BS 1890s|1899|Bollettino Salesiano Agosto 1899

Bollettino Salesiano

SOMMARIO DI AGOSTO 1899

Ai PADRI ED ALLE MADRI DI FAMIGLIA    pag. 193

A LEONE XIII nel suo giorno onomastico   » 194

IL REGNO DI GESU' CRISTO    » 195 IL SACRO VOLTO DI N. S. GESU' CRISTO . . » 198 LA MADONNA AUSILIATRICE ED I COOPERATORI SALESIANI » 201 COLLEGI SALESIANI ED EDUCATORII diretti dalle Figlie di Maria Ausiliatrice    » 202 MISSIONI: - COLOMBIA: La grande impresa dei lazzaretti pei lebbrosi. - PATAGONIA MERIDIONALE: I due Presidenti del Chili ed Argentina alle nostre Missioni. - In fascio    204 GLI ANTICHI ALLIEVI DELL'ORATORIO DI TORINO » 210 GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE . . » 211 NOTIZIE VARIE: -L'Em.mo Card. Richelmy- I Vescovi Americani al nostro Oratorio di Torino - Sincero congratulazioni - Il XII Congresso Eucaristico internazionale a Lourdes - Ad onor del Sacro Cuore di Gesù - Un vero avvenimento ad Intra . . » 217 COOPERATORI DEFUNTI    219 ILLUSTRAZIONI! - L'immagine di Maria Ausiliatrice che si venera nell'istituto Salesiano di Barcellona, pag. 203 - Nella Pampa Centrale, benedizione d'una casa di Indii, 207.

AI PADRI ED ALLE MADRI DI FAMIGLIA

UNO dei principali doveri dei genitori si è quello di pensare alla buona educazione dei loro figli. Ora siccome le molteplici esigenze della vita rendono impossibile il pieno compimento di essa nel santuario della famiglia , ma obbligano ad inviare i figliuoli alle scuole e nel collegio, deve sommamente stare a cuore a tutti i genitori di scegliere quelle scuole, quegli istituti, in l'educazione è tenuta per quello che veramente è, vale a dire un'opera divina per eccellenza, fondata sui principi e nel sentimento religioso.

L'educazione infatti non è altro che la continuazione dell'opera del Creatore nel fanciullo : essa deve prendere questa giovine creatura e guidarla al suo fine supremo. È necessario quindi che la Religione tutto signoreggi nella scuola e nell'istituto, l'insegnamento, la disciplina, la stessa ricreazione. La Religione non dev'essere uno studio od uu esercizio, a cui sia solo assegnato il suo tempo e la sua ora : è una fede, una legge, che deve farsi sentire costantemente e dovunque ed esercitare la sua azione naturale sulla vita intera. Finchè non si darà a Dio il suo posto di sovrano nella educazione, nulla si potrà sperare di buono da essa. A questo solo patto, la scuola, l'istituto raggiungeranno il loro nobile e sublimissimo scopo di veramente e solamente educare i giovanetti.

Questi riflessi richiamiamo alla mente dei nostri benevoli lettori in questo tempo, in cui molti di essi sono sopra pensiero ove collocare in educazione i loro figliuoletti nel venturo anno scolastico. Per loro comodità in questo numero riportiamo pure l'elenco dei Collegi Salesiani e degli Educatorii diretti dalle Figlie di Maria Ausiliatrice. Ve n'è in ogni regione d'Italia e nelle isole e regioni adiacenti. Rammentino tutti il verace detto di Tommaseo, che la scuola, come l'istituto, se non è tempio è tana.

A LEONE XIII

nel suo giorno onomastico - 20 Agosto 1899.

MENTRE IL MONDO SORDO ALLA VOCE Dl PACE

SI AGITA IN MILLE LOTTE DIVISO

ED I FRATELLI NON SANNO PIU' SOPPORTARE I FRATELLI

VQI MAGNANIMO LEONE CON LO SPLENDOR DELLA MENTE E GENEROSITÀ DI CUORE NELLA CARITÀ DEL SIGNORE TUTTI ABBRACCIATE QUANTI SONO GLI UOMINI SPARSI PER OGNI LIDO

CON LA PAROLA DI PADRE ED AUTORITÀ DI SOVRANO FACESTE IN VOI SOLO RIVIVERE MOLTI DI QUEI PONTEFICI CHE DIO BENEDETTO A RISTORO DELL'UMANITÀ A GLORIA DEL SUO NOME MANDA A QUANDO A QUANDO IN QUEST'ARIDA TERRA

A CONFORTO DELLA SUA CASTA E TRIBOLATA SPOSA CON LIETA SPERANZA DI PIU' BELLO AVVENIRE AD UN SEMPLICE DESIDERIO VEDESTE VENIR DOCILI AL VOSTRO TRONO I VENERANDI VESCOVI DELL'AMERICA DEL SUD CHE CARICHI D'ANNI E DI GLORIOSE CONQUISTE SORRETTI NELL'ASPRO E FATICOSO PASSAGGIO DALLA DOLCEZZA DI VEDERE E DI SENTIR PIETRO REDIVIVO SI RADUNARONO A SINGOLAR CONCILIO IN ROMA

A TANTO MIRACOLO DI VIRTU' DI VOSTRA AUGUSTA PAROLA STETTE IN QUESTI GIORNI ATTONITA LA TERRA

OGGI FESTOSA PLAUDE A' VOSTRI SPLENDIDI TRIONFI LA FAMIGLIA SALESIANA AUGURANDOVI CON LA GLORIA DEI VOSTRI ANTECESSORI L'ACQUISTO DELLA SALUTE DEGLI UOMINI E LA LORO VERA FELICITÀ SULLA TERRA.

Il regno di Gesù Cristo

GESU' CRISTO è il grande nome della storia: se ce n'è altri per cui si muore, egli è il solo che viene adorato in tutti i popoli, in tutte le razze e in tutti i tempi. Chi lo porta è conosciuto da tutta quanta la terra; e fin tra i selvaggi, nelle tribù degenerate della specie umana, vanno instancabili apostoli ad annunziare che egli è morto sopra una croce, e che, amando lui, anche il rifiuto dell'umanità può esser salvato. Perfino gli indifferenti del mondo moderno riconoscono che nessuno è stato migliore di lui verso i piccoli e i miserabili. I più gloriosi geni del passato sarebbero già dimenticati, se dei monumenti - come palazzi, obelischi o tombe - o delle testimonianze scritte - come papiri o pergamene, mattoni, colonne o medaglie - non ce ne avessero conservato qualche ricordo; ma Gesù Cristo sopravvive nella coscienza de' suoi fedeli; ciò che forma appunto la sua testimonianza e il suo monumento indistruttibile.

La Chiesa da lui fondata riempie del suo nome i tempi e lo spazio: lo conosce, lo ama, l'adora; e com'egli vive in lei, così ella vive in lui, che è il suo dogma, la sua legge morale e il suo culto. Essa insegna a tutti, senza distinzione, nè eccezione, ch'egli è il Figliuol unico di Dio fatto uomo, concepito da Maria Vergine per opera dello Spirito Santo; che è venuto in questo mondo a soffrire e morire per salvarci, vincendo la morte colla sua risurrezione; e che finalmente ritornerà a giudicare i vivi e i morti, dando ai buoni la vita eterna e respingendo i cattivi nelle tenebre e nella morte dell'anima.

Queste parole, che il Padre Didon premette alla sua vita su Gesù Cristo, noi le facciam nostre per presentare ai nostri benemeriti Cooperatori e Cooperatrici alcuni pensieri intorno al regno di Gesù Redentore, il sovrano re delle anime, il dolce maestro dei cuori, l'alfa e l'omega di tutte le cose. Nè ci si poteva presentare più propizia circostanza per intrattenere alcuni istanti i nostri lettori su quest'argomento sempre ricco di armonie e di gioie ineffabili. Il sapientissimo Leone XIII, l'immortale Pontefice del nostro tempo, dopo di aver promulgato con lettere apostoliche (che abbiam pur riprodotte) l'Anno Santo pel 1900, invitava lo scorso giugno i cattolici a voler consacrare con atto solenne e pubblico - quasi inizio d'un'era novella - tutto il consorzio umano all'augustissimo Cuore di Gesù Cristo. Quest'atto insigne, dal quale il Pastore Sommo dell'ovile cristiano giustamente si ripromette frutti singolari e duraturi a vantaggio di tutta l'umana famiglia, si va compiendo dappertutto dalle sue pecorelle con unanime e spontanea volontà, « perchè siffatto tributo amplissimo e sommo di ossequio e di pietà si. addice pienamente a Gesù Cristo siccome a principe e signore ch'Egli è di tutte le cose. Stante che il suo impero, continua il Papa nella sua Enciclica, non si estende soltanto sopra i popoli cattolici, o soltanto sopra coloro che rigenerati nella dovuta maniera col santo battesimo, appartengono bensì di diritto alla Chiesa, ancorchè seguaci di dottrine erronee o disgiunti dal vincolo della carità; ma abbraccia inoltre quanti vivono fuori del grembo della fede cristiana, di guisa che dalla divina potestà di Gesù Cristo dipende indubbiamente tutto il genere umano. Perchè fa d'uopo che tutto abbia comune col Padre, e perciò anche il sommo impero su tutte le cose, Colui che di Dio Padre è l'Unigenito ed ha con esso una medesima sostanza, splendore della gloria e figura della sostanza di lui (Hebr. I. 3. ). Laonde il Figlio di Dio così parla di sè presso il profeta: Ma io da lui sono stato costituito re sopra Sionne, il monte santo di lui - Il Signore disse a me : Tu sei mio Figliuolo : io oggi ti ho generato: Chiedimi, e ti darò in tuo retaggio le gemi ed in tuo dominio gli ultimi confini del mondo (Ps. II). Con le quali parole ci dichiara di aver ricevuto il potere non tanto sii tutta la Chiesa, che va intesa nel monte di Sionne, quanto ancora sul rimanente della terra, ovunque in lungo e in largo si estendono i suoi confini. Già il detto tu sei mio figliuolo significa abbastanza chiaro su qual fondamento poggi cotesta somma potestà. Per essere infatti il figlio del Re di tutte le cose, egli è insieme l'erode di tutto il suo dominio, onde si aggiunge: Io ti darò in tuo retaggio le genti. Parole che rispondono alle altre dell'Apostolo Paolo: Cui egli costituì erede di tutte quante le cose (Hebr. 1 2).»

Per instaurare in atto questo regno, per far sì che Gesù Cristo, il quale tiene già tutti soggetti quanto alla potestà, li sottometta a sè finalmente anche in effetto e non soltanto nel secolo futuro, quando egli eseguirà pienamente su tutti la naia volontà, altri destinando al premio, altri al castigo (S. Thom. I. c), ma anche in questa vita mortale, col dono della fede e della santificazione; in modo che, illuminati e santificati, possano onorare debitamente Iddio ed avviarsi alla celeste ed eterna felicità, l'Angusto Vegliardo del Vaticano con paterna sollecitudine invita i suoi figliuoli a lavorare indefessamente in questi ultimi giorni del morente secolo, acciocchè nel secolo 20° questo regno risplenda luminosamente su tutta la terra.

Gesù Cristo è Dio e noì ben sappiamo che Dio regna con sovrana potenza. Egli dice una parola e la sua parola creatrice fa sorgere nel firmamento gli astri; chiama le creature, ed esse, rispondendo alla sua chiamata, esclamano: Ecce adsum! Però in mezzo a questo mirabile concerto di voci obbedienti, una ve n'ha che dà suono discordante: è quella dell'uomo. Dio, bontà infinita, per avere benedizioni che gli venissero da una libera volontà, si espose alle maledizioni delle sue creature; per avere l'amore spontaneo dell'uomo, si espose al suo odio; e l'uomo terra e fango, atomo impercettibile della gran mole dell'universo, può sfidare Dio e rispondere alla sua chiamata: Non voglio il tiro regno! Ma perchè l'uomo non avesse a commettere tanta follia, Iddio misericordioso stabilì sulla terra una gerarchia sacerdotale, che ha per missione di annunziare il regno di G. C. e far conoscere le felicità che all'uomo ne derivano, per indurre tutti a sottomettersi liberamente. Epperò il Supremo Gerarca, con tutta l'attività d'una vita sommamente operosa, s'adopera per ristaurare in, mezzo agli uomini questo regno divino.

Ora che cosa è questo regno di Gesù Cristo che il Papa, i Vescovi, i sacerdoti, sono in obbligo di annunziare a tutte le creature? È forse una dominazione che s'imponga a noi con la forza materiale, un'autorità che si assomigli alle terrene ? No; il regno di Gesù Cristo esige solo benedizioni: è un regno che domanda solo la nostra sottomissione: è una parola che commuove e guadagna i cuori. Gesù Cristo regna in mezzo a noi con la bontà e la dolcezza. Egli viene dal cielo nell'abbandono e nello spogliamento d' ogni cosa: si pone a mo' di mendico sulla nostra via, per domandarci le nostre benedizioni ed il nostro amore.

Questo è il suo regno, ed egli è veramente Re.

Prima ancora che venisse in mezzo agli uomini, ì Profeti avevano già annunziato cime Egli doveva regnare su tutta la faccia della terra. Quando l'Arcangelo saluta la Vergine Nazarena e lo annunzia che sarà Madre di Dio, le dice: E il tuo figlio regnerà sulla casa di Giacobbe. Semplice operaio, egli cresce e si fortifica nella povera officina di Giuseppe: ma egli è Re. Nella sua vita pubblica, benchè coperto d'oltraggi, non perde il suo carattere reale, e nell'ultima stia ora vien proclamato Dio. I Giudei si aspettano dal Messia lo stabilimento d'un regno terreno, ed i discepoli di lui, imbevuti degli stessi pregiudizi, più volto lo richiedono del come e quando stabilirebbe questo suo regno. Alla vigilia della sua passione, egli vuole che tutto il popolo di Gerusalemme, uomini e donne, vecchi e fanciulli, muovano ad incontrarlo , cantando osanna e gloria al Figliuolo di Davide. E quando Erode vuol burlarsi di, lui, quando Pilato l'interroga, non risponde; ma quando gli viene chiesto se è Re, uscendo dal suo sublime silenzio, Egli Re si proclama: Ego sum rei, E sulla croce soffrendo un supplizio, i cui orrori non uguagliano l'ignominia, egli porta scritto in tre lingue, sopra la testa, queste parole: Gesù Nazareno Re dei Giudei: Jesus Nazarenus, Rex Judaeorum.

Gesù Cristo dunque è Re: Re per natura, Re per conquista, Re per tutto e per sempre. Questo Re ha per stemma la stella, che guida al suo presepio i Magi d'Oriente. Con la sua mano reale, questo bambino adagiato su poca paglia fa un segno, e gli Angeli discendono dalle celesti sfere a salutare la sua nascita: i suoi vagiti chiamano i pastori delle montagne ed i sapienti dell'Asia, ed i pastori come i sapienti vengono ad adorarlo gli angeli e gli nomini, il cielo e la terra, tutti lo riconoscono per padrone, tutti lo proclamano Re: Jesus Nazarenus Rex Judaeorum

Ecco dunque come Gesù Cristo volle stabilire il suo regno. Egli si fece piccolo e povero; volle venire sopra la terra per vivervi come l'ultimo degli uomini. Egli stesso paragonò il suo regno al grano di senape, che è la più piccola di tutte le sementi, ma che produce un grand'albero, alla cui ombra vanno a ripararsi gli uccelli dell'aria. Il granello di senape vien gettato per terra; il viandante lo calpesta sotto i piedi, la pioggia lo stempra ed affonda nella terra dove marcisce. Poi tutt'a un tratto la pianta nasce, smove il terreno che la ricopre, cresce e diviene un albero immenso. Così il regno di Gesù Cristo comincia nella miseria e nell'abbandono; ma dalla miseria di Betlem, dall'abbandono del Golgota questo regno si estende su tutta la terra. Il grande Bossuet paragona il regno di G. C. ad una fiamma immortale, che sfuggendo dalla luce, ha saputo prolungare per due mila anni il suo incendio nel cuore dei mortali. Dapprima debole e vacillante, essa non tarda a sempre più guadagnare, si estende, si perpetua ; allorchè si spegne in un cuore, si rianima in un altro; quando la tempesta sollevata da Maometto la scaccia dall'Oriente, essa si diffonde sull' Occidente per accendere nuovi cuori; quando il vento dell'incredulità l'allontana dalle nostre contrade, essa va a rinascere sotto il soffio dell' apostolato nelle remote regioni, rivive più forte e più pura sotto la tenda dell'Indiano , nelle foreste del nuovo mondo e fin sotto i ghiacci del polo.

In tutte le contrade, sotto tutti i climi, dovunque v'ha uno scoglio e sopra di questo un' anima, quest' anima sentirà predicare il regno di Gesù Cristo. Quando noi ci inginocchiamo per innalzare a Dio la nostra preghiera, se ci fosse dato contemplare tutta la superficie della terra, vedremmo lontano da noi ed al nostro fianco, su tutti i punti del globo, nomini che, separati da mari e monti, divisi per interessi e passioni, differenti per costituzione fisica e linguaggio, si danno la mano per rivolgere a Dio questa divina petizione: Venga il regno tuo, Padre nostro, che sei nei cieli!

