ANNO XXXII - N. 8. Torino, Via Cottolengo 32. AGOSTO 1908.
PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO
SOMMARIO: Memorie ed ammaestramenti paterni 225 Nuove postille al Decreto della S. Congregazione dei Riti per l'introduzione della Causa di D. Bosco 228 Il nuovo tempio di S. Maria Liberatrice 232 TRA i FIGLI DEL POPOLO: Cronaca degli Oratori Festivi: New York, Biella, Torino. - Altre notizie 232 Omaggi al Venerabile Giovanni Bosco: Este, Fossano, Ivrea, Lanusei, Legnago, Mogliano Veneto, Novara, S. Benigno Canavese, Valsalice - All'estero
Tesoro spirituale
DALLE MissioNi : Matto Grosso (Brasile): Un trionfo del Cristianesimo - La tribù dei_ Bororós - Equatore : La Pasqua ai fedeli del Vicariato di Mendez e Gualaquiza - Patagonia Centrale: Ai Chubut - Spigolando 241
IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Pellegrinaggio spirituale - Echi della Festa titolare: In Italia - Grazie e graziati 246
Lettere di famiglia: Dall'Equatore . . . 251
NOTIZIE VARIE La « Causa » di D. Bosco - A Valdocco - In Italia : Ferrara, Faenza, Fossano, Milano, S. Pier d'Arena 253
Necrologio 254
Una grande parola.
Ciò che colpisce e rattrista il cuore nell'ora presente, diceva il compianto Monsignor Alessi, è il vedere l'inescusabile leggerezza e la profonda indifferenza degli uomini in rapporto al loro avvenire. Una specie di letargo inesplicabile si è impadronito delle anime. Il mondo cammina per le vie del progresso materiale ; la scienza trionfa, approfondisce le sue vedute e moltiplica le sue scoperte ; l'industria si perfeziona e riempie delle sue meraviglie tutta la terra ; il commercio e la politica tengono in agitazione incessante gl'individui e le nazioni. E frattanto la suprema questione che dovrebbe imporsi a tutte le intelligenze, la sola cosa veramente necessaria che dovrebbe preoccupare le menti - l'eterna salvezza ! - non s'impone, non preoccupa, non commuove più l'umanità.
Nel corso della vita, nei rapporti con noi stessi e coi nostri simili, avviene spesso d'udire ripetere : Questo affare è importante, sommamente importante !
Risuona di frequente tale espressione in bocca allo scienziato, all'artista, all'uomo pubblico ed all'uomo privato, in bocca a tutti, anche all'operaio nell'officina ed all'agricoltore nei campi; perchè, secondo le diverse condizioni sociali, ciascuno ha degli affari che l'interessano in sommo grado nella sfera della propria attività.
Ma v'ha un affare che più d'ogni altro ci sta da presso e intimamente ci tocca; un affare che non si arresta al freddo marmo della tomba, ma l'attraversa e si spinge in un sentiero senza uscita; un affare della cui soluzione dipende per un'eternità il nostro avvenire : la salvezza dell'anima ! Non disse Gesù : Che giova all'uomo il guadagnare tutto il mondo, se poi perde l'anima? e che darà l'uomo in cambio dell'anima sua? (Matt. XVI, 26.) Son queste parole, che risuonando attraverso i secoli suscitarono legioni di confessori, di vergini, di missionari e di sacerdoti, i quali usarono in modo ragionevole e cristiano della vita e salvarono, colla propria, molte altre anime. Ora, fra questi grandi è da collocarsi anche Don Bosco, poichè la salvezza delle anime, e non altro, fu l'aspirazione suprema e continua dell'anima sua : Da mihi animar, caetera tolle !
Non sarà quindi senza frutto, ne senza godimento, il rilevare qualcuno degli ammirabili esempi lasciati in questo campo dal Venerabile.
Risaliamo a quegli anni, per noi sempre memorandi, in cui D. Bosco era direttore dell'Oratorio. Ecco dinanzi a lui un nuovo alunno, accettato nel suo crescente istituto. I modi paterni, il viso sereno e il sorriso abituale del Servo di Dio hanno già ispirato al fanciullo rispetto ed obbedienza, e il buon padre con poche parole finirà di conquistarlo interamente. Leggendogli in cuore la pena che naturalmente si prova nel distacco dai propri cari, dapprima cerca di sollevarlo con le più gioviali domande, e non appena si accorge di aver conseguito l'intento, preso un aspetto un po' sostenuto, tra il serio e il sorridente, tutto proprio di lui
- Là là, dicevagli abbassando un po' la voce in atto di confidenza ; ora parliamo di ciò che più importa. Voglio che siamo amici, sai!... Vuoi esserlo mio ani co ? Io voglio aiutarti a salvare l'anima tua!... E come stiamo di anima?... Eri buono a casa? Ma qui ti farai più buono, non è vero ?... Capisci che voglio da te? Voglio che andiamo in paradiso insieme !
Il giovanetto sorrideva, annuiva col capo, rispondeva con qualche monosillabo, o abbassava gli occhi e arrossiva, secondo che andavano succedendosi le interrogazioni, le quali non erano mai insistenti, nè aspettavano risposta. D. Bosco intanto coll'occhio scrutatore sul nuovo arrivato, tutto lo penetrava e ne indovinava il carattere, l'ingegno, il cuore.
Se incontrava alcuno fornito di perspicace intelligenza, assai spesso gli domandava
- Mi dai la chiave?
- Quale? rispondeva il giovanetto con sorpresa;... quella del baule ?
- Quella del tuo cuore ! soggiungeva il Venerabile, prendendo un contegno affabilmente maestoso.
-Oh sì ! volentieri ! subito ! anzi glie l'ho già data !
Così tirava a se dolcemente e fortemente l'anima del giovanetto, che - nota graziosamente Don Lemoyne - sotto l'espertissima sua mano mandava qual'arpa soave note di santi propositi.
Allorchè i parenti stessi presentavano il loro figliuolo al Venerabile, egli lasciava che quelli si fossero ritirati non senza commozione pel modo cordiale col quale erano stati accolti, e rimasto solo col giovane gli diceva
- Voglio esser proprio tuo grande amico. Sai che voglio dir con ciò?
- Che lei mi darà il pane.
- Non è questo !
- Che mi darà buoni consigli.
-Non è tutto !
-Che mi insegnerà la scuola l'arte... - e il giovane fantasticava la risposta.
- Ricordati ! lo ammoniva allora Don Bosco: io ed i superiori della casa ti faremo tutto il bene che potremo, e nulla di male. Capisci?
- Mi pare...
- Voglio dire che io ed i superiori faremo tutto il bene che ci sarà possibile all'anima tua
Similmente, incontrando in cortile un nuovo alunno che non aveva ancor visto, dopo le interrogazioni d'uso e qualche graziosissima barzelletta, lo si sentiva ripetere
- Voglio che tu sia un mio grande amico...
E subito aggiungeva
- E sai che cosa vuol dire essere amico di D. Bosco ?
- Vuol dire che io devo essere obbediente.
-- E troppo generica la tua risposta. Essere amico di Don Bosco vuol dire che mi devi aiutare...
- In che cosa ?
-In una cosa sola: a salvare l'anima tua! Del resto poco m'importa
E dopo un istante
- E sai che cosa vuol dire aiutarmi a salvare l'anima tua ?
- Vuol dire che debbo aiutarla a farmi buono !
- Non è questo ! Dimmi qualcosa di più preciso !
- Non saprei
- Vuol dire che devi fare prontamente e con diligenza tutte le cose che ti comanderò pel bene dell'anima tua
*
E come la prima parola che egli diceva ad un giovane quando entrava nell'Oratorio era per l'anima, la salvezza dell'anima era pur l'ultima frase che gli ripeteva allorchè partiva. « E furono pressochè quindicimila, assicura Monsignor Cagliero, che D. Bosco ha ricoverati, mantenuti, educati nell'Ospizio di Torino; ed un numero assai maggiore egli ne istruì e catechizzò negli Oratorii festivi di questa città come esterni : e tutti godettero del benefizio delle sue benedizioni paterne e sacerdotali. » Orbene, incontrandoli anche
dopo anni ed anni, egli francamente ripeteva loro le stesse parole
- Tu una volta eri buono... lo sei anche adesso ?... Hai fatto Pasqua?... È molto tempo che non ti sei confessato?...
Il 2o dicembre 1887 il buon Padre usciva a passeggio per l'ultima volta. Era così sfinito, che quel giorno (malgrado le istanze dei figli fu quella la prima e l'ultima volta!) permise che lo si trasportasse dalla camera alla carrozza sopra un seggiolone. Tornando adunque da quella che fu l'ultima sua passeggiata, quando si fu sul Corso Regina Margherita di fronte al Santuario di Maria Ausiliatrice, uno sconosciuto fermò la vettura. Era un buon signore di Pinerolo, che essendo stato uno dei primi giovani dell'Oratorio ed essendo venuto a Torino per affari, non voleva ripartirne senza rivedere Don Bosco.
Anche il buon Padre lo rivide assai volentieri, e
- Mio caro, gli disse, come vanno le cose tue ?
- Così, così, rispose l'antico alunno; preghi per me.
E D. Bosco
- E di anima come stai?
- Procuro di essere sempre degno alunno di D. Bosco.
- Grazie, bravo ! Dio ti ricompenserà ! Prega anche per me.
E, dopo di averlo benedetto, il Venerabile lo congedò dicendo
- Ti raccomando la salvezza dell'anima: vivi sempre da buon cristiano (1).
O antichi alunni di D. Bosco, o buoni Cooperatori e pie e zelanti Cooperatrici, ricordatela questa grande parola e ditela voi pure ai vostri figli : ti raccomando la salvezza dell'anima! Come quella di D. Bosco avrà anch'essa un'eco lontana e non morirà con voi.
(1) Ved. Bollettino Salesiano, aprile 1888.
PER L'INTRODUZIONE DELLA CAUSA DI DON BOSCO (1)
Quanta cura aveva D. Bosco degli artigianelli.
Questi erano collocati a lavoro presso maestri in officine della città affinchè v'imparassero ed esercitassero i vari mestieri : le quali officine Giovanni visitava assai spesso, per aver notizie della condotta dei suoi giovani e del loro profitto nell'arte.
Don Bosco scorgeva ed amava in ciascuno dei suoi giovani la persona di Gesù Adolescente e desiderava che risplendessero colla grazia di quel modello divino. E i fanciulli con quell'intuito quasi infallibile, proprio della loro ingenua età, essendo certi del suo puro affetto verginale pronto per loro a qualunque sacrifizio, di egual animo accoglievano ogni suo desiderio. Perciò il Venerabile poteva guidarli coi suoi consigli anche nei giorni di lavoro, benchè fossero lontani da lui. A meglio riuscirvi soleva visitare i loro padroni nelle stesse officine o botteghe, specialmente quando poteva dare o ricevere buone notizie degli apprendisti.
Nel percorrere poi le vie di Torino incontrava sovente poveri fanciulli che gli chiedevano l'elemosina e non di rado egli non aveva un soldo in saccoccia. Allora con belle parole esortavali a non vivere nell'ozio e a cercarsi lavoro; quindi invitavali a recarsi nell'Oratorio la domenica seguente. E se continuavano ad essere senza loro colpa disoccupati, cercava per essi un padrone, al quale caldamente li raccomandava più che non avrebbe fatto un padre amoroso. In queste visite alle officine, che furono continue per anni ed anni, lo accompagnarono più volte D. Giacomelli suo compagno, e il prof. Can. G. B. Anfossi.
Il veder comparire D. Bosco in un laboratorio era una festa per i capi d'arte e per i garzoni, talchè, quando si congedava, quelli lo pregavano a ritornar presto a visitarli. Ed ei li compiaceva, talora conducendo anche qualche nuovo garzone.
Oh! quante volte i Torinesi videro per le contrade sbucare all'improvviso i giovani dalle porte delle case e dei negozii e accalcarsi attorno a Lui per baciargli la mano! E tutti rimanevano commossi per tanta affezione ed ammirati per la grande pazienza dell'uomo di Dio. Il prevosto Teol. Giorda, che fu parroco di Poirino, lo vide un giorno circondato da numerosi giovani, che per avvicinarlo amorosamente e festeggiarlo, lo urtavano e spingevano a segno che più volte fu in pericolo di essere gettato a terra. Allora il prevosto, alquanto indispettito, si avvicinò e rimproverandoli voleva allontanarli; ma D. Bosco dolcemente a dirgli: - Lasciali, lasciali fare.
Una sera camminando lungo un marciapiede in via Doragrossa, ora via Garibaldi, passò innanzi all'invetriata di un magnifico fondaco da panni, il cui cristallo teneva tutta l'ampiezza della porta. Un buon giovanetto dell'Oratorio il quale ivi serviva da fattorino, visto D. Bosco, nel primo slancio del suo cuore, senza riflettere che l'invetriata era chiusa, corre per andarlo a riverire, ma dà col capo nel cristallo e lo riduce a pezzi. Al rovinoso cader dei vetri D. Bosco si ferma e apre la vetrata, il fanciullo tutto mortificato gli si fa da presso, il padrone di bottega alza la voce e grida, i passeggeri fanno crocchio.
- Che cosa hai fatto? chiede D. Bosco al giovanetto.
Ed egli ingenuamente risponde:
- Ho veduto Lei a passare e, pel gran desiderio di riverirla, non ho più badato che doveva aprire la vetrata e l'ho rotta.
Ma il padrone continuava ad inveire contro la sbadataggine del fanciullo.
- Perchè gli gridate così? disse D. Bosco; non vedete che fu una svista?
- Intanto il vetro è rotto, ed a me costa una bella moneta.
- Ebbene, voi non perderete nulla; ma lasciatemi un po' tranquillo questo poveretto: ha rotto il vetro per causa mia, ed io lo pagherò.
- Quando la cosa è così, non parlo più. E Lei chi è?
- Io sono D. Bosco che sta in Valdocco.
Intanto si era pur affacciata sulla strada la moglie del bottegaio, che aveva una singolare aria di bontà improntata sul volto.
- Lei è dunque D. Bosco? disse la signora. Smetti le tue pretese, continuò rivolta al marito, vedi bene che D. Bosco non ha danari da gettar via.
- Ed io dovrò dunque patire questa perdita? esclamò il negoziante. -
La donna tacque. All'indomani essa compariva all'Oratorio e diceva a D. Bosco:
- Spero che un'altra volta il nostro Carluccio non pretenderà più di passar per i vetri come lo spirito folletto. Intanto le porto i danari perchè non si disagi nel pagare mio marito. Non dica dalle mani di chi li ha ricevuti. Non sarà mai che il buon cuore di un fanciullo e la carità di D. Bosco che deve provvedere a tanti giovanetti, abbiano a soffrire per una svista. Preghi per me che possa avere la benedizione di Dio!
Apre le Scuole Professionali nell'Oratorio.
Più tardi, per provveder meglio alla loro morigeratezza e pietà, fin dal 1853, aperse laboratori nello stesso ospizio.
Innalzata ed inaugurata nel 1852 la Chiesa di S. Francesco di Sales, D. Bosco disse: « Dopo di aver provvista una casa al Signore, è necessario prepararne un'altra pei suoi figli. » E l'Ospizio sorse. Appena ne fu ultimata una parte (ottobre 1852) vi furono tosto trasferite le scuole, il refettorio ed i dormitori e il numero dei giovani ricoverati giunse ben presto a sessantacinque. Allogata la Comunità, D. Bosco pensò subito ad attuare il disegno che aveva formato, di aprire a costo di qualunque sacrifizio i laboratori nell'Ospizio. Quel mandare ogni giorno i giovanetti nelle officine della città, per quanto scelte, sorvegliate, mutate con ogni impegno, era un pericolo, se non un danno, per la disciplina e per il profitto dei ricoverati. Il malcostume e l'irreligione purtroppo facevano progresso fra gli operai e D. Bosco si avvedeva che i motteggi a cui erano fatti segno i suoi allievi, miravano a distruggere in gran parte il frutto dell'educazione morale e religiosa che egli si studiava loro d'impartire.
Le stesse vie che dovevano percorrere erano ingombre di venditori di una moltitudine di giornali che erano banditori perpetui e sistematici di licenza e di empietà. Nelle vetrine dei librai e mercivendoli facevano scandalosa mostra di sè una colluvie di sconce incisioni, di laide statuette, di romanzacci, di altre produzioni schifose ed anche di libri eretici.
Per tutti questi incentivi, correva eziandio rischio la loro fede, benchè D. Bosco, oltre varie prescrizioni e ammonimenti, loro indirizzasse il sermoncino della sera, collo scopo appunto di esporre e confermare qualche verità che per avventura fosse stata contraddetta nel corso della giornata. E non solo in pubblico, ma anche in privato parlava continuamente degli errori dei protestanti e delle tristi loro conseguenze, esortandoli a starne in guardia.
D. Bosco adunque volendo sottrarre almeno parte de' suoi artigiani ai lamentati inconvenienti, col soccorso di benefattori, comprati alcuni deschetti e gli attrezzi necessari, aperse un laboratorio da calzolai in un piccolo corridoio di casa Pinardi presso il campanile della Chiesa.
Contemporaneamente destinava alcuni giovani al mestiere del sarto, ed essendo stata trasportata la cucina nel fabbricato nuovo, l'antica divenne sartoria.
Il Crocifisso e la statua della Madonna presero possesso dei laboratori. Subito apparve un gran vantaggio spirituale, morale e materiale per quegli allievi. D. Bosco fu il primo maestro dei sarti, essendosi già esercitato in quest'arte quando era studente; così pure, di quando in quando, andava a sedersi al deschetto per insegnare ai giovani il maneggio della lesina e dello spago impeciato per rattoppare le scarpe. E così a mano a mano che nacque in casa un nuovo bisogno, egli pensò ad aprire un nuovo laboratorio.
Ma ciò non fu tutto. Di mente profonda e perspicace, egli vedeva i pericoli sovrastanti alle nazioni e la necessità di sciogliere la grande questione operaia in senso cristiano. Il socialismo si era già manifestato nei regni vicini e minacciava anche l'Italia. I partigiani delle erronee dottrine convinti che l'avvenire sarebbe stato certamente di coloro che avrebbero saputo impadronirsi dello spirito e del cuore dell'operaio, incominciavano a spiegare uno zelo veramente satanico, per esaltare le masse, per averle pronte ad ogni eccesso e per poter essi salire in alto sulle loro spalle. D. Bosco adunque si era eziandio prefisso d'impedire da parte sua tanti disastri per mezzo degli stessi giovani operai, conducendoli a quella Religione che sola, additando la via della carità e del sacrifizio, li fa contenti del proprio stato. Rappresentava loro come il lavoro manuale sia stato personalmente onorato e glorificato da Nostro Signor Gesù Cristo, il quale nella sua vita mortale volle essere come essi appunto un semplice operaio, e descriveva sovente la loro entrata trionfale in cielo e il premio senza fine quando sarebbero usciti dalle pene e dalle fatiche di questo mondo.
D. Bosco adunque nel 1853, senza strombazzare, come per un nonnulla si usa oggidì, dava principio a quest'altra sua gigantesca impresa in così sottile misura che sembrava, e non era, un puro esperimento. Parve che gli fosse detto: « Spera con tutto il cuor tuo nel Signore, e non appoggiarti alla tua prudenza. In tutte le tue circostanze ripensa a Lui, ed Egli reggerà i tuoi passi. » E infatti anche questa opera doveva abbracciare i due mondi. Nel corso di cinquant'anni, più di 300.000 artigiani uscirono dai suoi laboratori educati cristianamente e si sparsero dovunque; come migliaia di ragazzi, abbandonati ai pericoli delle strade, che sarebbero divenuti strumenti ciechi nelle mani dei sobillatori, continuano oggi a trasformarvisi in utili ed onesti cittadini.
Gli studenti nell'Oratorio.
Quelli poi dei giovani che trovava migliori e adatti per ingegno e virtù, destinava agli studi delle lettere e delle scienze. Ed egli ne era il Maestro : poi si servi anche della cooperazione di altri sacerdoti professori e teologi, essendo stato chiuso il Seminario Diocesano e l'Arcivescovo di Torino Franzoni mandato in esilio.
