mistero!...

Da poco era ritornato da quella Missione, che durò due lunghi mesi, quando m'incontrai in un altro fiorellino, di genere ben diverso, ma di gran lunga più bello e odoroso del primo. Anche questo era nato e cresciuto in un deserto senza le cure di esperto giardiniere ed esposto a tutte le intemperie, ma bello e prezioso quanto mai si possa immaginare. Era desso un fanciullo sugli otto o nove anni, figlio di poveri mandriani, nei dintorni di Punta Arenas, sullo stretto di Magellano.

La natura lo aveva dotato di precoce e rarissimo ingegno, superiore di gran lunga alla sua età.

Nato e cresciuto nel campo, lungi dal consorzio umano, da parenti molto poveri ed ignoranti, non aveva ricevuto alcuna istruzione: mai era uscito dalla sua capanna se non per pascolare alcuni armenti nelle vicinanze, e, figlio unico, mai aveva visto persona alcuna all'infuori del padre e della madre e di pochi parenti che alle volte capitavano là. E il poverino era caduto infermo, e la malattia che durava già da un anno l'aveva coperto tutto di piaghe, fuorchè alla faccia e alle mani. Eppure, per quanto grandi fossero le sue sofferenze, mai dava in lacrime o in un lamento per non addolorare i suoi genitori, che lo adoravano e che egli contraccambiava con egual amore.

Un giorno, adunque, passando casualmente presso quella capanna mi fermai per sapere a chi appartenesse, e sentendo che v'era un fanciullo infermo, entrai a visitarlo. Appena misi piede nel misero tugurio, il fanciullo si alzò a sedere sul giaciglio e prese a guardarmi fissamente con manifesta curiosità.

- Come stai, mio caro? lo interrogai.

- Molto bene, e tu?

- Io sto bene, come vedi, ma tu non troppo mi pare!

- Non troppo davvero, ma è cosa dappoco, è niente.

- E dove ti senti male?

Alzando un lembo della coltre che lo copriva, m'indicò ad una ad una le sue orribili piaghe dicendo: - Qui, qui, qui... Ma è nulla... è nulla... non importa... - e sorrideva graziosamente.

Che ragazzo singolare! pensai fra me; tanto infermo e così allegro e simpatico! Difatti continuava a guardarmi fissamente, finchè prese a a dirmi:

- Sai, Veste nera, che la notte scorsa sognai di te?

- Come è possibile che mi abbia sognato se prima d'oggi non mi avevi mai veduto?

- Sì, sì, continuò, ora che ti vedo bene, eri proprio tu la Veste nera, che ho visto in sogno.

- Bene, racconta!

- Sognai che stava giuocando presso il mare, quando d'improvviso vedo venir da lontano due uomini, neri neri, e molto brutti in viso. Spaventato io incominciai a fuggire... ma quelli presero ad inseguirmi. Io correva e correva lungo il mare, e già le mie gambe non ne potevano più dalla stanchezza, quando quei cattivi stavano ornai per arrivarmi... Io gridava forte, aveva paura, molto paura, ma nessuno mi udiva, perchè non c'era nessuno. E quelli stavan già allungando le braccia per prendermi, quando d'improvviso ti affacciasti tu con un bastone alzato in atto di minaccia, gridando a quei mostri : Olà! fermatevi, non perseguitate questo povero ragazzo, perchè egli è mio. Quegli uomini neri si fermarono subito e, digrignando i denti con rabbia, disparvero come fumo. Allora, pieno di gioia e di gratitudine, io mi gettai fra le tue braccia, e fu tanta la gioia che n'ebbi, che il mio cuore prese a battere forte forte e mi svegliai. Dimmi, dimmi, non eri tu la Veste nera che vidi in sogno?... Sì, sì, ti riconosco... eri proprio tu!... Oh! permettimi che ti dia un abbraccio come quello della scorsa notte.

E senza aspettare la mia risposta mi si slanciò addosso, mi circondò il collo colle sue mani, stringendomi fortemente, e mi baciò in fronte ripetendo:

- Grazie, grazie, Veste nera! ti chiamo così, perchè non so il tuo nome; ora son contento! son contento!

Io non sapeva che dirgli ed egli proseguì con grande insistenza:

- Ma dimmi, Veste nera, chi erano quegli uomini?... che volevano da me?... perchè m'inseguivano? che mi avrebbero fatto, se mi avessero preso?... Prima io non li aveva mai veduti!... nè ho mai fatto male a loro; e a nessuno!...

E si mise a piangere, al ricordo della triste scena.

- Non piangere, amico mio, gli dissi, non torneranno più quei mostri, e qualora ritornassero sarò sempre pronto a difenderti; sta' allegro!

A queste parole si rasserenò, e riprese subito ad insistere:

- Dimmi, dimmi, chi erano quei mostri?

- Forse demoni, mi azzardai a rispondere.

- Demoni?... Chi sono i demoni?

Fu così che gl'incominciai senz'altro un po' di istruzione religiosa facendogli conoscere Dio, la creazione degli Angeli e la ribellione di Lucifero e seguaci, la creazione del mondo e di quanto esiste nell'universo, ecc. ecc. Il fanciullo, avidissimo di sapere ogni cosa, continuava ad insistere nelle sue domande:

-- Perchè questo? perchè quello?

Io l'appagava e gioiva il poverino all'udire tante belle cose che prima, come egli diceva, ignorava affatto. Durai più di due ore ad istruirlo nelle cose necessarie a conseguire l'eterna salvezza, due ore che passarono velocemente per me e per lui : per me, perchè vedeva un'anima candida, desiderosa d'istruirsi nelle cose di Dio; per lui che godeva di conoscere tutte quelle cose e non si saziava di udirmi a parlare e aggiungeva domande e domande.

Quando mi congedai, le lagrime gli solcavano il viso, e, baciandomi con affetto la mano, mentre io stringeva le sue, mi supplicava che ritornassi presto a visitarlo. Glielo promisi, anche per completare la sua istruzione e prepararlo a ricevere la 1a Comunione.

Due giorni dopo, io era di nuovo presso il piccolo infermo. Lo trovai coricato sul suo letticciuolo. Appena mi vide, si pose a sedere, e con faccia allegra e sorridente:

- Come sei buono, Veste nera, esclamò, di venirmi a visitare così presto! Sappi, che io in questi giorni ho pensato sempre a Te e alle cose che mi hai raccontato! Oh! raccontamene delle altre ancora, perchè tu ne sai tante e a me fanno tanto piacere.

- Son venuto per questo, mio caro, appagherò subito il tuo desiderio. - E postomi a sedere accanto a lui, gli porsi un Crocifisso chiedendogli

- Sai chi è questi, che vedi inchiodato su questo legno?

Il fanciullo prese il Crocifisso in mano, lo fissò attentamente e mi rispose:

- Non lo so. Ma è forse un uomo costui?... Oh! perchè gli fecero così? Che fece di male per meritare queste pene?!... Poveretto ! Quanto avrà dovuto soffrire!.:.

- Sì, egli è un uomo, ma non è un uomo soltanto, Egli è anche il figlio di Dio.

- Come? riprese il' fanciullo sbalordito, era figlio di Dio, e lo trattarono così? e perchè? Tu mi dicesti l'altro giorno che Dio è molto buono, che vuol molto bene agli uomini, perchè sono suoi figli che egli stesso ha creato... Ma forse egli ebbe un figlio cattivo, se lo misero in croce?

-- No, mio caro, questo figlio non era cattivo, anzi era molto buono; faceva del bene a tutti, sanava gli ammalati col solo tocco delle sue mani, e risuscitava perfino i morti; era il più buono e il più amabile degli uomini.

- Perchè adunque lo misero in croce? Chi è stato quel cattivo che ha osato mettere le mani sul figlio di Dio e trattarlo in tal modo?

- Sono stati uomini cattivi... e l'amore che egli portava loro l'indusse a morire in croce per tutti. Il peccato di Adamo aveva chiuso il Paradiso e nessuno vi sarebbe più entrato se il Figlio di Dio non ce lo riapriva, e per riaprirlo egli venne in questo mondo, dove subì la morte di croce volendo scancellare i peccati degli uomini e meritare a tutti una morte tranquilla.

- Davvero?... è proprio così?...

- Te lo accerto, è proprio come ti dico.

- O caro Figlio di Dio, prese a dire il giovanetto stringendosi fra le mani il Crocifisso, come sei stato buono! perchè hai voluto patir tanto? questo poi è troppo! far una morte così crudele perchè gli uomini potessero essere felici per sempre. Oh! io t'amo, o Figlio di Dio! Dona anche a me una morte dolce, quando muoia! - e lo copriva di baci...

Quindi si volse a me e con ansia soave:

- Lasciami, esclamò, deh! lasciami quest'immagine!

- Sì, te la regalo; essa ti ricordi l'amor grande che ha avuto anche per te il Figlio di Dio nel morire sopra la croce.

- Oh! grazie infinite! in compenso ti do un abbraccio, se lo gradisci.

- Prega Gesù anche per me, perchè un giorno possa godere anch'io insieme con lui in Paradiso!

- Ma come?! egli è morto e può udire le mie preghiere?

- Sì, perchè dopo tre giorni risuscitò dal sepolcro, ed ora vive glorioso in Paradiso, circondato da molti spiriti beati, e più non morirà ma vivrà col Padre e con lo Spirito Santo, là, dove non è più nessun male, ma solo ogni bene, oggi, domani, sempre, in eterno!

- E tu sei già stato in quel luogo?

- No, mio caro, ma ho speranza di andarvi...

- Allora come sai tutte queste cose?

- Le so, risposi, perchè ce l'ha rivelate Iddio e ce le confermò il Figlio stesso di Dio, quando viveva su questa terra.

