PROMULGAZIONE DEL GIUBILEO UNIVERSALE DELL'ANNO SANTO 1900 . pag. 165 ENCICLICA DEL S. PADRE LEONE XIII sulla consacrazione degli uomini al S. Cuore di Gesù , » 169 LE FESTE DI ROMA per la consacrazione al SS. Cuore di Gesù » 172 IL 24 GIUGNO A VALDOCCO , , » 175 LA MADONNA AUSILIATRICE ED I CooPERATORI SALESIANI » 177
ELENCO DEI RELATORI DI GRAZIE. OTTENUTE DA MARIA AUSILIATRICE . . » 185
NECROLOGIA: D. Luigi Calcagno, Missionario Salesiano - Il Cav. Lorenzo Rocca - Il Can. D. Domenico Tinetti » 186
NOTIZIE VARIE: - Esercizi Spirituali per Maestre ed altre pie Signore Cooperatrici - L'inaugurazione solenne dell'Istituto Salesiano di Bologna - Il 50° anno di laurea del Cav. Albertotti » 187
RIVISTA BIBLIOGRAFICA » 189
COOPERATORI DEFUNTI . . » 191
ILLUSTRAZIONI: - La Chiesa Monumentale del SS. Cuore di Gesù in Roma, pag. 173 --Quadro del S. Cuore che si venera nella Chiesa Salesiana in Roma 175 - Collegio Convitto Giusto Morgando in Cuorgnè (Torino) 180 - Il Cav. Lorenzo Rocca, 186 -« Figurine per Album» La risoluzione, 188; il delirio e la villetta del Prof. Vincenzo, 190.
LEONE, VESCOVO, SERVO DEI SERVI DI DIO,
A TUTTI I FEDELI CRISTIANI CHE LEGGERANNO LE PRESENTI LETTERE SALUTE E APOSTOLICA BENEDIZIONE.
AFFRETTANDOSI al SUO termine il secolo, che Noi stessi la Dio mercè abbiamo nella Nostra vita quasi interamente percorso, ben volentieri Ci siamo indotti, secondo le istituzioni dei maggiori, ad ordinar cosa che ridonda a salute del popolo cristiano, e che segnerà forse l'ultimo vestigio delle Nostre cure, quali esse sieno state nel governo del Sommo Pontificato. Intendiamo parlare del GIUBILEO MAGGIORE, introdotto da tempi antichissimi nelle consuetudini cristiane e provvidamente sancito dai Nostri predecessori ; consuetudine venutaci dai padri col nome di Anno Santo, sia perchè suole essere accompagnato da un maggior numero di santissime cerimonie, sia principalmente perchè fornisce maggior copia di aiuti a correggere i costumi e informare gli animi a santità. Già Noi stessi potemmo vedere coi nostri occhi con quanti frutti cooperasse a salute l'ultimo che venne solennemente celebrato, quando eravamo ancora adolescenti, sotto il pontificato di Leone XII: nel qual tempo , veramente grandioso e fidato campo trovarono in Roma le manifestazioni religiose. Rammentiamo non solo, ma quasi Ci par d'averla ancora dinanzi, la calca dei pellegrini : la gran moltitudine che incedeva processionalmente per i templi più augusti : i sacri oratori che sermonavano in pubblico : i più frequentati luoghi della città che risonavano delle lodi divine e lo stesso Pontefice con seguito numeroso di Cardinali che al cospetto di tutti dava nobilissimi esempi di pietà e di carità. E pur troppo a siffatte memorie il pensiero si trasporta con più dolore da quei tempi a quelli che or corrono. Perchè tali pratiche, che, ove senza nessun impedimento si compiano sotto gli occhi della cittadinanza, sogliono mirabilmente alimentare e infervorare la pietà del popolo, ora, per essersi mutate le condizioni di Roma, o non è possibile rinnovarle, o dipendono in tutto dall'arbitrio altrui.
Ma comunque sia, Iddio, che suol benedire i salutari consigli, vorrà concedere, come speriamo, un successo prosperevole e senza contrasti a questa Nostra deliberazione, intrapresa soltanto per riguardo a Lui e a gloria sua. In effetto a che miriamo, o che cosa vogliamo? Non altro davvero, se non agevolare la salute eterna a quanti più coi Nostri sforzi potremo, e a tal fine somministrare alle malattie dello spirito quei rimedi appunto che Gesù Cristo volle mettere nelle Nostre mani. Il che non solo Ci sembra un dovere del Nostro ufficio apostolico, ma evidentemente anche un bisogno dei tempi. Non già che questo secolo si debba dire sterile di buone opere e di cristiane virtù ; anzi mercè il divino aiuto n'abbiamo illustri esempi e in abbondanza, nè vi è specie alcuna di virtù, per eccelsa e ardua che sia, in cui molti non si veggano segnalarsi: poichè è potere proprio della religione cristiana, divinamente insito, inesausto e perpetuo, quello di generare e alimentar le virtù.
Tuttavia se, girando intorno lo sguardo, si miri all'opposto lato, che cecità, quali traviamenti, quanta gente che corre a sempiterna rovina! Ci si stringe amaramente il cuore, sempre che Ci torna in mente quanti cristiani, allettati dalla licenza del sentire e del pensare, sorbito avidamente il tossico di ree dottrine, vadano tutto giorno sciaguratamente dissipando il gran dono della fede. Viene di qui la ripugnanza a vivere cristianamente e la immoralità che dilaga: di qui l'appetito acutissimo e insaziabile dei beni sensibili, e le cure e i pensieri tutti dilungati da Dio e radicati alla terra. Appena si può esprimere a parole quanto danno da una fonte cotanto inquinata già derivò alle stesse fondamenta della civil compagnia. Perchè gli animi or comunemente ribelli, le bieche tendenze delle popolari cupidigie, i pericoli nascosi, i tragici misfatti, non son altro infine, chi vuol cercarne le cause, se non una lotta sfrenata e senza legge per impossessarsi dei beni del mondo e goderli.
Pertanto importa alla vita pubblica e privata ammonire gli uomini intorno ai loro doveri, scuotere gli animi assopiti dall'oblio, e richiamare al pensiero della propria salute tutti quegli improvvidi, che si può dir ad ogn'ora corrono rischio di perire e di perdere, per incuria o per orgoglio, quei beni immutabili e celesti, ai quali infine siam nati. E mira pur qui l'Anno Santo ; essendo che la Chiesa, memore soltanto della nativa benignità e misericordia, qual tenera madre, si studia in tutto questo tempo con amore e con ogni mezzo che può, a ricondurre a miglior consiglio le umane menti, e a promuovere in ciascuno l'espiazione, mediante la penitenza, emendatrice della vita. Con siffatto proposito ella, moltiplicando le preghiere ed aumentandone l'ardore, si sforza di placare l'oltraggiata maestà di Dio e di derivar copia di doni celesti: e largamente aperti i tesori delle indulgenze, di cui fu fatta dispensiera, invita tutta quanta la cristianità alla speranza del perdono, puramente intenta a vincere con l'esuberanza dell'amore e della dolcezza anche le volontà più ribelli. Laonde e perché non ne attenderemo Noi, se piaccia a Dio, frutti ubertosi e quali s'addicono al bisogno ?
Tanto più che n'accrescono l'opportunità alcune solennità straordinarie, la cui notizia crediamo bastantemente diffusa e che serviranno in certo modo a consacrare la fine del secolo decimonono e il principio del vigesimo. S'intende parlar degli onori, che in questo mezzo vorranno tributarsi in ogni parte del mondo a Gesù Cristo Redentore. Perciò fummo larghi di approvazione e di lode a sì bel consiglio vagheggiato dalla pietà di privati. In effetto che potrebbesi fare di più santo e salutare? Tutto ciò che l'uomo deve in sostanza desiderare, amare, sperare e cercare, è riposto nell'Unigenito Figlio di Dio, egli essendo la salute, la vita e la risurrezione nostra: volerlo abbandonare è un voler andare totalmente in perdizione. Laonde ancorchè non tacciano mai le adorazioni, le lodi, gli onori, i rendimenti di grazie che si devono a Nostro Signor Gesù Cristo, anzi senza intermissione si ripetano ovunque ; tuttavia niun rendimento di grazie, niun onore potrà essere così grande, che più altri ancora non glie se ne debbano e maggiori. E poi son forse pochi gli uomini che l'età nostra produsse obliosi ed ingrati, i quali hanno ordinariamente risposto alla misericordia del loro Divin Salvatore col disprezzo e ai suoi benefizi colle ingiurie? Certo la vita di moltissimi, così difforme dalle sue leggi e da' suoi precetti, fa segno ella stessa di animo ingratissimo e malvagio. E che dire, se si pensi che. questi ultimi tempi videro rinnovato, e non una volta sola , il blasfema ariano intorno alla divinità di Gesù Cristo? Coraggio adunque e all'opera, o voi tutti, che con questo nuovo e bellissimo proposito porgeste incitamento alla pietà del popolo ; ciò che però vorrà farsi in modo che non ne venga alcun impedimento al corso del Giubileo e alle stabilite solennità. Si aggiungerà pertanto nella prossima manifestazione di fede e di religione dei cattolici questo intendimento, di detestare tutto ciò che a memoria nostra fu empiamente detto e compiuto, specie contro la divina maestà di Gesti Cristo, e di soddisfar pubblicamente alle ingiurie pubblicamente fatte contro di lui. Ora andando al fondo, ognun sa che pentirsi del malfatto, e dopo aver implorato pace e perdono da Dio, esercitarsi con più diligenza nei doveri dalla virtù imposti, o riassumerli se smessi, è il modo di soddisfazione più desiderabile e sodo e chiaro e che porta impressi i contrassegni della verità. Al che l'Anno Santo offrendo tutte le agevolezze che da principio abbiamo toccato, appare di bel nuovo quanto convenga e sia necessario che il popolo cristiano si accinga all'opera pieno di coraggio e di speranza.
Per la qual cosa, sollevando gli occhi al cielo e pregando di gran -cuore Iddio ricco di misericordia, affinchè si degni di favorire benignamente i voti e l'opera Nostra, e di illuminare con la sua virtù le menti e di muovere altresì gli animi conforme alla sua bontà; Noi, seguendo gli esempi dei Romani Pontefici Nostri predecessori, con l'assenso dei Cardinali di S. R. C. Nostri venerabili fratelli, in virtù di queste lettere ordiniamo con l'autorità di Dio Onnipotente, dei beati Pietro e Paolo e colla Nostra, e promulghiamo, e vogliamo che s'abbia fin da quest'ora come ordinato e promulgato, il Giubileo massimo e universale, che comincierà in questa sacra Roma dai primi vesperi della Natività del Signore dell'anno mille ottocento novantanove, e si chiuderà ai primi vesperi della Natività dell'anno mille e novecento ; e tutto torni a gloria di Dio, a salute delle anime , ad incremento della Chiesa.
E durante quest'anno del Giubileo, Noi concediamo e impartiamo misericordiosamente nel Signore pienissima indulgenza, remissione e perdono dei peccati a tutti i fedeli cristiani dell'uno e dell'altro sesso veramente pentiti, confessati e comunicati, i quali abbiano devotamente visitato le Basiliche di Roma dei beati Pietro e Paolo, di S. Giovanni in Laterano e di Santa Maria Maggiore almeno una volta al giorno per venti giorni continui o interrotti, sia naturali sia ecclesiastici, da computarsi cioè dai primi vesperi di ciascun giorno a tutto il crepuscolo vespertino del giorno seguente, se i fedeli abbiano domicilio in Roma, siano essi Romani, o no: se poi vi saranno venuti come pellegrini, almeno per dieci di siffatti giorni, pregando gli uni e gli altri devotamente Iddio per la esaltazione della Chiesa, per la estirpazione delle eresie, per la concordia dei Principi cattolici e per la salute del popolo cristiano.
E perchè può accadere a molti che, con tutta la loro buona volontà, o punto non possano o possano soltanto in parte eseguire le sopradette prescrizioni, per esserne o in Roma o durante il viaggio impediti da malattia o da altra legittima causa; Noi, stante il loro buon volere, per quanto nel Signore possiamo, quando e' siano veramente pentiti e nel debito modo confessati e comunicati, concediamo che partecipino della sopràdetta indulgenza e remissione dei peccati, come se avessero realmente visitato le rammentate basiliche nei giorni da Noi definiti.
Roma adunque v'invita amorosamente al suo seno, o diletti figliuoli, quanti siete nel mondo, che avete modo di visitarla. Sappiate però che ad un buon cattolico in questo sacro tempo s'addice, se vuol mantenersi coerente a sè stesso, di aggirarsi per Roma guidato puramente dalla fede cristiana. Conviene quindi segnatamente rinunziare agl'intempestivi spettacoli di cose futili o profane, rivolgendo piuttosto l'animo a quelle che predispongono a religione e pietà. Al che da prima predispone, se ben si guardi addentro, l'indole naturale della città e un certo qual carattere in lei divinamente impresso e non mutabile nè per accorgimenti umani nè per alcuna violenza.
Perchè Gesù Cristo, il Salvatore del mondo, trascelse, sola fra tutte, la città di Roma ad esser centro di un'azione eccelsa e più che terrena, consecrandola a sè. Qui ei pose, e non senza una lunga ed arcana preparazione, la stanza del proprio impero ; cui comandò che reggesse incrollabile nella perpetuità dei tempi la sede del suo Vicario ; qui volle che inviolato si custodisse gelosamente il lume della verità rivelata, e che di qui, come da principio ed augustissima fonte, quel lume si propagasse in tutta quanta la terra, di guisa che s'allontana da Cristo chiunque s'allontana dalla fede di Roma. E servono ad accrescerne la santità i monumenti religiosi redati dagli avi, la singolare maestà dei templi, l'urne sepolcrali dei Principi degli Apostoli, le catacombe di fortissimi martiri. Chi saprà di siffatti monumenti ben ascoltare la voce, sentirà di essere, non già pellegrino in città straniera, ma piuttosto cittadino nella propria, e con l'aiuto di Dio nella sua partenza si riconoscerà migliore che nella venuta.
Vogliamo poi, affinchè le presenti lettere vengano più facilmente a notizia di tutti, che ai loro esemplari, anche a stampa, purchè sottoscritti da qualche notaio pubblico e muniti del sigillo di persona costituita in dignità ecclesiastica si presti in tutto quella medesima fede che s'avrebbe, se ne fosse stato presentato e mostrato l'originale. A niuno dunque sia lecito di alterar parola di questa Nostra disposizione, promulgazione. concessione e volontà o di temerariamente opporvisi. Che se alcuno avesse la presunzione di un tale attentato, sappia che incorrerebbe l'indegnazione di Dio Onnipotente e de' suoi Apostoli Pietro e Paolo.
Dato a Roma presso San Pietro agli 11 di Maggio dell'anno dell' Incarnazione di Nostro Signore mille ottocento novantanove, vigesimo secondo del Nostro Pontificato.
G. Card. ALoISI MASELLA
Pro. Dat.
L. Card. MACCHI.
VISTO DE CURIA G. DELL'AQUILA VISCONTI
Luogo + del Sigillo
Registr. nella Segret. de' Brévi
I. CUGNONI.
L'anno della Natività del Signore mille ottocento novantanove, il giorno undecimo di Maggio, festa dell'Ascensione del Signor Nostro Gesù Cristo , anno ventiduesimo del Pontificato del Santissimo in Cristo Padre e Signore Leone per divina provvidenza Papa XIII, lessi e solennemente promulgai le presenti Lettere Apostoliche alla presenza del popolo nell'atrio della sacrosanta patriarcale Basilica Vaticana.
IO GIUSEPPE DELL'AQUILA VISCONTI Abbreviatore di Curia.
Ai Venerabili Fratelli, Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi, e agli altri Ordinarii aventi pace e comunione con la Sede Apostolica
LEONE P.P. XIII.
Venerabili Fratelli, Salute e Benedizione Apostolica.
ABBIAMO testè promulgato, come ben sapete, con Lettere Apostoliche l'Anno Santo, da celebrarsi tra breve in quest'alma Roma secondo le istituzioni dei maggiori. Oggi poi, come auspicio e nella speranza dì compiere pìù santamente la religiosissima solennità, proponiamo e raccomandiamo un altr'atto insigne, dal quale, se tutti l'adempiranno di cuore e con unanime e spontanea volontà, Ci attendiamo e non senza ragione frutti singolari e duraturi a vantaggio del nome cristiano e poi di tutta quanta l'umana famiglia. Già più volte Ci siamo adoperati, sull'orme dei Nostri Predecessori Innocenzo XII, Benedetto XIII, Clemente XIII, Pio VI e VII e IX, a mantenere gelosamente e a mettere in maggior lume quella forma debitamente sancita di religiosa pietà, che consìste nel culto del Sacratìssimo Cuor di Gesù; cìò che facemmo principalmente col Decreto del 28 giugno 1888, innalzando a rito di prima classe sotto un tal titolo la detta solennità. Ed ora andiamo rivolgendo in mente una forma di ossequio anche più splendida, che riguardiamo quasi come compimento e corona di quante onoranze furono rese sinora al Sacratissimo Cuore e che confidiamo tornì gratissima a Gesù Cristo Redentore. Sì, il pensiero non è nuovo; perchè, già sono quasi cinque lustrì, all'approssimarsi del secondo centenario da che la beata Maria Margherita di Alacoque aveva prodigiosamente ricevuto l'ordine di propagare il culto del divin Cuore, furono inviate da tutte le parti e non solo da persone private, ma anche da Vescovi, lettere supplichevoli a Pio IX, perchè ei consentisse di consacrare all'augustissimo Cuor di Gesù tutto il consorzìo umano. Piacque allora differirne la deliberazione per maturarla meglio: intanto si consecrassero pure le singole diocesi, che volessero farlo, e ne fu loro espressamente prescritta la formola. Or Noi gìudichiamo, per nuove cause sopravvenute, maturo il tempo di effettuare il disegno.