Si, Gesù Cristo regna, per usare le enfatiche parole di Mons. Freppel, sopra trecento milioni di cuori per l'amore, come regna sopra trecento milioni d'intelligenze mercè la fede ed il culto d'adorazione. Avvi contrada dove non si trovino delle madri, che insegnino a i loro figliuoletti a balbettar con amore il nome di Gesù Cristo? Dove non sianvi giovani che cerchino nell'amor di G. C. una forza per la loro debolezza ed un alimento pel loro cuore? dove non s'incontrino vecchi per mormorare sull'orlo della tomba quel nome che mescolerà un raggio di gioia alle angoscie delle loro agonie? Avvi età, condizione, che abbia potuto sottrarsi all'impero che G. C. esercita sui cuori i Quando il povero soccombe sotto il peso e del giorno e del caldo, si sovviene del divin fabbro, e questa memoria, attraversando i suoi stenti, fa rivivere il sorriso sulle sue labbra e la serenità sulla sua fronte. Quando il ricco non ha più lagrime nei suoi occhi per piangere sui suoi fratelli, nè trova più in suo cuore con che amarli, l'amor di quel gran povero, inondando la sua anima, gli dà i santi dolori della compassione e le caste delizie della carità. Quando la forza opprime la debolezza, quando il sovrano dimentica che il potere è un servigio e l'obbedienza un onore, si ricorda di quel figlio del Re dei Re, che è venuto per servire, non per esser servito, e l'amor di Gesù Cristo soggiogando il suo cuore gli fa vedere dei figli colà dove non vedeva che degli schiavi, e dei fratelli dove non ravvisava che delle vittime. E così il regno di Gesù Cristo mercè l'amore penetrò tutte le età della vita e percorse tutti gli ordini dell'umanità. Quest'amore, immenso come il mondo, è il centro d'unione, il punto di congiunzione di tutti i cuori

Ma questo regno di Gesù Cristo non ha ancora acquisita tutta l'universalità che gli spetta di diritto, e noi tutti siamo chiamati ad affrettarne la pienezza, tutti dobbiamo prestare la nostra opera per innalzare in mezzo al mondo quel glorioso trono che è dovuto a G. C. Uomo Dio, a quel Re celeste, che oggi domanda l'omaggio di sudditanza delle nazioni della terra. Gli uomini, dice un egregio scrittore moderno, sono oggi più che mai divisi di sentimenti ; però teniamo per certo non esser lontana l'ora, in cui Gesù Cristo dovrà esser adorato come Re, non dagli individui soltanto, ma ancora dalle società. Lo stesso mondo fisico sembra predisporsi all'avvenimento ed alla dominazione d'un monarca universale. Gli uomini non sciupano oramai più le loro forze ed i loro sudori ad accatastare i materiali delle piramidi egiziane o della grande muraglia della Cina: le potenti invenzioni della scienza non ad altro mirano che a distruggere le distanze. Lavori più che erculei sviscerano le montagne per aprire il varco al vapore, di cui il sibilo oggi fa echeggiare quegli abissi oscuri e dianzi silenziosi: si tagliano gli istmi e gli immensi oceani formano un oceano solo: il telegrafo porta come un baleno da un polo all'altro i messaggi dall'una all'altra nazione: il telefono ci reca la voce medesima dei nostri amici assenti e ci fa discorrere con essi attraverso la terra e i mari : studia la scienza il modo di dirigere con sicurezza gli areostati in quegli spazi eterei fino ad ora non da altri solcati che dai vanni dell'aquila: la rapidità del moto, siam per dire, vuol arrivare all'ubiquità. Non si scorge in questo la preparazione ad un dominio universale? Non si vede che gli uomini, come già un tempo i romani, inconsci strumenti della provvidenza, preparano le vie? Se il mondo materiale si predispone ad uno straordinario trionfo, gli uomini ne hanno presentimento e lo aspettano. Come altrimenti spiegare quell'ansia, che tutti proviamo e per la quale l'animo ondeggia fra il timore e la speranza? Che dire delle aspirazioni dei giusti, i quali, in mezzo al diluvio di mali che tutto sommerge, trovano nella universalità stessa dei guai, una ragione per vieppiù assodarsi nella speranza di una riparazione tanto pronta quanto necessaria? Venga il regno tuo, o Gesù dolcissimo ! Questo è il desiderio universale della pietà dei fedeli, questa è l'invocazione che da ogni cuore cristiano, oggi, all'invito del Pontefice Massimo, più che mai fervorosa prorompe: Adveniat regnum tuum!

IL SACRO VOLTO DI GESU' CRISTO

Uno dei mezzi più efficaci per affrettare la restaurazione del regno di Gesù Cristo sulla terra si è, a nostro giudizio, la diffusione del Sacro Volto di Nostro Signore (una vera meraviglia nuova), ricavato dalla prodigiosa fotografia della SS. Sindone.

L'anno scorso, così l'illustre e benemerito Marchese Filippo Crispolti, sul finire di maggio, mentre era ancor fresca e terribile la memoria di turbe furiose che in altre città la mitraglia soltanto aveva potuto spazzar dalle barricate, si vide a Torino uno spettacolo tutto opposto. Una turba ben più grande, perchè di circa settecentomila persone , ordinata, composta, paziente sfilò per giorni e notti dinanzi all'Altare del Duomo. Ivi era esposto il Lenzuolo, in cui Giuseppe d'Arimatea avvolse il Corpo di Gesù, e che l'Apostolo Pietro vide vuoto e abbandonato nel Sepolcro, quando accorse all'annunzio della Risurrezione. Al fondo della navata buia, fra la polvere che l'immenso popolo sollevava, la Sindone illuminata da due potenti raggi elettrici fiammeggiava di gloria. Ma un'infinita tristezza veniva nei cuori dalla impronta che il Corpo sanguinoso avea lasciato sulla tela: impronta doppia, perchè secondo l'uso ebraico esso era stato disteso sopra uno dei lembi e l'altro lembo era stato ripiegato a coprire tutta la persona dinanzi. Si vedevano chiari i contorni, si distinguevano i punti delle più gravi ferite e si indovinava la traccia dei lineamenti. Da trent'anni questa reliquia non era stata più esposta: dopo che fosse richiusa nell'urna, chi sa quanti anni sarebbero passati senza una nuova ostensione : eppoi, che cos'era il numero dei visitatori in confronto dei tanti, che avrebbero voluto visitarla e non potevano? E per gli stessi visitatori, che cos'erano i pochi minuti, in cui avean potuto vederla, in confronto delle ore e delle volte, in cui avrebbero voluto rivederla? La luce elettrica l'aveva resa più visibile; non poteva la fotografia renderla visibile sempre?

Ma il Re Umberto, custode ereditario della Reliquia, non voleva dare il permesso: temeva che il fotografo abusasse del privilegio, mettendo in commercio le immagini per scopo di guadagno. E allora si presentò l'uomo che in tutto il Piemonte aveva maggior diritto ad ottenere questo favore. Egli da molti anni dedicava spese e fatiche a trovare, per solo amore dell'arte, i tesori artistici più ignorati della sua regione e a rivelarli colla fotografia, contento di mostrare che sotto le Alpi, in una stirpe di soldati e nel frastuono secolare delle battaglie, aveva pur fiorito dal genio degli abitatori un umile fiore di bellezza. Ora offriva nuovamente spese e fatiche per rivelare anche agli occhi dei lontani il più insigne monumento della sua terra, senz'altro premio che di elevare fino a Dio la sua arte diletta. Offerte le immagini ai compratori, il profitto di esse andasse alla Mostra d'Arte Sacra Italiana, che allora era aperta a Torino. Era giusto che il tributo artistico reso dagli uomini al Signore s'avvantaggiasse del capo-lavoro lasciato dal Signore stesso tra le mani degli uomini.

Il Re permise, e l'Avvocato Secondo Pia (che tale era il nome del benemerito) s'accinse a ritrarre la Sindone. Quante industrie, quante precauzioni, quante disillusioni, prima di ottenere una lastra che desse speranza d'essere riuscita bene ! E il Pia si chiuse nel suo studio per svilupparla. Si sapeva che la negativa avrebbe invertito le impronte della tela e avrebbe mostrato l'insieme delle macchie quale era direttamente sul Corpo di Gesù. Fino a che punto esse avrebbero chiarito l'incertezza del disegno che la tela rappresentava? Ed ecco una cosa inaspettata. Dal bagno chimico usciva la lastra non con traccie confuse, ma coll'immagine limpida, diretta, meravigliosa del Volto e del Corpo di Cristo. Al fioco lume della lampada rossa, nel raccoglimento della stanza oscura, quella tela che aveva custodito per diciannove secoli in linee indecifrabili l'aspetto del Salvatore, come i suoi più vicini l'aveano visto, ora lo riconsegnava distinto al fotografo solitario e sbigottito. Stavano improvvisamente dinanzi a lui i giorni più tristi che il mondo abbia avuto; quaudo la morte pareva aver trionfato dell'immortalità, e la calunnia aver ucciso la verità. E intanto gli occhi spenti e chiusi del Divino Martire guardavano dalla lastra con uno sguardo indicibile di sovrano e severo dolore; con una misteriosa promessa dell'imminente risurrezione.

Appena l'immagine fu fissata, il fortunato ed abile artista volle scuotere da sè il peso di esser solo a goder quella gioia, e nella sua casa di Via Principe Amedeo, ove sarà posto un ricordo, accorsero illustri pellegrini ad ammirare il prodigio.

Se l'immagine fosse stata riprodotta sulla carta secondo il metodo solito, essa si sarebbe invertita daccapo e ne sarebbe venuta la Sindone quale si era vista sull'Altare, non il Corpo quale la negativa lo aveva estratto da essa. Bisognò riprodurla sopra un'altra lastra di cristallo, la quale accogliendo in sè una seconda inversione e dando direttamente la Sindone, poteva poi dar luogo sulla carta alla terza inversione , ossia all'immagine diretta di Gesù quale si era vista nella prima negativa. Ma che sgomento nell'eseguir questa copia di cristallo ! E se per la necessaria compressione la negativa si fosse spezzata? La difficile operazione riuscì bene. Il Comitato dell'Arte Sacra potè diffondere nel mondo numerosissime imaginì in carta, sia della Sindone qual'è, sia della meravigliosa apparsa nella Sindone fotograficamente invertita.

Ma nelle ordinazioni, che venivano da lontano, non tutti seppero distinguere bene le due immagini ; si diceva di voler la fotografia della Sindone, senza dire che la si volesse invertita; in modo che nacque confusione, e restò più diffusa l'immagine del Lenzuolo Sacro, che non quella del Sacro Aspetto ricavatone.

Che fare perchè si diffondesse ancor più la meraviglia contenuta nella Reliquia, che la Reliquia stessa? Si pensò d'ingrandire l'immagine invertita, limitandola al solo Volto, sia perchè alla gente restasse più facile l'indicare la distinzione fra le due immagini, sia perchè, aumentate le proporzioni, la sembianza di Cristo non s'avesse più a cercare con occhi sottili e faticosamente. E l'Avvocato Pia ancora senz'altro vantaggio per sè che la compiacenza di servir Dio e l'arte, s'accinse alla nuova e gravosa fatica. Intanto, chiusa la Mostra d'Arte Sacra, il Re destinava i proventi della futura diffusione ad un'opera benefica da intitolarsi dalla Sindone, ponendone meritamente a capo colui che aveva presieduto la Mostra, cioè l'Illustre Barone D. Antonio Manno di Torino.

L'opera d'ingrandimento non fu meno difficile delle altre, perchè bisognò esporre per trasparenza, e successivamente in dimensioni sempre maggiori, il vetro originale, avendo cura che non patisse nessuna alterazione il Sacro Volto, tanto più che nessun ritocco dovea sostituire la temerità dell'artificio umano alla fedeltà della macchina. E si ebbero tre bellissime prove: una in cui la Testa è lunga cinque centimetri; una otto; una finalmente quattordici. Di quest'ultima si sta ora facendo una larga stampa in carta.

Quest'ultima in ispecie rinnova e accresce a dismisura la prima impressione, che gli animi provarono quando videro nella figura in piccolo i lineamenti della lastra originale. Sol che lo spettatore se l'allontani alquanto dall'occhio, ogni nebbia di un disegno che fu fatto da macchie sanguigne sparisce; l'unità dell'Aspetto Sacro si ricompone; la faccia allungata:, col naso diritto e sottile, colle labbra dolci e ferme, colla fronte trafitta, la cui altezza non è dissimulata dai capelli scompigliati; cogli occhi velati dalle palpebre sotto l'ampio arco delle sopracciglia; quella faccia mirabile di patimento e d'austerità ti è presente, come se la lente l'avesse desunta, senza intermezzi, dalla salma stessa. E lo sguardo cieco ti segue, ti ferma, ti illude. Sembra che gli occhi, così eloquenti anche sotto il suggello della morte, si debbano riaprire in quell'istante e dirti tristissimamente « pensa che per te sono morto ».

Dicano con precisione gli iconografi quanto questa immagine emaciata e spenta somigli alla Tavola venerata a San Bartolomeo degli Armeni di Genova; la Tavola Edessena, in cui a giudizio dei più sicuri storici, il pittore Anania per conto del re Abgaro di Siria dipinse dal vero, vivo e splendente « il grande medico apparso in Palestina che guarisce colla parola senza medicamenti ». I tratti immutabili del viso sembrano perfettamente uguali.

Ma la tela e la lente fotografica non possono ingannarsi. L'umanità rivede finalmente Cristo. E prostrandosi avanti all'immagine vera, si rallegra che la tradizione di essa non le sia venuta meno mai; che i pittori sacri l'abbiano in qualche modo serbata; che la nuova rivelazione confermi e non muti l'Aspetto dell'UomoDio, quale sempre lo vedemmo e lo riconoscemmo nel cuore.

Questa è la descrizione, con cui il Marchese Crispoltii nel suo stile forte e conciso richiama gli uomini tutti all'osservazione di questa meraviglia nuova, e noi siam ben lieti di poterla regalare eziandio ai nostri lettori, perchè siamo sicuri che essi leggendola apprezzeranno degnamente la preziosità del tesoro, che puossi acquistare e diffondere in mezzo alle popolazioni. E per dare loro maggior comodità nell'acquisto di queste mirabili fotografie, la DIREZIONE DEL BOLLETTINO SALESIANO, Via Cottolengo 32, TORINO, s'incarica della spedizione di esse mediante pagamento anticipato con vaglia o cartolina-vaglia al proprio indirizzo (1).

(1) Ecco la distinta dei prezzi fissi di ciascuna fotografia

1° Fotografia della Santissima Sindone esposta sull'altare, cm. 30X36 su cartone solido, franca di posta    L. 3 60

2° Fotografia della SS. Sindone (positiva o negativa), cm. 18X36 su cartone solido, franca di posta    5 60

N. B. - Due fotografie , cioè positiva e negativa, in un solo pacco   . .   . . 10 75

3° Fotografia SS. Sindone, doppia (positiva e negativa), cm. 36X52 su cartone solido, franca di posta    9 50

4° Fotografia SS. Sindone , (positiva o negativa) ; cm. 36x72 su cartoncino sottile, arrotolato in un astuccio, franca di posta . . . . 11 20

N. B. - Due fotografie, cioè positiva e negativa, in un solo astuccio    21 25

5° Fotografia SS. Sindone (positiva o negativa) , cm. 36X72 su cartone solido, accuratamente imballata, spese di trasporto a carico del committente    11 50

6° Fotografia SS. Sindone. doppia (positiva e negativa) : cm. 52X72, su cartone solido, imballaggio accuratissimo, spese di trasporto a carico del committente    16 50

7° Ingrandimento, senza ritocchi, Sacro Volto 9 50

AVVERTENZE.

1a Non accettando la posta i formati N.° 5 e 6, causa la loro dimensione, questi verranno spediti a mezzo ferrovia in porto assegnato.

2a Desiderando parecchie fotografie dei N.i 5 e 6 in un sol collo, basterà aggiungere L. 1.50 per l'imballaggio.

3a I Sigg. Committenti sono pregati di scrivere in modo chiaro il numero delle fotografie, le dimensioni, il prezzo, e se desiderano l'immagine positiva o negativa.

4a Si dà corso solamente alle commissioni accompagnate dal relativo importo.