- E tu ci credi?

- Sicuro che ci credo: non vuoi che creda al Figlio di Dio, che venne appositamente dal cielo per insegnarci la strada del Paradiso? E tu non ci credi?

- Se tu mi dici di credere, lo credo anch'io, perchè tu sei buono e non mi vuoi ingannare.

- Questo Figlio di Dio, che si chiama Gesù Cristo, ha detto pure che colui che non crede alle sue parole, sarà giudicato e condannato per sempre all'inferno, cioè al luogo ove si soffre ogni male, per sempre...

- Oh! io non voglio andare nell'inferno... con i mostri neri... voglio andare in Paradiso col Figlio di Dio e con te... credo, sì, credo a quanto mi dici di credere.

-- Bene, devi dunque pur credere che Gesù Cristo, prima di salire al Cielo, istituì sette Sacramenti, che sono segni sensibili per mezzo dei quali Iddio concede la sua grazia agli uomini. Essi sono quasi altrettanti canali che ci portano l'acqua delle sue grazie. Uno è il Battesimo che ci fa figli di Dio, fratelli di Gesù Cristo ed eredi del Paradiso. Senza il Battesimo non si può entrare in Paradiso.

- Mi disse il babbo che io ho ricevuto il battesimo quando era piccino piccino, ma non mi ricordo; sarò dunque anch'io figlio di Dio e fratello di Gesù Cristo?

- Sicuro, ed hai diritto, quando muori, di andare in Paradiso, sempre che non offenda gravemente il Signore.

- Io non so se l'ho offeso, ma... mio padre lo deve sapere.

- Se tu l'avessi offeso; basta che ti penta e domandi perdono al Signore. Gesù ha previsto anche questo, e perciò ha istituito il Sacramento così detto della Penitenza o Confessione...

Così, ad uno ad uno, gli feci conoscere tutti i Sacramenti. Quando gli esposi in che consista il sacramento della Confessione

- Come è buono Gesù! osservò; e chi non l'amerà? Perchè non l'ho conosciuto prima di ora? L'avrei amato con tutto il cuore! Ma d'ora innanzi l'amerò sempre, sempre, perchè è mio fratello, perchè è morto per me... - E intanto si tergeva una lagrima che calda calda gli scorreva dagli occhi....

Così pure fu molto contento allorché udì che tra breve l'avrei cresimato, che prima di morire gli avrei dato anche l'Estrema Unzione, ma ciò che l'impressionò maggiormente fu la dottrina cattolica sul Sacramento dell'Eucaristia. Lo vedo ancora, come se fosse adesso, aprir tanto d'occhi, per la sorpresa, alla mia esposizione e mi par di sentirlo ancora esclamare:

- Come?! Come?! Gesù nostro cibo? Il Figlio di Dio nostro cibo? Questa è bella!... Gesù sotto l'apparenza di poco pane?! Quanto dev'essere curioso il vederlo? Oh!... E si lascierà mangiare da tutti? anche da me?!

- Sicuro, e non solo lo permette, ma lo vuole e ci obbliga in certo modo a mangiarlo dicendo: « Io sono il pane vivo disceso dal Cielo: colui che mangerà di questo pane vivrà in eterno. La mia carne è vero cibo ed il mio sangue vera bevanda: colui che mangia la mia carne e beve il mio sangue vivrà in me ed io in lui, e colui che non la mangerà non avrà la vita in sè stesso ». Sono sue parole. Come vedi, egli ci sprona a cibarsi di lui, lo vuole, lo desidera, e ci minaccia di privarci del Paradiso, qualora non lo facessimo!

- Credi che sia così? Lo hai tu forse veduto Gesù nell'Ostia?

- Io lo credo come se lo avessi veduto, perchè è la parola sua che me lo dice, e la parola di Lui non può ingannarci.

- Quando è così, io pure lo credo, perchè tu pure non mi vuoi ingannare; conosco che mi vuoi bene... Oh! che bella cosa!... E quando mi porterai Gesù?

- Se sei disposto e lo desideri veramente di cuore, te lo porterò presto, assai presto!...

E naturalmente il discorso venne sulla vita di Gesù, sulla sua infanzia, sulla sua Madre, Maria Santissima: - Ella, gli diceva, ama tanto tanto i giovanetti come te; appena uno di essi la prega, lo ascolta e l'aiuta nei suoi bisogni; sempre non si vede, ma si sente la sua materna protezione. Ed ecco il suo ritratto! Prendilo e mettilo al collo con un cordoncino. - Così dicendo gli presentai una grande medaglia di Maria SS. Ausiliatrice. - Tutti coloro che son divoti di Maria SS. sono certi di salvarsi, perchè Ella li ama e protegge come veri suoi figli.

- Oh! grazie, grazie, Veste nera; tu non finisci di farmi regali, l'uno più bello dell'altro. Come ti pagherò io per tanta bontà? Oh! il bel ritratto della Madre di Gesù!... lo terrò molto caro e lo porterò sempre qui, qui sul mio cuore: - e lo baciava e ribaciava con trasporto di tenerezza.

Per quel giorno risposi ancora alla sua domanda: - E tu perchè sei tanto buono con me?! - Gli dissi allora della missione data da Gesù agli Apostoli ed ai loro successori: gli parlai della Palestina e dell'Italia, di S. Pietro e del Papa; di Torino, di D. Bosco, di D. Rua e di tanti loro figliuoli sparsi pel mondo ad istruire tante anime, sepolte nelle superstizioni e nella barbarie. Il buon fanciullo si commosse, pianse, e:

- Anch'io, Padre, avrei fatto come hai fatto tu, se avessi saputo ciò che tu sai! ed avessi inteso che un uomo solo ignorava quello che io ignorava!

L'ultima visita da me fatta al fanciullo avveniva il 5 agosto, festa della Madonna della Neve. Il giorno seguente cadde tanta neve e le strade divennero così fangose che erano impraticabili.

Dovetti perciò ritardare la mia nuova visita fino al io agosto; e credo sia stata una disposizione del Signore, perchè il caro fanciullo, che si chiamava Lorenzo Gonzalez, potesse fare la 1a Comunione nel suo giorno onomastico, nella festa di San Lorenzo, suo celeste Protettore. Non appena entrai nella capanna, il piccino, contro suo costume, si mise a piangere.

- Che hai, mio caro Lorenzino? ti senti forse più male del solito?

- No, Padre, io sto molto bene; ma piango perchè tu sei stato tanto senza venire; Tu mi hai ingannato...

- Perdonami, mio caro, giacchè non fu mia la causa. Sai che ha nevicato molto in questi giorni, e le strade divennero tanto cattive che era impossibile poter viaggiare. Or che il gelo le ha consolidate, mi diedi premura di venire ed eccomi qui, accanto a te, dove mi tratterrò alquanto.

- Ti sei ricordato di portarmi il Pane del Cielo, in cui v'è Gesù, Figlio di Dio?...

- Sì, mio caro, l'ho con me e te lo darò. Ma prima preghiamo insieme per preparare il tuo cuore a riceverlo.

- Oh! bene, bene, son contento! Preghiamo, preghiamo, perchè Gesù venga volentieri dentro di me!

E si mise in ginocchio sul suo lettuccio, congiunse le mani ed aspettò che io gli facessi ripetere le preghiere in preparazione alla Santa Comunione.

Deposta, su di un altarino improvvisato con alcune casse e fra due ceri accessi, la teca d'argento dentro la quale era l'Ostia consacrata, incominciai a prepararlo, quindi gli amministrai la Santa Cresima e la Santa Comunione. Egli, quando vide l'Ostia Santa nelle mie mani, mentre io diceva: « Domine non sum dignus ut intres sub tectum meum... » fissò, gli occhi vivi in essa, senza battere palpebra; e dal viso acceso d'amor divino dava a conoscere che anelava grandemente di ricevere nel suo cuore Gesù! Difatti lo ricevette lasciando cadere abbondanti lagrime di viva tenerezza.

E appena l'ebbe ricevuto, chiuse gli occhi e incrocicchiò le braccia sul petto, stringendole fortemente, come se stringesse visibilmente Gesù e si adagiò sul capezzale. Il suo volto era così bello e quasi raggiante di luce celestiale che pareva un angelo.

I pochi astanti mormoravano à vicenda a bassa voce:

- Non par più lui!

- Guarda che bell'aspetto!

- Pare un Angelo!...

Neppur io aveva mai veduto un viso più divinamente bello di quello del caro fanciullo, dopo che aveva ricevuta la santa Comunione. E stette così assorto in Dio per lungo tratto, senza aprire gli occhi, senza muover labbro, senza parlare con nessuno, continuando a stringere al seno Gesù, e pregando sempre col cuore e colla mente. Io non osai distrarlo dalla sua unione con Dio! Quando sì riscosse, non finiva di ringraziare Gesù che gli aveva concesso tanta grazia e andava ripetendo:

- Credo, Signore, credo tutte le verità della Fede e vi amo quanto posso!

Vedendo che il male peggiorava gli amministrai in quello stesso giorno anche l'Olio Santo.

Quando mi congedai, si mise a piangere per tenerezza, non finiva dal ringraziarmi per avergli procurato tanta gioia, e mi pagò, come sempre, con un affettuoso abbraccio. Ed io:

- Prega per me, Lorenzino, prega, quando sarai in Paradiso, perchè io pure possa venir con te a godere Dio, Maria SS. e tutti i Santi per sempre.

Me lo promise, e

- Vieni ancora a vedermi presto, aggiunse, perchè la tua presenza, caro Padre, mi fa molto del bene: quando tu sei qui, non sento dolore ed il mio cuore gode assai, assai. Oh! se tu sapessi quanto ti voglio bene! Tu mi hai insegnato le cose del Cielo; arrivederci, Padre mio, arrivederci presto!