Certo siffatto tributo amplissimo e sommo di ossequio e di pietà si addìce pienamente a Gesù Crìsto, siccome a principe e signore che Eglì è dì tutte le cose. Stante che il suo impero non si estende soltanto sopra i popoli cattolici, o soltanto sopra coloro che, rigeneratì nella dovuta maniera col santo battesimo, appartengono bensì di diritto alla Chìesa, ancorchè seguaci di dottrine erronee o disgiunti dal vincolo della carità; ma abbraccia inoltre quanti vivono fuori del grembo della fede cristiana, di guisa che dalla divina potestà di Gesù Cristo dipende indubbiamente tutto il genere umano. Perche fa d'uopo che tutto abbia comune col Padre, e perciò anche il sommo impero su tutte le cose Colui che dì Dio Padre è l'Unigenito ed ha con esso una medesima sostanza, « splendore della gloria e figura della sostanza di lui » (Hebr. I, 3.). Laonde ìl Figlio dì Dio così parla di sè presso il Profeta « Ma io da lui sono stato costituito re sopra Sionne il monte santo di lui. - Il Signore disse a me: Tu sei mio Figliuolo : io oggi ti ho generato. Chiedìmi, e io ti darò in tuo retaggìo le genti, ed in tuo dominio gli ultimi confini del mondo » (Ps. II.). Con le quali parole ei dichiara di aver ricevuto il potere non tanto su tutta la Chiesa, che va intesa nel monte di Sionne, quanto ancora sul rimanente della terra, ovunque in lungo e in largo si estendono i suoi confinì. Già il detto « Tu sei mio Figliuolo » significa abbastanza chiaro su qual fondamento poggì cotesta somma potestà. Per essere infatti il Figlio del Re di tutte le cose, egli è insieme l'erede dì tutto il suo dominìo : onde sì aggiunge: « Io ti darò in tuo retaggio le genti. » Parole che rispondono alle altre dell'Apostolo Paolo: « Cui egli costituì erede di tutte quante le cose » (Hebr. I, 2.).
Senonchè vuolsi riflettere principalmente su ciò che Gesù Cristo medesimo affermò intorno al suo ìmpero, non già per bocca degli Apostolì o dei Profeti, ma con le sue stesse parole. In fatti chiedendogli il preside romano : « dunque sei tu re ? » (Ioan. XVIII, 37.) senza restarsi punto perplesso rispose: « tu dici che io son re. » Pur quella sentenza che in modo più esplìcito rivolse agli Apostolì: « è stata data a me tutta la potestà in cielo e in terra » (Matt. XXVIII, 18.), torna a conferma di una signorìa così ampia, e dì un regno che non conosce confini. Se ogni potestà fu data a Cristo, ne segue dì necessìtà che ìl suo ìmpero deve essere sommo, assoluto, indipendente, cosicchè in altri non trova riscontro alcuno; e perche fu data e in cielo e in terra, deve avere e il cielo e la terra ossequenti. In effetto egli esercitò un tal potere veramente singolare e proprio di lui, comandando agli Apostoli dì divulgare la sua dottrina, dì condurre, per mezzo del battesimo, gli uomini a formare un sol corpo nella Chiesa, e finalmente di ìmpor leggi, a cui nessun può sottrarsi senza esporre a pericolo la propria eterna salute.
Nè tutto sta qui. Gesù Cristo impera non solo per diritto dì generazione, essendo Eglì Unigenito di Dio, ma anche per diritto acquìsito. Conciossiachè e' ci ha tratti « dalla potestà delle tenebre » (Coloss. I, 13.), e parimenti « diede sè stesso in redenzione per tutti » (I Tim. II, 6. ). Diventarono adunque per luì « un popolo di acquisto » (1 Petr. II, 9.) i cattolici e quanti rìcevettero nel debìto modo il battesìmo e inoltre tutti ìn generale e in particolare glì uomini. Su di che acconcìamente così discorre Sant'Agostino: « Cercate che cosa abbia redento? Ponete mente a ciò ch'ei diede e apparirà che cosa abbia redento. Abbiamo come prezzo il sangue di Cristo. Ora che è, che valga tanto? che, se non tutto il mondo? e tuttì ìnsieme i popoli ? perchè quanto ci diede, lo diede per tuttì » (Tract. 120 in Joan.).
E S. Tommaso, ragionando di ciò, addita la causa e il modo onde vengono a cader sotto la podestà e la giurisdizione di Gesù Cristo gli stessi infedeli: perchè, esaminando se il suo potere di giudìce si estendesse a tutti quanti gli uomìni, e avendo affermato che « il potere giudiziario è incluso nella regia potestà » , ne rende l'ovvia conclusione, « che quanto alla potestà, tutto è soggetto a Gesù Cristo, ancorchè essa potestà non ancora si estenda dì fatto su tutti » (3. p. q. 59, a. 4. ). Tal potestà e tale impero di Cristo sì esercita sopra gli uomini per mezzo della verìtà, della giustizia e principalmente della carità.
Egli però benignamente lascia che a questo duplice titolo di potestà e di signoria si aggiunga da parte nostra, se piace, il titolo di una consecrazione volontaria. Certo che Gesù Crìsto, Dio ad un tempo e Redentore, è infinitamente ricco, perchè son sue tutte le cose; laddove noi siam tanto poveri e bisognosi, che non abbiamo proprio nulla da potergli offrire che sia veramente nostro. Nondimeno nella sua infinita bontà e carità non rìcusa che ciò, che è suo, glie lo presentiamo tuttavia e cediamo come se appartenesse a noi : anzì non solo non ricusa, ma ce ne richiede e prega : « o figliuolo, porgimi il tuo cuore ». Possiamo adunque ben fargli cosa grata con la buona volontà e con la disposizione dell'animo. Imperocche facendogli offerta di noi medesimi, non solo riconosciamo ed accettiamo francamente e volentieri il suo impero, ma col fatto attestiamo che, se il dono fosse proprio nostro, noi l'offriremmo a lui di gran cuore; e che umilmente domandiamo che non gli spìaccia di ricevere da noì ciò che pur gli appartiene.
Così va inteso l'atto, di cui ragioniamo; e tale si è il sìgnificato delle Nostre parole. E poichè va riconosciuto nel Sacro Cuore un simbolo e un' evidente immagìne della carità infinita dì Gesù Cristo che ci sprona a riamarlo, vìene da per sè la convenienza di offrirsi al suo augustissimo Cuore ; ciò che non vuol dir altro, se non che dedicarsi e vie più stringersi a Gesù Crìsto, perchè ogni atto dì onore, di ossequio, dì pietà rivolto a quel Cuore divino, è diretto, veramente e propriamente parlando, alla persona stessa di Cristo.
Eccitiamo pertanto ed esortiamo a compiere spontaneamente quest'atto di consecrazione quanti conoscono ed amano il divinissimo Cuore ; e vivamente desideriamo che ciò si faccìa da tutti in un medesimo giorno, di guisa che le mani festazioni dì tante migliaia di cuori, che fanno la medesima offerta, ascendano tutte nel medesimo tempo al trono dì Dio.
Se non che potremo Noi dimenticare mai tutti quegli infelìci, cui non rìfulse ancora la dottrìna di Cristo? Ma Noi rappresentiamo la persona di Colui, che venne a salvare quanti andavano perduti e che diede il suo sangue per la salute del genere umano. Laonde come Ci adoperiamo senza tregua, mandando quai maestri in tutte le parti del inondo i missionari di Cristo, affinchè anche coloro che ancor siedono nell'ombra della morte siano chiamatì alla vera vita; così ora, commiserando la loro sorte, li offeriamo, quanto è da Noi, e li raccomandiamo con tutta l'anima al santissimo Cuore di Gesù.
In tal manìera, questa consecrazione, a cui tutti esortiamo, potrà tornare di giovamento a tutti. Perchè nel compiere quest'atto, ognuno cho conosce ed ama Gesù Cristo, sentìrà facilmente un aumento di fede e d'amore. E quelli che, pur conoscendo Cristo, ne trascurano i precetti e la legge, avranno modo di attingere da quel Sacro Cuore la fiamma della carità. Per coloro finalmente che sono più degli altri infelici , per essere ancora avvolti nelle tenebre della superstizione, tuttì noi chiederemo unanimi il celeste soccorso, onde Gesù Cristo, che li tiene già soggetti « quanto alla potestà », li sottometta a sè finalmente anche in effetto, e non soltanto « nel secolo futuro, quando egli eseguirà pienamente su tutti la sua volontà, altri destinando al premio, altri al castigo » (S. Thom. I c.), ma anche in questa vita mortale, col dono della fede e della santificazione; in modo che, illuminatì e santificati, possano onorare debitamente Iddio ed avviarsi alla celeste ed eterna felicità.
Una tale consecrazione arreca anche speranza di vita più prosperosa alle nazioni, appunto perchè vale a ristabilire e a ravvalorare i vincoli che per legge di natura congìungono anche gli Stati a Dìo. Pur troppo nei moderni tempi si fece di tutto per innalzarci un muro di divisione tra la Chiesa e gli ordini civili. Nell'organamento, e nel governo degli Stati non si tiene in nessun conto l'autorità del diritto sacro e divino, col reo divisamento che l'azione religìosa non abbia ad avere influsso alcuno sulla civile convivenza. Ciò che al trar deì conti non è altro che un soppìantare la fede di Cristo, e se fosse possìbile sbandeggiar dalla terra perfino Iddìo. Con tanta oltracotanza degli animi, che meraviglia se una sì gran parte degli Stati fu travolta in tale scompiglio e in sì fortunose vicende, da dover vìvere ognuno in trepidazione e pericolo ? Col disprezzo della relìgione si scalzano di necessità le basi più salde della prosperità pubblica. E la punitrice giustìzia di Dio abbandona i ribelli a sè stessi siffattamente che si rendono schiavi delle proprie cupidigie e vittime della licenza.
Di qui viene quella colluvie dì mali, che da lungo tempo incombono e che più che mai ci spingono a ricercare l'aiuto di tale, per cui mezzo vengano rimossi. E chi potrà essere questì all'infuori di Gesù Cristo Unìgenito di Dio? « Imperocchè non avvi sotto del cielo altro nome dato agli uomini, mercè dì cui abbiamo noi ad essere salvati » (Act. 1V, 12. ).
Bisogna dunque ricorrere a lui che è « via, verità e vita. » Si errò? fa duopo tornar sul retto cammino ; si ottenebrarono le menti? convìen rimuovere le caligini con la luce della verità; la morte invade? forz'è appigliarsi alla vita. Allora finalmente ci sarà dato di sanar tante ferite, allora ogni buon diritto potrà sperar di rivestire l'antica autorità, e sarà ristabilita in onore la pace, e si rimetteranno nella vagina le spade e cadranno le armi dalle mani, quando tutti con unanime volontà riconosceranno l'impero di Cristo e glì saranno ossequenti, « e ogni lingua confesserà che il Signore Gesù Cristo è nella gloria di Dio Padre (Phil. II, 11) ».
Allorchè la Chiesa in sul nascere era oppressa dal giogo dei Cesari, ad un giovane Imperatore apparve ìn alto una croce, auspice a un tempo e autrice della splendida vittoria che immantinente seguì. Or eccovi dinanzi agli occhi anche oggi un segno faustissimo e divinissimo, vale a dire il sacratissimo Cuor di Gesù, che porta su di sè la luce e che splende tra fiamme di singolar candore. Dobbiamo collocar. qui ogni speranza, e a lui domandare e da lui aspettar la salvezza.
Finalmente non vogliamo passar sotto silenzio un altro motivo, che riguarda Noi personalmente, ma ben giusto e grave, onde fummo mossi a quest'atto, ed è l'averci Iddio, autore di tutti i beni, campato non molto tempo addietro da pericolosa infermità. Di tanto beneficio vogliamo che resti memoria e pubblico segno di gratitudine mercè la maggior glorificazione del Santissimo Cuore da Noi ora promossa.
Perciò ordiniamo, o Venerabìli Fratelli, che ai nove, dieci, undici del prossimo giugno si faccia nel maggior tempio di ciascuna città o terra un sacro triduo, e in ciascuno di quei giorni si aggiungano alle altre preghiere le litanie del Santissimo Cuore da Noi approvate; nell'ultimo giorno poi vi si aggiunga la formola della Consacrazione ; formola che vi mandiamo insieme con la presente Enciclica.
Impartiamo nel Signore con grande affetto la benedizione apostolica, auspice dei doni divini e testimonio della Nostra benevolenza, a voi, al clero ed al popolo alle vostre cure affidato.
Dato a Roma presso San Pietro al 25 di maggio del 1899, anno vigesimo secondo del Nostro Pontificato.
O Gesù dolcissimo, o Redentore del genere umano, riguardate a noi umilmente prostesi dinanzi al vostro altare. Noi siamo vostri, e vostri vogliamo essere; e per poter vivere a voi più strettamente congiunti, ecco che ognuno di noi oggi spontaneamente si consacra al vostro Sacratissimo Cuore.
Molti purtroppo non vi conobbero mai i molti, disprezzando i vostri comandamenti, vi ripudiarono. O benignissimo Gesù, abbiate misericordia e degli uni e degli altri; e tutti quanti attirate al vostro Cuore santissimo. O Signore, siate il re non solo dei fedeli che non si allontanarono mai da voi, ma anche di quei figli prodighi che vi abbandonarono: fate che questi quanto prima ritornino alla casa paterna, per non morire di miseria e di fame. Siate il re di coloro che vivono nell'inganno dell'errore o per discordia da voi separati; richiamateli al porto della verità e all'unità della fede, affinchè in breve si faccia un solo ovile sotto un solo pastore. Siate il re finalmente di tutti quelli che sono avvolti nelle superstizioni del gentilesimo, e non ricusate di trarli dalle tenebre al lume e al regno di Dio.
Largite, o Signore, incolumità e libertà sicur alla vostra Chiesa, largite a tutti i popoli la tranquillità dell'ordine: fate che da un capo all'altro della terra risuoni quest' unica voce: sia lode a quel Cuore Divino, da cui venne la nostra salute: a lui si canti gloria e onore nei secoli: Così sia.LEONE P.P. XIII.
UNo dei più bei frutti arrecati dall'Enciclica del Papa, sopra riferita, sono per certo le solennissime feste celebrate nei giorni 9, 10 11 giugno scorso nella nostra Chiesa Monumentale del Sacro Cuore al Castro Pretorio in Roma. Esse assumono un'importanza singolare sopra tutte le altre, perchè sono la consacrazione magnifica al Cuor di Gesù di tutta l'America Meridionale, il più vasto campo dell'azione dei nostri Missionari nel nuovo mondo. Nella città eterna, nella Roma dei Papi si trovano adunati in plenario Concilio cinquantatrè tra Arcivescovi e Vescovi dell'America Meridionale, ed essi, inspirati da persone eminenti, deliberarono di consacrare sè, le loro diocesi e tutto il Sud-America nella Chiesa del Sacro Cuore, partecipando in forma solenne al triduo indetto dal Sommo Pontefice. Questo fatto è provvidenziale. Gli Angeli tutelari delle sterminate diocesi Americane avranno esultato di santa letizia nel vedere prostrati ai piedi del SS. Cuor di Gesù i Pastori e Duci delle anime affidate alla loro custodia, proprio nel santuario eretto, sulla terra irrorata dal sangue dei martiri, da quel grande Apostolo che migliaia di Missionari ha già inviato e continua ad inviare, mercè la sua istituzione, laggiù in quelle remote contrade, per illuminare tanti poveretti sedenti ancora nelle tenebre e nell'ombra della morte. Le nostre Missioni poi si avvantaggeranno per questo fatto di un più intimo vincolo di unione coi Pastori delle singole diocesi, in cui sono stabilite.
Noi togliamo dall'Italia Reale la relazione di questo avvenimento, che sarà eterno nella storia della nostra Pia Società.
Le feste incominciarono giovedì 8 giugno, vigilia della solennità del S. Cuore, coi primi Vespri solenni, accompagnati da scelta musica de' migliori maestri romani, eseguita dai Salesiani e loro alunni. Pontificò S. E. Rev.ma Mons. Girolamo Thomé da Silva, Arcivescovo di Bahia, Primate del Brasile; fece il discorso il R. P. Giovanni Lo Iacono, religioso del SS. Redentore e predicatore del mese di giugno, e Sua Em.za Rev.ma il Card. L. M. Parocchi, Vicario di S. Santità, impartì la benedizione col Venerabile.
Venerdì, 9, festa del Sacro Cuore e primo giorno del triduo prescritto dal S. Padre colla sua lettera Annum Sacrum, grande solennità con musica sceltissima e maestà di sacre funzioni. L'E.mo Cardinale Luigi Macchi distribuì per oltre un'ora la S. Comunione ai fedeli. La Messa solenne fu pontificata da S. E. R.ma Mons. Pietro Raffaele Gonzalez, Arcivescovo di Quito, e si eseguì la Messa sesta di Mozart coll'introito, offertorio, ecc. di Andrea Meluzzi, maestro di cappella a S. Pietro. I secondi Vespri furono pontificati da S. E. Rev.ma Mons. Sinforiano Bogarin, Vescovo di Assunzion del Paraguay, il quale impartì anche la trina benedizione col Venerabile, in sostituzione di S. E. Rev.ma Mons. Uladislao Castellano, Arcivescovo di Buenos Aires. S. E. Rev.ma Mons. Pietro Brioschi, Vescovo di Cartagena, tenne una bellissima allocuzione in lingua italiana, parlando con eloquenza dell'amore del Sacro Cuore verso gli uomini e della poca corrispondenza degli uomini verso di Lui. La vasta Chiesa era piena zeppa e la gente vedevasii fin sopra gli altari. Era davvero cosa consolante vedere tante persone, di ogni sesso, età e classe sociale, accorrere a prostrarsi. innanzi all'altare del S. Cuore, nella Chiesa che D. Bosco ha innalzato come monumento della devozione di tutto il mondo cattolico al medesimo Cuore SS. di Gesù.
Sabato, 10, celebrò la Messa della Comunione generale S. E. Rev.ma Mons. Bernardo Herrera Restrepo, Arcivescovo di Bogotà, capitale della Colombia. Anche in questo gìorno furono numerosi i fedeli che si accostarono alla S. Mensa. Alla sera poi, previa la recita del S. Rosario, S. E. Rev.ma Mons. Mariano Soler, Arcivescovo di Montevideo, tenne innanzi a numeroso uditorio, composto in gran parte della Colonia spagnuola ed americana del Sud (erano anche presenti in posto distinto il Ministro e il Console dell'Uruguay colle loro famiglie) una bellissima allocuzione in lingua spagnuola, parlando della grandezza del Papa e dell'atto di consecrazione del mondo al S. Cuore di Gesù; poi S. E. Rev.ma Mons. Prospero Alarcon, Arcivescovo di Messico, impartì la benedizione.
Domenica, 11, Messa della Comunione celebrata da S. E. Rev.ma Mons. Emmanuele Tovar, Arcivescovo di Lima, con grande affluenza alla S. Mensa. La Messa solenne, accompagnata colla musica di venerdì, fu pontificata da S. E. Rev.ma Monsignor Domenico Ambrosi, Vescovo di Poggio Mirteto. Alla sera poi intorno alle 5 1/2, funzione di chiusura del triduo, con intervento di tutti i RR. PP. del Concilio Latino-Americano, i quali venivano a consacrare sè e le loro diocesi al Sacro Cuore in quel tempio che in parte fu innalzato coll'obolo delle devote popolazioni americane.
