BS 1900s|1900|Bollettino Salesiano Luglio 1900

Bollettino Salesiano

SOMMARIO DI LUGLIO 1900

IL PREZIOSISSIMO SANGUE pag . 179 LA MADONNA DI D. Bosco nell'amore dei figli, Feste e Conferenze    » 181

NOTIZIE dI FAMIGLIA » 186

MISSIONI: - BRASILE : Una nuova Missione pastorale nel Matto Grosso - EQUATORE: Lo stato della nostra Missione fra i Jivaros - In fascio .   » 191

Le GRAZIE della Madonna di D. Bosco .   , » 198

Le nozze d'oro della Società di S. Vincenzo de' Paoli in Torino... » 202

NOTIZIE VARIE: - Posa della prima pietra di un Istituto Salesiano a Taranto - Oratorio festivo di S. Antonio da Padova in Nizza Monferrato - Una rappresentazione teatrale in latino - Pellegrinaggi Internazionali a Paray Le Monial nel 1900 » 205

COOPERATORI DEFUNTI    » 208

ILLUSTRAZIONI: - Lago Fagnano, pag. 185 - Mons. Bova e D. Rua, 187 - Cappella in costruzione per l'educandato dello figlie di Maria Ausiliatrice in Alì Marina 192 S. Ignazio, 197 - Il banco di beneficenza per l'Oratorio festivo di Biella.

Il Preziosissimo sangue

Santa Chiesa, dopo aver dedicato al S. Cuore di Gesù tutto il mese di Giugno, consacra al suo Preziosissimo Sangue la prima Domenica di Luglio, per obbligarci a ricordar sempre più di quanto amore Egli ci abbia amati. L'uomo pel peccato era morto alla grazia ed aveva perduto ogni diritto alla vita eterna. Perchè la riacquistasse, era necessario che un'altra vita si sacrificasse per la sua, una vita così preziosa che potesse soddisfare per lui alla giustizia di Dio. Chi farà questo sacrifizio? Gesù Cristo, l'innocente, il giusto, il santo per eccellenza, si offrirà all'Eterno Padre vittima d'espiazione per noi poveri peccatori e verserà per noi tutto il suo Sangue.

Nel sangue sta la vita; chi dà il sangue dà la vita: e chi potrà valutare la preziosità del Sangue e della vita di Gesù Cristo? Tutti i tesori della terra, tutte le magnificenze del cielo, anzi le vite di tutti gli uomini e di tutti gli Angeli non possono essere paragonate a una sola goccia di quel Sangue divino.

E Gesù Cristo, l'Uomo-Dio, l'ha versato tutto per noi: ne versò le prime goccio sotto il coltello della circoncisione; nell'orto di Getsemani colò sotto forma di sudore da tutti i pori del suo corpo estenuato ; nella flagellazione inondò il pretorio; sotto la corona di spine scese a rivoli dalla fronte divina; inaffiò la strada del Calvario ; nella crocifissione sgorgò a fiotti dalle mani e dai piedi; e le poche goccie che rimasero nel Cuore di Gesù ne uscirono per la ferita del costato.

Per questo il profeta compara la Passione di Gesù ad un torchio. Il torchio spreme tutto il vino contenuto nei grappoli d'uva : la passione ha spremuto tutto il sangue dalle vene di Gesù. Quare ergo rubrum est indumentum tuum et vestimenta tua sicut calcantium in torculari? Perchè è rosso il tuo indumento e le tue vestimenta somigliano a quelle di chi preme il torchio nella vendemmia?

Ed è per noi che l'ha versato, per ricevere sopra di sè i colpi della giustizia divina, per lavarci dei nostri peccati. Quando l'Angelo sterminatore doveva passare per tutte le case d'Egitto a mettervi a morte i primogeniti, egli non entrò in quelle che trovò segnate dal sangue dell'agnello. Era la figura del Sangue di Cristo. Quando Iddio si pentì d'aver creato l'uomo, aperse le cataratte del cielo e comandò alle acque del mare di precipitarsi sulla terra per lavarla delle sue sozzure, ma quest'acqua che sommergeva i corpi non aveva il potere di purificare le anime. Ci voleva del sangue per lavar le coscienze. Per questo tutti i popoli udirono l'eco della divina terribile parola : sine sanguinis effusione non fit remissio: senza effusione di sangue non si dà remissione: e tutti i popoli immolarono ecatombi di animali e d'uomini ancora. Ma S. Paolo disse : impossibile est sanguine taurorum et hircorum auferri peccata : impossibile è che col sangue dei tori e dei capri tolgansi i peccati. Quand'anche si fosse sparso il sangue di tutti gli uomini, tutto quest'oceano di sangue non sarebbe bastato a lavar la macchia d'un solo peccato. Solo il Sangue di Gesù Uomo-Dio poteva placare la giustizia di Dio ed invocar la sua misericordia sugli uomini con ben maggior eloquenza che non il sangue di Abele invocasse giustizia su Caino. Solo il Sangue d'un Dio poteva purificare le anime e spegnere il fuoco dell'inferno. Solo il Sangue d'un Dio poteva far sorgere quelle sacre fontane che sono i Sacramenti.

Oh dunque, Cooperatori e Cooperatrici, siamo riconoscenti al Divino Agnello che col suo Sangue mondò la nostra coscienza dalle opere morte: applichiamo sovente alle anime nostre i meriti di quel Sangue preziosissimo colla frequenza dei SS. Sacramenti: cooperiamo con Gesù alla salvezza delle anime col lavorare anche noi e sacrificarci , se fosse d'uopo, pei nostri fratelli, specialmente pei più miserabili ed abbandonati; e facciamo in modo che Gesù non abbia mai da rivolgerci quelle dolenti parole : Quae utilitas in Sanguine meo? Qual utilità ricavate voi dal mio Sangue ? Giacchè Egli ha sparso il suo Sangue pei nostri peccati, a noi conviene spargere almeno le lagrime del pentimento, come dice la Chiesa nell'inno di questo giorno

Nos fatti memores, dum colimus decet Saltem fundere lacrimas.

Ma più che colle lagrime, procuriamo cooperare alla Redenzione colle opere buone.

Il mondo freme e minaccia: l'inferno soffia il suo odio in mezzo agli uomini: forse qualche grave procella s'avvicina. Ebbene: il Santo Padre lo ha detto « La desiderata salvezza dev'essere principalmente frutto di una grande effusione di carità. » (Encicl. Rerum novarum). E noi conchiuderemo coll'illustre professore Toniolo, nostro Cooperatore : « Inondazione di sangue o inondazione d'amore; e noi dobbiamo inondare d'amore la terra e nel nome di Cristo salvarla.»

LA MADONNA DI DON BOSCO NELL'AMORE DEI FIGLI

FESTE E CONFERENZE

Dopo gli omaggi tributati il 24 maggio scorso dall'amore dei figli alla potente nostra Ausiliatrice in Valdocco, di cui abbiamo alla meglio parlato nel numero precedente, non possiamo dispensarci dall'accennare anche alle varie feste e conferenze tenutesi qua e là al fine di onorare maggiormente questa Madre celeste e di cooperare all'incremento della sua divozione venendo in aiuto alle molteplici Opere Salesiane. La Madonna di Don Bosco nell'amore dei figli rifulge di una popolarità grandiosa e ne esultiamo di santo gaudio perchè se è Lei, la Vergine Ausiliatrice, che il più bel fior ne coglie, a noi ne rimane però la sostanza ed il frutto nell'abbondanza visibile delle sue grazie e dei suoi favori. Ci spiace solo di non potere, per i limiti della possibilità nostra e dello spazio, dire degnamente di tutte queste feste e conferenze, ma siamo sicuri che alla nostra impotenza supplirà l'amore che i nostri Cooperatori e Cooperatrici nutrono verso la comune Ausiliatrice.

BIELLA. - I festeggiamenti vennero fatti nella Chiesa di S. Cassiano il 24 maggio riunendo in uno, come scrive la Biella Cattolica del 26 maggio, l'entusiasmo religioso e l'esercizio della cristiana carità; e sì nell'una che nell'altra parte si può dire essere stata una festa splendida e per certi lati unica finora nella nostra città.

Già nella precedente novena il concorso alle funzioni del mese Mariano era venuto crescendo di giorno in giorno ; diventò poi un continuo pellegrinaggio il dì della festa quando l'altare della Vergine Ansiliatrice apparve tramutato come in un trono di verzura e di fiori, avvolto in candida luce proiettata da forti lampade elettriche. La gente pareva non sapesse staccarsi da quel delizioso spettacolo invitante alla più calda e fiduciosa preghiera.

Consolantissimo il concorso al confessionale ed alla Santa Mensa. I comunicanti toccarono il migliaio e un certo numero ebbe la fortuna di ricevere il Pane Eucaristico dalle mani di S. Ecc. Mons. Vescovo, che volle dare pubblica testimonianza del suo affetto alla Vergine Ausiliatrice ed ai Salesiani, portandosi a celebrare la Santa Messa nella Chiesa loro affidata, dolente che le forze non gli abbian permesso di portarvisi anche per la funzione vespertina, come era suo vivo desiderio.

Dopo la Messa solenne, nella quale come ai Vespri, con grande impegno della Scuola Cantorum di S. Cassiano, fu eseguita bella musica religiosa di Mitterer, Haller e Perosi, venne aperto, fra l'ammirazione di tutti pei numero e l'importanza dei doni, il banco di beneficenza, il quale fu animatissimo fin verso la mezzanotte, concorrendo a prestarvi servizio il fiore della società biellese.

Ma il clou della festa si ebbe ai Vespri. La Chiesa fu troppo angusta per accogliere tanta folla, che si dovette accalcare in gran parte nel portico e nella piazza, dolentissima di non poter sentire la desideratissima parola del prof. Simonetti, che elettrizzò santamente gli uditori per più di mezz'ora narrando le meraviglie di D. Bosco e dell'opera Salesiana e mostrandone ispiratrice ed operatrice principale la prodigiosa Madonna Ausiliatrice. La commovente funzione fu coronata dall'atto di consacrazione del cuore a Maria letto a nome di tutti dal Rev. Celebrante Can. Prevosto Eliseo Maja, Direttore dei Cooperatori Salesiani nel Biellese.

Intanto i migliori premi non essendo stati sorteggiati, uniti a moltissimi altri che arrivarono in ritardo al Comitato, formarono un nuovo Banco per la domenica 27 maggio, che ebbe pure un esito felicissimo. Il tempo splendido, così la Biella Cattolica, attirò numerosi accorrenti anche dai dintorni cosicche in poche ore i premi rimanenti furono esauriti. La banda municipale e quella di Pralungo diedero pure applauditi concerti. Non sappiamo precisamente qual sia stato il ricavo totale. Per quanto però possa immaginarsi lusinghiero, sarà sempre ancora ben poco in proporzione di quanto occorre perchè i Salesiani possano spiegare intera la loro opera a bene pubblico. Quindi è che, pur plaudendo e congratulandoci vivamente con quanti hanno fin qui prestato valido aiuto alla nascente istituzione, la raccomandiamo e la raccomanderemo ancor sempre alla benevolenza ed alla generosità dei Biellesi.

Noi ci uniamo al valoroso foglio cattolico di Biella nel raccomandare vivamente alla carità dei Cooperatori e delle Cooperatrici di quella Diocesi la nostra Casa di Biella, la quale per essere, si può dire, ancora nelle fascie minaccia di morire d'anemia se il sangue vivificatore della carità non viene in tempo a fluire abbondante nelle sue vene.

IVREA. - In questa città, per la munificenza della venerauda madre del Card. Richelmy Arcivescovo di Torino, già da parecchi anni abbiamo aperto una Casa di studentato con scuola speciale di agricoltura teorico-pratica. In un terreno sassoso ed incolto -- per cui il nome popolare di Sassonia a quel nostro stabilimento - si ottennero in poco tempo meravigliosi risultati e quel luogo, dove prima non crescevano che miserabili sterpi, ora produce ogni sorta di erbaggi e di frutti. Il lavoro fecondato dalla preghiera ha operato sì insperata trasformazione.

Ora apprendiamo dall'ottimo Pensiero del Popolo che quei nostri indefessi Confratelli il 4 giugno scorso vollero onorare solennemente la nostra Celeste Patrona.

I cantori eseguirono nelle funzioni sacre con finezza e con gusto ottima musica; la banda rallegrò a più riprese gli intervenuti. Si recitarono dei complimenti pieni di affetto e di delicatezza. Mons. Vescovo con parecchi Canonici, egregi Signori e Signore della città, non ostante il cattivo tempo, volle pigliar parte alla festa, che si chiuse con una forbitissima e commovente conferenza ai. Cooperatori Salesiani del nostro Don Trione. Dio benedica ai nostri buoni Confratelli ed all'ottimo D. Bianchi loro venerato superiore.

Noi però, avendo avuto la fortuna di assistere in parte a questa carissima festa di famiglia, dobbiamo aggiungere che la surriferita relazione del Pensiero del Popolo nel suo stile laconico, è solo una breve sintesi di quanto l'amor figliale il più tenero ha saputo escogitare per inneggiare alla nostra Ausiliatrice ed onorare degnamente l'amatissimo Vescovo, Mons. Matteo Filipello, il quale volle rendere colla sua presenza più solenne la festa, ed i venerandi Canonici che gli fecero corona. Se non sta a noi tessere le lodi dell'opera di quei nostri confratelli, vuole però la gratitudine che tributiamo all'inclito Presule Eporediese le più vive grazie per la protezione specialissima accordata alle opere nostre, e questo ringraziamento vogliamo esteso a tutto l'esemplare e dotto Clero della Diocesi d'Ivrea, il quale gareggia col Pastore nel voler bene ai figli di D. Bosco. Parliamo con cognizione di causa e quei giorni fortunati, in cui ci fu dato avvicinare e conoscere tanti cuori generosi, non si cancelleranno mai più dalla nostra memoria.

SETTIMO VITTONE (IVREA). - Quest'ottima popolazione suole ogni anno celebrare in modo speciale la festa di Maria SS. Ausiliatrice, alla quale eresse, in una borgata poco distante dal paese detta Cournalei, un piccolo Santuario ben tenuto e devotissimo. Un Santuarietto a Maria Ausiliatrice sui monti è cosa degna di nota, ed un caso, o meglio la mano della Provvidenza ce ne fece conoscere l'esistenza, acciocchè il nostro Bollettino avesse un motivo di più per ridire al mondo tutto : Ecco fin dove e come l'Ausiliatrice del popolo cristiano è venerata ed amata! Sia perciò benedetto il momento in cui il R.mo D. Perotti Giovanni Pievano e Vicario Foraneo di Settimo Vittone, ebbe l'intenzione di invitare, al fine di rendere più grandiosa la festa della Madonna al suo caro Santuarietto di Cournalei, tutti i Confratelli ed alunni della nostra Casa di Ivrea! Questi gradirono ben di cuore l'invito ed il giorno fissato, 7 giugno, tutti in corpo si recarono al luogo designato. Un nostro confratello ci comunicò le sue impressioni in proposito. Dopo circa tre ore di cammino, così egli, di cui una su pel dorso d'una montagna, sparsa di vigneti e castagni, accompagnati dal mormorio di un grazioso torrentello, arrivammo alla meta. Lassù a ridosso del monte, nascosto tra alcune case ed una macchia di folti castagni, giace il Santuario. Al nostro giungere la folla era già sì numerosa, che non solo n'era piena la Chiesa, ma anche il piccolo piazzale che vi si stende davanti. Sulla facciata del Santuario si leggeva, messa di fresco a nuovo, scritta a grandi caratteri la soave invocazione : Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis. Questa cosa ci sorprese, ma la credemmo un atto di gentilezza che il Pievano voleva usare a noi figli dell'Ausiliatrice. La nostra sorpresa però crebbe quando, entrati finalmente in Chiesa, prima cosa a presentarsi fu la graziosa immagine della Madonna di D. Bosco. Sul magnifico controaltare in tela azzurra, si leggeva la suddetta invocazione, ricamata a caratteri d'oro, su uno sfondo di raggi dorati.

Al fine ci credemmo addirittura in una Chiesa Salesiana, quando volgendoci a sinistra scorgemmo ancora sopra di un altare, custodita da apposita nicchia, la statua dell'Ausiliatrice che col Bambino sorridente pareva ci attendesse. La scoperta di un tesoro non poteva rallegrarci di più. Era la Vergine stessa che, a nostra insaputa, ci aveva chiamati lassù per onorarla in giorno a Lei sacrato tradizionalmente dalla pietà di quella popolazione, lassù in quel luogo perduto fra i monti, ove non mai avremmo creduto di trovare una Chiesetta a Lei così particolarmente consacrata.

Il concorso di gente fu veramente straordinario, sì che noi dovemmo durante le funzioni accontentarci della sagrestia e del coro, mentre altri erano sull'orchestra o in presbitero, e solo dopo le funzioni della sera, potemmo radunarci tutti avanti alla nostra cara Madonna per offrirle ancora una volta il nostro cuore, domandarle nuove grazie pei nostri benefattori, cantarle una lode e riceverne la materna benedizione. La musica fu eseguita dai nostri cantori unitamente a quei del paese e la nostra piccola banda con le sue suonate finì per mettere al colmo la gioia di quei buoni terrazzani. Fu una vera festa Salesiana passata sotto gli occhi dell'Ausiliatrice, Madonna dei Salesiani, e fra le gentilezze di tanti ottimi Cooperatori ed amici nostri e specialmente del Sig. Pievano, il quale mise a nostra disposizione il giardino, le più belle sue sale e... la cantina. Anche l'egregio Sindaco di Settimo Vittone, nel pomeriggio venne a prender parte alla festa con somma nostra contentezza. La festa passò, ma non ne passerà la memoria e noi ricorderemo sempre le dolci impressioni riportate e i tanti benefattori di quei luoghi.

CUORGNÈ CANAVESE. - Nella chiesa annessa al Collegio Morgando, affidato ai Salesiani, il tre giugno si celebrò con gran pompa la festa di Maria Ausiliatrice con l'intervento di Mons. Ermanno Montagnini, membro del primo Collegio della Prelatura Romana. La Messa solenne riuscì un vero trionfo di Maria. Numerosissimo, scrive il corrispondente del Pensiero del Popolo, era il Clero all'Altare, sfarzoso l'apparato e di grande effetto la musica eseguita dai cantori del Collegio, accompagnati dalla premiata Orchestra Municipale del paese. Vi assisteva in gran calca il popolo divoto, convenuto anche dai paesi vicini. Tutto il giorno fu un continuo pellegrinare di fedeli a venerare la magnifica statua di Maria Ausiliatrice, regalo di pie signore.

Alle sacre funzioni della sera tesseva il panegirico il prelodato Monsignore, con una eloquenza che rapiva all'entusiasmo verso la gran Madre di Dio. La sera precedente era già stata tenuta la solita conferenza d'occasione dal Salesiano Don Stefano Trione ai Cooperatori ed alle Cooperatrici delle Opere di Don Bosco, che in Cuorgnè sono molto numerosi ed attivi.

Questo bel Collegio s'attira la simpatia e la fiducia di tutto il paese e risponde mirabilmente alla sua missione istruttiva ed educativa.

VERONA. - L'ultimo giorno di maggio nella Cappella dell'Istituto D. Bosco sontuosamente addobbata venne celebrata la nostra Festa Patronale. Disse la Messa della Comunione Generale il Presidente del Comitato Salesiano Veronese, D. Francesco Serenelli, dispensando il Pane Eucaristico ai numerosissimi convittori. Il Prof. Cav. D. Pietro Scapini cantò la Messa solenne durante la quale i giovani dell'Istituto con puntualità ed affiatamento eseguirono buona musica. Dopo, il R.mo Mons. G. B. Peloso Vicario Vescovile, tenne, come scrive il Verona Fedele, un dotto e accalorato discorso, nel quale parlò di Maria Ausiliatrice mostrandone i trionfi nel secolo nostro, in questo secolo ormai presso a morte. Egli parlò di Pio VII, che, liberato dalla prigionia di Savona, istituisce la festa di Maria Auxilium Christianorum; di Pio IX, che da Gaeta domanda l'ultimo assenso dell'Episcopato cattolico per la definizione dell'Immacolato Concepimento di Maria, e mostrò insieme come questa proclamazione fosse un colpo di scure per il naturalismo e il razionalismo invadenti. Vide i miracoli di Maria Ausiliatrice nella devozione di Lourdes, nel domma dell'infallibilità pontificia, nella popolarità della quale fa circondato il Papato per opera di Pio IX e di Leone XIII, nell'unione dei Vescovi, nell'entusiasmo religioso dei popoli. L'ultima sua parola fu per l'Opera Salesiana, per la meravigliosa creazione di Don Bosco, al quale tornò il suo discorso, come bellamente ne avea preso le mosse.

