ANNO XXXII - N. 7. Torino, Via Cottolengo 32. LUGLIO 1908.
PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO
SOMMARIO: Il Venerabile D. Bosco 193 Il nuovo Delegato Apostolico di Costarica . . . 196
Il 24 giugno . . . 196 Il sig. D. Rua in Oriente - Lettere: VII) Al Mar Morto e a Giaffa; VIII) Durante la Settimana
Santa; IX) Ad Alessandria d'Egitto; X) Da Messina a. Malta; XI) In Calabria; XII) Da Bari a Torino .
TRA I FIGLI DEL POPOLO: Cronaca degli Oratori Festivi : Catania, Torino, Pisa, Trieste, Spezia - In fascio 206 Tesoro spirituale . . 209 Omaggi al Venerabile Giovanni Bosco: In Italia: Alessandria, Bologna, Gualdo Tadino, Intra, Livorno, Parma, Perosa Argentina - Nel Ticino : Ascona, Maroggia . . . 210
DALLE MISSIONI: Dall'Isola Dawson: Credenze religiose degli Alacaluffi e degli Onas . . 213
IL CULTO DI MARIA SS. AUSILAITRICE: Pel 24 corrente - Nel Santuario di Valdocco - In Italia: Torino, Biella, Casalmonferrato, S. Marzano Oliveto, Nizza Monf Penosa Argentina, Milano, Verona, Venezia, Ferrara, S. Anna, Roma, Cammarata, Caltanisetta, Cagliari. - Grazie e graziati . . . . 216
NOTIZIE VARIE - A Valdocco - In Italia: Milano, Roma . . . 222
Necrologio e Cooperatori defunti 223
Nel 1° Anniversario del Decreto d'Introduzione della sua causa di Beatificazione e Canonizzazione.
UN Ministro francese di famigerata memoria iniziava, alcuni anni sono, quella persecuzione , da cui vediamo orribilmente oppressa la Francia Cattolica, col motto: « Le cléricalisme, voilà l'ennemi! » Or questo motto, che riassumeva tutto quanto il programma dei nemici della Chiesa, fu inteso, fu penetrato in tutta la sua feroce potenza da quelle vigili scolte d'Israello, che sono i Papi; lo intese, ne penetrò le più riposte latebre Leone XIII ne additò tutta la volpina scelleratezza, onde ipocritamente si ammantava, ne segnalò le tristissime conseguenze, a cui la sua applicazione avrebbe per logica naturale trascinato. Ed ecco infatti uscirne l'Enciclica Immortale Dei, che è tutta una requisitoria contro il più tremendo nemico che abbia la fede cattolica a' giorni nostri, anzi forse l'unico grande nemico, giacché tutti gli altri non sono che una evoluzione, una figliazione di quello. « Il naturalismo; ecco il nemico! » gridò, a contrapposto, il sapiente Pontefice; quel naturalismo che prescindendo da qualsiasi idea di soprannaturale ed affermando nella società il principato, l'adorazione dell'uomo indipendente da Dio doveva naturalmente portare a quell'immondo raspar terra terra, a quella ribellione sistematica contro qualsiasi forma di autorità, di cui siamo tuttodì testimoni.
Or bene, a questo grido si riscossero gli animi; a questo grido sorsero, in tutto il mondo, apostoli della mente e del cuore, della fede e della carità, stretti insieme in un solo ideale, quello cioè di salvare l'umanità dal novello mostro, o meglio da un vecchio mostro che, altro Proteo, si ripresentava sotto novella forma. E come dell'umanità la parte più promettente e perciò la più insidiata è la gioventù, e fattore il più efficace per la formazione giovanile, dopo la famiglia, è la scuola; ecco sorgere da ogni parte in difesa della gioventù e della scuola potenti ingegni e anime generose. Purtroppo, l'abbiamo sotto gli occhi, la scuola odierna, la scuola, chiamiamola così, ufficiale, è ròsa, dove più, dove meno, dal verme del naturalismo, ossia dal paganesimo risuscitato; verme altrettanto fatalmente pernicioso, quanto meno avvertito, che, fatte lodevoli eccezioni, avvolge più o meno e soffoca nelle sue spire l'insegnamento pubblico; verme che contamina tanta parte di pubblicazioni, uscenti pure per la gioventù. Dalla prima elementare all'Università, dal cartellone di lettura, o (giacché il cartellone è divenuto ormai un arnese medioevale) dalla nuda lavagnetta del maestro alla lezione del professore cattedratico, vi si respira un'aria grave, pesante; troppo spesso un cielo plumbeo ci sovrasta, ci opprime; siamo tornati ai tempi anteriori alla Redenzione.
Ma viva Dio, che alla grandezza del male contrappone l'efficacia potente del rimedio. E non crediamo andar lungi dal vero segnalando in Don Bosco l'antemurale contro il naturalismo, il salvatore della scuola dal più formidabile nemico dell'educazione cristiana. Sì, quest'umile prete ebbe dalla Divina Provvidenza la missione di restaurare in Cristo la scuola, presa questa nel suo più largo significato, e questa missione fedelmente, strenuamente compì, pur nell'apparente pochezza delle sue forze; la compì particolarmente per mezzo d'Istituti caritativi di svariate forme, con sistemi educativi, essenzialmente plasmati sulla dottrina del Vangelo, e con una larga e intensa diffusione di pubblicazioni di ogni fatta, in ispecie scolastiche, dirette tutte e sempre all'intento nobilissimo della salvezza religiosa, morale e civile della gioventù.
E poichè gli uomini muoiono e le opere rimangono, D. Bosco, a perpetuare e a propagare intendimenti così specialmente salutari, istituì un'Associazione apposita che di questi intendimenti dovesse essere depositaria fedele ed esecutrice animosa anche dopo la sua dipartita da questo mondo; Associazione che volle intitolata a S. Francesco di Sales, perchè l'apostolo dello Sciablese, dottore della Chiesa e patrono del giornalismo cattolico, fu quegli tra i Santi dell'Evo moderno che maggiormente intuì i bisogni de' suoi tempi, la necessità della scuola e della stampa, e scuola e stampa fornì di sapienti insegnamenti.
Ma carattere spiccato, essenziale del Cristianesimo è l'universalità; esso si estende per natura stia a qualsiasi tempo e luogo, come ad ogni sesso, età e condizione. L'esclusivismo non è cristiano, come l'egoismo è la negazione della carità. Ed ecco D. Bosco chiamar a collaboratori dell'opera sua i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane. Eccolo fondar un'Associazione che le idee sue sovranamente salutari, che l'opera sua redentrice dei figli del popolo attuasse in pro' delle bambine, delle fanciulle, delle giovani; Associazione che nelle vaste e moltiformi sue ramificazioni tutto doveva abbracciare, dal Giardino d'infanzia alla Scuola Normale, dall'Educatorio per le studenti al Convitto per operaie, dall'Oratorio festivo al Laboratorio, dagli umili uffici della casa, dalla vita tempestosa della fabbrica al culto delle lettere, delle arti e delle scienze, dalla maestra di scuola all'apostola dei selvaggi, dalla professoressa della cattedra alla martire tra i lebbrosi. E poichè Maria, venerata, amata sopratutto qual Aiuto dei Cristiani, fu la stella grande, la stella radiosa che guidò e diresse costantemente fra le tempeste della vita il Servo di Dio, a Maria Ausiliatrice volle intitolato il novello Istituto, da lui a tale scopo fondato, cioè l'Istituto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice. Al cuore grande, al cuore smisuratamente riconoscente di D. Bosco non era bastante il tempio di Valdocco. « Ho dei grandi doveri verso la Madonna;...- fu udito esclamare - debbo e voglio che un'Associazione di sacre vergini sorga e splenda monumento perenne, immortale di quella gratitudine, di quella riconoscenza che sento e mi stringe verso Maria Ausiliatrice». E in così dire sfavillava il volto al sant'uomo e gli occhi suoi si empievano di lagrime
O D. Bosco, nostro dolcissimo Don Bosco, no, tu per noi non sei morto!... Figli del tuo cuore, noi ti vediamo con gli occhi della fede, ti sentiamo vivente, pur dopo 2o anni dal tuo passaggio, coi palpiti dell'affetto il più intenso ed incessante, perchè puro e santo. Il Vicario infallibile di Gesù Cristo ti cinse la fronte del diadema della Venerabilità, noi ti abbiamo innalzato ne' nostri cuori l' altare dell'amore... Tu vivrai sempre con noi e fra di noi; sì con noi, che in quest'ora solenne rinnoviamo in faccia a Dio e agli uomini una promessa sacrosanta, sintesi di tutti i nostri voti e di tutti i nostri auguri, la promessa cioè di conservarci sempre, nelle parole e nelle opere, fedeli a' tuoi insegnamenti; di mantenerci fino alla morte fermi ed incrollabili, pur fra le bufere del male e l'imperversar del satanismo, nella missione nobilissima di educatori della gioventù. Sì, D. Bosco, tu vivrai perennemente con noi... La morte, questa tremenda livellatrice degli uomini, la morte, spegnitrice di ogni mortale esistenza, non ha fatto per te che dischiudere gli albori di una vita che non avrà fine; il tuo sepolcro è glorioso, sulla tua tomba siede l'Angelo della vita!
TRASCRIVIAMO dall'Osservatore Romano (numero 135, venerdì 12 giugno):
« Il Santo Padre, desideroso di provvedere al bene spirituale delle regioni dell'America Centrale che con la prossima apertura del canale di Panamà prenderanno un notevole sviluppo, aveva deciso d'inviare nella Repubblica di Costarica un Delegato apostolico, designando a tale alto ufficio il Rev.mo Mons. Giovanni Cagliero, Arcivescovo titolare di Sebaste, Vicario Apostolico della Patagonia Settentrionale, che tante prove ha dato nel Sud America e altrove, della sua prudenza ed esperta attività.
» Comunicata la pontificia decisione al Governo di Costarica per mezzo del Signor Ministro Peralta, accreditato presso la Santa Sede, il Santo Padre ebbe in risposta che il Governo stesso avrebbe assai gradito che il Delegato fosse anche accreditato presso di esso con carattere diplomatico. E così Mons. Cagliero andrà a Costarica quale Delegato Apostolico ed Inviato Straordinario presso il Governo di quella Repubblica; e non v'ha dubbio che le favorevoli disposizioni di quello Stato e le esimie doti del Rappresentante Pontificio arrecheranno copiosi frutti e corrisponderanno ampiamente all'Apostolica sollecitudine del S. Padre ».
Duce della prima spedizione dei missionari salesiani all'Argentina nel 1875, e nominato Vicario Apostolico della Patagonia Settentrionale e Centrale nel 1883, Mons. Cagliero fu realmente l'uomo provvidenziale della Patagonia (1).
« Nè disagi (scrisse la Patria degli Italiani di Buenos Aires) nè resistenze, nè penuria di mezzi, nè pericoli valsero a intiepidire il suo animo, a indebolire la sua fibra di combattente in nome della civiltà e del benessere morale e materiale di quelle popolazioni... Per opera dei Salesiani, guidati da Mons. Cagliero, la Patagonia si è trasformata. » Ed era affidato alle sue cure un territorio di 730.000 km2!
Stimato dalle Autorità Ecclesiastiche, influente presso il Governo e i più eminenti personaggi non pur dell'Argentina ma del Chilì, dell'Uruguay e del Brasile, Mons. Cagliero ha eziandio elevato in quelle regioni il prestigio del nome italiano con grandi benemerenze nel campo della religione, dell'educazione, delle scienze e delle arti. Ora che il S. Padre lo ha destinato alla suddetta missione nel Centro America, non possono non seguirlo i nostri voti ardenti e le nostre quotidiane preghiere, affinchè Iddio gli doni ancor salute e vita da realizzare appieno le sante aspirazioni del Romano Pontefice.
Mons. Cagliero confida di poter partire per la nuova destinazione il giorno 8 corr.
(1) Mons. Cagliero nacque a Castelnuovo d'Asti l'11 gennaio 1838. Fu preconizzato Vescovo tit. di Magido il 13 novembre 1884 da Leone XIII, e promosso alla Sede Arcivescovile di Sebaste il 18 aprile 1904 dal S. Padre Pio X.
E non ci fa velo l'affetto che sentiamo ognor più vivo nel cuore, la dolcissima festa della riconoscenza, solita a celebrarsi il 23-24 giugno nell'Oratorio di Valdocco, quest'anno non poteva rivestirsi di una letizia maggiore.
Tanto la sera della vigilia in cui si festeggiò D. Rua, come la sera del 24 in cui si commemorò il Venerabile D. Bosco, numerosissimi furono gli ammiratori, i cooperatori e gli amici, intervenuti agli accademici trattenimenti. I nostri giovani declamarono con sentito affetto dialoghi e poesie, e le rappresentanze di tutte le Case Salesiane vicine recarono anch'esse il loro riverente tributo. Furono particolarmente applauditi gli omaggi degli Ex-allievi del Circolo Giovanni Bosco e la presentazione, fatta dal Direttore dell'Oratorio, dei doni inviati da persone benefattrici e da varie Case Salesiane e dei numerosissimi telegrammi di adesione, giunti da ogni parte. La schola cantorum e quella di musica istrumentale eseguirono ambedue le sere sceltissimi pezzi, tra cui fu gustatissimo l'Inno di circostanza, scritto dal venerando Don Giovanni Battista Lemoyne e dal maestro Dogliani vestito delle soavissime note del grandioso Saepe dum Christi di Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Cagliero, il quale, per graziosa coincidenza, abbelliva colla sua partecipazione i sacri riti e presenziava, festeggiatissimo, le liete dimostrazioni di quel medesimo giorno per cui, cinquant'anni fa, egli aveva per la prima volta vestito di note musicali l'inno dell'onomastico di D. Bosco.
Al mattino il sig. D. Rua fu a Valsalice, ove celebrò presenti molti antichi allievi; e con essi ritornava poco dopo all'Oratorio, ove il teol. cav. D. Gio. Battista Artuffo si fece degno interprete dell'inalterato affetto di tutti i suoi compagni.
(Lettere del Sac. Clemente Bretto)
VII (1).
Al Mar Morto e a Giaffa. Betlemme, 12 aprile -9o8. LA mattina del 7 corrente il veneratissimo nostro Superiore si recò a dir messa presso le Suore di N. S. dell'Orto di Chiavari, che hanno una casa ed una bellissima chiesa presso l'Hortus conclusus tanto celebre dei libri santi. Ivi lo attendeva Sua Ecc. Rev.ma Mons. Mariano Soler, Arcivescovo di Montevideo, per cui opera quello storico luogo potè divenire proprietà delle suddette religiose. E facile immaginare la gioia che reciprocamente provarono Sua Eccellenza e D. Rua al loro incontro. Senonchè, subito dopo messa, noi tornammo a Betlemme e di là a Gerusalemme, per proseguire alla volta del Mar Morto.
Al Mar Morto.
Quanti ricordi in quella gita! uscendo dalla città santa passammo avanti la porta di Damasco e così avemmo agio di osservare la grotta di Geremia, la valle di Giosafat col torrente Cedron, il Monte Oliveto, il Sepolcro della B. Vergine, l'Orto del Gethsemani, la Tomba di Assalonne e il Monte detto dello Scandalo, cioè il monte ove Salomone eresse templi alle false divinità. Giunti a Betania, si comincia a discendere rapidamente. Passammo presso la Fontana degli Apostoli e l'albergo detto del Buon Samaritano in memoria della nota parabola del Vangelo; appoggiato alla rupe come un nido di rondini scorgemmo il convento di S. Giorgio abitato da alcuni monaci greci eterodossi, più in là il Monte della Quarantena, e alla fine arrivammo alla valle del Giordano, nelle vicinanze di Gerico, e noi piegammo a destra per recarci prima al Mar Morto. Ci pareva di essere proprio in fondo alla valle; invece continuammo ancora a discendere assai per giungere in riva al mare. Dopo aver contemplato per qualche istante quel gran lago di desolazione, Don Rua s'inginocchiò collo sguardo fisso su quelle acque che ricoprono il luogo ove un giorno sorgevano le cinque città della Pentapoli distrutte dal castigo del Signore, e pregò fervidamente. L'ora si faceva tarda; tuttavia risaliti in carrozza ci recammo della stessa sera a visitare il Giordano, nel punto medesimo ove la tradizione dice che Gesù ricevesse il Battesimo, e quindi ci volgemmo in fretta a Gerico, pernottando nell'albergo della Belle Vue, nel quale era ospite anche Sua Ecc. il Patriarca di Gerusalemme. Il mattino dopo, accompagnati da un ex-alunno dell'Orfanotrofio di Betlemme, visitammo le rovine dell'antica Gerico; a mezzodì sedemmo a mensa con Mons. Patriarca che in quel mattino si era recato al Mar Morto e quindi ci rimettemmo in cammino per tornare a Gerusalemme. La salita è faticosa: si tratta di guadagnare la continua discesa che avevamo fatto il dì innanzi; poichè il Mar Morto si trova a ben 394 metri sotto il livello del Mare Mediterraneo. Per via incontrammo il primo dragomanno del Console spagnolo di Damasco che avevamo avuto per compagno di viaggio da Damasco a Tiberiade e che fu contentissimo di rivedere D. Rua; ed avemmo la fortuna d'incontrar anche l'Ecc.mo Vescovo Coadiutore del Cardinal Moran Arcivescovo di Sidney nell'Australia, che disse al sig. D. Rua del grand'affetto che nutre l'Eminentissimo pei figli di D. Bosco e del vivo desiderio che egli ha di averli nella sua Archidiocesi. Rientrammo a Gerusalemme alle 7 di sera.
A Giaffa.
Il mattino del 9 il sig. D. Rua partì per Giaffa. Da Gerusalemme a Giaffa il treno impiega tre ore. Insieme col Direttore di quella Scuola Italiana, affidata dal principio di quest'anno scolastico dall'Associazione Nazionale ai Salesiani erano ad attenderlo alla stazione il Vice-Console Italiano col suo fratello Vice-Console di Portogallo, accompagnati dai rispettivi dragomanni e giannizzeri, il Rappresentante del Presidente di Terrasanta col suo dragomanno, tutta la Comunità dei Maroniti, il Cappellano delle Scuole Italiane femminili, il Cappellano dell'Ospedale francese, la Superiora delle Suore Francescane che dirigono la Scuola Italiana femminile, il sig. Roch Bey, capo della Comunità latina, il sig. Conte Talamus Bey, il sig. Andrea Mantura, agente del Lloyd Austriaco, il farmacista Isaac ed una bella rappresentanza della Colonia Italiana. Ritiratesi le Suore, gli altri accompagnarono il sig. D. Rua alla Casa Salesiana, dove i giovani della scuola lo aspettavano ansiosi per dargli il benvenuto. Nel pomeriggio ricevè molte visite, ed egli stesso uscì per farne delle altre, ad esempio per render la visita al Vice-Console Italiano, in compagnia del quale si recò a bordo della R. Nave Curtatone per ossequiarne il Comandante Conte Triangi di Maderno, che lo ricevette con grande onore.
L'indomani, 10 aprile, celebrò presso le Suore Francescane, le cui alunne gli dedicarono una ben riuscita accademia, e cedendo agli insistenti inviti fu a pranzo dal sig. Mantura, e ricevette e fece altre visite. Nel rientrare a casa fu accolto festosamente da molti giovinetti turchi appartenenti alle primarie famiglie della città, alunni delle nostre scuole serali, e da parecchi antichi allievi dell'Orfanotrofio di Betlemme.
In onore di D. Bosco.