La Madonna Ausiliatrice ED I COOPERATORI SALESIANI

Sotto questo titolo abbiamo pubblicato lo scorso mese una lunga rassegna di feste e conferenze tenute ad onore della nostra celeste Patrona e ad incremento dell'Opera del Padre nostro dilettissimo. Di altre si dà breve cenno nel presente numero. Però confessiamo che con nostro rìncrescimento, per mancanza di spazio, ogni anno dobbiamo tacere quanto fanno i nostri Cooperatori fuori d'Italia, e specialmente in Francia, Spagna, Belgio, Portogallo, Inghilterra, in Africa, Asia ed in America, nonche la parte grandissima che hanno in questa dimostrazione di amore verso la nostra Madre tenerissima gli Istituti, i Collegi, gli Ospizi, gli Oratori festivi diretti dai Salesiani, dalle Suore di Maria Ausiliatrice in tanti punti del globo. Di questi non facciam neppur cenno, benchè ci siano pervenute compitissime relazioni, perchè la sarebbe una cosa da non più finire. Con tutti però noi ci congratuliamo di cuore; per tutti imploriamo copiose le celesti benedizioni e la speciale protezione della nostra augustissima Madre Maria; e terminiamo augurandoci che questo movimento, questo vero entusiasmo, già cotanto accentuato, per la Madonna di Don Bosco vada ognor più aumentando in mezzo alle popolazioni, perchè siam sicuri ch'esso è apportatore di salutarissimi frutti per tutti.

MONDOVI' PIAZZA. - Lo zelante nostro Direttore Diocesano D. Francesco Giordano scrive a D. Rua queste edificanti notizie

Fin dallo scorso anno 1898 il 24 maggio per la prima volta si celebrò con solennità la festa di Maria SS. Ausiliatrice nella Chiesa di Santa Teresa in Mondovì Piazza. Al mattino si celebrarono parecchie Messe lette, oltre la Messa cantata solenne in musica, alle quali assistette buon numero di fedeli, e vi si distribuirono numerosissime Comunioni. A sera la Chiesa era zeppa di fedeli. Recitato il Rosario, vi fu analogo discorso, in cui si pose in rilievo l' origine della festa di Maria SS. Ausiliatrice; si parlò del suo santuario di Torino, le grazie, i miracoli che ivi si operano continuamente, e il bisogno di fare alla potente Regina ricorso. Indi canto dell'Ave Maria del Gounod e benedizione solenne del SS. Sacramento. Il quadro-oleografia di Maria SS. Ausiliatrice, posto sopra l'altar maggiore, campeggiava in mezzo alle faci, e Maria SS. Ausiliatrice per la prima volta nella nostra Chiesa veniva onorata, e ci benedì , degnandosi di fermarvi pure la sua dimora.

» In quest'anno 1899 si festeggiò colla medesima solennità il caro giorno 24 maggio. Al mattino buon numero di Messe e di S. Comunioni. A sera, recitatosi il SS. Rosario, ebbe luogo la conferenza ai Cooperatori Salesiani ed alle Cooperatrici, tenuta dal M. R. Teol. Guglielmo Garelli dell'Oratorio di S. Filippo, già allievo di D. Bosco, da cui attinse il vero spirito ecclesiastico e le norme per ben dirigere le anime nelle vie del Signore. Testimonio oculare egli stesso dei primordii e dello sviluppo delle mirabili opere di D. Bosco, il suo dire fu caro ed ameno, poichè il racconto di tanti episodii della vita del venerando Uomo di Dio e delle meravigliose sue imprese, del santuario di Maria Ausiliatrice, ch'egli vide fabbricare, dell'Oratorio, tenne gli uditori commossi in entusiastica attenzione.

» Esortati i Cooperatori e i fedeli tutti a fare offerte per le Opere di D. Bosco, venne raccolta una generosa elemosina.

» La festa di Maria SS. Ausiliatrice terminò poscia col cauto dell'Ave Maria, Tantum Ergo e colla benedizione del SS. Sacramento, lasciando in tutti i presenti un dolce contento ed un vivo desiderio che altre simili solennità abbiano a celebrarsi fra noi. »

CAGLIARI. - Rileviamo dalla Sardegna Cattolica come il 6 luglio il nostro confratello Don Arturo Conelli, siasi recato colà per tenere una conferenza. Il sullodato giornale dice che « essa fu riuscitissima. Assisteva Mons. Arcivescovo con vari Canonici e moltissimi Sacerdoti, nonchè un gruppo rilevante di Cooperatori e Cooperatrici Salesiane ed altre persone. Il conferenziere, con forma elegante, con parola facile, con vasta e soda erudizione, svolse il proposto argomento. Dopo la conferenza venne impartita la benedizione col Venerabile. »

CANNETO SULL'OGLIO. -- Il Cittadino di Mantova del 1° luglio scrive

« Ieri fu tenuta nella Chiesa Parrocchiale, dinanzi ad un affollato uditorio, una conferenza sulle Opere di Don Bosco dal Sacerdote Salesiano Don Martino Recalcati di Milano; e tale fu l'evidenza dei fatti dimostrati, e tale fu la facondia del distinto conferenziere nel dimostrare l'opera benefica di Don Bosco in conformità dei bisogni dei tempi moderni, da destare nel cuore del popolo una profonda venerazione pel fondatore di questa religiosa famiglia.

» Il popolo ne restò commosso, edificato, e meglio comprese la distanza che passa tra l'uomo di Dio e l'uomo del mondo , tra la filantropia e la carità, da non lasciare dubbio sulla preferenza. Il discorso, durato oltre un'ora, sembrò breve, tanto piacque per la sua chiarezza e per la veridicità dei fatti esposti. Alla fine del discorso si fece una questua a favore della Pia Opera, per la quale si ebbe a confermare il pieno aggradimento. »

PORTO D'ISCHIA. - La domenica prossima alla festa di Maria Ausiliatrice, 28 maggio, nella Chiesa di S. Maria di Porto Salvo, il M. Rev. D. Onofrio Buonocore tenne una conferenza salesiana, entusiasmando l'affollato uditorio delle meraviglie che Iddio e la potente Ausiliatrice del Popolo Cristiano seppero operare per mezzo del loro fedel servo Don Bosco. È questa la seconda conferenza salesiana che si tiene in quest'isola, ma il nome di D. Bosco già è divenuto popolare in mezzo a quegli isolani e l'opera nostra già gode molte simpatie. Di tutto sian rese grazie a Dio ed ai zelanti nostri Cooperatori d'Ischia.

COLLEGI SALESIANI ED EDUCATORII diretti dalle Figlie di Maria Ausiliatrice

PER comodità di quanti desiderassero affidare a noi i loro figli per la carrìera degli studì elementari, ginnasiali e liceali, diamo quì l'elenco dei Collegi Salesìani e degli Educatoriì delle Fìglie di Maria Ausiliatrice d'Italia, assicurando di tutta la nostra sollecìtudine per tutto quello che riguarda religione, morale, sanìtà e profitto neglì studi così scientifici come letterarii.

Istituti per ragazzi.

Oltre l'Oratorio di S. Francesco di Sales, l'Ospizio di S. Giovanni Evangelista e le Scuole Apostoliche in Torino, l'Ospizio dì San Vìncenzo de' Paoli in Sampierdarena, l'Ospìzio del Sacro Cuore di Gesù in Roma, le Scuole di S. Paolo alla Spezia, la Colonia Agricola di Mogliano Veneto, l'Oratorio di Maria Immacolata a Firenze, l'Oratorio del Sacro Cuore di Gesù a Trino Vercellese, di S. Filippo e S. Francesco di Sales a Catania, di S. Luigi Gonzaga a Messina, di S. Michele a Castellamare di Stabia, l'Istituto dì S. Francesco di Sales a Faenza e dì S. Gìuseppe a Macerata, l'Istituto Leonino ad Orvieto, D. Bosco in Verona, S. Giuseppe a Modena, S. Ambrogio in Milano, S. Lorenzo Prete Martire in Novara, della Madonna di San Luca in Bologna, di S. Giuseppe in Alessandria, S. Davide in Legnago, S. Rocco a Sondrio, vi sono i Collegi dì Borgo S. Martino, Lanzo Torinese , Varazze, Alassio , Este , Penango , Parma, Fossano , Loreto, Treviglio, Trevi ,

Colle Salvetti. Ferrara, Cuorgnè, Intra, Frascati, Caserta, Randazzo, Bronte e Terranova in Sicilia, Lanusei in Sardegna, Balerna ed Ascona nel Canton Ticino. nonchè l'Istituto Salesiano di Trento nel Tìrolo e il Convìtto italiano di S. Luigi nella Gorizia.

In questi Collegi l'insegnamento comprende il corso elementare e ginnasiale , eccetto quello di Penango e Sondrio, dove vi sono soltanto le classi elementari; è impartito da maestri e professori patentati ed a norma dei programmi governativi. Nel Collegio di Alassio e Terranova vi è di più il Liceo. Nell'Ospizio di S. Giovanni Evangelista in Torino si accettano eziandio esterni alla semplice scuola. In quello di Ascona vi sono classi preparatorie per giovani stranieri che desiderano imparare la lingua italìana : è raccomandabìle anche per l'insegnamento del francese e del tedesco.

In quasi tutti questi Collegi vi sono due gradi di pensione. La prìma varia da L. 35 a 40 mensili ; la seconda da L. 24 a 30.

Per giovani adulti che desiderassero abbracciare lo stato ecclesiastico.

Per sopperire al bisogno sempre crescente di operai evangelìci, il nostro caro Don Bosco di v. m., oltre ai vari Ospizi e Collegi, come i nostri buonì Cooperatorì sanno, ha pure istituita l'Opera così detta di Maria Ausiliatrice, che ha per iscopo dì raccogliere giovani adultì (dai 16 ai 30 anni) che abbiano decisa volontà di fare gli studì letterarii per mezzo dì corsi appropriatì per abbracciare lo stato ecclesiastico.

Noi quindi in quest'anno, in cui il veneratissimo nostro Superiore D. Rua ha stabilito ancora d'indirizzare l'azìone salesiana nel promuovere questa Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico, facciamo un caldo appello ai nostri ottimi Cooperatori e specialmente aì RR. Parrocì, perchè ci vogliano indirìzzare molti dì tali giovani.

Per norma degli allievi e di coloro che se ne dovessero ìncaricare o che desiderano più ampìe notizìe dell'Opera di Maria Ausiliatrice, si è stampato apposito programma, che si può facìlmente ottenere rivolgendosi alla nostra Direzione, oppure ai Direttori dell'Ospizio S. Vincenzo in Sampierdarena presso Genova, delle scuole Apostoliche in Torino (Via Carlo Vidua 18), dell'Oratorio S. Giuseppe in Lugo nelle Romagne, che ha pure annesso il Corso Elementare per fancìullì, dell'Oratorio S. Luigi Gonzaga in Chieri, del Seminario Vescovile dì S. Antonio in Trecate presso Novara , dell'Istituto S. Giuseppe in Pedara (Sicilia), che sono tutte Case Salesiane destinate appunto per questi giovani adulti che desiderano abbracciare lo stato ecclesiastico.

Educatorii per giovinette.

Oltre ai mentovati Collegi per giovani, vi sono pure quindici Educatorii per fanciulle: il prìmo ìn Nizza Monferrato sotto il nome della Madonna delle Grazie; il secondo nella città di Chieri, sotto il titolo dì S. Teresa; il terzo al Torrione di Bordighera; il quarto a Novara; il quinto a Lugo; il sesto a Casale Monferrato; il settimo a Varazze; l'ottavo a Cannara nell' Umbria; il nono a Giaveno; il decìmo a Conegliano Veneto; l'undecimo , dodicesìmo, tredicesimo, quattordicesìmo e quindicesimo nelle ridenti e saluberrime colline circostanti l'Etna, a Bronte, Mascali, Trecastagni, Alì Marina presso Messìna ed a Catania. Tutti questi Educatorii sono diretti dalle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Scopo di queste Case di educazione si è di dare l' insegnamento scientifico e morale in modo che non lasci nulla a desiderare per una giovinetta di onesta e cristiana famiglia , cioè arricchirne la mente di utìli cognizioni, educarne il cuore a sode e cristiane virtù, addestrarla aì lavori femminìli ed informarla a queì prìncipii di civiltà che sono richiesti dalla sua condizione.

N. B. Per avere i relativi programmi e per le domande di accettazione bisogna dirigersi ai Direttori ed alle Direttrici dei singoli Collegi ed Istituti.

MISSIONI

COLOMBIA La grande impresa dei Lazzaretti pei lebbrosi.

(Lettera di D. Evasio Rabagliati)

REv mO SIG. D. RUA,

Pamplona (Dip. di Santander), 21 Aprile 1899.

PRIMA di partire dall'Italia nel passato dicembre, le promisi di tenerla informata dei progressi che andrà facendo la grande impresa dei Lazzaretti pei lebbrosi Colombiani addossatami, cinque anni or sono, col suo consenso. Eccomi tosto a mantenere la promessa.

Le scrivo da Pamplona, ove mi trovo ospite di quest'Ecc m° Vescovo, Mons. Ignazio Antonio Parra, che vuole un gran bene ai Salesiani. Mi accompagna uno dei nostri giovani alunni, che, per essere di queste parti, si offrì spontaneamente a venir meco in questa escursione. Il viaggio di 15 giorni sopra il dosso di una mula finora è riuscito felicemente. Sono qui a Pamplona, ma non per restarci : sì bene per ripartire in compagnia di una Commissione di Signori del luogo ad esplorare le Cordigliere Orientali, in cerca di una zona di terreno sufficientemente vasta, calda, abbondante di acque e di legnami, per costrulrvi un nuovo Lazzaretto capace almeno di due mila lebbrosi.

L'indicazione del Dott. Hansen di Norvegia di fare più lazzaretti nelle vicinanze delle grosse popolazioni, possibilmente dove il male ha i suoi fochi principali, qui fu universalmente ben accettata, non solamente dalla parte sana, ma anche dalla parte inferma; in questo senso si lavora già coll'approvazione di tutti; ed è questo lo scopo principale del mio viaggio a questo Dipartimento, il più flagellato fra tutti dal male della lebbra.

Passando per Bucaramanga, capitale di questo Dipartimento di Santander, presentai al Sig. Governatore lettere dell' Ecc.m° Presidente della Repubblica, colle quali molto raccomandava l'impresa nostra dei Lazzaretti. Frutto di queste raccomandazioni presidenziali fu una risoluzione del Governatore di dar principio all'opera dei Lazzaretti, creandone tre in parti distinte, capaci di 2.000 ammalati ognuno. Con questo non sarà rimediato tutto il male, perche altre molte migliaia seguiteranno a vagare come e dove loro piacerà; ad ogni modo, principiate che siano le cose, può essere che poco per volta si possa condurre a termine l'impresa, difficile invero, trattandosi dell'enorme cifra di trenta mila lebbrosi, sparsi su vastissimo territorio scarsissimo di mezzi di comunicazione.

Che l'opera si compirà finalmente, adesso è convinzione generale. Abbandonata l'idea dell'isola di Coiba, non avremo più d'innanzi i grandi ostacoli che si frapponevano; non avremo più la resistenza tenacissima degli ammalati, che a nessun costo potevano rassegnarsi ad essere trasportati a così enorme distanza; non avremo più la resistenza dei parenti degli ammalati, ai quali pareva crudeltà lasciar partire i loro cari, oppressi da così immane disgrazia, senza la più piccola speranza di tornarli a vedere su questa terra; non avremo più la difficoltà insormontabile, in molti casi, del trasporto di siffatti ammalati a distanze incalcolabili; sarà pure eliminata la difficoltà non piccola delle spese richieste dal progetto antico, che sarebbero state veramente esorbitanti, trattandosi di una isola così lontana dalle coste di Panama, e dovendosi provvedere vapori per due mari, l'Atlantico ed il Pacifico, affine dì arrivarvi.

E dell'universale convinzione è prova il fatto seguente. Dei quattrocentomila pesos offerti per sottoscrizione anni sono, quando si diè principio all'opera, se ne consegnarono subito centomila, che si collocarono all'interesse in varie banche. L'opera in seguito si paralizzò per motivi a tutti conosciuti, e si credè che sarebbe rimasta paralizzata ed anche morta per sempre. In vista di certe dicerie di alcuni malevoli, il Tesoriere generale della Giunta del Gran Lazzaretto annunziò al pubblico che, chi non avesse fede nella riuscita dell'impresa, o sospettasse di malversazione dei fondi raccolti, poteva presentarsi a ritirare i capitali offerti cogli interessi corrispondenti; malgrado ciò, nessuno si è presentato. Il che significa che si ha fede nella riuscita dell'impresa e nella onorabilità dei Membri che costituiscono la Giunta. La quale, dopo quasi quattro anni di inazione involontaria da parte sua, conserva tuttavia il capitale integro in sue mani; il che ha pure un altro significato, la convinzione generale, come dissi, poc'anzi, che l'opera è veramente necessaria.

Durante la mia assenza dell'anno passato, venne il ticchio ad un fabbricante di frottole d'inventarne una, che fece il giro di questa Repubblica ; pubblicò in un periodico di Cucuta che il P. Evasio se había evadido de la

Republica con todos los fondos del Gran Lazareto. Ma la bugia costò ben cara al suo inventore; fu un mondo di proteste ben salate che gli piovvero addosso con pericolo di af fogarlo; e restò realmente affogato, o dirò meglio schiacciato sotto il peso del ridicolo. Malgrado la grossolana calunnia, nessuno si mosse a ritirare le somme consegnate alla Giunta; altra prova ben eloquente che il pubblico ha fede piena e cieca in chi maneggia questi fondi e che è pienamente convinto che i Lazzaretti si debbono fare.