Difatti al suono maestoso dell'organo i più che cinquanta Vescovi Americani pigliarono posto in appositi banchi ornati di panno verde nel presbiterio. Fra loro fu pure fatto accedere il Rev.m° Don Mìchele Rua come rappresentante di tutte le varie Missioni Salesiano d'America. Cantato quindi dal popolo, che stipava la Chiesa, il Veni Creator, S. E. Rev.ma Monsignor Raimondo Angelo Jara , il simpatico Vescovo di S. Carlo di Ancud nel Chilì, invitato dai cerimonieri apostolici, saliva il pergamo e togliendo a testo « accedet homo ad cor altum et exaltabitur Deus » in elegante latino parlò con maestà e calore dei benefizi che provengono all'individuo e alla società dalla devozione e consacrazione al S. Cuore di Gesù. Il discorso durò 40 minuti, lasciando in tutti la più salutare impressione. Quindi, mentre cantavansi in musica le Litanie del Sacro Cuore, procedette all'altare l'Em.m° Cardinale Parocchi per la trina benedizione del Venerabile. Innanzi al Santissimo esposto, S. E. Rev.ma Mons. Prospero Alarcon, Arcivescovo di Messico e Presidente in quel giorno del Concilio Americano, lesse in lingua latina, ripetendola gli altri Vescovi, la formola di consacrazione dettata dallo stesso Santo Padre. Dopo la benedizione, il clero numerosissimo, i Vescovi del Concilio e dietro a loro Sua Eminenza il Cardinale Vicario cogli altri sacri ministri, sfilarono tutt'attorno alla Chiesa e si ritirano in sacrestia, fra la devota ammirazione dell'affollato popolo.
Intanto il concerto dell'Ospizio Salesiano eseguiva belle sinfonie nel vasto cortile dell'Istituto, ed i Vescovi, deposti gli ornamenti pontificali, si recarono insieme con numerosi invitati in un vasto salone, decorato con grandì. bandiere di tutte le Repubbliche latinoamericane, ove era preparato uno scelto rinfresco.
Quivi il veneratìssimo D. Rua, venuto appositamente a Roma per ossequiare i Vescovi Americani, insieme col Rev.m° D. Cesare Cagliero, Procuratore Generale dei Salesiani, fece gli onori di casa, intrattenendosi cogli EE.mi Vescovi e cogli altri pessonaggi, i quali se ne partirono colla più dolce impressione nell'animo verso i Salesiani, e specialmente verso il loro Superiore Generale, il Signor D. Michele Rua.
Queste bellissime feste lascieranno un grato ricordo nel cuore di tutti, e confermeranno sempre più la stima e l'affetto che i Romani nutrono già così grande verso gli ottimi Figli di Don Bosco, decoro omai non solo della vostra Torino, ma di tutto il mondo cattolico.
Fin qui il corrispondente dell'Italia Reale. A noi poi sembra pregio dell' opera fregiare il nostro Bollettino dei nomi di tutti gli EE. Arcivescovi e Vescovi, che (meno tre per indisposizione), nella nostra Chiesa fecero la solenne consacrazione al Sacro Cuore. Ecco l'elenco desunto dalla Civiltà Cattolica del 17 giugno 1899.
Arcivescovi. - 1. Thomò da Silva Girolamo, di S. Salvatore di Bahia di tutti i Santi (Brasile). - 2. Casanova Mariano, di S. Giacomo del Chili. - 3. Herrera Restrepo Bernardo, di Bogotà (Colombia). - 4. Lopez y Romo Giacinto, di Linares (Messico). - 5. Gillow Eulogio, di Antequera (Messico). - 6. Alarcon Prospero, di Messico. - 7. Gonzalez Pietro Raffaele, di Quito (Equatore). - 8. Tonti Giulio, di Porto Principe (Haiti). - 9. Zubiria y Manzanera Giacomo, di Durango (Messico). - 10. Castellano Uladislao, di Buenos Aires (Argentina). - 11. Soler Mariano, di Montevideo (Uruguay). - 12. Arcoverde do Albuquerque Gioacchino, di Rio Janeiro (Brasile).13. Tovar Emanuele, di Lima (Perù).
Vescovi. - 14. Montes de Oca Ignazio, di S. Lodovico Potosì (Messico). - 15. Thiel Bernardo Augusto, di S. Giuseppe di Costarica (Centro America). - 16. Conçalves Ponce de Leao Claudio, di S. Pietro nel Rio Grande (Brasile). - 17. Vieira Gioachino, di Fortalezza (Brasile). - 18. Camacho Raffaele, di Queretaro (Messico). - 19. Toro Reginaldo, di Cordova (Argentina). - 20. Portugal Giuseppe M.a, di Saltillo (Messico). - 21. Puirredon Ismaele, di Puno (Perù). - 22. Fontecilla Fiorenzo, di La Serena (Chili). - 23. Labarca Placido, di SS. Concezione (Chilì). - 24. Gomez Pimenta Silverio, di Marianna (Brasile). - 25. Dos Santos Pereira Emmanuele, di Olinda (Brasile). - 26. Duarte Silva Edoardo, di Goyaz (Brasile). - 27. Pardo Vergara Gioaccbino, di Medellin (Colombia). - 28. Padilla Paolo, di Tucuman (Argentina). - 29. De Cayzedo y Quero Emmanuele, di Popayan (Colombia). - 30. Silva Atenogene, di Colima (Messico). - 31. De La Lastra Rodesindo, di Paranà (Argentina). -- 32. Falcon Giovanni Antonio, di Cuzco (Perù). - 33. Morice Giovanni, di Les-Caies (Haiti). - 34. Ortiz Giuseppe, di Chihuahua (Messico). - 35. Espinosa Mariano Antonio, di La Plata (Argentina). - 36. Boneo Giovanni, di S. Fede (Argentina). - 37. Do Rego Maja Francesco, di Petropolis (Brasile). - 38. Antonio M. Duràn, di Guaiana (Venezuela.). - 39. Da Costa Aguiar, di Amazzoni (Brasile). - 40. De Camargo Borros Giuseppe, di Curytiba (Brasile). - 41. Silva Antonio, di Merida (Venezuela). - 42. De Castilho Brandào Antonio, di Belem de Parà (Brasile). - 43. Bogarin Sinforiano, dell'Assunzione (Paraguay). - 44. Rojas Stefano, di Tolima (Colombia). - 45. Plancarte Francesco, di Cuernavaca (Messico). - 46. Ballon Emmanuele, di Arequipa (Perù). - 47. Bianco Evaristo, di Soccorso (Colombia). - 48. Brioschi Pietro, di Cartagena (Colombia). - 49. Campos Francesco, di Tabasco (Messico). - 50. Linares Mattia, di Salto (Argentina). - 51. Jara Raimondo, di S. Carlo d'Ancud (Chilì). - 52. Anaya Giuseppe Omobono, di Sinaloa (Messico). - 53. Diaz Ignazio, di Tepic (Messico).
Tre di questi Ecc.mi Vescovi, prima che incominciasse il Concilio Americano, vollero onorare la nostra Casa-Madre di Torino di una loro visita. Sono essi Mons. Sinforiano Bogarin dell'Assunzion del Paraguay, Mons. Girolamo Thomè da Silva di Bahia del Brasile, e Mons. Ramon Angel Jara di Ancud nel Chilì, il quale ultimo si fermò con noi, come già dicemmo, per la nostra solennità di Maria Ausiliatrice. Le accoglienze furono, per quanto potemmo, solenni e cordiali. Graditissima tornò sopratutto all'Ecc.mo Vescovo di Ancud l'improvvisata fattagli dalla nostra banda musicale, e nel ricevimento e nei vari concerti dati in quei giorni; dell'esecuzione dell'inno chileno.
A lui, come pure agli altri venerandi Pastori Americani, che si degnarono manifestarci la loro viva soddisfazione, i nostri ossequi e ringraziamenti.
QUANTE memorie, quanti palpiti arcani e pieni di soavità non suscita ogni anno questa data al suo ritorno nei membri della gran famiglia salesiana! Nella gioia pura e sublime dell'amor figliale, essa diviene perno e calamita a migliaia e migliaia di cuori, i quali intorno ad essa si aggirano e si sentono irresistibilmente attirati ad escogitare sempre mille nuove industrie capaci ad esprimere, meno imperfettamente, l'ardenza degli affetti, che nutrono verso il Padre Don Bosco, vivente nel suo successore Don Rua. Oh come bellamente si estolle sempre in questo giorno il grido della gioia, il cantico dell' amore verso di Te, o Padre, e verso Colui che, nuovo Eliseo, raccolse il tuo manto e la tua sconfinata eredità di affetti! Poiché, come egregiamente cantò il tuo Poeta nell'inno per la festa
... il nome tuo fra gli angioli, Nei regni eterni accolto, Innanzi all'alma Vergine Giammai si spegnerà.
E in terra incancellabile Tu vivi in mille e mille Nei cuori ancor trascorrono Quei nembi di scintille, Che accese e ognora suscita Tua viva carità.
È il nome tuo che un tràmite Divino a noi rischiara ! Sia pur virtù difficile, Per te ci è bella e cara! Ed il tuo nome infondecí Letizia e santo ardir.
E il disco, che riverbera Su noi la fiamma tua,
Del tuo gran cuor partecipe, È il figlio tuo DON RUA, Ognor tuo fido interprete Nell'opre e nei desir.
E in lui Te vivo scorgono I popoli latini;
E ai nostri orecchi giunsero Da' più lontan confini. Plauso, trionfo e cantico Che il nome tuo lodò.
Nè questa vivezza d'amore - dopo undici anni, dacchè D. Bosco fu trapiantato nei celesti giardini dell'eternità beata -reca meraviglia a chi comprende che cosa sia amore, quell'amore cioè vero e sincero, le cui radici sono tanto profonde nei cuori, che neppur la morte può avvizzire ed estinguere.
D. Bosco fu l' uomo mandato da Dio ed ebbe nome Giovanni, e questo suo nome, nella data storica della natività del Precursore di Cristo, echeggia annualmente, fra il profumo degli incensi e dei fiori, di suoni e canti festosi inspirantisi solo alla legge dell'amore.
Sì, nella solennità del Battista a Valdocco si celebra sempre questa festa di famiglia, non solo dai fortunati, che ivi hanno loro stanza, ma da quanti nel nome di D. Bosco si trovano dispersi sopra tutti i punti della terra.
Tutti i figli, Salesiani e Suore di Maria Ausiliatrice, giovanetti e giovanette da. loro educati, Cooperatori e Cooperatrici, tutti concorrono alla figliale dimostrazione. I più vicini mandano i loro rappresentanti, e gli altri spediscono lettere, regali e componimenti da presentarsi nei due trattenimenti, che si tengono in due distinte sere : il 1° per festeggiare il Successore ed il 2° per commemorare Don Bosco; ma sì l'uno che l'altro trattenimento hanno un unico oggetto : D. Rua vivente in D. Bosco o D. Bosco vivente in D. Rua.
In ciascuna sera il trattenimento durò da due a tre ore. La musica vocale ed istrumentale, la prosa e la poesia, le lingue classiche e le moderno, tutto venne messo in opera per esternare gli affetti dei figli verso l'amatissimo Padre. Come gli anni scorsi furono due serate piene di soavi emozioni.
Innanzi al palco bellamente preparato per D. Rua, per gli altri nostri Superiori e per i principali benefattori e benefattrici dell'Opera Salesiana, si osservavano in bell'ordine disposti i vari doni offerti per la fausta circostanza. Ammirammo due pianete e due calici offerti dai giovani dell' Oratorio: un ricco assortimento di pianete di ogni colore e di biancheria per chiesa dalle Figlie di Maria dell'Istituto S. Maria del Fiore (Valsalice): un ricchissimo paliotto e vari camici dalle Suore di Maria Ausiliatrice; una tovaglia dalla Sig.a Ved. Cantoni; un nuovo harmonium dal fabbricante Sig. Bocca di Torino, nonchè vari altri graziosi ed utili regali. da parte della Sig.na Ramoino e del Sig. G. Villa confettiere.
Nel secondo trattenimento furono eziandio letti gli omaggi dei lontani ed offerti i presenti in denaro, che costituiscono una bella risorsa per le Missioni Salesiane. E per certo crediamo che nè gli alunni dei nostri Collegi, nè i Cooperatori tutti possano trovare occasione migliore di questa per aiutare le Opere del comun Padre e Fondatore.
Nel mattino della festa poi gli Antichi Allievi dell'Oratorio vollero, secondo la lodevole costumanza di tutti gli anni, raccogliersi numerosi intorno a D. Rua per presentargli i loro augurii. Lesse un forbito discorso il M. R. Pievano di Villa del Bosco (Novara), Don Antonio Tricerri, antico allievo dell'Oratorio, e fecero il dono di un piviale e continenza tela d'oro con un bel paliotto. Poscia in corpo questa nobile rappresentanza degli Antichi Allievi dell'Oratorio pellegrinò a Valsalice presso la tomba di Don Bosco, dove, dopo le preci di suffragio e del cuore, il sullodato D. Tricerri improvvisò un bel fervorino d'occasione, animando tutti all'imitazione della vita attiva del Padre defunto.
E qui nulla diciamo delle intime giocondità proprio di famiglia ed il più spesso inesprimibili; solo quale saggio di questo famigliar tripudio ci permettiamo riferire alcune belle strofe del nostro sempre fecondo poeta Prof. D. G. B. Francesia. Eccole
Questo bel giorno mi richiama al core
Il dolce folleggiar d'un tempo antico, Quando viveva tra noi padre e pastore D. Bosco a tutti santamente amico
E come grato suon, che alletta e molee, Di quei dì la memoria torna dolce.
Oh più spesso tornasse S. Giovanni,
Di S. Giovanni fosse l'anno intiero ! Perchè, deposto il peso anche degli anni, Si riposa il pensier leggier leggiero!
E riposando quasi in dolce oblio S'assapora il piacer che c'è con Dio.
Qui posava D. Bosco, e qui solea
Con lieto guardo rimirarci in viso
Qui del verso al fragor che suona e crea Con un detto rubato in paradiso, Grato così che ancor nel core io sento Bravo! dicea, di te sono contento!
Come sul marmo lo scalpello incide, La parola s'imprime nella mente; Alla dolce parola si sorride
E si folleggia come chi la sente:
Che sempre il detto d'amata persona A ben far, a ben dir forte ti sprona.
Ed il buon Padre ne' suoi anni estremi Quivi giungeva affaticato é stanco,
E mentre d'ogni parte incalzi e premi
E regger vuoi l'estenuato fianco,
Rivolto a noi con suono più gradito
Che il sento ancor, dicea: Son forte, ardito!
Qui succede il fragor della tempesta,
Il tonar delle voci oneste e liete, Della gioconda e memoranda festa Viva D. Bosco! Evviva! ognun ripete:
E con D. Bosco si comincia, il brio Della giornata consecrata a Dio.
Anche D. Rua, non vel dice anch'esso
Che questo giorno sempre assai gli piace, Ed al suo nome cucinato a lesso Od in arrosto, non si dà più pace Ma pur gli scende al cor e lo commove, Come alle cose più gioconde e nove.
Come i regi quaggiù sogliono fare, Quando prendon le redini del regno, Ei volendo in D. Bosco riposare, Formar la mente, moderar l'ingegno, Siccome serto su dorate chiome, Ai mille merti sovrappose il nome.
E quelli che verran dopo di noi,
Che questo tempo chiameranno antico, Al veder, al contar i merti suoi, L'opre conte, ed il suo far pudico, Diranno che D. Bosco non è morto,
O in Lui rivive, se non è risorto !
E Giovanni si chiama con Michele,
E per l'uno e per l'altro si fa festa: Ma se questo lo dice a Dio fedele E lo pose de' suoi servi alla testa,
Con S. Giovanni in bocca egli richiama D'ogni buon Salesian l'ardente brama.
Ei non lo dice, che umiltà lo nega, Ma lo sospira dentro il core assai;
E quando col Signor favella e prega Con alma accesa e lacrimosi rai
Che ognun, dice, che m'hai dato, sia Come Giovanni dalla mente pia
Ei punti il suo pensier sovra te stesso, L'anime cerchi da Gesù redente, All'imprese rivolto e sante e belle Pensi guidare al ciel l'età crescente Mentre il secol per oro arde e ribolle Da mihi animas, dica, coetera tolle !
Tu che cominci a lavorar per Dio,
Tu che a mezzo il cammin sei giunto ornai, Alza tua mente a lui, leva il desio, Fra questa polve di miserie e guai Se sei Giovanni, discendendo a guerra, Al cielo guiderai tutta la terra.
Se quanti conta Salesiani il mondo Sarem tutti Giovanni, come ci vuole, Non saremo a nessun Ordin secondo, Numerosa vedrem la nostra prole
E liberati agli infernali artigli, Cristiani torneran d'Africa i figli.
O ben venga questo giorno, e presto sia, Ch'ognun d'esser Giovanni si prepari
E nel breve aspettar, la musa mia Prega ogni ben a voi, amici cari;, Ed a chi meglio preme l'orma sua, Vo' dir Giovanni D. Michele Rua.
L'Ausiliatrice del Popolo Cristiano ama di particolar affetto i membri tutti della gran famiglia salesiana, e questo materno speciale amore trova ogni anno soave e pia corrispondenza nel cuore dei suoi prediletti colla celebrazione di solenni feste ad onore di Lei. La solennità di Maria Ausiliatrice e la conferenza prescritta in simil circostanza assumono sempre maggior sviluppo e sono la più bella prova che la nostra Madonna ci ama e che Ella è amata fortemente da quanti prediligono l'Opera del Padre nostro D. Bosco. E la cosa è naturalissima: la Madonna di D. Bosco ci ama, dunque 'noi pure dobbiamo amarla. Evvi alcuno fra noi che possa dire di non aver mai ricevuto grazie per intercessione di. questa Madre amorosissima? No, non vi ha alcuno che invano abbia a Lei fatto ricorso; più e più volte nel fortunoso mare di questa vita, prossimi a naufragare, invocammo l'amica stella e in breve ci accolse il porto di salvezza. Tutti, sì, tutti quanti siamo in questa valle di pianto, ascritti al pio Sodalizio Salesiano, fummo dalla Madonna Ausiliatrice ricolmi di benedizioni e di grazie. Di qui la ragione vera ed intima delle solennità, che da per tutto si celebrano in suo onore; di qui l'origine di questa simpatica, per quanto imperfetta, cronaca. Noi vorremmo che i nostri cari Direttori, Decurioni, Zelatori e Zelatrici fossero più solleciti nell'inviarci relazione di quanto fanno per onorare la nostra Madonna, perchè così la cronaca sarebbe più compita. Rammentino questi nostri buoni amici che anche questo è un mezzo efficace per onorare Maria SS., poichè sta scritto : qui elucidant me, vitam aeternam habebunt.