Impartita dallo stesso Monsignore la benedizione con il SS. Sacramento si chiuse la devota solennità, alla quale, stante il luogo remoto, fu sufficiente il numero degli intervenuti.

Quindi nel cortile furono eseguiti alcuni pezzi di musica dalla banda dell'Istituto e, fra questi, l'inno salesiano per l'Istituto di Verona, musicato dal ch. maestro Regolo Rossi. L'inno, scritto e strumentato in questo due ultime settimane, non fu potuto eseguire con tutta la sfumatura e la precisione richiesta; ma ciò è questione di poco tempo e ad una nuova audizione l'esecuzione, ne siamo certi, sarà non solo buona come ieri, ma ottima. Eccone, intanto, le parole

Sotto il bianco vessillo raccolti

Che nei raggi dell'italo sole Fa più belle le sante parole:

« Dammi Palme, non altro, o Signor,» Col balen della speme su i volti, Del Salese procedono i figli, Che del Bosco ne' miti consigli Cercan sempre la pace del cor.

Degli studi la nobil palestra

Qui ci unisca o dell'arti il lavoro, Ci fa ricchi lo stesso tesoro,

Virtù e fede, che muovon dal Ciel; Qui alle prove future ci addestra Tutti insieme una stessa parola; La dottrina di Cristo che sola Diè a D. Bosco l'indomito zel.

Quando, un giorno, dal bianco vessillo Ci terremo per vario sentiero, Non fa mai che non torni il pensiero A chi l'alma nel ben ci temprò

Delle trombe sonanti a lo squillo S'oda ognor questo giuro solenne, E trascorra d'amor su le penne Dalle rive dell'Adige al Po.

Superfluo l'aggiungere parole; dir bene dell'opera salesiana fra noi e dell'infaticabile direttore Don Luigi Ciprandi, sarebbe un portar nottole ad Atene ed acqua al mare, così nella sua bontà s'esprime il Verona Fedele. Meglio e più profittevole, senza dubbio, è l'esortare i Veronesi a circondare sempre delle loro simpatie l'Istituto Don Bosco e a giovarlo delle loro elemosine. Son giovani, parecchi de' quali sottratti all'ozio, al vagabondaggio, a qualche cosa di peggio e chiamati a ricevere una buona educazione, ad avviarsi per quella strada, dalla quale, anche invecchiando, non s'indietreggerà.

Nei lieti e nei tristi casi, di nascite, di matrimoni, di guarigioni ottenute e di morti, i Veronesi si ricordino che in città v'è l'Istituto Don Bosco, e che ogni dì, fra alunni ed istitutori, vi si provvede a duecento ottanta persone circa, senza proventi segreti, unicamente appoggiandosi sulla carità dei buoni. E questa carità non deve mancare.

Questo consiglio dell'ottimo giornale noi vorremmo farlo nostro e ripeterlo a tutti i nostri Cooperatori, perchè è quanto raccomandò pure vivamente il Sig. D. Rua nell'ultima sua Conferenza nel Santuario di Valdocco.

PIRANO (ISTRIA). - Il 24 Maggio si tenne nella Chiesa di S. Pietro la Conferenza di Maria Ausiliatrice, prescritta dal Regolamento dei Cooperatori Salesiani. Il discorso fu tenuto dal M. R. P. Luigi Bondini, Guardiano del locale Convento dei Minori Conventuali. Con grande eleganza e dottrina fece egli conoscere che Maria SS. fu davvero sempre l'Ausiliatrice del popolo cristiano: Maria liberò la cristianità dalla barbarie turchesca, Maria la libererà anche dall'odierna barbarie camuffata sotto i titoli speciosi di civiltà, di libertà, di eguaglianza. Nella seconda parte parlò di D. Bosco, il quale riconobbe subito in Maria Ausiliatrice la sua forza e sotto l'invocazione di Lei facea partire i suoi missionari e sotto il di Lei patrocinio pose tutte le opere sue. Da ultimo fece appello ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane a seguire l'esempio del Padre e confidando nell'aiuto dell'Ausiliatrice intraprendere coraggiosi la lotta contro il male e specialmente strappare dalle fauci di Satana la povera gioventù.

Dopo la conferenza il Decurione Salesiano Can. G. Maraspin recitò alcune preci a Maria SS. Ausiliatrice ed alcune altre in suffragio di tutti i Cooperatori defunti, facendo specialmente menzione dell'ottima Cooperatrice Salesiana sig.na Maria Chierego , e raccomandando alla carità dei Cooperatori l' anima benedetta di lei. La colletta fatta in tale occasione fruttò l'importo di 25 corone austriache. Ci conceda Maria Ausiliatrice di poter fare in seguito di più e di meglio onde dilatare il culto di Lei e promuovere le opere dell'immortale D. Bosco.

Così conchiude lo zelantissimo nostro Decurione di Pirano la sua relazione, e noi mentre porgiamo a lui ed a quanti cooperano all'Opera Salesiana i nostri vivi ringraziamenti, preghiamo la Vergine benedetta di esaudire i loro voti.

LODI. - Nel Collegio di S. Francesco diretto dai RR. PP. Barnabiti, dove in qualità di Prefetti vi sono vari Chierici, che fecero i loro primi studii nell'Oratorio di Valdocco, all'ombra di Maria Ausiliatrice, il 25 maggio si celebrò la festa della nostra Patrona. La Messa della Comunione Generale fu celebrata nella Cappella del Collegio. Una seconda Messa detta fu dal M. R. P. Benedetto Maria Ferrerio, Vice-Rettore, nella monumentale Chiesa di S. Francesco, durante la quale si fecero in comune divote pratiche di pietà. Poscia, verso le ore 10, nell'aula del medesimo Collegio ebbe luogo la riunione dei Cooperatori. Tenne una bellissima conferenza, inneggiando alla Madonna di D. Bosco, il chiarissimo e noto oratore D. Cesare Barzaghi. Parlarono pure con affetto di Maria SS., di D. Bosco e delle sue Opere i Chierici Prefetti Bizzozero, Gerolamo Crivelli e Luigi Micaglio. Si terminò con una colletta a favore delle Opere Salesiano.

CATANIA (SICILIA). - Con quanta maggior pompa e divozione si potè, il 24 maggio, venne pare celebrata la festa dell'Ausiliatrice nella piccola ma ben adorna Cappella del Convitto per le Allieve Normaliste. Alla Messa della Comunione Generale presero parte colle normaliste altre pie Signore e le giovanette delle scuole esterne. Seguì la prima accettazione delle Figlie di Maria nell'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice. « Spettacolo commovente, scrive Suor Maddalena Morano, era il vedere quella piccola turba di giovanette e bambine accostarsi, colla gioia del cuore dipinta sul viso, alla Sacra Mensa e poi prostrarsi ai piedi dell'altare per ricevere il nastro color rosa da cui pendeva la medaglia benedetta della loro Protettrice, per la quale si accrebbe in tutte l'amore mercè l'accalorata parola del Direttore Spirituale, che compì il sacro rito.

La Messa solenne in musica, bellamente interpretata dalle normaliste, fu celebrata dal R.mo Can. Stefano Vinci nostro vero benefattore, il quale da circa due anni con esattezza inappuntabile, in ora comoda per le allieve, viene ogni giorno a celebrare nella nostra chiesina. Nel pomeriggio un ben indovinato trattenimento, nuove funzioni sacre con appropriato discorso del Direttore e benedizione del SS. Sacramento, ed infine una simpatica illuminazione pose fine alla festa. Voglia la nostra Madre celeste gradire il nostro ossequio figliale, benedire questo nostro nascente Istituto che s'intitola del glorioso suo nome e far sì che in tutte noi Suore, giovanette e bambine sempre viva si mantenga la sua divozione. »

CALTANISETTA. - In questa città ogni anno, per cura dell'instancabile nostro Cooperatore Prof. D. Michele Cucugliata, viene celebrata la festa della nostra dolce Madonna nella Cappella della contrada Firrio. Quest'anno, così scrive il giornale locale, non potè aver luogo la gaia processione che suol farsi nelle vie della città appunto perchè la via principale trovasi ingombra di materiali per il monumento a Gesù Redentore sul vicino San Giuliano. Purnondimeno, la Cappella adorna sfarzosamente di verdure e di fiori che i bravi campagnoli procurano alla Regina Aiuto dei Cristiani, fu fatta segno alla divozione di un affollato pellegrinaggio di fedeli, i quali con inni e con preghiere vollero testimoniare la loro fede e la loro filiale affezione alla Madre delle vittorie.

L'effigie della Vergine SS. però si portò in processione nelle vie rurali adiacenti con tutta la pompa possibile. Disse improvvisate e sentite parole il Prof. D. Francesco Pulci parlando della felice congiuntura del Monumento al Redentore vicino alla Cappella di Maria SS. Ausiliatrice, della grande opera di Don Bosco e dei Salesiani. Oh! si estenda sempre più questa bella devozione alla gran Madre di Dio sotto il titolo di Ausiliatrice e tutti esperimenteremo la gran bontà della divina Dispensiera. Un bravo intanto al solerte organizzatore Prof. Cucugliata, il quale mette in opera tutto quanto può riuscire alla maggiore gloria di Maria SS.!

CHIOGGIA. - Il 29 maggio scorso, scrive il periodico locale La Gioventù, nella chiesa di S. Domenico dove con plauso e frutto predicò il mese di Maria il M. R. D. Emerico Talice, Diret tore del nostro Istituto Salesiano, ebbe luogo l'annuale conferenza salesiana ad un gran numero di Cooperatori e Cooperatrici. Con parola facile descrisse D. Bosco, delineandone a brevi tratti la santa e prodigiosa vita. Parlò anche del nostro Istituto e qui crediamo opportuno riportare press'a poco le sue parole perchè servano di conforto ai nostri lettori e perchè certe maligne dicerie trovino in esse la loro confutazione.

« L'Opera Salesiana di Chioggia, così l'Oratore, si rivela opera veramente di Dio non solo per il gran bene che s'è fatto colla sua grazia nell'Oratorio festivo, ma anche dal fatto che il demonio la perseguita. E ministri del demonio non sono già questa volta gli uomini, ma gli elementi e certe combinazioni che riescono inesplicabili. Io, che da mesi abito l'Istituto, mi sono persuaso che le avarie scopertesi nella fabbrica non possono essere attribuite a colpa di nessuno di quelli che vi han lavorato con la massima buona volontà, purità d'intenzione, ma che il freddo eccezionale di quest'inverno, forse qualche errore, certo involontario, hanno imposto la demolizione del muro di cinta e la conseguente dolorosa sospensione dell'Oratorio. Da queste diaboliche persecuzioni dobbiamo aprire il cuore a grandi speranze. Presto l'Oratorio si riaprirà, entro l'anno si incomincierà a lavorare per il bene del paese ed il Signore ci prospererà e consolerà. tanto, quanto fummo addolorati per questi piccoli inconvenienti. »

Raccomandò poi l'Opera alla carità cittadina dicendo che alle volte i Salesiani edificano i loro Istituti coi denari ricevuti dai benefattori, altre volte son chiamati ad abitare antichi conventi e fabbriche riattate alla meglio, altre volte finalmente devono ricevere come sono i fabbricati che i benefattori stessi vogliono aver l'onore di edificare... ma che però sempre han bisogno della carità pubblica per il buon andamento e prosperità delle Opere loro.

Conchiuse finalmente invocando sopra l'Opera la potente intercessione di Maria Ausiliatrice. L'Oratore, che per più d'un'ora tenne interessatissima l'udienza col suo dire chiaro, forbito ed elegante, impartì poi agli astanti la benedizione col Venerabile.

S. LAZZARO REALE. - La Domenica 27 maggio, così ci scrive il nostro Zelatore Merlo Giovanni, fu per noi giorno di somma letizia. Insieme con la chiusa del mese di Maria celebrammo pure la festa della nostra potente Ausiliatrice. È la quarta volta che celebriamo questa festa, e come gli anni scorsi, così anche stavolta riuscì solennissima e molto divota. Ciò che attirava lo sguardo di tutti si era l'altare, sul quale , in mezzo ad un vero giardino di fiori, torreggiava la statua di Maria SS. Ausiliatrice. Due angeli posti ai lati della statua, sostenevano un gran nastro su cui si leggeva, ricamato in oro : Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis, e da una corona sovrastante la nicchia scendevano altri nastri con scritti allusivi alla battaglia di Lepanto ed al trionfo di Pio VII. Alle 9 vi fu Messa solenne con accompagnamento d'organo e nel pomeriggio, vespri, discorso e benedizione col SS. Sacramento. In sull'imbrunire si fecero altre pie pratiche in suffragio dei Cooperatori defunti e così terminò la nostra festa lasciandoci l'animo pieno di dolcezza e di consolazione.

TROIA (FOGGIA). - Ci scrivono: A cura devota dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane, secondati dallo zelo di devote signore e signorine, il 7 giugno ebbe luogo nella Chiesa di S. Benedetto una festicciuola in onore di Maria Ausiliatrice, la Madonna di D. Bosco. Tutto andò benissimo : i Reverendi Sac. D. Vincenzo Tricarico zelantissimo rettore della Chiesa, Sac. D. Domenico Maielli Arciprete della Cattedrale, Sac. Don Vincenzo De Santis, Sac. D. Domenico Marziale, non che molti venerandi chierici e la Veneranda Congregazione dell'Addolorata , con incoraggiamento del nostro degno Pastore S. Ecc. Rev.ma

Mons. Paolo Emilio Bergamaschi, tutti cooperarono alla felice riuscita di questa solennità. Dell'instancabile Arciprete Maielli ci piace notare il bel fervorino diretto ad uno stuolo di fanciulle della 1.a Comunione, apparecchiate e guidate, come negli altri anni, dall'egregia Signorina Adele Trincucci, cooperatrice salesiana e maestra di queste scuole municipali. Egli con la sua parola semplice ed efficace seppe destare la più viva commozione negli animi di tutti.

Non vi ha dubbio che la manifestazione più stupenda, più viva, della potenza di Maria SS. a pro della Chiesa e della Società, è l'opera di Don Bosco . Ciò seppe egregiamente mostrare la sera della festa il Rev. D. Vincenzo Dottor Sirabella, il quale nelle Opere Salesiane a grandi tratti riscontrò l'azione soprannaturale di Maria , e con la grandezza dell'argomento e la sua parola eletta ed affettuosa seppe intrattenere divotamente attento il numeroso uditorio. Nella sua semplicità, dunque, tale solennità fu di grande importanza per l'entusiasmo religioso e per il cresciuto numero di Cooperatori e Cooperatrici. Ci fu qualchecosa di più che nei pochi anni dacchè ha avuto principio e, soprattutto, perchè ci fu la fede che abbia un giorno ad attecchire ed estendersi anche qui l'Opera Salesiana, la quale, ispirata e protetta sensibilmente dalla Vergine sotto quel titolo glorioso, benedetta da Pio IX e da Leone XIII, invocata ed aiutata dai Pastori della Chiesa e protetta dalle potestà civili, tante meraviglie opera nell'Europa, nell'America e altrove, provvedendo in modo così efficace agl'imperiosi bisogni della Chiesa e della società universale.

FIUMEDINISI. - Anche in questo piccolo paese, nella chiesa di S. Pietro, si celebrò il mese dell'Ausiliatrice ed il 31 maggio si chiuse con la festa riuscitissima. Quest'incremento della divozione della Madonna di D. Bosco in Fiumedinisi si deve al nostro bravo Cooperatore Giuseppe Zagami di Placido il quale, comunicandocene la relazione, porge per mezzo nostro i più caldi ringraziamenti ai RR. Sacerdoti ed alle pie Signore, sopratutto alla Signorina D'Anna, per averlo con premura coadiuvato in questa pia pratica, la quale è destinata a far molto del bene in quel paese.

Si festeggiò eziandio la nostra Ausiliatrice

1. - Alle Scuole Apostoliche del Martinetto-Torino con bellissima festa onorata fin dalla vigilia dalla presenza del R.mO Don Rua, il quale degnossi celebrare la Messa solenne e presenziare tutte le altre sacre funzioni. Buona e ben eseguita la musica tanto in Cappella quanto al trattenimento in onore di Maria SS. Un bravo di cuore agli egregi Superiori e convittori tutti per il ben ideato omaggio, espressione non indegna del figliale loro affetto verso la buona nostra Madonna.

2. - All'Oratorio femminile di Sant'Angela Merici diretto dalle Suore di D. Bosco, il 10 giugno fecesi una solennissima festa, che fu felicemente coronata da ben riuscita processione attorno alla piazza di Maria Ausiliatrice e da famigliare illuminazione.

3. - A Genova, dove, come abbiamo rilevato dal Cittadino, il 30 maggio venne cantata una Messa solenne nella Basilica di S. Siro e tenuta intra missam la conferenza dal R.mO Can. L. Bedini di Lucca.

4. - A Sezzè il R.mo Prevosto D. Vespa Domenico, Decurione dei nostri Cooperatori, il 20 maggio tenne egli stesso una Conferenza in onore di Maria Ausiliatrice, aumentando nella sua Parrocchia il numero degli amici di D. Bosco e raccogliendo generosa limosina per le nostre missioni.

5. - A Legnago l'Arciprete D. Casimiro Viviani colla bontà che gli è propria e con zelo illuminato promosse nella sua Chiesa, addobbata per la circostanza, la prima conferenza salesiana riuscitissima. Era Conferenziere l'esimio Direttore del nostro Collegio di Este.

6. - A Rapallo fin dallo scorso aprile ebbe pure luogo una conferenza tenuta da Don Pentore e promossa da quegli egregi nostri Cooperatori al fine di preparare il terreno al decisivo stabilimento dell'Opera di D. Bosco in quel popoloso borgo.

7. - Nella città di Acqui tenne tempo fa una splendida conferenza il R.mo Mons. Negroni che fruttò una bella offerta a pro delle Opere Salesiane. Altre conferenze in occasione della festa di Maria Ausiliatrice ebbero pure luogo a Valdivilla (Cuneo) , a Garlate (Como) , ecc.

NOTIZIE DI FAMIGLIA

(1) Segue il viaggio del veneratissimo nostro Superiore D. Rua, secondo la relazione del Segretario D. Giuseppe Rinetti. - Vedi Bollettini di aprile e giugno.

Attraverso la Calabria. (1)

ALLE 6 del 17 aprile i Superiori e gli alunni dell'Istituto Salesiano di Messina accompagnarono il nostro Superiore D. Rua al battello. Egli si trattenne or cogli uni, or cogli altri, dando santi ricordi, fino al momento della partenza per Reggio.

Il battello parte e quei buoni giovanetti che desiderano riverire ancora una volta il Successore di D. Bosco, si recano ad un belvedere, in prossimità del porto, ed agitando i loro fazzoletti, gli esprimono tutto l'affetto, ed il dolore per la sua partenza nonchè il vivissimo desiderio che hanno di presto rivederlo.

Nella breve fermata a Reggio si ha tutta la comodità di celebrare nella cattedrale, dove si è cortesemente ricevuti dal degnissimo sig. Arciprete. Presso il nostro zelante Cooperatore, il R.mo Can. Delfino, viene apparecchiata una buona colazione: da lui accompagnati si vede un poco la città, che è artistica e gentile ; si fa visita all'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo, che rivede il nostro amato Superiore con grandissimo piacere, benchè sia occupato nei preparativi della partenza pel pellegrinaggio a Roma. Gli auguriamo un felicissimo viaggio, lo vediamo a partire, e poi a nostra volta partiamo per Bova Marina.