I primi giovani raccolti da D. Bosco nell'Oratorio od Ospizio di S. Francesco di Sales, furono artigianelli, che egli destinava a questo o a quell'altro mestiere, secondo la capacità e le propensioni di ciascuno; ma i bisogni e le varie condizioni dei raccomandati fecero sì che a poco a poco vi si aggiungessero anche gli studenti. La cosa cominciò come insensibilmente, sin dal 1848 e 1849.
Al tempo della guerra dell'Indipendenza, essendo stati i Seminari occupati dai militari, D. Bosco, pregato da Mons. Franzoni, ricevette all'Oratorio quanti chierici vi potè, affinché lontani dalle distrazioni delle loro famiglie e dai pericoli del mondo continuassero la loro impresa. Essi vi rimanevano come in pensione, vi facevano studio ed attendevano in comune agli esercizi di pietà; ma si recavano mattina e sera a scuola dai professori del Seminario di Torino, che davano le loro lezioni gli uni in propria casa, e gli altri in una camera presso il Seminario medesimo, lasciata a questo uso dal Governo.
Ma da cosa nasce cosa. Circa quel tempo medesimo D. Bosco sentì vie meglio la necessità di avere dei maestri e dei collaboratori nell'opera sua, dei quali potesse liberamente disporre. E a fine di provvedersene appunto tra i giovani che la Divina Provvidenza gli mandava, cominciò a scegliere quelli, i quali tenevano miglior condotta e lasciavano più fondata speranza di buona riuscita, e li applicò allo studio. Nel 185o la loro classe era composta di 12; ma in appresso alcuni di essi si fecero Oblati (1), altri, cangiarono carriera e pochissimi rimasero all'Oratorio. A un risultato per sè poco lusinghiero D. Bosco non si perdè di coraggio e ne fece una nuova cerna, la quale gli fu più fedele.
Intanto di, mano in mano che aumentavano i ricoverati, andava pure ingrossando la categoria degli studenti per un'altra ragione. Tra i giovani, che dal Governo, dai Municipii, dai Parroci e dai parenti venivano raccomandati a D. Bosco, non pochi appartenevano a famiglie benestanti o di civile condizione, ma per rovesci di fortuna cadute nella miseria. A questi giovinetti, allevati già nelle agiatezze della vita, l'apprendimento di un'arte faticosa o di un ruvido mestiere, non tornava sempre nè il più gradito nè il più conveniente. Altri poi mostravansi forniti di sicuro talento, che pareva peccato lasciarlo come sepolto in un'officina; poichè era facile il comprendere che giovani siffatti, se fossero stati coltivati nella scienza avrebbero potuto col tempo prestare alla civile società servizi assai più importanti. Or D. Bosco, che, per quanto poteva, acconciava la carità sua a seconda del bisogno, della convenienza e della propensione, destinava cotali ragazzi piuttosto allo studio, che non ad un lavoro manuale. Per questa guisa la famiglia degli studenti in capo a pochi anni venne ad eguagliare quella degli artigiani.
Finchè le occupazioni glielo permisero, D. Bosco stesso fece da maestro a tali giovani, ma l'anno 1852 non potendo più attendere a tale uffizio, cominciò a mandarli alla scuola privata del cav. Giuseppe Bonzanino, professore di ginnasio inferiore, indi a quella del sacerdote D. Matteo Picco, professore di Rettorica. Questi due egregi signori di buon cuore apersero gratuitamente i loro corsi agli alunni di D. Bosco, e furono dell'Oratorio e di molte famiglie altamente benemeriti. Infatti per lunga serie di anni dalle loro classi uscirono lodevolmente istruiti centinaia di giovani, molti dei quali divennero rinomati professori, direttori di poste, dottori in medicina, giudici, notai, procuratori, avvocati. Non pochi, abbracciarono la carriera ecclesiastica, divennero sacerdoti e parroci zelanti, ed un bel numero divenuti collaboratori di D. Bosco, ad esempio suo consacrarono la loro vita a vantaggio della gioventù, nei varii Istituti Salesiani.
La istituzione di questa classe di ricoverati fu un'opera veramente ispirata da Dio. Con, questa D. Bosco rese il suo Oratorio benefico ad un maggior numero di persone; coltivò bellissimi ingegni, che altrimenti, perchè privi di mezzi, sarebbero rimasti nella rozzezza; diede alla civile società non solo de' buoni operai ed abili artisti, ma degli istruiti impiegati; e, quello che meglio vale, in quegli anni forse i più intensi e più fatali alle vocazioni ecclesiastiche provvide all'Archidiocesi di Torino, anzi a tutte le diocesi del Piemonte, più centinaia di chierici e di Sacerdoti. Che più? Con questa istituzione D. Bosco inaugurò anche, fin d'allora, quel vivaio de' suoi aiutanti coi quali potè e può estendere il benefizio della civile istruzione e della morale educazione a migliaia di poveri fanciulli nell'uno e nell'altro emisfero.
Infatti a capo di pochi anni, cioè nel 1856, alcuni avendo finito il corso di latinità e presa la carriera ecclesiastica, divennero essi medesimi maestri e professori, e D. Bosco per mezzo loro cominciò ad aprire qualche scuola interna di latinità.
Sul principio dell'anno scolastico 1859-6o i chierici nell'Oratorio, appartenenti all'Archidiocesi di Torino, erano una ventina; e D. Bosco riusciva nel suo disegno d'istituire tutte le scuole ginnasiali interne per cui non fu più costretto a mandare i giovani in città presso i sullodati professori. Della prima ginnasiale, la quale contava ben 96 alunni, era professore il chierico Celestino Durando, della seconda il ch. Secondo Pettiva, della terza il ch. Giovanni Turchi, della quarta e quinta il ch. Giov. Batt. Francesia. A questi nel nobilissimo arringo successero altri e poi altri ancora, che istruitisi e fatti maestri, si videro attorniati da numerosissimi fanciulli, speranze della Chiesa, e germi della futura Società Salesiana.
Le più fulgide glorie dell'Oratorio.
L'Oratorio e l'Ospizio, come si rileva dalla loro storia, fino al l'anno 1870 contarono molti sacerdoti usciti dal loro seno , adorni di ecclesiastiche dignità e di grande utilità all'Archidiocesi di Torino e ad altre Diocesi del Piemonte.
Abbiamo accennato poc'anzi al bene immenso procurato dal Venerabile a tutto il Piemonte colle numerosissime vocazioni ecclesiastiche da lui coltivate nell'Oratorio. Qui pertanto, senza scendere ad altri particolari, ci limitiamo a riferire semplicemente i nomi dei venerandi Prelati, antichi alunni di D. Bosco e fulgide glorie dell'Oratorio, che vennero elevati alla dignità episcopale.
Essi sono
1) Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Giovanni Cagliero, nato in Castelnuovo d'Asti l' 11 gennaio 1838, accettato da D. Bosco nell'Oratorio il 3 novembre 1851, eletto vescovo tit. di Magida il 13 novembre 1884 e promosso Arcivescovo tit. di Sebaste nel 19o4, Vicario Apostolico della Patagonia Settentrionale e Centrale, ed ora Delegato Apostolico ed Inviato Straordinario presso il Governo di Costarica.
2) Il compianto Mons. Pietro Strobino, nato a Mosso S. Maria, Comune di Pistolesa e diocesi di Biella, il 2 gennaio 1856, alunno dell'Oratorio per più anni, eletto vescovo titolare di Pompeopoli e deputato coadiutore di Mons. Ricards nel settembre del 1891, consacrato nella Chiesa di S. Agostino di Port Elizabeth il 1° novembre dello stesso anno, succeduto al predetto Mons. Ricards come Vicario Apostolico del Distretto Orientale del Capo di Buona Speranza il 3o novembre 1893, e volato al cielo il 1 ottobre 1896, lasciando fra i cristiani affidati alle sue cure la più cara e santa memoria (1).
3) Il compianto Mons. Luigi Lasagna, nato a Montemagno il 3 marzo 185o, accettato da D. Bosco all'Oratorio il 21 ottobre 1862 eletto vescovo tit. di Tripoli il 12 marzo 1893, vittima di uno scontro ferroviario presso la stazione di Juiz de Fora in Brasile il 6 novembre 1895.
4) Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giacomo Costamagna, nato in Caramagna il 2 gennaio 1846, accettato da D. Bosco all'Oratorio il 10 dicembre 1858, eletto vescovo tit. di Colonia il 18 marzo 1895, Vicario Apostolico di Mendez e Gualaquiza nell'Equatore.
5) Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Pietro Berruti, nato in Borghetto Borbera, diocesi di Tortona il 28 agosto 1840, che fu alunno dell'Oratorio come chierico studente di teologia, eletto vescovo di Vigevano il 28 novembre 1898.
6) Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Luigi Spandre, nato in Caselle Torinese il 20 giugno 1853, alunno dell'Oratorio dal 13 agosto 1856 al 28 agosto 1871 eletto vescovo titolare di Tiberiade ed Ausiliare dell'Em.mo Card. Richelmy il 3 settembre 1899.
7) Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Giuseppe Gamba, nato in S. Damiano d'Asti il 25 aprile 1857, alunno dell'Oratorio nell'anno 1870-71, eletto Vescovo di Biella il 16 dicembre 1901 e traslato alla Chiesa di Novara il 6 dicembre 19o6.
8) Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Pasquale Morganti, nato in Lesmo, diocesi di Milano, il 31 dicembre 1852, alunno dell'Oratorio dal 1864 al 1870, eletto Vescovo di Bobbio il 9 giugno 1902, promosso Arcivescovo di Ravenna il 14 novembre 1904
9) Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Giovanni Vincenzo Tasso, nato a Banengo, diocesi di Casale, il 13 agosto 1850, alunno dell'Oratorio dal 1862 al 1865, consacrato Vescovo di Aosta il 28 maggio u. s..
Chi l'avrebbe pensato che Dio affidava alla scuola del Venerabile il primo indirizzo di ben nove Pastori della Chiesa ?
(Continua).
(1) Vedi Bollettino di Febbraio u. s. - Anche queste preziosissime notizie son tolte dalle Memorie biografiche di D. Bosco del Sac, GIOVANNI BATTISTA LEMOYNE.
(1) Gli Oblati di Maria Vergine, approvati nel 1826 da Papa Leone XII, vennero fondati da due pii e dotti sacerdoti piemontesi, Lanieri di Cuneo e Rainaudi di Carignano.
(1) Nel 19o6 il Collegio Brignole-Sale di Genova, ove Mons. Strobino attese allo studio delle Scienze Sacre e delle Lingue Estere, pubblicava una memoria scritta dal Padre G. B. Maggiorotti, adorna di varie incisioni, col titolo: Mons. Pietro Strobino Vescovo titolare di Pompeopoli, Vicario Apostolico del distretto orientale del Capo di Buona Speranza. E un'elegante rassegna delle fatiche apostoliche del giovane Prelato, rassegna che raccomandiamo ai nostri lettori, specialmente a tutti i condiscepoli di Mons. Strombino, Prezzo L. 1. - Rivolgersi al Superiore del Collegio Brignole-Sale, GENOVA.
I lavori della Chiesa di S. Maria Liberatrice grazie all'assidua e saggia direzione dell'autore stesso del disegno , l'egregio cav. prof. MARIO CERADINI, procedono con una alacrità ed una regolarità sinora non turbate da verun incidente e quindi veramente consolanti.
Le vólte maggiori ed il bacino centrale sono completamente intonacati e stanno ricevendo la tinteggiatura ed una semplice ma caratteristica decorazione ad un solo colore. I telai delle finestre alte sono in opera e le finestre sia all'esterno che all'interno completamente finite. Man mano che si discende coi ponti, si abbandonano opere compiute sulle quali non vi sarà più da ritornare. In questo mese si porrà mano all'opera d'isolamento per il pavimento ed alla collocazione del pavimento medesimo, di marmo bianco e mosaico, il cui materiale è in parte già arrivato in cantiere.
Si sta pur lavorando intorno alle quattro grandi porte sotto le cantorie ed alle transenne delle medesime. Il soffitto in stucco della sala per le adunanze parrocchiali è completamente finito e il materiale per il soffitto della sacrestia è tutto pronto. Le fondazioni dell'altar maggiore e del pulpito sono gettate: ora si stanno facendo quelle della scalinata esterna che saranno seguite da quelle dell'altare monumentale del Sacro Cuore (1).
Tanti altri lavori meno importanti ma pure indispensabili si stanno compiendo qua e là; fra gli altri, quelli della Casa, della quale il primo piano è completamente finito, e del Teatrino per l'annesso Oratorio festivo, dono di una pia Signora.
E se considerando che tutte le maestranze edili lavorano in questo momento intorno a questo edificio, il lavoro del cantiere può dirsi imponente, quello che si compie di fuori non è meno importante e considerevole. A Milano si lavora per i due grandi altari: a Torino per i mosaici del pavimento: a Venezia per il grande mosaico della facciata: e in Roma per le ampie transenne del presbitero, per il pulpito marmoreo, per le pile dell'acqua santa, per le tre grandi porte frontali di noce a borchie di bronzo, per le inferriate, per la cancellata che cingerà la Chiesa, per il grande Stemma Papale della facciata, per tutti insomma i lavori occorrenti, tutti vincolati a regolari contratti, e direttamente sorvegliati, in modo che giungendo man mano al cantiere, quando gl'intonachi siano finiti e completo il pavimento, possa essere assicurato il compimento dell'opera per la data prefissa.
Ricordiamo che la data fissata dal Comitato Centrale per la celebrazione del Giubileo Sacerdotale del S. Padre in Roma è il z6 novembre, e Per quel giorno il Tempio di S. Maria Liberatrice deve essere consacrato. Chi può, non ricusi di dar un'ultima mano Per la nobile impresa al rev.mo Sig. D. Rua.
(1) All'altare del S. Cuore verrà innalzato il Monumento-ricordo della solenne Consacrazione dell'infanzia a Gesù, promosso e propugnato con infaticabile zelo dal rev.mo P. ROBERTO DI S. TERESA, Carmelitano Scalzo della Provincia Veneta.
Cronaca degli Oratori festivi.
NEW YORK. - 400 prime Comunioni di figli d'Italiani.
L'ampia chiesa salesiana della Trasfigurazione in Mott Street non capiva la folla immensa di popolo, che vi affluì la domenica 7 giugno, per assistere allo spettacolo commovente e solenne della festa dei fanciulli degli italiani.
Nell'interno del tempio in due fitte àle si assiepavano i fedeli per contemplare il passaggio d'una schiera composta, ordinata e devota di circa quattrocento ragazzi e ragazze, che col sorriso dell'innocenza sul labbro, col raggio della gioia sul volto, e colla dolcezza della grazia nel cuore, muovevano all'altare per cibarsi delle carni immacolate dell'Agnello divino. Piangevano di consolazione i genitori avventurati al passaggio del vergine drappello e non si saziavano di contemplare le devote figliuole dal bianchissimo velo e i composti giovanetti dal serico nastro al braccio.
Suonavano le nove e l'organo colle sue note melodiose accresceva un senso di soave esultanza in tutti i presenti, quando si avviava all'altare il sacerdote celebrante. Solenni e indimenticabili i momenti che precedettero la S. Comunione, durante i quali la devotissima schiera venne ancor una volta eccitata alla fede più viva ed alla più ardente pietà per accostarsi degnamente al Celeste Banchetto. Iddio benedica a quei piccoli nostri connazionali, e li mantenga suoi per tutta la vita.
Alle 2 pom. i quattrocento avventurati fanciulli si trovavano innanzi il Vescovo Ausiliare di New York, S. E. Rev.ma Mons. Thomas F. Cusak, D. D. e nell'abbondanza dei doni celesti lo Spirito Santo discendeva su quelle anime elette a fortificarle nelle lotte della vita col Sacramento della Confermazione. Sua Eccellenza, ammirando il contegno di quell'ampia schiera giovanile, aveva parole di elogio per chi aveva saputo così bene disporla e insieme parole di conforto e di lode pei fanciulli e per il popolo italiano in generale.
La solennità della Prima Comunione e della Cresima rimanga scolpita nella memoria vostra, o figliuoli avventurati, e nel cuor vostro regni eterna la grazia di Diol
BIELLA. - Un nuovo Circola Sportivo.
Un pubblico eletto convenne la prima domenica di giugno nel cortile dell'Oratorio Salesiano di San Cassiano per l'inaugurazione del nuovo circolo sportivo « V. Bosco ». A lato dell'Ecc.mo Vescovo diocesano Mons. Masera che è sempre largo del suo appoggio ad ogni rifioritura di vita cristiana, notavansi il rev.mo Mons. Pella, Vescovo eletto di Calvi e Teano, il Padrino del nuovo Circolo, Cav. Felice Poma, il sig. Cucco Alessandro, assessore comunale, il can. Buscaglia, ecc. Prestava servizio d'onore la banda dell'Ospizio del Vernato nella nuova divisa.
Ad onorare l'istituzione del nuovo circolo erano intervenute le società givanili sportive Excelsior e Juventus di Biella, e la Giovane Pollone di Pollone.
Il sig. D. Giuseppe Bertello, in qualità di rappresentante del Successore di D. Bosco, rivolse ai giovani ed al pubblico alcune nobili parole spiegando il concetto ed il fine del nuovo Circolo giovanile sportivo intitolato al Ven. Bosco, che della gioventù fu apostolo ammirabile.
Quindi sotto l'abile direzione del M° Cavalli le quattro Società, separatamente e collettivamente, diedero numerosi saggi ginnastici. Il pubblico vi prese viva parte prorompendo in calorosi applausi.
Anche noi - conchiudiamo col Biellese - bene augurando al novello Circolo Sportivo, plaudiamo ai giovani che hanno cura di crescere sani e vigorosi, ricordando la sentenza del gentil poeta di Bosisio
Che non può un'alma ardita
Se in forti membri ha vita?
TORINO. - Nell'Oratorio S. Angela.
Uno dei più antichi oratorii femminili è quello fiorentissimo di Via Cottolengo, presso la Piazza Maria Ausiliatrice. Son oltre 500 le fanciulle e le giovanette che vi s'intrattengono assiduamente nei giorni festivi, le quali vengono efficacemente stimolate alla pietà ed alla virtù, non solo dal buon esempio reciproco, ma anche dalla mirabile esemplarità di molte ex-allieve dell'Oratorio medesimo.
Questo infatti, come ha suscitato un bel numero di vocazioni religiose per vari istituti (ad. es. per quelli delle Figlie e delle Suore della Carità, delle Fedeli Compagne, delle Suore Francescane, delle Missionarie del S. Cuore, delle Vincenzine e delle Pastorelle del Ven. Cottolengo, delle Suore di S. Anna della Marchesa Barolo, delle Giuseppine, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ecc., ecc.), ha pur dato alle famiglie un numero ben più grande di pie zitelle, di spose esemplari e di madri intimamente cristiane delle quali molte continuano a visitare a quando a quando, con l'antico affetto, l'amato Oratorio. Ed è appunto fra le più fervorose di queste che sorse l'idea di unirsi in associazione con apposito programma, ponendosi sotto la protezione del S. Cuore di Gesù; associazione che ebbe a registrare le prime ascrizioni il 24 maggio u. s. e che omai conta pressochè un centinaio di aggregate, piene di nobile slancio e di fervore, nonostante le difficoltà che ad un'associazione congenere, specie ne' suoi primordi, non possono mancare.
Che se taluno volesse conoscere le cause prime di tanto fervore, non esiterei un istante ad additarglierle nell'ottima tradizione di esemplarità con cui si compiono le funzioni religiose e nell'allegria ed unione cordiale che regnano nelle ricreazioni dell'Oratorio. Quest'anno, con ottimo pensiero della fiorentissima Pia Unione delle Figlie di Maria, si volle far precedere l'adempimento del precetto pasquale da un corso di Spirituali Esercizi, al quale presero parte più di 200 giovani dai 15 anni in su; e ultimamente rimettevasi a nuovo il vago teatrino, ove le Oratoriane e talvolta le stesse Antiche Allieve non mancano di dare artistici e desiderati trattenimenti.
Altre notizie.