CAGLIARI. - Il M. R. D. Mario Piu, Direttore Diocesano, ci scrive : « Quantunque i Cooperatori Cagliaritani siansi riservati a celebrare solennemente la festa dell'Ausiliatrice in occasione della benedizione della statua della nostra Madonna, pure non vollero lasciar passare inosservato il dì sacro alla nostra celeste Patrona. La mattina del 24 nella Chiesa delle Cappuccine vi fu una numerosa Comunione generale di Cooperatori e Cooperatrici, infra missam, celebrata dallo scrivente. Poscia si impartì la benedizione col SS. Alla sera tenni nella medesima chiesa la prescritta conferenza, trattando della divozione a Maria Ausiliatrice, nell'intento di propagarne sempre più l'amore e la divozione e meritarci copiose le sue grazie per il maggior sviluppo della Società Salesiana in questa città. Dopo, Mons. Efisio Serra, Vicario Generale e Decano del R.mo Capitolo, che volle spontaneamente onorare di sua presenza l'adunanza, impartì la benedizione col SS. Mentre tributiamo al R.mo Prelato i sentimenti della nostra riconoscenza, dobbiamo pure ringraziare il M. R. D. Efisio Migoni, che si degnò assisterlo. Possa anche questo piccolo ossequio del nostro amore per Maria stringerci sempre più a Lei ed al suo Divin Figlio Gesù. »
CALTANISETTA. - Leggiamo nel cattolico periodico di questa città l'Aurora in data 4 giugno questo espressivo articoletto : « Viva Maria Ausiliatrice! - Nel pomeriggio di giovedì ultimo la città fu spettatrice e parte attiva di un atto sublime di religione, che assunse per le circostanze la forma di un vero avvenimento, che non sarà dimenticato e ch'è un lieto augurio di altri più importanti, dei quali si occuperà la storia di Caltanisetta.
» Ne fu occasione il ritorno del quadro, rappresentante Maria Ausiliatrice, dalla venerabile Chiesa della Saccara alla sua edicola, costruita dal pio e zelante Prof. M. Cucugliata sulle alture del Firrio, distante dalla città un chilometro.
La processione doveva sfilare per la via Maida, dove abita il pastore dei Valdesi, gl'insultatori della nostra Gran Donna; quindi la città e il quartiere in particolare sentivano il bisogno di protestare il loro affetto a Maria, il fermo attaccamento alla fede dei loro Padri e far vedere e toccare con mano ai Sigg. Valdesi, che hanno sbagliato strada e città. Alle 5 1/2 un popolo immenso, formato di ogni classe sociale, molti preti, tutte le Società Cattoliche con i loro stendardi e distintivi gremivano le strade e le piazze intorno alla Saccara. Le strade, specialmente la via Maida, eran coperte di fiori, i muri vestiti di arazzi e dei migliori drappi, archi, iscrizioni a non finir mai; canti, inni, mortaretti, la banda musicale, era il trionfo di Maria e della fede cattolica. L'entrata nelle vie della campagna era quanto si può desiderare di poetico, maestoso, commovente. Colline, alberi, muri di cinta, campi pieni di gente, dalle nobili dame alle modeste contadine, che buttavano fiori al passaggio della Gran Regina e acclamavano incessantemente. Così si giunse all'edicola.
» Ma il popolo non era sazio, voleva udire la voce di un Sacerdote, e il Can. Fiandaca, montato su un rialzo di terra, lancia la voce ai quattro venti e, mentre accenna alle glorie di Maria Ausiliatrice, esorta il popolo a mantenersi fedele a Maria, a respingere le insidie degli eretici, più pericolosi dei turchi, augurando migliori avvenimenti e un tempio all'Aiuto dei Cristiani.
» Un formidale grido dì « Viva Maria » coronò il discorso, e alle 7 1/2 quel gran popolo, tranquillo e contento ritornava in città, soddisfatto della solenne dimostrazione di fede e della nobile protesta contro l'ingiuriosa e stupida frase dell'eretico, che osò dire : Fra non guari Caltanisetta sarà nostra! »
GENOVA. - La cara e simpatica solennità venne celebrata in S. Siro il 25 maggio, promossa dal Comitato degli Antichi Alunni dell'Ospizio di Sampierdarena, e fu, come gli anni passati, ricca di armonie celestiali, eseguendosi, dice il Cittadino nel suo n.° del 26 maggio, scelta e classica musica, come la sanno eseguire i figli di D. Bosco. Venne cantata con ottima interpretazione la Settima Messa del Mozart, che è tra le altre difficilissima, vari pezzi del Gounod, del Bazin, del Cagliero, ecc. Il M. R. D. Zerollo, omai oratore assai favorevolmente noto, antico allievo di D. Bosco, col suo dire sempre forbito ed elegante, ma quel che è più profondamente convincente, tessè un bellissimo serto di lodi a Maria Ausiliatrice, addimostrando che la Vergine SS. fu veramente Ausiliatrice amorosa e potente nel proteggere così visibilmente l'Opera Salesiana.
NOVARA. - Nella Chiesa di Maria Ausiliatrice annessa all'Istituto Salesiano il 28 maggio si solennizzò la nostra Celeste Patrona. Non ostante il tempo cattivo, grande fu il concorso: si fecero numerose Comunioni alla Messa della comunità, celebrata da Mons. Edoardo Pulciano. In tutte le funzioni venne eseguita scelta musica del Mitterer, Haller e Bazin. Alla sera il R.mo P. G. Battista da Livorno Cappuccino, predicatore del mese di Maggio in detta Chiesa, disse uno stupendo panegirico, e come la sua parola franca, vibrata, faceva tutte le sere rigurgitare la chiesa di gente, così fu ascoltata con sommo interesse nell'inno di lode alla Vergine, Aiuto sempre del Popolo Cristiano ed in modo particolare di D. Bosco. Fu una festa cara a tutti.
LODI. - Da questa città riceviamo una notizia assai gradita e che merita tutto l'encomio nostro. Quivi i RR. PP. Barnabiti tengono un fiorentissimo Collegio - dedicato a San Francesco - per l'educazione dei giovani delle famiglie nobili, ed in qualità di Prefetti sono ammessi molti Ven.di Chierici, che fecero i loro primi studii all'ombra del santuario di Maria Ausiliatrice in Valdocco. Ora questi buoni Chierici, continuando il loro affetto per l'Opera di D. Bosco, conservano una tenera divozione verso la Madonna Ausiliatrice, e quest'anno vollero solennizzarne la festa in Collegio. Il decurione Ch. Andrea Brambilla ce l'annunzia in brevi, ma cordiali parole. Al mattino del 24 maggio Comunione generale; più tardi Messa celebrata appositamente. La bellissima conferenza, che ci tenne il M. R. Prof. Barzaghi, segnò il punto più importante della bella giornata. Serii propositi furono presi in questa circostanza intorno al modo di cooperare veramente alla gloria di Maria SS. ed alle Opere del suo servo D. Bosco.
Bene ! Così si devo fare e noi vorremmo che quest'esempio trovasse imitatori in altri Istituti, e la divozione all'Ausiliatrice si propagherebbe sempre più, con vantaggio sommo, in mezzo alla gioventù nostra.
PARMA. - « La domenica 4 giugno, così scrive l'ottima Azione Cattolica di Reggio Emilia, nella Parrocchia di S. Benedetto, diretta dai figli di D. Bosco, tutto era festa e giocondità. Insieme con la chiusa del mese di Maggio, essi vollero solennizzare la festa della celeste loro Patrona Maria Ausiliatrice e riuscì oltre ogni dire attraente.
» Al mattino edificante ed assai numerosa la Comunione generale, con scelta musica, anche alla Messa cantata, della Schola Cantorum di S. Benedetto, che presso di noi ha una bella fama per la valentia dell' esimio Direttore D. Baratta. Alla sera dopo i vespri solenni, il predicatore del mese, M. R. D. Anzini, disse il panegirico dell'Ausiliatrice, un vero inno spirante affetto ed amore verso la divina tesoriera del Padre Don Bosco. La benedizione solenne col SS. Sacramento pose fine alle funzioni religiose, mentre il popolo, che gremiva la chiesa tutta, sciamava dalle porte per recarsi nel cortile - vagamente adobbato per la circostanza - dove le fanciulle dell'Oratorio femminile, diretto dalle Suore di Maria Ausiliatrice, avevano preparata la festa del cuore e della letizia. Nè l'accademia fu inferiore all'aspettazione suoni, canti, poesie, declamazioni, formarono a Maria SS. una bella corona e lasciarono nel numeroso e colto pubblico la più bella impressione.
» Chiuse il geniale trattenimento il M. Rev.do D. Baratta, che seppe trovare in fondo al suo cuore nuovi tesori di idee nuove e piene di attualità per la fausta circostanza. È vivo in tutti il desiderio di poter più di frequente assistere a sì care e simpatiche feste salesiane. »
Altra cosa degna di menzione si è la conferenza tenuta in questa città dall'illustre Avv. Stefano Scala il 17 Maggio in favore dell'Omaggio Internazionale. La forma affatto privata di questa conferenza, conferì assai al buon esito dello scopo, la costituzione del Comitato Parmense e della Commissione dello Dame Patronesse. L'Avv. Scala espose l'origine, lo scopo ed i progressi dell'Omaggio, e terminò invitando i Parmigiani a voler costituire pur essi un Comitato per detto Omaggio. Il suo appello venne subito accettato.
Il R.mo Arciprete Don Giuseppe Gazzi, dopo avere esposto che l'anno scorso - decimo della venuta dei Salesiani a Parma - erasi gia costituito un Comitato per ricordare degnamente questa data - Comitato che divenne in seguito permanente - propose di annettere il detto Comitato, largamente rappresentato alla conferenza, al nobile ciclo dei Comitati per l'Omaggio Internazionale. La proposta fu accettata da tutti con viva soddisfazione.
Questo Comitato (1), già benedetto di tutto cuore dall'Ecc. Vescovo Mons. Magani, lavorerà, ne siam sicuri, alacremente per la diffusione dell'Omaggio, tanto più perché Parma in ciò non deve esser seconda alle altre città, avendo Don Bosco chiusa la serie della sua operosità coll'accettazione definitiva della Casa di Parma. Ed a ciò sperare ci anima lo slancio, con cui le illustri Signore presenti si costituirono tosto in Commissione di Dame Patronesse sotto la presidenza provvisoria delle Ill.me Contesse : Magawly Cerati n. March. Crispolti; Boselli Giuseppina n. Boschetti e Boselli Eleonora (1).
A tutti e tutte l'umile espressione della nostra profonda gratitudine e riconoscenza.
(1) È così costituito: Bonassi dott. Pio; Bergamini Don Fedele Rettore; Bernardi D. Giovanni Rettore; Bolzoni D. Giuseppe, Rettore; Bonani D. Giovanni. Arciprete; Bongrani cav. D. Camillo; Boni Can. prof. D. Luigi ; Borri dott. Pietro; Boselli conte Raffaele; Campanini D. Gioacchino, Prevosto; Calzolari Don Angelo, Arciprete ; Calza Don Camillo, Arciprete; Calzolari D. Paolo, Rettore ; Caminati D. Cristoforo, Rettore; Canali Lorenzo, cassiere del Comitato; Castellina prof. D. Attilio; Cavalli D. Ricordano, Mansionario; Contini D. Giovanni; Rettore: Deblaw D. Enrico. Rettore; Galli D. Michele, Arciprete; Gallinari Carlo; Galloni Can. D. Pio; Gambara Dottor Luigi;. Castaldi Enrico; Gazzi D. Giuseppe, Arciprete; Leoni Can. prof. D. Luigi; Magawly Cerati Conte Giuseppe; Marioni D. Luca, Rettore; Marosi prof. Terenziano; Micheli dott. Giuseppe, segretario del Comitato; Musi Don Angelo, Arciprete; Oliva Angelo; Orsi D. Marcellino, Arciprete: Parma prof. Don Giuseppe; Piva avv. Angelo; Rondani ing. Cesare: Savani Don Ubaldo, Arciprete; Scauri Can. D. Giovanni, Direttore Diocesano; Simonazzi dott. D. Roberto, Arciprete; Tramaloni Don Attilio, Curato Abbaziale; Zucchelli D. Enrico Arciprete.
(1) Ecco l'elenco alfabetico della Commissione: Acier Giulietta ved. Del Bue; Alinovi Maria; Alinovi Giuseppina; Bajardi Iginia; Bertoglio Angela n. Rossini; Boselli Contessina Maria ; Consigli Itala ; Cornini Giacomina ved. Campori ; Fattori Dalia ; Ferrar, Anna n. Fontechiari ; Guglielmoni Domenica ved. Moruzzi ; Misseroli Elvira; Neva Beatrice; Pallavicino March. Antonietta; Polagatti Filomena; Riboldi Pascasia; Solari Maria; Tarchioni Prudenzia; Zanini Florinda; Zubani Maria; Vitali Clelia; Ugolotti Severina.
GUALTIERI (REGGIO EMILIA). - Togliamo dall'Italia Reale la seguente corrispondenza da Guastalla in data 29 maggio : - « Ieri nella chiesa parrocchiale della vicina Gualtieri, la società delle donne cattoliche sotto la protezione della Madonna di D. Bosco volle celebrare solennemente la festa della sua celeste Patrona Maria SS. Ausiliatrice. Molto numerosa fu la Comunione generale di uomini e donne. Alla Messa solenne, nella vasta chiesa gremita letteralmente di gente disse il panegirico di Maria SS. il M. R. D. Anzini, Salesiano, il quale per oltre tre quarti d'ora ci fece assistere allo spettacolo grandioso delle meraviglie operate dall'Ausiliatrice a pro della Chiesa e delle anime, specialmente in questi nostri tempi, mercè i prodigi che si svolgono continuamente a Torino nel santuario di Valdocco. Alla sera di nuovo funzioni grandiose con intervento di numeroso popolo, e ben si può dire che questa solennità - la prima che si celebri da noi solennemente ad onore della Madonna di D. Bosco - non avrebbe potuto essere più imponente e generale. Questa ci è caparra per l'avvenire, e il nostro amatissimo Arciprete insieme allo zelante Canonico Mantovani ne possono ben andar superbi, perche mentre i maligni cercano di allontanare il popolo dalla Chiesa, Maria SS. viene loro in aiuto a render ancor più devoto questo, nostro popolo sì svisato da coloro che amano se stessi allora sopratutto che gridano di amar solo il popolo. »
VERONA. - Nella chiesa dell'Istituto di Don Bosco, addobbata con eleganza e con maggior sfarzo del consueto, l'8 giugno si solennizzò la festa di Maria Ausiliatrice.
Alle 7 il prof. D. Pietro Scapini, così la Verona fedele del 9 giugno, celebrava la S. Messa per i più che duecento convittori e dispensava la SS. Comunione, dopo un acconcio e affettuosissimo fervorino.
Alle 9 1/4 Mons. G. B. Peloso, Vicario Vescovile, cantava la Messa solenne. Dai giovani dell'Istituto fu eseguita buona musica sacra. Terminata la Messa solenne, il Prof. G. B. Francesia parlò con la sua forma piana, facile, popolarissima per circa tre quarti d'ora. Non fu una predica e neppur diremo una conferenza, ma una conversazione d'amico, nella quale raccontò la storia della Casa di Verona dalle sue origini fino ad oggi, intrecciandola di osservazioni opportune, di piacevoli aneddoti e terminando con dar prove recenti di quello che Maria SS. Ausiliatrice e Don Bosco stesso dal cielo operano a vantaggio e delle Case Salesiane e degli amici di quest'opera prodigiosa.
La benedizione impartita dallo stesso Mons. Vicario pose termine alla festa.
BRA. - Nella Parrocchia di S. Antonino, dove la pietà dei parrocchiani volle erigere un magnifico altare ad onore della Madonna Ausiliatrice, la cui statua domina e benedice dall'alto, il 28 scorso maggio, si celebrò con tutta pompa la cara solennità salesiana. Disse il panegirico il nostro confratello D. Giuseppe Rinetti, e la sua parola, piena di affetto tenerissimo verso la Madonna di Don Bosco, fu ascoltata da tutti con interesse grande. Tutto riuscì egregiamente ed alla maggior gloria della nostra buona Madre.
Alle ore 20 poi, come era stato annunziato a tutti i Cooperatori e Cooperatrici braidesi, con apposito invito, ebbe luogo pure la prescritta conferenza tenuta dallo stesso D. Rinetti. Il numeroso uditorio corrispose tosto al caldo appello del conferenziere con generoso offerte e si pensò tosto di costituire sotto la presidenza onoraria dei tre R.mi Sigg. Parroci della città un Comitato locale per ricevere adesioni all'Omaggio Internazionale. Noi ci auguriamo che questo nuovo Comitato abbia a lavorare efficacemente per la Chiesa di Valsalice, e a tutti, ma specialmente al R.mo. Vicario Teologo D. Luigi Pautasso, antico allievo dell'Oratorio di Valdocco, Parroco di S. Antonino, anima della vita salesiana in Bra, noi porgiamo i nostri più sinceri ringraziamenti, implorando su loro le più elette benedizioni.
BIELLA. - Togliamo dalla Biella Cattolica del 13 maggio : « È uso dei Salesiani consacrare uno dei sermoni del Mese Mariano a mostrare in Maria, Aiuto dei Cristiani, l'ispiratrice e la Patrona delle Opere fondate da Don Bosco. Tal discorso ebbe appunto luogo giovedì scorso nella Chiesa di S. Cassiano, affidata, come ognun sa, alla Pia Società Salesiana, dove si celebrano ogni dì con divota pompa le funzioni del mese di Maria.
» Il M. R. D. Talice, Direttore dell'Istituto Salesiano di Occhieppo Superiore, con quella sua facondia che lo fa ascoltare sì volentieri dai Biellesi, dopo aver tracciata con sunti interessanti l'origine delle Opere Salesiane e mostrata l'utilità immensa che ne venne alla Chiesa ed alla civile società, poneva in bella luce l'intervento di Maria nella vasta impresa, inconcepibile senza il soprannaturale aiuto.