Quivi D. Rua è ricevuto al suono giulivo delle campane; molto popolo è accorso alla stazione, i seminaristi, bellamente schierati all'uscita della medesima, gli danno unitamente a ragguardevoli personaggi del Clero e del laicato bovese, il benvenuto. Arrivati al Seminario, si va tosto in cappella a cantare il Te Deum e poi si succedono le presentazioni ed i ricevimenti. Alle 17 1/2 nell' aula maggiore, parata a festa con ottimo gusto, ha luogo una riuscitissima accademia musico-letteraria in onore del nostro Rettor Maggiore e di S. Eccellenza Monsignor Domenico Pugliati, che, per felicissima combinazione in quel giorno appunto, veniva dal Santo Padre nominato Vescovo di Bova. Si intrecciano gli evviva a Mons. Vescovo ed al sig. D. Rua, ed è una gioia sì cara e generale, che la penna non potrà mai adeguatamente descrivere. Rapidi come il baleno passano i due giorni destinati alla visita del Seminario di Bova, e si deve partire. Alle 21 del 18 accompagnati da tutti i Seminaristi, che cantano l'inno salesiano e ci rischiarano la via con torcie a vento, si arriva alla stazione, distante 15 minuti dal Seminario, si prende posto nel treno, si salutano col più sincero affetto tutti i cari abitanti di Bova, accorsi, e poi si prosegue per Taranto dove si giunge alle 13,57 del 19, dopo poche ore di fermata a Catanzaro Marina.

S. Ecc. Mons. Arcivescovo, Pietro Jorio, rivede con indicibili segni di affetto il nostro amatissimo Superiore, lo vuole suo ospite e lo colma di gentilezze. Accompagnati dal suo segretario, dal R.mo sig. Can. Raffaele Cordone e da altri benemeriti Cooperatori, si visita la bellissima città ed un vasto terreno, in cui si spera abbia presto a sorgere un Istituto salesiano. Il giorno 20, accompagnati alla stazione dai sullodati degnissimi ecclesiastici, dal Can. Saponieri, dal sacerdote Lo Cascio e dal Cav. Giancola, anima dell'azione cattolica di Taranto, grati ai benemeriti Cooperatori di tutte le gentilezze usateci, si parte per Corigliano di Otranto. Alla stazione attendono D. Rua l'Ill.mo Sig. Barone Comi, nostro amico e gentilissimo ospite, il caro confratello D. Antonio Buzzetti, il degnissimo Arciprete, il Cappellano del Signor Barone ed altri ragguardevoli personaggi del Clero e del laicato di quella simpatica cittadina. Si sale nella vettura del Sig. Barone, ed in meno di mezz'ora si è al suo palazzo. La nobilissima e religiosa famiglia dà il benvenuto al sig. D. Rua, e dopo un po' di riposo e di ristoro si va a visitare la nuova Casa salesiana in costruzione, destinata a centro di una Colonia Agricola , provveduta dalla generosità dell'ottima Casa Comi.

Il 22 verso le 14, ringraziati i nostri generosissimi ospiti ed accompagnati da Don Buzzetti, dal Cappellano D. Nicola e dagli ornatissimi figli del Sig. Barone, si parte alla volta di Bari.

Vi si giunge a notte, ma non mancano alla stazione a dare il benvenuto a D. Rua Mon signor Vicario Generale ed il Can. Bux, che lo conducono all' Episcopio, dove in assenza di Mons. Arcivescovo, partito di quello stesso giorno pel pellegrinaggio a Roma, fa le accoglienze più affettuose il suo Segretario Don Demetrio Magrini, ed il Rev.mo sig. Rettor del Seminario Sac. Pietro Chirio. Il sig. Don Rua vien presentato alla pia madre ed a due degne sorelle di Mons. Arcivescovo, che desiderano la sua benedizione e domandano di poter assistere alla sua Messa nel mattino seguente nella, cappella di Mons. Arcivescovo, e sono accontentato. Accompagnati dal R.mo Canonico Bux e dall'Ingegnere Pietro Tramonte, si visita a volo d'uccello la città; si entra nella bellissima chiesa di S. Nicola a venerare le reliquie del Santo ed il nostro Superiore ha la fortuna di gustarne la così detta manna.

Verso le 9 si parte per Fossacesia diretti a Lanciano e Castelfrentano dietro invito di S. Ecc. Mons. Luciano Bucci, Vescovo di Pontecorvo Sora ; e da Fossacesia a Lanciano siamo accompagnati dal fratello di S. Ecc. il sig. Domenico Bucci, il cui nipote D. Odoacre Bucci viene ad incontrarci a mezza via.

A Lanciano si fa visita all'Arcivescovo Mons. Angelo Della Cioppa, da tanto tempo desideroso di fare la conoscenza del nostro venerato Superiore, che ospita come carissimo amico e colma di squisite cortesie. Da Lanciano si va al Santuario della Madonna del Buon Consiglio presso i Frati Minori, i quali ricevono D. Rua come un grande amico o lo vorrebbero ospite. Si ritorna presso S. E. l'Arcivescovo di Lanciano, che induce il nostro Superiore a visitare la tomba di San Tommaso Apostolo ad Ortona e dispone che di buon mattino vi sia una vettura a nostra disposizione e che ci accompagni il Sac. Professore Rocco Basti. Ad Ortona si vede la Cattedrale, si prega alla tomba di S. Tommaso, si riverisce il sig. Prevosto D. Ferri ; si fanno e si rinnovano conoscenze, ed accompagnati dal Decurione dei Cooperatori Salesiani Sac. Can. Prof. De Vigiliis, si visitano le scuole elementari, si sale al belvedere della Marina, si pranza presso il sullodato sig. Prevosto e quindi si continua per Pescina e Gioia de' Marsi.

A Pescina il degnissimo sig. Arciprete, il nostro ottimo Cooperatore sig. Federico Sinibaldi coi sigg. Enrico Mascitelli, rappresentante il Sindaco, Domenico Alessi, Avv. Vincenzo Panfili Vice Pretore danno il benvenuto a D. Rua. Le vetture sono offerte dai sigg. Giovannini Invernati e Nestore Alessi. Il Sindaco Avv. Cav. Beppino Mascitelli, esce ad incontrare il nostro Superiore fuori della città, dispone per un solenne ricevimento colla banda cittadina e con rappresentanze di tutta la popolazione, vuole per sè l' onore di ospitarlo e lo colma delle più squisite gentilezze. Gli presenta la sua famiglia ed i primarii cittadini, tutti desiderosi di farne la conoscenza ed avvicinarlo. Si rimane quasi tre giorni con vera gioia a Gioia e pare di trovarsi con vecchi amici. Il nostro Superiore celebra per due volte la S. Messa nell' Oratorio delle Figlie di Maria Ausiliatrice, dove accorrono le Cooperatrici in grandissimo numero, con le figlie dell'Oratorio festivo, a ricevere la S. Comunione ed ascoltarne i sermoni : anch'esse con un bel saggio musico-letterario ne festeggiano la visita.

Il 26 si lascia Gioia de' Marsi, si ripassa a Pescina ad ossequiare Mons. Vescovo Russo Marino, che in partenza per Sulmona, si associa volentieri con D. Rua, e ci onora della sua compagnia fino alla predetta città. Si fa un po' di sosta a S. Benedetto del Tronto, ricevuti alla stazione da due Parroci e da altri degnissimi ecclesiastici. Quivi, presso il sig. D. Gaetani, primo Arciprete della città, si è colmati di cortesie, si visita la chiesa : il nostro Superiore tiene conferenza agli alunni dell' Oratorio festivo parrocchiale, raccolti in buon numero, e poi via per Ascoli Piceno. Alle 22, attesi alla stazione dalla vettura di Mons. Vescovo, si va tosto all'Episcopio, dove Monsignore aspettava D. Rua per dargli il benvenuto ed ospitarlo. Il mattino del 27, il nostro Superiore celebra la S. Messa nella parrocchia del R.mo Can. Cantalamessa per le Figlie di Maria Ausiliatrice e loro educande: non manca il sermoncino in preparazione al mese di Maggio. Anche le buone educande di Ascoli Piceno gli fanno i complimenti con un saggio musico-letterario riuscitissimo : declamano con spigliatezza e bel garbo, mostrando d'aver ben approfittato dell'istruzione loro impartita.

Alle 19,28 dello stesso giorno , si arriva a Loreto : accoglienza affettuosissima e solenne per parte dei Superiori ed alunni del nostro Collegio. Declamazioni e canti, tra i quali vanno segnalati uno per soprano, eseguito da un convittore ed un altro per baritono, eseguito dal bravo artista Sig. Cav. Nazareno Benedetti, cantore della Basilica della Santa Casa.

Il giorno 29 si è ad Ancona. S. Em. il Cardinale Arcivescovo, ospita nel suo palazzo D. Rua come un vecchio amico e lo accompagna nella sua vettura a visitare l'Istituto Salesiano in costruzione, che fu trovato bello e comodo. Si visita pare la cattedrale, dove è venerata una divotissima immagine di Maria SS. sotto il titolo di Regina di tutti i Santi, la quale con stupendo prodigio, il 25 giugno 1696 aprì gli occhi e nel 13 maggio 1814 fu coronata dalla S. M. di Pio VII. Durante il miracolo, un pittore invitato a ritrarla sulla tela, non potendolo fare, perche continuava a muovere gli occhi, afflitto di non poterla copiare le disse : Madonna mia, se voi continuate a muovere gli occhi io non posso lavorare.

Il 30 alle 12,40 si è a Forlì, ricevuti da Mons. Vescovo Raimondo Maffei, che ricordò al nostro venerato Superiore il felice suo incontro al Congresso Salesiano di Bologna, nel 1895, e si rallegrò tanto di averlo anche per poco nella sua Forlì. All' Oratorio festivo salesiano , onorato dalla presenza dello stesso Mons. Vescovo e di una sceltissima udienza, ebbe luogo un'accademia con discorsi di S. Eccellenza, del sig. Don Rua, del sig. G. Fronticelli ecc., in modo da prender l'aspetto d'un piccolo Congresso Salesiano che lasciò in tutti la più cara impressione.

Il 1° maggio si passa a Faenza. Il ricevimento è splendido, archi trionfali, bandiere, musica ed un bell'indirizzo per dare il benvenuto a D. Rua Alle 18, alla presenza delle loro Ecc. Rev.me Mons. Cantagalli e Mons. Baldassari e di eletto pubblico di signore, signori e seminaristi, è artisticamente eseguito il melodramma ridotto : I Lombardi alla 1a Crociata, e vengono declamati bellissimi componimenti in onore delle loro Eccellenze Reverendissime e del Sig. D. Rua, e si fa pure un'affettuosa commemorazione del compianto Ing. Liverani Gian Tommaso, zelantissimo Cooperatore salesiano, di cui il giorno 2 ricorreva la trigesima. Tutto riuscì bene ; il sig. D. Rua e gli ottimi spettatori rimasero pienamente soddisfatti.

Anche la casa di Lugo ebbe la visita di D. Rua e quei musici piccolomini accolsero il nostro Superiore come i bravi soldati accolgono il loro re. Non mancarono a pranzo i complimenti in versi ed in prosa. Aperse il trattenimento il simpatico e carissimo Signor Can. Prov. D. Pompeo Petroncini, che colla sua facile vena ci regalò un bellissimo brindisi umoristico. Venne eseguita un'applauditissima polka del valente maestro Liviabella.. Parteciparono alla festa di famiglia la mamma dei Salesiani di Lugo, la nobilissima sig.a Marchesa Spreti, ed il zelante nostro Cooperatore salesiano sig. Conte Morandi; e quantunque piovesse piuttosto a lungo, si passò una bellissima giornata. Il sig. D. Rua visitò anche l'Educandato delle Figlie di M. A. e trovatele raccolte pei Santi Esercizi diede loro la benedizione, perchè riuscissero bene.

Una carissima funzione a Bologna.

Alle 20,35, accompagnati dalla pioggia, si arriva alla dotta Bologna. Aquae multae non potuerunt extinguere charitatem , e si trovano alla stazione a ricevere il nostro Superiore il Direttore dell'Istituto della B. V. di S. Luca e quello dell' Oratorio festivo di S. Carlino con varie rappresentanze. Il sig. Don Rua arriva in Collegio quando gli alunni stanno terminando le orazioni in cappella, ed egli va a tener loro un sermoncino e dare il fioretto del mese di Maria. Il dì seguente, 3 maggio, il Collegio è in gran festa. Archi trionfali, festoni, bandiere. Alle 7 1/2, accolto con la musica, arriva Monsignor Zoccoli, Ausiliario di S. Eminenza, per la Messa della Comunione generale, a cui s'accostano per la prima volta parecchi giovinetti, e per amministrare il S. Sacramento della Cresima. Alle 10 1/2 canta Messa il signor D. Rua. La musica è bella, breve e schiettamente religiosa secondo le ultime prescrizioni: ottima composizione a 4 voci del M.° Turner.

Si desidera il bel tempo per una divota funzione stabilita per le 16. Ma continua a piovere, e la funzione che doveva aver luogo in cortile, è fatta invece in un bel salone al primo piano. S. Em. il Cardinale Svampa, tutto affetto pei Salesiani, viene ad onorare ed allietare la festa dell'amabilissima sua presenza. Appena han preso posto le signore Patronesse dell'Istituto, le benemerite Cooperatrici, i zelanti Cooperatori e tutti gl'invitati, dopo una bella marcia eseguita dalla banda dell'istituto, prende la parola il Reverendissimo Mons. Carpanelli, che a nome delle Patronesse bolognesi, presenta in dono al Direttore un vago stendardo recante da una parte la benedetta effigie della Madonna di S. Luca, circondata da bellissime rose colla scritta. Quasi plantatio rosae in Ierico, e dall'altra S. Luigi Gonzaga che riceve la Comunione da un Angelo. Le due figure sono circondate da candidi gigli, ed un cartellino nastro reca la scritta : Minuisti eum paulo minus ab Angelis. L'ottimo D. Viglietti ringrazia commosso le nobili donatrici e le assicura che il piccolo suo esercito, raccolto sotto lo stendardo della Madonna di S. Luca, invocherà sempre su di loro le più elette bene dizioni del Cielo. Si rivolge quindi all'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo, pregandolo di benedire il nuovo vessillo. Il veneratissimo Cardinale, data la benedizione secondo il rito, ci regalò uno di quei discorsi, propri del suo cuore, divotissimo della Madonna di S. Luca ed affezionatissimo alla gioventù. Il sole, ci disse, negò alla festa il suo sorriso, ma in compenso abbiamo la luce che emana dalla persona dell' amabilissimo sig. D. Rua, che di ritorno dal lungo viaggio d'Africa e di Sicilia posa il suo piede nella cara Bologna e si ferma a provare di quant'affetto la prediliga. Si chiama contento di aver benedetta la bandiera nel giorno in cui si festeggia quella della S. Croce. Spiega il grande significato dello stendardo e qualificando la Madonna di S. Luca quale decus et praesidium della città di Bologna, aggiunge che le gentili donatrici vollero col loro regalo attestare due amori : l'amore alla Madonna di S. Luca e l' amore all' Istituto salesiano. Invita i giovanetti a rendersi essi pure decoro e presidio della città, coltivando la pietà e gli studi, crescendo forti nella fede per vincere le battaglie del Signore, militando sotto lo stendardo che venne loro donato e portandolo in cuore tutti i giorni della loro vita, perchè la battaglia non finirà che con essa.

Sorse in ultimo il sig. D. Rua, e presentandosi col petto fregiato dalle medaglie delle tre Compagnie di S. Luigi, di S. Giuseppe e del SS. Sacramento: Come vedete, disse, mi presento in modo diverso dalle altre volte : ho il petto fregiato di tre medaglie, perchè voi, o cari giovani, mi avete eletto generale del triplice esercito di S. Luigi, di S. Giuseppe e del SS. Sacramento : e perciò come generale vi parlerò di guerra.. Sotto la protezione di Maria Vergine, come i soldati del Carroccio, detti la compagnia della morte, perchè tutti i trecento che la formavano, giurarono di dar la vita, piuttosto che abbandonare la bandiera, voi tutti militerete sotto il glorioso vessillo, pronti a morire piuttosto che venir meno alla divozione verso la Madonna. Ricordò il valore dei soldati nel difendere la bandiera, raccontando la vittoria di Napoleone al ponte di Arcole nel 1796. Quivi essendo i suoi soldati divisi da un sol ponte dall' esercito nemico e non osando avanzarsi in mezzo al fischiar delle palle, Napoleone strappata la bandiera all'Alfiere, la piantò in mezzo al ponte. I suoi soldati, vista in pericolo la bandiera, fatti coraggiosi come leoni, assalirono il nemico e ne riportarono splendida vittoria. Chiamò S. Luigi modello e protettore dei giovani, un guerriero che combatteva da forte contro il gran nemico, il rispetto umano, e aggiunse che guardando la sua bella figura, circondata da un ricco trofeo di gigli, anche i giovani devono combattere come lui forti e coraggiosi per serbarsi immacolati e rendersi degni del Paradiso. Ringraziò le gentili donatrici , dicendo che il dono fatto ai figli è pure fatto al padre; disse del pregio artistico e della ricchezza del lavoro, che sarà oggetto di santa invidia per tutte le altre Case salesiane, ma che essendo fatto per onorare la. Madonna di S. Luca e S. Luigi, doveva per ciò stesso, essere bello e prezioso, adeguato alla loro divozione per la Madonna ed all'affetto che nutrono per l'Istituto salesiano, che scriverà i loro nomi a caratteri d'oro e sarà sempre riconoscente. Invitò quindi tutti a gridare un evviva all'Eminentissimo Cardinale, alle gentili donatrici ed a quanti lavorarono con intelletto d'amore attorno al ricco stendardo.

Furono presentati al Sig. D. Rua il pittore signor Cleto Capri, la ricamatrice signorina Maria Brighenti, l'intagliatore Sig. Laffi e il cesellatore Sig. Augusto Milani, che si ebbero i ben meritati complimenti pel lavoro eseguito a perfezione. La bella funzione fu chiusa con la trina benedizione del Santissimo impartita da S. Em.za il Cardinale.

Parma - 4 Maggio.

Accompagnati dai più affettuosi saluti e dai più sinceri augurii, stamane alle 10.30 il nostro venerato Superiore dava l'addio ai cari confratelli ed alunni di Bologna per partire alla volta di Parma. Il Direttore Dott. Don C. M. Baratta, impaziente del ritardo, veniva ad incontrarlo a Reggio, mentre altri confratelli lo attendevano alla stazione. Alle 12.30 si arriva a Parma e pochi minuti dopo al Collegio. Scoppiano gli evviva e gli applausi, suona festosa la banda musicale, sfavillano della più pura gioia i volti e gli occhi di tutti i 200 alunni, che gareggiano coi loro maestri ed istitutori nel portare il figliale lor saluto al più affettuoso de' padri. Se io fossi pittore vorrei dipingere un bel quadro rappresentante il nostro Superiore in mezzo a quei cari giovani, che differenti per età, indole e coltura, pure tutti si rassomigliano' nell'onorarlo, amarlo ed ammirarlo. È il primo venerdì del mese di Maria, giorno consacrato al Sacratissimo Cuore di Gesù, e gli alunni dopo aver avvicinato il sig. D. Rua in ricreazione ed in camera, lo vogliono in Chiesa a rendere più solenni le loro divozioni ad onore del Sacro Cuore di Gesù e di Maria Ausiliatrice, a cui hanno eretto un bell'altarino, ornato d'una sua bella statua e ricco di fiori, ma più ricco di frequenti e fervidi preci che depongono ai piedi del caro simulacro. La cena è rallegrata dall'arrivo del Rev.mo sig. D. Rocca, nostro Economo generale. Si succedono i giovanetti delle diverse scuole e dei varii laboratorii a porgere il loro riverente saluto al Sig. D. Rua, lagnandosi che sia così breve la sua fermata tra loro. Egli li assicura che è sempre con loro e che li raccomanda particolarmente a Maria Ausiliatrice ed a D. Bosco, perchè si facciano santi e possano poi far loro bella corona in Paradiso. E dopo aver all'indomani celebrata alle ore 7 1/2 la S. Messa della Comunione generale con analogo sermoncino, il sig. D. Rua parte per Alessandria colle più dolci impressioni della visita fatta a Parma.