L' 11 fu dedicato alla solenne manifestazione di giubilo per la venerabilità di D. Bosco. Al mattino l'amatissimo Superiore cantò messa assistito dal Curato della Parrocchia latina e dal Cappellano della Scuola Italiana femminile. Erano presenti il cav. Alonso Vice-Console d'Italia, in forma ufficiale, in compagnia della sua distinta consorte e scortato dai dragomanni, il sig. Conte Triangi comandante la R. Nave Curtatone con un ufficiale maggiore in grande uniforme, i Superiori delle Comunità maschili e le Superiore delle comunità femminili, i capi delle comunità latine, greco-cattoliche, maronite, ed il fior fiore della cittadinanza. Con gran meraviglia di tutti si eseguì la messa Benedicamus Domino del Perosi. Dopo messa si tenne l'Accademia. Disse il discorso d'occasione in arabo il sig. E. Alonso; e l'ispettore delle scuole turche, sig. Sceik Fuad el Rubit, altamente impressionato per quanto aveva udito e veduto improvvisò un magnifico elogio all'Opera Salesiana. Il sig. D. Rua ringraziò tutti con la sua consueta riconoscenza e il sig. Comandante della R. Nave Curtatone chiuse il trattenimento con un nobile discorso inneggiante alla patria, alla religione ed all'opera benefica dei religiosi in Oriente.
Di nuovo a Betlemme.
L'amato Superiore ripartì subito dopo pranzo, accompagnato alla stazione dal sig. Vice-Console, pei cui buoni uffici, sebbene il treno fosse gremito, potè avere un posto distinto. Alla stazione vennero ancor molti a salutarlo, tra cui il dottor Sanabini, il sig. Calis e i fratelli delle Scuole Cristiane. Alla stazione di Deir-Aban l'attendevano per riverirlo alcuni confratelli scesi da Beit-Gemal, e a Gerusalemme vari di quella casa ; ma proseguì subito per Betlemme, ove, oggi, domenica delle Palme, egli compirà la solenne funzione del giorno nella nostra chiesa. Il sig. D. Rua ha stabilito di compiere tutte le funzioni della Settimana Santa a Betlemme, senza rinunziare per questo di assistere personalmente alle principali funzioni che si celebreranno a Gerusalemme in questi giorni.
VIII. Durante la Settimana Santa.
Port Said, 21 aprile 19o8.
IL lunedì santo furono a visitare le scuole e l'Istituto nostro di Betlemme il sig. Conte Senni e il sig. Comandante della R. Nave Curtatone con parecchi ufficiali; ne rimasero assai soddisfatti. Anche il sig. D. Rua non mancò neì giorni seguenti di compiere molte altre visite vivamente desiderate.
Sull'Oliveto.
Il mercoledì disse messa pei giovani di Gerusalemme che terminavano il breve corso di esercizii spirituali solito a praticarsi a metà dell'anno scolastico nelle nostre case; ricevette la visita di Mons. Luigi Piccardo, Ausiliare di Mons. Patriarca, e quindi si diresse al Monte Oliveto. Visitammo il luogo dell'Ascensione, il punto cioè donde Gesù salì al Cielo, che oggi è coperto da una moschea turca; la chiesa del Pater noster, ove secondo la tradizione il Divin Maestro avrebbe insegnato la mirabile orazione del Pater noster che leggesi tradotto in quasi tutte le lingue lungo i muri del chiostro, davanti a detta chiesa; la piccola cappella sotterranea vicina, ove gli Apostoli avrebbero composto il Credo; il luogo del Dominus flevit, cioè il punto dove è fama che Gesù pianse, come dice il Vangelo, sopra Gerusalemme; il Gethsemani, ove Egli era solito ritirarsi con gli Apostoli a pregare e fu catturato la notte precedente la sua passione; nonchè la Grotta dell'Agonia, il Sepolcro della Madonna, ecc., ecc.
Tornando in città, il sig. D. Rua fu molto-commosso dalla vista di alcuni lebbrosi che mezzo sfatti dal male chiedevano ai passanti l'elemosina... e volle fare ancora una sosta all'Istituto dei Padri Bianchi, nel cui recinto trovasi la Piscina Probatica. Avendola trovata chiusa e avendo io detto ad un religioso che il sacerdote che desiderava vedere quel ricordo era il Successore di D. Bosco, ecco poco dopo venir incontro a D. Rua il P. Provinciale con altri religiosi, e poi tutti gli alunni del piccolo e grande Seminario Greco-Cattolico da essi diretto, i quali, data mano agli strumenti, fecero risuonar l'aria di note giulive per festeggiare la presenza del Successore di D. Bosco. Il nostro Superiore ricordò le relazioni che unirono il Card. Lavigerie, Fondatore di quei buoni Padri, e il nostro Fondatore D. Bosco, li ringraziò, e, richiesto, li benedisse; quindi passò a visitare minutamente le memorie di quello storico luogo.
A S. Giovanni in Montana.
Tornati a casa (erano le 2 pomeridiane), si pranzò in tutta fretta per poter assistere agli uffizi delle Tenebre nella Basilica del S. Sepolcro, e di quella sera tornammo a Betlemme, ove l'indomani, facendosi dai giovani la chiusa degli Esercizi, il sig. Don Rua cantò messa e distribuì a tutti la Comunione Pasquale. Compiuto anche il rito della lavanda dei piedi, tornò subito a Gerusalemme e di là proseguì in pio pellegrinaggio fino a S. Giovanni in Montana, che è uno dei luoghi più ridenti della Giudea.
S. Giovanni in Montana sorge su di un piccolo poggio a circa quattro miglia da Gerusalemme, ed è la patria di S. Giovanni Battista. Visitammo la chiesa detta del Benedictus, che sorge sul luogo ove S. Zaccaria, riacquistata la loquela, intonò un tal cantico. La chiesa è a tre navi; in cima alla navata di sinistra si apre una scala per cui si discende in una grotta che corrisponde alla parte dell'antica casa di S. Zaccaria, nella quale venne alla luce il S. Precursore. Difatti sotto la mensa dell'altare leggonsi le parole: Hic Praecursor Domini natus est; qui nacque il Precursore di Gesù Cristo. Vedemmo anche la Fontana di Maria a cui, è fama, che la Madonna andasse ad attinger acqua mentre trovavasi in casa della sua cugina, e fummo pure al Santuario della Visitazione o del Magnificat, dove la SS. Vergine recatasi a visitare S. Elisabetta, dopo
il saluto udito sul labbro di costei, usciva estatica in quel cantico sublime che è in ogni festa il punto più solenne della liturgia dei vespri. Grazie alla squisita gentilezza dei PP. Francescani contemplammo attentamente anche il magnifico panorama dei dintorni e con l'anima piena di mille altri ricordi tornammo a Gerusalemme e a Betlemme.
La Via Crucis a Gerusalemme.
All'indomani, giorno memorando del venerdì santo, il sig. D. Rua, dopo aver celebrato l'ufficio del mattino tornò a Gerusalemme, volendosi trovare al tocco sul luogo della prima stazione per prender parte alla solenne Via Crucis che ogni anno, nel giorno del Venerdì Santo si compie per. le vie di Gerusalemme seguendo più che si può la stessa via dolorosa percorsa dal Divin Redentore. È uno spettacolo commoventel Migliaia e migliaia di pellegrini cristiani, non sempre tutti cattolici, seguono devotamente il P. Francescano che fa un devoto sermoncino ad ogni stazione. Disgraziatamente la funzione è per solito disturbata dai turchi, i quali intendono con ciò di riaffermare la loro padronanza in quei luoghi; e difatti si era ancor radunati nella via davanti il cortile turco ove sta la prima stazione, quando una sfilata di soldati turchi coi loro bravi moschetti carichi e con musica e bandiere ci obbligò a pigiarci contro i muri. La scena si ripetè dopo alcune stazioni, ma fortunatamente senza gravi inconvenienti. Con me erano altri confratelli, e nondimeno da tutti si ebbe da sudare non poco per far muro delle nostre spalle al sig. D. Rua, perchè non provasse l'urto incessante della folla. La fatica crebbe nell'interno della Basilica del S. Sepolcro, ove si trovano le ultime stazioni, ma pure riuscimmo egualmente a mantenere l'amato Superiore quasi sempre vicino al Padre Francescano che compiva il pio esercizio.
La Pasqua a Betlemme - Partenza.
Terminata la funzione, il sig. D. Rua si recò a far visita di congedo al S. E. il Patriarca, temendo di non trovar tempo migliore nei due giorni seguenti; e la mattina del sabato santo tornò per tempo a Betlemme, ove, dopo che ebbe compiuti i riti solenni, ricevette gli auguri pasquali da quei buoni e indimenticabili orfanelli. Quivi cantò messa anche il giorno di Pasqua, e la sera assistette ad una rappresentazione di addio, alla quale intervennero anche vari di fuori. Tutti applaudirono i piccoli attori che eseguirono assai bene un grazioso melodramma.
Ieri mattina, lunedì di Pasqua, abbandonammo prima Betlemme e poi Gerusalemme, definitivamente, accompagnati da quasi tutti i nostri alunni e confratelli fino alla stazione della santa città, ove, ossequiato dal Cancelliere del sig. Console Italiano, il sig. D. Rua ringraziò ancor una volta tutti i presenti delle molte prove di affetto onde l'avevano colmato, e salì in treno portando in cuore la più cara memoria di quei luoghi santi. Alla stazione di Bitir trovammo i giovani e i nostri confratelli di Cremisan, accorsi a salutare ancor una volta D. Rua. Allo stesso fine ci attendevano alla stazione di DeirAban tutti i giovani e il personale di Beit-gemal. Non occorre il dire che le ore passate in treno per giungere a Giaffa, come quelle di ogni altro nostro viaggio nel paese di Gesù, furono tutte spese nel richiamare alla memoria mille altri ricordi.
Alla stazione di Giaffa ci attendeva nuovamente il sig. Vice-Console Cav. Alonso con altre benemerite persone, tra cui l'ottima signora Francesca Caffari, consorte dell'agente dei piroscafi chediviali, la quale, - come altri avevano chiesto nella visita anteriore a Giaffa ed in altri luoghi - volle che il nostro Superiore si recasse in casa sua ad impartire la benedizione di Maria Ausiliatrice.
In rotta per Alessandria.
Nel pomeriggio ci recammo a bordo, accompagnati dal Vice-Console, dal Direttore della Scuola Italiana e da vari ammiratori ed amici. Il mare era catino, quindi la traversata del porto fu tranquillissima. Sul piroscafo presero posto con noi l'ispettore D. Cardano, che ci accompagnò in tutto il viaggio a cominciare da Costantinopoli, D. Gatti direttore dell'Orfanotrofio di Betlemme, e Mons. Gerolamo De Metriades. Il piroscafo era stipato; tuttavia il capitano fu così cortese che fece allestire per noi alcuni letti nella gran sala e pel sig. D. Rua trovò una cabina. A bordo abbiamo avuto il piacere d'incontrare nuovamente Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Michele Kelly, Ausiliare del Card. Arcivescovo di Sidney, che avevamo ossequiato nel ritorno da Gerico a Gerusalemme.
Questa mattina ci siamo svegliati in faccia a Port-Said. Che vista stupenda!... Discesi, ci siam recati dai PP. Francescani; presso cui abbiamo celebrato. Ora il sig. D. Rua farà una breve visita al Console Italiano poi saliremo in treno, D. Gatti e lo scrivente diretti fino al Cairo, il sig. Don Rua subito ad Alessandria.
Ix.
Ad Alessandria d'Egitto. Alessandria, 3o aprile 1908. PEL ricevimento di D. Rua in questa città, stante l'ora tarda, i nostri non avevano fatto alcun invito. Tuttavia si trovarono alla stazione Mons. Amato Amaddio, Provicario Generale di S. Ecc. Mons. Aurelio Briante, Delegato Apostolico, i RR. PP. Francescani, il Rettore dei PP. Gesuiti, il sig. avv. Verità e qualche altro signore. In stazione stava pur schierata una squadra dei nostri giovani con molti Salesiani e il Direttore. Un landau ed altre vetture mandate dal sig. Adem trasportarono in un batter d'occhi l'amato Superiore in mezzo ai 200 e più alunni dell'Istituto Salesiano, che l'accolsero con gioia inesprimibile.
Dimostrazioni di stima.
Non è possibile il numerare gli squisiti attestati di stima onde fu fatto segno il Successore di Don Bosco nei dieci giorni trascorsi in questa città. Le visite che ricevette da illustri benefattori ed amici dell'Opera nostra furono moltissime, per cui mi trovo nell'impossibilità di farne anche un semplice elenco. Per la stessa ragione taccio delle altre visite che fece D. Rua, ma non posso passar sotto silenzio le ossequiose accoglienze che ricevette non pur dal Console Italiano sig. Marchese di Saragno, ma anche dal sig. Chata Way Bey, amministratore della Municipalità, dal Governatore della città Mustafà Ibadi Pascià e da S. B. il Patriarca Cirillo VIII.
Sabato scorso l'amato Padre ricevette una tenera dimostrazione filiale da tutto l'Istituto: confratelli ed alunni, studenti ed artigiani, piccoli e grandi, tutti ebbero il loro rappresentante. Domenica però, 26 corr., fu il giorno più solenne. Al mattino ben 45 alunni furono ammessi dal sig. D. Rua alla Prima Comunione. Assistevano i parenti, i quali al fervorino che il venerando Superiore fece precedere all'atto memorando furono commossi fino alle lagrime. Alle 9.30 vi fu messa solenne in buon canto gregoriano. Alle 4 finalmente, solenne commemorazione di D. Bosco, del cui esito mi par conveniente di trascrivere il giudizio del Messaggere Egiziano, che è un giornale di questa città.
Commemorazione di D. Bosco.
« ...Avemmo il piacere di assistere al trattenimento drammatico-musicale dato dall'Istituto Don Bosco, in occasione della visita del rev. Don Michele Rua, Superiore Generale dei Salesiani. Commemoravasi nel contempo Don Bosco, dichiarato Venerabile nel luglio dello scorso anno.
» Nell'atrio spazioso dell'Istituto, addobbato per la circostanza, presero posto i numerosi invitati. Si può affermare che fin dalle 4, ora fissata negl'inviti, non eravi più una sedia libera, e molti rimasero in piedi, come molti senza essere stati invitati, vi intervennero ugualmente; e ciò per la popolarità di cui gode l'Istituto e per la simpatia che suscita.
Sedeva nel centro della prima fila il degno Successore di Don Bosco, Don Michele Rua, figura veneranda di vero e cosciente missionario e di dotto; aveva a destra il Governatore ed a sinistra il sig. Bertanzi, R. Applicato al Consolato d'Italia, e quindi il Segretario del Governatore sig. Beneducci Bey, il coram. Moriondo, gli avv. Verità, Vella ed altri, il cav. Salone, l'Amministratore ed il Vice-Direttore del Banco di Roma, ed una larga rappresentanza del sesso gentile.
» Il discorso di preludio, tenuto dal P. Guardiano di S. Caterina, elevato nel concetto e nella forma, vibrante di verità e di quadri palpitanti, non poteva essere più ben accolto, produrre migliore effetto. Spesso gli applausi interrompevano l'oratore, che in tratti brevi e concisi seppe riassumere l'opera grandiosa di D. Bosco, dell'educatore delle masse più difficili, del benefattore dei miseri, dell'apostolo di luce e di verità. Il rev. D. Michele Rua, era attentissimo al discorso, che se potessimo non mancheremmo di riportare per intero, perchè esso - trattando in molti punti dei momenti attuali - potrebbe servire benissimo di ammaestramento e di guida a non pochi.
» Cause ed effetti poi, ebbe il meritato plauso. I piccoli allievi riscossero battimani a iosa, perchè
composti, disinvolti ed attraenti, come veri piccoli artisti. Ognuno infine interpretò e svolse ottimamente la propria parte; l'uditorio seguì la commedia con interessamento e diletto sino alla fine. E questa commedia non fu scelta a caso; apprendano da essa i padri di famiglia, a quali rovine può trascinare una falsa educazione, un esempio cattivo.
La musica eseguì bene il suo programma; i ragazzi musicisti sono davvero in grado di sostenere qualunque esperimento.
Noi quindi, dato lo sviluppo e l'incremento sempre crescente che va acquistando l'Istituto in Alessandria, non ci stancheremo di tessere - perchè
giuste e meritate - lodi ed incoraggiamenti al medesimo ed al gentile Direttore Don Salvatore Puddu ed a tutto il Corpo insegnante; onde continuino con la stessa lena ed abnegazione nella loro alta missione nell'educazione dei cuori e delle menti di coloro che domani saranno uomini ».
Questa mattina è venuto S. E. Mons. Delegato a restituire la visita al sig. D. Rua e a fargli i più caldi auguri di buon viaggio. Partiremo fra poco per Messina-Siracusa-Malta-Siracusa-Messina; giro vizioso, ma conveniente per evitare la quarantena. D. Rua ha promesso di trovarsi a Malta per l'inaugurazione dell'Istituto, che è stata fissata pel 7 maggio: ciò ha spostato tutto l'itinerario; tuttavia speriamo di essere a Torino per le feste di Maria SS. Ausiliatrice.
x.
Da Messina a Malta.
Catania, 9 maggio 19o8.
Ci accompagnarono al porto di Alessandria varii signori e confratelli e due squadre di giovani dell'Istituto. Anche Mons. Gerolamo De Metriades che ci aveva accompagnati insieme con D. Gatti fin da Betlemme, si trovò insieme con D. Gatti al bastimento. A bordo trovammo alcuni piemontesi ed anche vari torinesi da lungo tempo domiciliati in Africa, che ci fecero buona compagnia.
Il I° maggio potemmo celebrare tranquillamente. non così il dì appresso. Lo scrivente riuscì a farlo; ma, atteso il mare sempre più agitato, il sig. D. Rua si contentò di ricevere la S. Comunione. Però verso sera, grazie a Dio ed a Maria SS. Ausiliatrice a cui ci rivolgemmo di cuore, il mare si quietò, per cui il nostro Superiore credette bene di ricordare ai commensali che l'indomani era domenica e che, grazie alla gentilezza del Capitano, avrebbero potuto ascoltare la S. Messa nella sala di lettura della seconda classe. Le sue parole furono bene accolte, poichè un buon numero di passeggeri si die' premura di adempiere il precetto festivo.
A Messina.
Dopo tre giorni di navigazione, apparvero al nostro sguardo la cima più alta della Calabria e quella dell'Etna, coperte di neve, poi la costa, ove a poco a poco distinguemmo le città e i paesi, tra cui Bora Marina col Seminario diretto dai Salesiani, e Reggio Calabria, alla cui vista con mesto pensiero sciogliemmo una prece in suffragio del compianto Card. Portanova, morto pochi dì prima. Fatto un largo giro a sinistra, il bastimento entrò nel porto di Messina. Qui nessuno ci attendeva: i nostri credevano che il sig. D. Rua si sarebbe recato direttamente a Malta, per cui non è facile immaginare la loro sorpresa e insieme il loro dispiacere per l'improvvisa comparsa di D. Rua.