- Arrivederci, caro Lorenzino! - ripetei ad alta voce nell'andarmene... e continuai fra me e me: - O in questa miserabile vita, o in Cielo!

Uscii commosso da quel tugurio, testimone di tali meraviglie celesti, e proseguii a riflettere:

- Ecco un fiorellino del deserto, che gli Angeli coglieranno presto per trasportare in Cielo! Esso è troppo bello, e questa terra non è degna di ritenerlo con sè per maggior tempo; prima che vengano i geli e le tempeste delle passioni, sì, è meglio che sia trapiantato in cielo!

E proprio quella fu l'ultima volta che potei vedere il caro fanciullo. A causa del freddo sofferto e dello strappazzo del viaggio, dovetti pormi a letto per varii giorni e non potei più tornare a visitare il santo fanciullo. E seppi che era volato al Cielo il giorno dell'Assunzione al Cielo di Maria SS., cioè cinque giorni dopo la sua prima ed ultima Comunione, facendo una morte invidiabile. La Madonna, la cara Madre di Gesù, l'aveva voluto con sè a celebrare il suo trionfo in Paradiso.

Rio Grande (Terra del Fuoco), 24 luglio 1913. Sac. MAGGIORINO BORGATELLO Missionario Salesiano.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella, o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare Indulgenza plenaria (come dal Decreto della S. Congregazione delle Indulgenze, 2 ottobre 1904):

ogni mese:

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte ;

3) nel giorno in cui si radunino in conferenza ;

dal 10 ottobre ai 10 novembre

1) il 12 ottobre, Maternità di Maria SS.ma. 2) il 19 ottobre, Purità di Maria SS.ma.

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente,

Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario-Basilica di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno in questo mese nel Santuario, avremo questa intenzione generale:

Ricordando le grazie singolari ottenute dalla potenza di Maria alla Chiesa Militante in ogni secolo cristiano, supplicheremo la sua materna bontà a soccorrerla benignamente nelle lotte presenti.

Nuove Chiese e Cappelle.

RONCAGLIO DI LOCARNO-SESIA. - Nel maggio u. s. si è colà inaugurata una nuova cappella in onore di Maria SS. Ausiliatrice. Togliamo dal 1° numero del foglietto: Lo svegliarino di Maria SS. Ausiliatrice venerata in Roncaglio di Locarno-Sesia

Il nostro piccolo Santuario. - E sorto come per incanto, ai piedi della Res, nel luogo solitario e ridente di Roncaglio, come un fiore di Paradiso....

» Noi ricordiamo ancora la processione aux flambeaux col trasporto del Simulacro per le vie del paese, la sera del Corpus Domini. Chi vi prese parte, e furono moltissimi anche dei paesi vicini, non dimenticherà più quello spettacolo veramente emozionante e il primo del genere in Valsesia.

» Ricordiamo pure il giorno 25 maggio, che segnò il massimo trionfo dell'Ausiliatrice tra noi. Quale onda di popolo convenuto da tutta Valsesia attorno a quello splendido Simulacro! L'Angelo della Diocesi era pure tra noi, e, quasi novello Eusebio, saliva sul monte col Simulacro della Vergine per aprirvi un novello Santuario, dal quale fluissero sopra di noi in tempi tanto calamitosi più abbondanti le grazie di Maria. Egli lassù, tra una selva di ricchi stendardi cattolici e una moltitudine innumerevole di popolo, ci affidò il sacro pegno promettendoci l'aiuto di Maria in tutti i nostri bisogni, e la sua parola venne ascoltata e accettata.

» Quei buoni frazionisti, esultanti e fieri del prezioso deposito, si raccolgono ogni giorno in preghiera dinnanzi all'immagine di Maria. I buoni terrieri di Locarno, e specialmente i fanciulli, salgono su quel monte a offrire coi loro cuori i fiori più belli dei campi.

» Da Varallo, da Quarona, dai paesi tutti circonvicini, massime nei giorni festivi, concorrono i devoti alla ridente chiesetta...»

Nel caro Santuarietto si svolsero nuovamente solenni feste il 3 agosto u. s. precedute da novena con fervorini tenuti da vari sacerdoti dei paesi circonvicini, numerosi pellegrinaggi e processione aux flambeaux dalla parrocchia al Santuario.

Sia lode allo zelo di quel rev.mo Parroco, il Cooperatore Don Giuseppe Delsignore, che ebbe la santa idea di promuovere fra i suoi parrocchiani il culto di Maria Ausiliatrice!

ECHI DELLA FESTE TITOLARE In Italia.

ALESSANDRIA. - Si celebrò la 1a domenica di giugno nell'insigne Collegiata di S. Lorenzo. A sera nell'Istituto di S. Maria di Castello, il prof.

D. Stefano Trione - scriveva l'Ordine locale - illustrò con proiezioni luminose l'ammirabile vita del Fondatore dei Salesiani e con magica arte condusse il sceltissimo uditorio in tutte le regioni della terra a constatare quanto sia vero, che Maria è stata in questi tempi l'Aiuto dei Cristiani, inspirando all'umile pastorello di Castelnuovo d'Asti opere sì colossali per l'istruzione e l'educazione dei giovani studenti ed operai, per la civilizzazione dei popoli selvaggi, per il sollievo dei poveri lebbrosi, per la cura dei nostri emigrati, per il bene generale di tutta la società, giacchè non v'è opera buona, cui non abbia dedicato le finezze del suo cuore apostolico D. Giovanni Bosco, assorto benemeritamente in tutto il mondo a una riconoscente notorietà e popolarità che non trovano confronto nella storia ». Presiedeva il Prefetto Generale della nostra Pia Società D. Filippo Rinaldi.

BOLZANETO (Genova). - La domenica 27 luglio nella Chiesa Parrocchiale. - Ci scrivono «.... La pietà e il desiderio che la buona Madre e Protettrice dei figli di Don Bosco trovasse maggior venerazione e potesse consolare mille altri cuori forse afflitti e viziati, indussero a festeggiarla quest'anno per la prima volta nella Chiesa parrocchiale. Nei tre giorni 24, 25, e 26 luglio, alle ore 20, dopo la recita del S. Rosario all'altare della Madonna Ausiliatrice e il canto delle litanie in musica, vi fu discorso, la prima sera del rev.do Don Antonio Chiesa, Custode a N. S. di Lourdes a Campi, la seconda sera del rev.do P. Burlando dei Min. Conv. di S. Francesco, e la terza sera del rev.do D. Giorgio Traverso, Curato della parrocchia. Numerosi furono i divoti che presero parte, tanto alle Messe che in maggior numero si celebrarono all'altare della Madonna, quanto alla funzione serale: numerose e consolanti le Comunioni... Epilogo di tanto bene fu la domenica 27 che cominciò colla Messa della Comunione detta dal rev.mo nostro Arciprete Don Luigi Boggiano, e terminò coi Vespri, nei quali disse le lodi della Vergine SS. Ausiliatrice il rev.mo Don Corrado Fuochi.

» Questi giorni devoti e belli che incontrarono il generale plauso, lasciarono ottima impressione in tutti e rinnovarono il voto vivissimo che anche in Bolzaneto possa invocarsi l'Aiuto potente del popolo cristiano in una pubblica cappella a Lei dedicata ».

GENOVA. - Il 24 maggio, nella Basilica di S. Siro. - Cantò messa il rev.mo Mons. Lavarello, quindi salì il pergamo il dott. D. Alessandro Luchelli, direttore del Liceo di Alassio, il quale dimostrò come Maria Ausiliatrice sia stata la ispiratrice e la fondatrice delle opere Salesiane, e come il Ven. Don Bosco sia stato il più zelante e il più efficace propagatore della devozione alla Vergine Santa sotto il glorioso titolo di Aiuto dei Cristiani. Fece spiccare la parte grande che hanno avuto i benemeriti cooperatori e le benemerite cooperatrici nell'incremento meraviglioso dell'opera voluta da Maria SS., e, concludendo, esortò i presenti a voler continuare nel loro apostolato di vera e cristiana rigenerazione sociale in mezzo alla società, diffondendo lo spirito del Ven. Don Bosco e aiutando efficacemente l'opera sua.

MONTELEONE CALABRO. - Il 22 giugno nella Chiesa parrocchiale di S. Maria del Soccorso.

- La splendida festa fu resa più imponente per l'inaugurazione di una cappella in onore di Maria Ausiliatrice. La memoranda cerimonia fu preparata da un corso di acconcia predicazione del Missionario D. Paladino ed onorata dall'intervento del Vescovo Diocesano Mons. Morabito, che celebrò la prima messa al nuovo altare. A sera vi fu solenne processione con intervento di tutte le confraternite e sì numeroso concorso di popolo, quale raramente si vede a Monteleone. Il corteo attraversò le vie principali e si diresse per via Forgioni splendidamente illuminata. Oltre la banda d'un paesello vicino, accorsa fin dalla vigilia, prestò servizio d'onore la banda del 19° Reggimento di Fanteria, gentilmente concessa.

NIZZA MONFERRATO. - Il 25 maggio, nella Parrocchia di S. Giovanni, che è la chiesa principale della città, per lo zelo del nuovo Decurione il sig. Vicario D. Lana. - Ai vespri tessè il panegirico il sac. Antonio Fasulo, che, alla sera, nel salone dell'asilo, tenne anche una commemorazione di D. Bosco, illustrata da copiose proiezioni.