Riuscitissimo trattenimento e festa patronale ad Alessandria.

Si giungo ad Alessandria alle 17. Alla stazione D. Rua è atteso da Mons. Vicario, da parecchi Parroci della città, dai Superiori ed alunni del Collegio Salesiano. Sale in vettura con Mons. Vicario e s'avvia al Collegio. Verso le 18 vi giunge S. E. Mons. Vescovo, accompagnato da distinti ecclesiastici e laici, Cooperatori e Cooperatrici, invitati tutti per un'accademia ad onore di Don Rua che per la prima volta visita il nuovo Collegio. Ha luogo più che un'accademia, un ben ordinato Congresso, in cui con varietà di temi si tratta dell'azione Salesiana nelle molteplici sue forme di Collegi, Ospizi, Colonie Agricole, Ospedali, Lebbroserie, Missioni d'Africa, d'Asia, d'America, ecc., facendo risaltare come tutta questa moltiplicità di opere vantaggiosissime per la società, ebbe umile principio dal catechismo ed Oratorio festivo aperto da D. Bosco nella Sacrestia di S. Francesco d'Assisi inTorino l'8 Dicembre 1841. In fine anche i vispi fanciulli del Collegio e dell'Oratorio festivo, con fare spigliato e disinvolto, recitarono bellamente i loro complimenti, che furono applauditissimi. Il simpatico trattenimento durò circa due ore, con un bellissimo succedersi di canti, declamazioni, concerti per piano, suonate per banda, eseguite da una brava musica militare, che si presta di buon grado a rallegrare le feste del nostro Collegio, onorate anche dalle autorità ecclesiastiche, civili e militari, che veggono con piacere lo sviluppo maraviglioso che va prendendo.

Terminata l'accademia, il nostro Superiore ringraziò Mons. Vescovo che la onorò colla sua presenza, ringraziò il Clero e tutti i buoni Alessandrini dell'attestato di stima e d'affetto, che vollero dargli coll'intervenire alla festa di famiglia, alla festa del cuore. Rivolgendosi poi ai confratelli ed alunni, ringraziò il carissimo Direttore della bella dimostrazione di figliale affetto, e con lui ringraziò i cantori, gli oratori e specialmente la banda militare, che si unì agli alunni del Collegio per rendere più allegra e più solenne la festa. Per ultimo prese la parola Mons. Vescovo, ringraziando il nostro amato Superiore della visita fatta all'istituto ed a tutta la città d'Alessandria, che per opera dei Salesiani vede migliorare la sua gioventù raccolta nell'Istituto e nell'Oratorio festivo e fece voti per un maggiore sviluppo dell'opera, affinchè possa corrispondere appieno ai grandi bisogni della città. Monsignore diede quindi la benedizione e si alternarono gli evviva a Lui, a D. Rua, al Direttore del Collegio. La giornata fu chiusa da una bella illuminazione alla veneziana.

Il giorno seguente ebbe luogo la festa patronale del Collegio, anticipata perchè fosse onorata dalla presenza del Superiore Generale. Alle 7 S. E. Mons. Vescovo venne a celebrare la Messa della Comunione generale agli alunni e fece loro un affettuosissimo fervorino. Alle 10 1/2 cantò la Messa il sig. Don Rua, e i collegiali eseguirono la Messa del Boissierre, accompagnata dai professori ed alunni dell'Istituto musicale. Alle 12 pranzo, imbandito nel salone del teatro, e vi parteciparono oltre a S. E. Mons. Vescovo, molti insigni personaggi ecclesiastici e laici.

Alle 17 1/2 si cantarono in musica i Vespri del M. Cicognani, che al nostro Istituto presta con raro disinteresse l'opera sua.

Anche le Figlie di Maria Ausiliatrice ebbero la visita del nostro Superiore, che accolsero con un bel saggio musico-letterario dato alla presenza delle Patronesse del Convitto e dell'Oratorio festivo femminile.

Ritorno all'Oratorio di Torino.

Dopo tre lunghi mesi di assenza il nostro amatissimo Superiore Generale arrivava finalmente all'Oratorio di Torino il 7 Maggio verso le 9 1/4,.

È compito troppo difficile il descrivere la solenne dimostrazione d'affetto che gli venne data da confratelli ed alunni della Casa Madre. Accolto alla cancellata della Chiesa al suono di una marcia brillantissima, passa tra due fitte ale di giovani, che riverenti gli baciano la mano: discendono i Superiori ad incontrarlo, a dargli il benvenuto, e tutto all'intorno centinaia di stemmi delle diverse città aventi Case Salesiane paiono unirsi agli alunni festanti per onorare il padre, che ritorna in seno a quella fortunata porzione della sua grande famiglia, che è l'oggetto delle sue più tenere cure. Il sig. D. Rua dopo aver attraversato i vasti cortili tra il suono della banda e i calorosi e replicati evviva, dal balcone che guida alle sue stanze volge tutto commosso la sua parola d'affetto e di riconoscenza ai confratelli ed alunni dell'Oratorio, ringraziandoli dell'affettuosa accoglienza fattagli e più ancora delle preghiere che hanno innalzato al Signore per ottenergli un felice viaggio.

MISSIONI

BRASILE Una nuova missione pastorale nel Matto Grosso.

(Continua la relazione di D. Giov. Balzola) (V. Bollettino di giugno).

L'annunzio della Missione. - L'invio di cursori per la campagna. - La festa dello Spirito Santo. - Superstizioni. - Vessazioni diaboliche. - Potenza dell'Acqua Santa. - Povero puledro

PER annunziare quindi il mio arrivo a quella buona gente feci dare tosto un segnale di campana ed in brev'ora tutta la popolazione stava radunata nella piccola chiesa parrocchiale. Celebrata la S. Messa, che tutti ascoltarono con religiosa divozione, mi rivolsi alla moltitudine e parlando della solennità di S. Giovanni l'invitai a cominciare bene la Missione , che sarebbe durata più di 15 giorni, ed infine diedi gli opportuni avvisi e le norme da praticarsi. Non dico nulla della povertà di quella Chiesa, essendo più facile immaginarsela che trovare i termini adatti a farla comprendere in tutta la sua grandezza: basti il dire che qui da anni ed anni non vi fu più sacerdote alcuno e se io non avessi avuto meco l' occorrente per il Santo Sacrifizio non avrei potuto celebrare. Povera gente! Se fossero guidati da qualche sacerdote, non solo provvederebbero dei necessari paramenti e suppellettili la casa di Dio in mezzo a loro, ma quel che più monta sarebbero istruiti e ferventi cristiani. Coxim non conta più di 300 persone, ma sparse per la circostante campagna sono migliaia e migliaia le anime che vivono nell'ignoranza assoluta di ogni verità religiosa, passando alle volte 10 , 20, 30 anni e perfino tutta la vita senza mai incontrarsi con un sacerdote che metta a loro disposizione i tesori inesauribili della grazia di Dio. In quella regione pochissimi sono i paesi ed i villaggi un po' popolati e, quel che è più, si può viaggiare da 500 a 1000 km. senza che si trovi neppur un sacerdote. Quindi il giorno stesso di San Giovanni si spedirono uomini a cavallo in diverse direzioni per avvisare che il Missionario era arrivato e così dar comodità alle famiglie sparse per la campagna di venire qualche volta alle funzioni religiose. Infatti il dì seguente cominciarono a giungere numerose famiglie, parte a cavallo e parte sui carri, e questo via vai andò crescendo in tutti i 17 giorni che mi fermai colà.

Quelle povere popolazioni sono di buona indole, ma rozze, ignoranti e piene di superstizioni. Per illuminarle ed istruirle alquanto non la risparmiai a prediche, catechismi, confessioni e ripetizioni continue dalla mattina alla sera fino a notte inoltrata.

In qualunque punto del vastissimo Brasile dove vi sono alcune famiglie, si suole celebrare con tutta solennità la festa dello Spirito Santo. Quei di Coxim la vollero fissata per il 7 luglio, ma io non ci teneva gran che, perchè sapeva che detta festa si convertiva il più delle volte in una gran baldoria.

Il capo della festa che si elegge un anno per l'altro, prende il nome di imperatore. Questi, alcuni mesi prima della solennità, va in giro con alcuni compagni portando la bandiera e la corona dello Spirito Santo per raccogliere offerte, ed è tanta la divozione che tutti danno indistintamente qualche cosa. Tutto ciò che si raccoglie si spende il giorno della festa per preparare l'illuminazione e per dare da mangiare a quanti si presentano in casa dell'imperatore. Le cose poi che sono vendibili, si mettono all'incanto la sera stessa della solennità ed il ricavo serve per le spese di culto. Ad ogni buon conto io per non disturbare la Missione limitai tutte queste esteriorità, ed ogni cosa riuscì con soddisfazione di tutti.

La superstizione ed i pregiudizi che regnano in mezzo a quei popoli li induce a fare delle promesse stranissime. Da simili promesse dovetti dispensare molti. Un giorno mi si presenta un uomo in sulla quarantina accompagnato dalla moglie, da una sua co gnata e da tre figlie, e tutto tremante, mi dice che la sua figlia dodicenne, e me l' additava, da oltre un anno era fortemente tormentata dallo spirito maligno. Talora riceveva dei colpi di pietra sulla testa che gliela facevano persin gonfiare, ed altra volta veniva presa pei capelli e gettata a terra e soffriva mille altre vessazioni, ma senza nulla vedere. Il povero uomo si studiava di raccontarmeli nel miglior modo possibile e dall'insieme potei persuadermi che si trattava di una vera ossessione diabolica. Imperocchè in quella famiglia una mano invisibile gettava qua e là gli oggetti, e, preparata la tavola alla sera, la mattina la trovavano spogliata e le suppellettili sparse per la stanza. La vessazione mirava sopratutto all' infelice fanciulla, ma talvolta ricevevano brutte carezze anche gli altri membri della famiglia. A quando a quando sentivano intorno alla casa insoliti rumori come se sopraggiungesse una turma di bestie ed animali feroci. Cessato il rumore, i più arditi uscivano a vedere ed infatti trovavano pedate stranissime di animali sconosciuti in quei luoghi. Con quanta trepidazione dovesse vivere quella povera famiglia lontana dal paese e perseguitata a quel modo è facile immaginarselo. Alcuni che non prestavano fede al fatto, si recarono presso la suddetta famiglia, e per far vedere che se la ridevano di tali cose presero a suonare e a danzare, ma una mano invisibile, strappando gli strumenti di mano ai temerari, li costrinse a fuggirsene più morti che vivi. Il capo della famiglia per liberarsi da simile ossessione tentò tutte le vie, ma a nulla approdò. Pregò e fece pregare la Madonna ed i Santi di sua divozione, ma tutti parevano sordi a tante suppliche. Allora gli venne il dubbio che la figlia in tal modo perseguitata non fosse stata ben battezzata perchè forse il padrino e la madrina non recitarono il Credo ed il Pater noster, ecc., ed il buon uomo, non sapendo nella sua ignoranza essere il battesimo non iterabile, credette bene di ribattezzarla egli stesso e di imporle un altro nome. Così l'infelice figliuola ora si chiama col nome ricevuto nel secondo battesimo datole dal padre e non più con quello che ebbe nel giorno del vero battesimo... Come era a prevedersi, neanche questo secondo battesimo riuscì a scongiurare la persecuzione che infierì ancora di più. Passando di là quelli che andavano a raccogliere le offerte per la festa dello Spirito Santo, volle che la ragazza venisse avvolta colla bandiera e per alcuni giorni fa lasciata in pace, ma poi si ritornò da capo.

Il povero padre allora fece promessa che, se guariva la figliuola, pel giorno della festa avrebbe condotto alla processione il più bel puledro della sua mandra e dopo l' avrebbe messo all'incanto, lasciandone il provento per la festa. Promise eziandio di recarsi a piedi ad un piccolo Santuario lontano un 500 km. e là sdraiarsi attraverso alla porta della chiesa e stare in quella posizione durante tutto il tempo della Messa, obbligando la gente che entrava ed usciva a calpestarlo... Io cercai di illuminarlo alquanto, dispensandolo da varie altre superstiziose e strane promesse e poi l'eccitai a volersi preparare con tutta la famiglia a fare una buona confessione, e intanto avrei dato la benedizione di Maria Ausiliatrice. Mentre però si preparavano a faro quanto aveva suggerito, furono quei meschini di nuovo tormentati nella casa stessa dove erano alloggiati. Venne una sera il capo della famiglia a pregarmi di recarmi alla sua abitazione perchè una mano invisibile metteva tutto sotto sopra e gettava della terra nella stanza. Fui subito ai suoi ordini e giunto alla casa la trovai piena di gente tutta spaventata. Mi trattenni con loro un bel pezzo aspettando si ripetessero le vessazioni, ma parve che il demonio avesse sentito l'odore dell'acqua benedetta, perchè non si fece più vivo. Esortati perciò i presenti a non lasciarsi spaventare da simili persecuzioni, ma ad avere confidenza in Dio ed in Maria Ausiliatrice, benedissi tutto l'abitato e d'allora in poi non accadde più nulla. I membri della perseguitata famiglia, fatte in seguito le loro divozioni, ritornarono pieni di giubilo alla casa loro per prendere il puledro votato per l'incanto della festa dello Spirito Santo, ma il demonio non volle dar vinta la partita e più non avendo potere sulle persone, se la prese contro quella povera bestia che, quantunque assai ben messa, nel pieno rigoglio della giovinezza, fu trovata morta proprio la mattina della festa. Poteva valere un 200 lire !

Un dispiacere. - Incontro gradito. - I preparativi della partenza. - Un ritardo di tre giorni. - Sulle sponde del Piquirì. - Grata sorpresa e gioia in una capanna. - Una vecchia che mi vuol mangiare la mano. - Grandezza di fede. - Voci sinistre. - Senza guida? - Due giorni nel deserto sotto la pioggia. - A Mimoso. - Frutti della Missione. - Ringraziamenti.

Nei 17 giorni passati a Coxim fui talmente occupato di giorno e di notte che non mi rimaneva neppur tempo, come si dice, a tirare il fiato. Con mio rammarico non potei annuire alle preghiere di un pio signore, il quale voleva mi recassi ancora alla distanza di 100 km. dove eranvi numerose famiglie che non avevano potuto recarsi a Coxim per ricevere i SS. Sacramenti. In queste Missioni bisognerebbe non aver premura ed andare ove la necessità lo richiede, ma io aveva il tempo misurato e dovetti accontentarmi di fare del mio meglio dove mi trovava. Quivi feci conoscenza con un ottimo agrimensore piemontese, certo Simondi Giuseppe, se non erro, di Collaretto o del paese vicino, che fece i suoi primi studi all'Oratorio di Valdocco nel 1874. Qual consolazione trovare in queste lontane regioni dei compatrioti e, quel che è più, antichi alunni del caro. Oratorio di Torino !

Avvicinandosi il termine della Missione di Coxim, presi le disposizioni per la partenza. Decisi di ritornare per terra facendo un 600 km. a cavallo. Pregai perciò quel buon signore che ci aveva imprestato i cavalli quando lasciammo il barcone S. Salvatore, di far avvertite le famiglie sparso per la campagna che doveva attraversare, che si radunassero in casa sua, distante da Coxim un 60 km. Per dar poi comodità di ricevere i conforti religiosi anche alle famiglie che abitano sulle sponde del fiume Taraquy, fra Coxim e quella casa, promisi di andare per acqua fin là.

Il giorno 11 luglio perciò partii da quella buona popolazione che non sapeva più in qual modo manifestarmi la gioia provata nell'aver avuto un Missionario 17 giorni in mezzo a loro ed il dolore che provavano nel lasciarlo partire. Vollero accompagnarmi tutti fino al fiume. Prima di rimontare il mio barcone, per consolare quella buona gente, che si disfaceva in lamenti e piagnistei, l'assicurai che d'ora innanzi il Missionario salesiano sarebbesi recato colà più di frequente, perchè avendo una Casa a Corumbà il viaggio riesce più facile che da Cuyabà. Questa promessa consolò tutti ed io, benedettili ancor una volta, discesi il fiume e via coi miei compagni di missione. Soffersi non poco anch'io nell' abbandonare tanti cuori affezionati.

Dopo poche ore di remi, arrivammo ad alcune famiglie che mi stavano aspettando per l'amministrazione dei Sacramenti, e così, man mano che si avanzava nel fiume, cresceva pure il lavoro, di modo che dovetti impiegare tre giorni a navigare quel tratto di fiume che non aveva percorso nella mia venuta, amministrando più di 100 Battesimi, benedicendo 10 Matrimoni, e dando comodità ai volonterosi di poter ricevere gli altri Sacramenti. Quantunque fossi contento di poter fare tanto bene, pure mi affliggeva il pensiero che dovevano aspettare quanti si erano radunati nella casa del sullodato signore. Da tre giorni infatti si trovavano radunate più di 60 persone coi loro bambini da battezzare, cresimare, ecc., e, secondo il costume di quei luoghi, il proprietario della casa in cui è indetta una piccola missione deve provvederli di vitto ed alloggio per tutto il tempo di loro fermata. Da ciò è facile comprendere quanto il mio ritardo tornasse di peso a quel buon signore ed a me pure dispiacesse.

Il padrone infatti dovette uccidere tre bovine per dar da mangiare per cinque giorni a tante persone, perchè io dovetti fermarmi due giorni per compiere il mio ministero, frutto del quale furono numerose Confessioni e Comunioni, 40 Battesimi e Cresime ecc. Compiuta questa missione mi preparai coi miei a partire a cavallo alla volta di un'altra famiglia già preavvisata del mio arrivo e che si trovava sulla riva destra del fiume Piquirì. Per arrivarvi bisognava percorrere ben 100 km. attraverso il deserto per sentieri difficilissimi a chi non è pratico dei luoghi. Il signore però che ci ospitava si offerse ad accompagnarci : quindi licenziatici da quella buona gente, che ivi si era raccolta, sellate le mule e disposte tutte le cose, ci mettemmo alla ventura per quella solitudine.

Alla sera del secondo giorno di viaggio pervenimmo alla riva del Piquirì, ed essendo già alta la notte sostammo alla prima capanna. Qual sorpresa per quella povera gente al vedere un Missionario in mezzo a loro e qual gioia nel poterlo ospitare ! Una buona vecchia in sui 70 anni quando mi vide arrivare in sulle prime rimase come fuor di sè fissandomi dalla testa ai piedi e poi presami la mano, cominciò a baciarla e ribaciarla con tanta insistenza che sembrava me la volesse mangiare.

- Perchè , le dissi, baciate tante volte questa povera mano?

- Perchè voglio approfittare dell'occasione, rispose con tutta semplicità. - La poveretta aveva ben ragione di dir così perchè forse non avrà più occasione di vedere il ministro di Dio prima di morire.

Il dì seguente passammo il fiume e ci trovammo subito nella famiglia principale dove aveva stabilito fermarmi tre giorni per dar comodità a tutti i vicini colà radunatisi di istruirsi alquanto ed accostarsi ai SS. Sacramenti. Anche la povera vecchia, che voleva mangiare la mia mano coi suoi baci, venne colà e si trattenne fino alla mia partenza. Essa non aveva ancor ricevuto la Cresima e dimostrò il desiderio di riceverla. Ma siccome aveva già passato i sette anni e stava nei settanta, dissi che prima bisognava si confessasse, il che accettò con molto piacere. La sera venne a confessarsi e dopo la Confessione mi disse

- Padre, desidero di ricevere anche Nostro Signore.

- Sì, potete riceverlo, ma domani perchè bisogna essere digiuni.

- Va bene; -- e si alzò per andarsene, ma, fatti alcuni passi, si volta di nuovo

- Padre, guardi che domani voglio ricevere Nostro Signore, non si dimentichi.

- No, non mi dimenticherò.

Va fino alla porta della stanza convertita in Cappella e poi si volta di nuovo gridandomi

- Padre, guardi di non dimenticarsi di darmi Nostro Signore e anche alla mia nipote che verrà a confessarsi.

- State tranquilla che non mi dimenticherò.

La mattina seguente di buon'ora venne in Cappella conducendo la nipote a confessarsi ed a fare la S. Comunione. Dopo la S. Messa la cresimai e sì straordinaria era la gioia di quella buona vecchietta che pareva estatica.