Di quella stessa sera D. Rua si recò ad ossequiare Mons. Arcivescovo e s'intrattenne alquanto nell'Oratorio festivo compiacendosi del numero e dell'assiduità dei giovanetti ed assistendo ad una riunione del Circolo D. Bosco. La mattina del 4, celebrata la S. Messa, proseguì per Alì Marina, donde ripartimmo alle 13.30. Alla stazione di Taormina ci attendeva una cara sorpresa. In quel giorno i giovani dell'Istituto S. Francesco di Sales di Catania compivano la loro passeggiata annuale. Quei 220 baldi giovani, preceduti dalla banda musicale e attraversata la città ancor silenziosa, si erano recati alla stazione e, saliti in treno, si erano spinti fino a Taormina. Là avevano guadagnato l'erta ascesa, gentilmente invitati dalla signora Miss Ils nella sua splendida villa, e dopo messa, si erano sparsi sorridenti tra quelle aiuole smaltate di ogni sorta di fiori, ove alle io avevano fatto colazione; poi si erano recati al teatro greco, dove l'Animus, la fiorente sezione ginnastica dell'Istituto, aveva dato un bel saggio ginnastico, e in fine erano tornati alla stazione per proseguire fino ad Acireale, ove dovevano far sosta pel pranzo, quando, alla stazione di Taormina scorsero sul treno Don Rua. Anche il buon Padre li vide e scese. Fu uno spettacolo commovente! Di piccini delle classi elementari ai giovanotti di quinta ginnasiale, tutti gli s'affollarono intorno con affetto e slancio filiale, andando a gara per baciargli la piano, e per parlargli; mentr'egli aveva per tutti una parola ed un sorriso. Ma la voce del Direttore ne li staccò prontamente, bisognava salire sul treno e proseguire per Acireale! Pazienza!... ottennero però che anche il sig. D. Rua scendesse con loro e difatti scese, e, preceduto dalla notizia del suo arrivo, ebbe nel fiorente Collegio S. Michele, diretto dai PP. Filippini, un imponente ricevimento inaspettato.
Ad Acireale.
Il rev.mo P. Leonardi, Superiore della Casa, del Collegio e dell'Oratorio festivo, aveva schierati i suoi cento giovani nella loro bella divisa militare all'ingresso dell'Istituto, e qua e là biglietti affissi per le vie dicevano: W. S. Filippo! W. D. Bosco!
W. D. Rua! Il pranzo ebbe luogo alle 17.30. Un bel salone accolse i nostri 220 alunni con D. Rua e i loro superiori. I giovani del Collegio S. Michele cantarono un inno, poi parlò commosso il rev.mo P. Leonardi, e dopo lui antichi nostri allievi accorsi al passaggio di D. Rua e dei collegiali, varii alunni del Collegio S. Michele e varii dei nostri, ed anche altri oratori tra cui l'avv. Santacroce, coronato da fragorosi applausi. Accolti da clamorosi battimani vennero, durante il pranzo, a far visita al sig. D. Rua i PP. Domenicani, i PP. Francescani, i PP. Gesuiti e i Superiori del Seminario. L'entusiasmo era irrefrenabile. E in fine scoppiò liberamente alle parole di Rua, il quale, encomiando il voto espresso di trovarsi tutti un'altra volta a festa così lieta, disse che egli, stante la sua età, non poteva ripromettersi con fiducia tanta ventura, ma dava a tutti l'appuntamento pel Paradiso.
Mise il colmo alla gioia, giunto alla fine del pranzo, un telegramma dell'illustre Vescovo della Diocesi, Mons. Arista, partecipante da Roma alla festa e benedicente a D. Rua e ai convenuti. Fu una giornata davvero indimenticabile.
**
La mattina del 5 gli stessi alunni dell'Istituto San Francesco di Sales ebbero ancora la soddisfazione di ascoltare la S. Messa celebrata dal sig. D. Rua, il quale alla loro presenza compì una commovente funzione religiosa per alcuni nostri chierici e coadiutori della casa di S. Gregorio, quindi partì per Siracusa, ove c'imbarcammo alle tre pomeridiane alla volta di Malta, a bordo del Carola.
A Malta.
Giungevamo nel porto di Valletta circa le 23. Subito l'Ispettore di dogana salì a bordo, e cercò il sig. D. Rua per dirgli che il Direttore Don O'Grady era disceso tante volte fino al porto inutilmente, e in quel momento non c'era. Ma c'era Mons. Ferrugia con il fratello sacerdote, che fecero mille feste a D. Rua; e, avvertito per telefono giunse poco dopo Don O'Grady col benemerito sig. Alfonso M. Galea, coll'on. Sammato e col prefetto della nostra casa. Si giunse a Sliema dopo la mezzanotte.
Al mattino D. Rua fu accolto con tanto affetto dai buoni giovani dell'Istituto che io ne restai ammirato e commosso; quindi fu a far visita all'Ecc.mo Governatore dell'Isola e, in assenza di Mons. Arcivescovo, al rev.mo Mons. Vicario Generale, accolto da entrambi con squisita deferenza. Il 7 celebrò e rimase ospite fin dopo mezzodì della gentilissima famiglia Galea, cui siano debitori del nuovo Istituto che s'inaugurò in quella sera.
La « Juventutis domus ».
Lo splendido edifizio porta il nome di Juventutis domus ed è stato innalzato di sana pianta coi più retti criteri tanto dal lato architettonico, che da quello dell'igiene. È provvisto non solo di dormitori e di scuole, ma anche di splendide sale di lettura, di recitazione, e di conversazione, nonchè di ginnastica e di rappresentazioni.
La vasta sala del teatro capace di più di 6oo persone, in quella sera si gremì di folla sceltissima.
Presiedevano S. E. il Governatore con la gentile Mrs. Grant, Mons. Vicario Generale della Diocesi in abiti prelatizi, D. Rua, Mons. Ferrugia e molti Giudici, Capi di Dipartimento, onorevoli Consiglieri
e nobili signori e signore. Tra questi in prima fila, commossi e quasi confusi, vedevansi il sig. Galea e la sua signora. Si dà principio alla cerimonia con la lettura di un telegramma del S. Padre, poi il Direttore indica lo scopo della riunione, quindi Mons. Vicario imparte la benedizione novae domus aggiungendo parole di elogio ai benemeriti fondatori:
e in fine ascende la tribuna S. E. il Governatore, il quale, dopo un breve discorso d'occasione, inneggiante al sig. Galea, ai Salesiani, alla gioventù maltese, e schivo delle solite frasi comuni, dichiara aperta la Juventutis Domus, e ne consegna le chiavi a D. Rua.
Affettuosi omaggi.
All'inaugurazione seguì un'accademia, della quale non mi sarebbe possibile, anche scrivendo molte pagine, il dir bene quanto basti; canti e suoni, recite e discorsi si succedettero in modo superbamente grandioso, inappuntabile. Chiuse il sig. Galea con affettuose parole, inneggiando soavemente alla cristiana educazione ricevuta dai suoi genitori, cui ascrisse il vanto dell'egregia opera compiuta. Sfollata la sala, il Comitato della festa si strinse in intinto colloquio col sig. D. Rua, che, salutati poi i giovanetti, dopo d'aver cenato alla Valletta in casa di Mons. Ferrugia il quale per la circostanza aveva invitato a far corona al Successore di D. Bosco molti egregi signori, si recava a bordo di quella stessa sera, per tornare in Sicilia. Erano le ore 24 quando D. O'Grady e il distintissimo sig. Galea ci lasciarono al porto, anzi a bordo, augurandoci buon viaggio.
A Siracusa e Catania.
Sbarcati la mattina dell'8, festa dell'Apparizione di S. Michele Arcangelo, a Siracusa, ci avviammo alla Cattedrale per celebrare la S. Messa, riservandoci di far visita al Vicario Generale prima di ripartire, credendo che Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Arcivescovo fosse a Roma. Si immagini quale sia stata la nostra meraviglia quando, non appena celebrata la S. Messa, invece vedemmo scendere in sacrestia, con varii canonici e seminaristi, Mons. Arcivescovo in persona il quale, mentre stava in procinto di andare a celebrare una sacra funzione, non appena seppe della presenza di D. Rua, scese a salutarlo e a dirgli quanto fosse dolente di non potersi intrattenere con lui. Dire della bontà di Sua Eccellenza e della cortesia usataci dal Rettore del Seminario e dal Can. Lantieri, non è possibile.
Giunti a Catania, trovammo alla stazione tutti i Direttori Salesiani di quell'Ispettoria che ci accompagnarono all'Istituto, dove subito cominciò un'affettuosa accademia per l'onomastico del sig. Don Rua, cui fecero ambita corona Mons. Riccioli, Vicario Generale, vari Canonici, molti Religiosi e moltissimi distinti signori, tra cui anche vari egregi professori dell'Università. L'Animus diede un bel saggio ginnastico, dopo il quale D. Rua si recò a far visita all'altra nostra casa di S. Filippo.
Oggi alle 3 abbandoneremo Catania alla volta, della Penisola.
XI.
In Calabria.
Bari, 14 maggio 19o8.
ALLA stazione centrale di Messina ci attendevano varie persone amiche e due squadre dei nostri giovani. Questi si affrettarono à recarsi al porto, e vi giunsero ancora in tempo ad applaudire D. Rua, mentre scendeva nel piroscafo e lungamente lo salutarono mentre il piroscafo si allontanava.
A Reggio gli vennero incontro alcuni chierici del Seminario, i quali ci dissero che in maggior numero altri loro compagni la sera innanzi avevano colà atteso D. Rua; ed alle 23.30 giungemmo a Soverato, ove all'indomani si doveva porre la prima pietra della Chiesa e dell'Istituto Salesiano, che si sta là erigendo per la munificenza della compianta marchesa di Cassibile.
A Soverato - Memoranda cerimonia.
Infatti la domenica mattina, 10 maggio, celebrata la messa nella piccola ma graziosa chiesina del paese, eretta dalla caritatevole marchesa di Francia sorella alla defunta Marchesa di Cassibile, verso le 10 il sig. D. Rua indossava la stola ed il piviale, e circondato da molto clero e popolo e dalle persone più cospicue di Soverato, processionalmente si recava sul luogo dell'erigenda Chiesa, ove procedeva secondo il rito alla benedizione della prima pietra. Madrina della cerimonia era la gentilissima Marchesa Enrichetta di Francia, assistita dal suo degno consorte il Marchese Lucifero. Entro la pietra venne collocato un astuccio di zinco contenente alcune monete di Vittorio Emanuele III, i ritratti di D. Bosco e di D. Rua ed alcune medaglie ed immagini di Maria SS. Ausiliatrice, con un'artistica pergamena lavorata dall'esimio Cav. Avv. Santacroce di Catania, contenente il verbale della cerimonia.
Terminata la sacra funzione il sig. D. Rua recavasi sotto un ricco padiglione, ove sedeva circondato da numeroso clero e popolo ascoltando con grande compiacenza un eloquente ed appropriato discorso del rev.mo sig. D. Antonio Condemi, arciprete di Soverato, che venne spesso interrotto da applausi. D. Rua ringraziò l'oratore pei nobili sentimenti espressi riguardo alla munifica Marchesa di Cassibile, disse delle speranze che aveva di veder presto terminata quella chiesa, nella quale i buoni. Soveratesi avrebbero potuto compiere con tutta comodità i loro doveri di cristiani e dove un buon numero di ragazzi avrebbe potuto innalzare ogni, giorno preghiere a Dio per la pace eterna di Colei che aveva pur provveduto all'erezione di un sacro asilo di scienza e di salute, e terminò esortando tutti a pregare anche per la signora Marchesa Scoppa, indisposta, pur essa tanto benemerita del bene della gioventù.
Alla modesta agape tenutasi nella provvisoria piccola casa salesiana e a cui intervennero alcuni invitati, il sig. marchese Armando Lucifero ed altri brindarono alla salute del sig. D. Rua, il quale espresse a tutti i più vivi ringraziamenti, e la sera si recò a visitare l'Oratorio festivo intrattenendosi famigliarmente coi giovanetti e regalando ciascuno di un'immagine di Maria Ausiliatrice.
A Borgia.
Il giorno i i fece visita alla Baronessa Scoppa ed alla Marchesa di Francia recandosi a S. Andrea, ove celebrò e rimase ospite fino alla sera in cui passò a Borgia, per inaugurarvi il giorno 12 il nuovo nostro Istituto. Furono presenti alla cerimonia il rev.mo sig. Arciprete con alcuni sacerdoti del luogo e dei dintorni, il sig. Consigliere Provinciale cav. Massara, il sindaco sig. Sgromo ed altre distinte persone. I corridoi del nuovo istituto erano gremiti; la cappella provvisoria non conteneva più nessuno. Data la benedizione alla fabbrica, il sig. D. Rua celebrò la Prima Messa nella Cappella ed infra Missam rivolse poche ma appropriate parole ai presenti. Molti furono quelli che vollero ricevere dalle sue mani la S. Comunione e che, terminata la S. Messa, si riversarono nella sacrestia per baciargli la mano senza dargli neppur tempo di deporre i sacri paramenti!
Compiuta la funzione, a suon di banda e tra lo sparo di mortaretti ed accompagnati dal popolo e dalle autorità, si tornò alla vecchia dimora, dove con noi sedettero a mensa il sig. Arciprete e vari sacerdoti, il sindaco, il dottore ed altre benemerite persone.
Alla sera partimmo verso le 9.3o da Borgia in carrozza e alle 23.45 salimmo in treno a Catanzaro Marina diretti alla stazione di Rossano ove arrivammo alle 3.15 del mattino.
A Rossano dell'Ionio.
Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Orazio Mazzella, arcivescovo di Rossano dell'Ionio e nipote del celebre Card. Mazzella, aveva caldamente pregato D. Rua di fargli una visita. Stante il tempo assai ristretto, l'orario non si potè combinare altrimenti. Alla stazione ci attendeva la carrozza di Mons. Arcivescovo; alle 4.15 eravamo in città, ove appena giunti celebrammo nella cappella dell'Episcopio, quindi assistemmo alla messa di Monsignore , il quale poi s'intrattenne lungamente con D. Rua; e accompagnati dall'Arcivescovo fumino a visitare la cattedrale e il Seminario. Qui l'amatissimo nostro Superiore conversò famigliarmente coi chierici, ai quali diede alcuni paterni consigli e tra cui Sua Eccellenza volle che posasse a ricordo del suo passaggio in Rossano.
Monsignore Arcivescovo di Rossano ebbe anche la bontà di accompagnarci fino alla stazione ; là D. Rua era atteso da un Eccellentissimo Vescovo in compagnia del suo Vicario Generale, che per aver agio di parlargli salì con lui in treno e gli fece compagnia fino alla prossima stazione.
XII.
Da Bari a Torino.
Parma, 19 maggio 19o8.
A Bari.
Il giorno 13 giungemmo a Bari. Alla stazione ossequiavano D. Rua il benemerito Can. Beniamino Bus, fondatore del nostro Orfanotrofio, il can. Costanza ed altri sacerdoti. I giovani dell'Istituto l'accolsero con gioia e il 14 diedero una bella accademia in suo onore. Il salone del teatrino, nel suo semplice ma elegantissimo addobbo, aveva al centro il seggio per D. Rua, da un lato verso il palco i convittori, i semiconvittori e gli orfanelli; dirimpetto e a sinistra un'eletta schiera d'invitati, che numerosi concorsero a tributare omaggio al Successore di D. Bosco, il quale fu accolto dall'allegre note della fanfara degli orfanelli, e da fragorosi applausi. Il programma, vario ed attraente, fu svolto con molta proprietà. Chiusa l'accademia tutti i presenti, preceduti dalla fanfara, passarono nell'atrio per assistere ad un piccolo saggio di ginnastica che destò la meraviglia e l'ammirazione degli intervenuti.
L'indomani, dopo di aver ricevuto copiosissime prove di riverente affetto per parte di molti egregi signori, D. Rua lasciava Bari alla volta di Macerata.
A S. Benedetto del Tronto.
Nel percorso da Bari a Parma fecero compagnia all'amato Superiore, per diversi tratti, vari confratelli bramosi d'intrattenersi con lui. Conosciuto il suo passaggio vari sacerdoti di Ascoli, tra cui il rev. D. Benvenuto Cantalamessa ed alcuni Parroci e Canonici, si trovarono alla stazione di S. Benedetto di Tronto per attestare la loro stima e il loro attaccamento al Successore di D. Bosco. Al clero convenuto dal di fuori si unì il clero di S. Benedetto con altri sacerdoti e signori. D. Rua si professò assai grato per l'affettuosa dimostrazione di quei zelanti sacerdoti che, nel miglior modo possibile, nel breve tempo che il treno stette in stazione, gli addimostrarono con bontà la più grande ammirazione.
A Macerata.
A Macerata si fe' un'altra sosta. Si trovavano alla stazione, nonostante l'ora tarda, i Superiori dell'Istituto Salesiano, il can. Blasi, rettore del Seminario, il can. Scarponi Penitenziere, il proposto D. Leonardi, D. Miliazzi economo del Seminario e D. Simonelli, ambedue antichi allievi dell'Istituto, il prof. Ricci, il prof. Giardelli, l'avv. Pasqualini giudice del tribunale, gli avv. Giorgetti e Pucci, il M° Liviabella e famiglia, nonchè numerosi giovani della Robur dell'Oratorio Festivo e molti antichi allievi che ora frequentano il R. Liceo della città. Poco dopo nella stazione stessa Don Rua s'incontrò coll'Ecc.mo Vescovo Diocesano, Monsignor Raniero Sarnari, di ritorno da Tolentino. Accompagnati da molto popolo ci avviammo quindi al nostro Istituto, dove i giovani ci attendevano schierati ed eruppero in fragorosi evviva e battimani, mentre la banda faceva sentire i suoi concerti, che a quell'ora riuscivano di effetto ancor più bello.
Il giorno 16 il sig. D. Rua disse la messa della comunità, poi fece visita a molte distinte persone, quindi fu a pranzo da Mons. Vescovo che radunò intorno a lui i più distinti ecclesiastici. Il domani, domenica 17, disse ancora la messa della comunità, e vi intervennero pure il Conte Rasponi, Presidente della Corte d'Assise e Consigliere della Corte d'Appello colla sua consorte; i professori Gresti e Ricci del R. Liceo, il prof. Giardelli del R. Ginnasio, gli avvocati Tacci Pacifico e Tito antichi allievi del nostro Liceo di Alassio, il dott. Brancati e consorte, il capitano Pagliocchini e consorte, l'avv. Pasqualini giudice di Tribunale, l'avv. Foglietti, l'ingegnere Biagio Micozzi-Ferri e figli, le contesse Zorli, FioriAghemo, Tomassini, la Marchesa Girondo, la contessa Scarampi-Pascali, le signore Vassallo, Pascucci, Rosa Pianesi, Rosati, Fava e figliuole, Liviabella e famiglia, le signorine Aranci, Ruitz, ecc. Tutte queste distintissime persone vollero poi presentare personalmente i loro ossequii al sig. D. Rua. Al pranzo intervennero pure parecchi invitati e si fecero brindisi pieni di affetto, e dopo pranzo vennero ancora molte persone ad ossequiare il sig. Don Rua, finchè giunse l'ora dell'accademia in commemorarione di Don Bosco Venerabile.
All'accademia intervennero S. E. Mons. Sarnari, il Comm. Generale Ritzu, il cap. Pagliocchini, il prof. Zorli dell'Università, i professori Gigli, Gresti, Ricci Amici, Giardelli delle Scuole Regie, il cav. Cristiani già Procuratore Generale della Corte d'Appello, l'avv. Ragazzi Giudice Istruttore, l'avv. Fava sostituto procuratore del Re, gli avvocati Galanti, Giorgetti e Pucci, il dott. Brancati, il dott. Lazzarini e famiglia, il dott. Rinaressi, il sig. Ellaudio Ricci e famiglia, il M° Ranalli della Banda Municipale, Mons. Tacci Vicario di Tolentino, l'ing. Nicola suo fratello sindaco di Magliano e gli altri due fratelli avv. Pacifico e Tito, D. Carolini preposto di Morrovalle, D. Ruggeri Priore di Petriolo; il Seminario Vescovile in corpo, quasi tutti i Canonici e Parroci della città. Tra le signore oltre quelle intervenute alla messa del mattino si notavano la contessa Paradisi, la contessa Trebbi consorte del conferenziere, la contessa Stelluti Scala, le signore Pampinoni e Pignatti, le famiglie Domenico e Biagio Micozzi, la famiglia Boari, le signore Pucci e Pasqualini. Dopo l'inno d'introduzione, diè principio all'atto con un nobile discorso il comm. Trebbi, antico allievo del collegio nostro di Alassio ; e seguirono forbiti componimenti e canti e suoni squisitissimi. Conchiuse D. Rua con parole scaturienti dal cuore che furono coperte di applausi. Usciti dalla sala la musica continuò a rallegrarci in cortile con mirabili armonie e così terminò quella giornata indimenticabile del 17 maggio.