PISA. - Nella chiesa di S. Eufrasia il 1° giugno. - Numerose furono le Sante Comunioni fin dal mattino, numerosissime alla messa celebrata dall'Em.mo Cardinal Maffi che ebbe in fine parole di filiale affetto verso Maria Ausiliatrice, e dopo la messa cantata disse il panegirico. Alla sera vi fu ancora la conferenza. A tutte le sacre funzioni assistettero vari circoli della città con le Dame di Maria SS. Ausiliatrice le quali, costituitesi da un anno e assai numerose, si radunano il 24 di ciascun mese in onore della Vergine benedetta.

MARINA DI PISA. - Il 25 maggio. - La piccola chiesa provvisoria fu incapace di contenere la folla dei devoti. L'Em. Card. Arcivescovo, che fu accolto al suo arrivo dal suono festoso delle campane, dalle armonie della distinta filarmonica di Navacchio, dal Comitato ordinatore delle solennità, dai notabili del luogo, dai rappresentanti di varie associazioni e dalle popolazione che in segno di esultanza aveva pavesate a festa le vie e le finestre delle abitazioni, dopo aver benedetta la Bandiera della Società di Mutuo Soccorso, assistè alla Messa pontificata da Monsignor Giuseppe Calandra, Prot. Ap., quindi pronunziò uno splendido discorso d'occasione.

Nel pomeriggio, impartita la Benedizione Eucaristica, Sua Em.za tornò a parlare al popolo, rallegrandosi del felice riuscimento della festa ed augurando che sotto gli auspici di Maria Ausiliatrice sia reso più agevole ad ogni credente un sempre maggiore perfezionamento religioso e civile ed in particolar modo sorrida a Marina un avvenire lieto per prosperità economica e per immutevole concordia.

Nel giorno stesso venne inaugurato il Salone a Pietro Maffi » che verrà adibito ad uso scuole gratuite pei figli del popolo, cinematografo, ecc.

RAVENNA. - L'8 giugno nell'Istituto S. Apollinare, con intervento di S. Ecc. Rev.ma l'Arcivescovo Mons. Morganti. Disse il discorso e la sera innanzi tenne la conferenza ai Cooperatori il rev.mo Mons. Luigi Ferretti di Ferrara, il quale si soffermò con particolare compiacenza a studiare il segreto di D. Bosco nel farsi amar tanto dai giovani.

SCHIO. - Il 24 maggio nell'Oratorio S. Luigi. - Tenne la Conferenza Mons. G. Flucco, Protonotario Apostolico ed Arciprete di Thiene. Dipinta al vivo la scena di Gesù tra i fanciulli, entrò in argomento trattando della cristiana educazione della gioventù. Accennata l'Opera di S. Filippo Neri e dell'Ozanam, passò a parlare del Veli. D. Bosco, dell'Opera sua e della necessità di sostenerla. « L'opera del Ven. Don Bosco, se ha riscosso ovunque l'ammirazione dei buoni, è stata anche fatta segno all'odio settario, ma quest'Opera ch'è voluta da Dio e dalla Vergine Ausiliatrice ha potuto trionfare di tutti i suoi nemici. Salviamo la gioventù; aiutiamo a salvare la gioventù ». La calda parola dell'illustre oratore fece la migliore impressione.

Nel pomeriggio il Direttore dell'Istituto disse ancora brevi parole invitando i fedeli a ripetere spesso e con fede la bella invocazione: Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis.

SUTERA (Caltanisetta). - Il 24 maggio nella chiesa del Carmine. -- Fin dalle prime ore del mattino la musica cittadina al lietava gli animi di tutti percorrendo le vie della città. Alle nove ebbe principio la flessa solenne preceduta da una conferenza tenuta dal sac. Gerlando dott. Carruba, il quale fece « rilevare che tutto ciò che operò Don Bosco pel bene dell'umanità lo fu in nome e per virtù di Maria SS. Ausiliatrice, che predisponeva le circostanze e quasi degnavasi di farsi eco al nome del suo Servo ».

VERONA. - La domenica 15 giugno, in S. Maria della Scala. - Fu tanta l'affluenza di amici e di ammiratori dell'opera salesiana, che in altre circostanze di tempo e di luogo in cui la solennità si fosse svolta, non avrebbero potuto parteciparvi.

Alle 9,30, preceduti dalla banda e dalla bandiera, tutti gli alunni studenti ed artigiani dell'Istituto D. Bosco, sfilarono per le vie principali della città; il loro passaggio, ammirato da una folla di persone per la correttezza inappuntabile del contegno, fu un salutare richiamo alla bella Chiesa centrale di S. Maria della Scala,che si gremì quando alle 10 ebbe principio la S. Messa detta dal rev.mo prof. Cav. Pietro Scapini. Dopo la messa, il sac. prof. Annibale Giordani salì il pergamo e, con parola sonante di calda eloquenza, tratteggiò l'Opera di D. Bosco facendone una rivista diffusa e completa, rilevando come il grande problema delle giovani generazioni abbia, nel secolo scorso, trovato in D. Bosco un primo, pratico e grande solutore, perchè in tutte le sue opere mosse sempre dal principio che l'educazione per essere veramente civilizzatrice deve partire da Dio; eccolo infatti volgersi tosto alla santificazione delle anime giovinette, e ripetere ad ogni fanciullo che raccoglie nel suo Oratorio: e Aiutami a salvare l'anima tua ». L'oratore parlò per un'ora al numerosissimo uditorio che lo ascoltò con sempre crescente attenzione. In fine impartì la benedizione col SS. Sacramento Monsignor Conte Francesco Serenelli, presidente del Comitato Salesiano.

TARANTO. - Il 24 maggio, nella chiesa del Carmine, abbellita e messa a nuovo. - Il predicatore mariano, Don Paolo Dott. Liuzzi, dimostrò come la Vergine fu fatta grande per la sua umiltà, nella quale si comprendono tutte le altre virtù; e perchè tutti i suoi divoti imitassero le sue virtù, si fece la serva di Dio e il valevole aiuto a chi la invoca di cuore; quindi accennò di volo alla battaglia di Lepanto che finì con la vittoria completa dei Cristiani contro i Turchi, e alla divozione dei Pontefici S. Pio V e Pio VII per Maria Ausiliatrice.

TROIA. - Il 26 luglio nella Cattedrale. - Scrive il Corriere d'Italia : e Splendida, come sempre, è riuscita la festa dell'omaggio della Prima Comunione di più che cento bambini e bambine delle nostre scuole a Maria SS. Ausiliatrice, che hanno celebrata le Cooperatrici e i Cooperatori Salesiani nella nostra insigne Cattedrale. Senza dire del trionfo di luce, di fede e di amore, onde si è svolta la festa, e dell'ordine e della divozione nella processione e benedizione che pose termine alle funzioni, non possiam tacere l'efficacia e l'opera dell'instancabile nostro Vescovo S. E. Monsignor Domenico Lancellotti nel triduo dell'ultimo apparecchio dei comunicandi, istruiti da tre maestre comunali, cooperatrici salesiane, e nel celebrare le glorie di Maria Ausiliatrice che splendono nelle provvidenziali e sterminate Opere del Ven. Don Bosco. È stata la festa dello spirito cristiano di numerosi bambini e bambine e, per essi, delle loro famiglie e del paese...».

All'Estero.

MALTA. - Ci scrivono : - La Festa di Maria Ausiliatrice, Patrona delle Opere Salesiane, assunse quest'anno una solennità indimenticabile. La costante assiduità dei fedeli alle pratiche divote di tutto il maggio, rese più attraenti dai bellissimi discorsi che molti dei sacerdoti del clero regolare, e secolare tennero in lode di Maria, furono degna preparazione al solenne triduo, predicato con vera dottrina e pietà dal P. L. Attard. L'intervento poi di Mons. Vescovo Portelli e di Mons. Polomeni alle funzioni della solennità, svoltasi la 1° domenica di giugno, la grandiosità della messa solenne celebrata da Mons. Can. P. Galea con l'esecuzione di musica a quattro cori, accompagnati da piena orchestra, il geniale panegirico del P. Zammit, la magnifica conferenza del prof. D. G. Darmanini rievocante D. Bosco, « l'Araldo della divozione all'Ausiliatrice », tutto concorse a darle una impronta di festa cara, devota, solenne.

Ma quello che può chiamarsi il culmine della festa fu la processione del pomeriggio. Essa fu proceduta dalla benedizione dello stendardo dell'Associazione Maria Ausiliatrice, riuscitissimo lavoro di delicato ricamo in oro su grazioso disegno del signor N. Vassallo, eseguito disinteressatamente dalla sig na Teresina Nuzzo. Fu benedetto solennemente da Mons. Vescovo Polomeni, essendo madrina la distinta signora Marchesa Apap Testaferrata.

Dietro il simulacro della Vergine veniva l'interminabile fila serrata delle Dame dell'Associazione Maria Ausiliatrice, in numero di oltre 6oo, con a capo il nuovo stendardo, il Comitato dell'Associazione e il Coro di San Patrizio, che eseguiva devoti inni e motetti.

Vorremmo dire, aduna ad una, anche delle principali feste celebratesi altrove, per dare un'idea dell'entusiasmo sempre crescente per il Culto di Maria SS. Ausiliatrice in quasi tutti i paesi, ma non ci è possibile.

A Messico Capitale, dove si son gettate le fondamenta di un grandioso tempio in onore della nostra celeste Patrona, pontificò l'Ecc.mo Mons. Delegato Apostolico, e gli ex-allievi parteciparono in corpo alla solenne cerimonia, stretti per la prima volta, attorno il loro vessillo sociale.

A Valencia, nel Venezuela, venivano inuagurate le nuove decorazioni di quel grazioso Santuario.