- Procurate, le dissi, di mantenervi sempre in grazia di Dio e non obbligate Nostro Signore ad uscire da voi peccando, perchè non avreste più il sacerdote per ridarvelo. Non dimenticate però mai di fare in qualunque occasione l'atto di contrizione di tutti i vostri peccati.

- No, rispose, non esce più di qui ; - e disse queste parole premendo le mani sul cuore e con l'accento d'una fermezza ammirabile. Ah ! se quanti si accostano ai SS. Sacramenti avessero simili disposizioni quanto maggior profitto ne caverebbero !

E qui mi piace far notare che al fiume Piquirì da noi attraversato, comincia la Parrocchia di S. Antonio di Cuyabà, di cui sono incaricato : quindi per attraversare il territorio di quest'immensa parrocchia devesi impiegare sei giorni!

Frattanto, finiti i tre giorni, mi congedai da quei buoni amici ed accompagnati dallo stesso proprietario del luogo proseguimmo il nostro viaggio. Alla sera del giorno seguente guadammo il fiume Itiquira e fummo a fermarci in Peixe do Cauro, piccola popolazione discendente da un unico stipite, da una vecchia bisnonna ancor vivente. Non si sa quanti anni abbia, perche qui non si usa contarli. Tuttavia è ancor vegeta : si. accostò cogli altri ai Sacramenti e fece da madrina ad un suo pronipote. Tanti anni fa in quel luogo gli Indii Coroados trucidarono parecchie famiglie facendo prigioniero un ragazzo che, dopo 14 anni di prigionia, riuscì a fuggire ed ora si trova colà e mi raccontò la dolente istoria di sua cattività. Quivi poi correvano fosche notizie sulle vicende politiche dello Stato. Da sei mesi si stava combattendo per l'elezione del Presidente ed ora si vociferava che in Cuyabà si stava preparando una seconda rivoluzione. Perciò il signore che mi aveva accompagnato fino a Peixe, se prima non aveva difficoltà ad accompagnarmi fino alla capitale, ora non ne voleva più sapere per evitare il pericolo di essere coinvolto in negozi politici. Eppure, dovendo attraversare luoghi sconosciuti, era assolutamente necessaria una guida, ma nessuno voleva prestarsi. Finalmente a furia di promettere che non avrebbe corso alcun pericolo, trovai chi si dispose ad accompagnarci e fu molto fedele.

Dopo essermi fermato due giorni per il mio ministero, proseguimmo. Per arrivare al fiume S. Lorenzo ci volevano due giorni, nei quali si ebbe più volte ad esercitare la pazienza. Appena messici in cammino cominciò a piovere ad intervalli e con tale insistenza che ci rese difficile il viaggiare. Ma intanto si avvicinava la notte e dove passarla? Di abituri e capanne non v' era neppur l' ombra e quindi bisognava adattarsi a rìposare sotto le piante all'aperto. Questo sarebbe stato meno male, ma cominciò proprio a notte fatta un diluviare tale d'acqua che le nostre coperte più non giovarono e fummo tutti bagnati. Si cercò, come meglio era possibile, di accendere un po' di fuoco per asciugarci, mentre ciascuno almanaccava il modo migliore per poter passare quella notte oscurissima, sotto una continua pioggia ed in pericolo di esser assaliti dalle fiere. I miei compagni si rannicchiarono sotto le selle e dormirono tosto placidamente, ma io, non potendo ripararmi dall'acqua, non chiusi occhio in tutta la notte, quantunque per la stanchezza non mi reggessi più in piedi. Ma, grazie alla protezione della nostra buona Ausiliatrice, non ci accadde nulla di sinistro ed al mattino, cessata la pioggia, non avendo comodità di celebrare il santo Sacrifizio , continuossi per tempissimo il viaggio che durò tutto il dì. La notte ci colse sulle rive del S. Lorenzo, dove fummo ospitati e ristorati da buone famiglie del luogo. Quivi al mattino, celebrata la S. Messa, esercitai con frutto il mio ministero. Attraversato il S. Lorenzo, ci rimanevano ancor due giorni di cavalcatura per arrivare alla popolazione denominata Mimoso, poco distante dalla quale abitava un nostro buon Cooperatore, il Sig. Cesario Correa, che ci trattò con ogni gentilezza. Al Mimoso però potei far poco, perchè tutti gli uomini erano partiti per la capitale, dove era imminente la rivoluzione, quindi il dì seguente mi diressi a Cuyabà, dove arrivai felicemente dopo due mesi e mezzo di assenza.

Durante questa mia pastorale escursione amministrai 315 Battesimi, 470 Cresime, benedissi o legittimai 46 Matrimoni, ascoltai numerose Confessioni e distribuii a 251 la santa Comunione. Queste Comunioni furono quasi tutte prime Comunioni, quantunque la più parte fossero di adulti. Quanto più si potrebbe fare se almeno due Sacerdoti potessero continuamente recarsi qua e là a visitare quelle popolazioni !

Se mai credesse, amato Padre, di far nota ai lettori del Bollettino questa mal ordinata relazione, approfitterei dell'occasione per ringraziare grandemente tutti quei Cooperatori e Cooperatrici che l'anno scorso stando io in Italia coi miei tre poveri selvaggi si mossero a compassione e mi diedero il loro obolo per questa grande missione del Matto Grosso. Il buon Dio ne li rimeriti chè la loro carità fiorisce e fruttifica nei cuori di tanti infelici.

Ci benedica tutti, amatissimo Sig. D. Rua, e preghi per noi affinchè possiamo portare sempre alta la bandiera salesiana e vivere da degni figli di D. Bosco. Baciandole la mano mi professo

Suo aff.mo figlio in G. C. Sac. GIOVANNI BALZOLA Missionario.

EQUATORE

Lo stato della nostra Missione fra i Jivaros.

Da qualche tempo notizie inquietanti ci giungono dalla nostra Missione di Mendez e Gualaquiza nell'Equatore. I selvaggi Jivaros sono più che mai in lotta fra loro. Vi furono già parecchi ferimenti ed uccisioni. I nostri Missionari tentarono, ma inutilmente, di metter pace. Anzi un'orda di selvaggi in risposta ai consigli pacifici piantò fieramente le lancie in terra, gesto che significa la ferma risoluzione di continuare la guerra. In una scaramuccia una trentina di essi invase la casa della Missione, vi si barricò e vi stette parecchi giorni consumandone le poche vettovaglie. Ci volle tutta la prudenza dei Missionarii per allontanarli. Intanto in questi trambusti chi ne perde in ogni senso, spirituale e materiale, è la Missione. La raccomandiamo perciò vivamente alle preghiere ed alla carità dei nostri buoni Cooperatori. Quanto prima daremo più dettagliate notizie intorno all'opera dei nostri Missionari in mezzo a quelle infelici tribù.

IN FASCIO

PATAGONIA (TERRITORIO DEL NEUQUEN). -

Il Diario del Missionario. - Il Missionario Don Giuseppe Boido in data 5 dicembre scorso ci manda queste notizie delle sue escursioni apostoliche.

« In compagnia del confratello D. Giuseppe Maria Leonelli partii da Fortin Mercedes il 17 novembre. Il viaggio fu assai faticoso sì per la pessima strada quasi tutta coperta d'acqua e di fango, come per il soffocante calore. In casa dell'ottimo nostro benefattore, il sig. Grat, potemmo ristorarci e passare la notte. Al mattino, compiuto il nostro pastorale ministero visitammo la magnifica estancia del Sig. Grat, dove potemmo vedere i felici risultati dell'agricoltura applicata a questi terreni. Vedemmo pure la macchina che serve per tosare le pecore, un vero stabilimento, in cui l'attività, l'ordine, il silenzio, la pulizia degli operai rendono ancor più mirabile questa nuova invenzione che tosa in un giorno circa mille pecore. Nel pomerigio ripartimmo e, quando la notte c'incolse, eravamo giunti presso una famiglia europea la quale però non solo non volle ospitarci, ma prese ad insultarci. Contenti di poter soffrire qualche cosa per il nostro divin Maestro, dormimmo sotto la volta stellata del cielo. Il dì seguente, dopo la S. Messa celebrata in una capanna, di nuovo in marcia, visitando alcune famiglie indigene, nelle quali si battezzò due indietti, per arrivare nel pomeriggio alla Laguna del freno. Quivi albergati da caritatevoli persone, ci fermammo cinque giorni per aver agio di visitare le famiglie vicine e fare un po' di missione. Vi fu sempre buon concorso di gente alle due messe con varie comunioni; molti battesimi e parecchi matrimoni anche per il civile avendo il governo argentino delegato a ciò il missionario. In questi deserti, lontani centinaia di chilometri dai paesi civili, regna grande ignoranza ed immoralità: quindi ci vuole assai per indurre gli abitanti a far le loro cose in regola. Il 24 novembre attraversammo le saline, cioè una vasta pianura di circa 60 Km. tutta arida, come se si fosse seminato il sale, circondata da un lato da un'infinità di colline le quali servono di ricovero ai numerosi leoni che sono il terrore della pastorizia. Nei giorni seguenti, cioè fino al due dicembre, di tappa in tappa, si continuò, catechizzando, battezzando, confessando e compiendo tutti gli altri uffizi del nostro ministero, la lunga traversata che ci separava da Pringles. Quivi ci fermiamo alcuni giorni, ma presto riprenderemo le nostre escursioni alla maggior gloria di Dio ed alla salvezza delle anime. »

- Un mazzetto di notizie Rionegrine. - Il Missionario D. Angelo Veneroni da Viedma scrive al Prefetto Generale della nostra Pia società, D. Domenico Belmonte, queste notizie che torneranno gradite ai nostri lettori e varranno ad eccitare sempre più i benefattori delle Missioni Patagoniche a soccorrerle nelle attuali strettezze:

« Prima di entrare in cose di interessi voglio darle alcune notizie di noi e del Rio Negro. Dobbiamo proprio ringraziare il Buon Dio e la nostra carissima Madre Maria Ausiliatrice, poichè a dispetto dei cattivi pronostici fatti dai medici, e quantunque si abbiano dovuto soffrire molti disagi nessuno si è ammalato, e presentemente stiamo tutti molto bene. Gli alunni e le alunne dei collegi della Missione di Viedma e Patagones hanno fatto bella riuscita negli esami. Propriamente non ci aspettavamo un esito così brillante. Ne sia lode a Dio.

» La distrutta Viedma incomincia a ripopolarsi. Poco a poco si stanno ricostruendo le case distrutte, certamente molto più piccole e disagiate ma sufficienti a far fronte alle urgenti necessità. Già va riprendendo l'aspetto di paese. Noi pure stiamo lavorando ancora, e ce ne sarà per molto tempo in riparare i danni che arrecò l'inondazione.

» Abbiamo celebrato con tutta la solennità possibile la Novena e Festa dell'Immacolata Concezione di Maria. Vi prese parte tutta la poca gente che già abita in Viedma. Vi furono oltre sessanta Comunioni di persone esterne, cioè del paese, e ne siamo contenti perchè è molto nelle circostanze presenti.

» Il nostro amatissimo Monsignore è in giro per le principali città della Repubblica Argentina e dell'Uruguay in cerca di soccorsi per noi e per i poveri di Viedma. Quante fatiche e disagi devo sostenere questo nostro amatissimo Padre per far rivivere questa cara Missione !

» Senza pensarlo mi sono preparato la strada al fine principale di questa mia. Lo stesso Monsignore m'incarica di pregarla a volerci aiutare soddisfacendo per noi alle due sommo espresse nel foglio che le aggiungo. Ciò sarà per noi una carità, ed io non potrò far altro che raccomandare ai nostri orfanelli di pregare la nostra buona Mamma Maria Ausiliatrice che ricompensi con centuplicati favori Lei e le persone che ci aiutano. Sarebbe un gran vantaggio per questa Casa se il nostro amato Direttore D. Bernardo Vacchina potesse trovare e condur seco due buoni agricoltori per la nostra piccola colonia... »

- Il 1° Sacerdote di Bahia Bianca. - Le scorso gennaio i giornali della città di Bahia Blanca, anche i meno portati per la religione, andarono a gara nell'inneggiare ad un loro concittadino, il 1° di quella città che sia stato insignito dell' Ordine Sacerdotale. Noi ci rechiamo ad onore di registrare questo fatto, sia perchè questo 1° Sacerdote di Bahia Bianca è il nostro Salesiano D. Nicola Esandi, e sia sopratutto perchè questo fatto di una città esultante per il suo 1° Sacerdote è una bellisima prova della grandezza del sacerdozio cattolico in mezzo alle nazioni. Non potendo riportare gli entusiastici articoli dei giornali di Bahia noi facciamo nostri gli auguri e le felicitazioni da loro esternati verso il novello levita, e di tutto cuore ripetiamo al caro confratello: ad multos annos, mentre in pari tempo ci auguriamo che siano numerosissimi i giovani suoi concittadini nell'imitarne l'esempio corrispondendo alla vocazione del Signore.

ARGENTINA. - L'Oratorio di S. Francesco di Sales in Almagro. - I progressi di quest'Oratorio si fanno sempre più sensibili come rileviamo da una lettera del Direttore dello scorso gennaio.

« Grazie a Dio, egli scrive, ed alla nostra cara Ausiliatrice abbiamo passato felicemente l'anno scolastico e tutti in buona salute. Il numero dei ragazzi alle scuole è sempre stato superiore a 250, e la loro condotta morale è assai migliore degli anni scorsi. L'Oratorio festivo poi continua a dar buoni frutti. È sempre numeroso e quel che più consola si è che i ragazzi non sono più tanto girovaghi, anzi la maggior parte va lodata per la sua assiduità. Durante l'anno si son fatto 300 prime Comunioni e Mons. Cagliero amministrò pure varie volte a moltissimi la Cresima. Le Santo Comunioni settimanali sono veramente consolanti per il numero e per il fervore. Non parlo delle varie Compagnie tutte rigogliose di vita, non della scuola di banda e di drammatica le quali diedero ottimi saggi, non delle varie solennità, perchè son cose più facili ad immaginarsi che a descriversi... »

PAMPA CENTRALE (PATAGONIA). - Progressi della Missione.- Il Missionario D. Pietro Orsi Direttore e Parroco della Missione di General Acha scrive al nostro Superiore in data 8 febbraio scorso

« Il nostro Collegio cominciatosi a costrurre tempo fa misura già cento metri di lunghezza ed è quasi affatto terminato. In quest'anno se il nostro amatissimo Monsignor Cagliero manderà per sonale potremo aprire le scuole maschili e femminili, imperocche lo stabilimento fu eretto colle disposizioni architettoniche convenienti ai due istituti.

» Mentre però si pensava a questi lavori materiali non abbiamo trascurato il ministero apostolico della missione i cui frutti nel 1899 sono 2598 Comunioni in questa parrocchia non essendo stato possibile determinare il numero di quelle che si distribuirono nelle varie missioni date nella vasta campagna del Territorio. Il numero degli infedeli che fra piccoli e grandi hanno ricevuto la grazia del Santo Battesimo ascende a 333, dei quali 220 sono figliuoli di matrimonio cristiano e gli altri 113 sono illegittimi. Abbiamo potuto benedire 52 Matrimonii e si conferirono 243 Cresime. Il Territorio ricorso è vastissimo di mille e mille kilometri. I punti principali di missione sono Bernasconi, Toay, Hueal, Ojo de Agua. .Epudel, Gamay, Jacinto Arany, Uriburo, Pichi Carrhué, Utracan, Naico, Cerro Azul, Cuchilloco, Rincón del Chanco, Caramho, Quimé Malal, Atreucó, Catriló, Nereeò, San Miguel, Santa Teresa, San Jeronimo, La Primavera, La Protegida, La Paloma, La Aguada, La Argentina, La Araga, La Ésperraza, La Escondida, La Central, La Carlota, La Colorada e La Merced. In tutti questi luoghi ed altri ancora di minore importanza si è fatta sentire la voce del buon Pastore che richiama all'ovile le smarrite pecorelle. Coll'aiuto di Dio e la protezione di Maria Ausiliatrice continueremo ad operare sempre il maggior bene possibile. »

PARAGUAY. - In Missione fra gli Indi Chamacocos.-Il caro confratello Bottignolli Giusto il 7 scorso dicembre scrivendo al nostro Superiore di essere stato destinato a compagno di D. Michele Jauregui nella missione in mezzo agli Indii dispersi tra i confini del Paraguay, Bolivia e Brasile ci dà guaste brevi notizie.

« Fin dal quattro Dicembre siamo in viaggio verso Forte Olimpo e Bahia Negra fortezze militari Paraguayane, dove oltre ai pochi soldati che stanno di guardia, vi sono alcune famiglie di bianchi ed il resto Indii che compaiono e scompaiono da quei dintorni come gli uccelli. Questi due luoghi sono un vero esilio, perchè vi si rilegano coloro che conducono vita malvagia, sia uomini che donne.

Due anni fa, D. Folia con il Ch. Bonalumi si recarono colà in missione, ottenendo discreti frutti.

Quest'anno però gli abitanti sono più numerosi e forse più ben preparati a ricevere i missionari.

La tribù degli Indii più nota in questa regione è quella dei Chamacocos molto miti, non cupidi d'oro nè cleptomaniaci; lo che dà a sperare ottimi risultati...

Appena il nostro piroscafo ebbe sostato fumme incontanente circondati da più che 60 Indii, perchè i poverini, udito il fischio del vapore, erano usciti premurosamente dalla foresta del Chaco per domandarci, non già colla ferocia dei Coroados, ma con la mitezza di un civilizzato, qualche cosa da mangiare e sopratutto qualche cosa per vestirsi, essendo alcuni completamente svestiti e gli altri cenciosi. Le donne portavano al fianco in una borsa, a guisa dei marsupiali, i loro lattanti, e quasi tutti portavano intorno alla fronte una fascia piumata e sul cucuzzolo del capo un fermaglio o pettine che rannodava in un sol punto i capelli del ciuffo. Il Cachique si distingueva per una grande speciosa penna che si elevava di dietro il capo al nodo della chioma.

Con esso potei parlare un poco in ispagnuolo e balbettare qualche parola in Guarany.

Egli potè manifestarmi che credeva in Dio e lo amava ; ma le sue ultime parole erano : Padre, mi dia una camicia, e toccava una manica della mia.

- Quando ritornerò, risposi.

- Sì, soggiunse, si ricordi quando ritornerà.

Le assicuro, amatissimo Padre, che il mio primo desiderio in quegli istanti era di radunare issofatto quei semplici abitatori della foresta per insegnar loro a conoscere ed amar Dio.

Basta, spero che se non subito presto certamente, il Signore mi darà la grazia di fare intendere a questi fratelli il sublime linguaggio della fede e dell'amore. Al nostro ritorno le darò più dettagliate notizie di questa Missione.

CHILI. - Nel nostro Collegio di Concezione.

Apprendiamo dall'Italia, giornale che si stampa a Valparaiso, che furono celebrate solennissime feste in occasione della prima Messa del Neo-Sacerdote Giuseppe Maria Rivolta, e ci spiace di non potere per la tirannia dello spazio, riferire la bellissima relazione datane dal suddetto giornale.

Però facendo nostri tutti gli auguri, tutte le congratulazioni allora prodigate al nostro carissimo confratello, glieli rinnoviamo ora con fraterno affetto, affinchè col suo zelo possa salvare molto anime e tenere ovunque ben alto il nome della nostra diletta Italia.

LE GRAZIE della Madonna dì D. Bosco

Maria Ausiliatrice m'ha ridonato il mio bambino!

Ammalatosi il mio unico bambino di laringite crupale, fu presto in gravissimo pericolo di vita. Il medico ordinò le iniezioni sierose, e mentre queste si praticavano io chiesi a Maria SS. Ausiliatrice la guarigione del mio bambino con tutta fiducia di ottenerla e con promessa di far pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano. Dopo le iniezioni, il bambino stette un 10 ore tra vita e morte, ed io nella perseverante confidenza che Maria mi avrebbe esaudito. E non invano ebbi fede e sentita speranza. Oltre mezzanotte il piccolo infermo diede segni di miglioramento : febbre più bassa, respiro meno affannoso, e man mano che il miglioramento progrediva in poco d'ora fui certo, con indicibile conforto, che il mio bambino , sfuggito alla morte, era in via di guarigione, quale poi si compì perfetta e sicura in pochi giorni.