Il 18 si partiva per tempo per Bologna. Alla stazione distinte persone ci augurarono il buon viaggio e i giovani gridarono ancor una volta viva Don Rua.
Passando per Loreto.
Alla stazione di Loreto il venerato Superiore ebbe applausi dai giovani di quella nostra casa e augurii dei confratelli accorsi ; come avvenne anche ad altre stazioni, prossime a case Salesiane. Alla stazione di Loreto erano pur discesi i giovani della società ginnastica Virtus dell'Oratorio Fe stivo in uniforme e stendardo, il Circolo Giovanile Cattolico, ed il rev.mo Can. D. Ubaldo Cicierchy rappresentante il clero Lauretano.
A Bologna e a Parma.
Alla stazione di Bologna oltre il Direttore trovavasi ad aspettare D. Rua Mons. Carpanelli accompagnato da un illustre marchese e da un vecchio professore, e il sig. Conte Cays colla sua vettura. Giunto in casa fu accolto con musica e tosto gli si offerse una breve accademia ottimamente riuscita. Ieri sera si recò eziandio a far visita al nuovo Arcivescovo Mons. Della Chiesa, da cui fu ricevuto con grande stima e quindi fu a vedere la nostra scuola di ginnastica che si rallegrò di trovare ben popolata.
Questa mattina, detta la. messa della comunità in cui distribuì numerose comunioni, ha visitato la nuova chiesa del Sacro Cuore, ritrovandola, con gran gioia, molto avanzata: e verso le 10, salutati tutti e applaudito da tutti, ha proseguito per Parma.
Alla stazione di Parma ci attendeva il Direttore del nostro Istituto. Giunti in casa i giovani hanno applaudito entusiasticamente Don Rua ed uno, a nome di tutti, gli ha letto uno stupendo indirizzo. Ma era l'ora del pranzo, e a far compagnia al sig. D. Rua eran convenuti il can. Boni in rappresentanza del Vescovo, il can. Bolzani in rappresentanza del Vic. Capit. di Borgo S. Donnino e l'on. Micheli antico allievo nostro e deputato al Parlamento, che mostrò tutta la sua cordiale riconoscenza ai Salesiani e la sua venerazione al Successore di D. Bosco.
Ora proseguiremo per Alessandria, dove giungeremo circa le ore 21; e domani, nel pomeriggio, saremo finalmente di ritorno a Torino.
I miei appunti sono finiti.
Non mi resta che ringraziare, a nome del sig. D. Rua, quanti gli hanno pregato la divina assistenza nel lungo suo viaggio, come faccio di cuore assicurandoli del più copioso e fervente contraccambio dell'amatissimo nostro Superiore.
Di tutti i benemeriti Cooperatori e Cooperatrici
Devotissimo
Sac. CLEMENTE BRETTO.
Nota.-- Il sig. D. Rua giungendo ad Alessandria veniva calorosamente acclamato dai giovani convittori dell'Istituto salesiano e dal suono festoso della fanfara di quel fiorente Oratorio festivo. Il cortile artisticamente decorato coli bandiere, con stemmi ed orifiammi, e illuminato da centinaia di lampioncini artisticamente disposti presentava un aspetto vagamente fantastico. I giovani, schierati in due ali all'ingresso, gli fecero passaggio in mezzo a loro baciandogli la mano; poscia raccoltisi intorno a lui, ascoltarono il saluto che due di loro lessero al suo indirizzo, a nome di tutti i convittori e dell'Oratorio festivo. Il sig. D. Rua rispose ad entrambi con quella tenerezza di cuore che gli è propria. L'indomani si recò ad ossequiare Mons. Vescovo ed. altre notabilità cittadine: e finalmente alle 14 ripartì per Torino, ove, come abbiamo già detto., veniva trionfalmente ricevuto da tutti i suoi figli dell'Oratorio.
Cronaca degli Oratori festivi.
CATANIA - Concorso Ginnastico Regionale.
La società sportiva Ardor, dopo i trionfi riportati nel Concorso Ginnastico di Messina, si fece iniziatrice di un Concorso Ginnastico Regionale che ebbe luogo nei giorni 16 e 17 maggio.
Posto sotto l'alto Patronato di Eccellentissimi Presuli dell'Isola e con gli auspicii di un elettissimno Comitato d'onore, il Concorso riuscì u n trionfo per Catania e per la squadre ginnastiche che si videro fatte segno alle attenzioni più entusiastiche dei cittadini, ma sopratutto per l'Em.mo Card. Nava che contemplò radunata per festeggiare il suo Episcopale Giubileo tanta balda gioventù e tante illustri persone che cooperarono alla riuscita della geniale ed ossequiosa dimostrazione.
Insieme con l'Ardor promotrice, presero parte al convegno l'Animus dell'Istituto S. Francesco di Sales di Catania, la Pro Zancla e la Vigor di Messina, la Fortitudo di Reggio Calabria, l'Etna di Acireale e la Panormus di Palermo.
Le gare ebbero luogo nel cortile dell'Istituto S. Francesco di Sales, allietate dalla banda del medesimo e da quella del R. Ospizio di Beneficenza, fra il più vivo interesse e le acclamazioni di un'eletta e numerosa folla spettatrice. I campionati di corsa si svolsero nella Piazza S. Maria di Gesù la mattina del 17: in cui le squadre si raccolsero poi nella Chiesa dei Minoriti, addobbata con gusto e ornata all'ingresso di un'epigrafe di circostanza, per ascoltare la S. Messa che fu celebrata dall'Em.mo Cardinale Arcivescovo. Impartita la Benedizione Eucaristica, i numerosi ginnasti tornarono allo stadio dell'Istituto Salesiano per le ultime gare dei vari campionati e le produzioni artistiche individuali.
Alle 16 di quello stesso dì ebbe luogo il solenne corteo. Tutte le squadre mossero da via Teatro Greco, sede del Comitato, per via Vittorio Emanuele, via Stesicorea e pel viale Regina Margherita, in mezzo a continui applausi; finchè alle 17 si schieravano in bell'ordine nello stadio dell'Istituto Salesiano in attesa di Sua Eminenza. Indicibile fu la festa con cui fu accolto l'illustre Porporato, il quale in compagnia di Sua Ecc. Mons. Arista Vescovo di Acireale, di Mons. Rosario Riccioli Vicario Generale, e di tutto il Comitato, prese posto su il palco d'onore, al suono della marcia reale. L'Ardor aveva con ottimo pensiero riserbato a quel dì e a quell'istante la benedizione della sua nuova bandiera. Difatti, mentre l'Em.mo indossa i sacri paramenti due soci dell'Ardor salgono sul palco e consegnano lo splendido vessillo alla Duchessa Vittoria di Palazzo che funge da madrina
della festa. Il momento è solenne. Al compiersi della benedizione le musiche intonano la marcia reale, e il pubblico applaude calorosamente.
Ha poi luogo il saggio finale. Tutte le squadre sono ammirabili nelle loro esecuzioni, e gli applausi della gran folla scrosciano fitti, calorosi, entusiastici. Terminati gli esercizi, le squadre riunite, al suono della musica del R. Ospizio di Beneficenza, fanno varie eleganti evoluzioni suscitando la più schietta ammirazione e il più caloroso plauso: infine, al suono delle musiche, sfilano con le bandiere. In un religioso silenzio l'Em.mo Cardinale Nava sorge e ringrazia quanti hanno contribuito alla riuscita della festa; manda un saluto al Sommo Pontefice, inneggia all'educazione mercè la quale la gioventù cresce sana e robusta di corpo e di anima e civilmente preparata alle lotte della vita; si congratula vivamente coi baldi ginnasti e coi loro istruttori, ed augurando sempre maggiore incremento alle loro società, invoca dal cielo la benedizione su tutti gli astanti.
Per la circostanza inviarono medaglie d'oro e d'argento e preziosi premi il S. Padre, l'Episcopato Siculo, gli Em.mi Nava, Rampolla e Gennari. la F. A. S. C. I., l'Arcivescovo Mazzella, Mons. Bressan, la F. R. Emiliana, la Fert di Faenza ecc.
La gran coppa dell'Episcopato Siculo toccò alla Panormus di Palermo la quale riscosse le maggiori simpatie: e la medaglia d'oro del Santo Padre fu aggiudicata all'Ardor come promotrice del Concorso.
TORINO - Festa sociale dell'« Auxilium. »
L' « Auxilium » il circolo fiorente in seno all'Oratorio festivo di S. Francesco di Sales in Valdocco, la domenica 7 giugno celebrò la sua I.a festa sociale. Non mi fermo a ripetere la cronaca della festa che riuscì varia e solenne; ma non posso far a meno d'innalzare un plauso sincero ai bravi soci che si accostarono al mattino alla sacra mensa ed ebbero il geniale pensiero d'invitare la sera ad una fraterna riunione i Circoli giovanili di Torino, nel teatrino dell'Oratorio. Tennero l'invito numerosi rappresentanti dei Circoli S. Secondo, S. Alfonso, Fides et Robur, Pio X, S. Luigi, Valdocco, Giovanni Bosco, La Salle, Cesare Balbo, di Coltura ed Azione, Ricreativo e Filodrammatico dell'Oratorio locale ecc. ecc.
La conversazione si svolse interessante, istruttiva, animata per oltre due ore, intorno il noto Ordine del giorno votato all'ultimo Congresso Cattolico di Genova: e ad essa parteciparono non solo giovani soci, ma anche bravi parlatori come Lorenzo Alpino, Carlo Baravalle e l'avv. Saverio Fino, il quale colla sua parola pratica, illuminata e scultoria, tenne continuamente avvinti gli animi degli uditori. L'orchestrina del Circolo Giovanni Bosco prestò egregiamente servizio d'onore. L'adunanza, che rivestì un carattere semplice ed intimo ma nel tempo stesso fu quanto mai importante, era presieduta dal sig. D. Filippo Rinaldi, prefetto generale della Società Salesiana, dall'abate Garelli e dal sig. Pisani presidente del l'Auxilium.
PISA - All'Oratorio di S. Eufrasia.
Solennissima la festa celebratasi all'Oratorio di S. Eufrasia il 24 maggio u. s. L'onorarono del proprio intervento il rev.mo prof. D. Ercole Attuoni, provicario generale, Mons. Giuseppe Calandra segretario dell'Em.mo Card. Arcivescovo, e il rev.mo can. D. Pietro Marcacci Rettore del Seminario e Collegio Arcivescovile. La Sezione filodrammatica del Circolo D. Bosco coronò la bella giornata coli una brillante rappresentazione.
Il 31 ebbe luogo la gara catechistica. I concorrenti furono, fra tutti, 5o; e riuscirono vincitori alla I.a gara il giovane Roberti Ugo, alla 2.a Cappon Piero. Alla gara di Storia Sacra riportarono il 1.° premio a pari merito i giovani Martelli Ludovico, Fini Giordano, Lucchesini Mario e Pierucci Mariano. Il premio era unico e quindi si sarebbe dovuto estrarre a sorte; invece Sua Eminenza il Card. Pietro Maffi, arcivescovo, volle che tutti quattro avessero il premio stabilito, supplendo egli alla spesa. Alla gara seguì la premiazione agli alunni delle Scuole di religione. L'atto fu rallegrato da riuscitissime declamazioni, suoni e canti, eseguiti dai piccoli cantori che per un mese intero avevano attirato numerosi fedeli al mese mariano col canto delle Litanie e sacre lodi; e da un'altra rappresentazione dei giovani filodrammatici del Circolo D. Bosco. Chiuse il trattenimento Sua Eminenza il Card. Arcivescovo, il quale, prendendo motivo da quanto si era recitato seppe trarre le più belle osservazioni, e quindi si recava coi giovani e coi presenti in chiesa a cantare l'inno di ringraziamento al Signore per l'introdottasi Causa di beatificazione di Don Bosco.
TRIESTE - La « Festa delle rose ».
Il Comitato Salesiano locale indisse pel 23-24 maggio u. s. a favore dell'Oratorio una festa delle rose. È divenuta di moda questa festa: la celebrano i Viennesi e i Parigini, ma non cogli intendimenti con cui l'allestì il zelante Comitato Triestino. Ordinariamente quelle son feste mondane; questa invece fu un casto connubio di carità e di civiltà, una festa totalmente cristiana.
Nel cortile sorsero come per incanto un chiosco grandioso tutto rabescato di scenari e di emblemi, ad uso di buffet; un grandioso serraglio di Pietroburgo con una piccola ma curiosa raccolta di animali, quali non si vedono neppure a Schònbrunn, due altre piccole edicole ad uso di vendita ed infine l'alta tribuna per la banda.
Dappertutto rose stupende a profusione, naturali ed artificiali lavorate con arte squisita. La sera del 23 vi fu poco concorso, il tempo era cattivo; la mattina del 24 accadde altrettanto... ma nel pomeriggio un raggio di sole squarciò le nubi e tosto si vide insieme con le più nobili famiglie accorrere incessante fino a tarda sera una moltitudine immensa di visitatori, che attirati dalla festa delle rose recarono generosamente il loro contributo a favore dell'Oratorio.
Alle egregie Dame promotrici, alle quali il sig. D. Rua inviava la Croce-ricordo dell'Incoro nazione di Maria SS. Ausiliatrice, torni caro un pubblico ringraziamento.
SPEZIA - Inaugurandosi la bandiera della Fulgor.
La data del 28 maggio 19o8 rimarrà memorabile per la « Fulgor » di Spezia perchè in tal giorno spiegò per la prima volta la sua bandiera, pegno di nuove reclute e presagio di future vittorie. Dono gentile dei signori Fumagalli e del Can. Ravani, e generosamente ricamata con mirabile arte dalla signorina Garro, lo splendido tricolore reca da un lato lo stemma cittadino e dall'altro un'aquila che posa sopra un trofeo d'attrezzi ed ha sul capo una stella ed una croce.
Invitati, gentilmente convennero per assistere alla cerimonia la Società Operaia Cattolica, il Circolo Silvio Pellico e il Circolo S. Luigi della Spezia, il Circolo S. Ceccardo di Carrara, il Circolo S. Luigi di Pitelli, e mandarono auguri e adesioni la « Fortior» di Venezia, la « D. Bosco » di Savona e il Circolo « D. Bosco » di Pisa.
Alle 10 fu offerto il vermouth d'onore: salutò i presenti con belle ed apposite parole il presidente della « Fulgor » Avv. Gio. Battista Borachia.
La benedizione del vessillo si effettuò alle 11 nel Santuario di N. S. della Neve, letteralmente gremito di persone. Dopo il vangelo il predicatore del Mese Mariano, rev. don Brancati, benedisse la bandiera e tenne un entusiastico discorso. I signori Fumagalli furono anche padrini della cerimonia. Animato e lieto riuscì a mezzogiorno il pranzo sociale. A sera doveva aver luogo un'accademia, che a causa del tempo fu rinviata alla domenica 31, in cui innanzi a scelto pubblico i bravi ginnasti seppero mostrare la loro valentia, prima con una progressione agli appoggi Baumann, poi alle parallele, ed anche negli esercizi liberi alla sbarra, alle parallele e agli anelli, eseguendo con precisione ed eleganza un lungo saggio. Le evoluzioni di plotone e gli esercizi a corpo libero posero fine al loro programma, che mostrò come con grande assiduità e costanza essi, in appena un anno, abbiano saputo giungere al buon punto in cui si trovano, mercé l'aiuto dell'egregio loro maestro sig. Guido Casati. Il saggio riuscì solenne anche per le vibrate parole dette dal Presidente e per l'accurata musica e gli affettuosi componimenti declamati dai giovani dell'Istituto Salesiano, in festa anch'essi per l'onomastico del loro Direttore.
In fascio.
- A Cerignola in Calabria si è inaugurato un Oratorio festivo, intitolato al Ven. nostro Fondatore. Il rev. D. Palladino, ne dava annunzio al sig. D. Rua, con questo telegramma: « Nel partecipare Vostra Signoria Reverendissima solenne inaugurazione Ricreatorio festivo D. Bosco aderiamo mondiale plebiscito di gratitudine al Venerabile Fondatore benemerita Società Salesiana ». Auguri cordiali e vivi rallegramenti.
- A Trino Vercellese ebbe luogo la solenne distribuzione dei premi. Devote le funzioni di chiesa, riuscito il trattenimento accademico che precedette la premiazione. I premi, tutti consistenti in vestiario, furono rio. La fanfara fece sentire per la prima volta le sue note armoniose, cooperando efficacemente alla splendida riuscita della festa.
- Sempre consolanti le notizie dell'Oratorio di Fossano. Fiorenti la Scuola di canto che ha già dato varie esecuzioni in gregoriano con lodevole precisione e il Circolo sportivo S. Luigi che da vari mesi ha bravamente inaugurato la sua fanfara. Il 26 aprile, numerosissimi, tutti gli alunni pellegrinavano in corpo al Santuario di Cussanio; e ultimamente, nella Chiesa della SS. Trinità, parata a festa, celebravano con pompa speciale la festa di Maria SS. Ausiliatrice.
- A Caluso, nel Canavese, da anni venne inaugurato un bell'Oratorio festivo, che dal compianto Canonico Arciprete Manfredi veniva affidato ai figli di Don Bosco della vicina casa di Foglizzo. Buoni e abbastanza numerosi sono i giovani che lo frequentano, grazie allo zelo dei cooperatori e delle cooperatrici salesiane, dai quali quest'anno per la prima volta si celebrò in unione con gli Oratoriani il comune Patrono S. Francesco di Sales. I giovanetti in numero di 11o s'accostarono alla S. Comunione, ed esortati dal novello Arciprete Teol. Germano Ravetto, numerosissimi accorsero i buoni Calusiesi ad udire la I.a Conferenza salesiana tenuta dal Teol. D. Alessio Barberis, Direttore della Casa Salesiana di Foglizzo.
- A Comacchio l'ultima domenica di febbraio si celebrò la festa di S. Francesco di Sales, cui si volle associata la commemorazione del nostro Fondatore. Alla messa delle 8 moltissimi giovani del Circolo Pio X e dell'Oratorio si accostarono alla S. Mensa. Alle 10 la cappella era gremita di giovani del Circolo e di molte signore e signori invitati, comprese le benemerite Cooperatrici Salesiane, per assistere alla messa cantata assistita pontificalmente dal compianto Mons. Vescovo. Al Vangelo il Missionario D. Felice Guerra tenne una conferenza sulle opere salesiane, ed in modo particolare sulle missioni d'America. A sera il teatrino si affollò di eletto pubblico per assistere ad una bella rappresentazione.
La domenica 24 maggio nello stesso Oratorio un numeroso stuolo di giovani si accostava per la I.a volta alla S. Comunione.
- Ad Alessandria di Piemonte il 10 maggio u. s. si celebrò la festa del Patrocinio di S. Giuseppe, titolare dell'Istituto Salesiano e dell'annesso Oratorio festivo. Il cortile artisticamente adornato con bandiere, stemmi nazionali e palloncini alla veneziana, presentava un colpo d'occhio stupendo. Il chiar.mo dott. D. Francesco Cerruti, direttore degli studi e della stampa salesiana, recatosi a presiedere la solennità, ebbe accoglienze festose la sera della vigilia al suono della fanfara dell'Oratorio, che prestò servizio d'onore anche il giorno della festa. Splendide le funzioni religiose, con esecuzione di scelta musica sacra; riuscitissimo poi il trattenimento drammatico, cui assistettero anche varie autorità ecclesiastiche e civili cittadine.