- La domenica 28 giugno, l'oratorio S. Francesco di Sales in VALDOCCO (Torino) celebrava con devota pompa la solennità di S. Luigi. Il sig. D. Rua disse la messa della comunione e numerosissimi furono gli alunni dei circoli e delle compagnie e gli antichi allievi dell'Oratorio che si accostarono alla Sacra Mensa. Splendida la processione della sera. Inviarono rappresentanze con bandiera l'Unione Antichi Allievi, le sezioni operaie cattoliche di San Dalmazzo, S. Bernardino, N. S. del Carmine, SS. Pietro e Paolo, San Tommaso, Madonna di Campagna, S. Donato, Sant'Agostino, il Circolo Amedeo II, quello della Madonna della Pace, la Società S. Guido dei Sacrestani, l'Istituto Sordomuti, la Neride, e gli oratori S. Luigi, S. Filippo, S. Martino, e Valsalice.
Nella domenica seguente 6oo alunni erano condotti in amenissima gita fino alla gentile città di Rivoli. Marciava alla testa del giovanile drappello il bravo Circolo Valdocco, che la sera eseguì sulla spianata del castello un applauditissimo saggio ginnastico.
- A VALSALICE (Torino) da poche settimane s'è iniziato un oratorio festivo pei giovani delle famiglie sparse pel pendio dell'amena collina, su cui sorge la tomba del Fondatore degli Oratorii. Gli assidui sono già circa cinquanta. Non potevasi ideare un omaggio più delicato alla cara memoria di Don Bosco presso la sua tomba.
--Il 6 luglio si tenne a FAENZA la premiazione dei giovani dell'Oratorio. La gara catechistica - scrive l'Avvenire d'Italia, è riuscita interessantissima. Si è tenuta nel pomeriggio nel piazzale dell'Istituto Salesiano, alla presenza di moltissime signore e signori e delle rappresentanze del Capitolo e del Clero. Mons. Vescovo stante le fatiche della mattinata non potendo intervenire ha inviato una nobilissima lettera. L'avv. Giacomo Mazzotti ha trattato il tema: D. Giovanni Bosco e l'Educazione, in modo veramente splendido, sia per la forma che per la sostanza. Al discorso seguì la distribuzione delle medaglie riportate dai giovani della Fert nel Concorso ginnastico Regionale di Granarolo, indi si distribuirono i premi del catechismo. Essi sono stati 275 del valore complessivo di L. 978, tutti procurati dalle Dame di Maria Ausiliatrice. Alla sera vi fu spettacolo cinematografico. La brava banda dell'Istituto rallegrò la splendida festa.
- A COMACCHIO, il 21 giugno, i giovani dell'Oratorio festivo, in unione ai Soci del Circolo Pio X e del Circolo Popolare Cattolico, compivano solenni suffragi per l'anima dell'amatissimo loro Pastore Mons. Annibale Lupi. Il Direttore dell'Oratorio tenne, dopo messa, una breve ma affettuosissima commemorazione dell'esimio Presule estinto.
- La Robur dell'Oratorio di MACERATA sotto l'abile direzione del prof. Elviro d'Errico si sta preparando pel concorso ginnastico che si terrà in Roma nel prossimo settembre. La Robur fu la prima Società sportiva fondata nelle Marche e riportò premii a varii concorsi. L'anno scorso ottenne il primo premio al Concorso di Faenza, al Convegno di Recanati stendardo e medaglia, e quest'anno in Ascoli il 20 premio di prima classificazione, medaglia d'argento e grande ed artistico orologio.
Una lode speciale va tributata al fiorente Comitato di Signore che aiuta in ogni guisa il suddetto Oratorio. Oltre il concorso personale e pecuniario nei momenti più urgenti, le pie e benemerite signore promuovono ogni anno una grandiosa fiera di beneficenza a favore del medesimo, con un ammontare di più di 4 mila premi. Anche quest'anno essa ebbe luogo la prima Domenica di giugno con un esito assai soddisfacente.
- Nei giorni 29 e 3o maggio, ad ACIREALE in Sicilia, sotto la presidenza di Mons. Vescovo e con intervento del Capitolo della Cattedrale e di tutto il Clero della Diocesi, si tenne la Seconda Adunanza Diocesana degli Oratorii festivi. A presiederla, in omaggio alla memoria di D. Bosco, fu chiamato il Direttore dell'Istituto Salesiano di S. Gregorio di Catania, il quale rimase altamente ammirato dello zelo con cui dal Clero di quella Diocesi si appoggiano gli Oratorii e si studiano sempre nuovi mezzi per vederli fiorenti e frequentati.
Iddio susciti in ogni parte egual zelo per la salvezza della gioventù!
D. SIMPLICIO.
ESTE. - Questa città che si gloria di avere presentemente due collegi salesiani, il Collegio Civico ed il Collegio Manfredini, non si limitò a festeggiare il Venerabile Fondatore in quest'ultimo istituto direttamente aperto da lui nel 1881, ma rispondendo con giubilo all'invito diramato da un apposito Comitato cittadino, compiva una seconda solennissima festa anche nel Collegio Civico.
Infatti la sera del 21 giugno u. s., nello splendido cortile circondato dai maestosi portici sansoviniani ed adorno con isquisita eleganza, tutta la più eletta società di Este e dintorni si addensava per assistere ad un'Accademia commemorativa. Nel fondo del cortile, in mezzo a trofei di damasco, spiccava l'immagine di D. Bosco, sovrastante ad un ricco palco dove presero posto il Sindaco di Este cav. Tono, il Rettore del Collegio, i membri del Comitato, il rev.mo Mons. Dal Mutto Ab. Mitrato delle Grazie, il Direttore del Collegio Manfredini ed altre notabilità, e molte benemerite signore.
Dopo una bellissima cantata d'occasione che fu accolta da vivi applausi, il dott. Saccardo, direttore della Difesa di Venezia, tenne il discorso commemorativo, tratteggiando la figura di Don Bosco nel suo spirito di educatore e nell'opera grande, multiforme, universale, a cui diede vita.
L'adunanza - nota giustamente il sullodato giornale - cortesemente sottolineò d'applausi le parole dell'oratore, specie quando presentò il parallelo tra l'educazione laica e quella religiosa di D. Bosco, quando additò D. Bosco re del suo immenso regno di fanciulli abbandonati, quando, evocati i meriti di Este cattolica, ricordò le particolari benemerenze dell'opera salesiana a suo riguardo, chiudendo con l'augurio che tra breve, nello stesso luogo tutti avessero a ritrovarsi per celebrare la beatificazione del grandissimo educatore. L'oratore fu alla fine vivamente festeggiato.
Gli altri numeri del programma vennero svolti con brio ed eleganza ; parecchi fra i convittori recitarono eletti versi con assai fine intuizione, e furono coronati da cordiali applausi. Applauditissime furono del pari tutte le esecuzioni musicali: un soave canto di Mendelssohn, il salmo XII di B. Marcello, una Barcarola del Pagella e da ultimo la ripetizione della bellissima cantata d'occasione. Ben apprezzati gli esattissimi e spigliati esercizi ginnastici della squadra In motu vita. Chiuse il Rettore del Collegio ascrivendo alla intrinseca bontà del sistema di D. Bosco il progresso fatto dall'Istituto negli ultimi quattro anni.
FOSSANO. - Gli alunni del Collegio-Convitto Civico il 21 giugno diedero un bel saggio della loro valentia con un'accademia in onore del Venerabile D. Bosco, la quale - scrive il Fossanese - fu una festa riuscitissima, di cui ogni cuor gentile serberà a lungo il ricordo. Il venerando Mons. Vescovo colla bontà d'animo che lo caratterizza accettò l'invito, e, accompagnato dal can. Gamba, onorò della sua presenza la festa, rendendo così felici superiori ed allievi. Al saluto del Rettore fece seguito un elaboratissimo discorso pronunciato dall'illustre prof. Chiarelli, il quale espose la vita esemplare del Ven. Don Bosco, riscuotendo congratulazioni e applausi. S'intrecciarono quindi poesie e dialoghi, canti e musica, il tutto con mirabile maestria ideato e condotto.
IVREA. - Anche Ivrea gentile e buona volle la domenica 21 giugno dire la sua parola di lode, inviare il suo plauso di ammirazione alla dolce memoria del Venerabile D. Bosco. Al mattino aveva luogo nella chiesa Cattedrale una solenne funzione in cui eseguì ottima musica la cantoria del Seminario e Collegio Vescovile. Tenne un breve discorso, parlando con eloquenza ed affetto di D. Bosco, il rev. Don Trione. La sera poi, non ostante il tempo minaccioso, numeroso pubblico si raccoglieva nella casa salesiana di S. Antonio per la commemorazione civile. V'intervennero Sua Ecc. Rev.ma Mons. Matteo Filippello, Vescovo Diocesano, il rev.mo mons. Cignetti, il sindaco avv. De-Jordanis, l'avv. Zanetti assessore, il prof. Ravarino preside del Liceo, l'avv. Vittorio Zanetti e molte signore e signori.
La conferenza fu detta dall'egregio avv. Saverio Fino, che fu spesso interrotto da lunghi e calorosi applausi. La cantoria dell'Istituto Salesiano eseguì con finezza alcuni brevi pezzi musicali.
LANUSEI (Cagliari). - Il 14 giugno nell'Istituto Salesiano. - La sera precedente giungevano da Cagliari S. E. Rev.ma Mons. Pietro Balestra. Arcivescovo, il Conte Enrico Sangiust, gloria del foro e del Cattolicismo Sardo, il rev.mo can. Addari, il teol. D. Mario Piu, anima ispiratrice d'ogni iniziativa per la gloria di D. Bosco e l'incremento delle sue opere. L'accoglienza agli illustri ospiti fu veramente entusiastica: W. Mons. Balestra !... W. il Conte Sangiust i si gridava da tutti i giovanetti, e la voce grave di Monsignore suonò tra le acclamazioni argentine: W. il Venerabile Servo di Dio D. Bosco! » Rispose un applauso scrosciante, mentre la schola cantorum intuonava un marziale inno: d'occasione. Un'ora dopo, come in tutte le ricreazioni dell'indomani, S. E. scendeva in cortile tra i giovani, con cui con un'affabilità paterna s'intratteneva in piacevole conversazione, interrogando tutti, a tutti rivolgendo una buona parola, tutti esortando a mostrarsi ovunque e sempre giovani di carattere fermo, incrollabile.
La mattina del 14, alla messa delle 7.30, gli alunni preparati con un fervido discorsetto di S. E. si accostarono a ricevere dalle sue mani la S. Comunione, mentre i cantori, distribuiti in gruppi, eseguivano alternativamente vari soavissimi mottetti.
Finita la Messa, Sua Eccellenza amministrò la Cresima a diciassette fanciulli, cui, prima e dopo il grande atto, rivolgeva brevi parole per eccitarli a combattere valorosamente le battaglie di Gesù Cristo.
Alle 10.30 un'altra cara funzione: un chierico salesiano riceveva da Monsignore la Sacra Tonsura e gli Ordini Minori. Subito dopo il rev.mo can. Addari saliva l'altare per celebrare la Messa solenne. La schola Cantorum eseguì in modo inappuntabile la Missa dominicalis quarta del Mitterer col Credo del M° Perosi, e dopo il Vangelo S. Ecc. disse con entusiasmo di ammiratore ed affetto di devoto su D. Bosco e la sua grande ispiratrice e patrona, Maria Ausiliatrice.
La sera, nella sala del teatrino elegantemente ornata e illuminata a giorno, si tenne l'Accademia musico-letteraria. V'intervennero le principali autorità di Lanusei, tra cui il sotto-prefetto cav. Calvia, il procuratore del Re avv. Spano, il giudice del Tribunale avv. Porca, moltissimi ecclesiastici dei quali ricordiamo il rev.mo can. Chillotti, Rettore del Seminario Vescovile di Tortolì, e il parroco dott. D. Luigi Porcu, nè mancò il fior fiore della cittadinanza, l'avv. cav. Mameli, l'avv. Giua, l'avv. Piroddi, ecc.
« Quaranta voci, scrive il Corriere dell'Isola, argentine e profonde - soprani e baritoni - con precisione metronomica attaccano..., quaranta voci squillano sonoramente, si espandono, si ripiegano, si attenuano in flebile sussurrio, riprendono la corsa verso le più alte vette della sonorità, si spengono nel mormorare quasi impercettibile di un'eco lontana. Tanta vigoria di espressione, tanta sapienza di colorito hanno del meraviglioso. ». Pezzi di Gounod, Mendelssohn., Rossini, Schumann, Pagella, si intrecciano bellamente con la declamazione di prose e poesie di circostanza, finchè tra gli applausi s'alza l'oratore che deve commemorare D. Bosco, il conte E. Sangiust.
Egli dice d'essersi chiesto molte volte chi fra i grandi uomini contemporanei sia stato il più amato, e sempre ha dovuto rispondersi : D. Bosco ! Altri ebbero apologisti, ammiratori, e turbe deliranti attorniarono i loro carri trionfali; ma nella loro gloria poca parte ha il sentimento dell'amore, troppa n'ha il sentimento dell'odio e non furono veramente amati. Don Bosco invece ha un nome che è tutta una melodia soavissima, a Lui si dirige un'immensa fiumana di affetto, alimentata da milioni di cuori, a lui pensano con un sacro senso di dolcezza, da ogni angolo della terra, migliaia e migliaia di giovani da lui conservati nell'innocenza o sollevati dal fango e resi a Dio, alla famiglia, alla patria.
Ne tratteggia quindi l'opera, che dimostra provvidenziale e finisce con la ripetizione d'un voto: « Venga, venga presto la pienezza del giorno di cui sì fulgida s'annunziò l'aurora; e allora, dovunque, in cielo e in terra, gli angeli e gli uomini inneggeranno al Santo! » In quel giorno non lontano, voglia Dio, voglia D. Bosco che tutti noi possiamo trovarci qui riuniti!
L'uditorio che con interesse sempre crescente ha seguito l'oratore e nelle sue parole vive d'affetto, precise, smaglianti, ha visto dipinto mirabilmente D. Bosco e n'ha intuita la grandezza a quest'utima espressione scoppia in un applauso fragorosa.
Chiude il grato trattenimento S. E. dicendosi soddisfattissimo della riuscita della festa a Don Bosco ch'egli conobbe ed ammirò; e plaude alla sua opera educatrice che sa dare giovani buoni e forti.
La Schola Cantorum intuona un nuovo inno vivace, brioso, trionfale, e la gente lietissima va lentamente sfilando dinanzi a Mons. Arcivescovo che ha per tutti una parola di saluto e di incoraggiamento.
Così finiva la memoranda giornata che, possiamo dire, fu quella dell'omaggio ufficiale reso a Don Bosco dalla Sardegna.
LEGNAGO. - La sera del 24 giugno, nel teatrino dell'Istituto S. Davide, l'avv. Dott. Umberto Merlini fece sentire ad un pubblico sceltissimo di signori e signore la sua smagliante parola in lode del Ven. D. Giovanni Bosco. Egli - scrive il Verona Fedele - ne tratteggiò la vita e parlò dell'uomo grande, grande come cristiano, come sacerdote cattolico, come cittadino; e disse anche delle sue opere ispirate tutte al bene della gioventù e della società intera.
MOGLIANO VENETO. - Il 25 giugno u. S. fu ricco di purissima gioia per l'Istituto Salesiano Bellavite-Astori, celebrandosi nello stesso dì il XXV° della fondazione dell'Istituto e la commemorazione di D. Bosco Venerabile.
Oltre 15o ex-allievi, accorsi da ogni parte d'Italia, sacerdoti e laici, taluno anche arrivato a posti eminenti, circondavano il loro carissimo padre Don Mosè Veronesi, che fin dagli inizi presiede con zelo infaticabile al benemerito istituto. Essi nella messa solenne celebrata al mattino inalzavano le preghiere più fervide per il degnissimo sacerdote, e nel banchetto, che ebbe luogo al mezzogiorno. intrecciavano i brindisi più cordiali a rendere indimenticabile quel caro convegno. Special menzione merita la bellissima ode intitolata « Pensieri ed affetti sopra D. Bosco » composta e pubblicata per la circostanza dal rev.mo Mons. Bertoldi, Prevosto di Asolo, che fu accolta ad ogni strofa dalle più insistenti e fragorose acclamazioni.
Dopo il banchetto, con un discorso commovente ed applauditissimo del prof. Michieli ex-allievo dell'Istituto, si inaugurava una lapide in onore del Dott. Bianchi, che in Mogliano e nel Collegio Astori lasciò indimenticabile memoria di sè. Il rev. Cappellano, con vibrate e fervide parole, si associava a nome dell'Arciprete nel tributo di gratitudine al carissimo estinto.
Alle 16, arrivava S. E. Mores. Longhin, Vescovo di Treviso, accolto e festeggiato dal Rettore, da Mons. Bertoldi, da Mons. Vio, dai Preposti dell'Istituto, dal Direttore della Difesa e da tutti i presenti. Il Sindaco di Mogliano conte Andrea Marcello si recava immediatamente a presentargli i suoi ossequii.
Quindi si diede senz'altro principio alla solenne accademia, tenuta nella cappella dell'Istituto, trasformata per l'occasione in elegantissima sala. All'ingresso, Mons. Vescovo che aveva ai lati il Sindaco e Mons. Bertoldi, fu accolto con una prolungata ovazione dal pubblico folto e sceltissimo. Eseguito un inno d'occasione del M° Gregorio, il dott. Fr. Saccardo, direttore della Difesa di Venezia, tenne il discorso commemorativo.
Dopo di aver accennato, con affettuosi ricordi, alla particolar convenienza di applaudire all'opera di D. Bosco in quel giorno, l'oratore rilevò il carattere morale del Venerabile e disse eloquentemente dell'amor suo pei fanciulli.
Ma questo amore senza confini, questa dedizione di tutto se stesso ai suoi fanciulli, per quale scopo? È qui che rifulge sublime lo spirito di D. Bosco, qui che si rivela tutta l'altezza della sua missione! Egli dava il suo cuore, ma voleva la redenzione spirituale, morale, sociale, dei figli suoi! Il culto della pietà, la purezza illimitatata del costume, l'amor di Dio trasformato in dolce effluvio di tenerezza stavano in cima a tutti i suoi pensieri. Fu egli che rinnovò la felice usanza, già praticata nei primi tempi della Chiesa, di ammettere i fanciulli assai per tempo alla prima Comunione. « Quando un giovanetto sa distinguere tra pane e pane - scriveva D. Bosco -
e palesa sufficiente istruzione, non si tardi più e venga il Sovrano celeste a regnare in quell'anima benedetta. Dio sarà felice di scendervi. » Ed aggiungeva: « La frequente comunione, la messa quotidiana sono le colonne che devono reggere un edificio educativo, dal quale si vuol tener lontana la minaccia e la sferza ». Sublime ammonimento di cui
l'educazione laica dovrebbe fare tesoro. Oggi essa vuole bandito Dio dalla scuola, cacciato il sentimento cristiano dal cuore dei nostri fanciulli; oggi pretende strappare dalle loro labbra la preghiera ed insinuarvi il dubbio e forse la bestemmia del libero pensiero. Oh, venga nelle scuole di Don Bosco ed impari! Venga in un terreno che ha già dato frutti meravigliosi, e sul quale aleggiano due virtù sovrane: la fede e la carità. Qui è l'esempio della redenzione sociale; di qui escono i buoni cristiani, ma ancora i buoni cittadini; di qui quelle forze vive della società e della patria che illuminano la civiltà di opere egregie, e non popolano le case di correzione, le galere e gli ergastoli. Si trasformi pure il mondo quanto può e vuole, e sa con gli esteriori progressi scientifici; immutabile resterà il principio educativo che ha radice nella fede e nella pratica cristiana. E se --- Dio non voglia - un bagno di sangue dovrà purificare l'umanità, dopo i giorni della strage a cui l'educazione atea ci spinge, la società getterà un'altra volta la sua ancora nel porto di quell'educazione religiosa, di cui è esemplare immortale l'Opera di D. Bosco.