E ad aumentare questa convinzione generale concorre sopratutto la terribile realtà che il male cresce in proporzioni sterminate, realtà che ormai salta alla vista di tutti, anche dei ciechi. Adesso non sono più solamente i poveri che vengono attaccati dall'orribile mostro della lebbra; lo sono pure i ricchi, lo sono i Sacerdoti, le Suore di Carità. In questo Dipartimento i ricchi lebbrosi non si possono già più contare ; ne conosco varii in Bogotà. Conosco pure varii Sacerdoti colpiti dalla lebbra; uno di essi è già in Agua de Dios da alcune settimane ; altri varii vivono isolatamente in case proprie. Una Suora di Carità, francese di nazione, dimorante in Colombia da molti anni, d'improvviso si trovò assalita dalla lebbra, senza mai essere entrata in nessun Lazzaretto. Come le venne il male? Le venne col contatto degli ammalati, che assisteva in un Ospedale di Bucaramanga; la poverìna giungeva a Bogotà, or sono venti giorni, quando io partiva, chiamata dalle sue Superiore per essere destinata all'Ospedale di Agua de Dios in qualità di lebbrosa.

Ier l'altro passando per Bucaramanga, ebbi una conferenza con uno dei medici più studiosi della malattia in discorso, il quale nell'anno 1898 prese parte al Congresso di Berlino, dove i suoi studi furono altamente encomiati da tutto quel consesso di leprologi, ed il quale al suo ritorno portò strumenti. di grande perfezione per lo studio del bacillo Hansen. In meno di un anno ecco quello che scoperse : in 160 persone perfettamente sane, che gli si presentarono per motivi di salute, trovò nelle muccose il bacillo della lebbra. « Questo significa, mi diceva, che abbiamo in Bucaramanga 160 lebbrosi, che non sanno di esserlo, ma che lo saranno certamente domani o fra un mese o fra un anno, quando si presenti una causa che sviluppi il male adesso solamente latente. Quanti altri ve ne saranno in circostanze identiche ? Io sono atterrito della mia scoperta, aggiungeva; e sono convinto che fra pochi anni, se non si mette pronto rìmedio al male, la maggior parte dei Colombiani saremo lebbrosi, perche il male cresce, cresce in proporzioni spaventose. »

I più convinti che il male è gravissimo sono i medici, i quali perciò non solamente non osteggiano l'idea dell'isolamento dei lebbrosi nei Lazzaretti, ma in generale la vedono bene e la favoriscono caldamente; e questo è un gran fattore per la buona riuscita della nostra impresa. Tutti i Colombiani poi lo sono, chi più chi meno; e questo vuol dire che li avremo tutti favorevoli, quando si tratti di ricorrere alla loro borsa per attnare l'opera che appena si inizia.

Ancora una notizia molto interessante a proposito di lebbrosi e dei Lazzaretti. Il Governo di Colombia, dietro mia proposta di chiamare il celebre medico Hansen di Norvegia, nei primi giorni di aprile, per mezzo del Ministro di relazioni estere, scriveva al Governo Norvegio facendo vive istanze perche gli fosse imprestato per alcuni mesi quel celeberrimo leprologo. Accetterà? Chi lo sa; io credo di sì: « Padre, mi diceva al darmi l'ultimo addio nella città di Bergen, il 22 agosto del passato anno, io sono disposto a partire per la Colombia quando che sia; non metto che una sola condizione: che sia il Governo di quella nazione che mi chiami al Governo di Norvegia, ed io partirò. » La condizione è compiuta; staremo a vedere la risposta. Io però ho gran fiducia che accetterà. Uomo di gran cuore, di grande scienza e di molta esperienza, il Dott. Hansen, mentre ha gran desiderio di fare del bene all'umanità sofferente, brama nello stesso tempo di conoscere il fenomeno di una nazione così piccola che ha così gran numero di lebbrosi. E sebbene non si abbia quasi più speranza di arrivare a curare la lebbra, la sua venuta qui a Colombia sarà di grande profitto per questa nazione; perchè servirà a convincere tutti della necessità di questi Lazzaretti e dare le norme del come debbano essere costrutti, organizzati e mantenuti, acciocchè portino tutti quei vantaggi, che il suo metodo ha già arrecato alla patria sua. Per parte mia ho scritto pure al carissimo Mons. Fallize, Vicario Apostolico della Norvegia, pregandolo a voler mettere a profitto tutta la sua autorità ed influenza con quel Governo, perché acceda alle suppliche del Governo Colombiano; in pari tempo scrissi pure al medesimo Dott. Hansen, supplicandolo a voler superare le difficoltà che potessero frapporsi, e risolversi a venire senza indugio, per compiere la sua promessa e fare una grandissima opera di misericordia a questa povera terra colombiana. Fra non molto sapremo l'esito delle nostre suppliche.

Ma invano lavoreranno e Governo e privati, e sani ed ammalati, se il Signore non benedice quest'opera; essa è troppo grande, perchè abbia a riuscire felicemente, senza le divine benedizioni. Qui da noi, nelle nostre Case, si prega assai, e pubblicamente e privatamente, acciocche, vinte le difficoltà che si vanno presentando, si possa fare qualche cosa in benefizio di questi numerosissimi ed infelicissimi lebbrosi. Ma noi siamo troppo pochi e troppo tiepide e meschine sono le nostre orazioni. Per questo ricorro a lei, amatissimo Sig. D. Rua, perchè ci voglia prestare le sue e chiederci quelle di tutti i suoi figli, i Salesiani, le Suore di Maria Ausiliatrice, i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane e gli alunni educati nelle nostre Case. Per tal modo la grazia non tarderà a venire ed ancora una volta si avvererà il detto che vis unita fortior. Tutto però, e quel poco che si è fatto e quel molto che si spera fare in avvenire, sia alla maggior gloria di Dio ed al bene sempre delle anime!

Carissimo Padre, si degni benedire tutti i suoi figli Colombiani; e memore di quella sentenza dell'Imitazione che raro sanctificantur qui multo peregrinantur, benedica in ispecial modo ed ogni giorno a questo povero peregrino, che le è e le sarà sempre

Dev.m° ed Ubb m° Figlio Sac. EVASIO RABAGLIATI.

PATAGONIA MERIDIONALE

I due Presidenti del Chili ed Argentina alle nostre Missioni.

(Lettera di D. Durando Vittorio)

La pace fra il Chilì e l'Argentina - Feste e speranze - Visita alle nostre Missioni.

Puntarenas, 20 Febbraio 1899.

NELLA storia delle due Repubbliche Sud-Americane Chili ed Argentina si leggerà con sommo entusiasmo l'abbraccio di pace, con cui si strinsero in nuovo vincolo di fraternità i due più illustri personaggi, che durante il loro periodo presidenziale seppero reprimere con sano criterio una accanita guerra fra le due più potenti nazioni dell'America Meridionale. Il Chilì e l'Argentina stavano sulle armi : milioni di scudi si erano spesi d'ambe le parti per costituirsi forti ed invincibili per mare e per terra. Il Chili poneva tutta la sua fiducia nel valore, tante volte esperimentato dai suoi prodi e valenti soldati : l'Argentina vantava la bandiera della vittoria, riposando sicura nel patriottismo del suo esercito, nelle ricchezze del suolo e nella operosità di alcuni stranieri. La guerra pareva ogni giorno imminente ; la stampa. sempre pronta a svegliare le passioni del popolo, accendeva nel cuore delle due nazioni sentimenti di amor patrio, voglia di guerreggiare ed una frenesia matta nel dilucidare la gran questione, base della discordia, dei limiti che dovevansi stabilire fra le due nazioni contendenti. Le seconde più alte montagne del globo erano il punto contrastato. Creata questione di stato, non diede alcun risultato. Le opinioni diverso d'ambe le parti, pretendendo una il divortium aquarum, volendo l'altra dividere la catena della grande cordigliera, chiamata Andes, separante le due potenze, suscitarono un conflitto tale, che solamente il criterio di illustri e saggi personaggi poterono sciogliere, costituendo come arbitro della contesa l'illustre regina dei mari, l'Inghilterra. Il fatto è ancor al giorno d'oggi una incognita; ma la pace fra le due nazioni è pure una realtà. Una guerra fra il Chili e l'Argentina sarebbe stata per ambe le nazioni accanita, disastrosa ed inopportuna per il tempo infelice che corre; e la Provvidenza Divina, invocata da migliaia di anime, accorse sollecita ad acquietare gli animi, scegliendo l'estremità dell'America, il territorio di Magellano come punto di alleanza e fraternità nazionale. Le due Eccellenze, il Presidente Giulio Roca dell'Argentina ed il Signor Federico Errizuriz del Chili, si misero in viaggio per ritrovarsi uniti in Puntarenas, e quivi riannodare i vincoli di pace e di vera fraternità, che rendono forti le nazioni. L'illustre magistrato Federico Erràzuriz con il savio e sagace Giulio Roca si strinsero cordialmente la mano il giorno 15 febbraio sulle acque dello Stretto di Magellano, nella grande baia di Puntarenas, capitale del Territorio di flagellano, ove risiede la Casa principale delle nostre Missioni della Patagonia Meridionale e Terra del Fuoco.

Iddio dispose che da queste lontane regioni risorgesse il sole di pace e di tranquillità morale e civile delle suddette nazioni, perche queste, essendo separate dai due Governi, formano un punto di transcendenza materiale e morale, e perchè i due Governi venissero al conoscimento dell' importanza di questi luoghi, considerati sotto l'aspetto di ricchezze territoriali per abbondanti pascoli e miniere di oro, di carbone e calce, di cui è sorgente l'immensa isola della Terra del Fuoco ed il continente della Patagonia Meridionale. Di più, l'importanza che hanno queste terre per le facilità di comunicazioni fra i due Oceani l'Atlantico ed il Pacifico, per l'importanza dei suoi porti di mare, che congiungono l'Antico al Nuovo Mondo, le linee telegrafiche e ferroviarie che si stanno costruendo fra Buenos-Aires e Puntarenas, ed un cavo sottomarino, che comunicherà dalle porte del Chili col resto della Repubblica, ci permettono di potere con tutta verità asserire che l'ignota

Terra del Fuoco e la Patagonia Meridionale prenderanno uno sviluppo tale da pareggiarsi coi punti più civilizzati di queste Repubbliche.

La venuta del Presidente dell'Argentina e del Chilì alle nostro Missioni, recò pure a noi tutti un gran bene; poichè avendo visitate le nostre Case e le nostre Missioni, videro e toccarono con mano il bene che i figli di Don Bosco fecero e fanno ai selvaggi fueghini, la moralità di costumi e l'istruzione religiosa che danno ai ragazzi e alle ragazze più bisognosi. Essi, soddisfatti del nostro lavoro, promisero di aiutarci con mezzi materiali, ch'io non dubito punto torneranno di grande vantaggio alle nostre Missioni; e noi conserveremo gratitudine e riconoscenza perenne sia verso il Presidente Sig. Federico Erràzuriz, ed il suo Ministro di Culto e Colonizzazione Sig. Ventura Blanco Viel, eminente cattolico, come verso l'Ec.m° Presidente dell' Argentina Sig. Giulio Roca ed il Ministro di Culto Dott. Amanzio Alcorta, personaggi tutti che si degnarono, in questi brevi giorni di fermata nel Territorio di Magellano, visitare ed applaudire le Opere dei Salesiani. Ne sia abbondantemente ringraziato il Signore che seppe trarre, da un imminente conflitto internazionale, un bene immenso a favore delle Missioni più bisognose.

Ed ora, un pallido cenno delle feste fatte in questa circostanza.

Il giorno 12 febbraio, alle 10 a.m. arrivava il Sig. Presidente Federico Erràzuriz in Puntarenas a bordo del potente e grandioso vapore O' Higgius, seguito da due altri il Zeuteno e l'Augamos. La comitiva che l'accompagnava era la seguente : il Ministro di Culto e Colonizzazione, il Ministro di Giustizia ed Istruzione Pubblica, il Ministro di Guerra e Marina, l'Ex presidente del periodo anteriore Giorgio Mout, ora Contro-Ammiraglio, tre Consiglieri di Stato, due Senatori e Deputati, un Generale, un Colonnello, due Ministri della Suprema Corte, un figlio del Presidente, il Segretario particolare, il Medico ed il Sig. Carlo Silva Vildosola, nostro grande amico, che rappresentava la Stampa, corrispondente di tre giornali « il Chileno, il Porvenir ed il Ferro-Carril », ed altri due personaggi d'importanza.

Siccome il nostro caro Ispettore Mons. Fagnano non si trovava allora in Puntarenas, per essere andato a Rio Gallego insieme con D. Fossati per ricevere e parlare con il Presidente dell'Argentina, Sig. Giulio Roca, ho dovuto supplirlo io e portarmi al molo in compagnia di D. Borgatello per salutare e e riverire il nostro benemerito Presidente della Repubblica Chilena. Accompagnato da tutta la massa del popolo, in mezzo a trofei, archi d'onore e bandiere, il Governatore del Territorio Signor Carlo Bories lo invitava a riposare in una sala del palazzo governativo preparata appositamente. Quivi con D. Borgatello mi presentai, e dopo i soliti saluti di etichetta, il Signor Presidente volle notizie delle nostre Missioni e ci promise che all'indomani sarebbe andato all'Isola Dawson per visitare la nostra Missione, sulla quale si erano sparse tante dicerie.

Alcuni momenti dopo fummo onorati, alla Casa Centrale, della visita dei tre Ministri, dei due Senatori e Deputati e d'altri amici nostri. Visitarono tutti attentamente la nuova Parrocchia, non ancora terminata, facendo le maraviglie per la sua grandezza e bellezza architettonica, lavoro del nostro confratello Don Giovanni Bernabé. Più tardi venne il Sig. Presidente, ed egli pure soddisfatto del nostro tempio, promise di aiutarci. Poscia visìtarono il Collegio, l'Osservatorio Metereologico e la Casa tutta, accettando infine di assidersi alla nostra mensa per una modesta refezione, durante la quale il confratello Don Pietro Marabini lesse in versi spagnuoli un suo brindisi, che fu applauditissimo.

Il giorno 13, alle 6 a.m., una elegante barca ci aspettava sul molo per condurci, lo scrivente con D. Marabini, a bordo del vapore Augamos, che partir doveva per la nostra Missione dell'Isola Dawson. Il Sig. Presidente, con tutta la sua egregia e numerosa comitiva, furono i nostri soli compagni di viaggio. Regnò, durante le quattro ore di traversata, la più lieta allegria: si parlò di D. Bosco, delle nostre Missioni, del progresso di Punta Arenas, e prima di gettare l'ancora nel porto di Dawson, lo stesso Presidente ci invitò a sedere a tavola in sua compagnia.

Un altro piccolo vapore, che ci aveva preceduti di un'ora o due, aveva già recata la fausta notizia al Direttore della Missione; ed in poche ore si era messo in ordine ogni cosa ed innalzata nel mezzo della Missione la bandiera tricolore del Chilì. Tutti poi vennero alla spiaggia per ricevere l' illustre Magistrato della Repubblica.

L'incantevole panorama che presenta la Missione contemplata dal porto Harris, le foreste che la circondano, le abitazioni dei nostri selvaggi predispongono in favore di essa gli animi. Tutti vanno esclamando: Chi il direbbe che in questa estremità meridionale, ove impera il vento, il freddo e dove la natura rende sterili i terreni per mancanza di calore, chi mai si immaginerebbe vedere case e persone? Dio buono, quanto grande è il tuo potere !

Accompagnati da D. Giovanni Bernabé, Direttore della Missione, il Signor Presidente con la comitiva visitò la nostra Casa e Collegio, quindi passò a vedere lo stabilimento delle Suore di Maria Ausiliatrice. Pieni di maraviglia, osservavano attentamente le indigene occupate chi nel filare la lana, chi nel tesserla, altre occupate nei telai facendo coperte da letto, flanelle e vestiti per loro proprio uso, mentre poche altre attendevano in fare calze colla macchina. Il Sig. Presidente parlò con loro, le fece leggere, ed osservato tutto il resto della Missione, cioè la segheria a vapore, la concieria di pelli, la panatteria; uno della comitiva, celebre fotografo di Santiago del Chilì, volle ritrattare separatamente ed uniti, la nobile radunanza, gli indigeni e le indigene.

In questo mentre ogni visitatore aveva già ricevuto in dono dai Sacerdoti della Missione e dagli stessi selvaggi civilizzati archi, freccie, canestrini ed alcuni altri donativi di più valore, come per es.: coperte da letto, mutande, flanelle, lavoro delle Indie, che furono accettati con molto interesse e con cordiali ringraziamenti. Ciascuno poi ebbe parole di elogio sommo per l'andamento della Missione, augurando ogni bene ai Superiori di essa, alle Suore di Maria Ausiliatrice, delle quali lodarono l'operosità, l'abnegazione ed il sacrifizio nel fare vita comune colle indigene Onas della Terra del Fuoco, razza la più disgraziata ed infelice che esista sulla faccia della terra.