- Il 28 viaggio u. s. i giovani dell'Oratorio festiva di Macerata con a capo i soci della Robur compivano la loro passeggiata annuale facendo una prima tappa alle Vergini e poi spingendosi giù verso il Chienti fino alla tenuta della marchesa Ortensia. Ciccolini, ove seduti sull'erba, fra il canto degli uccelli e il mormorio delle acque, furono serviti di maccheroni, mortadella, arrosto, confetti, pane, vino e aranci. Sul far della sera si avviarono alla, stazione di Pausula, e là salirono in treno per far ritorno a Macerata, ove, dopo di aver ricevuto la Benedizione col SS. Sacramento, prima di tornare alle loro case, furono confortati ancora con una bicchierata.
- A Lisbona prese parte alla distribuzione dei premi agli alunni dell'Oratorio festivo Sua Ec. Rev.ma Mons. Giuseppe Alves de Mattos, Arcivescovo tit. di Mitilene. I premi furono la maggior parte conseguiti dai più assidui all'Oratorio ed alle scuole serali.
- A Braga, in Portogallo, si è inaugurata la. cappella dell'Oratorio festivo salesiano, che finora ne era privo. Essa è dovuta allo zelo instancabile ed alla efficace cooperazione di un buon sacerdote di quel seminario. Vivi rallegramenti.
D. SiMpLicio.
I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria. Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'INDULGENZA PLENARIA:
ogni mese:
I) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;
3) nel giorno in cui si radunino in conferenza.
dal 10 luglio al 10 agosto:
1) il 16 luglio, festa della Madonna del Carmine; 2) il 6 agosto, la Trasfigurazione di N. S. Gesù Cristo.
Inoltre: ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche Chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.
Torniamo a ricordare che tutte le indulgenze concesse ai Cooperatori
I) sono applicabili alle anime sante del Purgatorio.
II) che pel loro acquisto è richiesta per tutti la recita quotidiana di un Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice coll'invocazione: Sancte Francisce Salesi, ora pro nobis.
In Italia.
ALESSANDRIA. - Il 7 giugno nell'Istituto Salesiano - scrive l'« Unione » di Milano - ebbe luogo un'accademia musico-letteraria in occasione della solenne commemorazione del venerabile don Giovanni Bosco. Oltre 1ooo persone assistevano alla simpatica festicciuola: presiedeva il reverendissimo don Rua, superiore generale della Pia Società, il quale fu salutato al suo ingresso da lunghissimi applausi. La fanfara dell'Oratorio festivo suonò alcune marcio che piacquero assai: come pure furono molto applauditi alcuni inni cantati dai giovani dell'Istituto. Prese quindi la parola il canonico dottor Pini di Milano, il quale mandò un saluto ed un fervido augurio al caro don Rua, degno successore di don Bosco. Passò in seguito a dimostrare tutto il bene compiuto dall'immortale Torinese: le scuole instituite poi giovani poveri, i laboratori per la gioventù abbandonata e tutte le altre opere grandissime da lui compiute per il benessere e l'istruzione del ceto giovanile. Lo seguì il rag. Giuseppe Gho il quale accennò agli scopi degli oratori festivi intenti a conservare i giovani nella fede togliendoli dal fango della strada e dai cattivi compagni; e chiuse invocando dai presenti un largo aiuto per il bene della gioventù. Infine don Rua ringraziò tutti gli intervenuti raccomandando loro di adoprarsi con ogni mezzo a continuare l'opera benefica del venerabile don Bosco.
BOLOGNA - Il 29 maggio all'Istituto Salesiano - Canti lieti e soavi ed armoniosi suoni riempirono i cuori di gioia serena. Erano presenti Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giacomo dei Marchesi della Chiesa, amatissimo Arcivescovo di Bologna, Sua Ecc. Rev.ma Mons. Vescovo di Mindo, Mons. Giacomo Carpanelli, Mons. Zucchini, il dott. don Pietro Gaiani parroco di S. Martino, il marchese Annibale Marsigli, il march. Francesco Malvezzi Campeggi, il gen. Samminiatelli, l'avv. R. Ambrosini, il conte capitano Cais, il tenente di S. Marzano, il dott. Francesco Blesio, il dott. Francesco Biancani, il marchese Lodovico Malvezzi Campeggi, la marchesa Maria Giulia Durazzo Marsigli, la contessa Cais, la sig.a Laura Montanari Brunetti la sig.a Ersilia Renoli Agnoli, la sig.a Metilde Osti Casali, la sig.a Stagni Maria, la marchesina Malvezzi Campeggi, la signora Galeati Tassoni e signorina Galeati, la signora Augusta Ambrosini e signorine, la signorina Eleonora Mazza Blesio, la signora Teresa Monti Prati, e molte altre illustri persone, fra cui dobbiamo ricordare il rev. Padre Costetti, il sig. D. Zucchi arciprete dell'Arcoreggio, il sig. Arciprete di S. Ruffillo, il Parroco de' SS. Vitale ed Agricola, il Parroco ai Celestini, il sig. dott. Tugnoli, nonchè una larga rappresentanza del Collegio di S. Vincenzo, diretto dalle Figlie della Carità, con a capo la rev.da Superiora.
Belle, vere e sentite -scrive l'ottimo Avvenire d'Italia - le parole che l'avv. Saverio Fino disse per commemorare D. Bosco; parole che furono colpi rapidi e sicuri di pennello quando ricordò i bisogni e le necessità dei suoi e de' nostri tempi, parole che furono forti e profondi colpi di scalpello che mostravano d'un tratto tutta viva e balzante la grande figura del Prete Piemontese, quando ne tratteggiò l'azione benefica, la lotta costante e tenace sino alla fine, l'opera vasta così da abbracciare tutto il mondo.
» Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giacomo dei Marchesi della Chiesa pose fine alla cara festa con serene e buone parole paterne, piane così da essere da tutti intese, dolci così da entrare in ogni cuore.
»Ricordò come si fanno molti congressi e troppe commemorazioni, ma non bisogna lamentarsene quando riguardano persone così degne e così utili all'umanità come Don Bosco. « Noi oggi abbiamo rivista - egli dice - la figura di questo cavaliere della carità, e abbiano goduta una vera soddisfazione intellettuale. Ma non basta. Bisogna non cessare dal coadiuvarne l'opera e. Ricorda il grandioso congresso tenutosi a Bologna dai Salesiani e l'affetto del Cardinale Svampa che li volle a Bologna; e rilevando conce l'entusiasmo dei bolognesi per l'opera loro non sia venuto meno, dichiara che tutta la benevolenza del Cardinale Svampa è passata nel suo successore che si dice di lui più fortunato in una cosa: « Il Card. Svampa, egli esclama, aveva vagheggiato il giorno in cui Don Bosco fosse elevato all'onore degli altari; ed io spero davvero di celebrare il giorno della sua beatificazione. Allora non si faranno più commemorazioni: ma cominceranno i panegirici.
GUALDO TADINO - Il 28 aprile nel Collegio Salesiano alla messa della comunità tutti gli alunni interni ed esterni si accostarono con vero slancio di pietà e di fervore alla S. Comunione ; e dopo messa si cantò un solenne Te Deum chiudendosi la funzione con la Benedizione del SS. Sacramento.
Nel pomeriggio, nella sala del teatrino, dove in mezzo ad un trofeo di bandiere campeggiava la soave figura del Venerabile, l'egregio avv. Giacomo Mazzotti di Faenza tenne il discorso d'occasione davanti un distinto pubblico di sacerdoti, signori e signore. La figura di D. Bosco venne tratteggiata in modo da strappare i più entusiastici applausi. Quindi nell'ampio cortile del Collegio e davanti a scelto pubblico la squadra ginnastica Primo Vere dei convittori e la Salus degli esterni diedero un saggio ginnastico eseguendo coli precisione svariati esercizi individuali e collettivi. Si chiuse la giornata con una rappresentazione teatrale sostenuta dai convittori. La bella festicciuola, preparata da tempo dai superiori ed alunni di quel fiorente Collegio, riuscì di soddisfazione generale.
INTRA - Il 27 aprile, nel Collegio S. Luigi, coli numeroso intervento di ragguardevoli persone si commemorò solennemente il Ven. D. Bosco. Verso le 15 giungeva da Trobaso S. Ecc. Rev.ma Mons. Giuseppe Gamba Vescovo di Novara, che presso lo scalone d'ingresso al Collegio veniva salutato dalla Direzione dell'istituto con a capo l'ispettore Don Saluzzo, dall'assessore sig. C. Aluisetti in rappresentanza del Sindaco assente da Intra, da vari consiglieri comunali, dal Cav. Pozzi Presidente dell'Asilo, dal Capitolo Collegiale, dal Presidente della Società operaia cattolica, dalla Fabbriceria di S. Vittore, dall'Orfanotrofio Pranzi, da molti parroci del Vicariato ecc. e tosto i convenuti presero posto nel teatrino, ornato con fine buon gusto. Presentato dal Direttore, l'avv. Antonio Primavesi del Canton Ticino disse con calore giovanile dell'opera del grande Apostolo della gioventù che chiamò opera di redenzione morale. La parola dell'oratore, più volte interrotta da applausi, fu coronata da prolungata ovazione.
Seguirono alcune brillanti declamazioni intrammezzate da varii canti eseguiti con squisita espressione dai giovanetti della Schola Cantorum dell'Istituto Salesiano di Milano. Ispirato alla bellezza del cielo che pareva aggiungere splendore alla festa, il Consigliere Comunale T. Ceretti pronunziò un affettuoso discorso, in cui dopo d'aver accennato alla bufera passata su l'opera salesiana: «nella festa di oggi, concludeva, che una parola ornata ed eloquente rievocatrice fedele dell'immortale figura di Don Bosco, una presenza augusta che è conforto e luce per la Direzione dell'Istituto, ed il vostro prezioso intervento, o Signori, rendono più memorabile, è l'affermazione consolante che erompe vittoriosa dagli animi nostri e dai nostri cuori: Il Collegio San Luigi si avvia con rinnovata giovinezza a degni destini. » Infine prendeva la parola S. E. Mons.
Vescovo, che nella sua eloquenza semplice e robusta ebbe accenti felicissimi, rivolgendo consigli e augurii ai convittori perchè serbando nel cuore gli insegnamenti che ricevono possano un giorno essere l'onore e la consolazione delle famiglie, l'ornamento della patria e della civile società.
Sua Eccellenza lasciava il Collegio accompagnato dai convittori con la loro splendida bandiera e da molti fra gli invitati sino allo scalo, e così finiva quella giornata lietissima che rimarrà segnata a caratteri d'oro nelle memorie di quel Collegio Convitto.
LIVORNO - All'Oratorio del S. Cuore - L'8 febbraio, in fondo alla sala maggiore ammiravasi una vasta scena allegorica, rappresentante il Santuario di Maria Ausiliatrice e un piccolo villaggio patagone colla chiesetta della missione. Dinanzi alla bella scena innalzavasi su di un elegante piedestallo il busto del Venerabile, a cui onore si tenne una bella accademia. Erano presenti S. E. Rev.ma Mons. Sabatino Giani, Vescovo diocesano, l'ispettore D. Laureri, alcuni rev.mi
Canonici ed i signori Benefattori dell'Oratorio, nonché numeroso pubblico che riempiva il teatro. La tornata, riuscitissima, fu conchiusa da Mons. Vescovo con entusiastiche parole.
Il giorno seguente, domenica, fu consacrato alla festa di S. Francesco di Sales. Causa la ristrettezza dell'attuale Cappella dell'Oratorio, per concessione del rev.mo Parroco le funzioni furono celebrate nella parrocchia di S. Andrea, per la circostanza magnificamente addobbata. Alle 8 celebrò Mons. Vescovo la Messa della Comunione, assistito da circa cinquanta giovani della Compagnia del S. Cuore, vestiti della loro candida cappa. Dopo un breve fervorino di circostanza Mons. Giani distribuì la S. Comunione a più di cento giovani elle tanto per il numero quanto pel devoto raccoglimento con cui si accostarono alla Mensa Eucaristica, furono di grande edificazione. Alle 10 1/2 vi fu messa solenne. S. E. Mons. Vescovo che assisteva dalla Cattedra, al Vangelo si compiacque di celebrare in una bellissima Omelia le virtù di S. Francesco di Sales. La chiesa era affollatissima. Nella stessa Parrocchia, furono cantati da tutti i giovani i Vespri solenni seguiti dalla benedizione col SS. Sacramento: e in ultimo nel teatro dell'Oratorio si teneva un riuscitissimo trattenimento drammatico. Ma non terminava la festa. Una parte importante del programma, la benedizione degli stendardi della Compagnia Drammatica e Musicale, dovette rimettersi ad altro giorno.
Dopo lunga attesa si potè finalmente festeggiare la loro benedizione il 5 aprile. Le funzioni religiose si svolsero solennissime nella prelodata Parrocchia di S. Andrea. Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Vescovo, cui non possiamo ripetere tutta la nostra riconoscenza, non solo si compiacque d'intervenirvi, ma celebrò anche la santa messa, benedisse di propria mano gli stendardi e tenne pur un forbito discorso, nel quale, dalla natura della musica e della drammatica, trasse salutari ammaestramenti. La festa ebbe nuovamente il suo epilogo a sera nel teatro dell'Oratorio e con la benedizione del S. Padre, il quale oltre avere in altra circostanza inviato alle due Compagnie una bella medaglia d'oro, si compiaceva in quel giorno d'impartire ai soci e alle loro famiglie l'Apostolica benedizione.
- Ma l'Oratorio Sacro Cuore di Livorno non contento quasi di tutte queste feste, inviò pure una larga rappresentanza in affettuoso pellegrinaggio alla Tomba del Venerabile nello scorso mese di maggio. Più di quaranta giovani della Sezione Drammatica e Musicale, coi loro nuovi stendardi, giungevano la sera del 23 maggio a Valsalice, donde nei dì seguenti scesero più volte a Valdocco per assistere alle solennissime feste di Maria Ausiliatrice. Noi siamo rimasti ammirati del loro fervore e della loro bontà, per cui possiamo assicurare gli esimi benefattori che si assunsero la non lieve spesa del viaggio che fecero proprio un'opera buona.
PARMA - Il 27 maggio all'Istituto S. Benedetto. - Onorata dalla presenza dì S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo-Vescovo, di molti egregi sacerdoti, illustri laici e rispettabili signore e signorine, si può dire - scrive un giornale - che fu il tributo di Parma cattolica al merito e alle virtù del Venerabile istitutore piemontese. Aperse il trattenimento il direttore dell'Istituto medesimo prof. D. Paolo Lingueglia, con un discorso sul naturale e sul soprannaturale di D. Bosco. Seguirono molti e attraenti numeri in prosa ed in versi, tra cui una splendida alcaica dell'avv. Luigi De-Giorgi.
Parlò da ultimo, salutato al suo alzarsi da una salve di fragorosi applausi, S. E. Ill.ma Mons. Arcivescovo-Vescovo, il quale col timbro della sua voce simpatica e colla frase soavemente incisiva portò il suo saluto - il saluto di Vescovo - ai Salesiani e lumeggiò con tratti efficaci la figura di D. Bosco.
PEROSA ARGENTINA - Il 31 maggio a corona dei festeggiamenti a Maria SS. Ausiliatrice e a ricordo del io decennio della fondazione dell'Istituto Salesiano ebbe luogo una accademia musico-letteraria nel teatrino stipato di signori e signore facenti corona alle autorità civili ed ecclesiastiche del paese e dintorni. Tanto l'orchestra, come i cori e le cantate, tanto le poesie conte i dialogi d'occasione ed il Bozzetto drammatico con quadro finale, trovarono interpreti ed esecutori che riscossero meritati applausi. La parte più attraente però di tutta la geniale serata furono i discorsi letti dal cav. avv. Carlo Bianchetti e dal prof. Alessandro Fabre, direttore del R. Ginnasio di Pinerolo. Questi parlò del Venerabile D. Bosco e dell'opera sua mirabile da figlio tenerissimo rievocando i ricordi intimi della sua vita con ammirabile efficacia di eloquio. Dell'esimio cav. Bianchetti, lustro del foro torinese, è superfluo ogni elogio; il suo dire fine e poderoso fu un inno splendido all'Ausiliatrice e al suo fedel servo il Venerabile D. Bosco.
Nel Ticino.
ASCONA - Nel Collegio Pontificio ai primi di maggio si tenne un'accademia solennissima. Presiedeva S. Ecc. Mons. Vescovo Peri-Morosini, circondato da una folla di gentili signori e signore. Il discorso fu detto dal rev.mo Arciprete di Balerna, che rilevò sagacemente l'intervento del soprannaturale nella vita e nelle opere del Venerabile. Gli alunni del Collegio, sia per le declamazioni che pel canto, si fecero onore. In fine, prese la parola Mons. Vescovo:
« Sarebbe guastare la tela del quadro lumeggiatovi della parola smagliante dell'arciprete di Balerna, se volessi parlare del Grande, ma la parola del Vescovo si attende con ansia. Voi volete conoscere il mio pensiero su questa grande figura, ed è doveroso ad ogni prelato parlare di D. Bosco, perchè D. Bosco ebbe una venerazione grande per l'Episcopato ed un Vescovo scelse per proteggere l'opera sua; e noi figli d'Elvezia dobbiamo andarne orgogliosi perchè il Salesio ebbe per prima sede una città della patria nostra.
» Ero a Roma e studiavo filosofia, quando un dì a passeggio in piazza S. Luigi dei Francesi si scorge la mite figura del prete torinese. I compagni miei, accennandolo, dissero: - Quegli è Don Bosco! -
Io non badando alla regola che vietava di scostarsi dalle file, corsi a lui. É inutile dire l'impressione mia. So che pensai: - Don Bosco è il ritratto più vivo del carattere del Nazzareno: dolce, mite, buono, umile, modesto. Così, così doveva essere Gesù!
» Sì, D. Bosco è uno di quei grandi che manifestano il carattere di Cristo, unte di quelle figure che rapiscono. Uomo provvidenziale, trovò la gioventù in mano dei tristi e la volle a Cristo!. . Oggi si adoperano tutte le arti ed i mezzi per sedurre la mente e il cuore della Società. Vogliono scristianizzare la gioventù e con uno stocco possente fiaccare il cuore di Cristo. Don Bosco arrestò la satanica impresa e ben merita il nostro omaggio. In questo stesso salone voglio che come oggi veneriamo la memoria di lui venerabile, tra poco festeggiamo la sua festa di beato. Sì, vogliamo il trionfo del grande e lo speriamo, perchè l'opera di D. Bosco ha la prova, il sigillo e l'impronta della contraddizione che hanno le opere sante. Son contento che la mia gioventù secolare sia educata dai figli di D. Bosco e ne scorgo il bene immenso e ne vado glorioso.... Se io Vescovo ho in mano il cuore dei giovani, non ho paura di nessuno e non pavento nessun'arte nemica.
Uno scroscio di applausi coronò la parola calda e smagliante del venerato Pastore.