Ed enumerate le principali opere compiute dal Venerabile, opportunamente conchiudeva
Signori! A larghi tratti io ho tentato delinearvi l'opera meravigliosa di cui in questo gentile paese avete un saggio così cospicuo, così degno della grande anima di D. Bosco. Assai meglio che dalle modeste mie parole, dalla simpatia profondamente scolpita nel vostro cuore verso l'Istituto salesiano vi è fatto noto, anche per lunga esperienza, il valore altissimo dell'opera dell'uomo di Dio, il cui spirito in questo momento- aleggia sopra di noi. Che cosa sia stato per Mogliano e per tanta parte della nostra regione il Collegio dei Salesiani, quanto bene abbia fatto, quale fiume di vita cristiana abbia diffuso nelle famiglie, voi lo sapete. Fate che questo tesoro sia qui conservato come una fortuna di cui Mogliano ha ben diritto di andare orgogliosa. Qui in queste stanze vi è dato sentire tutta l'anima del fondatore dell'Opera Salesiana; di qui sono usciti ed usciranno ancora alti e virili propositi per quel ritorno della società alla vita cristiana, che riposa sull'educazione religiosa della gioventù. Perocchè - non dimenticatelo - nell'erezione dell'edificio sociale qui si pone un fondamento che non crolla; qui si vanno lavorando le anime destinate a formare la base della vita civile. Sia la conservazione, la sempre crescente prosperità di questo Istituto il monumento che gli ammiratori di D. Bosco in queste nostre contrade intendono erigere al grande maestro dell'educazione cristiana nel secolo testè tramontato...
Cessati gl'insistenti e fragorosi applausi, seguì una splendida suonata d'organo, eseguita dal M° Ravanello sopra il nuovo organo, dono degli antichi allievi, fabbricato dalla rinomatissima Ditta Aletti di Monza - poi un applaudito discorso del prof. Michieli rammemorante gli inizii dell'Istituto - poi altre produzioni musicali e versi recitati con brio da allievi e da professori. Sedette quindi all'organo anche il M° Galliera del Conservatorio di Parma, e fra calorosi applausi venne data lettura di un telegramma inviato dall'Em.mo Card. Merry del Val in nome del S. Padre, di un altro del general Ponzio Vaglia in nome del Re, e di due altri inviati dall'Em.mo Rampolla, Protettore dei Salesiani, e da D. Rua.
In fine sorse il Direttore D. Mosè Veronesi, il quale, profondamente commosso, ringraziò tutti i presenti, e molto felicemente rivolse il pensiero a Don Bosco, domandando ispirazione e conforto per proseguire nella via intrapresa, affinchè anche in Mogliano l'Opera sua continui con la grazia di Dio a dar felici risultati.
Un'acclamazione prolungata accoglieva Mons. Longhin, quando S. E. si alzò a dire alcune parole di chiusa. Il suo fu un discorso inspirato, denso di pensieri e di sentimento. Rivolto gentilmente il pensiero a tutti coloro che avevano concorso alla nobilissima festa, lo soffermò sui Salesiani, e: « La vostra, disse loro, non può essere qui in Mogliano un'opera compiuta; dopo 25 anni, voi dovete fare un altro passo, voi dovete venire a Treviso (acclamazioni vivissime). Monsignore conchiuse dipingendo a vivi colori le tristi condizioni dei figli del popolo, e dicendo quanto bisogni anche Treviso di un istituto salesiano.
NOVARA. - Il 31 maggio nell'Istituto S. Lorenzo. - Assistevano S. E. Mons. Giuseppe Gamba, Vescovo diocesano, Mons. Prospero Scaccia, Vescovo di Tivoli e Visitatore Apostolico dei Seminari del Piemonte, Mons. G. B. Delsignore, il cav. uff. avv. Giov. Cacciò in rappresentanza del Prefetto, il cav. dott. C. F. Marchisio rappresentante il Municipio, il Rettore del Seminario e i seminaristi teologi, numerosi membri del Capitolo della Cattedrale, molti Parroci ed altre notabilità, con denso e sceltissimo pubblico.
L'oratore avv. Saverio Fino presentato dal rev. Teologo Cupia tratteggiò la sublime figura del nuovo Venerabile parlando del carattere pratico e moderno della santità di D. Bosco.
e Esordì - scrisse l'Azione Novarese - accennando esser proprio della santità non dividersi dalla realtà della vita, ma rispondere ai più urgenti bisogni dei tempi. I santi furono eroi di amore a Dio, e anche eroi della civiltà umana.
» Così D. Bosco. In un secolo agitato dalla febbre del lavoro, egli fu sopratutto un lavoratore. Egli intuisce lo spirito dei tempi moderni, l'associazione; e vuole opporre collettività a collettività; una collettività, che non si distacchi dal mondo, ma che lo penetri e lo avvolga tutto da un polo all'altro in un'atmosfera salutare. Vuol essere il commesso viaggiatore della carità. E il suo sogno si è compiuto. A Valsalice di Torino, ove riposa, sente che parlano - sovra il suo tumulo - e si confondono - tutte favelle. Ma egli, uomo moderno, non ha degli uomini moderni le debolezze e i difetti. La sua bandiera è la verità, tutta la verità: nè simulare nè adulare! Ecco perchè ai grandi politici d'allora, Rattazzi, Farini, Cavour, Ricasoli, non dispiacque udire talvolta da Lui qualche amara verità...
» Ma speciale caratteristica di Don Bosco fu la carità. Fin da giovanetto l'unico sogno, per cui suda e combatte, è questo: « Da mihi animas, caetera tolle! le anime! le anime ! » Sublime programma d'idealismo cristiano in questo secolo della plutocrazia e del positivismo!
» Però non solo ai bisogni morali del popolo Egli pensa, ma ancora alle sue necessità materiali, alla formazione della coscienza lavoratrice. In tempi nei quali uno stupido empirismo teorico impastoiava la didattica e la grande industria era ancora in fasce, Egli pensa d'indirizzare gli studi verso scopi più pratici, istituisce le scuole professionali per educare falangi di lavoratori, appianando così la strada alla graduale ascensione del proletariato.
» E perchè l'opera sua non si spezzi con la sua morte, Egli crea una solida e compatta organizzazione che dovrà espandersi per tutto il mondo, seguendo tutte le evoluzioni della vita sociale, preparando gli uomini a tutte le necessità del vivere quotidiano, sicchè D. Bosco non meriterà soltanto di essere acclamato come eroe della fede, ma ancora come vittorioso pioniero di civiltà.
» Eppure quanta umiltà cristiana sincera, profonda, in tutta la sua vita! Perciò si ebbe amici persino gli avversarii e le menti più vaste non temettero d'impicciolirsi conversando con Lui. Egli dimostrò col fatto come dev'essere l'uomo moderno per rendersi utile alla religione e alla patria... »
Chiuse Monsignor Vescovo augurando che Don Bosco sia presto onorato come santo sugli altari, a conforto dei figli che ne continuano la
provvidenziale missione e per il maggior bene della gioventù.
Negli intermezzi si eseguirono scelti pezzi di musica.
S. BENIGNO CANAVESE - Il 28 maggio dopo di aver reso il tributo di figliale esultanza a Maria SS.ma Ausiliatrice con solenni funzioni religiose onorate dalla partecipazione di Sua Ecc. Rev.ma Mons. Matteo Filippello, Vescovo d'Ivrea, e del can. cav. Vaschetti Vicario Foraneo di Volpiano, le Scuole Professionali Salesiane alle ore 17 si raccoglievano con un'eletta di signori cooperatori e cooperatrici (cui nel mattino D. Trione aveva tenuto la prescritta conferenza) per commemorare con solenne accademia D. Bosco Venerabile. La figura dell'apostolo della gioventù fu magistralmente e genialmente ritratta dall'esimio avv.
Scala, direttore dell'Italia-Corriere.
Niuno più abile di D. Bosco - giustamente egli rilevò - nell'usare sante industrie, nè più fertile di genio nell'inventarne di nuove per guadagnare anime a Dio; niuno di Lui più provvido nell'afferrar le occasioni date dalle circostanze, nel valersi dei mezzi umani, nel moltiplicarne l'efficacia; niuno di lui più esperto nel giovarsi delle naturali attitudini e svolgerle con sapiente disegno all'intento soprannaturale, nel prodigare anche temporali vantaggi per aprire la via ai celesti. Ma tutto ciò nelle sue mani sante si trasforma subito in lievito di Paradiso; tutto ciò prende tosto l'impronta tutta celeste del suo spirito e del suo cuore; tutto ciò è da lui plasmato, regolato con sì giusta e proporzionata misura, che mai non vi è pericolo di veder la forma accidentale prendere il sopravvento sopra l'essenziale sostanza, mai non vi è pericolo di eccesso o di abuso. In úna cosa sola egli non teme di eccedere mai: nell'amar per amor di Dio i suoi carissimi giovanetti! Questa anzi è la vera calamita che a lui li attira, la catena che a lui li stringe. Gli stessi divertimenti e gremii non sono che un'espressione di questo amore : egli fa divertire i suoi giovanetti, egli loro concede premiti, non tanto perchè l'attrattiva piacevole li induca poi ad istruzioni ed esercizi, forse ad essi sgraditi; non fa del divertimento il compenso, la mercede della preghiera e dell'istruzione; no, ma loro dà il divertimento perchè sa che ne hanno bisogno; e dà loro ciò di cui abbisognano perchè li ama come figli prediletti; e da' suoi atti, dal suo sguardo, da tutta la sua persona traspare l'intimo convincimento del loro bisogno, la profondità del suo metto, la letizia della sua anima per la loro letizia. »
Chiuse, ascoltata con religioso silenzio, la parola affettuosa di Mons. Filippello che ringraziò gli intervenuti, incitandoli efficacemente all'ammirazione ed all'imitazione del suo immortale conterraneo.
Per la lieta circostanza le Scuole sullodate vollero con opportuno pensiero esporre un saggio deì loro lavori, alcuni dei quali furono altamente apprezzati dai numerosi intervenuti alla festa. Tra questi ricordiamo il rev.mo prevosto Mons. Ciocchetti, il teol. Re, il teol. Luigi Piscetta, il teol. Giulio Barberis primo direttore di quel collegio, il sindaco di S. Benigno sig. Moretti, il cav. dott. Roggeri, il can. Vaschetti, lo scultore prof. Cerini; il sig. Pretto, presidente del Circolo Giovanni Bosco di Torino, il sig. Viganò, il dott. Rocchietti, il segretario Baltuzzi e il dott. Goffi.
TORINO-VALSALICE. - La mattina del 24 giugno ebbe luogo nel Seminario delle Missioni Estere di Valsalice una bella e commovente dimostrazione di affetto. Un considerevole numero di membri dell'Unione Antichi Allievi e di Soci appartenenti al Circolo « Giovanni Bosco » era là convenuto non più per deporre sulla tomba del Padre, nel suo Onomastico, una corona funeraria, ma per visitare la sua tomba e là presso assistere alla S. Messa ed implorare da Dio la grazia che la causa di beatificazione del suo fedel servo si svolga con rapidità da poterlo veder presto innalzato al culto degli altari. Celebrò il reverendissimo nostro Superiore Don Rua, il quale rivolse in fine la sua calda ed affettuosa parola a tutti i convenuti, rallegrandosi con loro di esser ben numerosi ed esprimendo
la soddisfazione sua grandissima nel veder come i suoi figli di Valsalice avessero, coll'aiuto di ottimi confratelli e generosi benefattori, sostituito il vecchio e disadorno altare con un altro ricco di marmi e di preziosi mosaici.
Il Comitato per i restauri compiuti sulla tomba del Venerabile si sente in dovere di ringraziare pubblicamente tutti quelli che risposero al suo appello, in modo speciale i Salesiani del Belgio, che furono così generosi da inviare un elegante servizio di dieci candelabri in bronzo; e nutre dolce speranza che non gli verran meno le offerte per coprire le spese incontrate e quelle che incontrerà per effettuare altre migliorie.
All'Estero.
SPAGNA. - Siamo costretti, per mancanza di spazio, a riassumere in un semplice elenco le molte feste celebratesi con grande entusiasmo nella generosa nazione spagnuola.
A Madrid il 12 marzo ebbe luogo una solenne tornata accademica sotto l'augusta presidenza di S. M. la Regina Madre D. Maria Cristina, di
S. A. R. l'Infante D. Maria Teresa, dell'Ecc.mo Nunzio Apostolico, dei Vescovi di Madrid-Alcalà e di Sión, e dell'Ecc. Governatore sig. Marchese Del Vadillo.
A Carmona, festa solenne di ringraziamento il 9 febbraio, preceduta da apposito triduo di preparazione.
A Salamanca, tornata accademica il 29 gennaio, con intervento di numerosi signori e presieduta dall'Eccellentissimo sig. Governatore della città, dal Rettore dell'Università, dal Magiscola della Cattedrale e dal sig. Jiménez prof. all'Università. Disse il discorso il sig. Enrico Gil y Robles sull'argomento: la democrazia realizzata nell'opera di D. Bosco. Ai presenti venne distribuito un magnifico Numero di circostanza.
A Siviglia, imponente accademia il 2 febbraio, con intervento dell'Ecc.mo Vescovo di León, del rev.mo Vicario Gen. della diocesi, delle rappresentanze dei PP. Carmelitani, Cappuccini, Gesuiti, Scolopii, di S. Giovanni di Dio e del S. Cuore di Maria, e Canonici e Sacerdoti, e un numero assai grande di ammiratori dell'opera di D. Bosco.
A Valencia, l'atto fu presieduto dall'Ecc.mo Mons. Arcivescovo, circondato dal Vescovo eletto di Almería e da altri cospicui personaggi. Parlò il rev.mo Dott. D. Giovanni Garrido, canonico della Metropolitana.
A Cadice la commemorazione fu onorata della presenza del rev.mo Superiore Generale dei Missionari del S. Cuore di Maria il quale cantò messa solenne, trovandosi il 10 febbraio ospite di quei nostri confratelli, diretto a Gibilterra.
Ad Huesca accademia presieduta dall'Ecc.mo Vescovo diocesano Mons. Mariano Supervía y Lostalé e dal sig. Governatore della Provincia, con discorso del rev.mo dott. D. Giuseppe Erice, Canonico Penitenziere della Cattedrale.
Ad Utrera solennissima funzione religiosa il 16 febbraio, con musica della cappella di Maria Ausiliatrice di Ecija. L'Arcivescovo di Siviglia assistè pontificalmente alla messa solenne e intonò l'inno del ringraziamento. Nel pomeriggio accademia musico-letteraria con eloquente discorso di Mons. Arcivescovo.
Similmente, venivano celebrate riuscitissime commemorazioni a Uonda a Carabanchel presso Madrid, a Vigo ecc.
A cura del sig. Antonio Maria Rodriguez Blanco, i fanciulli di Pozoblanco (Cordoba) in unione a quelli di Pedronche pellegrinavano al rinomato Santuario di N. S. di Pietrasanta, ove dopo il canto del S. Rosario venivano consacrati al S. Cuore di Gesù ed a Maria Ausiliatrice. Una festa indovinatissima per festeggiare l'apostolo della gioventù e, pei piccoli pellegrini, indimenticabile.
PERU'. - Ad Arequipa cantò messa nella chiesa dell'Istituto salesiano Mons. Palma, presente Mons. Vescovo Mariano Hulguin, con vari membri del ven. Capitolo della Cattedrale ed altri ecclesiastici dell'uno e dell'altro Clero. Disse il discorso il dotto Priore dei Domenicani, P. Delgado.
A Lima solenne accademia con partecipazione degli alunni del ven. Seminario Arcivescovile.
Presiedeva S. E. Rev.ma Mons. Angelo M. Dolci, Delegato Apostolico. Il dott. Lizardo Velazco pronunciò un discorso sulla vita e sulle opere del Venerabile, e quindi si alternarono suoni e componimenti declamati dai seminaristi e dagli alunni dell'Istituto Salesiano. Conchiuse l'Ecc. Mons. Delegato Apostolico, inneggiando e alla grandiosa ed imponente figura dell'Apostolo della gioventù la cui storia non si limita a quella d'un popolo o di una nazione, ma si collega a quella dell'umanità ».
CHILI - A Santiago cara e solenne fu la funzione di ringraziamento. L'oratore, sig. Clovis Montero, additò nel Venerabile Fondatore l'uomo provvidenziale che intuì i bisogni del tempo e ne studiò e ne additò rimedi. Ai presenti venne offerto un bel numero unico pubblicato per la circostanza.
BRASILE - A S. Paolo, nel Santuario del S. Cuore di Gesù, Sua Ecc. Rev.ma Mons. Francesco di Paola Rodrigues, che aveva, vent'anni fa, detto in quello stesso luogo il discorso funebre di Don Bosco, ebbe dei pensieri commoventi nell'annunziarne la cominciata glorificazione. La funzione si chiuse col Te Deum. All'accademia il discorso fu detto dall'ecc.mo sig. Duarte De Azevedo, Presidente del Senato.
COLOMBIA. - Il 25 marzo u. s. rimarrà una data memoranda nei fasti delle onoranze a Don Bosco Venerabile, per il solenne omaggio tributatogli dalla Capitale della Colombia. Al mattino, nel Collegio Salesiano celebrò la Messa della Comunione Generale Mons. Arcivescovo; ed alle 9 Mons. Delegato Apostolico tenne solenne pontificale, cui seguì l'inno del ringraziamento.
L'accademia ebbe luogo nel salone del Parlamento. Sul palco presero posto l'Eccellentissimo Mons. Francesco Ragonesi Delegato Apostolico e Sua Ecc. Rev.ma Mòns. Bernardo Herrera Restrepo, Arcivescovo di Bogotà, cui facevano corona le LL. EE. il sig. Agnoli Ministro d'Italia, il sig. l'Equatore, il dott. Urrutia Ministro degli Esteri, il gen. Caicedo Governatore del Cauca, Mons. Cortesi Segretario della Delegazione Apostolica e i Dottori Herrera e Restrepo Mejia Sottosegretari di Stato. Il programma, assai concettoso e vario, fu svolto in modo inappuntabile dal dott. Giuseppe Maria Groot ministro della P. I., dal sig. Michele Caro ex-presidente della Repubblica, dal Can. Raffaele Carasquilla Rettore dell'Università del Rosario, dal sig. Vittore Lombana, dal dott. Gòmez Restrepo, dal poeta Diego Uribe, ecc. ecc. Il sig. Alvarez Bonilla socio corrispondente della R. Accademia Spagnuola ed ex-Ministro della Pubblica Istruzione « con parola facile, serena e precisa - scrive El Pervenir di Bogotà - fece l'elogio di quella grand'opera che compiono i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice nei Lazzaretti Colombiani e che forma indubbiamente una nota eccelsa e speciale dell'Opera di D. Bosco in Colombia. »
Sul finir della seduta venne distribuito a tutti i presenti un ritratto del Venerabile con copia del Decreto che segna l'introduzione della sua Causa di Beatificazione, elegantemente pubblicati dalla Scuola Tipografica Salesiana di quella capitale.
EQUATORE - Solennissima, è veramente la parola, la dimostrazione data dalla capitale dell'Equatore alla benedetta memoria di Don Bosco. L'imponente cerimonia ebbe luogo il 26 gennaio nella Chiesa Metropolitana, per ordine di Sua Ecc. Rev.ma Mons. Federico Gonzàlez Suàrez degnissimo Arcivescovo di Quito parata a festa. Sua Eccellenza si degnò di assistere pontificalmente alla messa solenne, circondato dal ven. Capitolo Metropolitano e da tutti gli alunni del Seminario Maggiore. Il can. dott. Alessandro Mateus, direttore diocesano dei cooperatori, disse dell'efficacia religiosa e sociale che nell'ora presente esercitano sull'operaio gli Istituti Salesiani. Finita la messa Mons. Arcivescovo intonò il Te Deum, che fu proseguito alternativamente dalla Schola cantorum del Collegio Salesiano della Tola e dai fedeli che gremivano il tempio. Chi vide la scena pietosa che si svolse il 6 dicembre del 1887 nel Santuario di Maria Ausiliatrice, troverà più che giusto il solenne tributo reso alla memoria di D. Bosco dalla Capitale dell'Equatore. In quella sera il nostro veneratissimo Padre prendeva parte per l'ultima volta alle funzioni del Santuario di Maria Ausiliatrice ed era la funzione di partenza di un piccolo drappello di Missionari. D. Bonetti di s. m. faceva la predica di addio.... ma la predica più bella e più efficace la fece il povero D. Bosco, che a stento si reggeva sulla sua persona. Fu una scena delle più commoventi. I missionari passarono uno ad uno a salutarlo e a baciargli la mano. Piangevano essi, piangeva D. Bosco, piangevano tutti.... Il piccolo drappello prese la via dell'Equatore, e precisamente il 30 gennaio 1888, l'ultimo giorno che D. Bosco passò su questa terra, giungeva il telegramma annunziante il felice arrivo dei nostri a Guayaquil. Era il secondo giorno che D. Bosco stava continuamente assopito. D. Rua si affrettò a dargli la cara notizia e parve che il Servo di Dio la comprendesse, poichè aperse gli occhi e rivolse le pupille al Cielo!... Fu l'ultimo atto esterno della suaa vita. Avevano dunque ben ragione i buoni Cooperatori di Quito di festeggiare con santa esultanza l'introduzione della Causa di D. Bosco.