Ritornati nel pomeriggio a bordo dell'Augamos, che percorre 14 miglia all'ora, potemmo nella sera stessa arrivare nuovamente in Puntarenas, al suono di una magnifica e ben accordata banda militare, che salutava S. E. il Presidente della Repubblica.

Il mercoledì 15 giunse il Presidente della Repubblica Argentina colla fregata Belgrano, accompagnata dalle navi da guerra Patria e General Sarmiento. I due Presidenti si visitarono a bordo delle rispettive navi, fra il vicendevole sparo di cannoni. Punta Arenas fu per più dì in festa. La mattina del 16 il Presidente Roca venne a visitare la nostra Casa con parecchi del suo seguito, e durante tutto il giorno fu un andare e venire di Signori e Signore Argentini e Chileni.

Il giorno 18 i due Presidenti lasciarono Punta Arenas per far ritorno alle rispettive capitali, pieni di ottime impressioni con la certezza di una pace duratura fra le due nazioni. E la pace è la grandezza delle nazioni e la felicità dei popoli.

Sac. DURANDO VITTORIO.

IN FASCIO

CHOSMALAL (PATAGONIA). - Missioni dell'Agrio. - Il caro D. Matteo Gavotto ci manda una bella relazione di recenti Missioni nel Sud, ossia di quelle date in vari punti del fiume Agrio, affluente del Neuquen. Egli con un Catechista, il confratello Serafino Sambernardo, da Chosmalal si recò dapprima a Campana Mahuida. Un furioso temporale li conciò per bene, ed ivi non poteron dare la desiderata missione per essere il padrone dell'azienda, Sig. Paolo Moreira, assente. Continuarono perciò sulla riva destra dell'Agrio, per oltre un quattro leghe, seguendo al Sud un affluente dell'Agrio detto Huarichengae. Quivi si diede una missione di sette giorni, ricca di frutti spirituali. Poscia si recarono a Codigue, dove giunsero in seguito a mille peripezie e suiarrimenti e dove provarono pure consolazioni grandi. Recaronsi eziandio a visitare l'accampamento militare di Las Lajas a tre leghe di distanza. Questo accampamento venne stabilito nel 1896 dal Generale Manuel Godoy : è composto di due reggimenti con circa 1400 abitanti. Continuando a Sud-Ovest di Codigne, seguendo il corso di Salquieo, fiumicello che con l'altro detto Liucullin mette capo nell'Agrio, diedero diverse missioni per otto giorni, finche fecero ritorno a Campana Mahuida, dove alloggiando in casa del Sig. Paolo Moreira diedero missione per sette giorni. Altre missioni, nonostante le intemperie, diedero pure a Norquin Nuevo e Norquin Yiejo. Durante queste missioni Don Gavotto amministrò 49 Battesimi , oltre le numerose Confessioni e Comunioni. Deo gratias!

GENERAL ACHA (PAMPA CENTRALE ARGENTINA). - Progressi della Missione Salesiana.Un corrispondente dell'Italia al Plata, giornale italiano che si pubblica in Buenos Aires, scrive quanto segue:

« È qualche cosa di bello lo spazioso Collegio che l'infaticabile nostro connazionale Don Pietro Orsi, della Società Salesiana, sta facendo costruire in General Acha, capitale del Territorio della Pampa.

» Qui precisamente dove scarseggia il danaro e per conseguenza è carissimo il materiale di costruzione, Don Orsi, colla sua ben conosciuta attività e costanza, s'è fatto strada sicura attraverso molti ostacoli, ed in men di otto mesi ha saputo conquistarsi la stima e l'ammirazione di tutti colla erezione d'uno splendido edifizio, che è una vera maraviglia.

» Tra non molto il Collegio avrà una facciata di oltre cento metri di lunghezza; ne misura già oggi più di cinquanta.

» La solidezza e l'estetica gareggiano in tutta la costruzione; il buon gusto e le condizioni igieniche non lasciano proprio nulla a desiderare...

CORUMBÀ (MATTO GROSSO). - Il confratello D. Angelo Cavatorta scrive da Corumbà che lo scorso aprile venne colà aperta una Casa Salesiana per la gioventù Corumbatese. L'importanza di questo fatto non sfuggirà per certo a quanti conoscono un poco lo stato civile e religioso delle città del Matto Grosso. Per ora il Collegio ha solo 56 alunni, ma crescono giorno per giorno. Si ha difetto delle cose più necessarie vuoi per la vita domestica, come per la Cappella; ma D. Ca vatorta spera abbia a trovarsi tra i nostri Cooperatori e Cooperatrici qualche anima buona, che gli venga in aiuto sia per provvedere gli arredi sacri, come per le suppellettili scolastiche. Nella certezza del gran bene che laggiù si può fare, noiraccomandiamo questa nuova nostra Casa alla generosità degli amici delle nostre Missioni.

RIOBAMBA (EQUATORE). - Consolantissimi sono i progressi che va facendo di giorno in giorno questa nostra Casa. Il Direttore D. Fusarini, scrivendo al R.mo D. Rua per il suo onomastico, dice che i 140 ragazzi in essa ricoverati continuano a diportarsi bene con soddisfazione di tutti. Di più, grande è pure il bene che quei nostri confratelli, operano vuoi nell'Ospedale , come nelle Scuole Municipali, dove lo stesso D. Fusarini, per insistenza del Direttore di esse Scuole e col permesso dell'Autorità Ecclesiastica, si reca tutti i giorni festivi a celebrare la santa Messa ed a fare il catechismo a quei 500 giovanetti. La stessa opera fa un altro confratello a favore delle 600 ragazze delle scuole affidate alle cure delle Suore di Carità. Di tutto sia lode a Dio ed a Maria Ausiliatrice

BOGOTA' (COLOMBIA). - Festa di Maria Ausiliatrice. - La cara festa di Maria Ausiliatrice di quest'anno si celebrò nella capitale della Colombia con speciale solennità, contribuendo questo l'inaugurazione d' una nuova bellissima statua della Madonna di D. Bosco. Detto simulacro accredita sempre più la ben meritata riputazione della scuola di scultura della Casa Salesiana di Sarrià-Barcellona.

In assenza del Rev.mo Sig. Ispettore, D. Evasio Rabagliati (occupato in attiva campagna a pro dei lebbrosi di quella Repubblica), suo fratello, Direttore di quella nostra Casa, predicò la novena e tenne la conferenza ai Cooperatori.

Nel dì 24, la concorrenza di ogni classe di fedeli fu affatto straordinaria.

Celebrò la Messa della comunità l'Ill.mo Mons. Solari, Uditore di S. E. Mons. Antonio Vico, Delegato Apostolico, che (come già nella festa di S. Francesco di Sales) vi tenne un solenne pontificale. Valenti artisti di quella capitale coadiuvarono l'orchestra e la Schola cantorum della Casa nelle varie esecuzioni al coro.

Intendiamo di ringraziare pubblicamente ex toto corde quante persone concorsero a solennizzare questa festa, ma in particolare inviamo l'espressione di tutta la nostra gratitudine all'Ill.ma Delegazione Apostolica di Colombia ed al Rev. P. Sebastiani S. J., il panegirista della festa stessa. Maria SS. Ausiliatrice colmi delle più elette benedizioni tutti questi cari benefattori!

GLI ANTICHI ALLIEVI DELL'ORATORIO DI TORINO

UN vantaggio grandissimo che ha il sistema educativo di D. Bosco, vantaggio di somma importanza per la vita, si è quello di lasciare nell'animo del giovanetto tale affetto e riconoscenza verso de' suoi educatori, tale ricordo degli insegnamenti da loro ricevuti , sì grande impressione di tutto l' ambiente , in cui s'è trovato, e perfino dello stesso edificio che l'ha albergato, benchè il più delle volte rozzo e misero, da ricordarsene con piacere per tutta quanta la vita.

Lo proviamo noi, che non uscimmo dall'atmosfera respirata nei nostri teneri anni. Lanciati qua e colà dall'ubbidienza, il nostro cuore vola continuamente a quel primo Oratorio, a quel primo Collegio che ci ha accolti fanciulli, le dolci memorie di esso ben di sovente ci vengono spontanee sul labbro discorrendo coi giovanetti che ora ci circondano, ai quali con gusto si raccontano le vicende di quegli anni pieni di incanti, e nostro studio si è di imitare per essi gli amati nostri antichi precettori, i quali ora fatti venerandi, co' capelli bianchi, ci appaiono, più che superiori, padri dilettissimi.

Questo provano sopratutto coloro, che, passati i primi anni ne' Collegi Salesiani, la Provvidenza volle lanciare nel mar burrascoso della vita del mondo. Magistrati, militari, sacerdoti, professionisti, artieri, tutti conservano graditissima memoria della prima educazione ricevuta da D. Bosco e da' suoi figli, ed ogni anno numerosi vengono essi stessi ad esprimere con vera effusione d'animo questi loro sentimenti. L'ingresso nell'Oratorio, l'incontro cogli antichi compagni, la vista dei venerati superiori, chi può dire quanti affetti suscitino nel loro cuore, quanti dolci ricordi richiamino, quanti soavi pensieri ridestino ! Qui par loro di ringiovanire, sembra di ritornare a quegli anni, in cui senz' alcuna preoccupazione, senza il minimo pensiero al mondo, fuori di quello di consolare D. Bosco e gli altri superiori, vispi ed allegri attorniavano l'amato Padre e da lui udivano parole di conforto, esortazioni ed incoraggiamenti al bene, ed apprendevano la pratica di una vita veramente cristiana, tutta consacrata alla gloria di Dio ed al bene del prossimo.

Sono questi i pensieri ed i sentimenti, che udimmo ripetere e vedemmo scolpiti sulla fronte di tutta la numerosa schiera d'Antichi Allievi, laici e sacerdoti, che nei giorni 16 e 20 dello scorso luglio si raccolsero a fraterna agape intorno al Successor di D. Bosco ed agli altri nostri Superiori. Discorsi e brindisi, tutti erano improntati a questi sentimenti di affetto, di riconoscenza e di grata memoria degli insegnamenti appresi nella Casa di D. Bosco, coi voti e le proteste di volersi tutti e sempre dimostrare veri figli di un tanto Padre. Tale è pure la fisionomia di tutto l'indovinatissimo discorso del. M. R. D. Tricerri, che, raccolto in elegante fascicoletto a stampa insiem colle parole pronunciate dal Prof. Fabre al monumento di Don Bosco in Castelnuovo d'Asti, venne distribuito a tutti i presenti.

Le due radunanze furono onorate dalla presenza di un Vescovo Americano, il primo giorno da quello di Cuzco nel Perù ed il secondo da quello di Curytiba nel Brasile, i quali vi presero la parola ed esternarono tutta la loro ammirazione per questi Antichi Allievi di D. Bosco e la loro simpatia per l'Opera Salesiana.

Nella seconda radunanza, quasi tutta di sacerdoti, si fe' una colletta pel monumento che si intende innalzare in Montemagno al compianto nostro Mons. Luigi Lasagna, monumento consistente in un'opera diretta al vantaggio della gioventù di quel suo paese natio.

Ambedue le radunanze, rallegrate da' concerti della banda dell' Oratorio, vennero coronate dalla parola affettuosa e penetrante di D. Rua. Il venerato Padre si congratulò con tutti questi suoi figli ; li ringraziò dell'affetto e della riconoscenza che nutrono per D. Bosco, per lui, per l'Istituzione Salesiana; li animò a tener sempre alta la bandiera di D. Bosco e augurò che vada sempre aumentando il numero già grande degli ascritti a quest'Associazione degli Antichi Allievi di D. Bosco.

Il desiderio del Padre dev' essere un comando pei figli ; noi quindi lo passiamo a tutti quantì son stati allievi di Don Bosco e de' Salesiani, perchè lo facciano divenire presto una consolante realtà. La Presidenza di quest'Associazione degli Antichi Allievi di D. Bosco ha sua sede in Via Cottolengo, 32, Torino.

GRAZIE di Maria Ausiliatrice

Guarigione istantanea.

Secondo promessa fatta, mando la relazione d'una grazia singolarissima ricevuta da Maria Ausiliatrice nel bel mese Lei consacrato.

Al 6 del corrente maggio, un'alunna interna dì quest'Istituto fu colpita improvvisamente da forte malore, e il male in breve tempo progredì tanto che quasi si disperava di vederla guarita. La malattia aveva caratteri molto seri, la febbre era salita a più di 41 gradi, e il medico, dopo aver ordinato tutti i rimedi che l'arte sua gli suggeriva, lasciò l'ammalata, dicendomi che il pericolo era gravissimo.

Oltremodo costernata, io mi rivolsi a Maria Ausiliatrice e con me tutte le Suore ed alunne. Chi si fosse trovato in quel momento nella nostra devota cappella, avrebbe assistito ad un commovente spettacolo. Le educande, alte e piccole, a gruppi di quattro, cinque, correvano dinanzi all'altare della Vergine Santa, e inginocchiate, con le braccia in croce, a voce alta imploravano con fervore, davvero ammirabile, la guarigione della loro amata compagna.

Io intanto pregai il Direttore spirituale dell'Istituto, D. Luigi Brunelli, a voler dare all'inferma la benedizione di Maria Ausiliatrice. In quel momento la povera giovanetta era agitatissima e pareva aggravarsi ancor più ; ma non appena ricevuta la benedizione cominciò a calmarsi, a sorridere, a parlare. Qualche ora dopo non sentiva più alcun male ed aveva un aspetto sereno e tranquillo. Il giorno appresso, ritornato il medico, rimase altamente meravigliato e quasi non voleva credere a se stesso nel constatare un sì pronto e felice miglioramento. La giovane infatti non aveva più febbre, non accusava più alcuna sorta di male, era, si poteva dire, guarita. Da quel giorno, che era il secondo della sua malattia, cominciò subito la convalescenza, ed ora può già dirsi perfettamente ristabilita.

Coll'animo adunque pieno di viva riconoscenza essa ringrazia la Vergine Ausiliatrice e a lei si uniscono tutte le educande, le Suore e l'umile sottoscritta.

Novara, 18 Maggio 1899.

Suor TERESA PENTORE Direttrice.

Efficacia di una novena a Maria Ausiliatrice.

Chi ha trepidato, lottato e sofferto per serbare alla vita una cara esistenza, sa le pene e gli affanni di chi veglia al letto, di chi tutto darebbe pur di lenire quelle sofferenze, pur di arrestare un male che si avanza e minaccia, poi sembra vinto, poi riappare sotto nuove forme, e presenta nuove fasi, sicchè quando pare d'avere finalmente la guarigione in pugno, invadono l'anima, opprimenti e scoraggianti, lo sgomento e la pena d'essere daccapo.

E sono nove mesi che in casa mia si passa così di pena in pena, di affanno in affanno. La mia mamma è malata dal settembre deldell'anno passato : tiflite, poi peritiflite, poi nefrite, poi dolori articolari e paresi al braccio sinistro : finalmente, per la quarta o quinta volta sembra avviarsi bene, e mia sorella ed io riapriamo l'anima alla lieta speranza d'aver guarita la nostra mamma diletta. E la portiamo in campagna, sulla collina di Torino, perchè goda i vantaggi dell'aria più buona e del sole, che devono giovare a rinvigorircela. Ma tosto nuove anormalità, nuove trepidazioni e nuovi affanni. Il nostro medico, uno dei più noti in città, che da tanti mesi assiste la nostra cara madre, accoppiando alla conoscenza sicura dello scienziato la profonda bontà dell'anima (non lo nomino per tema di spiacergli), mi avverte dei suoi dubbi circa la neo-formazione d'un tumore al fegato. Mi consiglia di tenere la nostra cara in campagna altri dieci o quindici giorni, in attesa che i sintomi che l'hanno insospettito o indie treggino o si facciano più manifesti; intanto un medicinale nuovo che - "farà, non farà effetto " - dice egli stesso, e, bravo e coscienzioso quant'è, - "preferisco la responsabilità divisa - soggiunge - faremo consulto." - Questo avveniva sabato 27 maggio del corrente anno. Ciò che sieno stati per mia sorella e per me questi eterni quindici giorni di angoscìosa aspettazione lo sa Dio solo. Ma il dì stesso che il medico co' suoi non infondati sospetti mi metteva questa spina nell'anima, ho cominciato subito una fervorosissima novena a Maria Ausiliatrice, che ho pregato e fatto pregare con quella fede che è tanto più viva, quanto più è intenso il dolore e grande la paura. Il terzo giorno della novena, sbrigati i miei impegni in città, mentre risalivo col cuore gonfio la strada che conduce alla villa, m'assalì così forte e angoscioso il timore del nuovo male che minacciava la mia mamma, che m'inginocchiai a metà cammino sulla nuda terra, e, voltami verso la città sottostante, vòlto novamente il pensiero ed il cuore a Nostra Donna Aiuto dei Cristiani, di cui la statua dalla cupola del suo bel tempio brillava ìn lontano come avvolta, in un nembo dii luce d'oro, io Le lanciai di là la mia ardente preghiera e Le promisi che, e salvava la mia mamma dal nuovo male che la minacciava, in segno di riconoscenza ed a suo onore e gloria, avrei fatto pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano, inviando insieme una piccola offerta pel suo santuario in Torino. E dicano ciò che vogliono quelli che non credono, certo è che il giorno stesso mamma stava meglio, che i sintomi, che temevamo e che ci avrebbero terrorizzate, non solo non si presentarono, ma quelli stessi, che già erano palesi e avevano insospettito il medico e tanto accorato noi, cominciarono a cedere, sicchè quando, finita la novena e spirati gli affannosi quindici giorni, voglio dire giovedì 8 giugno, mia sorella ed io - malgrado che il dottore curante già avesse constatato il mirabile cambiamento - volemmo, dico, per maggior sicurezza nostra, si facesse consulto, i medici dopo lunga e accuratissima diagnosi, non riscontrarono più indizio alcuno che potesse avvalorare i già concepiti sospetti, e dichiararono la nostra cara sicuramente avviata alla convalescenza.