Ben riconoscente a Maria Ausiliatrice del materno aiuto prestatomi, faccio pubblicare questa relazione sul Bollettino in adempimento della mia promessa, a maggior lode della cara Madonna di Don Bosco, e perchè altri vieppiù s'invogli a ricorrere con piena fiducia a Lei nelle molteplici miserie della vita umana.

Darfo (Brescia), 31 maggio 1900.

Avv. GIUSEPPE BONTEMPI.

Efficacia d'una novena alla Madonna di D. Bosco.

La Vergine Ausiliatrice dell'immortale Don Bosco mi ottenne dal suo Divin Figliuolo una grazia segnalatissima, ed ora con animo riconoscente adempio alla promessa fatta di renderla pubblica a mezzo del Bollettino Salesiano.

Nel novembre dell'anno testè passato fui presa da forte malattia di cuore, che mi obbligò a letto per più di un mese. Curata da valente dottore potei riavermi ed entrare in convalescenza. Ma il mal di cuore mi assalì di nuovo e questa volta minacciò terribile così che fui consigliata a provvedere alle cose dell'anima mia, ed a prepararmi al gran passo per la eternità. Una mia figlia, Suora di Maria Ausiliatrice, chiamata da Roma espressamente per ricevere il mio ultimo anelito mi suggerì di ricorrere a Maria Ausiliatrice con una novena, e di promettere che, ricevuta la grazia, mi sarei recata a Torino a ringraziarla nel suo Santuario lasciandovi un'offerta e facendo pubblicare nel Bollettino la grazia. Accettai il buon suggerimento e promisi di far tutto. Si diede subito principio alla novena da quelli che si trovavano attorno al mio letto, ed io alla meglio mi sforzai di unirmi a loro. Al terzo giorno della novena il pericolo di morte era scomparso ; all'ultimo poi io mi sentiva così migliorata, che se il medico non mi avesse detto di aver prudenza, mi sarei alzata da letto. Il miglioramento fu così sensibile, vero e stabile, che pochi giorni dopo lasciai il letto e la stanza, ed ora posso attendere alle domestiche faccende e ai miei doveri di cristiana cattolica. Non potendo per ora portarmi costì per adempiere tutta la mia promessa, mi affretto ad adempierla in parte, unendo alla presente L. 20, quale somma da me promessa per una Messa di ringraziamento all'altare di Maria Ausiliatrice. Sia lodata e benedetta da tutti la potente e cara Madonna di D. Bosco.

Barzago-Brianza, 4 maggio 1900.

TERESA REDAELLI.

Per Maria fui liberato da un processo militare.

L'amore più tenero e la più viva riconoscenza verso Maria SS. Ausiliatrice , vero Aiuto dei Cristiani e Madre amorosa di quanti le vogliono essere figli, mi spinge a render pubblica la grazia seguente. Circa due mesi fa cominciava a riavermi appena dall'influenza, quando un ordine improvviso mi chiamò al distretto militare di mia residenza. Mi recai tosto, e fui interrogato perchè non mi fossi presentato nel luglio del 1899, essendo stata richiamata la mia classe. Feci le mie scuse, non essendomi stato comunicato l'ordine di richiamo, ma non valsero; anzi l'affare fu rimandato al tribunale militare di Torino, e tutto mi faceva presagire una grave punizione. Dopo molti giorni di penosa aspettazione, io stesso fui mandato colà ove mi si disse che avrei dovuto sottostare ad un processo militare. Un processo militare ! Io mi vidi perduto, e fui assalito da mille tormentose fantasie, che ben può immaginarsi quel povero coscritto che vede avanti a sè la prospettiva di almeno due o tre mesi di carcere duro. Allora, diffidando degli aiuti umani, mi rivolsi con tutto il cuore a Maria SS. Ausiliatrice pregandola a volersi mostrare mia Avvocata e promettendole di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano. E Maria mi fu veramente Avvocata e Madre, poichè i giudici contro ogni mia aspettativa, mi assolsero e rimisero in libertà; ed io potei liberamente tornarmene a' miei studi. Ed ora eccomi a compiere la promessa, felice di poter, con questo figliale attestato di amore e gratitudine, far nota a tutti la bontà di questa grande Regina verso di quanti con fiducia La invocano.

Ivrea, 2 maggio 1900.

GAZZETTI PIETRO Figlio di Maria.

La Madonna di D. Bosco è fortezza dei deboli.

Da più di 36 anni mia madre Carolina Ranconi-Ortombina, domiciliata in Castione, era colpita da un terribile mal nervoso, che la faceva grandemente soffrire, sopratutto al ricevere qualche dispiacere. Furono consultati medici, tentate medicine e cure, ma niente servì a lenire i suoi dolori; solo nella religione e nella divozione a Maria SS. ella trovava un po' di conforto. La tragica morte di un mio fratello, l'abbandono della famiglia, della quale, come figlio maggiore, dirigeva io tutti gli affari, da me fatto per seguire la mia vocazione, avevano tanto accresciuto il suo eccitamento che non aveva più riposo ed io era sul punto quasi di ritornare a casa. Consigliato dal mio signor Direttore le inviai una medaglia di Maria SS. Ausiliatrice esortandola a voler fare una novena. Ed oh ! bontà veramente reale e potenza inaudita di Maria SS ! incominciare la novena e sentirsi migliorata fu la stessa cosa : al fine della medesima mia madre era quasi intieramente guarita, ed ora da un anno e più va godendo una tranquillità che da 36 anni ella non conosceva, con grande meraviglia di quanti la conoscono, i quali non sono pochi, poichè ella per la longevità e la gravità di questo male singolare e per aver cambiato parecchie volte domicilio, era conosciuta non solo da tutti gli abitanti di Castione, ma ancora da quelli dì molti paesi circonvicini. Ora ella non fa che lodare e ringraziare questa sua celeste Protettrice magnificandone la grazia ricevuta. E appunto per assecondare un suo ardente voto io scrissi questa piccola relazione e prego venga inserita nel Bollettino Salesiano, quale novella prova della bontà e potenza di Maria Santissima veramente fortezza dei deboli, conforto degli afflitti, e speranza dei disperati.

Ivrea, 5 maggio 1900.

ORTOMBINA PAOLO.

Grazie alla Madonna di D, Bosco.

A te, Maria, il grido più possente della mia anima, a te, Maria, lo slancio più riconoscente del mio cuore. Ah ! perchè è sì debole e meschina questa parola « grazie », per esprimere quanto sento in me stessa? Eppure la mia favella mortale non ne possiede altra, epperciò io ripeto a te, o Signora : grazie, grazie. Grazie del tuo miracoloso intervento,, quando quaggiù tutto si opponeva al conseguimento di un desiderio accarezzato da vari anni e che ormai aveva formato lo scopo della mia vita. Inutile sarebbe stato ogni mio sforzo per ottenerlo, inutile ogni raccomandazione o protezione, tutte le vie erano chiuse ed a qualunque tentativo, inesorabile si sarebbe opposta la parola impossibile. Ma nulla è a voi impossibile, o Sovrana Potente, ed io ricorsi a Voi colla fede che potei dirsi certezza, ricorsi a voi promettendo di farvi la tenue offerta di L. 10, anzi nella mia sicurezza, fissando già di rendere pubblici i miei ringraziamenti. E la mia speranza non fu delusa. Dopo alquanti giorni, mi si annunziò che i miei desideri e voti erano compiuti. Bastò uno sguardo della Vergine perchè svanissero tutti gli impedimenti frapposti. Ah ! vorrei poter proclamare a tutto il mondo la bontà di Maria Ausiliatrice, e dire a tutti Voi che soffrite, voi che bramate e vedete respinti i vostri sforzi dal mondo e non avete una mano che v'aiuti, venite, venite a questa mano celeste di dove scendono le rose più soavi della carità. Poi, per quel mistico legame che avvince le anime, dite, tutti voi che ascoltate il mio grido di gioia, dite una prece per me affinchè nessuna forza mi possa sviare dal cammino sul quale mi pose Maria Ausiliatrice.

Casale Monferrato, maggio 1900.

GIUSEPPINA MANZONI.

Calcinate (BERGaMO). - Maria Ausiliatrice è veramente la speranza, l'aiuto del popolo cristiano in ogni pubblica e privata necessità. Io era grandemente afflitta e questa buona Madre mi consolò. Viva Maria Ausiliatrice! Il nove marzo, testò decorso, la mia mamma si ammalò gravemente. Una gran febbre minacciava di trarla al sepolcro. Il male si avanzò rapidamente tanto che al 13 marzo le si portò il SS. Viatico, e al 16 le si diede l'Olio Santo e pareva proprio che non vi fosse più speranza di camparla dalla morte. Un mio nipote che trovasi a Valsalice nel Seminario delle Missioni, mi consigliò di fare una novena a Maria Ausiliatrice ed un'offerta colla promessa di pubblicare la grazia qualora l'avessi ricevuta. Feci quanto mi era consigliato e subito sentii in me la dolce certezza che una Madre sì buona e potente avrebbe fatto paghi i miei voti. La mamma cominciò a migliorare ed ora si leva dal letto, e sta bene. Faccio a Maria l'offerta di lire 24 in ringraziamento e per nuove preghiere affinchè la mamma mia guarisca perfettamente e viva ancora lunghi anni a mia consolazione e di tutta la famiglia.

Marzo 1900.

MARIA PIANI.

Montegridolfo. - Nel passato Marzo mi ammalai di influenza susseguita da pneumonite. I rimedi dell'arte medica poco o nulla giovavano. La sera del 25 marzo, festa dell'Annunziazione di Maria, dopo le preghiere indirizzate da' miei parrocchiani alla Vergine, mi misi al collo una medaglia di Maria Ausiliatrice, proponendo di far pubblicare la grazia se l'avessi ottenuta. La mattina seguente era quasi privo di febbre, cessato il vomito, quasi sparita la tosse e il polmone infetto in via di miglioramento. Ora sto bene, e prego Maria SS. a darmi grazia di corrispondere a questo favore coll'impiegare la mia vita a gloria di Dio e a bene delle anime.

20 Aprile 1900.

Sac. MaTTEO DELMONTE Parroco.

Nicosia (CaTaNIA). - Dopo lunga e penosa bronchite impossibilitato ad adempiere le mio obbligazioni perchè confinato a letto nel corso dell'intera quaresima, il Giovedì Santo p. p. mi rivolsi con fede alla portentosa Madonna di Don Bosco pregandola di farmi la grazia di poter celebrare la Santa Messa almeno per Pasqua promettendo di far celebrare in rendimento di grazie una Messa al suo altare nel Santuario di Valdocco.

Sed uberior gratia quam precatio. Semper enim Domina plus tribuit quam rogaretur... Non solo il dì di Pasqua, ma continuo sino ad oggi a celebrare, entrato in piena convalescenza. Chi con fede ha chiamato Maria e son tornate deluse le sue speranze?

18 aprile 1900.

Sac. FURNO GIUSEPPE VINCENZO

Can. della Cattedrale.

Parabiago. - Assalita da grave malattia, che in breve mi ridusse in fin di vita, mi rivolsi a Maria SS. Ausiliatrice con una novena e facendo celebrare una Messa all'altare a Lei consacrato. Non aveva ancora terminata la novena, che mi trovava non solo fuori di pericolo, ma quasi completamente guarita. Ora adempio la promessa fatta facendo pubblicare la grazia ricevuta e inviando la tenue offerta di L. 5 al Santuario di Lei in Torino ed esclamo con viva riconoscenza : Viva Maria SS. Ausiliatrice ! Viva la Madonna di Don Bosco !

16 Aprile 1900.

NINA FERRaRIO.

S. Giuliano Nuovo. - Ero, da lungo tempo, gravemente ammalata, tanto che si disperava di guarirmi, quando, un giorno, mi capitò in casa un Bollettino Salesiano, dove lessi di tante grazie ottenute da Maria SS. Ausiliatrice. Io innalzai il mio cuore alla S. Vergine, speranzosa in Lei, e promisi di far celebrare una S. Messa, e di pubblicare la grazia della mia guarigione, se Ella, buona e potente, si degnava di concedermela. E d ora sono guarita. La Madre di Dio ebbe pieni di me, della mia cara famiglia, ed io con effusione di cuore, me le dichiaro riconoscentissima. Mando la mia offerta perchè si celebri una Santa Messa, e prego di pubblicare quanto sopra sul Bollettino Salesiano, ad onore di Maria SS., a sollievo ed a sicura speranza di chi soffre.

10 Aprile 1900.

LINA PORRATI.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Torino, o per la celebrazione di S. flesse di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di D. Bosco, i seguenti

A*) - Alice Castello : Massaro Francesca, Lire 10 per ottenuta guarigione. - Alì Marina: Giuseppe di Biasi, 2 in ringraziamento di guarigione : Suor Rolando Lucrezia ringrazia ardentemente la Madonna per averle concessa la salute ed il compimento di sua vocazione. - Asti: Olivero Teresa, 5 con S. Messa di ringraziamento per esser stata esaudita nei suoi voti. - Abbiategrasso (Milano): Gravedoni Filomena, 2,50 per Messa di ringraziamento. - Artò (Novara) Ponti G. Battista, 2: Ponti Maria, 2 per grazia. - Ancona: G. P., 25, a mezzo del Parroco Gioia D. Antonio per le feste di Maria Ausiliatrice.

B) - Bra: Cravero Margherita, 5 per grazia: Raeea Francesca rende pubbliche grazie a Maria SS. per due grazie segnalate. - Bramano (Bergamo) : Sac. Domenico Orlandi-Arrigoni, Parroco, 10 in ringraziamento di grazia. - Baruminì (Cagliari) : Sao. Giuseppe Mulas, Parroco, 15, di cui 10 a nome del M. R. Sig. Curato per grazia ricevuta e per ottenere nuovi favori. - Bossolasco: S. Giordano, 1 per ottenuta guarigione di un servo. - Bazzio (Como) : N. N., 5 per grazia. - Borgomanero (Novara): Balsari Luigia Ved. Savoini, 5 per una Messa di ringraziamento. - Bene Vagienna: Delfina Monti di San Giorgio con la figlia Costanza, 4 ringraziando con tutto l'animo Maria SS. per averle esaudito e perchè loro continui la sua materna protezione.

C) - Cornegliano d'Alba: Botto Margherita, 2 per grazia ottenuta. - Chioggia: P. B., 5, a mezzo di D. Talice per una Messa di ringraziamento. - Corio Canavese: Genisio Folicina Maestra, 5 per grazia. - Casale Monferrato: Gatti Maria, 5 con Messa di ringraziamento: Mortiglio Ch.° Vincenzo, 5 per grazia segnalatissima: Francia Olimpia, 10 per una Messa di ringraziamento. - Caravaggio : Mussita Amalia, 15 di cui parte a nome della famiglia Berna per una Messa. - Castelnuovo Garfagnana per Colle (Massa) Anirici Carlo, insegnante, 3 per una Messa. - Cherasco: Chiuminatti Giov. Battista, 2 per grazia. - Catania : Badano Luigi, 5 per una Messa di ringraziamento. - Cotignola (Ravenna): Graziavi Annetta, 32 di cui trenta a nome della sua famiglia per le continue grazie ricevute e due a nome di altre due persone pure graziate da Maria. - Cabaglio (Falcaria): Adele Borsotti, anello d'oro per grazia ricevuta. - Caserta: Una pia persona, 50 a mezzo di D. Gaugi G. per grazia ricevuta. - Cassolnovo : Scheroni Enrichetta, 10 in segno di riconoscenza per guarigione ottenuta.- Chiavenna (Sondrio): Arcari Andrea, portalettere, 25 a nome di M. V. per strepitosa grazia. - Calvi (Umbria) : S. M. S. Andrea, ringrazia per accomodamento di affare difficilissimo.

D) - Dogliani: Edelveis, 5 per grazia. - Desenzano: Barbarini Brocchetti-Contarini, 5 per Messa d'impetrazione di favori.

F) - Felizzano: N. N., 2 per grazia. - Faenza: Una famiglia fece un'offerta in denaro per alcune grazie ricevute e da riceversi. - Felino (Parma) Cavatorta Aldobrandina, 5 per una Messa di ringraziamento e per ottenere nuovi favori per sè ed altre persone che si raccomandano a Maria SS. Offre pure un brillante d'oro del valore di L. 10 perchè venga appeso al collo della Vergine. - Filettole (Pisa): Cola Gregorio, 5 per Messa di ringraziamento. - Front: C. D. V. T., 10 per segnalata grazia temporale ottenuta.

G) - Gavirate: Teodolinda Franzetti, 5 per guarigione ottenuta a suo marito. - Gnocchetto (Genova): Firto Raffaele, 13 per grazie ottenute. - tarlate (Como) : N. N. 2. - Garbagna (Alessandria): Cereti Clelia, 3 per grazia con Messa. - Genova: Vignolo Teresa in Guidi, 5 per Messa di ringraziamento. - Gerno: Ch. Bianchi Carlo, 5 per Messa in ringraziamento di grazie.

I) - Ierzu: Pietro Mulas, Avvocato, 15 in ringraziamento di tante grazie ottenute e per ottenerne delle nuove.

L) - Lodano (Canton Ticino) : Tunzi Santino, 9 per grazia. - Locana (Torino) : Motto D. Luigi, 10 per segnalati favori. -Lanusei (Sardegna): Marianna Boi, 2. - Lodi: Bertoli Teresa, 5 per Messa di ringraziamento.

M) - Mango: Ferrando Nicola, Arciprete. - Montecchio Maggiore: Vezzano Carolina, ringrazia per favori ottenuti. - Montemarciano (Ancona) : Tinti D. Cesare, 5 per grazia. - Masserano (Novara): Can. De Nicola D. Giuseppe, per grazia. - Milano: Ferrario Adelia, 10 per l'ottenuta guarigione di suo marito G. O., 2 con Messa: Premoselli Gina, 10 in ringraziamento di tante grazie. - Monastero Bormida: Gamba Maria, 15,25 per grazie e favori. - Mortara Germi Giovanni, 2 per Messa di ringraziamento. - Murazzano (Cuneo): Cerrina Adelaide, 2 per grazia. - Moretta: Bainotti Catterina, per grazia.

N) - Nicosia: Can. D. Giuseppe Forno, 5 in rendimento di grazie. - Novi Ligure: A. S., 25 per grazia ricevuta.

O) - Ormea: Costa Candida, ringrazia Maria per essere stata soccorsa in bisogni estremi. - Orbassano: Tamone Giov. Battista, 2 per Messa di ringraziamento.

P) - Passatore : Ribba Giov. Battista, 5 per grazia. - Pontagna (Brescia): Signorini D. Giovanni, Parroco, 7 per favori ricevuti. - Ponte di Sala al Burro (Como): Tocchetti Diletta, 2 per Messa di ringraziamento. - Pontremolo : Domenico Augella, R. Notaio, 10 per Messa di ringraziamento.

R) - Raveo (Udine): D. Barnaba Colledoni, Parroco, 50 a nome di una famiglia per intercessione di Maria preservata l'anno scorso dalla grandine e per implorare ugnal grazia anche quest'anno. - Rivoli Torinese: Serafina Badia-Alasia, 10 a nome della sua suocera per grazia ricevuta e per ottenere nuovi favori. - Randazzo : F. P. V. G., 5 in ringraziamento di grazia ottenuta. - Rossano Veneto: Campagnola Teresa, 3 per Santa Messa. - Reggio Calabria: Augusto Lista, 15 per Messa in ringraziamento della guarigione della sua consorte Asinina. - RivanazzanoValghiaia (Pavia): Beatrice Pertusati Pallestrini, 5 in ringraziamento per l'ottenuta guarigione del marito. - Ragusa (Sicilia): Sac. Giovanni Legis Lacognata, 50 a nome di un egregio Cooperatore il quale, proprio durante la dimora del Successore di D. Bosco in quella città, ottenne da Maria Ausiliatrice segnalatissima grazia.