La festa ebbe un degno epilogo nella solennissima accademia musico letteraria, tenutasi il 3 febbraio, nel gran salone dei RR. PP. Mercedari, presente un pubblico affollato ed elettissimo, col concorso dell'orchestra del Conservatorio Nazionale, d'insigni oratori, e del venerando cantore del Cotopaxi, il vecchio bardo del Pichincha, signor Quintiliano Sanchez.
INDULGENZA PLENARIA:
dal 10 agosto al 10 settembre:
I) il 15 agosto, Assunzione di Maria SS.ma.
2) il 16 agosto, S. Rocco confessore ;
3) il 23 agosto, festa del Purissimo Cuor di Maria ; 4) l'8 settembre, Natività di Maria SS.ma.
Malto Grosso (Brasile)
Un trionfo del Cristianesimo.
Impressioni del passaggio della banda musicale della Colonia del S. Cuore.
I lettori ricorderanno la cara notizia che ci dava D. Balzola nell'ultima sua lettera, da noi pubblicata nel Bollettino di giugno. Il zelante Missionario annunziavaci che l'Ispettore delle nostre Missioni del Matto Grosso aveva deciso, coll'appoggio e coll'aiuto del Governo, di inviare all'Esposizione Nazionale di Rio Janeiro i piccoli indii componenti la banda musicale della Colonia del S. Cuore.
La geniale iniziativa venne già mandata ad effetto: D. Malan coi piccoli Bororós trovasi a Rio Janeiro! Ancor non abbiamo ricevuto alcuna relazione dai nostri, ma con viva esultanza abbiam gìà rilevato dai giornali di Montevideo, di Buenos Aires e di S. Paolo le ottime impressioni lasciate ovunque dal passaggìo del simpatico drappello.
Quindi, sempre in attesa di una relazione intima e completa di questo singolare avvenimento, non possiamo ritardare agli ottimi Cooperatori un saggio delle accennate impressioni.
A MONTEVIDEO. 1) Una banda musicale di piccoli indii di passaggio per Montevideo. - Il Governo Brasiliano e la civilizzazione degli indii.
Da El Bien del 19 maggio
Ci avviene di pubblicare un fatto che forse non ha precedenti nella storia. Sul vapore Estrella è arrivato, proveniente dalle selve del Matto Grosso, un gruppo di piccoli indii della tribù dei Bororós-Coroados.
Li accompagna il rev. D. Malan, Superiore delle Missioni Salesiane in quelle regioni. Son tutti dagli 8 ai 16 anni, educati nell'ultimo quadriennio nella Colonia del Sacro Cuore, fondata dai detti Missionarii presso le sponde dell'Araguaya e dei suoi affluenti, all'est di Cuyabà.
Il Governo Brasiliano, conscio dell'opera altamente umanitaria che colà esercitano i Salesiani, dà loro il suo miglior appoggio: oggi all'inaugurarsi della grande esposizione nazionale di Rio Janeiro, si è assunto lé spese del viaggio di questi piccoli indii, che, organizzati in banda musicale, faranno echeggiare le loro armonie in quella festa del progresso.
Con simil viaggio si consegue un doppio fine: quello di porre sotto gli occhi di tutti i risultati delle missioni, e l'altro di spiegare per la prima volta dinnanzi gli occhi meravigliati di questi poveri indii la grandezza e il progresso della loro, patria, il Brasile.
Abbiam chiesto notizie sulle condizioni di, questi piccoli artisti delle foreste tropicali, e ci si assicura che sotto la direzione dei Missionarii hanno fatto progressi mirabili. Non solo comprendono abbastanza bene il portoghese, ma cominciano anche a leggerlo e scriverlo. Finora si son dedicati con profitto all'apprendimento dei varii mestieri de' falegnami, de' fabbri, de' sarti, ecc.
E probabile che essi rimangano nostri ospiti per qualche giorno, in attesa del vapore che devecondurli a Rio Janeiro; e noi non lasceremo di porci a contatto con loro, affrettandoci a trasmettere ai lettori le nostre impressioni personali.
Vada intanto il nostro più affettuoso saluto, ai cari Bororós-Coroados, il plauso nostro più cordiale ai missionarii salesiani per l'opera loro civilizzatrice, e i nostri rallegramenti alle autorità per la loro cooperazione altamente patriottica. ed umanitaria.
II) L'arrivo alle Scuole Professionali D. Bosco.
Da El Bien del 2o maggio:
Erano le 4 pomeridiane, quando giunsero ordinati alle Scuole Professionali D. Bosco, in uniforme, coi loro strumenti di musica e col sorriso sul labbro, come chi entra in una casa di amici.
Son 21! simboleggiando con questo numero i 2o Stati della Federazione Brasilena e il Distretto Federale. Alla loro testa marciano i due Salesiani che li hanno istruiti nella musica.
Oltrepassata la soglia, la banda delle Scuole Professionali intona una briosa marcia di saluto. I piccoli indii rispondono con un'altra, marcia. E un momento solenne, commoventissimo. Quei fanciulli di pochi anni, alcuni dei quali hanno lasciato appena da pochi mesi la vita delle native foreste, suonano abbastanza bene il proprio strumento, strappando generali ed entusiastici applausi, che i piccoli musici accolgono con l'allegrezza che loro risplende in volto effondendosi in un dolce sorriso. Sono presenti i rappresentanti della stampa quotidiana, che ricercano dati e prendono fotografie. Su ogni labbro odonsi espressioni di meraviglia e di tenerezza per gli ospiti.
Questi visitano poi lo stabilimento. Attirano molto la loro attenzione i laboratori dove vedono intenti al lavoro tanti fanciulli; e rimangono estatici addirittura alla vista delle macchine, che per loro sono una novità assoluta. In seguito si sbandano pei cortili e cominciano a far relazione cogli altri alunni.
A BUENOS AIRES. Ottime impressioni. - Visite varie. - Da Monsignor Arcivescovo.
Da El nuevo Templo de S. Carlos del 5 giugno
Il Collegio Pio IX e tutto il vicinato di S. Carlo sono stati rallegrati per quattro giorni indimenticabili dalle armonie di una banda musicale molto ben affiatata, composta di 21 piccoli Indii Bororós-Coroados del Matto Grosso (Brasile) diretti a Rio Janeiro, dove prenderanno parte ad un'esposizione nazionale e figureranno altresì nei festeggiamenti che la Pia Società Salesiana celebrerà il 14 luglio per commemorare il 25° anniversario del suo primo istituto fondato nel Brasile.
Ai lettori del Bollettino Salesiano son noti i segnalati progressi delle Missioni Salesiane fra gli Indii del Matto Grosso, riuniti finora in tre fiorenti Colonie, quella del S. Cuore (cui appartenevano i nostri indietti), quella della Immacolata e quella più recente di S. Giuseppe, che per la sua posizione allaccia le altre con la casa centrale di Cuyabà, ov'è un fiorente collegio con un corso completo di studi autorizzato a conferire il baccellierato anche agli alunni dei corsi universitari di altri collegi
Noi abbiamo ammirato la coltura e la pietà di questi indietti, già sì bene accostumati alla vita di collegio da essere di buon esempio ai nostri alunni e ai fedeli della parrocchia che li udirono recitare le preghiere in comune, in lingua portoghese, e li videro (una quindicina) accostarsi alla S. Comunione e servir devotamente la S. Messa, ed anche scriver lettere alle famiglie e mostrarsi molto intelligenti nei loro proprii mestieri durante la visita fatta alle scuole professionali di Almagro.
Dopo di essersi recati alla Legazione Brasiliana e al Consolato ossequiandone le autorità titolari, essi, sempre in corpo, visitarono i Collegi
Salesiani della Boca, di Mater Misericordiae, di Bernal e di S. Francesco di Sales, ovunque dando saggio della loro coltura musicale. Suonarono varii pezzi anche nel Palazzo Arcivescovile, dove si trovarono riunite varie dame della Commissione delle Cooperatrici Salesiane. L'Ecc.mo Metropolitano s'intrattenne famigliarmente con loro, parlando portoghese, e in persona li accompagnò a visitare la Cattedrale, ove sostando avanti il SS. Sacramento si compiacque di udirli pregare ad alta voce, e finalmente tornato nelle sale del suo palazzo li regalò di confetti, dimostrando una particolar tenerezza pei più piccini, che non dimenticheranno mai più la bontà dell'insigne Pastore. Sua Eccellenza, in quei momenti, dovette senza dubbio rievocare le antiche escursioni compiute in compagnia di Mons. Costamagna e di altri Salesiani nei deserti della Patagonia!
A S. PAOLO. 1) L'arrivo di un gruppo di Indii Bororós.
Dal Sao Paulo del 12 giugno
Coll'ultimo treno della sera giunsero ieri a questa capitale, provenienti da Santos, ove erano scesi dal vapore Florianopolis, i piccoli Indii Bororós che fan parte della banda di musica fondata dai Salesiani in una Colonia indigena del Matto Grosso.
Erano ad attenderli alla stazione della Luz la banda musicale del Liceo del S. Cuore di Gesù ed una squadra di alunni accompagnati da vari maestri e dal Direttore dell'Istituto.
Scesi dal treno, salirono su due vetture speciali, su cui percorsero le vie principali della città, dirigendosi al Liceo Salesiano, ove resteranno ospiti per alcuni giorni.
Ivi, alle ore 8, fu loro servita una cena presieduta dal rev. D. Carlo Peretto, ispettore delle Case Salesiane del Sud del Brasile, dal rev. Don Antonio Malan, ispettore delle Colonie indigene del Matto Grosso, e da altre persone.
Al dessert si alzarono per rivolgere un saluto al rev. D. Malan i sigg. dottori Giuseppe Amadeu Cesar, Bruno Figueira de Aguiar, Luigi de Oliveira Costa e il rappresentante del S. Paulo, ai quali il degno sacerdote porse commosso vivi ringraziamenti.
Sappiamo che in questa capitale preparansi vari festeggiamenti a benefizio della Missione Salesiana del Matto Grosso, che raccoglie così splendidi frutti nella civilizzazione degli Indii di quello Stato.
Questa singolar banda di musica proseguirà per Rio Janeiro, probabilmente alla fine del mese, ove sarà il clou dell'Esposizione Nazionale ed una prova smagliante dell'efficacia dei sudori degli abnegati Salesiani e dei frutti della loro missione evangelizzatrice in uno dei punti più remoti del Brasile.
Oggi la banda dei Bororós si recherà a complimentare l'Ecc.mo e Rev.mo Arcivescovo Metropolitano, il sig. Presidente dello Stato e il sig. Prefetto Municipale.
II) Omaggi all'Arcivescovo e al Presidente dello Stato.
Dal Sao Paulo del 13 giugno:
I Bororós, giunti recentemente a questa capitale, si recarono ieri a far visita a S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo ed all'Ecc.mo Sig. Presidente.
I 21 indietti giungevano al Palazzo Arcivescovile circa le 2.30 pomeridiane, accompagnati dal sac. Antonio Malan di cui abbiamo parlato ieri (1) e da D. Carlo Peretto. Com'ebbero eseguito una marcia religiosa, il più anziano della piccola banda, l'indio Michele Magone, pronunziò il seguente discorso:
Eccellenza Rev.ma,
A nome dei miei compagni qui presenti, primizie di quell'educazione cristiana che solo la Croce ci poteva dare, io vengo a baciare rispettosamente le mani dell'Eccellenza Vostra Rev.ma.
Accettando l'Eccellenza Vostra questo pegno sincero della nostra educazione, gradisca anche le proteste della nostra figliale e intera sottomissione alla Divina Autorità che Ella rappresenta, e l'assicurazione della nostra perseveranza in questi sentimenti.
Compagni! salutiamo con un forte evviva l'Ecc.mo Mons. Arcivescovo.
Evviva il rev.mo Mons. Duarte!
Evviva la nostra Santa Religione!
Quindi tutti baciarono l'anello a Sua Eccellenza, che distribuì a ciascuno immagini religiose e s'intrattenne lungamente con essi. L'esimio Prelato mostrò molto interesse pei nostri compatrioti delle foreste, Le s'informò amabilmente della loro educazione e dei loro progressi consolanti. In seguito offerse loro un rinfresco e dopo essersi intrattenuto affabilmente con ciascuno diede a tutti la sua pastorale benedizione. I piccoli musici, eseguita un'altra suonata, si accomiatarono lasciando la più grata impressione non solo in quanti furono presenti alla visita, ma anche nella gran folla che si era stanziata di fronte al palazzo arcivescovile.
In occasione della visita al sig. Presidente dello Stato prese la parola il bororo Giacomo, che pronunziò questo saluto:
Eccellentissimo Sig. Presidente,
Venendo dalle selve, sebbene primizie di una vera educazione, io e i miei compagni siamo estatici e appena reggiamo al rumore di questa civiltà che attualmente ci circonda ed affascina. Tuttavia sopra questa regione vedo Voi, Sig. Presidente, come l'aroeira domina gli altri alberi della foresta, e in voi ravviso l'autorità che presiede allo sviluppo del popolo di questo Stato, discendente glorioso di quelli che fecero udir l'eco delle loro conquiste fin nelle nostre foreste.
Per la Croce e sotto l'impulso di questa autorità che incominciamo a conoscere, noi pure, che fino a ieri eravamo coronati di penne, fra poco formeremo un popolo civile.
Ambasciatore di pace, io saluto nella vostra persona l'ordine, la pace e il progresso!
Il sig. dott. Albuquerque Lins rispose congratulandosi, e la banda esegui varii pezzi.
Fra i piccoli Bororós ve ne sono alcuni non ancor battezzati. V'ha uno, Roberto, la cui madre fu assassinata dalla tribù dei Cayapòs che dimorano nell'altra parte del Rio das Mortes. Un altro, Marco Bons-Annos, ricevette nello stesso combattimento una ferita al capo.
Il sig. Presidente ha chiesto che la banda dei Bororós si faccia udire nella nostra Esposizione preparatoria e probabilmente essa suonerà domenica ad un'ora pom. nel padiglione del corso Tiradentes.
Nella prossima settimana i Bororós visiteranno le redazioni dei giornali.
III) Nella Redazione del « Sào Paulo ».
Dal Sào Paulo del 19 giugno
Ieri sera abbiamo avuto il piacere di ricevere la visita dell'indefesso D. Malan accompagnato da da tre dei suoi cari Bororós.
Il più attempato, Michele Magone, alto di statura e figlio di un cacico, pare orgoglioso dei suoi natali. Disinvolto e nello stesso tempo riserbato ma pronto nelle risposte, Michele è di forte aiuto a D. Malan nella grandiosa impresa della civilizzazione dei selvaggi, fra i quali egli ha cominciato ad avere un grande ascendente dopo la sua visita fatta in Europa or sono due anni.
Il secondo, Faustino Marengo, sembra il più timido e pare continuamente assorto in pensieri.
Domenico de Campos, il più giovane, un vero tipo giapponese, ci ha entusiasmato più degli altri. Osservatore diligente, egli desiderava saper ogni cosa ed era un incanto il vederlo con la faccia paffuta e i piccoli occhi intelligenti starsene estatico dinanzi le nostre macchine tipografiche! Alle domande sopra gli oggetti che nelle foreste dovevano essergli famigliari, rispondeva con prontezza dandoci il vocabolo nella sua lingua materna, talvolta con una dolcezza incantevole. Egli è il tamburino della piccola banda musicale.
Cosi abbiamo avuto dinanzi agli occhi una magnifica prova dell'apostolato dei confratelli di D. Malan, il quale con sorprendente semplicità rispondeva alle domande che noi gli facevamo sopra la sua grande opera civile e religiosa. Si direbbe che per quegli abnegati Salesiani non vi sia nulla di più naturale che l'attraversar foreste, superare ogni sorta di ostacoli ed affrontare pericoli di ogni specie, all'unico scopo di guadagnare alla Divina Religione di Cristo anime disprezzate e quasi perseguitate.
La visita di D. Malan e dei suoi Bororós ci è stata di conforto. Il ricordo che questa Religione, per la quale noi pure lavoriamo, sa ispirare imprese così magnanime e compiere così eccelsi trionfi, ci sarà di forte sollievo in mezzo alle spine inevitabili nella vita!
(1) Il São Paulo ha pubblicato vari articoli entusiastici sopra Don Malan e i nostri confratelli Missionari del Matto Grosso : ed ha pure offerto ai lettori il ritratto dei piccoli Bororós (Ved. i numeri del 12, 13 e 14 giugno).
(Studio del Sac. D. Antonio Malan).
Abbiamo ricevuto la IIIa Parte di questo studio molto interessante del Superiore delle Missioni Salesiane nel Matto Grosso (1). In questa il zelante Missionario tratta dell'ufficio dei Bari o sacerdoti della tribù, delle cerimonie che accompagnano la nascita e la morte di un indio, e delle loro credenze circa la sorte dei defunti. Ne cominceremo la pubblicazione nel prossimo numero.
La Pasqua ai fedeli del Vicariato di Mendez e Gualaquiza.
(Lettera del Sac. Giovanni M. Giner).
Gualaquiza, 24 aprile 19o8.
REV.MO SIG. D. RUA,
SON lieto di comunicarle le care impressioni provate durante la visita compiuta ai centri civilizzati di questo Vicariato, allo scopo di dar comodità ai pochi abitanti che vi dimorano di adempiere il Precetto Pasquale. A un giorno di cammino da questa residenza s'incontrano alcune case disseminate fra i monti che formano le piccole popolazioni di Rosario, Aguacate, S. José e Cuchipamba. Poca è la gente che vi dimora, ma in compenso è molto buona, e una prova della sua bontà io l'ebbi nel vederla assistere alle sacre funzioni che compii successivamente in ogni centro nella breve missione di una settimana. Posso dichiararle, amato Padre, che delle 90 famiglie, delle quali si compongono i suddetti 4 paeselli, non una ha lasciato di adempiere il Precetto Pasquale. E questo appare maggiormente degno di lode, quando si pon mente ai non lievi sacrifici cui debbono sobbarcarsi a causa dei pessimi sentieri e delle pioggie assai prolungate in queste regioni tropicali.
Mi son fermato in ogni località un giorno e mezzo. Appena giunto, cercava la casa più centrale per esercitarvi il santo ministero. La voce dell'arrivo del Missionario, senza campane, era subito portata alle capanne più lontane, e come eransi tutti radunati, recitavasi il S. Rosario, seguiva il canto delle Litanie, quindi un po' d'istruzione e in fine ascoltava le confessioni. Com'aveva finito di confessare, si dicevano tre Ave Maria e dava a tutti la buona notte.
Al mattino, assai per tempo, quei buoni cristiani si radunavano di nuovo e fra il canto di sacre laudi io celebrava la S. Messa. Povero era l'altare, ma ricche di fede e di pietà le anime dei presenti. Con qual divozione si accostavano tutti alla Sacra Mensa!
E qui, amatissimo Padre, mi permetta di pregarla di unir alle mie le sue preghiere in ringraziamento alla pietosa assistenza, usatami di continuo da Maria Ausiliatrice. Una volta caduto da un'altezza di circa 6 metri mentre stava recitando alcune preghiere a Gesù, a Maria e a S. Giuseppe, questa Sacra Famiglia mi aiutò visibilmente, facendo sì che rimanessi al tutto illeso nel tremendo pericolo. Povero missionario, se non avesse con sè l'aiuto del Cielo!
Degnisi, veneratissimo Padre, di benedire a questa Missione e particolarmente al
Suo Dev.mo Figlio in G. C.
D. GIOVANNI M. GINER Missionario Salesiano.
Patagonia Centrale. AL CHUBUT.
Consolanti notizie. - Il nuovo edifizio scolastico. - Un'escursione di 4000 chilometri. - Un'altra fruttuosa missione.
(Dalla « Cruz del Sur » di Rawson).