Ora io compio con animo riconoscente il mio voto, e, mentre invio colla presente l'offerta che promisi, Te ringrazio pubblicamente, o mia Augusta e Buona Signora, o mia Bella e Onnipotente Regina, che mia mamma e noi hai salve da novi guai. Deh, compii l'opera, Vergine benedetta, e rendimi del tutto guarita la mamma mia!

Ringrazio pure con sincera e profonda riconoscenza tutti i buoni che hanno condiviso le mie ansie, e, pregando per me, hanno cooperato ad ottenermi tanta grazia, e ringrazio in particolare il nostro bravo Dottore, che da parecchi mesi assiste la nostra cara con cura sapiente e bontà somma: su loro e sulle loro famiglie le benedizioni del Signore!

Torino, 10 Giugno 1599.

MARIA VITTORIA CHIODA.

Maria Santissima Ausiliatrice potentissima Avvocata.

Il 5 febbraio 1898 venivo tradotto in carcere sotto la grave imputazione di falso in cambiali. Vistomi in una nuda cella, con nessun'altra compagnia che i miei pensieri, interdettami la vista de' miei cari, angosciato sulla loro sorte, il non averli nemmeno potuto abbracciare : tutto mi opprimeva, tutto congiurava a piombarmi nella più nera disperazione.

I miei occhi, pregni di lagrime che non sgorgavano, si alzarono al cielo quasi a rimproverarlo di tacita crudeltà immeritata; ed allora soltanto mi accorsi che accanto al mio duro giaciglio stava appeso un cartoncino con suvvi disegnata l'Addolorata, il Crocifisso e S. Giuseppe.

Riandai, a quella vista, colla mente i giovanili anni trascorsi all'ombra del santuario di Maria Ausiliatrice, sotto l'egida paterna dell'Apostolo della gioventù D. Bosco. Ed allora, rientrato in me stesso, conobbi che ciò, che io chiamavo crudeltà del Cielo, era un giusto castigo sì, ma pur anche una chiamata! Castigo, per aver oblìati i santi precetti della nostra relìgione e della morale cristiana: chiamata, perchè nella tetra solitudine io meditassi e risolvessi di battere per l'avvenire la strada del vero cristiano, cessassi di mostrarmi figlio degenere di D. Bosco. Invero, quasi attraverso un prisma io vidi la mia vita ben difforme da quei sani insegnamenti appresi alla scuola di D. Bosco, mi vidi quale effettivamente ero, oggetto di orrore a me stesso, di odio a Dio, ed ai nemici sui. Caddi in ginocchio ed esclamando a mia volta : hic ure, hic seca, , hic non parcas, ut in aeternum parcas, cominciai a provare quella pace che ai piedi della Croce soltanto, dopo un verace pentimento, è dato di provare.

Allo scoramento subentrò tosto la tranquillità dell'animo. Io riflettei che il mio arresto era avvenuto di sabato, ed il pensiero che questo giorno è consecrato in ispecial guisa a Maria SS. m'infuse la soave speranza che una tanta Madre m'avrebbe ancora accolto sotto del suo manto di misericordia.

Ed allora, ricordando la preghiera più volte recitata in Collegio : Ricordatevi o piissima Vergine, che non si è mai udito al mondo che da Voi sia stato rigettato od abbandonato alcuno, il quale abbia ricorso a Voi, ecc., mi sovvenni come tanto accetta torni a Maria la recita del S. Rosario, e, quantunque non avessi corona (sono vietate), cominciai ugualmente, contando colle dita., tale preclara orazione.

Ma puossi ricordare Maria e dimenticare S. Giuseppe? Ed allora ancora rammentai che dal pulpito e dalla cattedra D. Bosco, D. Rua inculcavano l'Ite ad Joseph, ed a lui rivolsi il mio cuore con tutta l'espansione dell'anìmo.

Ma la mia fede parevami non abbastanza fervida, debole sembravami la speranza ; e perciò : « Maria, esclamai, siatemi ancora madre, non badate alla mia indegnità, ricordatevi che son figlio di Don Bosco e che sulla mia fronte stà il suggello della sua carità: ricordatevi che una madre, per quanto traviato sia il suo figlio, non lo disconosce, non lo abbandona. Proteggetemi, proteggete i miei cari ».

La mia buona Madre mi esaudì!

Non solo i miei cari trovarono conforto ed assistenza in amorevoli persone, ma io stesso durante sette mesi e mezzo di prigionia godetti di una pace, di una serenità di animo, che da lungo tempo non aveva più provato.

Ah ! come è vero che, se il buon Dio abbatte, molto più consola. Offersi a Lui le mie pene, dissi di essere rassegnato al suo divino volere, e mi abbandonai con fiducia a Lui, pregandolo di accettare i miei patimenti in espiazione de' miei peccati.

Forte della mia innocenza, Lo supplicava, se era voler suo, di far ricredere i miei accusatori, d'indurli a ritirare la querela sporta. Egli lo poteva, Egli solo signore de' nostri cuori.

Il 24 aprile mi consacrai a Maria SS. Ausiliatrice, il 1° giugno al Cuore di Gesù.

Ma intanto i giorni si succedevano e il mio carcere continuava.

Finalmente verso gli ultimi di agosto mi fu notificata la citazione per comparire davanti il Tribunale Penale di Torino il 13 settembre, giorno sacro al nome di Maria SS.

Osservando questa data, lungi dallo sbigottirmi i 12 capi di accusa che mi si addebitavano, fui quasi certo della vittoria. Non era forse un segnale, con cui l'eccelsa bontà di Maria SS. cercava d'incuorarmi?

Speravo, il giorno appresso a quello della citazione, vedere il mio Avv. Biagio Allievo; questi però non venne mai, e soltanto il 7 settembre mi significò che non poteva accettare la mia difesa, perchè, diceva, doveva difendere in quel giorno un altro.

Maria soltanto voleva essere la mia avvocata ! Infatti l'8 settembre, chiesto un libro, mi si dà una raccolta del Bollettino Salesiano, che mi allieta non solo colla dolce e soave immagine di Maria Ausiliatrice, ma col leggervi, non appena apertolo, un articolo intitolato : Maria Ausiliatrice potentissima avvocata.

Rinnovo con fervore le mie preghiere, e pieno di fiducia mi apparecchio all'ultimo atto del dramma , cioè al dibattimento. Solo al 12 settembre ho la visìta dell'illustre Avv. Giuseppe Poddigue, ìl quale però non può soffermarsi con me che per lo spazio di due ore circa, senza che io possa punto indicargli tutto quanto riflette la mia causa.

Sorge al fine l'alba del 13 settembre. Lascio sul mio letto aperto il libro là dove porta impressa lo sacra effigie di Maria SS. Ausiliatrice, perocche volevo che anche i miei custodi sapessero che mi ero posto sotto l'augusta protezione della Regina del Cielo e della terra. Mi pareva con ciò di concorrere ancor io ad accrescere il suo culto, la sua venerazione. E per tre giorni, che durò il mio processo, rimase colà aperto, senza che nessuno si peritasse di chiuderlo.

Dal carcere al Tribunale non fo che raccomandarmi a Maria, perchè mi sia propizia. La sua protezione mi fu in modo veramente portentoso manifesta.

Ottengo dai RR. Carabinieri il trattamento più umano. Posso avvicinare i miei cari, confortarli e ritrarne sollievo. I 21 testimoni di accusa dìventano 21 testi di mia difesa. L'accusa si smantella in guisa, che oh ! portento! chi mi aveva accusato, denigrato, si ricrede, ritira la querela; e benchè il Pubblico Ministero contro la logica dei fatti chiegga la pena di cinque anni di reclusione e L.2,500 di multa, è tanta l'evidenza della mia innocenza e l'eloquenza del mio difensore della vigilia, che il 15 settembre alle 18 e mezzo, fra gli applausi e la mal trattenuta commozione dell'affollato uditorio, il Tribunale proclama la mia innocenza. Al domani 16 di settembre (sabato) esco dal carcere, e dopo sette mesi e mezzo di sofferenze ritorno alla mia povera casa.

Oh! possano queste povere righe essere lette da tatti, ma, specialmente da chi osa disconoscere la potenza, la bontà di Maria SS. Ausiliatrice. Possano queste povere righe infondere in ogni cuore la soave certezza che Essa è lassù, ai piedi del trono di Dio, pronta sempre ad intercedere, a proteggere chi l'invoca con figliale fiducia. Possano infine queste povere righe penetrare un giorno nelle carceri e sollevare il cuore di tanti infelici, animarli a riporre tutta la loro fiducia in Colei, che nessuno respinge, ma tutti accoglie coloro, che sono fermamente risoluti a far ritorno, pentiti, a Gesù. Ma sovra tutto possano un giorno essere lette là in quel luogo di dolore, e per virtù di Maria SS. Ausiliatrice abbia ivi a cessar per sempre l'orrida bestemmia e risuonare invece un coro di lodi a sì eccelsa Madre. Ho toccato con mano quanto a ragione D. Bosco, il vate della misericordia di Maria, ci insegnasse a cantare:

Peccatori, se bramate Ritrovar del Ciel la via, Siate amanti di Maria E Maria vi salverà.

Sia sempre e dovunque per tutti i secoli lodata, benedetta Maria SS. Ausiliatrice, e venga presto il giorno, in cui ne sia concesso di veder il caro nostro Padre D. Bosco assurgere all'onore degli altari !

Bertoulla (Torino), 23 Giugno 1899. ALBERTO FRANCO.

La riconoscenza d'un Missionario.

Leggendo nel Bollettino Salesiano le continue grazie che Maria Ausiliatrice prodiga a suoi divoti e la premura che questi si fanno nel manifestarle pubblicamente, mi parve atto d'ingratitudine il tacere più a lungo quelle che sì buona Madre fece a me nel decorso di ventisette anni di Missione, mentre il loro racconto potrebbe tornare di grande conforto in più occasioni a tutti i Confratelli che come me lavorano in Missione. Questo pensiero mi risolvette a narrarle in breve e senza forma, tali e quali succedettero; affinche tutti sappiano che Maria continuamente protegge i Missionari, verificandosi a puntino quelle parole: « Perche ha sperato in me, lo libererò, perchè ha invocato il mio nome, gli disperiserò la mia protezione. Quoniam in me speravit, liberabo eum. Protegam eum, quoniam cognovit nomen meum ».

Questa catena di sensibili favori incomincia fin dal mio primo viaggio in Australia nel 1872. L'ultima notte di quell'anno mi trovava chiuso a chiave in una cabina del battello Lord Aschely, , precauzione che il capitano aveva preso, per impedire che i passeggieri, spinti dallo spavento, non venissero sulla tolda ad impedire le manovre dei marinai. La notte era oscurissima, il mare burrascoso all'estremo ed il battello viaggiava con dìfficoltà sulle coste del Queensland, seminate di pericolosi scogli. Le onde già avevano spazzato nei vortici i cavalli e quanto stava sopra coperta e fu un momento che ci credevamo perduti. Si fu in quel momento che s'invocò con più fervore Maria, e quella invocazione bastò per salvarci. Il giorno dopo il piroscafo arrivava in faccia a Tanswille, nostra destinazione, ove si discese in una barca, sotto una dirotta pioggia, e, facendo colle schiene riparo ai flutti, perchè non si rovesciassero entro la barca, tra le grida strazianti di alcuni ancor spaventati, s'arrivò con difficoltà, ma sani e salvi al porto.

La vigilia di Pentecoste dell'anno dopo 1873, di buon mattino già mi trovava perduto nelle selve di Charters Tower, mentre sopra un cavallo imprestato andava in cerca del mio, per averlo pronto al mattino di detta solennità, per andare a celebrare la Messa in due differenti Chiese , assai distanti l' una dall'altra. M'aggirai tutto il giorno in quel labirinto di valli e di monti, sempre tentando di uscirne, ma inutilmente: senza volerlo mi allontanava sempre più dalla mia residenza. Fui colto dalla notte. A mezzanotte mi trovai in riva ad un torrente d'acque profonde; volevo attraversarlo; ma il cavallo, che meglio di me conobbe il pericolo, resìstette a tutta forza e così mi salvò certo da gravissimo pericolo. Al primo crepuscolo, uscito da quel perìcoloso sito, mi posi a salire un alto monte, del quale toccai la vetta a mezzogiorno di Pentecoste. Gettato uno sguardo all'intorno, in cerca d'uno scampo, m'accorsi che era veramente perduto. In quel momento il pensiero d'aver lasciata la popolazione senza Messa ìn sì grande solennità mi afflisse grandemente, e si fu allora che invocai Maria e le dimandai la grazìa di potermi togliere da quella situazione. La mia preghiera non fu vana. Al discendere incontrai al piede del monte un cavallo dalle gambe bianche, che mi posi a seguire come inviato da Maria. Difatti, a dispetto delle ricerche, che i cattolici, i soldati e la polizia inglese faceva di me sin dal sabbato, sparando fucili e accendendo fuochi per farsi sentire o vedere, il cavallo attraversò per tre ore la foresta direttamente e mi condusse alla porta del mio abituro, poscia cambiò il corso, rifece la via e scomparve, mentr'io era salvo. I giornali inglesi e protestanti, raccontando allora il fatto, lodavano l'idea che ebbi di seguire il cavallo, ma ìo lodo ed invito tutti a lodare meco chi quel cavallo mi ha inviato.

Pochi mesi dopo, volendo far visita ad un mio compagno di Missione, che stava ad una giornata e mezza di distanza, mi posi in cammino sul mio ronzino, che aveva ritrovato dopo sei mesi di ricerche. Già aveva passato il pericoloso fiume Burdekin, e, seguendo l'unico sentiero praticabile, in sul far della notte vidi a certa distanza una tribù di cannibali australiani, accampati sullo stesso sentiero. Ritornare indietro era troppo tardi, avanzarmi pericoloso; ad ogni modo invocai l'aiuto di Maria e seguii il mio viaggio. Passai in mezzo a quei barbari, che stavano arrostendo serpi, guana, scojattoli, per cenare, ma non ebbi non dico la minima molestia, ma neppur un motto, come non si accorgessero punto del mio passaggio.

Alla fine di quell'anno stava fabbricando una Chiesa in legno sopra un altipiano in Just-in-time. Già aveva speso 300 sterline e stava per coprire il tetto, quand'ecco si scatena un furibondo uragano che me l'atterra al primo impeto. La casa, in cui stava, a causa del forte vento minacciava pure cadere: per evitare una catastrofe, saltai all'aperto campo : ma qui pure la pioggia ed il vento mi toglievano il respiro. Allora, invocando Maria, mi gettai boccone a terra ed aspettai in quella situazione che passasse l'uragano. Dopo dieci minuti l'uragano rompendo rami, schiantando alberi, scoperchiando case, cessò, ed io mi alzai sano e salvo, col solo dolore di veder delusa la mia speranza d'aver presto una Chiesa. Nel 1895 ripassai a vedere quel luogo, e dove prima s'incontrava solo un gruppo di scavatori d'oro, vi trovai la prospera città di Charters Tower di 45 mila anime.

Passato in seguito all'isola di Ceylan, ove mi fermai 14 anni in una missione di 14 mila cristiani in mezzo a moltissimi Buddisti, tra i vagìi seguaci di Budda che si convertirono al cattolicismo vi fu uno dei loro principali sacerdoti, di grande autorità e profondo conoscitore del sanscrito. Questa conversione irritò i Buddisti, i quali insorsero e vennero nella decisione d'ucciderci ambidue. Un giorno, che ci trovavamo insieme in una casa in Colombo, capitale dell'isola, avendoci visto i buddisti, tosto si radunarono sulla porta con sassi in mano, aspettando la nostra uscita. Fortunatamente la casa aveva altra porta, che metteva in altra via, ed essendo il neo-convertito più in pericolo di me, raccomandandolo alla Vergine, lo feci uscire da quella porta, mentre teneva a bada i Buddisti sull'altra. Quando seppi che egli già si trovava in salvo, salii in una vettura e di corsa si andò dal Vescovo, tra le grida degli arrabbiati Buddisti. Pochi giorni dopo per vendicarsi mi abbruciarono una Chiesa in Deiwala, e trascinarono con una corda in su e giù per la strada una croce.