A Granada, nel Nicaragua, predisposta da una visita del Delegato Apostolico Mons. Cagliero, che ammise alla prima Comunione vari alunni del nostro Collegio, per l'entusiastico zelo di un forte nucleo di zelanti Cooperatori la festa della nostra cara Madonna riscosse il più commovente tributo di fervente ed operosa pietà.

A Bogotà, in Colombia, pontificò l'Arcivescovo Primate, e il fior fiore della città assiepò insieme col popolo la Sacra Mensa.

A Santiago, nel Chilì, due Vescovi resero più imponente la cerimonia, svoltasi nella bella chiesa della Gratitudine Nazionale.

A Buenos Aires, Almagro, le numerosissime prime comunioni furono anche quest'anno la caratteristica più bella della festa.

A Bahia nel Brasile, l'intervento dell'eletto Comitato delle Dame di Maria Ausiliatrice e del l'Arcivescovo Primate, diedero, come sempre, un lustro particolare alla solennità, celebratasi nell'elegante cappella del nuovo Istituto del SS. Salvatore inauguratosi recentemente.

A Madrid un'imponente processione recò in trionfo fra le più commoventi acclamazioni di fede il simulacro della Vergine benedetta.

Che il suo Culto dolcissimo si diffonda e si dilati sempre più in ogni parte della terra!

GRAZIE E FAVORI

Viva Maria Ausiliatrice! (*)

Debbo le più vive azioni di grazie alla nostra cara Madre Maria SS. Ausiliatrice.

Sulla fine del p. p. marzo caddi ammalata per bronco-polmonite, che ben tosto si presentò con carattere minaccioso. Conscia della gravità delle mie condizioni, feci ricorso a Maria Ausiliatrice, dando principio ad una novena in suo onore, insieme con la mia famiglia. La novena fu replicata, ed il male pareva omai vinto del tutto e ogni pericolo scongiurato.

Senonchè, proprio quando io mi disponevo a ringraziare la Madonna della grazia ricevuta, mi si sviluppò il tifo. Nuovamente Maria Ausiliatrice voleva mettere alla prova la mia fede, ed io, mentre la famiglia trovavasi in preda alla più viva costernazione, pur in mezzo a gravi dolori, serbai tutta la confidenza nell'aiuto della Celeste Madre.

Era imminente la novena di Maria Ausiliatrice, e mandai in dono al suo santuario una catena d'oro, con preghiera di ornarne il simulacro della Gran Vergine, che si era recato in processione il giorno della solennità. Contemporaneamente, in famiglia e dai cari alunni dell'Oratorio Salesiano di Valdocco, si diede principio ad una nuova novena. Oh quanto è buona Maria Ausiliatrice ! Il 24 maggio io ero alzata ed in piena convalescenza, la quale non tardava a diventare completa guarigione.

Quei ringraziamenti che, dopo alcuni giorni, umiliavo in persona innanzi all'altare della Vergine potente, li voglio ora rinnovati sulle colonne del Bollettino Salesiano, affinchè sia una volta meglio ammirata la bontà di Maria, ed animata la confidenza dei miseri nella sua bontà materna.

Torino, 24 agosto 1913.

LUIGIA MEAGLIA.

Piacenza. - O Maria Ausiliatrice, unico conforto ed aiuto dei cristiani! l'inno perenne di ringraziamento e di riconoscenza salga ogni giorno festoso al Tuo altare! Tu mi fosti madre in ogni tempo, in ogni luogo, in ogni circostanza.

Una divota persona aveva bisogno di una grazia segnalatissima; erasi perduta ogni speranza negli uomini, ma si aveva molta fiducia nel cielo. Nel Paradiso vi eri ancora Tu, Vergine Ausiliatrice, a cui io ricorsi fiduciosa e con mia e sua grande consolazione ottenemmo la grazia tanto sospirata.

Più tardi T'invocai, o Maria, per ottenere vari segnalati favori, mi gettai a' tuoi piedi, T'implorai con una novena ed ebbi presto a sperimentare gli effetti della tua celeste protezione.

Oltre tutto questo, mi rivolsi a Te, o Vergine, in un caso disperato e per Tua bontà sono stata in parte esaudita e, continuando a pregare, tra poca spero che compirai il grande favore.

Riconoscentissima Ti ringrazio di tutto cuore, o Maria, mando una tenue offerta per la celebrazione di una Santa Messa in ringraziamento e desidero sia pubblicata questa mia sul caro Bollettino Salesiano!

14 luglio 1913.

MARIA BONADÈ.

Minerbio (Bologna). - Un mio nipotino di anni due, fu colpito da una pneumonite; il medico non diffidava della guarigione, i genitori e noi tutti di famiglia ci trovavamo in grande dispiacere. Siccome ho avuto due dei miei figli nel Collegio Salesiano di Faenza, ho imparato a porre una grande speranza in Maria Ausiliatrice e perciò dissi a stia nuora: « Promettiamo di far celebrare una messa all'altare della Madonna » e per bontà della Madonna il bambino cominciò subito a migliorare e dopo pochi giorni guarì.

L'altra grazia l'ebbi nel mese di maggio del 1912. Un mio figlio, che da molto tempo soffriva di un male ai piedi, mi dava gran pena. Mi rivolsi alla Santissima Vergine con fiducia di ottenere anche questa grazia; si fece una novena e in otto giorni il figliuolo guarì.

Ringrazio di tutto cuore la Santissima Vergine.

15 luglio 1913.

ROSA NANETTI in GoMBI.

Torino. - Parecchi anni or sono una mia carissima sorella s'ammalò seriamente ed in breve tempo la malattia erasi talmente aggravata, che fu giudicata inguaribile. Io ricorsi con tutta fiducia alla Vergine Ausiliatrice, e dopo un anno con meraviglia e felicità nostra ella ricuperò la primiera salute. Perdona, o Madre mia Celeste, se prima d'ora, come avevo promesso, non ho fatto pubblicare questa grazia, e benedicimi con tutti i miei cari. Con eterna riconoscenza,

24 agosto 1913.

M. N.

Cunico d'Asti. - Da tre anni una fiera e pericolosa polmonite periodicamente mi sorprendeva nel mese di febbraio. Temendo forte per la mia vita feci voto a Maria Ausiliatrice, di cui leggo tante grazie sul Bollettino, che avrei pubblicata la grazia, semi preservava datale attacco. E quest'anno la polmonite non tornò più. Sia ringraziata una sì buona Mamma!

10 agosto 1913.

VALLE CAMILLA di FiLippo.

Montelupo Albese. - Dopo aver passati vari giorni in penosa trepidazione per un malore strano che colpì alla testa la mia cara figliuola Fiorina già madre di famiglia, da far temere fortemente della sua salute, mi rivolsi con illimitata fiducia alla Vergine SS. Ausiliatrice, che ben altra volta me l'aveva ridonata da morte a vita, sicuro che avrebbe nuovamente esaudita la preghiera d'un affezionatissimo padre.

Non fui deluso nella mia speranza ed ora compio la promessa fatta di far conoscere la potenza di questa Madre di Misericordia, che per la seconda volta me la ridonò perfettamente guarita. Offro L. 5 per una S. Messa di ringraziamento.

22 agosto 1913.

GIOVANNI PORTA.

X.*** - Una famiglia stava per essere colpita da una grave sciagura. In tanta ansia si rivolse a Maria SS. Aiuto dei Cristiani, facendo la novena consigliata dal Ven. D. Bosco, mentre un'altra novena si faceva a Valdocco nel Santuario di Maria Ausiliatrice, e promise un'offerta se la SS. Vergine l'avesse esaudita. Invano non ricorse a Lei. La Madonna benigna ascoltò le sue suppliche, e la detta famiglia invia l'offerta promessa per le Opere Salesiane, esortando tutti a ricorrere nei loro bisogni alla Gran Vergine, cui ben conviene il titolo di Aiuto dei Cristiani!

8 agosto 1913.

La famiglia graziata.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:

A*) - Acireale : Maestra Catterina Spedale, 5 - Albissola Superiore : Benedetta Vesulla V. Cerutti, 5 -- Alessandria : B. Dante, 2.

B) - Bassano -Veneto: Alberto Peratoner, 3 - Bazzano : Georigo, 2 - Borgo Lavezzano : B. Q., 20 - Borgomanero : Teresa Zanetti in Cerutti, 10.

C) - Caltanisetta : Oldegonda Rossi V. Menozzi, 5 - Campomolino : Maria Santuz, 3 - Carmagnola Pietro Massuero, 5 - id.: Giovanni Vaschetti - Casale di Scodosia: Francesco Sorze, io - Casalmonferrato : Maria Piguio - Caspoggio : Alfonso e Benedetta Bricarelli - Caspeggio : M. D. T., 2 - Chiavari : P. Francesco Saluzzo delle Scuole Pie, 7 - Chivasso : Teresa Fiore, 2 - id.: N. N., io - Cisano : Rosetta Novati, 2 - Collalbrigo : N. N. sorelle - Condoluri : Giovannina Mandalari, io - Cono Canavese : Maria Piorio.

E) -Ernesto Alves (Brasile): Pietro Perino, 7,50 id.: Perini Bartolo, 7,50 - id.; Antonio Maronese, 7,50.

F) -- Firenze : Flavia Galardi, 5.

G) - Gavirate : Teresa Caprioli, 5 - Girgenti Maestra Giuseppina Gallo, i.

I) - Isili : Elisa Floris, 2.

L) - Lenta Vercellese : Giovanni Cirio, 2 - Lugo La Direttrice delle Figlie M. A., 2.