La Cruz del Sur è un foglietto settimanale della Missione della Patagonia Centrale, o più propriamente del Territorio del Chubut. Pieno di brio e varietà, con i suoi articoli istruttivi ed attraenti, col suo ragguaglio telegrafico dei più gravi avvenimenti di ogni parte del mondo e le principali notizie locali, esso compie una vera missione ed è di incontrastata utilità per gli abitanti di Rawson, Trelew e degli altri centri del Territorio. E da questa minuscola ma simpatica pubblicazione che ricaviamo alcune consolanti notizie.
I progressi della Missione anche in questi ultimi mesi sono stati rilevanti. Inauguratasi la nuova cappella di Trelew, di cui parlammo altra volta, e provviste le campane per la medesima a cura di un attivo Comitato femminile, or è sorta l'idea di erigere un nuovo tempio parrocchiale in Rawson, che è la capitale del Territorio, e a tal fine si è costituito un apposito Comitato.
Varie pie signore si sono ascritte alla Pia Unione delle Cooperatrici Salesiane, proponendosi di zelare con tutte le forze l'adempimento delle pratiche religiose e l'educazione della gioventù. Difatti la festa di Maria Ausiliatrice, celebratasi il 24 maggio u. s. rivestì uno splendore speciale non solo pel numero dei fedeli che accorsero alle sacre funzioni, ma anche per la loro frequenza ai SS. Sacramenti. In quel medesimo giorno, 24 tra fanciulli e fanciulle vennero ammessi per la prima volta alla Mensa Eucaristica; nè mancò, presso le Figlie di Maria Ausiliatrice, una brillante Accademia musico-letteraria.
Le Scuole della Missione, tanto le maschili dirette dai Salesiani, come le femminili dirette dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, sono assai fiorenti. Le prime hanno anche una banda musicale, una Schola Cantorum ed una compagnia drammatica; le seconde hanno anch'esse un grazioso teatrino.
I nostri Confratelli inaugurarono nell'accennata festa del 24 maggio un nuovo corpo di fabbrica destinato per le scuole. Dopo la Messa solenne il Superiore della Missione accompagnato dal sig. Governatore, dai coniugi Juez Letrado che fungevano da padrini e dal sig. Ispettore Martinez, procedette alla benedizione dei nuovi locali.
L'edifizio, costrutto secondo tutte le regole d'igiene, si compone di un dormitorio, di tre scuole, di un teatrino e di un comodissimo ed ampio corridoio, in cima al quale domina una bella statua di Maria Ausiliatrice. Nei locali che finora erano stati adibiti per le classi, verranno aperte nel prossimo anno varie scuole professionali.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice al principio di quest'anno scolastico hanno inaugurato in Rawson un bell'asilo infantile con solennissima cerimonia, e presentemente stanno costruendo un nuovo Collegio nella vicina popolazione di Trelew.
Anche le Missioni pel campo, nonostante l'assoluta scarsità di personale, non mancano e non mancano di apportare frutti consolanti. Quest'anno il missionario D. Ludovico Dabrowsky, dai primi di gennaio fino alla prima metà di aprile, in compagnia del coadiutore Puig, compì un'escursione di circa 4000 chilometri, toccando i punti di Cañadón Salado, Las Plumas, Carro Roto, Paso de Indios, Piedra Parada, Arroyo Lopá, De la Cancha, De Madera, Lelec, Cholila, Epuyen, Bolsón, Norquincó, Cushamen, Río Chico, Gastre, Traquetren, Sacanana e Telsen.
I frutti dell'apostolica escursione furono 329 battesimi, di cui 200 d'indigeni, 450 cresime e 22 matrimonii.
Un'altra importante missione venne compiuta nelle carceri di Rawson dal missionario D. Francesco Mattana, che attualmente impiega nel Territorio del Chubut quello zelo che esercitò per tanti anni fra i Jivaros dell'Equatore. Per tutto il mese di maggio, tre volte la settimana, egli tenne conferenze religioso-morali ai detenuti, ai quali, negli ultimi otto giorni, in compagnia del Superiore della Missione Don Vacchina dettò un corso di spirituali esercizi. Per questa circostanza venne convenientemente addobbata una sala e in questa eretto un altare. Alla devota funzione di chiusura, durante la Messa celebrata da D. Mattana sei strumenti della banda delle nostre scuole suonarono un andante religioso e la piccola Schola Cantorum eseguì varii devoti mottetti con accompagnamento di armonio. I detenuti pregavano con commovente fervore. Quasi tutti si erano confessati e molti si accostarono anche alla S. Comunione. Tutti poi furono assai soddisfatti della Missione, come dice una lettera che venti di loro, in data 6 giugno u. s. inviavano al Superiore D. Vacchina coi più vivi ringraziamenti.
Spigolando.
TANJORE (India). - Distribuzione dei premi. - Il 10 maggio, festa del Patrocinio di S. Giuseppe, nella nostra casa di Tanjore aveva luogo la distribuzione dei premi ai piccoli alunni artigiani. V'intervennero circa 400 persone fra cui parecchi membri dell'alta società, nonchè molti idolatri. Le autorità furono accolte a suon di banda, quindi un coro di ragazzi cantò l'inno salesiano. Il Direttore dell'Orfanotrofio disse un discorso di circostanza, e, compiutasi la distribuzione dei premi, il sig. M. Mascarenhas rappresentante del Collettore della città, ringraziò i Salesiani di avergli dato occasione di assistere ad una premiazione di giovani artigiani. Segui la recita di un dramma in tamul, intramezzata da canti e suoni, con grande, soddisfazione di tutti gli intervenuti.
La nostra scuola professionale di Tanjore è stata riconosciuta dal Governo, che le ha assegnato un annuo sussidio e le ha concesso facoltà di rilasciare negli esami regolare e riconosciuto diploma.
Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente
INVITIAMO i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.
Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo anche quest'intenzione generale
Implorare da Maria SS. Ausiliatrice l'unione delle Chiese dissidenti dell' Oriente.
Echi della Festa Titolare.
Ancora in Italia.
- A Chieri, il 31 viaggio, insieme colla chiusura del mese mariano si celebrò la festa titolare nella bella chiesa dell'Oratorio di S. Teresa, con intervento di S. E. Rev.ma Mons. Giovanni Cagliero, che celebrò la Messa della S. Comunione, cui si accostarono più di 400 oratoriane infervorate dalla parola dell'Ecc.mo Prelato e, per la prima volta, parecchie alunne della scuola interna. Dopo Messa Sua Ecc. benedisse il nuovo altare di marmo ed il nuovo stendardo delle Figlie di Maria, un vero gioiello artistico; e nel pomeriggio compiva tutte le funzioni, non ommesso il discorso di occasione che fu tutto un incoraggiamento alle 500 e più alunne che frequentano quell'Oratorio.
- A Novara, solennissima festa il 31 maggio nella chiesa titolare, ove convennero nel pomeriggio numerosissimi bambini e bambine, recanti profumati mazzi di fiori, per la tradizionale Benedizione. All'infantile uditorio, ilare e pittoresco, rivolse brevi ed appropriate parole l'oratore del mese mariano rev. teol. Giovanni Cupia, poscia sopra di loro discese la benedizione di Gesù Sacramentato.
- Anche a Crocefieschi (Genova) a cura di alcune buone cooperatrici e col concorso di molti fedeli del paese e delle frazioni, si celebrò una divotissima festa.
- A S. Pier d'Arena il 24 maggio venne solennizzato nella parrocchia di S. Gaetano, con buona musica e comunione generale dai giovani dell'Ospizio S. Vincenzo.
- I benemeriti Cooperatori di Genova si radunavano il 27 maggio nella Basilica di S. Siro per la conferenza prescritta. Alle io cominciò la messa solenne. Al Vangelo salì il pergamo il Can. Bedini, che tessè un elevato panegirico, in cui disse dei benefizi dell'Ausiliatrice verso il popolo cristiano in generale, e della specialissima protezione accordata alle opere di D. Bosco.
- Nella parrocchia del Torrione a Bordighera, preceduta da una devota novena predicata con molto frutto dal rev. D. Anfossi, Curato della Cattedrale di Ventimiglia, solennissima fu la festa del 31 maggio. L'Ecc.mo Mons. Ambrogio Daffra, Vescovo Diocesano, celebrò la messa della Comunione e assiste pontificalmente alla solenne che fu cantata dal P. Guardiano di Villa Palma, nella quale disse il panegirico il predicatore della novena. Scelta e ben eseguita la musica. A sera, solenne processione dopo i vespri, alla quale presero parte anche varii parroci circonvicini, Mons. Riccard di fresco nominato Cameriere Segreto di Sua Santità, e l'Ecc.mo Mons. Daffra. Il simulacro della Vergine era portato dai soci della Fortitudo. Rientrata la processione in chiesa, il venerato Pastore tenne ai Cooperatori la prescritta conferenza salesiana ed impartì la trina benedizione. La festa si chiuse con un'artistica luminaria.
- A Parma Maria Ausiliatrice venne festeggiata il 27 maggio u. s. ; ne disse il panegirico il ch.mo dott. D. Domenico Pasi, direttore diocesano dei Cooperatori di Faenza. A sera si cantò il Te Deum per l'onore fatto da Dio e dalla Chiesa alla nostra Pia Società coll'introdurre la causa di D. Bosco.
- I Cooperatori di Mantova, a cura del loro Direttore Arciprete D. Amos Marchesi, il 24 maggio si raccolsero ad udire la conferenza che fu detta dal rev.mo Mons. Carlo Gaia, Arciprete mitrato del venerando Capitolo Palatino.
- A Villa Tagliata (Guastalla), mercè lo zelo di quelle buone Cooperatrici, venne festeggiato anche quest'anno con slancio di devozione il 24 maggio sacro all'Ausiliatrice dei Cristiani. Al mattino buon numero di Comunioni. Nel pomeriggio molto concorso di popolo ad ascoltare la calda parola del
rev. P. Pellegrini O. M. oratore del mese mariano a Guastalla, il quale disse delle doti e privilegi dell'umile Verginella di Nazaret, di cui pure rilevò a colori vivi e smaglianti le glorie e i trionfi a traverso i secoli.
- A Padova, nella chiesa dell'Immacolata, per lo zelo del giovane oratore tutto il mese mariano, particolarmente il discorso di chiusura, con molta soddisfazione degli uditori fu dedicato alle glorie di Maria Ausiliatrice.
- A Brisighella (Ravenna) il 31 maggio nella cappella dell'Istituto Casanova diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice si festeggiò la Celeste Patrona. Celebrò la messa della Comunione generale il rev. e zelante Arciprete Mons. Antonio Casanova, che rivolse commoventi parole di circostanza alle numerose giovanette ed alle altre pie persone ivi raccolte. Le giovani alunne delle Scuole Pie e dell'Oratorio Festivo eseguirono musica sacra scelta e soavissima. Nel pomeriggio, dopo la funzione religiosa, preceduta da un toccante discorso del sullodato arciprete, ebbe luogo nel cortile dell'Istituto una riuscitissima accademia, che terminò colla premiazione delle giovanette che frequentano l'Oratorio Festivo, alla quale intervennero numerosissime cooperatrici salesiane.
- A Portici (Napoli), nella cappellina esterna dell'Istituto Salesiano la nostra tenera Madre e Patrona raccolse quest'anno i primi trionfi. Essendosi notato fin dal principio del mese un singolar fervore nei divoti, si cominciò con maggior zelo a parlare della divozione a Maria Ausiliatrice e delle grazie copiose che Ella spande sui suoi divoti. Fu la scintilla che ben presto destò un incendio meraviglioso. Subito la pia Associazione eretta canonicamente nella cappellina ebbe un bel numero di ascritti che alla fine del mese superavano il centinaio. Pertanto con le migliori disposizioni nell'ultimo giorno del mese si celebrò una splendida festa. Numerosi i fedeli che al mattino si accostarono ai SS. Sacramenti, e commovente la funzione della sera, in cui i più elle cento ascritti all'Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice, dinanzi a Gesù Sacramentato promisero di zelare il suo culto e quello della sua e nostra dolcissima Madre. Una graziosa illuminazione di tutta la villa annessa pose fine alla memoranda giornata.
I nuovi ascritti si sono proposti di celebrare regolarmente la commemorazione di Maria Ausiliatrice la domenica seguente il 24 di ogni mese.
- Anche a S. Gregorio di Catania, mercè lo zelo dei numerosi ascritti all'Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice e dei chierici dell'Istituto Salesiano, la chiusura del mese mariano fu un vero plebiscito di affetto alla Madonna di Don Bosco. Le funzioni religiose si svolsero nella matrice per la circostanza addottata con gusto. Fin dai primi vespri fu un continuo accorrere di popolo ai piedi della Vergine trionfante in su l'altare maggiore in mezzo alla luce di mille ceri ed al profumo dei fiori che ornavano tutto il presbitero. Numerosa la Comunione. Alla messa cantata, in cui la Schola Cantorum dell'Istituto eseguì scelta musica, il predicatore del mese mariano dimostrò al popolo che gremiva la chiesa l'opportunità del culto alla Vergine Ausiliatrice. N'è mancarono i doni votivi. Una signora venuta appositamente da Aci Castello offerse un paio di orecchini ed un ricco fermaglio in ringraziamento alla Vergine per la guarigione prodigiosa del suo figliuoletto: e vi furono altri ex-voto in oro ed in argento per grazie ricevute. Bella la processione dopo i vespri, nella quale la statua dell'Ausiliatrice fu portata dalla Parrocchia all'Istituto. Quivi, nel cortile d'ingresso trasformato da eleganti palloncini alla veneziana in amplia sala luminosa, si svolse una riuscitissima accademia musico-letteraria. Col concerto della banda cittadina ed attraenti fuochi pirotecnici si chiuse la simpatica festa.
- A Siracusa (scrive il Can. Ferdinando Lantieri) e nella borgata di S. Lucia, anche quest'anno venne solennizzata la festa della Celeste Avvocata. Sebbene inferno, dopo tanti giorni che ero stato costretto a stare a letto per grave malore, fu prodigio, vero miracolo l'alzarmi in quel giorno di grazie e di favori celesti: e cantai la messa per la Pia Unione. Fu sorpresa di tutti i devoti, sapendomi ammalato, di vedermi all'altare. La Vergine SS. mi concesse la forza di sciogliere questo voto del cuore, adempiuto con tutto il raccoglimento dello spirito e dell'anima mia. Si preparò la festa con un triduo; ed io godei di cuore nel comunicare nella detta messa tante anime buone, specialmente di giovanette; fu una gara di santa devozione ».
- A Nurallao (Cagliari), a cura di quel rev. Parroco D. Salvatore Piras, anche quest'anno si ebbe nella festività di Maria Ausiliatrice, una numerosa Comunione alla prima messa e al principia di quella solenne. Questa, interrotta al vangelo dal panegirico detto dal Parroco di Gesturi, rev. dott. Albano, riuscì imponentissima per l'affluenza del popolo che rigurgitava fin sul piazzale della chiesa.
- Delle leste celebratesi all'estero, nel prossima numero.
GRAZIE E FAVORI
La salute degli infermi..
I. - La mia figlia Giulia di circa 3 anni, ammalava mesi or sono di cruda menengite cerebrale, mostrando tutti i sintomi di detta malattia, rigidezza caratteristica dei muscoli alla nuca, convulsioni e in fine paralisi di senso e di moto, rinsanendo in tale stato per ben 17 giorni, straziando il cuore a quanti la vedevano. Il medico curante e un altra professore chiamato a consulto dichiararono il caso disperato, soggiungendo che solo un miracolo poteva salvare la mia figlia. Unanimi noi chiedemmo con una novena fatta con gran fede la guarigione della piccola Giulia a Maria, Ausiliatrice, sempre che fosse volontà di Dio e di salute eterna della piccola innocente. La novena veniva accompagnata dalla promessa di far celebrare una Messa di ringraziamento nel suo Santuario a Torino e di pubblicare la grazia ricevuta nel Bollettino Salesiano, ed ora riconoscente adempio ogni promessa esortando i cristiani a ricorrere nei loro bisogni alla miracolosa Madonna del Venerabile Don Bosco.
Poggio di Brisighella (Ravenna), 6 luglio 19o8. COVA DOMENICO.
II. - Il 16 marzo p. p. mio padre cadde a terra dal tetto di una casa dell'altezza di otto metri e mezzo. Trasportato a letto non dava più segno di vita e il suo corpo era tutto pesto, quando gli sopraggiunse l'angina pectoris e i medici disperavano di salvarlo. L'infermo si confessò e ricevette il S. Viatico. Ci rivolgemmo con fiducia a Maria SS. Ausìliatrice supplicandola che anche questa volta, come aveva fatto altre, ascoltasse benigna le nostre suppliche e ci concedesse la grazia della guarigione. E la sospirata grazia non si fece aspettare, poichè nel giorno stesso che noi cominciammo le preghiere, il moribondo cominciò a migliorare ed ora è un mese che si alza e cammina da solo.
S. Vendemiano (Treviso), 1 luglio 19o8.
MARIA BALDINI SPELLANZONE.
La difesa degli innocenti.
Una vedova, madre di parecchi figli che sostenta col suo lavoro, fu fatta segno per alcuni mesi a diverse calunnie, che la tradussero anche dinanzi ai tribunali. Non trovava via per provare la propria innocenza ed era imminente la condanna. In preda alla più grande angoscia, mise tutta la sua speranza in Maria Santissima Ausiliatrice, di cui è devotissima, e, inaspettatamente ed in modo meraviglioso, le calunnie caddero l'una dopo l'altra in breve tempo, la sua innocenza ne uscì chiara e lampante ed i suoi nemici furono condannati. Riconoscente a Maria, da cui solo ripete la sua liberazione, fa un'offerta per le opere salesiane e prega di pubblicare la grazia.
Ascona (Canton Ticino), 7 luglio 1908.
Sac. G. B. MAZZETTI.
Un buon esempio.
Piedimulara (Domodossola). - Il sottoscritto Parroco in unione ai suoi parrocchiani invia L. 12,50 per le Opere Salesiane come ossequio di un giorno del mese mariano ad onore di Maria SS. Ausiliatrice, invocandone la materna benedizione.
23 maggio 19o8.
Teol. LUIGI RICCA, Arcip.
Malta-Sliema - Il 30 gennaio mi ammalai per una malattia trascurata, sì gravemente, che in due giorni mi trovai in fin di vita; la sera del 2 febbraio fui pure viaticata. Ma invocata l'assistenza di Maria SS. Ausiliatrice promettendo, con voto, di pubblicare la grazia sul Bollettino cominciai subito a star meglio ed ora adempio la promessa, ringraziando di cuore Maria SS. per la guarigione ottenuta.
13 giugno 19o8.
A. C.
Sampierdarena. - Lo scorso marzo fui colpito dal morbillo per cui dovetti tenere il letto per quasi venti giorni. Ristabilito alquanto, credevo di poter continuare nell'apprendimento della mia arte, quando fui colto da una malattia peggiore della prima , la nefrite, che mi ridusse in poco tempo in uno stato deplorabile. D'in mezzo ai miei dolori mi rivolsi con fiducia a Maria SS. Aiuto dei Cristiani, per me la pregarono anche i miei compagni e in breve fui completamente guarito. Quanto è buona Maria Ausiliatrice!
1 giugno 19o8.
FERRERO LEONARDO
Allievo scultore.
Lu Monferrato. - Mia figlia, d'anni 13, fu colta da malattia di cuore alla quale si unì ben presto la pleuro-polmonite ed una forte infiammazione agl'intestini. Le varie e gravi malattie la ridussero in fin di vita ; ogni speranza era perduta ed il Dottore curante mi preparava alla dolorosa perdita, quando fui esortata ad incominciare una novena a Maria Ausiliatrice. Potenza della Madonna! Terminata la novena, il dottore trovò la figlia assai migliorata e fuor di pericolo. Ora è in piena convalescenza. Siano grazie alla Madonna del Venerabile Don Bosco !
2o aprile 19o8.
ADELE BATETTA.
Locana. - Ho ottenuto la guarigione di un mio nipotino che da anni era travagliato di male nervoso. Dopo aver consultato tutti i medici dei dintorni, e di aver tentato tutte le cure che ci vennero suggerite (e sempre invano!) un giorno dissi a sua madre: « Guarda , figlia mia, nessun altro potrà guarire il tuo Giorgetto se non Maria Ausiliatrice ! L'anno scorso ai 24 maggio ci recammo tutti a Torino in Valdocco a pregare e fare una piccola offerta alla Gran Madre e subito il nostro fanciullino migliorò ; ora facciamo voto , se guarirà perfettamente, di pubblicare la grazia! » D'allora in poi il nostro fanciulletto non ebbe il minimo male. Nessuno della nostra casa si sarebbe creduto di poter godere la fortuna di sì pronta guarigione.