MAROGGIA - Il 31 maggio, al Collegio Salesiano. - La mattinata, piena di fede e di gaudio, passò rapidissima, assorbita tutta nelle funzioni religiose in onore di Maria Ausiliatrice, che si svolsero nella parrocchiale con grande solennità. Mons. Vescovo di Lugano, assistè pontificalmente alla messa solenne, alla quale tenne conferenza salesiana il rev.mo Arciprete di Balerna. Dopo le funzioni religiose del pomeriggio, coronate dall'inno del ringraziamento ed onorate dall'intervento di Mons. Vescovo, una folla d'invitati accorsi da tutti i centri del Sottoceneri e specialmente da Lugano, si riversò nel giardino del Collegio, impaziente di godere l'accademia comnmemorativa del Ven. D. Giov. Bosco la quale riuscì attraentissima. Il salone dell'Istituto era stato addobbato con elegante sobrietà. Nello sfondo, tra un trionfo di verde e di fiori, spiccava in candido marmo il busto del Venerabile, col suo sorriso buono e cordiale, coi suoi lineamenti paterni, vivo e parlante. Tutti lo guardavano, tutti lo trovavano bello e caro, tutti ne sentivano lo spirito alleggiante sulla casa. Mons. Vescovo si assise sul trono eretto in mezzo al salone, circondato dal Consigliere di Stato Casella, dal rev. Arciprete Vaghetti di Riva S. Vitale, dall'ispettore D. Saluzzo, dal Parroco D. Cremolimi, dal Can. Airoldi del Capitolo della Cattedrale e da altre illustri persone. L'egregio avv. Primavesi tenne il discorso commemorativo esponendo in una rapida visione l'immenso lavoro compiuto, in nome di Dio e coll'aiuto di Dio, da un uomo che seppe comprendere i bisogni della sua età e per essi sacrificarsi. Canti , prose e poesie si succedettero quindi in bell'armonia finchè prese la parola Mons. Vescovo, il quale, ricordò come egli all'inaugurazione del Collegio compiutasi qualche anno fa avesse predetta quella solenne esultanza.
Dall'Isola Dawson
Credenze religiose degli Alacaluffi e degli Onas. (Lettera del Sac. D. Maggiorino Borgatello)
Missione S. Raffaele-(Isola Dawson), 7 marzo 1908.
REV.MO ED AM.MO SIG. D. RUA,
I compiono oggi due mesi dacchè mi trovo in questa Missione di S. Raffaele. Vi son venuto a surrogare il Direttore D. Camino, che dovette recarsi a dirigere varii lavori nel campo, verso la parte sud-est dell'isola, in un punto detto dei SS. Pietro e Paolo, lungi 7 ore a cavallo. Ora in questo tempo ho procurato di studiare un po' attentamente le antiche credenze religiose, di questi poveri selvaggi Alacaluffi , detti pure indii in barca, abitanti di quest'isola e dei canali dell'arcipelago fueghino, nonchè degli Onas, chiamati indii a piedi, che vivono nell'isola grande della terra del Fuoco ma che son pur numerosi in questa missione di Dawson: e spero che ai lettori del Bollettino non debba tornar sgradito il risultato delle mie pazienti ricerche.
Contrariamente a quanto finora si credeva da molti - che questi selvaggi non avessero alcuna idea di Dio nè dell'immortalità dell'anima - ho potuto accertarmi che credevano anch'essi in un Essere invisibile che premia i buoni e castiga i cattivi dopo la vita presente, per cui ammettevano implicitamente l'immortalità dell'anima. Quello pure che tutti mi confermarono fu la loro fede in uno spirito cattivo che cercava di far loro del male e che essi temevano grandemente.
Ora che molti di loro, tanto Onas che Alacaluffi , conoscono bene lo spagnuolo e sanno esprimere chiaramente in questa lingua le loro idee, si è veramente in grado di avere notizie certe intorno le loro antiche credenze.
Ho richiesto pertanto gli Onas, come chiamassero l'Essere Supremo, il demonio, il paradiso, l'inferno ecc. e mi sentii rispondere
- Nada saber nosotros de esto : niente sapevamo noi di tali cose!
Non mi perdetti di animo per queste risposte ma continuai le mie domande e alla fine i più istruiti e diligenti mi dissero:
- Dio?... Scion-Kón (ossia Colui che è nel Cielo).
E trovai che gli Onas credono pure in Kéyéi o Czórtu cioè in un Essere misterioso e cattivo, ed in Alpe, una misteriosa donna maligna, che alle volte non mancavano di farsi vedere.
Ho pur assodato indubbiamente com'essi credevano che i buoni, morendo, parte andassero al Cielo, lassù in alto, Hannen Sción; e parte in una valle deliziosa dove stessero allegramente , mangiassero molta e molto buona carne di vaghi uccelli, di guanaco e coruros, si riposassero continuamente, dormissero assai, e non lavorassero più : che i cattivi al contrario andassero in un lago di sangue insieme con Kéyéi o Czórtu ed Alpe, e non mangiassero mai nè riposassero un istante.
Ho pur rilevato la loro credenza nella metempsicosi. Secondo loro, alcuni, morendo, divenivano uccelli, e i più valenti nel fabbricar frecce diventavano civette bianche, chiamate scét nella loro lingua. Nella Terra del Fuoco si trovano molte pietre o selci, che paiono lavorate a guisa di frecce: gli Onas le raccolgono religiosiamente e le credono infallibili talismani perchè le ritengono lavorate dai più valenti fabbricatori di frecce prima ch'essi divenissero civette. È per questo motivo che nessuno osa uccidere le civette bianche; che anzi hanno paura persino delle loro penne, credendole apportatrici di disgrazie.
La cosa più straordinaria che son venuto a conoscere, si è che il demonio appariva molto spesso fra loro e s'intratteneva con loro famigliarmente. Certo prima della Divina Incarnazione egli era il Principe di questo mondo, così lo chiamò anche Gesù Cristo. Non è quindi a stupire se, dove non è ancor penetrata la luce del Vangelo, egli continui ad essere e a dimostrarsi assoluto padrone. A me l'hanno assicurato varii indiani di indole tanto perspicace ed attendibile che non posso far a meno di prestar fede alle loro asserzioni. Tra questi v'ha un certo Pietro Gama, un bravo giovane dai venticinque ai trent'anni, di ottima condotta, il più civi lizzato della Missione, che sa leggere e scrivere e parla correttamente lo spagnuolo, ed è abile cacciatore e domatore di cavalli. Orbene egli e sua moglie mi hanno protestato di aver veduto più volte Czórtu, ossia il demonio, ed Alpe, il cattivo genio femminile, e ciò prima che essi si facessero cristiani e venissero rigenerati nelle acque del Santo Battesimo.
Pietro Gama mi assicura che Czórtu compariva sempre improvvisamente in mezzo ad un circolo o riunione di indiani e dopo un po' di tempo si dileguava come il fumo, senza che nessuno se ne accorgesse, ne sapesse dove andasse; ed ordinariamente si presentava nudo e tutto dipinto di rosso, e sul capo mostrava una specie di promontorio acuto a guisa di corno. Mi assicura anche che Czórtu scherzava con loro con grande dimestichezza e si divertiva specialmente nel tirare tizzoni accesi addosso gli indiani, che non mancavano di rendergli la pariglia. Czórtu non mancava mai nelle loro feste, anzi appunto allora, dice Pietro, ve ne erano molti di varia statura, grandi, piccoli e mediocri, però tutti simili nell'abbigliamento e nelle fattezze.
Un altro indio più vecchio, Eliseo, mi ha detto che nelle feste ne vedevano moltissimi , di cui alcuni alti e vecchi, i quali erano cattivi e insegnavano ad essi il male. Anche di Alpi (o demonie) nelle feste ve n'erano molte.
Io mi domando: - Che questi selvaggi abbiano imparato da simili apparizioni ad andar nudi, in terre in cui fa quasi sempre freddo e l'atmosfera cambia così sovente e rapidamente, e sempre o piove o soffia forte il vento o cade abbondante la neve?
Certo non si può dire che gli Onas non sentano freddo, perchè amano il fuoco e dormono persino così vicini al fuoco, che spesso ne riportano bruciature. Non è raro vedere uno di questi indii, bruciacchiato in un piede o in un braccio, per questo motivo. D'altra parte essi potrebbero vestirsi con le pelli degli animali che cacciano, specialmente del guanaco, che ha la lana come le pecore e della volpe indigena dal pelo lungo e folto; e non lo fanno. Una volta m'imbattei in un selvaggio che moriva, e se ne stava nudo sopra uno strato di neve all'aria aperta, senza un fil di roba che lo coprisse, abbandonato da tutti! Invece allorchè vengono alla missione e si fanno cristiani , indossano volontieri il vestito e non l'abbandonano più.
Riferiscono gli Evangelisti S. Matteo, S. Luca e S. Marco di un ossesso che si aggirava senza vesti nelle terre dei Geraseni, fuor dell' abitato, in mezzo ai sepolcri, e che si tagliuzzava il corpo con pietre. Chiesto da Gesù come si chiamasse, rispose : Legio, Legione ! perchè era invaso da molti demoni. Anche questi poveri indii, trovandosi in istato selvaggio usano tagliuzzarsi tutto il corpo con pietre alla morte di un loro parente in segno di lutto. E si fanno tante incisioni parallele, dal capo ai piedi, vicinissime le une alle altre e tanto profonde, da far anche scorrere il sangue ! Questi infelici selvaggi hanno un istinto speciale per ripetere tutto quello che vedono, a guisa delle scimmie ; ad esempio imitano così bene il guanaco, vestendosi con le sue pelli ogni qual volta vanno a caccia del medesimo e ritraendone anche la voce o nitrito, da sembrare veri guanachi, per cui questi animali si avvicinano a loro, ed essi li cacciano facilmente colle loro frecce. Similmente sanno contraffare il canto o la voce di tutti gli uccelli ed animali che conoscono, e molto perfettamente. Non dovrebbe quindi far meraviglia se per imitare Czórtu abbiano preferito andar nudi e dipinti bene spesso in rosso come lui.
Quanto alla malefica donna chiamata Alpe, mi dicono che vestiva stranamente; appariva cioè avvolta in una coperta formata di pelli di animali di varie specie ma dipinta anch'essa tutta di rosso. Essa s'intratteneva specialmente in mezzo alle donne, facendo da padrona, ma minacciava anche gli uomini e nientemeno di squartarli, se non facevano quanto loro ordinava; e pare, che alcune volte ne cacciasse, per antri oscuri e deserti, alcuni a viva forza dinanzi a sè, dei quali parecchi non furono più veduti tornar indietro.
Ho anche sentito ripetermi e confermarmi chiaramente la ridicola loro superstizione riguardante la luna, creduta un essere vivente, che mangia i bambini. Quand'era magra, mi dicevano, ossia va scemando od è calante, essa si nascondeva fra i cespugli... e non faceva ritorno al cielo che quando aveva mangiato qualche bambino, e perciò era divenuta molto piena e grassa. Nel tempo che appariva magra, le madri raccomandavano ai figli di non allontanarsi dai toldos, perchè correvano pericolo che la luna li mangiasse. E i figli ubbidivano con spavento: ma allorchè vedevano la luna piena, uscivano fuori cantando e saltando per la gioia, ripetendo in coro: La luna ha già mangiato e non ha mangiato me !
Quanto agli Alacaluffi, mi sono assicurato che essi avevano fede in un Essere buono invisibile: Alel layp, e in un essere cattivo anch'esso invisibile: Alel-Céislàber o Taquatu. Mi dipinsero Taquatu come un essere grandissimo che naviga giorno e notte con una grande canóva per mare, per fiumi e per aria, con la quale passa sopra gli alberi senza romperne le frondi, ma che se trova nel suo cammino qualche uomo o donna disoccupati o distratti, se li prende senza più nella sua immensa barcaccia, e se li porta lontan lontano a casa sua. Sopratutto di notte gli Alacaluffi temevano d'incontrarsi con quest'essere terribile.
Anch'essi credevano poi che i buoni, morendo, andassero in un bosco delizioso a mangiare a sazietà di quello che loro piaceva in vita, pesci, frutti di mare, foche, uccelli ecc.; mentre i cattivi venivano precipitati in un pozzo profondo senza poterne più uscire; insomma credevano anch'essi all'immortalità dell'anima.
Mi è parso bene di dover raccogliere queste nuove memorie utili alla scienza e alla religione, prima che le due razze scompaiano per sempre dalla scena di questo mondo, come pare non sia lontano ad effettuarsi.
Alle credenze su esposte va aggiunto il culto che gli Onas professano ai loro morti col raccogliersi che fanno i parenti e gli amici intorno il fuoco, tre volte il giorno, al mattino, al mezzodì ed alla sera, per varii giorni consecutivi dopo la morte di qualcuno, e ogni volta per lo spazio di circa un'ora, cantando e meditando. Tutti son seduti per terra, tristi, col capo basso, ma senza lagrime. Un solo modula in tono flebile alcune voci inintelligibili, ripetendole su tutti i toni, ora forte, ora fortissimo ed ora a mezza voce, mentre gli altri formano una specie di coro, emettendo una cantilena lugubre ad intervalli, accompagnata da lunghi sospiri e gemiti. Si direbbe a prima vista che uno canta una specie di litanie cui il coro risponda sempre colla stessa frase. Alla fine della cerimonia l'assemblea si discioglie e ciascuno va pe' fatti suoi senz'ombra di mestizia, anzi allegramente e scherzando come se nulla fosse successo di triste.
Se Dio mi aiuta, ho intenzione di raccogliere insieme queste e tutte le altre notizie riguardanti le credenze e i costumi degli indii di queste due tribù, per formarne una memoria completa, che farò seguire da una diligente e documentata narrazione sui precipui fatti meravigliosi che vengono accompagnando gli ultimi giorni di parecchi di questi indii, che muoiono santamente.
Preghi, amato Padre, per questi nuovi cristiani e pei suoi figli sparsi in queste terre, e doni a tutti una speciale benedizione.
Con vivo affetto e somma riconoscenza mi creda suo
Dev.mo ed obb.mo figlio in C. J.
Sac. MAGGIORINO BORGATELLO Missionario Salesiano.
Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente
INVITIAMO i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.
Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo anche quest'intenzione generale
Supplicheremo Maria SS. Ausiliatrice a tener lontani da ogni pericolo corporale e spirituale, durante il periodo delle vacanze, i giovanetti dei nostri Istituti.
Nel Santuario di Valdocco.
Dello stesso splendore e della pietà onde furono caratterizzate le funzioni del gran giorno della festa titolare, furono anche rivestite le singole funzioni dei giorni seguenti, specialmente della solennità dell'Ascensione. Alle 10 di questo giorno Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Cagliero, Arcivescovo tit. di Sebaste, tenne solenne pontificale, accompagnato dalla stessa sceltissima musica eseguita il giorno 24. A sera il Direttore dell'Oratorio, dopo il canto dei vespri solenni, salì il pulpito per invitare i giovani e i fedeli a sciogliere l'inno del ringraziamento. Il breve discorso presentò in efficacissima sintesi le molteplici e commoventi ragioni di ringraziare la divina bontà per l'esito splendido delle feste. Seguì a due cori pieni e imponenti il canto del Te Deum, quindi il Tantum ergo di S. Cecilia di Mons. Cagliero e la trina Benedizione Eucaristica impartita dallo stesso Monsignore. Il Santuario era gremito.
In Italia.
Da molte parti d'Italia ci giunsero relazioni di speciali solennità compiutesi in onore di Maria Ausiliatrice.
- A Torino, nella Chiesa di S. Giovanni Evangelista, il 31 maggio ebbe luogo la benedizione
dei bambini a cura della pia unione delle Ancelle del S. Cuore, che zelano il culto delle principali feste eucaristiche che si celebrano in detta chiesa. Il sacro rito fu compiuto dal nostro venerando Superiore D. Rua.
- A Biella il 24 maggio fu festeggiatissimo in S. Cassiano. Sua Ecc. Mons. Giov. Andrea Masera Vescovo diocesano vi si recò a celebrare la santa messa e a distribuire la S. Comunione al mattino, e quindi alla sera ad ascoltare il discorso detto con slancio e affetto dal rev. don Eugenio Berk, prevosto di Magnonevolo, e ad impartire la Benedizione col SS. Sacramento. Chiuse Egli stesso la festa con una breve esortazione alla divozione verso Maria SS., pietosa e potente Ausiliatrice di chi la invoca.
- A Casalmonferrato ebbero luogo speciali funzioni al Valentino: alla sera vi fu la consacrazione dei giovani a Maria Ausiliatrice, preparata da un affettuoso discorso del rev. sig. Nicola prete della Missione.
- A S. Marzano Oliveto (Asti), e propriamente nell'Oratorio femminile diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, la festa fu resa quest'anno più solenne dall'affettuosa commemorazione di Don Bosco Venerabile. Il figliale tributo fissato pel 23 maggio u. s. venne impedito dal mal tempo per cui si protrasse all'ultima domenica del mese. Numerosa fu l'affluenza delle giovanette dell'Oratorio e dei fedeli; e l'omaggio, nella sua semplicità, grazie alla cooperazione delle autorità ecclesiastici e civili, del Circolo Cattolico Pio X, e particolarmente dei componenti la banda musicale e di altri egregi signori, riuscì un trionfo di amore alla Madonna di D. Bosco lasciando in tutti i cuori soavissime impressioni.
- A Nizza Monf. non irradiata da fulgori primaverili, ma bella e splendida sopra ogni altra per la gioia intima ed ineffabile di cui era apportatrice, sorgeva l'alba del 24 maggio, il giorno sacro alla dolce e soavissima Madre e Patrona della religiosa Società femminile fondata da D. Bosco.
Nel mattino, nella chiesa di N. S. delle Grazie, il devoto Santuario della - Casa-Madre delle Figlie di Maria Ausiliatrice, celebrava la messa della Comunione Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Cagliero, la cui ardente parola aveva preparato quelle anime alla gioconda solennità nel corso della novena. Alle 1o vi fu la messa cantata dal rev.mo Monsignor Negroni, Vicario Generale della diocesi di Acqui, eseguita con le sue parti variabili in gregoriano con arte ed intonazione perfetta dalle alunne del Convitto, e con assistenza pontificale di Mons. Cagliero. Questi in fine riceveva uno stuolo di giovinette nella Pia Unione delle Figlie di Maria, invitava le 200 educande alla Consacrazione del cuore alla Madre di Dio, e impartiva, per concessione apostolica, la Benedizione Papale. Dopo i Vespri e il panegirico detto da Monsignor Cagliero si svolse la processione devota. L'apriva uno stuolo numerosissimo di giovanette dell'Oratorio festivo; venivano in seguito le educande dell'Istituto in devotissimo contegno, modulando soavi canzoni alla Vergine, e alle giovani alunne teneva dietro lo stuolo delle Postulanti e Novizie e un bel numero di Figlie di Maria nella loro bianca e cara divisa: finalmente il Clero, fra cui il rev.mo Vicario della Diocesi e ultimo, benedicente, l'Ecc.mo Mons. Cagliero. Dietro il Presule celebrante, incedeva bella, maestosa, la statua della Vergine ergentesi tra candidi gigli, e seguivala lo stuolo delle Suore Professe, oltre un bel numero di egregie Signore Nicesi, antiche alunne dell'Oratorio festivo. La processione procedette ordinatissima percorrendo le vie principali della Casa. Nei grandiosi cortili « pareva un nastro vivente che si svolgesse sotto gli alberi verdi » e fu un trionfo della Vergine Ausiliatrice che Regina, in mezzo alle sue figlie predilette, riceveva l'omaggio solenne della loro divozione.
- A Perosa Argentina la domenica 31 maggio si solennizzò Maria SS. Ausiliatrice nel Collegio Salesiano - a corona del numeroso e devoto pellegrinaggio al suo Santuario in Valdocco, compiutosi, dietro iniziativa del circolo Sacco Domenico, la domenica precedente - e per commemorare con il cantico del ringraziamento a Lei divina Ausiliatrice, il decimo anniversario della fondazione del Collegio. Divote e frequentatissime le funzioni religiose. Alla messa solenne cantata dal rev.mo Provicario generale della Diocesi, can. Celestino Ughetti, i giovani della Schola Cantorum eseguirono ottima musica. Nel pomeriggio processione imponente, numerosissima, assai divota. Nella chiesa parrocchiale letteralmente gremita il rev. teol. Cuatto disse il discorso di circostanza. Non è esagerazione il dire che anche quest'anno tutta Perosa prese parte a questa manifestazione di fede e di amor figliale verso la nostra Madre Celeste.