Di qui prendeva occasione a ben augurare dell'Oratorio Salesiano di Biella, perchè sopra di esso è invocato il nome dell'Ausiliatrice dei Cristiani, la cui immagine esposta fra lumi e fiori si venera nella Chiesa di S. Cassiano. Nello stesso tempo inculcava conte mezzo più acconcio per meritarsene la protezione, l'essere generosi di aiuto verso le Opere Salesiane in genere e questa Casa nascente in specie, la quale ha ora più che mai bisogno di essere sostenuta, perchè se ne possano ricavare, i frutti sperati, massime a pro della gioventù. Noi siam persuasi, che la parola del R. D. Talice troverà eco nel cuore di molti e che la Madonna di D. Bosco sarà obbligata a mostrare la sua approvazione con straordinari favori. »
CUORGNÈ. - Domenica, 4 giugno, il nostro Collegio di Cuorgnè celebrava, con massima pompa, la festa di Maria Ausiliatrice. A renderla più solenne, con l'annuenza dell'Em.mo Cardinale Arcivescovo di Torino, v'intervenne a pontificare ed a predicare il Rev.mo Monsignor E. Montagnini, Conte di Mirabello e membro illustre del primo Collegio dei Prelati Romani.
La sera precedente il Sac. D. Stefano Trione tenne la conferenza salesiana d'uso, con numeroso intervento di Cooperatori delle Opere di Don Bosco.
Alla Messa pontificale fu eseguita classica musica dai giovani cantori del Collegio, coadiuvati da distinti artisti ed accompagnati dalla benemerita orchestra del paese. La folla accorsa era immensa. Dopo i Vespri solenni il prelodato Monsignore tesseva uno splendido panegirico di Maria Ausiliatrice; poscia aveva luogo una devota processione di effetto sorprendente nei giardini e cortili interni dell'Istituto, Alla benedizione del SS. Sacramento tanto era la folla dei devoti, che il Rev.mo Monsignore dovette discendere alla porta maggiore della Chiesa per benedire il popolo, che occupava tutto il piazzale.
Festa cotanto bella lasciò in tutti le più soavi impressioni.
GORIZIA. - Con sommo piacere constatiamo che l'Opera del Padre nostro si diffonde quivi sempre più, mercè importanti conferenze promosse da quei nostri zelanti Cooperatori. Lo scorso maggio ne furono promosse tre di grande importanza.
La 1a, stabilita per il 23 maggio, vigilia dell'Ausiliatrice, fu tenuta dal nostro confratello il Prof. D. Albino Carmagnola. L'Eco del littorale scrive : « La chiesa era pressochè tutta occupata ; nel presbiterio v'era una parte dei chierici e tutti gli allievi del Convitto di S. Luigi. L'illustre conferenziere, che si distingue per facilità di eloquio, con frase sempre pronta, per vivezza di espressioni, per dovizia di concetti, accompagnato tutto da una simpatica declamazione, esordì coll'accennare ai trionfi della carità cristiana nel mondo, ricordando opere e personaggi che attraverso dei secoli illustrarono la nostra Chiesa. Questo gli fece strada a parlare della venerata persona di D. Bosco e dell'Opera sua, frutto di ardente carità. »Tralasciamo dal riferire il sunto della conferenza, che ne fa il sullodato giornale.
Direm solo con esso come il numeroso uditorio rimase pienamente soddisfatto dell'eloquente conferenza, e nell'uscire di chiesa versava la sua offerta per le Opere Salesiane.
La 2a fu tenuta la domenica 28 nella sala del Gabinetto Cattolico dall'Ill.mo Mons. Francesco Dr. Petronio, Vicario Generale della diocesi di Trieste, benevolentissimo delle Opere nostre e quanto mai zelante per farle conoscere, apprezzare ed amare. Vi assistevano l'illustre signor Podestà Dottor Venuti, alcuni Monsignori Canonici, parecchi Professori, Signore e Signori. L'illustre conferenziere parlò alla mente e più ancora al cuore. Egli era vivamente commosso e così muoveva i cuori de' suoi editori
« Una delle prove, esordì l'oratore, che grandemente caratterizzano l'amor di patria, è la concordia di azione di tutti indistintamente i cittadini nel cooperare, con ammirabile gara, al pubblico bene. L'evidenza dei fatti mi richiama l'attenzione sopra questo spettacolo che date voi stessi in questo momento, con edificazione di quanti si interessano al vero progresso di questa illustre città, splendente della luminosa aureola di che le recingono la fronte augusta la fede in Dio, il culto dei proprii innegabili principii ed il rispetto alla santità del dovere, lo zelo bene inteso della Religione, e l'amor del popolo e della patria prosperità. Grazie a voi, quanti siete, che avete provveduto ad un vero bisogno di questa cittadinanza.
» I Salesiani arrivarono da qualche tempo fra voi dall'alma città di Torino, terra di eroismo e di beneficenza, ferace di uomini e di istituzioni santissime, che onorano di pari passo la Religione e l'umanità: questi amabili discepoli del glorioso Apostolo Torinese qua vennero per rinnovare in mezzo a noi i prodigi di educazione della gio ventù, operati già in molti e molti altri luoghi d'Italia e del mondo intiero, con esultazione di migliaia di genitori, che non rifiniscono di ringraziarne la Provvidenza.
» I Salesiani, usciti dalla scuola del gran Salesio, il dottore impareggiabile per soavità ed unzione di spirito, per zelo della salvezza delle anime e dolcezza nel governo di esse, saranno apportatori della sospirata primavera di pace e prosperità col venire a prendersi cura dei fanciulli più abbandonati, sopra dei quali non più timori, ma speranze, non più amarezze, ma pure gioie aduneranno a gara la Chiesa e la patria, i genitori e la società.
» Se l'onore a me conferito di tenervi parola di questa sublime istituzione di beneficenza, mi obbliga a dimostrarvene, per quanto mi è dato, la riconoscenza, permettetemi, OO. SS., che io vi faccia quest'oggi rilevar tutta l'importanza del bene che avete e del merito che vi siete acquistato, coll'affidare la gioventù abbandonata a questi Sacerdoti di D. Bosco; e sarà in grazia del vostro nobile esempio, che molti e molti ancora s'innamoreranno di questa bella Opera e concorreranno colle loro offerte a compierla e ad estenderne, il più che sarà possibile, i vantaggi che lietamente ci ripromettiamo. »
Dopo questo indovinatissimo esordio, parlò da pari suo della necessità ed importanza dell'educazione religiosa dei figliuoli da parte dei genitori e delle autorità civili , dimostrando che, mentre le sette tutto fanno per pervertire la gioventù e piegarla ai loro pravi intenti, Dio suscitò D. Bosco ad incarnare in se e ne' suoi figli l'apostolato della gioventù. Ci spiace di non poterla riferire per intiero, come l'abbiam letta sull'Eco del littorale, ma non vogliamo defraudare i nostri lettori di questo passo pieno di ammaestramenti.
« Qual è dunque il segreto della forza irresistibile di questa educazione impartita da D. Bosco? Onorevoli Signori! Non è altro che il segreto del cuore ispirato alla Religione, le due sole forze morali, che valgano a predominare i fanciulli per quanto discoli essi siano. - Ah ! i genitori non vogliono e non possono persuadersi, che il loro cuore non basta a padroneggiare quello dei figli. Essi dicono : „Noi li abbiamo messi al mondo, noi li abbiamo allevati bambini con molti stenti, noi ci logoriamo per infamarli, ed essi duri, insensibili, ingrati, ci voltano le spalle, ci disonorano per le vie." Sì, o genitori, è un fatto vero, desolante, ma non del tutto incomprensibile. In tutte le cose c'entra, più o meno, la filosofia, ma nella educazione la filosofia vuole la sua gran parte. Persuadetevi, che il cuore da solo non basta, se non è ispirato ed informato dalla Religione.
» Il ministro Portalis esclamava un giorno davanti alla Camera francese : „Dio vi scampi da un popolo senza Religione. La scuola dovrebbe esser diretta a far rivivere la fede e la virtù nel popolo. Si ravvivi lo spirito di famiglia, si rintuzzi l'autorità paterna, si renda santo l'esempio delle madri, si educhino i figli obbedienti... Non vi è istruzione senza educazione, senza morale e senza religione. »
» Di Cormenin in un suo libro intitolato : „fuoco! fuoco!" descrive la gioventù di Francia, che discende le scale della Sorbona col diploma di baccellierato. E' una gioventù che ha percorso la scuola del più puro naturalismo.- „Signor baccelliere, che sapete voi di Religione ? - chiede uno rispettosamente : - Io : nulla !" - Quali sono le vostre opere di carità?" - ,Nessuna!-" -,,Che fate la mattina'?" - „Fumo" -.,,Che fate la sera ?" „Ballo al Mabille". - Spontaneo dialogo, con cui l'autore dipinge al vivo la situazione dei giovani anche di distinte famiglie, educati però senza Religione. Ora, che v'aspettate voi, o Signori, dai giovani figli del popolo, che, usciti come uccellini dal loro nido, ne vanno senza istruzione, raminghi per le vie, facendo gazzarra coi compagni ? Direte che non hanno cuore ? Ma D. Bosco vi ha dimostrato il contrario.
» Il cuore c'è, manca solo la chiave per aprirlo! E la chiave non la cercate nelle tasche nè dei settari, nè dei naturalisti di qualsivoglia partito. Questa chiave non la troverete nemmeno presso i genitori di questi esseri disgraziati, perche il più delle volte i genitori, privi essi stessi di religione, non sanno rendersi conto dell'utilità, che la religione deve portare nei figli. Questa chiave del sentimento di dovere, di amor figliale, di amor patrio, di amore per ogni genere di virtù cercatela, o Signori, presso i buoni Salesiani, che, informati dallo spirito del loro santo Istitutore D. Bosco, vi garantiscono, che la religione unita coll'affetto è la maniera infallibile di penetrar nel cuore della gioventù più ribelle. - Con questa e con niun'altra maniera, D. Bosco è riuscito nel suo apostolato. Il cuore dei giovani ha bisogno di un padre, che in loro trasfonda non solo la vita organica ed animale, ma l'intelligenza e l'amore, il sentimento e la fede. Il padre naturale non basta a questo compito; il maestro di belle lettere non supplisce da solo a tutti questi bisogni; ci vuole il Sacerdote, che discuopra al fanciullo nella sublimità della vita naturale il sommo Padre che sta nei cieli, da cui ogni paternità in cielo ed in terra ha nome e valore, da cui parte il raggio illuminatore dell'intelligenza e del sentimento - massime del dovere.
» E D. Bosco e con lui i suoi figli, nell'educare la gioventù disvelano la bellezza, l'autorità, la santità di questo Padre celeste, con modi così insinuanti, che i fanciulli cadono a ginocchi rapiti di santo entusiasmo e pregano giubilanti ,,Padre nostro che sei nei cieli".
» Il cuore del giovane ha bisogno di una madre, che contribuisca non solo col latte materiale al nutrimento dei bambini, o colle dolci carezze a conquistar l'affetto degli adolescenti, ma altresì cogli esempi e con tutte le attrattive delle virtù a risvegliar l'emulazione nei loro figliuoli. Ma la miseria umana, oh ! quanto non inferma questo compito difficilissimo delle madri terrene! Don Bosco l'ha compreso, e nella sua ispirazione religiosa ha escogitato il rimedio. Egli ha trovato una madre capace di rubare il cuore ai più riottosi tra i biricchini giovanetti. Egli ha presentato loro Maria sotto il bel nome di Ausiliatrice; egli, col suo esempio e coll'esempio de' suoi figliuoli Salesiani, insegna ai giovani ad amare, onorare, imitare questo modello perfetto delle madri, alla cui dipendenza non disdegnò di mettersi il figlio stesso di Dio, docile, obbediente, esemplare dei buoni figliuoli; e dinanzi a questa Madre i biricchini cadono volentieri a ginocchi, e col cuore inondato da una ignota dolcezza, esclamano: ,,Ave Maria".
» Nobilitati, purificati, umanizzati, per così esprimermi, questi informi figliuoli del popolo sotto l'alito vivificatore della fede, si trovano trasformati in guisa, da essere disposti a subire, come molle cera, l'impronta di quella educazione, che, secondo il loro grado sociale, deve produrre a suo tempo il frutto desiderato.:... »
La conferenza fu coronata da entusiastici e fragorosi applausi; e noi mentre ringraziamo vivamente l'oratore, facciamo ancor nostre le sue ultime parole e diciamo agli amici tutti dell'Opera di Don Bosco in Gorizia: Cooperatori e Cooperatrici di quest'opera, adesso tocca a voi di coronar felicemente il vanto che vi siete acquistato, aiutando in tutti i riodi i figli di Don Bosco, che stendono le loro braccia verso i figliuoli del vostro popolo. Non sia chi neghi l'appoggio, il concorso, l'obolo della più fiorita carità, ed il giorno dell'inaugurazione d'un completo Oratorio sia quello, in cui la città di Gorizia aggiunga una bella pagina alla storia delle sue avite glorie e beneficenze.
La 3a conferenza fu tenuta il 29 maggio dallo stesso Mons. Petronio. Questa fu speciale ad alcune Cooperatrici Salesiane per animarle vieppiù a concorrere per l'Oratorio festivo di Gorizia. Fu coronata da felice successo, perché quelle Signore si misero con tutta l'anima a lavorare per il nobile scopo.
VICENZA. - Il giorno 27 maggio, dopo la Messa delle 11, D. Albino Carmagnola tenne nella chiesa di S. Gaetano la prescritta Conferenza Salesiana. Dinanzi ad una eletta udienza parlò dei miracoli della carità evangelica, illustrando eloquentemente uno degli apostoli più grandi di questa carità, quale fu appunto il Sacerdote Don Giovanni Bosco. Due giovani del Circolo della Gioventù Cattolica raccolsero le offerte della generosità vicentina. Per mezzo di Mons. Giorgio De Lucchi, nostro Direttore Diocesano, mandiamo a tutti i sensi della nostra gratitudine.
SCHIO. - Nel dì sacro all'Ausiliatrice di D. Bosco, nel magnifico duomo letteralmente gremito di popolo, non ostante la pioggia torrenziale che cadeva, il nostro D. Carmagnola tenne la Conferenza Salesiana, ed il devoto popolo ascoltò con sommo interesse a parlare dei trionfi cristiani ottenuti da D. Bosco e dai suoi figli, massime nelle Missioni d'America, col valido patrocinio di Maria SS. Ausiliatrice. E qui ci torna caro notare come abbiam letto sul Berico, che il 29 dello stesso mese a Schio si compì la cerimonia della posa della la pietra del futuro Istituto Salesiano. Mons. Arciprete, alla presenza di Mons. Francesco Panciera, l'apostolo infaticabile della gioventù Schedense, dei benemeriti Cappellani Curati, dell'Ing. Valente Dott. Letter, del bravo perito tecnico Sig. Dal Prà, degli addetti al lavoro, benediceva la prima pietra dell' Istituto Salesiano. Questa funzione, quantunque assai semplice e modesta, apporterà un altro giorno conseguenze benefiche, religiose e morali per i figli del popolo. Faxit Deus!
MOGLIANO VENETO. - Per gentile concessione del R.mo Arciprete D. Felice Busan, D. Carmagnola tenne il 28 maggio la Conferenza Salesiana nella Chiesa Parrocchiale. L'oratore animò gli ottimi popolani e specialmente i giovanetti e le giovanette, che fecero in quel dì la 1a Comunione, a voler seguire l'esempio del grande D. Bosco nella vera divozione a Maria SS. Aiuto dei Cristiani.
BERCETO. - « In quest' importante borgo della Provincia di Parma, ad 800 metri sul livello del mare, così scrive l'Italia Reale del 28 maggio, il 22 corr. mese, secondo giorno della solennità di Pentecoste, si fece una conferenza per l'Omaggio, il cui felicissimo esito si deve totalmente allo zelo ed all'attività di quel R.mo Prevosto D. Carlo Orsi. L'antichissima, vasta e maestosa Chiesa Parrocchiale di S. Abbondio Diacono, alle ore 16 rigurgitava di gente, accorsa, piena di fede e di buon volere, dai paesi circonvicini, per sentire parlare di D. Bosco e delle sue Opere; ed il M. R. D. Anzini, con parola facile e popolare, l'intrattenne, la trasportò per oltre un'ora, nei campi della carità e delle meraviglie salesiane. Raccomandò caldamente l'Omaggio o per promuoverlo, dopo la benedizione col SS., si stabilì subito una Commissione di alcune persone con a capo il R.mo Prevosto (1).
» Alla conferenza intervenne pure il ven. Seminario Vescovile Parmense, stabilito a Berceto, e comprendente i corsi ginnasiali e liceali, e quei valorosi chierici, quando un dì saranno divenuti sacerdoti, rammenteranno con particolare affetto l'Opera di D. Bosco e la faranno conoscere nelle parrocchie affidate alle loro cure. È la prima conferenza salesiana a Berceto, dove le Suore di Maria Ausiliatrice da due anni dirigono l'Asilo Infantile, un fiorente Oratorio festivo e Laboratorio giornaliero per le ragazze. Don Bosco prima era appena conosciuto di nome, ora si ama e si protegge l'Opera sua. »
(1) Ecco i nomi : R.mo Carlo Don Orsi, Pioli Anselmo, Giuseppina Benatti, coniugi Orsi Agnetti.
MANTOVA. - Il dì sacro all'Ausiliatrice del Popolo Cristiano, D. Anzini, per opera dello zelantissimo Mons. Amos Marchesi, nostro Direttore Diocesano, teneva la conferenza ai Cooperatori e Cooperatrici Mantovane, raccolti numerosi, non ostante il diluviare d'acqua, nella Parrocchia di S. Barnaba. La sua parola eccitò in tutti i presenti una nuova scintilla di amore attivo per l'Opera Salesiana e promosse nuove adesioni all'Omaggio, che unite alle altre già raccolte in occasione della festa di S. Francesco formano una nobile rappresentanza mantovana nel Comitato Generale.
OSTIGLIA. - Il Cittadino di Mantova ricevette da Ostiglia in data 15 giugno e pubblica questa corrispondenza
« Mentre in questa borgata si celebrava solennemente per ispeciale privilegio l'ottava del Corpus Domini, giunse a coronare la festa il Salesiano Don Martino Recalcati, accompagnato dal M. R. Arciprete D. Amos Marchesi, Direttore Diocesano dei Cooperatori Salesiani, per una conferenza sulle Opere Salesiane di Don Bosco. La annunziò con belle parole all'Evangelo della Messa solenne. S'adoperò fra giorno per raccogliere nuovi Cooperatori e Cooperatrici e ad animare i già inscritti. - La sera poi dopo la processione col SS. Sacramento, salito il pergamo, con parola vibrata, franca, e bene spesso commovente, delineò con maestria l'opera dell'Apostolo del secolo XIX, dall'umile sua origine alla vastissima diffusione attuale nelle lettere, nelle scienze, nelle arti, nella beneficenza, nelle missioni, nella stampa. La ristrettezza del tempo non mi permetto di riassumere i punti più salienti: basti che dica che il numeroso uditorio pendeva attentissimo dalle sue labbra, e lo benedisse in cuor suo, specie allor che fece arridere la speranza di un Istituto Salesiano in paese per l'educazione della nostra gioventù. Iddio irrighi e fecondi il buon seme che il bravo Salesiano sparse copiosamente. »
FAENZA. - Il 18 maggio nella Chiesa di S. Maria Nuova, gentilmente concessa dal M. R. Economo Parrocchiale, coll'intervento del R.mo Mons. Berardi, Vicario Generale della Diocesi Faentina, di altri insigni Ecclesiastici, del Venerando Seminario e di numerosissimi Cooperatori e Cooperatrici, ebbe luogo la conferenza prescritta per la festa di Maria Ausiliatrice. Il nostro conferenziere D. Albino Carmagnola trattò della necessità e dei vantaggi dell'educazione cristiana, che si imparte ai giovani nei nostri Istituti. Fu ascoltato con somma attenzione e profitto morale.