Una notte oscura e burrascosa, ritornando da un ammalato, cui aveva amministrata l'Estrema Unzione, sul fiume di Moratuwa, non c'era dato scoprire la sponda od un luogo dove approdare. La situazione si faceva sempre più difficile coll'aumentar del vento; ma invocato l'aiuto della Vergine, ci trovammo lanciati sulla sponda a due leghe più in su del luogo, ove si doveva sbarcare.

Non meno potente è l'aiuto che la Vergine presta ai Missionari. nella conversione delle anime. Un ministro Vesleiano di 100 e più anni incontrava difficoltà per convertirsi al cattolicismo nel culto della Madonna. Per convincerlo della ragionevolezza di tal culto, gli imprestai la stessa vita della Vergine, e questa bastò per togliergli ogni dubbio e farsi battezzare. Visse dopo ancora tre anni e morì fervente cattolico.

Un altro protestante, impiegato del Governo inglese, divenne intieramente cieco, nè valsero le cure continue di parecchi medici per ridonargli la vista. Fattosi un giorno condurre nella nostra Chiesa, prometteva alla Vergine di farsi cattolico, se ricuperava il gran bene perduto. Tenendo io presso di me una bottiglia di acqua di Lourdes, gli suggerii di lavarsi gli occhi con quell'acqua e che sperasse nell'aiuto di Maria. Avendolo fatto con molta fede, il terzo giorno si trovò completamente guarito. Istruitolo poscia nella Religione, poco tempo dopo abiurava solennemente il protestantesimo con tutta la sua famiglia nella stessa Chiesa di Matara, ove mi trovava a quel tempo, e si fece cattolico praticante.

Assai visibile si manifestò la protezione di Maria Ausiliatrice qui in Valencia, nei Lazzaretti dei vajuolosi, ove appena entrati ci ponemmo toto sotto la protezione di questa nostra buona Madre. Fu veramente somma grazia di Maria, che ci riempie d'ineffabile consolazione, il poter dire che nessuno in tanti mesi è morto senza Sacramenti. E non è a credere che tutti coloro, che quivi venivano portati, fossero buoni cristiani. Ma la benedizione e la medaglia di Maria Ausiliatrice hanno sempre guadagnati anche i cuori più perversi e duri.

Ed io debbo pur a Maria Ausiliatrice, se ho potuto reggere per tanti mesi all'assistenza e di giorno e di notte di tanti ammalati. Oh ! sì, è Maria che mi preservò dal contagio, Essa che mi diede forza e coraggio, Essa che incolume mi restituì ai miei fratelli e figli del Collegio Salesiano di questa città. A Lei quindi intendo innalzare, un cantico di amore e di riconoscenza, pregando in pari tempo questa Vergine amorosa, perchè voglia continuarmi la sua speciale protezione, finchè possa perpetuare il mio cantico lassù in cielo in compagnia di tante anime per Lei salvate.

Valencia (Venezuela), 1899.

Sac. F. A. BERGERETTI

Missionario Salesiano.

Asti. -Benedetta Ferraris V.a Grea, Cooperatrice Salesiana, da due anni soffriva mal d'occhi, sicchè uno di essi erasi oramai reso inservibile. Trattavasi di cataratta all'occhio destro. I medici la consigliarono di recarsi all'Ospedale Oftalmico di Torino, dove stette dieci giorni. Ma non volendo la Ferrarís sottomettersi all'operazione, che dovevasi effettuare, si rivolse a Maria Ausiliatrice, per ottenere la grazia della guarigione senza l'operazione medica. Ed ecco che, con sua grande consolazione, finita la sua preghiera, si vide intieramente esaudita. La medesima per mezzo mio trasmette l'offerta di L. 8, protestando di nutrire profonda riconoscenza a Maria Ausiliatrice, finchè avrà vita.

29 Maggio 1899.

D. SECONDO GAY, Prep. di S. Silvestro Direttore dei Coop. Sales.

Busca.- Vergine, sei tanto grande e tanto vali,

Che qual vuol grazia e a te non ricorre,

Sua disianza vuol volar senz'ali.

Sì, sei grande, o Maria, e tutto puoi presso il tuo Figlio divino. Chi mai ricorse a te inutilmente? Ah ! io pure meschinissima creatura potei sperimentare la tua potenza ! Tu mi traesti dal pericolo certo della morte ! O devoti di Maria, a me vi unite e sciogliete un inno di ringraziamento all'Ausiliatrice dell'immortale D. Bosco. Era l'8 febbraio, quand'io mi sentii indisposto; giudicandola cosa da poco, sospesi per qualche giorno il lavoro, sperando di rimettermi presto in salute. Il male però aumentava ed il giorno 11 si temette fortemente. Il medico curante ed altro venuto da Cuneo constatarono essere bronchite e polmonite capillare, dicendo non esservi più speranza di guarigione. Nella notte seguente, alle ore 24 ricevetti i SS. Sacramenti e mi disposi a rassegnarmi alla volontà di Dio. In quel mentre la mia cara figlia mi porse a baciare una medaglia di Maria Ausiliatrice, dicendomi : « Essa sola può darti la salute » e s'incominciò una novena. Oli! prodigio... di lì a poche ore mi sentii migliorato, ed il miglioramento coutinuò finche mi ritrovai nella primiera salute. Riconoscente per sì segnalata grazia, invio al santuario di Maria Ausiliatrice L. 20 con promessa di recarmi costà appena mi sarà possibile.

29 Marzo 1899.

GIACOMO Gino.

Perosa Argentina.. - Nello scorso settembre fui colpita da forte tifo, obbligandomi al letto più d'un mese. Curata da valente dottore, ben presto potei entrare in convalescenza. Già godevo alquanto della salute perduta, quando ai 9 dicembre caddi in malattia nervosa, producendomi acuti dolori nello stomaco e nella schiena, tanto forti da riprendere il letto. Si ricorse all'arte medica, ma i rimedii non mi sollevavano, se non nell'istante che li prendevo. Il medico curante disse alla fa miglia che eravi poca speranza. Fui viaticata ai 12 dello stesso mese e già lottavo tra la vita e la morte, quando una pia persona mi mise al collo la medaglia di Maria Ausiliatrice, consigliandomi a ricorrere a Lei con fiducia e promettendo una tenue offerta, qualora la Madonna mi avesse esaudita. Subito tutta la famiglia incominciò una novena alla Vergine Ausiliatrice; ed oh! quanto fu buona la mamma celeste! al termine della novena potei lasciare il letto, e migliorando sempre di giorno in giorno, potei riacquistare la perduta salute. Infinite grazie siano dunque rese a sì potente regina, che sempre esaudisce chi con fiducia a Lei ricorre. Io finche avrò vita non cesserò mai d'invocarla sotto il titolo di Auxilium Christianorum. Oggi mi reco io stesso ad adempiere nel suo santuario in Torino la promessa fatta ed in ringraziamento prometto di accostarmi, per un anno, ogni quindici giorni, ai Santi Sacramenti.

CATERINA TOIA.

Torino. - Quod Deus imperio, tu prece, Virgo, potes. Erano già sette anni che avevo la madre ammalata, e dopo averle prodigate le cure più assidue ed amorose e praticati tutti i rimedii suggeriti dall'arte medica, pareva svanita ogni speranza di guarigione. Allora spinto dalla fede e dalla fiducia in Maria Ausiliatrice, ricorsi a Lei con speciali preghiere e con una corona di fervorose Comunioni, promettendole che, qualora avessi ottenuto di poter vedere mia madre guarita, avrei fatto celebrare una Messa nel suo santuario in Torino e pubblicata la grazia sul Bollettino Salesiano. La mia speranza non fu delusa. Con gioia e pieno di riconoscenza ora posso annunziare che la grazia è pienamente ottenuta: mia madre è guarita e meco e con tutta la famiglia rende vivo grazie a questa nostra buona Madre e dal più profondo del cuore innalza il grido di Viva Maria Ausiliatrice!

24 Maggio 1899.

CARLO ROBOTTI.

Torino. - In un momento, in cui avrei avuto bisogno di tutto il mio vigore, fui colta da acutissimi dolori reumatici nel braccio sinistro, il quale ad un tratto mi si gonfiò oltre misura, e divenne incapace di ogni benchè minimo movimento. Ricorsi alle amorevoli ed intelligenti cure del medico; ma parendomi lenti i rimedii a lenire le mie sofferenze, mi rivolsi con tutta fiducia a Maria Aiuto dei Cristiani, promettendo di fare una novena di preghiere e di far celebrare una Messa nella Chiesa a Lei dedicata, se Ella si degnava venirmi in aiuto. Mi è dolce proclamarlo ai quattro venti, questa dolcissima nostra Madre non solo calmò i miei dolori, ma prontamente mi ha guarita. Perchè i divoti di Maria mi aiutino a ringraziarla e perche siano tutti animatí a gittarsi con figliale abbandono nelle sue materne braccia ogni volta che gemono sotto il peso della tribolazione, prego sia pubblicata questa grazia nel Bollettino Salesiano. Aggiungo L. 5 per una Messa in ringraziamento.

20 Giugno 1899.

Cont.na LEONILDE BUSCHETTI RIPA DI MEaNA

Vigo di Legnago. - Considerevole parte dei miei averi correvano estremo pericolo, quando il Cielo venne in mio aiuto in una forma quanto palese, altrettanto insperata. Affidato il negozio all'Avvocato, pregai i Figli del venerando D. Bosco della Casa Salesiana di Legnago a raccomandarmi, coi loro alunni, alla Vergine Ausiliatrice, promettendo un'offerta in favore del loro povero Istituto. L'effetto fu quasi istantaneo, poiché ogni cosa, contro ogni umana speranza, riuscì in mio favore. Riconoscentissimo verso di sì augusta Madre, invio al Sig. Direttore dell'Istituto Salesiano la tenue offerta di lire 30 (trenta), pregandolo a far celebrare, colla prima occasione, una Messa all'altare di Maria SS. Ausiliatrice in Torino e di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano.

20 Giugno 1899.

ETTORE GUARDALBEN.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e pieni di riconoscenza inviarono offerte al suo santuario di Torino o per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per lo Missioni Salesiane, o per le altre Opere di D. Bosco, i seguenti

A*) - Annicco (Cremona): Luigi Canesi, con offerta di L. 8; Maria Zucco, con L. 2 per Messa.

(*) L'ordine alfabetico qui segnato è quello delle città e paesi cui appartengono i graziati da Maria Ausiliatrice.

B) - Bagnacavallo (Ravenna): Carlotta Saporetti Antonellini, 5 per Messa di ringraziamento. - Bagni Canicattini : Sebastiano Carpinteri Russo. - Bastida de' Dossi: Maurina Vaccari. - Bergamasco: F. G. - Bignasco (Canton Ticino): Famiglia Ferrari, 22. - Bobbio: M. G., 1.- Bordighera: Angelo Ventura, 5.Borgo S. Martino: Sac. Ermenegildo Bianco a nome di una Cooperatrice Salesiana. - Branzi: Nina Monaci mar. Pedretti, 5 per Messa. - Busto Arsizio : N. N. - Busto Garolfo: Leopoldo Zanzottera, 5.

C) - Campiglio: Marco Ferratta, 10 per Messa. - Canale: Francesca Solerio. - Carignano: Emilia Botteri. - Carmagnola: Margherita Casalis, 3 per Messa. - Carrù: Beatrice Reyneri a nome di pia Signora, 100. - Casale Monferrato: Maria Sorbone. - Castelnuovo Calcea : F. B., 2 per Messa. - Castelnuono Magra: Giuseppe Ferrari, 5 per Messa. - Castetta sopra Lecco: Luigia Nicoli e sorella Leonilda di Milano. - Catania: D. Giovanni Peretti a nome del Cooperatore Giacomo Alba, che fece celebrare una Messa letta a Maria Ausiliatrice nel novembre dell'anno scorso ed un'altra cantata solennemente nella Chiesa di S. Filippo Neri di Catania. - Cividale (Udine): Alba Bernardis, 5 per due Messe. - Comprovasco (Canton Ticino): Santina Gianelli. - Conzano: Antonia Balzola, 2 a nome di pia persona per Messa. - Cuorgnè: Annetta Perardi-Gay, 1.

D) - Desenzano : Barberina Bocchetti-Cantarini, 5 per Messa. - Diano S. Pietro: I genitori del Seminarista Giordano, 5.

F) - Falicetto: Maria Mattis, 3; Q. M., 5; A. D., 2, a mezzo della Signora Eynaudi-Carino. Fallavecchia (Milano): Alessandrina Schierani, 3 per Messa. - Farneta di Montefiorino (Modena): Angelo Limardi, 60 a nome di pia persona.

G) - Gorizia: D. Giovanni Scaparone, 11 fiorini a nome di R. S. per una sospiratissima grazia ottenuta.

L) - Lavagna (Genova): Maria Graffigna Vedova Biggio, 10. - Leffe: Andrea Servalli, 5 per Messa. - Loreto Aprutino: Ab. Luigi di Vestea, 2:5 per una pia Signora. - Lugo: Nicola Castellani di Montesilvano (Teramo).

M) - Mango: Matilde Robaldo a nome di pia persona. - Milano: Maria Pozzi, 10. - Mineo (Catania): Lauretta Capuana, 1,50 per Messa. - Mombercelli: Agnese Aresca con offerta. - Monastero Bormida: Maria Fornaro, 5 per Messa. - Montescudaio (Pisa): Armida D'Antilio, 5. - Morgex: D. Ubaldo Nicco a nome di certo Pietro Reynone, 15.

N) Nizza Monferrato: N. N. che ringrazia per aver ottenuto di seguire la sua vocazione.

P) - Padova: Ernesto Saccolongo, 2. - Parata: Giuseppa Adorni Ved. Crescini , un anello d'oro. - Pavia: Desiderio Fumagalli, 5 per Messa; D. Luigi Porta a nome della Sig.° T. S., tre Messe. - Piana S. Michele: Teresa Barberis, 5 a mezzo del Can. Iraldo D. Perpetuo Bruno d'Alessandria. - Pinerolo: Paolina Giacomina, 10 per la guarigione del marito. - Poirino: D. Giovanni Oddenino, 1,50. - Pontestura : S. B. A. e S. A. A., 2 per Messa. - Porto d'Ischia: Sac. Onofrio Buonocore.

R) Ravenna: Anna Ghezzo Ricci-Bitti. - Raveo: Teresa Bonanni De-Marchi. - Recoaro (Vicenza): Mathiovitz V. Rosa, 10. - Roma: Gino Serio, 4 per Messa; Ch. Zeffirino Guidi, 5; Vanoni Sibilla Poma, 10 per Messa.

S) Savigliano: Carolina Bracco, 1. - Savona: Una pia persona, 2 per Messa. - Scopello (Novara): Maria Cerotti fu Michele, 5. - Staffolo (Ancona): Palmira Procicchiani.

T) - Tergano: Maria Luigia S. - Tesserete: Adelaide Fumasoli. - Torino: Maria Andrione, 2 per Messa; A. V.. B.; Pietro Garrettazzi, 1; G. M. -Tortona: 13. T. C. - Trinità: Maria Viglietta, insegnante, 8,50 per due S. Messe in ringraziamento di due segnalatissime grazie.

V) - Valcamonica: M. M. - Vercelli: Un candidato alla licenza liceale. - Vicenza: F. Z., 5 a mezzo del Can. Giorgio De-Lacchi; Maria Zardo, 5 per Messa; Giuditta Penso. - Vigone: Agostina Nada, 5 per Messa. - Villalbese (Como): Giuseppina Giobbia Casartelli, 5 per Messa. - Vobarno: Francesco Gazza, 3 per Messa. - Volpago: N. N., 2 per Messa.

X) - Adelaide Cavallero n. Smeriglio. - Alfonso Ferretti, 1,40 per Messa. - Maria Verri Oltracqua, 5. - A. Pennazio e Maria O, antiche allieve dell'Istituto S. Teresa di Chieri.

NOTIZIE VARIE

L'EM.mo CARDINAL RICHELMY.

Il veneratissimo nostro Arcivescovo Cardinal Agostino Richelmy, appena fu di ritorno stabilmente in Torino dopo la sua elevazione alla Sacra Porpora, tosto ha dimostrato ancora una volta tomo egli riponga tutto le sue compiacenze nella tenera gioventù, dalla quale giustamente si attento la rigenerazione della presento società.

Difatti, quantunque occupatissimo pei solenni ricevimenti dei Comitati e Sotto-comitati poi festeggiamenti del suo ricevimento e della presentazione de' doni fattigli dagli affezionatissimi suoi figli, la domenica 16 luglio trovava tempo di recarsi alle Scuole Apostoliche, ove, insiem cogli omaggi delle due Parrocchie di S. Donato e di S. Alfonso, riceveva pure una splendida dimostrazione di tutta la gioventù di quei borghi raccolta ne' varii Istituti del circuito e nell'Oratorio festivo di S. Agostino, ai cui giovanetti l'E.mo Principe consegnava il premio annuale consistente in abiti ed altri oggetti utilissimi alla vita.