- A Milano il giorno 9 giugno con intervento del rev.mo D. Rua ebbero luogo solenni funzioni in S. Maria Segreta. Disse il discorso il rev. Don Egidio Brenna, Parroco di Golasecca. Nel pomeriggio D. Trione tenne la prescritta Conferenza ai Cooperatori Salesiani nella Chiesa di S. Agostino, dopo la quale l'Em.mo Card. Andrea C. Ferrari impartì la benedizione col SS. Sacramento ed aggiunse soavi parole. La sera innanzi si era tenuta nell'Istituto S. Ambrogio una solenne accademia letterario musicale, in cui furono assai applauditi il canto Omaggio appositamente scritto dal Maestro Ramella e l'Oremus pro Pontifice, coro a 4 voci, del Maestro Mapelli, sotto la direzione dal can. D. Ascanio Andreoni.
- A Verona solenni funzioni nella cappella del Collegio D. Bosco la mattina del 4 giugno, in cui celebrò la messa della comunione S. E. Rev.ma Mons. Giov. Cagliero; e nel pomeriggio nella Chiesa dei SS. Apostoli conferenza tenuta dallo stesso Monsignore. « Non ci proveremo a riassumere - scrisse il Verona Fedele - il suo discorso tutto riboccante di affetto per la Vergine Ausiliatrice e per il ven. D. Bosco.... Non arte retorica, ma parola che fluiva ex abundantia cordis; opportuni raf fronti, antitesi efficaci, pennellate di una realtà tanto dolorosa quanto vera tennero incatenato l'uditorio alla conferenza del Vescovo Salesiano, che parlava del giorno nel quale (or son circa 48 anni) girando nel cortile di Valdocco a fianco del Ven. don Bosco, ei lo vide guardare come ispirato verso le alpi, poi rivolgere alla parte opposta gli occhi e ascoltò dirsi: « Tu non vedi nulla, ma io vedo, io vedo... hic domus mea, inde gloria mea, » egli
parlò del Tempio che lì dovea sorgere, dei missionari che di lì dovevano muoversi. - Si nega il soprannaturale, la profezia: ma io, disse Mons. Cagliero, dell'uno e dell'altra fui testimonio. » Alla conferenza seguì la benedizione impartita dallo stesso Monsignore, assistito da Mons. Serenelli e da Mons. Abate di S. Zeno.
- A Venezia il 24 maggio, si festeggiò nella chiesa di S. Cassiano, a cura dei Salesiani di Mogliano Veneto. Tenne il discorso il rev. prof. D. Pietro Gallo dei Salesiani di Este, che disse della Vergine Ausiliatrice come speciale ispiratrice e pietosa Patrona delle Opere Salesiane.
- A Ferrara il 28 maggio si svolse nel Collegio Salesiano una solennità tutta speciale perchè quei buoni giovani sentivano imperioso bisogno di ringraziare la loro Celeste Patrona di tante grazie loro ottenute. Celebrò la Messa della Comunione generale l'Em. sig. Cardinal Giulio Boschi , Arcivescovo diocesano, il quale ebbe la consolazione di distribuire il Pane degli Angeli a ben ventidue giovanetti per la priora volta. Dopo le funzioni l'Eminentissimo si degnò posare fra i giovani, e trattenersi parecchio tempo con loro in famigliare conversazione. Durante la Messa solenne, celebrata dal rev.mo can. Andrea Baldi, Preposito della Metropolitana e Direttore diocesano dei nostri Cooperatori, tessè le lodi della Vergine Ausiliatrice il Prof. D. Tullio Gamberoni, infiammando tutti, e giovani e amici, intervenuti in buon numero, alla divozione verso la Madonna di D. Bosco. Alla sera, dopo la ben riuscita e devota processione e la benedizione col SS. Sacamento, si chiuse la festa con illuminazione, fuochi artificiali e concerto della banda musicale dell'Istituto.
- A S. Anna (Lucca) mercè lo zelo del novello curato D. Giuseppe Conti, si celebrò una splendida festa cori molta frequenza ai SS Sacramenti
- A Roma, nella Chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù al Castro Pretorio, magnifico l'addobbo dell'altare e della navata centrale e straordinaria l'affluenza dei divoti. Il tempio, specie la sera del 24, fu enormemente gremito di popolo che commosso seguiva lo svolgersi delle sacre funzioni rese caratteristicamente solenni dalla partecipazione del piccolo clero, del numeroso Circolo Sacro Cuore e di tutti gli alunni dell'Ospizio i quali formavano un poderoso coro di voci perfettamente fuse nel canto dei salmi e delle lodi alternantesi colla Schola cantorum dell'orchestra.
- A Cammarata (Girgenti) per iniziativa dello zelante decurione dei Cooperatori, rev. P. Salvatore La Corte Carmeci, si volle anche quest'anno preceduta da novena la festa di Maria SS. Ausiliatrice. Predicò ogni giorno sulle sue glorie un sacerdote salesiano, ascoltato con religiosa attenzione dallo scelto uditorio che quotidianamente accorreva nella Chiesa di S. Domenico per onorare cori atti di pietà la Madonna di D. Bosco. Sono appena quattro anni che l'Ausiliatrice è venerata in quel paese, ma i favori e le grazie da Lei concessi sono in tal numero da non lasciare più alcun dubbio sulla popolarità di sì bella divozione. Il 24, dopo la messa della comunione generale, in cui tutti i Cooperatori e le Cooperatrici si accostarono a ricevere la SS. Eucaristia, ebbe luogo la messa cantata col panegirico sull'Ausiliatrice dei Cristiani. Per tutto il giorno fu continuo il pellegrinaggio di famiglie alla chiesa per pregare innanzi la bella statua di Maria; e alla sera la solennità ebbe termine con la Conferenza sulle Opere Salesiane, dopo la quale i Cooperatori e le Cooperatrici che gremivano il vasto tempio intonarono il Te Deum. Nell'atto di impartire la benedizione col SS. Sacramento, il rev.do P. Mendola rivolse brevi ma ispirate parole esortando tutti a perseverare nella divozione alla Madonna di D. Bosco e implorando su tutti le grazie di Maria colla benedizione di Gesù Sacramentato.
- Anche a Caltanisetta si celebrò una bella festa nella chiesa della Saccara, a cura di quei cooperatori. Il predicatore del mese mariano nella Chiesa del Collegio, rev. P. Raimondo da Seravezza, celebrò la messa della comunione generale con analogo fervorino.
- A Cagliari la dolce festività, celebrata nella chiesa di S. Antonio, fu preceduta da devoto novenario e resa più solenne da scelta musica sacra. La messa della comunione fu letta dal teol. D. Mario Piu, zelantissimo Direttore diocesano, che pronunziò un affettuoso discorso. Alle 11, ufficiata dalla Collegiata di S. Eulalia, vi fu la messa solenne con orazione panegirica del rev. P. Porpora. A sera impartì la benedizione eucaristica il rev. Can. Cav. Ignazio Agus.
GRAZIE E FAVORI
La dispensatrice delle grazie.
Una lenta e cronica malattia tormentava da molti anni la vita della Superiora del nostro minuscolo Istituto. Era il 3o dicembre dell'anno testè decorso, allorquando le sopravvenivano altre complicazioni di malattie che la riducevano in fin di vita. Il medico curante ed un altro chiamato per consulto dichiaravano l'ammalata gravissima, cosicchè si rimase privi d'ogni speranza umana. Per ordine dello stesso medico il 3 gennaio le veniva amministrato il S. Viatico, e l'8 dello stesso gli ultimi conforti religiosi. Perduta, come dissi, ogni speranza terrena, si ricorse a Colei che viene invocata sotto l'augusto titolo di Mari Ausiliatrice ed al Venerabile suo servo D. Bosco, di cui possiedo una memoria che posi sotto il guanciale dell'ammalata. Nello stesso giorno nella nostra Cappella s'incominciava una privata novena, per chiedere la grazia sospirata della guarigione, aggiungendo alla supplica il voto di pubblicare la grazia dell'ottenuta guarigione nel Bollettino, e d'inviare la tenue offerta di lire dieci per la celebrazione d'una messa in rendimento di grazie. L'indomani con grande meraviglia di tutto l'Istituto e dello stesso medico, l'ammalata dava segni non dubbi di miglioramento. La febbre diminuiva e cessava del tutto al finir della novena. Dopo poco tempo gli atroci dolori scomparvero completamente.
Riconoscente sciolgo il mio voto ai piedi di Maria Ausiliatrice, pienamente convinta che mai si ricorre invano a Colei che è dispensatrice delle grazie, e che il Signore fa sempre cose ammirabili nei suoi Santi
Bortigali (Cagliari), 21 febbraio 19o8.
GIOVANNA DEMURO Orfana dell'Istituto.
Viva Maria Ausiliatrice !
Da ben 27 giorni la nostra piccola Giustina di anni 3 si trovava a letto con febbre continua per una infezione crupposa, ed ogni cura di medici riusciva inefficace a vincere il male che ogni dì più esauriva la cara bambina. Al ventisettesimo giorno i medici si accordarono di tentare per il dì successivo un'operazione che doveva riuscire dolorosissima per la piccina. Ci rivolgemmo allora con fede a Maria Ausiliatrice perchè risparmiasse tale sofferenza alla bambina liberandola nel tempo stesso dal male. Nel mattino successivo vennero i medici per l'operazione ma con loro grande stupore trovarono svaniti quei sintomi che li allarmavano e con essi la febbre e decisero di soprassedere per l'operazione. Ma la grazia era già avvenuta fin da quel momento. Viva Maria Ausiliatrice.
28 maggio 19o8.
Coniugi TODESCAN.
Ponte S. Pietro (Bergamo). - Santissima Vergine Ausiliatrice, io vengo a Voi per adempiere la promessa fattavi di pubblicare sul Bollettino la grande e segnalatissima grazia che mi avete concessa per le preghiere fatte da buone e devote persone nel vostro Santuario.
Sul finire di dicembre fui affetto al collo da un cattivo favo-vespaio il quale, dopo tagliato per ben due volte dal medico curante, minacciava ancora la mia vita col peggiorare maggiormente. Non appena incominciata la novena al vostro Santuario, Voi, sempre buona coi vostri cari devoti che v'invocano con fiducia e viva fede, vegliaste su di me, e mi voleste salvo.
Santissima Madre mia, non so come ringraziarvi di avermi concesso una sì grande e segnalatissima grazia.
25 marzo 19o8.
COLOMBO PAOLO.
Lombriasco. - N. N. desolatissima in assai critiche circostanze si rivolse piena di fiducia a Maria Ausiliatrice promettendo una Messa e la pubblicazione nel Bollettino Salesiano se veniva esaudita.
Piena di riconoscenza adempie la promessa, perchè appieno favorita dalla potente Vergine di Don Bosco.
21 maggio 19o8.
G. B. GROSSO
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti
A*) - Acireale (Catania): Sac. Giuseppe Maccarone per segnalatissima grazia - Acquacanina (Macerata): D. F. Calcagnoli 24 - Acqualunga Bresciana: Albini Giuseppe 5 - Acqui: Rosa Benzi Moretti 5 - Airolo (Ticino) : P. S. C. 5 - Airuno (Como): Magni Tranquilla - Alba: De Giovanni Magherita - Albino (Bergamo): Rossi D. Cristoforo 5 a nome di Piccinini Consino -, Ales (Cagliari): Can. Luigi Manias 4 - Alzo Novarese: Piralla Margherita - Andria (Bari): Riccardo Lasite 75 - Anguillara Veneta: D. Bianchina Matteo 5 - Arco (Trento): Francesco Callierotti - Aenaz (Aosta): Vallese Pietro - Attimis (Udine): Giuseppe Ronchi 5 - Avigliana (Torino): Castagno Paola - id.: Dovis C. - Augusta (Siracusa): Concettina Reitano Zuppello 7.55.
B) - Badia: Italo Rossin 40 - Bagnatica (Bergamo): Intra Caterina 9.90 - Bagolino (Brescia): Scaloni Biovanni 5 - Bannio (Varzo): Caterina Medana 5 - Bari: N. N. 2 - Bassano (Vicenza): Angelica Biero 10 - id.: Maria Fiselser Seratoner 5 - Barbiano (Ravenna): Neri Clotilde 5 - Bellinzago Novarese: Barbero Luigia 10 - id.: Barbero Margherita - Benevello (Alba): Gallesio Giovanili 5 - Bergamo: Gritti Maria 25 - Bianzè: barcone Fiorenza - Biella (Novara): Provera Paolina io - Bios di Belluno: Chierzi Prospero io - Bologna: Ermelinda Vaccari 15 - Botticino-Sera (Brescia): Bonetti Angela 3 - Borghetto Borbera (Alessandria) Adelaide Celio ved. Grossi 5 - Borgomanero: Longhi Luigi - Borgo S. Martino: N. N. per otenuta guarigione 5 - Bra: Cravero Caterina io'id.: Ferrero Antonia - Braila di Arco: Cecilia Bombardelli di Federico - Brembate Sotto (Bergamo): Angelo Giudici di Marne 5 - Brescia: Concettina Prunali Trepin 8 - Brisighella (Ravelina): Giuseppina Lega 5 - Bronte (Catania): Castiglione Antonino insegnante, 2 - Brunero: Simondi Teresa - Brusson (Valle d'Aosta): Barbes Daniel 49,60 - Bubbio (Acqui): Isabella Sizia io - Busca (Cuneo): Inaudi Rosa 2.
C) - Cabella (Alessandria): Bava Egidio di Giovanni 5 - Camignago (Novara): Manzetti Pietro 5 -Campione (Brescia): Vergano Suor Enrichetta a nome di Lenotti 10 -Carnpinas (Brasile, Sud-Am.): Chierico Giulio M. Brittinger - Campo Canavese (Torino): Prete Domenica 5 - Capo di Ponte: Briscioli Maria fu Cristoforo 2 - Capriolo (Brescia): Muratori Maria 5 - Caramagna Piemonte: Capello Caterina - Carignano: Galeazzo Cesare di Giovanni - Carmagnola: Chiattto Angela - id.: Casati Bartolomeo 5 - Carpeneto (Alessandria): Gaviglio Delfina 2 - Casalgrasso: Teresa Laura 20 - Carovigno (Brindisi): N. N. - - Casalmonferrato: M. E. a mezzo di D. Erba - id.: Ottone Fiorentina 2 - Casatisma (Pavia) Carolina Giardini 2 - Casella Scrivia (Genova): Reghitto Dionisio 5 - Caselle Torinese: Fornello Antonio - Casorzo (Alessandria): S. E. A. 2 - Castellinaldo: Isnardi Giacomo 20 - id.: Cavallo Luigi 10 - Castell'Alfero d'Asti: Caldera Maria - Castel S. Pietro Monferrato: Angelica Opezzo 3 - Casto (Brescia): Valgouio Antonio 5 - Cavallermaggiore: Fumero Costanza - Cellarengo d'Asti: Casetta Anna 12 - Cento (Ferrara): Dott. Luigi Gadani 3 - Cereda (Vicenza): Zanga Davide 3 - Ceregnano (Rovigo): Giazza Giovanni 15 - Cerrione: Cena Maria - Chioggia: Maria R. Cappelli 5 - Chiusa di Pesio (Cuneo): Grosso Margherita ved. Ellena - Cicagna: O. L. 10 - Cigliano (Novara): Caterina Balocco di Caresana 10 - Cignano (Brescia): Montelli Arici Vincenza 25 - Civate (Como): Valsecchi Pasquale ,5 - Clusone (Bergamo) Can. D. Tognoli 5 per g. r. da G. A. - Cogoleto (Genova): N. N. io - Collesalvetti (Pisa): Sorelle Santini 3 - Cologne (Brescia): Pasotti Francesco 2 - Como: Sorelle Reina 12 - Conzano: Adele Roati Zavattaro 2 - Conte Menabrea: Giuseppe Boggio, insegnante i - Corpolò di Rimini: Augusto Bizzocchi 3 - Coseano (Udine): Bertolissi Giuseppe io Cremona: Losandi Marcellino 6 - Creppo di Triora: Moraldo Giacomo, Bracco Maria e Bracco Caterina - Crevola d'Ossola: Emilia B. Rosa: 16 - Crodo (Novara): Nina Fobelli Balbo 2 - Cuneo: Una Cooperatrice 1.8o.
D) - Dignano (Udine): Costantini Pietro 2.50 - Dovddola (Rocca S. Casciano): Oddone AssirelliDronero: Scaglione Giacomo 32 a mezzo del sac. Bernardo Mastro, arciprete.
F) - Fenis (Aosta) : Origan Maria 5 - Fiavè (Trento): Luigi Branzini di Zeffirino - Firenze: Pasetti Bianca Villani 5 - id: Suor Prudenza Guerri 20 - Fobello (Novara): Rossi Anna 5 - Fossalta di Piave (Venezia): Elena Franzin Rossetto, io - Fossano: M. G. - id.: Trinchero Andreetta - Frossasco (Torino): Angela Bonansea.
G) - Galliera Veneta (Padova): Suor Angela Filippo 23.80 - Gargnano sul Garda: Terzi Margherita i - Garzo (Cremona): Corbari Isabella - Gelana (Bedonia, Parma): Mazzadi Pietro, 2 - Genova: Repetto Brigatti Erminia 5 - id.: Castagneto Nicolò - id.: Sorelle Zavattaro 3 - Ghedi (Brescia): Roati Domenico - Giaffa (Palestina): R. A. M. - Giarre (Catania): Castorina Giuseppina nata Patanè 5 - Gradiscutta (Udine): Don Osvaldo Schirizzo 4 -- Grana (Alessandria) : Garrone Teresa 5 - Gravellone (Novara): Rìboni Alfredo 5 - Grinzano di Cervere: D. L. Conte vice-curato - Grizzano (Bologna) : Veggetti Celio, 3 - Gromo (Bergamo): Maestro Terzi Luigi 5 - Gropello Cairoli (Pavia): Sacchi Camilla 5.
I) - Isola del Cantone (Genova): N. N. Cooperatrice Salesiana 5.50 - Ivrea: Paolo Sprus.
L) - Labante (Vergate): Rubini Leonide - Lequio Bercia (Cuneo): V. G. e R. cooperatori 6 - Lessolo (Ivrea): D. M. Gedda 5 - Locana (Torino): Tasso Carlotta ,5 - id.: T. C. I. - Lodi: Can. Brandazzi Giuseppe 3 - Londra: M. Ravina io - id.: Adelaide Rinetti 5 - Lugagnano Val Garda: Barbieri Maria 2 - Lu Monferrato: Batetta Adele 2.
M) - Maddalena (Cuneo): Calvo Bartolomeo 2 - Maggiora (Novara): Maddalena Conti 2 - Marano di Valpolicella: Lonardi Luigi 2 - Mazzarino (Caltanisetta): Alberti Lucrezia, 10 - Mazzi Canavese: Sognetto Teresa - Mede (Pavia): Razzini A. M. 2 - Meliapor (India): M. S. A. cooperatore - id.: L. G. cooperatore - Messina: Fronte Antonina, Sesa Annunziata 15, a mezzo di Suor Giustina Borella - id.: Stefano Merenda, 5 - id.: Fronte Antonina 25 - Milano: Renzo N. Zambelli - id.: Casabona Rita 20 - Minusio (Canton Ticino): Rosina Martinoni io - Modica Alta: Clementina Papa 20 - Mombaruzzo: Cucco Giuseppe fu Battista - Monasterolo di Savigliano (Cuneo): Bertinotti D. Lorenzo .5 - id.: T. M. 10 -- Montanaro: Clara Rosa - Montìe (Cuneo): Orsola Maria - Montecolombo di Romagna: Maria Bruschi - Monteleone (Catanzaro): Perisi Concettina 6 - Monte Valenzano: Battezzati Anselmo - Monticello (Como): Carrera Valsecchi Luigia di Torrevilla 3 - Montiglio: Giacchino Lodovica - Montorso (Vicenza): D. Giovanni Gobbo 2.90 - Morsasco (Acqui) : S. G. - Murisengo (Alessandria) Guarello Corinna.