S) - Sestri Ponente: Maria Borseze, 2 con Messa di ringraziamento: Bussi Maria, 3 per l'ottenuta guarigione della madre. - Sta. Maria Versa (Pavia) Vittoria Faravelli Cattaneo, 20 per dite Messo in ringraziamento di grazie ricevute dalla madre Giuseppina Daccò Ved. Cattaneo. - Sartirana: F. C. C. con offerta per Messa di ringraziamento. - S. Lorenzo di Vignale Monferrato : Petronilla Bergamaschino Lavattaro, 5 per grazia. - Sesto Calende: Boggi Rosa, 5,10; Bolognini Maria, 1; N. N., 2 per grazie ricevute. - Spoleto: Piccioli Fiorina, 20 per grazia ottenute da lei e da persone sue conoscenti. - Santuario di Vico: Caderis Gabriella, 5 con Messa di ringraziamento. - Silvano d'Orba: Carbone Samaritana, 5 per grazia.

T) - Torino: Elisabetta Donadio, 5 per l'ottenuta guarigione di una sua diletta nipotina: Catterina Golzio ved. Lupi, 5 con Messa di ringraziamento per molteplici grazie: P. B. R., offre un cuore d'argento per aver ottenuto una grazia temporale urgentissima il giorno successivo alla festa di Maria Ausiliatrice. - Trieste : Sac. Mich. Fleischer, ringrazia ed invoca preghiere per nuove grazie.

V) - Verzano: Luigi Giustiniani, 5 per il pane di S. Antonio dell'Istituto di D. Bosco in rendimento di grazie a Maria SS. ed al Santo Taumaturgo. - Vicenza: Can. Giorgi De Lochi, 2 a nome di una pia persona per una Messa di ringraziamento: C. P., 20 per una grazia. - Venezia : G. B., 5 per due Messe di ringraziamento: Muzzarelli Giuseppina, 5 per grazia ricevuta. - Valle Gioliti (Alessandria): Gennaro Onorina, con offerta di oggetti di vestiario per lo nostre Missioni in ringraziamento di grazia spirituale. - Varese: Gandini Anna, 2,50 per una Messa e per accendere una lampada all'altare di Maria. - Vigevano: Gherbi Pietro, 4 per una Messa di ringraziamento. - Varazze: Geromina Ferro, 5 per grazia.

X) - Maddalena Blandino, 4 per grazie.

La Statua di Maria SS. Ausiliatrice a Trieste.

Con sommo piacere rileviamo dall'Amico di Trieste che il 16 scorso aprile ebbe luogo nell'Oratorio Salesiano di quella città una bella festicciuola per la benedizione solenne della grande statua di Maria Ausiliatrice regalata alla Cappella dell'Oratorio dalle nobilissime dame componenti il Comitato per il bazar Salesiano. Il rito sacro venne compito da Mons. Vescovo prendendovi parte i giovani dell'Oratorio e numerosi Cooperatori e Cooperatrici Triestini. La statua, fattura della Scuola di scultura dell'Oratorio Salesiano di Torino, poggiava nel mezzo dell'altare, elegantemente addobbato e circondato da una quantità di piante fresche, mentre a sinistra si ammirava la bella bandiera dell'Oratorio ed a destra una preziosa nicchia preparata per accogliere la statua. Questo fausto avvenimento fu coronato da un riuscitissimo trattenimento musico-letterario.

LE NOZZE D'ORO DELLA SOCIETA' DI S. VINCENZO DE' PAOLI IN TORINO

Lo scorso maggio si compivano cinquant'anni dacchè in Torino si instituiva la prima Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli, ed i membri di essa nell'esultanza dei cuori ne vollero festeggiare la data con un solenne triduo e funzione di ringraziamento nella Chiesa dei SS. Martiri e con un'imponente riunione ed agape fraterna a Valsalice presso la tomba del Padre nostro D. Bosco e noi crediamo far cosa utile ai nostri Cooperatori pubblicando alcune brevi notizie su quest'opera veramente cara al Signore ed agli uomini di buona volontà.

La Società di S. Vincenzo de' Paoli venne iniziata in Parigi nel 1833 da sette giovani studenti (fra i quali primo Federico Ozanam, per nascita italiano e per affetto e per studi amatissimo dell'Italia), risoluti a difendere la fede insidiata nella gioventù e nel popolo, e accesi di zelo di porsi al servizio di Dio soccorrendo personalmente il povero colle opere di misericordia. In pochi anni si estese in tutta la Francia, passando anche nel Belgio, nella Svizzera, in Italia ed in altri paesi tanto che nel 1883 celebrava il suo cinquantenario nelle cinque parti del mondo.

Questa Società si propone la santificazione dei membri mediante l'esercizio della carità. Essa è retta da un Consiglio Generale, da cui dipendono gerarchicamente i Consigli Superiori e Particolari che hanno sotto di se le Conferenze di una data circoscrizione. L'indole della Società è umiltà, semplicità e unione fraterna : essa, conforme allo spirito di S. Francesco di Sales, non vuol farsi vedere per ostentazione, ma si lascia vedere senza rispetto umano. Tutti i cattolici, osservatori dei precetti di Dio e della Chiesa, che abbiano qualche mezzo per soccorrere i poveri possono farne parte, sotto le savie regole che presiedono al suo ordinamento. L'opera fondamentale della Società è la visita del povero a domicilio per soccorrerlo, consolarlo, richiamarlo alla fede e alla speranza, istruirlo nella religione, ricondurlo alla chiesa, alla pratica dei Sacramenti e per aiutarlo specialmente nella cristiana educazione della prole.

Scopo dei confratelli di S. Vincenzo non è già di distribuire dei buoni di pane e di farina, di calzature e d'indumenti : il buono non è che un mezzo per farsi amare dalla famiglia del povero che ha espresso il desiderio di esser visitato: lo scopo dei confratelli è « la moralizzazione della famiglia del povero » : quindi l'opera dei catechismi, degli Oratori festivi, delle scuole serali e domenicali, del patronato dei giovanotti nelle officine, della diffusione di letture cattoliche e, delle visite negli ospedali per portare soccorsi morali e materiali ai poveri infermi.

Chi non vede in tutto ciò un lavorio di risanamento, di rigenerazione e di ricostruzione sociale? Con il complesso di questi servizi disinteressati la Società di S. Vincenzo tende infatti a riconciliare il povero colla vita, colla società, con Dio come dimostrò eloquentemente il P. Monsabré nel discorso pronunziato il 1883 all'occasione del 1° giubileo della Società stessa. Le ragioni dell'illustre Oratore ci paiono così belle, assennate, opportune ed istruttive che non sappiamo trattenerci dal riportarle, come le troviamo nel Numero unico pubblicato quest'anno in Torino per la fausta circostanza, tanto più perchè esse illustrano con mirabile chiarezza lo spirito di questa Società.

« La vita, così l'Oratore, è il bene fondamentale sul quale riposano tutti i doni di Dio, un bene così grande che noi dimentichiamo qualche volta, per goderne a nostro agio, Colui che ce l'ha data. Sentirsi vivere senza scosse e senz'urti dolorosi, dar la vita, vedere prosperare intorno a sè queste vite novelle, è la felicità più desiderabile e cara. Strano mistero ! La vita, questo bene così grande, può diventare d'un tratto un gran male quando è assediata dalla miseria. Come volete che l'uomo condannato a privazioni continue, colpito nei suoi cari, tormentato dall'istinto prepotente della sua conservazione e non trovando per rispondervi che il vuoto, non il vuoto dei godimenti, ma il vuoto del necessario, con sotto gli occhi i patimenti della sua famiglia, come volete che quest'uomo non si lasci cadere sulla china della disperazione, e non gridi con un grande infelice : Maledetto il giorno che son nato! maledetto l'istante in cui ho dato l'essere ad altri viventi, ad altri miserabili !

» E pure è quello a cui giunge il povero. Impotente a scacciare la miseria che gli avvelena la vita, egli odia la vita e la porta come un fardello maledetto; vorrebbe vedere vuota la sua casa piuttosto che sentire senza tregua i gemiti della fame : egli odia la vita, impreca la vita. Fate appello al suo coraggio, al suo onore, ai suoi doveri, egli non vi darà retta. Ditegli che i suoi patimenti sono stati benedetti, e che hanno la promessa di un generoso guiderdone se pazientemente sopportati, egli non vi comprenderà. I vostri avvisi e i vostri consigli non servirebbero che ad esasperarlo, non sarebbero che fiele pel suo cuore ulcerato. Ma fate cadere su di lui la rugiada salutare dell'elemosina, che una mano benefica ricolmi il vuoto che lo dispera, che un soccorso energico lo sostenga nell'ora delle grandi sventure, della malattia, dello sciopero : che una protezione intelligente guidi i suoi affari e il suo lavoro: che ei si trovi assicurato mercè delicate precauzioni, contro le eventualità che egli paventa, che veda i suoi bambini raccolti, allevati, istruiti, allora i suoi buoni istinti si risvegliano, la nozione del dovere si snebbia dalle ombre della passione, la sua vita ridiventa un benefizio, e benchè egli non possa procurarsi che le austere gioie del lavoro, il povero si riconcilia col dono di Dio.

» E' questo il primo servizio che gli rende la Società di S. Vincenzo. Ve n'è un altro più alto e più glorioso : la riconciliazione del povero colla società. Odiando la vita, egli odia altresì la società, perchè vi incontra ad ogni passo dei contrasti che l'offendono, l'insultano, lo schiacciano, non fosse altro col mettere in rilievo le sue umiliazioni e le sue sofferenze: non solo l'insolenza del lusso e la scandalosa prodigalità dei gaudenti, ma la ricchezza laboriosa, ma l'onesta agiatezza nella tranquilla mediocrità gli appariscono come altrettante sfide lanciate alla sua vita oscura e tormentata. I soddisfatti dimenticano facilmente che ai loro piedi formicolano legioni di diseredati: i savi a cui nulla manca, filosofeggiano tranquillamente sulla disuguaglianza delle condizioni, ma il povero non dimentica nulla: il povero non ha nè il tempo nè il coraggio di filosofare. Egli vede, e quel che vede non se lo spiega che per un capriccio del destino, se crede al destino, o per l'ingiustizia degli uomini, se non gli resta più neanche questa larva della fede, la superstizione. Dal fondo della sua vita desolata egli odia quelli che furono meglio dotati di lui: egli agogna i loro beni, medita la loro rovina, è sempre pronto ai selvaggi saturnali della forza e della violenza. Chi lo guarirà di questo odio? Chi ne arresterà le formidabili esplosioni?

» La beneficenza pubblica? Essa non gli manca, è vero. Ma il povero si persuade facilmente che egli ha diritto ai suoi benefizi, nella qualità di suo amministrato. Ma la beneficenza pubblica, appunto perchè dipende dall'amministrazione, non si accosterà al povero che con formalità imbarazzanti, con aria di protezione, che lascieranno sussistere tutte le distanze che lo separano dal ricco. Quando anche essa supplisce a tutti i suoi bisogni, gli resterebbe sempre un qualche rancore contro la società che gli manda da lontano gli avanzi del suo banchetto. Ciò che il povero ha sopra tutto in avversione è l'isolamento, la indifferenza, il disprezzo, fin le apparenze del disprezzo. Egli detesta meno per le sue privazioni che per le sue umiliazioni. Il suo cuore parla spesso più alto che il suo stomaco; egli vuole essere qualche cosa di più nel mondo che un animale incomodo a cui si getta un'offa perchè non morda. Egli vuole avere col ricco dei rapporti onorevoli. Non è questo il suo sacro diritto ? Onta a quelli che limitano le relazioni sociali all'elemosina materiale. Il povero può scambiare col ricco il più prezioso dei tesori, il tesoro del suo cuore pieno di riconoscenza e di amore, tanto più forte e fedele quanto più occorrerà di doversi abbassare per giungere fino a lui.

» Dio sia benedetto! Signori, questa nobile esigenza, questo sacro diritto del povero fu compreso. Gli occorrevano degli amici rispettosi e affezionati. Questi amici da cinquant'anni in qua la carità li moltiplica in mezzo a voi, e li riunisce nel pensiero di onorare il povero come egli vuole e deve essere onorato. Le Conferenze si radunano non solo per dare da lontano un'elemosina che ogni membro prende sul suo superfluo, sul suo utile, sul suo necessario, ma per risparmiare al povero la vergogna di accattare, per prevenirla, distrubuendo fra i confratelli il lavoro dell'assistenza personale.

» Questi cristiani discendono dalle altezze della scienza, della posizione sociale, della fortuna, e, come i re dell'Oriente a Betlemme, essi vanno a portare nelle meschine ed oscure dimore del povero col modesto soccorso materiale l'omaggio disinteressato di un cuore amico. Il povero maravigliato di questa onorifica condiscendenza sente sedarsi i flutti d'odio e di collera che gli gonfiavano il cuore ; egli ascolta le buone parole che lo incuorano, i salutari consigli che devono dirigere il suo lavoro e la sua vita, egli stringe nelle sue ruvide mani le mani amiche che si stendono a lui; ed egli preferisce assai tutto questo alle pastoie burocratiche, alle formalità della registrazione, alla pubblicità della chiama, e si riconcilia colla società che aveva in orrore.

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» Tutto però non è finito ancora : il povero cova in fondo del suo cuore un odio più velenoso e più funesto che quello di cui vi ho parlato : l'odio contro Dio. Questo odio sacrilego l'ho creduto un tempo retaggio esclusivo degli angeli ribelli e dei rivoluzionari superbi, ma fui dolorosamente disingannato al vedere da vicino l'odio dei poveri, al sentire le loro maledizioni e le loro bestemmie. O Padre mio che siete nel Cielo, che io ho sempre trovato cosi buono anche quando mi facevate provare il rigore della vostra giustizia, voi di cui ho sempre baciate le mani anche quando erano armate di verghe e di flagelli ! O sola e cara Provvidenza che vi curvate ad ogni istante sul mondo e lo riempite dei vostri benefizi! O Dio di cui la natura canta con mille e mille voci la liberalità infinita! Il povero vi odia! Egli vi odia non al modo degli spiriti superbi che inebbriati della loro grandezza credono poter trionfare della vostra e trattarvi come nemico, non al modo dei cuori corrotti di cui voi turbate coi rimorsi gli infami godimenti, egli vi odia come l'oppresso odia il tiranno, come la vittima odia il carnefice, egli vi odia e vi bestemmia.

» Dio è buono? Ma è una menzogna inventata dai gaudenti. « O Dio, se tu fossi buono, non lo sarei io pure? il mio cuore esulcerato non sarebbe consolato, il vuoto spaventoso della mia esistenza non sarebbe ricolmo ? Tu fai scaturire avanti a me la ricchezza e la gioia ed hai avvelenata la mia vita. La tua mano di ferro mi stritola senza pietà. Io, mia moglie, i miei figli siamo i tristi zimbelli del tuo furore capriccioso : ed io dovrei amarti, adorarti, benedirti? No, io non lo posso ». E il povero impreca ! S'egli tace, è perche ha perduto anche la fede dei dannati : guardando il cielo non ci vede che uno spazio vuoto.

» Perdonatemi, signori, se io vengo a contristare i vostri cuori cristiani; ma il mio è pieno di corruccio, non contro il povero di cui rispetto la sventura, ma contro i mostri che hanno tolto alle sue miserie tutti i divini rifugi che gli erano aperti. Si è corrotto il povero con sistemi abbietti e teorie omicide divenute la scuola delle masse gli fu detto che Dio si teneva immobile nella perfezione di una natura egoista, gli fu detto che Dio non esiste : che la fede è una debolezza della mente, un moto superstizioso del cuore, che la preghiera è inutile e degradante; che il dolore è un controsenso senza merito e senza valore per un'altra vita; che la felicità non si trova che nelle gioie di quaggiù, gli furono dette delle assurdità e delle infamie che discesero nel cuore del povero e ne fecero un empio.

» Era tempo che veniste, signori, perchè la beneficenza la meglio amministrata, la più generosa non può riparare a un male sì grande. Del resto non è il suo scopo nè la sua aspirazione. Ci voleva un ministero che avessi per iscopo la riconciliazione del povero con Dio. È il vostro, signori. La sua azione è tanto più sicura chè non essendo rivestiti del carattere sacro non urtate i pregiudizi del povero il quale non può accusarvi di lavorare per la vostra bottega. Mediante il duplice omaggio dell'elemosina e della carità ogni visitatore acquista il diritto di parlare come cristiano e fare appello a questo carattere sacro che niuna disgrazia, niun delitto non possono cancellare neppure nel più miserabile. Il povero poco fa era ingiusto: ma una voce amica saprà calmare la tempesta delle sue bestemmie. «Caro amico, essa dirà, come volete che Dio vi benedica se lo maledite ? pregatelo piuttosto ed Egli farà piovere i suoi doni su di voi. Non lamentatevi dei suoi colpi chi è che non abbia qualche volta meritato i suoi castighi? Voi siete ingrugnati perchè vi sembra che il Padre celeste vi tratti più duramente che gli altri, ma ha Egli risparmiato il suo Figlio? Amico, voi siete povero, ma G. Cristo era più povero di voi, Egli che non aveva una pietra dove posare il capo ; voi soffrite, ma il nostro Salvatore adorabile ha sofferto più di voi, Lui il cui corpo non era che una piaga, e che è morto in croce fra due ladroni, tradito dai suoi, maledetto dal popolo, abbandonato dall'Eterno Padre. Era Figlio di Dio, voi siete figlio di un peccatore, era innocente e voi siete colpevole. Ascoltate, amico, ascoltate questo parole uscite dalla divina sua bocca ! Beati i poveri perchè di loro è il regno dei cieli - beati quelli che piangono perchè saranno consolati un momento di patire ci frutta la gloria eterna - il dolore è una pianta amara che Dio benedisce e di cui si serve per intrecciare la celeste corona ».

» Può darsi, o signori, che il povero resista a queste amorevoli esortazioni, ma spesso il suo cuore si commuove, e i suoi buoni sentimenti si manifestano in parole ingenue e delicate come quelle di un disgraziato che diceva al suo visitatore: Oh! sì, io sono stato assai colpevole, e Dio è buono che prende la vostra buona figura per venirmi a trovare. Riconciliare il povero con Dio, colla società, colla vita, ecco, signori, lo scopo del vostro caritatevole ministero. Se è questa un'ambizione, c'è da augurarsi che tutti i cuori ne fossero pieni. I vostri mezzi sono all'altezza di quest'ambizione. »

*

Questo lo scopo e lo spirito della Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli che il 13 maggio 1850 veniva istituita per lo zelo di sette confratelli, due sacerdoti e cinque laici, anche in Torino, e che dopo cinquant'anni, il 6 maggio 1900, con solenni feste rendeva gloria a Dio della sua vitalità e di tutto il bene operato. Attualmente in Torino sono 17 le Conferenze di S. Vincenzo; nel circondario 31, ed in tutta l'Italia 367. « Questa cifra, scrive la Voce dell'Operaio, è di un'eloquenza terribile: essa accusa la sonnolenza dei capitalisti, e spiega il montare continuo della marea socialista.

» Ricchi, volete una soluzione pacifica della questione sociale ? Fatevi confratelli della Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli : in ogni città, per ogni diecimila abitanti al più, dovrebbe esservi una Conferenza ; anche in ogni centro di manifatture, anche in ogni borgo o villaggio di due mila abitanti, una Conferenza troverebbe campo per la sua opera moralizzatrice. Uniamoci tutti in ispirito ai confratelli di S. Vincenzo e preghiamo iSignore che benedica le opere loro e desti dappertutto il loro spirito di cristiana carità; carità di cui furono apostoli in Piemonte il Ven. Cottolengo, la Marchesa Barolo, il grande D. Bosco, D. Cocchi e il Teol. Murialdo; preghiamo il Signore che per la carità di S. Vincenzo e dei santi che si formarono alla sua scuola, allontani dalla società il flagello del socialismo. »

NOTIZIE VARIE

Posa della la pietra di un Istituto Salesiano a Taranto.