LUGO. - Lo stesso nostro egregio confratello il 16 maggio tenne altra riuscitissima conferenza nella Cappella del Collegio Salesiano di questa città, dove agli eletti convenuti l'oratore parlò dell'utilità degli Oratori festivi.
NOVELLARA (REGGio EMILIA). - L'Italia Reale del 9 giugno pubblica la seguente relazione avuta da questa popolosa borgata, in data 4 giugno: Oggi nella nostra chiesa parrocchiale, per cura del nostro amatissimo arciprete D. Enrico Volta, si tenne la la conferenza salesiana a favore dell'Omaggio Internazionale promosso dalla stampa. La Chiesa alle ore 11 era stipata, gremita di gente, ed il conferenziere con fare spigliato ed ardente ci trasportò per oltre tre quarti d'ora nel campo della carità di Don Bosco, l'apostolo del nostro secolo. Ci eccitò a divenire membri del Comitato generale per l'Omaggio, e la sua parola non è certamente caduta inutile in mezzo a noi. Venne durante la conferenza fatta subito una questua che fruttò una discreta somma a favore della Monumentale Chiesa di Valsalice.
ASTI. - Lunedì 12 giugno il nostro D. Pentore Tommaso tenne nella Parrocchia di S. Silvestro l'annuale conferenza salesiana per Maria Ausiliatrice. Riuscì di generale soddisfazione vuoi per la nota valentia dell'oratore, come per il concorso degli amici dell'opera nostra. Martedì 13 si solennizzò la festa di S. Antonio da Padova. E qui ci piace notare di passaggio che, per prender parte all'Omaggio internazionale al Divin Salvatore, che il mondo si prepara a celebrare fra breve, quel R.mo Parroco, D. Secondo Gay, che è pure nostro zelante Direttore Diocesano, volle innalzare sui confini di Asti, regione Viattosto, indicatissima per un santuarietto, una graziosa Cappella dedicata a S. Antonio. Sul frontone sorge la statua del Sacro Cuore di Gesù, al quale, come si legge nell'iscrizione sottoposta, lo stesso Prevosto offre, dedica, consacra terras, animas, personas implorando su tutti e su tutto la sua benedizione. Di più lo stesso Prevosto ha pubblicato un bell'opuscolo (1) sulla Pia Opera del Pane di S. Antonio, opuscolo che raccomandiamo vivamente a quanti desiderano conoscere quest'opera mondiale per praticarla.
(1) La Pia Opera del Pane di S. Antonio secondo il metodo proposto dal Parroco di S. Silvestro in Asti. Opuscolo di 64 pagine in XVI. In esso il Sac. D. S. Gay parla diffusamente di quest'opera provvidenziale, indicando un bel modo di impiantarla. Seguendo inoltre il metodo di Don Bosco propone di invocar il Santo con un'efficace orazione, che potrebbe chiamarsi dei tre pani, perchè in essa oltre alle grazie particolari, gli si domandano il Pane Eucaristico, quello della divina parola e l'altro corporale. Vendibile in Asti presso il detto Parroco al drezzo di 20 centesimi la copia.
FOSSANO. - Giovedì, 8 giugno, previa breve analoga lettura, lo stesso D. Pentore tenne all'Oratorio S. Luigi la conferenza salesiana, veramente splendida sotto ogni riguardo, ad una eletta rappresentanza di signori Cooperatori e signore Cooperatrici fossanesi, seguita dalla classica Salve Regina del maestro Capocci, bellamente eseguita dalla scuola di canto del Collegio Don Bosco.
La benedizione col Venerabile, in cui gli stessi bravi convittori cantarono il grandioso TantumErgo del Mozart, venne data dal Can. Bertoglio, Direttore Diocesano, il quale non si tenne di far sentire la sua calda e forbita parola, ringraziando di gran cuore il valente conferenziere e i benemeriti Cooperatori componenti quella sempre cara adunanza della più schietta carità cristiana.
BALERNA (CANTON TICINO). - « Abbiamo assistito con vero piacere (così una corrispondenza da questa simpatica e dilettevole borgata, in data 19 maggio alla Voce del Popolo di Locarno) domenica p. p. alla conferenza che il M. R. D. Augusto Sossella, Direttore della Casa Salesiana di Legnago, tenne in questa insigne Chiesa plebana intorno a Don Bosco ed alle Opere di lui. Non esitiamo affermare che tutto riuscì egregiamente ; e non poteva essere altrimenti, trattandosi dell'Apostolo della carità cristiana. Compatta la folla degli ascoltanti del paese e del vicinato.
L'oratore esordì con un pensiero gentilissimo di saluto riconoscente e grato. Passò poi a discorrere di Don Bosco. Ebbe tratti commoventi e smaglianti e parole veramente nobili, specie allorche intrecciò il suo dire con la lettera testamento di Don Bosco ai suoi benefattori e allorchè si raccomandò alla carità generosa degli ottimi Ticinesi. « Tutto è buono, denaro, abiti, mobilia, specie poi la preghiera viva e costante. Pregate, pregate che il Signore faccia scendere le sue copiose benedizioni su voi, sulle vostre famiglie, sulla diletta patria vostra, sulle opere con tanto amore da voi protette. Don Bosco aleggi, spirito d'amore, di conforto e di carità su tutti voi e vi ottenga da quella Madre, che tanto amò in terra, da Maria SS. la più copiosa ricompensa ai vostri sacrifizi per l'Opera salesiana. »
» Dopo la conferenza si impartì la benedizione col Venerabile ed i giovanetti del Collegio, che tutti in corpo assistevano all'eletta adunanza, cantarono il Tantum Ergo del Perosi. L'indomani si lesse la S. Messa per i defunti Cooperatori e Cooperatrici. Noi facciamo i più caldi voti, perchè le parole dell'illustre conferenziere non siano caduto invano, come pure non sia dimenticata la raccomandazione del caro Rettore di Balerna di aiutare e diffondere con tutti i mezzi la buona stampa, ma che trovino un'eco generosa nel cuore dei buoni Ticinesi, cui sta grandemente a cuore il bene della gioventù e della patria. »
SOLDUNO (CANTON TICINO). - Lassù in cima all'incantevole Lago Maggiore, a cinque minuti dalla ridente cittadina di Locarno - la Nizza Marittima della libera Elvezia - s'adagia mollemente, appiè dei monti locarnesi e dinanzi alla mite guardatura dell'azzurro cielo, che riflette le sue meraviglie nelle limpide acque del Verbano, il paesello di Solduno, dove mercè lo zelo del M. R. Rettore D. Agostino Anzini, la domenica - 4 giugno fu tenuta dal M. R. D. Mellano, Direttore del Collegio Pontificio di Ascona, affidato da Leone XIII ai Salesiani, la prima conferenza salesiana. La vetusta e grande Chiesa Parrocchiale dedicata a S. Giovanni Battista fu gremita di devoto popolo, accorso anche dalla vicina Locarno per ascoltare la fervida parola dell'oratore, assai favorevolmente conosciuto nel Ticino. Lasciò in tutti profonda impressione. Oh! si moltiplichino nei simpatici paeselli della Svizzera italiana queste utilissime conferenze ed il popolo ne ricaverà sommo vantaggio morale !
TRIESTE. - Nella monumentale artistica Chiesa di S. Maria Maggiore il 3 giugno D. Carmagnola tenne la conferenza salesiana ad un bel numero di Cooperatori Triestini. Questa riuscitissima conferenza fu presieduta da S. E. R.ma Mons. Sterk, Vescovo della Diocesi, cui noi umiliamo i nostri devoti ossequi e ringraziamenti.
PIRANO (TIROLO). - La domenica 4 giugno la stesso D. Carmagnola per opera del R.mo nostro Direttore Diocesano e dell'ottimo Mons. Arciprete, tenne in duomo, stipato di gente, la conferenza per Maria Ausiliatrice. L'oratore, come già a Trieste, fu ascoltatissimo e fece conoscere l'opera salutare degli Oratori festivi.
BORETTO (REGGIO EMILIA).-La domenica 28 maggio in questo popoloso borgo del Reggiano si compì un vero avvenimento. Mercè le cure del R.mo Arciprete D. Costante Soliani e dell'egregio giovane Contini venne preparata una prima conferenza salesiana ed un'altra per la Pia Unione dei giovani sotto la protezione di S. Luigi. All'ora stabilita la grandiosa chiesa nuova, aperta al pubblico solo dal 1886 e contenente ben 4000 persone, era stipata di gente e D. Anzini parlò a quella moltitudine della carità cristiana operante nel pensiero e nell'azione di D. Bosco. Più tardi, dopo la benedizione col SS., ebbe luogo la conferenza per la Pia Unione di S. Luigi. La chiesa di nuovo gremita, illuminata dagli ultimi raggi del sole morente, dava l'aspetto di un mare di teste semoventi, e l'oratore parlò dello scopo della Pia Unione, del dovere che hanno i genitori di farvi ascrivere i propri figli, se non vogliono vedere le tristi conseguenze della mancanza di religione nei loro figli. Con esempi, anche recenti, fece toccar con mano questo dovere che incombo ai genitori di educare ed usare i mezzi per far educare bene i propri figli. Ebbe parole di eccitamento anche pei giovani, affinchè si inscrivano senza rispetti umani a questa Unione e nel nome dolcissimo di Maria, essendo appunto negli ultimi dì del bel mese a Lei dedicato, terminò fra la generale soddisfazione.
MILANO. - Togliamo dal n. 9 del « Don Bosco » di Milano: - La festa di Maria SS. Ausiliatrice celebrata il 6 giugno riuscì splendida oltre ogni dire.
Alle sette del mattino giungeva all' Istituto Mous. Lurani, nostro amatissimo benefattore, vi celebrava la santa Messa e distribuiva la SS. Comunione a tutti gli alunni ed a varii membri del Comitato Salesiano intervenuti alla pia funzione, resa anche più solenne dai varii mottetti. eseguiti dalla nostra Schola Cantorum. Monsignore ebbe lusinghiere parole per tutti i superiori e si partì veramente commosso.
Alle 9 1/2 tutta la nostra comunità era nella grande e bella chiesa di S. Maria Segreta, ove celebrava pontificalmente Mons. Viola. Infra Missam, il nostro D. Pentore, intratteneva il numeroso uditorio sulle glorie di Maria SS., infervorando ogni cuore a, ricorrere con viva fiducia a Lei, Aiuto potente dei Cristiani.
Alle 10 arrivava alla stazione centrale il nostro amatissimo Superiore e Padre Don Rua e tosto veniva a S. Maria Segreta, ove la nostra Schola Cantorum eseguì la Missa Pontificalis del M. L. Perosi.
Alle 15 1/2 giungeva all'Istituto S. E. il nostro veneratissimo Cardinale e poco dopo entrava nella nuova Cappella tutta addobbata a festa per la Conferenza ai Cooperatori.
Rivolse per primo la parola ai numerosi accorsi il nostro carissimo D. Pasquale Morganti, Direttore del Comitato Salesiano, ricordando brevemente ciò che il Comitato aveva fatto coll'aiuto dei Cooperatori Salesiani, raccomandando tuttavia al loro buon cuore di porgere pronto e largo soccorso ai gravi ed urgenti nostri bisogni.
Parlò poscia, riverentemente ascoltato, il nostro amatissimo Padre, ringraziando cordialmente tutti della benevolenza e carità, con cui aiutano i poveri figli di D. Bosco. Si congratulò del nuovo ramo dell'Istituto, e in modo speciale dell'Oratorio Festivo aperto, vera arca di salvezza per tanta gioventù ; raccontò varii graziosi e commoventi aneddoti del suo viaggio e finì con una calda ed affettuosissima raccomandazione ai Cooperatori di aiutare quest'Opera, che dovrà portare tanto bene alla Chiesa ed alla società.
Parlò da ultimo, ascoltatissimo, S. E. il Cardinale, compiacendosi e congratulandosi ed Cooperatori del bene già fatto, incoraggiandoli ed esortandoli a continuare sempre più generosamente nell'opera intrapresa; opera che ricolma di consolazioni soavissime il suo cuore di pastore e padre, opera che tutta ridonda a vantaggio della Chiesa e della civile società; spera sopra ogni altra necessariissima ai nostri giorni per salvare tanta povera gioventù e preparare con essa novelle generazioni cresciute alla fede ed alla cattolica civiltà. L'eloquente Porporato pose termine al suo dire, inspirato al suo zelo ardente per la salute delle anime, augurandosi di poter quanto prima compiere nel nostro Istituto nuove funzioni, pari a quelle che tanta gioia arrecarono già al suo paterno cuore.
Faccia Iddio che siano presto appagati i pii e caritatevoli desiderii dell'amato Pastore !
MALTA. - La Gazzetta di Malta del 16 giugno scrive: La terza riunione annuale dei Cooperatori Salesiani non riuscì meno splendida delle due precedenti : e, senza dubbio, molti di quelli che, lunedì scorso, gremivano la Chiesa del Pilar, ansiosi di udire la parola affascinante del professore Dr. Salvatore Castaldi, si ricorderanno per un pezzo di quella eletta adunanza. Notiamo tra i molti che ci vengono alla memoria, l'illustrissimo giudice Dr. Paolo De Bono, il dotto conferenziere dell'anno scorso , vanto del nostro foro e dei Cooperatori Salesiani Maltesi, già preso un po' di mira dai nemici della Religione e della patria - e poi il grande oratore Padre Vincenzo Sammut S. J., altro vanto di quest'Isola latina, già destinato a conferenziere salesiano per l'anno venturo - e poi il Rev. Rettore del Seminario Diocesano, il Magistrato Dr. Frendo Azopardi, il Cav. Architetto Galizia, il Colonnello Prof. Dr. Manchè R. M. A.. il Prof. Rev. Dr. Em. Vassallo, l'Onor. Dr. Bonnici, Mons. Marmarà, il signor Gius. Muscat-Azopardi P. L., il Soprintendente dei telegrafi signor Cav. Roberto Portelli, il Barone Von Tucher, il Cav. Ferris, Ispettore a riposo delle Scuole Governative, e l'Onor. Bencini, rappresentante della Borsa di Malta nel Consiglio di Governo : ma facciamo questi nomi solo per dare un'idea della rispettabilità degli uditori, perché poi tutti gli altri, che non nominiamo per brevità e che riempivano la bella navata di quella simpatica chiesa, sono anch'essi di quella portata. Occupata la sedia presidenziale da S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo, che, per sua bontà, interviene ogni anno alle adunanze salesiane, Mons. Can. Dr. Luigi Farrugia, Direttore Diocesano dei Cooperatori Salesiani, prese la parola per salutare la distintissima assemblea ed invitare l'illustre conferenziere ad ascendere la tribuna. Il Prof. Castaldi, infatti, improntando sopra alcuni appunti, che aveva in mano, uno de' suoi maschi discorsi, fece sfogo di quella profonda dottrina sociale e di quel classico linguaggio italiano, che nessuno possiede meglio di lui. Egli, Professore di Economia Politica nella nostra Regia Università ed Avvocato Criminalista per elezione, ma, prima dell'uno e dell'altro, esimio letterato ed ottimo poeta, dimostrò, inneggiando arditamente alla geniale memoria del grande Don Bosco, come la vita senza Dio è vita di delitti e di disinganni e come l'economia del bene sociale si trova soltanto nell'abnegazione cristiana, insegnata, colla generosità del sacrifizio, dalla carità cattolica. Argomento altissimo, degno del sommo Fondatore dei Salesiani e dell'uditorio che pendeva estatico dalle labbra del dotto oratore ! E' inutile aggiungere che il discorso è stato coronato da un fragoroso applauso, e che S. E. Rev.ma Mons. Pace volle l'egregio Dr. Castaldi vicino a sè per complimentarlo come ben meritava e che tutti gli astanti si affollarono intorno a lui per stringergli la mano.
L'adunanza, prima di sciogliersi, è stata benedetta dal venerato Arcivescovo e ringraziata da Mons. Can. Farrugia, il quale, senza dubbio, fra gli onori del Protonotariato Apostolico, del Canonicato della Cattedrale e del Professorato di Filosofia, non mette in ultimo luogo quello di essere il benemerito Direttore Diocesano dei Cooperatori Salesiani Maltesi.
Sospendiamo per ora questa nostra cronaca dell'amore che i popoli nutrono verso la Madonna di D. Bosco e l'Opera Salesiana. In molti più altri luoghi ancora si è inneggiato a Maria Ausiliatrice, si son tenute conferenze salesiane e ben volentieri le accenneremo in un prossimo numero. Per ora assicuriamo tutti che dinanzi all'altare della nostra Madonna s'innalzano quotidiane preci per quanti cooperano con noi alla diffusione delle Opere del Padre nostro D. Bosco.
Non polendo, per mancanza di spazio, presentare le relazioni delle varie grazie ottenute da Maria Ausiliatrice in questi ultimi paesi, ci accontentiamo di riportare il solo elenco dei relatori.
B*) - Balerna (Canton Ticino-Svizzera): La Sig.a Zariatti, a mezzo di quel nostro Direttore, con offerta per una Messa di ringraziamento. - Bastia di Balocco (Novara) : Giuseppina Macerandi, 10. - Borganzo: Luigia Pissarello in Ardissone, 5 per Messa. -BresciaMompiano: Antonio Casari, offerta per tre Messe.
(*) L'ordine alfabetico qui segnato è quello delle città e paesi cui appartengono i graziati da Maria Ausiliatrice.
C) - Cagliari : Giuseppina O. P., offerta per la guarigione di sua marito Faustino Porceddu e di una sua parente; Faustino Porceddu, 5 per una Messa pel nonno Pasquale Falqui. - Caldogno : D. F. P. a nome di C. M. - Canelli: Margherita Bigatti, 10 per Messa. - Caprino Veronese: Giovanni Zambonini, 4. - Caramagna Piemonte: N. N.; Maria Becchio V. di Bartolomeo Ingaramo, una medaglia d'argento. - Castagnole Piemonte: N. N., 20. - Castel d'Aiano (Bologna): Maria Bernardi, 2. - Chiavari: Giuseppina Bardi, 2 per Messa ; Teresa Lugaro-Bardi, 5 per favore ottenuto ad un suo congiunto. - Conzano: Maria Scagliotti, 2. - Cuneo : T. S., 2 per sollievo ottenuto in mezzo ad afflizioni morali.