N) - Napoli: Cristina Santoro 5 - id.: De Actis Antonio sergente maggiore 20 - Nervesa (Treviso): Danesin L. maestra di Lusergana 5 - Nizza Marittima: Ghilione Egidio 2.50 - id.: Migliardi Alessandro e Antonio coniugi 5 - id.: Berto Maria 7
- id.: Suor Rabolini Giuseppina - Niella Eelbo (Cuneo): Sottimano Vastina 2 - Nus (Torino): Portiad Giuseppe.
O) - Occhieppo (Biella): N. C. 5 - Oggiono (Conio): Invernizzi Rosa e Malugani Caterina 6 - Olmeneta (Cremona) : Maddalena Nolli Musoni io - Oltre il Colle (Bergamo): Gera Maria 4.40Omegna (Novara): Rosanna Francia ved. Fortis io - id.: Adele C. Cavallini 5 e N. N. a mezzo della stessa io - id.: Lucrezia Bolzani io - Ornino (Cuneo): M. Allisio Domenico 3 - Orbassano (Torino): Garino Giovanni 3 - Orsara Bormida: Ragazzo Carlo 2 - Ottiglio (Alessandria): Lavagno Marietta 5 - Ovada: D. A. 6.
P) - Padola (Belluno): D. Ribuli Evangelista 2 ; Toscanin Marianna 5 - id.: Rosina Dell'Osta 30 - Paganica (Aquila): Mariani Teresina di Bazzano 5 Palermo: Ingraite Paolo io - Palestro: Pescarolo Antonio - Paterson N. Y. (Stati Uniti N. A.): Mosca Giov. Battista 5 - Pavia: Sorelle Moro 1.5o -id.: Maria Arcari 10 -Pomate (Novara): D. Bairati Andrea 20 - Pettinengo di Novara: Serra Maria 2 - Peveragno (Cuneo): Cavalleri Matteo 25 Piacenza: Boselli Secondina - id.: ing. Trenehi Cesare 20 - Pieve di Montarsolo (Bobbio): Don Pozzi Marco 5 - Pieve di Teco: Levreri Giuseppe - Pistoia: Bianchi Giovanni Zoo - Podenzano (Piacenza): Dott. Scotti Domenico 50 - Pordenone (Udine): Guarnieri Bonin Elisa 10 - Porto Maurizio: Giribaldi Teresa 20 - Pozzolo Formigaro: Celestina Della Cifra 5.
R) - Racconigi: Gastaldi Caterina - Ravanusa (Girgenti) : Crapa Antonina 15 - Redona (Berganlo): Salvi Angelina di Gabriele a mezzo di Tagliaferri Orsolina - Reggio Calabria: Sofia Saccà pel suo bambino guarito da nefrite gravissima 130 - Reggio Emilia: Canopini Anna - Rivarolo Canavese: B. D. 6. - Rivarossa (Torino): Tosato Martino - Rivera (Torino): Bonino Francesco - Roana (Vicenza): Maria Costa Magnabocco 5 - Roccaforte: Gavotto Matteo - Rocchetta Palafea (Cuneo): Lanzavecchia D. Giuseppe prevosto - Rocchetta Tanaro: Badarello Margherita - Roma: M. M. A. 5 - id.: Straniare M. Giuseppe per la guarigione della mamma - id.: Luigi Galata io - id.: Valori E. 2 -- Rosignano Monferrato: Berrone Francesco - Rubiana: Bruno Luigia.
S) - Saluzzo: Gallino Bongiovanni Maddalena San Damiano d'Asti: Canda O. - S. Giorgio di Mantova: Poletti Luciano 5 - S. Giovanni (Brasile): Bergami Giovanni io, Deargili Mario 10 - S. Lorenzo di Reggio Calabria: Jaeopino Sac. Giuseppe 5 - id.: Catanoso Curatola Mariannina 5 - S. Sebastiano (Torino): Banfante Vittoria 5o - S. Severino Marche: Grigia Sevanchi ved. Crivelli 20 - S. Siro di Foce (Genova): D. Eusebio C. rettore 5 - S. Albano Stura: Curti Giuseppe - S. Alberto di Ravenna: P. Cavalieri 5 - S. Caterina (Bergamo): Ginevra Pagnoni Taglioni 5 - S. Magherita Ligure: M. B. B. io - S. Margherita (Firenze): Assunta Venturi 1o - S. Antonino di Susa: Castelli Antonio - S. Stefano al Corno (Milano): Damiani Aida Fertoni 2 - S. Stefano al Mare: Ferrari Luigi fu Giov. Battista di Terzorio 4 - Somma Lombarda: Grappiola Maria 6 - id.: L. P. 5 - Spezia: N. N. per segnalata grazia temporale - Stroppiana (Novara): Gurgo Cristina 6 - Susa Sorelle Giors 2.
T) - Tarcento (Udine): N. N. 2.30 - id.: Domenica Rossi ved. Candolini 10 - Terno d'Isola (Bergamo): Albani Ernesta ved. Navoni - Tesserete (Svizzera): Zeni Faustina - Tigliole di Asti: Amasio Giovanni - Toleto (Alessandria): Ivaldi Virginia di Pietro 20 - Tonengo-Mazzè: Frassato Maria 2 - Trerro (Trentino): Leonardi G. Battista - Torino: G. G. N. 1oo - id.: Lavatelli Pietro 8 - id.: B. R. cooperatrice - id.: B. B. per grazia ottenuta, in suffragio del marito e suoi defunti ioo id.: Morello Lorenzo 5 - id.: Dondana Lucia 18 - id.: Francesco Parocchia - id.: Margherita Motta - id.: Una figlia di Maria - id.: N. N. per pericolosissima operazione chirurgica felicemente superata 5 - id.: Mattana Divià Giuseppa - id.: Parigi Caterina - id.: Maria Redenta - id.: Foire Giovanni - id.: Contessa Carina D'Agliano SacchiNemours 20 - id.: De Donatis Domenica - id.: Emma Bricco 5 - id.: Gianoglio Luigia 3 - id.: Casalone Agostino 2 - id.: Bononia Anna - id.: Luisa Bocca Al_gostino 3 - id.: Fratelli Vacca - id.: C. L. P. 1o - id.: Clara Fiore - id.: Raviolo Vincenza - id.: Bodoira cav. Lorenzo - id.: Gariglio G. L. 20 - id.: Calcagno Eugenio - id.: D. A. Gastaldi 5 - id.: Giuseppa Garabello per la mamma - id.: Tasso Domenica - id.: G. M. So - id. Teresa Doria ved. Pagan - id.: eh. Ernesto Carletti - Tortona: Mongini Eufrosina 5 - Treppio (Firenze): D. Raffaele Gorrieri 2 - Trichoor (India): C. C. King. - Trinità: Rosa D. Giovanni - id.: Fea Angela sarta - Trivero (Novara): Celestina Aprile 5 - id.: Cavallone Clotilde 3 - Troina (Catania): Di Giunta Domenica 5 - Tunisi (Africa): Barrero Francesca 5.
V) - Vaglio (Svizzera): Morosoli Francesca 5 - Valenza: Lenta Pietro - Valguarnera Caropepe (Caltanisetta): Carmelina La Delia S. 5 - Valle S. Bartolomeo: Caterina Pasino 1o - Valtournanche (Aosta): Perrone Eulalia 2 - Varazze: Una pia persona a mezzo di D. Giovanni Paseri 3 - id.: Parodi Anna e Niccolò 5 - Varengo (Casale): Cassini Onorina 1.50 - Varzi: Pezzati Maria e Giuseppina 4 - Ventimiglia: Teresina Muratore, 7 - Vercelli: Maria Teresa Lanino - id. M. D. - Vezza d'A lba: Vico Caterina - Vicenza: Fortuna Ch. Gerolamo 5 - id.: Elisa Estesa e Vittoria Francescato 4 - Vignale Monferrato: Bonomi Antonietta - Villanova d'Ardenghi: Resegotti Rosetta 5 - Villasimius (Cagliari): Pasquale e Cristina Pitzalis insegnanti 3 - Vimercate (Milano): Sironi Nice i - Virginia Nava (Brasile): Agrizzi Pietro 2 - Vizzimi (Catania): Failla Guzzardi Comettina 2 - Voghera: M. Z. 5 - id.: Caterina Bobbio - id.: Morone Beatrice - Volvera (Torino): Baietto Luigia - id.: R. M. e N. N. - id.: Rocca Luigia.
X) - Dal Canton Ticino: Famiglia Pometta io, Filomena Barlogi 2, Filomena Barlogi di Eliseo, 3, Rosina Bacciarini 5 - Liduina Ridella Cartasegna.
A Voldocco.
In onore di S. Luigi, l'angelico Patrono della gioventù, eletto dal Ven. D. Bosco a compatrono dell'Oratorio di. S. Francesco di Sales, la domenica 21 giugno u. s. venivano celebrati solennissimi riti nel Santuario di Maria Ausiliatrice. Alla messa cantata, assistita pontificalmente da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Cagliero, Delegato Apostolico ed Inviato Straordinario presso il Governo di Costarica, recitava l'orazione panegirica il chiarissimo Teol. Don Toppino Rettore del Rifugio.
La sera, dopo i vespri pontificali, Mons. Cagliero impartiva la benedizione e a notte, secondo l'usanza introdotta da D. Bosco medesimo accendevansi alcuni fuochi artificiali, che riuscirono splendidi, come splendida riuscì l'illuminazione del cortile S. Luigi, tra la gioia più viva dei nostri giovanetti.
Ospiti illustri - Il 15 giugno avevamo il piacere di baciare il sacro anello a Sua Ecc. Rev.ma Monsignor Pier Paolo Drinot y Pierola, della Congregazione del SS. Cuori, Vescovo di Huanuco nel Perù, che s'intrattenne fra noi due giorni, celebrando con grande pietà all'altare di Maria SS. Ausiliatrice. Il 19 avemmo pure la consolazione di aver per alcune ore con noi Sua Ecc. Rev.ma Monsignor Michele Kelly, Arcivescovo titolare di Acrida ed Ausiliare con diritto di successione all'Em.mo Card. Moran Arcivescovo di Sydney in Australia. L'eminente Prelato, sebbene giunto ad ora tarda, pure volle celebrare all'altare di Maria SS. Ausilíatrice, che S. E. venera ed ama come Patrona di tutta l'Australia, per domandarle i figli di D. Bosco per quelle terre lontane. A far paghi questi ed altri voti, mandi il Cielo in abbondanza nuovi operai nella nostra vigna!
In Italia.
MILANO - Il 9 giugno u. s. ricorrendo il 71° genetliaco del veneratissimo nostro Superiore D. Rua, che in quel giorno trovavasi appunto a Milano per le feste di Maria Ausiliatrice, sedevano a fraterna agape con lui un'eletta schiera d'invitati, tra cui parecchi Monsignori del Duomo , diversi rappresentanti di istituti religiosi , alcuni prevosti della città, i principali benefattori dell'Istituto S. Ambrogio e vari ex-allievi salesiani. Sedeva al posto d'onore il sig. D. Rua.
Sul levare delle mense, dopo una cantata eseguita con molta finezza dalla Schola cantorum dell'Istituto sotto la direzione del canonico D. Ascanio Andreoni, vennero lette garbatamente da alcuni allievi prose e poesie di omaggio e di-augurio all'indirizzo di Don Rua ; brindarono quindi a lui e all'avvenire dell'Opera salesiana, vivamente applauditi, il prevosto Bigatti , il prevosto Dossi, Mons. Ronchetti, il maestro Ramelia, il dott. can. Giandomenico Pini, e Mons. Confalonieri. Don Lorenzo Saluzzo portò quindi l'adesione di Mons. Morganti arcivescovo di Ravenna, che venne calorosamente applaudita, dopo di che il reverendissimo D. Rua, prese la parola per ringraziare tutti delle attestazioni di simpatia rivolte a lui, che egli riferì al Venerabile suo Padre e Maestro ed all'Opera Salesiana.
ROMA - Triduo di conferenze e udienza dal S. Padre. - Anche quest'anno , nei giorni 13, 14, 15 dello scorso aprile, si raccolsero nella modesta Cappella delle Figlie di Maria Ausiliatrice in via Marghera circa un centinaio di signorine studenti al Magistero per assistere al Corso di Conferenze tenute dal nostro confratello Teol. Munerati, e disporsi così alla S. Comunione pasquale.
Il numero sempre crescente delle intervenute, nonostante la pioggia continua ed uggiosa di quei giorni, fu una vera testimonianza di pietà e di devozione che fece sperare copiosi e consolanti frutti. La mattina infatti del Giovedì Santo vi fu una Comunione veramente generale, partecipata con le migliori disposizioni e con edificante contegno da tutte le intervenute agli esercizii. Celebrò la messa l'ill.mo e rev.mo Mons. Tonarelli, che infervorò e commosse le presenti con un ispirato fervorino.
Dopo la funzione le signorine erano attese in una vasta sala , bellamente preparata e ridotta a refettorio per la colazione. Passarono quindi per breve intervallo al giardino e di là nuovamente alla chiesa , ove , dalla parola calda ed eloquente dello stesso. Mons. Tonarelli , ricevettero i ricordi dei SS. Esercizii , ricordi che vennero poscia distribuiti a ciascuna , impressi a tergo di una bella immagine dell'Immacolata. Abbiamo fiducia che tutte col piccolo ricordo abbiano pure portato con sè le buone ispirazioni accolte in quei giorni, e che queste siano feconde di frutti duraturi.
Ma , per assicurarli maggiormente , il Signore volle che sì buoni propositi fossero riconfermati ed avvalorati con una benedizione particolarissima del suo Vicario in terra. Ci volle la paterna e zelante premura dell'ill.mo e rev.mo Mons. Zonghi, per ottener loro un tanto favore, in questi giorni di straordinaria affluenza al Vaticano per porgere omaggio al S. Padre in questa Sua Giubilare ricorrenza. Il giorno 9 giugno, pertanto , le signorine esercitanti si ritrovarono in una delle splendide sale del Vaticano , ove doveva essere loro accordata particolare udienza dal S. Padre. Ed ecco fra la più visibile commozione apparire la paterna figura di Papa Pio X, che sorridente fece il giro della sala ascoltando le domande di tutte, benedicendole. A mezzogiorno tuonò il cannone dal Gianicolo, festose echeggiarono le campane di San Pietro, e il Santo Padre devotamente recitò : Regina Coeli... a cui risposero le voci commosse delle presenti. Poi con affettuoso sentimento disse:
« Vi ringrazio , buone figliuole , della vostra visita, vi ringrazio dei sentimenti espressi per il mio Giubileo Sacerdotale » alludendo ad un telegramma indirizzato all'Augusta Sua Persona in occasione del Suo compleanno, ed a cui , con paterna bontà, aveva fatto rispondere da S. E. il Cardinal Segretario di Stato ; e continuò sorridendo: « Voi vi trovate vicine a giorni... terribili, che vi sgomentano, che vi angustiano , ma non temete: gli esami non son poi tanto brutti. Quando li avrete passati, riderete delle paure avute. Ad ogni modo coraggio! anzitutto fate assegnamento sullo studio e raccomandatevi all'aiuto del Signore... questo non viene meno giammai! Continuate ad essere buone, frequentate i SS. Sacramenti, traete profitto dalle istruzioni ascoltate durante il corso dei vostri Esercizii; così la vita non vi abbatterà con le sue lotte, così sicure nel forte aiuto di Dio e nella coscienza pura compirete quella parte che il Signore vorrà affidarvi. Intanto faccio voli per voi, per le vostre famiglie, per i vostri esami perchè riescano come desiderate, e con voi benedico tinte le vostre intenzioni. »
Benedisse tutte ancora e poi si dileguò dallo sguardo la sua figura paterna che resterà sempre impressa in ogni cuore. Piena l'anima di così sante emozioni , le fortunate signorine si recarono nella Cappella dell'Immacolata di Lourdes nei giardini vaticani, ad innalzare fervidi voti alla Vergine Potente per la conservazione e la prosperità del gran Padre dei credenti.
Dal 5 al 12 del prossimo agosto, in Nizza Monferrato, presso l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, si detterà da Sacerdoti Salesiani un corso di spirituali Esercizi, ai quali potranno prender parte pie secolari, Maestre e Signorine. La retta è di L. 15 a meno che si richiedano speciali riguardi pel vitto e per la camera.
Per le domande rivolgersi alla Superiora Generale Suor Caterina Daghero, non più tardi del 30 corr.
Il Conte Aurelio Balleani.
NELLA placida vecchiaia di 82 anni, mentre si sperava vederlo toccare più alta longevità, quasi repentinamente la sera del 2 giugno u.s. spirava nel bacio del Signore il Conte Aurelio Balleani, la cui morte fu una pubblica calamità per la città di Jesi.
Favorito da Dio dei tesori della fortuna, seppe per mezzo di essi formarsi tesori incorruttibili di celesti ricchezze per l'eternità. Non vi fu opera pia, non vi fu sventura che non sia stata rallegrata dalla bontà e beneficenza del suo cuore,. informato ai più puri principii della carità di Gesù Cristo. Noi, tralasciando altri meriti dell'illustre estinto, segnaliamo con profonda gratitudine come Egli fosse generoso Benefattore del nostro Oratorio festivo « Maria SS. Ausiliatrice », cui non cessò mai di favorire in tutti i modi e della cui conservazione si volle prendere particolare sollecitudine.
Noi ne raccomandiamo l'anima benedetta ai suffragi di tutta la Famiglia Salesiana, mentre, invocando da Dio il balsamo della cristiana rasgnazione inviamo le nostre vive condoglianze alla nobilissima Signora Contessa ed alla Città di Jesi che perde un così insigne Benefattore.
Mons. Annibale Lupi Vescovo di Comacchio.
Mons. Annibale Lupi rendeva la bell'anima a Dio il 14 maggio, ottava di S. Maurelio Vescovo e Martire, presso le cui reliquie egli aveva sentito fanciullo le prime aspirazioni al Sacerdozio e attinto poi tante volte, Sacerdote e Vescovo zelante, ispirazione e forza. La sua morte fu quasi improvvisa, ma non imprevvista. Negli ultimi giorni, prima ancora che infierisse la malattia che doveva trarlo al sepolcro, non era raro che gli fiorisse il ricordo della morte e dei suoi splendidi orizzonti per l'anima cristiana: le sue sofferenze che non erano di jeri glie la facevano vedere sempre vicina.
Al lutto, in cui s'immerse l'intera diocesi per la sua perdita, presero viva parte i giovanetti e il Circolo Pio X dell'Oratorio festivo di Comacchio dal virtuoso Pastore cotanto amati, e ci associamo cordialmente anche noi sciogliendo una prece di suffragio per l'anima sua benedetta.
D. Antonio Lanfranchi.
A Roccafranca l'11 maggio u. s. spirava più che ottuagenario questo venerando sacerdote cooperatore, il quale, pieno di zelo e adorno di ogni più bella virtù, passò santamente operosa la sua lunga vita. I suoi funerali furono la miglior prova della venerazione che si era acquistata. Tutti, dai contadini che sospesero i loro lavori, ai benestanti che dimenticarono per alcune ore i loro interessi, vi vollero prendere parte. Sia pace all'anima sua!