La bella ed antica città di Taranto tra breve vedrà sorgere fra le sue mura un grandioso edifizio per arti e mestieri. Anima di esso è il R.mo Canonico Raffaele Cordone, teologo della Cattedrale. Egli, scrive la Voce della Verità, ne è stato l' autore : alla sua fenomenale attività deve attribuirsi se questo nobile ed umanitario pensiero che, quantunque difficilissimo a prima vista a mettersi in esecuzione, ora è un fatto compiuto. Ha sacrificato e sacrifica dei denari per superare ostacoli insormontabili; sacrifica tutta la sua vita con un lavoro penoso e continuato; in poche parole ha fatto sbalordire addirittura Taranto ; ha vinto, ha soggiogato i suoi nemici.

Il luogo ove sorgerà il nuovo Istituto è a due chilometri dall'arsenale, proprio sulle sponde del Mar piccolo. L'area è di 15 mila metri, ed è costata la bella somma di 38 mila lire. L'insigne benefattore ha voluto ancora che il suo Istituto avesse delle rendite, perciò ha comprato una masseria del valore di 56 mila lire.

La funzione per la posa della 1a pietra di questo grandioso edifizio che la munificenza del Can. Cordone vuole affidare ai figli di D. Bosco, riuscì bellissima ed imponente. Il 31 maggio , Mons. Jorio Arcivescovo di Taranto, cui facevano bella corona il Capitolo della Cattedrale, le rappresentanze del Municipio, del Comitato Diocesano, dei vari Comitati Parrocchiali e Circoli Cattolici, nonchè moltissimi signori e signore dell'aristocrazia tarantina, procedeva alla benedizione delle fondamenta della Chiesa. Era padrino l'illustre Ammiraglio Comandante di Taranto Comm. Luigi Palumbo e madrina la nobile signora Marchesa di Francoforte d'Aiala. Assistettero entrambi ai lati dell'Arcivescovo a tutta la cerimonia, apponendo la loro firma alla pergamena rogata dall'Avv. Notaio Scatagliata. Poscia Mons. Arcivescovo celebrò la S. Messa e la commovente funzione terminò con un'opportunissima allocuzione di Monsìgnore dimostrante il grande vantaggio di questa istituzione benefica ed eminentemente civile. È stata felicissima ed ha commosso tutti la chiusa nella quale S. E. ha ricordato che, quarantotto ore prima, egli trovavisi ai piedi del Pontefice o prendendo commiato da lui accennavagli a questo avvenimento. Il viso del Santo Vegliardo fu illuminato da gioia celeste e il suo labbro venerato benedisse l'opera, il suo benefattore e quanti concorre ranno alla pia istituzione. Il nostro Procuratore Generale a Roma, il R.m° Teol. Marenco, rappresentante il sig. D. Rua, rispose belle ed ispirate parole di ringraziamento. Tutto procedette con molto ordine e senza alcun inconveniente, anzi favorita da uno splendido tempo e dalla bellezza del sito, la giornata lasciò in tutti un indimenticabile ricordo, augurio di prosperità al nascente pio Istituto. Anzi tanta fa la gioia dei Tarantini tutti per questo avvenimento che non solo il R.mo Can. Cordone inviò al nostro Superiore Generale un telegramma concepito in questi termini:' Voti' esauditi Arcivescovo Jorio pone prima pietra. Benedicami con opera iniziata; ma Mons. Arcivescovo stesso degnossi palesare la grandezza e contentezza dell'animo suo e dì tutto il popolo con quest'altro telegramma: Inaugurandosi Istituto Salesiano lietissimi festanti clero popolo autorità presentiamo omaggio ringraziamenti. Al futuro Istituto, nato sotto sì lieti auspici non mancheranno certo le benedizioni della nostra Potente Ausiliatrice e la benevolenza efficace dei Cooperatori. Per ora ci limitiamo a ringraziare con tutta l'anima il Veneratissimo Arcivescovo di Taranto, lo zelante e munifico nostro Cooperatore il Can. Cordone, le autorità e quanti concorsero a rendere più solenne questa memoranda funzione.

L'Oratorio festivo di S. Antonio da Padova in Nizza Monferrato.

IL nostro Bollettino non ha ancora parlato di quest'Oratorio, che da tre anni produce un gran bene in mezzo alla gioventù maschile di quella popolosa cittadina, e perciò crediamo conveniente riferire in parte la relazione inviata al nostro Superiore dal Direttore D. Antonio Gradinati.

« Quest' Oratorio , così egli , fu ideato nel 1897 e fatto costruire quasi intieramente da quel gentiluomo schiettamente cattolico, che è il conte Cesare Balbo di Vinadio, coadiuvato, nella santa impresa, dai membri della locale Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli. Mentre si costruiva, il nostro D. Anzini, insieme al catechista Denicola Valdomiro, veniva tutte le feste da Torino ed aveva la rara pazienza di raccogliere e condurre i giovanetti per le funzioni religiose, ora ad una, ora ad un'altra chiesa della città, facendo colla parola e coll'esempio un grandissimo bene ed eccitando tutti i buoni nizzesi a cooperare col loro obolo allo stabilimento del nascente Oratorio. La popolazione corrispose al suo buon volere e slancio, non solo con offerte, ma più di tutto circondando la nuova istituzione di generale simpatia e benevolenza. Dal marzo all'ottobre del 1897 , mentre si innalzava il locale stabile, quei nostri confratelli radunarono i giovani da principio in un cortile privato, preso in affitto, e poscia nel cortile delle scuole municipali, gentilmente concesso dall'illustrissimo Sindaco d'allora e dall'esimio Direttore delle scuole.

» Appena si potè in qualche modo occupare il nuovo locale, cioè in ottobre, venni mandato da Lei, Sig. D. Rua, a dirigere questo Oratorio, che si trova in luogo ameno, a ponente della città, ed occupa un terreno tutto cintato, in forma rettangolare. Vi è un salone che misura circa quaranta metri, lunghezza di un lato del rettangolo, ed è largo metri sei e mezzo, e serve provvisoriamente di cappella. Prego però sempre S. Antonio di Padova ad inspirare qualche pia anima ad aiutarmi per farne una definitiva da un'altra parte, avendo bisogno di quel salone per altri usi pur necessarii. Questo fabbricato fu ceduto alla Società Salesiana nel giugno 1898, pochi mesi dopo che mi trovava in Nizza a dirigere lo stesso Oratorio.

» Nell'ottobre del 1897 il Sig. Vicario Foraneo D. Lodovico Bisio, di felice memoria, benedisse detto salone. Ho detto di felice memoria giacchè è deceduto il 9 del corrente maggio, pianto da tutti, senza distinzione di partiti, perchè si poteva dire di lui quello che si disse di Nostro Signore : pertransiit benefaciendo. E noi possiamo testificare che dopo fatta l'elemosina al povero non si sapeva più qual fosse il più povero, se chi riceveva o chi dava. Benedetti i cuori caritatevoli !

» Questo locale, come sopra dissi, al mio arrivo non era compiuto. Non parlo di arredi e paramenti di chiesa perchè non c'era nulla. Avevo bisogno di tutto. La Provvidenza Divina a poco a poco mandò il necessario. Tra i paramenti, il teatrino, la tettoia ecc., si è speso circa sei mila lire. Lascio da parte le spese del personale e del prete addetto all'Oratorio. Qui in Nizza abbiam ricevuto da va rii Cooperatori e Cooperatrici cento ventitre lire per la bandiera di S. Luigi, con duecento per la tettoia ed un centinaio di piccole offerte. Delle sei mila lire spese resta però solo il debito di un migliaio. V. S. mi dice nella sua lettera che prega S. Antonio affinchè mi faccia trovare quel tanto che ancor mi rimane da pagare. Sto adunque tranquillo, perchè verrà certamente.

» In quanto al personale, di preti non c'è che questo poveretto il quale spera di fare sempre quel poco che potrà. Di chierici che l'aiutino, nessuno. Agli ultimi dello scorso anno per tre o quattro feste veniva ad aiutare l' Oratorio un certo ch. Terrone, ma i suoi studi lo chiamarono altrove e più nel vidi. Di coadiutori salesiani nel primo anno ve n'erano due; nel secondo e nel terzo uno solo. Se mi permette, Le faccio osservare che il personale è un po' poco, specie nel tempo in cui i giovani giungono fino a quattrocento. Vi sono, è vero , i soci della Conferenza di San Vincenzo de' Paoli, ottimi signori, ma hanno le loro famiglie ed i loro affari e non sempre possono intervenire. Sarebbe però necessario qualche aiutante fisso.

» In quanto ai giovani sono d'indole pieghevole e in generale buoni, e frequentano assai volontieri l' Oratorio. Sono divisi in Oratoriani, Luigini e Circolisti. Oratoriani son tutti, quelli che vengono all'Oratorio senza alcuna distinzìone. Dagli Oratoriani sono scelti i migliori che formano la Compagnia di S. Luigi e sono circa novanta. Dai Luigini è scelto il piccolo clero, vale a dire una dozzina di ragazzi che aiutano nelle funzioni religiose in chiesa. I Luigini giunti ai quindici anni passano al Circolo Cesare Balbo che ha per protettore S. Giuseppe. È denominato Balbo dall'insigne storico e dal nipote tuttora vivente, fondatore dell' Oratorio. Rimangono in questo Circolo fino all'età di venti anni.

» Il regolamento dell' Oratorio è, naturalmente, quello che ci lasciò il nostro Padre D. Bosco, sia riguardo alle pratiche di pietà, sia riguardo ai divertimenti. Al mattino v'è la S. Messa e la spiegazione del Vangelo ; nel pomeriggio mezz'ora buona di catechismo, i vespri della Madonna, il canto delle Litanie e la Benedizione. Prima della Messa . il Direttore dell'Oratorio si trova in sacrestia e confessa quei giovanetti che desiderano fare la santa Comunione. In ogni festa vi è un buon numero di Comunioni : ed i Circolisti si sono impegnati di farla due volte al mese, alla prima ed alla terza Domenica. È da ammirarsi lo spirito di mortificazione di questi giovani che, per poter fare la santa Comunione, stanno digiuni fino alle dieci, essendo la Messa alle nove. Terminata questa e fatto il ringraziamento, tirano fuori di tasca certi loro grossi pani e se li mangiano allegramente : poi giuocano a bandiera, a barra, alla palla, e fanno provvista di appetito pel pranzo.

Per meglio divertirli si son provvedute altalene, passi volanti, giostre, giuochi di boccia ecc. Questi sono i divertimenti ordinari. Gli straordinari consistono in due passeggiate all'anno e due o tre rappresentazioni drammatiche. Di queste non se ne danno di più per'evitare certi inconvenienti, che forse col tempo si potranno eliminare. Fra i divertimenti straordinari vi sono pure due lotterie e due fiere all'anno. Qualche volta si distribuiscono anche immagini e corone per avviare ed abituare i giovani alla recita del santo Rosario. Si dà poi la colazione nelle solennità maggiori, Natale, Pasqua, Pentecoste, e nelle feste di S. Antonio da Padova patrono dell' Oratorio, di S. Luigi Gonzaga e di S. Giuseppe.

» Quest'anno vi fu un divertimento affatto straordinario che mi procurò una non piccola offerta per l'Oratorio. Quell'anima nobile che è il sig. Cav. De Negri, celebre tenore di fama mondiale, si prestò gratuitamente a cantare varie romanze. Il sceltissimo pubblico, convenuto da tutti i paesi vicini, lo colmò di applausi entusiastici. Lo accompagnava al piano il nostro D. Pagella e col violino il celebre Prof. Ellena. All'ultimo il nostro sig. Ispettore D. Francesia ringraziò pubblicamente il sig. Cav. De Negri con una stupenda poesia.

» Eccole, amatissimo Sig. D. Rua, in breve quello che si fece e si fa in questo Oratorio. Voglia benedirlo perchè la sua benedizione sarà certamente feconda di molti beni spirituali e temporali all' Oratorio medesimo ed alle anime dei giovani dalla Divina Provvidenza alle nostre cure affidati. »

Una rappresentazione teatrale In latino ad onore di S. S. Papa Leone XIII.

Fra i molteplici mezzi escogitati dai nostri Confratelli residenti in Roma per rendere più solenne il trionfo dell'immortale Vegliardo del Vaticano in quest'Anno Santo, devesi pure annoverare una rappresentazione teatrale in latino altamente encomiata dalla Civiltà Cattolica nel suo quaderno 1199. Stante la sua importanza ci pare pregio dell'opera riferire per intiero quanto scrisse in proposito il periodico principe d'Italia, il quale, dopo aver invitato i lettori a trasvolare dai vetusti quartieri del Trastevere ai nuovi del Maccao presso la stazione, continua: « Ivi, dove sorge la stupenda Chiesa del S. Cuore, il 17 maggio i benemeriti figli di D. Bosco, nel loro magnifico Collegio di Via S. Lorenzo, offrirono ad uno scelto e colto pubblico una rappresentazione teatrale in latino, recitata con grande maestria dai loro studenti delle classi ginnasiali. Ne facciamo qui cenno nella nostra cronaca, perchè è cosa piuttosto unica che rara, e quindi tanto più degna di serbarsene memoria. L'autore del dramma, di cui fu distribuita a ciascuno degli astanti una graziosa copia, bell'e stampata in un libriccino, con la traduzione italiana di fronte pure in versi, è il chiarissimo Dottor Gio. Battista Francesia, Salesiano, il quale seppe intrecciare in leggiadri versi plautini le geste di S. Leone Magno, che si fa incontro ad Attila sulle rive del Mincio e colla maestà dello sguardo e coll'efficacia della parola, confermata dal cielo con i prodigii, induce quel flagello di Dio a far ritorno coi suoi Unni alle patrie selve.

« L'argomento, di per sè importantissimo, venne svolto dall'illustre letterato Prof. Francesia in maniera veramente artistica, di modo che il suo bel dramma farebbe ottima figura anche sopra qualunque più celebre teatro. Si aggiunga a ciò, che il fatto di S. Leone, secondo l'intenzione evidente del ch. Autore, ombreggia i popoli moderni, che stanchi dall'oppressione di governi infedeli si rifuggono fra le braccia di un altro Leone, successore di quel Grande, che nel quinto secolo sedeva sulla cattedra di Pietro. La commedia fu dedicata a Leone XIII. Tre eminentissimi Porporati, parecchi Vescovi e Monsignori, un gran numero di Sacerdoti, chierici e laici assisterono con molto piacere alla rappresentazione che riuscì, senza esagerazione, bellissima, attraentissima e applauditissima. Un mi rallegro di cuore ai bravi figli di D. Bosco. »

Pellegrinaggi Internazionali a Paray Le Monial nel 1900.

A Parigi si è costituito un Comitato di Cattolici eminenti per organizzare nel 1900 grandi pellegrinaggi internazionali a Paray Le-Monial, dove Nostro Signore ha mostrato il suo cuore alla Beata Margherita Maria. Paray Le-Monial è, secondo la parola di Leone XIII, una città prediletta dal cielo, caelo gratissimum oppidum, una vera Terra Santa, calcata dai piedi del Salvatore, come quella che i Crociati andavano a venerare ed irrigare del loro sangue. Questi pellegrinaggi incominciarono nel passato mese e si proseguiranno fino a tutto ottobre. Uno ebbe più splendore degli altri quello del 22 giugno, festa del Sacro Cuore. Solennissimo sarà pure quello del 17 ottobre, festa della Beata Margherita Maria. Furono stabilite parecchie altre date.

Marsiglia, la città del Sacro. Cuore, cui fu consacrata durante la peste del 1720 dal suo grande Vescovo Mons. Belsunce, ha voluto quest'anno, come nel 1873, dare l'esempio e si inscrisse pei i primi giorni di giugno. Il Congresso Internazionale Cattolico che si chiuse a Parigi il 10 giugno, trasportossi in corpo all'indomani a Paray Le-Monial. Così si annunziano pure pellegrinaggi , per diverse epoche, dalla Brettagna, dalla Provenza, dall'Alsazia, dall'Italia, dalla Svizzera, dal Brasile, dall'Argentina, dal Canadà eac.

Cooperatori defunti in Aprile e Maggio 1900.

1. Actis-Dato Teresa - Rodallo (Torino).

2. Andreis Nob. Donna Callista - Torino.

3. Anghileri Andrea - Mandello del Lario (Como).

4. Baccichetti D. Giacomo - Tovena (Treviso).

5. Barraja-Pozzi Placida - Mondovì (Cuneo).

6. Barresi Can. Pierpaolo - Noto (Siracusa).

7. Bocchio-Villois Anna - Carmagnola (Torino).

8. Benetti D. Serafino - Venezia.

9. Bertazzini D, Giovanni - Pediano (Bologna).

10. Bevilacqua D. Giuseppe - Molini del Conto (Pavia).

11. Bonardi Angelo - Bergamo.

12. Bonolli Geometra Giacomo - Mondovì (Cuneo).

13. Bonoldi Clolia - Pavia.

14. Borbonese Cav. Melchiorre - Torino.

15. Botto Celestina, Maestra - S. Germano (Alessandria).

16. Bruzzo Virginia - Rossiglione Inferiore (Genova).

17. Bruzzo Antonietta - Langasco (Genova).

18. Caffa D. Alberto, Arciprete - Cappellazzo (Cuneo).

19. Cantone Giuseppe - Zinasco (Pavia).

20. Carozzi Savina Vedova Landriani - Milano.

21. Cassarino D. Luigi - Monterosso Almo (Siracusa).

22. Cays di Giletta Cont. Antonia - Caselette (Torino).

28. Cavallero Francesco - Carmagnola (Torino).

24. Cavicchi D. Vincenzo - S. Angelo di Serra (Perugia).

25. Chesi-Morosch Virginia - Fisto (Trentino).

26. Chierici Maria Luigia - Reggio Emilia.

27. Comencini Luigi, Farmacista - Garda ( Verona).

28. Cossali D. Giovanni, Can. - Bergamo.

29. De Luca Luisa - Isola di Ponza (Caserta).

30. De Paoli Santa - Parona all'Adige (Verona).

31. De Sanctis D. Michele, Miss. Apost. - Frascati (Roma).

32. Dufau Apollonia Ved. Frangois - Morgex (Torino).

33. Ercole Geltrude - Campli (Teramo.)

34. Fanari Elena -Lanusei (Cagliari). 35. Fassi Pompeo - Vanzaghello (Milano).

36. Ferrero Lucia Vedova - Castagnole (Torino).

37. Fisicaro Dott. Nicolò - Regalbuto (Catania).

38. Formentelli D. Abramo - Cemmo (Brescia).

39. Gay Pietro - Cremona.

40. Giorcelli Maria Tocco - Torino. 41. Giovanelli Don Giulio - Scascol (Bologna).

42. Guglielmi Marchese Massimo - Roma.

43. Lantrua Giuseppe, Maestro - Molini di Triora (Porto Maurizio). 44. Martel Giuseppe - Torino.

45. Miglioli Villa Paolina - Casalsigone (Cremona).

46. Mondino Lucia - Savigliano (Cuneo). 47. Monti D. Pasquale - Oriolo (Ravenna).

48. Muratore D. Giovanni - Alba (Cuneo).

49. Nerone Giuseppe - Troina (Catania).

50. Pajello Contessa Maria Ved. Capparozzo - Vicenza.

51. Pellissone Irene nata Ansinelli - Garzigliana (Tirolo).

52. Picco Anna - Pordenone (Udine). 53. Piccoli Amalia - Cividale (Udine). 54. Portaro D. Giuseppe - Riace (Reggio Calabria).

55. Raymond Pietro -Morgex (Torino). 56. Reverberi Annunziata - Reggio Emilia.

57. Rocca Lucia - Barbaresco (Cuneo). 58. Serpelloni Battista - Villafranca (Verona).

59, Suor Costanza Macro, Agostiniana - Voghera (Pavia).

60. Tissoni Margherita - Savona (Genova).

61. Vanzetta Margherita - Ziano (Trento). 62. Vedovelli Rosa Ved. fu Michele - Breguzzo (Austria).

63. Verga-Messina Marianna - Vizzini (Catania).

64. Vigna Maddalena-Cisterna d'Asti (Alessandria).

65. Vigna Stefano - Cisterna d'Asti (Alessandria).

66. Visconti d'Ornavasso Baronessa Teresa - Torino.

67. Zambelli Felicita - Candide (Belluno).

68. Zamboni Antonio - Montecchio di Crosara (Verona).

69. Zampin D. Antonio - Stevena (Udine).

70. Zoia Edoardo - Canonica d'Adda (Bergamo).