D) - Domaso: Sac. Carlo Mazzoletti, 2 per una Messa.
E) - Envie: Sac. Robasti, 2.
F) - Faenza: G. C., offerta per l'ottenuta guarigione ad un colono di Corledo ; una Cooperatrice Faentina, 10.
G) - Gavirate (Como): Filippo Pellegatta, 32 a nome dello zio D. Ottavio Pellegatta per la guarigione miracolosa della sorella Maria. - Genova: Ester Magnasco, 5. - Grugliasco : Giuseppe Guidetti, 5.
I) - D. Isabella L. Jansen (Brasile): Giuseppe Vigolo, 200,00 reis (circa L. 20) per la miracolosa guarigione della moglie Elisabetta Serafini in seguito a voto fatto. - Isnello (Palermo): Nicolò Mogavero fu Antonio, 25.
L) - Londra: Alfonsina Berudi, 10 per grazie. - Lu Monferrato: Maria Villasco, 10 per guarigione da mal d'occhi. - Lupia di Sandrigo (Vicenza): Maria Peruzzo e consorte per la guarigione del figlio Luigi Giacchin.
M) - Mondovì Breo: P. Giacomo Rissone, 10 a mezzo di Rossi Margherita, per favori spirituali e temporali ricevuti dal Sig. Giorgio Boetti; Eugenia Dematteis, 10 per Messa di ringraziamento ; Luigi Drocco, furiere 1° Alpini, 2 per la guarigione del fratello Ernesto. - Montecchio: Giuseppe Infanti, 3 per una Messa a nome di pia persona graziata.
N) - Nazaret del Brasile (America): Maria Antonietta Tognini, 10 per Messa. - Novara: C. G. a mezzo del Direttore dell'Istituto Salesiano, 20.
O) - Olginate Molgora (Conto): N. N. a mezzo del Sac. Cesare Mandelli, 12.
P) - Parone (Valsesia) : D. Pietro Bagnati, Vice Parroco, 5. - Pavia : Giovanni Manzoli, 2 per Messa di ringraziamento; M. F., 15. - Piasco: Bartolomeo Barale, 10 a nome della famiglia; G. F. - Piazza Armerina: Ch. G. Giunta, 2; Ch. L. Miggio, 1.
R) - Renzi Pietra: D. G. B. Pastorino Arciprete, 5 per Messa di ringraziamento a nome di pia persona guarita per l'intercessione di Maria Ausiliatrice. - Rivarolo Canavese: F. G. con offerta per due Messe.Roma: 1). Giovanni Cei del Seminario Lombardo, 5. - Romano Canavese: Maria Vajo, 5.
S) - Saluzzo: Faida Giuseppe fu Domenico ; Maddalena Bonelli-Gazzola, 2. - S. Stefano Bello: Virgilio Cerretto a mezzo del Parroco D. Luigi Sottimano. - Sarzana: Giambattista Luciani, 25 per Messa e benedizione di ringraziamento.
T) - Torino: Conte Prospero Balbo di Vinadio, Cooperatore Salesiano; Francesco Coppola; Giulia Riccardi Ved. Cobianchi, 2. - Trezzo Tinella: D. Roberto Saumartino, Prevosto, 3 a nome di certa Prosperina Culasso guarita per intercessione di Maria Ausiliatrice.
V) - Varano: Carolina Groppi, 5. - Pigliano: G. G., 2. - Vigone : Le Sorelle Gianoglio, 5. - Villafranca Piemonte : A. Reinaldi, 2 per Messa. - Villalvernia (Alessandria): Eugenia Melone, 1. - Voghera: S. P. offerta per una Messa per la pronta Maria" del figliuoletto dopo aver fatto ricorso a Maria.
Z) - Zinasco Nuovo (Pavia): Angola Magnaghi V. Livraga, 2. - Zuccarello: Don Bartolomeo Isalica, 5 a nome di persona graziata da Maria.
X) - Clotilde Cinico. - S. Preve, 5 per Messa. - E. Melone, 1 per Messa. - Giovanni Previo, 2 per Messa. - Franceschina Baratelli, 5 ; e Francesco Baratelli, 1.
Un anonimo si raccomanda alle preghiere dei Cooperatori.
D. LUIGI CALCAGNO Ispettore delle Case Salesiane dell'Equatore e di S. Salvador
COME già abbiamo annunziato lo scorso maggio, questo nostro carissimo Confratello e zelante Missionario rendeva la sua bell'anima a Dio il giorno 13 aprile in S. Tecla presso la capitale della Repubblica di San Salvador, nel Centro-America.
La sua sanità, già per l'innanzi non del tutto florida, era stata tremendamente scossa dai lunghi ed inenarrabili disagì del suo esilio dalla Repubblica dell'Equatore. Venuto poscia in Europa, D. Calcagno era sì esausto di forze da non poter quasi reggersi in piedi; eppure da vero figlio di D. Bosco qual egli era, con ammirabile spirito d'abnegazione e per l'ardentissimo zelo, onde era divorato per la salvezza delle anime, ben lungi dal riposarsi , non esitò punto a mettersi alla testa della nuova schiera di Missionari destinati alla Repubblica di San Salvador, e nuovamente attraversare l'Oceano. Nel suo nuovo campo d'azione, non ostante la malferma sua salute, operò in pro della gioventù quel bene immenso, e praticò quelle preclare virtù, che già tutti avevano ammirate in lui, mentre era Superiore delle Case dell'Equatore.
Dopo aver assistito al Capitolo Generale tenutosi in Valsalice nello scorso settembre, pareva più non gli bastassero le forze per riprendere il lungo e penoso cammino di San Salvador; tuttavia praticando la bella massima di S. Francesco di Sales : nulla domandare e nulla ricusare, dando prova di non ordinaria fortezza d'animo, quantunque già covasse in seno quella malattia che doveva rapircelo, fece ritorno al posto assegnatogli dall'ubbidienza. Sarebbesi detto che avesse un melanconico presentimento esser quello il suo ultimo viaggio, e che più non avrebbe riveduto il signor D. Rua e la vecchia sua genitrice, tanto era la pena che gli trafiggeva il cuore nel dir loro addio. Pur troppo non andava errato; poichè, non ostante la sua resistenza al male, pure il martedì della settimana santa, mentre predicava gli esercizi ai Confratelli radunati nel Collegio di S. Tecla, dovette darsi per vinto ed affidarsi alle mani dei medici. Quella che sembrava solamente influenza, dopo diligente consulto fu riconosciuta gravissima malattia di fegato, e fu giudicata indispensabile una dolorosa operazione.
Ma sventuratamente nè questa, nè tutte le altre intelligenti ed amorose cure dei medici, nè l'assistenza più industriosa dei Confratelli e la carità dei benefattori riuscirono a prolungargli la vita, poichè alcuni giorni dopo il nostro amatissimo Confratello D. Luigi Calcagno andava a ricevere la ricompensa da Dio preparata alle sue apostoliche fatiche ed alle lunghe eroiche sue sofferenze.
In D. Calcagno l'umile nostra Società perdetto uno de' suoi più cospicui membri, un uomo di fede vivissima, un sacerdote esemplare, uno de' suoi più zelanti Missionarii e uno dei Salesiani più santamente affezionati a Don Bosco e scrupolosamente accurati di conservarne lo spirito. Perfino nel delirio della straziante sua agonia non cessava di predicare ora sul mistero della SS. Trinità, ora sul SS. Sacramento, ora sulla divozione a Maria Ausiliatrice, e ciò faceva con tale slancio e con tanta correzione di linguaggio da farne meravigliare quanti l'assistevano e strappar loro le lagrime.
Ne sono solo i Salesiani a piangere la morte di D. Luigi Calcagno, poichè, appena dato l'ultimo respiro, la notizia di sua morte si sparse per tutta la Repubblica colla rapidità del fulmine, e fu considerata quale comune sventura. Nessuno, neppure fra quelli che militano in campo nemico, si mostrò indifferente a questo lutto della Famiglia Salesiana, e da tutte le autorità ecclesiastiche e civili e da ogni ceto di persone si ebbero parole di sentito compianto e di grande elogio pel caro defunto, tanto erano conosciute ed apprezzate le rare sue doti. Tuttavia noi, memori che Iddio perfino negli Angeli suoi trova difetto, et in Angelis suis reperit pravitatem (Iob. IV, 18), lo raccomandiamo vivamente ai suffragi di tutti i nostri benevoli lettori.
II Cav. LORENZO ROCCA.
PADRE dell'attuale Economo Generale della nostra Pia Società e di un altro nostro confratello, il Cavaliere Lorenzo Rocca di Milano, venne da Dio chiamato alla pace dei giusti il 9 giugno, festa del Sacro Cuore di Gesù, di cui era divotissimo, in età di anni 69. Era uno di quegli uomini dì stampo antico, che vanno sempre più scomparendo nella nostra età, vuoi per la fede viva dei patriarchi, come per la semplicità, bonarietà e spiritosità propria dei giusti. Profondamente cattolico, zelò con fede e carità ardente la gloria del Signore, pel quale tutta spese la sua vita informata a somma pietà ed attaccamento alla Santa Sede, meritandosi la croce Pro Ecclesia et Pontifice.
L'opere caritatevoli compiute con animo umile quanto generoso a pro dei Circoli Cattolici Milanesi e specialmente del Circolo dell'immacolata, che da lui ebbe vita, sostegno e conforto, le cure sollecite e più che paterne a tanti poveri orfanelli, la pace ridonata mercè sua a tante desolate famiglie, sono la più splendida corona alla sua vita, che santamente si spense benedetta dal Sommo Pontefice, confortata nei suoi ultimi istanti dalla visita di S. E. il Card. Arcivescovo di Milano e del venerando Successore di D. Bosco. Fu uno dei primi Cooperatori di D. Bosco e si diceva felice d'avergli potuto donare gli unici due figli viventi e spesso raccontava come avesse ripreso fortemente una persona di alta condizione perchè ne lo dissuadeva. Egli lascia luminosa memoria di sè con esempi, che vorremmo non andassero perduti per le giovani generazioni.
Il Canonico D. DOMENICO TINETTI.
QUESTO zelante Cooperatore e valorosissimo compagno d'armi del principe dei pubblicisti cattolici il teol. Giacomo Margotti, del quale occupò degnamente il posto alla direzione del giornale finche l'Unità Cattolica rimase a Torino, rendeva il 26 maggio la sua bell'anima a Dio, andando a cogliere la palma promessa a quelli che la loro vita consumarono nel combattere , a visiera alzata, per la gloria di lui.
Dottissimo ed arguto, pari alla dottrina ed allo spirito aveva la pietà e la modestia; nessuna conversazione più affabile della sua; così vivace come urbana la polemica; s'ebbe avversari, non conobbe nemici; bastava avvicinarlo per concepirne contemporaneamente stima ed affetto.
Pubblicista di prim'ordine e insieme prete modello, Don Tinetti, come già il teologo Margotti, dimostrò splendidamente che le virtù speciali del sacerdozio possono benissimo accoppiarsi colla necessità dell'energico battagliare quotidiano nell'aspro campo del giornalismo.
Per Don Bosco e le sue Opere ebbe sempre un affetto tenerissimo e cooperò efficacemente coi suoi scritti e coi giornali da lui diretti (Unità Cattolica, Italia Reale ed Italia Reale-Corriere Nazionale) al bene della nostra Pia Società.
Mentre lo raccomandiamo alle preghiere dei nostri Cooperatori, sulla tomba di lui, la cui salma venne tumulata nel camposanto del suo natio S. Martino Canavese, preghiamo requie all'anima dell'intrepido soldato morto sulla breccia, dopo trentasei anni di combattimento giornalistico, sostenuto senza rimprovero e senza paura.
ESERCIZI SPIRITUALI PER MAESTRE ED ALTRE PIE SIGNORE Cooperatrici Salesiane.
Anche quest'anno, nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Nizza-Monferrato, avranno luogo alcuni giorni di Esercizi Spirituali per le Maestre ed altre pie Signore Cooperatrici Salesiane, che desiderassero di attendere colla dovuta tranquillità di spirito alle cose dell'anima e dell'eternità.
Essi cominceranno la sera del 16 agosto e finiranno il mattino del 24. Saranno dettati da Sacerdoti Salesiani.
La pensione è fissata in L. 20; per le Maestre L. 15, eccetto che desiderino un particolare trattamento riguardo alla camera.
Chi intende prendervi parta è pregata a significarlo non più tardi del 10 agosto alla Superiora delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Nizza-Monferrato, la quale come segno di ammissione spedirà un semplice biglietto di visita.
Nizza-Monferrato ha stazione propria sulle linee ferroviarie di Alessandria-Cavallermaggiore e Torino-Asti-Acqui-Ovada-Genova.
L`INAUGURAZIONE SOLENNE DELL'ISTITUTO SALESIANO di Bologna.
L'Avvenire del 31 maggio così ci descrive questo caro avvenimento salesiano : Nella semplicità somma, che l'ha circondata, è riuscita solennissima la cara funzione dell'inaugurazione dell'Istituto Salesiano della B. V. di S. Luca, celebratasi ieri fuori porta Galliera.
Vi intervennero assai numerosi Cooperatori e Cooperatrici di Don Bosco, sacerdoti ed invitati, cosicche quando poco dopo le ore 16 giunse l'E.mo Card. Arcivescovo con Sua Ecc. Mons. Zoccoli, Vescovo di Sebaste, ed il Rev.m° D. Rua, il loggiato del grandioso edifizio, tutto adorno a zendadi multicolori, e buona parte del prato dinanzi al loggiato stesso era gremito del più scelto e gentile pubblico bolognese.
Sua Eminenza con a lato Mons. Vescovo, che è anche Presidente del Comitato per l'Istituto, e Don Rua, prese posto sotto un serico baldacchino rosso a ricche frangie d'oro steso sul muro al centro del loggiato; e tosto gli alunni cantori salesiani intonarono un inno a 4 voci, dedicato all'E.mo e musicato per l'occasione dall'egregio maestro Arnaldo Galliera. L'inno di elegante fattura e di effetto grandioso fu calorosamente applaudito.
Prese quindi la parola il Rev.mo Direttore dei Cooperatori Salesiani Mons. Carpanelli. Con felicissima improvvisazione paragonò la festa inaugurale ad una verdeggiante primavera, al battesimo di nuova creatura. La primavera è ricca di promesse, il battesimo è solennità piena di auguri, così questa festa inaugurale è pur essa piena di promesse e di auguri.
Di promesse e di auguri, che non potranno fallir mai, perchè hanno per fondamento Cristo, il suo spirito, il suo amore. La pietra, che poco più di due anni or sono il Cardinale Arcivescovo benedisse e nascose nelle viscere del terreno, è segno verace del fondamento, su cui basa l'opera dei Salesiani, fondamento benedetto da Dio che durerà perpetuo.
Passò quindi l'oratore zelantissimo a considerare quello, che per l'Istituto è già stato fatto, con quello che esso dovrà essere, quando avrà compimento, secondo i disegni già fissati. Molto resta ancora da fare : la generosità, la carità dei Bolognesi deve prendere impegno di voler affrettare con tutte le forze il giorno, in cui por mano ai nuovi lavori.
La B. Vergine di S. Luca, cui l'Istituto s'intitola, risguarderà il compimento dei lavori come trionfo che Le è dovuto; la gloria e l'onor suo è impegnato nella impresa.
Gli avi nostri congiunsero il tempio, che Ella ha sui colli, alla città per interminabile catena di archi ; noi dobbiamo adoperarci a compiere il nuovo tempio che Ella si è scelto in basso sul piano. Con altre sentitissime ed ispirate parole, Monsignore conchiuse manifestando l'augurio che il prossimo autunno si possa seppellire la prima pietra per il proseguimento dei lavori. L'oratore fu più volte in prima e da ultimo salutato da fragorosi applausi.
Un prefetto salesiano si presentò subito appresso recitando un affettuosissimo Saluto a Don Rua. Quanta poesia in quel giovane chierico portante in nome dei Salesiani e dei piccoli alunni la parola del cuore commosso al Superiore, al venerato Padre di tutta la grande famiglia! Quanta poesia, quanta fede, quanto impeto e quanto slancio d'amore!
Si cantò quindi il salmo Laudate pueri in falso bordone a tre voci sul tono 8°, del maestro G. Mattioli. Apprezzatissimo fu il lavoro musicale, ed ammirata la esecuzione, affiatata, intonatissima, di ottimo effetto.
Seguì un piccolo alunno con la recita di un patetico brano « L'orfanello » che riscosse pur esso calorose acclamazioni.
E fu la volta di quella perla di sacerdote e di letterato, ch'è il Can. Masotti , la cui voce non manca mai in una festa della religione e della carità. Egli recitò alcuni indovinati elegantissimi martelliani, ridondanti di quella grazia di forma, di quella soavità di affetto, che sono preziosa caratteristica dal valentissimo poeta. Il pubblico dimostrò di averli gustati secondo il merito, scoppiando dopo la recita in un applauso lungo ed insistente, così come con altro lungo ed insistente applauso aveva salutato il poeta al suo primo levarsi.
Chiuse la prima parte del programma accademico la barcarola « Sur l'onde » del maestro Billuna, pur essa applaudita.
Aprì la seconda parte il Direttore dell'Istituto, l'amatissimo Don Viglietti. Con l'ingenua, umoristica schiettezza, che gli è abituale, espose tutte le strettezze, in cui versa la sua Casa, e chiamò gentilmente la carità dei Bolognesi a provvedervi. Ed i Bolognesi non saranno certamente sordi alla sua dimanda. Ne sta garante l'urbana ilarità, che accompagnò le parole dell'ottimo Salesiano, e le calorose acclamazioni, che le incoronarono da ultimo.
Seguì un secondo brano, recitato da un giovinetto alunno con ardita spigliatezza e franca e risoluta foga. Sul tema «come si gode in Collegio» Il giovinetto narrò briosamente la lieta vita dei collegiali salesiani, meritandosi i segni della schietta compiacenza dell'adunanza. Ammiratissimo fu anche il Magnificat in falso bordone a 3 voci sul tono 5° di egregia fattura, ed eseguito anche questo a perfezione.