18 maggio 19o8.
ANGELA BERTOLINO-BELLINO.
Voghera. - La mia bambina trastullandosi cadde malamente producendosi una contusione al ginocchio sinistro. Dopo tre mesi di cura sotto dotti e valenti medici , non vedendo miglioramento e temendo della sua perfetta guarigione mi rivolsi con fervore a Maria SS. Ausiliatrice e oltre la novena recitata in suo onore promisi di pubblicare la grazia qualora l'avessi ottenuta ; e questa buona Madre non me la fece aspettare, perchè prima che terminassi la novena potei veder la mia bambina camminare diritta come prima della caduta. Riconoscente invio l'offerta promessa.
Aprile 19o8.
LIVIA QUAGLIA.
Nizza Monferrato. - Il 15 marzo 1907 , colpita da fiera polmonite doppia , non lasciai , in breve tempo, speranza alcuna di guarigione. Gli umani rimedi, le cure amorosissime ed incessanti, di cui mi circondavano le venerate superiore e le buone sorelle, pareva non dovessero scongiurare l'imminente pericolo, tanto che, dietro consiglio dei medici, chiamati a consulto, il mattino del 30 marzo si credette bene sollecitare telegraficamente l'arrivo dei miei cari lontani.
Chi poteva salvarmi dalla morte? La Celeste Madre, Ausiliatrice dei Cristiani, Signora potente del S. Cuore di Gesù. Ed Ella appunto, pregata con fiducia da tante anime buone, mi concesse la grazia.
1 giugno 1908. -
Suor CATERINA FASOLA
Figlia di Maria Ausiliatrice.
Torino. - Il 27 novembre dell'anno scorso arrivavo a casa quasi di corsa con un accoramento misto di speranza e di timore per la grave malattia di mio padre. Prima di poterlo vedere incontrai il medico, il quale per tutto incoraggiamento mi disse che ogni speranza era omai svanita. Feci fare un consulto , ma vedendo che il malato precipitava e stava per perdere ogni conoscenza, gli feci amministrare i SS. Sacramenti e incominciai una novena di messe ad onore di Maria Ausiliatrice, promettendo di recarmi al suo Santuario in Torino a ringraziarla. Durante il novennio non vi fu miglioramento di sorta, anzi la malattia pareva ancora aggravarsi , ma all'ultimo giorno, quando si temeva la catastrofe da un'ora all'altra , il caro ammalato parve riaversi da morte a vita e andò sempre migliorando sensibilmente; e quantunque la convalescenza sia stata piuttosto lunga, tuttavia guarì perfettamente. Oggi adempio il mio voto, ringraziando la potentissima Vergine che si degnò esaudire le mie povere preghiere.
Maggio 19o8.
D. Gio. BAUDINO
Vicecurato di Pradeboni.
S. Nicolas de los Arroyos (Rep. Arg.). - Aveva il mio caro ed unico bambinello Oscar di poco più di un anno gravemente infermo per infezione intestinale, essendo giunta la febbre sino ai 40 gradi e disperando il medico di poterlo salvare. Ricorsi allora a Maria SS. Ausiliatrice, a cui sempre professò una tenera divozione tutta la mia famiglia, specialmente il mio caro papà. Posi una medaglia al collo del bambino e pregai in compagnia della mia consorte e feci una promessa. Al dì seguente mio figlio, come per incanto, stava bene e fuori di pericolo. Ora è del tutto ristabilito. Grazie, Maria, monstra Te esse Matrem anche in avvenire!
Marzo 19o8.
GIOVANNI LANZA Di ANTONIO.
Bertassi (Torino). - Caduta gravemente ammalata e ricevuti i SS. Sacramenti, mi votai a Maria SS. Ausiliatrice, dando principio a una novena in onore di Lei. Finivano tuttavia i nove giorni senza che nulla in me accennasse alla desiderata grazia. Desistere? quasi che Maria non mi volesse in questo esaudire ? Anche la rassegnazione è virtù eccellente ; ma un intimo sentimento mi spingeva a fiducia e di tal maniera che io ricominciai altra novena, più di ringraziamento che non di domanda. Non rimasi delusa ; ché, venuto il 9° giorno, eccomi liberata da ogni mio incomodo. Sia adunque benedetta la tesoriera delle grazie!
10 maggio 19o8.
NATALINA MARITANO.
Malcesine sul Garda. - Il giovanetto Egidio Tri-meloni, già due volte salvato da Maria , oggi ancora deve ringraziare l'Ausiliatrice dei Cristiani. Affetto da una terribile otite, dopo inenarrabili dolori, i medici lo dichiararono quasi perduto. Un solo ed unico tentativo di salvezza era l'operazione ; ma anche questa veniva giudicata difficile, tanto, più che il paziente pareva già minacciato da meningite e per giungere alla clinica doveva percorrere cinquanta chilometri in carrozza. Ad ogni modo si tenta l'unica via , mentre la famiglia desolata ricorre con fiducia a Maria Ausiliatrice, la quale esaudisce le preghiere de' suoi devoti , fa riuscir bene contro ogni speranza l'operazione , e il giovanettoè salvo. Riconoscente, la famiglia mantiene la promessa, inviando la sua offerta al Santuario di Valdocco,
19 maggio 19o8.
Arcip. ANTONIO MORETTO Coop. salesiano.
Marsala. - Il mio bambino Luigi Alessio infetto da febbri malariche e poi da bronchite , era arrivato a tal punto che fortemente temevasi per la sua cara esistenza. In questo stato di cose disperando nei mezzi umani, mi rivolsi a Maria SS. Ausiliatrice di cui appesi un'immagine al capezzale del bimbo.
Improvvisamente il malatino si destò dall'assopimento in cui giaceva e sorrise! Quel sorriso fu il principio della sua guarigione. Riconoscente chiedo di essere inscritto fra i Cooperatori salesiani.
2 maggio 1918.
FRANCESCO RINALDI COPPOLA.
Terranova di Sicilia. - Colpiti da febbre infettiva tanto io che la mia consorte, facemmo ricorso a Maria Ausiliatrice. Mentr'io sembrava migliorare, fui colpito da terribile emorragia: ma da ogni incommodo ci ha ambedue perfettamente liberati la Vergine Ausiliatrice. Riconoscenti inviamo l'offerta, promessa.
30 maggio 19o8.
Cav. ALESSANDRO ALDISIO CARTIA e GIUSEPPINA ALDISIO C. MONTESANO.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti
A*) - Acquasanta (Genova): R. B. 5 - Albino (Bergamo): Rossi De Cristoforo 10 - Alcamo (Trapani): C. C. 5 - Alice Castello (Novara): Mazza Serafina 2 - Andora (Genova): Filippo Tagliaferro 5, - Aosta: Can. N. Nicco 3 - Arona: Maria Vallenzasca ved. Sartori -- Asti: Fagnano L. 2,50 -Azeglio (Torino): Teodoro Presbitero 5 .
B) - Bagnatica (Bergamo): Maestroni Angela 2 -- Bagnone (Massa Carrara): Raggi Giovanna 1 - Barzesto di Schilpario (Bergamo): Morandi Maddalena 5 - Bassano (Vicenza): Bizzotto Elisa 5 - Bianzè (Novara): Simello Giuseppina - Biella (Novara): Coppa Anna 10 - id.: Magnino Rosa - Birongi (Reggio Calabria): Raspa Giuseppe prof. arciprete 50 - Bologna: D. Angelo Barigazzi 3 - id.: Cesira Monti 2 - id.: Sofia Malagoli - id.: Sorelle Tabboni a mezzo di Ida Bertocchi 12 - Boscomarengo (Alessandria): Bonatello Vincenzo 5 - Bottonasco (Cuneo): Isoardi Giuseppe 12 - .Bra: Fissore Antonio e Maddalena 18 - Bronte (Catania): D'Asaro Filippo 5 - Buggerru: Streva `Vincenzo 5 - Bussoleno: Bertone Giuseppe - Buttigliera Alta (Torino): Passino Ester 2.
C) - Calascibetta (Caltanisetta): Elisa Tita Corvaia 4 - Calestano (Parma): Cavatorta Maria 5 - Caltanisetta: Felice avv. Cacciatore 5 - Caluso (Torino): Actis Celestina di Lodovico 2 - Camerana (Cuneo): Cardelina Maria - id.: Bosio Carlo 2 -- Candelo (Novara): Zanone Enrico 2 - Cannobio (Lago Maggiore): N. N. 5 - Caraglio (Cuneo): Sorelle Riberi 50 - Carignano: Gandiglio Rosa - Carmagnola: C. M. 2 - Carovigno (Lecce): N. N. - Carrù: Milano Margherita - Casalborgone: Rog.gero Anna' - id.: Torre Giuseppe - Casal Cernrelli (Alessandria): Boidi Clotilde e figlio Teresio io - Caselle Scrivia (Genova): Reghitto Dionisia 30 - Castelrosso: Boseilo Giovanni - id.: Musso Paola 5 - Castel S. Pietro: Giorcelli Anna - Castronovo (Salerno): Pellittere Pietro fu Antonino 7 - Cavaglià (Novara): Boggio Celestina 25 -. Cavallermaggiore: Rocca Lucia - Ceresole d'Alba: Avv. Demetrio Aschieri 2 - Cerqueto (Perugia): 'Ottaviana Agatina 5 - Challant Saint-Victor (Torino): Bonin Felice io - Cividale (Udine): Pia Moro Picco 5 - Cisternino (Bari): Concetta De Vitofranceschi io - Conegliano Veneto: Scarpis Giulia 5 - id.: N. N. - id.: N. N. - Conzano Monferrato: B. F. 2 - Corneliano d'Alba: Albiito Cagliero Teresa - Croce fiesclai (Genova): Zeffirina Crono a nome di alcuni divoti 5 - Crescentino: Costa Antonietta ved. Lobbe 3.
D) - Diano d'Alba: Arione Guido - id.: Olivero Margherita Servetti - Dorno (Pavia): L. M. 14
E) - Erba (Como): Dott. Redaelli Carlo.
F) - Fagnano Olona : N. Saporiti 5 - Fari.giiano: Una cooperatrice per diverse grazie 3 - Firenze: Spizanti Anna 5 - id.: Rossi Foschi Angelina ved. Pasi 20 - Forlì: M. B. 2 - Francenigo (Treviso): Due divote di M. A. 4 - Frossasco (Torino): C. P.
G) - Gemona (Udine): Clorinda Capetti 5 - Genova: Anna Prefumo io - id.: Zanini Rosa soid.: Moscatelli Antonietta io - Gris di Bicinicco: Deotti Maria 4 - Grondona: Oppiallo Palmira 25.
I) -- ]mola (Bologna): Letizia Dal Monte io.
J) - Jerzu (Cagliari): Battistina Contù io.
L) - La Morra (Cuneo): Alessandria Maria, Alessandria Margherita, Viberti Giuseppe. - id.: Viberti Domemco 2 - id.: Viberti Margherita 2 - La Thuile (Torino): N. N. 2 - Lecco (Como): Baggioli Giovarmina io - Licata (Girgenti): Sorelle Orlando 3 - Livorno: P. Sutto 2 - Lovero Vallellina (Sondrio): Giudice Teresa 5 - Id.: D. Andrea Dal Pozzo 4 - Lu Monferrato: N. N. so - Lugano (Svizzera): N. N. a nome suo e di altra pia persona io - Lumignano (Udine): Macoriglio Luigia 5 - Lusigliè (Torino): B. M.
M) - Maggiora (Novara): Fornara Maria 5 -
- Malo (Brescia): Manca Luigi 2 -, Maniago (Udine): Costante Siega 25 - Mantova: Camilla Cavriani del Verme io - Martinengo (Bergamo) Asperti Battista 2 - Mendrisio (C. Ticino): Maria Medici 5 -- Mezzanabigli (Pavia): Mezzadri Carolina - Mezzana Rabattone (Pavia): Calcante Ermilio 3 - Mineo: Sidati Luigi Capuana i - Mirafiori: Borda Rosa - Modica (Siracusa): Sac. Cariola Giuseppe lo - id.: Annetta Zammitti -- Molina (Tirolo): Franzmelli Margherita 9.50 - Molo di Borbera (Alessandria): Spazzarino Giuseppe 15 - - Mombello Torinese: Demesso Lucia - Montanaro (Torino): Bassino Niccolina n. Varese 5 - id.: Clara Giovanni - Montevecchia (Como): Giuseppina Mazzini i.
N) - Negrar (Verona): Vincenzi Lina 3 - Nembro (Bergamo): Ghilardi Giuseppe 6 - Neuchdtel (Svizzera): Ronchetti Giuseppe io - Nictheroy (Brasile): J. riconoscentissimo
O) -Occimiano (Alessandria): Delodi Felice 2 - Olginate (Corno): Polvara Sebastiano 1.90 - Olmeneta (Cremona) : Erminia De Poli Musoni 5 - Ormea (Cuneo): Campagno Carolina 10 - Ovada (Alessandria): M. Rossi Gio. Battista 5 - id.: M. N. M. 1.
P) - Palermo: Colosi Giuseppe 2 - Parma Erminia Sagno Negro io -- Pedina (Piacenza) Casali Giovanni 5o - Piazza Armerina (Caltanisetta): Antonietta La Vaccara La Bella 5.20 - Pinerolo (Torino): M. B. 10 - Pinzolo (Tirolo): Lodovico Biasi 5 - Pisa: Labiano Micheletti 5 - Poirino (Torino): Menso Giuseppe 5 - Pola (Austria): Erminia Lettis - Pontecasale: Beppino Turri io - Pontelagoscuro (Ferrara): M. R. Malacarne 3.50 - Pontevico (Brescia): Grandoni Maria e Adelinda io -- Ponzone (Acqui): Fruttero D. Andrea. Maestro Cappellano 4 - Pordenone (Udine): Elisa Bonin Guarnieri 5 - Porte di Pinerolo: Giuliano Tommaso - Pralormo (Torino): Dassano Giovanna.
R) - Rancate (Canton Ticino): Aurelia Bernasconi 5o - Redona (Bergamo): D. Giacomo Svanini a nome di Giuseppe Valtellini 8 - Reggio Emilia: Giulia Spallanzoni 2 - Remedello Sopra (Brescia): Donnini Leopoldo 35 - Riccione (Rimini): Mariannina Kiilhel Basigli 5 - id.: Anna Brunelli 5 - Roma: Cav. Andrea Cremaschi so - id.: N. N. 40.
S) -- Sannazzaro de' Burgondi: Camillo Ferretti 5 - S. Germano Vercellese: Paggi Antonio 5 - S. Giorgio di Mantova: Luciano Poletti io - S. Giovanni Bianco: Gamba Rosina 5 - S. Leo: Felicita Tani 9 - S. Pier d'Arena: E. Ceat i - S. Salvatore Monf.: Molina Amalia 1 - Sant'Anatolia di Borgocollefegato (Aquila): D. Alessandro Parici 15 - Santa Maria in Stella (Verona): Bertoldi Don Alessandro 14.60 - Santa Margherita Ligure: Benedetta Costa fu Giuseppe 25 - id.: Lauco Anna 5 - S. Vittoria d'Alba: R. V. 5 - Saronno: Lauro Vago 5 - Savona: M. C. 2 - Scaldasole (Pavia): Drisaldi Teresa 4 - id.: Poltroneri Giovanni i - Scheggia (Perugia): D. Angelo Torcolini 10 - Semonzo (Treviso): Berton Domenico, Parroco 10 - Sesto al Reghema (Udine): Giselda Milani - Siviano: Gandolfo Anna - Soazza (Grigioni-Svizzera): Gattoni Aurelia 10 - Steinach (Baden) Vittore Crestati 12 - Stroppiana (Novara): Gurgo Cristina 3 - Suna (Lago Maggiore): D. Giuseppe Vallada 2.
T) - Tarcento (Udine): N. N. 2.30 - Terno d'Isola (Bergamo): Rosa Morandi G. 5 - Terralba (Cagliari): D. Battista Casulo 2 - Thiene (Vicenza): La famiglia S. 13 - Tirano (Sondrio) : Omodei Anna io - Torino: M. V. 2 - id.: N. N. per la conversione di una giovane - id.: Adele Santagostino De-Gaudenzi -- id.: Elena Roggeri 200 - id.: Ferrero C. -- id.: Mezza Margherita - id.: N. M. 2 - id.: N. M. 2 - id.: E. A. - id.: F. R. C. 5 - id.: Colombo Margherita -- id.: Maria Coriasso - id.: T. F. 10 - id.: Domenica Barberis ved. Granaglia - id.. Caldera Vittoria - id.: Ferreri Elisabetta - id.: Ferraris Anna - id.: N. N. 1 - Torre di Pordenone (Udine): N. N. 5 - Tortona (Alessandria): Sorelle Bernasso 10 - Trecate (Novara): Peroni Giuseppina i - Treviso: Marchesa Teresa di Canossa 25 - Trivero (Novara): Celestina Aprile 5 - Troffarello (Torino): Mariscotti Carolina - Troina (Catania): Monastra Angelo 5 - Tunisi: Clementina Mirabile - Turrida (Udine) Fabris Maria 15.
U) - Udine: Del Pup Cesare io.
V) - Valdagno di Vicenza: Anna Garbin 5 - Varazze (Genova): Lucia Marchese 5 - Vazzola (Treviso): Lucia Clori Spellanzor. 3 - Venezia: Alvera Ines 25 -- Vercelli: Paggi Can. D. Eusebio 5 - Verolengo: Piccotini Pietro 5 - id.: Piccotini Amedeo 2.50 - Verona: Elisa ved. Guiso Belisai 3 - id.: Zininelli Maria a mezzo della suddetta 2 - Vicenza: Nalessa Maria 3 - Vignarello (Novara): Signorello Emilia Silva io - Vigone (Torino): N. N. 5 - Vigonovo (Udine): D. Nicola Nadir 10 - Vigo Rendeva: Gasperi Elisabetta 5 - Villafranca d'Asti: Rosalia Berra 2 - Villano franca (Cagliari): Masala Ernestina 12 - Vizzini (Catania): Garra Emannella 3 - . Vocernola (Alessandria): Rossi Santina 2.
X) - S. Emilia - F. C. della provincia di Alessandria per senalatissima grazia ricevuta.
Santuario di Marìa Ausiliatrìce
TORINO
Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per qualsiasi corrispondenza in proposito, rivolgersi al Direttore dell'Oratorio S. Francesco di Sales - Via Cottolengo, 32 --- Torino.
Per celebrazione di S. Messe e per novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario.
Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS: Ausiliatrice.
AVVISO.
A cominciare dal 15 agosto fino alla 2a domenica di ottobre, nei giorni festivi vi sarà nel pomeriggio una sola funzione, alle ore 16.
DALL'EQUATORE
L'Asilo Santistevan di Guayaquil in vacanza ad Atocha. (Lettera del Sac. Felice Tallacchini).
Guayaquil, 24 mangio 1908.
Ai Lettori del Bollettino »,
IL viaggiatore che da Ambato si dirige a Quito, partendo dalla prima delle due città in diligenza, vede scorrere alla sua sinistra un gentile scenario. Scendendo le falde del nodo altissimo del Chimborazo, il suolo viene dolcemente declinando per circa tre ore di strada a cavallo, finchè d'un tratto si sprofonda quasi a precipizio e in fondo scorgesi una spianata gremita di case; è la città di Ambato, ove ti portano le cavalcature in rapida discesa, le carrozze facendo tre zig-zag, ed il treno, appena costrutto, per mezzo d'una lunga curva.
Dalla spianata la via carrozzabile discende ancora per un breve tratto sino al ponte di pietra gettato sul fiume omonimo alla città, uno dei duecento costrutti dall'immortale Garcia Moreno sulla pur sua via nazionale; poi sale l'opposto declivio del versante. Quasi formando una valle entro un'altra più ampia, si precipita rumoreggiando il fiume, ora dalle limpide cascatelle, ora dai gorghi torbidi, ma sempre vorticoso. A destra e a sinistra, lascia alte rupi e diroccate balze, ma verdi e popolate queste e quelle di alberi resinosi e fruttiferi, di campi di frumento e di gran turco, finchè le due sponde si avvicinano dall'un lato dolcemente, e dall'altro quasi a dirupo.