La domenica prima di questo mese poi sappiamo che, per dimostrare la sua specialissima simpatia per gli Oratorii festivi, vero àncora di salvezza per la gioventù delle grandi città e dei borghi più popolosi, verrà in Valdocco a presiedere la solennità della premiazione a quell'immenso popolo di giovanetti, che ogni festa ed ogni sera de' giorni di lavoro si accoglie nell'Oratorio festivo di S. Francesco di Sales, il primo Oratorio di D. Bosco frequentato da oltre un migliaio di vispi giovanetti.

Mentre noi, interpreti dei sentimenti dei nostri Confratelli addetti a questi Oratori festivi, porgiamo vivissimi ringraziamenti all'E.mo Porporato per tanta sua degnazione, facciam voti che il nobilissimo suo esempio animi tutti i nostri lettori a favorire gli Oratorii festivi ed a prendersi sollecita cura della gioventù che ci cresce d'intorno.

I VESCOVI AMERICANI al nostro Oratorio di Torino.

Nella seconda metà dello scorso luglio il nostro Oratorio di Valdocco fu, diremmo, in continua festa per la visita di parecchi Vescovi Americani. Questi venerandi Pastori dell'America Meridionale, terminato ch'ebbero il Concilio plenario in Roma, riuscito splendidamente in ogni sua tornata, prima di far ritorno alle loro sedi, vollero visitare la Casa-Madre di quell'Istituzione che diede e continuamente dà alle loro terre numerosi e zelanti Missionari, sia per esternare la loro ammirazione e riconoscenza per quel po' di bene che i nostri Confratelli fanno nelle loro regioni, come anche per perorare la loro causa presso de' nostri Superiori.

Aspettati alla stazione da varii nostri Sacerdoti, essi venivano accolti nell'Oratorio con tutti i segni e le dimostrazioni proprie a manifestare la piena ed universale gioia degli animi nostri riconoscenti.

Gli EEc.mi Prelati, col sorriso della compiacenza sulle labbra, tutti salutavano e per tutti avevano una parola. Era l'accento spontaneo del ringraziamento, dell'encomio, dell'augurio e dell'invito a recarsi nelle loro diocesi, in soccorso di tante e tante anime, che chiedono per pietà il pane della divina parola, il pane de' Sacramenti, il pane della cristiana educazione, e non v'è chi Loro lo spezzi. Oh ! sì, avremmo voluto si fossero trovati presenti in quegli istanti, ad udire sì strazianti espressioni , quanti, non ben persuasi del bisogno, vanno stoltamente esclamando : « E perche mandar fuori di patria tanti baldi e zelanti apostoli! ? »

I venerandi Prelati Americani celebrarono nel santuario di Maria Ausiliatrice , assistendovi la comunità or degli artigiani ed or degli studenti, visitarono minutamente il nostro Oratorio con tutti i suoi laboratori e scuole , si recarono sulla tomba del Padre nostro dolcissimo, nè lasciarono di visitare, insieme coi principali monumenti di Torino, gli altri nostri Istituti di Valsalice, San Giovanni Evangelista e delle Scuole Apostoliche, tutti consolando colla loro dolce parola e colla pastorale benedizione.

La nostra modesta ospitalità pare sia tornata loro assai gradita, e noi a tutti porgiamo l'espressione della nostra più sentita riconoscenza. Per certo non dimenticheremo mai l'onore fattoci dal gli Ecc.mi Arcivescovi di Lima nel Perù, Mons. Emmanuele Tovar, e di Buenos Aires, Mons. Uladislao Castellano, e dagli Ecc.mi Vescovi di Cuzco (Perù) Mons. Gio. Antonio Falcon, di Arequipa (pure nel Perù) Mons. Emmanuele Ballon, di Marianna (Brasile) Mons. Silverio Pimenta Gomez, di Curytiba (Brasile) Mons. Giuseppe De Camargo Borros, di La Plata (Argentina) Mons. Mariano Espinosa, di Salta (Argentina) Mons. Mattia Linares, nonchè dall'Ecc.mo Vicario Apostolico di Giammaica Mons. Carlo Gordon Vescovo di Thyatira, che di quei giorni venne a Torino per combinare l'apertura di una Casa Salesiana in quell'isola da lui dipendente.

Per tutti preghiamo dal Cielo un felicissimo viaggio fino alle loro sedi e lunghi anni di fecondo apostolato !

SINCERE CONGRATULAZIONI presentiamo alla Sig.na Alice Jacopini, colta e pia allieva dell'Istituto Superiore di Magistero Femminile di Firenze, la quale scelse a tema della tesi di laurea: D. Bosco e la sua opera educativa. La tesi fu discussa il 6 luglio nell'aula di quella, diremmo, Università femminile, e la sullodata Signorina ne riportava non solo l'approvazione, ma i pieni voti

Gli ammiratori del Padre nostro non possono a meno di tributare, insieme con noi, le più vive felicitazioni, anzi i più sentiti ringraziamenti alla Sig.na Jacopini, la quale prima fra tutti e fra tutte, per quanto ci consta, trattò in un'Università un tema di questa fatta, e lo trattò con tal copia di erudizione, con tal larga conoscenza del soggetto, sodezza di argomento e coraggio cristiano, da riscuotere gli applausi degli esaminatori e suscitare un vero entusiasmo verso l'Apostolo della gioventù del sec. XIX, che col suo metodo di educazione seppe operare veri prodigi sull'animo de' giovanotti.

Mentre questo fatto torna di sommo onore alla Sig.na Jacopini, e pel suo genere e pel luogo in cui avvenne, assume pure l'importanza di un vero avvenimento per l'opera nostra educativa : e però sinceri ringraziamenti tributiamo di cuore alla Sig.na Jacopini, augurandole grandi consolazioni e frutti abbondanti nella pratica del sistema educativo di D. Bosco.

IL XII CONGRESSO EUCARISTICO INTERNAZ. a Lourdes.

A Lourdes, la terra prediletta da Maria Immacolata, ove da una cinquantina d'anni si vanno rinnovando tutte le meraviglie, che un dì il nostro Divin Salvatore operava nella Palestina, di questo mese ha luogo il XII Congresso Eucaristico Internazionale. Promosso dallo zelante Vescovo di Liegi, Mons. Vittorio Giuseppe Doutreloux, Presidente del Comitato permanente dei Congressi Eucaristici Internazionali, approvato e benedetto dal regnante Pontefice Leone XIII, esso si tiene dal lunedì 7 al venerdì 11 agosto corrente, sotto l'onoraria presidenza dell E.mo Card. Benedetto Maria Langenieux, Arcivescovo di Reims, designato a rappresentarvi lo stesso Sommo Pontefice. Il tempo favorevole, il concorso di numerosissimi straordinarii pellegrinaggi, l'importanza degli argomenti che vi si trattano, l'intervento di gran parte de' Vescovi francesi e stranieri, tutto concorre a rendere imponente questo nuovo Congresso ed a farci sperare sia per tornare di somma utilità pratica non solo per la Francia, ma ben anche per le altre nazioni confinanti.

AD ONOR DEL S. CUORE DI GESU'.

Solennissimo feste si sono celebrate ad onor del S. Cuore di Gesù in sulla fine del mese di giugno, alla Badia di Oulx, nella Chiesa officiata dai Salesiani. L'apparato della Chiesa, la solennità delle sacre funzioni, l'intervento di tutti i RR.mi Parroci limitrofi e più ancora la presenza dell'Ecc.mo Vescovo Diocesano Mons. Edoardo Giuseppe Rosaz, valsero a renderle così imponenti, da far esclamare a quei valligiani: Feste consimili non le abbiamo mai vedute ! Rincrebbe che la pioggia abbia impedita la solenne processione che si voleva fare in sulla sera; però dessa venne fatta alla domenica seguente con non minor solennità e concorso di popolo. Di tutto sia lode e gloria a Dio!

UN VERO AVVENIMENTO AD INTRA.

Ci scrivono da Intra:

La festa di S. Luigi, celebrata il 9 luglio dagli alunni del Collegio Salesiano di questa città, fu un vero avvenimento e lasciò in tutti un'impressione incancellabile. A renderla tanto solenne concorsero due specialissimi e genialissimi fatti, cioè la benedizione d'una splendida bandiera, che la cittadinanza Intrese volle gentilmente donare a questo Istituto di educazione; e l'inaugurazione d'un marmoreo ricordo, posto in memoria di Mons. Giovanni Imperatori , munifico benefattore del Collegio. La bandiera, di seta finissima, ha due facciate (bianca e rossa) con la figura di S. Luigi e relative inscrizioni; essa fu lavorata finamente a ricami d'oro dalle Suore di Maria Ausiliatrice residenti ad Intra. Il ricordo marmoreo a Mons. Imperatori consiste in una elegante lapide con medaglione, ed è opera riuscitissima del valente scultore Gaudenzio Rossi di Novara.

Le funzioni religiose ebbero luogo nella Chiesa, parrocchiale, splendido e vasto tempio dedicato a S. Vittore. Verso le ore 11, davanti ad un popolo numerosissimo e commosso, il M. R. Sig. Prevosto benediva col rito prescritto il serico vessillo. Seguiva la Messa solenne, durante la quale i giovanetti cantori del Collegio eseguirono, in modo veramente inappuntabile, musica di Gae tano Capocci. Al Vangelo ci fu dato di udire un appropriatissimo panegirico di S. Luigi, detto egregiamente da un sacerdote salesiano, Don Emerico Talice.

Dopo le funzioni religiose della sera, vi fu il trasporto della bandiera benedetta dal tempio al Collegio. Apriva il corteo la banda cittadina in grande uniforme, con delicato pensiero mandata dal Municipio ; seguiva la bandiera, portata da un collegiale e scortata da civici pompieri in tenuta; e dopo venivano le squadre dei Collegiali, l'Il.mo Sig. Sindaco Cav. Uff. Paolo Nava, il M. Rev. Sig. Don Domenico Belmonte in rappresentanza del Rev.mo Sig. Don Rua, Consiglieri Municipali, invitati ed una gran folla di popolo. Nel cortile del Collegio, elegantemente disposto per la circostanza, era stato preparato un trofeo di vasi con sopra il quadro di S. Luigi; e fu appunto sotto gli occhi del celeste Patrono della gioventù che avvenne la consegna della bandiera. Lesse un forbido discorso inaugurale il Sig. Ceretti Irineo, cui risposo con brevi versi un giovano collegiale. Parlò quindi il Direttore, dicendosi lieto e insieme commosso della splendida prova di affetto e simpatia che gli Intresi avevano voluto dare al Collegio Salesiano, e promise per i suoi alunni che l'Istituto corrisponderà sempre alle speranze della città. Aggiunse acconcie parole anche il Sig. Sindaco. Infine, fra gli applausi vivissimi degli intervenuti venne scoperto il ricordo a Mons. Imperatori. I Collegiali sfilarono davanti alla somigliantissima effigie del munifico benefattore, e lo splendido vessillo che avevano appena ricevuto fu inchinato in segno di ossequio e di riconoscenza.

Compiute così le varie cerimonie, gli invitati gradivano nel salone da studio rinfreschi offerti dalla Direzione, mentre la banda cittadina teneva nel cortile un riuscitissimo concerto.

Dopo qualche ora il Collegio ed il giardino, splendidamente illuminati, riboccavano nuovamente di gente venuta a godere lo spettacolo bellissimo ed un secondo concerto musicale. Questo, che si aprì coll'inno cattolico del Maestro Galli e che fu applauditissimo, fu tenuto dalla banda Avvenire; la quale già al mattino aveva accompagnato al tempio e nel loro ritorno al Collegio i convittori.

C. ADOLFO Bossi. Tantum Ergo a due voci tenori e bassi con accompagnamento d'organo. Libreria Salesiana. Torino. Prezzo L. 0. 80 (E).

- Adoramus Te, a due voci virili con accompaguamento d'Organo. Libr. Salesiana. L. 0. 40 (E).

L cosa utile assai che vi siano molti cultori della musica sacra che compongano scelti pezzi da eseguirsi nelle chiese, e noi siamo felici di poter presentare ai nostri lettori questi del giovate maestro A. Bossi, perche siano certi che si troveranno soddisfatti quanti proveranno a farli eseguire in qualche sacra funzione.

Cooperatori defunti in Giugno e luglio 1899.

1 Accoramboni Mons. Agostino Arcivescovo di Nicopoli - Roma. 2 Bacchetta D. Pietro - Caravaggio (Bergamo).

3 Bargagli March.a Livia n. Vivareili Colonna - Firenze.

4 Baruzzi Geltrude - Fontana Elice (Bologna).

5 Begali Luigia - Parena (Verona). 6 Ballon Ch. Antonio - Moncucco (Milano).

7 Bertacchi Don Daniele - Colì (Pavia).

8 Bianchi Don Ottavio - S. Angelo Lodig. (Milano).

9 Bichi Alessandrina - Torino.

10 Biraghi Clementina - Milano.

11 Boggio Casaro Caterina - Mosso S. Maria (Novara).

12 Bonafede Virginia - Bologna.

13 Bosso Teol. D. Angolo - Piossasco (Torino). Bottonoli Mons. Gaetano, Can. Prevosto della Cattedrale - Pavia. 15 Breveglieri Achille - Crevalcore (Bologna).

16 Pruguara Don Cipriano - Gardolo (Trento). -

17 Cabassi Giovanni - Colombaro (Brescia).

18 Calotti Carolina - Gallarate (Milano).

19 Calvi Mons. Teodoro - Bologna.

20 Casali Nazzarena - Rimini (Forlì). 21 Cavalli D. Giacomo - Moresco (Novara)

22 Cazzola Francesco - Monte di Malo (Vicenza)

23 Chiaraviglio Margherita - Carignano (Torino).

24 Cordone D. Carlo - Codevilla (Pavia).

25 Cossani Don Giovanni - Manarola (Genova).

26 Cotella Cervi Pierina - Pinerolo (Torino).

27 Cruciani Lodovico , Vice Console Paesi Bassi - Trieste..

28 Delmonte Giovanetta - Bobbio (Pavia).

29 Depetro Maria - Magliano d'Alba (Cuneo).

30 Doglia Giuseppina n. Colli - Vigevano (Pavia).

31 Dupray Maria Teresa - Margino (Cuneo).

32 Esposito Giuseppe - Porto Said (Egitto).

33 Farina Matilde - Pavia.

34 Ferraris Carlotta Ved. Varetto - Torino.

35 Foraboschi D. Daniele - Zompicchia (Udine).

36 Fra Ignazio de Soleminis, Laico Cappuccino - Cagliari.

37 Fusina Cerri Lucia-Dogliani (Cuneo). 38 Galizi Marco Antonio - Castellucchio (Mantova).

39 Ghezzi Paruzza Matilde Ved. Garrone - Grana (Alessandria).

40 Giarola Valerio - Lu Monferrato (Alessandria).

41 Gilberti Luigia - Casalsigone (Cremona).

42 Gilmozzi Teresa - Ziano (Trento). 44 Gondolino Caterina - Pomassio (P. Maurizio).

44* Grassi Carolina Ved. Romoli - Camparola (Massa Carrara).

45 Graziani Maria - Madonna del Pilone (Torino).

46 Guarnieri Giovanni - Firenze. 47 Lampiano Maria - Torino.

48 Legnavi Marino - Cogliate (Milano). 49 Longanosi Gentile - Argenta (Ferrara).

50 Luchesi Luigi - Annone Veneto (Venezia).

51 Maderni D. Francesco, Taci. V. F. - Domodossola (Novara).

52 Maggi Don Giuseppe - Talamona (Sondrio).

53 Mameli Francesca Ved. Murgia - Lanusei (Cagliari). 54 Marenco Serafina - Castagnole (Torino).

55 Masutti Don Gio. Battista - Tricesimo (Udine).

56 Mazzoleni Antonio - Costa Imagna, (Bergamo).

57 Mortola Giov. Battista fu Andrea - Camogli (Genova).

58 Passamonti Alberto - Udine.

59 Pavignano Pietro - Occhieppo Inf. (Novara).

60 Petrolli Cav. D. Antonio, Arciprete V. F. - Cittadella (Padova). 61 Poloni Teresa - Martinengo (Bergamo).

62 Porro Marchese Domenico - Valle Crosia (P. Maurizio).

63 Prinotti Cav. Prof. Don Lorenzo - Torino.

64 Provana Francesco - S. Vittoria. (Cuneo).

65 Ravanetti Alberta - Calestano (Parma).

66 Reineri Margherita - Acceglie (Cuneo).

67 Reviglio Della Veneria Cav. Ferdinando - Torino.

68 Banchetti Beatrice - Bologna.

69 Sabbadini D. Gio. Battista - Caporiano (Udine).

70 Salustri Antonio - Capistrello (Aquila)

71 Salvatori Antonietta Ved. Cenni - Brisighella (Ravenna).

72 Sarti Filomena in Capponi - Terracina (Roma.).

73 Scotti D. Giuseppe - Anene (Bergamo).

74 Semiani Avv. Cav. Filippo - Alessandria (Egitto).

75 Siccardi D. Marco - Giaveno (Torino).

76 Spada Principessa Lucrezia - Bologna.

77 Squarciafico Giuseppe - Torrione(P. Maurizio).

78 Testa Rosa- Vigone (Torino)

79 Vivenzi Don Giuseppe - Foresto (Novara).