M) - Marone : Coniugi Almici Fedele e Giulia, 2 - id. : Teresa Cargnini, 5 - Marsland (S. U. America): Erminio Danilon, 3 - Mazzarino : Maria Velarditi Alberti, 2 - Mondovì Frabosa : Anna Martinetti, io - Montemagno: Luigi Calcagno, i - Motta di Livenza : N. N., 25 -Nave: Maria Corsini in Oliva.

N) - Nave : Maria Corsini in Oliva - Nizza di Sicilia : M. B., io -Noto : Teresa Cultrero, 2.

O) - Occhieppo Inferiore : M. C., 5 - Orzinuovi Cecilia Baronchelli, 5 - Ozieri : N. N., 5.

P) - Pinerolo: Rosa Losano, 2-Piozzo; Maurizio Ferraris - Pontecasale : Bettino Turri, io - Poschiavo : Famiglia Vassella, 50 - Pra d'Este Una Cooperatrice, 50 - Pray : Giovanna Zignone V. Loro, io.

R) - Reazzino (Ticino): Giovanna Foiada, 5 - Reggio Calabria : Una Cooperatrice Salesiana, 5 - Retorbido : N. N., 2 - id.: N. N., 5 - Rivarolo A. M., 5 - Rodi (Egeo): Mario Cordier per grazia segnalata, 5 -Roma: Annetta Gario-Cottino -id. G. M., io - id.: Dorma Bona Gambino G., 5 - id.: N. N.-id.: Contessa Laura Barbiellini-id.; Cav. Andrea Cremaschi - Roncà : Luigi Caforno, 5 - Ro bilante : Maria Maccario - Rogoredo : Nuccia Gallo, 15 - Rovereto : Orsolina Pinalli, 5 - Rotafuori Benvenuto Cornali, io - id.: Locarini Tondrini, io - Rovegno : J. A. S., 25.

S) - S. Benigno Canavese : Caterina Gioia, io -S. Giorgio Lomellina : Teresa Casorati, 20 --- S. Pier di Feletto : Luigia Toncu, 5 - S. Remo : S. G. - S. Rocco di Bernezzo : Dano Sebastiano, 5 - Savona : Sorelle Bottaro, io - Sassello (Genova): D. Giacinto Oliveri - Schio: N. N. - Sedrina : Angela Zaetti, 5 - Senigallia : Mari Lazzarini Patrignani, 40 - Soave : Carolina Busetto Bettoli, 6 - Sondrio; N. N., 3.

T) - Torino : G. G. - id.: F. D., 3 - id.: Sorelle Giustetti - id. : Margherita Garrione - id. Angiolina Bosco - id.: Ernestina Actis Giorgetti, 7 - id.: R. R., 5 - id.: G. V., 2 - id.: Ernesta Destefanis, 3 - id.: Candida Garrone, 2 - id.: Teresa Monasterolo, io - id.: Antonietta Badutti Da Spezia, io - id.: Maria Mollo, 2 - Trento Pia persona, a mezzo di D. A. Sordo, io - Tribogna : Ch. Angelo Garbarino - Troia : Maestra Adele Trincucci.

V) - Vallecrosia : M. T. - Verolengo : Caterina Mosso, i -- Verona : D. Giovanni Bergamasco - Vignale Monferrato; - Leonilda Ravizza, io - id.: D. Giovanni Battista Buffa, per segnalatissima grazia - B. C. Vella, 5o - Voralberg (Austria): Maddalena Micheli.

X) - Famiglia Rossi di Pietro.

Santuario di Maria Ausiliatrice

TORINO-VALDOCCO

Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per ogni corrispondenza in proposito, come anche per Messe o novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, Via Cottolengo, 32 - Torino.

Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

NOTE E CORRISPONDENZE

Passeggiate e feste scolastiche.

Diciamo un grazie - proprio di cuore - a tutte le Autorità, Ecclesiastiche, Governative, Civili e Militari, che negli ultimi mesi dello scorso anno scolastico favorirono le gite scolastiche degli alunni dei nostri Istituti, o resero più solenni le loro premiazioni.

A dolce ricordo degli alunni e in segno di riconoscenza verso i nostri e loro benefattori - vorremmo dire di tutte singolarmente, e non è possibile.

Tuttavia non possiamo tacere affatto di alcune : ad es. della gita compiuta dagli alunni dell'Oratorio di Torino a Trana, Avigliana e Giaveno, di quelle degli alunni del Collegio S. Carlo di Borgo S. Martino a Genova, dell'Istituto S. Ambrogio di Milano al Sacro Monte di Varese, dell'Istituto S. Giuseppe di Modena a Bologna, dell'Istituto dell'Immacolata di Firenze a Greve e a Panzano, e ... finalmente dell'Istituto Salesiano di Catania ad Adernò, Biancavilla e Paternò. Le accoglienze, ad esempio, che ebbero i nostri giovanetti in queste ultime città non potevano essere più entusiastiche. A Biancavilla mossero loro incontro la Banda cittadina per disposizione del Municipio, il « Circolo Leone XIII » con bandiera, la « Cassa rurale S. Placido » con bandiera, la « Lega contadini » con bandiera, il « Circolo operaio » con bandiera, la « Sezione giovanile » con bandiera, la «Società operaia » con bandiera, il « Circolo agrario » con bandiera. Sua Ecc. Mons. herrais, il Sindaco dott. Giovanni Biondi con gli assessori Giovanni Nicotra e Mariano Reitano, il segretario comunale cav. Annibale Macaluso, tutto il Clero con a capo il rev. Prevosto, il vice-ispettore Prof. Alessandro Vasta, i prof. Marzogalli, Zampalà, Virzì, Piccione, Mazzaglia ecc. ecc. e il Piccolo Seminario col direttore Can. Placido Caselli, in lungo corteo, mentre da tutti i balconi gremiti di gente plaudente cadeva una vera pioggia di fiori, li condussero alla Collegiata e al Piccolo Seminario biancavillese, dove fecero gli onori di casa quei convittori in divisa, e dove fu servito, a spese del Clero, un sontuoso rinfresco con gelati, paste, e vini.

Vorremmo anche poter dire i particolari gentili e carii di tutte le feste dei premi, a cominciare da quella di Torino-Valdocco, dove presente Sua Ecc. Mons. Giovanni Marenco, Vescovo di Massa-Carrara, si commemorò solennemente il XVI Centenario della Pace della Chiesa... fino a quella dell'Ospizio del S. Cuore di Gesù in Roma presieduta dall'Em.mo Card. Cassetta, e a tutte le altre celebratesi con effusione di gratitudine a Dio pel buon esito dell'anno scolastico, ma ciò - come si può comprendere - sarebbe troppo lungo.

Nondimeno vada egualmente grata l'espressione della più profonda riconoscenza a tutte le Autorità e a quanti illustri ed esimi Personaggi benevolmente ci dimostrarono, ovunque, il loro interessamento nelle accennate occasioni.

Tra i figli dei popolo.

TORINO. - L'Oratorio di Valdocco, il primo Oratorio fondato dal Ven. Don Bosco, la domenica 27 luglio solennizzava la fine dell'anno scolastico con la premiazione di 6oo dei suoi alunni, dando a ciascuno, a seconda del merito, un mezzo taglio o un taglio completo di vestito con cravatta, grazie la generosità del compianto Cav. Anselmo

La Libreria Internazionale della S.A.I.D „Buona Stampa - Corso Regina margherita, 176, Torino - ha pubblicato anche quest'anno il suo ricchissimo ELENCO DI LIBRI DI TESTO per le Scuole Elementari, Complementari, tecniche, Ginnasiali e Liceali, contenente quanto n'ha di meglio - sotto ogni aspetto - per lo svolgimento dei Programmi Governativi nei Seminari e nei buoni Istituti di educazione. I direttori e gli insegnanti dei medesini possono quindi scegliere tranquillamente qualsiasi testo annunziato nell'Elenco pubblicato dalla sullodata Libreria, la quale, dalla Casa Centrale di Torino e dalle sue filiali di Parma e di Catania, può dar rapido corso a qualsiasi ordinazione. - L'Elenco s'invia gratis.

Poma. Presiedeva l'imponente cerimonia il reverendissimo sig. D. Albera, circondato da una folla di parenti dei premiati, lieti dell'intensa gioia di questi.

Gli ascritti all'Oratorio nell'anno scolastico testè decorso furono più di 2000; gli assidui sempre verso gli 8oo, talora più di 1ooo.

Durante la quaresima più di 500 intervennero al Catechismo quotidiano che si tenne in tre ore distinte: alle 13, alle 16 e alle 20.

Numerosissimo l'intervento al triduo in preparazione all'adempimento del precetto pasquale. Nel giorno di Pasqua si ebbero più di 1ooo Comunioni e 143 furono quelli che vi vennero ammessi per la 1a volta.

Altre date memorande furono il Pellegrinaggio in corpo di più di 1000 alunni, divisi nelle varie sezioni con i rispettivi vessilli, alla Tomba di D. Bosco in Valsalice il giorno del Patrocinio di S. Giuseppe - la Gara Catechistica - la festa di S. Luigi con un grandioso banco di beneficenza e un brillantissimo saggio ginnastico della Valdocco - e in modo particolare la gita di circa 8oo giovani a Lanzo Torinese il 13 luglio. Partiti in treno speciale, ebbero le più liete accoglienze nella gaia cittadina delle Prealpi, e dopo un giorno indimenticabile rientrati in città, tornavano all'Oratorio per ricevere la benedizione col SS. Sacramento, fatti segno alle più cordiali manifestazioni di giubilo di molti babbi e molte mamme commosse.

Che il buon Dio continui a benedire questo elettissimo campo, nel quale, mercè lo zelo dell'infaticabile Don Pavia e dei suoi numerosi collaboratori, crescono a maturità tanti frutti consolanti per la Religione, per la Famiglia e per la Patria!