E sorse Don Rua: si fa intorno un religioso silenzio. L'esile, mistica voce del venerando Superiore tutti desiderano raccogliere con la più reverente premura. Sente Don Rua il bisogno di versare la piena degli affetti, che gli occupano il cuore. Fu buon pensiero quello dì scegliere per l'accademia il salmo Laudate pueri, perchè va ben altamente lodato il Signore, cui è da recarsi il primo merito dell' inaugurato edificio; buona e doverosa anche la scelta del canto del Magnificat come omaggio alla Madonna, che l'Istituto ha raccolto sotto il suo patrocinio; ma ad altri ancora egli sente il dovere di significare tutta la sua gratitudine, all'Em.mo Arcivescovo, a Mons. Vescovo di Sebaste, a Mons. Carpanelli, a tutti i bravi Cooperatori, a tutte le ottime Cooperatrici. Per essi è sorto questo Istituto, che merita veramente il nome di Istituto del miracolo, per la rapidità, per lo slancio con cui ha potuto sorgere. Egli, che pur tanti Istituti ha visti sorgere per tante parti del mondo, non conosce esempio che possa eguagliarsi a quello dato da Bologna. Non tutto però è fatto : l'ha detto Mons. Carpanelli. Manca la Chiesa : mancano i locali per un Oratorio festivo. Insiste quindi Don Rua sulla utilità grande degli Oratori, e dai ricordi del recente suo viaggio per la Spagna adduce esempi toccantissimi per dimostrare questa utilità, ed il pubblico pende ammirato dalle labbra del venerando sacerdote. Il quale concluse facendo proprio l'augurio espresso già da Mons. Carpanelli che il giorno non tardi, in cui si provveda anche all'Oratorio. Le parole di Don Rua furono salutato da una reverente ovazione.
E si passò al pezzo più importante del programma musicale, all'esecuzione cioè dell' Ave Maria a 4 voci dell'Arcadelt (1540). Il pregevolissimo brano fu vivamente gustato per la sua efficace semplicità e per la purezza del suo sapore palestriniano. L'esecuzione ne fu addirittura ottima, per l'impasto perfetto delle voci, l'esattissima esecuzione e la precisione del colorito. Gli applausi che salutarono il pezzo furono ben meritati.
A coronare degnamente la riuscitissima festa prese per ultimo la parola S. E. il Card. Arcivescovo. E scendendo dal ricordo di ciò che egli ebbe a dire il giorno della posa della prima pietra dell'Istituto, chiama a riconoscere come non fu male che quella pietra fosso posta senza prima consigliarsi sei mezzi corrispondessero all'impresa cui si metteva mano, ma non senza aver prima pregato il Signore e chiesto il suo aiuto per condurla innanzi. In prova di ciò l'E.mo tratteggia mirabilmente quanto da quel giorno è passato, il sorgere del grandioso edificio, il gran bene che i Salesiani già hanno potuto fare e fanno tuttavia. L'opera progettata non è compiuta, ma il Signore continuerà bene gli aiuti che ci ha aperti sin dal principio. La generosa carità dei Bolognesi, cui quest'ultimo scorcio di secolo ha offerto argomento di tante buone speranze, non deve sfiduciarsi. Pensi i forti appoggi, sui quali essa può contare : primo tra questi il carissimo D. Rua, cui le cure del governo universale non impedí.scono di risguardare con particolare affetto, poi lo zelo e l'attività dell'instancabile Don Viglietti, di cui risparmia l'elogio perche sta sulle labbra e sul cuore di tutti i Bolognesi. Con questi aiuti non hanno i caritatevoli concittadini che a prestar la loro buona volontà, a mostrarsi pronti sempre ad un qualche sacrificio e le speranze oggi manifestato per il compimento dell'opera salesiana saranno presto una bella realtà.
L'E.mo, che parlò con effusione apertissima di cuore, dichiarando di tener fatto a se stesso quanto si fa per i Salesiani, che ormai Egli si ritiene una cosa sola con l'Istituto inaugurato, fu salutato alla fine del suo nobilissimo discorso dalle commosse acclamazioni dei presenti, come pure calorosamente applaudite furono le parole con cui accennò all'assistenza che ai piccoli dell' Oratorio di S. Carlino portano nell' insegnamento del catechismo gli egregi giovani del Circolo universitario Benedetto XVI.
Chiuse la dolce e soave festa l'inno con cui fu aperta.
Dopo gl'intervenuti passarono a visitare l'Istituto, per il quale fu universale e profonda l'ammirazione.
IL 50° ANNO DI LAUREA del Cav. GIOVANNI ALBERTOTTI Medico primario dell'Oratorio di Valdocco.
Con animo grato notiamo questo avvenimento, perchè l'esimio Dottor Albertotti si merita tutta la riconoscenza nostra per l'opera costante e mirabile che presta da oltre cinque lustri per i nostri ammalati.
Gli infermieri, prendendo occasione dalla festa onomastica del benemerito Dottore, nei recinti dell'infermeria tutti pavesati di zendadi e bandiere con relative iscrizioni, gli prepararono una bella festicciuola, cui prese parte, insieme cogli addetti all'infermeria, cogli infermi dai loro letti ed i convalescenti, un Superiore del Capitolo, che celebrò la S. Messa, con fervorino di circostanza, nella cappella dell'infermeria, alla presenza dello stesso Cav. Albertotti e di altri medici. Vennero letti vari auguri in prosa ed in poesia gentilmente graditi dal festeggiato ed applauditi dai presenti. Al glorioso veterano dell'arte medica presentiamo i nostri ringraziamenti, le nostre sincere congratulazioni ed i più fervidi auguri d'ogni miglior prosperità presente e futura.
ADOLFO EQuiNI. - Figurine per Album. - Libreria
Salesiana.. Torino. Ed. lusso L. 2,50; econ. L. 1,50.
È l'ultima novità uscita dalla nostra Libreria editrice, ma artisticamente e letterariamente ha il primato sulle altre. Il giovane autore di questo menissimo ed originale libro ha già realizzate le speranze da noi espresse nell'annunziare le sue Letture poetiche, e se in esse egli si era solo mostrato assai buon gustaio di tutte le bellezze della nostra letteratura, ora si rivela autore fecondo e ricco delle migliori doti , che ad ottimo scrittore si addicono.
In queste Figurine per album - che comprendono un attraente racconto con sette intermezzi poetici - colpisce a prima vista la differenza grande che passa tra la prosa e la poesia. Lo stile della prosa è spigliato, geniale , brillante sopratutto nel dialogizzare; la lingua è pura, e notevole è il passaggio con cui fa parlare un toscano o un non toscano, cosa abbastanza difficile. Degni di nota sono certi momenti psicologici , in cui l'autore si mostra acuto osservatore della vita familiare, e la. descrizione della natura nei contrasti della vita umana. La descrizione del delirio d'un povero ammalato, mentre di fuori imperversa un temporale con pioggia a rovesci, lampi e tuoni è condotta con tanta maestria di arte, che fa quasi supporre l'autore abbia assistito realmente ad una scena sì straziante. Ed arte maestra è veramente quella che sa in pochi tocchi dare grandi immagini. Delicatissimo è pure il capitolo per un cespo di rose, che può interessare sopratutto i musici; e la nota umoristica ha eziandio la sua pagina nella persona del prof. Vincenzo. - Gli intermezzi poetici si direbbero quasi d'un altro autore, sì grande è la distinzione che egli fa fra il campo della prosa e quello della poesia, sopratutto lirica, come nel caso suo. Mentre nella prosa è sempre familiare, diremmo alla Manzoniana od alla Fucini, nella poesia invece è di una sostenutezza aristocratica. Non un verso che abbia del prosaico, del trascurato, ma tutti sono di una rotondità sonora, che piace senza nauseare. Alla, forma schiettamente buona poi non vien meno il concetto. Il giovane poeta piange l'immatura morte della madre sua e lo fa con quel dolore sentito e talora concitato, ma più spesso rassegnato e calmo, che fa penare di più chi lo sente, ed obbliga il lettore a prender parte al suo dolore ed a piangere con lui. Chi infatti non si sente stringere d'affanno e cordoglio al leggere nel secondo intermezzo questo sonetto, che ci permettiamo riprodurre come saggio della vena soave ed amorosa del poeta?
E tu mi confortavi con l'incanto de la tua dolce voce, e mi dicevi tante parole al coro, e mi tergevi con la morbida mano il molle pianto.
Geme la terra sotto il greve manto, a l'umidore delle ghiaccie nevi; e tu, ch'eri sì gracile, e temevi ogni aliar di vento, in camposanto sei sola, al buio, al freddo, e forse chiami nel silenzio profondo che t'agghiaccia, e mi ripeti: Adolfo, Adolfo, m'ami ?
Oh, madre, sì, t'amo d'immenso amore; vorrei stringerti qui fra le mia braccia, stringerti stretta qui sovra 'l mio core !
L'autore in questi sette intermezzi si mostra poeta in tutta l'estensione della parola, e noi ci auguriamo ch'egli possa al più presto arricchire la patria letteratura di nuove e più poderose opere.
E qui dobbiamo aggiungere una parola per la parte artistica del libro tipograficamente considerato. È un'edizione di lusso, in formato oblungo, ricca di incisioni su acquarelli di E. Canova. Noi diamo qualche saggio di queste finissime incisioni. notando che la carta del nostro periodico non per; mette la riproduzione in tutta la loro finezza. È un libro che sotto qualsiasi aspetto non esitiamo dichiarare un vero gioiello d'arte e di letteratura; ed ogni altra raccomandazione è superflua.
Sino DAMIANI. - Vita e miracoli di S. Antonio da Padova colla appendice sulla grandiosa opera del pane. - Libreria Salesiana di S. Benigno Canavese a L. 0,20 la copia.
Oggi specialmente che per la Pia Opera del pane la divozione al Santo di Padova ha preso nuovo incremento, questa pubblicazione è di tutta attualità. 2 una vita popolare, narrativa, scritta con tutto brio e spontaneità, splendido lavoro ben degno dell'aurea penna del Damiani già cotanto benemerito nella repubblica letteraria:. Sono pagine che non solo si leggono con gusto e frutto, ma si divorano con vera avidità. La figura del Santo vi compare delineata a tinte vivissime, circondata per gli innumerevoli miracoli dall'aureola di taumaturgo. Merita invero questo fascicolo di essere universalmente conosciuto e largamente diffuso.
L'edizione è di formato 32°, di pag. 128, illustrata e ridotta a tenue prezzo, onde è accessibile ad ogni borsa.
ANGELO M. ZECCA. -Raccolta di complementi latini, ad uso del ginnasio inferiore. - Lib. Sal. 1899. Torino.
È un nitido manualetto legato alla bodoniana di circa 100 pag. ed utile assai per i principianti di latino. Completa il Donato per la parte della sintassi. Lo raccomandiamo a tutti gli interessati dello studio della lingua del Lazio. - Prezzo L. 0.70 (E).
Pia Società della Buona Stampa di Asti. - Un bel modo veramente facile e pratico per promuovere la buona stampa ed ottenere GRATIS giornali, libri, ed in modo particolare le Letture Cattoliche di D. Bosco è quello escogitato dalla Pia Associazione della buona stampa, stabilitasi in Asti. A questo fine basta inscrivere in apposite schede tanti soci aderenti, che paghino annualmente 5 centesimi. Essi per sì piccola offerta vengono inscritti nella Pia Società: godono tra gli altri vantaggi anche l'applicazione di dodici Messe. Ai promotori poi, ai cooperatori, agli zelatori che inscrivano 50, 100, 200 di tali soci, si spediscono gratis, in conformità del regolamento, tanti bei libri e buoni giornali. Per essere poi ascritto in perpetuo come socio aderente, e goderne in perpetuo i vantaggi, basta pagare una lira per sempre. Per avere il regolamento e le schede, rivolgersi con cartolina doppia al M. R. D. Secondo Gay in Asti, direttore di detta Associazione.
Rossi A. - Vespro solenne a tre voci per soprani, contralti e bassi, con accompagnamento d'organo.
N. 408 Domine ad adjuvandum . . . (E) L. 0 80
N. 409 Dixit (E) » 2 -
N. 410 Magniicat . . (E) » 2 -
Siamo d'avviso che questa recentissima novità musicale piacerà assai, perchè è d'uno stile sostenuto, e ad un tempo elegante. L'autore cercò di evitare le astruserie che generano difficoltà di esecuzione, e poco valgono in fatto di buon gusto. E vi è riuscito senza cadere in quella povertà di concetto e di armonizzazione, che spesso s'incontra nella musica di canto così detta facile.
99 Rossi Federico - Possagno (Treviso).
100 Ruffino Caterina - Torino.
101 Scarrone Carolina - Conzano (Alessandria).
102 Scarsi Giuseppina - Acqui (Alessandria).
103 Simonetti Giuseppe - Aserea (Perugia).
104 Sormani Giuseppina Ved. Albini Alessandria.
105 Stefani Lorenzo fu Domenico detto Catus - Asiago (Vicenza). 106 Stucchi D. Andrea-Brivio (Como). 107 Timossi Benedetta - Acqui (Alessandria).
108 Torre Giacinta Véd. Musso - Torino.
109 Tremolada Carlo - Solbiello (Alilane).
110 Torri Can. D. Luigi Professore - Arena (Novara).
111 Vangioni D. Luca - Massa (MassaCarrara).
112 Varengo Giuseppe - Casaglio (Cuneo).
113 Zampagni Mario - Porge (Arezzo). 114 Zanoli Antonio - Trecato (Novara). 115 Zocchi Carlo - Cimalmotto (Svizzera).
1 Allione Felicita - Torino.
2 Allora Luigia - Castagnito (Cuneo). 3 Andreis Avv. Luigi - Torino.
4 Batfico Rapallo Angioletta - Genova. 5 Baroni Giacinto - Lavezzola (Ravenna).
6 Bansa Mons. Agostino, Cardinale Arcivescovo - Firenze.
7 Bertoglio Maria - Cuorgnè (Torino). 8 Bertucci Caterina - Bardi (Piacenza).
9 Bertuzzi Giuseppe - Castion (Belluno).
10 Bottoni Giovanni - Vigolo (Bergamo).
11 Bondeli-Pastorelli Teresa - Lugo (Ravenna).
12 Bonelli Anna Maria Ved. Buffa - Genova.
13 Bordignon Gio, anna- S. Giorgio in Bosco (Padova).
14 Borgnis D. Vittorio - Arena (Novara).
15 Bosco Lucia - Torino. -
16- Brugnoli Giuseppe - S. Pietro Incar. ( Verona).
17 Bruni Don Pietro - Gombola (Modera).
18 Bozzetti Natalina di Giosuè - Torino.
19 Campagnari-Stringo Carolina.- Caprino (Verona).
20 Cardinale Giuseppe - Sant'Agata (Messina).
21 Caron Cav. Giovanni, Notaio - Gattinara (Novara).
22 Carassi del Villar March.a Alfonsa n- March.a Raggi - Fossano (Cuneo).
23 Castelli Elisabetta Ved. Aghemo - Torino.
24 Cocchini D. Gio. Battista - Grandiscutta (Udine).
24* Cocchis Michefo - S. Margherita (Torino).
25 Conti Marianna - S. Girolamo (Guastalla).
25* Dagnino Giuseppe - Rosario di S. Fè (America).
26 Daverio D. Giovanni - Arnate (Milano).
27 Daviso di Charvensod Candida - Chieri (Tosino).
28 Degani Lucia - Legnago S. P. (Verona).
29 De Luca Can. Vincenzo - Casoria (Napoli).
30 Doglia Giuseppina n. Colli - Vigevano.
30* De Paulis D. Giacomo, Vicario Generale - Romagnano (Novara). 31 Donna Ernestina - Torino.
32 Federighi Angela-nuovo (Belluno). 33 Terrore Margherita Ved. Rocca - Torino.
34 Filippi D. Giuseppe, Curato - Pressano (Trento).
35 Fioretti Marcuglia Maria - Zoppè (Treviso).
36 Fusato D. Luigi - Bassica (Treviso). 37 Galperti Paolo - Cortenna (Como). 38 Gazzoli di Rosana Can. Mons. Stanislao Vicario Generale - Torino. 39 Gerardi Carlotta - 'l'orino.
40 Giacosa D. Giovanni - Castellinaldo (Cuneo).
41 Gilberti Luigia - Casalsigone (Cremona).
42 Giordano Giuseppina Ved. Ceva - Torino.
43 Guenzi Gabriella - Casale Monferrato (Alessandria).
44 Guglielmi Marchese Rodolfo - Roma. 45 Relfes Giov. Battista, Rettore - Schmitten (Svizzera).
46 Lomazzi Basilio - Solbiate Olona (Milano).
47 Luchini Teresa - Lumini (Verona). 48 Mainini Giovanni - Vanzaghello (Milano).
49 Malaspina di Carbonera Marchesa Teresa - Volpedo (Alessandria).
50 Malesan Don Giuseppe, Parroco - Villanova (Verona).
51 Massi Can. Vincenzo - S. Elpidio al Mare (Marche).
52 Mamino Maddalena - Trabosa (Cuneo).
53 Molgora Don Giuseppe - Balsamo (Milano).
54 Mondone Felice - Roasio (Cuneo). 55 Montali Don Domenico, Rettore - Maiatico (Parma)
56 Nasi Bar.ea Damigella Maria Pia - Monastorolo (Cuneo).
57 Odorico Don Pietro - Sequals (Udine).
58 Ongari D. Gio. Battista - Spiazzo (Trento).
59 Paleotti D. Francesco - Ascoli Piceno.
60 Paoletti Don Girolamo - Premaor (Treviso).
61 Parigi Luigia - Asti (Alessandria). 62 Pedevilla Onorata - Tortona (Alessandria).
63 Picco Giuseppina - Torino.
64 Pietroboni Marianna - Gandino (Bergamo).
65 Politi-Erra Luisa - Lucca.
66 Preti Pietro - Savona (Genova).
67 Quattrini Aristide - Locarno (Svizzera).
68 Rettagliala D. Gabriele - Casanova (Pavia).
69 Revelli Maria Maddalena - Doves (Cuneo).
70 Ricci D, Achille, Arciprete - Ospitaletto (Mantova).
71. Rivani Maddalena - Bologna.
72 Rossi Conte Comm. Giuseppe - Bologna.
73 Rubinelli Maria - Crusinallo (Novara).
74 Satta Teol. D. Felice, Prov. Generale - Nuoro (Sassari).
75 Siccardi D. Dodovico - Porto Maurizio.
76 Sirtori Rachele - Garlate (Como). 77 Socal Laura Ved. Vivian - Cavassi, (Treviso).
78 Stangoni Don Salvatore - Aggius (Sassari)
79 Tarino Can. Pietro - Biella (Novara).
80 Tellaro Can. Michele - Chieri (Tarino).
81 Toujas D. Domenico, Segretario Vesc. e Rettore della Cattedrale -S. Fè (America).
82 Vallana Carlo - Torino.
83 Zavattaro Giuseppe- Vignale Monf. (Alessandria).