Il clima, gelato sulle vette da principio accennate, quasi freddo sugli altipiani circostanti è qui assai mite, presso che caldo; per cui vedonsi in ogni parte folti boschetti di eucalyptus, ove fiorisce la rosa col gelsomino, e tigli, platani e pioppi, e graziosi giardini, ed orti fecondi, e rigogliose praterie seminate di alberi nostrali ed esotici; quelli perpetuamente verdi, questi fedeli al sacro uso di spogliarsi o rivestirsi di foglie e fiori a seconda della stagione, quasi memori dei zeffiri primaverili che in altri siti ne cullarono la infanzia. Similmente albicocchi, peschi, granati e ficaie prosperano a fianco dei mandorli, aranci e limoni, mescolando il profumo di loro fiorescenza; e la vite, sempre generosa, non sa se prediligere l'ombra del capulí o ciliegio equatoriale, a quella del ciliegio europeo o del folto olivo o dello svelto palmizio.
Qua e là nascoste dall'edera inerpicata e quasi sepolte nel fogliame, al tepore imbalsamato degli aprici giardini numerose villette scoprono qualche lembo bianco, azzurro o roseo del loro muro; tra le fronde sorgono pure due modeste torricelle, che annunziano essere là nel bosco un piccolo paese colla sua chiesuola, col buon curato, e col romantico cimitero, ove l'ombra degli alberi, il profumo del prato, il silenzio degli uomini, il dolce canto degli augelli, più che a morte, invitano al sonno.
Ma sopra tutte le altre costruzioni ciò che attira lo sguardo è un edificio turrito, rettangolare, di effetto architettonico, ergentesi su di una scalinata, sormontato da un cupolino e fronteggiato da un muro adorno di dodici statue, le quali, bene o male, vogliono rappresentare il Collegio apostolico. Quello è il seminario di Atocha, chè così chiamasi il villaggio.
Da quattro anni tenuto dai figli di D. Bosco, quando questi ne furono sloggiati, rimase come nido abbandonato fra i rami di ombrosa selva. Ma sempre non lo è. È questo il secondo anno che durante la stagione delle vacanze, dopo gli esami di gennaio vola là dalla spiaggia del Pacifico, dalla fervente ed inferma Guayaquil, uno stormo di allegri uccelletti, voglio dire gli ottanta alunni del nostro Asilo Santistevan.
Dopo due giorni e più di rovinoso viaggio in treno, i vispi Guayaquilesi arrivano là mogi, cadenti per lo strapazzo, intirizziti dalla vista più che dal freddo della neve, cui molti di essi non sapevano che esistesse. Ma subito si rimettono. La tepida ed ossigenata atmosfera, i freschi ruscelli, le allegre passeggiate, le capriole sui poggi, gli splendidi panorami dei gelidi monti, che intersecati da valli ubertose, suppliscono il lussureggiante spettacolo delle foreste e dei maestosi fiumi lasciati sulla costiera, il perpetuo sereno del cielo appena interrotto da grate pioggerelle, la salubrità delle fecole e il sugo di molta frutta saporita rifanno quegli ottanta corpicini dal languore prodotto dalle scolastiche fatiche di nove mesi e nel clima snervante delle febbrifere paludi.
Infatti dopo pochi giorni di vacanza i volti smunti e flosci si arrotondano e su essi torna a fiorir la rosa - che pur dianzi languìa - e molle si riposa - sui gigli di Aria!
Allora i giuochi e le passeggiate si intercalano con moderati studi favoriti dai ben assettati locali, dal raccolto recinto interiore, dai tersi corridoi, dalle igieniche aule, dall'arieggiato dormitorio e sopratutto dal soave soffio di pietà e d'amore che spira dalla divota cappellina interna, quasi ad emulare gli aromati olezzi dei fiori di arancio, onde s'impregna il chiuso cortiletto.
E cogli studi letterari dello spagnuolo, dell'italiano, del francese ed inglese, cogli studi delle scienze matematiche e naturali, s'intrecciano le ore destinate alla declamazione, agli strumenti di corda ed al canto della musica classica; chè ogni nota discordante dalle belle armonie della natura e della fede, di là è sbandita con ogni elemento nemico alla pedagogia, per l'assidua vigilanza del Direttore; nè mancano i lieti momenti concessi al cinematografo e alla macchina parlante di Edison.
Là, più che altrove, il collegio è una famiglia, in cui si affratellano gli alunni coi loro maestri; dove sorride collo spirito di D. Bosco il volto paterno, sempre giocondo e quasi infantile, del virtuoso e benemerito tutore dello stabilimento, il Canonico Giuseppe Maria di Santistevan.
E perchè nulla manchi alla nota di famiglia, non vi fa difetto il nonno. Così appunto chiamasi per unanime consentimento degli 8o fanciulli il buon salesiano sessantenne Ottavio Donoso, incaricato come farmacista dell'infermeria e de' leggeri malanni, nonchè di accudire d'ufficio i più piccini. Così il realismo unendosi alla poesia nella figura di un censore nonno riempie un vuoto che non è facile riparare nei bambini: il bisogno di avere con chi poter sempre sorridere e lagnarsi e piagnucolare copre farebbero attorno le gonnelle della mamma.
E delle vacanze ad Atocha, basti; chissà che presto non mi faccia vivo con altra mia.
Di tutti i benemeriti Cooperatori,
Servo umilissimo
Sac. FELICE TALLACHINI
La «Causa » di D. Bosco
IL giorno 8 tulio u. s. il S. Padre ha ratificata e confermata la sentenza emessa dalla S. Congregazione dei Riti super cultu nunquam exhibito al Venerabile Servo di Dio, D. Giovanni Bosco, conforme i Decreti di Papa Urbano VIII.
È un altro passo fatto dalla . Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Venerabile nostro Fondatore, per la quale sollecitiamo vivamente speciali continuate preghiere da tutti i buoni Cooperatori e da tutte le pie e zelanti Cooperatrici. A Valdocco.
Gara catechistica. -- Il 16 luglio 43 giovanetti artigiani con non ordinaria sicurezza gareggiavano sullo studio di tutto il piccolo Catechismo. Al consolante spettacolo assistettero anche i loro compagni e tutti gli alunni studenti. La gara si protrasse per oltre due ore finchè vennero proclamati vincitori a pari merito i giovani Bocca Enrico, allievo sarto, e Ronco Francesco, allievo falegname. Il sig. D. Rua espresse ai gareggianti i suoi vivi rallegramenti e rivolse a tutti i giovani una breve allocuzione sull'importanza e sui benefici frutti dello studio del Catechismo.
- Il 28 giugno giungeva fra noi l'Ecc.mo Mons. Angelo Raimondo Jara, Vescovo di San Carlo di Ancud nel Chilì. Accolto festosamente da tutti i giovani interni, ossequiato dai Superiori e salutato dalla nostra banda musicale colle note dell'inno cileno, il veneratissimo Prestale ebbe la bontà di rimaner nostro ospite per alcuni giorni. Il 29 si recò a celebrare a Valsalice presso la tomba del nostro Venerabile Fondatore, indi tornò all'Oratorio per assistere pontificalmente alla Messa Solenne nel Santuario di Maria Ausiliatrice e pontificare ai vespri circondato da sette nostri novelli sacerdoti ed impartire l'Eucaristica Benedizione.
All'esimio Prelato, elle si degnò anche di presiedere il breve trattenimento accademico che si tenne in onore dei novelli leviti, rinnoviamo le più cordiali azioni di grazie.
- La prima domenica di luglio avemmo il piacere di baciare l'anello a Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Sinforiano Bogarin, Vescovo di Assunzione nel Paraguay. Il giovane Prelato rievocò con sentito affetto l'indimenticabile Mons. Lasagna, da cui ricevette la consacrazione episcopale, e pregò fervidamente nel Santuario di Maria Ausiliatrice.
- Finalmente la mattina del 6 luglio abbiam dato l'addio all'amatissimo Mons. Giovanni Cagliero, nominato dal S. Padre Delegato Apostolico ed Inviato Straordinario presso il Governo di Costarica. Il saluto di Monsignore a D. Rua fu commovente. Egli è salpato da Genova il giorno 8 e sbarcherà a Puerto Limon l'8 o il 9 corrente. Insieme coi nostri voti lo seguano le preghiere dei Cooperatori.
In Italia.
FERRARA - Al Collegio Salesiano S. Carlo ebbe luogo il giorno 8 luglio la solenne distribuzione dei premi. Assisteva un pubblico numeroso e distinto, fra cui le principali autorità ecclesiastiche e civili. Precedette un'interessante accademia musico-letteraria, che si aperse con un discorso del dott. Don Paolo Lingueglia su D. Bosco e la sua vita spesa nell'educazione della gioventù.
Eseguiti in modo encomiabile tutti gli svariati numeri del programma, seguì la distribuzione dei numerosissimi premi. L'esito di quest'anno scolastico è stato oltremodo soddisfacente.
FIRENZE - I giovani del Collegio S. Quirico di Colle Salvetti compivano una gita educativo-scolastica sino alla gentile regina dell'Arno, nei giorni 27, 28 e 29 maggio in cui furono ospiti dell'Istituto Salesiano.
Alla stazione era andata a riceverli una squadra di giovani di Va ginnasiale di Firenze e al loro ingresso in collegio li salutava le note giulive della banda degli artigiani, mentre gli altri giovani unitamente a quelli dell'Oratorio festivo di via Aretina erano in bell'ordine schierati in cortile. Dopo la banda si eseguì da tutti i giovani il canto di un inno che riscosse meritati applausi, appositamente musicato per l'occasione. Quindi un giovane di IV ginnasiale con un breve ma appropriato discorso diede il benvenuto dei fratelli di Firenze. Durante la loro permanenza, nella ricreazione del pomeriggio si tennero concerti, declamazioni e canti ed era cosa che faceva veramente piacere il vedere con quanto ardore e spontaneità i giovani convittori di
Firenze si adoperassero affinchè tutto procedesse nel miglior modo possibile, sacrificando all'uopo anche i propri divertimenti. Prima della partenza essi vollero dare una novella testimonianza del loro affetto verso i fratelli di Colle improvvisando un breve trattenimento musicale. Con grande entusiasmo si ripetè l'inno e un giovanetto artigiano lesse brevi parole di addio. Il Direttore di Colle Salvetti ringraziò a norie dei superiori e giovani, e fece voti che il maestoso Tempio della Sacra Famiglia, in costruzione, presto riunisca novellamente le giovani schiere dei due Collegi Salesiani dinanzi all'ara del Dio vivente in un amplesso di fede e d'amore.
FOSSANO - Al Collegio D. Bosco - Una festa riuscitissima, che riempì di ammirazione quanti vi assistettero, fu quella che ebbe luogo l' 11 giugno u. s. al Collegio D. Bosco, cioè il saggio scolastico dato dai convittori.
L'elegante atrio del Collegio ed il cortile annesso erano riccamente addobbati con drappi e trofei di bandiere nazionali fra le quali campeggiavano i ritratti dei Sovrani e del venerabile D. Bosco. Notavansi fra gli intervenuti l'egregio sig. Sindaco cav. avv. Luigi Dompè e il Teol. Don Giuseppe Bertello in rappresentanza di D. Rua.
Dopo brevi parole di esordio e di ringraziamento pronunziate dal Direttore dell'istituto, ebbe principio il saggio al suono della marcia reale.
« Riuscitissimi - scrive il Fossanese - gli esercizi ginnastici sotto l'abile direzione dell'egregio maestro delle nostre scuole secondarie, prof. Martino, e le varie cantate, accompagnate al pianoforte dal maestro sig. Acciarini. Seguirono parecchi esercizi di memoria basati su quanto i giovani alunni appresero nelle scuole dell'istituto. Da questi esercizi, tratti a sorte, emerse quanto sia vasto ed accurato l'insegnamento impartito loro dai valenti maestri. Furono lezioni di grammatica, di storia antica e moderna, di geografia, di aritmetica, di storia naturale, di diritti e doveri, che si intercalarono e vennero dette dai giovani con tale prontezza da rivelare in loro una basata e solida coltura.
» Finito il geniale trattenimento, l'egregio signor Sindaco con elevati sentimenti si congratulò, anche a nome della cittadinanza, coi superiori e cogli alunni dell'istituto per l'ottimo risultato degli studi, incitando i giovani a trar sempre maggior profitto dagli utili insegnamenti, ed a coltivare costantemente nel loro cuore i principi del bene e del bello , e di religione e di patria, inspirati dai loro benemeriti educatori.
» Il Teol. D. Bertello, a nome pure del superiore dei Salesiani D. Rua, ringraziò la cittadinanza per l'appoggio dato all'istituto e gli intervenuti alla festa, destinata ad incitare sempre più i giovani allo studio ed al bene operare. Le parole dei due eloquenti oratori vennero accolte da calorose ovazioni.
» Una gradita sorpresa attendeva ancora gli intervenuti; ed è stata l'esposizione dei lavori in plastica, tessitura e disegno eseguiti dai giovani convittori con rara maestria nelle ore di tregua concesse loro dallo studio, lavori ammirevoli e che dimostrano di quanta intelligenza siano dotati i giovani e di quanto buon volere siano animati i maestri. Chiusero l'indimenticabile festa alcune marcie eseguite dalla fanfara dei giovani dell'oratorio festivo. »
MILANO - Nell'Istituto Salesiano la domenica 12 luglio ebbe luogo una solenne gara catechistica
la quale, come leggiamo nell'Unione, fu presieduta da Mons. Francesco Balconi e da altri ragguardevoli ecclesiastici formanti la giuria. La meravigliosa precisione con cui i quaranta gareggianti risposero alle incalzanti domande strapparono al pubblico i più fragorosi applausi. Finalmente dopo una lunga ed accanita lotta furono tra entusiastici evviva proclamati principe il giovane Forloni Federico, allievo compositore e consoli Piffer Marcellino , allievo stampatore e Trenta Leonida, fuochista meccanico. Chiuse con ben acconce parole Mons. Balconi, esortando tutti allo studio della religione.
S. PIER D'ARENA (Genova) - I giovani dell'Ospizio S. Vincenzo de Paoli, col favore di un tempo magnifico, l'11 giugno compivano l'annuale gita scolastica a San Giorgio di Bavari, che per la sua fortunata posizione e per l'amenità delle valli che la racchiudono, ma specialmente per la fresca e deliziosa ombra che il verde dei suoi boschi largisce tutt'intorno. è una méta veramente incantevole.
Partiti alle 5 da Sampierdarena, in numero di quasi trecento, presero posto su varii trams elettrici, che li condussero sino a Borgoratti : dove ordinatisi in corteo, con a capo la fiorentissima banda dell'ospizio, le cui marcie si ripercuotevano con eco festevole per tutte quelle ridenti vallate, si diressero a San Desiderio di Bavari, prima tappa della loro escursione. Accolti con gioia dal rev.mo parroco locale, ascoltarono quivi la S. Messa e fecero colazione. Quindi proseguirono per S. Giorgio, ove si rinnovarono le affettuose accoglienze per parte della popolazione e specialmente dell'ottimo Arciprete, e fecero il pranzo.
La squadra ginnastica, sorta fra i giovani artigianelli dell'Ospizio e che si era già presentata parecchie volte alla vista di tutto l'istituto in accademie musico-ginnastiche riuscitissime, prese parte alla gita nella sua nuova divisa, eseguendo verso sera, dopo una breve funzione in Parrocchia, un applauditissimo saggio sulla piazza della Chiesa.
Il ritorno si effettuò dalla parte del Bisagno ; alla Doria i trams attendevano i lietissimi alunni.
Il March. Remo di Vilieneuve-Trans.
CHI prese parte al 3° Congresso Salesiano che si tenne a Torino nel maggio del 1903, forse ricorderà la nobile e simpatica figura e la parola piena di convinzione e di zelo di questo esimio cooperatore, che vi portò il saluto della Francia Cattolica. Ebbene, egli è morto il 26 maggio u. s. quando l'aspettavamo a Valdocco pel suo 29° pellegrinaggio alla festa di Maria Ausiliatrice.
Nell'inverno del 1879 egli si trovava infermo ad Hyères. Il dott. D'Espiney che lo curava, pregò D. Bosco che trovavasi nel mezzodì della Francia d'andarlo a visitare e fin da quel momento, alle parole del nostro Venerabile Fondatore il Marchese di Villeneuve pose tanto amore e tanta fiducia in Maria Ausiliatrice che promise di recarsi ogni anno in pellegrinaggio a Valdocco, se, come lo assicurava D. Bosco egli venisse realmente a guarire. E, come guarì, religiosamente mantenne la promessa. A ricordo dell'ottenuto favore innalzò pure, nella proprietà sua di Roquefort, una magnifica statua di Maria Ausiliatrice, appie' della quale amava pregare ogni giorno.
L'illustre marchese, appartenente ad una delle più nobili famiglie di Francia, come prima aveva reso alla patria i migliori servizi nel maneggio delle armi, in seguito per consiglio di D. Bosco si fece promotore instancabile di associazioni operaie, giungendo a raccogliere sotto l'intemerata sua bandiera ben 20o sindacati agricoli.
Al Cooperatore zelante e generoso, al cristiano esemplare, all'operoso campione di azione cattolica, voli, con vivo rimpianto, il più affettuoso suffragio.
Francesco Coppée.
IN una casa del vecchio e tranquillo quartiere di Grenelle a Parigi, poco dopo il mezzogiorno del 25 del maggio u.s., in età di 67 anni, spirava Francesco Coppée, il noto poeta, romanziere ed autore drammatico, fin dal 1884 membro dell'Accademia di Francia.
Da due anni un cancro al palato minava inesorabilmente la sua esistenza. I medici non avevano potuto far altro che alleviargli in parte gli spasimi del male che lo martoriava; ma più dei medici valsero a sostenerlo nella terribile prova i sentimenti religiosi di cui riboccava il suo cuore di convertito. Quando, nell'ultimo giorno della sua vita i nipoti, spaventati alla grave crisi da cui era stato colpito, mandarono a chiamare tre medici, il poeta, non potendo più dire una parola, chiese a gesti una matita e manifestò, scrivendo, la volontà di ricevere i SS. Sacramenti. Accorse subito l'abate Muttet, coadiutore della parrocchia di S. Sulpizio e suo amico personale, il quale, mentre gli astanti piangevano per la commozione, amministrò i conforti religiosi al poeta, che aveva conservato fino all'ultimo momento la più perfetta lucidità di mente. I giornali di ogni partito gli dedicarono lunghi elogi funebri, esprimendo un vivo rimpianto per la sua perdita; noi ricordando il tenero affetto che il poeta dei piccoli e degli umili portò agli orfanelli dell'Istituto nostro di Par gi e la viva simpatia che egli aveva per D., Bosco, mentre dolenti ne scriviamo il nome nell'elenco dei Cooperatori defunti, affettuosamente ne raccomandiamo l'anima alle preghiere di tutti i lettori.
La Signora Teresa Bellino di Carignano.
Donna di squisiti sensi cristiani, trovò le gioie più soavi della vita nell'esercizio della carità, schiva pur sempre di comparire. Per la virtuosa Cooperatrice, che mostrò sino alla morte la predilezione sua alle Opere Salesiane, sciolgano una prece fervente anche i nostri lettori.
Don Giacomo Bellia
Rettore del Santuario di Castelpetroso.
Volò al paradiso dopo breve malattia sopportata con edificante rassegnazione il 23 giugno u. s. Alunno di D. Bosco, anzi uno dei primi quattro giovani dell'Oratorio cui Don Bosco faceva vestir l'abito chiericale, conservò sempre pel suo Padre e benefattore una profonda riconoscenza, e pei nostri primarii superiori, suoi antichi compagni, un affetto schiettamente fraterno.
I lettori ci faranno cosa veramente gradita, se scioglieranno una fervida prece di suffragio per l'anima di questo antico alunno di D. Bosco.
farebbe un'opera buona se li inviasse al sig. Rossi MARCELLO, Portiere dell'Oratorio Salesiano, Via Cottolengo 32, Torino; il quale saprà trarne profitto pei nostri orfanelli. Si avverte: 1° che è inutile il dividere i francobolli in pacchetti: 2° che il miglior mezzo d'invio è spedirli in busta o sotto fascia come semplici Stampe: 3° che non conviene farne un pacco postale per una quantità inferiore al chilogramma.