VARAZZE. - Indice della vita fiorente dell' Oratorio fu la premiazione che si svolse il 10 agosto. La cerimonia ebbe luogo all'aperto, nel cortile recentemente inaugurato, per la munifica offerta del sig. D. Arturo Ponzone. Numeroso stuolo di gentili signori e signore della città e colonia balnearia faceva corona ai trecento e più giovani che irrequieti attendevano i premi, già bellamente ordinati su un apposito banco. In posti d'onore sedevano l'on. Giuseppe comm. Astengo, deputato al Parlamento, il cav. Silvano commissario prefettizio della città, il Can. Prevosto Astengo, Don Luchelli ex-Direttore, i RR. Canonici, il sig. Maurizio Dufour, l'ing. A. Martinengo, l'avv. Scotti, l'avv. Cappa, il Conte Caccia, il sig. cav. Baglietto segretario comunale ed altri. Il benemerito Comitato delle signore, di cui è Presidente la distinta Signora Luisa Piccaluga-Traverso, era al completo.

Il programma, svariato per canti, poesie e facili esecuzioni della giovane fanfara, venne ammirato ed applaudito.

Il Direttore del Collegio Civico, dott. Domenico Finco, fece una relazione dei sette mesi da che funziona l'Oratorio, nella quale, dopo avere accennato al bene operato e a quel di più che si spera di ottenere in seguito, dava conto delle spese moltissime incontrate, quindi passava ai criteri seguiti nell'assegnare i premi. Terminava facendo appello all'assistenza dei buoni per quest'opera tanto proficua e omai ai nostri giorni indispensabile.

Si venne quindi alla distribuzione dei premi. Di questi buon numero, i primi e i secondi, consistevano in libretti di risparmio aperti sul Piccolo Credito Savonese, per avvezzare i giovani all'economia, ed altri premi erano in libri e tagli di stoffa. I giovani del Circolo « Virtù-Lavoro » che prestano efficacemente l'opera loro nelle varie classi catechistiche, vennero donati di belli ed artistici oggetti.

Finita la premiazione, l'on. Astengo ed il Can. Prevosto dissero parole di elogio ed incoraggiamento ai giovani perchè frequentino sempre con assiduità l'Oratorio.

Lo stesso Comitato, per sopperire in parte alle quattordici e più mila lire di debito che ancora restano da pagarsi per l'Oratorio, organizzò una fiera di beneficenza, che fu aperta il giorno 15, festa dell'Assunta, e chiusa la sera del 17, e grazie all'industriosa attività delle Signore del Comitato, coadiuvate alacremente da uno stuolo di gentili Signore e Signorine della colonia balneare, diede ottimi risultati. Furono incassate oltre L. 2000.

Il buon Dio e la Vergine SS. Ausiliatrice diano, a tutti i benemeriti dell'Opera, larga ricompensa.

SLIEMA-MALTA. - Nell'ultimo periodo dello sorso anno scolastico, l'Oratorio Salesiano di Sliema fu allietato da un succedersi di bellissime feste religiose, improntate ad una vera grandiosità, degno seguito alle imponenti manifestazioni del Congresso Eucaristico, perchè tutte ebbero un significato di omaggio a Gesù in Sacramento. Per tacer di altre, la Festa di S. Tarcisio, il caro Martire dell'Eucaristia e Patrono del Piccolo Clero dell'Oratorio, quella del S. Cuore, come chiusura del mese di giugno, e quella di S. Luigi Gonzaga, tanto divoto del SS. Sacramento, oltre a riuscire solenni per l'intervento di S. E. Mons. Polomeni, Vescovo Tit., e di molti illustri Prelati e dignitari dell'Isola, furono tanto devote da durarne ancora il ricordo soavissimo.

L'affollamento dei giovanetti e dei Benefattori alle sacre funioni, specialmente alle Comunioni generali, alle ore di adorazione per turno e alle processioni eucaristiche, fecero passare in seconda linea le attrattive esteriori di addobbi, concerti musicali, illuminazione, fuochi artificiali ecc., le quali, se contribuirono non poco alla grandiosità delle feste, nulla tolsero all'impronta di religiosa e sentita pietà che tanto bene spirituale e tanto fervore di propositi lasciò nei giovani dell'Oratorio.

- Un avvenimento di grande importanza fu pure la brillante riuscita dell'annuale Fiera di Beneficenza tenuta il 6 luglio a prò dell'Oratorio. Organizzata da un distintissimo Comitato di Dame e di Signori delle più cospicue famiglie di Malta ebbe tale unanime consenso da parte di tutte le classi sociali dell'Isola, che fu una meraviglia: doni, regali, offerte, cooperazione personale, quanto di più geniale sa inventare l'industriosa carità, resero possibile, in tempi di tanta crisi economica, un successo indimenticabile.

La gran folla d'intervenuti, il leggiadro adattamento degli ampi locali, le svariate attrattive di giuochi, divertimenti e sorprese, l'incasso finanziario che fu di molto superiore a quello degli anni scorsi, dicono che di anno in anno va crescendo l'eletta schiera di amici e benefattori dell'Opera Salesiana.

Il buon Dio ricompensi tutti e accolga le riconoscenti preghiere di centinaia di giovanetti che non dimenticheranno mai la generosità e il sacrifizio di chi procura così bene l'incremento di quell'Oratorio.

Notizie varie.

FIRENZE - Pel Santuario della S. Famiglia. - Negli scorsi mesi un ottimo sacerdote si recava alla nostra casa in Via Fra Giovanni Angelico. Vista la sincerità affettuosa colla quale egli s'interessava ai nostri crucci, alle nostre difficoltà non lievi, a quella penuria di danaro che impedisce pur troppo tanto bene e fa progredire così lentamente i lavori del nuovo tempio, lo si condusse a visitare l'istituto e principalmente la chiesa in costruzione. Dinanzi a quel bell'edificio incompleto, il sacerdote si raccolse a pensare, e rimpianse di non aver delle migliaia da offrire alla Sacra Fa miglia. Non avremmo mai creduto di poter aspettare un aiuto materiale da quel vero poverello di G. Cristo che, a capo di un Istituto, mai niente riserba per sè e di tutto si priva con vero cuore di padre in vantaggio dei suoi poveri figli; invece... girando attorno lo sguardo, egli vede ammassate nel cortile delle pietre da costruzione e gli balena tosto alla mente un'idea: « Manderò loro delle pietre ; ve ne sono tante nel piccolo possesso dell'Istituto. Sarà l'obolo della vedova... ma il Signore benedirà il desiderio che avrei di aiutarli, e poi... ogni pruno fa siepe!... ».

« Quelle pietre - scrive quel Direttore - che a noi costano tanto, quanti benefattori, quanti cooperatori potrebbero mandarcele dai loro possessi senza nessuna spesa, quanti potrebbero dare a noi il modo di acquistarle più facilmente? E che vuol dire procurar delle pietre per una nuova dimora a Gesù, se non cooperare in tutta l'espressione del termine alla sua costruzione ed assicurarsi veramente un piccolo posto presso il tabernacolo santo, per rimanere, mediante il nostro dono, pel corso dei secoli sotto lo sguardo di Gesù ed all'ombra della sua preghiera? Oli! se avessimo la fede dei nostri padri che profondevano tesori per costruire quelle basiliche maestose, quei templi sublimi dei quali sono sì ricche e la nostra Firenze e l'Italia nostra, veri monumenti di arte cristiana che s'innalzano verso il cielo sfidando i secoli! Se comprendessimo, come lo comprendevano loro, ciò che voglia dire dare a una città un tabernacolo di più, oh, saremmo meno avari con Lui! Eppure in questo secolo non si fa che fabbricare. Tutti bramano di avere una dimora propria e cercano di costruirsela comoda e bella, ed è naturale; ma chi pensa a procurare qualche nuova dimora a Colui che, lasciata la gloria dei cieli per nostro amore, è venuto in terra e non ha ove riposare il capo?... Basta dare uno sguardo ai nuovi quartieri della città... Ma perchè la nostra fede dovrebbe essere così languida? Anime buone, siate generose coli Dio! fate sì che questa nuova Casa di Nazaret possa presto aprirsi alla pubblica venerazione ad onore della Sacra Famiglia. Mi affido ai benefattori, ai cooperatori, agli zelatori ed alle zelatrici, ai vicini, ai lontani, a tutti, ed a tutti ripeto: - Procurateci delle pietre per amore della Sacra Famiglia! fatelo per ottenere qualche grazia speciale, fatelo in suffragio dei vostri poveri morti»

ALESSANDRIA D'EGITTO. - Nell'Istituto D. Bosco la domenica 20 luglio inauguravasi una bella Esposizione didattico-professionale, con intervento del conte Gerolamo Naselli, Console generale d'Italia. Erano presenti alla cerimonia, oltre tutto il corpo insegnante, parecchi notabili della nostra colonia, parenti ed amici degli allievi. « La visita alle sale - così il Messaggere Egiziano - ove eran stati disposti in bell'ordine i lavori, eseguiti con lodevole impegno e cura encomiabile, riuscì assai interessante. I giovani tipografi e i legatori, i sarti e calzolai, i fabbri e meccanici, e specialmente i falegnami-ebanisti si son fatti veramente onore. Nella sezione didattica sono stati ammirati bellissimi disegni, sì che tutti i visitatori ebbero sentite parole di ben meritato elogio e per i maestri e per gli allievi. La cerimonia si chiuse colle note della Marcia reale, mentre il Console Naselli abbandonava l'Istituto passando in mezzo a due file di giovinetti in uniforme, esultanti e plaudenti.

Notammo tra i presenti i sigg. dottor comm. Torella e signora; dott. cav. Colloridi bey; dott. TozziCondivi; dott. Borghi; cav. Degiardè; il prof. Fichera; e il prof. Balboni; il rappresentante della Camera di Commercio e diversi Superiori d'Istituti scolastici.

- La domenica seguente, 27 luglio, si svolse in forma solennissima la festa dei premi. Agli alunni venne distribuito un opuscolo contenente i còmpiti per le vacanze, con opportune norme didattiche. Ritorneremo su quest'argomento.

Diamo degli alunni di quel fiorente Istituto una bella fotografia, che li rappresenta assisi allegramente a tavola il giorno dell'annuale passeggiata.

NECROLOGIO

Sebastiano doti cav. Rinetti.

Conobbe il Ven. Don Bosco in Montemagno, il 15 agosto del 1861 ascoltando il discorso di Maria Assunta, e la stima che ne concepì l'indusse ad affidargli come allievo dell'Oratorio di Torino il giovanetto Luigi Lasagna, poi Mons. Lasagna, il primo di un eletto stuolo di Montemagnesi, allievi dell'Oratorio e dei Collegi salesiani. Amò assai anche l'opera delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e mandò al loro Istituto di Nizza Monferrato molte giovanette, che ne uscirono buone maestre.

Ebbe pure in altissima stima il compianto Don Rua, al quale fu carissimo, e fu in intima relazione con tutti i nostri Superiori.

Ricco di largo censo e di ottimo cuore, soccorse non solo i suoi compaesani, ma estese la sua beneficenza alle opere pie della diocesi, all'Ospedale del Cottolengo, al Santuario della Consolata, e alle Opere Salesiane, e cooperò efficacemente alla fondazione dell'Oratorio festivo Mons. Lasagna in Montemagno.

Nato il 12 agosto 1823, morì il 26 luglio u. s., col Rosario in mano, serenamente, rimpianto e benedetto da tutti!

Emilia Bisogni Rosa.

Donna di vivi sentimenti cristiani e di squisita tenerezza di cuore, amava la sua figliuolanza con alto affetto materno e la educò virilmente. Tornata dall'America con i suoi in Italia, sentì scossa la sua robusta salute, e malgrado le cure più affettuose e le preghiere e i voti più fer venti, spirava a Torino, dopo lunga malattia, il 2o giugno u. s. in età di soli 38 anni. Alla buona Cooperatrice che diceva di aver appreso da Don Bosco tutta la grandezza dell'educazione della figliuolanza, un devoto suffragio ; ai figli e allo sposo, il conforto della fiducia che Ella goda il premio celeste !

Giovanni Battista Berto.

Dotato di fede inconcussa e di ogni altra più cara virtù, modello di sposo, di padre e di cristiano, passava serenamente all'eternità l'8 agosto u. s. da S. Ambrogio Torinese, in età di 81 anno. Al Cooperatore buono ed affezionato, che conobbe e venerò D. Bosco e D. Rua, diamo il tributo di una fervida prece : al fratello Don Gioachino e congiunti, sentite condoglianze.

M° Benigno Pozza.

Affezionatissimo nostro cooperatore ed ex-allievo, apostolo del Sistema Agrario « Solari », membro attivissimo di parecchie Società di Azione Cattolica, compì un gran bene nella scuola e fuori di essa. Piccolo coi piccoli, aveva uno zelo e un'attitudine speciale per l'insegnamento della Dottrina Cristiana ai fanciulli : e divotissimo di Maria Ausiliatrice, nutriva un affetto profondo per le Opere Salesiane. Passò a miglior vita il 30 luglio u. s. Riposi in pace!

FACCIAMO anche particolari suffragi per i seguenti defunti dal I° maggio 1912 al I° agosto 1913,

Dal Molin Giovanni - Nova Petropolis (Brasile). Dalzotto D. Giacomo - Chiappano. Dazzi Eurosia V.a Parenti - Parma. De Maddalena Virginia - Arona. De Filippi Giuseppina - Torino.

De Lucchi D. Domenico - S. Margherita Ligure. Della Chiesa Maria - Saluzzo. Delser Corder Angelina - Martignacco. Detnolli Eugenio - Milano. Donato Filomena in Cerutti - Saluggia. Dotta D. Paolo - Bossolasco. De Reggi Nicolò - Cercivento Inferiore. Erminio Giov. Battista -- Arquata Scrivia. Facciotti Mons. Pietro, Arciv. - Palestrina. Falletti Francesco - Diano d'Alba. Fasoli Giov. Battista - Parona. Flabbi Vigilio - Spormaggiore. Fiacaroli Rosa - Parona. Ferrando Maddalena - Ovada. Ferrua Cav. Gustavo - Roma. Fiore Adelaide n. Fontana -- Pinerolo. Fiorini Andrea - Palazzolo di Sorta. Fabris Nicolò - Zompicchia di Codroipo. Franzini Enrichetta - Villalunga. Fasiolo D. Leonardo - Ciconico di Fagagna. Galanti Alessandro - Ascoli Piceno. Gallo Teresa - Confienza. Garnerone Giovanni - Caraglio. Ghigo Paolina - Torino. Gioannini D. Luigi Prevosto - Casabianca. Giudice Giuseppe - Serralunga d'Alba. Gurino Giuseppe - Palazzolo. Gherzi D. Nicola - Gazzelli. Griffa Genoveffa - Torino. Giustiniani Marchese Luigi - Vezzano Ligure. Ibba Rosa - Lanusei.

Leva Luigia V.a Reposti - Pavia. Licata Santa - Montedoro. Locatellí Giovanni - Barrizza. Lodigiani Erminia -- Torretta.

Lo Jucco ing. Casimiro - Napoli. Losano Michele - Colletto.

Marabini Ruggero - Bologna.

Marchesi Can. D. G. - Mazzo Valtellino. Martinasso Gioachino - Rubbiana. Mazzonetto Zaramella Emma - Camposampiero. Mercandino Giacomo - Torino. Messina Angelo - Caltavuturo. Meistro Margherita - Cortemiglia. Monaco Pietro - Torazza di Verolengo. Montali V.a Assunta - Fivizzano. Morello Catterina - Feisoglio. Mazza Antonio - Alpicella d'Aveto. Micheletti Prassede - Negrar. Malfatto Giuseppe - Genova. Nìcolosi Venera - Ammalati. Oggere, Maddalena V.a Fejles - Torino. Onorato Gennaro - Trino Vercellese. Padre Luigi Cattari - Faenza. Parodi Catterina - Masone. Pasquazzo Giuseppe - Venezia. Pasquotti Prof. Tommaso - Schio. Pasini D. Giovanili - Schio. Pavesio D. Michele - Cambiano. Pennazio D. Giovanni - Era. Perini Domenico - Chioggia. Perrane Domenico - Castellaneta. Perzia D. Gioachino - Castrouovo. Perzia D. Pietro - Pettinengo Petrucelli Amalia - Napoli. Pieralisi D. Angelo - Monsano. Pietro Montegna - Calascibetta. Piccoli D. Michelangelo - Cologna ai Colli. Pepino Paolina - Caramagna. Priotto Leone - Buriasco. Pollo Can. D. Evasio - Vercelli. Puma Angela - Montedoro. Paglieri Orido - Feisoglio.

Perseneni D. Giov. Battista, parr. - Cenate S. Martino. Pioli Livio - Borgotaro.

Righetti Conati Anna - Parma. Rejneri D. Giovanni - Odezzo. Rollando Francesco - Vernazza. Rollando Lorenzo - Vernazza. Rollè Antonietta - Alassio. Sala Remigio - Budio. Salzani Chiara - Parona. Santi Mathis Margherita - Era. Scalvini Teresa - Zanica. Scavezzo Antonia - Gangi.

Segni D. Eligio -- Castelfranco di Sopra. Simonettí Avv. Em.le -- Chiavari. Spada Maria -- Monastir. Spiniera Giacomo -- Parona. Suor Tabasso Teresina -- Carignano. Tommasi Maria -- Verona. Trezzi Agostino - Balsamo. Turco Marcella -- Cessole. Tonelli D. Emilio -- Tartigliese. Vanoli Salvatore -- Giallo nell'Umbria. Vantini Elisa -- Parona. Vignola Luigia -- Parona. Zampieri Maria -- Nova Padova. Zieger Francesco -- Trento. Zappa Alessandro - Milano.

Zilocchi D. Giovanni Arciprete - Povenzano.

Dal 1° agosto al 1° settembre u. s.

Accinelli Caterina - Genova.

Bernardini Giovanni - Sarteano. Bertoloni Almerina V.° Cesta - Bescia.

Conte Vincenzo Bruno di Tornaforte e S. Giorgio - Torino. Carta Francesca - Mandas.

Cettini D. Giovi Batt. - Lasise sul Lago. Dal Chiele Giuseppe - Lonigo.

De Lorenzi Pietro - S. Martino di Colle Umberto. Egidi Prof. Cav. D. Pietro - Roma. Ghidinelli prof. cav. D. Pietro - Provaglio Sotto. Mons. Guglielmo Giles, Vescovo tit. - Roma. Sac. Giuseppe Lo Re - Villalba. Losano Michele - Roletto. Massimini Giuditta - Somaglia. Meschia Angelina - Vigevano. Miglietti Giuseppe - Occhieppo inferiore. Miglio Caterina V.a - Diana. Poltrinieri Vittoria - Milano. Rivolta Ambrosina - Vanzaghello. Rugora Giovanna - Vanzaghello. Serra Avv. Cav. Carlo - Nevi Ligure. Tacci Giacinta - S. Stefano d'Avvio. Tallandini Elisa - Albiolo. Vismara Mons. Carlo - S. Bassano.